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Dettaglio seduta n.431 del 27/12/99 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA


Argomento: Trasporti su ferro

Interpellanza n. 2652 dei Consiglieri Papandrea e Moro inerente a: "Proposta di variazione dell'orario del treno n. 136 ETR 460 sulla tratta Milano-Torino"


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 2652 presentata dai Consiglieri Papandrea e Moro.
Risponde l'Assessore Casoni.



CASONI William, Assessore ai trasporti

In merito ai quesiti posti con l'interpellanza relativa all'anticipo dalle ore 7 alle ore 6,30 della partenza del treno Eurocity n. 136 sulla direttrice Milano Centrale - Torino Porta Nuova, il Settore Trasporto Pubblico Locale del mio Assessorato ha effettuato i dovuti approfondimenti con la Direzione Regionale Trasporto Locale del Piemonte delle Ferrovie dello Stato, la quale ha fatto presente quanto segue: 1) la partenza del treno è stata anticipata alle ore 6,30 per l'inderogabile esigenza di consegna del treno 30 minuti prima alla stazione di frontiera. Tale esigenza è dovuta a lavori alle infrastrutture della linea tra Modane e Chambery che comportano il vincolo alla circolazione dei treni in determinate ore 2) l'offerta treni è stata ristrutturata in modo da garantire un'offerta equivalente tra le città di Novara e Torino 3) quando i lavori nel tratto interessato saranno ultimati sarà attuata una rimodulazione dell'intera offerta, in modo da prevedere un ritorno del treno all'attuale orario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Prendo atto che si tratta di una modifica transitoria, ma sarebbe bene conoscerne la durata. Inoltre, in questi casi, sarebbe bene che gli utenti fossero informati che si tratta di una sorta di modifica tecnica dell'orario.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione n. 2664 della Consigliera Cotto inerente a: "Chiusura del ponte ferroviario sul Tanaro - Ripristino fermata sulla linea Asti-Acqui"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 2664, presentata dalla Consigliera Cotto, alla quale risponde l'Assessore Casoni.



CASONI William, Assessore ai trasporti

In merito ai quesiti posti con l'interrogazione n. 2664 si comunica che le Ferrovie dello Stato - Direzione Regionale Trasporto Locale nel corso del mese di settembre 1998 informavano della volontà di procedere alla soppressione del servizio in alcune stazioni al fine di velocizzare e quindi migliorare il servizio ferroviario regionale.
La stessa Direzione ha inoltre precisato che avrebbe informato sia i Sindaci dei Comuni interessati, sia le Province competenti del trasporto locale di linea, rendendosi anche disponibili per eventuali incontri al fine di approfondire le problematiche suddette.
Tale impegno è stato però disatteso.
Le motivazioni a suo tempo fornite sono state: 1) sulla rete piemontese accade che località pure storicamente servite dalle FS, a causa della distanza di questa dal centro abitato e dalla mancanza di collegamenti di supporto, presentano bassissimi livelli di utilizzo, anche in considerazione che nel tempo si è consolidato un sistema di servizi di linea alternativi che garantiscono la mobilità dell'utenza locale ed in modo particolare di quella scolastica 2) la velocizzazione dei treni è a tutto vantaggio della clientela, spesso numericamente centinaia di volte superiore, che utilizza il treno, la quale continua a richiedere un miglioramento del servizio 3) la possibilità sulle linee a semplice binario di garantire il rispetto dell'orario ed aumentare il numero di corse per l'effetto del combinato minor impegno del materiale rotabile e del personale sulla rete 4) precise verifiche, effettuate durante il periodo invernale sull'effettiva utenza fruitrice del servizio, hanno appurato uno scarsissimo utilizzo delle stazioni, che varia tra le poche unità ed un massimo di 15 passeggeri, con un coefficiente di utilizzo sempre inferiore ad un viaggiatore per corsa 5) recentemente le FS hanno anche dichiarato che la soppressione delle fermate determina un minor costo aziendale pari a L. 20.000 circa a fermata, dovuto al minor tempo di occupazione dell'infrastruttura (del binario) ed anche ai circa 3 minuti in più occorrenti per il rallentamento e la fermata del treno.
Consigliera Cotto, quanto scritto nella relazione sui trasferimenti delle competenze alle Regioni in materia di servizi ferroviari di interesse regionale è superato, in quanto la scorsa settimana abbiamo ricevuto la delega.
La predetta mancanza di informazioni e la non risposta da parte delle FS ai chiarimenti richiesti in proposito da parte di alcuni Comuni e Province hanno indotto i competenti uffici del mio Assessorato a convocare nello scorso mese di luglio, riunioni con le Amministrazioni provinciali e le FS, al fine di verificare le lamentele, approfondire le motivazioni delle decisioni assunte ed appurare l'esistenza o meno di servizi di linea alternativi, almeno verso le località di maggiore attrattiva.
L'impegno delle FS rispetto a tali incontri è stato il seguente: a) non introdurre ulteriori soppressioni di fermate senza una preventiva informazione ai Comuni e alle Province competenti in materia di trasporto di linea locale b) rivedere le decisioni in presenza di fatti nuovi o esigenze che potrebbero emergere con l'adozione del nuovo orario invernale ed il ripristino già in corso di orario di alcune fermate, su linee prettamente locali, dove non esistono servizi di linea alternativi c) attivazione di un tavolo Comune, Regione, Province e FS, per accelerare il processo di integrazione tra il servizio ferroviario ed il servizio di linea sulle direttrici di maggiore necessità.
Si rende noto che, a seguito di quanto sopra esposto, sono state ripristinate le fermate di Beaulard ed Oulx (TO) (al sabato e festivi) Penango (AT), Buronzo (VC) e sono in corso valutazioni per il ripristino di altre due o tre fermate. In tal senso, è stato di recente istituito un Comitato di riferimento a cui partecipano la Regione, le Province, i Comuni con più di 30 mila abitanti e le stesse Aziende di trasporto ferroviario (FS e SATTI).
In conclusione, non solo verrà accettata una riduzione degli attuali livelli di servizio, ma alle FS verrà richiesto un adeguato potenziamento.
Tale azione potrà essere incisiva solo quando la Regione avrà la competenza amministrativa e finanziaria in materia. Dal 2000 la Regione avrà la competenza, per cui questi incarichi verranno affidati alla stessa.


Argomento: Trasporti su ferro

Interpellanza n. 2726 dei Consiglieri Papandrea e Moro inerente a: "Soppressione di stazione da parte delle FS in Piemonte"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interpellanza n. 2726 presentata dai Consiglieri Papandrea e Moro.
Risponde l'Assessore Casoni.



CASONI William, Assessore ai trasporti

Le motivazioni sono analoghe a quelle fornite nella risposta all'interrogazione n. 2664. In questo caso, il discorso è generale comunque le informazioni sono esattamente identiche.
Ripeto, è stato istituito un Comitato. La Regione, con la Provincia e i Comuni, studierà il rapporto ferro-gomma sinergico che al meglio permetta la copertura del maggior numero possibile di località, senza creare doppioni ed infrastrutture diverse da quelle previste.
Consigliere Papandrea, le consegno la risposta scritta che è più articolata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Da quanto ho capito il problema può essere rivisto: credo sia utile che ciò avvenga.
Faccio solo una considerazione. Nella risposta all'interrogazione precedente l'Assessore ha spiegato che le ferrovie chiudono perché si fa riferimento alla media dell'utilizzo delle stazioni, però all'interno di questa media, che era bassa, avvenivano poi dei picchi, dei momenti in cui invece le stazioni avevano un certo numero di passeggeri, probabilmente legato alle caratteristiche del tipo di utenza che abbiamo.
Uno dei modi per affrontare il problema non è tanto quello di sopprimere le stazioni, ma di "lavorare" sui treni, nel senso che se ci sono treni che effettivamente non hanno utenza, quelli possono saltare la stazione, anche se la stazione vive; bisogna però mantenere la stazione per quei momenti in cui l'utenza è alta. Non bisogna andare ad una scelta drastica che sicuramente da un punto di vista economico per le FS è più comoda, ma che per gli utenti di determinate fasce orarie è invece un serio problema, perché vuol dire dover prendere magari la macchina per fare un tot di chilometri e se si prende la macchina per un tot di chilometri si finisce che la macchina la si prende anche dopo, per cui viene utilizzata magari più del necessario.
Ribadisco che il problema non va affrontato con la chiusura delle stazioni, ma adattando le stazioni al tipo di utenza e all'intensità di utilizzo delle stazioni. Se normalmente durante la giornata non c'è mai un passeggero, va bene, però se ci sono delle ore in cui l'utenza c'è, i passeggeri salgono e scendono, io credo che in quelle occasioni sarebbe utile che la stazione venisse mantenuta e magari gestita con maggiore flessibilità rispetto alla situazione precedente, ma anche rispetto ad una situazione attuale che è di soppressione, cioè mantenerla con criteri di gestione diversa.


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 2980 presentata dai Consiglieri Papandrea e Moro inerente a: "Sicurezza Aeroporto di Caselle"


PRESIDENTE

L'Assessore Casoni risponde ancora all'interpellanza n. 2980 presentata dai Consiglieri Papandrea e Moro.



CASONI William, Assessore ai trasporti

Per rispondere a questa interpellanza farò riferimento all'ultima richiesta della Procura della Repubblica di Torino all'ENAV che ha svolto un controllo in data 30/9/1999. L'interpellanza è precedente, però ritengo che i dati forniti in questo ultimo controllo siano quelli vigenti.
"Il 20/10/1999, durante la prova periodica (che SAGAT effettua quotidianamente) sugli impianti aiuti visuali luminosi, si è riscontrata un'anomalia di funzionamento che ha determinato nell'arco della giornata una verifica su tutti i componenti del sistema, con conseguente sostituzione di due morsettiere. I ritardi dei voli in arrivo, peraltro contenuti, non erano imputabili a tale controllo, ma legati ad esigenze operative sullo scalo di provenienza. Non vi è quindi stata riduzione del traffico.
Per favorire i lavori di manutenzione e i successivi controlli da parte dell'ENAV, l'aeroporto è stato categorizzato in Cat. I. In data 21 22/10/1999 si sono svolte le attese verifiche ENAV. In data 25/10/1999 l'ENAV ha trasmesso i risultati di tale sopralluogo: A) Sistemi Energia di Riserva: le prove eseguite hanno dato esito positivo B) Sistema Monitoraggio Lampade: le prove eseguite hanno dato esito positivo C) Sistemi Stop-Bars 1. Le prove eseguite sull'efficienza delle lampade hanno dato esito positivo 2. in occasione invece della verifica effettuata sul sistema di telecomando è stata riscontrata la mancata segnalazione di allarme a seguito di un guasto simulato.
Per quanto riguarda il precedente punto C2) si prescrive a codesta Società l'urgente intervento per il relativo adeguamento, necessario per il ripristino delle operazioni LVP (che poi è stato effettuato).
Infine, sulla base di quanto deliberato dal Consiglio di amministrazione, la SAGAT ha dato corso alla realizzazione di un sistema di monitoraggio lampada per lampada, non presente - come già osservato - in nessun scalo italiano.
Ad oggi risulta completato l'80% dei lavori: in particolare, il sistema di monitoraggio, con esclusione della consolle di torre; i circuiti di alimentazione dei fuochi di circolazione, le cui opere sono già state appaltate, verranno adeguati entro la primavera 2000; i circuiti della toccata verranno ultimati nell'estate 2000.
Per ultimo, si informa che il rinnovato Consiglio di amministrazione in data 28/10/1999 ha approvato l'appalto di numerosi lavori inerenti la sicurezza aeroportuale sia con riferimento agli impianti luminosi che agli edifici aeroportuali".


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti

Interrogazione n. 2849 della Consigliera Cotto inerente a: "Tutela e valorizzazione della 'Nocciola Piemonte' o 'tonda gentile'"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 2849 presentata dalla Consigliera Cotto cui risponde l'Assessore Bodo.



BODO Giovanni, Assessore all'agricoltura

In merito all'interrogazione citata si dà assicurazione che la Giunta ha ben presente le difficoltà che tale produzione ha affrontato e sta affrontando tuttora sul mercato.
Occorre premettere che il prodotto nocciola in genere non va direttamente tal quale sulle tavole dei consumatori, ma lo si trova sotto forma di elaborati di pasticceria (cioccolata, gelati, torte, creme, ecc.) o all'interno di prodotti alimentari salati (come i formaggi).
Il produttore di nocciole, quindi, solitamente fornisce il proprio prodotto ad intermediari (quali raccoglitori, sgusciatori, commercianti aziende di prima trasformazione) o a grosse multinazionali, raramente contattando direttamente il pasticcere, il gelataio o il ristoratore.
Questo stato di cose limita fortemente la capacità contrattuale del singolo produttore nei confronti dei suoi clienti. A questo scopo, le Associazioni dei produttori corilicoli esistenti in Piemonte cercano di dare maggiore organicità e forza al momento contrattuale dei produttori, però quando si devono fare i conti con grosse multinazionali, come ad esempio la Ferrero anche questa forma di organizzazione ha peso molto limitato.
Il Piemonte ha una produzione insufficiente rispetto alle esigenze produttive della sola multinazionale Ferrero che per approvvigionarsi si rivolge al mercato sia nazionale (Toscana, Lazio e Campania) che internazionale (Turchia e Stati Uniti), in quanto ha bisogno di grandi quantità di prodotto standardizzato e disponibile a bassi costi.
La produzione piemontese ha, per contro, limitate quantità a costi più elevati rispetto al resto del mercato, nonostante l'indiscussa eccellenza della nostra nocciola. L'esigua quantità disponibile nei confronti del consumo fa sì che la sua importanza non sia rilevante per le industrie e quindi cade ogni possibilità di differenziare il prezzo in base alla qualità. Al contrario, quando il cliente è un artigiano o un'industria alimentare di dimensioni più limitate, la qualità del prodotto nocciola insieme al suo prezzo diventa un fattore di scelta e di valorizzazione del prodotto finale ottenuto.
Da queste considerazioni si evince che il problema legato alla valorizzazione della nocciola è strettamente connesso con la natura stessa del prodotto nocciola e con la sua disponibilità in termini quantitativi.
A tal senso, la Regione ha già in atto una serie di misure in favore della corilicoltura piemontese. Le misure vanno dalla ricerca sperimentazione e dimostrazione agli aiuti per i programmi delle Associazioni dei produttori corilicoli, nonché programmi per iniziative strutturali previste da disposizioni comunitarie ed interventi regionali per lo sviluppo del sistema agroindustriale.
Infine, la Regione ha in atto un programma di tutela e valorizzazione della Indicazione Geografica Protetta Nocciola del Piemonte. Tutte le iniziative che la Regione ha in essere sono riportate in dettaglio nell'allegata relazione.
L'insieme di tutte queste misure è diretto a tutelare la qualità del prodotto nocciola piemontese che vanta delle caratteristiche di pregio nei confronti di altre produzioni sia italiane che estere.
Nell'insieme delle numerose iniziative rivolte alla promozione delle produzioni tipiche piemontesi (ai sensi del Regolamento CEE n. 2081/92 sulle denominazioni di origine protette ed indicazioni geografiche protette), la Nocciola del Piemonte IGP ha sicuramente una posizione di spicco, essendo per il momento l'unico prodotto di origine vegetale a fregiarsi di tale riconoscimento nella nostra Regione.
Fra gli strumenti legislativi comunitari, nazionali e regionali, che l'Amministrazione sta applicando a favore dei produttori corilicoli piemontesi, è da ricordare che con il Regolamento n. 2200/96 la stessa Unione Europea ha inteso quale divario esista tra i costi di produzione della nocciola europea e la produzione extracomunitaria.
Con tale regolamentazione, infatti, ha istituito un premio di 15 Euro (circa 30.000 lire) per ogni quintale di nocciola vendute durante le campagne 1997, 1998 e 1999, distribuendo ai singoli produttori, attraverso le Associazioni corilicole, circa un miliardo e mezzo per campagna considerata. Verrà quindi valutata l'utilità di un provvedimento specifico regionale per la corilicoltura piemontese, per dare organicità e maggiore forza ad un settore importante per alcune zone del Piemonte.
Comunque le azioni della Regione sono rivolte a migliorare e valorizzare la qualità della nocciola, nella consapevolezza che nei confronti della concorrenza estera è l'unico strumento possibile, atteso che è competenza dello Stato italiano regolare i flussi commerciali con i Paesi extracomunitari.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Mi ritengo soddisfatta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellingeri, Casari, Farassino Ferrero, Peano e Viglietta.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

b) Ricostituzione del Gruppo consiliare "Patto dei Democratici"


PRESIDENTE

Comunico inoltre che l'Ufficio di Presidenza, in data 22/12/1999, ha preso atto della ricostituzione del Gruppo consiliare "Patto dei Democratici", composto dai Consiglieri Carla Spagnuolo (Presidente del Gruppo) e Mario Angeli.


Argomento:

Richiesta inversione punti all'o.d.g.


PRESIDENTE

E' stata trasmessa una lettera da parte del Consigliere Chiezzi, il cui testo recita: "Il sottoscritto Consigliere Pino Chiezzi, in qualità di Capogruppo, così come previsto all'art. 51, comma secondo, del Regolamento interno, presenta richiesta di inversione punti all'o.d.g. relativamente alla seduta odierna del Consiglio, inserendo al punto 9) l'ordine del giorno n. 1132 inerente a: 'Reparto di cardiologia dell'Ospedale S. Spirito di Casale Monferrato' sito al punto 114).
F.to: Pino Chiezzi".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. La richiesta è motivata dal fatto che l'Ospedale di Casale Monferrato ha un reparto di cardiologia appena ristrutturato perfettamente funzionante, con sette posti letto vuoti...



PRESIDENTE

Consigliere, se può aspettare che l'Assessore rientri...



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, mentre aspettiamo l'Assessore, vorrei che lei enunciasse come procedere sulla base dell'o.d.g. esistente. Se c'è qualche modifica si propone adesso. Poi seguiamo alla lettera l'ordine indicato? Per andare avanti con ordine vorrei sapere se nella giornata di oggi seguiamo i punti dall'1) in avanti, senza ulteriori variazioni, se non quelle che discutiamo adesso.



PRESIDENTE

Va bene.



CHIEZZI Giuseppe

La proposta di discutere, dopo la legge sui cinghiali, l'ordine del giorno n. 1132 deriva dal fatto un po' preoccupante che il nuovo reparto di cardiologia, perfettamente funzionante, in realtà ha alcune camere che non possono essere adibite al ricovero dei malati non perché non ci siano malati, ma perché questi vanno a farsi ricoverare in altri ospedali. Non c'è personale sufficiente a far funzionare questi sette posti letto perfettamente funzionanti, in camere nuove, dotate di tutti i servizi.
Direi che tenere la sanità pubblica in questa situazione è un controsenso.
Allora, l'ordine del giorno chiede solo e dà un aiuto alla Giunta regionale sollecitandola a mettere in grado il reparto di cardiologia di funzionare, perché è tutto pronto, anche con misure ordinarie e straordinarie. Si tratta di un ordine del giorno che, se condiviso, è anche di rapida discussione e votazione.



PRESIDENTE

Ci sono interventi contrari? Non essendovi altri interventi, pongo in votazione la richiesta di inversione dei punti all'o.d.g.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La richiesta è respinta con 12 voti favorevoli, 25 contrari e 1 astensione.


Argomento: Calamità naturali

Esame proposta di deliberazione n. 769: "Approvazione interventi di soccorso a favore delle popolazioni del Venezuela colpite dall'alluvione. Dicembre 1999"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 5) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 769. Tale deliberazione consegue al lavoro svolto dal Comitato di solidarietà.
Propongo di aggiungere un emendamento, il cui testo recita: 1) nel deliberato aggiungere il seguente ultimo periodo: "- di prendere atto che i contributi della comunità piemontese sono versati sul ccp n. 480111, modificandone l'intestazione in 'Comitato regionale di solidarietà'".
Si tratta di un aspetto formale emerso dopo la riunione del Comitato.
Credo che l'argomento sia assolutamente condivisibile e porto...



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

L'emendamento è solo tecnico. Si prende atto che i contributi sono versati sul ccp n. 480111 e si modifica l'intestazione in "Comitato regionale di solidarietà".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Un'informazione: come mai ci sono solo queste firme come proponenti di questa deliberazione? Se è stato convocato il Comitato di solidarietà, perché sono stati invitati...



PRESIDENTE

La proposta di deliberazione...



CHIEZZI Giuseppe

Mi lasci finire, Presidente. Se mi interrompe mentre parlo ...



PRESIDENTE

Volevo solo dirle che...



CHIEZZI Giuseppe

Se sto facendo una domanda, non capisco perché mi interrompe!



PRESIDENTE

La lascio concludere.



CHIEZZI Giuseppe

Le stavo chiedendo come mai la deliberazione non è stata proposta alla firma di tutti i componenti del Comitato di solidarietà. Grazie.



PRESIDENTE

Semplicemente, per comodità, è stata adottata dall'Ufficio di Presidenza, ma non nel senso di escludere così come quando delle proposte vengono firmate dai componenti dell'Ufficio di Presidenza, noi le intendiamo a nome sostanzialmente di tutti, e sarebbe molto gradito se si aggiungessero le firme di tutti i Capigruppo o di chi lo ritiene.
Dato che la decisione venne assunta dal Comitato di solidarietà abbiamo preso questa iniziativa. Se posso aggiungere la sua firma, mi sarebbe personalmente molto gradito.
Prego, Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Eccome. Dato che lei sa che nell'Ufficio di Presidenza non sono rappresentati tutti i Gruppi, quindi l'attività dell'Ufficio di Presidenza non coinvolge dal punto di vista politico la responsabilità dei componenti di tutti i Gruppi, mentre nel Comitato di solidarietà sono presenti tutti i Gruppi, riterrei opportuno che in questa occasione i componenti del Comitato di solidarietà avessero l'opportunità, dopo aver discusso la deliberazione, di poterla firmare. Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Grazie, Presidente. Noi non facciamo parte dell'Ufficio di Presidenza e non abbiamo potuto partecipare - come lei sa, Presidente - alla riunione del Comitato di solidarietà perché è stato convocato mentre era in corso un incontro del centrosinistra, quindi non vi era la possibilità di intervenire. Chiediamo, pertanto, di poter aggiungere la nostra firma.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Anche il nostro Gruppo non ha potuto partecipare alla riunione del Comitato di solidarietà che si è svolta il 22 dicembre, nonostante una richiesta informale di rinvio al Presidente del Consiglio, da parte delle opposizioni, a causa di impegni precedentemente assunti. Vorremmo conoscere, pertanto, il nome dei membri del Comitato presenti a quella riunione e chiedere al Presidente se può illustrare l'ordine del giorno che ci è stato consegnato e che assume la forma di proposta di deliberazione per poter entrare nel merito di una vicenda importante che, se non sbaglio impegna solo 100 milioni per le attività di primo soccorso. Poiché si tratta, rispetto alla calamità naturale che ha investito il Venezuela, di poca cosa, chiediamo al Presidente del Consiglio di relazionare, per poter entrare nel merito della questione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gatti.



GATTI Agostino

Per dire che, mancando la firma della rappresentanza in Presidenza aggiungeremo un nostro nominativo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Grazie, Presidente. A proposito delle firme, converrebbe riportare la firma di tutti i membri del Comitato di solidarietà, che vede, per il nostro Gruppo, la rappresentanza attraverso la mia persona e quella del Vicepresidente Foco. Questo mi pare più corretto e vale anche per i membri della maggioranza.
Pongo una seconda questione, relativamente agli interventi. La sua proposta, Presidente, che ci è parsa assolutamente necessaria ed utile tant'è che ha visto un'approvazione collegiale, è relativa all'approvazione di primi interventi. La cifra è assolutamente simbolica, pertanto, se la intendiamo come un'approvazione di primi interventi, proporrei di riportare il testo anche nel titolo ...



PRESIDENTE

La parte dispositiva dice: "Primi interventi di soccorso".



SUINO Marisa

Sì, però nel titolo è intesa come approvazione di interventi di soccorso, quindi va modificato. Se sono primi interventi, significa che questo è un segnale, un fatto simbolico di risposta, al quale potrebbero o potranno seguire atti decisamente più concreti. Diversamente, dovremo prevedere un emendamento di implementazione del budget, perché, se l'approvazione degli interventi consiste in una cifra di questa natura, non ha senso e diventa controproducente, un fatto quasi vergognoso. Cerchiamo di intenderci: noi abbiamo inteso, attraverso la sua volontà assolutamente apprezzabile, che trattavasi di approvazione di primi interventi, come segnale o fatto simbolico per dire che siamo pronti, che c'è una predisposizione di tutti quegli atteggiamenti ed atti che potranno essere conseguenti. Cerchiamo di essere coerenti con quanto ci siamo detti precedentemente.



PRESIDENTE

Nella parte dispositiva si dice di attivare i primi interventi di soccorso. Concordo - e lo proporrò nell'emendamento che porrò alla vostra attenzione - di aggiungere, nel titolo, l'aggettivo "primi".
Comunico, inoltre, che alla riunione del Comitato di solidarietà erano presenti, oltre al Presidente, i Consiglieri Casari, Cotto, Minervini Peano, Suino e Gallarini. La riunione si è tenuta alle ore 13.00.
La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente. La proposta di deliberazione era dell'Ufficio di Presidenza; visto che è un'iniziativa di solidarietà e visto che molti colleghi chiedono che diventi una proposta del Consiglio, è opportuno che vadano aggiunte le sottoscrizioni di tutti i componenti del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

E' un fatto che vedo con immenso piacere. Posso considerare questa proposta presentata da tutti i Consiglieri? La parola al Consigliere Miglietti.



MIGLIETTI Franco

Grazie, Presidente. Apprezzo anch'io e firmerò come Consigliere questa proposta. Vorrei avere, però, delle delucidazioni sull'utilizzo dei 100 milioni; mi pare una cifra assolutamente non congrua, anche come primo intervento, perché, per qualsiasi meccanismo che si metta in moto, 100 milioni sono assolutamente ...



PRESIDENTE

Il fatto è che noi deliberiamo a fine dicembre; questo è il problema.



MIGLIETTI Franco

Sì, ma con tutti i residui che porteremo al 2000, per somme non impegnate da diversi capitoli, ritengo che arrivare ad una somma di 300 milioni porrebbe la Regione Piemonte all'onor della sua fama. Dovrebbe essere un dovere di tutti tentare di reperire almeno questa somma, perch se, ad esempio, si fanno partire quattro persone, i 100 milioni sono già quasi coperti dalle spese di soggiorno e viaggio.
Ritengo pertanto opportuno presentare un emendamento che aumenti gli stanziamenti almeno a 300 milioni; questo, non per essere apprezzati, ma almeno perché venga riconosciuto lo sforzo compiuto dalla Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta, Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Vicepresidente della Giunta regionale

Chiedo un chiarimento ufficiale dopo aver premesso che, essendo stato in Venezuela con il Presidente del Consiglio, so quanto vale la comunità dei nostri piemontesi a Caracas e, quindi, come meglio si poteva destinare il pacchetto delle risorse anziché affidarlo a competenze di livello governativo. Sappiamo quanto il Governo dovrà o potrà stanziare e nell'ambito di quello stanziamento, che vede la concorrenza internazionale la partecipazione della Regione Piemonte dovrà avere una propria dimensione.
E' stato chiesto di scrivere nel titolo della delibera: "Primi stanziamenti", non tenendo conto che il dispositivo della stessa delibera afferma, nel terzo capoverso, che si dovrà stanziare un'ulteriore somma di 500 milioni, per cui tutta la delibera rappresenta i 600 milioni qui iscritti. Non possono essere definiti primi stanziamenti, tranne che non si voglia, in sede di Consiglio, valutare la disponibilità, non dico di bilancio, ma anche politica, di superare la somma dei 600 milioni.
Sottolineo che il contesto delle deliberazioni non è scritto a caso, ma ha una propria ragione.
Quindi, tutta la deliberazione riguarda lo stanziamento di 600 milioni.
Il primo stanziamento di 100 milioni, che potrebbero essere 300 milioni ove il bilancio lo consentisse, si verificherà, e nel contesto generale sono 600 milioni che vengono erogati affinché la nostra comunità possa servirsene per il miglior destino degli stessi. Chiarito questo, il Consiglio è sovrano di stabilire tutto quello che vuole.



PRESIDENTE

Considerando il fatto che noi deliberiamo a fine dicembre, credo che questo impegno possa essere mantenuto, non perché ritenuto adeguato all'immane catastrofe, ma in considerazione del periodo in cui si delibera e anche considerando il fatto che, se dovessero esserci delle spese di trasferte viaggi, non vanno a toccare questa cifra pur modesta, ma sono altri capitoli.
Chiederei, con riserva, di ritornare sull'argomento in tempi ravvicinati, di prendere atto di quello che il Comitato ha proposto all'unanimità e di votare la delibera così come si presenta, che considero una deliberazione firmata da tutti i 60 Consiglieri.
La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Ho chiesto cortesemente al Presidente del Consiglio se poteva illustrare l'ordine del giorno, ma non è stato fatto. Volevo solo porre qualche domanda sull'ordine del giorno, perché, non avendo potuto partecipare al Comitato di solidarietà, abbiamo degli interrogativi da porre.
Innanzitutto, viene citato anche il Ministero degli Affari Esteri italiano per gli appelli che noi stessi proponiamo; volevamo capire come il Ministero degli Affari Esteri italiano ha risposto alla calamità naturale.
Non avendo partecipato al Comitato di solidarietà avevamo già chiesto al Presidente del Consiglio se poteva fornirci alcune informazioni rispetto alla risposta che il Consiglio regionale intende dare.
Sulla risposta del Ministero degli Affari Esteri italiano, rispetto alla calamità naturale che ha investito il Venezuela, noi tentiamo di dare una risposta di 100 milioni, che sono pochi, per gli interventi iniziali di pronto soccorso, quindi nell'ordine del giorno vi è scritto "in risposta alla comunità piemontese locale presente". Con questi 100 milioni, quale tipo di risposta di pronto soccorso diamo? Il pronto soccorso può investire diverse fasi, ma sicuramente richiede anche una presenza significativa di risorse finanziarie. Con quei 100 milioni cosa riusciamo a fare e soprattutto, in che modo il Comitato di solidarietà della Regione Piemonte si è già messo in contatto con la comunità locale piemontese presente sul territorio venezuelano? Quali sono le esigenze prime del territorio e in che modo riusciamo a sopperire all'urgenza con 100 milioni? Terza domanda. La cifra di 500 milioni, ipotizzata come accantonamento iniziale, evidentemente - io provo a fare delle riflessioni, ma chiedo conferma al Presidente del Consiglio e al Vicepresidente della Giunta - è una cifra anche un po' inventata, che potrà subire delle modifiche in relazione ad una valutazione oggettivamente tecnica sulle necessità di ricostruzione prioritarie sul territorio venezuelano; 100 milioni vengono presi dal capitolo 11010.
Domando al Presidente, non avendo sotto mano l'oggetto del capitolo, se sono delle cifre aggiuntive o se riguardano già altri interventi di solidarietà del Comitato di solidarietà e quali. Queste risposte sono importanti per il nostro Gruppo perché, non avendo partecipato al dibattito in Commissione, magari uno scambio di idee potrebbe anche modificare eventualmente in meglio, l'ordine del giorno stesso.
Ho chiesto di intervenire prima della valutazione sull'emendamento perché anche dalle risposte possono scaturire degli emendamenti da parte del nostro Gruppo, ovviamente migliorativi.



PRESIDENTE

Pensavo che fosse un argomento da discutere in pochi minuti.
La parola al Consigliere Miglietti.



MIGLIETTI Franco

Presidente, l'argomento si esaurisce in pochi minuti. Cercherò di presentare un emendamento volto a rilevare come totale destinazione i 600 milioni: 100 sono da reperirsi sul capitolo che lei ha previsto in deliberazione nel 1999 e gli ulteriori 500 nel 2000.
Vorrei che venisse evidenziato immediatamente che la destinazione è di 600 milioni. Sostanzialmente non cambia assolutamente nulla, e lei potrebbe anche obiettarmi che il testo potrebbe rimanere come scritto nella formulazione iniziale, ma modificando la dicitura si darebbe più il senso dell'impegno.



PRESIDENTE

L'obiettivo era di avere un'attenzione verso la comunità piemontese ed italiana che è stata colpita. Fortunatamente la comunità piemontese ed italiana non è stata molto colpita; non mi risulta che nelle zone sfortunate vivano molti italiani. L'attenzione nostra, come Consiglio regionale, come Regione Piemonte, è, in prima battuta, rivolta ai piemontesi ed agli italiani. La somma di 100 milioni, sicuramente inadeguata rispetto alla catastrofe, è per i medicinali.
Il Console generale della Repubblica del Venezuela ha scritto all'on.
Ghigo chiedendo una collaborazione materiale di appoggio alimenti equipaggiamento medico, cosa assolutamente condivisibile.
In questo senso, il Comitato si è orientato verso un'attenzione ai piemontesi e agli italiani che sono stati colpiti e successivamente l'intervento un po' più significativo sarà rivolto all'istruzione o all'assistenza degli anziani: questo si è detto nella riunione del Comitato. Però, ripeto, l'urgenza di avere comunque un intervento credo prevalga su tutto.
C'è un emendamento che propone di destinare per i primi interventi di soccorso la somma di 600 milioni, di cui 100 prelevati dal capitolo 11010.
La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Il nostro Gruppo ha posto delle osservazioni per avere delle risposte e poter formulare eventualmente delle proposte emendative o aggiuntive all'ordine del giorno. Le risposte non sono state date! Noi ascoltiamo con interesse emendamenti anche migliorativi di altri Gruppi, però vorremmo provare ad avere gli elementi per poter entrare nel merito.



PRESIDENTE

Io credo di aver dato tutte le risposte ...



SIMONETTI Laura

Le risposte non sono state date. Noi chiediamo, per snellire i tempi di fissare velocemente una riunione del Comitato di solidarietà per consentire ai colleghi che non hanno potuto parteciparvi di avere le risposte su questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

Guardi che io le ho praticamente ripetuto, se non parola per parola, ma sicuramente tutti i concetti, tutta la discussione che è avvenuta nel Comitato di solidarietà.



SIMONETTI Laura

Tra le domande che avevo posto, Presidente, vi era la seguente: i 100 milioni inizialmente posti erano aggiuntivi, oppure rientravano in precedenti stanziamenti di bilancio? Inoltre, qual era l'oggetto del capitolo di bilancio citato?



PRESIDENTE

Il capitolo ...



SIMONETTI Laura

A queste domande non è stata data risposta! Mi lasci concludere, Presidente, così potrà dare una risposta complessiva.
Avevamo chiesto quali erano - il Vicepresidente annuiva - gli interventi già posti in atto, le risposte da parte del Ministero degli Affari Esteri, in relazione al quale abbiamo coordinato, se non sbaglio l'attività della Regione Piemonte. Avevamo anche chiesto a chi sono rivolti i primi soccorsi con il primo stanziamento di 100 milioni. Il Presidente del Consiglio risponde: alla comunità locale piemontese, che in realtà conta pochi soggetti ed è stata fra le meno colpite.
Allora, visto che non riusciamo ad entrare nel merito, chiediamo una rapida convocazione del Comitato di solidarietà per poterci confrontare.
Noi siamo sempre d'accordo, anzi, chiediamo il raddoppio e il triplicamento delle risorse finanziarie rispetto a queste forme di intervento di solidarietà, però occorre valutare se l'intervento non deve forse essere più sostanzioso, se deve essere rivolto ai primi soccorsi laddove effettivamente la calamità naturale ha determinato delle conseguenze più drammatiche, quindi rivolto a tutti e non a pochi e ai meno colpiti. Queste sono le risposte che chiediamo! Mi pareva però più utile, anche per snellire il dibattito e per non coinvolgere l'aula in un dibattito su cui vedo abbastanza disinteresse, ma per tentare comunque di coinvolgere i colleghi, avere delle risposte alle poche domande che il nostro Gruppo ha posto, per poter poi formulare delle proposte.



PRESIDENTE

Credo di averle già dato risposta, ma la ripeto con più chiarezza: il capitolo 11010 recita "Interventi regionali di soccorso (L.R. 28/1/1982)".
Questa legge è citata nelle premesse della deliberazione. L'individuazione di questa somma (100 milioni), che ho già detto che è inadeguata alla catastrofe complessiva, dato che l'intervento parte dalla Regione Piemonte il Comitato mi pare abbia condiviso l'impostazione di intervenire in prima battuta per quanto riguarda i nostri corregionali e i nostri connazionali in senso ampio.
Queste mi paiono le risposte da darsi alle domande avanzate. Io ho anche chiesto alla cortesia dell'aula di rientrare su questo argomento eventualmente in tempi abbastanza ravvicinati, ma c'è l'urgenza di decidere qualcosa: poco, ma subito. Il tipo di interventi sono quelli richiesti dal Console Generale in data 21 ...



SIMONETTI Laura

Cioè?



PRESIDENTE

L'ho detto prima: materiale sanitario, essenzialmente.



(Commenti dei Consiglieri Chiezzi e Simonetti)



PRESIDENTE

Possiamo andare avanti su questo?



SPAGNUOLO Carla

Posso fare una proposta?



PRESIDENTE

Prego, Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Indubbiamente, si tratta di una deliberazione che condividiamo, tant'è che abbiamo chiesto di firmarla. Arriva all'aula dopo una discussione del Comitato di solidarietà nel quale c'erano solo alcuni colleghi il cui lavoro io non posso non ringraziare, a cominciare dal Presidente. Poiché ci sono degli interrogativi che sono stati posti in quest'aula, non da noi, ma ad esempio da alcuni colleghi, un'ipotesi di lavoro potrebbe essere quella di mandare avanti adesso la deliberazione così com'è stata presentata anche con l'emendamento che ho sentito richiamare, e potrebbe essere utile Presidente, che lei si impegnasse, già per i primi giorni di gennaio, a convocare una riunione del Comitato di solidarietà in modo che si abbia una risposta e si possa fare una discussione più ampia. Non so se questo pu essere accolto dai colleghi, con i quali non ho parlato pur essendo davanti a me, ma potrebbe essere una strada, perché poi le eventuali altre questioni poste si possono approfondire, atteso che si tratta, come lei diceva, di primi interventi, limitati anche come fascia di popolazione.
Chiaramente non ci saranno più fondi nello stanziamento a bilancio e la destinazione degli altri 500 milioni, proposta se non sbaglio dal collega Miglietti, potrebbe poi essere approfondita in una riunione del Comitato di solidarietà, della quale lei già oggi, se possibile, può fissare la data di convocazione (ad esempio, entro il 15 gennaio). Suggerisco questa data che mi è venuta in mente ora (per la verità, senza neanche consultarmi con i colleghi).



PRESIDENTE

Accolgo senz'altro questa proposta. Dopo il 10 gennaio, diciamo intorno a metà gennaio, convocherò il Comitato. Se con questa intesa possiamo portare in votazione la deliberazione ...



CHIEZZI Giuseppe

No, presentiamo degli emendamenti.



PRESIDENTE

Se ci sono più emendamenti lo spostiamo in chiusura di giornata. Io avevo rappresentato ai Capigruppo presenti l'esigenza di deliberare per primo questo argomento, ma evidentemente mi sono sbagliato ...



SPAGNUOLO Carla

Io manterrei comunque la richiesta: se possibile entro il 15 gennaio o anche entro il 20, decida lei, Presidente.



PRESIDENTE

L'ho già accolta. Ho solo bisogno di consultare l'agenda per poter definire con precisione la data.
E' pervenuto un emendamento a firma dei Consiglieri Chiezzi e Simonetti al quarto comma che chiede di aumentare da 100 a 200 milioni.
Io resto sulla proposta di prima: bisogna differire l'esame di questa deliberazione in fine giornata perché, tra l'altro, occorre convocare la I Commissione, trattandosi di un aumento di spesa. Chiedo alla cortesia dei colleghi Simonetti e Chiezzi: possiamo approvare la delibera? Io mi sono già impegnato - e lo riconfermo - a fare una riunione del Comitato di solidarietà. Possiamo approvarla così com'era venuta emergendo dal Comitato di solidarietà con i 100 milioni? Se è possibile approvarla nel testo che era stato presentato, i successivi interventi li porteremo all'aula dopo ...



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, non c'è bisogno di andare in I Commissione, basta che risulti sempre 600.



PRESIDENTE

Conserva questo emendamento?



CHIEZZI Giuseppe

Le ripeto, Presidente, che si può non andare in I Commissione; non ci sono problemi. Era per riuscire a discutere un momento. Possiamo spostare la cifra sugli interventi urgenti da 100 a 200 e l'altra passa a 400; poi a gennaio discuteremo meglio. Discutiamone: mettiamo un po' di più sull'urgenza.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Posso pensare di riassumere la volontà dell'aula portando da 100 a 200 milioni e riducendo da 500 a 400 milioni? Cioè, l'intervento resta sempre 600 milioni, ma suddiviso in 200+400, invece che 100+500.
La frase rimarrebbe dunque che ai primi interventi viene destinata la somma di L. 200 milioni (e non più 100); l'ulteriore somma, non più di 500 ma di 400 milioni, da reperirsi nel 2000.
In questo senso, posso ritenere unanime la deliberazione?



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Allora, l'emendamento comporterebbe di aggiungere l'aggettivo "primi" ad "interventi" nel titolo, e quello che viene firmato adesso lo consideriamo firmato da tutti.
Lo pongo dunque in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 47 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'emendamento n. 1) che ho proposto all'inizio dell'esame della deliberazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 47 Consiglieri presenti.
Pongo ora in votazione la deliberazione come emendata, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 47 Consiglieri presenti.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Esame disegno di legge n. 533: "Rendiconto generale per l'esercizio finanziario 1998"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del disegno di legge n. 533, di cui al punto 6) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Gallarini, che ha facoltà di intervenire.



GALLARINI Pier Luigi, relatore

Do per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Signor Presidente, signori Consiglieri, la I Commissione ha esaminato il disegno di legge n. 533 'Rendiconto generale per l'esercizio finanziario 1998', e dopo un lungo iter d'esame lo ha approvato a maggioranza.
In sede di Commissione sono stati focalizzati i risultati finali della gestione del bilancio che, in base all'art. 71 della legge regionale di contabilità, debbono seguire una precisa impostazione e presentazione nel rendiconto.
Il rendiconto generale, che comprende le risultanze del conto finale e del conto patrimoniale, rappresenta il confronto tra la previsione ed i risultati definitivi conseguiti, sia in termini finanziari che in termini patrimoniali, a seguito dell'azione amministrativa.
Il risultato finanziario alla chiusura dell'esercizio finanziario 1998 tiene conto del risultato della gestione di competenza e della gestione dei residui degli anni precedenti.
La situazione finale del bilancio emerge dall'analisi delle entrate di competenza e dalle spese di competenza.
Esaminando la gestione, si può evidenziare dal fronte delle entrate il grado di utilizzazione degli stessi stanziamenti e quindi per differenza con le somme accertate si conosceranno le economie.
Le economie sono l'indicatore finanziario che segnala il grado di utilizzazione delle somme previste in bilancio.
Mentre le economie di spesa su stanziamenti di competenza relative a fondi statali a destinazione vincolata dovranno essere reimpostate nel bilancio dell'anno successivo, quelle su fondi regionali andranno a formare, unitamente ad altre componenti, il risultato finanziario della gestione.
Come si può evincere dalle tabelle accluse alla relazione tecnica presentata dalla Giunta regionale, i residui attivi che all'inizio dell'esercizio finanziario 1998 ammontavano a L. 5.653.003 milioni sono stati riaccertati alla chiusura dell'esercizio finanziario in L. 5.591.166 milioni per un minore importo di L. 61.837 milioni.
I residui passivi che all'inizio dell'esercizio finanziario 1998 ammontavano a L. 4.149.080 milioni sono stati riaccertati alla chiusura dell'esercizio finanziario in L. 3.517.933 milioni per un minore importo di L. 631.147 milioni, per accertate insussistenze passive.
I pagamenti eseguiti sui residui passivi sono stati di L. 2.377.737 milioni e i residui di nuova formazione della competenza sono pari a L.
3.090.338 milioni.
Secondo la legge di contabilità regionale, i residui passivi, ovvero tutte le somme impegnate, ma non ancora pagate, se non vengono erogate entro il secondo esercizio successivo a quello in cui l'impegno è perfezionato, si intendono perenti agli effetti amministrativi.
La perenzione ha per oggetto l'eliminazione di tutti i residui passivi dal conto finanziario del rendiconto generale, passando in carico al conto del patrimonio come debito patrimoniale.
La consistenza dei perenti alla fine dell'esercizio finanziario 1997 era di L. 279.097 milioni di cui detratti i pagamenti effettuati nell'esercizio per L. 48.710 milioni e le eliminazioni per insussistenza pari a L. 14.087 milioni, e aggiungendo i nuovi perenti 1996 pari a L.
167.937 milioni si ha la consistenza dei perenti al 31/12/1998 pari a L.
384.237 milioni.
La I Commissione nella seduta di martedì 29 giugno ha licenziato tale testo e lo rimette all'aula per la sua approvazione".
Più di così non so cosa dire. Probabilmente l'Assessore è in grado, se lo riterrà e se tutti lo riterremo utile, di fornire qualche dato in più relativamente alla genesi di questo rendiconto. Per quanto riguarda il relatore, non ho elementi aggiuntivi rispetto alle fredde cifre che comunque rappresentano la dinamica attraverso la quale si è arrivati a definire il rendiconto per il 31/12/1998, quindi è un dato che di per sé è un dato assoluto, non un dato relativo rispetto al quale si possono presentare emendamenti o chiedere che una voce venga modificata in più o in meno a vantaggio di un'altra con dei saldi attivi o positivi. Il rendiconto è questo, così come è sempre stato in tutti gli esercizi finanziari di tutti gli Enti; è un dato ragionieristico, con tutto il rispetto per questo termine, inemendabile, quindi la presa d'atto di un valore assoluto e fondamentale, dal quale partire per impostare i conti e gli esercizi delle prossime annualità.
Più di così non riesco proprio a dire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Il collega Gallarini, che ha svolto questa relazione, precisando che non riesce a dire di più dell'illustrazione di queste ...



(Intervento fuori microfono del Consigliere Gallarini)



CHIEZZI Giuseppe

Collega Gallarini, considerando la sua illustrazione di queste cifre penso che, anche da un punto di vista politico, dal Capogruppo del maggior partito di maggioranza si potrebbe attendere qualcosa di più su questo rendiconto, perché dietro queste cifre c'è il lavoro di un Ente. Le cifre sono ragionieristiche e sono inemendabili; rappresentano, dal punto di vista della ragioneria, quello che è avvenuto, però non si può aggiungere nulla dal punto di vista politico su quanto è successo? Ritengo che sarebbe opportuno aggiungere delle considerazioni politiche, tanto più, Presidente del Consiglio, che questo è l'ultimo rendiconto della legislatura, che in qualche modo chiude un modo di lavorare dell'Ente regionale.
Mi sembra che varrebbe la pena che, da parte di chi ha gestito questo Ente negli scorsi anni, venisse illustrato l'andamento dell'attività regionale. Visto che ci sono i rendiconti degli anni precedenti, avrei gradito un'illustrazione di questo modo d'essere della Regione, analizzando i vari rendiconti, i risultati ragionieristici che però sottendono tutta una capacità di spesa, di far funzionare ed attivare i finanziamenti, di fare fronte alle spese previste, cioè un consuntivo anche politico di fine legislatura.
Collega Gallarini, ricorderai che il discorso sul rendiconto è un discorso riproposto, almeno dal mio banco, ogni qualvolta abbiamo affrontato il tema, nel senso che, dal punto di vista politico, il rendiconto è il momento in cui le bocce sono ferme e la politica pu dispiegare i propri elementi di critica, di suggerimento, di analisi, di proposta verso il futuro, forse più di quanto si possa fare in presenza di un bilancio preventivo, quando le opzioni e le interpretazioni sono tutte molto politiche, di maggioranza e di minoranza.
Qui interpretazioni sulle cifre non ve ne sono: le cifre sono quelle.
Invece, ci sono i commenti sulle cifre, le analisi.
Come Consiglieri regionali, non abbiamo mille strumenti, nemmeno nel campo della maggioranza, per dettagliare, ma vorrei che l'Assessore presentasse una visione globale d'insieme di questo rendiconto alla luce dell'esperienza che ha fatto come Assessore al bilancio, quindi che introducesse degli elementi di valutazione politica, che in questo caso sono più significativi che non sul bilancio preventivo in quanto collegati a cifre.
Leggendo questo rendiconto, posso solo segnalare, avendo già consultato i rendiconti precedenti, delle cifre, sulle quali però mi piacerebbe poter discutere una volta sentita l'opinione della Giunta.
I residui attivi, in questi ultimi anni, sono sempre cresciuti. Che cosa dice la maggioranza in proposito? Dal punto di vista dell'opposizione sono un po' preoccupato del fatto che nel 1995 ci fossero 2.892 miliardi di residui attivi, nel 1996, 3.751, nel 1997, 5.242 e nel 1998, 5.591. Di fronte a questa progressione, che hanno da dire Giunta e maggioranza? Chiedo chiarimenti, perché secondo me questa crescita conferma un'incapacità della Regione di reperire risorse. Questo mi preoccupa pertanto mi piacerebbe che questa discussione partisse da un'analisi della Giunta.
Come si sono realizzati in questi anni i residui passivi? Ancora, vedo che nel 1995 c'erano 1.316 miliardi di residui passivi, nel 1996, 1.662 nel 1997, 3.220 e nel 1998, 3.517. Cresce l'incapacità della Regione, una volta impegnate le somme, di erogarle. Questo preoccupa, perché la Regione eroga somme a percettori di servizi, opere pubbliche o quant'altro.
Ho fatto questi due esempi, come può fare un Consigliere di minoranza che riprende i rendiconti degli anni precedenti, per chiedere alla Giunta al Presidente Ghigo, all'Assessore competente, ma anche, pur non insistendo troppo, allo stesso collega Gallarini, Consigliere di maggioranza, che ha gli strumenti che può avere un Consigliere, di farsi egli stesso interprete dell'esigenza di una relazione e di una discussione su questi dati.
Per quanto riguarda i filoni dei residui attivi e passivi, entrambi in crescita, che giudizio ne date? In negativo, e, se negativo, la Giunta in questi anni si è attivata per cercare di fermare questa deriva? Oppure la Giunta dà un'altra interpretazione e considera questi dati come fatti evolutivi e positivi? Gradirei, Presidente, elementi di valutazione, anche perché il rendiconto non è emendabile, quindi non si perde tempo a consultare queste cifre dal punto di vista della loro collocazione: sono lì, a disposizione.
Tuttavia, fare un po' di discussione politica, al termine della legislatura, sul modo di essere della Regione Piemonte, mi sembrerebbe un atto dovuto.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MINERVINI



PRESIDENTE

Questo è formalmente un disegno di legge, perciò siamo nella discussione generale.
La parola al Consigliere Miglietti.



MIGLIETTI Franco

Questa Giunta regionale si è qualificata - dico questa parola perché in questo momento non me ne viene in mente un'altra - nel corso degli ultimi anni per due caratteristiche.
La prima è che non ha mai presentato una relazione su che cosa è in grado di fare. A prescindere dal fatto che, dopo cinque anni, non esiste ancora il Piano di sviluppo regionale, caratteristica di questa Giunta è stata quella di non presentare mai una relazione al bilancio preventivo per far capire quali fossero i suoi orientamenti e le sue proposte in merito ai bisogni e alla qualità della vita dei cittadini piemontesi, o almeno di coloro che abitano in Piemonte. Il fatto è che la Giunta non si è mai sognata di fare qualcosa del genere, e credo che non gliene importi assolutamente nulla di chiarire nel rendiconto che cosa è stato fatto e che cosa ha prodotto.
Negli ultimi cinque anni, la Giunta Ghigo ha avuto a disposizione, per quanto riguarda la spesa corrente e di investimento ordinario, senza le spese straordinarie, oltre 60 mila miliardi, che credo in qualche modo abbia sicuramente speso, salvo i notevoli residui passivi ed attivi; ma che cosa la Giunta abbia prodotto all'interno del territorio piemontese, non c'è nessuno che sappia assolutamente qualcosa, tant'è che il Presidente Ghigo, per qualificarsi nel corso di una campagna preelettorale alla Berlusconi, suo "nobile" maestro, si presenta con delle gigantografie agli incroci stradali; gigantografie che mi hanno provocato un attimo di sobbalzo quando sono arrivato con l'auto presso un semaforo ...



(Commenti in aula)



MIGLIETTI Franco

No, non ho bocciato, ma c'è mancato poco.
L'unica cosa di cui il Presidente Ghigo riesce a vantarsi è il qualificarsi come colui che ha portato a Torino le Olimpiadi del 2006 perché se uno fa una gigantografia, vuol dire che tende a qualificarsi per dire: "Guarda come sono bello, guarda come sono stato bravo, guarda come sarò ancora più bravo in futuro".
Non so se il merito esclusivo sia proprio del Presidente Ghigo o se ci sono state altre concomitanze fortunose, o altri che abbiano coordinato cooperato e lavorato affinché ciò avvenisse. Mi sarei aspettato, invece che in una gigantografia di quel tipo fosse evidenziato il bene che da questa Giunta ha ricavato la Regione Piemonte, il Paese Italia e la stessa Europa. Purtroppo, forse per un po' di pudore che qualche volta tutti farebbero bene ad avere, proprio per non sentirsi dire di essere ridicolo si è limitato ad affermare: "Io sono qui e il merito che ho avuto è quello di aver portato a Torino le Olimpiadi del 2006", anche se a questo risultato hanno concorso molti altri.
Quindi, questa Giunta si è caratterizzata per non aver mai detto ci che avrebbe prodotto, e continua a comportarsi così nonostante il fatto che stiamo approvando l'ultimo consuntivo di questa legislatura. Per bocca di questa amministrazione, non sappiamo assolutamente che cosa è avvenuto.
Per prepararmi meglio alle future elezioni, ho riletto tutti gli interventi svolti sia dal Presidente Ghigo, sia dagli Assessori, sulla situazione generale del Piemonte, e vi posso dire che da parte del Presidente Ghigo (salvo il primo intervento del 1995, in occasione del suo insediamento, che poi, a mio giudizio, ha disatteso nel modo più assoluto) non è più stato detto nulla di carattere generale sulla condizione e sulle prospettive della Regione Piemonte.
Qualche sforzo l'hanno fatto i funzionari dei diversi Assessorati perché si capisce benissimo che la mano è quella dei funzionari degli Assessorati, non degli Assessori: infatti, i dati che abbiamo sono prevalentemente tecnici, senza alcun commento di tipo politico. Questa è la situazione in cui ci prepariamo ad affrontare la prossima tornata elettorale amministrativa.
Nell'affrontare il tema del rendiconto della Regione del 1998, occorre innanzitutto chiarire il significato di tale documento nel contesto delle varie politiche di bilancio adottate dalla Regione. Il rendiconto è infatti il documento specifico dove si evidenzia al Consiglio regionale l'andamento della gestione finanziaria e i riflessi che della gestione patrimoniale l'Ente ha avuto attraverso lo stato patrimoniale. Questo è il compito cui dovrebbero attenersi coloro che si apprestano, sotto il profilo tecnico, ad approvare un qualsiasi rendiconto di bilancio.
Dato che il bilancio è un documento con il quale è consentito all'Amministrazione di effettuare operazioni di entrata in spesa e la verifica di quanto è stato fatto, è un modo per appurare se le promesse sono state mantenute o meno, ed in quale misura. Inoltre, risulta del tutto evidente che alla società civile interessa il contributo che la Regione ha dato in termini effettivi, cioè con riguardo ai pagamenti, non in termini virtuali, cioè con riferimento agli impegni. Dall'esame del rendiconto dovrebbe perciò emergere una serie di indicazioni che sono state peraltro parzialmente inserite in modo apparentemente neutrale nella relazione tecnica. Crediamo che l'esame del rendiconto vada rovesciato e che si debba fare esattamente il contrario. In particolare, è lo stato patrimoniale che illustra la situazione dei debiti consolidati, sia nel corso dell'ultimo esercizio, sia sugli esercizi precedenti.
Credo convenga partire dall'esame dello stato patrimoniale per cercare di capire la situazione dell'Ente regionale alla scadenza del mandato del Presidente Ghigo.
Nel conto generale dell'attività patrimoniale viene riportata una consistenza che in valore è di L. 991.653.088.436.
L'incremento di valore tra il primo gennaio 1998 ed il 31 dicembre dello stesso anno è di L. 26.131.810.553. In compenso, l'andamento delle passività è di ben altro tenore, essendo la consistenza di L. 1.455 miliardi ed oltre. Di queste, circa 384 miliardi di lire sono dovuti a residui andati in perenzione e, nei 1.070 miliardi, 810.863.708 milioni è il debito accumulato attraverso i mutui.
I residui andati in perenzione non cancellano il debito che l'Ente ha di fronte a terzi, però mettono in sufficiente luce la totale incapacità di programmazione di questa compagine amministrativa.
Inoltre, il confronto tra attività e passività patrimoniali chiarisce che solo attraverso le attività finanziarie, vale a dire i trasferimenti dello Stato, l'attività dell'Ente procrastina il disastro finanziario ed amministrativo.
Nello stato patrimoniale compaiono anche le consistenze delle partecipazioni azionarie ed obbligazionarie. Il valore a fine 1998 è di circa 76,5 miliardi di lire, mentre ad inizio anno era di 67 miliardi di lire. L'incremento non è dovuto ai riflessi della gestione delle aziende sul patrimonio, ma semplicemente alle ricapitalizzazioni effettuate nel 1998. In effetti, il capitale investito nelle aziende non solo non produce utili, ma, per non andare a perdite secche di capitale, occorre ricapitalizzarli, ed è quello di cui abbiamo discusso in occasione di diverse ricapitalizzazioni che si sono succedute.
E' evidente che se tale capitale fosse semplicemente depositato in banca renderebbe molto di più di quanto non costi ora. Naturalmente, a rimetterci sarebbero le clientele di questa Giunta, che sta assicurando loro il massimo di continuità con i sistemi di governo della Prima Repubblica. Tenete conto che nel 1995, a fine legislatura ...



PRESIDENTE

Consigliere, mi raccomando il tempo. Grazie.



MIGLIETTI Franco

Recupero un po' di tempo qui attorno.
A fine legislatura 1990/1995, il merito della Giunta Brizio è stato quello di passare il testimone del bilancio in pareggio, sotto tutti gli aspetti, con un rigore probabilmente dimenticato strada facendo.
Per quanto riguarda i conti finanziari, ci atteniamo alla relazione dalla quale emergono alcuni punti degni di nota. Intanto, si può osservare che lo Stato mantiene le proprie promesse o, per meglio dire, i propri indirizzi di politica finanziaria verso le Regioni: diminuiscono infatti i trasferimenti con un vincolo di destinazione, aumentano i trasferimenti per la sanità. Aumentano, di poco, ma aumentano anche i trasferimenti liberi (grafico a pagina 8 della relazione).
In compenso, sui trasferimenti vincolati aumentano in modo rilevante le situazioni di pericolo. Che significato hanno i residui attivi su molti capitoli del Titolo II delle entrate: è lo Stato cattivo che non dà i soldi o è la Regione che è carente nel richiederli? Esaminiamoli un attimo.
Dal capitolo 214: nel 1992, 15 miliardi non riscossi. Dal capitolo 219: 34 miliardi del 1997; capitolo 266: 28 miliardi del 1997; capitolo 300: 143 miliardi che devono arrivare dal 1995, 1996 e 1997; capitolo 306: 14 miliardi che devono arrivare dal 1997; capitolo 310: 80 miliardi che devono arrivare dal 1996 e 1997. Ma per non tediarvi e farla troppo lunga, vi dico che dal 1992 - e c'è persino qualcosa del 1991 - al 1997, perché non possiamo ancora esaminare che cosa è avvenuto, perché non era ancora chiuso, nel 1998, sono 1.300 i miliardi che questa Regione non ha incassato! Sono iscritti nei residui attivi, ma non sono stati incassati.
Se lo Stato è cattivo, bisogna impuntarsi verso lo Stato, ma questo lo dir successivamente.
Se ci si trova di fronte ad una cattiva amministrazione da parte dell'Amministrazione centrale, occorre denunciarla nelle opportune sedi anche legali. Temo tuttavia che si tratti di cattiva amministrazione della Giunta Ghigo e di un'incuria che nell'Amministrazione regionale sta sempre più prendendo piede. Non scaricate questi problemi sui funzionari, vi prego, perché vi è un po' questa abitudine: quando vi sono carenze politiche, si dice "Saranno i funzionari", ma io credo che la responsabilità in toto sia sempre ed esclusivamente politica, degli organi politici dell'Amministrazione.
Credo che questo spieghi perché si è adottato il disegno di legge n.
504 prima del rendiconto. Infatti, se i crediti che la Regione ha escludendo gli ultimi anni, fossero per qualche ragione non riscuotibili allora il disavanzo della Regione salirebbe di parecchio, rendendo non finanziabile il disegno di legge n. 504.
Per quanto riguarda la sanità, sappiamo, dalla lettura dei giornali dell'esistenza di un buco, e sappiamo anche che di questo disavanzo una parte è relativa agli anni 1997 e 1998. Ricordate che proprio in Commissione, ed anche in Consiglio, a marzo 1997, denunciai un passivo da parte delle Aziende Sanitarie e delle Aziende Ospedaliere che rasentava i 1.237 miliardi. Nessuno ha preso in considerazione quelle dichiarazioni poi, alla fine, dopo aver fatto i conti - avevamo infatti chiesto i tabulati - abbiamo visto che era ben superiore a 1.237 miliardi!



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA



PRESIDENTE

Consigliere, il tempo è tiranno, me ne rendo conto, però lei ...



MIGLIETTI Franco

Devo chiudere?



PRESIDENTE

Dovrebbe avviarsi alla conclusione.



MIGLIETTI Franco

No, lei mi deve dare i minuti di qualche altro collega, perché ho ancora due paginette da leggere che sarebbero probabilmente interessanti non soltanto ai fini del resoconto stenografico di questa assemblea, ma anche per le orecchie di chi vuole intendere. Quindi, ne salto un pezzettino e vado all'art. 71 della legge di contabilità: "Impostazione e presentazione del rendiconto". Vi leggo testualmente la legge: "I risultati della gestione del bilancio sono dimostrati annualmente nel rendiconto generale della Regione. Il rendiconto generale comprende il conto finanziario, il conto del patrimonio ed è predisposto con l'osservanza delle modalità di cui all'art. 24, comma terzo, della legge 19/5/1976 n.
335. Il rendiconto generale della Regione è integrato con le risultanze del conto finanziario e del conto patrimoniale del Consiglio regionale. Al rendiconto generale è allegata una relazione sullo stato di attuazione del Programma regionale di sviluppo di cui all'art. 23 della L.R. 19/8/1977 n.
43, dalla quale risulti il significato amministrativo ed economico delle risultanze contabilizzate di cui vengono posti in particolare evidenza i costi sostenuti ed i risultati conseguiti per ciascun servizio, piano settoriale e progetto della Regione, in relazione agli obiettivi ed agli indirizzi del programma regionale medesimo".
Io non lo so, forse ero da un'altra parte in questi cinque anni, ho girato per qualche bella via di Torino, ma di tutte queste cose in quest'aula non se ne è mai sentito parlare! Ed ancora i seguenti articoli.
Art. 77 "Rendiconto delle aziende e degli enti e degli organismi dipendenti dalla Regione": il rendiconto delle aziende e degli enti e degli organismi dipendenti dalla Regione in qualunque forma costituiti sono predisposti secondo le indicazioni contenute nei precedenti artt. 71 e 72. I rendiconti medesimi sono presentati alla Giunta regionale entro il 31 marzo di ogni anno; sono approvati annualmente nei termini e con le modalità stabilite dallo Statuto e dal precedente art. 71, ultimo comma, e sono pubblicati sul Bollettino Ufficiale della Regione. Ai rendiconti di cui al precedente comma si allega un rendiconto riassuntivo delle attività e delle spese nel quale sono posti in particolare evidenza i costi sostenuti ed i risultati conseguiti per l'attuazione di programmi di settore o progetti previsti nel programma pluriennale di attività e di spesa della Regione di cui al Titolo III della L.R. 19/8/1977 n. 43. Mai visto neanche questo! Art. 78 "Bilanci delle società a partecipazione regionale": questo ve lo risparmio.
Ancora alcune considerazioni sugli altri settori. La capacità di spesa è basata solo sull'erogazione di spesa corrente (stipendi, consulenze e trasferimenti); è nulla quando esaminiamo gli investimenti (si leggano le tabelle delle pagine 33 e 34 della relazione al disegno di legge). Nella tabella di pagina 34, su 1.964 miliardi impegnati, solo 566 sono stati pagati, trasferiti nel circuito dell'economia di cui vive la gente.
Nonostante questo, l'Amministrazione ha proposto il disegno di legge n.
504, che non avrebbe avuto ragione di esistere se è vero quanto detto in precedenza.
La ringrazio, signor Presidente, per il tempo che mi ha concesso e chiedo scusa al Consiglio per la noia che ho dato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Il collega Miglietti ha espresso alcune valutazioni, evidenziando le questioni centrali di questo rendiconto generale. Io mi limiterei, anche per questioni di tempo, a fare qualche raffronto con il 1995, cioè con l'avvio della Giunta Ghigo, utilizzando alcuni indici che possono dare, in termini sintetici, il senso del funzionamento e della capacità della Giunta Ghigo, come pure i risultati che sono stati raggiunti. Adopererò pochissimi parametri, ma un parametro che sicuramente può dare il senso della capacità politica della Giunta, raffrontando i rendiconti, è quello della capacità di previsione delle entrate.
Vedo che è sufficiente fare un confronto tra le previsioni contenute nei bilanci pluriennali, poi guardare questo rendiconto ed anche i rendiconti precedenti per rendersi subito conto che questa Giunta è stata assolutamente incapace a fare delle previsioni, per quanto riguarda le entrate e anche le spese, ma qui riferiamoci alle entrate.
Ad esempio, basta citare un fatto. Per il 1998, nel bilancio pluriennale erano state previste delle entrate per L. 8.697.000.000; invece nel rendiconto ne risultano 11.428.000.000, cioè circa 2.000 miliardi in più rispetto alle previsioni. Potremmo fare un raffronto anno per anno però basta mettere assieme i bilanci pluriennali e confrontarli con i rendiconti per renderci conto che è sempre stato commesso un grandissimo errore di stima delle entrate, nel senso che tutti i rendiconti sono stati in termini complessivi, superiori rispetto alle previsioni.
Quindi, si è evidenziata una consistente incapacità di previsione delle entrate.
Se facciamo il raffronto degli avanzi finanziari dal 1995 al 1998 anche qui c'è una grandissima differenza tra l'avanzo finanziario previsto e l'avanzo finanziario finale. Soltanto nel rendiconto del 1998 vi è un avanzo finanziario di 1.230 miliardi rispetto ad una previsione di 889 miliardi; negli anni precedenti, invece, l'avanzo finanziario previsto era sovrastimato in termini consistenti.
Questo errore di stima è anche un indice significativo di incapacità politica da parte della Giunta di centro-destra.
Poi c'è un altro indice, sicuramente importante, che è quello della capacità di accertamento e di riscossione delle entrate. Non leggo le cifre in termini assoluti, ma se noi mettiamo in colonna le previsioni finali di competenza dal 1995 al 1998, per poi seguire gli accertamenti e le riscossioni di competenza, possiamo calcolare un indice di riscossione delle entrate che è passato dal 99,91% (Giunta Brizio) all'86,86% del rendiconto 1998: l'indice di riscossione, nel quadriennio 1995/1998, è diminuito del 13,07%, il che è preoccupante.
Credo che soltanto chi probabilmente non legge i bilanci - parlo dei politici, evidentemente, che non leggono i bilanci - può sottovalutare un aspetto di questo tipo, che diminuisce fortemente in quattro anni la capacità di riscossione delle entrate.
Potremmo anche riprendere il ragionamento che ha fatto prima il collega Miglietti sui residui attivi, ma qui il confronto è semplice: nel triennio 1996/1998, lo stock complessivo dei residui attivi è aumentato del 104,21 cioè dai 1.222 miliardi del 1996 si è passati ai 2.497 miliardi del 1998 con una crescita davvero notevole.
Un altro indice importante è quello della capacità d'impegno e del pagamento delle spese, forse un indice più immediato, che permette di capire il funzionamento della macchina regionale. Se noi facciamo un confronto tra previsioni di competenza, impegni di competenza e pagamenti di competenza, possiamo calcolare la capacità di pagamento della Regione.
La Regione Piemonte aveva una capacità di pagamento sugli impegni di competenza dell'82,41% nel 1995. Questa capacità di pagamento è passata al 79,52%, il che vuol dire che il tasso di capacità di pagamento - non dico d'impegno, ma di pagamento - della Regione Piemonte è diminuito del 3,50%.
Questo lo dico perché molto spesso abbiamo attribuito ad alcune leggi soprattutto a quelle sul personale, una grande capacità di far funzionare la macchina regionale.
Si può fare sicuramente anche un ragionamento sui residui passivi ed anche in questo caso si possono fare delle riflessioni interessanti. Ad esempio, è possibile calcolare il rapporto tra residui passivi di competenza sugli impegni, da cui emerge chiaramente che esso passa dal 17,59% al 20,48%: il tasso di variazione tra il 1995 e il 1998 è del 16,41%. Così pure possiamo fare un confronto tra i residui passivi e gli stanziamenti finali di cassa, ed anche qui il tasso di variazione è del 29,30%.
Sono numeri molto elevati.
In questi anni abbiamo più volte sottolineato che la questione dei residui passivi è un forte indice dell'incapacità complessiva del funzionamento della macchina regionale.
Ho citato questi dati, che mi sembrano i più significativi. E' chiaro che se questo è il ragionamento, soprattutto nel rapporto tra previsioni di competenza, impegni, pagamenti, residui, economia, se noi dovessimo analizzare settori come quelli del quadro N del bilancio, emergerebbero delle cose che hanno del paradossale. Penso ad alcuni settori come il lavoro e la formazione professionale dove non soltanto gli impegni sono stati molto bassi rispetto alle previsioni del bilancio, ma anche i pagamenti sono stati ancora più bassi, per cui abbiamo avuto forti residui passivi ed anomalie.
Questo rendiconto, così come ci è stato presentato dalla Giunta, dà chiaramente il senso complessivo di un'incapacità, da parte della Giunta Ghigo, di governare dal punto di vista economico-finanziario la Regione Piemonte. E' una valutazione che emerge con forza, in modo evidente attraverso i pochi indicatori che sono stati prima elencati, per cui il nostro sarà un voto contrario.



PRESIDENTE

Non ho altre richieste di intervento, per cui possiamo passare all'esame dell'articolato.
ART. 1 Si proceda alla votazione per appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Grasso effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 30 hanno risposto SI' 29 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 24 voti contrari 15 astensioni 1 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 voti favorevoli 28 voti contrari 15 astensioni 1 L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 voti favorevoli 27 voti contrari 15 astensioni 1 L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 27 voti contrari 13 astensioni 1 L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 26 voti contrari 13 astensioni 1 L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 voti favorevoli 27 voti contrari 15 astensioni 1 L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 27 voti contrari 13 astensioni 1 L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 voti favorevoli 28 voti contrari 13 astensioni 1 L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 voti favorevoli 28 voti contrari 13 astensioni 1 L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 voti favorevoli 28 voti contrari 15 astensioni 1 L'art. 11 è approvato.
Passiamo alle dichiarazioni di voto sull'intero testo della legge.
La parola al Consigliere Miglietti.



MIGLIETTI Franco

Le mie valutazioni si soffermeranno sul metodo e sulla sostanza del conto consuntivo.
Vorrei evidenziare, in occasione della dichiarazione di voto, un'altra "perla" del conto consuntivo, non soltanto dell'esercizio finanziario del 1998, ma degli esercizi finanziari che vanno dal 1995 al 1999.
Nei quattro anni (1995/1998) la Regione Piemonte aveva adottato una legge che avrebbe dovuto essere uno dei momenti fondamentali, anche se non l'unico, ma un'esperienza nuova, che era quello del Fondo Investimenti Piemonte, visto che questa Regione è una delle più penalizzate, in questo momento, per quanto riguarda la deindustrializzazione del sistema "postfordista" e per quanto riguarda l'indice di disoccupazione.
Ebbene, questa legge avrebbe dovuto, anzi, ha dato la possibilità alla Giunta Ghigo di manovrare circa 120 miliardi l'anno per il suo dispositivo di legge, per la fonte di finanziamento che proviene da quelle che sono le addizionali sul gas metano, con una disponibilità di 120 miliardi l'anno che per quattro anni equivalgono a 500 miliardi. Nonostante le schede del Fondo Investimenti Piemonte siano molto ampie e riguardino una grandissima parte del sistema economico del Piemonte, le vostre dichiarazioni enunciavano che le risorse libere, quelle da destinare in base alle scelte politiche, stavano all'interno di una capacità non superiore ai 250 miliardi annui; aver disatteso, non dico in toto, ma fortemente tale utilizzo, anche per il beneficio che avrebbe comportato, essendo la legge sul FIP un intervento che finanzia una serie di attività economiche, che vanno dal termalismo all'edilizia economico-popolare, al sistema industriale, al sistema artigianale, al sistema del turismo, credo sia la ciliegina sulla torta dell'inconsistenza programmatica e di visione reale dell'esigenza della popolazione piemontese.
Leggiamo, dalle schede aggiornate al 1999, partendo dalle schede delle opere igienico-sanitarie, che coinvolgono quindi gran parte della popolazione piemontese, per il suo adeguamento, dei pagamenti assolutamente inconsistenti per quanto riguarda i residui del 1995, 1996 e 1997, e così avanti sulle schede del termalismo. Abbiamo impiegato non so quanto tempo per approvare la legge sulle Terme di Acqui; una delle più consistenti è stata la scheda dell'agricoltura, anche perché molto legata al sistema dei fondi comunitari; la scheda del turismo, che ha visto pochissima incidenza la scheda dei trasporti, dove ancora oggi vi sono dei residui e delle economie che si aggirano intorno ai 14 miliardi; la scheda dei presidi socio-assistenziali, elemento essenziale all'interno della qualificazione del sistema socio-assistenziale piemontese e così via.
Nonostante lo strumento che si era data la Regione a suo tempo e nonostante lo sforzo non indifferente fatto nel 1995, a fine legislatura mi sembra che questa legge abbia visto la luce a metà degli anni '90 - è stata data pochissima attenzione da parte dell'Amministrazione e della Giunta Ghigo, tanto da arrivare al punto di modificare la legge per svincolare le percentuali stabilite dalla stessa, fatta salva la parte che riguarda il settore della montagna.
Questa è la cartina che fa emergere come, in assenza di una programmazione precisa, e quindi in assenza di un Programma regionale di sviluppo, si sia determinato un utilizzo non così puntuale ed efficace di tutte le risorse che erano a disposizione della Giunta. Ritengo che questo denoti una certa insoddisfazione anche all'interno della popolazione abbiamo il sentore di questo fastidio ogni volta che partecipiamo ad un'assemblea in giro per il Piemonte, perché non si riesce a capire esattamente quale sia il ruolo della Regione, vista la poca incidenza che ha sul territorio. Questo è uno dei problemi che dovrebbero portare ad un ripensamento, da parte della Giunta, del proprio modo di essere.
Mi auguro che con la nuova legge, che responsabilizza in toto il Presidente della Giunta, con la sua elezione diretta, si possa fare un'inversione di marcia, non soltanto per quanto riguarda la legge, ma anche per quanto riguarda il cambiamento di indirizzo politico della Regione stessa.
Per tutti questi motivi, voteremo contro il consuntivo del 1998.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Insieme agli altri colleghi che sono intervenuti ho posto dei quesiti e proposto delle riflessioni sulle cifre relative al rendiconto generale, tutte di critica e preoccupazione sull'incapacità della Regione Piemonte di gestire, dal punto di vista finanziario patrimoniale, i conti della Regione, secondo regole di programmazione.
Abbiamo citato le cifre, quelle nude e crude richiamate anche dal collega Gallarini; aspettavamo una risposta da qualcuno, dal Presidente Ghigo dall'Assessore competente, da altri Assessori interessati a questa vicenda.
Mi sembra che non ci siano state ...



BURZI Angelo, Assessore al bilancio

Basta avere pazienza ...



CHIEZZI Giuseppe

Allora ritiro tutto. Se c'è una risposta, faccio la dichiarazione di voto alla fine, perché nella dichiarazione di voto posso tenere conto del fatto che la Giunta ha risposto; se l'Assessore Burzi mi dice che risponderà, allora mi fermo e aspetto la risposta dell'Assessore. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Burzi.



BURZI Angelo, Assessore al bilancio

Solo per precisare che non intendo affatto dare una risposta alla domanda del Consigliere Chiezzi. Se i colleghi avessero consentito, quando fosse finita la fase tecnica della dichiarazione di voto, che è quella che state svolgendo, e se la Presidenza del Consiglio avesse in tal senso autorizzato, avrei fatto un breve intervento, che non voleva affatto essere una risposta alle richieste del collega Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Non ho capito se l'Assessore Burzi interviene o no.



PRESIDENTE

No, siamo alle dichiarazioni di voto.



CHIEZZI Giuseppe

Va bene, allora ricomincio esattamente da dove mi ero fermato, dicendo che nessun componente del governo ...



(Il Consigliere Miglietti chiede la parola)



PRESIDENTE

Lei è già intervenuto, Consigliere Miglietti.



MIGLIETTI Franco

Sì, però ci sono metodi e prassi; se nessun membro della Giunta è intervenuto dopo il dibattito, non credo che la Giunta possa intervenire dopo le dichiarazioni di voto, altrimenti avremmo atteso le risposte della Giunta...



PRESIDENTE

Ho detto che siamo alle dichiarazioni di voto. La Giunta, a questo punto, non interviene più.



CHIEZZI Giuseppe

Allora, Presidente, riprendo il filo del mio discorso.
Non è pervenuta alle osservazioni dei colleghi alcuna risposta od osservazione o contributo da parte della Giunta regionale. Questa francamente, è una situazione desolante, probabilmente indegna di un governo capace di governare perché, a fronte di osservazioni puntuali tecniche, per l'enunciazione di cifre che non possono essere discusse, il confronto politico poteva essere arricchito anche da una diversità di opinioni netta, ma soprattutto da un rapporto di confronto che quest'aula dovrebbe sempre consentire, al di là delle differenti opinioni, ma che evidentemente a questa Giunta non interessa in alcun modo.
Questo è un altro degli elementi di forte preoccupazione che esprimo dal punto di vista generale dell'atteggiamento che ha questo governo nei confronti di quest'aula, ben interpretato peraltro dal Presidente Ghigo che, quando non è assente, è quasi come se lo fosse, nel senso che la sua presenza in aula è sempre una presenza girovagante all'interno dell'aula mai attenta, e quindi capisco che poi gli Assessori si sentano poco coinvolti in un rapporto di correttezza con l'opposizione.
Per questi motivi il voto è contrario.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MINERVINI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gatti.



GATTI Agostino

Ho chiesto la parola per richiamare l'attenzione del Presidente Ghigo.
Forse lei non se ne è accorto, Presidente, ma noi abbiamo discusso abbiamo espresso elementi molto negativi, citato parametri che contraddicono tutta la sua gestione per l'esercizio: lei non è stato attento. Il suo Assessore, con strafottente arroganza, impedisce il dialogo e non risponde! Io denuncio pubblicamente questo stato di cose.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Si sta concludendo stancamente la discussione sul rendiconto generale per l'esercizio finanziario 1998, con cifre non discusse. In cinque anni di potere delle destre non c'è mai stata una vera relazione generale approfondita, di rendiconto: nulla! Sono state fatte delle critiche anche severe, ma non abbiamo sentito alcuna risposta.
Una gestione economica del Piemonte quindi grave e preoccupante, che ha grandemente disatteso i difficilissimi problemi che esistono, innanzitutto sul versante occupazionale.
Dalle schede economiche si deduce un'insufficiente politica sanitaria e socio-assistenziale, del turismo, delle terme, a partire da quelle di Acqui, ma anche nell'agricoltura e nei trasporti. Quindi, un fallimento su tutte le tematiche istituzionali e sulla gestione delle risorse disponibili di cui non si è discusso e non si è quindi assolutamente in grado di avere delle risposte chiare. Vi è perciò rabbia e sconforto tra la popolazione piemontese, tra i lavoratori; è necessario per il Piemonte un radicale cambiamento politico altrimenti ci saranno delle gravi ripercussioni.
Sulla base di queste brevi riflessioni anche il Gruppo Rifondazione Comunista voterà contro questo disegno di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Signor Presidente e colleghi, intervengo solo perché dal punto di vista politico alcune considerazioni dei colleghi dell'opposizione meritano altrettante considerazioni.
Per quanto mi riguarda non aggiungo nulla alla relazione, perché i dati sono quelli e noi non abbiamo né intenzione né la conoscenza tecnica per aggiungere altre considerazioni, ma su alcune questioni politiche che sono state richiamate dai colleghi Chiezzi, ma soprattutto Miglietti e Saitta che partono dalle risultanze del consuntivo 1998, devo dire che questo non è l'ultimo della legislatura: è l'ultimo che probabilmente vedremo noi, ma sicuramente il consuntivo 1999 fa parte ancora di questa legislatura.
Sono state tirate alcune somme: incapacità della Giunta Ghigo, "bla-bla bla", tutta una serie di considerazioni (i cartelloni, le gigantografie e così via). Nel frattempo, ho avuto modo di vedere anche l'interpellanza che ha presentato il Consigliere Chiezzi, formulata anche, se vogliamo, in modo abbastanza brillante; è segno comunque che ha colpito, quindi sotto certi aspetti questo è positivo, nel senso che immagino che quando si parte per una campagna elettorale, uno degli scopi che ci si prefigge è quello di destare attenzione intorno a noi, ognuno per la parte che rappresenta. Per quanto ci riguarda esprimiamo soddisfazione perché questa attenzione sembra sia stata destata.
E' stato detto: "Mancanza del Piano di sviluppo e quindi il fallimento del centro-destra, ecc.". Io non so quale incidenza abbia avuto, perché non ho dati come penso non abbiano altri colleghi, che però hanno tirato le somme ugualmente; non ho dati per dire che incidenza abbia avuto il governo Ghigo dal 1995 al 1999 ad esempio sui risultati che oggi Sole 24 Ore pubblica relativamente ad una graduatoria delle province italiane. Dico solo che all'interno di questa graduatoria il Piemonte esprime ben quattro province: Vercelli, Verbano Cusio Ossola, Novara e Biella. Ora, se è facile, relativamente a Parma che risulta la prima e ad altre province dell'Emilia Romagna, affermare "là l'incidenza è forte perché il governo dell'Emilia Romagna in questi cinque anni è stato dell'Ulivo", devo dire che allora le stesse considerazioni debbono valere anche per altre realtà.
Io non faccio considerazioni di questo tipo, mi limito ad un'esposizione di dati che su Sole 24 Ore di oggi tutti hanno avuto modo di verificare.
Questo per quanto riguarda l'eventuale incidenza del governo Ghigo relativamente alla situazione socioeconomica del Piemonte.
E' stato anche detto che la Giunta Ghigo non ha fatto assolutamente nulla in questi anni. Io penso che i risultati siano sotto gli occhi di tutti e abbiamo avuto modo di verificarli, collega Miglietti, al di là dell'intervento iniziale, cui ha fatto riferimento lei, di insediamento del Presidente nell'ormai lontano 1995, dopodiché - lei ha detto - il Presidente della Giunta non ha più detto nulla. Probabilmente, ha detto poco, ma ha fatto molto, nel senso che io penso che tutti, al di là dei cartelloni, siamo in grado di cogliere, ormai arrivati quasi a fine legislatura, il grosso tentativo, secondo noi anche incisivo, che ha fatto questo governo e questa maggioranza in questi quattro anni e mezzo per costruire, proporre e supportare un'economia alternativa rispetto a quella classica all'interno della nostra Regione, e quella classica tutti la conosciamo: FIAT, Olivetti e indotto relativo. Noi siamo partiti nel 1995 con una situazione di scheletro economico all'interno della nostra Regione che aveva due maglie importanti che erano rappresentate dalla FIAT e dall'Olivetti, più altre piccole maglie rappresentate da tutto l'indotto che, per quanto riguarda la provincia di Torino, è un indotto notevole. Se nel Novarese o nel Cuneese l'indotto FIAT ed Olivetti ha un'incidenza dell'1%, nella provincia di Torino l'incidenza sarà pure dell'80, del 70 o del 90%, quindi incidenze fortissime.
Partendo da questo presupposto, penso che sia stato molto importante l'aver messo in piedi, ad esempio, Olimpiadi 2006: non è stato certamente il Presidente Ghigo da solo ad ottenerle, però ritengo abbia dato un contributo determinantissimo e l'abbiamo vissuto anche nella costruzione di rapporti con la Presidente della Provincia e con il Sindaco di Torino molte volte fingendo di ignorare, direi giustamente, vista la nobiltà della causa e l'obiettivo da perseguire, che si tratta in Regione di un'amministrazione di un tipo, in Comune e in Provincia di un altro tipo.
Quindi, l'aver preso coscientemente la strada di una collaborazione che arrivasse al risultato, indipendentemente dalla natura di colore delle componenti che concorrevano per quel risultato, penso che sia stato determinante, e questo non lo potete negare perché abbiamo vissuto tutti i mesi quando si era partiti con un handicap come Regione Piemonte: Sion era a cento metri dal traguardo, dopodiché per loro c'è stato un "surplace" e dalla nostra parte invece si è accelerato e il traguardo l'ha tagliato Torino e non Sion! Penso con grande soddisfazione di tutti. Questo per quanto riguarda Torino 2006.
Per quanto riguarda Venaria, il turismo e la cultura, anche in questo caso i 200 miliardi sono stati attivati e stanno andando a realizzazione.
Il collega Miglietti ha fatto il conto dei 500 miliardi del FIP, ma non è proprio così, perché ricordate che in qualche esercizio finanziario si è stanziato meno: quel 20% erano sovrattasse. Comunque, supponiamo pure che l'ordine di grandezza sia quello, ma c'è stato parallelamente un altro ordine di grandezza, per cui all'interno della discrezionalità della spesa della Regione, al turismo ed alla cultura sono state destinate veramente centinaia di miliardi all'interno di questa legislatura: i risultati si stanno vedendo. Prima di tutto, vi è stato altro che un Programma di sviluppo! Direi che, nei fatti, questo è stato un disegno, ed è stato un progetto che strategicamente perseguiva l'obiettivo di costruire per la nostra Regione un'alternativa economica, rispetto a quella classica che sta venendo meno. E questo, voglio dire, è un disegno ed un progetto, che è stato perseguito e direi che i primi risultati si cominciano a vedere.
"Salone del gusto": di tutta la partita legata all'enogastronomia non esisteva traccia nel 1995; oggi rappresenta un polo di attrazione, vuoi di investimenti, vuoi di attenzione, vuoi di indotto e di ritorno per quanto riguarda il prossimo futuro. Come si fanno ad ignorare queste cose semplificando ed accusandoci di incapacità, quasi che non si fosse fatto nulla e se ne fosse parlato solo nel 1995, all'atto dell'insediamento della Giunta Ghigo? A proposito del deficit della sanità, una considerazione sintetica, ma che riteniamo sia una pennellata incisiva rispetto a quel che è avvenuto in questi mesi; non a caso in questi ultimi tempi non abbiamo più chiesto un dibattito sulla sanità.
Vedo la collega Suino ed altri colleghi che erano in IV Commissione quando la settimana scorsa abbiamo fatto queste considerazioni, ma rivolgo a loro la domanda - fino a quindici giorni o tre settimane fa, che cosa era stato costruito da parte delle opposizioni relativamente alla sanità piemontese? La Regione stava sfondando, secondo una parte per 2.000 miliardi, secondo un'altra per 3.000, secondo un'altra ancora per 3.500.
Insomma, l'ordine di grandezza era dai 2.000 ai 3.500 miliardi, e si diceva che questo era avvenuto per l'incapacità della Giunta Ghigo e dell'Assessore D'Ambrosio, che avrebbero lasciato che le cose andassero allo sfascio, senza governarle e senza intervenire. Dopodiché, negli ultimi quindici giorni, abbiamo avuto dei dati, delle statistiche e dei consuntivi da cui, virgola più, virgola meno - i consuntivi definitivi non ci sono ancora, ma gli ordini di grandezza sì - risulta che il Lazio ha sfondato di 6.500 miliardi, la Toscana di 4.500, così come altre Regioni. Scusate: per queste Regioni valgono le stesse regole annunciate, per cui vi era stata incapacità, malgoverno ed assenza totale dell'Assessore D'Ambrosio e della Giunta Ghigo, o invece questa è la dimostrazione provata di quanto noi scusate la presunzione, ma è giusto ribadirlo - due o tre mesi fa, ai primi di settembre, quando per la prima volta si dibatté in quest'aula relativamente a queste questioni, dicemmo e cioè che il Governo nazionale (D'Alema prima, D'Alema dopo, quindi il Governo è sempre lo stesso) aveva sottovalutato la spesa finanziaria? La nostra tesi era che il Governo, per questioni elettorali e clientelari, anziché predisporre una finanziaria che reperisse le risorse necessarie per far fronte alle spese, quindi alle esigenze della sanità (se occorrono tot lire per gestirla, è ovvio che non si può erogare di meno) aveva scelto la strada di impostare Finanziarie leggere, delegando le Regioni a reperire i fondi, attraverso provvedimenti impopolari, perch sicuramente attingendo mutui per 350 miliardi per due esercizi, come ha predisposto l'Assessore Burzi e la Giunta, relativamente al bilancio di previsione del 2000, è ovvio che quei 700 miliardi in due annualità vanno a comprimere e a restringere le possibilità di respiro in conto capitale dei prossimi esercizi.
Noi in allora facevamo queste considerazioni, confermate da quanto è emerso con il Lazio, con la Toscana e con tutti i dati che mettono in evidenza come la Regione Piemonte sia preceduta da una graduatoria lunga e di nobiltà, rispetto alle Regioni del nostro Paese. Questa è la conferma c'era anche Picchioni, il cui intervento peraltro abbiamo apprezzato all'interno di quella Commissione - per dire che, insomma, il Vangelo non è una scatola chiusa, che ognuno di noi tiene in tasca, ma i dati sono dati la razionalità è la capacità di osservare dei fenomeni, di fare un'analisi e di tirare delle conclusioni.
Scusate se ho detto anche questo, ma penso che alcune considerazioni, a fronte di quella semplificazione totalizzante rispetto all'incapacità e all'assenza della Giunta, dovessero essere fatte.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di intervento, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.



(Il Consigliere Segretario Grasso effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI' 30 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere La legge è approvata.


Argomento: Veterinaria

Esame proposta di legge n. 555: "Misure straordinarie ad integrazione della L.R. 4/9/1996 n. 70 'Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio'"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di legge n. 555, di cui al punto 8) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Angeleri, che ha facoltà di intervenire.



ANGELERI Antonello, relatore

Signor Presidente, egregi Consiglieri, la proposta di legge n. 555 risponde sostanzialmente ad un'esigenza, cioè quella di contenere il numero di cinghiali che popola il territorio della nostra regione, che ha prodotto gravissimi danni alle colture, alle persone e alle cose situate in aree agricole o limitrofe a quelle agricole.
Il provvedimento si pone l'obiettivo di correggere sul nascere la tendenza alla sovrappopolazione della specie citata attraverso il divieto di immissione in campo aperto su tutto il territorio regionale.
Allo stesso tempo, si sollecita l'approvazione da parte delle Province di piani di abbattimento dei cinghiali, finalizzati alla riduzione della specie nell'intero territorio regionale ad integrazione ed in deroga di quanto previsto all'art. 29, comma secondo, della L.R. n. 70/96 ed all'art.
4 della L.R. n. 36/89, rendendo più agevole il processo decisionale ed aumentando il numero dei soggetti di cui avvalersi per l'attuazione del piano stesso.
I piani richiesti e predisposti da vari soggetti devono essere effettuati almeno tre volte all'anno e le Province dovranno informare la Regione degli interventi attuati.
E' previsto, infine, l'esercizio del potere sostitutivo da parte della Regione in caso di ritardo, inerzia od inadempienza della Provincia.
La III Commissione ha esaminato, come tutto il Consiglio sa, in tempi molto brevi la proposta, ritenendola urgente; l'ha licenziata con il voto favorevole della maggioranze dei presenti ed ora raccomanda analoga sollecitudine all'assemblea, anche perché il lasso di tempo che è trascorso dal licenziamento del provvedimento da parte della III Commissione non è stato breve, si parla del 25 ottobre di quest'anno, quindi due mesi fa.
D'altra parte, questo ha consentito un ulteriore approfondimento sull'applicabilità e sull'efficacia della legge. E' proprio rispetto a questi approfondimenti che in qualità di primo firmatario di questa proposta di legge volevo sottoporre all'attenzione dell'aula una serie di emendamenti firmati anche da altri colleghi, volti ad inquadrare meglio l'articolato proposto nell'ambito della legislazione regionale vigente e a renderlo più assonante con i criteri informatori della stessa legislazione.
Nel dettaglio, all'art. 1 si propone di aggiungere un inciso sulla base del quale è ancora reiterato il divieto assoluto di allevamento del cinghiale a scopo venatorio.
All'art. 2 è soppressa a regime la facoltà di effettuare battute durante tutto l'anno solare, mentre tale facoltà viene introdotta per l'anno 2000 con una specifica norma transitoria, anch'essa oggetto di emendamento e che ha riferimento alla possibilità di attuare detta norma da parte delle Province. Sempre all'art. 2 vengono meglio specificati responsabilità e ruoli tra le Province e gli altri soggetti pubblici e privati, a vario titolo coinvolti in questo progetto di legge.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MINERVINI



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Angeleri è aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola la Consigliera Suino; ne ha facoltà.



SUINO Marisa

Dobbiamo fare una premessa doverosa che è quella di riconoscere che c'è una crescente presenza ...



(Forte brusìo in aula)



SUINO Marisa

Per favore, Presidente, può richiamare l'aula?



PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi, potete eliminare il brusìo e cercare di prestare attenzione? Forse faremmo prima e lasceremmo più spazio al Consigliere che interviene.



SUINO Marisa

Grazie, Presidente. Dicevo che partiamo da un presupposto, dato dalla crescita della presenza di cinghiali anche in zone coltivate di pianura che prima non li ospitavano, da un incremento di danni provocati all'agricoltura, così come da una crescita rilevantissima del numero di cinghiali abbattuti negli ultimi dieci anni (nella sola provincia di Torino, vi è stato un aumento del 50% circa). Quindi, anche se per noi parlare di emergenza significa parlare di problemi di altra natura, gravità e rilevanza, sicuramente riconosciamo che su questo tema vi è una priorità.
Vanno trovate delle soluzioni, ci siamo dichiarati disponibili a trovare delle soluzioni, ad applicare le leggi, considerato che siamo anche convinti che la legge vigente, la n. 70, ha tutti i presupposti affinché la sua applicazione dia dei risultati in linea con quanto tutti ci domandano e con quanto noi stessi vogliamo attuare.
L'Istituto nazionale per la fauna selvatica impone una pianificazione seria dei piani di abbattimento, quindi vanno adottati strumenti in grado di affrontare efficacemente il problema alla radice. Che cosa vogliamo dire? Vogliamo dire che vanno attuate tutte quelle misure che prevengano il verificarsi di questi danni, azione che finora non è stata attuata da questa Giunta negli ultimi anni, nemmeno applicando la L.R. n. 70/96.
Piuttosto che dare corso ad un regime di risarcimenti che si amplia di settimana in settimana e che non sempre è sufficiente a coprire i danni provocati, o i danni effettivamente subìti, il provvedimento presentato oggi, così come noi l'abbiamo ricevuto - vedremo più avanti, magari domani con una presenza di Consiglieri che consenta di fare sul serio, se questo provvedimento sarà modificato - è un provvedimento di carattere esclusivamente "elettoralistico", è un provvedimento inutile, è un provvedimento grave, dannoso. Le leggi vigenti dovrebbero consentire di dare attuazione a tutta una serie di azioni, ma su questo diremo poi meglio.
Il ragionamento che fanno i proponenti è che cresce il numero di incidenti causati da questi animali. Gli automobilisti si ritrovano, anche in strade di pianura, a rischiare gravi incidenti. Si calcola che in Piemonte dovrebbero esserci circa 10 mila capi, tenendo conto che è un calcolo teorico: non esiste nemmeno un monitoraggio, perché l'Assessorato preposto in questi anni non ha nemmeno creato le condizioni affinché vi sia un monitoraggio e una banca dati, quindi ci limitiamo ad indicazioni molto generiche.
Nel 1998 si stimano danni per 1.300 milioni, di cui 624 relativamente ai parchi naturali: oasi protette, dove questi animali, che sono animali intelligenti, vanno a rifugiarsi. Quest'anno è stato consentito ai 13 mila cacciatori piemontesi, iscritti alla Federcaccia, all'Arcicaccia e all'Enelcaccia di Torino, di abbattere dieci capi ciascuno; questo ampliamento è stato presentato come un intervento straordinario. Sappiamo che nella zona della tenuta dei laghi della Mandria, dall'inizio del 1999 sono stati abbattuti 305 capi, cioè il 50% in più dell'anno precedente.
Qualcuno sostiene che la responsabilità della crescita del numero dei cinghiali è da addebitarsi anche ai cacciatori. Si dice infatti che squadre organizzate di cinghialai e di bracconieri acquistano femmine gravide (la cifra varia dalle 250 alle 300 mila lire a capo) e le immettono nei boschi di notte.
La Coldiretti, l'Unione Agricoltori ed altre Associazioni chiedono che si impedisca l'allevamento, che si impedisca l'importazione di cinghiali vivi e se ne impedisca l'immissione, così come una legge vieta da molti anni; una legge disapplicata dalla Regione Piemonte che l'ha emanata.
Allora, che cosa vogliamo evidenziare? Che il problema cinghiali esiste, ma che è stato gestito, mettiamo anche in parte in assoluta buona fede, inefficacemente.
L'Arcicaccia sostiene che finora non è stata combattuta l'immissione illegale dei cinghiali. Non ci sono controlli né accertamenti per capire dove è meglio che i cinghiali si riproducano senza provocare danni alle coltivazioni e alle persone. La Federcaccia sostiene che, prima di emanare altre leggi - lo rileviamo dai verbali delle consultazioni fatte su un testo che poi è stato modificato diametralmente in Commissione, ma mi riferisco sempre al testo depositato, non ovviamente agli emendamenti che esamineremo domani - bisognerebbe avere a disposizione dei dati precisi. La Facoltà di Medicina Veterinaria di Torino osserva che non sono state trovate delle soluzioni nemmeno per capire come si possa intervenire.
Francia e Germania, i Paesi vicini con i quali dialoghiamo in altre occasioni, hanno centri di raccolta di dati, effettuano un monitoraggio costante e, di conseguenza, prevedono delle azioni. Nel nostro caso, siamo soltanto in grado di fare un'approssimazione.
Quanti sono all'incirca i cacciatori caratterizzati dalla doppia veste? Il 70%? Per doppia veste - lo esplicito bene per non essere fraintesa intendo quelle figure che sono contemporaneamente cacciatori ed agricoltori, allevatori e/o proprietari di fondi, che quindi cercano di risolvere il problema in modo - diciamo - isolato (ne do una versione positiva, assolutamente edulcorata). Se sono il 70% e si ritrovano nella doppia veste, non si troverà mai una soluzione, perché loro per primi non hanno interesse affinché si trovi una soluzione, perché è evidente che l'interesse primario è quello di allevare capi, di immetterli e cacciare.
Ed è una spirale da cui non usciremo mai, per tanti provvedimenti e soluzioni economiche, buone o meno buone, che possiamo inventare.
Le soluzioni alternative proposte sono state la cattura e la sterilizzazione, ma non sono state prese seriamente in considerazione. Non è stato fatto un passo affinché ci sia un accordo o un tavolo di confronto tra il mondo agricolo ed il mondo venatorio. Non è stato fatto un passo in questa direzione in questi anni: evidentemente, non c'è interesse affinch questo avvenga.
Abbiamo peraltro in Italia delle esperienze di apertura della caccia nei parchi. Mi fa piacere che almeno l'Assessore Racchelli si sia fermato visto che parliamo di territori che in gran parte riguardano le sue competenze istituzionali. Non tocca solo alla minoranza difendere quanto esiste, ma tocca, in primis, a chi ha il compito istituzionale. Nella Maremma Toscana, ad esempio, è stato emanato un provvedimento simile e sono state fatte diverse battute di caccia; l'esito è stato fallimentare poich non vi è stata una riduzione della fauna interessata, bensì uno scompiglio generale, perché i cani che entrano nei parchi per le battute di caccia provocano scompiglio, perché si spara contro tutti gli animali - dal leprotto al cerbiatto - perché si usa un'attrezzatura impropria - mi riferisco al tipo di fucile e al tipo di pallettoni - perché si interviene in qualunque momento e stagione.
Questo è un argomento sul quale è difficile intervenire in modo serio in assenza di applicazione delle leggi che noi stessi abbiamo emanato o che i nostri predecessori hanno emanato. A muovere i fucili non sono solo i motivi dichiarati, ma è chiaramente la passione venatoria, che viene mitizzata per entrare a cacciare nelle aree protette, che potrebbero continuare ad essere un fiore all'occhiello di molte Amministrazioni. In genere, in questi territori la fauna scompare, fugge terrorizzata e viene decimata. Per assaporare il gusto perduto della vera caccia, con urla e sangue, magari nel pieno del solleone, quando le prede sono gravide e i cuccioli non sono ancora svezzati, bisogna violare le leggi ed entrare laddove le barriere, fatte di leggi, provvedimenti, interventi costosi accumulati negli anni, hanno creato delle zone e delle oasi protette di rispetto. Si entra nei parchi per conquistare una libertà che era stata garantita. Garantirsi la libertà di sparare, di sconquassare tutto ed a qualunque prezzo; il risultato sarà soltanto uno: la distruzione degli equilibri a fatica raggiunti, l'alterazione dei cicli naturali, dei ritmi della vita animale. Di certo, non diminuiranno le spese per la Regione Piemonte, non diminuiranno le richieste di risarcimento danni, non diminuirà l'immissione selvaggia e non casuale dei cinghiali. L'appetito dei para-cacciatori aumenterà a dismisura, crescerà anche il risentimento degli esclusi. Gli unici spazi, da decenni preclusi alle stragi nel nostro Paese, saranno di nuovo profanati e l'Italia, anziché avvicinarsi a quel fatidico 10% protetto per il terzo millennio (il ragionamento: "Piemonte spirito europeo"), continuerà ad allontanarsi dall'Europa, dove la caccia esiste, ma con regole e principi che sono assolutamente lontanissimi dalla nostra mentalità.
Siamo disponibili ad un ragionamento d'intervento mirato, ma chiediamo che si faccia sul serio, a partire dall'applicazione delle leggi esistenti.
Sinora non è stato fatto; si è fatto soltanto un ampliamento dei carnieri e del periodo di caccia, autorizzando abbattimenti ed ampliando i territori della caccia. Contemporaneamente, si è causato l'aumento dei capi uccisi.
L'aumento dei danni e quello della spesa per il risarcimento non sono dati monitorati. La proposta di legge n. 555 continua nella stessa logica, con l'aggravante di aprire le aree protette ai cacciatori e di permettere la caccia in tutto l'anno solare.
La presenza di cinghiali ha creato problemi straordinari? Rispondiamo con misure straordinarie, ma queste devono rimanere tali ed essere circoscritte. La proposta di legge n. 555, così com'è, non è accettabile per i seguenti motivi: perché prevede piani di abbattimento nelle aree protette, con grave disturbo per la fauna protetta, uccidendo la credibilità stessa del parco e dell'essere tale; perché prevede che siano i cacciatori ad attuare i piani di abbattimento fuori e dentro le aree protette, consegnando la soluzione non alle istituzioni, ma a chi si trova in una doppia veste e quindi in una veste sospetta. Il problema è causato dall'immissione di cinghiali a scopo venatorio e in questo modo si continua a premiare chi opera questa immissione. Il personale degli Enti Parco è scarso; i fondi che vengono dati ai Parchi sono scarsi. In confronto, sono molto più rilevanti i fondi che vengono dati alle ATC e ai Comparti Alpini che sono Enti di diritto privato. Come possiamo pensare di fare sul serio abbattimenti e controlli, in assenza di una serie di prerequisiti che non si sono voluti ricercare? Prevedere dei piani di abbattimento, che si facciano tre volte l'anno crea disturbo per l'altra fauna presente nei parchi, crea un pericolo costante per i cittadini che fruiscono di questi parchi, fa venire meno le regole essenziali della salvaguardia delle oasi e delle zone protette.
La proposta di legge n. 555, così com'è presentata, stravolge la legge quadro sulle aree protette, non tiene conto della legge nazionale disapplica la legge nazionale sulla caccia e quindi, se dovesse uscire quel tipo di legge, bisognerebbe impugnarla in qualche modo e ricorrere ad organi superiori. In ogni caso, ritengo vi sia l'intenzione di trovare una soluzione di buonsenso, e ritengo di aver trovato grande buonsenso in questi ultimi giorni, da parte di alcuni proponenti, anche se - ribadisco con una buona applicazione della L.R. n. 70/96 in vigore si potrebbero fare grandi cose, ma evidentemente non sono state create volutamente le condizioni affinché la L.R. n. 70/96 venisse applicata.
La proposta di legge n. 555 non vieta l'allevamento dei cinghiali, non attua dei controlli per vietare l'immissione, ribadisce il divieto (ma in modo teorico, pleonastico), non applica il federalismo, perché di fatto disconosce il ruolo delle Province, relegandole alla funzione delle ATC e dei Comparti Alpini. Non prevede, ancora, dei controlli, non prevede dei finanziamenti ed un budget significativo per andare incontro alle esigenze dei Parchi, che dovrebbero essere segnalate con un po' più di voce e coraggio all'interno di questa Giunta, che evidentemente parla più lingue diverse. Noi proponiamo di varare norme che prevedano l'aggravarsi del problema e quindi attuino un'azione di prevenzione, a partire dalla sospensione degli allevamenti, i 144 allevamenti autorizzati, ma dei quali guarda caso - non c'è un dato che indichi quanti capi entrano e quanti capi escono.
Proponiamo il divieto di trasporto dei cinghiali vivi, proponiamo dei finanziamenti agli agricoltori per opere di prevenzione che vadano, via via, a sostituirsi al pagamento dei danni - e fin qui non abbiamo inventato niente, perché sono regole che esistono in tutti gli Stati europei.
Proponiamo studio, sostegno, finanziamenti di piani di contenimento della popolazione dei cinghiali, da attuarsi in forma esclusiva nelle aree protette. Proponiamo il controllo e il monitoraggio di tutto il piano di intervento, con uno sforzo straordinario e di coordinamento tra i vari Enti coinvolti.
E' evidente che abbiamo presentato una serie di emendamenti, sono circa un centinaio, atti a perseguire diversi scopi. E' altrettanto evidente che la maggioranza, da quanto ci è dato di capire, intende, a giudicare anche dall'insistenza con la quale la proposta di legge n. 555 ha mantenuto una pole position di notevole interesse in confronto ad altri argomenti che aspettano da anni, discuterlo. Abbiamo tentato "timidamente" di ricordare altri argomenti ugualmente importanti: l'elettroshock - che magari avrebbe la precedenza - l'economia collinare, il fondo per il socio-assistenziale il fondo per il Patto sociale. Dopodiché si è deciso che la proposta di legge n. 555 ha la precedenza su tutti: lo abbiamo capito. Abbiamo capito che questa maggioranza, non questa sera in quanto, casualmente, non ha i numeri, ma troverà una sua ricomposizione ...



(Voci in aula)



SUINO Marisa

...e probabilmente andrà verso una conclusione operativa.
Ci pare anche di cogliere che la stessa minoranza non si dovrà trovare nella situazione di discutere i cento emendamenti, perché, probabilmente riusciremo a trovare una soluzione intermedia su emendamenti che tengano conto della legge vigente e del periodo che ci ritroviamo a vivere. Non mi riferisco né al Natale né al Capodanno, ma a quello della chiusura di legislatura, quindi ad un'imminente e già avviata, da parte del Presidente Ghigo, campagna elettorale. Potremmo trovare delle soluzioni strada facendo e vedremo il tempo che questo richiederà.
Se si vuole tentare di dare almeno una parvenza di serietà al provvedimento occorrono degli emendamenti che dicano: "no" agli allevamenti, monitoraggio e controlli, la Provincia provveda, non si spari nelle aree protette, non si spari tutto l'anno solare, non sono validi tutti i mezzi e tutte le possibilità e non si tutelano gli interessi casuali o non casuali, dei proprietari di fondi o cose similari. E' necessaria una serie di presupposti che ci consentano di dare una parvenza di serietà al provvedimento.
Credo ci siano altre strade percorribili.
Rilancio ancora, a titolo personale e non più come Gruppo, un appello ai colleghi della maggioranza e agli Assessori che dovrebbero essere competenti su questa materia, affinché si tutelino dei beni di inestimabile valore: i parchi, le oasi protette, la fauna. Ripeto, applicando le leggi vigenti è possibile salvaguardare tali beni.
Detto questo, discuteremo sugli emendamenti domani.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gatti.



GATTI Agostino

In Commissione avevo sostenuto, anche in base alle considerazioni della Consigliera Suino, che non era il caso di varare una legge stralcio.
Da più di un anno si sta discutendo la modifica della L.R. n. 70/96 perché si era sentita l'esigenza di apportare modifiche sostanziali e di attualità: tale legge sta segnando un po' il tempo.
Ritengo che la Giunta e l'Assessorato abbiano perso l'occasione di dare corpo e gambe ad una soluzione della L.R. n. 70/96, innanzitutto perché era già insito all'interno della legge stessa che, se applicata bene, con i dovuti correttivi, non si sarebbe arrivati ad un problema così drammatico perché forse avremmo provveduto nel corso dell'anno ad affrontare anche questo grave problema.
La situazione in cui ci troviamo oggi sta semplicemente vanificando tutto ciò che c'era di buono nella legge n. 156, che poi è stato recepito nella L.R. n. 70/96: sta sottraendo i finanziamenti alle ATC che non possono svolgere correttamente la loro attività venatoria in quanto devono pagare centinaia di milioni per i danni causati dai cinghiali. Quindi, con gravi danni al controllo, con gravi danni di emissione di selvaggina selvatica e consentire una caccia che sia soddisfacente per i nostri cacciatori.
Fatta questa premessa, a malincuore avevo poi accettato, vista l'emergenza che era stata ravvisata dalle Associazioni e un po' da tutti i Gruppi politici, di arrivare ad una legge stralcio, che anch'io ho sottoscritto e che poi, durante la discussione in Commissione, è stata profondamente modificata per avvicinarsi alle posizioni che riteniamo, se non ottimali, di più larga soddisfazione. Ci sono ancora delle resistenze l'emergenza continua, quindi è chiaro che il discorso deve essere affrontato.
Mi pare che la maggioranza stia producendo degli emendamenti che consentono anche di sopperire ad alcune nostre considerazioni che abbiamo avanzato in corso d'opera, in particolare della collega Suino. Pertanto ritengo che domani mattina con buona volontà da parte di tutti e cercando di svolgere una discussione seria e partecipata, ci sia la possibilità di trovare una soluzione al problema.
Pertanto, ci riserviamo per domani mattina, durante la discussione dell'articolato, di intervenire sugli emendamenti presentati per trovare delle soluzioni e soprattutto per confrontarci.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il nostro intervento sarà breve. Condividiamo un po' tutte le osservazioni già svolte dai colleghi.
Innanzitutto, l'emergenza cinghiali rappresenta nel territorio piemontese una questione assai difficile e non ci pare che la proposta di legge n. 555 sia indirizzata a risolvere seriamente e coerentemente il problema. Sono già state dette in modo preciso alcune cose da parte dei colleghi.
Innanzitutto, si riscontra l'assenza di uno sforzo, anche nella programmazione, nel coordinamento delle attività tra gli Enti, in grado di poter intervenire anche sul territorio nella tutela del territorio ambientale, paesaggistico, oltreché faunistico: sulla questione dei cinghiali manca un'attività di prevenzione.
Sostanzialmente si mette in crisi, e non viene osservato, un impianto legislativo complessivo. Non vi è alcun controllo, alcun monitoraggio e quindi non si riesce a captare né dalla relazione né dal dibattito - cui il nostro Gruppo ha partecipato non costantemente in quanto non possiamo formalmente far parte di tutte le Commissioni - una fotografia precisa della realtà esistente. Anche su questo i dati sono assolutamente sommari e non si dà neppure un dato preciso e significativo sull'emergenza cinghiali sul territorio piemontese.
Si evince, quindi, la volontà di non affrontare seriamente questo problema. Le osservazioni che sono state poste dai colleghi non riguardano noi crediamo, solo la necessità di affrontare in modo così esaustivo la tutela dell'ambiente e della fauna, ma poter ricorrere anche ad una logica che è comune, che in qualche modo tenga conto di tutti gli strumenti possibili per intervenire in modo serio e soprattutto non propagandistico né elettoralistico.
Viceversa, ci pare che la logica che pervade l'impianto di questa proposta di legge aggravi l'apertura a strade che non sono necessarie, e che invece danno un ampio respiro ai cacciatori e non tutelano le aree protette, quindi la tutela dell'ambiente e del paesaggio.
Entreremo poi nel merito specifico durante il dibattito su ciascun articolo anche con gli emendamenti che abbiamo sottoscritto.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Prima dell'intervento della Consigliera Simonetti avevo la sensazione che stessimo davvero cercando tutti insieme - maggioranza e minoranza - la strada giusta per risolvere un problema che esiste. Non è un discorso elettoralistico, è stato detto bene nell'intervento della Consigliera Suino: basta ricordare quanto i giornali di qualche mese fa hanno scritto sull'argomento; basta ricordare gli interventi, ricordo tra l'altro quello del Difensore Civico della Provincia di Asti che ha fatto sentire la sua voce sul problema degli incidenti automobilistici causati da cinghiali basta pensare a tutte le Associazioni di categoria che hanno fatto presente i danni agli agricoltori. Ed allora non è che ci siamo inventati un problema per ragioni elettoralistiche, assolutamente no! Abbiamo registrato che c'era un grave problema, e con noi l'hanno registrato anche cinque Consiglieri di minoranza che hanno firmato la proposta di legge n. 555.
Quando l'ho firmata anch'io non pensavo di stravolgere nulla, ma volevo giungere seriamente alla soluzione del problema, portando il mio modesto contributo.
E' stato detto che la L.R. n. 70/96 poteva consentire di risolvere il problema, ma non è stato così perché la legge non è stata gestita in modo efficace. Su questo vorrei che la Giunta potesse dare una risposta, perch la L.R. n. 70 l'abbiamo approvata il 4/9/1996, quindi è una legge che non possiamo dire che ci siamo ritrovati dall'altra legislatura. E' una legge che abbiamo approvato noi, è una legge che ha avuto un iter lungo laborioso e complesso in Commissione ed è stata votata grazie a determinanti e pressanti interventi da parte della minoranza. Quindi, è giusto in questa occasione chiederci se non ha funzionato e poteva funzionare, perché così non è stato. Problemi delle Province? Problemi di dirigenti regionali? Chiederci qualcosa di più, prima di approvare una nuova legge, è solo giusto e doveroso, e bisogna chiederlo seriamente.
Io ho firmato questa legge non per stravolgere qualcosa, ma pensando ai danni che ricevono gli agricoltori e non solo gli agricoltori che hanno una doppia veste (agricoltori e cacciatori). Se i cacciatori sono 13 mila su tutto il territorio regionale, possiamo dire che possono essere più o meno 9 mila i cacciatori-agricoltori. Io penso però anche a tutti gli altri: fa rabbia quando uno ha il raccolto pronto vederselo distruggere. E fa rabbia vedere le ATC che hanno sempre meno soldi, che non possono provvedere al risarcimento, che non possono con questi finanziamenti fare altre cose come ha detto molto bene il collega Gatti poc'anzi.
Esiste la disponibilità da parte di tutti i Consiglieri di tentare attraverso emendamenti, di approvare una legge la più efficace possibile ma facciamo tesoro - questa è la mia raccomandazione per la discussione di domani - del motivo per cui non è stata efficace la legge che noi - non altri! - abbiamo approvato il 4/9/1996.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Svolgerò alcune brevissime considerazioni su questa proposta di legge che anche noi abbiamo firmato. Peraltro, abbiamo già concordato con il primo firmatario Angeleri l'ipotesi di alcuni emendamenti che vanno nella direzione della ricerca di un compromesso che consenta (noi siamo gradualisti per mentalità) di arrivare ad un punto d'incontro che permetta di risolvere il problema.
Certo, durante questa fase si sono anche agitate le bandiere delle singole posizioni. Noi non siamo interessati ad agitare bandiere fini a se stesse, perché non portano assolutamente a nulla; sentiamo anche la responsabilità di arrivare ad una soluzione che certo non è quella che probabilmente in questo momento sarebbe la più efficace a fronte dell'emergenza, perché vedi, collega Mariangela Cotto, stiamo parlando della legge n. 70 del 1996, ma dal 1996 ad oggi sono passati tre anni.
Questi cinghiali, che io conosco solo attraverso le foto pubblicate sui libri, perché non essendo cacciatore non ho mai avuto modo di incrociarne (se non di gustarne qualche volta la carne in qualche cena, come capita penso a tutti, anche ai colleghi), ebbene in questi ultimi tre anni si sono moltiplicati in progressione geometrica. Il problema è esploso! Siamo in presenza di un flagello; non ritengo anch'io, come diceva la collega Cotto che all'interno del mondo degli agricoltori ci sia una grossissima percentuale di cacciatori, non è così. Sicuramente c'è una percentuale molto alta di cacciatori che non vivono di agricoltura, che sono lavoratori dipendenti e che fanno tutt'altra cosa nella vita anziché l'agricoltura.
Per darvi un'idea del fenomeno, devo citare un fatto che sotto certi aspetti ci ha fatto anche piacere. Due mesi fa, tornando alla sanità, nei Consigli comunali della Provincia di Novara non c'era Consiglio comunale che parlasse di qualsiasi argomento, che non finisse con il parlare di sanità, perché ovviamente l'argomento era orchestrato, strutturato supportato in un certo modo. Nell'ultimo mese abbiamo avuto la soddisfazione di vedere scemare l'interesse verso questo problema a livello di Consigli comunali, quindi stiamo parlando di Enti locali che sono in trincea, e in quest'ultimo periodo non c'è stato Consiglio comunale che non abbia invece sollevato il problema dei cinghiali perché, non so in altre zone, ma nella zona del medio Novarese, il problema è sentitissimo perch ingentissimi sono i danni e le devastazioni che questi animali stanno provocando. Quindi, dal 1996 ad oggi sono passati tre anni; oggi in molti settori avviene in tre mesi quello che prima avveniva in dieci anni, c'è un'accelerazione sotto tutti gli aspetti, e i cinghiali sicuramente stanno al passo rispetto a queste accelerazioni che sono in atto.
Riteniamo quindi che la proposta di legge iniziale, che aveva provocato delle reazioni diametralmente opposte ed ugualmente dure, probabilmente partiti, non dico da due estremi, la nostra ci sembrava già abbastanza ragionevole, ma sicuramente da due posizioni molto lontane; il dibattito anche solo accennato, e le esibizioni anche attraverso i peluche di questi ultimi due mesi, hanno certamente contribuito ad introdurre un indice di ragionevolezza che riteniamo possa, nella giornata di domani, far chiudere la vicenda (se è possibile al mattino meglio ancora), perché ci sono giustamente, come è stato ricordato anche da colleghi di opposizione come la collega Suino, molti altri provvedimenti che ugualmente sono prioritari.
Ma poi come si fa a stabilire la priorità delle priorità? Non abbiamo la presunzione che questa sia la priorità assoluta, sicuramente è una delle priorità, così come l'accreditamento, così come tanti altri provvedimenti ad esempio lo Statuto del lavoro, per non parlare poi del bilancio preventivo, pure se provvisorio: sono tutte priorità.
Quindi, noi pensiamo che sia coniugabile il fatto che domani mattina si discuta di questo problema e, dal pomeriggio in poi, di altri problemi ugualmente prioritari.
Riteniamo che il testo, così come è stato formulato, mediato ed addolcito, se così possiamo dire dal nostro punto di vista, con gli emendamenti proposti dal nostro primo firmatario e che noi pure abbiamo sottoscritto, consenta di affrontare il problema in maniera più efficace e con gradualità. D'altra parte, le riforme sono gradualità, secondo l'etimologia della parola stessa, quindi siamo fiduciosi sul fatto che il Consiglio regionale possa, nel suo complesso, fare un passo in avanti per andare incontro a quella miriade di agricoltori e di persone che traggono il loro reddito principale e i loro proventi dall'agricoltura. I veri problemi non sono dovuti soprattutto ai cinghiali che attraversano le strade, ma ai danni, ingentissimi, che essi provocano alle colture agricole.
Pertanto, siamo disponibili, come lo siamo stati in quest'ultimo periodo, a lavorare affinché il risultato possa essere incisivo, efficace e, seppure compromissorio, in grado di raccogliere consensi tali da portare in tempi brevi all'approvazione e all'applicazione del provvedimento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bodo.



BODO Giovanni, Assessore all'agricoltura

Il problema cinghiali esiste effettivamente, come credo nessuno abbia negato. Io mi sono posto però una domanda: fino a non molti anni fa, i cinghiali, o meglio i porcastri, non erano conosciuti nei nostri territori.
Questo è il dato di partenza che tutti, compresi i componenti del Consiglio regionale, devono tenere presente. Perché questa è stata un'introduzione così come sono stati introdotti i conigli selvatici, animali la cui presenza nel nostro territorio era pressoché insignificante.
L'aspetto che intendo poi mettere in evidenza è l'abbondanza di letteratura sulla materia in questi ultimi tempi e di articoli giornalistici, così come di esposti da parte di Consigli comunali, ma anche di Prefetti, che segnalano la gravità della presenza o dell'emergenza cinghiali. Mi risulta che in una zona del Novarese sia stata addirittura sospesa temporaneamente la caccia.
Effettivamente vi è stato, almeno da quando mi occupo del problema, il tentativo di individuare una soluzione che fosse equilibrata ed equa. A livello di Comitato regionale della caccia si era costituita una Commissione ad hoc, dove erano presenti diverse componenti, che ha presentato una relazione nella quale si mette principalmente in evidenza che questi animali, durante la notte, possono percorrere facilmente 50 chilometri, per cui trovano facilmente riparo al di fuori delle zone protette se nelle zone protette si dà loro la caccia, o trovano facilmente riparo nelle zone protette se nelle zone non protette è consentita la caccia.
Il problema di fondo non è tanto quello di fare una mattanza di cinghiali - credo che questo non stia a cuore né alla Giunta né al Consiglio regionale - ma la necessità di trovare un livello di compatibilità tra esigenze del territorio e la presenza di questi selvatici. La presenza di questi selvatici - è stato detto da tutti gli intervenuti - si è gonfiata a dismisura, né è valso a qualcosa il tentativo di cercare di contenerne la proliferazione con l'aumento da cinque a dieci del numero di capi da abbattere da parte di ogni cacciatore durante la stagione venatoria. Di qui il reclamo, fatto fuori da quest'aula, di provvedere in qualche modo per avviare quel discorso di compatibilità che tutti ci auguriamo, e che anch'io ovviamente mi auguro, possa trovare attuazione attraverso un provvedimento di legge, con soddisfazione di tutti.
Non considero questo un provvedimento elettorale. Lo considererei un provvedimento elettorale se non fosse reclamato da così tante persone del mondo agricolo o che è incappata in incidenti stradali. Se le leggi devono essere rispettate, credo che coloro che per legge sono chiamati a fare determinate cose che omettono di fare siano dei trasgressori nei confronti della legge. A mio modo di vedere, non si può addebitare ad alcuni soggetti attività che per legge fanno capo ad altri soggetti.
Sono convinto che la legge n. 70 del 4/9/1996, approvata da questo Consiglio regionale, sia uno strumento in grado di governare il rapporto equilibrato tra cinghiali e territorio, perché così recita il secondo comma dell'art. 29 di tale legge: "La Provincia, per comprovate ragioni di protezione di fondi coltivati e degli allevamenti, può autorizzare, anche su proposta delle Organizzazioni professionali agricole e provinciali piani di abbattimento attuati dalle Guardie delle Province, con la collaborazione dei proprietari o conduttori dei fondi compresi nelle aree interessate di abbattimento stesso, nonché dalle Guardie venatorie volontarie".
Il secondo comma dell'art. 29 è chiaro e non può essere interpretato in altro modo: indica il soggetto, le motivazioni e le ragioni per le quali bisogna fare i piani di abbattimento, così come chi li deve attuare, per cui non mi pare corretto attribuire alla Regione carenze su questa materia.
Se andiamo a vedere realmente qual è la situazione che si è verificata nelle varie Province piemontesi, possiamo notare come il numero dei cinghiali sia elevato non solamente a causa dei mancati abbattimenti.
Si dice inoltre che vi sono immissioni illegali. Per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, non credo che competa alla Regione Piemonte il compito di sorvegliare se qualcuno effettivamente di notte svolge attività di questo genere, cioè se trasporta cinghiali da altre regioni per immetterli nel territorio piemontese. Ho sentito anch'io voci in proposito però fino ad oggi, salvo il caso di due bracconieri fermati dai Carabinieri durante la notte, presso Borgosesia, prima dell'apertura della stagione venatoria, ma in possesso di strumenti che sarebbero stati idonei per l'abbattimento dei cinghiali, le cronache non riportano episodi analoghi.
Abbiamo anche voluto sapere dalle Province, a cui competeva, secondo noi e secondo la L.R. n. 70/96, l'obbligo di regolare questo problema, che cosa è stato fatto nell'ultimo triennio. Vi comunico i dati che ho raccolto.
La Provincia di Alessandria - vorrei però precisare che qui siamo al di fuori delle zone di protezione - ha affrontato nell'ultimo triennio, ai sensi dell'art. 29 della L.R. n. 70/96, 91 interventi di controllo della specie cinghiale con l'abbattimento di 95 capi.
La Provincia di Cuneo ha risposto in questi termini alla nostra richiesta: "Gli interventi di controllo di cinghiale, ai sensi dell'art. 29 della L.R. n. 70/96, sono stati i seguenti: 'Anno 1997, n. 3 interventi abbattuti 3 cinghiali; anno 1998, n. 4 interventi, abbattuti 2 cinghiali anno 1999, n. 12 interventi, abbattuti 14 cinghiali".
La Provincia di Torino ci ha comunicato quanto segue: "Si fa seguito alla nota di codesto Settore, relativa agli interventi di controllo e al numero degli esemplari abbattuti della specie in oggetto, per trasmettere in allegato il prospetto aggiornato all'addetto odr". Secondo il prospetto nel 1997 sono stati fatti n. 13 interventi e sono stati prelevati 6 capi nel 1998 sono stati fatti 21 interventi e sono stati prelevati 52 capi; nel 1999 sono stati fatti 37 interventi e prelevati 55 capi.
La Provincia di Novara, dove tra l'altro è stata vietata la caccia, ha comunicato: "In esito alla nota di codesta Regione (prot. n. 4800), si comunica che nell'ultimo triennio sono stati attuati circa 60 interventi di controllo della specie cinghiali, ai sensi dell'art. 29 della L.R. n.
70/96, con l'abbattimento di 9 esemplari".
Per quanto riguarda la Provincia di Vercelli, evidentemente i cinghiali non ci sono, perché ci informa che "nell'ultimo triennio non si è ravvisata l'opportunità e tanto meno la necessità di attuare sul territorio di competenza interventi di controllo della specie cinghiale ai sensi dell'art. 29 della L.R. n. 70/96".
La Provincia di Biella, che ha fatto una lunga dissertazione, non ha assolutamente precisato quanti cinghiali sono stati catturati o abbattuti dalle notizie che ho risulta che stanno adoperandosi per reperire delle gabbie per poterli catturare vivi. Nella Provincia di Asti mi risulta che dall'8/9/1996 al 17/11/1999 abbiano catturato 21 cinghiali. Infine, la Provincia del Verbano Cusio Ossola, dove nel 1997 hanno catturato 9 esemplari, nel 1998 nessuno, nel 1999 (fino al 7/11/1999) circa una trentina.
Se non ho fatto male i conteggi, mi risulta che in tutte le Province ad eccezione delle zone protette, sono stati catturati 313 cinghiali in tre anni, quindi circa 104 cinghiali all'anno. Questa è la situazione.
Sono convinto che se le Province, al di là di urlare "al cinghiale, al cinghiale", avessero effettivamente svolto un'azione, la L.R. n. 70/96 avrebbe sicuramente dato la possibilità, se non di governare in modo totalmente equilibrato l'emergenza cinghiali, perlomeno di rendere sopportabile la situazione agli agricoltori e ai cittadini, in modo che il problema non si aggravasse. Allora, si dice: "Il testo di legge non va bene". Il testo di legge può essere emendato. Mi pare di aver sentito segnali di disponibilità, se non ho capito male, da una parte dell'opposizione, ma constato che sono stati presentati cento emendamenti.
Siamo disponibili a trovare una soluzione intermedia, ma si tratta di vedere che cosa vuol dire esattamente una soluzione intermedia, in che cosa consiste la linea mediana, altrimenti il problema di fondo rimane. Ci sono esposti, ci sono centinaia di firme raccolte, nessuno l'ha negato.
Tuttavia, credo che occorra arrivare al più presto ad un provvedimento delimitato nel tempo, perché questa è la garanzia che l'intervento che si vuol fare è un intervento straordinario che tende a riportare la situazione in una condizione di governabilità, ma sicuramente un intervento è indispensabile. Temo che, quando si parla di controlli e di monitoraggi, si tenda a dilazionare nel tempo questo stato di cose che, dal mio punto di vista, sta diventando pesante, e che quindi deve essere affrontato.
Io sono per un intervento serio, che effettivamente ponga rimedio a questa situazione, e sono anche per, se esiste la possibilità, giungere ad un testo efficace in grado didirimere la questione, riportando sotto controllo l'emergenza cinghiali nella nostra regione.
Non credo che non ci sia una soluzione, si trovano sempre delle soluzioni. Se c'è una sovrappopolazione di cinghiali sul territorio regionale si devono trovare degli strumenti che consentano di riportare il tutto alla normalità.
Siamo d'accordo nel trovare dei mezzi effettivamente efficaci per riportare al governo questa proliferazione di animali che indubbiamente da una parte fa piacere, ma dall'altra no. Bisogna trovare uno strumento che consenta di fare qualcosa in grado di risolvere il problema che oggi la gente denuncia.



PRESIDENTE

La discussione generale è terminata. Nella seduta di domani si discuteranno gli emendamenti.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.50)



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