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Dettaglio seduta n.43 del 28/02/96 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n. 69 dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea relativa all'edificazione nell'area ex LIP di Trofarello


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Signori buongiorno, possiamo prendere posto. Ringrazio ancora tutti i Consiglieri per la partecipazione che hanno voluto offrire ieri ad Alba e per il successo complessivo della manifestazione. Ringrazio ancora tutto il nostro personale, in particolare - se mi permettete - la dott.ssa Garabello.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 69, presentata dai Consiglieri Chiezzi e Papandrea, alla quale risponde l'Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con riferimento all'interpellanza in oggetto preciso quanto segue.
L'area citata nell'interpellanza è stata oggetto di un Piano Particolareggiato con congiunta variante al Piano Regolatore vigente adottati dall'Amministrazione comunale di Trofarello con deliberazione consiliare n. 85 del 27/9/1994.
Lo strumento esecutivo è stato trasmesso all'Assessorato regionale all'urbanistica ed è stato oggetto di valutazione da parte degli uffici che si sono espressi con una relazione ed una proposta di approvazione in data 5/5/1995.
Il Piano Particolareggiato e la contestuale variante al Piano Regolatore Generale sono stati infine approvati in applicazione dei disposti dell'art. 40, settimo comma, ultimo capoverso, della L.R. n.
56/77.
Nel merito occorre rilevare come la variante al Piano Regolatore abbia riguardato la modifica delle destinazioni d'uso consentite in un ambito Bpr1 già definito dal Piano Regolatore vigente di "ristrutturazione e riconversione urbanistica" prevedendone un utilizzo prevalentemente residenziale e per attività di servizio pubbliche e private (terziario), a fronte di una precedente destinazione per attività eminentemente commerciali e terziarie.
I parametri di utilizzo, in termini di superficie lorda di pavimento rimangono pressoché invariati e le ulteriori modificazioni introdotte non paiono incidere negativamente sull'assetto urbanistico distributivo del comparto urbano di intervento, peraltro già in fase di avanzata trasformazione.
L'esclusione dal Piano Particolareggiato di alcuni fabbricati residenziali esistenti e le modifiche introdotte alla viabilità di piano risultano peraltro elementi di un riassetto a livello locale che non paiono determinare significative ripercussioni sul disegno urbano e sui livelli di accessibilità e di scorrimento veicolare del traffico.
In sostanza non era oggetto di valutazione regionale la trasformabilità dell'area già occupata dall'Azienda Lavorazione Italiana Pellami (LIP), per consentirne un utilizzo insediativo volto al risanamento e al riassetto di un comparto strategico e degradato della città, in quanto tale scelta era già stata operata in sede di strumento urbanistico generale, approvato nel 1988.
Ovviamente l'attuazione delle scelte urbanistiche deve comportare necessariamente l'attivazione delle misure cautelari in ordine alla creazione o al ripristino delle condizioni di idoneità dei suoli al rilascio di nuove concessioni. Le operazioni necessarie e i soggetti attuatori vengono individuati in fase di convenzionamento cui sono sottoposte le citate autorizzazioni e concessioni ad edificare.
I convenzionamenti devono essere verificati alla luce della dettagliata definizione delle opere urbanizzative ed indotte conseguenti alla fase di progettazione esecutiva delle opere strutturali, come definito nelle norme di attuazione del Piano Particolareggiato.
E' peraltro compito dell'Amministrazione comunale provvedere ad esercitare la necessaria vigilanza sulle fasi preliminari di esecuzione comprese le eventuali operazioni di bonifica dei terreni interessati.
A tale proposito, una verifica effettuata presso il Comune di Trofarello ha accertato l'attivazione di una richiesta alla USL n. 8 di accertamento ricognitivo nell'area LIP S.p.A. volta a definire l'esistenza di eventuali accumuli di materiali residuati delle precedenti lavorazioni e a verificare lo stato degli impianti di stoccaggio e decantazione.
Le risultanze di tale indagine ricognitiva, che dovrebbe essere stata effettuata nel mese di settembre, potrebbero costituire oggetto di specifica ordinanza del Sindaco, in analogia con provvedimenti già assunti in data 24/7/1995 e relativi alla discarica per rifiuti speciali di proprietà della stessa ditta LIP.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non ci sentiamo soddisfatti perché è stata descritta la procedura che si dovrebbe applicare, tanto è vero che nelle ultime due frasi l'Assessore ha proprio usato i termini "dovrebbe" e "potrebbe", mentre noi chiedevamo di sapere non quello che si dovrebbe fare nella procedura che conosciamo, ma cosa realmente è stato fatto.
Si tratta di un'area industriale in cui i residui sono altamente inquinanti. Vi sono state dichiarazioni allarmate e sono state espresse preoccupazioni anche da parte dei Gruppi di minoranza del Comune sul fatto che venivano avviati i lavori senza avere prima avviato un risanamento. Su questo non c'è stata risposta.
Si dice che si sarebbe dovuto fare. La nostra interpellanza era per richiedere se quello che si sarebbe dovuto fare si è fatto. Ci è stato risposto: "Si sarebbe dovuto fare". Questa è una non risposta, è uno scarico di responsabilità che non accettiamo; occorre andare a verificare realmente cosa è stato fatto. Non siamo quindi soddisfatti e riproponiamo il problema.
Visto il tipo di lavorazioni che ci sono in quell'area, vogliamo garanzie che le verifiche e gli eventuali lavori siano stati fatti e non che il Comune avrebbe dovuto. Le procedure le conosciamo. Chiediamo se l'insieme della procedura è stata effettivamente applicata. Si può prendere il tempo necessario per dare una risposta esauriente, l'importante è che venga data una risposta di questo tipo.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interpellanza n. 164 dei Consiglieri Burzi, Ferrero, Pichetto, Casari Toselli, Grasso, Ghiglia, Casoni, Salerno, Mancuso e Cotto relativa alla Comunità Damanhur - Edificazione opera architettonica "Tempio dell'uomo" e successive conseguenze giudiziare


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interpellanza n. 164 presentata dai Consiglieri Burzi, Ferrero, Pichetto, Casari, Toselli, Grasso, Ghiglia, Casoni Salerno, Mancuso e Cotto.
Risponde l'Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in riferimento all'interpellanza in oggetto, preciso che la situazione delle opere, in fatto e in diritto, è esattamente descritta dagli interpellanti nella premessa.
Il Settore Studi e Vigilanza dell'Urbanistica ignora se siano esatte le affermazioni circa le iniziative della Sovrintendenza.
Inoltre, la Regione non è parte in giudizio; si ignorano quali siano i tempi e gli sviluppi dei diversi contenziosi penali ed amministrativi in corso sulla vicenda (sequestri giudiziari; ordinanza di demolizione del Sindaco; ricorso della "Comunità" al TAR; ecc.).
Si desume, allo stato attuale, certamente la volontà degli Enti locali interessati (Comune di Vidracco e Comunità montana) di non assumere iniziative finalizzate alla sanatoria delle opere edilizie; lo prova la variante al Piano Regolatore Intercomunale, adottata dalla Comunità montana e dal Comune interessato, che non prevede alcun riconoscimento della struttura ne predispone alcuna previsione preordinata ad eventuali sanatorie. Questa è la risposta dell'Assessorato all'urbanistica.
Rilevo peraltro il decreto legge 24/1/1996 n. 30, e mi pare che la Comunità di Damanhur abbia già fatto istanza ai sensi dell'art. 10 del decreto legge stesso, il quale prevede "la possibilità delle opere di particolare pregio artistico o architettonico di rifarsi alle disposizioni dei Capi IV e V della legge 28/2/1985 n. 47, alle opere di particolare pregio artistico e/o architettonico con cubatura anche superiore a 750 metri cubi, realizzata dai proprietari del fondo, sotto la superficie terrestre, purché il loro valore artistico e/o architettonico sia stato riconosciuto con specifico parere espresso dalla competente Sovrintendenza ai beni culturali, architettonici ed artistici, purché sia rispettato il termine del 31 dicembre per le opere sanabili". Quindi, se la Comunità di Damanhur lo vorrà, potrà avvalersi di questa procedura peraltro prevista da un decreto legge che consente la possibilità della sanatoria. Questo è tutto.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Botta.
La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Grazie, signor Presidente. Sono soddisfatto della risposta dell'Assessore Botta; vorrei però avere, se è possibile, Assessore, anche solo una sua opinione, perché la questione per me è molto importante: in caso si riconoscesse a questa costruzione un valore architettonico artistico o culturale di particolare pregio, e quindi non si procedesse con altri tipi di sanzioni che potrebbero essere applicate nei confronti di questo "tempio" (tra virgolette e sottolineo le virgolette perché non lo considero tale, lo considero una monumentale opera pacchiana di dubbio gusto anche se fatta di marmi e statue, a prescindere dalla valutazione ideologica), a chi rimarrebbe la proprietà? Rimarrebbe, cioè, della Comunità o ci sarebbe un modo, una sorta di esproprio possibile da parte dello Stato o della Regione, in maniera tale che questo "tempio" potesse essere usato anche per motivi turistici, ma non sicuramente per la funzione per cui è stato usato finora (anche perché certe cose si possono anche fare altrove!)? Questo è un problema che ritengo molto importante e dal quale dipenderà anche la nostra posizione futura, con eventuali risvolti legali, riguardo non tanto alla struttura, ma soprattutto alla Comunità, nei confronti della quale ritengo si debba operare qualora il "tempio" rimanesse di sua proprietà. Diversamente andremmo - al di là di ogni considerazione - non solo a riconoscere la validità di un abuso, ma addirittura a lasciarlo in proprietà ed in uso a chi l'abuso ha fatto. Penso, per esempio, a Torino può essere un paragone - dove i Ronchi Verdi hanno ricevuto 2 miliardi di multa, hanno rialzato di dieci metri la sponda del Po, ne hanno fatte di cotte e di crude, hanno una serie di procedimenti penali, ma continuano tranquillamente ad operare; tutto è bloccato, nessuno fa nulla. Allora decidiamo semplicemente come ci si deve comportare in situazioni di questo genere anche per il futuro, perché sono comunque due privati che hanno commesso degli abusi; uno può essere più o meno santo, l'altro può essere più o meno laico, ma alla fine sono situazioni analoghe e secondo me di fronte agli abusi bisogna reagire in un certo modo.
Visto che questa è comunque un'opera particolare, ritengo debba essere senz'altro mantenuta, magari anche riconosciuta come opera particolarmente pregevole, però la proprietà o il controllo di questa deve passare assolutamente alla Regione o allo Stato e non deve essere lasciata neanche in uso a quelli che finora ne hanno usato ed abusato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica

Brevemente, per dire che mi riservo di approfondire la questione sollevata dal Consigliere Ghiglia, ma come ho già detto in risposta all'interpellanza non c'è, da parte del Comune e della Comunità montana alcuna iniziativa nelle varianti proposte e all'esame della Regione che riguardino l'opera della Comunità di Damanhur. C'è peraltro un decreto legge - e come tale è soggetto a conversione - nel caso la Comunità volesse utilizzare come chiunque altro si ritrovi nella disposizione dell'art. 10 per le opere di particolare pregio artistico e/o architettonico, sempre che queste siano così riconosciute dalla competente Sovrintendenza; possono avvalersi della possibilità di sanare l'abuso. Altra poi è la questione della proprietà che mi riservo di approfondire.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interrogazione n. 216 dei Consiglieri Suino e Cavaliere relativa alla variante al Piano Regolatore Generale di Albugnano (Asti)


PRESIDENTE

L'Assessore Botta risponde ancora all'interrogazione n. 216 presentata dai Consiglieri Suino e Cavaliere.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica

La risposta è molto rapida perché la pratica relativa alla variante del Piano Regolatore del Comune di Albugnano è pervenuta al Settore Approvazione strumenti urbanistici, completa della documentazione, in data 17 ottobre dello scorso anno e verrà pertanto esaminata nel corso del primo trimestre di quest'anno, quindi nelle prossime settimane, ai sensi di legge; sarà cura degli uffici competenti valutare in fase di esame le considerazioni esposte dagli interroganti.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

La ringrazio, Assessore, capisco che il fatto che la pratica sia pervenuta il 17 ottobre può avere anche creato i ritardi che sono addebitabili alla risposta, visto che questa interrogazione è datata 24 ottobre e ne parliamo soltanto oggi. Le faccio però presente che i lavori nel frattempo stanno continuando, sono stati avviati i cantieri e quindi forse occorrerebbe una verifica d'urgenza, anche perché, per quanto risulta a noi, la variante si basa sull'obiettivo di disciplinare nel rispetto del territorio e di equilibrare le istanze della popolazione.
Le do alcuni dati che forse, essendo pervenuta tardi la documentazione non sono alla sua attenzione: la popolazione del Comune è rimasta invariata negli ultimi dieci anni, e quindi si aggira sempre sui 400 abitanti. Qual è allora la motivazione che spinge la CIRT, cioè la capacità insediativa, ad aumentare arrivando a 730 vani, che significano 730 nuovi abitanti, nuovi e non nuovi, comunque 730 abitanti totali? Quindi un incremento che, per un Comune di quelle dimensioni, sarebbe pari a 300 abitanti, cioè il 75% in più.
E' difficilmente comprensibile, non si riesce a trovare una motivazione per lo meno giustificabile, e in più sono 133 abitanti presunti, aggiuntivi rispetto alle norme che disciplinano il Piano Regolatore vigente di questo Comune.
Non si tratta di un recupero dell'edilizia esistente, perché i 260 vani sono previsti su nuovi insediamenti e il business immobiliare sembra aggirarsi sui 30 miliardi. Nel documento si dice che la crescita è dovuta al peggioramento delle condizioni ambientali della città di Torino e si dice di pressanti richieste di nuovi cittadini che vogliono risiedere nel Comune di Albugnano, ma queste motivazioni sono - a nostro giudizio generiche e contrastano con quanto dichiarato nella motivazione della variante: "incontaminati valori naturali di convivenza a misura umana".
Questo perché raddoppiando il numero degli abitanti del piccolo Comune inserendo parcheggi per 7.774 metri quadri, sono 400 abitanti, quindi 380 automobili. E' un po' incoerente rispetto alle motivazioni che vengono apportate all'istanza di variante.
Il sovradimensionamento diventa evidente se si considera che l'incremento degli abitanti negli ultimi dieci anni non è stato superiore al 7%.
Tra il 1984 e il 1994 sono state autorizzate solo sei concessioni ad uso civile; la vicina Torino prevede un incremento di 200 mila vani (questo dato penso sia più noto a lei, Assessore, che a me), andando quindi verso un presumibile arresto del calo demografico e della fuga dalla città. Di conseguenza anche questa motivazione diventa difficilmente sostenibile.
In ogni caso - e su questo ci soffermiamo con più attenzione proprio nel rispetto dell'importanza del suo Assessorato - bisognerebbe comunque stralciare dalle nuove aree residenziali - glielo sottoponiamo con assoluta attenzione - l'area 14PE perché è definita "a vincolo idrogeologico".
Quindi è un'area vincolata idrogeologicamente. Quest'area è di 7.200 mq e dovrebbe essere oggetto di un nuovo insediamento residenziale di 3.000 mq per 30 persone.
Stessa sorte per l'area 15PE di 6.700 mq e la 10PE di 2000 mq.
Entrambe queste ultime due, la 15PE e la 10PE, sono presenti sulla carta dei dissesti idrogeologici come aree potenzialmente dissestabili e sulle quali la variante prevede 2.900 mq per 28 abitanti e 583 mq per 6 abitanti. Il totale risulta: 64 futuri, ignari residenti, cioè residenti che non sanno che si ritroveranno su un'area che è prevista ed è vincolata in quanto a rischio di dissesto idrogeologico.
Dopo l'alluvione credo non sia il caso di aggiungere altri particolari poiché purtroppo abbiamo visto a cosa portano esempi di questa natura.
La condizione del terreno non è rassicurante, perché nella relazione che suppongo abbia ricevuto, viene suggerito più volte di "ridurre al minimo gli sbancamenti di costa, fare un buon drenaggio, piantumare le aree libere, regimare le acque superficiali per evitare l'infiltrazione sino al piano di posa, canalizzare le acque vadose, effettuare indagini geognostiche, prima degli scavi, limitare l'altezza dei fabbricati e non costruirli vicini". Se vengono poste tutte queste raccomandazioni è a maggiore motivazione di quanto allertavamo precedentemente.
A tutto ciò aggiungo ancora un elemento, e concludo. Il carattere paesaggistico del Comune ne è gravemente compromesso: le aree in questione si stagliano a bella vista sulla costa alta della collina in modo frontale rispetto alla via francigena di storica memoria.
Ricordo ancora un altro particolare: siamo nel Comune che a poca distanza da quel mastodontico business residenziale ha l'Abbazia di Vezzolano che proprio quest'anno celebra il novecentesimo anniversario.
Ricordo che è l'unica nel suo genere - come Abbazia - ed è di rilevante importanza anche per la provincia di Asti.
Tutto ciò per raccomandarle, Assessore, con la dovuta attenzione questo caso, ripetendole quanto abbiamo detto in apertura. Comprendiamo i ritardi, però le chiediamo di fornirci, al più presto, una risposta adeguata, tenendo presente che occorre fare un sopralluogo, intervenire nei confronti del Comune poiché questi insediamenti, per i quali la documentazione è arrivata così tardi, sono già stati avviati e sono assolutamente in corso d'opera. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica

Brevemente replico dicendo che sarà mia cura inviare agli uffici competenti, non solo dell'approvazione strumenti urbanistici, ma anche della vigilanza, quanto da lei affermato. Con una certa sollecitudine chiederò che lo stralcio di quanto da lei dichiarato venga trasmesso all'Assessorato.


Argomento: Montagna - Problemi energetici - Commercio

Interpellanza n. 260 del Consigliere Racchelli relativa alla legge 31/1/1994 n. 97, art. 18, comma secondo. Proposta di intervento presso il Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministero Industria, Commercio ed Artigianato ed interrogazione n. 311 del Consigliere Racchelli relativa alla legge 31/1/1994 n. 97, art. 16, comma primo. Agevolazioni per i piccoli imprenditori commerciali. Richiesta approvazione urgente elenco Comuni montani inferiori a 1.000 abitanti ed elenco centri abitati con meno di 5.000 abitanti ricompresi nei Comuni montani


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare congiuntamente l'interpellanza n. 260 e l'interrogazione n. 311 presentate dal Consigliere Racchelli.
La parola al Consigliere Racchelli.



RACCHELLI Ettore

I documenti presentati erano due e si riferivano alla legge n. 97 che riguarda la tutela del territorio montano. L'interpellanza n. 260 si riferisce al sovrapprezzo termico. Con la legge n. 97 veniva data disponibilità affinché, nell'ambito dei Comuni montani o dei territori montani, ci fosse la possibilità di avere la detrazione sul sovrapprezzo termico. Fino ad oggi questo non è avvenuto e siccome tutti noi sappiamo quanto incida, sia a livello di piccole e medie imprese sia a livello di imprese artigianali e commerciali, il costo del sovrapprezzo termico quindi del riscaldamento in generale, ritengo che questa Giunta regionale debba fare - come è già stato fatto a livello nazionale da qualche parlamentare - un'azione mirata e concreta presso il Ministero dell'Industria, perché finalmente ci siano i piani di attuazione affinch questa legge trovi applicazione anche in Piemonte.
E' un fatto nazionale, ma per quanto riguarda il Piemonte, che nell'ambito delle Comunità montane ha una grande disponibilità territoriale, credo sia un atto di attenzione o perlomeno un atto concreto da fare per la tutela delle Comunità montane che di fatto sono deboli.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vaglio.



VAGLIO Roberto, Assessore al coordinamento politiche per la montagna

Se il Consigliere Racchelli lo ritiene, potrei rispondere all'interpellanza n. 260, in ordine al sovrapprezzo termico, e all'interrogazione n. 311 in ordine alle agevolazioni per i piccoli imprenditori commerciali, interrogazione alla quale potrei dare un'integrazione a seguito della mia risposta.
Entrambi i documenti vertono su applicazioni della legge nazionale n.
97 del 1994.
Il nostro Consiglio regionale ha avuto tra le prime incombenze di questa nuova legislatura l'approvazione della legge n. 72 del 1995 approvata in Commissione, rapidamente portata in Consiglio, votata all'unanimità, e quindi pubblicata ad ottobre sul nostro BUR.
La Giunta ed il Consiglio hanno voluto affrettare l'iter di questa legge, proprio perché la legge n. 97/94, senza l'applicativa legge regionale, non aveva la possibilità di trovare un effettivo riscontro sul territorio. E' una questione nota al Consiglio ed alla Giunta. Pertanto abbiamo provveduto ad applicare tale legge e non solo; in data 4 dicembre il mio Assessorato scriveva al Ministro dell'Industria, dottor Alberto Clo proprio in ordine alla questione dell'applicazione della legge n. 97, art.
10, comma secondo: "riduzione del sovrapprezzo termico nei territori montani e sui consumi domestici dei residenti e sui consumi relativi ad attività produttive": "In seguito a numerose richieste indirizzate a questo Assessorato da parte di Amministratori di Enti operanti in territori montani; considerato che il Ministero dell'Industria non ha ancora provveduto ad emanare direttive per l'applicazione dell'art. 10, comma secondo, della legge del 31/1/1994 n. 97; ritenuto opportuno sottolineare l'importanza che l'applicazione di tale norma assume per lo sviluppo dei territori montani in quanto la riduzione del sovrapprezzo termico, applicato in ragione del disagio ambientale, costituisce un sicuro incentivo per l'insediamento di attività produttive in montagna mi rivolgo alla S.V. affinché esamini l'opportunità di disporre con sollecitudine l'emanazione delle direttive per l'applicazione del disposto legislativo citato in oggetto".
Da allora il Ministro dell'Industria non ha ancora risposto alla nostra sollecitazione.
Diversamente è avvenuto per l'applicazione dell'art. 16, comma primo.
L'art. 16, comma primo, rientrava tra gli interventi previsti dalla legge n. 72, e precisamente all'art. 23. All'art. 23 avevamo previsto l'individuazione, entro 90 giorni dall'approvazione della legge, dei Comuni montani con meno di 1.000 abitanti e le località abitate con meno di 500 abitanti ricomprese nei Comuni montani. Questo perché, solo attraverso un preciso iter (approvazione della legge regionale, approvazione della deliberazione per l'identificazione delle località), avremmo potuto applicare le agevolazioni per i piccoli imprenditori commerciali previste dalla legge n. 97/94.
In concorso con l'Assessore Viglietta, l'Assessorato alla montagna successivamente all'approvazione di questa deliberazione, ha contattato la Direzione regionale per le imposte dirette e le Associazioni di categoria.
C'è stato un incontro, da cui è emerso che le agevolazioni per gli imprenditori commerciali sono possibili, salvo un regolamento attuativo che il Ministero delle Finanze non ha ancora approvato.
In accordo con il Direttore regionale delle imposte dirette e, tramite suo, con il Ministero, abbiamo avuto la promessa che questo regolamento potrà essere presentato entro ottobre. Riteniamo che, se gli impegni verranno rispettati, dall'1/1/1997 la legge n. 72 potrà avere pienamente corso, applicando la legge n. 97 in merito alle agevolazioni a questi esercizi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Racchelli.



RACCHELLI Ettore

Per quanto riguarda la risposta sono soddisfatto, anche perch l'Assessore ha illustrato una seconda interrogazione, che avevo presentato sempre nello stesso periodo, relativa alla defiscalizzazione delle attività imprenditoriali, sempre nei Comuni montani, con un giro d'affari inferiore ai 60 milioni.
Quindi, nel riconoscere e comporre l'elenco dei Comuni con abitanti sotto il numero 1.000 e, per le zone abitate, sotto i 500 abitanti, la Regione ha dato inizio ad un iter corretto per far sì che il Ministero predisponga il piano attuativo per poterlo poi applicare.
Ho letto anche l'ordine del giorno presentato dall'Assessore Viglietta per far sì che il parametro dei 60 milioni venisse aggiornato a 100. Mi sembrerebbe opportuno che l'iter venisse unificato, perché questa legge risale a due anni fa e i 60 milioni oggi forse non sono più un elemento corretto di valutazione per piccole attività commerciali che di fatto non hanno la struttura e l'utile necessario per poter sostenere un costo fiscale sempre più oneroso e che rende insostenibile la continuazione dell'attività stessa.
Ringrazio gli Assessori e la Giunta che, su questi argomenti, si sono attivati immediatamente.


Argomento: Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 267 del Consigliere Cavaliere relativa alla strada in località Vasca e Bagni di Craveggia


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interpellanza n. 267 presentata dal Consigliere Cavaliere cui risponde l'Assessore Vaglio.



VAGLIO Roberto, Assessore al coordinamento politiche per la montagna

In risposta all'interpellanza n. 267 del Consigliere Cavaliere relativa alla "Realizzazione della Strada Bagni di Craveggia", devo dire che gli interventi iscritti nel Programma operativo Italia-Svizzera, approvato con decisione della Commissione CEE n. 694 del 3/4/1992, prevedono nell'asse prioritario 1 il "Miglioramento infrastrutturale, in particolare per quanto riguarda l'accesso a zone di frontiera esterne e le comunicazioni entro le stesse".
Il progetto di collegamento tra la Valle Vigezzo e la Valle dei Bagni di Craveggia si inserisce a pieno titolo in questo contesto. Infatti, la Valle dei Bagni di Craveggia attualmente è, di fatto, isolata in quanto accessibile o attraverso sentieri pedonabili dalla Valle Vigezzo o, dalla Svizzera fino al confine, mediante strada carrozzabile della Valle Onsernone.
Con l'apertura di questa nuova via di comunicazione tra le due valli italiane e la Svizzera si prevede di superare l'attuale isolamento economico, permettendo un più veloce sviluppo delle attività economiche a valenza transfrontaliera.
La Regione Piemonte, con deliberazione della Giunta regionale n. 661 del 30/11/1993, individua, tra gli altri, come intervento di attuazione del Programma operativo plurifondo Interreg Italia-Svizzera, sottoprogramma Regione Piemonte, la strada di collegamento tra la Valle Vigezzo e la Valle dei Bagni di Craveggia per un importo di L. 6.000.000.000.
Il progetto prevede la realizzazione di una prima parte del tracciato e permette di superare lo spartiacque che divide la Valle dei Bagni di Craveggia dalla Valle Vigezzo. La seconda parte del collegamento, fino al confine svizzero, verrà realizzata successivamente in base alle disponibilità della Comunità montana Valle Vigezzo.
La Comunità montana Valle Vigezzo, con propria deliberazione n. 34 del 20/2/1995, approvava il progetto esecutivo dal titolo "Progetto per la realizzazione della strada di collegamento tra la Valle Vigezzo e la Valle dei Bagni di Craveggia".
Il tracciato prevede una parte di strada a cielo aperto ed una in galleria.
La strada si diparte dalla strada comunale esistente in località Vasca (Comune di Craveggia) a quota 955 metri s.l.m. e, seguendo la sponda sinistra del torrente Vasca, raggiunge quota 1.460; da qui è prevista la costruzione di una galleria, a senso unico alternato di marcia, con la quale si raggiunge la Valle dei Bagni di Craveggia, a quota 1.646 metri s.l.m.
La sezione stradale avrà una larghezza di 4 metri, con banchine laterali di 0,5 metri, quindi è una strada progettata per un traffico limitato.
Gestione del patrimonio forestale.
Il patrimonio forestale della Valle dei Bagni di Craveggia necessita di interventi migliorativi poiché negli anni '40-'50 si attuarono interventi di esbosco intensivi senza dare corso ad idonee operazioni selvicolturali.
Gli interventi selvicolturali sono condizione importante per il mantenimento delle condizioni di stabilità idrogeologica, per la conservazione del paesaggio e dell'equilibrio dell'ecosistema bosco.
L'isolamento della Valle dei Bagni di Craveggia è stato finora il fattore che ha impedito la realizzazione di interventi di miglioramento e gestione del patrimonio forestale.
Per quanto riguarda l'assetto idrogeologico, la realizzazione della strada consentirà di intervenire nella Valle dei Bagni di Craveggia per la sistemazione idraulica del torrente Onsernone, il quale, a seguito dell'evento alluvionale dell'agosto 1978, ha totalmente occupato il fondovalle ed è pressoché privo di letto; infatti le sue acque divagano a danno dei pascoli e dell'ambiente. Si rendono quindi indispensabili lavori di regimazione delle acque.
La strada consentirà inoltre di raggiungere la parte alta del Rio Vasca, ove sono necessari interventi di sistemazione idrogeologica.
Nella valle sono altresì presenti frane determinatesi nell'agosto 1978 sulle quali non è stato eseguito alcun intervento di stabilizzazione.
La sistemazione idrogeologica della valle è importante soprattutto per la tutela della regione locarnese e del Lago Maggiore. Gli eventi alluvionali recenti hanno dimostrato che l'abbandono in cui versa la Valle dei Bagni di Craveggia determina un rischio per gli abitanti del fondovalle.
Relativamente al rilancio agro-pastorale, la Valle dei Bagni di Craveggia comprende 43 alpeggi costituiti ognuno da una o più baite.
Gli attuali fruitori dei pascoli della Valle dei Bagni, oggi ridotti a poche unità, raggiungono gli alpeggi dopo diverse ore di cammino, partendo da Craveggia e attraversando la Bocchetta di S. Antonio alla quota di 1.841 metri s.l.m.
L'isolamento della Valle dei Bagni di Craveggia è sicuramente un handicap per il rilancio delle attività agro-pastorali, già in declino nelle zone servite da strade e praticamente assenti là dove l'accessibilità al piano diventa un fattore limitante.
Valutazione di impatto ambientale.
La realizzazione della strada di collegamento con la Valle dei Bagni di Craveggia, a causa delle sue modeste dimensioni, non rientra nella categoria di opere per le quali, ai sensi dell'art. 1 del DPCM n. 377/88 è necessario predisporre una Valutazione di Impatto Ambientale.
Nonostante ciò la scelta del tracciato è derivata da un'analisi di quattro possibilità alternative.
Ogni possibilità di tracciato è stata esaminata sotto i seguenti aspetti: verifiche di impatto ambientale verifiche geologico-tecniche verifiche economiche di costo, di costruzione e di gestione verifiche sui tempi di percorrenza.
I tracciati esaminati sono i seguenti: a) tracciato lungo la Valle della Vasca b) tracciato della colma di Craveggia c) tracciato Alpe Blitz d) tracciato Valle di Cortignasco.
I tracciati b) e c) sono stati scartati in conseguenza del forte impatto ambientale.
Il tracciato d) è stato escluso in quanto attraversava zone di elevato dissesto idrogeologico.
Il tracciato a) è parso come quello di minore impatto ambientale in quanto, da una parte, si sviluppa su di un versante stabile da un punto di vista e, dall'altra, la presenza della galleria riduce l'impatto ambientale "visivo" sul versante, evitando di scavalcare a quote più elevate. In aggiunta a quanto detto, il tracciato risulta essere di minore lunghezza e migliore percorribilità in caso di nevicate.
La galleria non comporta, stante la limitata sezione, grandi difficoltà per lo scavo. Il marino di risulta sarà in parte utilizzato per la costruzione dei rilevati e delle pavimentazioni della strada, mentre la restante parte sarà collocata in discarica autorizzata reperita dall'impresa appaltatrice.
Il progetto è stato approvato dal Comitato Regionale Opere Pubbliche ed è stata esperita la Conferenza dei servizi di cui all'art. 14 della legge n. 241/90, le cui risultanze positive con prescrizione sono in corso di verbalizzazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Assessore, la invito ad approfondire l'argomento perché ci troveremo di fronte ad un grave scempio del nostro territorio.
Vi è una valle, la Valle Vigezzo, dove in epoca preistorica furono incise centinaia di coppelle, che costituiscono il più antico e ricco santuario dell'Arco alpino, e questo è riconosciuto da tutti.
Il Settore Beni Ambientali del nostro Ente scrive: "Premesso che, in base al principio di un'assoluta tutela dell'ambiente naturale in questione, sarebbe opportuno evitare la realizzazione di un qualsiasi manufatto, sia strade che edifici...". Non si capisce come mai, alla fine si dia parere favorevole, ma questo è avvenuto nel periodo che conosciamo.



VAGLIO Roberto, Assessore al coordinamento politiche per la montagna

Nel 1993.



CAVALIERE Pasquale

No, questo parere è datato 17/11/1995: un periodo ben circoscritto, che non voglio ricordare.
Ci troviamo in presenza di un territorio particolare, dove non ha alcuna ragione di esistere e di essere costruita una strada a servizio di pochi alpeggi inutilizzati da decenni, a meno che non si voglia costruire questa strada a servizio di interventi prossimi venturi di edilizia costruttiva in un'area di questo tipo; tra l'altro, questa strada di carattere agricolo dovrebbe comprendere una galleria di 1.800 metri (poche strade agricole vantano questa stessa natura). Credo dunque che la questione sia da valutare attentamente.
Non abbiamo alcuna ragione di costruire questa strada e voglio anche ricordare (è a mie mani e spero sia anche a mani dell'Assessore) il parere negativo del Corpo Forestale dello Stato e il fatto che questo parere negativo non sia menzionato in tutti gli atti deliberativi, anche della Regione, mi pare un po' strano.
Non mi dilungo perché il problema è principalmente di questa natura.
Poiché si tratta di decisioni relative al nostro territorio, delle quali poi potremmo anche pentirci, le chiedo, signor Assessore, di fare un approfondimento ulteriore; è una strada che non serve a nulla e che rovinerebbe una delle più belle zone del nostro territorio.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 286 dei Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti relativa alla cassa integrazione alla FIAT Auto


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione n. 286 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti.
Risponde l'Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore al lavoro

Confesso che ho talune difficoltà a rispondere leggendo esattamente tutta la relazione predisposta dagli uffici competenti.
Si tratta comunque di un complesso di notizie che rappresenta l'universo mondo delle cose per le quali c'è una corrispondenza alla precisa interrogazione presentata dai colleghi Consiglieri, che io condivido in pieno, tranne il collegamento o il riferimento con quanto avviene in Germania, che andrebbe verificato nella situazione economica strutturale della nostra nazione. Tranne quel punto, dunque, condivido in pieno le perplessità esposte dagli interroganti, per cui ciò che andrò a leggere rappresenta un quadro complessivo delle soluzioni per le quali la Giunta, e in particolare il mio Assessorato, magari collaborato dalla Commissione consiliare competente, potrà o dovrà attivare un rapporto con la FIAT nell'ambito di ciò che comunque non ci compete direttamente.
Ho detto in altra occasione, menando scandalo, che nell'ambito della macroeconomia le interferenze della politica regionale sono molto relative.
Comunque, siccome il collega Chiezzi mi chiede di leggere la lunga relazione approntata dall'Assessorato all'industria, procedo nella speranza di non annoiare più di tanto.
La Giunta regionale ritiene che ogni approfondimento di strategia con la FIAT possa essere certamente utile, ma proprio perché questo approfondimento interessa - riteniamo - tutte le parti politiche e tutta la comunità regionale, lo avviamo oggi in questo Consiglio regionale per decidere insieme come proseguirlo; gli interroganti, cioè, alla fine mi diranno se è possibile che il Consiglio programmi un avviamento di rapporti con la FIAT che non sia il mero rapporto dell'Assessorato regionale all'industria.
Per quanto ci riguarda, riteniamo però che in questa fase non esistano grandi "zone d'ombra" nella strategia FIAT, che può essere sintetizzata in pochi punti: 1) internazionalizzazione del processo produttivo e del prodotto con la creazione anche di modelli a diffusione mondiale; la "world car" rappresenta l'inizio di una strategia, ma occorre rilevare che si tende con più cura, anche attraverso il riordino della rete commerciale e di assemblaggio, ad una diffusione mondiale di altri modelli.
L'internazionalizzazione del processo produttivo non può essere ricondotta solo ad una ricerca di maggior penetrazione a minor costo, ma anche ad una logica sinergica con i detentori di know-how esistenti in tutte le aree industriali mondiali, soprattutto nel campo dei componenti.
2) Rinnovamento della gamma, che in gran parte è già avvenuto, con vetture di grande classe che, scontate le iniziali difficoltà di lancio di Bravo e Brava, dovrebbero assicurare una crescente penetrazione sui mercati.
3) Rilancio con maggior vigore delle attività di ricerca e sperimentazione sull'auto che la FIAT ha recentemente ribadito come "core business" del Gruppo. E' comunque chiaro che il rafforzamento delle funzioni di ricerca, sviluppo e direzione a Torino sono un fattore molto importante per la qualificazione industriale e tecnologica di Torino e del Piemonte, ma non possono compensare in termini occupazionali il decentramento e l'internazionalizzazione.
4) Ripresa di autonomia di gestione del Gruppo FIAT attraverso il rilievo da parte del principale azionista di quote di altri soci entrati nella compagine sociale con "l'accordo Cuccia". Tale scelta può riverberare positivamente sul Gruppo Auto perché soprattutto i soci stranieri dall'Alcatel alla Deutsche Bank, sono i più netti fautori della diversificazione produttiva e degli impieghi finanziari del Gruppo.
Rispetto comunque alla riorganizzazione ed alla riallocazione delle produzioni del Gruppo FIAT, appare evidente come la perdita di peso del Piemonte nella produzione di massa sia ormai inevitabile: il secco punto di svolta non è di oggi, ma è stato la nascita dello stabilimento di Melfi e l'acquisizione dello stabilimento FSM in Polonia, contestuale all'avvio della Cinquecento.
Noi riteniamo anche, perché i fatti lo dimostrano, che la FIAT intenda mantenere il "cervello", le funzioni pregiate, sia relative all'auto che all'intero gruppo, ed una parte delle produzioni, quelle a maggior valore aggiunto, nella nostra città, ma occorre a nostro avviso, anche se non abbiamo notizie in questo senso, estrapolando le logiche di sviluppo del gruppo stesso, essere pronti al momento in cui, nella logica della internazionalizzazione avviata, Mirafiori o Rivalta (più probabilmente Mirafiori) verranno messe in discussione, perlomeno come entità produttive rilevanti.
Questo possibile evento potrà anche non essere del tutto negativo, se si riuscirà nel frattempo ad aprire con la FIAT un lavoro comune per renderla partecipe ad un patto per lo sviluppo della nostra Regione, che potrebbe anche concretizzarsi in un accordo di programma che riguardi oltre la FIAT, tutti gli altri possibili soggetti di un patto che naturalmente dovrebbe estendersi dallo sviluppo delle infrastrutture ad una più precisa prefigurazione delle ipotesi di sviluppo nel campo delle tecnologie avanzate dalla ricerca ed altro, nella convinzione che si pu essere area forte in Europa solo se si riqualifica la propria base produttiva e la propria struttura economica.
Queste prospettive di una rinnovata alleanza tra il Piemonte ed il suo principale gruppo industriale e finanziario non possono certo cancellare preoccupazioni diffuse di cui la cassa integrazione non è che un segnale.
Certamente, soprattutto in FIAT Auto, alle aree di cassa integrazione se ne contrappongono altre di ricorso allo straordinario per la pressione della domanda: fenomeno questo che risponde all'esigenza di impiegare nel modo più flessibile la manodopera per contrarre i costi.
Occorre però collocare tutti i comportamenti della FIAT, sia che riguardino l'uso della forza lavoro, gli investimenti o ancora le grandi strategie, nell'attuale fase del mercato che sta registrando andamenti ben diversi dalle attese, sia in Italia che all'estero, e che non incoraggia le assunzioni.
Se è vero che presumibilmente il mercato italiano ha chiuso il 1995 con 1.750.000 auto di nuova immatricolazione, cioè con una crescita apparente del 5% (i dati esatti si avranno solo ad aprile), rimane un pessimismo di fondo sulla crescita reale della domanda da parte dei consumatori italiani.
Occorre infatti tenere conto dell'export parallelo, cioè delle vetture formalmente vendute da concessionari italiani, ma finite all'estero, che si calcola siano 150/200 mila unità. Se depuriamo il dato 1995 di questa quantità, il saldo diventa sostanzialmente negativo.
Il ristagno della domanda è peraltro un dato omogeneo agli altri Paesi europei, tanto che il mercato CEE ha registrato nel complesso, sempre nel 1995, un aumento insignificante dello 0,6%, totalizzando 12 milioni di vendite.
Ho qui un quadro del mercato del 1995: la FIAT Innocenti ha venduto 584.437 vetture, con una quota di mercato del 34,28% e con una differenza in meno sul 1994 dell'1,01%. Sono attività vantaggiose quelle della Opel con una differenza sul 1994 dell'8,93%; della Volkswagen, Seat e Skoda, con una differenza del 25,85%; la Lancia Autobianchi ha un aumento del 2,19 la Renault invece ha un abbattimento del 12,60%; l'Alfa Romeo ha un aumento del 33,26%; la Peugeot, invece, si trova con un 6,78% in meno. Nel totale 1.704.910 sono le vendite nel 1995. Questi dati sono ricavati dalla Motorizzazione Civile, costruiti con parametri sino a settembre 1995.
Malgrado il mercato decisamente debole, la rincorsa dei prezzi non ha rallentato, anzi, alla crescita del 7,40% (Fonte Interauto News) del 1995 sono già seguiti i primi rincari del 1996.
E' vero che i nuovi modelli sono vetture più ricche, più curate, più accessoriate e che la politica commerciale si gioca sulla "tattica di sconto", ma tutto ciò non è evidentemente sufficiente a dare fiato al mercato ed il prezzo di listino rimane comunque un deterrente sia in Italia che all'estero.
Se questi dati troveranno conferma, la situazione si potrà sintetizzare in alcuni punti: a) la ripresa; dopo un primo accenno, non si è sviluppata e si può più oggettivamente parlare di interruzione della crisi che durava nel settore auto dal 1990 b) i dati complessivi della FIAT sono positivi, ma non esaltanti e sono di fatto attribuibili al buon andamento dell'export, certamente dovuto al successo dei nuovi modelli ed in particolare della Punto, ma anche alla crisi della lira che ha favorito l'esportazione c) non essendosi sviluppata la ripresa, la ristrettezza del mercato rappresenta comunque un imprescindibile limite per l'espansione della produzione FIAT ed anzi potrebbero registrarsi su alcuni modelli ritorni negativi d) a parità di produzione, il Piemonte verrebbe penalizzato perché comunque la ridistribuzione delle produzioni a livello nazionale e l'internazionalizzazione della produzione e dei modelli farebbe in ogni caso diminuire i volumi produttivi di pertinenza dei nostri stabilimenti.
Questa situazione, certamente non brillante, qualora si consolidasse avrebbe certamente riflessi negativi sulla componentistica auto. Si potrebbero riprodurre soprattutto situazioni di crisi finanziaria, di stretta di liquidità, perché molte aziende, pur di seguire la FIAT nell'innovazione, nella co-progettazione, nella richiesta di prodotti già collaudati consegnati just in time con il ciclo produttivo dell'auto, si erano fortemente indebitate talvolta per entità superiori a cinque-sei volte il fatturato. Questo sforzo era motivato dalla fiducia nella ripresa e nella conseguente attesa di forti volumi produttivi utili ad un rapido recupero finanziario; attesa che ha trovato solo un parziale riscontro per cui i rientri dalle esposizioni non sono completati.
In ogni caso, difficilmente si può pensare ad un ritorno a situazioni fortemente drammatiche perché in questi anni la componentistica è mutata fortemente. Innanzitutto la forte selezione dei fornitori ha fatto sì che molti siano indebitati e risultino tuttora fragili, ma più numerosi sono coloro che hanno resistito alla selezione naturale raggiungendo migliori livelli organizzativi e maggior validità delle strutture impiantistiche. In secondo luogo, sono fortemente diminuiti i componentistici autonomi e si è allargato lo spazio delle multinazionali del settore, che hanno stabilito con la FIAT accordi di collaborazione di vasta portata anche se spesso discutibili sul piano metodologico.
Infine, si è rafforzata la presenza dei gruppi della componentistica interni al Gruppo FIAT, che hanno esteso la loro fornitura anche ad altri produttori europei così come case estere importanti hanno accentuato i loro rapporti con i componentistici italiani, aprendo a tal fine addirittura appositi uffici (ad esempio, Volkswagen, Opel ed altri).
Volendo concludere con una considerazione globale, possiamo dire che vediamo la FIAT ed il settore auto in generale in una situazione ancora delicata, tutt'altro che consolidata, i cui sviluppi futuri molto dipenderanno ovviamente dai trend di mercato e questi a loro volta dalle variabili macroeconomiche internazionali, europee e nazionali.
E' bene essere comunque preparati anche ad ipotesi negative - è giusta l'interrogazione che ci viene rivolta - e per questo occorre che la parziale uscita del Piemonte dell'auto venga affrontata con atteggiamento positivo e propositivo, coinvolgendo in questo processo, gestibile solo se graduale, in primo luogo la FIAT, fintantoché la FIAT si vorrà fare coinvolgere da una politica attiva in tal senso dell'Amministrazione regionale.
Per fare questo occorre non farsi prendere dal catastrofismo n alimentarlo; "Annibale non è alle porte", ma certamente bisogna operare con attenzione ed impegno per il parziale ricambio di importanti "pilastri" del sistema industriale piemontese. Cercare di farlo con la FIAT non significa approvarne tutte le scelte o ritenerla priva di responsabilità nella crisi industriale del Piemonte, ma più semplicemente avere piena coscienza che un così grande cambiamento forse si può fare con la FIAT, certamente è difficilissimo contro la FIAT: demonizzare od esaltare non serve, serve mantenere con questo grande monopolio un atteggiamento sereno, pragmatico e contrattuale.
Per quanto riguarda invece i punti dell'interrogazione che si riferiscono alle politiche attive dell'Assessorato al lavoro, posso dire che la disoccupazione è oggi per questa Giunta e per l'Assessorato al lavoro la questione principale nell'ambito delle cosiddette economie avanzate.
Solo pochi giorni fa in un lungo articolo su La Stampa il Cancelliere tedesco Kohl sosteneva che la sfida del 1996 anche per l'econonia tedesca sarà quella di creare nuovo lavoro. Anche Kohl, capo del più forte Paese d'Europa, si trova a fare i conti con un tasso di disoccupazione medio che sfiora il 10%. Nonostante la ripresa economica in atto, Kohl ricorda come non si scorgono ancora segnali positivi che indichino l'apertura di una breccia nel muro della disoccupazione.
La disoccupazione è, quindi, una sfida che riguarda tutti, di fronte alla quale è compito comune a tutti i gruppi sociali migliorare i presupposti per gli investimenti, la crescita e di conseguenza la realizzazione di nuovi posti di lavoro.
Così come ricorda il Cancelliere tedesco, l'esperienza degli ultimi cinquant'anni in Germania - ma anche nelle economie di rango europeo, come quella piemontese - ci mostra che la chiave per l'aumento dell'occupazione sta nella crescita di nuove attività autonome e delle piccole e medie imprese.
Questo processo è già in atto nell'economia piemontese ed è un processo che va sostenuto ed aiutato. Non mancano quindi le risoluzioni della Giunta in questo settore di fronte a tali emergenze.
"Dobbiamo fondare nel nostro Paese" - sostiene il Cancelliere tedesco "una nuova cultura dell'attività autonoma. E' una questione vitale". Credo che la ricetta sia valida anche per il Piemonte, ed anche per questo intendiamo valorizzare alcuni strumenti legislativi; nel frattempo cominciamo a registrare discreti risultati come le nostre leggi regionali: la n. 28/93 e la 67/94. Inoltre, in questa fase di transizione, andrà garantita un'adeguata copertura degli ammortizzatori sociali e degli interventi a sostegno delle fasce deboli sul mercato del lavoro. Interventi che da parte nostra ci impegniamo a confermare e a rafforzare, soprattutto sul versante dei servizi socialmente utili.
A fronte delle emergenze occupazionali che si registrano anche nelle economie avanzate, è però fondamentale che le proposte per farvi fronte scaturiscano da un fitto dialogo sociale. Qualunque proposta ragionevole qualunque iniziativa già avviata deve essere esaminata e non lasciata subito cadere. L'accordo Alenia, al quale si è pervenuti dopo lunghe trattative, alle quali noi abbiamo fornito il nostro contributo, ed il Piano alternativo presentato dal Sindacato nel corso della vertenza Olivetti, contengono molti elementi di novità che potrebbero essere adeguatamente valutati per l'applicazione in altre situazioni di crisi.
Esiste quindi un problema globale, europeo e nazionale dell'occupazione, ma esistono problemi specifici nel mercato del lavoro piemontese e da questo punto di vista vorrei riprendere alcune acquisizioni recenti sul fronte della regionalizzazione di taluni interventi, così come sono maturati sul fronte del coordinamento unitario degli Assessori regionali al lavoro ed il Ministro Treu.
Gli elementi sui quali si è fermata la nostra attenzione sono, appunto stati quelli legati al problema della disoccupazione, ai meccanismi di regolamentazione del mercato del lavoro, al ruolo e al funzionamento del collocamento, al problema del decentramento delle politiche dell'impiego.
E' acquisito ormai da un dibattito che risale ai primi anni '70, e che nel tempo poi si è arricchito di elementi nuovi, dovuti proprio a quella evoluzione dei sistemi economici e sociali allora individuata, che non si può parlare di un solo ed unico, uniforme e stabile mercato del lavoro, ma di tanti mercati, tutti fortemente, se non prevalentemente, influenzati da fattori legati allo sviluppo locale e territoriale.
La pluralità dei mercati è peculiare nel campo del lavoro.
Le variabili che ne costituiscono e ne configurano l'assetto sono soggette a modificazioni anche sostanziali, le cui cause si ritrovano facilmente nelle strutture più generali dell'economia, della produzione della società e del sistema normativo ed istituzionale, la cui configurazione è condizionata da un'integrazione di più soggetti, tra i quali quelli legati al territorio hanno spesso un peso più rilevante.
Questo spostamento dal centro verso la periferia è tipico di questo stato evolutivo nei sistemi sociali ed economici. Il Libro Bianco di Delors sostiene che è proprio l'economia di mercato che tende, per sua natura, al decentramento e che - dirò fra virgolette perché riprenderò una frase ben precisa - "oggi il decentramento rispecchia anche un cambiamento profondo dell'organizzazione della nostra società, che dappertutto devono fare fronte alla crescente complessità dei fenomeni economici e sociali nonch del quadro legislativo o regolamentare".
Aumenta pertanto il ruolo del livello locale e Delors dice ancora: "Il livello al quale i vari elementi dell'azione pubblica si integrano più agevolmente e le reti di associazione operativa si moltiplicano. A livello locale, elementi demografici, sociali, culturali che definiscono sostanzialmente l'offerta di lavoro si rapportano agli aspetti strutturali ambientali, tradizionali e produttivi, che definiscono a loro volta la domanda di lavoro".
Oggi occorre governare il mercato del lavoro. Non è più sufficiente avviare il lavoratore al posto di lavoro, ma gestirne l'inserimento attraverso un "processo", composto da una pluralità di azioni e di interventi che lo configurano sempre più come un servizio reale reso al lavoratore e all'impresa, proprio perché la complessità dei problemi richiama l'integrazione delle diverse funzioni e la sinergia degli strumenti e delle azioni.
Dal collocamento, come avviamento dai connotati prevalentemente giuridici legati alla definizione e costruzione del rapporto di lavoro, si passa al processo di scelta e di incontro fra esigenze e bisogni differenti, ma che possono essere complementari e funzionali.
Il collocamento diventa allora fase finale di un percorso le cui tappe sono segnate da: "l'informazione"; "l'orientamento"; "l'assistenza" "l'incentivo"; "il raccordo con la formazione professionale"; "la gestione della transizione alla vita attiva" ed altre componenti di natura politico amministrativa che dovrà vederci in piena sintonia con altre regioni: nord est e nord-sud.
Questi sono gli orientamenti che abbiamo seguito in questi primi mesi di attività, in sintonia con il gruppo di Regioni più attive sul versante del mercato del lavoro. Ed è proprio lungo questa strada che ritengo potremo incidere sulla disoccupazione.
A complemento di questa lettura delle problematiche del mondo del lavoro oggi, ho proprio la soddisfazione e il piacere di comunicare ai colleghi Consiglieri che venerdì scorso ho avuto un incontro a Milano con l'Assessore al lavoro della Regione Lombardia e con l'Assessore al lavoro della Regione Veneto. Ho chiesto loro che ci si incontri anche con l'Assessore al lavoro della Regione Friuli-Venezia Giulia e della Valle d'Aosta. Avremo poi un incontro ufficiale in Torino per una conferenza che dovrà coinvolgere tutti i componenti del Consiglio.
Ieri l'altro ho incontrato l'Assessore al lavoro della Regione Sicilia venuto appositamente, perché non vorremmo essere esclusi, nella direttrice nord-sud, da quanto più in questo momento sta elaborando sia il Portogallo che la Spagna. C'è una ragione mediterranea che potrebbe rappresentare uno sviluppo enorme della nostra economia, portando - lo preannuncio - nella struttura dell'Aeroporto di Comiso, che fu strumento "di guerra" un'attività che possa coinvolgere i grossi problemi degli investimenti della grande macroeconomia, partendo dalla viabilità e dai trasporti, nel coinvolgimento della cultura, del turismo. Sono settori che non mi competono, però tutto può essere esaminato dall'Assessorato al lavoro per creare queste sinergie anche attraverso testi legislativi uguali per ciascuna Regione, in modo da avere fenomeni di partecipazione economica di macroregioni affinché tutto lo sviluppo della piccola e media azienda possa essere una rete che coinvolga come testa di ponte il Piemonte in pieno collegamento con la Regione Rhône-Alpes, e non è detto che non possano entrarvi, come interessi specifici, anche quelli della Svizzera sul piano economico-finanziario.
E' soltanto una cornice dentro cui si spera di poter dipingere un grande quadro, con la collaborazione attiva di tutto il Consiglio e, si spera, di tutte quelle risorse della produzione del Piemonte, partendo dalla macroproduzione dei grandi centri industriali quali la FIAT, che è soggetto ed oggetto dell'interrogazione che puntualmente io riconosco un'ottima interrogazione. Mi dispiace solo di essermi trovato di fronte a tanto ritardo nella risposta, ma credete, colleghi, a volte l'attività amministrativa è anche esercitata attraverso la delega che è assolutamente necessaria presso la funzione perché poi ci siano gli strumenti per poter rispondere adeguatamente. Ecco perché non avrei voluto leggere la relazione dell'Assessorato all'industria, non perché fosse fuor di luogo, ma perch ritengo che, al di là di una lettura esatta dell'universo mondo dei rapporti che intercorrono con le grandi aziende industriali, sia veramente arrivato il momento di essere attivi, partendo dall'attività del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore, per la sua lunga ed articolata risposta.
La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Chiedo di acquisire la risposta scritta dell'Assessore. Mi pare che la risposta sia stata estremamente ampia, sembra quasi una comunicazione credo che per le cose dette varrebbe la pena di aprire persino un dibattito, se il Presidente lo ritiene opportuno.
D'altro canto, la ritengo reticente rispetto ad una serie di problemi posti nell'interrogazione; si è parlato di tantissime cose, ma su una serie di questioni che l'interrogazione poneva non si è detto nulla e questo mi lascia insoddisfatto.
Sono inoltre esterrefatto per alcune dichiarazioni che ho sentito forse voi eravate distratti, ma nel corso della relazione l'Assessore ha detto che nei prossimi anni uno dei due insediamenti FIAT in Piemonte, il più importante, quello di Mirafiori, potrebbe chiudere e la cosa non sarebbe eccessivamente preoccupante. In quello stabilimento lavorano 30 mila dipendenti, di cui circa 20 mila in produzione (consideriamo che gli impiegati non vengano coinvolti) e alcune altre migliaia in ditte che lavorano per la FIAT. Lo so, se ne parla da anni, ma ascoltando la relazione dell'Assessore, in cui dice che è possibile che si verifichi nel prossimo periodo questo evento, e che ciò non è grave, io dico che è incredibile, sono esterrefatto per questo, perché se un evento del genere si verificasse per il Piemonte sarebbe non solo grave, ma terrificante perché il più grande insediamento industriale d'Italia verrebbe a chiudere! Se fossero vere queste affermazioni, e ci sono degli elementi che vanno in quella direzione, richiederebbero non il tipo di approccio timido e servile nei confronti della FIAT che è emerso dalla relazione, ma una preoccupazione ed un'attenzione nostra estrema. La nostra Regione è già massacrata da una serie di crisi che, per quanto gravi, sono di dimensioni di gran lunga più ridotte; abbiamo visto che comunque sollevano problemi enormi, immaginiamo cosa succederebbe con un fatto di questo genere: la chiusura di Mirafiori.
Una volta acquisiti gli elementi della relazione, su questo tema chiederò un ulteriore dibattito perché il Consiglio si deve preparare in tempo ad intervenire, a discutere, perché questa situazione avrebbe per il Piemonte effetti terrificanti.
In ogni caso, dalla relazione è emerso che la FIAT attua una politica di aumento dei prezzi molto al di là dell'inflazione e questo è uno degli elementi di stagnazione del mercato italiano; la FIAT vende parecchio all'estero, ma in Italia, con la sua politica delle vendite, in poco tempo i prezzi sono aumentati del 10% mentre, tra l'altro, i salari sono fermi al 2,3% di aumento. La FIAT è in salute finanziaria, ma dal punto di vista della presenza sul mercato non riesce a crescere per questo motivo. Credo che le considerazioni fatte sul mercato italiano siano invece di una leggerezza estrema, perché se è vero che nel 1995 è stato un mercato stagnante, in Italia erano quattro anni che il mercato calava sistematicamente e in due di quegli anni è calato in modo forte, anche del 30%. Mentre per gli altri Paesi il 1994/1995 sono stati anni di ripresa, in Italia questo non è avvenuto, quindi la crisi del mercato italiano non è in linea con gli altri Paesi, è molto più grave perché in Italia non vi è stato, negli ultimi cinque anni, nessun anno positivo, ma una serie di anni negativi. Credo che questo abbia a che fare con la politica delle grandi industrie rispetto ai salari e ai consumi della gente e in genere con la politica dello Stato sullo stesso tema. Ma non voglio entrare su questo argomento.
Sono quattro mesi che in FIAT c'è consistente cassa integrazione, anche per il prossimo mese è stata annunciata una consistente cassa integrazione.
Tra l'altro, con le nuove leggi essa comporta una decurtazione del salario molto alta; non parliamo dei lavoratori che stanno a casa magari tutto il mese, non sono molti casi, ma esistono, ma sono molti quelli che invece stanno due settimane e percepiscono un salario che si aggira intorno al milione, quindi potete immaginare i tipi di problemi che ci sono. Anche solo la preoccupazione per questa situazione dovrebbe lanciare dei campanelli d'allarme, sarà qualcosa che avrà degli effetti anche sulle possibilità di ripresa economica del Paese.
Inoltre, ed è uno degli elementi su cui non c'è stata risposta nella relazione dell'Assessore, abbiamo sollevato un altro problema: ci risulta che, contemporaneamente alla cassa integrazione, venga fatto un uso massiccio degli straordinari e questo non è sicuramente previsto dalla legge - al di là dell'etica che è pure inaccettabile; la FIAT ha cioè una politica di uso contemporaneo di cassa integrazione e di straordinario. La cassa integrazione la paghiamo noi, la paga la collettività e credo che una delle iniziative che si dovrebbe intraprendere in Regione, attraverso gli strumenti che abbiamo, come l'Osservatorio del mercato del lavoro, sia quella di mettere in osservazione questo aspetto. Come mai, anche quando c'è ripresa, non c'è un aumento dell'occupazione? Perché c'è un utilizzo abnorme degli straordinari, spesso al di fuori di quanto stabilisce la legge! Bisognerebbe quindi che la Regione si dotasse di strumenti di controllo, di conoscenza del fenomeno e, laddove ci sono abusi, anche di intervento, di denuncia perché ci sono delle famiglie che pagano le scelte dell'azienda. Tra l'altro, tutti abbiamo letto le dichiarazioni di questi giorni rispetto all'inchiesta in corso sulla FIAT, dichiarazioni che hanno fatto Ghidella ed altri, di come ci fosse un uso dei fondi pubblici della FIAT come minimo immorale, se non illegale; venivano gonfiate le spese per il personale per avere i soldi dello Stato, per cui la ricerca di cui si menano vanto come fosse un loro fiore all'occhiello è stata finanziata dallo Stato, gonfiando l'entità della spesa. Su questo non c'è stato alcun controllo.
Non possiamo più permetterci di dire che la FIAT è una grande azienda che dobbiamo guardarla con rispetto, ma dobbiamo intervenire nel merito perché questa grande azienda in Piemonte non ha portato quasi nulla; ha invece utilizzato molto, in questi anni, i fondi dello Stato per fare, tra l'altro, investimenti a Pratola Serra e a Melfi, utilizzando quote massicce di fondi pubblici per ridurre l'occupazione e per chiudere Chivasso. Oggi sentiamo addirittura la minaccia di un'eventuale chiusura dello stabilimento di Mirafiori.
Come istituzione non possiamo stare a guardare, dobbiamo intervenire per cercare di evitare e frenare questi processi, intervenire per correggere la politica che la FIAT e le grandi aziende fanno, perché sono politiche che danneggiano la comunità ed accrescono esclusivamente i profitti dell'azienda.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Papandrea.
L'Assessore Masaracchio chiede nuovamente la parola, ma...



(Intervento fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Io gradisco che lei mi faccia da suggeritore, Consigliere, perché so benissimo che è sempre un suggerimento intelligente. Volevo appunto dire che le comunicazioni dell'Assessore mi lasciano sorpreso e per la gravità delle notizie che ha affermato e per la reticenza che abbiamo comunque tutti avvertito. Se le sue notizie sono vere, sulla base delle comunicazioni dei dirigenti della FIAT, venuti in sede di Consiglio per l'audizione indetta con il Presidente della Commissione Scanderebech sui problemi delle prospettive della FIAT, e se è vero quanto ha detto il Consigliere Papandrea, che ringrazio per le aggiuntive informazioni, credo che la relazione dell'Assessore Masaracchio possa essere trasformata in comunicazione al Consiglio. Pertanto essa potrà essere oggetto di una tempestiva disamina, per non dire dibattito, che in questo Consiglio dovremmo calendarizzare al più presto.
Terminerei qui il punto relativo alle interrogazioni e alle interpellanze.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale in merito al ritardo con cui si risponde a interrogazioni e interpellanze


PRESIDENTE

Chiede la parola l'Assessore Masaracchio; ne ha facoltà.



MASARACCHIO Antonino, Assessore regionale

Intervengo in merito alla comunicazione del Presidente del Consiglio.
Siccome abbiamo ricevuto in Giunta una comunicazione dalla Presidenza del Consiglio che sostiene ci siano delle reticenze da parte degli Assessori a non rispondere tempestivamente, se noi sospendiamo rimandiamo tutto...



PRESIDENTE

Non possiamo, noi dobbiamo cercare di calibrare, di contingentare i tempi per le interrogazioni e le interpellanze con quelli delle deliberazioni.



MASARACCHIO Antonino, Assessore regionale

Tranne che gli interroganti non ci consentano di tradurre la risposta in termini di risposta scritta, dopodiché non ci saranno più lamentele.



PRESIDENTE

Su questo punto volevo fare una comunicazione.
Sulla base del confronto avuto nell'ultima Conferenza dei Capigruppo ho scritto al Presidente della Giunta la seguente lettera: "Caro Presidente, nella Conferenza dei Capigruppo di stamane ancora una volta è stato sollevato in maniera perentoria il problema, ormai cronico della risposta alle interrogazioni ed interpellanze, alcune delle quali giunte ormai all'ottavo mese di vita.
Il problema è stato sollevato sia dalla maggioranza che dalla minoranza, ribadendo la necessità dell'assoluto rispetto cronologico della presentazione delle interrogazioni e delle interpellanze, al di là ovviamente delle debite eccezioni.
Prendendo atto di quanto è emerso, e nel rinnovarti ancora una volta l'esigenza del più tassativo rispetto della tempestività cronologica delle risposte, non vorrei che permanendo l'attuale disagio gli stessi lavori del Consiglio venissero pregiudicati da un'eventuale desistenza da parte dei Consiglieri.
Sono certo che comprenderai lo spirito di quanto sopra, proprio per quel corretto rapporto con il Consiglio che tu hai sempre voluto onorare.
Confido nel tuo risolutivo intervento".
Questa è una lettera che ho inviato il 23/2/1996.
In data 26 febbraio il dirigente del settore, dott.ssa Adriana Garabello, mi ha fatto pervenire la seguente lettera: "A seguito delle richieste formulate dai Capigruppo durante la Conferenza del 23 febbraio u.s., le rendo noto che, a titolo esemplificativo, in ordine cronologico delle prime cento interrogazioni ed interpellanze presentate dal 12/6/1995 al 31/8/1995, cinquanta hanno ottenuto risposta in aula, cinque in Commissione, cinque sono state superate da dibattiti successivi, due sono state ritirate dai proponenti trentotto non hanno mai ottenuto risposta. Mi riferisco sempre alle interrogazioni ed interpellanze presentate dal 12 giugno al 31 agosto 1995.
Di queste trentotto che non hanno mai ottenuto risposta, tre sono in elenco per le prossime sedute consiliari, diciassette appartengono al Gruppo di Rifondazione Comunista, sei al Gruppo di Alleanza Nazionale, quattro al Gruppo del PDS, nove al Gruppo dei Pensionati, una al Gruppo della Lega Nord, ed una al Gruppo del CDU.
L'Ufficio Aula è a disposizione per la redazione di un tabulato complessivo di tutte le interrogazioni ed interpellanze ad oggi inevase".
Questo è quanto ci dovevamo in ordine allo stato dell'arte delle interrogazioni ed interpellanze.
Credo che i tempi contingentati non possano andare al di là del dovuto.
Se dedichiamo un'ora, un'ora e mezza per ogni seduta al punto inerente le interrogazioni e le interpellanze, praticamente nel corso di un mese faremo dalle sei alle sette ore di discussione su tale punto.
Mi rimetto ancora una volta alla scrupolosa attenzione da parte del Presidente, del Segretario della Giunta, affinché le interrogazioni seguano un ordine cronologico tassativo, al di là - ripeto - delle debite eccezioni per quanto concerne le interpellanze e le interrogazioni estremamente urgenti e significative.
La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Purtroppo manca il Presidente della Giunta e il Vicepresidente della Giunta, bisognerebbe farne due così almeno...



PRESIDENTE

Siccome l'Assessore Masaracchio mi ha interpellato sul problema delle interrogazioni e delle interpellanze, ho dovuto intervenire.



GHIGLIA Agostino

Purtroppo, signor Presidente, anche se la ringrazio per le lettere di sollecitazione, la situazione rimane quella di prima. Nel senso che c'è scritto: Alleanza Nazionale, sei interrogazioni a cui non è stata data risposta. Il fatto è che Alleanza Nazionale ad oggi ha presentato forse sette, otto interrogazioni, tutte le altre sono state firmate da altri Gruppi. Ciò significa che ad Alleanza Nazionale in otto mesi non è stata data neppure una risposta diretta.
Avevo sollecitato, con particolare forza, presso i Capigruppo, al Presidente della Giunta, al Vicepresidente della Giunta, la risposta quanto meno alle interrogazioni più antiche, alle quali mi preme avere una risposta. Questa risposta però non arriva mai, mi è già stata rimandata di due mesi, quindi sinceramente chiederei che di queste interrogazioni prima del prossimo Consiglio venisse data sicuramente una risposta, non si possono aspettare mesi su questioni importanti.
Ritengo giusto che la minoranza debba avere più spazio per le interrogazioni, però non ritengo giusto che la povera maggioranza debba in otto mesi non vedere neppure una risposta alle proprie interrogazioni.
Chiederei quindi la risposta scritta a brevi mano delle interrogazioni quanto meno presentate a giugno.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta, Majorino.



PRESIDENTE

MAJORINO, Vicepresidente della Giunta regionale



PRESIDENTE

Ho sentito solo le ultime parole del Capogruppo Ghiglia che sollecita risposte anche alle interrogazioni dei Consiglieri di maggioranza. Mi far carico, non da domani perché sono già state calendarizzate, ma dalla prossima sessione di dare la precedenza, o quanto meno una posizione paritaria, alle interrogazioni dei Consiglieri di maggioranza.



PRESIDENTE

Volevo ricordarle che, mentre lei era assente, è stata sollevata la necessità, sulla base della relazione dell'Assessore Masaracchio e dell'integrazione del Consigliere Papandrea, di dedicare una delle prossime sedute del Consiglio alle comunicazioni testé fatte dall'Assessore sulla situazione FIAT. Siccome sono emerse delle valutazioni molto preoccupanti noi crediamo che il Consiglio debba essere investito globalmente di questo problema.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico: a) Congedi Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bortolin, Farassino e Ghigo.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

d) Decreto di riassegnazione delle deleghe regionali


PRESIDENTE

Con lettera pervenutami in data 23/2/1996, il Presidente della Giunta regionale, Ghigo, mi ha informato che, con decreto n. 678/96, sono state ridistribuite alcune deleghe della Giunta regionale, per cui all'Assessore Majorino è stata assegnata la delega ai beni ambientali, mentre all'Assessore Botta è stata assegnata la delega all'edilizia residenziale.


Argomento:

e) Elenco dei viaggi a Roma


PRESIDENTE

L'elenco dei viaggi a Roma effettuati dai Consiglieri regionali nella VI legislatura, nella seconda metà dell'anno 1995, sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

f) Attribuzione alla II Commissione dell'esame della sentenza della Corte Costituzionale sull'illegittimità costituzionale dell'art. 6, comma secondo, ultimo periodo, della legge regionale recante "Programmi integrati di riqualificazione urbanistica, edilizia ed ambientale in attuazione dell'art. 16 della legge 17/2/1992, n. 179"


PRESIDENTE

Comunico che, in data 20/2/1996, ho ricevuto dalla Corte Costituzionale copia della sentenza n. 26 del 5/2/1996, nella quale la Corte dichiara: "- l'illegittimità costituzionale dell'art. 6, comma secondo, ultimo periodo (per parte), della legge regionale riapprovata in data 8/3/1995 recante "Programmi integrati di riqualificazione urbanistica, edilizia ed ambientale in attuazione dell'art. 16 della legge 17/2/1992 n. 179" nella parte in cui prevede il silenzio-assenso ai fini dell'approvazione regionale dei programmi integrati di forme di allestimenti urbanistici generali non fondate le questioni di illegittimità costituzionale dell'art. 6 comma ottavo, e dell'art. 8, comma secondo, della stessa legge sollevata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. " In merito do lettura dell'art. 86 del Regolamento interno, che così recita: "Nel caso in cui la Corte Costituzionale dichiari la illegittimità anche parziale, di una legge regionale, o nel caso di annullamento della legge da parte del Parlamento, il Presidente ne informa il Consiglio nella prima seduta, e la questione relativa ai provvedimenti consequenziali è iscritta all'o.d.g. della prima seduta successiva del Consiglio".
Stante quanto sopra annuncio che nella sessione di marzo si iscriverà il seguente punto all'o.d.g.: "Sentenza della Corte Costituzionale n. 26 del 5/2/1996".
L'argomento è comunque all'attenzione della II Commissione.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. della seduta odierna il progetto di legge n. 114: "Progetto Stati Generali del Piemonte", licenziato all'unanimità dalla VI Commissione consiliare".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata con 35 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Esame progetto di legge n. 38: "Modifica alla L.R. 3/4/1989, n. 20 'Norme in materia di tutela di beni culturali, ambientali e paesistici'" Presentazione ordine del giorno n. 124 (rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 38, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola al relatore di maggioranza, Consigliere Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, relatore

La legge 8/8/1985 (legge Galasso) prevedeva che le Regioni determinassero l'elenco dei corsi d'acqua da escludere dal vincolo, in quanto irrilevanti ai fini paesaggistici.
Era espressamente previsto che le Regioni determinassero questa classificazione tra corsi d'acqua rilevanti a livello regionale e corsi d'acqua non rilevanti entro 90 giorni.
La Regione Piemonte non esercitò, nei tempi e nei modi prescritti, il proprio diritto di riclassificazione e, di conseguenza, il vincolo della legge n. 431 venne a ricadere su tutti i corsi d'acqua piemontesi. Quindi è valido su tutto il Piemonte, su oltre 6.000 unità.
La legge n. 431 nella fattispecie, rendendo possibile la classificazione dei richiamati corsi d'acqua secondo le loro caratteristiche paesistico-ambientali, lasciava intendere che le finalità erano quelle di determinare comunque il sottoinsieme di rilevanza rispetto all'insieme generale.
Com'è detto, la Regione Piemonte non ha attuato tale selezione, per cui non sussiste più oggi la possibilità giuridica di escludere dal vincolo particolari corsi d'acqua, mentre permane il problema reale, cioè quello di salvaguardare esclusivamente od avere un controllo regionale diretto per quanto riguarda i corsi d'acqua superficiali, che rappresentano per la Regione Piemonte quelli più rilevanti sotto l'aspetto paesistico.
La Regione Piemonte, dieci anni dopo il 1985, ha adottato un proprio primo strumento territoriale. Il Piano Territoriale è stato adottato dalla Giunta regionale in data 30/1/1995. In questo Piano Territoriale, con un lavoro pregevole, venne individuato l'elenco dei corsi che, per le loro caratteristiche, costituiscono la rete regionale.
L'elenco comprende 253 corsi idrici. Tale indicazione, in sospensione o in riapertura di consultazione, rischia di rimanere sulla carta e quindi rende necessario uno stralcio per dare immediata attuazione, visto che la classificazione è fatta con unanime consenso.
In sede di Commissione si è dibattuto, in parte anche giuridicamente sulla possibilità di stralciare dal Piano Territoriale, solo adottato e non approvato, questa parte riguardante i corsi d'acqua.
In sede di Commissione, al momento dell'approvazione, il sottoscritto a nome anche degli altri proponenti, si era riservato di presentare per l'aula un testo dell'articolo eventualmente riformulato, che non muta la sostanza, cioè subdelega ai Comuni la competenza su tutti i corsi d'acqua meno i 253 di rilevanza regionale.
Quindi, con la formulazione dell'emendamento definitivo presentato in aula, vengono richiamati i corsi d'acqua di interesse regionale individuati nel Piano Territoriale Regionale adottato, che con questa legge si approva limitatamente alla valenza paesistica.
L'importanza di questa norma è notevole; l'ha potuto rilevare chi ha avuto la possibilità di amministrare, ma lo si è rilevato anche nel corso del dibattito avvenuto in questi sei mesi. Innanzitutto, si tratta di andare ad applicare una norma paesaggistica del 1985, la legge Galasso: è un'applicazione a dieci anni di distanza. In secondo luogo, è un'applicazione di quel principio di sussidiarietà che frequentemente utilizziamo nei nostri interventi, ma che poi attuiamo con molta difficoltà.
E' un'applicazione in questo momento molto puntuale, perché la responsabilità degli Amministratori locali e dei Sindaci dei 1.200 Comuni piemontesi è tale che ormai si sono sviluppate una coscienza dell'ambiente e una puntualità nel controllo molto superiori a quella che è la puntualità di controllo burocratico svolto a livello centrale da parte della Regione Piemonte.
Il controllo burocratico a livello centrale - ricordiamolo - licenzia il 99% delle richieste di autorizzazione sui corsi d'acqua minori. A tal riguardo, ritengo che gli Amministratori locali siano molto più rigorosi.
Chi, come me o come molti colleghi che siedono in quest'aula, ha fatto questa esperienza, sa che nel momento in cui l'Assessore (o il Sindaco) deve dare una concessione, svolge una valutazione di sostanza, e non solo di forma, come invece avviene a livello regionale.
In sostanza, non si tratta di una norma che va a delegificare o ad "aprire", ma di una norma che responsabilizza chi è sul luogo, chi deve dare le autorizzazioni, quindi è una norma - io ritengo - di vera difesa ambientale, di controllo diretto. Inoltre, è una norma che ha anche una grossa valenza per la struttura burocratica della Regione Piemonte.
Annualmente il Settore Beni Ambientali deve esaminare 20.000 pratiche (mi pare che sia questo il numero, ma l'Assessore Majorino, che ha appena assunto la delega, probabilmente ha numeri più aggiornati). Essendo purtroppo, i tempi legati ad un'istruttoria molto lunga e ad una burocrazia notevole, probabilmente 15.000 pratiche vengono meno, di conseguenza il secondo effetto - anche questo rilevante - è il ritorno per la Regione della possibilità di appropriarsi di quel ruolo di indirizzo, di programmazione e di controllo.
Ricordiamo che, in ogni caso, è una subdelega, per cui rimane sempre quel potere cautelare sostitutivo che la Regione ha. Essendo una subdelega non è una delegificazione né un'esclusione dei controlli previsti dalla legge Galasso.



PRESIDENTE

La parola al relatore di minoranza, Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe, relatore

Grazie, Presidente. Vorrei prima sollevare un'altra questione.
La relazione di minoranza era relativa ad un testo di legge composto da un solo articolo di sei righe ed argomentava i motivi per i quali si riteneva tale articolo di legge improponibile. Adesso questa legge non esiste più, in quanto il Consigliere Pichetto, insieme ad altri, ha presentato un nuovo testo di legge, che cambia esattamente le sei righe di cui si componeva la prima legge, dicendo cose del tutto diverse e quindi proponendo nei fatti una nuova legge.
Chiedo che si possa discutere su questa nuova legge in Commissione, in quanto gli argomenti utilizzati nella relazione di minoranza si riferiscono ad una legge che, su volere della maggioranza, non c'è più in quanto sostituita da un'altra.
Poiché sia nella prima legge che nell'emendamento gli argomenti presentano un certo spessore, chiedo che si prenda atto che la legge originaria non c'è più, che è completamente cambiata in tutta la sua sostanza.
Chiedo che si possa discutere in Commissione del merito della seconda legge proposta in quest'aula, per poterla approfondire adeguatamente. Nella prima legge c'erano argomenti abbastanza complicati. Anche nell'emendamento qui proposto si ripercuote la stessa cosa; emendamento, poi, che tale non è. La legge quindi è completamente diversa e bisognerebbe scrivere un'altra relazione di minoranza.
Presidente, il mio problema è che dovrei scrivere un'altra relazione di minoranza, perché questa è riferita ad un testo di legge che adesso si dice non viene più proposto. Chiederei preliminarmente lumi su questo aspetto perché vorrei svolgere una relazione di minoranza coerente.



PRESIDENTE

Noi ci dobbiamo attenere alle leggi presentate o alle proposte di legge; successivamente, se vengono presentati degli emendamenti, possiamo considerarli nel momento in cui questi vengono presentati ed eventualmente votati. Il testo di legge (mi pare che sia stato licenziato dalla Commissione) è quello che è all'esame del Consiglio ed è questo il testo di legge sulla base del quale si deve discutere e sulla base del quale il relatore ha presentato la sua relazione.



CHIEZZI Giuseppe

Certo, Presidente; tuttavia sollevo il problema che non si tratta di un emendamento, ma di una nuova legge.



PRESIDENTE

Questo lo si potrà valutare nel corso dei lavori.



CHIEZZI Giuseppe

No, pongo preliminarmente la questione, in quanto si tratta di un emendamento soppressivo di tutta la legge. Chiedo che il Consiglio verifichi l'opportunità di discutere questo in Commissione. Viceversa anche la mia relazione di minoranza, che dovrebbe essere spedita al Commissario del Governo, sarà una relazione di minoranza sulla quale il Commissario del Governo non avrà nulla da eccepire in quanto si riferisce a contenuti che non esistono più.



PRESIDENTE

Credo, Consigliere, che lei debba fare delle riflessioni in ordine diacronico. C'è stata la relazione di maggioranza, ora lei svolga la sua relazione di minoranza e successivamente, quando verrà presentato l'emendamento, faremo le valutazioni che lei (e chi altri) riterrà opportuno fare.



CHIEZZI Giuseppe

Intendevo solo accelerare i tempi, comunque posso benissimo svolgere la relazione di minoranza.



CAVALIERE Pasquale

Signor Presidente, chiedo la parola per porre una questione preliminare.



PRESIDENTE

No, adesso siamo alle relazioni; non credo che ci possa essere una questione preliminare su una relazione di minoranza.
Lei vuole impedire al Consigliere Chiezzi di svolgere la relazione di minoranza?



CAVALIERE Pasquale

No, intendo solo porre una questione preliminare.
Il Regolamento...



PRESIDENTE

No, il Regolamento no.
Prego, parli pure.



CAVALIERE Pasquale

Io credo che esista il Regolamento da qualche parte, l'ho visto qualche volta girare.
Analogamente a quanto diceva poc'anzi il collega Chiezzi, credo che si debba tenere conto, Presidente, che non ci troviamo di fronte ad un emendamento presentato da qualche altro Gruppo. Noi abbiamo discusso in Commissione un testo, presentato appunto dal proponente, del tutto legittimo, entriamo nel merito, è un problema su cui discutere. Lo stesso proponente, by-passando il dibattito della Commissione, presenta in aula un emendamento che è praticamente un...



PRESIDENTE

Adesso però passiamo alla relazione.



CAVALIERE Pasquale

Non le può sfuggire, Presidente, che si tratta di un emendamento - non voluto, non credo che il Consigliere Pichetto volesse e che ha ripensato a come sistemare la cosa - che cambia totalmente la questione. Non possiamo discuterlo qui adesso, perché vengono by-passate tutte le procedure, anche se sul filo del...



PRESIDENTE

Ho capito tutto.
Adesso seguiamo l'ordine cronologico: è stata fatta una relazione sul testo licenziato dalla Commissione che è stata portata alla vostra approvazione o alla vostra reiezione; ora svolgiamo la relazione di minoranza e poi, quando si arriverà all'emendamento, valuteremo.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe, relatore

Leggo dunque questa relazione di minoranza relativa ad un testo di legge che non c'è più.
La relazione di minoranza così recita: "La proposta di legge 'Modifica alla L.R. 3/4/1989, n. 20' vìola le irrinunciabili e generali norme di salvaguardia relative al Piano Territoriale Regionale (PTR) adottato.
Questa è la critica di fondo che svolgo.
La violazione delle norme di salvaguardia è resa ancor più rilevante dalla decisione assunta con deliberazione dalla Giunta regionale (a seguito dell'approvazione di un ordine del giorno da parte del Consiglio regionale che invitava la Giunta a 'riadottare' il PTR già adottato il 30/4/1995) di avviare una nuova fase di consultazione per raccogliere nuove osservazioni al PTR che potrà perciò essere modificato rispetto al PTR adottato (altrimenti non si capisce a cosa servano le consultazioni).
La proposta di legge in oggetto considera in specifico le indicazioni proposte nel Piano Territoriale adottato relative ai corsi d'acqua d'interesse regionale come definitive ed operanti, mentre diventeranno tali solo ad approvazione avvenuta del PTR, a seguito anche dell'esame delle nuove osservazioni sollecitate dalla Giunta regionale (che ha riaperto le consultazioni perché non esclude la possibilità di mutamenti).
In sede di approvazione del PTR non si può escludere che tale elenco dei corsi d'acqua di interesse regionale subisca modificazioni e che nuovi corsi d'acqua di interesse regionale vengano inseriti in tale elenco.
Necessaria sino a tale approvazione è l'applicazione delle misure di salvaguardia per tutti i corsi d'acqua, come previsto dalle leggi vigenti sino all'approvazione del Piano Territoriale.
Prima di tale decisione definitiva (approvazione del PTR) valgono, come confermato dalla giurisprudenza, e vigono le norme di salvaguardia relativamente agli strumenti di pianificazione adottati; norme che sono violate dal testo della proposta di legge in oggetto.
Le leggi nazionali impongono alle Regioni la predisposizione di strumenti per la tutela del paesaggio (ultima la legge 8/8/1985, n. 431) che una sentenza della Corte Costituzionale ha confermato di preminente interesse nazionale.
Spetta quindi alla Regione stabilire con l'approvazione di un Piano Paesaggistico o con un Piano Territoriale con valenze paesaggistiche quali siano gli elementi da tutelare e con quali procedure, competenze e responsabilità amministrative.
Al momento la Regione Piemonte dispone solo di un Piano Territoriale adottato; per questo devono essere rispettate tutte le misure di salvaguardia".
Questa è la relazione relativa al vecchio testo di legge. Adesso non si propone più questa procedura, bensì tutt'altro. Addirittura, leggendo questo emendamento, si propone di approvare una quota del Piano Territoriale Regionale. E' tutta un'altra proposta di legge che va discussa, ritengo, in un ambito di Commissione, con la presenza anche di funzionari che possano aiutarci a comprendere un'ipotesi che è assolutamente anomala e inaudita, nel senso che non mi risulta che esistano forme di approvazione di strumenti urbanistici di questo tipo. Vorrei comunque poter argomentare su un tema così complesso con un minimo di calma e cognizione di causa, con l'aiuto anche, ripeto, di tecnici della Giunta o del Consiglio con i quali poter interloquire perché si tratta di una proposta del tutto nuova che merita doverosamente un approfondimento in sede di Commissione.
Pertanto, svolta la relazione di minoranza, ho anche già illustrato a voce, sulla base delle poche cose dette, le mie richieste.



PRESIDENTE

E' pertanto aperta la discussione generale.
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, questa proposta è stata lungamente discussa, io direi persino troppo. Si è perso tempo prezioso per l'approvazione del Piano Territoriale, che avrebbe risolto ogni discussione di questo tipo. E' evidente che se l'Assessore Botta si fosse impegnato per il Piano Territoriale la discussione di oggi non ci sarebbe stata.



BOTTA Franco Maria, Assessore alla pianificazione territoriale

C'è un ordine del giorno del Consiglio, collega Saitta, e il Consiglio è sovrano e allora che cosa stai dicendo!



SAITTA Antonino

L'ordine del giorno del Consiglio stabiliva un percorso...



BOTTA Franco Maria, Assessore alla pianificazione territoriale

Non contare delle balle!



SAITTA Antonino

Signor Presidente!



PRESIDENTE

Assessore Botta, la prego di moderare i termini!



BOTTA Franco Maria, Assessore alla pianificazione territoriale

Questa è una falsificazione!



SAITTA Antonino

Risponderà che è una falsificazione, ma adesso mi lasci parlare.
In una delle ultime riunioni della Commissione abbiamo saputo che è stata riavviata la procedura per le consultazioni, mi pare a dicembre, e dal mese di dicembre ad oggi non si è fatto nulla perché le consultazioni saranno fatte nel mese di marzo, quindi si è perso del tempo prezioso.



BOTTA Franco Maria, Assessore alla pianificazione territoriale

E' di nuovo una falsificazione!



PRESIDENTE

Assessore, la prego! Lei non deve interrompere, risponda dopo con tutti gli argomenti che ha a disposizione. Abbia pazienza!



BOTTA Franco Maria, Assessore alla pianificazione territoriale

A Saitta piace falsificare la realtà!



PRESIDENTE

Va bene, dopo dirà che a Saitta piace falsificare la realtà, ma adesso lo lasci parlare! La prego di continuare, Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Ad ogni modo, dalle informazioni che ho e dalle notizie che ho sentito in Commissione, credo di non essere il solo ad aver capito così, che ci sono stati due mesi di "morta", che si sarebbero potuti utilizzare per fare le consultazioni e tempo utile per approvare il Piano Territoriale che avrebbe reso utile la formulazione della proposta di legge che stiamo discutendo.
Comunque, a parte questo giudizio sulle procedure che sono state seguite, mi pare che l'osservazione fatta dal collega Chiezzi sulla sostanza dell'emendamento rispetto al testo originale non sia irrilevante.
Io non conosco bene le procedure, però mi pare che ci troviamo di fronte ad un testo nuovo. Io sono in grado di esprimere una valutazione complessivamente positiva e incondizionata sul testo approvato in Commissione; per quanto riguarda invece il nuovo testo, per la verità, così come lo leggo, non capisco bene le motivazioni.
Ma veniamo al testo licenziato dalla Commissione. Noi siamo d'accordo sulla proposta, che tra l'altro non è neppure nuova: era una proposta fatta dalla vecchia Giunta, contenuta nel Piano Territoriale, che individuava i corsi d'acqua di competenza regionale. Quindi, se il Piano Territoriale fosse stato approvato sarebbe stato già legge e pertanto sarebbe stato attuato.
Che cosa ha fatto allora il collega Pichetto? Ha preso una parte di quella proposta del Piano Territoriale e l'ha trasformata in proposta di legge perché i tempi del Piano Territoriale stanno diventando lunghi. La proposta è condivisibile perché risponde all'esigenza, già censita dalla precedente Giunta, espressa da parte delle autonomie locali. E' inutile stare qui e ripetere che questa domanda degli Enti locali risponde ad una giusta esigenza che non contrasta con esigenze di salvaguardia, perché la salvaguardia esiste e viene mantenuta.
Tuttavia chiediamo che contemporaneamente a questa proposta di legge nel testo originario, venga anche assunto un impegno più forte rispetto al precedente, assunto in passato dal Consiglio, a non svilire il contenuto del Piano Territoriale. Per questo, insieme ai colleghi Angeli, Manica e Rubatto, abbiamo presentato l'ordine del giorno n. 124, con il quale chiediamo che la Giunta sia impegnata a non modificare in fase di approvazione del Piano Territoriale l'elenco dei corsi d'acqua contenuti nell'art. 20 delle norme di attuazione; a confermare nella sostanza le scelte metodologiche strategiche normative del Piano Territoriale adottato a trasmettere il Piano Territoriale al Consiglio per l'approvazione entro febbraio, indicazione che non può essere evidentemente più mantenuta, ma credo entro aprile. Se il Consiglio, se la maggioranza è disponibile ad assumersi questo impegno, noi daremo un voto favorevole sulla proposta di legge.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore alla pianificazione territoriale

Io vorrei semplicemente puntualizzare che non si è perso del tempo come dice il Consigliere Saitta, perché si è intrapresa - come ho avuto modo di rispondere la settimana scorsa ad un'interrogazione del Consigliere Vindigni - una serie di iniziative. Intanto quella di aver convocato ed ascoltato le Province in data 5 dicembre, di aver dato un congruo termine così come richiesto dall'ordine del giorno votato dalla maggioranza - ma non solo dalla maggioranza - del Consiglio regionale nel mese di ottobre dello scorso anno, se non erro, nel quale si richiedeva, a fronte di un'esiguità di osservazioni pervenute sul Piano Territoriale Regionale, che era stato adottato a gennaio, di prorogare i termini.
L'ordine del giorno è stato recepito dalla Giunta: è stato dato mandato al sottoscritto di fare una serie di consultazioni sul territorio, cosa che sta avvenendo, perché da venerdì prossimo ci sarà un incontro presso la Provincia di Vercelli e per i venerdì successivi una serie di altri incontri. Non mi pare, quindi, che il tempo si sia perduto.
Si è concesso, invece, del tempo ai Comuni e alle Comunità montane per poter accedere alla documentazione del PTR e verificare se vi siano o meno delle incongruenze; vedremo, al termine di queste consultazioni, se sarà il caso anche di revocare il Piano Territoriale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Presidente, per i motivi che ha ora richiamato l'Assessore Botta e le ragioni che richiamava il collega Chiezzi - cioè sull'impossibilità di votare (mi stavo riferendo al primo, non al secondo che sarebbe opportuno ritornasse) - non possiamo votare uno stralcio di un Piano regionale che potrà non essere adottato. Come facciamo a votare una cosa che o non c'è o comunque per manifesta volontà dell'Assessore potrebbe anche non esserci?



PRESIDENTE

Adesso non facciamo una simulazione del futuro. Atteniamoci ai testi.



CAVALIERE Pasquale

Visto che non possiamo fare delle ipotesi future dobbiamo riferirci al concreto. Nel concreto noi non abbiamo adottato un Piano Territoriale quindi non possiamo, in alcun modo, far riferimento ad una cosa che nell'oggi, nel concreto, non esiste. Tra l'altro, Presidente, l'Assessore Botta nell'illustrare quel famoso ordine del giorno presentato da Burzi ed altri colleghi, e che fu votato solo dalla maggioranza, disse l'esatto contrario di cosa ha affermato adesso, cioè che era loro incontrastabile volontà quella di adottare il Piano.
Adesso - come noi sostenemmo a suo tempo - ha ammesso cosa vuole fare forse consigliato dai suoi tanti consulenti ha ammesso che il Piano molto probabilmente non verrà adottato. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore alla pianificazione territoriale

Siccome Cavaliere è un provocatore...



PRESIDENTE

Un provocatore intellettuale.



BOTTA Franco Maria, Assessore alla pianificazione territoriale

Intellettuale io non lo dico.



CAVALIERE Pasquale

Adesso lei, Presidente, interviene e censura l'Assessore.



BOTTA Franco Maria, Assessore alla pianificazione territoriale

Ognuno fa le considerazioni che vuole. Secondo me sei un provocatore senza altri aggettivi.



PRESIDENTE

Io infatti ho cercato di lenire l'affermazione dell'Assessore Botta dicendo provocatore intellettuale.



(Interruzione del Consigliere Cavaliere)



PRESIDENTE

Io non ho questa cultura televisiva post-meridiana, per cui non so cosa siano le cuffiette di Ambra. Ho richiamato prima ad un comportamento civile e corretto senza ricorrere ad affermazioni che possono essere lesive dell'onorabilità dell'uno o dell'altro, per cui l'ho fatto una volta con il Consigliere Cavaliere, lo faccio adesso con lei, Assessore, perché credo che la tenuta complessiva di questo Consiglio debba essere certamente suffragata dal comportamento di ogni singolo. Aiutatemi quindi nei lavori che non devono assolutamente degenerare in affermazioni che non posso tollerare, da qualunque parte vengano.



BOTTA Franco Maria, Assessore alla pianificazione territoriale

Nella parte finale dell'intervento precedente volevo solo ribadire, in linea di principio, l'autonomia della Giunta, anche qualora ci fossero delle affermazioni. Questo l'ho detto anche in risposta al Consigliere Vindigni, in seduta di Commissione, che qualora ci fossero, da parte dei Comuni, delle osservazioni così stravolgenti e così gravi, nell'autonomia della Giunta, ed è un principio, si potrebbe anche arrivare alla revoca; ma siccome la Giunta si atterrà all'ordine del giorno, così come richiesto non solo dalla maggioranza, ma anche da altre forze, e mi riferisco al Gruppo della Lega Nord, noi faremo questa serie di consultazioni con tutti i Comuni della Regione Piemonte e le Comunità montane.
Al termine ci darete o no l'autonomia di valutare le eventuali osservazioni che perverranno?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeli.



ANGELI Mario

Normalmente la toppa è sempre peggio del buco, e non faccio il provocatore. Nell'ordine del giorno che era stato approvato si diceva che si andava alle consultazioni e poi si ritornava in Consiglio regionale.
Credo che l'autonomia della Giunta sia la stessa autonomia del Consiglio regionale e quindi la richiesta di impegnarsi ad un'approvazione del Piano Territoriale sia un impegno che la Giunta si era già assunto in precedenza.
Questo Piano Territoriale è un Piano Territoriale modificato, quindi ritengo che non si possa approvare alcuna modifica se non si ha l'impegno di approvare a breve scadenza un Piano Territoriale che riconosca questi fiumi; ce ne può essere qualcuno in più o qualcuno in meno, però il ragionamento deve essere questo, non può essere diverso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Su questa discussione aperta dal collega Cavaliere e dall'Assessore Botta, volevo osservare al Consiglio che le cose dette dall'Assessore Botta sono ineccepibili sul piano formale, nel senso che essendo il Piano Territoriale solo adottato, la Giunta regionale può non approvarlo ed è giusto che sia così.
In linea di principio, come ha detto Botta, può non approvarlo; magari lo approverà, lo modificherà, farà quello che crede, ma la Giunta regionale ha piena autonomia. Infatti il Piano Territoriale, Vicepresidente Majorino è solo adottato, ma questo dovrebbe far capire a tutti noi che il Piano Territoriale adottato non conta nulla se non ai fini della salvaguardia: non è operativo in nessuna sua parte, tant'è che Botta può anche decidere giustamente, dal suo punto di vista, di sentire i Comuni e verificare avendo tutte le escursioni, di approvarlo così com'è, modificarlo o anche non approvarlo. Questo è il motivo che impedisce ad un Consiglio regionale e a chiunque di applicare le norme previste dal Piano Territoriale, sino a che non sarà approvato formalmente. Le due proposte di legge violano questa certezza di diritto. Dal Vicepresidente Majorino (con il quale abbiamo fatto discussioni di questo tipo in questi anni, probabilmente ricorda questi fatti ed è anche competente) vorrei sentire un parere perché il Piano Territoriale adottato non conta nulla ai fini dell'operatività, è solo in salvaguardia (e l'ha detto anche l'Assessore Botta).
Come facciamo con una legge a dire che ce n'è solo un pezzo che vale? Sarebbe una violazione esplicita delle norme di salvaguardia, che non si può fare. Nemmeno Angeli può dirlo, nemmeno se promettiamo di approvarlo.
Capite il mio punto di vista? Nemmeno se si dice di approvarlo, in quanto non conta nulla, è un Piano che non esiste dal punto di vista operativo.
Non possiamo renderlo operativo per parti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grasso.



GRASSO Luciano

Intervengo per calmare un po' gli animi, visto che si è andati leggermente oltre.
Il Piano Territoriale Regionale era stato esaminato e portato ad un punto di consultazione abbastanza avanzata da parte della precedente Giunta, era stato inviato alle Province ed io avevo partecipato ad alcune riunioni ristrette per il relativo esame.
Il Piano riguarda settori molteplici, quindi il settore relativo alla tutela paesaggistica delle acque è una delle tante componenti.
Nel momento in cui questo Piano Territoriale è venuto all'esame della nuova Giunta e la stessa ha ritenuto di poter dare un parere complessivo si era ritenuto opportuno a livello di Gruppo (ma penso che la valutazione sia stata fatta a livello di tutti i Gruppi) di prendere quello che di buono c'era nell'immediatezza, e quello che di buono c'era in maniera superiore a tutte le altre cose era la tutela paesaggistica dei corsi d'acqua.
Sappiamo bene che la norma doveva essere approvata già nel 1985 e quindi già da quel momento si dovevano classificare le acque pubbliche a livello comunale. Questo ha comportato una burocrazia incredibile; infatti mentre prima non si esaminavano tutte le pratiche, perché nei Comuni esisteva un certo lassismo, quando poi sono arrivate le prime denunce i Comuni hanno applicato alla lettera la legge, come è giusto fare. Gli uffici si sono così ingolfati di pratiche che riguardavano 6.000 corsi d'acqua e non si è potuto lavorare. Come sapete, una pratica (anche di poco conto) di autorizzazione per la legge Galasso ad oggi impiega circa un anno. Pertanto, prendere quanto c'era di buono era ritenuta condizione necessaria da tutti i Comuni e da tutti gli Enti locali regionali. In questo senso credo che la Giunta, nell'approvare con il Consiglio la modifica di questa legge, in cui ritiene che per l'ambiente paesaggistico così debba essere, probabilmente nella disamina del Piano Territoriale non andrà a toccare i corsi d'acqua. Certamente andrà ad esaminare tutte le altre componenti di questo Piano Territoriale: le realtà economiche artigiane, della montagna e vincoli di altro tipo.
Facciamo un gran parlare, ma se vogliamo concretamente portare a compimento un'operazione semplice per rendere un servizio al Piemonte dovremmo farlo approvando questa legge.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Ritengo che l'ordine del giorno, presentato dai Consiglieri Saitta Angeli, Rubatto e dalla sottoscritta, abbia un senso e debba essere messo in votazione contestualmente alla proposta di legge regionale n. 38.
Sappiamo benissimo come esistesse un Piano Territoriale adottato dalla Giunta precedente il 30/1/1995, successivamente riadottato, e come adesso siano in corso le consultazioni con le Province e con gli Enti locali (in parte si sono già svolte e in parte si debbono ancora svolgere). Mi sembrano però del tutto sensate le osservazioni del Consigliere Grasso. Per quanto riguarda ad esempio l'elenco dei corsi d'acqua e problematiche di questo tipo è del tutto evidente che un impegno al mantenimento sia logico e scontato. Ritengo anche che l'ordine del giorno, richiamando un punto come questo, non faccia altro che confermare una cosa certa: impegnando la Giunta a trasmettere al più presto il Piano Territoriale in Consiglio si richiama appunto ad un impegno a cui deve fare seguito lo svolgimento delle consultazioni ed una rapida discussione consiliare.
Il punto finale dell'ordine del giorno richiedeva di trasmettere il Piano Territoriale al Consiglio per l'approvazione entro febbraio. Mi pare che questa proposta non sia in questo momento proponibile perché siamo ormai alla fine di febbraio. Si potrebbe modificare l'ultima frase dell'ordine del giorno nel modo seguente: "trasmettere il Piano Territoriale al Consiglio per l'approvazione entro aprile", in modo che possa consentire lo svolgimento delle consultazioni che sono in atto e la discussione. Ho avanzato una proposta in alternativa, in quanto la data di febbraio mi pare ampiamente superata e si deve individuare un mese: aprile l'Assessore dice maggio - non sarà su questo che ci divideremo.
Siamo disponibili e sollecitiamo questa modifica. Maggio va bene quanto aprile, mi pare evidente.



PRESIDENTE

Il problema è solamente legato alla temperie elettorale.
La parola al Vicepresidente della Giunta, Majorino.



MAJORINO Gaetano, Vicepresidente della Giunta regionale

Risponderò brevemente all'obiezione di fondo del Consigliere Chiezzi relativamente alla improponibilità - anche perché mi ha sollecitato l'intervento - di questo disegno di legge, sia nel testo originario sia nel testo emendato, laddove si sostiene che a fronte di un Piano Territoriale meramente adottato non sia possibile la formulazione del contenuto e degli effetti che vuole raggiungere il disegno di legge. Il fatto è però che il Piano adottato non è un qualcosa che non esiste. E' un Piano che ha una efficacia, sia pure caratterizzato dalla provvisorietà, in quanto le norme del Piano adottato diverranno definitivamente norme se e in quanto verranno poi, nella seconda fase, approvate.
Ma il sostenere che un Piano adottato, che esiste ma con l'efficacia limitata di adozione, non possa consentire i ragionamenti e le proposizioni, la deliberazione di questo disegno di legge, mi pare proprio che non sia esatto. Tutt'al più si può dire che questo disegno di legge divenendo operativo e diventando legge - se si vuole, sul piano dei principi, enunciare una regola - sarà una legge che si caratterizzerà per la sua provvisorietà o, per meglio dire, che sarà condizionata, nella sua successiva validità (o efficacia), all'approvazione del Piano Territoriale immutato in quella parte che concerne le regole contenute nel disegno di legge relativamente ai corsi d'acqua. Se si vuole affermare questo come petizione di principio, lo si può anche condividere, ma dire che ci sia una preclusione derivante dalla mera adozione del Piano al contenuto del disegno di legge, mi pare proprio errato.
Altro discorso è dire: "Viene snaturato il disegno originario". Questo è un emendamento che non tratta materia diversa! Esso opera sempre sul testo originario e soprattutto opera al fine che vuole raggiungere il disegno di legge, che è quello di sbloccare la situazione relativamente all'approvazione dei corsi d'acqua "minori" e consentire ai Sindaci questa è un'esigenza che mi pare che i Sindaci abbiano prospettato in diverse occasioni - che hanno la situazione locale in pungo, di potere, con cognizione di causa, da un canto, e con tempi brevi, dall'altro, provvedere alle autorizzazioni che verranno richieste.



PRESIDENTE

La discussione generale è terminata con la risposta dell'Assessore.
C'è ancora un Consigliere che intende intervenire? Non avevo visto chiedo scusa. Generalmente questo è il metodo: la discussione si chiude con la risposta dell'Assessore. Comunque, ha facoltà di intervenire.
Prego, Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

Grazie, Presidente, comprendo che questo sia il metodo: l'Assessore ha già risposto e solitamente alla risposta dell'Assessore non si aggiungono altri interventi di Consiglieri in aula.
Credo però che quanto abbiamo detto questa mattina sia di estrema importanza. Il collega Chiezzi ha ragione quando si sofferma sul fatto che siamo di fronte ad un Piano Territoriale solamente adottato, che sono scattate soltanto le norme di salvaguardia e che siamo in una fase di revisione dello stesso. L'Assessore Botta infatti ha dichiarato che il Piano potrebbe essere addirittura ritirato. Se nella fase di verifica e di consultazione che sta conducendo emergessero forti difficoltà, il Piano stesso potrebbe essere sospeso e riproposto successivamente in una formulazione diversa.
Questo è un primo dubbio.
Il secondo dubbio è che viene presentato un testo di legge che poi sarà emendato. E' un testo di due articoli emendato da una successiva proposta di emendamento complessiva sull'art. 1 e di soppressione del secondo.
Ora direi, visto che la materia è di estrema importanza e visto che sono anni che attendiamo che venga approvato, a norma della legge n. 431 l'elenco dei fiumi, che nulla impedisce di ritornare in Commissione per un approfondimento e per riproporre un testo che riporti l'elenco dei corsi d'acqua da ritenersi vincolati a norma della legge n. 431. A quel punto avremmo un testo effettivo di legge che avrà una sua validità ed una sua approvazione definitiva.



PRESIDENTE

Grazie. La discussione è terminata. Devo solamente ricordare al Consiglio che, in base all'art. 81, il Consiglio può rinviare alla Commissione l'esame dell'intero testo o dei singoli articoli quando gli emendamenti proposti rendano necessaria ed opportuna un'ulteriore verifica.
Voglio domandare, sulla base della discussione che è stata fatta poc'anzi, se il Consigliere Pichetto vuole insistere con l'emendamento oppure lo vuole ritirare, oppure riproporlo, ovviamente in Commissione.
La parola al Consigliere Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Presidente, io insisto, se non se ne fa una questione di vita o di morte perché - parliamoci chiaro - in sede di Commissione si è dibattuto il problema in modo abbastanza completo. Mi pare che in qualche intervento qualcuno abbia detto: "Sono due mesi che ne parliamo". Infatti sono due mesi che la Commissione l'ha trasmesso al Consiglio. L'ha trasmesso su un annuncio, tra l'altro. Proprio in Commissione, nella seduta in cui è stato approvato - vorrei richiamarlo alla memoria dei Consiglieri che sono membri della II Commissione - si è detto: "Mandiamo questo testo con la riserva di emendarlo, allegando l'elenco dei corsi d'acqua", perché l'emendamento prevede l'elenco dei corsi d'acqua, proprio a seguito di quei dubbi, anche di ordine giuridico, che citava prima il Consigliere Chiezzi, dubbi che sono sorti, quindi la questione andava affrontata sotto i due aspetti.
Uno è l'aspetto sostanziale, sul quale è stato dibattuto ed è stata trovata una larga convergenza delle forze politiche presenti in Commissione e in quest'aula sul fatto, cioè, di subdelegare ai Comuni i corsi d'acqua minori.
L'altro aspetto riguarda la forma, il modo per poterlo fare.
Illustro brevemente l'emendamento, per capire e poi rimettermi a lei Presidente, sulle valutazioni. La distinzione fondamentale, formale, è che nella prima formulazione, invece di elencare i 253 corsi d'acqua, si diceva: "Con riferimento al Piano Territoriale e ai 253 corsi d'acqua che il Piano Territoriale adottato individua". Poi, per superare questo dubbio di ordine giuridico (se è salvaguardia, non è salvaguardia, se un Piano adottato e non approvato può essere richiamato), si è saltato il fosso dicendo: "Mettiamo l'elenco dei 253 corsi d'acqua in rilevanza regionale del Piano Bresso". Abbiamo letto il Piano Bresso ed è la fotocopia del PTR lo abbiamo allegato, dicendo: "Lo chiamiamo allegato A) e quindi superiamo questo ostacolo". Ciò per pura procedura formale e non sostanziale. Quindi l'emendamento che è stato riscritto, per filare logicamente e per essere letto in modo scorrevole, di fatto è la stessa sostanza della prima formulazione con l'elenco allegato ai 253 corsi d'acqua. Sono sei mesi che esso giace e se dobbiamo fare una valutazione abbiamo circa mille pratiche al mese, in questa Regione, che riguardano i corsi d'acqua minori. Valuti il Consiglio se si possa ancora far "mandare giù" dai Comuni piemontesi mille pratiche al mese, che sono mille soggetti in più che aspetteranno un anno per sentirsi dire "sì" dalla Regione Piemonte, invece che aspettare un mese per sentirsi dire eventualmente "no" da alcuni Sindaci.
Mi rimetto quindi a lei, Presidente, e ai Capigruppo.



PRESIDENTE

Grazie. Mi pare che sia stato estremamente chiaro e direi che implicitamente abbia già dato la risposta per la validità, oltre che politica, anche sostanzialmente tecnica di questo emendamento. Lei mantiene l'emendamento, io devo metterlo ai voti...



(Intervento del Consigliere Chiezzi che chiede la parola)



PRESIDENTE

Devo metterlo ai voti alla fine del processo dialettico che ci sarà in questo Consiglio; per carità, sembra che io voglia togliere la parola al Consigliere Chiezzi; giammai farei un peccato di presunzione di tal genere! La parola, quindi, al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Chiedo che ci sia un pronunciamento del Consiglio sulla necessità di tornare in Commissione. Come pregiudiziale preliminare - mi aiuti lei sulle norme del Consiglio - chiedo, con una votazione, che questo disegno di legge torni in Commissione. Poi, a seguito dell'esito della votazione vedrò il da farsi, come interventi, come emendamenti successivi, perch ritengo comunque il fatto importante e da discutere in una sede in cui sia possibile avere la presenza di funzionari tecnici competenti. Parto da questa esigenza per poter discutere gli argomenti non solo tra noi, ma in una sede in cui siano presenti i tecnici della Giunta e del Consiglio.
Sento questa esigenza dicendo chiaramente che non sono estraneo al problema. Non è che non sono preoccupato del fatto che i Comuni aspettano sono preoccupatissimo, ma mi sembra che la violazione di legge sia una cosa da non fare. Dato che, secondo me, ci sono violazioni anche nel secondo testo, chiederei la possibilità di discutere dei miei argomenti con tecnici competenti. Grazie.



PRESIDENTE

Avete sentito la richiesta del Consigliere Chiezzi; è una richiesta preliminare, sulla quale il Consiglio si può esprimere per alzata di mano a meno che non ci sia un Consigliere che vuole parlare a favore e uno contro.
Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Per dichiarazione di voto, sulla richiesta preliminare, sul fatto che sia presentabile, se ho ben capito.



PRESIDENTE

No, sul fatto che ritorni in Commissione.



BURZI Angelo

Va bene. Come reazione contraria al fatto che ritorni in Commissione perché, giusto per voler ricordare ancora (probabilmente repetita iuvant) questo disegno di legge è passato in Consiglio come ordine del giorno e poi in Commissione esattamente contestualmente ad un ordine del giorno, che poi credo venne firmato da quasi tutto il Consiglio, comunque da una larga maggioranza, come ricordava il collega Saitta, sulla necessità di impegnare la Giunta ad ampliare le consultazioni sul PTR.
All'epoca - e lo ricordo - ventisei furono le deduzioni accumulate dall'Assessore a fronte dell'adozione del PTR in fase preliminare alla sua approvazione, che è la fase in cui siamo tuttora.
Pur condividendo le preoccupazioni, i dubbi di natura giuridica sollevati dal Consigliere Chiezzi e ricordando che l'emendamento, di cui sosteniamo la necessità che venga discusso e possibilmente votato e approvato oggi dal Consiglio, nasce da ulteriori considerazioni di natura giuridica, fondamentalmente emerse nel dialogo della Commissione che ha suggerito la riformulazione del testo di legge in modo che non si prestasse a critiche da parte degli organi competenti e che quindi potesse finalmente dare le deleghe agli enti locali che, come ha ricordato prima il Consigliere Pichetto, producono volume amministrativo a ritmo di circa mille pratiche al mese, non sono certo che la formulazione dell'emendamento presentato, pur essendo stato studiato tecnicamente, sia esente da critiche. Questa è una certezza che non ho; sono sicuro, certo che sia utile, indispensabile e prioritario dare queste deleghe ai Comuni, più che ritornare in Commissione, perché è facile dire di tornare in Commissione però bisogna anche fare i conti con la realtà. Tornare in Commissione vuol dire che qui qualcuno si assume la responsabilità di dire che questo emendamento, quando lo avremo ristudiato, discusso e ridiscusso, passerà in Consiglio intorno a settembre. Allora, che qualcuno dica con chiarezza che i Comuni, che già aspettano, possono aspettare altri sei mesi. Credo che sia molto più importante dare questa subdelega oggi, in ritardo di sei mesi rispetto a quando noi incominciamo a parlare, che riportarlo in Commissione.
Sono quindi a favore che l'emendamento non venga riportato in Commissione e venga discusso e votato oggi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Credo ci siano due ordini di problemi; uno attiene al processo democratico delle nostre decisioni, nel senso che non si può far intraprendere tutta la procedura su un argomento e trovarsi poi a discutere in Consiglio di una cosa modificata. Chiedo quindi al Presidente che si faccia parte del fatto che venga rispettata la procedura sostanziale, non le questioni da "Azzeccagarbugli". La sostanza è che una proposta di legge è andata in Commissione e oggi ne troviamo un'altra. Bisogna smettere di usare il Regolamento come una cosa su cui ricamare, ma incominciare ad individuare la sostanza dei problemi e comportarsi di conseguenza, seguendo le correttezze sostanziali, non i formalismi di maniera che servono solo a perdere tempo e a fare i "trucchetti".



PRESIDENTE

I "trucchetti" non sono trucchetti, per cui teniamoci sempre nel rigore delle parole.



CAVALIERE Pasquale

I trucchetti intellettuali.



PRESIDENTE

Va bene, allora saranno trucchetti intellettuali. Ma i trucchetti intellettuali sono molto più fastidiosi di quelli fisici, perché lo sgambetto lo accetto, il trucchetto intellettuale no.



CAVALIERE Pasquale

Allora il trucchetto, senza intellettuale.



PRESIDENTE

No, lei si attenga a quella richiesta che ha fatto poc'anzi nei confronti dell'Assessore Botta. Lei si attenga a quel codice morale di comportamento che poc'anzi ha richiamato nei confronti dell'Assessore Botta. Non ci sono trucchetti, qui c'è soltanto il Regolamento, su cui posso sbagliare, ma non faccio trucchi e non accetto che qualcuno dica che si facciano dei trucchetti formalistici.



CAVALIERE Pasquale

Peccato che il suo richiamo è sempre unilaterale.



PRESIDENTE

Il mio richiamo è dovuto al fatto che lei, che è un noto provocatore politico, anche in queste occasioni non sa assolutamente dosare il significato delle parole. Non accetto la parola trucchetto.



CAVALIERE Pasquale

Il dosaggio è soggettivo.



PRESIDENTE

Io non accetto la parola trucchetto, lo ripeto per la terza volta ritiri la questione del trucchetto.



CAVALIERE Pasquale

Io non ritiro alcunché, perché si tratta di un trucchetto.



PRESIDENTE

Non si tratta di alcun trucchetto, ho letto il Regolamento, Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Lo usa come l'avvocato Azzeccagarbugli. Il suo regolamento non funziona in questo modo.



PRESIDENTE

Funziona solamente il suo! Concluda, per favore.



CAVALIERE Pasquale

L'altra questione, sempre sostanziale, riguarda l'ordine del problema.
Noi toglieremo in questo modo la tutela, almeno temporaneamente, perché non abbiamo al momento la certezza di aver adottato alcunché. Questo è quello che riguarda il Piano regionale. Questo è nei fatti.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la proposta preliminare del Consigliere Chiezzi di passaggio di questo emendamento in Commissione, secondo l'art. 81 del Regolamento - vede che può rinviarlo in Commissione e non è un trucchetto: "Rinvio in Commissione. Il Consiglio può rinviare l'esame dell'intero testo o dei singoli articoli quando gli emendamenti proposti rendano necessaria ed opportuna un'ulteriore istruttoria".
Ho letto questo comma dell'art. 81 prima che il Consigliere Pichetto rispondesse. Il Consigliere Pichetto ha dato una risposta all'assemblea, e ciò mi pare esemplare, quando ha ricordato anche la tempistica che si è voluta adottare affinché questo argomento venisse sufficientemente deliberato.
Pertanto, pongo in votazione la proposta preliminare del Consigliere Chiezzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 19 voti favorevoli e 32 contrari.
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

L'intervento del collega Pichetto sull'emendamento è servito a chiarire il significato complessivo della proposta. Se ho inteso bene, si tratta in qualche modo di sganciare dal Piano Territoriale la proposta per evitare che abbia poi effetti pratici.
Mi pare che questo sforzo sia encomiabile, per cui, dopo aver riflettuto e a seguito del dibattito avvenuto, ritengo condivisibile l'emendamento.
Ma a questo punto noto come probabilmente bisognerebbe ancora emendare l'emendamento perché c'è ancora un riferimento al Piano Territoriale Regionale. C'è l'elenco dei fiumi, però il testo contiene ancora un riferimento al Piano Territoriale Regionale; per coerenza bisognerebbe ancora emendare l'emendamento.
Per cui richiamo il presentatore a valutare l'opportunità di depurarlo totalmente e completamente da ogni riferimento al Piano Territoriale Regionale.
Chiediamo inoltre, prima dell'approvazione della proposta di legge, un pronunciamento sul nostro ordine del giorno, presentato come forze di minoranza, perché lo riteniamo essenziale per esprimere un giudizio positivo. Con l'ordine del giorno si fa riferimento al Piano Territoriale che per noi è essenziale. Ricordo che la procedura più corretta avrebbe dovuto essere: "Adozione del Piano Territoriale, consultazione approvazione del Piano Territoriale". Chiediamo il pronunciamento sull'ordine del giorno, anche se, come è avvenuto per un precedente ordine del giorno, ciò può irritare l'Assessore Botta. Ci rendiamo conto che questo ordine del giorno ha un significato e un valore puramente politico teso ad impegnare anche l'Assessore Botta. Già in passato abbiamo notato che mentre c'è una maggioranza che esprime delle valutazioni sul Piano Territoriale di un certo tipo, complessivamente non molto negative contemporaneamente scatta un'irritazione da parte dell'Assessore Botta per i suggerimenti e le indicazioni che emergono dal Consiglio. Riaffermando il giudizio positivo sulle scelte metodologiche e strategiche contenute nel Piano Territoriale, invitiamo l'Assessore ad essere molto più cauto in alcuni giudizi che esprime sul Piano Territoriale che non sono coerenti con la maggioranza del Consiglio.
Per questo chiediamo un pronunciamento anticipato sull'ordine del giorno che abbiamo presentato.



PRESIDENTE

Lo possiamo chiedere alla Giunta immediatamente prima della votazione del testo, non dell'emendamento.
La parola al Consigliere Pichetto per una ripetizione dell'illustrazione dell'emendamento.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Il testo originario prevedeva la subdelega per ogni tipo di intervento relativo alla lettera c), quinto comma, art. 33 del DPR n. 616, comma modificato 431; l'emendamento richiama soltanto più il 431, qualora non riguardante la rete dei corsi d'acqua principali individuati dal Piano Territoriale Regionale adottato o approvato.
La sostanza dell'emendamento è la seguente: la formulazione "si delegano i corsi d'acqua qualora non riguardanti quelli considerati principali ai sensi del PTR adottato o approvato", vista la serie di dubbi su varie questioni, è diventata "con esclusione dei corpi idrici nominalmente individuati nell'allegato A), ovvero di quelli dichiarati di interesse regionale nel PTR".
Colgo l'occasione dell'intervento per precisare i motivi del richiamo al PTR nell'emendamento: innanzitutto per valenza politica; inoltre non possiamo privare, per tempi lunghi, le Amministrazioni regionali - non questa Amministrazione regionale - della possibilità di variare i corsi d'acqua rilevanti variando il PTR.
Diamo allora a questa norma un certo senso di transitorietà, cioè fino all'adozione del PTR globale; dopodiché la si può considerare anche superata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, cari colleghi e care colleghe, questo emendamento corregge il precedente testo, ma in modo un po' strano.
Ho chiesto una nuova relazione, perché dalle cose dette dal collega Pichetto nel suo primo intervento avevo capito che il problema era stato risolto, individuando una sorta di approvazione preventiva di una parte del Piano Territoriale.
Questo è quanto avevo capito dalle parole del collega Pichetto, il quale ora ne ha detta un'altra. Sull'una e sull'altra vi esprimo la mia opinione, nel tempo che mi concederà il Presidente del Consiglio.
Innanzitutto, questo emendamento non approva alcunché, e poi l'approvazione di un Piano Territoriale - anche ammesso sia possibile approvare uno strumento urbanistico per parti - ha una sua procedura. Tale procedura, in questo caso, non è in alcun modo praticata, nel senso che l'emendamento dice che si può subdelegare "con esclusione dei corpi idrici nominalmente individuati nell'allegato A)". La frase "nominalmente individuati nell'allegato A)" è una frase di fantasia. Scriviamo dei nomi di fiumi? Non ha alcun valore, è solo un'affermazione, perché un articolo di legge, al quale si allega un elenco di nomi di fiumi, non approva alcunché; elenca dei fiumi. Poi, perché si elencano quei fiumi e non altri nella legge non è detto. Quindi, sino a questo punto, non si approva nulla semplicemente si allega un elenco di fiumi ad una legge.
Poi si aggiunge "ovvero". Che senso ha mettere questo "ovvero"? Sono cose diverse dall'elenco dei fiumi dell'allegato A) o sono le stesse? In un caso o nell'altro, questo "ovvero" ha poca ragione di esistere, anzi confonde, perché potrebbe presupporre cose diverse. Comunque l'"ovvero" non approva alcun Piano Territoriale.
Si dice ancora: "ovvero di quelli dichiarati di interesse regionale dal Piano Territoriale Regionale".
Qui si omette - cosa che non si era fatta nel primo articolo - di specificare "dal Piano Territoriale Regionale adottato". Questa omissione è colposa o dolosa, però omissione è. Se è un'omissione del tipo "sino a che non c'è il Piano Territoriale non saranno esclusi" l'emendamento non è necessario, perché può essere letto così. Si potrebbe dire: "escludiamo quelli dichiarati dal Piano Territoriale Regionale", ma siccome questo Piano non c'è, bisogna aspettare che sia approvato, e poi saranno esclusi.
Su questo vi tagliate le mani da soli, perché posso accettare l'interpretazione dell'articolo e cioè che quando il Piano Territoriale ci sarà - e oggi non c'è - i fiumi indicati nell'elenco saranno esclusi. Ma perché non avete specificato "adottato"? Se non lo specificate, questa norma non serve a nulla, perché dice: "quando il Piano Territoriale dichiarerà, saranno escluse...", ma a voi interessa che vengano esclusi oggi, non domani! Per escluderli oggi, non serve questo articolo, nel quale bisognerebbe comunque specificare "adottato", perché questo è il vostro interesse.
In ogni caso, con questa norma è definito tutto, Presidente, e non approvate alcun Piano Territoriale, nemmeno in forma stralciata riferita ai 253 fiumi. Non c'è l'atto che voi avete individuato insieme ai tecnici.
Questo è il motivo per cui avevo chiesto una riunione con i tecnici per parlare di questi problemi, perché magari ho torto! Ma magari ho ragione! Avete negato questa procedura, quindi la faccio qui, senza tecnici, con opinioni politiche che valgono quello che valgono. Con questa norma, per non approvate nulla, quindi sono interessato a capire dal collega Pichetto se dentro c'è un ragionamento di approvazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

A me pare che nelle intenzioni di Pichetto non ci sia, nell'emendamento e nemmeno nel progetto, quella di approvare un Piano Territoriale, ma di intervenire su una situazione burocratica, per quanto riguarda gli interventi in questo settore, che è diventata ormai farraginosa e con migliaia di domande.
Credo che, senza ombra di sospetto o di dubbio, si sia preso un elenco che era già predisposto e in avanzato studio e che, dopo tanti mesi sembrerebbe ormai arrivato quasi ad uno stato di decomposizione. Quindi, in mancanza oggi del Piano Territoriale di futura approvazione, l'allegato lo sostituisce temporaneamente.
E' un tentativo di togliere il gesso a tante situazioni in questa Regione e far funzionare un arto.
Non vedo in questo un problema giuridico né normativo.



PRESIDENTE

Terminata la discussione, passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 Subemendamento n. 1) presentato dal Consigliere Chiezzi: togliere la parola "nominalmente".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Perché ho proposto di togliere la parola "nominalmente"? Perché questa denominazione non raggiunge, Consigliere Salerno, l'obiettivo dichiarato dal proponente di giungere all'approvazione del Piano Territoriale.
Questo "nominalmente", cioè l'elenco di fiumi, non è inventato, lo sappiamo bene: è l'elenco contenuto negli studi del Piano Territoriale Regionale, che sono giunti all'adozione da parte della Giunta. Però questo è quello che noi sappiamo e diverso è il testo e come si legge una legge.
E' inutile che si dica "nominalmente"; evidentemente corrisponde ad una volontà di precisione della legge, nel tentativo di superare le eventuali difficoltà, per cui capisco che si possa mettere "nominalmente", ma vi dico che non serve assolutamente a niente, neanche nominarli tutti uno per uno.
Quel che potrebbe servire è che la Regione Piemonte approvasse uno stralcio di Piano Territoriale riferito unicamente all'individuazione, ai fini paesaggistici, dell'elenco dei fiumi di interesse regionale, scartando tutti gli altri e liberando i Comuni. La strada - secondo me impraticabile potrebbe essere quella.
Comunque "nominalmente" non serve a raggiungere lo scopo dell'approvazione di un pezzo del Piano Territoriale; se non serve a raggiungere questo scopo, ricadiamo nella fattispecie precedente, cioè che il Piano Territoriale non c'è.
Collega Grasso, condivido il suo intervento così come condivido tutta l'impostazione di cercare di fare in fretta e di consentire ai Comuni di dare questi permessi; tuttavia, le cose che diceva prima confliggono con un fatto amministrativo che ci può dare noia, ma che non possiamo eludere e violare. Il fatto amministrativo è che noi dobbiamo osservare tutte le leggi vigenti, che non possono essere mai violate, e che dobbiamo osservare tutte le norme degli strumenti solo adottati.
Nella prassi amministrativa abbiamo dunque questi due confini: dobbiamo continuare a non violare le vecchie leggi (e la vecchia legge dice che senza Piano paesistico non si possono dare le deleghe) e non dobbiamo violare le norme nuove. Le norme nuove, però, su questo non dicono alcunché, perché sono norme che anzi, quando saranno approvate, diranno cose operative che vanno oltre le norme vigenti, ma noi dobbiamo rispettare le norme vigenti e le norme nuove.
Questo fatto ci induce politicamente, secondo il mio Gruppo, ad accelerare al massimo l'approvazione del Piano Territoriale, perché quello è l'unico modo che permette alla Regione di subdelegare queste vicende.
Viceversa, il tentativo che voi avete fatto qui, anche scrivendo "nominalmente", lascia il tempo che trova: fate questo elenco, ma non serve.
Senza contare un altro aspetto, Presidente. L'Assessore Botta (in questo momento non lo vedo in aula) dice: "Ma io eseguo un ordine del giorno del Consiglio con le nuove consultazioni". Tuttavia, l'ordine del giorno del Consiglio non diceva che "le consultazioni sono limitate", bensì "consultate su tutto, ma limitatamente ai seguenti argomenti". Il Consiglio ha dato un mandato pieno alla Giunta regionale di effettuare consultazioni sull'intero testo. Adesso cosa succede? Che queste consultazioni vengono conculcate dal fatto che voi dite - ma sarà poi così? - che nelle consultazioni non si potrà proporre alcunché per quanto riguarda questo elenco dei fiumi. Allora io vi chiedo: se durante le consultazioni un Comune alza la mano e fa l'osservazione su uno di questi fiumi, voi cosa direte?



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale subemendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli e 28 contrari.
Subemendamento n. 2) presentato dal Consigliere Chiezzi: sopprimere la parola "ovvero".
Consigliere Chiezzi, mi dispiace ma non posso accettare questa modifica, in quanto la frase non si sostiene. Il testo dice: "Così come definito dall'art. 1 della legge n. 431/85, con esclusione dei corpi idrici nominalmente individuati nell'allegato A) ovvero di quelli dichiarati". Se togliamo l'"ovvero" il periodo non regge.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, questo è vero; infatti mi ero accorto che togliendo la parola "ovvero" si verificava uno sbilanciamento logico della frase. Per lo sbilanciamento logico c'è anche con l'"ovvero", ed è quello che io avevo detto all'inizio.
Il mio tentativo, con l'emendamento, era quello di riuscire a capire se sia meglio togliere la prima parte della frase o la seconda, in quanto questo "ovvero", se tolto, rende la frase di difficile comprensione; se lasciato, rende parimenti la frase di difficile comprensione.
Questo "ovvero" vuol dire che il secondo elenco è diverso dal primo (e io avevo chiesto lumi al presentatore dell'emendamento) oppure che è identico al primo? Se è identico al primo, va tolto l'"ovvero" più tutto quello che segue.
Il mio era un ragionamento non astratto, ma generale.



PRESIDENTE

Ho capito, ma ciò non toglie che la frase non si sostiene.



CHIEZZI Giuseppe

Sì, ma una risposta su cosa stiamo approvando la si può dare?



PRESIDENTE

Può riformulare l'emendamento, ma ora non si può discutere su una cosa che non esiste.



CHIEZZI Giuseppe

Esiste però una mia critica: questo punto non è chiaro.



PRESIDENTE

Non esiste perché non è ricevibile.
Sostituire la parola "dichiarati" con le parole "che saranno dichiarati", in questo modo, la frase "di quelli dichiarati di interesse regionale" diventerebbe "di quelli che saranno dichiarati di interesse regionale dal Piano Territoriale Regionale".
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, rimane però aperto - mi rivolgo soprattutto al Consigliere Pichetto - il problema di questo "ovvero" e ancora non ho capito se si tratta di quelli nominalmente individuati nell'allegato A) o no.
Questa non è una questione di lana caprina, nel senso che se è la stessa cosa me lo si dica.



PRESIDENTE

E' di caprina lana.



CHIEZZI Giuseppe

Vedo che si tace: pazienza.
Nel testo di legge si dice: "...di quelli dichiarati di interesse regionale dal Piano Territoriale Regionale". Poiché il Piano Territoriale Regionale non c'è, usare il presente indicativo è fuorviante: chi non sapesse che non c'è, è tratto in inganno pensando che siano dichiarati e siano nell'allegato A). Ecco il pasticcio.
"Sono dichiarati dal Piano Territoriale Regionale": abbiamo dimenticato guarda caso - l'"adottato" e succede un gran pandemonio per cui tutti pensano che ci sia il Piano regionale, che sia adottato, che questo Piano abbia dichiarato queste cose; gli si mette il paracadute dicendo: "Per elenchiamoli anche nell'allegato A)".
L'emendamento vuole riportare a chiarezza questo fatto, il fatto che un Piano Territoriale non c'è, che il Piano Territoriale è solo adottato e che quindi ogni previsione contenuta nel Piano Territoriale è una previsione che avrà effetto quando il Piano Territoriale avrà vigore, cioè quando il Piano Territoriale avrà la capacità di consentire a tutti gli amministratori di fare le cose che il Piano Territoriale ha deciso che possono essere fatte e tra le cose che il Piano Territoriale ha deciso che possono essere fatte c'è la liberazione con la subdelega ai Comuni di tutti gli interventi per quei corsi d'acqua che - emendamento - saranno dichiarati di interesse regionale dal Piano Territoriale Regionale e non da quelli dichiarati di interesse regionale da un soggetto, Piano Territoriale Regionale, che è purtroppo inesistente.
Ciò coincide ancora una volta con questo elemento: nella Pubblica Amministrazione noi dobbiamo regolare i nostri interventi in modo tale da acconciare i provvedimenti che prendiamo con le possibilità fornite dalla legge, per cui sarebbe grave, Consigliere Grasso, se noi in forza di problemi dicessimo delle cose che non sono vere o violassimo delle leggi.
Non è l'urgenza dei problemi e nemmeno una stragrande maggioranza di forze politiche che lo vogliono, che può cambiare l'obbligo di rispettare le leggi vigenti! Se ci mettessimo tutti d'accordo potremmo fare una fase costituente, in questo caso però andremmo in strada, avverrebbero cioè altre cose, ma finché stiamo in quest'aula e c'è una legge e non c'è ancora un Piano Territoriale, va da sé che tutti i nostri comportamenti dovrebbero essere legati alle leggi, per cui dire che esiste un Piano Territoriale è anche un modo di legiferare che può portare a notevoli sconquassi. Senza pensare ancora al fatto che sul problema della salvaguardia la giurisprudenza è intervenuta tantissime volte (l'Assessore Majorino lo sa benissimo, ricorderà certamente la questione degli alberghi sulla quale eravamo intervenuti forse insieme) e mai una sola volta ha contraddetto l'obbligo assoluto al rispetto della salvaguardia degli strumenti in itinere. Questo è un obbligo che è stato sempre recepito dalla giurisprudenza: non si può! E questo obbligo viene meno nel momento in cui il Piano è solo adottato e voi, fatto che peggiora la questione, l'avete rimesso in discussione! Questo atto da parte vostra, che l'Assessore Botta richiama come di propria autonomia, è dirimente da questo punto di vista.
Chiedo comunque la votazione per appello nominale, signor Presidente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Vorrei chiedere, per chiarezza, al collega Chiezzi se il suo "che saranno dichiarati" sta ad intendere comunque che in attesa del provvedimento in itinere quelli nominalmente dichiarati in allegato sono operativi nell'immediato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Ritengo che fare delle previsioni quando si formula una norma sia un modo di legiferare strano; dire cioè quelli che saranno dichiarati, perch in fondo sono dichiarati, quando sarà vigente il Piano Territoriale Regionale. In presenza di un Piano Territoriale Regionale non vigente, ma solo adottato, vale l'elenco A).
Peraltro, mi pare che non sposti il problema, perché l'obiettivo della norma è quello di regolare in questa fase transitoria la fattispecie giuridica; quindi per il futuro, ad avvenuta adozione del Piano, ci sarà già anche l'automatismo previsto nel PTR. Ritengo pertanto che si possa accettare, invece che "dichiarati", che "saranno dichiarati" di interesse regionale, dopo la parola "ovvero".



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, insiste nella sua richiesta di votazione per appello nominale, malgrado siano tutti d'accordo? Credo non ce ne sia bisogno, possiamo procedere con una votazione per alzata di mano.



CHIEZZI Giuseppe

Chiedo l'appello nominale!



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, ma siamo tutti d'accordo! Mi pare davvero inutile! Sono d'accordo gli altri Consiglieri del suo Gruppo? Sono necessari tre Consiglieri per chiedere la votazione per appello nominale.
Va bene.
Si proceda dunque alla votazione per appello nominale del subemendamento n.
3).
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI' 47 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
Il subemendamento è approvato.
La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Sì, per una mozione d'ordine. A me pare che questa discussione, per come sta procedendo, rischi di non poter permettere al Consiglio un approfondimento vero sulle problematiche proposte dal provvedimento e dall'ordine del giorno presentato. Mi pare evidente che il tutto derivi dal fatto che è stata respinta la questione preliminare del ritorno in Commissione di questo provvedimento. Io continuo a ritenere che quella sia la sede più adatta per approfondire questo provvedimento.
Chiedo a tutti i Gruppi consiliari e alla Giunta se non è possibile, a questo punto, assumere l'impegno che in Commissione verrà posto al primo punto dell'o.d.g. della prima riunione della prossima settimana e risolvere la questione accettando questo iter procedurale, sapendo che altrimenti si andrebbe avanti tutto il giorno senza discutere dei principi ispiratori del provvedimento e facendo saltare complessivamente l'o.d.g. dei lavori del Consiglio regionale.
Chi ha un po' di buon senso capirà sicuramente che non è lo slittamento di una settimana a cambiare la natura di questo provvedimento.



PRESIDENTE

Sono pervenuti alla Presidenza moltissimi emendamenti da parte di Gruppi diversi. Devo dire che allo stato dell'arte, se non vengono trovate o esperite altre soluzioni, non si fa l'interruzione del Consiglio; si procede con seduta notturna per l'approvazione della legge. Se invece vengono accolte, secondo quanto è stato formulato adesso, le proposte del Consigliere Marengo, io mi rimetto naturalmente all'assemblea tenendo presente che ho citato due volte - lo voglio dire soprattutto al Gruppo di maggioranza - il primo comma dell'art. 81, proprio perché l'emendamento poteva essere suscettibile di una riproposizione a livello commissariale.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Solo per chiarire il comportamento dei vari Gruppi. Questa serie numerosissima di emendamenti è assolutamente contingente e corrisponde alla nostra necessità di riportare qui "enne volte" gli argomenti di cui siamo sostenitori, ma non è un comportamento tipico del Gruppo, se esiste l'alternativa di discuterne, invece, anche non consentendo, in sede di Commissione. Noi, in ogni caso, se non saremo d'accordo, non affronteremo in questi termini l'argomento. Noi affronteremo il provvedimento - come tutti gli altri provvedimenti su cui saremo d'accordo o non saremo d'accordo - senza alcuna altra intensità di argomentazione. Questa è riferita ad oggi perché, purtroppo, non siamo riusciti ad avere una discussione tecnica anche in Commissione.



PRESIDENTE

Scusate, sarebbe il caso che durante una discussione di questa delicatezza non ci fossero persone estranee in aula, in modo da poter vedere effettivamente tutti i Consiglieri, anche perché la disposizione logistica di questa sala non permette all'Ufficio di Presidenza di vedere i Consiglieri che domandano la parola.
La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Prendendo atto del commento che faceva il Consigliere Marengo sull'utilità che l'ordine dei lavori del Consiglio di oggi abbia un suo andamento il più regolare possibile, perché era un o.d.g. molto denso di argomenti, chiedo ai Capigruppo della minoranza se ho inteso bene che nella prossima discussione in Commissione si esaurisce in quella seduta la discussione e si arriva al rilascio in quella seduta dell'argomento. Ci sarà un'occasione di discussione. Peraltro, mi sembra che l'argomento sia stato ampiamente discusso nei mesi e nelle sessioni precedenti, però voglio capire bene quale sia l'impegno da parte dei Capigruppo della minoranza a far sì che dalla Commissione questo disegno di legge esca in quella seduta.



PRESIDENTE

Volete che si faccia una riunione dei Capigruppo? No.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

L'impegno del Gruppo di Rifondazione Comunista c'è.



PRESIDENTE

Consigliere Cavaliere? Sì. Consigliere Marengo? Sì. Consigliere Spagnuolo? Sì. Consigliere Saitta? Sì. Consigliere Rubatto? Sì. Consigliere Rosso? Sì.
Bene, allora rimandiamo in Commissione il progetto di legge n. 38.
Consiglieri Chiezzi e Cavaliere, gli emendamenti vengono ritirati? Sì va bene, grazie.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Mozione d'ordine presentata dal Consigliere Marengo in merito alle dichiarazioni dell'Assessore Masaracchio relativamente alla paventata chiusura dello stabilimento FIAT di Mirafiori


PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Marengo; ne ha facoltà.



MARENGO Luciano

Per porre una mozione d'ordine. Questa mattina abbiamo sentito l'Assessore Masaracchio rispondere ad un'interrogazione presentata da parte del Gruppo Rifondazione Comunista rispetto alle questioni della cassa integrazione alla FIAT. L'Assessore Masaracchio - è compreso nella nota sulla FIAT che egli stesso ha illustrato - ha fatto delle affermazioni molto gravi. Molto gravi rispetto al futuro economico di questa città e di questa regione.
L'Assessore Masaracchio ha parlato di smantellamento della FIAT Mirafiori. Tutti ci rendiamo conto dell'enormità di un'affermazione di questo tipo e di cosa questo significhi, e siccome un'affermazione di questo tipo credo non possa essere oggetto di alcune battute in risposta ad interrogazioni ed interpellanze in Consiglio regionale, chiedo che, prima della seduta pomeridiana, se si interrompe adesso, o comunque immediatamente venga convocata una Conferenza dei Presidenti dei Gruppi.
Forse davvero non vi rendete conto di cosa si discute in questo Consiglio.
Se la Giunta e l'Assessore Masaracchio hanno delle informazioni che a noi ad oggi sono sconosciute, nel senso che in III Commissione, presenti il Presidente del Consiglio e il Presidente della Giunta, i massimi dirigenti della FIAT che sono intervenuti non hanno accennato a nulla del genere anzi hanno detto l'esatto opposto, credo sia dovere dell'Assessore e della Giunta portare queste argomentazioni ad una Conferenza dei Capigruppo in modo che sia possibile decidere che cosa fare in ordine ad un problema di queste dimensioni.



PRESIDENTE

E' stata fatta una proposta ai Capigruppo dei singoli partiti per una convocazione straordinaria di questa Conferenza per oggi pomeriggio, prima dell'inizio dei lavori.
Lei, Assessore, può essere presente in questa Commissione?



MASARACCHIO Antonino, Assessore al lavoro

Devo essere presente.



PRESIDENTE

La ringrazio.
I Capigruppo hanno delle obiezioni di sorta per questa Conferenza? No.
Si terrà la Conferenza dei Capigruppo alle ore 14,30, prima della ripresa del Consiglio.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze e ordini del giorno pervenuti all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,30)



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