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Dettaglio seduta n.422 del 25/11/99 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FOCO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellingeri, Bertoli, Deorsola Farassino, Galli, Gatti, Ghigo, Griffini, Masaracchio, Miglietti, Orr Pazé, Rossi, Simonetti e Toselli.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

Prego i Consiglieri di entrare in aula. Constatando che i miei appelli non hanno avuto un buon esito, sospendo la seduta per mancanza del numero legale.



(La seduta, sospesa alle ore 10.03 riprende alle ore 10.31)


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Prego i Consiglieri di prendere posto.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, posso intervenire?



PRESIDENTE

Prego, Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Incominciamo i lavori con un'ora di ritardo e con i banchi della Giunta largamente vuoti. Mi spiace dover riversare sul Vicepresidente questioni per le quali non è assolutamente colpevole, ma mi rivolgo a lui nella sua veste di Vicepresidente.
La prossima seduta di Consiglio regionale è convocata per l'1 dicembre nell'ultima seduta dei Capigruppo, infatti, la maggioranza - presente l'opposizione - ha concordato o proposto una serie di riunioni. Una di queste è stata fissata per l'1 dicembre, dopo una discussione perch l'intenzione era di svolgere il Consiglio regionale anche nelle giornate del 29 e 30 novembre.
Dopo tale discussione si è deciso di non riunire il Consiglio regionale in quelle due giornate, in quanto la Giunta aveva organizzato la famosa Conferenza regionale sull'agricoltura. Noi abbiamo sottolineato che, in presenza di un'iniziativa di questo genere, il Consiglio poteva essere convocato presso la Conferenza sull'agricoltura, perché moltissimi Consiglieri volevano partecipare a quell'incontro politico ed amministrativo.
Adesso veniamo a scoprire, senza che nessuno l'abbia segnalato in sede di Conferenza dei Capigruppo, che per il primo dicembre la Giunta ha organizzato un grande convegno sul tema degli anziani, con presenza di personale regionale. Dato che su questo tema le iniziative del Consiglio esistono, e sono all'esame del Consiglio stesso, nelle sue varie articolazioni, ci si pone due domande (c'è un'interpellanza in proposito): primo, se sia il caso di riunire il Consiglio l'1 dicembre o, viceversa, se sia il caso di tenere quella giornata di riflessione sui temi dell'anziano proprio l'1 dicembre.
Suggeriamo di spostare la riunione del Consiglio, oppure il convegno sugli anziani, che è stato tenuto all'oscuro di tutti di Capigruppo (quelli di minoranza di sicuro, non so se anche di maggioranza).
Secondo: la giornata organizzata dalla Giunta, su temi che sono stati trattati da alcuni Gruppi con presentazione di proposte in aula, si presta a qualche osservazione circa l'opportunità di tale iniziativa, che esclude la partecipazione dei Gruppi e coinvolge, invece, un'ufficiale partecipazione diretta, per materia, di funzionari della Giunta. Non ci sembra un comportamento corretto nei rapporti tra Giunta e Consiglio e nei rapporti politici tra i Gruppi.
Sollevo la questione - purtroppo - al Vicepresidente del Consiglio perché ritengo opportuno farlo subito, non essendoci altre sedute di Consiglio dopo quella odierna (non so se saranno convocati i Capigruppo per domani, ma al momento non ho convocazione dei Capigruppo). Quindi, o ne parliamo adesso in aula, davanti a tutti i colleghi, oppure la questione rimane inevasa.
Ho voluto illustrare, tra l'altro, una presa di posizione che non è solamente del mio Gruppo, ma è di tutto il centrosinistra, per sentire qualche risposta prima di iniziare i lavori nel modo concordato.



PRESIDENTE

Comunico, tra l'altro, che l'interpellanza è stata presentata alla Presidenza del Consiglio.
Ha chiesto la parola il Consigliere Gallarini; ne ha facoltà.



GALLARINI Pier Luigi

Sono d'accordo nel discutere la questione sollevata dal Consigliere Chiezzi; chiedo solo di discuterla non in aula e non adesso. Iniziamo i lavori con l'esame del disegno di legge che avevamo concordato, dopodich siamo disponibili a ragionare sull'argomento per cercare di trovare una soluzione.
Il Presidente convochi i Capigruppo quando ritiene, da qui a lunedì prossimo ci sono ancora tantissime ore durante le quali possiamo parlare.
Pertanto - ripeto - sono disponibile ad esaminare la questione sollevata dal collega, ma, per favore, non adesso e non in aula.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Quanto dice il collega Gallarini è sicuramente di buon senso e quindi può trovare una risposta positiva da parte delle minoranze.
Si riteneva importante porre la questione stamattina - e ringrazio il collega Chiezzi per averlo fatto a nome di tutti i Gruppi della minoranza anche perché non c'erano altre possibilità. Infatti, il problema non è stato posto nell'ultima Conferenza dei Capigruppo e riteniamo ci sia un difetto di "regia" di non poco conto.
Si svolge un convegno di grande importanza, dopo quattro anni nei quali sono stati presentati provvedimenti da parte delle minoranze e sono state discusse in sede di IV Commissione, in alcune occasioni, interrogazioni ed interpellanze relative alla dinamica ed alla problematica degli anziani, ma in cui non si è vista alcuna iniziativa mirata o onnicomprensiva da parte della Giunta.
Ci si ritrova, adesso, con un convegno di quelle dimensioni e ci sembra strano che la Giunta non ne sappia nulla e che il Presidente del Consiglio non ne sia informato. Diventa imbarazzante anche per noi - a maggior ragione per me, che non ero presente alla Conferenza dei Capigruppo - porre la questione. Evidentemente, c'è qualche difetto. Non pensiamo ci sia stata una volontà tale da precludere la partecipazione dei Consiglieri della minoranza; in ogni caso, c'è un difetto di organizzazione e di passaggio di informazioni tra la Giunta e la Presidenza del Consiglio - Ufficio di Presidenza - che non è di poco conto. Se non ricordo male, da quanto mi è stato riferito dal mio Capogruppo, nella Conferenza dei Capigruppo avete impiegato non poco tempo ad individuare una giornata idonea per la convocazione del Consiglio. Oggi scopriamo che quella giornata corrisponde ad un impegno significativo ed importante (non vorremmo essere fraintesi: anche noi lo consideriamo un apporto interessante); è ovvio che quanto diciamo nell'interpellanza urgente, che abbiamo presentato anche in merito all'iniziativa dei funzionari e dei dirigenti, ci pone qualche problema deontologico. Perché nel momento in cui per anni non abbiamo avuto la possibilità di dibattere, in Commissione ed in Consiglio, tematiche relative agli anziani su provvedimenti di legge, presentati almeno dalle minoranze, troviamo nella scaletta - ho soltanto una fotocopia perché non sono tra gli onorati che hanno ricevuto l'invito, quindi mi devo accontentare di una fotocopia, ma sono soltanto membro della IV Commissione, tra l'altro sempre presente, con un'assenza in cinque anni quindi credo di avere qualche titolo, ma ho una fotocopia. Chiedo scusa se non sono precisa perché le fotocopie a volte non consentono una lettura così chiara e trasparente (neanche le fotocopie consentono una lettura chiara e trasparente!), ma da questa caletta si evincerebbe che ci sia una serie di interventi che verranno probabilmente svolti da funzionari, da dirigenti, che perlomeno fanno supporre (adesso non parliamo di plagio o cose del genere, perché non è il caso di perder tempo), ma abbiamo usato il termine "pescaggio" da proposte di legge che sono presentate, hanno delle firme di Consiglieri, sono giacenti in questi palazzi e non hanno ancora visto nessun'ombra di dibattito.
Da una parte, c'è una questione metodologica: avendo altre sedi e non essendo convocata, tra l'altro, la Conferenza dei Capigruppo, diventa imbarazzante e non si può far altro che porre - peraltro ne ho parlato con il collega Gallarini e con il Presidente pro tempore Foco - la questione qui. Mi pare che la proposta del collega Gallarini sia ragionevole, quindi andiamo ad una riunione nella quale troviamo una soluzione. Ma quello che chiediamo con forza, senza far perder tempo (ho voluto aggiungere qualche vena polemica e di colore perché l'argomento ci fa un po' arrabbiare insomma), e che chiediamo da tanto tempo, è che si discuta di certi temi.
Ma fatto così, tra l'altro in giornata di Consiglio, viene proprio il dubbio che sia stato fatto un pochettino apposta! Detto ciò, troviamo una soluzione che sia ragionevole, che consenta di svolgere, se fosse possibile, la giornata di Consiglio col giusto equilibrio, per non perdere tempo sul provvedimento importante che abbiamo tra le mani, ma venga data la garanzia a questo Consiglio e ai Consiglieri che svolgono il loro lavoro con dignità e serietà nella IV Commissione, di poter partecipare ad un convegno, ad una iniziativa sugli anziani, che aspettano da cinque anni! Mi pare di essere stata chiara e anche propositiva.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Desidero porre una questione.
Condivido la proposta del Consigliere Gallarini di fare la riunione dei Capigruppo, credo però che andrebbe fatta in questa settimana, nel senso che dobbiamo decidere se mantenere quel giorno o meno il Consiglio e se andiamo eventualmente a quell'altra iniziativa, quindi credo che sia una decisione da prendere almeno nel corso della settimana. Con questa avvertenza: quello che è emerso la scorsa settimana ed anche oggi è che quando noi facciamo la riunione dei Capigruppo spesso tutta una serie di importanti appuntamenti istituzionali non viene considerata. Si discute dei lavori del Consiglio indipendentemente da tutto questo, poi se qualcuno di noi sa che per caso c'è un appuntamento importante, il problema si solleva.
Bisogna sollecitare la Giunta di arrivare alla Conferenza dei Capigruppo dicendo anche quali sono i suoi appuntamenti nel corso della settimana quanti e che caratteristiche di importanza hanno, in modo che possiamo valutarli e non ci troviamo a dover fare le discussioni a spizzichi e bocconi, prima un pezzo, poi un altro e poi un altro ancora perché non è proficuo per nessuno! Ci si prepara e poi decisioni che abbiamo già preso magari dobbiamo sconvocarle. Sarebbe bene che l'agenda dei lavori della settimana sia nota a tutti; ci sia un'informazione completa in modo che possiamo credibilmente programmare i lavori senza poi dover sconvocare o magari modificare altre cose.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Angeli; ne ha facoltà.



ANGELI Mario

La ringrazio, Presidente, anche perché non è presente il mio Capogruppo e si discute questa interpellanza.
Concordo anch'io con la proposta del Consigliere Gallarini di convocare i Capigruppo, ma credo altresì che sia pressoché scontato far slittare l'impegno di questo Consiglio regionale. Considerato soprattutto il fatto che ricordo di aver presentato una legge sugli anziani all'inizio di questa legislatura: non è mai stata discussa, è stato presentato poi un disegno di legge dalla Giunta prendendo pezzi da una parte, dall'altra e dall'altra ancora; non è arrivata mai in porto! Credo che sarebbe stato molto più importante discutere la legge piuttosto che fare un convegno; sarebbe stato molto più importante riuscire a capire che cosa si voglia fare per gli anziani tenendo conto che in Piemonte gli anziani stanno diventando una larghissima maggioranza.
Credo quindi che sia opportuno che si convochino i Capigruppo al più presto per decidere di rinviare il Consiglio e permettere a tutti i Gruppi di intervenire a questo convegno di cui abbiamo avuto notizia anche noi solo attraverso fotocopia.



PRESIDENTE

Anche la Presidenza viaggia con fotocopie.
Direi, se posso permettermi - pregherei i Capigruppo di ascoltare perché sono i diretti interessati - anche per dare la possibilità di un'informazione abbastanza rapida ai Consiglieri per quello che decideremo: alla fine dei lavori della mattinata, che potremmo auspicare attorno alle ore 13, terremo una riunione dei Capigruppo e a questo punto ragioniamo su come programmare i lavori della prossima settimana. Quindi, convochiamo formalmente i Capigruppo (pregherei di avvertire nel caso non tutti i Capigruppo fossero presenti) alla fine dei lavori della mattinata immediatamente dopo, in Sala A).
Ritengono gli interpellanti che l'interpellanza sia discussa?



PRESIDENTE

PAPANDREA Rocco (fuori microfono)



PRESIDENTE

No, perché...



PRESIDENTE

Va bene, va bene. Quindi vive, l'interpellanza rimane.


Argomento: Delega di funzioni regionali agli enti locali - Norme generali sui trasporti

Proseguimento esame progetto di legge n. 403: "Norme in materia di trasporto pubblico locale, in attuazione del D.lgs. 19/11/1997 n. 422"


PRESIDENTE

Riprendiamo pertanto i lavori del Consiglio con l'esame del punto 5) all'o.d.g.
Si tratta dell'esame delle norme in materia di trasporto pubblico locale in attuazione del D.lgs. n. 422/97.
Era stata fatta la relazione e la discussione generale.
La riunione della II Commissione si è svolta; l'Assessore ha potuto illustrare e rispondere a tutte le domande che in quella sede gli sono state rivolte, pertanto possiamo iniziare l'esame dell'articolato.
ART. 1 Sull'art. 1 ci sono interventi di carattere generale, prima di passare agli emendamenti?



(Il Consigliere Chiezzi presenta altri emendamenti alla Presidenza)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Noi non avevamo potuto svolgere l'intervento in discussione generale perché a nostro avviso gli emendamenti presentati dalla Giunta avevano una notevole consistenza e sarebbe stato più corretto un intervento dopo l'illustrazione e un approfondimento dei medesimi. Non è stato possibile perché l'aula ha deciso diversamente, quindi cercheremo, all'interno della discussione sull'articolo, di introdurre alcuni aspetti che riguardano il problema di questa legge. Legge che - lo dicevano altri colleghi - tratta di uno dei problemi più importanti della vita dei cittadini, non solo dell'economia, perché credo che uno dei primi limiti che individuo nell'evoluzione delle riflessioni su questo aspetto è proprio quello di soffermarsi su un aspetto che indubbiamente è vero, cioè che i trasporti sono anche un problema economico, e questo è innegabile.
Tuttavia, credo che, prima di tutto, abbiano a che fare con la vita dei cittadini piemontesi, con il loro diritto di potersi muovere, con il diritto di comunicare e di instaurare una vita sociale. Senza possibilità di movimento, non c'è neanche vita sociale possibile. Da questo punto di vista, credo che la prima delle finalità elencate nella legge dovrebbe essere questa. Prima ancora di permettere l'accesso al Piemonte, c'è il problema di permettere ai cittadini piemontesi di potersi muovere sul territorio piemontese.
Indubbiamente è importante accedere e muoversi dal Piemonte verso l'esterno, ma indubbiamente, soprattutto per una legge che poi ha un aspetto di gestione sul piano dei trasporti, il primo problema è quello di garantire ai cittadini piemontesi il diritto di spostarsi sul territorio in condizioni civili e decenti, cosa che è largamente non vera, attualmente negata dai fatti.
Chiunque utilizzi con regolarità e non in modo sporadico i trasporti sia pubblici che privati, si rende conto in quali condizioni siamo: abbiamo il problema degli orari, degli affollamenti, il problema delle stesse caratteristiche delle carrozze su cui ci si muove, dei mezzi pubblici o meno su cui ci si muove. Tant'è vero che viene fuori che la stragrande maggioranza dei cittadini, proprio per la carenza di servizi collettivi di trasporto, finisce per muoversi con un mezzo privato.
Non solo coloro che vivono in località isolate, ma anche chi vive nelle città o vicino alle città preferisce il mezzo privato a quello pubblico perché il mezzo collettivo non garantisce una funzionalità e una qualità del servizio adeguati. E credo che questo dovrebbe essere un primo elemento.
Un primo elemento è dunque mettere al centro l'efficienza del servizio per far sì che il servizio collettivo sia effettivamente competitivo con il mezzo più usato, che è il mezzo privato.
Noi compriamo un'automobile sostanzialmente per venire a lavorare, per muoverci e non per altro, mentre invece, in un contesto diverso, si potrebbe utilizzare benissimo il mezzo collettivo, con tutti gli effetti che questo comportare sia dal punto di vista economico che ecologico. Ci sarebbe senz'altro una diversa qualità dell'aria e dell'ambiente in cui viviamo.
Non diciamo cose strane, perché chiunque legga i giornali sa che ogni tanto si parla di Torino o delle grandi città come luoghi in cui c'è un allarme dal punto di vista della qualità dell'aria.
Seconda considerazione. Siamo allarmati per il modo in cui si sta affrontando il processo di regionalizzazione dei trasporti, perché avviene in un contesto in cui - elemento che ricordavo all'inizio - si vedono i trasporti esclusivamente come fatto economico.
Chiedo al Presidente un po' più di tempo, perché svolgo in parte l'intervento generale, ma cercherò di stare entro i dieci minuti, per poi riprendere alcune considerazioni nei punti successivi del dibattito, sia nelle dichiarazioni di voto che nella discussione sugli emendamenti.
Il fatto di vederlo come un fatto prevalentemente economico sta comportando due conseguenze. In primo luogo, al fatto che i servizi anziché migliorare, peggiorano. Il fatto di non considerarlo servizio e diritto dei cittadini alla mobilità anche quando non hanno un mezzo privato, sta determinando un peggioramento dei servizi stessi, per cui non si garantiscono più frequenze accettabili (certe zone non più economicamente interessanti vengono magari abbandonate).
In secondo luogo, c'è un processo di privatizzazione, cioè si fa un passo in più: non solo c'è una concezione economica di questo servizio, ma c'è anche l'affidamento ai privati della gestione di queste cose. Da questo punto di vista, ci dovrebbe essere un po' più di attenzione.
Nei paesi dove i servizi funzionano un po' meglio che da noi, stanno procedendo molto più prudentemente nella privatizzazione. Qui, quando si è parlato di Alta Velocità, tantissime volte abbiamo citato il caso della Francia o della Germania: sono paesi in cui il processo di privatizzazione e di rottura del monopolio ha dei tempi e delle riflessioni molto più lente. Se però uno prende un treno in Francia, difficilmente trova l'affollamento che esiste sui nostri treni e comunque trova quella garanzia di rapporto tra frequenze che permette di utilizzare il mezzo pubblico in modo molto più efficace. Oltre al treno, chiunque sia stato in quei paesi si rende conto di come ci sia un maggiore utilizzo del mezzo collettivo anche all'interno delle città.
Però noi non prendiamo questo come esempio, ma prendiamo esperienze come quelle inglesi, dove persino un giornale sicuramente fanatico delle privatizzazioni, come Il Sole 24 Ore, in un articolo dell'inizio di settembre, diceva che i servizi, da quando c'è stata la privatizzazione e la rottura del cosiddetto monopolio, sono peggiorati. Poche settimane dopo tra l'altro, è avvenuto quel famoso incidente con decine di morti, che ha dato una testimonianza drammatica di questo peggioramento.
Con la privatizzazione avvengono interventi sui costi che si ripercuotono sulla manutenzione e sulla sicurezza, con le conseguenze che abbiamo visto. In Inghilterra, un paese che è stato pioniere dal punto di vista delle privatizzazioni, vi è un serio peggioramento dei trasporti cioè la gestione privata ha comportato un peggioramento.
Qui si dice che però si deve smantellare un monopolio. Questo non capisco cosa voglia dire. Ci ho riflettuto a lungo, ma non riesco a capire cosa significhi, nel caso della ferrovia, rompere un monopolio, perché non si riescono a spezzettare le linee (ad esempi, privatizzare da Torino a Poirino e basta). Non si può: la linea è una e tale deve rimanere.
Allora si dice: spezzettiamo i treni che ci passano sopra, cioè la linea rimane una, però affidiamo a società diverse la gestione del trasporto. Se però devo venire a Torino alle 8 del mattino e devo recarmi al lavoro, è difficile che passino tre treni e che possa scegliere il servizio migliore; mi troverò di fronte a chi ha avuto l'appalto ed è monopolista a quell'ora lì, cioè in quel caso non c'è nessuna possibilità di libera concorrenza, mi troverò di fronte a un gestore monopolista che mi impone le sue condizioni perché io, utente, ho dei ritmi che mi obbligano a prendere il treno a quell'ora. E i tanti monopolisti che creeremo fanno affari e decideranno quello che è più conveniente e quello che è meno conveniente.
Riprenderò questi concetti in interventi successivi perché sono terminati i dieci minuti a mia disposizione.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere di avere mantenuto l'impegno.


Argomento: Varie

Saluto agli studenti e ai docenti dell'Istituto Tecnico Commerciale "Bona" di Mosso


PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Angeli, desidero salutare gli allievi e gli insegnanti dell'Istituto Tecnico Commerciale "Bona" di Mosso.
Li ringrazio per la loro presenza e mi auguro che sia utile e proficua questa loro visita non solo al Palazzo, ma al Consiglio regionale.


Argomento: Delega di funzioni regionali agli enti locali - Norme generali sui trasporti

Proseguimento esame disegno di legge n. 403: "Norme in materia di trasporto pubblico locale, in attuazione del D.lgs. 19/11/1997 n. 422"


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del disegno di legge n. 403.
La parola al Consigliere Angeli.



ANGELI Mario

Leggendo le finalità di questa legge, di primo acchito potrebbe sembrare che tutto va bene. Invece così non è.
Il trasporto pubblico locale, assegnato alle Regioni alle condizioni in cui viene assegnato oggi o per il 2000 - e personalmente ritengo di essere già nel 2000 - o comunque quando verrà assegnato questo tipo di trasporto non ha avuto - e mi auguro di sbagliare - contatti con il trasporto locale nazionale. L'aver fatto dei contratti per aumentare un certo tipo di servizio genererà guai di non poco conto. Guai di non poco conto relativamente ad una situazione di ingestibilità dei trasporti.
Nel passato si è cercato di attuare una connessione fra il trasporto su gomma e il trasporto su rotaia, ma difficilmente si è riusciti in questo intento per mille ragioni, una delle tante l'occupazione. Di conseguenza oggi ci ritroviamo in una situazione di trasporto che a dir poco fa pena particolarmente sul trasporto locale e anche interregionale.
Vorrei che l'Assessore facesse la mia stessa riflessione circa il metodo utilizzato - andando avanti sulle Bassanini, indubbiamente - per regionalizzare il trasporto locale. E' prevista, nell'arco di un numero "x" di anni, la possibilità di una concorrenza anche da parte di gestori privati rispetto alle ex Ferrovie dello Stato S.p.A., che si fanno in quattro per creare dei disservizi incredibili. Parlo a nome di quelli che viaggiano, in modo particolare di coloro che rappresentano la parte più debole della nostra società, ossia gli operai, che debbono presentarsi in orario sul posto di lavoro.
Giornalmente su tutti i treni si rischia la rissa. Ciò vuol dire che c'è qualche cosa che non sta funzionando: o la Regione non interviene sufficientemente o c'è qualcosa che mi sta sfuggendo completamente.
Noi stiamo andando a regionalizzare questo tipo di trasporto nella stessa maniera - lo diceva il Consigliere Papandrea - in cui lo ha fatto l'Inghilterra, la quale ha ottenuto dei risultati a dir poco disastrosi secondo il mio modo di vedere.
Per quanto riguarda le ferrovie, gli inglesi hanno regionalizzato i servizi prevedendo una suddivisione della gestione in quattro comparti e noi li stiamo copiando con parecchio tempo di ritardo. Personalmente penso che potevamo farne a meno, perché stiamo copiando anche gli errori già fatti da altri.
Recentemente, dopo che il trasporto pubblico inglese è stato privatizzato per cercare di limitare le spese, si sono verificati numerosi incidenti di una certa gravità, sono avvenute delle cose incredibili, in quanto la divisione tra chi doveva avere il controllo dei segnali, il controllo delle apparecchiature, la gestione del trasporto e la gestione della rete ferroviaria ha creato una serie di problemi impressionanti e di incidenti vari.
Penso che al riguardo occorrerà ricercare nuovi metodi di gestione e non credo che la Tatcher sia stata un buon profeta. Credo che la Tatcher per certi versi, sia partita in anticipo e abbia creato questa liberalizzazione - o questo liberismo, come vogliamo chiamarlo - avendo la possibilità di fare intervenire massicciamente più nel metodo finanziario che sul lavoro. Per cui si tratta di trovare delle soluzioni che siano confacenti con le nostre esigenze e delle soluzioni ai nostri trasporti che possano andare nell'indirizzo della migliore qualità della vita, perché già l'aria che respiriamo è irrespirabile con i trasporti che abbiamo.
In sostanza, occorre trovare le varie connessioni e interconnessioni che sono inevitabili, ma che non le vedo in questa legge. Spero di trovarle in qualche altro documento.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Penso che la discussione su questo art. 1 del disegno di legge n. 403 che è in applicazione del decreto legislativo n. 422 del 19 novembre 1997 sia una discussione importante in quanto il decreto legislativo n. 422 ha rappresentato un atto estremamente significativo per quanto riguarda il processo di decentramento amministrativo di cui altri atti di tutte le varie Bassanini sono stati un elemento importante per cambiare il volto dell'Amministrazione (il rapporto tra centro e periferia e in particolare il rapporto tra centro, Regioni e Enti locali). Questo ha un significato particolare, perché il decentramento di tutta la partita del trasporto pubblico locale alle Regioni e le relative competenze (la gestione e i relativi finanziamenti) è uno degli atti più significativi e consistenti.
Devo dire che, essendo uno degli atti più significativi e consistenti questo dibattito, dopo lunghe discussioni in Commissione, giunge adesso in aula non certo in tempi giusti o ravvicinati, ma all'estremo limite temporale, in quanto stiamo raggiungendo i tempi limite per l'approvazione di una legge regionale in applicazione di quel decreto legislativo che avrebbe portato, qualora avessimo avuto anche tempi diversi, dei vantaggi significativi alla realtà piemontese (questo lo evinciamo in particolare proprio dall'art. 1, che definisce in termini generali le finalità della legge).
Le finalità della legge sono quelle di promuovere un equilibrato sviluppo economico e sociale del territorio regionale per quanto riguarda la politica dei trasporti, elevando la possibilità di accessibilità e quella di incentivazione (sempre all'art. 1) nella gestione dei servizi di trasporto pubblico locale, con il superamento di assetti monopolistici e l'introduzione di regole di concorrenzialità. Tutto ciò al fine di giungere ad una maggiore qualità ambientale, riducendo impatti di attività di trasporto sul territorio. Per raggiungere questi obiettivi e queste finalità di fondo del processo di decentramento e delle possibilità date alla Regione, questa dovrebbe, mettendo al centro un metodo di concertazione, adeguare i servizi alle esigenze qualitative e quantitative della domanda, promuovendo anche l'integrazione e potenziando le infrastrutture a supporto del servizio, con particolare riferimento ai nodi di interscambio (l'articolo suggerisce di promuovere il trasporto pubblico locale attraverso azioni di politica tariffaria, informazione degli utenti e quant'altro).
Ci rendiamo conto che applicare queste finalità attraverso questi metodi ha, rispetto alla gestione del trasporto pubblico locale, un impatto determinante, di grandissimo cambiamento relativamente alle fasi precedenti e agli elementi di difficoltà.
Il Piemonte, privo del Piano dei trasporti - e noi, purtroppo, siamo dolorosamente convinti del fatto che quel testo non verrà mai approvato prima della fine della legislatura - vive - e lo vediamo se scorriamo l'elenco delle interpellanze e delle interrogazioni che magari giacciono lì da qualche anno in attesa di risposta - una serie di disagi molto grandi sulle linee di trasporto pubblico locale. Abbiamo sempre dovuto, o con provvedimenti, o sulla base della sollecitazione derivante da interrogazioni, ricorrere l'emergenza del disagio del pendolarismo locale in particolari di lavoratori o studenti, rispetto a linee o che venivano dismesse o chiuse, o ad orari assolutamente impraticabili per poter operare. Penso semplicemente a cosa succede ancora oggi sulla linea Domodossola-Arona o quant'altro, visto che anche il collega Papandrea ha fatto una recente interrogazione: pare che ci sia gente che parte da Domodossola, che deve andare a lavorare a Milano, e che ci arriva dalle tre e mezza alle quattro ore dopo. Cioè, arriverebbero a Firenze in una situazione come questa! Quindi il disagio è enorme. Ci sono, soprattutto nei territori di frontiera, situazioni particolari. Conosciamo il paradosso di una situazione così disagiata, per quanto riguarda la vita quotidiana del pendolarismo e del trasporto pubblico locale, a fronte invece di una politica delle grandi infrastrutture e di una serie di interventi di valenza non solo regionale, ma nazionale, che metteranno il Piemonte in condizione di avere delle risorse per programmare interventi infrastrutturali di dimensione nazionale ed addirittura internazionale. Ne cito due: la linea di Alta Capacità, che dovrebbe chiudere entro fine anno se tutto procede nella direzione indicata, ma penso anche all'impatto di ordine infrastrutturale di una vicenda come quella di Malpensa 2000 rispetto ai collegamenti e a tutte le problematiche di ordine trasportistico.
Quindi, mentre viviamo il paradosso di una situazione come quella del trasporto locale, dal punto dei vista di grandi interventi infrastrutturali, peraltro non previsti o raramente previsti e programmati per tempo, abbiamo presentato, come gruppo D.S., una proposta di deliberazione per un piano territoriale d'area per la zona di Malpensa e il territorio piemontese interessato, adeguando lo stesso Piano dell'Ovest Ticino; essendo strumenti precedenti, non contemplano niente in termini di programmazione e di gestione di quel territorio.
Ecco quindi il paradosso di questi grandi interventi, per i quali di programmazione c'è n'è poca o nulla. Si inseguono le emergenze degli aerei che sono stati mandati in Piemonte invece che in Lombardia, con ritardo, e nello stesso tempo abbiamo la necessità di intervenire seriamente sul trasporto pubblico locale.
E' chiaro che nelle finalità della legge, attraverso il metodo di concertazione, dobbiamo indicare che bisogna adeguare i servizi alle caratteristiche qualitative e quantitative della domanda, per salvaguardare la qualità della vita di studenti, lavoratori e pendolari. Quando parliamo di potenziamento di infrastrutture a supporto del servizio, con particolare riferimento ai nodi di interscambio, vi è nel territorio regionale una grande disponibilità in questa direzione ed una grande possibilità di intervento. Quando parliamo della politica tariffaria, dell'informazione agli utenti e dello sviluppo di un sistema telematicatico per i trasporti abbiamo davanti un campo aperto, che è quello fondamentale: a quali tariffe, con quale qualità e con quali livelli di informazione? Mi pare l'art. 1, con le finalità che indica dal punto di vista dello sviluppo del trasporto, dal punto di vista del superamento di un regime monopolistico per una concorrenza virtuosa, che però contenga un certo tipo di tariffe, che migliori la qualità, che vada in direzione degli utenti, e con l'accentuazione del problema della maggiore qualità ambientale, sia un elemento di grande importanza all'interno della legge. Per questo motivo abbiamo presentato una serie di emendamenti, proprio a questo art. 1, che enuncia le finalità e indica attraverso quali iniziative la Regione si deve muovere per perseguire questi obiettivi, perché riteniamo che questo primo articolo, sostanzialmente l'avvio della legge, debba essere il più adeguato possibile alle finalità stesse.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Cogliendo l'occasione della discussione dell'art. 1 che stabilisce le finalità, credo possibile esprimere qualche valutazione, come dire, più complessiva, che forse non era stata espressa in precedenza, in ordine al disegno di legge n. 403.
Innanzitutto, constato e rivendico al mio Gruppo di aver contribuito in qualche maniera anche alle modifiche apportate durante la lunga discussione che è servita a mettere a fuoco alcune questioni che l'impianto originario del provvedimento non aveva considerato.
Complessivamente, credo che sia stato fatto un buon lavoro, nel senso che anche i contributi dati dalle Province e dagli enti locali sono stati tenuti presenti. Questo non vuol dire che il giudizio complessivo del nostro Gruppo sia favorevole, ma credo che bisogna constatare che il testo che giunge in aula contiene parecchie modifiche rispetto al testo originario.
Mi riferisco ad esempio, in modo particolare, al fatto che è stato colto un nostro suggerimento, nel senso che, nel momento in cui si metteva mano ad un disegno di Legge sul trasporto locale, bisogna rivedere la legge n. 1, in sostanza. Mi pare che questo suggerimento sia stato accolto, nel senso che viene totalmente cancellata, e credo che sia il primo caso in Piemonte di delegificazione: si fa una nuova legge e se ne elimina un'altra. Quindi, questo aspetto è sicuramente positivo, così come credo che sia positivo il fatto che l'Agenzia Metropolitana per il trasporto locale, nel testo che arriva in Commissione, ha delle caratteristiche, come dire, diverse, che consentono sicuramente una maggiore concertazione delle decisioni e delle competenze della Regione, delle Province e dei Comuni sopra i 30 mila abitanti. Le caratteristiche dell'Agenzia Metropolitana così come sono indicate nel testo attuale, sono più le caratteristiche di un consorzio che non le caratteristiche delle Agenzie Regionali, che erano una figura giuridica che abbiamo sempre contestato.
Questo disegno di legge contiene, per questi aspetti, degli elementi certamente positivi.
Qual è il limite che constatiamo però in questa proposta? Innanzitutto c'è un problema di carattere temporale: la proposta arriva dopo tantissimo tempo. La Regione Piemonte è stata, come sapete, commissariata, cioè il Governo ha esercitato il potere sostitutivo, ma l'ha già esercitato più di un anno fa: siamo quasi al secondo anno in cui questo potere sostitutivo viene esercitato, quindi un'enorme ritardo rispetto ad altre Regioni.
Questo è un fatto negativo, ma l'aspetto più negativo è che nella maggioranza è prevalsa un'opinione che ha un limite, cioè che è sufficiente approvare un disegno di legge come questo per affrontare le questioni del trasporto locale.
In fondo, questo disegno di legge cosa fa? Applica il decreto legislativo Burlando, lo applica complessivamente, con criteri più o meno validi, ma le questioni che abbiamo in Piemonte, relative a una deficienza del trasporto locale rispetto al trasporto privato, restano tutte. Nel senso che questo è uno strumento che permette di introdurre elementi di mercato nella gestione dei servizi, fatto positivo, ma l'altro tema di carattere politico, il trasporto locale, lo potenziamo o no? Da questo documento non si evince, forse questo non è lo strumento idoneo.
Sicuramente avrebbe potuto esserlo il Piano dei trasporti, ma il Piano dei trasporti non c'è. Quello che c'è è ormai superato, mi pare risalga al 1997, e in ogni caso non risponde ai criteri previsti dal decreto legislativo Burlando e neppure a quelli previsti dal disegno di legge n.
403.
Pertanto, il tema del trasporto locale continua a restare un problema.
Vorrei sapere come la Regione, che ha delle competenze sul trasporto locale, intende potenziare il servizio.
Con l'approvazione della legge in discussione viene introdotto il sistema dell'appalto, non più la concessione. Sistema sicuramente importante, perché permette la verifica sul mercato di alcuni elementi di costo.
Detto questo, il trasporto locale necessita, comunque, di investimenti consistenti. Non si tratta semplicemente di ripartire la quota, la cifra la somma del trasporto locale dallo Stato alle Regioni, ma si tratta di avere un'idea più complessiva di potenziamento del trasporto.
Il disegno di legge non dà una risposta, il Piano dei trasporti neppure.
L'altro limite che constato è che per quanto riguarda l'organizzazione dei rapporti tra Regione, Provincia, Comuni, Comunità Montane, sono improntati su uno schema un po' dirigistico - lo erano di più nel testo originario - nel senso che anche per quanto riguarda il trasposto locale si ricostruisce un sistema di rapporto identico a quello della pianificazione urbanistica. C'è il piano triennale dei servizi della Regione, il piano triennale della Provincia, il piano triennale dei Comuni, il piano triennale delle Comunità Montane; per la verità c'erano altri strumenti che, per fortuna, sono stati eliminati durante la discussione. Si tratta comunque, di un sistema in qualche maniera piramidale.
Ripeto, c'è il piano triennale regionale, quello provinciale che si deve adeguare a quello regionale, quello comunale che deve adeguarsi a quello provinciale, ecc. Si tratta di un sistema ingestibile, perch presuppone che in qualche maniera la Regione abbia già il suo piano triennale. Questo sistema non funziona più.
Il sistema del piano territoriale, dei piani provinciali, dei piani comunali dal punto di vista urbanistico non funziona. Credo che l'esperienza di questi anni avrebbe dovuto in qualche maniera indurre innanzitutto la Regione a fare la politica sui trasporti.
La politica settoriale sui trasporti la Regione la può attuare sicuramente con il piano dei trasporti - strumento importante - connesso però, con il programma più generale, socio-economico. Se la politica settoriale dei trasporti non è legata ad un disegno complessivo di sviluppo del Piemonte, a cosa serve? Manca a questa Giunta la cultura della programmazione: infatti, non se ne fa alcun cenno nella relazione. Anche se il decreto legislativo definisce chiaramente che il Piano dei trasporti è elemento di attuazione del programma regionale di sviluppo. Se manca il Piano regionale di sviluppo, il Piano dei trasporti è un piano settoriale basato su elementi di discrezionalità non finalizzato ad un obiettivo di carattere politico.
Si tratta dello schema della vecchia legge n. 1, che abbiamo capito che non funziona. Cioè la Regione dovrebbe dare indicazioni di carattere politico più complessivo e strategico. La Provincia, attraverso il proprio piano triennale, specifica elementi di carattere strategico e questi elementi sono il riferimento per consentire ai Comuni di stilare i piani.
Se il livello di specificazione è uguale, a tutti e tre i livelli avremo sicuramente, quando verranno fatti i piani, elementi di sovrapposizione, e in ogni caso elementi di carattere conflittuale. Mi sembra che questi rapporti non siano stati sufficientemente studiati.
Un'altra osservazione riguarda la legge n. 34, legge madre dei Bassanini. Vi ricordate la nostra osservazione: non possiamo andare avanti sul disegno di legge n. 403 finché non sarà pronta la legge n. 34.
Che cosa ha provocato la legge madre in questo disegno di legge? Ha provocato pochissimo. E' la dimostrazione che quella legge è complessivamente ininfluente, perché l'unica cosa è che in qualche maniera è stato eliminato un riferimento che prima c'era ad un rapporto con gli enti locali attraverso l'organizzazione degli stessi. E' stato introdotto che in ogni caso tutti i piani devono essere analizzati dalla Conferenza Regioni-autonomie locali. Quindi è uno strumento insufficiente, lo abbiamo visto per il Commercio, e sta diventando uno strumento burocratico che consente all'Assessore di mettersi a posto con la coscienza: "Faccio il Piano triennale lo invio alla Conferenza, la Conferenza dà il parere" e se non dà il parere si va avanti lo stesso.
Credo che per la Regione sia necessario avere uno strumento anche conflittuale con gli enti locali, ma di concertazione vero, perché quella Conferenza oggi è uno strumento inutile, cioè non accresce l'elaborazione da parte regionale, non consente di fare qualche passo avanti.
Questi sono i limiti complessivi del disegno di legge in discussione successivamente, entrando nel merito, ci soffermeremo maggiormente su elementi specifici.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Farò qualche osservazione sulle cose sentite dall'Assessore e dai colleghi di minoranza che mi hanno preceduto. A parte la relazione non mi sembra, se non sbaglio, che i colleghi di maggioranza abbiano dato un contributo al dibattito.
Il disegno di legge in discussione a me pare sia coerente con il vuoto politico di questa Giunta in materia di programmazione dello sviluppo del sistema Piemonte. Nel senso che un sistema dei trasporti, ma l'uso stesso del trasporto da parte della collettività e da parte di ciascuno di noi, è senz'altro, nella quasi totalità dei casi, un uso strumentale. Sono rarissimi, e comunque non rilevanti ai fini di una politica, i casi in cui si va su un mezzo di trasporto semplicemente perché si vuole andare su un mezzo di trasporto, cioè si vuole veder passare il mondo in cui viviamo attraverso il filtro della velocità superiore a quella del nostro passo. Se togliamo questi casi, che pure possono esistere, per tutti gli altri casi il sistema di trasporto è semplicemente uno strumento. Se questo strumento ha delle proprie logiche, dal punto di vista dell'impegno di una pubblica amministrazione deve essere dichiarato tale e, quindi, deve comprendere una finalità nello strumento stesso. Se il sistema di trasporto è uno strumento, per avere dei contenuti ha bisogno di sapere a cosa serve quello strumento, in che direzione ed in quali territori va, con quali modalità costi e riconoscimenti di diritti. Se non compare tutto questo, il sistema dei trasporti rimane quello che è - mi spiace non ci sia l'Assessore Casoni e nella legge si possono scrivere cose del tutto generiche.
Per sapere se occorre rafforzare il sistema dei trasporti da Acqui Terme verso il resto dell'Europa, bisognerebbe sapere ed inserire, in un progetto e programma di sviluppo regionale, un assetto della Regione in base al quale si può individuare che Acqui Terme, Cuneo, Domodossola, ecc.
sono inserite in un programma di sviluppo e di governo della Regione.
Questo, Assessore Casoni, non esiste, perché la Regione Piemonte non ha mai approvato il programma regionale di sviluppo e terminerà la legislatura senza averlo approvato. Senza il Programma regionale di sviluppo, previsto dalla legge, diventa difficile sostenere che serve un Piano regionale dei trasporti e che una legge come questa, che tratta il sistema del trasporto locale, all'interno del Piano regionale dei trasporti, abbia un fine, un obiettivo. E' una legge fine a se stessa, è fine a realizzare un adempimento burocratico previsto, ma rimane vuota, cieca, oppure assolutamente generica.
Il Piano regionale dei trasporti, Assessore Casoni, esiste se è legato ad un programma regionale di sviluppo, ma quest'ultimo non è ancora stato approvato e probabilmente non sarà approvato.
Questa è la prima critica alla mancanza di un contesto che possa rendere credibili ed utili le generiche previsioni contenute in questa legge.
Secondo elemento: per quel poco che si può fare nel non governare la Regione (come avete fatto voi), quel poco non esiste più, perché la Regione è stata Commissariata. La fretta di approvare questa legge, pertanto, è del tutto teorica, perché - ripeto - la Regione è stata Commissariata e le scelte sono state compiute; gli apparati amministrativi, citati anche dal collega Saitta, vengono ormai inventati a corredo di qualsiasi legge e penso non possano giustificare una particolare esigenza di fretta, visto che ormai è venuto meno il controllo della Regione, a causa del Commissariamento.
Le critiche che adesso svolgerò a valle del mio ragionamento potrebbero anche essere risparmiate, nel senso che si parla a chi non ha idee, a chi non sa cosa fare. Può servire? Probabilmente sì, la speranza esiste sempre! Dentro questo vuoto pneumatico c'è, all'interno di questa legge un'ulteriore carenza strategica: non viene nominato e considerato il fondamentale problema esistente nel nostro paese, legato all'esorbitante ruolo del servizio di trasporto privato su gomma. Occorre partire da questo dato di fatto e, rispetto ad esso, scegliere una linea politica (che doveva essere presente nel programma regionale di sviluppo); si potrebbe almeno enunciare e proporre una scelta politica di intervento riguardo al tema del servizio di trasporto privato. Tutte le critiche al sistema del trasporto locale attuale e tutte le prospettive d'intervento e di correzione, la stessa individuazione dei servizi minimi, dovrebbero partire da una scelta politica che prenda in esame la situazione del trasporto privato.
Mi sembra, invece, che all'art. 1 neppure si parli del trasporto privato su gomma. Indicare degli obiettivi senza prendere nota di una situazione, vuol dire scrivere cose che rimangono lì, mentre il mondo continua a girare allo stesso modo! Dato che ora sta girando in base ad una scelta politica cinquantennale, che consegna agli interessi della grande industria automobilistica il metodo del trasporto di tutti gli italiani vuol dire che rimarrà così e che non se ne parlerà più.
Non so se al mattino l'Assessore Casoni ascolta Onda Verde, ma, se non lo fa, lo invito a farlo. Ascoltando Onda Verde, un Assessore ai trasporti dovrebbe riprenderne le identiche e costanti segnalazioni; Onda Verde potrebbe essere ripetuto sempre uguale, con un registratore, più qualche piccola aggiunta. Un Assessore dovrebbe rendersi conto che il trasporto locale non può vivere di una politica seria, senza parlare di trasformazione e modifica del sistema del trasporto pubblico privato, con i suoi costi, i suoi congestionamenti, e così via.
Proseguirò, Presidente, queste osservazioni che, per quanto riguarda il mio Gruppo, sono inserite nella discussione generale, al di là di cosa è stato deciso tecnicamente.
Proseguirò con altri argomenti, allacciandomi anche ai numerosissimi emendamenti che sono stati preparati e che sono in preparazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dutto.



DUTTO Claudio

I principi e le finalità dei contenuti del primo articolo non possono che essere condivisibili. Quello che vorrei lanciare è un grido di allarme per l'immensa disparità esistente fra questi principi e finalità e la situazione attuale dei trasporti.
Vengo ad esempi pratici. Sono una persona che viaggia regolarmente in treno e ho notato, in questi ultimi anni, uno scadimento generale del servizio, uno scadimento in tutti i sensi. Quando si sale sui treni si nota un senso di abbandono del materiale rotabile, i treni sono sempre più sporchi. Sappiamo che le FS, per risparmiare, hanno dato in appalto a società private la pulizia dei treni, ma evidentemente non vengono fatti controlli.
Si notano continue mancanze di manutenzione e se la porta che non si apre, il portacenere rotto, il vetro rotto, il bracciolo che manca. Sono cose immancabilmente palpabili dal viaggiatore, ma non altrettanto palpabile è la mancanza di manutenzione sui mezzi di trazione o, comunque alle parti meccaniche dei treni. E qui andiamo a lanciare un grido di pericolo.
A Cuneo, al bivio di Madonna dell'Olmo, è deragliato un locomotore a causa della rottura del cerchione: un incidente incredibile che non avrebbe dovuto assolutamente succedere. Si è evitata la catastrofe semplicemente perché quel treno era fermo a un semaforo rosso e quando il locomotore è deragliato era in partenza e viaggiava a 18 chilometri all'ora, ma se l'incidente fosse successo quando viaggiava a 100 o 120 km/h avrebbe potuto esserci una catastrofe.
Questi sono punti su cui la Regione deve intervenire! Restando sull'argomento, notiamo un moltiplicarsi di ritardi nei treni anche qui dovuti sovente alla cattiva manutenzione. Invece cioè di procedere alla revisione e alla manutenzione di carrozze e locomotori, si trova più comodo limitarne la velocità massima e rimetterli in servizio con grave pericolo per l'incolumità dei viaggiatori.
Un problema su cui sovente si discute è la questione del doppio macchinista. L'Italia è uno dei pochi Paesi in cui vi è ancora il doppio macchinista, cioè due macchinisti alla guida di un treno. Ormai i treni sono costruiti per essere guidati da una persona sola, ma se si vuole ridurre a un solo macchinista come è successo in altri Stati, bisogna che i nostri treni siano dotati di adeguate attrezzature di sicurezza, in modo che un eventuale malore del macchinista o una sua disattenzione non possa provocare incidenti. Occorrono sistemi automatici che sono normalmente in uso in altri Paesi. Anche in questo caso la Regione dovrà interessarsi di questi aspetti.
Veniamo ora al quadro più generale degli investimenti. Investimenti che devono sicuramente in primo luogo riguardare la sicurezza; investimenti che devono prevedere lo sviluppo, ma oggi gli investimenti riescono semplicemente a garantire il servizio minimo indispensabile. Penso ad esempio al binario unico tra Fossano e Cuneo e al binario tra Ceva e San Giuseppe di Cairo sulla linea Torino-Savona. Sono due strozzature che limitano sia il numero dei treni che possono percorrerlo, sia i tempi di percorrenza. Quando un treno è in ritardo, si ripercuote il ritardo a catena su tutti gli altri. Questi sono interventi da fare addirittura non in un ambito di sviluppo, ma proprio solo per riuscire a garantire il servizio attuale.
Accanto a questi, ci sono problemi di elettrificazione: è da elettrificare la Cuneo-Ventimiglia, la Chivasso-Aosta, la Bra-Ceva e altre linee.
Lasciando il campo delle ferrovie per passare a quello del trasporto su gomma, anche qui direi che c'è molto da fare, perché se da una parte si registrano delle carenze in questo servizio, dall'altra purtroppo notiamo autobus che viaggiano vuoti sulle strade del Piemonte, che vanno ad aumentare l'intasamento stradale e l'inquinamento, che non servono a niente e che rappresentano un grosso costo per la Regione. Per cui il metodo di attribuzione dei contributi va rivisto: non deve essere in base ai chilometri per corsa, ma in base ai risultati, al servizio svolto.
Per ultimo, proprio su questo punto ricorderò che purtroppo sovente si notano servizi di autobus e servizi ferroviari in concorrenza fra loro.
Questa è un'assurdità: la Regione dà due contributi, da una parte alle Ferrovie, dall'altra alla società di autobus, poi abbiamo il treno mezzo vuoto e l'autobus mezzo vuoto! Gli autobus invece dovrebbero servire a convogliare sulle ferrovie il traffico viaggiatori, cioè organizzare un servizio a spina di pesce in cui il treno raccolga i vari viaggiatori provenienti dal bacino di utenza, trasportati fino alle stazioni dagli autobus.
Questo purtroppo è ancora un sogno, almeno se andiamo a vedere l'organizzazione attuale, perciò ci sarà da lavorare molto.
Faccio queste raccomandazioni all'Assessore sperando che vengano colte e portate avanti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, si sta iniziando a discutere il disegno di legge n. 403 sui trasporti pubblici locali nel contesto delle leggi Bassanini.
E' una situazione delicata e difficile quella dei servizi di trasporto piemontesi; sono già stati rilevati nei vari interventi i forti e frequenti disservizi, le carenze che fanno giustamente arrabbiare i cittadini lavoratori, i pendolari, gli studenti. Sono ormai giornalieri i forti disservizi rispetto alle esigenze e alla qualità del trasporto; vi sono linee ferroviarie regionali che sono particolarmente carenti, che non sono collegate del tutto con Torino e con il resto della Regione. Mi riferisco a linee come la Alessandria-Alba-Bra-Cavallermaggiore; la stessa città termale (le terme sono regionali ormai) non è accessibile dalla Liguria e nemmeno dal resto del Piemonte con la dovuta importanza di questo stabilimento termale.
Si vive un forte disagio per gli orari, la pulizia sui treni, i guasti che spesso accadono sulle linee e soprattutto alle locomotive, creando malumori tra i passeggeri presenti sui convogli. Questo dimostra l'assenza di manutenzione che nuoce in maniera preoccupante sulla stessa sicurezza del trasporto.
Oltre ai problemi di sicurezza e di igiene, ci sono esigenze non solo di raddoppiare, triplicare e quadruplicare le linee regionali, ma addirittura di elettrificarle. Ci sono linee che ancora oggi non sono elettrificate e sono importanti come appunto la Alessandria-Nizza M.to-Alba Bra-Cavallermaggiore. Si tratta di una linea importante che però è stata considerata un ramo secco, commettendo secondo me un errore fondamentale.
Bisogna garantire maggiormente il servizio rispetto agli orari, alla qualità del trasporto, alla maggiore vivibilità del servizio stesso.
Con le nuove competenze sui trasporti a partire da quelli ferroviari la Regione assume pesanti responsabilità sui servizi alle quali deve far fronte con efficacia, ma qui emerge una grande preoccupazione. Non mi pare infatti che vi sia una vera politica di governo regionale sui trasporti perché già si parla di preoccupazioni della gente sui servizi di trasporto regionali che sono già stati rilevati precari da parte dello Stato, ma che oggi con la presenza, come dovrebbe essere, della Regione nel campo dei trasporti locali, dovremmo porci una domanda veramente prioritaria: è in grado la Regione di raggiungere gli obiettivi delle finalità sui compiti di programmazione del servizio ferroviario (art. 1)? La gente e le istituzioni locali, a partire dalle Province, si aspettano di più dalla Regione, a partire dalle deleghe, anche perché le Province elaborano i piani triennali per una politica di programmazione e di strategia sui trasporti. La Regione Piemonte è fortemente carente su questo o quanto meno non è ancora alla situazione che le compete.
Concludo dicendo che occorre pervenire velocemente ad un'incisiva politica di governo regionale sui trasporti che oggi purtroppo non c'è.



PRESIDENTE

Se non ci sono altri interventi di discussione generale sull'art. 1 passiamo all'esame degli emendamenti.
1.1) Emendamento presentato dai Consiglieri Papandrea e Moro: all'art. 1, punto 1, introdurre una lettera precedente alla a): "a) garantire il diritto dei cittadini alla mobilità sul territorio regionale e il collegamento con le regioni e i paesi vicini".
Consigliere Papandrea, intende illustrarlo? Prego.



PAPANDREA Rocco

Una cosa che non avevo detto nell'intervento precedente è che il nostro giudizio sulla legge è negativo. Purtroppo questo giudizio negativo riguarda anche la politica nazionale sul terreno dei trasporti, perché una serie di questioni che sono inserite in questa legge derivano da scelte che sono sul terreno nazionale; d'altro canto, proprio uno degli elementi che ci vede maggiormente in contrasto e che è esemplificato da questo emendamento corrisponde appunto a una nostra critica anche alle politiche nazionali sui trasporti.
Penso che fare una legge con delle finalità e non avere inserito in nessuna delle lettere che fanno parte del comma questo tipo di priorità la dica lunga sulla filosofia che c'è dietro questa legge.
Credo che si sia perso un aspetto che negli anni avevamo conquistato in questo progresso che sta andando avanti; vediamo come ci sia un ritorno al passato, un ritorno per cui tutta una serie di aspetti della vita dei cittadini, degli esseri umani nel corso degli anni sono diventati elementi considerati dei diritti, dal diritto ad avere in casa l'energia, a potersi collegare con gli altri, a poter parlare con gli altri, al diritto alla scuola, al diritto alla sanità e anche al diritto al trasporto.
Nel nostro Paese, così come in gran parte dei paesi europei, a questo ci eravamo giunti, cioè il trasporto veniva considerato un diritto e quindi l'organizzazione dei trasporti veniva concepita cercando di ottenere efficienza, certo con una gestione anche attenta agli aspetti economici dietro questo, però, c'era il tentativo di garantire progressivamente un diritto. Così come nel caso dell'energia, che anche le case più sperdute potessero avere l'energia, anche nel caso della mobilità delle persone, che le persone potessero, anche vivendo nel nostro territorio con le caratteristiche che esso ha, avere garantito questo diritto.
Credo che il fatto che neanche nelle finalità questo venga ricordato sia espressione di questo passo indietro. Ormai persino gli unici aspetti che vengono considerati diritti sono alcuni diritti politici, come il diritto al voto. Se vediamo, anche il diritto al voto potrebbe essere guardato dal punto di vista economico, perché dietro ci sono le agenzie che fanno i sondaggi, ci sono quelli che stampano le schede, ci sono quelli che preparano il meccanismo per il voto e poi c'è tutto il ciclo televisivo.
Non vorrei che, con l'evolversi dei tempi, anche su questo aspetto prevalessero gli aspetti economici, negando poi il servizio.
In sostanza, con queste politiche che stanno andando avanti, noi rischiamo. Dato che anche sul terreno della scuola stiamo andando verso lo smantellamento di un servizio che tende a garantire un diritto, un servizio pubblico così come avviene nella sanità, tra non molto andrà a finire che l'unica cosa che ci garantirà lo Stato saranno le prigioni, la Polizia e l'Esercito. Rischiamo che tra un po' di tempo lo Stato garantirà soltanto queste attività e, prima ancora di affidarle ai privati, le gestisca secondo logiche prevalentemente economicistiche.
Ripeto, per noi non è che non ci debba essere un'efficienza anche economica della gestione dei servizi collettivi e dei servizi che devono tentare di corrispondere a un diritto, ma quello deve essere un elemento della gestione, non deve essere il motore come invece recentemente sta avvenendo su tutta una serie di campi e come avviene anche nelle finalità che ricorda questa legge.
Quindi questo nostro emendamento serve a ricordare che stiamo parlando di qualcosa che non è solo la produzione dei mezzi di trasporto e la gestione di società che fanno viaggiare dei pullman o dei mezzi di trasporto; non stiamo parlando solo di automobili e delle aziende che le producono, come ricordava il Consigliere Chiezzi nel suo intervento, ma stiamo parlando del fatto che le persone, tutte, hanno diritto a muoversi anche quelle più disagiate, anche quelle che per una serie di ragioni economiche o di altra natura non riescono ad acquistarsi il mezzo privato e che dovrebbero avere un servizio collettivo che le garantisce, che dà loro la possibilità e che non è gestito con una logica economica per cui la parcellizzazione del servizio porta che magari se tu stai in una determinata vallata per fare 20 km. paghi 3.000 lire e in un'altra vallata che magari è anche più disagiata per tutta una serie di altre caratteristiche, poiché economicamente meno redditizia, si vada a pagare 4.000 o 5.000 lire, per cui non mette neanche i cittadini di avere, di fronte a uno stesso servizio, delle condizioni di parità.
Credo che ribadire questo elemento nelle finalità serva appunto a ricordare che di questo stiamo parlando, di persone che si devono muovere di cittadini che si devono muovere e che devono trovare un diritto e una garanzia al diritto stesso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Casoni.



CASONI William, Assessore ai trasporti

Su questo emendamento la posizione della Giunta è negativa, in quanto il concetto è già compreso sostanzialmente nella nostra lettera a). Noi riteniamo che questa, essendo già una legge molto complicata e complessa contenga già tale concetto. Tutti auspichiamo ogni volta di fare delle leggi semplici, che non siano ridondanti e che, quando si esprime un concetto, questo sia chiaro, che non si debba ogni volta esplicitarlo con tutti gli attributi e le conoscenze.
La legge e le sue finalità è chiaro che sono per garantire la mobilità dei cittadini sul territorio. Secondo noi questo concetto è già incluso e quindi è negativa la nostra posizione rispetto all'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea per dichiarazione di voto.



PAPANDREA Rocco

Leggo il punto a), che riteniamo non contenga quanto dice: "promuovere un equilibrato sviluppo economico e sociale del territorio regionale elevandone l'accessibilità e garantendo un'equa ripartizione dei benefici e dei costi diretti e indiretti". Credo che l'Assessore avrebbe dovuto dire che va bene, perché l'unica cosa che dice dei trasporti è che il Piemonte deve essere accessibile. Indubbiamente abbiamo ripreso il concetto dell'accessibilità, cioè che chi vuole venga in Piemonte, ma il Piemonte oltre ad essere accessibile, dovrebbe essere anche fruibile, anche quelli che sono già in Piemonte devono potersi muovere, quindi prima di tutto deve riguardare il territorio stesso e il diritto alla mobilità, che - ripeto qui non c'è.
Ripeto, queste sono cose che ci devono essere, ma prima di tutto la legge sui trasporti deve occuparsi del fatto che i cittadini del Piemonte abbiano il diritto a muoversi, anche quelli che non si possono comprare la macchina o che per una serie di motivi non possono più avere la patente o non l'hanno mai potuta avere e vogliono muoversi. Ora, questo nella legge non c'è, nelle finalità questo non c'è e quindi mi stupisco che l'Assessore dica di no, perché dovrebbe essere una cosa su cui, in fondo, anche l'esecutivo dovrebbe essere d'accordo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 1.1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli e 22 contrari.
1.2) Emendamento presentato dai Consiglieri Bortolin e Montabone: all'art. 1, comma primo, lettera a), dopo le parole "elevandone l'accessibilità", aggiungere le parole "in particolare nelle aree montane e collinari e garantendo".
Faccio rilevare che questo emendamento, se venisse approvato eliminerebbe un emendamento successivo, che aggiunge una lettera a questo comma, la lettera d).
La Consigliera Bortolin intende illustrarlo? Prego.



BORTOLIN Silvana

Brevemente, Presidente, grazie.
Mi pare che l'emendamento abbia un significato chiaro: sottolineare la necessità dell'attenzione da parte di chi gestisce il trasporto pubblico per garantire il collegamento in modo particolare con le zone più disagiate. Abbiamo parlato a lungo anche in Commissione del significato di aggiungere questo alla lettera a) e comunque questo non è un problema aggiuntivo. Tuttavia, essendo il territorio regionale territorio soprattutto montano e collinare, è un elemento che va ad aggiungersi alle priorità e non è affatto accessorio. Per cui l'aggiunta, dopo "accessibilità" alla lettera a), ha questo significato.



PRESIDENTE

Ci sono altri interventi al riguardo? Prego, Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Credo che questo emendamento abbia un significato particolare, perch in questo emendamento vi sono le volontà che possono migliorare quello che è il servizio pubblico di trasporto in zone particolarmente disagiate.
In questo momento provo a immaginare la concentrazione di trasporto per esempio, nella provincia di Torino, che ha evidentemente una conformazione territoriale particolare: è un pochino un insieme di vallate che fanno riferimento alla metropoli per una serie di motivi. Collego questo emendamento a una particolare attenzione che dovrebbero avere non solo l'Assessore ai trasporti, ma molti degli Assessori della Giunta regionale del Piemonte. Perché questo? In quest'aula noi dibattiamo spesso di problematiche riguardanti per esempio la sanità, in quest'aula dibattiamo le problematiche riguardanti l'istruzione; ebbene, quando si parla di trasporti, credo che sia opportuno che anche questi Assessori interessati a dei servizi primari per la nostra Regione facciano particolare attenzione a quello di cui si sta discutendo in questo momento.
Faccio un esempio: sappiamo benissimo che la conformazione geopolitica del Piemonte è particolare e più particolare ancora la conformazione della provincia di Torino, costituita prevalentemente da vallate che fanno riferimento alla metropoli, capoluogo della nostra Regione. Ebbene sappiamo anche che ci sono aree che sono servite non già perché la mano pubblica ha voluto servire meglio queste aree, ma perché sono su delle direttrici internazionali o interregionali, per cui ci sono zone del nostro Piemonte, quelle che sono su quelle direttrici, più servite di altre.
Nei giorni scorsi sentivo la Consigliera Cotto, che giustamente diceva: noi che percorriamo il territorio in direttrice Torino-Asti-Alessandria siamo serviti bene dai treni. Ma perché questo? Mica perché nel tempo si è voluto servire il territorio di Asti o di Alessandria, ma perché c'era un collegamento interregionale, e quasi internazionale se vogliamo, che permetteva che questo servizio migliorasse l'accessibilità di quei territori. Ecco, quando parlo di accessibilità, parlo di accessibilità per andare in quei territori e per tornare da quei territori, avendo come riferimento la metropoli torinese.
Abito in una zona che, per la verità, sotto l'aspetto della grande viabilità ferroviaria non può lamentarsi: è su una direttrice internazionale come la Torino-Lione, è evidente che ci sono dei servizi migliori che da altre parti in zone collinari o montane del nostro Piemonte. Però, qui bisogna fermare un po' l'attenzione: per anni abbiamo parlato di rami secchi, perché il riferimento è sempre stato quello economico, cioè le Ferrovie dello Stato non possono farsi carico soltanto delle grandi direttrici internazionali che hanno un grande trasporto di persone e di cose.
Cos'è successo? Nelle vallate in questo momento siamo certi che i servizi non sono efficienti, in particolare nelle vallate montane e collinari, questo per colpa di nessuno: è difficilissimo servire tutto il territorio regionale, proprio perché è stato disegnato in un certo modo dalla natura, però devo dire che ci sono delle zone completamente non servite. Immagino i paesini di montagna, alcuni dei quali sono stati tolti dall'obiettivo 2 dei finanziamenti europei. Immagino per un attimo cosa deve fare chi deve accedere a Susa per andare all'ospedale - qui veramente faccio un discorso di parte perché conosco meglio il territorio - una volta che è stato servito dalla linea internazionale Torino-Lyon! Un ospedale è un servizio che deve tener conto delle esigenze di anziani e di soggetti particolarmente deboli. Ebbene, di situazioni come questa di Susa ce ne sono mille altre: in Provincia di Asti, nel Canavese, nelle Valli di Lanzo.
Quando ero studente, partivo da Bardonecchia per venire a studiare a Torino e il treno impiegava due ore e un quarto. In questi ultimi trent'anni abbiamo fatto passi da gigante, perché i treni, per andare da Torino a Bardonecchia, impiegano solo più un'ora ed un quarto. Il problema è che se io abito a Beaulard - mi dispiace che non ci sia Miglietti, che era sottoscrittore di un'interrogazione nel merito con me - e quindi il treno internazionale non riesco mai a prenderlo, ci metto esattamente le stesse due ore e un quarto di trenta e più anni fa! Questo problema va risolto. E va risolto collegandolo anche rispetto ad un'esigenza fondamentale che, per esempio, quella linea ha: questa problematica è proprio scollegata completamente rispetto al problema dell'Alta Velocità? Non si parla in questa occasione di un tema così importante per la Regione Piemonte? L'Alta Velocità potrebbe essere soltanto il passaggio dei treni veloci sulle linee internazionali, o quella linea non potrebbe anche migliorare il servizio di accesso al capoluogo del Piemonte? Tenendo in considerazione questo fatto, non è pensabile che la linea ad Alta Velocità, al di la degli studi faraonici che si stanno facendo in questo momento, possa passare su un quadruplicamento dei binari a servizio del trasporto locale? Trovando magari, questa volta sì d'accordo quasi tutto questo Consiglio e tutte le forze politiche? Questi sono i punti che immagino vadano discussi con una legge come questa. Non c'è bisogno che il Consigliere Montabone, parlando di un tema così, ogni tanto, per essere informato di quello che succede, faccia un'interrogazione che poi verrà discussa nel 2006 o nel 2007, quando avremo già fatto le olimpiadi. Questi sono i temi fondamentali, perché altrimenti questa legge non è altro che la doverosa legge di attuazione di un Decreto Bassanini, che, secondo me, in alcuni punti può essere migliorata, ma che è già un passo avanti rispetto a quello che abbiamo oggi.
Credo che ci dovremo soffermare sul tema delle deleghe e di quello che vuole fare la Giunta Regionale rispetto ai trasporti, certamente quelli di tipo internazionale, ma che possono avere una valenza locale. Di qui nasce l'emendamento, che vuole assicurare la garanzia che quelle zone collinari e montane vengano servite meglio di oggi e con particolare attenzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Considero che l'esigenza di questa aggiunta, che sottolinea la necessità di garantire le aree montane e collinari, le zone a cosiddetta domanda debole, ritorna, deve essere trattata in modo tecnico, perché è una questione che ha bisogno di una valutazione preliminare. Poi non ci torneremo, ma vedremo se la convergenza sulla valutazione preliminare ci suggerirà elementi utili per individuare soluzioni anche dal punto di vista tecnico.
In questo campo, abbiamo una storia complicata di fallimenti, non a carico dell'Assessore Casoni, che non ha questa responsabilità né l'età politica per essere tributario di questo tipo di carico, ma magari l'ingegner Manto, che assiste l'Assessore in qualità di responsabile della Direzione Trasporti, conosce questa storia. Naturalmente le responsabilità non sono certamente sue, ma conosce la storia dei reiterati tentativi mai arrivati ad immaginare un sistema trasportistico locale nelle zone a domanda debole.
Il trasporto pubblico deve comunque essere un servizio per la popolazione residente (fin qui siamo alle cose assolutamente ovvie), per anche un elemento di infrastruttura, per assicurare la presenza nel territorio considerato di tutte quelle opportunità di sviluppo e di accesso che fanno di esso un territorio non dico urbanizzato, ma civilizzato.
E' vero che l'incidenza di questi trasporti, nell'ambito del sistema trasportistico, provinciale, potrebbe essere elevata. Ed è anche vero che la corsa dei pullman che vanno avanti e indietro vuoti è, in qualche maniera, un richiamo monumentale all'inefficienza della soluzione trovata.
Poi, tra l'altro, visto che c'è un po' di distrazione, approfittiamone per fare riferimento alla nostra situazione cuneese, altrimenti...



(Commenti in aula)



RIBA Lido

Vedete cosa basta per attirare l'attenzione. Facciamo finta di parlare di una cosa di Cuneo ed immediatamente scatta un meccanismo: stavano parlando di una cosa, e così ascoltano loro.
Abbiamo avuto, attraversando epoche storiche di diversa coloritura politica, le corriere della Benese che percorrevano la stessa traiettoria di quelle dell'ATI, ma non caricavano passeggeri.
Assessore Pichetto, la ringrazio per l'attenzione. Sa cosa succede Assessore? C'è una società che ha la concessione dei trasporti per la tratta Cuneo-Dronero; tratta di venti chilometri. Da Dronero si va in Val Maira, che è lunga 50 chilometri. Per recarsi in Val Maira bisogna partire da Cuneo e passare, ovviamente, da Dronero. Siccome la concessione per la Val Maira è data ad un'altra società, questa seconda società parte da Cuneo, carica la gente che parte da Cuneo e va nella Valle Maira, ma non quelli che si recano a Dronero. In questo modo i pullman si inseguono.
Per cui la proposta del Consigliere Chiezzi, di uso della bicicletta diventa una risorsa, intanto perché è più veloce.
Presidente, continuo l'intervento anche se sono scaduti i tempi, perch la Consigliera Suino mi cede il suo tempo.



(Voci in aula)



PRESIDENTE

Se tutti facciamo uno sforzo, l'intervento potrà terminare entro cinque minuti.



RIBA Lido

Ripeto, questa situazione è altrettanto clamorosa di quella dei pullman che scendono poi vuoti dalle stesse vallate. Qui la soluzione non è presente nel testo di legge. Si ipotizza una serie di ragionamenti e di attenzioni finanziarie per i territori a domanda debole, ma il fatto che non si abbia un sistema di trasporto in grado di garantire il collegamento a determinate ore, è assurdo.
Sulla tratta Torino-Milano avevano stabilito una certa cadenza di orario, cioè la partenza ogni ora, poi credo sia saltata perché andare a Milano è quasi come andare a Cuneo, ci vogliono più di due ore.
E' chiaro che se, per esempio, ti devi recare ad Acceglio, piuttosto che in un paese della Valle di Lanzo, e sai che è una tratta a domanda debole, ovviamente non ci vai, perché non sai se ad un certo punto dovrai prendere un taxi o un altro mezzo.
Assessore, non deve considerare il mio intervento ostruzionistico vorrei semplicemente capire meglio se abbiamo svolto un lavoro che ci consente di dire, rispetto alla situazione di prima, che abbiamo delle risorse da ipotizzare. Poi, ovviamente, non sarà tutto, ma non può neppure rimanere la situazione attuale.
E' necessario un sistema di accessibilità automatico, che non costringa un eventuale turista tedesco, che arriva nel Monferrato, a cercare di capire dove si trova.
Questa è anche la ragione per cui molti turisti hanno finito per comprare una casa nelle Langhe perché, dopo aver girato un po' da una parte e un po' dall'altra, non si sono più trovati da nessuna parte, quindi hanno comprato la casa e si sono fermati lì definitivamente.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Chiederei subito ai colleghi Montabone e Bortolin, che hanno steso questo emendamento così appropriato e interessante, di aggiungere anche la firma del mio Gruppo perché, per la verità sia io che, in qualche modo, il collega Angeli, possiamo portare nella direzione dell'emendamento anche un'esperienza diretta.
Se noi leggiamo l'art. 1, a cui fa riferimento l'emendamento al comma primo, non possiamo che condividere l'impostazione data: "promuovere un equilibrato sviluppo economico e sociale del territorio regionale elevandone l'accessibilità..." è un'aggiunta, in particolare nelle zone montane e collinari, che mi auguro l'Assessore accolga.
Assessore Casoni, si tratta di un emendamento particolarmente importante e credo che abbia un impatto, di carattere sociale, molto elevato. Nelle zone collinari, dove peraltro vivo (abito su una collina dell'astigiano, quindi ho anche un'esperienza diretta di questa situazione) la problematica dei trasporti, siano essi trasporti ferroviari o su gomma è una problematica che inerisce proprio alla qualità della vita. Chi abita in queste zone vive un certo isolamento e si ha, spesso, la sensazione di non essere tenuti sufficientemente in considerazione, soprattutto in occasione delle scelte più importante che la legislazione nazionale o regionale possono mettere in cantiere.
Certamente il disegno di legge in discussione, inerente alle norme in materia di trasporto pubblico locale, in attuazione del decreto legislativo n. 422, può e deve essere una grande occasione di carattere legislativo.
Che cosa significa essere una grande occasione di carattere legislativo nella sostanza e nella filosofia del predisporre delle proposte di legge da parte del legislatore? Quella di saper cogliere e interpretare quanto una comunità richiede per essere gestita al meglio. Per essere gestita al meglio nel settore del trasporto locale è indubbio che la comunità piemontese non può non chiedere che vengano rappresentati proprio quegli interessi più particolari, ma estremamente diffusi, quali sono gli interessi delle popolazioni che vivono nelle zone collinari, che sono diffusissime nella nostra regione, che sono diffusissime in tante province del Piemonte: penso all'alessandrino, al cuneese, all'astigiano e alle tante zone della provincia di Torino e quelle popolazioni di carattere montano che hanno più bisogno di questo tipo di intervento.
Opportunamente uno dei presentatori dell'emendamento ha ricordato come siano stati esclusi da normative che consentivano grandi possibilità di acceso a finanziamenti tutta una parte di territori montani e collinari.
Crediamo che, anche per quello che riguarda la materia del trasporto sia essenziale tenere in conto questo tipo di popolazione. Oltretutto sono anche dal punto di vista della configurazione del territorio particolarmente interessate, perché è evidente che da una zona all'altra di tipo collinare non si può che tenere in considerazione sia il trasporto automobilistico, che diventa essenziale, e, in subordine, altri tipi di trasporto: pensiamo a tutto il mondo degli anziani o al mondo dei giovani che magari non hanno ancora l'età per poter guidare la macchina.
Effettivamente, è un collegamento che consente anche a queste zone di essere o meno popolate. Una delle questioni per le quali ci si sposta da questi territori è la mancanza di collegamenti ed è la mancanza di collegamenti per quello che attiene ai trasporti.
Quindi noi sollecitiamo la Giunta regionale affinché accolga questo emendamento, anche se poi mi sembra di aver colto, dall'espressione anche dell'Assessore, che è insito nello spirito del provvedimento, però, mi creda Assessore, esplicitarlo può rappresentare un elemento di grande popolarità e rassicurazione per la vita di queste comunità, che sono fra quelle che presentano i maggiori problemi.
Voglio citare un problema che attiene ai trasporti e che magari non è direttamente collegato a questo discorso: la questione del trasporto su gomma. E' curioso come le società che prevedono questo tipo di trasporto per una serie di territori non si curino nemmeno di pubblicare gli orari per cui si deve chiedere magari al giornalaio o al negoziante più vicino se li conoscono. La collega Cotto sorride, confermando quanto sto dicendo.
Non capisco perché le società che offrono questo servizio non mettano dei cartelli che segnalino gli orari in cui passano i mezzi, che - bisogna riconoscere - sono anche abbastanza puntuali. Tutto questo non capita chissà dove, ma a 40 chilometri da Torino. Sono questioni che fanno pensare che determinate popolazioni siano, non dico abbandonate, ma lasciate quasi alle tradizioni. Questo non è più accettabile. Non si tratta certamente della questione che affrontiamo oggi con il disegno di legge in esame, ma è una questione culturale di cui anche il disegno di legge deve tenere conto.
Il recepimento dell'emendamento presentato può concorrere a cambiare la cultura ed a rassicurare questi importantissimi e bei territori che rischiano, se non ci saranno interventi di grande attenzione, di spopolarsi sempre più, mentre possono rappresentare una ricchezza per il Piemonte ed un'alternativa per alcune attività di carattere economico, di cui il Piemonte ha straordinariamente bisogno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Intervengo perché mi pare che questo emendamento, che voteremo favorevolmente, vada nella stessa direzione del precedente, presentato dal mio Gruppo - e ringrazio per il voto favorevole da parte dei partiti dell'opposizione.
Esso cerca di mettere in rilievo in modo più particolare i ragionamenti che ho sviluppato. Le popolazioni ad essere maggiormente colpite da una serie di disservizi sono proprio le popolazioni disagiate, anche nelle città, e le aree disagiate.
Non basta dire che l'emendamento è contenuto nello spirito della legge perché questo non è vero. Ritengo che l'emendamento vada precisato; come sostenevano coloro che mi hanno preceduto, può essere che esso sia contenuto nello spirito della legge, ma è negato dai fatti, da quanto sta avvenendo nel settore dei trasporti e, più in generale, nel campo dei servizi sociali. E' in questo contesto che considero i trasporti, perch abbiamo già verificato come, ad esempio, nelle scuole, le logiche economiche abbiano portato magari a dover chiudere una scuola a causa della mancanza di bambini e i bambini rimasti si sono trovati a dover percorrere molti chilometri per poter accedere alla scuola.
Quando si discute del piano di razionalizzazione del servizio postale si parla di quanti uffici postali verranno chiusi, solitamente in montagna e nelle zone collinari. Anche nei trasporti, se prevarrà la logica economica, bisognerà stare attenti alle zone montane, alle zone collinari alle zone a bassa utenza, perché in quei luoghi, ad esempio, non si riuscirà mai a riempire il mezzo di trasporto e, come conseguenza, l'intero costo - una cifra enorme - viene a ricadere sull'utente. Pertanto, in quelle zone sarà difficile trovare chi gestirà il servizio del trasporto oppure ci sarà chi richiederà sovvenzioni pesanti. Queste ultime avranno la conseguenza di ridurre la frequenza del servizio, che potrebbe prevedere magari un'unica corsa al mattino presto (quando i bambini vanno a scuola) ed un'altra nel pomeriggio, mentre in tutto il resto della giornata non ci si può muovere. Sono quindi servizi inefficaci.
Per queste motivazioni sono a favore dell'emendamento, proprio per lo spirito che tende a sottolineare ed a contrastare, nelle finalità, il rischio di cui parlavo.
Un'ultima considerazione: condivido quanto diceva il Consigliere Montabone rispetto ai problemi più generali dei trasporti e della mobilità.
Devo dire che, più che ad un'alta velocità, i cittadini vorrebbero andare ad una discreta velocità, ad una velocità accettabile.
Abbiamo discusso a lungo dell'Alta Velocità nel tratto Torino-Lione; in effetti, quelle sessanta o settanta persone al giorno che devono percorrere quel tragitto possono usufruire di una mezz'ora o un'ora in meno di viaggio, quindi arrivano in un paio d'ore, lo stesso tempo che impiega chi si deve recare in pullman da Settimo a Torino sud, magari al mattino! Esiste, allora, un problema di diritto ad un viaggio veloce accettabile come tempi, non solo per le grandi linee, ma per tutte le linee che vengono utilizzate da decine di migliaia di persone, tutti i giorni. Di questo, la legge che stiamo discutendo dovrebbe occuparsi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Assessore Casoni, risponda con sincerità: lei avrebbe potuto scrivere la lettera A) del comma uno in questo modo: "Promuovere uno squilibrato sviluppo economico e sociale del territorio regionale, diminuendone l'accessibilità e garantendo una iniqua ripartizione dei benefici e dei costi diretti e indiretti"? Ritengo che anche un Assessore del Polo risponda sinceramente di no ed intendo il silenzio dell'Assessore come un assenso alla mia considerazione.
I colleghi Bortolin e Montabone chiedono di inserire il loro emendamento in una frase che politicamente vuol dire niente, che non sceglie nulla. Non si può scrivere il contrario e questo vuol dire che il contenuto della scelta politica della lettera A) è uguale a zero! Viceversa, l'emendamento proposto dai colleghi Montabone e Bortolin introduce una luce di intelligenza politica dentro una frase che va bene per ogni tipo di politica. Per cui l'Assessore non può cavarsela con un'alzata di spalle, dicendo "ma sì, c'è già da qualche altra parte". No questo è un inserimento che qualifica politicamente una scelta e una descrizione dello stato di cose, perché la descrizione può diventare utile quando viene qualificata da una luce precisa di indirizzo politico. Senza di questo, la frase rimane lì, ma non è una politica, non è una scelta, è una frase generica.
Quindi invito l'Assessore ad accettarlo, anche perché la richiesta è molto temperata, è moderata: si chiede una "particolare attenzione", dentro questo "particolare" ci sono ancora delle maglie talmente larghe in cui destra e sinistra possono giustificare tutto quello che credono, ma almeno si mette un'attenzione, una colorazione di sinistra a questa lettera A). Si sceglie il più debole, i territori più deboli, quelli che fanno più fatica a garantire certi servizi, a svilupparsi; si introduce un piccolo seme di sinistra dentro una frase che è assolutamente anonima.



CHIEZZI Giuseppe

SAITTA Antonino(fuori microfono)



CHIEZZI Giuseppe

Di solidarietà.



CHIEZZI Giuseppe

Sì, certo, è un segno di solidarietà.
Quindi invito l'Assessore ad accettare questo emendamento. In questo modo, darebbe un contributo di serietà a una frase che altrimenti è priva di valore politico.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Manica.



PRESIDENTE

SPAGNUOLO Carla (fuori microfono)



PRESIDENTE

Possiamo sapere l'ordine dei lavori?



PRESIDENTE

L'impegno che avevamo assunto come Capigruppo era di terminare i lavori alle ore 13 e di riunirci come Capigruppo. Direi di mantenere questo impegno. C'è ancora la Consigliera Manica, ma se l'Assessore intende intervenire ...



MANICA Giuliana

Rinuncio perché era già intervenuto il Capogruppo Riba. Se ci sono dei chiarimenti da parte dell'Assessore, va bene.



PRESIDENTE

Ha dunque la parola l'Assessore Casoni.



CASONI William, Assessore ai trasporti

Questo mio primo intervento di oggi, dopo due ore che discutiamo su questo tema senza aver sentito preventivamente la posizione dell'Assessore mi dà modo di apprezzare quello che è stato lo sforzo costruttivo di questo disegno di legge e mi dà anche modo di fare un'altra considerazione.
Peraltro, per un Assessore che è di Cuneo, questa è un'opportunità che colgo, ma non vorrei però che diventasse una segnalazione di attenzione o di disattenzione verso le aree suburbane, le aree urbane, le aree non di montagna e non di collina, ma a degrado. Quindi accetto questo emendamento nello spirito che tutta la costruzione della legge è già fatta per soddisfare, in particolare, esigenze delle aree a domanda debole, tant'è vero che poi, se vogliamo, di principi generici giustamente da molti viene fatto il richiamo ad atti concreti, ma allora non so se Saitta ed altri Consiglieri che sono stati presenti in Commissione conoscono bene l'impianto di questa legge e tutto quello che dicono gli articoli. Mi sembra di aver capito, dagli interventi di altri Consiglieri, che invece non si conosca quello che gli altri articoli specificano nella legge.
Perché, per esempio nelle aree a domanda debole, su cui peraltro il decreto legislativo 422 non ci imponeva di prendere posizione, è un'introduzione precisa con delle regolamentazioni, che per legge abbiamo introdotto obbligando le Province a destinare alle Comunità Montane per attenzione alle aree a domanda debole. Questo non è prescritto dal decreto legislativo 422, quindi è un'interpretazione politica che viene dalla Regione ed è una scelta dell'Assessorato, dettata già dalla sua prima stesura.
Si dà la facoltà, per esempio - altra cosa che non è stata richiamata ma che so che era stata sollevata in particolare dalla Consigliera Cotto ai Comuni che hanno scuolabus a poterli utilizzare, quando non sono in servizio per gli studenti nelle aree a domanda debole, non servite da altri mezzi di trasporto, per soddisfare i collegamenti tra il Comune e la frazione, tra il Comune e il mercato, tra il Comune e la stazione, tra il Comune e il punto di partenza più vicino. Questo è un altro dettaglio che è sfuggito, credo, a molti, perché sappiamo che oggi in Piemonte molti Comuni o comunque molte aree, anche intercomunali, sono dotate di uno scuolabus e tutte queste centinaia e centinaia di mezzi che quasi tutti i giorni viaggiano per venti minuti rimangono fermi per le altre 23 ore e 40 minuti per cui metterli in movimento al servizio sociale del territorio è una grande innovazione che questa legge contiene! Ed è la prima volta che una legge di questo spirito, nonostante arriviamo in ritardo rispetto ad altre Regioni, contiene questi principi, che sono quelli che danno la possibilità, al di là delle parole e al di là delle enunciazioni dei principi generali, di fornire l'effettivo servizio.
Si dà la possibilità alle Comunità Montane, qualora i mezzi tradizionali del trasporto su gomma siano troppo onerosi, di utilizzare i taxi, di autorizzare le auto con conducente, perché tutti sappiamo che un pullman non può andare a prendere due persone perché sarebbe diseconomico.
Anche questa è un'introduzione che viene fatta in questo caso e che molte altre Regioni non hanno fatto, cioè molte altre Regioni non prevedono queste possibilità, perché quando diciamo che vogliamo arrivare su un sistema a rete - principio che è pienamente condiviso - dobbiamo anche capire quali siano gli strumenti che ci permettono di costruire un sistema a rete che arrivi nell'ultimo comune dell'ultima vallata della Regione Piemonte. Perché è facile dirlo sulla carta, poi bisogna scendere nella pratica e vedere come la frazione si può collegare con il comune di alta valle; il comune di alta valle si può collegare con il comune di bassa valle e magari arrivare a Torino e andare ovunque.
Se non si immagina il percorso che si segue, dando la facoltà alle Comunità Montane di poter scegliere questi strumenti, si fa una operazione che magari introduce un elemento che, ripeto, è pienamente condiviso e io rifiuto invece il concetto che questo non sia stato tenuto in considerazione. Avessi avuto modo di parlare prima l'avrei chiaramente espresso, senza sentire questi richiami, che invece sono - ripeto - da me fortemente conosciuti, perché abito in un territorio che ha esattamente queste caratteristiche, quindi forse più di altri Consiglieri sono a contatto con queste entità marginali e conosco benissimo quali sono i problemi di trasporto delle vallate più periferiche, delle montagne più alte e delle zone più isolate.
Rifiuto anche il concetto, che ha voluto introdurre il Consigliere Chiezzi, per cui sarebbe di sinistra corrispondere a queste esigenze perché portare la gente nelle aree collinari e montane non è un concetto di destra o di sinistra, è un concetto di attenzione sociale al territorio! E se permette, Consigliere Chiezzi, la sensibilità sociale ce l'ha la destra come la può avere la sinistra. Questi sono punti di vista politici diversi.
Il fatto che sono stato io ad introdurre questi elementi spontaneamente, su mia indicazione, senza che nessuno me lo abbia chiesti e prima di affrontare questo dibattito ne è la riprova.
Questa legge va oltre quel che ha fatto il Governo nazionale con il D.lgs. 422, che dà solo indicazioni generali, ma non i criteri esatti senza imporre nulla alle Province in particolare. Se voi leggete il decreto legislativo in questione, troverete tutta una serie di riferimenti che in teoria posso anche condividere perché, per esempio il favorire le aree a domanda debole è ugualmente importante che servire le zone montane o collinari, è ugualmente importante che servire le periferie suburbane, dove il cittadino non è in una condizione socialmente agevole per ragioni strutturali.
Accetto di introdurre "in particolare nelle aree montane e collinari" è un principio che nella legge è esplicitato e che volentieri condivido respingendo tutte quelle che sono state le illazioni di mancata attenzione da parte dell'Assessorato a questo problema.
Ripeto, leggendo il testo di legge, tutti questi enunciamenti e tutte queste possibilità, che vengono date per poter attuare questa azione nel concreto, come dare la possibilità a quelle Comunità Montane che non possono, per economia, pagarsi il pullman, di utilizzare il taxi, di utilizzare lo scuolabus, di utilizzare il mezzo di un abitante del luogo che abitudinariamente percorre un tragitto, concedendogli la licenza di conducente e la relativa abilitazione per trasferire altre persone dal punto A al punto B, ma tutte opportunità sono, rispetto allo spirito generale del D.Lgs. 422, in aggiunta.
Infatti, lo spirito del D.Lgs. 422 non è così rafforzativo sulle aree montane e collinari come lo è la nostra interpretazione regionale. Il D.Lgs. 422 non dice che gli scuolabus possono essere utilizzati per fare servizi locali, non dice che possono essere utilizzate auto con conducente per fare trasporto locale; ne parla in termini generici, mentre noi abbiamo tentato di pensare anche a degli strumenti che diano la possibilità, con un costo minore, di soddisfare un ventaglio maggiore di centri disagevoli.
Perché se io mando un pullman da 50 posti in una località dove carica due persone oppure, con lo stesso costo, mando cinque auto che caricano due persone in cinque paesi diversi, ho soddisfatto una mobilità di dieci persone anziché di due, probabilmente con un costo inferiore. E questi sono concetti importanti proprio per soddisfare l'esigenza politica che veniva rappresentata.
Colgo l'occasione anche per richiamare la discussione veramente a incentrarsi sui problemi che sono il cardine di questa legge, che - lo ripeto - è pienamente condivisa dalle Province, e sappiamo tutti che le Province hanno colorazioni politiche diverse. Ci sono dei punti, in particolare all'art. 8, che vanno ancora approfonditi, però è una legge che è stata condivisa territorialmente, che è stata condivisa nelle lunghe audizioni che ci sono state, pienamente rispettosa di tutte le indicazioni che venivano; ha cercato di far propri anche i concetti che sono derivati sia dalle audizioni sia dai rilievi che sono stati mossi da più parti.
Devo anche dire, per replicare a qualcuno che lasciava trasparire una mancanza di programmazione nell'Assessorato, che è vero che noi siamo una delle ultime Regioni ad approvare la legge, ma siamo stati la prima Regione in Italia ad applicare i contratti di servizio. Abbiamo una legge che oggi è sicuramente la più completa in assoluto in Italia e che non è una legge di rimando come hanno fatto molte Regioni. Che cosa hanno fatto molte Regioni? Siccome l'entrata in vigore dei contratti di servizio è obbligatoria dal 2004, hanno fatto leggi di rimando a leggi successive.
Potevamo farlo anche noi, ma abbiamo scelto di percorrere una strada diversa, di approfondimento della tematica; abbiamo scelto di fare una legge che fosse immediatamente applicabile, senza che ci fosse la necessità di rimandi a successivi atti legislativi. Poteva essere una scelta molto facile da parte dell'Assessorato. Ripeto, molte Regioni l'hanno fatto hanno fatto leggi di semplice rimando ad atti successivi. La scelta dell'Assessorato della Regione Piemonte è stata diversa, è stata quella di dire: "Noi questo problema lo dobbiamo approfondire, lo dobbiamo affrontare in tutti i suoi aspetti, proprio per dare quella che veniva indicata come un'indicazione regionale subito chiara su quelle che sono le indicazioni trasportistiche della Regione nel sistema del trasporto pubblico locale".
Facendo una legge di rimando non si davano indicazioni chiare, si poteva rimanere sul generico e - ripeto - questa è stata una scelta che altre Regioni legittimamente hanno fatto; tra l'altro, l'hanno fatta Regioni di ambedue le coalizioni politiche, l'hanno fatta Regioni di centrodestra e Regioni di centrosinistra, come Regioni di centrosinistra e di centrodestra invece hanno fatto leggi di approfondimento.
Questo non è un rilievo politico, ma vuole essere una constatazione.
Noi abbiamo tutte le leggi approvate delle altre Regioni e abbiamo rilevato che esiste questa differenza. Però, dicevo, in uno spirito costruttivo, richiamo i Consiglieri ai temi principali, se vogliamo dare una legge per il trasporto pubblico locale al Piemonte.
Invito, nell'approccio a questa legge, a identificare i temi che possono essere centrali, magari a svilupparli in un'ampia riunione con i Capigruppo, perché - permettetemi - a volte può sembrare pleonastico che un concetto che io, come ho detto adesso, pienamente condivido, sia esplicitato per tre ore in Consiglio come se non fosse accolto dalla Giunta, per poi sapere che invece l'Assessore è pienamente concorde su questo tema.
Allora direi che possiamo confrontarci, se vogliamo effettivamente che questa legge possa procedere ed essere elaborata, anche ricevere degli apporti costruttivi che possono essere inseriti. Propongo anche ai lavori del Consiglio, perché siamo arrivati oggi all'art. 1, comma primo, dopo quattro ore di Consiglio, che potrebbe essere utile una riunione magari dove possiamo identificare delle tematiche e, prima di ingaggiare chiamiamolo così, sono disponibile a farlo - un dialogo su quelli che possono essere punti di differenza, iniziare intanto a identificare dei punti comuni sui quali magari non è il caso di intessere lunghe discussioni. Si possono verificare degli emendamenti e se quegli emendamenti sono accoglibili.
Adesso so che c'è una riunione di Capigruppo. Invito i Capigruppo che si riuniranno a valutare questo percorso, perché altrimenti questa è una legge di 27 articoli. Ripeto, è una legge che comunque il territorio aspetta, in quanto mette in moto sinergie e meccanismi che possono veramente migliorare il trasporto pubblico locale.
Quello che ho colto e non è stato detto è che questa è una legge che permetterà nella sua applicazione, per esempio attraverso le indicazioni che daremo sulle linee interregionali e sul trasporto ferroviario, di evitare i doppioni dei quali parlava il Consigliere Riba e che sono stato il primo, da quando faccio l'Assessore, a rilevare.


Argomento: Varie

Saluto agli studenti e ai docenti dell'Istituto Tecnico Commerciale "Bona" di Mosso (seguito)


PRESIDENTE

Assessore, scusi se la interrompo. Vedo che si stanno allontanando, per cui li volevo salutare, gli allievi e gli insegnanti dell'Istituto Tecnico Commerciale "Bona" di Mosso, i quali sono stati in visita al Consiglio e hanno assistito ai nostri lavori. Grazie.


Argomento: Delega di funzioni regionali agli enti locali - Norme generali sui trasporti

Proseguimento esame disegno di legge n. 403: "Norme in materia di trasporto pubblico locale, in attuazione del D.lgs. 19/11/1997 n. 422"


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del disegno di legge n. 403.
Prego, Assessore Casoni.



CASONI William, Assessore ai trasporti

Stavo dicendo che sono il primo che ha rilevato, quando sono arrivato e sono stato nominato Assessore, che l'utilizzo che c'era in quel momento in atto dei servizi pubblici non era quello ottimale, perché i pullman vuoti o con quattro persone li vedo passare, come pure due linee che si sovrappongono sulla stesso percorso.
Questa legge impedisce queste assurdità, cioè dice: quei soldi spendeteli per andare a soddisfare la domanda laddove quella domanda è inespressa, andate nelle vallate laterali. Si parla tanto di sviluppo delle reti ferroviarie, se però non facciamo una politica di programmazione, che permetta l'innesto sulla rete ferroviaria, a spina di pesce, nelle vallate con i bus, il treno soffrirà sempre di quello scarso utilizzo del quale soffre oggi. Potremo migliorare le carrozze, in questo senso, quando la delega ci sarà assegnata potremo fare i nostri interventi, però dobbiamo anche essere consci che questa è una legge che mette in moto dei meccanismi, però è anche una legge che giustamente, come ci impone il decreto legislativo, dice: "Questa è una materia di competenza provinciale", quindi dobbiamo trasferire anche alla Province le competenze che spettano loro.
Veniamo spesso accusati di "centralismo", ma non vorrei che qui si ribaltasse il concetto, perché non dobbiamo sapere dove va a finire ogni linea nell'ultimo paese: noi dobbiamo introdurre dei concetti di indirizzo sulla base dei quali le Province possano prioritariamente sviluppare le linee nelle aree a domanda debole. Prioritariamente non accavallare le linee, prioritariamente sviluppare dei sistemi di trasporto che non si accavallino e, soprattutto, laddove ce n'è bisogno, mettere in moto quei mezzi che richiamavo prima, tipo gli scuolabus, tipo le auto private, tipo i taxi, che in alcune aree possono arrivare ad un costo inferiore. Lì risparmieremmo dei soldi, e qui rispondo a Papandrea: quei soldi risparmiati nell'utilizzo dell'auto non andranno ad impinguare le casse di nessuno, ma dovranno essere utilizzati per avviare altri servizi, quindi se ho un costo di servizio che oggi, per andare nella frazione di un comune, è pari a 100, e lo riduco a 50, questo risparmio potrà essere speso per fornire un nuovo servizio.
Questi sono elementi che questa legge indica nel piano triennale che poi dovremmo elaborare. Sono concetti che vanno esplicitati.
Consigliere Saitta, mi permetta di ricordarlo: sono concetti che l'Assessore Campìa condivide pienamente, come li condivide l'Assessore Revelli.
Qualcuno, sull'art. 8, ha una sua interpretazione a proposito dell'Agenzia dell'Area Metropolitana Torinese, però sui principi generali come ho verificato più volte, su questi princìpi e su questi concetti vi è piena condiscendenza. Ripeto, non è una legge che possa essere interpretata politicamente, anzi lei sa che è recepita e ringrazio i Gruppi della minoranza. Molte indicazioni sono giunte dalle loro osservazioni, dalle audizioni e dal lungo iter che questo provvedimento ha avuto in aula quindi ha assorbito utili indicazioni che sono venute anche dai Gruppi di minoranza, però oggi non la si può considerare una legge senza indirizzo e generica, perché contiene degli elementi innovativi, così come ci viene riconosciuto anche da colleghi di altre Regioni, che dicono che questa è sicuramente la legge più avanzata, con più opportunità ed anche indirizzi esistente oggi sul territorio.
Arriviamo in ritardo, lo ammetto, arriviamo con diversi mesi di ritardo, però preferisco arrivare tardi e bene, e non aver fatto un anno fa una legge con un articolo di questo tipo: "In applicazione al Decreto Bassanini 422, si rimanda a successivi atti legislativi la regolamentazione e le pianificazioni", perché ci sono disegni di Leggi regionali composti da un articolo.



PRESIDENTE

Hanno chiesto di intervenire per dichiarazione di voto i Consiglieri Bortolin e Saitta.
La parola al Consigliere Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Avevo illustrato molto brevemente l'emendamento, e devo ringraziare i Colleghi, ma anche l'Assessore per l'attenzione che ha prestato, e i colleghi dell'opposizione soprattutto per il grande arricchimento nei contenuti apportato con l'emendamento.
Assessore, non avevo nessuna intenzione polemica nel proporre questo emendamento. In Commissione sono state sollevate queste questioni, per cui era un questione di coerenza, essendo l'art. 1 quello che richiama le finalità.
Avendo io interpretato - poi mi può dire se è un'interpretazione errata che nella lettera a), quando si parla di promuovere l'equilibrato sviluppo economico e sociale del territorio regionale, si pensa soprattutto alle aree urbane e suburbane di grande concentrazione e mai, almeno a livello periferico, alle aree, come lei le ha definite, svantaggiate svantaggiate allora sono soprattutto la collina (abbiamo la ricerca che ha fatto l'Ires, a disposizione sono tanti Comuni collinari svantaggiati), la montagna, che di fatto è svantaggiata, prima di tutto perché è spopolata.
Vi è quindi la necessità di mantenere le residenze, di sviluppare le attività artigianali e commerciali, di offrire tutte le opportunità per mantenere la residenzialità in questi territori svantaggiati.
Alla luce di tutto questo, a me e al collega Montabone è parso opportuno sottolineare nella finalità queste particolarità del territorio piemontese. So bene che c'è una sensibilità in tal senso anche da parte dell'Assessore, perché l'ha espressa anche in Commissione, per cui esplicitare questi aspetti non è pleonastico né inutile, ma può consentire alle comunità locali, ai cittadini e alle istituzioni di riprendere l'argomento con le società che gestiscono i trasporti, perché se è vero come è vero, che ci sono difficoltà a garantire la mobilità in queste zone perché non sono economicamente redditizie o renumerative, o comunque presentano grosse difficoltà perché sono servizi costosi, è altrettanto vero che ribadire nell'art. 1 questo principio consente appunto di discutere, di contrattare e di avere utili momenti di confronto sul territorio.
Credo che non sottolineare altro, perché è compreso nella prima parte della lettera a), ma specificare la necessità dell'accessibilità anche in queste zone in funzione del mantenimento della residenzialità e dello sviluppo, come volontà della Regione Piemonte, sia particolarmente importante.
Ringrazio quindi, con il collega Montabone e con i colleghi dell'opposizione, la maggioranza e l'Assessore di aver accolto l'emendamento. Non lo colloco politicamente, perché credo che le cose che si sanno nell'interesse dell'intera collettività debbano trovare il consenso di tutti. In questo senso mi auguro che l'emendamento venga davvero accolto all'unanimità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



PRESIDENTE

SAITTA



PRESIDENTE

Sempre per dichiarazione di voto, concordo sull'emendamento, che è stato presentato dai colleghi, anche se credo che sia doveroso riconoscere come il significato di questo emendamento vorrà rafforzare un principio nei termini generali, contenuto poi nel testo della legge. E' opportuno farlo anche perché non è un'invenzione della Regione Piemonte, nel senso che nel decreto legislativo 422, all'art. 14, si parla in modo esplicito dei servizi a domanda debole, non specificando quali sono. E' giusto che la Regione abbia trattato questi temi ed è giusto rafforzare il concetto in applicazione del comma quarto dell'art. 14, dove si prevede addirittura che nei Comuni montani o nei territori in cui non vi è offerta dei servizi predetti possono essere utilizzati veicoli adibiti ad uso proprio. Quindi sottolineo questo aspetto per evitare che qualcuno sostenga che si è inventata chissà quale novità. E' stato applicato correttamente il 422.
Non faccio il confronto con le altre Regioni; dico solo che probabilmente bisogna evitare un'enfasi, perché questa (stiamo parlando dell'art. 1), alla fine, è una normativa che consente di aggiudicare l'affidamento dei servizi punto e basta, cioè di fare i contratti e di aggiudicarli, ricorrendo al mercato. Se a questo l'Assessore pensa di assegnare chissà quali compiti esagera, perché si tratta soltanto di una norma tecnica che permette l'applicazione del decreto legislativo 422.
Dopodiché tutte le questioni che vogliamo risolvere sono questioni irrisolte, perché risolvere i problemi della mobilità e quelli del trasporto richiede degli atti che non sono certamente il disegno di legge n. 403. Lo dico perché in certi momenti ho la sensazione - non so se questo valga anche per altri colleghi - che l'Assessore e tutta la Giunta non credano nella politica della programmazione, infatti utilizzano molto spesso il termine "programmazione" per raccordare la linea... Ma questa è un'altra cosa.
La politica di programmazione così intesa mi sembra più il lavoro che potrebbe fare il gestore di un servizio per cercare di soddisfare meglio la domanda. Altra cosa, però, è la vera politica di programmazione.
Al riguardo, mi pare di capire che il decreto legislativo n. 422 parli di "Programma regionale di sviluppo, Piano regionale dei trasporti e Piano triennale": è questo il rapporto, nel senso che il Programma regionale di sviluppo è quello che indica le scelte. Assessore, è questo il tema.
Non avendo a disposizione il Programma regionale di sviluppo, lei non è in grado - altrimenti sarebbe un atto discrezionale suo - di dire se è da privilegiare la zona montana, la zona di pianura o quella collinare.
Possiamo avere delle sensazioni, ma quella di privilegiare una zona dal punto di vista dei trasporti è una scelta politica di fondo. Tuttavia, se la scelta è quella delle zone montane, ciò non significa che in quelle zone ci sia soltanto il problema del trasporto, perché non è il trasporto che lega la popolazione nelle zone montane, non è solo quello, ma sono le scelte di investimento, le scelte di politica montana, ecc. Di conseguenza è soltanto il Programma regionale di sviluppo quello che consente di evitare spreco di risorse, perché non possiamo dimenticare che dobbiamo privilegiare il servizio nelle zone montane, ma se nelle zone montane non ci sono attività dal punto di vista economico, i pullman viaggeranno vuoti.
E' questo il problema.
Quindi richiamo la programmazione a questo significato alto e non di organizzazione dei servizi, cioè la programmazione non è il lavoro del Capostazione che aggiunge un vagone in più perché aumenta o diminuisce la popolazione: è una cosa diversa. Così come il Piano dei trasporti è qualcosa di diverso rispetto a ciò che viene indicato anche nello stesso disegno di legge 403, che indica addirittura un ruolo minore rispetto al decreto legislativo 422.
Il decreto legislativo 422 dice che il Piano dei trasporti svolge un ruolo in connessione con le previsioni di assetto territoriale e di sviluppo economico, con il fine di assicurare una rete di trasporto che privilegi le integrazioni nelle varie modalità. E' un ruolo alto.
In assenza del Programma regionale di sviluppo e in assenza del Piano dei trasporti, noi pensiamo di assegnare un ruolo per risolvere dei problemi grandi soltanto al Piano triennale, cioè diciamo: abbiamo scherzato, abbiamo parlato di Programma di sviluppo, abbiamo parlato di Piano dei trasporti, abbiamo detto delle cose che non siamo in grado di fare e facciamo il Piano triennale. Ma il Piano triennale a cosa lo si aggancia? Il problema è questo.
Allora, non essendoci nessuna indicazione, credo che la collega Bortolin e gli altri che sono intervenuti abbiano fatto bene a puntualizzare questi aspetti, ma mi rendo conto anche dei limiti di questo ragionamento, perché sono dei limiti che derivano dalla mancanza di scelte politiche di fondo. E allora, per forza di cose, c'è questa sensibilità a prevedere un'attenzione particolare alle zone più deboli dal punto di vista della domanda, ma anche dal punto di vista politico.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Rispetto alla discussione su questo emendamento e alla replica dell'Assessore, non ripeto cose di carattere più generale dette dal collega Saitta e da altri, che condivido pienamente, ma intendo chiedere un chiarimento, in particolare su un punto che l'Assessore ha qui posto ed illustrato.
Tra le varie possibilità di utilizzo di mezzi di trasporto per potenziare l'accessibilità, in particolare nelle aree montane e collinari come nell'emendamento viene richiesto, l'Assessore ha fatto riferimento anche all'annosa questione dei pulmini.
Assessore, le chiederei un chiarimento su questo punto, perché i Sindaci che telefonano al suo Assessorato hanno dal suo Assessorato la risposta che quei pulmini non possono essere utilizzati.
Ci sono normative di carattere nazionale molto rigide in questa direzione. Malgrado una situazione di difficoltà su questo punto, è molto importante che lei ci dia dei chiarimenti.
Occorre superare le difficoltà di ordine normativo ed introdurre un elemento che consenta la possibilità di utilizzare i pulmini. Il problema è se utilizzarli per gli alunni o per gli adulti o se utilizzarli in un certo modo piuttosto che in un altro, perché altrimenti rimane semplicemente un fatto declamatorio. Ecco, questa è una cosa che ci interessava capire.
Sul complesso della risposta, francamente non abbiamo trovato convincenti i chiarimenti ricevuti, per cui confermiamo il nostro voto positivo per l'emendamento presentato dai colleghi Bortolin e Montabone.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Casoni.



CASONI William, Assessore ai trasporti

Questa legge introduce la possibilità di utilizzare gli scuolabus in base a quello cui lei si riferisce, che presumo sia il Regolamento della Motorizzazione Civile sull'utilizzo degli scuolabus.
Si tratta semplicemente di una questione di posizionamento di sedili per cui, ad esempio, uno scuolabus dotato di 10-12 sedili ha solo 6 bambini da trasportare.
Sono utilizzi che non si attuano per i grandi trasporti, là dove non si prevedono grandi numeri di passeggeri trasportati. Nel caso in cui uno scuolabus debba provvedere al trasporto di 3 bambini e 3 anziani che abitano in una determinata frazione, quello scuolabus avrà un numero di sedili adatto allo scopo, con un'adeguata conformazione degli stessi. La Motorizzazione pone solo dei criteri di utilizzo a seconda dei sedili utilizzati, quindi si tratta solo di una motivazione tecnica.
Invece - ripeto - la legge introduce questa possibilità, quindi quando sarà approvata, i Comuni che hanno i mezzi tecnici adeguati potranno attuare questo tipo di trasporto, ma solo quando la legge sarà approvata.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 1.2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.
Ricordo la riunione dei Capigruppo immediatamente in Sala A e ricordo anche che per le ore 14,15 è stata convocata la Giunta delle Elezioni per la convalida dell'elezione della Consigliera Pazè.
I lavori riprenderanno alle ore 14.30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.19)



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