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Dettaglio seduta n.415 del 11/11/99 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellingeri, Cavallera, Farassino Majorino, Masaracchio, Racchelli, Rossi, Rosso, Simonetti e Viglietta.


Argomento:

b) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione del Presidente della Federazione internazionale di Atletica Primo Nebiolo


PRESIDENTE

Colleghe Consigliere e colleghi Consiglieri, prima di dare inizio ai nostri lavori, desidero commemorare con queste poche parole la figura di Primo Nebiolo, scomparso nella notte fra sabato 6 e domenica 7 novembre in una clinica romana all'età di settantasei anni.
Con Primo Nebiolo - dal 1981 Presidente della Federazione Internazionale di Atletica - Torino e il Piemonte perdono un personaggio di statura internazionale, un piemontese al quale lo sport di tutto il mondo deve molto. Un uomo che, nel ricordo di tutti noi, resterà indissolubilmente legato al trionfo e alle lacrime di gioia della giornata di Seul, che ha assegnato la ventesima edizione dei Giochi Olimpici Invernali del 2006 a Torino e alle sue Valli.
Questo traguardo è stata l'eredità più bella che Nebiolo ha lasciato alla sua regione: un regalo che il Piemonte si è conquistato anche grazie al suo lavoro e al suo influente appoggio in seno al CIO.
Primo Nebiolo era nato a Torino nel 1923 da famiglia astigiana originaria di Scurzolengo. A Torino aveva studiato e si era impegnato nell'attività sportiva ancor prima della guerra, come promessa del salto in lungo. Dopo l'8 settembre 1943 combatte nella Resistenza nel suo Monferrato: un'esperienza che ricorderà per tutta la vita con orgoglio e collocherà idealmente accanto ai molti riconoscimenti, alle 26 laurre ad honorem assegnategli da università di tutto il mondo, agli incontri con i potenti della terra.
Nell'immediato dopoguerra, Primo Nebiolo inizia una rapida e precoce carriera di dirigente sportivo, che a soli 24 anni, nel 1947, lo porterà ai vertici del Cus Torino, di qui alla presidenza della Federazione Internazionale dello Sport Universitario, poi alla Federazione Italiana di Atletica Leggera, quindi di quella internazionale e dal 1992 alla poltrona prestigiosissima di membro del Comitato Olimpico Internazionale.
Nonostante gli impegni sempre più importanti che lo portano in tutto il mondo, Nebiolo non ha però mai dimenticato la sua città e la sua regione.
Riesce a far ottenere a Torino le Universiadi del 1959 e del 1970, a Sestrière le Universiadi invernali del 1970, i Campionati Mondiali di Cross nel 1997. E, in ultimo, l'impegno per assicurare a Torino le Olimpiadi del 2006.
Nebiolo è stato anche un personaggio discusso e contestato per i suoi metodi e per non aver preso posizioni sufficientemente nette sul problema doping nel mondo di un'atletica sempre più ricca e sponsorizzata.
E' stato anche considerato il padre-padrone dell'atletica leggera internazionale, da lui collegata alle esigenze dello spettacolo mediatico.
Una valutazione critica, che non può però andare disgiunta da un merito innegabile. Se l'atletica italiana nel dopoguerra era ancora un disciplina povera ed eroica, con pochi seguaci e praticanti, e oggi è diventata una sfida appassionante all'ultimo record, con un'audience mondiale e personaggi entrati nell'immaginario quotidiano di tutti noi, è un merito soprattutto di Primo Nebiolo.
E' stato Nebiolo a capire che un'Olimpiade ogni quattro anni non bastava, che si poteva e doveva organizzare ogni due anni un campionato mondiale di atletica leggera, facendone uno spettacolo ricco e divertente una sfida dell'uomo con se stesso tesa a polverizzare ogni record.
Nella società attuale, dove i modelli culturali dominanti passano inevitabilmente attraverso i mezzi di comunicazione di massa, anche questo può essere un modo efficace per avvicinare i giovani alla pratica e allo spirito della sportività come valore positivo per la vita.
Anche per questo ritengo che sia giusto che il Consiglio regionale del Piemonte rivolga un sincero "grazie" a questo grande piemontese regalato al mondo.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Proseguimento esame progetto di legge n. 347: "Interventi a tutela della maternità delle donne non occupate"


PRESIDENTE

Iniziamo i nostri lavori con l'esame del progetto di legge n. 347, di cui al punto 6) all'o.d.g.
Avevamo già iniziato questo lavoro; siamo agli emendamenti. I primi sono quelli relativi al problema, che ricorderete e che avevamo già affrontato, delle casalinghe non occupate e casalinghe.
1.1) Emendamento presentato dalle Consigliere Simonetti e Suino: all'art. 1., comma primo, sopprimere "e casalinghe".
Credo che la discussione fosse già stata fatta. Credo che la Giunta si fosse dichiarata...


Argomento:

Verifica numero legale


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, chiedo la verifica del numero legale.



PRESIDENTE

Siamo in prossimità di votazione, per cui possiamo fare la verifica del numero legale. Chiedo ai colleghi che intendono partecipare ai lavori di restare in aula ai propri posti, in modo da favorire i nostri lavori.
L'emendamento sul titolo era stato ritirato, dopo lunga discussione.



CHIEZZI Giuseppe

Però, Presidente, intanto verifichiamo il numero legale e poi mettiamo a fuoco la questione.



PRESIDENTE

Prego, Consigliere Grasso, proceda alla verifica del numero legale.



(Il Consigliere Segretario Grasso effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Si constata la presenza del numero legale, essendo presenti in aula n.
26 Consiglieri ed in congedo n. 10 Consiglieri.
Il numero legale è garantito.
CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono) Può dire i congedi, per favore? Può ripeterli?



PRESIDENTE

Sono dieci. Li ho detti prima, glieli ripeto: Bellingeri, Farassino Masaracchio, Cavallera, Majorino, Rosso, Ferrero, Racchelli, Viglietta e Rossi.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Proseguimento esame progetto di legge n. 347: "Interventi a tutela della maternità delle donne non occupate" (seguito)


PRESIDENTE

Richiamo brevemente i nostri lavori. Rispetto a questo progetto di legge, il n. 347, abbiamo iniziato il 21/9/1999 con la relazione e la discussione generale, che aveva visto gli interventi dei colleghi Gallarini, Cotto, Papandrea, Manica, ancora Cotto per una precisazione Simonetti e Rubatto e infine si era deciso di differire senza ritorno in Commissione. Quindi l'avevamo affrontata il 7 ottobre sempre di quest'anno e c'era stato un differimento ad altra seduta. Il 26 ottobre era proseguito l'esame ed erano intervenuti i colleghi Simonetti, Suino, Peano, Rubatto Moro, Cotto, Saitta, Chiezzi, Ghiglia e Suino. Oggi ritorna al nostro esame; siamo - ripeto - all'art. 1, comma primo. L'emendamento è a firma delle Consigliere Simonetti e Suino e chiede di togliere le parole "e casalinghe".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, discutere le leggi in modo così frammentario non aiuta alla predisposizione di un testo equilibrato. Noi abbiamo presentato un emendamento al titolo.



PRESIDENTE

Ma questo era già ritirato, collega.



CHIEZZI Giuseppe

Lei mi interrompe, Presidente, o mi lascia parlare?



PRESIDENTE

No, le ricordo quello che le ho già detto.



CHIEZZI Giuseppe

Posso parlare o mi interrompe?



PRESIDENTE

Lei ha la parola; le ho solo ricordato che...



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente, non mi ricordi niente, la prego; diriga l'aula, non interrompa il mio intervento.



PRESIDENTE

Intervenga pure.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, è quello che sto facendo.
Nella scorsa seduta, sul problema del riferimento dei soggetti titolati ad accedere a questi benefici, avevamo avuto una lunga discussione sul fatto che nel titolo di questa legge era scritto "Interventi a tutela della maternità delle donne non occupate", mentre nel primo articolo era scritto che i soggetti erano le donne non occupate e casalinghe. Vi è stata una lunga discussione e sarebbe opportuno che l'Assessore competente D'Ambrosio - magari riassumesse, perché la discussione è stata lunga e mi pare che si sia conclusa con l'assenso da parte della maggioranza del Consiglio nel togliere "casalinghe" dal primo articolo.
Per questo motivo, se mi ricordo bene, l'emendamento al titolo che chiedeva di aggiungere "e casalinghe" non aveva più ragione di rimanere.
Non è che noi abbiamo ritirato l'emendamento al titolo: c'è stata una discussione sull'emendamento al titolo, durante la discussione è emersa la volontà di togliere "e casalinghe" dall'articolo e, per coerenza rispetto a quella decisione, si è detto che se è così, se si toglie "e casalinghe" dal primo articolo, non proponiamo di inserirlo nel titolo. Ma se così non è l'Assessore per cortesia richiami questo problema, che è univoco, relativo all'indicazione dei soggetti beneficiari.
L'Assessore ci dica che se i soggetti beneficiari sono le donne non occupate casalinghe. Se è così, noi ripresentiamo l'emendamento al titolo per scrivere nel titolo "donne non occupate casalinghe". Se invece l'Assessore dice che non sono donne non occupate casalinghe, ritiriamo l'emendamento al titolo. Però, vogliamo rendere coerente l'articolo con il titolo, quindi togliamo "e casalinghe" dall'articolo.
Assessore, per cortesia, vuole dirci cosa intende fare? Attualmente c'è una contraddizione fra il titolo e il primo articolo. Noi chiediamo di scegliere: una delle due! Così non funziona! Assessore, le chiedo di darci questo chiarimento. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Chiedo che intervenga il relatore della legge, collega Rubatto, per ribadire quanto si era detto la scorsa volta in aula.



PRESIDENTE

Questo chiarimento ci consente di essere conseguenti, perché una volta individuato un testo o meglio, un concetto, possiamo fare anche il coordinamento con l'Ufficio di Presidenza.
La parola al Consigliere Rubatto, quale relatore.



RUBATTO Pierluigi

L'idea iniziale di questa proposta di legge era quella di rivolgersi alle donne non occupate e casalinghe. Quindi, ritengo che sarebbe opportuno piuttosto che togliere "e casalinghe" nell'art. 1, inserirlo nel titolo: "Donne non occupate e casalinghe".



PRESIDENTE

Se questa è l'impostazione che la Giunta accoglie, credo che per un doveroso e opportuno coordinamento, debba essere riproposto.
La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Ho chiesto la parola per cercare di capire, al di là dell'aspetto nominalistico, quali effetti può avere una dizione piuttosto che un'altra.
Noi adesso discutiamo sulle parole e sul titolo. Però, le due cose significano un aumento del numero dei soggetti interessati? Se così è, in che misura? La legge è fatta anche di capitoli finanziari. Ovviamente l'utenza a cui ci si rivolge influisce su questi aspetti, perché decide se quanto noi stabiliamo è o no efficace.
Io credo che per poter decidere su un emendamento piuttosto che su un altro sia importante capire gli effetti delle soluzioni che si propongono.
Cosa vuol dire una cosa e cosa vuol dire l'altra? Se fosse solo un problema nominalistico, basterebbe adeguare l'una all'altra, ma essendo un problema di sostanza occorre agire diversamente.
Che differenza c'è tra il termine "casalinga" e "donna non occupata"? In cosa si differenziano le casalinghe? Credo sia importante capire questi aspetti.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliere Manica.



MANICA Giuliana

Ho chiesto di intervenire a proposito di questa questione, "donne non occupate" e "casalinghe".
Un primo elemento di chiarimento. La proposta di legge di cui stiamo discutendo in aula è una proposta di legge della Federcasalinghe. C'è una ragione per cui, a un certo, nell'art. 1, c'è un'accentuazione. Volendo fare un lavoro di chiarificazione legislativa, al di là della genesi della proposta di legge - quindi delle ragioni per cui è stata inserita questa dizione all'art. 1 - sarebbe forse più opportuno utilizzare la dizione del titolo "Donne non occupate" senza l'aggiunta di "e casalinghe". Mi spiego.
La domanda del Consigliere Papandrea testimonia di un equivoco del sentire collettivo, in particolare maschile.
Tutte le donne sono casalinghe: il doppio lavoro, per le donne, non l'ha mai eliminato nessuno. Se anche le donne hanno un proprio lavoro fanno comunque anche il lavoro di casa. Esiste poi una categoria di donne (al momento numericamente inferiore), che svolge prevalentemente ed unicamente l'attività di casalinga.
Per evitare l'equivoco dovuto a quel "e casalinghe", che riguarda sia le donne occupate che quelle non occupate, potremmo usare, perché più chiara, la semplice dizione "non occupate", poiché in essa si comprendono anche le casalinghe che fanno solo le casalinghe. Quel "e casalinghe" messo da solo, che potrebbe riguardare anche donne occupate, crea un elemento di confusione.
Mi sono permessa di fare questo intervento non perché abbia una predilezione per l'una o per l'altra dizione. Ma, se dobbiamo optare per l'una o per l'altra, ritengo sia più onnicomprensiva e chiarificatrice la dizione del titolo "donne non occupate". In essa si comprendono anche le donne che sono esclusivamente le casalinghe: se aggiungessimo "e casalinghe" nell'art. 1, incorreremmo in quel possibile equivoco che, in modo molto opportuno, il Consigliere Papandrea ha posto all'attenzione dell'aula.



PRESIDENTE

Per la speditezza dei lavori, credo sia opportuno pronunciarsi prima sul concetto generale. Successivamente, modificheremo tutte le parti dell'articolato in cui compare tale dizione.
Occorre, in modo prioritario, definire se l'intervento di cui discutiamo delle donne "non occupate" o delle "donne non occupate e casalinghe".
La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Presidente, forse non mi sono spiegata bene. Le casalinghe, se fanno esclusivamente il lavoro di casalinghe sono "donne non occupate", quindi rientrano nella dizione. La dizione "non occupate" è onnicomprensiva. Le donne possono essere "non occupate" per tante ragioni: una donna può essere non occupata e non fare la casalinga, ma una donna che fa solo la casalinga senz'altro è una donna non occupata, nel senso che non ha nessun rapporto di lavoro esterno, regolato da un contratto pubblico e sociale.
In questa società il lavoro casalingo - purtroppo, perché io sono a favore della distribuzione del lavoro domestico tra uomini e donne compreso il Presidente del Consiglio regionale, che vedo interessato a svolgere un lavoro casalingo! - è quel famoso doppio lavoro che, nonostante i livelli di emancipazione raggiunti, pesa ancora sulle donne. Per questo la dizione "casalinghe" potrebbe determinare un equivoco.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Presidente, trattandosi di una legge votata all'unanimità dai votanti della IV Commissione, le chiedo se è possibile sentire un altro dei presentatori della legge. Il Consigliere Rubatto è il relatore della legge la collega Manica era tra coloro che l'avevano presentata.
Mi piacerebbe sentire, per correttezza, il parere di un altro dei presentatori della legge - sebbene abbia ben chiaro quello quanto la Giunta intende proporre - circa la dicitura "non occupate e casalinghe" o solo "non occupate".



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Mi sono confrontata con il primo firmatario della proposta di legge e anche lui d'accordo nell'accettare, per la speditezza dei lavori, di togliere la parola "casalinghe".



PRESIDENTE

Se questa è la decisione assunta, verrà eliminata la parola "casalinghe" in tutto il corpo della legge.
Credo di poter considerare condivisa dalla Giunta la proposta di emendamento.
1.1/a) Emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi: sopprimere le parole "e casalinghe" da tutto il testo della legge.
Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
1.2) Emendamento presentato dai Consiglieri Simonetti, Chiezzi e Suino: all'art. 1, comma primo, sopprimere "non occupate e casalinghe".
1.3) Emendamento presentato dai Consiglieri Simonetti, Chiezzi e Suino: all'art. 1, comma primo, sostituire "donne non occupate e casalinghe" con "richiedenti".
I proponenti ritirano l'emendamento.
1.4) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Simonetti e Suino: all'art. 1, comma primo, dopo la parola "maternità" aggiungere "e paternità".
La parola alla Consigliera Pazé.



PAZE' Enrica

Non sono firmataria dell'emendamento, ma intervengo ugualmente e, se è il caso lo sottoscrivo.
In attesa che giunga in aula la Consigliera Suino provo ad ipotizzare una spiegazione alla presentazione dell'emendamento.
Ci sono casi in cui la donna può morire di parto, il padre resta solo in una situazione familiare che si aggrava, mi sembra giusto che possa venir riconosciuto, in casi eccezionali, come possono essere questi, il diritto alla riscossione delle cinque mensilità, anche se la titolare, a termini di legge, non è presente.



PRESIDENTE

La Giunta accoglie l'emendamento. Lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 30 Consiglieri presenti.
1.5) Emendamento presentato dai Consiglieri Salerno, Gallarini, Griffini Angeleri e Casari: all'art. 1, comma primo, dopo le parole "e casalinghe" aggiungere le parole "in possesso della cittadinanza italiana".
La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Chiederei al primo firmatario o ad uno dei presentatori di questo emendamento di spiegarne le ragioni. Sarebbe interessante capire il perch è stata inserita questa dizione; nella dizione originaria della legge e nei testi che si stanno approvando in tutte le Regioni d'Italia vi è scritto: "residente da almeno tre mesi nella regione, con un reddito familiare...." mi sembra questo un criterio assolutamente equo, valido e coerente con tutte le leggi che stiamo approvando in tutte le Regione italiane e coerente con i provvedimenti nazionali.
Non capisco perché dobbiamo inserire una tale dizione. Non ne trovo le ragioni, se non delle ragioni dal vago sapore razziale negativo, diciamo un sentore. Anche perché il testo originario della legge, sottoscritto da Consiglieri appartenenti a tutti gli schieramenti politici, aveva assunto la dizione "residente da almeno tre mesi nella regione", che mi sembrava una dizione ragionevole, utile ed importante. Con l'inserimento di questa modificazione si tende a colorare ideologicamente, in modo non comprensibile, questa legge, che, invece, dovrebbe trovare, proprio perch va in direzione della tutela della maternità, una grande solidarietà sociale.
Mi stupisco che il Consigliere Rubatto, primo firmatario, non abbia niente da dire su questo stravolgimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Anch'io sono contrario all'emendamento e ho le stesse impressioni che ha la collega Manica. Inserendo il termine "italiane" mi pare che tra l'altro escludiamo anche tutte le donne della Comunità Europea ...
GALLARINI Pierluigi (fuori microfono) Sì, non vedo il perché debbano venire a partorire in Italia!



PAPANDREA Rocco

Il bambino, la bambina in questione potrebbe avere anche un padre italiano! Potrebbero essere anche delle situazioni di coppie in cui il padre è di nazionalità italiana e la madre no. Ci sono anche coppie di fatto e non solo coppie legalizzate. Per fare un esempio, la madre potrebbe essere una cittadina non italiana, mentre il convivente potrebbe essere italiano.
Il Consigliere Gallarini ha detto che non devono venire a partorire in Italia neanche le donne francesi o tedesche; nel momento in cui siamo entrati in Europa, mi pare veramente incredibile fissare un limite persino rispetto all'Unione Europea. Mi pare incredibile anche rispetto alle donne di altre nazionalità, ma, in ogni caso, le donne residenti nel nostro territorio dovrebbero avere gli stessi diritti - perché potrebbero trovarsi occasionalmente in Piemonte - non solo delle cittadine tunisine o di Grenoble, ma anche delle cittadine di Roma o di Bari, e queste non vengono escluse, quindi mi pare un criterio non condivisibile.
C'è, pertanto, una volontà di escludere la notevole presenza delle donne immigrate extracomunitarie, che, tra l'altro, sono quelle che generano più figli. Esse stanno già abbastanza male, hanno una serie di problemi maggiori rispetto ad altre donne e, in più, vengono escluse quando diventano madri, pur essendo residenti nel nostro territorio.
Invito, pertanto, i presentatori dell'emendamento a riflettere su questi miei pensieri ed a ritirare l'emendamento che penso non serva a fare una buona legge, anzi, serva a peggiorare una legge che nelle intenzioni è buona.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Mi preoccupo sempre quando si cerca di emanare una legge possibile perché vorrei ricordare a tutti noi che non siamo il Parlamento siderale ma il Consiglio regionale del Piemonte - e sento che qualcuno incomincia ad evocare spettri di vago sapore razzista.
Sono un po' infastidito da queste continue evocazioni di presunti spettri, quasi per mettere in mora chi ha presentato un emendamento razionale e restrittivo - e dirò subito dopo il perché - dicendo: "Attenzione, perché se voi portate avanti questo emendamento, noi adombriamo e buttiamo lì il sospetto che si tratti di un emendamento dal vago sapore razzista". Questa fantasia, questo onirismo legislativo lo respingiamo e lo ributtiamo. Parlo di un emendamento razionale, da Consiglio regionale del Piemonte, perché - vivaddio! - noi siamo il Consiglio regionale del Piemonte e dobbiamo proporre delle leggi possibili ed approvabili, ma soprattutto sostenibili. Non dobbiamo approvare delle petizioni di principio che cerchino di interessarsi ai problemi dell'universo mondo, ma dobbiamo approvare delle leggi che poi siano concretamente e realisticamente applicabili sul territorio piemontese.
Da questo punto di vista e fatte queste premesse, sulle quali il mio Gruppo non ritornerà, per non dare voce a chi tenta di buttare lì il sospetto, tentando caso mai di ricavarne qualche utilità politica, è ovvio che se noi non approviamo questo emendamento, di nessun sapore (è un emendamento che non sa di nulla), la legge rimane una legge inapplicabile perché si rivolge ad un numero incredibile ed imponderabile di soggetti, ai quali poi non saremmo in grado di dare una risposta concreta, realistica e razionale - primo problema.
Il secondo problema è questo: il Consiglio regionale del Piemonte si deve occupare, prima di tutto, dei cittadini, dei piemontesi, di coloro che risiedono in Piemonte e non di coloro che magari sono in transito o hanno un permesso per due anni.
Scusate se dico una banalità, ma è così: noi non siamo il Parlamento nazionale, noi non siamo il Parlamento europeo, che ha il dovere primario di avere un'ottica addirittura transnazionale. Noi ci dobbiamo occupare della nostra regione e della tutela della nostra popolazione, prima di tutto ed innanzitutto. Conseguentemente, questo emendamento è fondamentale affinché la legge sia una legge seria e non una petizione propagandistica di impegno.
Noi vogliamo che una legge sia tale, che sia applicabile, finanziabile e compatibile anche con le nostre potenzialità finanziarie. Non vogliamo fare una legge scoop.
Queste sono le motivazioni che ci hanno spinti a sottoscrivere l'emendamento e con questo spirito lo riteniamo indispensabile per il buon funzionamento futuro della legge.



PRESIDENTE

Hanno chiesto di intervenire i Consiglieri Gallarini, Peano e Montabone.
Nel frattempo, informo che mi è pervenuto un subemendamento a questo emendamento.
Prego, Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Due sole affermazioni, perché già il collega Ghiglia ha spiegato le motivazioni.
Collega Manica, ognuno le cose le interpreta come vuole; non ci interessa. Prima di tutto inseriamo "cittadinanza italiana" perché, fra l'altro, anche la legge nazionale del Ministro Turco prevede la cittadinanza italiana. Se fossimo nella prossima legislatura ed avessimo la Presidenza Turco, vorrei capire come mai a livello nazionale viene prevista la cittadinanza italiana, mentre a livello regionale no. Ma questa è una ragione che può anche essere superflua. Anche se non ci fosse la legge nazionale, mi ricollegherei alle argomentazioni portate dal collega Ghiglia, quindi sono convinto che sia una questione di serietà. Poi, uno può leggere "barbarie", o quel che vuole; non ci interessa.
Per quanto riguarda il caso concreto, la legge stanzia 1 miliardo e 400 milioni all'anno, prevedendo 2 milioni per ogni intervento (circa 700) oggi, però, i nati in Piemonte sono molti di più di 700, e questo per inquadrare la tematica in una dimensione reale, perché le leggi devono riferirsi non al sogno ed alla poesia, ma alla realtà socio-economica in cui si inseriscono. Rispetto al fatto dei tre mesi - lo dico perché la collega Manica ha ricordato ancora una volta la questione dei tre mesi di residenza in Piemonte - abbiamo già avuto modo di spiegare la volta scorsa perché siamo stati e siamo tuttora contrari. Questo significherebbe che una signora incinta di cinque mesi arriva in Piemonte, vi risiede quattro mesi prima del parto per ricevere i due milioni e poi torna al di là del confine.
Questo, collega Manica, è il mio parere e lei, per cortesia, lo deve rispettare, come io rispetto il suo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

Vorrei intervenire, colleghi Gallarini e Ghiglia, senza sospetti e dietrologie o letture particolari, ma con tutta serenità. Anche perch ritengo - questo, Presidente, me lo consenta - che dovremmo, di fronte a questo emendamento, collega Rubatto, effettivamente riaffrontare la questione in Commissione, perché questo - creda - cambia completamente l'assetto di questa legge, perché non è venuto in aula con questa proposta di emendamento, capisce? E allora questo è troppo importante, non si pu cambiare in aula una proposta di tale portata. Discutiamo sui tre mesi, sui sei mesi, sui nove mesi in Piemonte, su quello che vogliamo, ma riproporre un emendamento di questa natura e di questa entità credo che dovremmo rivederlo in un attimo di più tranquillità in Commissione. In aula non si può cambiare una legge con un emendamento di questa portata. Ce lo insegnate voi che a volte noi in minoranza lo facciamo sulle vostre leggi e credo che proprio oggi noi dovremmo ricordarlo a voi in questa fase.
E poi noi non siamo certo il Parlamento nazionale o il Parlamento europeo, siamo però il Parlamento piemontese. Credo che il Parlamento piemontese debba a tutti gli effetti tutelare i diritti civili di tutte le persone che in Piemonte, a vario titolo, vengono.
Assessore D'Ambrosio - solo per avere una conferma da lei su quanto sto dicendo - lei sa che sul Piano sanitario regionale, ma così pure sulle indicazioni nazionali, le Divisioni di Ostetricia e Ginecologia nei nostri ospedali possono essere mantenute se si raggiungono i 400 parti all'anno; è un'indicazione nazionale che abbiamo riportato nel nostro Piano sanitario regionale. Ecco, vorrei ricordare ai colleghi sia di maggioranza che di minoranza - e l'Assessore questo lo sa sicuramente - che oggi la quantità maggiore delle Divisioni di Ostetricia e Ginecologia sono mantenute aperte perché raggiungono i 400 parti all'anno, in quanto il 27% dei bambini nati all'interno di quelle Divisioni sono bambini che non sono cittadini italiani.
E' questo che dobbiamo tutti quanti capire. Su questo dato dobbiamo ragionare, perché è un dato che ci fa ragionare. Noi vogliamo mantenere aperte le Divisioni torinesi o chiudere quelle che stanno al di sotto del parametro dei 400 parti perché non nascono più bambini a sufficienza? GALLARINI Pierluigi (fuori microfono) Continuino a partorire senza contributo.



PEANO Piergiorgio

Non credo che una donna venga qui, abiti qui cinque mesi, chieda una residenza con tutto quello che comporta chiedere una residenza, per poter incassare due milioni e poi andarsene. Vogliamo ragionare sui tre, sei nove mesi? Procediamo, se vogliamo, in termini diversi, ma ragionare soltanto sul fatto di mettere il vincolo dei cittadini italiani, credo sia un limite fortissimo a questa legge. La legge viene, credo, cambiata collega Rubatto, credo forse nel tuo pensiero di presentare questo emendamento; è nato in quest'aula e questo cambia notevolmente, totalmente.
Se prima potevamo, collega Rubatto e colleghi della maggioranza, essere in difficoltà, non avremmo votato questa legge, oggi diciamo che di fronte a questo emendamento noi ritiriamo sicuramente la nostra proposta di voto favorevole.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Montabone; ne ha facoltà.



MONTABONE Renato

Intanto una premessa essenziale, visto che lei ha detto che ero firmatario di questo emendamento: io non ho firmato questo emendamento.
Presidente, lei ha richiamato due volte che c'era la mia firma su questo emendamento...



PRESIDENTE

Mi correggo: c'è una firma che non è quella del Consigliere Montabone.
Cercherò di capire di chi è.



MONTABONE Renato

Va bene, ma questo non è importantissimo, purché si sappia.
Io credo che il Consigliere Peano abbia centrato quello che è il vero problema, cioè questa legge parte in un modo - collega Rubatto - io la sottoscrivo, dopodiché arriva in aula e viene completamente stravolta.
Viene stravolta perché tu facevi riferimento a una categoria specifica di persone, che erano le "non occupate e casalinghe", dopodiché si toglie "casalinghe" e non c'è più questo riferimento. Diventa "non occupate" e pu ancora stare bene, perché è un atto di solidarietà rispetto alle famiglie bisognose che hanno dei redditi veramente di difficoltà.
Personalmente non credo che possa succedere - ma potrebbe anche essere che ci siano delle donne prendendo delle residenze, ma ipotizziamo che ciò che hanno sostenuto alcuni colleghi della maggioranza a viva voce possa essere vero. Allora, se non si vuole veramente chiudersi all'interno di una nicchia, che secondo me è anche un pochino fuori dai tempi, bisognerebbe fare lo sforzo, se si vuole, così com'è già stato proposto, di valutare che la residenza magari non sia dei tre mesi, ecco; ma questo poco cambia perché intanto quelli che sono qui sono quelli che poi partoriscono nei nostri ospedali, in modo gratuito, come avviene e come è giusto che avvenga. Allora si aumenti il numero dei mesi, ma non si voglia a tutti i costi quasi centrare la logica delle estraneità a chi sta al di fuori dei nostri confini, perché altrimenti fra un po' qui parleremo di cittadinanza piemontese, e per un piemontese doc come me la troverei una cosa grave.
Allora si faccia uno sforzo, lo chiedo ai presentatori di questo emendamento: fate lo sforzo di ritirarlo, magari elevando il numero dei mesi di residenza, così siamo tranquilli che non avvenga l'imponderabile, e si raggiunge un metodo moderno di non disquisizione - eventuale disquisizione - fra le varie... Niente, non voglio neanche usare il termine.
Quindi si faccia questo sforzo, si aumenti a sei mesi, nove mesi, un anno la residenza in Piemonte, se c'è. Mi sembra che da un anno sia una logica per cui a pieno titolo si possa considerare residente in Piemonte e quasi cittadino del Piemonte le persone che vi abitano e che hanno queste caratteristiche.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rubatto; ne ha facoltà.



RUBATTO Pierluigi

Devo iniziare il mio intervento prima su un fatto personale.
Non riesco a comprendere come mai la collega Manica continua a dire che questa proposta di legge è della Federcasalinghe. Devo chiarire che a me non l'ha data la Federcasalinghe perché io non ho nessun filo diretto con la Federcasalinghe, che l'aveva proposta a qualche altra collega qui dentro, la quale non l'ha accettata e non l'ha presentata. Quindi sia chiaro che la proposta di legge l'ho presentata io, ringraziando le colleghe che hanno poi chiesto a me di poterla firmare e io ben volentieri l'ho fatta firmare a tutte. Questo è il mio primo pensiero.
Secondo pensiero. La legge Turco parla di cittadini italiani, quindi non era mio intendimento essere, come qualcuno qui ha sottinteso, razzista perché nella mia proposta non ho scritto cittadini italiani. Quindi, dato che a me piace sempre dire le cose e quello che penso, su questo emendamento sono contrario a titolo personale, per cui richiederei ai firmatari di questo emendamento di ritirarlo.
Se non verrà ritirato, mi asterrò.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Pazé; ne ha facoltà.



PAZE' Enrica

MI auguro che il Consigliere Rubatto, se contrario, voti contro, per manifestare veramente quanto pensa. Non è un argomento di poco conto, e non penso ci si possa, semplicemente, schierare dalla parte della maggioranza o della minoranza, obbedendo a semplici motivi politici. Non credo che questa sia una scelta felice.
Mi dispiace molto che il dibattito si stia trasformando in uno scontro: abbiamo cercato, all'inizio, di limitarlo ad una riflessione.
Lo scopo di questa legge è quello di fornire un aiuto economico, e si tratta di un aiuto di ben piccole dimensioni. Chi ha dei bambini sa meglio di me che tale aiuto - 2 milioni di lire - non copre neanche i costi dei pannolini. E' un aiuto economico che non risolve situazioni di grave disagio sociale, e non sarà certamente tale aiuto a far incrementare il tasso di natalità nella nostra Regione. Per fortuna, non si decide di mettere al mondo dei bambini in base a calcoli economici.
Lo scopo di questa legge è quello di aiutare una categoria di persone disagiate, per le quali la maternità può costituire un ulteriore aggravamento della già esistente situazione di disagio.
Per questo si è scelto di definire nella legge di indirizzare questo aiuto alle donne non occupate. La legge Turco è diversa nella sostanza: è giusto citarla, ma occorre dire che essa è una legge che ha altri obiettivi e indirizzi.
Se anche avesse le stesse finalità della nostra legge, potremmo dimostrare di essere più avanzati di un Governo di centrosinistra che, per certi aspetti, purtroppo, non compie scelte da centrosinistra. Se l'obiettivo della legge è questo (mi sembra, anzi "spero" ci sia l'unanimità delle ragioni per cui intendiamo dare questo aiuto) mi sembra davvero brutto escludere la categoria delle donne prive di cittadinanza italiana.
Se c'è una fascia sociale che si trova in particolari condizioni di disagio, è proprio quella delle donne non italiane. Esse si trovano a vivere, a partorire, a portare alla luce dei figli in una situazione culturale, sociale, emotiva (per la distanza delle famiglie) che, di per sé, crea una situazione di disagio. E, questo, al di là del fatto che siano donne "non occupate". Ben lo sanno le donne che si trovano a partorire in luoghi distanti da quelli in cui vivono i propri genitori. Cambia completamente avere dei genitori a cui lasciare i figli e non avere i genitori vicino. Questo si può dire anche per le donne piemontesi che vivono, partoriscono e allevano i figli, per esempio, in Lombardia.
Vorrei tornare un po' al discorso del Consigliere Ghiglia (mi sembra sia stato lui ad avanzarlo), sulle donne che "verrebbero" a partorire nella Regione Piemonte. Se anche fosse così, sarebbe benvenuto (come ricordava il Consigliere Peano) un aumento delle donne che vengono a partorire nella nostra Regione, perché altrimenti le donne piemontesi si troveranno in difficoltà ad avere ostetrici con una sufficiente esperienza per permettere loro di partorire in situazioni di sicurezza.
Al di là di queste considerazioni, che dal punto di vista professionale condivido pienamente, resta il fatto che la legge prevede una residenza minima nella nostra Regione di almeno tre mesi. Ci sono emendamenti che propongono di aumentare la residenza a sei-nove mesi. Possiamo discuterne possiamo decidere insieme un ragionevole limite da fissare per la residenza. Possiamo decidere che il bambino deve essere anche concepito nella Regione Piemonte. E' una cosa su cui si può discutere, possiamo essere più o meno d'accordo, ma è una cosa ragionevole. Ma, eliminare dalla legge la fascia che si pone come destinataria del contributo mi sembra veramente brutto, al di là delle motivazioni politiche o ideologiche che possono esserci dietro.
Spero vivamente che, al di là di queste motivazioni, si riesca ad avere un momento di riflessione pacato e sereno sull'argomento, per trovare insieme il sistema risolvere i problemi.
Da parte mia, appoggio coloro che hanno chiesto ai presentatori di ritirare l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Ha ragione la collega Pazé quando dice: "E' senz'altro brutto non poter rispondere alle esigenze di tutte le donne che hanno bisogno di tutela sociale per partorire". Però, non si riesce a soddisfare sempre le esigenze di tutti.
Di positivo c'è che il dibattito è di alto livello ed affronta temi concreti. Penso sia la prima volta che, in Consiglio regionale, si affronta il problema della tutela della maternità. Di questo dobbiamo dare atto al collega Rubatto: è stato il collega Rubatto che ha presentato, inizialmente da solo, questa proposta di legge.
Ricordo che la collega Manica, in qualità di Presidente della Consulta delle Elette, chiese al Consigliere Rubatto di poter firmare questa legge.
Già nel 1997, due anni fa ormai, facemmo una Conferenza stampa, e la collega Manica fece a tal proposito un comunicato stampa.
Ricordo che anche il collega Montabone firmò questa legge - giustamente perché sosteneva che "la maternità non è solo un problema delle donne".
Quando si cominciò a parlare di questa legge in Commissione, cominciammo a fare dei conti senza avere dati statistici su cui poter sviluppare i nostri ragionamenti. Tant'è vero che sono molti a dire, oggi, che con uno stanziamento - che potrà senz'altro essere ampliato - di 1 miliardo e 400 milioni, calcolando che ad ogni donna in possesso dei requisiti viene concesso un contributo di 2 milioni (cinque mensilità di 400 mila lire), si possono soddisfare le esigenze di 700 cittadine.
Come cattolica, non potevo firmare l'emendamento che chiede di inserire "cittadine italiane": la maternità va difesa in tutto il mondo. Però come amministratrice, sono costretta a fare dei conti, a non fare demagogia, a cercare di dare risposte serie. Proprio in base a questa prima constatazione insieme alle colleghe Ferrero e Casari abbiamo presentato l'emendamento per la deliberazione approvata l'altro ieri per gli interventi agli extra comunitari residenti in Piemonte, votata anche da tutti gli altri Gruppi.
Ci rendiamo conto che il problema è grave. Però abbiamo bisogno di dati. Quando, nel 1997, fu presentata la legge, i dati non c'erano. Non c'erano neanche quando venne licenziata (il 13/1/1999) la stessa Legge Turco, la cui applicazione è un po' farraginosa, a detta dei Comuni. C'è anche poca informazione. Ai Comuni viene data tutta un'istruttoria e 180 giorni di tempo per espletarla. In questo momento, il Consiglio regionale non è in grado di dire se tale legge sarà efficace: noi prevediamo di rispondere ai bisogni di 700 cittadine. Ma se poi saranno 5000, come faremo? E' un discorso che dobbiamo affrontare, in termini concreti: nessuno di noi vuol fare una legge che poi può rischiare di essere applicata solo in parte, oppure di non avere i soldi.
Non sono d'accordo con il collega Peano quando dice che bisogna riaffrontare la questione in Commissione; no, la questione va affrontata qui in Consiglio, come stiamo facendo. Anch'io, come lui, auspico che vengano tutelati i diritti civili di tutte le persone che vengono in Piemonte, però, dobbiamo tutelare anche i diritti di tutti i piemontesi.
Porci il problema delle cittadine non italiane che partoriscono in Italia, e hanno bisogno di assistenza, è giustissimo; però ce lo dobbiamo porre avendo dei dati precisi.
Abbiamo in itinere la legge; il Governo ha varato una legge che si riferisce solo ai cittadini italiani; una Provincia del Lazio ha predisposto una delibera a favore della maternità.
Mi auguro che la discussione di oggi qui in Consiglio regionale possa essere propositiva per gli enti locali piemontesi.
Mi auguro che il Comune di Torino, come la Provincia di Torino, come la Provincia di Asti ed il Comune di Asti, deliberino un aiuto concreto alle donne che abitano nel proprio comune - questo messaggio di aiuto lo possiamo già inviare dal Consiglio regionale. Noi dobbiamo varare una legge che deve essere applicata e deve rispondere alle esigenze.
Quante volte abbiamo discusso, ad esempio, dei criteri di assegnazione delle case popolari; criteri sui quali i cittadini hanno avuto varie difficoltà: inizialmente avevano i requisiti poi non li avevano più.
Io, a malincuore, voterò a favore dell'emendamento che definisce di applicare il provvedimento solo alle cittadine italiane. Lo voterò perch noi siamo degli amministratori e dobbiamo cercare di varare delle leggi efficaci.
Termino l'intervento con una battuta, tanto per stemperare gli animi.
Invito, come ha già fatto tante volte il Consigliere Montabone, il collega Rubatto a non ringraziare, perché quando ringrazia allunga i tempi, infatti leggo dalla relazione del Consigliere Rubatto che ringrazia tutte le Consigliere regionali che hanno voluto contribuire in Commissione al perfezionamento di questa legge. Non ringrazia il Consigliere Montabone volevo fartelo notare, Consigliere Montabone.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Anche con questo provvedimento ci troviamo, come al solito, di fronte all'opposizione che vorrebbe aiutare il mondo, non il Piemonte, non i cittadini piemontesi, ma il mondo. Purtroppo, aiutare il mondo, non è possibile; lo abbiamo già visto ieri quando vi era all'esame un altro provvedimento: non ci sono i fondi, non ci sono gli strumenti finanziari ecc.
Vorrei sottolineare che le donne di nazionalità francese, inglese tedesca sono tutelate molto di più delle donne italiane, anche quando queste vanno a partorire in Paesi che non sono il proprio. Per cui noi non abbiamo bisogno di tutelarle finanziariamente, in quanto se una cittadina francese, va a partorire in un altro Paese, in cui si trova per motivi di lavoro, di transito o comunque a qualsiasi titolo, viene in ogni caso tutelata in quanto partoriente all'estero.
Per cui noi non abbiamo bisogno di erogare loro altri fondi, perché le loro legislazioni nazionali già lo prevedono.
Ha ragione il Consigliere Gallarini: uno dei principali motivi per cui le famiglie in Italia stentano a costituirsi, è per problemi economici.
L'opposizione deve pensare a questo problema: l'Italia si sta ogni giorno impoverendo sempre di più.
Nel nostro Paese il motivo principale del basso numero di matrimoni e della natalità è da attribuire al fatto che le famiglie non hanno a disposizione sostentamenti finanziari.
Per esempio per avere la residenza a Torino, forse qualche collega non lo sa, è sufficiente un'autocertificazione al Comune o all'anagrafe di Torino. Se, per esempio, un cittadino di Milano o ligure, vuole prendere la residenza a Torino, è sufficiente che lo autocertifichi. Voi pensate che in una situazione di ristrettezza finanziaria non sia possibile fare questa operazione? E' di una facilità estrema: non viene controllato, non viene verificato, per cui la residenza, di fatto, è semplicemente un "transito" all'anagrafe di Torino e, successivamente si ritorna al paese di origine in Lombardia, in Liguria o in Valle d'Aosta.
Se noi colleghiamo questa possibilità con i problemi di povertà della famiglia oggi in Italia - non solo in Piemonte - l'operazione è facile: due più due fa quattro.
Invito, quindi, il collega Rubatto a non ritirare la sua firma da questa legge, ma di mantenerla. Vorrei che per questa legge venissero stanziati dieci miliardi, anziché un miliardo e mezzo, una ragione in più per tutelare le famiglie dei piemontesi. Non vorrei che ci fosse un razzismo al contrario: ogni qualvolta qualcuno vuole affrontare un problema di identità (piemontesi, residenti, italiani) ci si troverà di fronte ad un razzismo al contrario, ovvero che si dirà no in qualunque modo, no in assoluto, no perché non è civile: ma scherziamo! Non credo quindi che sia dovuta una spiegazione in più di quella che abbiamo già dato.
Il mio Gruppo non solo è favorevole, ma invitiamo tutti i Consiglieri a sostenere questo emendamento.



SALERNO Roberto

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Non avevo previsto di prendere la parola su questo punto, anche per la notevole competenza e preparazione che hanno invece le mie colleghe.
Intervengo perché ci troviamo di fronte ad una situazione che richiama dei valori particolarmente delicati e profondi.
Inizio il mio intervento dalle conclusioni della collega Cotto normalmente persona attenta, accorta. Capisco come sia difficile coniugare la tua, collega Cotto, serena, solidale e disponibile cultura progressista rurale, monferrina, langarola, con le performance di quella componente di diverso orientamento che comunque su materie di questo genere intende segnare la propria presenza nell'ambito delle decisioni della maggioranza.
Voi sapete fin troppo bene che non stiamo parlando di quantità finanziarie.
Le quantità finanziarie, caso mai, si potrebbero individuare a consuntivo e, qualora fossero talmente significative da risolvere addirittura i problemi del decremento di natalità in Piemonte, richiederebbero parsimonia negli incentivi a favore della famiglia per quanto riguarda la natalità avremo sicuramente modo di dire: "Adesso basta, siamo già arrivati troppo lontano con questa politica di solidarietà e sostegno".
Colleghi, stiamo muovendo i primissimi passi; questo Consiglio regionale non ha fatto niente su questo fronte. Immagino che se non ci fosse stata la legge Turco...



(Interruzioni fuori microfono)



RIBA Lido

Sì, sì, è importante e infatti la stiamo discutendo oggi; la stiamo discutendo anche nell'ambito di un'iniziativa promossa dal Governo - anche in quel caso in ritardo, naturalmente - ma la stiamo discutendo, e il fatto è positivo.
Consentitemi di richiamare una frase pronunciata dal Presidente Reagan che aveva persino sconvolto, essendo lui un conservatore. Reagan aveva detto: "Così come non esiste una signora un po' incinta, non può esistere un po' di libertà o un po' di democrazia".
La democrazia, la libertà, la solidarietà, o ci sono o non ci sono sono questioni che non si misurano a mesi, a metri o ad indagini, ma si definiscono sulla base di un orientamento culturale preciso.
Per questo motivo - lo dico con franchezza, colleghi - non accettiamo di mercanteggiare sul numero dei mesi. Ha fatto bene la collega Pazé ad illustrare, a titolo esemplificativo, un'area di disponibilità. Il nostro Gruppo ritiene che i tre mesi siano un ambito sufficientemente restrittivo per codificare una procedura che era prevista nella legge. A quella legge e non ad un'altra, noi abbiamo aderito. Immaginiamo, adesso, che potrebbe esserci un "turismo ostetrico" o qualcosa del genere verso il Piemonte? Francamente, mi pare una questione inverosimile. Ma quand'anche fosse e quand'anche il Piemonte fosse ospitale e riuscisse a creare una condizione dignitosa per le persone che vengono a risiedere, e non a fare una vacanza o ad usufruire di servizi di lusso, non a portare grandi capitali, ma unicamente le proprie braccia, le proprie speranze ed aspettative per un futuro civile, nei confronti di queste persone vogliamo misurare il mese in più o in meno, se possiamo o non possiamo erogare quell'atto di solidarietà, che non mi sembra trascendentale? Farete un monitoraggio, come bisognerebbe fare per tutte le leggi, ma riteniamo che, quand'anche si verificassero tutti quei disastri previsti dal Consigliere Salerno - o, meglio, che prevede la cultura a cui fa riferimento il collega Salerno, perché lui, personalmente, è anche una persona simpatica - non possiamo non considerare, nella discussione, il fatto che tra le persone che hanno bisogno della solidarietà ci sono sicuramente tanti immigrati. Se essi riescono ad avvicinarsi alla loro famiglia, ad avere una casa e un'opportunità di residenza, pur con tutte le difficoltà che questo comporta, e venire qui per la nascita di qualche figlio, ritengo che siamo nell'ambito dello spirito che animava la predisposizione di questa legge.
Credo, collega Rubatto, che la tua coraggiosa posizione di astensione sia, sotto questo profilo, un po' come la considerazione del Presidente Reagan: su questi argomenti o si è favorevoli o si è contrari.
Essere contrari rappresenta sicuramente una contraddizione per Mariangela Cotto, per la collega Ferrero, certamente anche per il Consigliere Gallarini. Non è un'accusa, ma una constatazione del fatto che voi non potete utilizzare un'ipotesi non verificata, e comunque poco attendibile, per giustificare una riduzione in senso sciovinistico degli indirizzi di questa legge.
Questa è una legge di democrazia e di civiltà: esse o ci sono o non ci sono, e negarle a favore delle persone che potrebbero e dovrebbero usufruirne, in quanto appartenenti al nostro territorio, vuol dire negare i principi che ispirano la presentazione e che sono costitutivi della legge stessa.
Collega Rubatto, riteniamo che il Consiglio non si debba allontanare da questo principio.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Manica per una precisazione.



MANICA Giuliana

La precisazione è la seguente: quando faccio riferimento a questo testo di legge come ad un testo originariamente proposto in tutta Italia dalla Federcasalinghe, lo faccio in un senso di apprezzamento, in quanto mi sembra assolutamente utile ed importante che si sia raccolta una sollecitazione proveniente da un'importante associazione di donne del nostro Paese.
Sarebbe stato un errore non raccogliere quel testo, non sottoscriverlo e non portarlo in aula. E' questo lo spirito del mio intervento. Anzi, la maternità di idee - in questo caso - che poi da noi vengono raccolte, va riconosciuta con un senso di reciproco riconoscimento delle sollecitazioni provenienti dalla società. Il fatto che i Consiglieri regionali le raccolgano è positivo; non vedo perché si debbano misconoscere tali maternità.
Detto questo, voglio fare altre due precisazioni. La prima, spesso sollecitata da Rubatto ed altri colleghi: il nostro testo originario della legge sarebbe in difformità con il testo nazionale. Vorrei suggerire quando si fanno queste equiparazioni, di leggere i testi delle leggi, sia quelle regionali che quelle nazionali.
Il testo della legge nazionale a cui si fa riferimento, peraltro distribuito in questo momento a tutti i Consiglieri, è un testo sulle misure di finanza pubblica che stabilisce l'assegno mensile e parla di madri cittadine italiane residenti, ma non si riferisce alla maternità delle donne non occupate. E' un provvedimento che si riferisce alla maternità di tutte le donne italiane, occupate o non occupate, facendo riferimento a dei limiti di reddito ed al numero dei componenti del nucleo familiare.
E', quindi, un provvedimento onnicomprensivo, che ha caratteristiche diverse e non agisce in direzione di una categoria svantaggiata di donne in maternità, che sono le donne non occupate, ma è un sostegno generalizzato alla maternità.
Sulla base di un provvedimento nazionale così ampio, che si rivolge alla maternità di tutte le donne, e soprattutto agisce sui nuclei familiari che hanno un certo numero di componenti, il fatto che la Regione Piemonte predisponga una legge ulteriore, che si rivolge al sostegno della maternità di donne in condizioni di particolare svantaggio (che sono le donne non occupate, mai prima ricomprese in questi trattamenti relativi alla maternità), è un passo ulteriore. Stiamo parlando di due provvedimenti completamente diversi. Bisogna leggere le leggi prima di equipararle e soprattutto, quando si parla di maternità, fatta salva la grande esperienza delle Consigliere, è molto importante ed utile che anche i Consiglieri facendo un esercizio di approfondimento, acquisiscano appieno i termini di una questione complessa e fortemente problematica e difficile, in particolare per le donne.
La seconda precisazione è questa: quando si dice che non c'è una griglia e che questa legge potrebbe finanziare chissà quali numeri di donne in maternità e chissà quanti fondi ci vorranno, dico che innanzitutto - ha ragione la Consigliera Cotto - i dati non ci sono; li abbiamo chiesti più volte in tutte le sedi, ma quelli che ci sono stati dati, sono - se mi consentite - "abbastanza inattendibili".
Ci sono, in ogni caso, dei dati certi. Il dato sicuro è che il Piemonte ha un tasso di natalità praticamente pari a zero e tra i più bassi d'Italia, e l'Italia ha il tasso di natalità tra i più bassi d'Europa e del mondo.
Questo è un dato certo: i reparti di maternità sono praticamente vuoti.



PRESIDENTE

Consigliera, le ricordo che il suo intervento era per una precisazione mentre stiamo superando i cinque minuti...



MANICA Giuliana

Sto finendo, ma le precisazioni servono perché questo dibattito è complesso.
I reparti di maternità li abbiamo ridotti in tutto il Piemonte perch non raggiungevano gli indici; poi, oltre al fatto che siamo a un tasso bassissimo di natalità in Piemonte, abbiamo altri dati.
Questa legge parla di tre mesi di residenza; questa legge stabilisce un limite di reddito all'art. 4, che è quello previsto per l'accesso all'edilizia sovvenzionata, quindi molto basso, ed è un limite che già riduce, è una griglia. Questa legge ha un'ulteriore griglia nello stanziamento per il 1999, che è di un miliardo e mezzo.
Siamo in conclusione di legislatura; lo stanziamento che faremo e le famiglie che sovvenzioneremo in questa direzione non saranno un grande numero, anzi utilizziamo questo scorcio di legislatura per un livello di sperimentazione, perché da questo primo finanziamento e da questa prima sperimentazione usciranno, da questo punto di vista, alcuni dati un po' più definitivi, che ci perverranno anche dai Comuni e dalle realtà locali, che consentiranno, per i bilanci degli anni successivi, di adeguare veramente in modo corretto gli stanziamenti.
Quindi debbo dire che in questo momento noi non abbiamo, collega Salerno, il problema di ridurre gli interventi in direzione della maternità; c'è un'intera legislazione in questo Paese, soprattutto promossa dalla Ministra Livia Turco, che va a incentivare la maternità e ad incentivare le sovvenzioni in questa direzione, perché questo è un bisogno del Paese.
Riguardo al contributo dell'opposizione rispetto ai cittadini del mondo e non ai cittadini piemontesi di cui parlava il collega Salerno, devo ricordare al collega Salerno che noi abbiamo costituito e facciamo parte di un'Associazione rispetto alla quale fortemente interveniamo, che si chiama "Piemontesi nel mondo". In questa direzione, la richiamerei alla coerenza.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Il valore di questa legge a favore della tutela della maternità sta essenzialmente nel rivolgersi alle donne che nella nostra Regione hanno in corso una maternità e la portano a conclusione. Il valore, quindi, è un valore di civiltà verso tutti, ed è un valore in quanto, di fronte a bisogni che sono di gran lunga superiori a quello che il finanziamento previsto consentirà di soddisfare - i dati non sono stati forniti, ma di certo sono più di 700 le donne non occupate che porteranno a conclusione una maternità in Piemonte - il numero delle donne che beneficeranno di questo contributo è senz'altro piccolo rispetto al numero complessivo di donne che ne avrebbero diritto. I dati della prima applicazione ci diranno quanto questa forbice sarà larga, però di sicuro è una forbice molto larga.
Di fronte a un emendamento che nulla cambia rispetto a questa forte divaricazione tra le risorse che abbiamo messo a disposizione e il numero di donne che potrebbero fare domanda ed essere beneficiate da questo contributo, nulla cambia che queste donne siano in possesso della cittadinanza italiana o meno, perché il divario sarà sempre enorme. E' una goccia nel mare, ma un conto è se questa goccia nel mare è una goccia che ha dentro di sé una volontà di civiltà, di riconoscimento di un bisogno verso tutti coloro che risiedono in Piemonte; diverso, molto diverso è se a quel poco che si fa si vuole mettere un filo spinato intorno. Il filo spinato che delimita con certificati di cittadinanza italiana e che delimita senza nessuna utilità pratica, perché questa delimitazione è nei confronti di una pluralità di donne che è sterminata rispetto alle poche centinaia di donne alle quali potremo dare il contributo.
Per questo è particolarmente odiosa, per questo che fa pensare che dietro ci sono altre ragioni che non quella della cifra insufficiente a soddisfare, perché il divario tra questa cifra e tutte le donne residenti in Piemonte oppure tutte le donne in possesso di cittadinanza italiana è sempre così grande da rendere questo numero di 700 donne piccolissimo rispetto al totale. E allora l'ipotesi di mentalità razziste o xenofobe almeno xenofobe - è del tutto plausibile, perché non si capisce questa impuntatura. Non la si capisce dal punto di vista politico anche sotto il verso che questa legge è stata confezionata con un'ampia adesione di quasi tutti i Gruppi. Allora l'ampia adesione prima la si ricerca e in un provvedimento verso tutte le donne si trova un accordo. Però la serietà dei rapporti vorrebbe che la struttura portante di un provvedimento di aiuto alla maternità venisse mantenuta e non mutata, capovolta da un emendamento di una parte dei proponenti della legge in aula.
Questa è anche scorrettezza politica, perché non si cambia un elemento marginale della legge, si cambia il taglio, la natura politica, l'indole della legge, che diventa un'indole egoistica e chiusa, invece di essere come dovrebbe, l'indole che tutte le donne residenti in Piemonte hanno teoricamente diritto a questo piccolo contributo, che è piccolo in cifra assoluta ed è piccolo rispetto all'universo delle donne interessate.
Se noi mettiamo il filo spinato attorno a questa cosa, allora è una legge così, è una legge che parte col piede sbagliato, è una legge che denuncia una volontà ideologica di escludere con mentalità xenofoba un universo di donne che risiedono e lavorano qui. E sappiamo che spesso queste donne sono le donne che aiutano in casa e sono le donne che assistono i nostri vecchi e i nostri malati, lo sappiamo benissimo che sono quelle donne lì che vengono nelle nostre case, stanno negli ospedali e nelle case di riposo e aiutano le nostre comunità a dare servizi che altri non sono disponibili a dare.
Se queste donne residenti in Piemonte, che lavorano e curano le nostre famiglie e i nostri cari, iniziano una gravidanza e la portano a termine sono donne che è abietto escludere da una leggina che in cifra assoluta stanzia poche risorse per poche centinaia di donne. Lasciamo che l'universo delle persone che accedono a questa legge sia quello delle residenti in Piemonte; i mesi - come hanno detto altre colleghe - si possono discutere ma comprimere questa cosa all'interno della cittadinanza italiana è una cosa inaccettabile, che snatura la legge e quindi invito anch'io a ritirare questo emendamento. Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Mi rivolgo a tutti i colleghi, ma in modo particolare a lei Presidente, perché metta a disposizione la sua autorevolezza di Presidente del Consiglio per superare la difficoltà in cui ci troviamo.
Ho percepito l'imbarazzo di alcuni interventi e, in particolare dell'intervento della collega Cotto: mi è sembrato un intervento più che di condivisione di imbarazzo per la proposta avanzata.
Il nocciolo della questione mi sembra sia questo. Si tratta della posizione del Gruppo di AN, che non ha mai nascosto - non è vero collega Rubatto? - di utilizzare tutte le occasioni d'interventi di carattere assistenziale, come questo, per dividere, separare, creare barriere, con un atteggiamento di razzismo esagerato, inopportuno. Una posizione che alimenta le paure diffuse verso cittadini non italiani che giungono nel nostro Paese.
Mi sembra che il fine del collega Ghiglia sia proprio questo: alimentare paure che già esistono e che sono, per alcuni aspetti comprensibili. Ma io sono convinto che noi non dobbiamo, come comunità politica, prestarci ad alimentare queste tensioni e paure.
Collega Cotto, perché ritengo che il suo intervento sia imbarazzato? Mi rivolgo a lei, collega Cotto, ma indirettamente anche a tutti gli altri Gruppi e - se fosse presente - anche al Presidente Ghigo che - credo capirebbe perfettamente quanto dico. Chiaro che poi il Presidente Ghigo si assumerebbe la sua responsabilità. Sarebbe interessante conoscere il suo parere.
Perché parlo di "intervento imbarazzato"? Perché non esiste una questione di carattere economico! Dove è questa questione di carattere economico? Se mantenessimo lo stesso testo di legge, com'è stata presentata, dovremmo dedurne che tale questione economica, in precedenza, è stata sottovalutata? In realtà, questo è un intervento successivo. Ma perché, quando abbiamo discusso due settimane fa del bilancio, Assessore D'Ambrosio (tra l'altro sarebbe opportuno conoscere il suo parere, Assessore, e chiedo scusa se faccio questo intervento, ma è per suscitare un po' di attenzione, perch comunque la Giunta deve assumersi delle responsabilità precise), ma perch ripeto, la volta scorsa si è fatta una manovra di bilancio aggiungendo 30 miliardi, dicendo prima che i soldi non c'erano, mentre poi sono stati trovati 30 miliardi? E la collega Cotto dice afferma che ci sono difficoltà finanziarie, con una Regione che ha 4.500 miliardi di residuo passivo e 2 miliardi e 700 milioni di avanzo di amministrazione! Ma è ora di finirla! Finiamola di ritenere che su questi problemi vadano sollevate questioni di carattere economico! E' un'incoerenza! Io spero che la collega Cotto ci ripensi, assieme agli altri colleghi.
Si stanno accampando motivazioni di carattere economico che non esistono! Non ci sono difficoltà finanziarie! Abbiamo, la volta scorsa, finanziato 1 miliardo e 900 milioni per la promozione turistica, 1 miliardo e 600 milioni per le consulenze. E' più importante la consulenza e l'immagine o è più importante favorire un intervento assistenziale nei confronti di persone disagiate, indipendentemente dalla loro nazionalità? Dobbiamo per forza agire in base ad una concezione gretta e meschina che arriva al punto di far prevedere questo intervento soltanto per le donne piemontesi? Questa logica porta a pensare ad un intervento non solo per le donne piemontesi ma - secondo posizioni leghiste - alle donne che da almeno tre generazioni sono leghiste.
Assessore D'Ambrosio, è questa la nostra impostazione d'italiani? E' davvero questa? Noi che siamo stati, e continuiamo ad essere, un popolo di emigranti, sparsi in giro per il mondo? Lei condivide, anche come medico questa posizione gretta e meschina? E' una posizione che non ha senso, che risponde soltanto ad una logica di carattere politico, che tende ad alimentare paura e tensione! Io chiedo al Consiglio regionale e agli amici del centro di ripensarci, di non appiattirsi su una posizione di questo tipo. Non ha senso! E' pericolosa! Credo di poter affermare, anche a nome degli altri colleghi, che questa posizione in Consiglio regionale non passerà! Non illudetevi! Questa posizione non passa! Assolutamente! Mi chiedo come possa il Capogruppo di FI, anche per la sua storia personale, lui che ha un passato socialista, abbracciare una posizione di questo tipo. Ma come può? Cosa ha voluto dire socialismo, socialdemocrazia per il collega Capogruppo di FI? Ha voluto dire questo? Non parlava un tempo di socialismo, di internazionalismo socialista? E' davvero bastato soltanto un vento di carattere politico per dimenticare le proprie storie personali? E' veramente un paradosso! Era questo il socialismo? Non è il momento, questo, di far riferimento ai valori etici che facevano parte e che ancora fanno parte delle comunità democratiche e della comunità internazionale? Questi sono i temi da affrontare! Per questi motivi io sostengo che questa posizione di AN non è condivisibile, perché è contraria ai principi di solidarietà internazionale! Ma cosa vuol dire, collega Capogruppo di FI? Cosa vuol dire che, pur di avere questo contributo, "le donne verrebbero a partorire in Italia"? Che senso ha? Cosa vuol dire che delle donne verrebbero a partorire in Piemonte solo per avere questo contributo? Ma per carità! Qui c'è la vita umana di mezzo! La vita umana non ha colore politico! Collega se lo sai, non stare dietro alle posizioni espresse da AN! La vita umana non ha colore politico! Ma che vergogna! AN non ha mai nascosto questo fatto! Aiutare persone in difficoltà, anche se provengono da altri Paesi, è un fatto di civiltà. Dal punto di vista politico, la posizione espressa dal Capogruppo di FI è una posizione gretta! E' la stessa posizione della Lega Nord della prima ora! Facciamo i concorsi per i piemontesi e soltanto per quelli che hanno i genitori piemontesi! Facciamo un intervento soltanto per i piemontesi! Diamo questo contributo soltanto alle donne piemontesi! E' una cosa priva di senso! Non fa parte della tradizione italiana, non è conforme ai principi generali della vera solidarietà! Per questo motivo invito chi ha accampato - come la collega Cotto - questioni di difficoltà economiche a ricordare che, in realtà, non esistono difficoltà di carattere economico. Se così fosse, la collega Cotto avrebbe dovuto alzarsi in piedi nella seduta scorsa e stupirsi di come l'Assessore Burzi abbia trovato 30 miliardi di colpo, dopo una sola seduta di Consiglio regionale.
Vorrei che l'Assessore Burzi mi dicesse se davvero ci sono queste difficoltà economiche, che il collega Capogruppo di FI mi dicesse se non è proprio possibile fare economie per interventi a favore della maternità.
Non è, questo, un problema di colore politico. Come Gruppo, faremo la nostra battaglia fino in fondo, perché siamo ostinati, richiamando ciascuno alle proprie responsabilità, anche personali. Se ci fossero questioni di carattere economico, le capirei. Ma, poiché non esistono, prevale una logica non condivisibile, contraria ai principi su cui si basa la comunità internazionale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MINERVINI



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Ferrero.



FERRERO Caterina

Le osservazioni di alcuni miei colleghi - anche dopo l'intervento del Consigliere Saitta - mi trovano d'accordo. L'opposizione, infatti, sta attribuendo alla legge motivazioni un pochino demagogiche.
Vede, collega Saitta, oggi si sta cercando di affrontare, con la scusa di votare e di discutere questa legge, un problema che, dal mio punto di vista, va oltre a quanto si prefigge la legge in oggetto. Oggi qui si sta parlando di assistenza, che riguarda tutta l'Italia, non riguarda soltanto un Piemonte, verso delle persone che non possono sicuramente avere chissà quale beneficio da un intervento di questa natura.
La solidarietà verso una madre, indipendentemente dalla cittadinanza non si manifesta analizzando se ha o meno i requisiti per avere i due milioni una tantum. Sono d'accordo con la collega Pazé quando dice che questi due milioni - io in questo periodo mi sono fatta una certa esperienza - non bastano neanche per i pannolini. Se si vuole affrontare, a livello solidaristico, il problema delle donne-madri, lo si fa con altri strumenti, lo si fa con quelli che sul territorio adesso sono gli strumenti di assistenza, non con due milioni una tantum.
Se una donna deve partorire si reca in ospedale e qui viene assistita indipendentemente dal fatto che abbia o meno la cittadinanza e indipendentemente dal fatto che sia o meno piemontese.
Sono questi gli strumenti di leva per poter risolvere i problemi di queste donne: non facciamo demagogia su una legge che invece va semplicemente a contribuire su quella che è una realtà nostra piemontese che è già sufficientemente ampia per poter intervenire! Non sono assolutamente d'accordo con chi vuole collegare la legge in oggetto con problematiche di natura molto molto più ampie.
Pensate al momento in cui si applicherà tale legge, se decidiamo di applicarla nel modo in cui dice l'opposizione si riscontrerebbero non poche difficoltà nella gestione.
Rigetto assolutamente le osservazioni del Consigliere Saitta nei confronti di un atteggiamento di questa maggioranza razzista. Non è assolutamente così. E' demagogico dal mio punto di vista l'intervento del Consigliere Saitta in quanto ritiene che questa legge sia in grado, per i suoi contenuti, di affrontare problematiche che vanno ben al di là e ben al di sopra del tempo di intervento che si prevede di attuare.
In questo senso, ovviamente, non sono assolutamente d'accordo con quanto detto dai colleghi dell'opposizione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Chiedo di intervenire per una questione procedurale.
L'argomento è estremamente importante, chiediamo la presenza in aula del Presidente della Giunta. E' vero che è importante essere presenti quando si discute di bilancio e di grandi infrastrutture, ma la questione della maternità è una questione di grande rilievo a cui va prestata la giusta attenzione.
Ripeto, chiediamo la presenza in aula del Presidente della Giunta regionale.



PRESIDENTE

Il Consigliere Salerno rinuncia al suo intervento.
La parola al Consigliere Mancuso.



MANCUSO Gianni

Presidente, non mi meraviglio più del tenore di certi interventi di alcuni colleghi che pensano di avere tutte le verità in tasca; a così poco tempo dalle elezioni, non dobbiamo meravigliarci di nulla. Soprattutto non dobbiamo meravigliarci del fatto che la cultura marxista internazionalista che c'è dietro alcuni interventi dei colleghi che siedono in quest'aula porta a comprendere le ragioni di un sostegno ai nostri connazionali giacché molti di loro pensano di non far parte del Paese Italia... Va beh il dossier Mitrokin e quant'altro lo hanno dimostrato, giacché volevano portarci nell'URSS.
Comunque è una questione di giustizia sociale e di corrispondenza. Non ho timore di dire che il Consiglio regionale del Piemonte, così come il Parlamento italiano, dovrebbero pensare prima agli italiani e poi pensare agli altri, qualora ve ne fosse l'opportunità.
Si è visto, ancora recentemente, per quanto riguarda l'espressione della religione o, più recentemente, le foto sui documenti: continuiamo ad assistere, da parte del Governo nazionale, al trionfo del pensiero debole perché noi europei, noi italiani, dobbiamo concedere tutto agli altri quindi ci sono veramente elementi di un razzismo di ritorno.
Non dobbiamo aver nessun timore, dobbiamo andare per la nostra strada.
La solidarietà si dimostra concretamente, per esempio, consentendo l'accesso alle strutture sanitarie anche alle persone non italiane, non piemontesi, conferendo loro l'assistenza al parto negli ospedali e nelle strutture, oppure, ad esempio, attraverso l'istituzione dell'ISI, servizio di assistenza agli immigrati che esiste in alcune aziende, non in tutte: questa è solidarietà concreta, non è carità penosa.
Non è la carità penosa che invece vuole la sinistra italiana e che vuole il Ministro Turco.
Certamente la famiglia ha bisogno di molto di più. Quindi il sostegno alla maternità è soltanto il primo passo, è sotto gli occhi di tutti la produttività di questo Consiglio...
Scusi, Presidente, vorrei poter parlare, ma c'è molto brusio.



PRESIDENTE

Ha ragione Consigliere. Chiedo ancora una volta ai colleghi di rispettare gli interventi dei colleghi.



MANCUSO Gianni

La famiglia ha bisogno di tanto di più, questo è soltanto il primo passo. Si tratta di una prima risposta a fronte anche del fatto che a legislatura la nostra produttività non riesce ad essere più alta di così.
Non abbiamo potuto affrontare, fino ad oggi, il tema nel suo complesso nonostante siano abbondate le proposte di legge.
Non AN, ma il Ministro Turco è razzista; l'ho detto e lo ripeto, perch bisogna dare giudizi sui fatti che fanno le persone.
Infatti, l'art. 65 di questa finanziaria stabilisce 200.000 per tredici mensilità ai nuclei familiari che abbiano almeno tre figli. Questo lo cito a titolo di esempio, e all'art. 66 è previsto un sussidio di maternità per le madri che abbiano partorito dopo il primo luglio 1999, di un milione. Ma queste misure, previste dagli artt. 65 e 66, sono previste, ed è detto molto chiaramente, solo per i cittadini italiani. Però, guarda caso, non sarà così. Infatti, il budget stabilito è molto basso, anche perché le famiglie in questa condizione, a causa della denatalità sono molto poche e la contraddizione la troviamo nella famigerata "Turco-Napolitano". Legge n.
40/98 che all'art. 39 prevede che gli stranieri, con permesso di soggiorno non inferiore ad un anno, vengano equiparati, in tutto per tutto, ai cittadini italiani. Questa scelta creerà imbarazzo ai Comuni, agli enti gestori dei servizi socio-assistenziali, dove pubblici ufficiali o comunque dipendenti della pubblica amministrazione che svolgono un ruolo ufficiale si troveranno tra l'incudine e il martello. Da un lato occorre rispettare la finanziaria che definisce "solo i cittadini italiani" e dall'altro la legge "Turco-Napolitano" che, invece, equipara tutte le persone; oltretutto con le infornate degli ultimi anni sono ormai centinaia di migliaia. Per cui avremo una situazione di grande imbarazzo e qualcuno finirà anche per denunciare i pubblici funzionari.
Quindi - ripeto - una carità penosa che farà sforare il budget previsto dalla legge finanziaria, che non risponderà ai reali bisogni e necessità delle famiglie italiane.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Ruberò non più di un minuto. Credo che questa legge debba sì tener conto delle donne non occupate, ma debba tener conto soprattutto della maternità delle donne non occupate.
Rivolgo una domanda a quest'aula. Un bambino che nasce in Italia, di qualsiasi sia il suo colore, è cittadino italiano oppure no? Spostiamo un pochino il discorso dalle casalinghe a chi nasce in Italia e su chi ha bisogno di questa solidarietà per poter sopravvivere.
Ripeto la domanda: un bambino che nasce in Italia ha la cittadinanza italiana? Assessore le domando se è così?



(Voci in aula: "Non è così")



MONTABONE Renato

Non è così. Cioè un bambino che nasce in Italia se gli si richiede la cittadinanza italiana, non diventa italiano!



(Voci in aula)



MONTABONE Renato

GALLARINI Pierluigi (fuori microfono)



MONTABONE Renato

Per diventare cittadino italiano occorre fare altre cose.



MONTABONE Renato

Se una persona nasce in Francia e va a chiedere la cittadinanza francese, ottiene la cittadinanza francese ed anche il doppio passaporto come è accaduto ai nostri emigrati in Argentina.
Non possiamo discriminare sulle persone, al di là delle motivazioni di carattere morale, che sono state portate prima - e che io condivido - dagli amici della minoranza, rispetto a questa realtà. Ed ha ragione il collega Saitta, quando dice che il problema non è economico.
Ho presentato alcuni emendamenti provocatori per fare in modo che la sensibilità di tutti i Consiglieri arrivi a non distinguere fra italiani di oggi e italiani di domani, ma che si tenga in considerazione l'evento della nascita di un bambino, con una madre che vuole, a tutti i costi, farlo vivere come gli altri, il meglio possibile.
Ragioniamo su questo, altrimenti apriamo un conflitto dal quale se ne uscirà in modo difficoltoso.
Questo è uno dei difetti delle "leggi elettorali", che si pone al di qua e al di là del guado, che ci obbliga a ragionare, su temi come questo in modo contraddittorio, perché se usassimo soltanto il buonsenso sicuramente non ci sarebbe discussione. Lasciamo da parte, per una volta la demagogia e cerchiamo di far vivere nel nostro Paese tutti coloro che ci vivono, al meglio possibile, senza mettere in conflitto gli italiani con coloro che italiani non sono ancora, ma che domani mattina lo saranno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Mi riferisco all'intervento del collega Saitta. Io non mi permetto, in trenta secondi, di attaccare le formazioni culturali dei colleghi. Ognuno ha la propria; sono rispettosissimo della provenienza di ognuno, della formazione culturale, politica ed intellettuale di tutti i colleghi e non accetto che si attacchi la nostra, perché - ripeto - ognuno ha i propri problemi, la propria formazione, fa le proprie scelte, quindi non accetto che si venga in aula ad impartire delle lezioni. So sbagliare per conto mio, quando sbaglio; cerco di farlo il meno possibile e, nonostante questo sbaglio molto, ma penso di non essere il solo. Per chiudere questa parentesi, non accetto lezioni né dal collega Saitta né da altri sulla formazione culturale, sulla socialdemocrazia, ecc. Potrei cercare di spiegare perché ritengo compatibile una formazione di un certo tipo con degli atteggiamenti concreti di governo, di regole, di norme, per quanto concerne la società, ma non voglio tediare i colleghi.
Voglio fare solo questa precisazione: sarei felice se in futuro non si debordasse più nel cercare di demolire o pseudodemolire, o comunque cercare di infangare - anche se non mi sento assolutamente infangato - le formazioni culturali di ognuno di noi, verso le quali - ripeto - sono rispettosissimo perché credo siano sacre e non mi permetto di inoltrarmi su questo terreno nei confronti dei colleghi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Mi rivolgo al Consigliere Gallarini, per sapere se le affermazioni che ha testé espresso valgono anche per le rozze considerazioni fatte dal Consigliere Mancuso, sui Paesi dell'Est e il comunismo.
Concordo con lei, collega Gallarini, ma le ricordo che le considerazioni negative espresse nei confronti degli altri non sono provenute unicamente dai banchi della minoranza.



PRESIDENTE

Questo vale per tutti.
La parola al Consigliere Dutto.



DUTTO Claudio

La mia sarà una brevissima dichiarazione di voto: voteremo a favore dell'emendamento proposto dalla Giunta e non per questo ci sentiamo razzisti. Si tratta di un'accusa che abbiamo già rinviato al mittente svariate volte e alla quale contrapponiamo le nostre accuse di pura demagogia, perché pensiamo che la richiesta della cittadinanza italiana sia un requisito logico.
Pertanto, se non c'erano discussioni da fare, era proprio sul fatto che questo emendamento andasse inserito. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia per fatto personale.



GHIGLIA Agostino

Intervengo per fatto personale.
La pregherei, Presidente, di tutelare in quest'aula i Consiglieri regionali; non che non ci sappiamo difendere da soli, ma perché, che qualcuno abbini il mio cognome - come ha fatto il collega Saitta prima - o il nome del mio partito, cercando poi di attenuare toni e parole, al termine "razzismo"...
SAITTA Antonio (fuori microfono) Non ho detto questo...



GHIGLIA Agostino

Hai citato il termine "razzismo", hai parlato di "razzismo" - ma possiamo verificarlo dal dattiloscritto - e questo non lo permetto a nessuno.



PRESIDENTE

Verificheremo lo stenografico.



GHIGLIA Agostino

Presidente, non accettiamo che il nostro nome, il nostro partito venga abbinato al razzismo, solo perché qualcuno vuole cavalcare strumentalmente la tigre dell'antirazzismo, dicendo - come ha detto la collega Manica - che questa legge potrebbe avere dei richiami di razzismo (il solito fantasma che ogni tanto aleggia).
Noi vogliamo respingere subito questa affermazione. Ho detto prima, e ribadisco - qui tutti precisano per un quarto d'ora, quindi adesso preciserò per il tempo necessario a precisare - che si tratta di emanare una legge possibile per il Piemonte e non una legge da Parlamento siderale che vada ad occuparsi dei problemi della fame e della sete nel Sahel.
Questa non è una legge di quel tipo.
Qualcuno, poi, fuori microfono, ha anche richiamato il fascismo. Siamo vecchi del mestiere, non raccogliamo le provocazioni e cerchiamo di non fare da grancassa propagandistica a nessuno. Diciamo semplicemente di essere preoccupati, a questo punto, visto che volevamo fare una legge possibile, e abbiamo presentato un emendamento perché le donne che usufruiranno di questo beneficio siano cittadine italiane, perché il Governo nazionale non solo rischia di essere razzista, ma addirittura antieuropeo. Rischia addirittura, se tanto mi dà tanto e se il ragionamento vale per noi, il Governo nazionale, dal Presidente D'Alema alla Ministra Turco, di essere antieuropeo e quindi di mettersi fuori da Maastricht e dall'Unione Europea. Perché? Perché nell'art. 66 della legge 22/12/1998, n.
448 - richiamata prima dai colleghi Mancuso e Salerno - nella prima riga c'è scritto "con riferimento ai figli nati... alle madri cittadine italiane residenti", quindi è ancora più restrittiva, perché debbono essere cittadine italiane residenti in Italia. E come mai non le cittadine italiane residenti in Francia? Vorreste mica dirmi che il Presidente D'Alema e la Ministra Turco sono razzisti?



(Interruzione fuori microfono della Consigliera Pazé)



GHIGLIA Agostino

Secondo il tuo Presidente del Consiglio, la Ministra Turco e il Ministro Ronchi, le cittadine italiane residenti in Francia non possono usufruirne. E mi spiace.
Se noi, perché vogliamo mettere "cittadini italiani", siamo razzisti cosa sono il Presidente del Consiglio D'Alema e la Ministra Turco, che mettono "cittadini italiani residenti"? Quindi i cittadini italiani residenti in Francia i soldi non li possono avere; i cittadini italiani residenti in Argentina i soldi non li possono avere. I soldi possono averli solo i cittadini italiani residenti.
Mentre noi, povero, modesto Consiglio regionale del Piemonte, dobbiamo dare i soldi a chiunque: residenti, non residenti, italiani, ugandesi...
chiunque.
Attenzione alle contraddizioni e alle giacche che si indossano.
Quindi, visto che qualcuno ha tentato di farne una questione razziale ma una questione razziale non è ed è una questione di buon senso, noi ci facciamo alfieri - ma ci mettiamo in seconda fila - del Presidente D'Alema della Ministra Turco, del Ministro Ronchi e di tutta compagnia cantando che hanno voluto questa legge. Una legge che, a questo punto, da parte dei colleghi del centrosinistra non dovrebbe essere solo considerata razzista ma antinazionale, antieuropea, antimondiale, anti-Unesco, anti-Unicef e di tutto quello che volete mettere.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il relatore, Consigliere Rubatto; ne ha facoltà.



RUBATTO Pierluigi

Ho già espresso il mio parere su questo emendamento e ho già espresso il mio parere sulla legge nazionale, che ritengo sia una legge che non consideri anche gli extracomunitari. Tuttavia, per dipanare questa matassa chiedo ai colleghi di rinviare questo progetto di legge in Commissione, con una Commissione straordinaria, non quella ordinaria del mercoledì. Grazie.



PRESIDENTE

Credo che questa proposta, se ottiene una valutazione positiva anche da parte della Giunta, sia una proposta di buon senso che, col consenso dell'aula, possiamo rinviare.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Presidente, vorrei solo dire che non c'è il nostro consenso - e neanche quello di altri, se sento bene - in quanto non c'è motivo per cui questa legge, molto chiara, molto semplice, molto ridotta nel numero di articoli venga rinviata in Commissione.
Rinviarla in Commissione proprio da parte di quei Consiglieri del centrosinistra che fanno tanta propaganda e autopropaganda sulla legge in favore della famiglia, significa - lo sappiamo tutti - bloccare la legge e non farla uscire più per l'approvazione del Consiglio.
Quindi noi, che vogliamo degli interventi concreti a favore della famiglia, non facciamo altro che volerli votare, per cui siamo contrari a questa proposta di rinvio in Commissione.



PRESIDENTE

Do subito la parola alla Consigliera Cotto. Ricordo solo che l'articolo del Regolamento che prevede questa possibilità è l'art. 81, il quale recita: "Il Consiglio può rinviare alla Commissione l'esame dell'intero testo o di singoli articoli quando gli emendamenti proposti rendano necessaria ed opportuna una ulteriore istruttoria. La Commissione riferisce al Consiglio entro il termine da questa stabilito." - perciò bisognerebbe eventualmente individuare anche un termine - "Se gli emendamenti comportano maggiori spese o minori entrate, l'intero progetto deve andare anche alla Commissione bilancio".
Prego, Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Intervengo solo per dire che anche noi siamo contrari ad un ritorno di questa legge in Commissione. Possiamo essere favorevoli ad un momento di sospensione, a passare ad altro argomento per tentare di avere un maggior numero di dati, però lasciando la legge qui in aula e ridiscutendola eventualmente o alla fine della giornata o al prossimo Consiglio.
Vogliamo però andare avanti, perché crediamo in questa legge.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Intervengo molto brevemente. Tra l'altro, sulla questione di discutere in aula gli argomenti o di tornare in Commissione, proprio il Capogruppo Ghiglia ieri, alla Conferenza dei Capigruppo, si è molto diffuso, dicendo che, soprattutto in questa finale di tornata legislativa, sarebbe meglio cercare di trattare i provvedimenti quando arrivano in aula.
Questo può stare in piedi o non stare in piedi; peraltro il Regolamento prevede anche il rinvio in Commissione, per cui evidentemente è una fattispecie assolutamente prevista.
Tuttavia, per quello che ci riguarda, credo che rispetto a questa questione, sulla quale - non ho partecipato al dibattito, Presidente, ma mi è stato riferito - ci si è un po' infuocati, diciamo, forse sarebbe bene un momento di riflessione e magari nel pomeriggio riprendere questa materia.
Sarebbe opportuno, a lato del Consiglio, riconfrontarsi un momento perché si tratta di un provvedimento atteso; pur confrontando le diverse posizioni, sarebbe bene fare uno sforzo, magari a lato dell'aula, e riprendere la materia nel pomeriggio, quando questo confronto sia avvenuto.
Per la verità, sono abbastanza in linea con quello che adesso diceva la collega Cotto, ma ciò non è legato al fatto - volevo precisarlo, anche in relazione alla Conferenza dei Capigruppo di ieri - che l'aula non possa decidere di tornare in Commissione, nel senso che se c'è una norma di Regolamento che lo prevede, quando si ritiene utile, la si applica.
Recentemente l'abbiamo applicata, per esempio, per l'Agenzia di Pollenzo e abbiamo visto che questo testo adesso torna in aula con degli emendamenti di carattere decisamente migliorativo e chiarificatore del testo di legge.
Quindi la questione non è quella di essere favorevoli o contrari in via di principio al ritorno in Commissione, perché quando è opportuno pu essere opportuno, ma quella - credo di aver sentito anche la collega Manica; la collega Cotto si è espressa e anche le Consigliere Suino e Paz che sono le componenti che in maniera più attenta hanno seguito questo tipo di provvedimento - di un momento di riflessione, che può essere utile nella stessa giornata odierna.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Presidente, io vorrei soltanto che quest'aula assumesse un atteggiamento di un certo carattere.
Personalmente non credo che ci siano i presupposti per tornare in Commissione e per ridiscutere sotto questo aspetto. Voglio dire che noi dobbiamo non abbandonare i lavori di questa legge adesso, e su questa posizione, sull'identità nazionale, sulla questione della residenza, del requisito che abbiamo detto, invito tutti i colleghi ad assumere una posizione di carattere e non a tornare di nuovo in Commissione o ridiscutere.
Non ci prendiamo in giro sotto questo aspetto, Presidente.



PRESIDENTE

Credo di poter riassumere la situazione in questi termini.
Mi pare opportuno un momento di riflessione, per cui sospendo in questo momento l'esame di questo emendamento, perché questo emendamento ha a molti subemendamenti e proprio il numero e la qualità dei subemendamenti consigliano un momento di riflessione.
Credo che nel pomeriggio, accogliendo in questo l'ipotesi della Consigliera Spagnuolo, ci sia la possibilità di valutare se questo periodo è stato sufficiente per rimuovere gli ostacoli, oppure l'aula sarà ovviamente - libera di adottare le determinazioni che riterrà più opportune.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

A questo punto, conformemente a quanto avevo già comunicato ieri passiamo al punto 136) all'o.d.g.: "Nomine", che avrebbero dovuto essere effettuate già da molto tempo.
Ai Capigruppo sono già stati distribuiti dei fac-simili, adesso procediamo alla distribuzione delle schede di votazione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Montabone; ne ha facoltà.



MONTABONE Renato

Presidente, la pregherei di richiamare un momento l'attenzione dell'aula, perché quando si parla di nomine è necessario che si comprenda quali sono tutte le nomine di competenza del Consiglio regionale.
Vorrei sapere che fine hanno fatto le altre nomine, già passate in Commissione, che hanno un ritardo di più di due anni e per le quali il Consiglio non è mai stato chiamato a votare. Mi riferisco, in particolare alla Cassa di Risparmio. Ho letto che la Giunta avrebbe nominato una persona che non aveva neppure fatto la domanda, che questa nomina non è andata in porto e che è stato nominato qualcun altro.
Vorrei sapere quali sono le competenze del Consiglio rispetto a delle nomine che non sono mai state portate in aula perché venissero votate, pur essendo state esaminate dalla Commissione Nomine tempo fa.
Vorrei anche sapere perché queste nomine vengono portate in aula e altre no.
Credo di aver diritto, come Consigliere, a sapere cosa succede in questa Regione rispetto alle nomine.



PRESIDENTE

Queste che portiamo oggi in votazione sono le nomine licenziate votabili. Quanto prima - al massimo nel giro della prossima settimana convocherò la Commissione Nomine per un esame della situazione.



MONTABONE Renato

Presidente, voglio sapere delle nomine che sono già state esaminate dalla Commissione Nomine...



PRESIDENTE

Credo siano tutte queste.



MONTABONE Renato

Scusi, ma che fine ha fatto la nomina per la Cassa di Risparmio?



PRESIDENTE

Sulla nomina alla Cassa di Risparmio deve ancora riunirsi la Commissione Nomine, per risolvere un problema che era stato sollevato.
Adesso abbiamo il parere degli uffici, e quanto prima, come ho detto convocherò la Commissione. Non è stata fatta ancora nessuna nomina.
Convocherò la Commissione Nomine, e in essa esamineremo tutti gli aspetti collegati.
Oggi, con queste 44 schede, la situazione delle giacenze si avvicina allo zero.
Ha chiesto la parola il Consigliere Riba; ne ha facoltà.



RIBA Lido

Intervengo per condividere e sottolineare le considerazioni fatte dal collega Montabone.
Presidente Deorsola, Presidente Ghigo - il Presidente Deorsola non compie queste operazioni da solo, vengono costruite attraverso un percorso di maggioranza - il Consiglio regionale sa, e lo sa anche il Piemonte, che la Regione Piemonte nello scorso ambito di mandato non ha usufruito della sua posizione nella Fondazione Cassa di Risparmio. Quella nomina, che faceva parte di un'operazione di patteggiamento all'interno della maggioranza (è noto, non è un'insinuazione, c'è stata una dichiarazione) è scaduta e strascaduta. Constatato che la nomina non poteva essere assommata con quella del Consiglio regionale, il problema è stato risolto. Ma la non partecipazione del Consiglio regionale a quel posto, dove tra l'altro si decidono questioni di un certo rilievo, è un elemento che rappresenta una scelta, un dato di manovra.
Presidente Deorsola, questi fatti così significativi dovrebbero almeno essere portati all'istruttoria correttamente, in tempi normali. La Presidenza della Commissione Nomine ubbidisce ad una manovra che corrisponde ad una sottrazione alla medesima, e di conseguenza al Consiglio.
Per cortesia, Presidente, può consentire ad una discussione prima dell'effettuazione delle nomine? Non sono eventi irrilevanti. La Commissione Nomine ha il dovere di mettersi nella condizione di discutere tempestivamente i nominativi, la loro validità e proponibilità. Dove finisce la sua competenza inizia quella del Consiglio.
Naturalmente, mi rendo ben conto che, prima di ogni cosa, avvengono complicatissime manovre. Di fatto, attualmente stiamo segnando la nostra assenza da un ruolo decisionale fondamentale, con grave danno per le istituzioni del Piemonte: il Consiglio di amministrazione della Fondazione prevede la nostra presenza.
Prima di procedere al voto, chiedo al Presidente Ghigo quando si intende proporre la nomina del nostro rappresentate nella Cassa di Risparmio. In seguito chiederò una precisazione tecnica - non potremmo votare altrimenti - ma, prima di tutto, occorre esperire la parte politica.



PRESIDENTE

Ho già detto che la settimana prossima convocherò la Commissione Nomine per l'esame di quelle - in realtà poche - pratiche che ancora giacciono nella Commissione Nomine e, in particolare, per valutare le ultime domande di nomina per la Cassa di Risparmio: in proposito si era posto un problema tecnico per il quale, al momento, disponiamo del parere degli uffici.
Ha chiesto la parola il Consigliere Montabone; ne ha facoltà.



MONTABONE Renato

Presidente, un clima tale in Commissione Nomine non si è mai avuto.
Ho presieduto la Commissione per quattro anni, su delega dell'allora Presidente Spagnuolo, e le posso garantire che le nomine non hanno mai avuto dei ritardi come in questa parte della legislatura. Mai.
In un clima del genere non mi sento di esprimere dei voti, senza avere la consapevolezza di quanto avviene.
Le chiedo quali siano le scadenze delle nomine che votiamo oggi.



PRESIDENTE

Consigliere Montabone, le abbiamo già comunicate in Commissione, le abbiamo già comunicate per tutte le nomine.



MONTABONE Renato

Presidente, vorrei chiederle alcune cose.
Per prima cosa, voglio sapere, a fine legislatura - siamo a fine legislatura - se ci apprestiamo a fare delle nomine che dureranno due o tre mesi, o se dureranno quattro o cinque anni.
Seconda cosa. Ci tengo a dire che quando si verificano delle urgenze su temi come la Cassa di Risparmio, non si convoca la Commissione Nomine una volta ogni sei mesi. Altrimenti, le urgenze e i problemi tecnici si ribaltano sempre più: potrebbe essere un modo di camuffare i problemi politici nella veste di problemi tecnici.
Già in Commissione Nomine, feci verbalizzare la mia dichiarazione: non mi assumo nessuna responsabilità di omissione di atti d'ufficio rispetto alle nomine. Lo rifaccio adesso in aula: reputo indegno che la Regione Piemonte non svolga a pieno la sua funzione di rappresentanza in Enti di rilevanza come quelli a cui ho accennato prima.
Considerato che alcune risposte mi sono state già fornite in Commissione Nomine, che qui ci apprestiamo a conferire delle nomine che dureranno in carica pochi mesi, perché le scadenze sono di diversi anni! Come possono avvenire eventi simili? Presidente, sarebbe anche opportuna, in questo stato confusionale, la presenza dell'Assessore alle Partecipate. Dovrebbe essere l'Assessore competente ad indicarci i requisiti dei nomi designati. Ciò non è avvenuto né in Commissione Nomine (perché la Commissione Nomine non ha questa funzione, deve soltanto verificare se i requisiti delle persone che si propongono hanno la possibilità di essere nominati; mi piacerebbe sapere che cosa si intende fare verso gli enti per i quali stiamo provvedendo alle nomine. Quali sono le indicazioni che la Regione Piemonte dà a quelli che stiamo per nominare? Quali sono gli impegni che costoro si assumeranno una volta nominati? Sottolineo che in quest'aula non ci si è mai trovati di fronte a tale confusione per quanto riguarda le nomine.
Sono convinto che i colleghi di tutto quello che ho detto non sono per niente interessati, ma sappiamo che quelli interessati, che provvedendo a queste nomine, non ad altre che non sono mai giunte in aula, si assumono delle responsabilità gravissime.
Per questo motivo, Presidente, rinuncio a votare e restituisco il plico delle schede, così come non parteciperò alle votazioni.
Inoltre, Presidente, sottolineo che lei sta continuando a disattendere impegni ben precisi che le leggi di questa Regione le attribuiscono.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Presidente, le questioni sollevate dal collega Montabone sono importanti e significative. Inoltre, sono particolarmente gravi per quanto riguarda la responsabilità della conduzione del processo di designazione dei rappresentanti della Regione. I continui rinvii omissori stanno pesantemente investendo la nostra responsabilità nei confronti degli enti costituendo, attraverso l'omissione, una complicata manovra, sicuramente a danno dei piemontesi, non so a vantaggio di quale area del Consiglio regionale.
A nome delle minoranze, chiedo cinque minuti di sospensione per valutare la situazione.



PRESIDENTE

Possiamo attendere cinque minuti, prima della chiama. Una sospensione nel momento in cui vengono distribuite le schede, non è possibile. Le assicuro che non farò la chiama prima di sei minuti.



RIBA Lido

Ho pregato di sospendere la votazione perché stavamo discutendo.
Il collega Montabone è intervenuto, io sono intervenuto, il collega Saitta aveva chiesto di intervenire, la collega Spagnuolo aveva chiesto di intervenire. Le chiediamo cinque minuti di sospensione, ma di sospensione! Successivamente si passerà al voto, qualora si decidesse di votare.
Presidente, le nomine sono un punto all'o.d.g.! Sottolineo che le schede sono state distribuite secondo una procedura consuetudinaria, ma quando lei ha annunciato il punto "Nomine" abbiamo aperto la discussione, come si fa su tutti i punti all'o.d.g.



PRESIDENTE

Per cinque minuti intendo dire che alle ore 13.05 si riprende; cinque minuti non significa riprendere nel pomeriggio.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12.59 riprende alle ore 13.10)



PRESIDENTE

Riprendiamo i nostri lavori.
La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Presidente, le nomine che vengono proposte riguardano, in linea di massima, situazioni verso le quali il Consiglio viene chiamato a pronunciarsi con notevole ritardo. Tuttavia si tratta anche di nomine che hanno un ruolo limitato rispetto alla nomina del rappresentante della Regione nella Cassa di Risparmio.
Noi riteniamo che non si possa, oggi, procedere ad alcun tipo di nomina se, contestualmente, il Consiglio regionale non è messo in condizione di votare il rappresentante della Regione nella Cassa di Risparmio.
Come ha già sottolineato il collega Montabone ,siamo in presenza di una pratica sistematicamente elusiva del problema. Non lo richiamo più, perch non è nostra intenzione sottrarre tempo; è nostra intenzione, invece, avere una risposta ed aprire un dibattito su un punto rispetto al quale noi abbiamo aperto la discussione per chiedere una comunicazione del Presidente della Giunta.
Credo, Presidente Deorsola, che lei, come Presidente della Commissione Nomine, abbia delle responsabilità, avendo la possibilità di convocare l'istituto in qualunque momento la situazione lo richieda. Inoltre, lei ha anche il dovere di porre quell'istituto in grado di pronunciarsi sulle nomine, in modo particolare su quelle che hanno un tale rilievo da essere direttamente influenti su istituti significativi della vita economica politica e culturale della Regione.
Pertanto, la nostra preliminare richiesta è di aprire una discussione sulla nomina della Cassa di Risparmio, partendo da una comunicazione del Presidente della Giunta. Credo che il Presidente del Consiglio non potrà che convenire sulla necessità che, qualora non si fosse aperto il capitolo delle nomine, avremmo preso atto della situazione di ritardo. Aprendo però, il punto sulle nomine prendiamo atto di una situazione di inconcepibile posposizione della discussione sulla nomina alla Cassa di Risparmio.
Attendiamo una comunicazione del Presidente della Giunta; se successivamente il Presidente Deorsola vorrà sottoporci una valutazione questa sarà preliminare agli altri punti.



PRESIDENTE

Volevo solo ricordare che il punto inerente alle nomine è stato richiamato in sede di Conferenza dei Capigruppo.
La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Io ho un o.d.g. del Consiglio, può darsi che mi sfugga, ma non c'è scritto il punto "nomine".



PRESIDENTE

E' scritto all'ultimo punto; è da mesi che c'è questo punto, per prassi lo mettiamo sempre alla fine.



MONTABONE Renato

Se lei questo punto lo vuole discutere al punto precedente, addirittura dopo tutte le interrogazioni, chieda al Consiglio se è d'accordo! Se lei mi dice che è stato deciso in sede di Conferenza dei Capigruppo, magari lo ha "bofonchiato" nel microfono.



PRESIDENTE

Io non "bofonchio", ma parlo.



MONTABONE Renato

No, no, lei spesso "bofonchia" per non far sentire!



PRESIDENTE

Questo termine non lo consento!



MONTABONE Renato

Va bene, lo ha sussurrato nel microfono in maniera che nessuno lo sentisse.



PRESIDENTE

No, in modo che nessuno sentisse non è vero, perché la mia voce è sempre sufficientemente chiara.



MONTABONE Renato

Va bene, allora in maniera tale che io, che sono un po' duro di orecchi, non sentissi. Però che un punto, inserito al centotrentaseiesimo punto dell'o.d.g., venga portato in votazione al termine di una seduta come quella di oggi, senza delle risposte alle domande precise poste da alcuni Consiglieri, ci porta ad assumere una posizione un pochino rigida. Voglio sottolineare che nella scorsa legislatura il punto inerente alle nomine era sempre nei punti...



PRESIDENTE

No, Consigliere, mi ricordano che è prassi consolidata.
La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Presidente, essendo stata seduta al suo posto per cinque anni, non posso non convenire che di prassi consolidata si tratti. Oggi, però, sono stati posti dei problemi che non attengono alla prassi, non attengono al momento in cui il punto è stato posto, così come non attengono al metodo anche se si potrebbe innovare una prassi.
Do atto che questo punto è sempre stato posto all'inizio o alla fine dell'o.d.g. e che, quando c'era una convergenza, si portava in votazione.
La questione che poniamo noi è un'altra ed è la stessa che ha posto il collega Montabone, poi ripresa anche dal collega Riba; noi oggi votiamo alcune nomine e non ne votiamo altre, che avremmo dovuto votare perché sono pronte.
E' rispetto a questo che chiediamo conto, e credo sia legittimo per tutta l'aula, sia per l'opposizione che per la maggioranza, chiederne conto, perché anche i colleghi della maggioranza possono domandarsi se rispetto ad altre nomine, si stiano compiendo, magari in buona fede, delle omissioni. L'interessato che sa che la sua nomina è già stata varata in Commissione Nomine, potrebbe chiederne conto.
Pertanto, il nostro è un interrogativo posto a tutela di tutti; fornite semplicemente delle risposte.
Esiste, poi, un'altra questione politica che non possiamo che porre in questo momento al Presidente della Giunta, Ghigo: la questione della vicenda Cassa di Risparmio. Chiediamo al Presidente Ghigo di informarci circa lo stato dell'arte politica ed anche procedurale di tale vicenda della quale stiamo leggendo e portando le nostre valutazioni anche in Commissione Nomine. E' una vicenda di una certa particolarità e complessità. Noi chiediamo al Presidente della Giunta regionale di intervenire al riguardo, perché si tratta di una nomina importante certamente prioritaria, dal punto di vista temporale, rispetto a quanto oggi andiamo a votare.
Poniamo, dunque, due questioni, che sono entrambe di merito.



PRESIDENTE

Ho già detto in precedenza che la prossima settimana convocherò la Commissione Nomine, per l'esame delle pratiche ancora da esaminare.
Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio

Riprendo anch'io la questione della Cassa di Risparmio, perché il Presidente del Consiglio ed i colleghi possono confermare che, riguardo a quella vicenda, la minoranza non ha impedito alla maggioranza di procedere alla nomina. Abbiamo impedito, sicuramente, di far esprimere al massimo le grandi capacità della Giunta, ma questa è anche una responsabilità della maggioranza, che non ha saputo e voluto decidere.
Anche noi chiediamo conto, perché in questi quattro anni è avvenuto di tutto nel sistema bancario, dove, tra l'altro, il Presidente Ghigo ha rinunciato a svolgere un proprio ruolo. Penso al rapporto con la Banca di Verona o con l'Unicredito; quella era la sede in cui la Regione poteva svolgere un ruolo ed avere un proprio peso nelle scelte che si dovevano compiere per il sistema Piemonte. Il Presidente, invece, ha preferito commentare dall'esterno quanto è accaduto, senza una presenza reale per incapacità a risolvere un problema politico.
Chiedo anch'io una spiegazione riguardo ai tempi e alle modalità con i quali si vuole continuare a non essere presenti nel sistema bancario.
Ricordo che, durante una consultazione con la fondazione San Paolo, il Presidente Ghigo richiese la presenza della Regione Piemonte all'interno di quella fondazione. Una richiesta condivisibile, ma che ha, obiettivamente del ridicolo, perché se non si riesce neppure ad essere presenti laddove lo Statuto prevede la presenza della Regione e poi si chiede di esserlo presso un'altra banca, mi pare che il termine ridicolo sia appropriato.
Al di là di questo - e mi rivolgo al Presidente del Consiglio - ho dato una lettura veloce alle nomine che si vogliono votare. C'è un fatto Presidente: alcune di queste nomine sono fuori tempo massimo. Nominiamo dei rappresentanti per due o tre mesi, perché ormai il tempo è scaduto. Sì, è meglio che niente, ma che senso ha, alla fine della tornata legislativa nominare una persona per uno o due mesi? Qualche nomina, addirittura, è già scaduta e, pertanto, non si può procedere alla votazione! E' questo il senso di utilità di alcune nomine rispetto all'obiettivo che noi abbiamo che è quello di avere delle presenze nei Consigli di Amministrazione o nel Collegio dei Revisori? Sarebbe importante sapere, per ognuna di queste nomine, se è ancora utile procedere alla votazione, cioè capire se sono già scadute o meno, se ha senso nominare un rappresentante per un mese. Mi risulta, poi, che in alcuni casi non sono neanche stati rinnovati gli organi.
Pertanto, oltre alla questione della fondazione, che considero la questione principale, occorrerebbe avere un'informazione precisa su ogni nomina e poi, puntualmente, valutarla una per una.



PRESIDENTE

Questa notizia è già stata data in Commissione nel mese di settembre.
Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

La situazione delle nomine in oggetto presenta un elemento di necessità e, di conseguenza, convengo con il Presidente del Consiglio e con i Gruppi circa la necessità di questo momento di espletamento.
Per quanto concerne l'approfondimento che i Consiglieri dell'opposizione chiedono nei confronti della nomina della Cassa di Risparmio, posso tranquillamente rappresentare loro che la nomina è di spettanza del Consiglio. Mi sembra, pertanto, pretestuoso richiamare continuamente in causa il Presidente della Giunta.
Nonostante questo, siccome non mi nascondo dietro le realtà palesi dico che la prossima settimana saremo assolutamente in grado, dopo una verifica tecnica sulle domande che la Commissione nomine deve necessariamente fare, di procedere alla nomina del Consigliere della Cassa di Risparmio, che rimarrà in carica per tre mesi, in attesa della stesura del nuovo Statuto, per poi riformulare le nomine nella prossima legislatura, in quanto il nuovo Statuto prevederà la nomina dei nuovi Consiglieri.
Affermo, ancora, che anche riguardo al S. Paolo, dove la Regione non ha alcun rappresentante, non è detto che il Presidente Ghigo abbia guardato o fatto unicamente delle riflessioni sul mondo bancario attraverso gli organi di informazione, perché può darsi che il Presidente Ghigo, nella sua veste di Presidente, sia ascoltato anche senza il rappresentante all'interno della banca (può darsi, non lo so: ogni tanto ne ho l'impressione, ogni tanto no, ma può darsi).
Di conseguenza, mi permetto di garantire che nell'arco della prossima settimana, o quando la Commissione farà le proprie verifiche sulle nomine si procederà alla nomina riguardante la Cassa di Risparmio.
In sostanza, per dirla in maniera più chiara, in modo che non ci siano equivoci: la maggioranza non ha problemi a nominare il rappresentante della Cassa di Risparmio; lo può fare.



(Interventi fuori microfono dai banchi della minoranza)



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Ho detto che non faccio dei sofismi come ogni tanto, in quest'aula qualcuno tenta di fare. Non mi tiro indietro; ci sono stati dei problemi assolutamente normali, nell'ambito della maggioranza, nell'identificare delle candidature. Adesso questi problemi non esistono più, siamo tranquillamente in grado di procedere alla nomina. Ci sono dei problemi tecnici per cui procederemo quando questi saranno risolti.
MONTABONE Renato (fuori microfono) Presidente, è vero o no che lei aveva nominato una persona che non aveva fatto domanda?



PRESIDENTE

Sono notizie giornalistiche. Tecnicamente, non era possibile.



(Intervento fuori microfono del Consigliere Montabone)



PRESIDENTE

Sarebbe la prova diabolica, non era tecnicamente possibile...
Convengo che fosse incredibile la notizia.
RIBA Lido (fuori microfono) Vorrei, Presidente, un'informazione per ogni scheda...



PRESIDENTE

Consigliere, queste informazioni sono state date in Commissione Nomine.
Sono state date anche le informazioni richieste dal Consigliere Montabone.
Lo ricordo con assoluta precisione.



(Intervento fuori microfono del Consigliere Riba)



PRESIDENTE

A questo punto l'istruttoria è completa.
La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Presidente, guardi che ci sono dei Consiglieri che, per esempio, non erano nella Commissione nomine e hanno diritto di avere delle informazioni.
Posso parlare a nome anche dei diritti di un Consiglio che si esprime nel suo insieme con Consiglieri che hanno le informazioni; questa non è assolutamente una richiesta arrogante, Presidente. Ci sono persino delle schede sulle quali ci sono da indicare tre nominativi e ci sono soltanto due posti: è una questione che dovrà essere chiarita. Se lei gentilmente scorre scheda per scheda e ci dà le informazioni, facciamo in fretta facciamo più in fretta ad avere le informazioni che a fare la discussione al riguardo.



PRESIDENTE

Posso dare delle indicazioni, ma questo lavoro è stato fatto in Commissione nomine.
GHIGLIA Agostino (fuori microfono) Siamo in discussione, non c'è nessuna votazione da fare.
RIBA Lido (fuori microfono) E' già abolita; quando non fa comodo, non si portano avanti le proposte.



PRESIDENTE

Per cortesia, Consigliere Riba, lei non ha la parola.
GATTI Agostino (fuori microfono) Chiedo scusa, anche per avvalorare e supportare quello che si dice, io invito gli amici a vedere la scheda 14: se loro riescono a votarla...
Personalmente non riesco a votarla.
RIBA Lido (fuori microfono) Bisogna votare cinque nominativi e ci sono solo quattro righe? Lei Presidente, vorrà spiegare perché.



PRESIDENTE

Abbia pazienza, perché tre Sindaci effettivi sono due e uno, e c'è il voto limitato per difendere i diritti della minoranza. Abbia pazienza.
GATTI Agostino (fuori microfono) Quindi se ne votano tre?



PRESIDENTE

Se ne votano tre, ma quando si votano tre nomi si votano due con il numero limitato per favore in modo che uno di questi tre sia della minoranza.
GATTI Agostino (fuori microfono) Non è possibile votarli. Allora voto due Presidenti?



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Credo che sia assolutamente... Accanto ad ogni nome c'è scritto "Sindaco effettivo", ecc. Mi pare che sia sufficientemente chiaro. Questo comunque è un dato tecnico, non politico.
La parola alla Consigliera Pazé.



PAZE' Enrica

Non ero presente alla Commissione nomine, se è stata effettuata a settembre, quindi non sono in condizione di votare se non mi vengono forniti alcuni dati prima di ogni scheda, e rivendico questo diritto essendo una Consigliera.



PRESIDENTE

Tutte le indicazioni necessarie... Però, colleghi, dato che questa attività dell'aula non è stata inventata sul momento, ma è stata annunciata, se ci sono dei problemi devono essere posti per un rapporto di buon funzionamento.
Che cosa posso dire sulla Fondazione Maria Adriana Prolo - Museo Nazionale del Cinema, ecc.? Che cosa potrei dire? MONTABONE Renato (fuori microfono) Per esempio quando scade.



PRESIDENTE

Che è in ritardo, ma questi dati li abbiamo forniti volte e più volte.
Se l'aula desidera che riconfermi ancora un volta che queste nomine arrivano con un certo ritardo, lo confermo. Arrivano quando possono.
RIBA Lido (fuori microfono) Presidente, non le costa niente dire per ogni nomina quando scade.



PRESIDENTE

Ma i dati non li ho sul momento; sono delle indicazioni che già esistono agli atti della Commissione nomine, non aggiungono nulla rispetto a quello che può essere una valutazione. Ripeto - l'ho già detto in Commissione - sono nomine che arrivano con un certo ritardo.
PAZE' Enrica (fuori microfono) Posso avere una copia degli atti della Commissione nomine?



PRESIDENTE

Gliela faccio avere senza problemi.
PAZE' Enrica (fuori microfono) Vorrei averla prima di votare, però.



PRESIDENTE

Collega, questa è un'attività che richiede ore di tempo.
GHIGLIA Agostino (fuori microfono) Mi dia gli atti del 1993, quando non c'ero.



PRESIDENTE

Consigliera Pazé, lei ha tutti i diritti di consultarli, ma non è che possiamo interrompere adesso un'attività che poteva essere prima. Se lei riteneva di doversi documentare, poteva documentarsi in precedenza.



PAZE' Enrica

Io ho l'abitudine, quando si fa la riunione dei Capigruppo, di scrivere gli argomenti. Adesso lei dice che le nomine sono all'o.d.g. Io, se vuole le leggo quello che è stato deciso alla riunione dei Capigruppo che sarebbe stato in discussione oggi, ed è: Pollenzo, giovani, trasporti, case popolari...



PRESIDENTE

Collega, lei mette in discussione che io abbia detto che le nomine oggi venivano chiamate in aula?



PAZE' Enrica

Io ho detto che non sono in condizione di poter partecipare alla votazione, perché io ero presente ai Capigruppo e non ho sentito le nomine.
Dopodiché le nomine sono all'o.d.g. come tutti gli altri 136 punti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Solo due secondi per avvalorare quanto dice il Presidente Deorsola. Ho chiesto io - e sarà registrato - ai Capigruppo che ci fossero le nomine l'ho chiesto al Presidente; me lo ricordo, e c'eri anche tu.



PRESIDENTE

Ho detto che nel corso della giornata porrò le nomine in votazione. Ma questo l'ho detto con voce chiara, non c'è dubbio (come sempre).
Le farò avere tutta la documentazione esistente presso gli uffici, è un suo diritto, ecc., ma oggi credo che abbiamo un ritardo.
PAZE' Enrica (fuori microfono) Allora chiedo che si voti la prossima settimana.



PRESIDENTE

Ho ammesso che c'è un ritardo, ma non possiamo perdere altro tempo.
Abbiate pazienza! Con il consenso dell'aula, pongo in votazione e nomino scrutatori i Consiglieri Casari e Suino.
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

C'è una questione che ancora non è stata risolta, credo neppure alla riunione dei Capigruppo; ad esempio, abbiamo una nomina in sostituzione di un componente della minoranza... Un paio di nomine in sostituzione di rappresentanti della minoranza.
Sollevo la questione perché in passato questa vicenda aveva provocato una grande discussione, nel senso che in qualche maniera, per una visione congiunta prima del Consiglio e poi da parte del Presidente, tutto era avvenuto in modo tale che la minoranza non avesse più una rappresentanza nel senso che oggi la maggioranza del Consiglio può decidere per conto della minoranza, perché è maggioranza all'interno del Consiglio e non esistono strumenti particolari, precisi di garanzia che il rappresentante della minoranza resti sempre nella minoranza.
Non so dal punto di vista tecnico e formale come questo possa essere garantito, perché la volta scorsa la minoranza - mi pare sugli Enti per il Diritto allo Studio, e sollevò il problema Pasquale Cavaliere - fu penalizzata, nel senso che la minoranza non ha più un proprio rappresentante all'interno dell'Ente per il Diritto allo Studio. La maggioranza decise di votare il suo rappresentante e poi il Presidente, per una serie di motivazioni logiche, ecc., confermò quella indicazione.
Quindi questo problema è un problema, prima di procedere, da esaminare.
Anche per capire come possiamo essere tutelati.



PRESIDENTE

Scusi se la interrompo, ma è solo per rispondere subito.
Non c'è dubbio che queste indicazioni in rappresentanza della minoranza devono essere nomi che la minoranza fa propri, riconosce; mentre nella volta passata, dato che questa indicazione non c'era nel bando, gli uffici avevano fatto - e io avevo condiviso - una valutazione, ecc. Qui c'è scritto "nomine in rappresentanza della minoranza", c'era scritto anche nel bando mi si ricorda, e queste devono essere in rappresentanza della minoranza.



SAITTA Antonio

Questo sarà evidentemente responsabilità degli uffici di confermarlo.
Non mi pare che per tutti era stata data questa indicazione.
Questo è un aspetto, in ogni caso, che conviene chiarire prima: che cosa ci consiglia, che cosa lei consiglia al Consiglio per tutelare le minoranze?



PRESIDENTE

Le nomine della minoranza devono essere della minoranza, perché queste parole non sono frutto di un accordo, ma sono delle posizioni che spettano alla minoranza in base a quel rapporto. Qui non si tratta di individuare degli organi nuovi in cui c'è il voto limitato; dato che queste indicazioni derivano da un voto limitato precedente, io invito ovviamente la maggioranza e i Consiglieri a fare in modo di rispettare il principio che ha portato a queste indicazioni.



SAITTA Antonio

Questo non è un meccanismo di garanzia procedurale, è un invito di carattere politico a rispettare l'appartenenza.
Allora era chiaro, evidente, che si trattava di indicare...



PRESIDENTE

Nel caso da lei citato - scusi se la interrompo ancora - non era semplicemente stato indicato nel bando che si trattava di una posizione di spettanza delle minoranze.



SAITTA Antonio

Nel bando sì, ma in aula fu detto con chiarezza, da parte di Pasquale Cavaliere, che quel rappresentante sostituiva uno della minoranza nonostante questo, la maggioranza decise di nominare uno della maggioranza.
Questo si verificò. Potrebbe verificarsi di nuovo.
L'altra questione che intendo porre, anche a nome di tutti i colleghi della minoranza, è relativa alla richiesta di informazioni aggiornate per ogni Ente per il quale dobbiamo nominare rappresentanti nel Consiglio di Amministrazione e nel Collegio dei Revisori. La richiesta di tali informazioni, per un loro esame puntuale, non è ininfluente per le decisioni. Le informazioni date nell'ultima seduta non si riferivano a tutte queste nomine, ma soltanto ad una parte di esse...



PRESIDENTE

Nei prossimi giorni convocherò per le altre nomine...



SAITTA Antonio

No, no, no... Le informazioni date nella Commissione Nomine, sulla loro scadenza passata o futura: informazioni tecniche di questo tipo sono state date non per tutte le nomine, ma solo per una parte di esse. Un lavoro completo di questo tipo non è stato fornito per tutte le nomine che si propone di fare oggi. In ogni caso, la Commissione Nomine ha avuto delle informazioni nel mese di settembre. Da quel momento, per alcuni casi risulta veramente inutile fare le nomine. In alcuni casi è proprio inutile fare le nomine. E' proprio inutile! E' un lavoro inutile! Ha senso che noi procediamo con le votazioni quando è inutile, perché gli organi sono scaduti? Non ha più senso... Il problema è questo.
In ogni caso, credo che per approfondire questa questione, e anche per dare la possibilità alla collega del Gruppo dei Verdi di procurarsi il verbale della Commissione perché possa esprimere un'opinione più completa sulla base del lavoro fatto dalla Commissione Nomine, propongo di procedere singolarmente ad ogni nomina.
Così, avremo l'occasione di poterne discutere puntualmente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Rispetto a quanto ho dichiarato prima - ho dichiarato che mi sarei astenuto completamente dalla votazione - dichiaro adesso, prima della votazione, che voterò soltanto per quelle nomine che non sono scadute da più di sei mesi, e che potranno stare in carica almeno per sei mesi.
Vorrei che il Presidente del Consiglio regionale mi dicesse quali sono le nomine scadute da più di sei mesi e quali quelle che, non essendo scadute da più di sei mesi, rimarranno in carica nei prossimi sei.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Presidente, quando si procede a delle votazioni, come in questo caso si deve rispettare la volontà dei Consiglieri, i quali possono liberamente scegliere di procedere ad una nomina o di non procedere. Anche perch nell'ordine del giorno è scritto "Nomine", ma non si esplicita quali nomine devono essere fatte.
A questo punto, per poter procedere, dal momento che alcuni Consiglieri richiedono dati precisi e decidono di votare secondo elementi temporali credo non ci sia alternativa. Nel senso che, avendo la Presidenza deciso di portare queste nomine, che sono state pinzate, ma che...



PRESIDENTE

Tutte quelle disponibili.



SPAGNUOLO Carla

D'accordo, Presidente, però i Consiglieri non sapevano assolutamente quali fossero tutte le nomine disponibili. A questo punto, e dato che nell'ordine del giorno non è esplicitato quali nomine sono fatte - e non è mai esplicitato, non sto dicendo che in altri casi lo fosse, l'ho già detto prima, non è mai esplicitato nell'ordine del giorno - però nell'arco degli anni è già successo più volte che si decida, per esempio, una determinata scheda o un determinato pacchetto nel corso della presentazione in aula, di non votarlo. Col consenso di tutti, a volte si è tirata su una riga e si diceva: "Si voti un solo plico e si consideri non votato il plico allegato". E' sempre successo un po' di tutto, rispetto alle nomine che andavano effettivamente in votazione. Per cui, mi sembra che, stante la richiesta - oltretutto semplice - del collega Montabone, se lei si procura le occorrono cinque minuti - la documentazione, è in grado di dire scheda per scheda, quando la nomina scade o è scaduta. E' assolutamente fattibile, e risponde alla volontà e al diritto di ogni Consigliere di esprimersi, non su un pacchetto di nomine ma sulle nomine prese singolarmente, una per una.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rubatto.



RUBATTO Pierluigi

Presidente e colleghi, non riesco più a comprendere dove sono in questo momento, se mi trovo in un'aula di un Consiglio regionale o se al di fuori di ogni logica. Abbiamo partecipato alla Commissione Nomine e adesso in aula bisogna rifare tutto il lavoro fatto in Commissione. E' evidente che qualche Consigliere non era presente. Abbiamo lavorato per tantissime sedute, per molteplici lavori di Commissione. Poi, tutto il lavoro svolto in Commissione si riprende da capo in Consiglio regionale.
Faccio solo una proposta. Ha ragione l'opposizione. Facciamo una proposta valida, non facciamo più le Commissioni, facciamo solo più Consigli regionali! Facciamoli tutti i giorni così, almeno, qualcuno sarà contento!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Presidente, sono un po' perplesso e, devo dire, anche allibito, per il comportamento dell'opposizione, che prima, nei mesi scorsi (vorrei richiamare anche il verbale di alcuni interventi) ha richiesto più volte in particolare il collega Montabone, di effettuare queste nomine.
Richiesta, tra l'altro, che avevo fatto anch'io nei mesi precedenti.
L'ultima volta è stato prima della pausa estiva, se non vado errato. Avevo formulato addirittura una richiesta per iscritto perché si riunisse la Commissione Nomine per poterle effettuare. E' stata fatta una richiesta - e mi ricordo benissimo - dal Consigliere Gallarini, affinché venissero messe all'ordine del giorno. E' stato scelto giovedì. Lei l'ha detto chiaramente in ogni caso ci sono anche i verbali che lo provano. Le nomine si sono sempre effettuate in questo modo, attraverso questo tipo di votazione: complessivamente.
Mi ricordo alcune volte (io non ero ancora Consigliere regionale ma venivo, nella precedente legislatura, a trovare degli amici qui in Consiglio, quando era Presidente la collega Spagnuolo) in cui ho visto le nomine svolgersi nello stesso identico modo in cui vengono proposte oggi.
Vorrei capire se era giusto, alcuni mesi fa, richiedere, da parte dell'opposizione, che venissero effettuate, e oggi, invece, richiedere che vengano in qualche modo riviste e rivisitate.
A questo punto mi domando se vale o non vale la Commissione Nomine. E' effettivamente insediata o non è effettivamente insediata? Se riprendiamo tutto il lavoro svolto nella Commissione Nomine, le chiedo - se lei risponde alle richieste di parte dell'opposizione - che la Commissione Nomine venga "cancellata" - ve ne sarebbero molte altre - e le discussioni sulle nomine vengano effettuate in aula.
Dato che ci sono rappresentanti di tutti i partiti politici, sarà cura di questi relazionare al proprio Gruppo di riferimento le decisioni assunte.
Visto che le cose stanno in questi termini, la pregherei, veramente, a nome di tutta la maggioranza, di procedere alla votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Ora, come allora, chiedo che vengano effettuate le nomine. Per contemporaneamente, mi domando: da quando è stata convocata l'ultima Commissione Nomine, come mai tali nomine vengono discusse in aula oggi? Da quando è stata convocata l'ultima Commissione Nomine, perché tutte le nomine che sono state licenziate dalla Commissione non vengono discusse oggi in aula? Qualora ci fosse stata l'impossibilità di portarle in aula - perché mai sono state portate in aula - domando al Presidente perché non ha svolto il potere sostitutivo su queste nomine, che la legge non gli dà, ma gli impone, entro un certo numero di giorni. Questi sono i quesiti che noi vogliamo conoscere.
Consigliere Angeleri, non ci dirai anche questa volta che stiamo bloccando le nomine, dopo che non sono mai state portate in aula! Consigliere Angeleri, non mi dirai che stiamo bloccando la nomina alla Cassa di Risparmio, che non ci compete neanche! Voglio sapere i motivi per i quali si stanno facendo delle nomine in ritardo di anni e si stanno facendo delle nomine che scadranno tra un mese e perché il Presidente del Consiglio, agendo con il potere sostitutivo, non le ha fatte nei tempi e nei modi dovuti! Questa richiesta, Consigliere Angeleri, non può essere considerata ostruzionistica, perché questo è un fatto che rasenta veramente l'ipotesi di omissione di atti d'ufficio.
Pensate bene a quello che stiamo facendo! Dopodiché, mi sembra che un Consigliere abbia diritto di sapere che la nomina "Fondazione Anna Maria Prolo" forse è scaduta quattro anni fa.
Qualora fosse scaduta quattro anni fa, coloro che avevano fatto domanda allora per essere nominati, non hanno più diritto di essere nominati per la tornata successiva...



PRESIDENTE

Consigliere Montabone, tutti questi argomenti lei li ha posti, e ha avuto risposta, in Commissione nomine. Credo veramente che il ritardo, da me ammesso, e da tutti sottolineato, non debba essere ulteriormente protratto.



MONTABONE Renato

Presidente, ma di quanto è questo ritardo?



PRESIDENTE

Lei lo sa Consigliere, ha avuto risposta in Commissione.



MONTABONE Renato

Mi dica perché lei non si è sostituito?



PRESIDENTE

Quando ci sono state le condizioni. Tutte queste cose le abbiamo dette più volte! C'è una normativa regionale, quando doveva essere utilizzata, io ritengo di averla utilizzata.


Argomento:

Verifica numero legale


PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Pazé; successivamente nominerò gli scrutatori.



PAZE' Enrica

Chiedo la verifica del numero legale.



PRESIDENTE

Procediamo all'appello nominale per la verifica del numero legale.



(Il Consigliere Segretario Grasso effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Si constata la presenza del numero legale, essendo presenti in aula n.
26 Consiglieri (sono in congedo n. 10 consiglieri).


Argomento:

Nomine (seguito)


PRESIDENTE

Ritorniamo al punto 136) all'o.d.g.: "Nomine". Nomino scrutatori i Consiglieri Ferrero e Galli.
La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Presidente, le chiedo se intende aderire alla richiesta di porre in votazione le schede per ogni nomina, in modo che si possa votare e fare una dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

Nella prassi normale c'è la possibilità di non consegnare una scheda "strappare la scheda" tra virgolette, quando si ritiene.
Chiedo all'aula se è possibile votare in questo modo. Eventualmente chi non ritiene di votare alcune schede, può toglierle.
Vi chiedo di votare in questo modo, anche per una cortesia personale e anche perché è prassi consolidata.



RIBA Lido

Considerato che stiamo facendo un'elezione molto problematica - non siamo a conoscenza delle ragioni per cui la Presidenza mette in votazione alcuni rinnovi di incarico e ne omette altri - e che la caratteristica delle nomine omesse è di particolare rilievo per gli interessi politici economici e funzionali della Regione Piemonte in aree significative dell'attività finanziaria produttiva, come è quella della Cassa di Risparmio, considerato anche che il Presidente non intende neanche aderire alla nostra richiesta, riteniamo del tutto ragionevole mettere in votazione le nomine una per una, affinché ci potesse essere una breve riflessione.
Visti i motivi per i quali sono sorte le perplessità, richiamato il fatto che noi non abbiamo mai creato problemi sulle nomine, e che questa è anch'essa una consuetudine - se le abbiamo posto qualche problema è perch li ritenevamo ineludibili - visto che lei non intende accedere neanche a questa richiesta minima, il Gruppo dei Democratici di Sinistra non parteciperà a questa votazione.



PRESIDENTE

Prego i colleghi di restare al proprio posto.
La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Espongo un problema, Presidente: lei ha invitato i Consiglieri che non intendono votare alcune nomine a togliere la pagina...



PRESIDENTE

Io non ho invitato nessuno. Sono state consegnate 44 schede...



SPAGNUOLO Carla

Presidente, posso porre un quesito che attiene alle modalità di votazione, per sapere come posso votare? Se io intendo votare soltanto le nomine di questo plico che non sono scadute, come faccio?



PRESIDENTE

Sono tutte scadute le nomine.



SPAGNUOLO Carla

No, parlo di quelle che sono già andate in scadenza, non più attuali.
Come faccio? Lei prima ha detto: "Togliete la pagina".



PRESIDENTE

Consigliera Spagnuolo, le schede vengono consegnate; si possono votare o non votare - io mi auguro che vengano votate tutte - come al Parlamento.
Ho fatto consegnare le schede e vi chiedo di votarle; esprimete le valutazioni che ritenete. Le modalità sono quelle conosciute, non ho altro da aggiungere.



SPAGNUOLO Carla

Mi scusi, Presidente. A questo punto, non siamo messi nella condizione di votare ciò che riteniamo, perché il Presidente dice che noi dovevamo informarci in Commissione nomine. Lei dice che ieri dovevamo andare alla Commissione nomine e informarci. Io ho memoria e ci sono state delle circostanze nelle quali il Presidente, nel momento in cui si andava alla votazione delle nomine, dava degli elementi che consentivano o meno ai Consiglieri di esprimere il loro voto. Mi sembra strano che non si possa procurare questi elementi per poterli mettere a disposizione dei Consiglieri.
A questo punto, ci riserviamo, parlando un momento con l'opposizione proprio soltanto un minuto, di valutare che tipo di comportamento assumere.
Noi non ci siamo rifiutati di fare le nomine, vogliamo semplicemente procedere alle nomine sulle quali riteniamo di avere gli elementi per poterci esprimere.
Ci consenta un minuto, siamo qui sui banchi per poterci confrontare. Il Gruppo dei DS ha già detto che non parteciperà alla votazione, ma vorremmo confrontarci un momento perché è strano ed anche un po' grave, secondo me che il Presidente non possa richiamare all'aula elementi certi.
Faccio un esempio: molte volte lei ricorda come si sono espressi i Gruppi su determinate votazioni nelle Commissioni. Anche in quel caso dovrebbe dire di andarci a informare. Qui siamo a fronte di nomine a scheda segreta, importanti e contestate; la inviterei a darci questi elementi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Presidente, poiché intendo non partecipare a molte delle votazioni e quindi presumo che, se voto, voto per schede singole, questo è un elemento che, secondo me, non dà, rispetto al voto in blocco, la sicurezza del fatto che il voto sia segreto, perché evidentemente la mia scheda così divisa e separata dalle altre è identificata.



PRESIDENTE

Consigliere Papandrea, le schede sono state pinzate solo per comodità.
Se si ritiene, si possono spinzare.
Faccio una proposta: il tempo per la votazione lo fisso in un'ora e faccio consegnare dei documenti conoscitivi rispetto a quanto è stato detto in Commissione.
La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Scusi, Presidente, ma uno dei documenti conoscitivi è il verbale dell'ultima riunione.



PRESIDENTE

Non ho detto il verbale, ho detto documenti conoscitivi.



MONTABONE Renato

No, ma glielo chiedo io. Il verbale dell'ultima riunione, siccome da qualche mese lei non fa più le Commissioni Nomine, non è ancora stato approvato.



PRESIDENTE

Le ho detto di un documento conoscitivo che è il documento formato dagli Uffici e che ho utilizzato per dare le risposte.



MONTABONE Renato

Vede, Presidente, che qui è il gatto che si morde la coda? Io le chiedo il verbale dell'ultima Commissione nomine, sulla quale ci attestiamo, ma non è ancora stato approvato perché lei non fa le Commissioni Nomine.



PRESIDENTE

Questo è un altro argomento.



MONTABONE Renato

Questa è un'altra omissione!



PRESIDENTE

Lo teniamo a verbale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio

Anch'io, come il collega Papandrea, chiedo che venga garantita la possibilità che ha il Consigliere di non partecipare al voto. Il voto cumulativo su tutte le schede non lo garantisce.



PRESIDENTE

Non è un voto cumulativo; è un voto sulle singole schede, che voi potete consegnare separate.



SAITTA Antonio

Le questioni sono due: una, deve essere garantita la non partecipazione al voto; l'altra è che la non partecipazione al voto deve essere in qualche maniera censita con un voto nell'urna in cui ci sono tutte le schede questo non è possibile - ma per poter garantire questo, bisogna che ci siano schede nell'urna per ogni nomina da fare.



PRESIDENTE

Non possiamo allestire 44 urne!



SAITTA Antonio

La modalità che lei propone e che è una consuetudine è basata su un accordo complessivo sulle modalità. Nel momento in cui non c'è un accordo complessivo su questa modalità, per garantire la non partecipazione al voto del singolo Consigliere bisogna procedere ad ogni singola votazione. Anche perché, se così non avviene e venisse accolto il suggerimento che lei ha dato da qualche parte e che qualche collega ha ripreso, come il collega Angeleri, che è quello di strappare la strappare la scheda, in questa maniera non viene garantita...



PRESIDENTE

Non fatemi dire cose che non ho detto. Non ho detto di strappare le schede, ho preso atto delle modalità che sono capitate in passato.



SAITTA Antonio

Se questa modalità adottata nel passato venisse adottata anche oggi perché è una consuetudine senza un accordo, non verrebbe garantito un altro principio fondamentale nel voto, che è quello della segretezza del voto.
Per questo motivo, ripropongo che si attui la modalità di procedere, per ogni ente, con singole votazioni. Questo garantisce la segretezza e la libertà di non poter partecipare al voto. E questo si verifica soltanto con il voto per ogni Ente. Se questo non avviene, ci sono tutti gli elementi per poter ricorrere.
Presidente, credo che avrebbe anche dovuto, nel momento in cui fa una proposta, credo che ormai in questa vena in cui la maggioranza intende fare sempre dimostrazione di atto di forza si può fare tutto, e neppure scandalizzarsi del fatto che sono stati proposti, come scrutatori due componenti delle maggioranza, neppure una proposta di un componente delle...



PRESIDENTE

Consigliere, lei non segue i lavori! Ho chiesto a dei Consiglieri della minoranza, hanno detto che non potevano accettare, ho dovuto, pertanto scegliere due Consiglieri della maggioranza.



SAITTA Antonio

Innanzitutto, la minoranza deve esprimersi. In ogni caso, resta il fatto che lei dovrebbe avere la preoccupazione del fatto che il seggio abbia anche una presenza della minoranza e questa condizione viene richiesta, ed è un elemento importante, per poter garantire due elementi che altrimenti non sono garantiti: la non partecipazione al voto e la...



PRESIDENTE

Mi faccio carico di questi problemi, chiedo che l'urna venga posta come spesso viene posta, in quella posizione per ulteriore garanzia, chiedo al Consigliere Gatti, se ritiene, di integrare il seggio. Fisso in un'ora il termine per la votazione. Le schede...
SPAGNUOLO Carla (fuori microfono) Le avevo chiesto un minuto di tempo, Presidente.



PRESIDENTE

Un minuto è già passato, io ho... Fisso in un'ora il termine.
Consiglieri, ho un problema, per cui devo fissare in questo modo: un'ora di tempo.
Chiedo cortesemente al Consigliere Gatti se può integrare il seggio l'urna la mettiamo lì dietro; le schede vengono consegnate divise - sarà un lavoro un po' più lungo - in modo che, essendoci un numero, si possono raccogliere successivamente e così vengono garantiti tutti i principi.
La parola al Consigliere Gatti.



GATTI Agostino

Una precisazione. Voglio sapere dal Presidente come può garantirmi che io non partecipo alla votazione su un singolo ente che non ha detto. Voglio che sia certificato a verbale.
Signor Presidente, chiedo scusa, vorrei capire con quale modalità viene certificata la mia non partecipazione a una singola votazione, come Consigliere, perché voglio che rimanga a verbale che su qualche singola nomina io non parteciperò al voto. Quindi voglio sapere come questo viene certificato a verbale.
Per quanto riguarda l'integrazione alla Commissione, è chiaro che di fronte a un nuovo accordo e ad una "soppesazione" della maggioranza, io non partecipo allo scrutinio.



PRESIDENTE

Dato che abbiamo fissato un termine ampio (un'ora), il singolo Consigliere vota come ritiene queste schede; quando viene chiamato consegna le schede là dietro, senza che nessuno lo veda, se non il seggio ovviamente consegna le schede che ritiene di consegnare.



GATTI Agostino

Ma la mia non partecipazione al voto come viene certificata dall'aula?



PRESIDENTE

Consigliere Gatti, il sistema che ho proposto credo che sia un sistema che tiene conto di tutte le esigenze.
Chiedo all'aula... La Consigliera Ferrero è indisponibile. Chiedo al Consigliere Angeleri: è disponibile per il seggio? GALLARINI Pierluigi (fuori microfono) Sono disponibile io, Presidente.



PRESIDENTE

Dunque gli scrutatori del seggio sono i Consiglieri Gallarini e Galli.
Consigliere Gatti, è disponibile per il seggio?



GATTI Agostino

Ho già detto di no, è disattento!



PRESIDENTE

C'è un Consigliere di minoranza disponibile per il seggio?



GATTI Agostino

Presidente, lei mi deve rispondere: come certifica la mia libertà di non partecipare al voto qui dentro?



PRESIDENTE

Lei viene chiamato all'urna: alle votazioni cui ritiene di partecipare partecipa; alle altre non partecipa.



GATTI Agostino

E come me lo certifica lei?



PRESIDENTE

Faccia un'autocertificazione.
Abbiate pazienza. Devo concludere questa discussione. Stabilisco un'ora per le votazioni; l'urna va posta lì dietro.
I Consiglieri Galli e Gallarini presidiano il seggio.
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Presidente, sono disponibile a partecipare al seggio. A questa condizione che le pongo, e abbia la cortesia di ascoltarci e si preoccupi anche della minoranza, non soltanto del fatto che la maggioranza...



PRESIDENTE

Io ho dei problemi personali... Per cortesia, lei è disponibile e la ringrazio...



SAITTA Antonio

Presidente, abbia la pazienza di ascoltarmi.
Il collega Gatti dice sostanzialmente questo: se sugli ambiti territoriali di caccia, ATC e comprensori alpini non intende partecipare...
GATTI Agostino (fuori microfono) E che lo sappiano tutti...



PRESIDENTE

Lo dichiara.



SAITTA Antonio

Lo dichiara dove?



PRESIDENTE

In aula.



SAITTA Antonio

In aula? Allora noi facciamo una votazione congiunta e si fa una dichiarazione in aula su questo?



PRESIDENTE

Se lei ritiene di fare delle dichiarazioni, io ho sempre lasciato svolgere tutte le dichiarazioni possibili.
Allora, Consiglieri Saitta, Galli e Gallarini: un'ora di tempo. Vi chiedo la cortesia di poter votare per primo.



SAITTA Antonio

Presidente, non partecipo perché lei non garantisce la segretezza del voto e non garantisce la libertà di voto. Questo sarà elemento di ricorso per queste nomine e mi stupisco che lei proceda in questo senso.



PRESIDENTE

Un'ora di tempo: vi chiedo la cortesia di poter votare per primo perché mi devo assentare.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MINERVINI



PRESIDENTE

Io però pregherei, dato che l'aula è così confusa, di lasciarmi fare il Presidente, visto che mi hanno fatto sedere qui.
La parola al Consigliere Grasso.



(Il Consigliere Grasso procede all'appello nominale relativo alle operazioni di voto, chiamando per primo il Presidente Deorsola, il quale deposita le proprie schede nell'urna ed abbandona l'aula)



PRESIDENTE

GATTI Agostino (fuori microfono)



PRESIDENTE

Cos'ha fatto Deorsola? Non ho capito.



PRESIDENTE

GRASSO Luciano (fuori microfono)



PRESIDENTE

Ha votato.



(Il Consigliere Grasso procede con l'appello nominale)



PRESIDENTE

SPAGNUOLO Carla (fuori microfono)



PRESIDENTE

No, no. Nessuno le ha dato l'incarico di procedere a fare l'appello!



PRESIDENTE

Aspetta, Grasso, non te l'avevamo detto, io non te l'avevo detto. Per favore, signori, sono seccata anch'io, se volete. Va bene?



(La Consigliera Spagnuolo continua nelle sue proteste fuori microfono; nel frattempo, il Consigliere Grasso continua ad effettuare l'appello nominale)



PRESIDENTE

PAPANDREA Rocco (fuori microfono)



PRESIDENTE

Voglio fare una dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

Consigliere Grasso, sospenda per un attimo.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Il Presidente Deorsola, uscendo, aveva detto: mi alzo, vi lascio, me ne vado. Aveva detto che i Consiglieri potevano svolgere le loro dichiarazioni...
Prego, Consigliere Grasso.



(L'appello nominale procede)



PRESIDENTE

SPAGNUOLO Carla (fuori microfono)



PRESIDENTE

Ma è un'aula, questa, o che cos'è?



PRESIDENTE

Non urliamo: siamo in votazione! SAITTA Antonio (fuori microfono) Presidente, è possibile fare dichiarazioni di voto?



PRESIDENTE

Ho sentito, ma siamo in votazione... Scusate, il Presidente si è alzato e se n'è andato; io non ero in aula...
SPAGNUOLO Carla (fuori microfono) Lei non ha detto di fare l'appello nominale, l'ha detto qualcuno della maggioranza!



(Continuano le operazioni di voto e le rimostranze dei Consiglieri della minoranza)



PRESIDENTE

SAITTA Antonio (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, nel momento in cui sarò chiamato voglio fare la dichiarazione di voto: mi viene consentito?



PRESIDENTE

MONTABONE Renato (fuori microfono)



PRESIDENTE

Voglio fare dichiarazione di voto!



PRESIDENTE

Non posso farle fare dichiarazione di voto perché la votazione è cominciata; non mi risulta che il Regolamento ammetta...
MONTABONE Renato (fuori microfono) Ma il Presidente Deorsola, uscendo, aveva detto che era possibile fare dichiarazioni di voto!



PRESIDENTE

Però io non sono il Presidente Deorsola; io vado secondo il Regolamento. Non ho preso io quell'impegno né mi è stato dato di persona ragione per cui continuo così. Fate poi quello che credete.
SAITTA Antonio (fuori microfono) Allora, Presidente, senta il verbale.



PRESIDENTE

Continui pure, Consigliere Grasso.



(Proteste dai banchi dell'opposizione)



PRESIDENTE

PAPANDREA Rocco (fuori microfono)



PRESIDENTE

Intendo dichiarare quali sono le votazioni a cui non intendo partecipare. Essendo 42, intendo spiegare una per una il mio voto! La Presidente non mi garantisce il diritto di votare!



(Fra le reiterate proteste provenienti dai banchi dell'opposizione, il Consigliere Saitta viene chiamato; si reca all'urna e lì svolge alcune dichiarazioni)



PRESIDENTE

SAITTA Antonio (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, sono stato chiamato. Le faccio notare che il Presidente Deorsola...



PRESIDENTE

Sono preposta a svolgere questo lavoro. Allora vi dico anche questo...
ANGELERI Antonello (fuori microfono) Presidente, il Consigliere Saitta sta facendo una cosa che non si pu fare! SPAGNUOLO Carla (fuori microfono) Fa semplicemente una dichiarazione di voto in occasione della votazione! GHIGLIA Agostino (fuori microfono) Siete voi della minoranza che state prevaricando! MONTABONE Renato (fuori microfono) Presidente del Consiglio, avreste dovuto esercitare i poteri sostituivi un anno fa! Vergogna!



(Il Consigliere Saitta, ancora in piedi presso l'urna, chiede al Consigliere Gallarini, scrutatore del seggio, di mettere per iscritto le sue dichiarazioni)



PRESIDENTE

SAITTA Antonio (fuori microfono)



PRESIDENTE

Faccio notare che il Presidente del Consiglio, uscendo, ha dichiarato in aula che era possibile fare dichiarazioni di voto, per garantire la possibilità di non partecipare ad alcune votazioni.
Constato che questa possibilità non mi viene più garantita dal Presidente pro tempore, per cui non mi viene garantito il diritto alla libertà di voto.
Faccio rilevare che il Presidente pro tempore Minervini ha assunto questa decisione su sollecitazione del Capogruppo di AN, Agostino Ghiglia.
Il Presidente pro tempore ha così violato lo Statuto e il Regolamento.
Per questi motivi, non partecipo al voto.



PRESIDENTE

ANGELERI Antonello (fuori microfono)



PRESIDENTE

Questa del Consigliere Saitta è una buffonata!



PRESIDENTE

Consigliere Saitta, la ringrazio della sua dichiarazione.
Adesso chiedo all'aula di continuare e terminare la votazione.



(Le operazioni relative alla votazione proseguono sino al termine dell'appello nominale)



GRASSO Luciano

La votazione è chiusa.



PRESIDENTE

No, colleghi, la votazione non è chiusa, perché sappiamo tutti - e questo l'ho sentito anch'io - che il seggio rimane aperto un'ora; dopo quest'ora vedremo... Però voglio dire a coloro che si allontanano dall'aula non dovendolo forse fare, ma lo faranno - che subito dopo riprenderà il Consiglio (verso le ore 15.30).
RIBA Lido (fuori microfono) Posso parlare, Presidente?



PRESIDENTE

Consigliere Riba, c'è il seggio aperto, non credo proprio. Abbia pazienza!



(Il seggio rimane aperto per un'ora)



PRESIDENTE

Dichiaro chiuso il seggio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 15.11)



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