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Dettaglio seduta n.406 del 29/10/99 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellingeri, Bortolin, Cavallera Dutto, Farassino, Leo, Manica, Montabone, Pazè, Racchelli, Rossi, Rosso Vaglio e Viglietta.


Argomento:

Verifica numero legale


PRESIDENTE

Ho verificato che ci fosse il numero legale che è pari a 25 in virt dei congedi.



SIMONETTI Laura

Lo possiamo verificare, Presidente?



PRESIDENTE

Desidera verificarlo? Me lo chiede il suo Capogruppo?



CHIEZZI Giuseppe

Certo, chiedo la verifica del numero legale, visto che sono le quattro meno un quarto!



PRESIDENTE

D'accordo. Procedo dunque all'appello nominale per la verifica del numero legale.



(Il Presidente Deorsola effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Si constata la presenza del numero legale, essendo presenti in aula n.
25 Consiglieri ed in congedo n. 14 Consiglieri.


Argomento: Commercio al dettaglio - Pianificazione territoriale - Urbanistica: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 655: "Indirizzi generali e criteri di programmazione urbanistica per l'insediamento del commercio al dettaglio attuazione del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114" e ordine del giorno collegato (seguito)


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto per una dichiarazione.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

La Giunta ritiene che l'interesse e il dovere della Regione siano quelli di procedere con l'adempimento dell'approvazione della delibera.
Ripeto: procedere con l'adempimento dell'approvazione della delibera indipendentemente dalle parti favorevoli o contrarie al contenuto della delibera stessa. Quindi, proprio per favorire questo passaggio, la Giunta ritira gli emendamenti agli artt. 15, 18 e 19. Rimane l'emendamento alle premesse, comma 5, visto in precedenza.



PRESIDENTE

Posta questa premessa, ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Non ho capito: l'Assessore ha detto che ritira tutti gli emendamenti a sua firma?



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Sì.



CHIEZZI Giuseppe

Lei prende atto di questo, Presidente?



PRESIDENTE

Io ne devo prendere atto.



CHIEZZI Giuseppe

Allora prenda atto che anche io ritiro tutti i miei.



(Commenti del Consigliere Gallarini)



CHIEZZI Giuseppe

Fidarsi è bene, lo sai.
Dunque, preso atto che sono stati ritirati tutti gli emendamenti da parte dell'Assessore Pichetto e se non ci sono altri emendamenti consegnati da parte di altri, io ritiro - a questa condizione - tutti gli emendamenti a firma Simonetti e Chiezzi, ove - ripeto - non esistano altri emendamenti tranne quello al comma 5.



PRESIDENTE

Allora, riassumendo ancora una volta, rimane solo l'emendamento al comma 5 delle premesse: 07) il V capoverso della premessa è così sostituito: "preso atto che su tale atto deliberativo, da assumersi in fase di prima applicazione della riforma del commercio, la Regione ha acquisito i pareri delle rappresentanze territoriali e sociali di cui all'art. 6, comma 4 del d.lgs. 114/1998, e che lo stesso è stato altresì sottoposto dalla Giunta regionale alla valutazione della Conferenza permanente Regione-Autonomie locali, di cui alla legge regionale n. 34/98".
Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto con 25 voti favorevoli e 11 contrari.
Prima di porre in votazione l'intero testo della deliberazione chiedo se vi sono delle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto la parola la Consigliera Spagnuolo per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



SPAGNUOLO Carla

Svolgerò una breve dichiarazione di voto, perché trattandosi di un provvedimento molto importante la posizione del nostro Gruppo resti agli atti.
Dopo l'iter molto tormentato che questa delibera ha avuto e a seguito del dibattito che si è svolto anche largamente in Commissione, è evidente che il nostro Gruppo esprimerà un voto proprio convintamente contrario.
Noi abbiamo scelto il percorso - l'abbiamo già scelto anche nella discussione della legge sul commercio, la chiamo così brevemente - di non appesantire il dibattito dell'aula con interventi che non ci sembrassero veramente essenziali e di intervenire soltanto in alcuni snodi del dibattito e su alcune questioni che ci sembravano di particolare importanza.
Abbiamo scelto la strada di non appesantire il dibattito e di intervenire - ripeto - soltanto in alcuni snodi, ponendo l'attenzione sulle questioni che ci sembravano avere un margine di problematiche di legittimità. Sul merito della legge abbiamo espresso le nostre perplessità.
Queste perplessità esistono anche per il testo deliberativo, che riteniamo straordinariamente carente, soprattutto per il collegamento e i rapporti che questa materia, inerente agli insediamenti commerciali, ha nel campo dell'urbanistica. La deliberazione, da questo punto di vista, è straordinariamente carente.
Vi è stata un'assenza totale di governo delle problematiche urbanistiche, in particolare da parte dell'Assessorato competente, che non è l'Assessorato del collega Pichetto, dalle cui posizioni ci sentiamo molto lontani ma a cui diamo atto di avere, per lo meno, ascoltato le questioni poste.
L'emendamento al testo, alla relazione della deliberazione, al capoverso 5, non lo abbiamo commentato con una dichiarazione di voto perch siamo intervenuti spesso nella seduta di Consiglio precedente e non vogliamo allungare oltre i tempi. In ogni caso, non ci convince, perch mette in evidenza che la Giunta regionale ha omesso di governare un passaggio che attiene alla legittimità di questa valutazione e al parere della Conferenza permanente Regione-Autonomie locali.
Non interverremo più neanche sull'ordine del giorno. Comunque, esprimo fin d'ora, anche sull'ordine del giorno e a nome del collega Angeli, il nostro voto contrario. Questo perché si denoti una presa di posizione molto precisa: secondo noi, sia l'emendamento al comma 5 sia l'ordine del giorno pongono in evidenza il possibile vizio di legittimità di questa deliberazione. Esprimiamo anche il nostro assenso a che la Giunta abbia ritirato gli emendamenti, in particolare l'emendamento all'art. 15, che ipotizzava un'ulteriore tolleranza per ciascuna tipologia di struttura distributiva. Quell'emendamento - ne prendo atto, è stato ritirato avrebbe aggravato una convinzione che abbiamo avuto per tutto il corso del dibattito sulla legge e adesso, a maggior ragione, sulla deliberazione, una convinzione che abbiamo espresso in tutte le sedi in cui siamo intervenuti (convegni, il giornale del nostro Gruppo, iniziative di carattere televisivo). Era nostra convinzione e fonte di preoccupazione il rischio che questo testo di legge e la deliberazione dessero un ulteriore via libera alla grande distribuzione. Tendo a precisare che, comunque, noi vediamo la grande distribuzione come un male: è una realtà del nostro tempo, e come tale deve essere inserita al meglio nel tessuto sociale economico e culturale di una città.
Questo lo abbiamo sempre detto, e ne siamo convinti. Ci sembra però che né la legge né la deliberazione governino a sufficienza il rapporto tra grande distribuzione e il resto del tessuto commerciale.
Nella dichiarazione di voto, convintamente negativa, che noi diamo all'insieme del pacchetto "Commercio", voglio però, da un lato, ringraziare l'Assessore Pichetto che ci ha ascoltati, e dall'altro, ringraziare anche gli uffici, la funzionaria che è così largamente intervenuta in una materia difficilissima, della quale capiscono veramente a fondo solo gli addetti ai lavori, una materia che è andata avanti, negli ultimi dieci anni, a sciabolate distruttive. Già il decreto Battaglia ha rappresentato soprattutto nella sua prima versione, una sciabolata distruttiva, sotto la quale i Comuni da prima e le Regioni poi, in un primo momento inermi, hanno imparato a reagire. Poi ci sono stati dei provvedimenti successivi, ed oggi è arrivata la normativa Bersani, che mette le amministrazioni in uno stato di ulteriore difficoltà, perché tra l'altro avvicina le piccole realtà alle grandi aree urbane. Entrambe si trovano a dover reagire senza avere gli strumenti, sempre di più questa materia commerciale si trova a dover fare i conti con il grande capitale che, legittimamente, si muove ed opera sul territorio, chiaramente con strumenti e capacità (anche di carattere tecnico e professionale) che non sempre trovano interfacce sufficienti per ragioni oggettive - nei comuni e nelle strutture pubbliche.
Per la verità, la Regione Piemonte ha, nella sua struttura, competenze professionali in grado di far fronte a queste situazioni, in un modo o nell'altro. Però, ci rendiamo conto che questo non sempre può essere sufficiente.
Per questo, pur non condividendo il testo, desidero comunque ringraziare la struttura regionale, che ha dimostrato una competenza tale da confrontarsi con le competenze esterne, che esistono, nelle associazioni del commercio, e soprattutto nel mondo della grande distribuzione, che ha dalla sua valenti professionisti.
Penso che, come amministratori, stiamo attraversando - anche se dai banchi dell'opposizione, siamo pur sempre amministratori - una fase tuttora in corso, di transizione nel mondo del commercio. Se prima era si doveva gestire il rapporto tra piccola distribuzione e grande distribuzione, oggi la situazione è molto più complessa. A questi problemi se ne sono aggiunti degli altri, i problemi della grande distribuzione: all'interno del mondo della grande distribuzione, infatti, si riscontrano problemi di carattere commerciale, economico e occupazionale. Non possiamo augurare la crisi della grande distribuzione. Sarebbe mera follia.
Abbiamo un altro problema, in definitiva, che è quello che ci ha fatto prendere le decisione di lasciar passare, senza ostruzionismo, sia la legge precedente sia questa deliberazione, alla quale siamo contrari, ed è il fatto che oggi noi abbiamo problemi di piccolo commercio, di grande distribuzione al suo interno, di distribuzione italiana con la distribuzione d'oltralpe. Problemi di cui, evidentemente, dobbiamo tener conto. E' per questo che non potevamo pensare di lasciare questo settore nella totale deregulation, in una fase di grande incertezza che l'applicazione tout court della normativa Bersani avrebbe oggettivamente lasciato.
Per questi motivi ci siamo regolati nel percorso di questo dibattito in questo modo, e tuttavia i due provvedimenti, per questioni di merito e di legittimità, vedranno il voto convintamente contrario del nostro Gruppo politico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, intervengo anch'io per esprimere voto contrario sulla deliberazione, richiamandomi a quelle già discusse in occasione dell'approvazione della legge d'applicazione del decreto Bersani.
La deliberazione del Consiglio indica chiaramente le modalità con cui è stato affrontato il problema - a nostro avviso, malamente; la deliberazione pervenuta in aula, è assai diversa rispetto all'impianto originario presentatoci dalla Giunta regionale parecchio tempo fa.
Il lavoro della Commissione è servito a chiarire molti aspetti, a svolgere alcune precisazioni, ad evitare zone d'ombra e, soprattutto, a dimostrare e confermare la nostra opinione - forse sbagliata - di un provvedimento sbilanciato verso la media e, in modo particolare, grande distribuzione.
A conferma di quest'opinione, i cambiamenti apportati al provvedimento dall'Assessore nelle diverse riunioni del lavoro della Commissione.
Voglio ricordare ai colleghi che si era partiti dalla convinzione della Giunta regionale, che riteneva che nelle conurbazioni del Piemonte, e quindi nella maggior parte delle aree piemontesi, fosse necessario avere 1,8 mq. per abitante da adibire alla media e grande distribuzione. Pi precisamente, 1 mq. per la media distribuzione e 1,8 mq per la grande distribuzione. Questo il punto di partenza dell'Assessore: 1,8 mq. che portò fonti non sospette sotto questo aspetto, quali l'ASCOM, a definire che, ad esempio, per l'area metropolitana torinese occorreva poter disporre, nei piani regolatori, di 900.000 mq. di superficie commerciale utile lorda in più.
Le contestazioni mosse durante questo periodo, e la preoccupazione della Giunta regionale che si è trovata in una qualche difficoltà rispetto a tali osservazioni, ha provocato un risultato.
In sede di Commissione la Giunta regionale ha proposto una riduzione dei parametri di superficie utile lorda, passando dall'1,8 mq. a 1 mq. per l'area torinese e mantenendo valori maggiori - intorno all'1,8/1,4 mq.
per le conurbazioni minori.
In tal senso, abbiamo iniziato una nuova contestazione e la Giunta regionale ha scelto di non indicare alcun un parametro di superficie.
L'assenza di indicazioni, a mio avviso, è stato assolutamente sottovalutato rispetto agli effetti che può provocare la totale mancanza di parametri. Senza alcuna indicazione di qualche tipo, quali i criteri cui si atterranno gli Uffici che dovranno provvedere all'istruttoria sulle varianti ai Piani regolatori? Come potrà la Regione Piemonte valutare se un Piano regolatore contiene poca o molta superficie commerciale utile lorda? Passiamo ad una fase di completa deregulation per quanto riguarda la superficie commerciale lorda; vengono sì mantenuti determinati parametri ma quelli che la Giunta regionale ha ritenuto alti, e che poi ha modificato, sono stati totalmente eliminati. Attualmente, non c'è assolutamente nulla; per cui, le valutazioni in termini quantitativi della superficie commerciale utile lorda per la media e grande distribuzione si verificheranno attraverso chiacchiere e dialoghi tra l'Amministrazione comunale e gli Uffici istruttori della variante al Piano regolatore.
Un'ultima considerazione.
Il testo del provvedimento è chiaramente amputato di alcune parti.
Ricordo la discussione della classificazione delle aree di programmazione all'art. 10. Tale classificazione è stata individuata attraverso un elenco preciso di dei Comuni; la classificazione delle conurbazioni è stato un lavoro utile per la definizione dei parametri per la superficie utile lorda. Dopodiché, in assenza di parametri, è rimasta la precedente classificazione che non ha effetti sul resto della deliberazione.
Le aree di programmazione sono niente; quell'art. 10 resta "sulle nuvole"; non ha alcuna applicazione, sotto qualsiasi aspetto. E' un testo che non regge; non si tratta di aree di programmazione, ma di chi programma, e che cosa. Sotto questo aspetto - ripeto - è la completa deregulation a favore della grande distribuzione.
Resta il problema del periodo transitorio, delle norme sostitutive. In tal senso, in più occasioni l'Assessore Pichetto ci ha rassicurati personalmente, continuo ad affermare che tali rassicurazioni sulla tutela degli interessi delle autonomie locali non vengono garantite né attraverso la legge approvata né, tanto meno, dall'art. 30 della deliberazione.
L'art. 29 dice chiaramente "nel caso in cui il Comune non adegua il Piano regolatore ai criteri..." c'è il potere sostitutivo. L'esercizio di quest'ultimo da parte della Regione viene regolamentato nell'art. 30: "Le norme sostitutive hanno efficacia limitatamente al riconoscimento degli addensamenti e delle localizzazioni commerciali": ha potere su tutto: sul riconoscimento non soltanto dell'esistente, ma anche delle localizzazioni commerciali. Si aggiunge: "... e si applicano solo in sede di esame delle richieste di autorizzazione commerciale, concessione e autorizzazione edilizia per la media e grande struttura di vendita". E' un potere sostitutivo che non è garantito dall'idea espressa dall'Assessore in sede di Commissione, ed in aula, ovvero che non si sarebbe toccato quanto presente nel Piano regolatore. Se non si tocca nulla, il potere sostitutivo quando interviene? Il potere sostitutivo interviene nel momento in cui si varia il Piano regolatore per individuare, come recita il comma 2), le aree di localizzazione commerciale.
Secondo le indicazioni contenute nel comma terzo, dell'art. 30, "Il riconoscimento degli addensamenti e delle localizzazioni commerciali avviene sulla base dello stato di fatto dei luoghi". La dizione "stato di fatto dei luoghi" non è un termine urbanistico; con tale dizione non s'intende che viene mantenuta la stessa destinazione o che questa viene cambiata da "residenziale" a "commerciale". Non c'è garanzia. D'altronde non poteva essere detto diversamente, perché le norme sostitutive hanno un ben preciso significato: l'individuazione di aree di localizzazione commerciale oltre che di addensamenti commerciali.
Questi i motivi - altri li ho espressi in passate occasioni - per conformare il giudizio negativo su questo testo, che contiene elementi d'illegittimità e non sviluppa opportunamente i compiti assegnati dal decreto legislativo Bersani. Abbiamo la sensazione - speriamo di sbagliare che il testo, di per sé, sia illegittimo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, i motivi in base ai quali il Gruppo dei Comunisti italiani decide di votare contro la deliberazione sono stati illustrati sia negli interventi in sede di dibattito generale sul decreto legislativo che abbiamo approvato qualche tempo fa, sia in apertura dei lavori di oggi, sulla deliberazione collegata, sia in interventi successivi che, a vario titolo, sono stati svolti su questo o quell'aspetto della deliberazione.
Riteniamo incongruo nonché illegittimo il modo in cui la Regione Piemonte ha deciso di attuare il decreto n. 114. Incongruo innanzitutto per la decisione di separare in due provvedimenti l'attuazione dello stesso decreto legislativo; sarebbe stato meglio, secondo il nostro punto di vista, realizzare la riforma con un solo provvedimento.
Nel merito, la separazione in due provvedimenti ha portato, sempre secondo il nostro Gruppo, a violare le norme della legge urbanistica che prevedono, in capo ad uno strumento di legge, alcune decisioni in ordine agli standard urbanistici. Vi è però una seconda violazione di legge contenuta nella deliberazione, relativa al fatto che ci troviamo di fronte a scelte di pianificazione territoriale che vincolano i Comuni ad essere collocati, dal punto di vista socio-economico, in certe categorie, senza che questa collocazione sia sostenuta, come prevede la legge, da analisi strumenti e documentazione propri di un Piano territoriale, sia esso di carattere regionale o di carattere provinciale.
Segnaliamo, dunque, questi due grossi elementi di illegittimità.
Vi sono anche dubbi sulla legittimità della procedura; il fatto che il rapporto con la Conferenza Regioni Autonomie non si sia attuato o sia intervenuto in modo non conclusivo getta sulla deliberazione la possibilità di un'illegittimità.
Vi sono inoltre numerose osservazioni, svolte in sede di discussione in Commissione, in piccola parte recepite dall'Assessore, che ringraziamo e in parte, invece, respinte. Vi sarebbero inoltre, altre osservazioni, non ancora illustrate - non lo saranno per l'accordo intervenuto tra tutti i Gruppi di portare a termine entro oggi, l'esame e la votazione della deliberazione - altrettanto critiche sulla composizione della classificazione dei Comuni in Comuni-polo, in Comuni subpolo. Analizzando gli elenchi non si comprende con quale logica, oltreché con quale forza normativa - base d'appoggio di analisi, di criteri - si collochino i Comuni nella rete primaria di Comuni-polo, oppure nei Comuni-subpolo.
Non riporto in questa sede degli esempi, che sono comunque lampanti e non solo riferiti alla Provincia di Torino.
Pur di fronte a questi elementi devo rilevare che il lavoro complessivamente svolto sull'attuazione del decreto Bersani è stato impegnativo e, per quanto riguarda il mio Gruppo, di soddisfazione dal punto di vista della possibilità, in Commissione, di approfondire i temi.
Purtroppo, però, mentre con l'Assessore Pichetto abbiamo potuto incontrarci/scontrarci a seconda dei temi e delle opinioni sugli stessi con l'Assessore Botta vi è stata assenza di colloquio e di incontro, a causa del perdurante sostanziale silenzio dell'Assessore su temi che pure interessano almeno la metà fisica sia della legge sia della deliberazione ma che illuminano gran parte di tutta la struttura deliberativa e legislativa.
E' stato un peccato; ci siamo resi conto, forse non sbagliando, che la differenza d'impegno fra i due Assessori ha provocato un'altrettanta differenza da parte delle strutture degli Assessorati, che è parso abbiano lasciato l'Assessorato al commercio un po' solo e privo di colloquio, di dialettica tra competenze commerciali e urbanistiche. E che solo saltuariamente, a posteriori, e quindi in modo difficile da comporre, i due punti di vista tecnici si siano qualche volta incontrati, ma di rado e secondo noi, in modo insoddisfacente.
Comunque, per quanto riguarda il lavoro che è stato possibile svolgere do atto all'Assessore Pichetto di aver tenuto un comportamento corretto politicamente maturo, produttivo. Egli ha infatti accettato il dialogo nonché qualche proposta di merito; ha avuto un importante sostegno da parte di tutto l'Ufficio, in particolare da parte di chi ha seguito, anche con passione oltreché con attenzione, i nostri lavori. Ufficio al quale porgiamo anche noi, come hanno fatto altri colleghi, tutti i nostri complimenti, depurando i nostri rapporti dagli inevitabili contrasti di opinione, che però non separano il nostro lavoro, ma, semmai, aiutano ad approfondire i problemi e a superarli - si è visto in quest'occasione - con una concordia di comportamenti che porta la deliberazione a poter essere approvata, secondo noi illegittimamente, ma bene o male, entro i termini previsti dalle scadenze del decreto Bersani.
Questi i motivi per cui il nostro Gruppo voterà contro la deliberazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Foco; ne ha facoltà.



FOCO Andrea

Signor Presidente, cercherò di restare nell'ambito dei cinque minuti: non ho abusato del tempo a disposizione del nostro Gruppo nel corso di tutto il dibattito e cercherò di non farlo nella dichiarazione di voto finale. Cercherò anche di non ripercorrere le osservazione, gli interventi che abbiamo fatto, e che sono agli atti Io non vorrei che, in tutta la nostra discussione, dopo esserci sforzati di ricercare l'equilibrio - lo dico per l'ennesima volta - tra discorso economico-commerciale ed urbanistico, grande distribuzione e piccola e media distribuzione, ci fossimo dimenticati di un altro interlocutore, a mio parere importante e fondamentale, che invece noi abbiamo cercato di avere presente nelle nostre osservazioni.
Torno a ripetere: la storia della distribuzione è scandita da scontri a vari livelli, sui metri quadri; volerli inseguire, tutte le volte, o voler mettere in modo eccessivo le "braghe" a tutto, diventa difficile.
Con questo, non voglio dire che non bisogna regolare, indirizzare o dare delle indicazioni di lavoro; anzi, bisogna intervenire proprio per evitare che ci sia la "jungla" e che ci siano dei riferimenti e dei punti validi per tutti, anche se sappiamo - e l'esperienza ci insegna - quanto sia difficile operare in questo settore. Spiace anche alla mia parte politica doverlo dire, ma è così: è il mercato. Quindi il nostro sforzo è quello di intervenire per questo equilibro.
Ma ritorniamo all'interlocutore di cui parlavo prima, che noi abbiamo cercato di avere presente, ma sovente, forse, ce ne siamo dimenticati. Si tratta dei consumatori, del cittadino che ha bisogno e deve avere la possibilità di scelta e di poter pagare i prodotti a un prezzo equo giusto, senza che ci siano da un lato eccessivi ricarichi e dall'altro lato non venga lasciata la possibilità per alcuni gruppi, per alcune potenze a livello anche internazionale (questo avviene nella grande distribuzione) di dettare le leggi del mercato e fare "piazza pulita", come si suol dire sradicando anche insediamenti storici che hanno dato il sapore della vita delle nostre città.
Io non so se con questa delibera ci siamo riusciti. Nel lavoro di Commissione che è stato citato da molti, ognuno di noi ha cercato di portare il suo contributo di correzione e penso che si possa dire onestamente che sia per quanto riguarda il decreto legislativo sia per quanto riguarda la deliberazione, i testi da come sono partiti, dal primo impatto con la realtà, a come sono arrivati hanno trovato una profonda modifica, cercando di avvicinarsi il più possibile a quest'ottica che per esempio era la nostra. Così anche cercando di evitare di costringere un po' troppo il ruolo e la funzione che devono avere gli Enti locali che mi pare fondamentale: la Regione deve dare delle indicazioni. Alla Regione compete creare un quadro di riferimento, però mi pare che stia poi all'ente locale (quando parlo di ente locale, senza voler offendere nessuno, mi riferisco a quelle realtà, o da sole o consorziate con altre, in grado di governare i processi complessivi sul loro territorio e non di subirli). Ci spiace per Assessore, che alla fine anche su questo provvedimento, di fronte a un ricco lavoro di Commissione (e qui anch'io voglio aggiungere i miei ringraziamenti alla struttura, si usa questo termine che è brutto, sia quella dell'Assessorato sia quella del Consiglio, per l'aiuto importante che hanno dato al nostro lavoro trasformando quelle che erano idee e pensieri in atti che non fossero magari in contraddizione con quello che volevamo esprimere, addirittura, quindi cercare di chiarire), a noi spiace dicevo - e non è la prima volta, che al ricco lavoro di Commissione non corrisponda complessivamente, invece, un lavoro così articolato a livello di aula. Solo su questi due provvedimenti, nel momento in cui abbiamo appena iniziato la discussione, ci siamo bloccati, non per merito nostro Assessore, ma per le condizioni in cui è stato portato da lei il provvedimento in aula. Comunque non abbiamo poi potuto proseguire, io sono convinto, anche su quel lavoro di arricchimento che sicuramente era ancora necessario perché noi per esempio come Gruppo avevamo affidato una formulazione all'Assessore, cosa che penso non ripeteremo più, nel senso che faremo noi in quella sede e quindi nella corsa finale al provvedimento quando questo viene licenziato dalla Commissione. Fino a quella fase ha avuto tutti i possibili arricchimenti, con tutta la difficoltà del caso perché sappiamo sia per l'art. 25, dove non ci nascondiamo dietro il dito e sia per gli artt. 18 e 19 che cosa significavano quegli emendamenti. Per noi abbiamo la consapevolezza che veniva corretto un sistema che aveva retto un processo e un tipo di sistemazione tabellare, disponibili a ridiscutere tutto, per carità! Ma non è pensabile poter concepire il centro commerciale senza un motore, una locomotiva interna che possa essere tale perché ne viene danneggiata la possibilità di attrattiva...



(Il Presidente Deorsola invita ripetutamente il Consigliere Foco a concludere l'intervento escludendogli il microfono)



FOCO Andrea

Ha ragione Presidente, non devo mai fare promesse all'inizio: credevo di non riuscire nemmeno a completare i cinque minuti con le poche cose che avevo da dire, quindi vado velocemente alla conclusione, però voglio terminare questo concetto.
Per cui se lasciamo delle situazioni squilibrate o non corrette a livello di equilibrio diamo la possibilità sicuramente al megacentro (ipermercato, supermercato, qualunque cosa) di fare e non invece una logica, di cui io mi trovo partigiano, di più, del centro commerciale dove la piccola e media distribuzione può trovare lì forme importanti di rilocalizzazione e abbiamo visto che questo è avvenuto laddove queste cose hanno funzionato in modo corretto, dove addirittura è stato necessario quasi il concorso per titoli ed esami per poter andare ad occupare gli spazi dei negozi! Perché il commerciante nella libera scelta della sua collocazione trovava in quella sede, quindi con un richiamo... Ma il discorso diventerebbe lungo ecc. ecc.
Quindi a noi, ed è l'ultima frase, spiace che poi alla fine non abbiamo potuto insieme discutere - anche discutere e non vedere approvati, non che quello fosse il toccasana - su quelle ipotesi che erano già emerse, lo torno a ripetere, non solo da una parte, in sede di Commissione; erano già state motivo di riflessione che avevamo fatto insieme.
Il nostro voto, che conferma quelli dati in precedenza, è contrario a questo provvedimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, si sta ormai concludendo - in ritardo sui tempi - la discussione sulla proposta di deliberazione di indirizzi generali e criteri di programmazione urbanistica per l'insediamento del commercio al dettaglio in sede fissa, presentato dalla maggioranza, che ha rischiato il commissariamento del Governo, appunto per il ritardo.
Vi sono nella delibera criteri urbanistici e indirizzi generali molto lacunosi e imprecisi, non certo risolutivi e propositivi per il commercio al dettaglio piemontese che come è noto è sempre più penalizzato e degradato da questo esecutivo.
Noi giudichiamo molto errata anche la separazione dei due provvedimenti sul commercio e crediamo che fosse necessario un solo provvedimento di legge regionale, però chiaro e puntuale, per aiutare il piccolo e medio commercio piemontese che, ripeto, è in fase molto negativa e che è stato ancora una volta dimenticato nella sua ampiezza.
Nella delibera poi si evidenziano anche rapporti non seri e corretti tra i futuri centri commerciali e i piani regolatori dei Comuni per la superficie commerciale lorda. Questo è un aspetto importante, perché si svilupperanno, a nostro avviso, grandi aree di programmazione commerciale piemontese, a totale discapito del piccolo e medio commercio. Quindi, noi voteremo contro, come Gruppo della Rifondazione Comunista, a questa deliberazione della Giunta regionale perché, lo ripeto in quanto l'ha detto anche il mio Capogruppo stamattina, la riteniamo inconcludente e imprecisa nei contenuti.
Inoltre, riteniamo non abbia nulla d'innovativo.
Ribadiamo anche che manca totalmente una vera politica di governo regionale sul commercio della nostra Regione in un momento economico e politico così delicato ed incerto per il Piemonte e per il Paese tutto.
Ancora una volta, ad essere penalizzata è la nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Mi sembra di aver già assistito a scene in cui l'opposizione si erge a portavoce di chissà quali disastri. Anche in questa occasione, come nelle altre, a portavoce di disastri non legati alla politica regionale.
Prendiamo, per esempio, la Malpensa. Mentre la Regione Piemonte veniva attaccata, in maniera profonda e violenta, dalle opposizioni regionali, non ci si accorgeva che in realtà il disastro era stato progettato e realizzato da un governo in cui, comunque, quest'opposizione ha una parte fondamentale. E' un governo dell'opposizione.
Oggi si tratta della stessa cosa perché, a monte dei discorsi della nostra opposizione, c'è un decreto che è frutto di questa opposizione.
Quando l'art. 2 del decreto legislativo del 31/3/1998 n. 114, all'art. 2 recita "libertà d'impresa e libera circolazione delle merci", stabilisce un principio, per quanto discutibile, per quanto passabile di aggiustamenti in relazione al mutare economico del mercato. Ebbene, questo art. 2 è fondamentalmente, il motore principale di tutti i problemi ricaduti sul commercio, sulle piccole, medie e grandi imprese. Questo art. 2 ha portato in maniera violenta, non dico selvaggia ma sicuramente non regolamentata non del "nuovo" ma solo "disordine".
In base all'art. 2, la Regione Piemonte aveva un'unica funzione, un unico incarico e compito, quello di dare un minimo di disciplina ad un articolo che, così come formulato, se fosse applicato darebbe origine ad un autentico far west per tutti, per piccole, medie, grandi imprese ed anche per la grande distribuzione.
Lo dico soprattutto per il collega Saitta, che ogni tanto si erge a paladino di non so quale salvataggio. Questo articolo fa parte di un decreto che porta la firma di un Sottosegretario piemontese del suo partito, Morgando. Piuttosto che difendere la parte politica che rappresenta, che ha prodotto in maniera violenta, senza regole questo decreto, dovrebbe - secondo me - leggere bene da dove provengono questi provvedimenti.
La maggioranza ha dovuto farsene carico, e in sede di Commissione, con l'Assessore poi, senza fare clamore e vetrina, ha prodotto degli aggiustamenti per fare in modo che il mercato fosse meno selvaggio, non meno libero, ma almeno meno selvaggio.
La maggioranza ha quindi prodotto una legge prima e una deliberazione dopo. Una legge non carica di parametri, coefficienti, regole, ma snella per demandare ad una deliberazione che potesse essere di volta in volta elastica. Uno strumento, quindi, sul quale la Giunta avrebbe potuto, e deve, poter intervenire nel tempo, in maniera agevole.
Aumentare i contenuti della legge, più rigida e radicata, avrebbe comportato interventi meno elastici: sicuramente, col tempo, bisognerà fare degli interventi.
La nostra è una maggioranza che in silenzio, nel lavoro di Commissione ha portato, modificato e proposto quelle modificazioni che fanno oggi della deliberazione lo strumento più idoneo allo sviluppo del commercio, che sia di piccola, media o grande distribuzione.
Vorrei dunque fare un complimento all'Assessore Pichetto e ai funzionari che si sono occupati, da mesi, di questa deliberazione.
Naturalmente, esprimo il voto favorevole del mio Gruppo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Ferrero.



FERRERO Caterina

Intervengo a nome del mio Gruppo per esprimere, ovviamente, il voto favorevole sul provvedimento.
Intervengo a chiusura di questo dibattito per sottolineare l'intenso lavoro che c'è stato in questi mesi in Commissione, propedeutico al dibattito di Consiglio. La problematica che l'applicazione del decreto Bersani comportava per la nostra Regione è stata ampiamente sviscerata. In II Commissione ci siamo dovuti confrontare su questioni di natura tecnica che incidevano sulla legge urbanistica del nostro territorio, oltre che ad affrontare due elementi, lo sviluppo commerciale e la disciplina urbanistica, che hanno poi dato luogo alla parte più vivace del dibattito svoltosi in Consiglio regionale.
Anche il mio Gruppo vuol dare atto dello sforzo fatto a tutti i Gruppi che si sono alternati in un intenso lavoro di osservazione e confronto in Commissione, su problematiche concrete, non su questioni meramente ostruzionistiche.
Anche noi ringraziamo la Giunta e i funzionari per la consulenza che ci hanno fornito quando, al presentarsi di nuove osservazioni e idee in Commissione, ci sono sempre venuti incontro, dandoci il supporto tecnico necessario per trovare la soluzione all'applicazione di un decreto nazionale sicuramente difficile. Un decreto che, come hanno già detto i colleghi che mi hanno preceduto, è molto più ampio - in termini di liberalizzazione - che non le scelte che questa Regione, giustamente, ha voluto fare in questa fase di passaggio di applicazione della normativa a livello regionale.
Resta un velato imbarazzo per le ultime fasi del dibattito che c'è stato in Consiglio regionale, e tutto sommato, alla fine, un dubbio: se valga poi la pena coinvolgere la Giunta nella responsabilità di presentazioni di emendamenti. Forse dovrebbe avere la possibilità di poter compiere le proprie scelte senza riscatenare, nell'ambito del dibattito di Consiglio, posizioni diverse. Dico questo perché, molto spesso, in Commissione capita che alla Giunta vengano delegati compiti di sintesi e scelta su indicazioni date dai vari Gruppi consiliari. E' chiaro poi che le scelte della Giunta possono creare posizioni a favore e posizioni contro.
Probabilmente, ha ragione il Consigliere Foco quando afferma che forse, è ancora più giusto che ciascun Gruppo assuma le proprie posizioni e si abbia la libertà di discuterne nelle sedi opportune, senza caricare la Giunta regionale di un onere poco piacevole da sostenere.
In questo senso, consegniamo quest'ultima osservazione al Consiglio: è soltanto di ieri una situazione simile, in I Commissione, su una deliberazione per la quale si è demandata alla Giunta regionale un'ipotesi di soluzione. Speriamo non vi sia l'ennesimo scontro di posizioni in Consiglio regionale, la prossima seduta. In questo senso, chiudo il mio intervento ringraziando la Giunta regionale, i funzionari e i commissari per aver portato a casa un risultato importante per la nostra Regione: l'applicazione del decreto Bersani a livello di Regione Piemonte. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, per quanto ci riguarda come Gruppo, senza voler sottrarre ulteriore tempo alla discussione, riteniamo che con la votazione della deliberazione, che va a completare il quadro del disegno di legge approvato come Consiglio la settimana scorsa, si raggiunga un risultato politico-amministrativo molto importante. Dopo la legge sul personale riteniamo che questo sia stato il disegno di legge più complesso e difficile. In tal senso, comprendiamo le molte ore di discussione in sede di Commissione, alle quali accennava il collega Foco, e, in aula, il tempo che la stessa ha voluto e dovuto dedicarvi, affinché si arrivasse ad una proposta di deliberazione che, certo, non fa parte integrante del disegno di legge che il Commissario di Governo si appresta ad approvare - perlomeno ce lo auguriamo - se non dal punto di vista politico - ma non dal punto di vista squisitamente giuridico-amministrativo.
Ci uniamo ai ringraziamenti nei confronti della Giunta regionale, in particolare dell'Assessore Pichetto, che ha retto in questi mesi il peso della responsabilità della gestione del disegno di legge e della connessa deliberazione: i due provvedimenti, nel corso del loro iter, hanno dimostrato di essere inscindibili dal punto di vista politico.
Relativamente al punto di vista legale-amministrativo, la struttura, con molta pazienza e dedizione, ha contribuito ad affinare il testo smussandone gli spigoli incontrati lungo il percorso.
In sintesi, esprimo la soddisfazione del Gruppo poiché non solo si evita di fatto il commissariamento - ma sarebbe un'affermazione notarile ma, come Regione Piemonte, non si è delegato ad altri la gestione di una vicenda così complessa e difficile e sulla quale, in modo forte, si misurerà la maturità istituzionale della Regione, intesa come capacità di gestire problematiche di natura complessa, per le quali, da anni, chiede a Roma di avere la titolarità.
Riteniamo si tratti di una grossa conquista di maturità da parte della Regione.
Ovviamente, il nostro voto sarà favorevole. Grazie.



PRESIDENTE

Non essendovi ulteriori richieste d'intervento per dichiarazione di voto pongo in votazione la proposta di deliberazione n. 655, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 26 voti favorevoli e 9 contrari.
La deliberazione è approvata.
Passiamo ora alla votazione all'ordine del giorno collegato, n. 1098, del quale vi do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che la L.R. 34/98 prevede che la Conferenza permanente Regione Autonomie locali esprima pareri obbligatori, di norma, in via preventiva su disegni di legge e atti amministrativi aventi carattere generale dato atto che la Giunta regionale ha approvato la deliberazione n. 8 27005 del 6 aprile 1999 in una fase in cui detta Conferenza non aveva ancora assunto piena operatività visto che la Giunta regionale ha trasmesso in data 15 aprile 1999 tale deliberazione alla Conferenza per gli atti di competenza considerato che conseguentemente la Conferenza ha costituito il Gruppo di lavoro per l'esame delle problematiche relative e che tale Gruppo, ad oggi ha esaminato in più sedute gli atti trasmessi visto che la Conferenza ha preso atto dei lavori svolti senza ancora formalizzare pareri di proposta il Consiglio regionale ritenuto di dover procedere alla rapida approvazione della delibera ritenuto altresì opportuno, dato il rilievo del provvedimento, acquisire comunque un pronunciamento formale da parte della Conferenza sulla deliberazione, anche successivamente alla approvazione della deliberazione impegna la Giunta regionale ad attivarsi nei confronti della Conferenza perch esprima il pronunciamento di cui sopra".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 26 voti favorevoli e 9 voti contrari.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Ordine del giorno n. 1093: "Riconoscimento giuridico dei Comitati locali della Croce Rossa Italiana"


PRESIDENTE

Chiedo all'aula se ritiene di mettere in votazione l'ordine del giorno n. 1093, a firma dei Consiglieri Deorsola, Ghiglia, Angeleri, Cotto Miglietti, Peano, Toselli, Rubatto, Foco, Gallarini, Riba, Grasso, Chiezzi Moro, Minervini, Papandrea e Dutto, iscritto la settimana scorsa all'o.d.g.
sul riconoscimento giuridico dei Comitati locali - ricordo che il provvedimento è stato sottoscritto da tutti i Gruppi - il cui testo recita: "Il Consiglio Regionale del Piemonte premesso che sul territorio del Piemonte operano attualmente 164 Comitati Locali della Croce Rossa Italiana, con oltre 18.000 volontari, quattro milioni di ore annue di servizio, 395mila servizi prestati e tredici milioni di chilometri percorsi nel 1998 vista la legge 23 dicembre 1978 n. 833, che all'articolo 70 delegava il Governo ad emanare uno o più decreti aventi il valore di legge ordinaria, con lo scopo di rideterminare le funzioni della Croce Rossa Italiana nel nuovo contesto della riforma sanitaria visti il DPR 31 luglio 1980 n. 613 e successive modifiche, e il nuovo Statuto dell'Associazione promulgato con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 7 marzo 1997 n. 110, nei quali peraltro è stato omesso il riconoscimento giuridico delle articolazioni periferiche dell'Associazione che sono il vero autentico motore sia dal punto di vista operativo che dal punto di vista dell'autosufficienza finanziaria e amministrativa ritenuto necessario ripristinare il riconoscimento giuridico dei Comitati Locali e la loro piena autonomia operativa e amministrativa - peraltro già prevista dalla normativa antecedente - così da permettere la partecipazione dei loro rappresentanti ai processi decisionali dell'Associazione visto il disegno di legge n. 3714, presentato alla Camera dei Deputati il 16 maggio 1997 dal ministro della Sanità Rosy Bindi su proposta dell'attuale presidente della Croce Rossa Italiana, onorevole Maria Pia Garavaglia, che prevede il riconoscimento giuridico e la conseguente maggiore incidenza dei Comitati Locali, consentendo ai rappresentanti dei medesimi di partecipare ai processi decisionali dell'Associazione considerato che tale disegno di legge giace tuttora fermo in Parlamento in attesa della discussione e approvazione impegna il Presidente e la Giunta regionale ad attivarsi presso il Presidente del Consiglio dei Ministri e i Presidenti dei due rami del Parlamento affinché sblocchino questa situazione e facciano giungere a una rapida approvazione il disegno di legge n. 3714.
Vista l'urgenza del provvedimento, si richiede l'assegnazione alle competenti commissioni parlamentare in sede deliberante" Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 35 voti favorevoli.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Non mi sembra vi sia la disponibilità di continuare i nostri lavori.
Ricordo all'aula i molti impegni cui siamo chiamati.
La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, chiedo se sia possibile riprendere la discussione sul disegno di legge a tutela della maternità oppure, in subordine, della proposta di deliberazione n. 641 "Programma 1999 degli interventi a favore degli immigrati extracomunitari".
So che se non approviamo la deliberazione, gli Uffici potrebbero incontrare dei problemi per l'impegno delle cifre. Mi permetto quindi di sollecitarne la discussione.



(Commenti, fuori microfono, sull'ordine dei lavori del Consigliere Riba)



PRESIDENTE

Ricordo all'aula l'impegno di Consiglio per questi giorni.
I punti all'o.d.g. sono quelli per i quali c'era stato l'accordo in sede di Conferenza dei Capigruppo; Mi rimetto all'aula: se l'aula è disponibile a lavorare, abbiamo molti punti da esaminare; se invece l'aula ritiene di procedere diversamente...
La parola al Presidente Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Volevo solo fare qualche precisazione in merito alla delibera degli immigrati, che è di mia competenza. Allo stato attuale, sono stati presentati alcuni emendamenti da parte della Giunta e due dal Consigliere Vindigni.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

COTTO Mariangela (fuori microfono)



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

E uno mia, a seguito della discussione per la tutela della maternità.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Di questo non ero a conoscenza. Ad ogni modo, gli emendamenti sono tutti accoglibili; di conseguenza, poiché si parla di questo argomento, ho voluto illustrare la situazione su questa delibera: decida l'aula cosa vuole fare. Io parlavo a nome della Giunta.



PRESIDENTE

Se la Giunta è disponibile ad accogliere...
La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Prendo atto che lei è il primo a non creare le condizioni perché ci siano le intese, quanto meno sull'ordine dei lavori. Infatti, oggi ne abbiamo parlato ripetutamente: quando un Gruppo prende atto di qual è l'ordine dei lavori, e non è prevista un'altra questione, si organizza di conseguenza.
Naturalmente, se lei intende svolgere in modo così parziale l'attività di coordinamento, noi non siamo in grado di impedirglielo. Chiedo per un'ora di tempo, in quanto dobbiamo rivedere la materia e presentare molti emendamenti: almeno questo, sia così cortese.
Chiedo solo questo, Presidente, perché quella è una parte degli emendamenti: mi consenta un'ora e rifaremo il nostro lavoro, in modo da ripresentarci come lei ritiene di imporci.



PRESIDENTE

Io mi rimetto, come è doveroso, all'aula. Prego, Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Si può avere l'esito della votazione in Commissione di questa delibera?



PRESIDENTE

Il provvedimento in Commissione ha avuto la seguente votazione: favorevoli i Gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, Forza Italia-Polo popolare, CCD; non hanno partecipato al voto i Gruppi PPI, Comunisti italiani, DS e Rifondazione comunista (questo in data 14 settembre).
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vindigni; ne ha facoltà.



VINDIGNI Marcello

Vorrei evitare che su questo provvedimento si segnassero delle bandierine, anche perché si tratta di un argomento sul quale il nostro Gruppo è intervenuto negli anni passati tutte le volte che si doveva preparare la delibera programmatica dell'anno relativo.
E' un provvedimento per il quale, in occasione della discussione fatta nel 1998 - il Presidente Ghigo ricorderà bene - noi avevamo sollecitato di evitare di trovarci nella stessa situazione in cui ci siamo trovati nel '95, nel '96, nel '97, nel '98, cioè di approvare il Piano per l'anno corrente alla fine dell'anno. Tant'è che la Giunta ha preparato il Piano del '99 e lo ha approvato con delibera del febbraio '99.
Quel Piano, per ragioni che tutti sappiamo (emergenza Kossovo), è stato rivisto con delibera di Giunta dell'agosto 1999 ed è stato finalmente discusso in Commissione a settembre 1999. In quell'occasione, il nostro Gruppo è intervenuto, ha presentato una serie di osservazioni, che in parte sono state accolte e, per altre parti, la Giunta ha anticipato che avrebbe presentato degli emendamenti in aula.
Quindi è un argomento conosciuto, partecipato, sul quale si è dato un contributo positivo e fattivo, e non solo da oggi (quando possiamo disporre dei cospicui fondi della legge 40), ma anche negli anni passati.
Oggi la sostanza qual è, cara collega Cotto? Discutere questa questione oggi o discuterla martedì alle ore 14.30 è esattamente la stessa cosa: è un puro atto di cortesia fra di noi. Ripeto: non c'è nessuna differenza tra il discuterlo ora o discuterlo martedì all'inizio della seduta.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Presidente, io mi permetterei di suggerire un percorso, che è quello che normalmente si segue in questi frangenti. All'o.d.g. ci sono parecchi provvedimenti che l'altro giorno abbiamo verificato essere unanimi.



COTTO Mariangela

Questo non c'era.



SPAGNUOLO Carla

No, non c'era, perché nella valutazione che avevamo fatto, si era detto che dovevano essere presentati degli emendamenti, per cui, pur essendo unanime come risultato, aveva un percorso più lungo.
Allora, se lei, Presidente, indicasse il termine dei lavori ammettiamo di poter lavorare ancora un'ora - ed esaminasse tutti i provvedimenti, si potrebbero votare all'unanimità quelli sui quali c'è accordo. In questo modo, probabilmente la Giunta risolverebbe più problemi di quanti non ne risolva con questa trattativa.
Ce ne sono cinque o sei; altrimenti, nell'economia dei sette o otto Consigli che sono stati programmati, non credo che chiudere la seduta adesso crei un gran problema. Però, se proprio si vuole lavorare ancora un'ora, si esaminino i provvedimenti unanimi o gli eventuali ordini del giorno che possono essere approvati facilmente.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Intervengo solo per dire che, per atto di cortesia, ritiro la mia proposta. Questa era dettata solo dalla fretta, poiché in un primo tempo abbiamo chiesto agli Enti locali, alle ASL, ai Provveditorati agli studi di presentare i progetti entro il 2 novembre; adesso abbiamo rinviato il termine al 15 di novembre... Era solo dovuto a questo, non volevo forzare nulla, tanto più che non ero nemmeno a conoscenza dei vostri emendamenti.



PRESIDENTE

Mi pare che la proposta della Consigliera Spagnuolo possa essere accolta: se ci sono dei provvedimenti che non hanno emendamenti e che sono unanimi, credo che non ci sia la necessità di particolari interventi.
Io non ero presente quando se n'è parlato, ma si potrebbe lavorare ancora per una mezz'ora.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

No, non sono unanimi.



PRESIDENTE

Così mi viene segnalato dalla minoranza...



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Proviamo? Mi viene segnalato dalla minoranza che sono unanimi: il Regolamento...



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

No, non sono unanimi.



PRESIDENTE

RIBA Lido (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, se si riferisce a quelli che ho proposto prima, allora erano unanimi come rinuncia ad alcuni approfondimenti; non sono stati accettati - parlo a nome di tutti - ...



PRESIDENTE

Diciamo che non c'è più l'unanimità.



PRESIDENTE

RIBA Lido (fuori microfono)



PRESIDENTE

No, non c'era neanche allora. C'era una rinuncia agli approfondimenti per proporre un lavoro, ma...



PRESIDENTE

Viste le condizioni, credo che i nostri lavori debbano concludersi qui.
Raccomando la puntualità per martedì, alle ore 14.30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.00)



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