Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.401 del 26/10/99 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Angeli, Benso, Cavallera, Galli Majorino, Pazé e Spagnuolo.


Argomento:

b) Modifica di coordinamento alla legge regionale "Disciplina, sviluppo ed incentivazione del commercio in Piemonte, in attuazione del DL 31/3/1998 n. 114" approvata il 19 ottobre 1999


PRESIDENTE

Comunico che in data 21 ottobre 1999 alle ore 11,30 si è riunito l'Ufficio di Presidenza e che a seguito dell'approvazione di un emendamento sostitutivo all'art. 3 della legge regionale "Disciplina, sviluppo ed incentivazione del commercio in Piemonte, in attuazione del DL 31/3/1998 n.
114" approvata il 19 ottobre 1999, occorre, per coordinamento della terminologia usata, modificare la parola "conurbazioni", contenuta al comma secondo dell'art. 14, sostituendola con le parole "aree di programmazione commerciale". Analoga modifica va apportata alla nota degli allegati A) e B).


Argomento:

c) Elezione Vicepresidente dell'VIII Commissione consiliare permanente


PRESIDENTE

Comunico infine che in data 22 ottobre 1999 il Consigliere regionale Deodato Scanderebech è stato eletto Vicepresidente dell'VIII Commissione consiliare permanente.


Argomento: Cave e torbiere - Opere pubbliche

Proseguimento esame disegno di legge n. 285: "Norme per l'esercizio di cave di prestito finalizzate al reperimento di materiale per la realizzazione di opere pubbliche comprese in accordi di programma Stato-Regioni"


PRESIDENTE

Prosegue ora l'esame del disegno di legge n. 285, di cui al punto 5) all'o.d.g., con l'emendamento al titolo presentato dalla Giunta regionale: il titolo della legge è "comprese in accordi o intese tra Stato e Regione Piemonte" anziché "accordi Stato-Regioni".
Si tratta oggettivamente di una precisazione e di una riduzione dell'ambito potenziale.
Signori Consiglieri, la seduta è già cominciata, per cui vi pregherei di prendere posto sulle poltrone in modo da poter utilmente dare inizio ai nostri lavori.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Signor Presidente, qual è il numero legale?



PRESIDENTE

Adesso glielo dico. I Consiglieri in congedo sono 7, pertanto il numero legale è pari a 27.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Possiamo fare una verifica?


Argomento:

Verifica numero legale


PRESIDENTE

D'accordo. Procedo personalmente all'appello nominale per la verifica del numero legale.



(Il Presidente Deorsola effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Constatata la mancanza del numero legale, essendo presenti in aula n.
26 Consiglieri anziché 27 (sono in congedo n. 7 Consiglieri), la seduta è sospesa, ai sensi dell'art. 52 del Regolamento del Consiglio regionale.



(La seduta, sospesa alle ore 10.18 riprende alle ore 10.48)


Argomento: Fondi sanitari

Sollecito risposta all'interpellanza n. 3005


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, intervengo per chiedere all'Assessore D'Ambrosio, se gli è possibile - mentre verifichiamo se c'è il numero legale - rispondere ad un'interpellanza urgentissima che abbiamo presentato ieri in merito alle ampie notizie di stampa comparse in questi giorni circa le indagini fatte sull'attività sanitaria nella Regione Piemonte confrontata con l'intero territorio nazionale. Vorrei sapere se l'Assessore è disponibile a rispondere in merito a questa interpellanza urgentissima.



PRESIDENTE

L'Assessore mi dice che non ha ancora avuto la possibilità di leggere il testo dell'interpellanza e di affrontare il problema. La risposta all'interpellanza verrà data quando la questione in oggetto potrà essere approfondita.


Argomento:

Verifica numero legale


PRESIDENTE

Il Consigliere Chiezzi chiede nuovamente la verifica del numero legale.
Prego pertanto un Consigliere Segretario di procedere all'appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Grasso effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Si constata la presenza del numero legale, essendo presenti in aula n.
29 Consiglieri ed in congedo n. 7 Consiglieri.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento all'esame del progetto di legge n. 347


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il progetto di legge n. 347, di cui al punto 11) all'o.d.g.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

RIBA Lido (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, abbia pazienza. Noi abbiamo bisogno di presentare un paio di emendamenti, ma li ha la collega Manica, che sta arrivando.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

RIBA Lido (fuori microfono)



PRESIDENTE

Lo capisco bene, ma avevamo altre cose, questa mattina! Il treno è bloccato...



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Per cortesia, restate ai vostri posti! Anche il brusìo non aiuta i nostri lavori.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Io sono veramente allibito ed attonito da questa conduzione; non sua ma da queste continue richieste di rinvio e di sospensione, perché un collega arriva in ritardo di un'ora, l'altro ha un altro impegno, il terzo è andato a mangiare la brioche.
Questa è un'assemblea legislativa; nelle assemblee legislative democratiche la Conferenza dei Capigruppo fissa un programma e questo programma si porta avanti. Se i colleghi hanno il treno in ritardo, la colazione ritardata, il risveglio ritardato per la pressione bassa, noi non possiamo accettare che i lavori di questo Consiglio vengano umiliati da qualsiasi tipo di assenza, ancorché legittima, giustificata ed assolutamente episodica ed estemporanea.
Quindi, chiederei di sospendere il Consiglio regionale, e di riprendere quando tutti i colleghi saranno presenti, sperando che quest'anno l'influenza sia mite e il raffreddore non falcidi le fila di questo Consiglio, oppure - insomma! - di procedere con l'o.d.g.! Siamo, Presidente, al ridicolo: non si può venire in aula a dire: "La collega ritarda di mezz'ora, allora passiamo al punto 11)"; "Oh, il collega ritarda di tre quarti d'ora, allora passiamo al punto 12)"; "No, non c'è neanche il collega, che nel frattempo è andato in bagno, ed arriviamo al punto 13)". Abbiate pazienza, colleghi! Lo sto dicendo a me stesso: come si fa? Qual è la dignità di un'assemblea legislativa se si procede in questo modo? Presidente, le chiedo di sospendere il Consiglio, oppure faccia qualcosa e proceda con l'o.d.g.! Mi rifiuto di partecipare a questo stillicidio di leggi e di informazioni, salvo il fatto che poi qualcuno si alzi per dire: "Ma io non ero preparato a discutere su questo punto! Non si era concordato!". E allora, cosa facciamo? Sospendiamo fino alle due e mezza? Presidente, per favore: c'è un limite! Questo limite lo abbiamo toccato. La prego quindi di procedere con l'o.d.g. Poi, se qualcuno comincia a firmare emendamenti su emendamenti per bloccare i lavori, se ne assumerà anche la responsabilità di fronte a qualcuno, magari di fronte a Dio, visto che i mass-media non ci sono! Però, non è più possibile procedere in questo modo.
Le chiedo - pena la non partecipazione del mio Gruppo ai lavori - il rispetto dell'o.d.g.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Condivido, anzi capisco, in parte, l'esasperazione del collega, che si trova tutti i giorni ad essere presente alle ore 9,30 come molti di noi e ad assistere a rinvii di un'ora, un'ora e mezzo dell'inizio dei lavori perché manca il numero legale.
Se la minoranza non può garantire il numero legale deriva dal fatto che lo stesso atteggiamento è sistematicamente mantenuto dalle forze del Polo a livello parlamentare; lo stesso Consigliere Ghiglia lo mantiene in Consiglio comunale, ed è legittimo e giusto.



(Commenti del Consigliere Ghiglia)



RIBA Lido

Non c'è né la Consigliera Manica né la Consigliera Spagnuolo. Noi abbiamo ascoltato l'espressione della tua esasperazione e la comprendiamo capisco anche la difficoltà per la maggioranza.
Abbiamo solo fatto presente più volte al Presidente che riteniamo necessario, per l'ordine dei lavori, poter essere informati con qualche giorno o qualche ora di anticipo sull'inizio della seduta in merito alle materie che si discutono.



(Commenti in aula)



RIBA Lido

Presidente, non si esasperi l'opposizione. Se lei avesse potuto cominciare alle ore 9,30, come riteneva di dover fare, a quest'ora probabilmente, avremmo anche trovato l'accordo sugli argomenti che si possono discutere oggi in sostituzione di quelli che devono slittare per delle ragioni anche politiche.
A chiarimento della ragione per cui ho chiesto...



(Commenti in aula)



RIBA Lido

Mi dicono che il treno in arrivo da Milano, per delle ragioni indipendenti dalla volontà dei viaggiatori, è bloccato. La collega Manica sta seguendo, come relatrice per il mio Gruppo, quella materia, la cui discussione non era prevista questa mattina; altrimenti proprio tu Ghiglia, sai bene che il Gruppo DS, per la prima volta in cinque anni, dice di avere un problema relativamente alla presenza di una relatrice che è bloccata sul treno!



PRESIDENTE

Ma questo lo abbiamo inteso...



RIBA Lido

Allora, usare questo argomento per parlare di una situazione esasperata mi sembra veramente fuori luogo: è giusto l'argomento, ma è fuori luogo la collocazione.
Presidente, veda lei, perché noi non abbiamo alcuna difficoltà a discutere argomenti che sono all'o.d.g. ed anche quelli che non ci sono compatibilmente con la mezz'ora di tempo che sarà necessaria perché si possa disporre dei nostri interventi.



PRESIDENTE

Colleghi, qui non stiamo introducendo argomenti che non siano all'o.d.g. Il nostro o.d.g. è, purtroppo, vastissimo (dico purtroppo) tutti gli argomenti che ho richiamato non solo sono all'o.d.g., ma nelle prime posizioni dell'o.d.g.
Voglio anche ricordare che in sede di Capigruppo abbiamo individuato alcuni punti e mi ero riservato - mi avevate dato questa possibilità - di inserirli nel programma dei lavori. Quindi, questa mattina non dovevamo fare necessariamente una cosa od un'altra: tutti gli argomenti che ho proposto erano all'o.d.g.
Ritengo di dover far carico all'assemblea - credo interpretando la vostra volontà - dell'utilità di questi lavori e della loro dell'efficacia.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà. Poi proporrò un altro argomento, sempre tra quelli concordati.



PAPANDREA Rocco

Intervengo brevemente per ricordare al Consigliere Ghiglia che lui spesso, non apprezza le modifiche all'o.d.g. Allora, prima di intervenire sull'o.d.g., lo legga, perché il punto che è stato introdotto era il punto 11); prima ce ne sono parecchi altri, a partire dai disegni di legge n.
504, n. 533 e n. 655: si poteva dunque seguire un altro criterio.
Quindi, non si facciano quegli sfoghi. Ritengo che si possa individuare, tra i vari punti, quelli che, come ad esempio il disegno di legge n. 533, sono di più facile discussione e non richiedono molto tempo.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Sulla proposta del Consigliere Papandrea, vorrei sentire brevemente l'Assessore.



(Consultazioni in aula)



PRESIDENTE

Il collega Riba - di questo lo ringrazio personalmente - ritira la richiesta precedente ed acconsente, anche per il suo Gruppo, che si possa dare inizio al punto 11) all'o.d.g.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Proseguimento esame progetto di legge n. 347: "Interventi a tutela della maternità delle donne non occupate"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame del progetto di legge n. 347, di cui al punto 11) all'o.d.g.
Avevamo già svolto la relazione e la discussione di ordine generale.
Siamo all'art. 1.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

No, la discussione generale non l'abbiamo fatta.



PRESIDENTE

Ritengo che la discussione generale l'abbiamo già fatta; se lei vuole richiamare... Prego, Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Questa proposta di legge aveva visto la relazione da parte della maggioranza ed era stato poi chiesto un rinvio da parte del nostro Gruppo che, tra l'altro, è l'unico Gruppo che non ha firmato questa proposta di legge, per consentire ad altre colleghe e colleghi che erano firmatari della proposta di legge di poterla discutere e quindi di poter intervenire.
Non è iniziata una discussione generale, per cui riteniamo di poter offrire qualche spunto alla riflessione.
Quella che viene posta in questo disegno di legge è una questione che ha investito in particolare il dibattito sulle donne di questo Paese e che partendo dall'assunzione del concetto di maternità, vuol dare supporto alle donne che vivono il momento della gravidanza in una fase particolarmente difficile, in assenza di un posto di lavoro. Si riferisce dunque alle madri non occupate.
Questo disegno di legge, o comunque il messaggio di cui questo disegno di legge è portatore, ha investito un po' il dibattito della cultura delle donne di questo Paese, perché nasce anche dall'esigenza di intervenire rispetto ad una fase veramente difficile di alcune persone, in particolare delle donne che si trovano in stato di gravidanza, dunque in una condizione di disagio complessivo. In particolare, questo disegno di legge si propone di sollevare una parte di tale disagio.
Il Gruppo dei Comunisti Italiani ha tentato di offrire alla discussione alcune questioni di tipo tecnico - se vogliamo, che però non sono proprio esclusivamente di tipo tecnico - attraverso la formulazione di alcuni emendamenti.
Sono pochi, sono emendamenti di merito; la necessità era di riportare questo disegno di legge ad una visione più complessiva, cioè fare conto con la realtà territoriale che oggi viviamo, e non solo quella, ma anche la realtà sociale, che oggi è rappresentata da una popolazione variegata, che non è solo quella rappresentata dal modello tradizionale, ma che presenta delle forme di disagio non solo dovute all'assenza di lavoro, ma anche a disagi di tipo culturale (pensiamo complessivamente all'integrazione multietnica e multirazziale che c'è all'interno del nostro territorio nazionale e anche nella realtà piemontese).
Ritenevamo che questo disegno di legge potesse in qualche modo rappresentare un input anche rispetto alle forme di progettualità politica che sono arrivate dal livello nazionale. Facciamo riferimento chiaramente alla legge Turco che, tra i vari elementi, ne individuava uno in particolare: quello delle donne italiane e quindi di cittadinanza italiana.
Questo disegno di legge parte dunque da una necessità già individuata a livello nazionale, in una situazione - che è la situazione economica che abbiamo di fronte - che presenta un tasso di disoccupazione molto alto, in particolare fra le donne.
Pensavamo che il Piemonte potesse rappresentare un input anche per il livello nazionale e per la realtà italiana rispetto al fatto di essere all'avanguardia con i tempi; che potesse rappresentare un elemento di supporto alle donne che oggi vivono in condizioni disagiate da un punto di vista economico, ma anche da un punto di vista sociale e culturale; che potesse in qualche modo offrire anche un ragionamento più complessivo ripeto - rispetto alle forme di integrazione che oggi devono comunque esistere nel nostro Paese, nel nostro territorio.
Quindi, il messaggio poteva essere non solo meramente assistenzialistico, ma un messaggio che tenesse conto delle condizioni reali e drammatiche in cui vive oggi gran parte della popolazione femminile in questo Paese, in questo territorio.
Anche altri colleghi, per vari motivi, non possono partecipare a tutte le Commissioni e questo testo di legge era stato affrontato nella sede della IV Commissione già tempo fa. Per questo motivo, chiederei al relatore (se non sbaglio, è il Consigliere Pierluigi Rubatto) se potesse ripercorrere - anche per il Gruppo di Rifondazione Comunista, che all'epoca non ha potuto partecipare alla discussione del gruppo di lavoro che aveva lavorato su questo disegno di legge - le audizioni che c'erano state su questo disegno di legge, per ricordarle a tutti i colleghi, non solo ai firmatari.
Le audizioni non erano state molte, nel senso che non molti Enti si erano presentati ad esprimere le proprie valutazioni. Comunque, vorremmo sapere in particolare quante donne possono beneficiare di questo disegno di legge, elencando anche alcuni dati, per riportarci immediatamente nel merito della discussione.
Vorremmo sapere quante sono le donne, in termini numerici di popolazione, che all'interno del territorio regionale possono beneficiare di questo testo legislativo e poi potenzialmente partendo da un contributo individuato come quello di 400 mila lire. Vorremmo conoscere quale sarebbe la somma complessiva, al di là di quella che è stata individuata nel capitolo di bilancio, per poter raggiungere tutte le donne che oggi, con le caratteristiche individuate dalla legge, sarebbero beneficiarie di questo testo.
In sostanza, chiederei se è possibile un approfondimento, un supplemento di relazione da parte del relatore Pierluigi Rubatto su questo testo legislativo, per ricordarci alcuni dati che hanno coinvolto anche la discussione su questo testo di legge.
Tale testo legislativo ha delle caratteristiche - su cui noi poi ci esprimeremo, entrando nel merito articolo per articolo - che noi segnaliamo come negative perché recepiscono un messaggio meramente assistenzialistico non invece di prospettiva e di sostegno per uno sviluppo diverso.
Ad ogni modo, vorremmo avere alcuni approfondimenti da parte del relatore per poter entrare meglio nel merito della legge e per garantire anche alcuni colleghi che non hanno potuto partecipare alla discussione avvenuta nella Commissione competente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Ringrazio la Consigliera Simonetti per aver ricordato che anche il nostro Gruppo non ha potuto seguire l'iter del provvedimento in oggetto.
Ritengo importante, per il Piemonte (soprattutto per le cittadine piemontesi) e per il Consiglio, avere questa informazione; probabilmente questa è stata data in Commissione, ma penso sia importante inserirla anche nella relazione, come elemento in più.
Penso non sia difficile recepire questi dati, perché ci si può basare su quanto è avvenuto storicamente negli ultimi anni. Conoscere, insomma, il numero delle donne che, negli ultimi anni, si trovavano nelle condizioni di poter ricevere il contributo di cui si parla, per sapere se lo stanziamento di bilancio è sufficiente e quanto dovrebbe essere. Nel caso in cui non sia sufficiente - ma non ho elementi a disposizione per stabilirlo - o si deve stanziare di più, oppure diventa un provvedimento non applicabile. Infatti se si mantiene la cifra fissa, diventa un provvedimento applicabile per un numero limitato di soggetti, perché bisogna dividere la cifra complessiva di stanziamento per la cifra individuale e si arriva a stabilire quante sono le donne che possono accedere al contributo. In tal caso, bisognerebbe introdurre dei meccanismi di selezione, oppure si dovrebbe ridurre la cifra. Poiché a noi interessa fare dei provvedimenti seri e non demagogici che non annuncino semplicemente progetti che poi non si riescono a realizzare, ritengo importante - per avere un'idea del tipo di provvedimento che stiamo votando - avere questi elementi, non ovviamente la cifra alla singola unità, ma la dimensione di quante sono normalmente le nascite in Piemonte e quante sono le donne che negli ultimi anni si sono trovate nelle condizioni previste dal provvedimento.
Ritengo che questa informazione sia importante, altrimenti il nostro Gruppo non avrebbe gli elementi essenziali per poter votare favorevolmente il provvedimento; il rischio che si tratti di un provvedimento demagogico di natura elettorale, ci spingerebbe ad un atteggiamento critico.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

La collega Simonetti ha già ripreso qualche problematica emersa in Commissione. Come Gruppo, così come hanno fatto altri membri della minoranza, avevamo espresso un consenso di una certa apertura e disponibilità, anche per la tempistica relativa al provvedimento, proprio per favorire le condizioni per un intervento precoce, perlomeno contingente all'intervento nazionale. Vi è stato, quindi, un segnale di disponibilità indipendentemente dalle appartenenze e dagli schieramenti. In Commissione però, si era convenuto che una serie di nodi, evidenziati dai Gruppi sarebbero stati sciolti prima dell'arrivo del provvedimento in aula.
Ricordo tre grosse questioni. Eravamo reduci da una discussione sul provvedimento che non aveva visto un'efficace partecipazione alla consultazione, così come la presentazione dei dati relativi alla natalità e l'indispensabile proiezione sugli anni 2000/2003. Uno dei nodi, pertanto era questo: si tratta di un provvedimento che prevede uno stanziamento seppure piccolo, dell'ordine di 400 mila lire per cinque mesi (due mesi antecedenti la data del parto e tre mesi dopo il parto avvenuto) che, in assenza di proiezioni sulla natalità prevista in Piemonte, gli conferisce il valore di provvedimento una tantum, cioè di un intervento per un anno (la casualità vuole che sia il 2000).
Mi dispiace che il collega Rubatto non mi stia ascoltando, perché mi sto rivolgendo proprio a lui, in quanto primo firmatario, e necessito di sue risposte.
Per evitare che questo provvedimento assumesse caratteristiche di esclusivo assistenzialismo e di demagogia, poiché relativo ad un intervento finanziario parziale, in assenza di dati, e relativo ad un solo anno diventava importante conoscere un minimo di proiezioni per poter prevedere sull'articolo finanziario, una scansione temporale. Infatti, se ricordate colleghi, avevamo parlato di almeno tre anni, cioè di una progressione.
Questo consentiva di inserire, con l'articolo finanziario, un budget definito per l'anno 2000 (questo è fattibile, essendo in fase di presentazione di bilancio) e di prevedere le quote per gli anni 2001/2002 in base ai dati demografici che, nel frattempo, sarebbero stati reperiti.
Questo era emerso in Commissione. Questi erano i nodi. Se è vero che questo provvedimento parte dal presupposto di inquadrarsi in un discorso di sostegno alle famiglie, a partire dal discorso della maternità, una delle carenze fondamentali è legata all'assenza totale del discorso della prevenzione. Nel documento in oggetto non viene toccato un filone molto importante, che è quello della prevenzione (ma ci auguriamo di poterlo fare con altri provvedimenti).
Se un obiettivo è quello di andare ad intercettare la realtà della donna casalinga e della donna che risente di gravi problematiche sociali poiché priva di lavoro o in situazione di disagio, oltre che occupazionale anche di residenza, questo insieme di fattori principali ed obiettivi - sui quali siamo convenuti in sede di Commissione - diventa debole e demagogico se continuiamo a non avere un minimo di certezza su quanto vada ad incidere questo provvedimento finanziario, su quanto non possa essere un "una tantum".
Il provvedimento che abbiamo ritrovato in aula continua a mantenere gli stessi nodi. Noi ci auguriamo che il primo firmatario o altri colleghi siano in grado di sciogliere questi nodi. Altrimenti, il risultato di questa operazione (che sarà più o meno sbandierata) sarà comunque soltanto quello di un intervento assistenzialistico e, in quanto tale, demagogico e parziale, perché legato ad una periodicità minima (l'anno 2000), con un budget che non si sa se corrisponda alle effettive necessità e quanto andrà ad incidere.
Se prendiamo sul serio la motivazione che ha spinto i firmatari a produrre questo testo (non demagogia, non "effetto 2000" di carattere puramente elettoralistico), vale a dire un efficace intervento che si coniughi con quelli emanati dallo Stato - mi riferisco ovviamente al decreto ministeriale n. 306 del 15/7/1999 - appare evidente come urgono queste risposte. Urgono anche quelle modifiche al testo - e da qui derivano le ulteriori perplessità - che rendano più efficace e veritiera la proposta oggi in aula. L'imbarazzo precedente - ho ascoltato i due interventi e ho constatato la solita disponibilità del mio Capogruppo - deriva anche un po' da questo: sono passate due o tre settimane ma, di fatto, ancora non è arrivata la relazione con quel minimo di risposte e di dati necessari in sede di I Commissione.
Di conseguenza, ci ritroviamo con un provvedimento - certamente utile verso cui continuiamo a manifestare la nostra apertura, che assume però una connotazione esclusivamente assistenzialistico-demagogica, perché legata a quattro-cinque mesi dell'anno 2000. E' una casualità non solo preoccupante ma anche pericolosa. Ecco perché ci riserviamo di esprimerci in merito.
Confidiamo nelle risposte del primo firmatario o di altri colleghi degli Assessori che hanno competenza in merito per poter sciogliere questi nodi e, di conseguenza, arrivare a quel giusto e meritato risultato al quale abbiamo contribuito anche noi in sede di IV Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

Mi associo agli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, poich anch'io ritengo che il provvedimento oggi all'esame dell'aula sia di estrema importanza.
E' un provvedimento che non può essere giocato sulla pelle delle donne in maternità, che vivono un'esperienza così importante. Anche perché - mi consenta, collega Rubatto - un disegno di legge non può essere un "una tantum". Un disegno di legge è un progetto che ha continuità e futuro, che offre delle garanzie per una regione e per le persone che in essa vivono: se è un provvedimento "una tantum" non può chiamarsi "disegno di legge".
Non può dirsi tale.
Dobbiamo avere delle risposte. Dobbiamo capire se questo disegno di legge avrà continuità, se è un progetto che proseguirà o se è un progetto relativo solo ai prossimi mesi dell'anno 2000.
Collega Rubatto, le richieste pervenute - mi riferisco a lei quale primo firmatario e Presidente della IV Commissione - devono ricevere, in quest'aula, delle risposte. E questa è la mia prima richiesta.
La mia seconda richiesta è quella di riflettere, tutti, sul fatto che il Ministero, in questi mesi, con l'ultimo decreto ministeriale del 15/7/1999 (ma anche con tutta una serie di provvedimenti e progetti che riguardano la famiglia), sta elaborando un disegno globale molto interessante. Inficiarlo noi con i provvedimenti singoli proposti in aula credo sia estremamente pericoloso. Soprattutto, credo non sia serio.
Collega Rubatto, mi aspetto che le risposte alle nostre domande siano serie. Soprattutto, vorrei che il progetto sulla famiglia, approvato in IV Commissione e ora passato in I Commissione, prima di rientrare in aula diventi un progetto basato sul progetto complessivo che si sta delineando a livello ministeriale.
In questi mesi è stata adottata una serie di provvedimenti di estrema importanza. Essi vanificano, per certi versi, il progetto di legge che la Giunta ha adottato in IV Commissione, che non è ancora in aula perché è rientrato in IV Commissione.
Quello che dobbiamo fare è un lavoro serio. Soprattutto, non possiamo continuare ad emanare provvedimenti singoli, di esclusivo carattere assistenziale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rubatto.



RUBATTO Pier Luigi

Debbo premettere che questo progetto di legge, voluto ed auspicato da molte Associazioni di casalinghe - tra le quali la Federcasalinghe - è stato portato avanti anche da altre Regioni, tra cui l'Abruzzo e l'Emilia.
E' un progetto di legge nato ancora prima dell'approvazione della legge nazionale relativa agli interventi per la maternità.
Ritengo di poter dare due risposte: prima di tutto, assolutamente non si può rispondere all'interrogativo di quante saranno nel 2000 le casalinghe che avranno un bambino, perché questo dato non lo può fornire nessuno...



RUBATTO Pier Luigi

RIBA Lido (fuori microfono)



RUBATTO Pier Luigi

Esistono delle statistiche, Consigliere Rubatto!



RUBATTO Pier Luigi

Avevo previsto una somma di interventi per il 1999 (da portare con un emendamento al 2000) di 2 miliardi, che era poi stata ridotta ad un miliardo e mezzo.
Tutti i Consiglieri intervenuti in quest'aula erano presenti alla discussione in Commissione. Erano presenti tutti i Gruppi consiliari. Erano tutti presenti quando abbiamo discusso e licenziato in Commissione questo progetto di legge. Ciascuno fa le proprie scelte: si può fare ostruzionismo, si può chiedere di riportare la legge in Commissione, si pu non approvare la legge. Però, ritengo che questo sia soltanto ostruzionismo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

E' già stato detto che occorreva per il Piemonte una legge regionale sulla tutela della maternità delle donne non occupate più incisivo e remunerativo.
Come si sa, in Piemonte vi sono difficilissime realtà sociali e territoriali di disagio delle donne non occupate veramente preoccupante quindi era necessario un disegno di legge non solo multirazziale e nazionale, ma civile, sociale ed umano. Vi era quindi la necessità politico istituzionale di rendere più serena la maternità delle donne che non lavorano, anche per le straniere che qui sono residenti, che non lavorano e che quindi hanno un problema umano più grave: donne che vivono situazioni di disagio e per di più senza lavoro, che di per sé è già un handicap non indifferente.
Occorreva pertanto una legge che andasse ad integrare maggiormente il tessuto sociale a partire da un più elevato contributo che, a mio avviso, è molto esiguo, direi quasi insignificante per questo problema.
Si tratta pertanto di un provvedimento che va modificato, quindi una legge importante per il Piemonte che noi concorreremo a modificare per renderla più attuale e più seria e che potrà, secondo noi, dare importanti segni di civiltà e di solidarietà civile in questa realtà piemontese spesso difficile.
Concludo, dicendo che bisognerà emanare una legge non elettoralistica e nemmeno assistenzialistica, ma che prenda atto delle difficilissime realtà territoriali, quindi una legge regionale che regolamenti il Piemonte in questo settore, che in questo caso comprende la donna che non lavora.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cotto.



COTTO Mariangela

Vorrei iniziare proprio dall'ultima frase del collega Moro, che condivido: dobbiamo emanare una legge non elettoralistica, ma che tenga conto delle realtà del Piemonte. Ed è proprio basandoci su quest'ultimo punto che, personalmente e con altre colleghe di maggioranza, abbiamo firmato la legge presentata dal collega Rubatto, ben coscienti che non eravamo in grado di produrre i numeri che oggi la minoranza chiede, ma anche noi vorremmo poter prevedere il giusto finanziamento.
E' vero, ho sentito la battuta di un collega che diceva che esistono le statistiche e che si possono fare le proiezioni. Questo argomento è stato dibattuto tantissimo in Commissione e ci siamo chiesti come possiamo fare per arrivare a questi dati. Possiamo avere i dati dell'INPS, che paga il contributo di maternità alle donne occupate. Possiamo fare la differenza con tutti i livelli di contribuzione del Piemonte, però c'è anche il requisito del reddito che renderebbe inefficace la statistica: potremmo solo avvicinarci con una certa approssimazione.
D'altra parte, nell'art. 5 abbiamo scritto "dopo i primi sei mesi di applicazione della legge la Giunta effettua un monitoraggio sul numero delle richieste pervenute e prevede eventuali integrazioni al capitolo di bilancio individuato all'articolo" proprio perché ci rendevamo conto di queste difficoltà.
Un miliardo e 500 milioni è veramente una cifra piccola, oppure potrebbe essere una cifra che non riusciamo a spendere. E' difficile rispondere a questa domanda, ma penso che non dobbiamo preoccuparci al punto di non approvare una legge regionale che è valida, che tutela la maternità, che non può inficiare, collega Peano - vorrei capirlo - la legge nazionale promossa da Livia Turco.
Noi l'abbiamo presentata prima e probabilmente abbiamo contribuito a spingere il Governo a rendersi conto che esiste questo problema sul territorio nazionale. Anche noi aspettavamo che si potesse applicare la legge. L'altra volta avevo chiesto, facendomi carico di questo problema, di aspettare a licenziare questa legge, proprio dopo l'approvazione dei regolamenti della legge Turco, perché la legge Turco, che ha fissato come decorrenza l'1 luglio, voi sapete che non è stata attuata.
Se qualcuno chiedesse quante sono le cittadine italiane, residenti in Piemonte, che hanno presentato la domanda per avere le 200 mila lire previste dalla legge Turco, difficilmente si riuscirebbe ad avere questo dato, perché l'istruttoria, come sapete, è a carico dei Comuni, il pagamento è affidato all'INPS, ci sono sei mesi di tempo per presentare la domanda e quindi non riusciamo ad avere in tempi rapidi un dato che poi è uguale a quello dei pagamenti per la Regione Piemonte.
La mia preoccupazione dell'ultima volta - avevo anche fatto arrabbiare il collega Rubatto quando avevo chiesto di sospendere un momento - era di stabilire una stessa istruttoria, una stessa burocrazia per tutti e due i provvedimenti, in modo che il cittadino non dovesse fare un determinato percorso per la legge nazionale ed un altro percorso per la legge regionale. Abbiamo presentato un emendamento e quindi questa preoccupazione è scomparsa.
Mi rendo conto che lo scontro forse è sull'art. 1, sul quale è stato presentato un emendamento dalla maggioranza che recita: "in possesso della cittadinanza italiana". Questo discorso lo si è capito molto bene dall'intervento della collega Simonetti. Chi, come me, professa la fede cattolica e in tutti i modi cerca di portare avanti un discorso di tutela della maternità, non può che condividere nel principio il discorso della collega Simonetti. Dobbiamo tutelare la maternità: ha iniziato il Governo ci prova la Regione Piemonte e anche una provincia italiana, mi pare del Lazio, ha stabilito un contributo a sostengo della maternità.
C'è il problema delle donne che non sono cittadine italiane. E' chiaro che come amministratore devo rendermi conto ed allinearmi con il discorso della Livia Turco che dice "di cittadinanza italiana", però vorrei sapere siccome saremo chiamati presto qui - mi auguro prestissimo - a votare una delibera di provvedimenti per i cittadini extracomunitari - io non so Assessore, se è possibile presentare un emendamento agli indirizzi stabiliti dalla Giunta - se è possibile, come emendamento alla delibera che prevede 4 miliardi e 500 milioni a favore degli extracomunitari, che una parte di questi finanziamenti sia destinata, come ha chiesto la collega Simonetti, per la tutela della maternità delle cittadine extracomunitarie che partoriscono in Piemonte. Sarebbe veramente un bel gesto da parte del Consiglio regionale del Piemonte. Non so se è possibile, però chiederei alle colleghe di poter approfondire questo argomento.
Noi abbiamo disponibili 1.500.000.000 per le donne non occupate 1.100.000.000 come Regione Piemonte per gli extracomunitari più 3.400.000.000 che vengono dallo Stato. Potrebbe essere un modo per risolvere le esigenze qui rappresentate.
Ho firmato questa proposta di legge; l'ho firmata convinta, pur consapevole che non risolverà i problemi. Però, ho anche firmato e votato altre leggi che non contenevano tutti gli elementi che oggi vengono richiesti, e mi spiace che tanti dati vengano richiesti sempre e solo quando si parla di donne, tanto più quando si parla di donne non occupate.
E' una cosa vergognosa! Lo denuncio pubblicamente, prima di tutto come donna.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Presidente e colleghi, il collega Peano è già intervenuto e ha già dato un'opinione su questa legge. Io volevo riprendere alcuni concetti, anche ripetendo alcune riflessioni che poco fa la collega Cotto ha fatto in relazione alla legge.
Volevo anche assicurare il collega Rubatto che non c'è alcuna volontà ostruzionistica nei confronti di questa legge. Noi l'approveremo; ne notiamo i limiti, come ha fatto anche la collega Cotto. Io li riprendo sperando di poter aggiungere qualche elemento di riflessione utile per fare un'azione amministrativa positiva.
La questione dei dati può essere interpretata in modo strumentale o meno. La nostra opinione è che cercare i dati, che sono dati statistici non sia una questione così complicata: basta lavorarci, in quanto ormai ci sono indagini più o meno recenti, ma la dimensione del problema può essere quantificata.
Il problema però è un altro. Il limite di questa legge è quello della modalità con cui fino a non molto tempo fa il legislatore nazionale - il legislatore italiano - ha trattato queste questioni: è un po' il difetto che, involontariamente, ha rilevato anche la collega Cotto.
Il problema della maternità, il problema della famiglia non è un problema di politica ai singoli individui. La tutela della maternità non è soltanto un problema della tutela della donna: è un problema generale. In fondo, il limite delle nostre proposte sulle famiglie deriva dal fatto - e questa è ancora un'impostazione antica e superata - che ci rivolgiamo ai singoli componenti familiari, dimenticando che il problema della famiglia oggi è un problema di relazioni familiari: è questa la novità.
Il problema della maternità dunque non è soltanto delle donne: è un problema di tutta la famiglia nel suo complesso. Questa è un'impostazione antica, antichissima, tra virgolette dico "di una certa sinistra" che aveva una certa posizione ideologica.
Lo ripeto, visto che dobbiamo legiferare in merito: credo di dover rilevare ancora questa impostazione, che è antica sotto questo aspetto. Non per nulla la proposta di legge sulla famiglia che presentammo nel 1995 in Regione, poi ripresa da altre proposte e in qualche maniera fatta propria anche dalla Giunta regionale, non è stata ancora approvata dal Consiglio regionale. Lo dico perché ho letto che era stata approvata in Consiglio regionale: non me ne ero accorto...



SAITTA Antonino

D'AMBROSIO, Assessore all'assistenza (fuori microfono)



SAITTA Antonino

Ho fatto fare la rettifica.



SAITTA Antonino

Qual è l'impianto (e mi pare sia l'impianto espresso dal Ministro Turco al Forum l'altro giorno)? E' quello di considerare gli interventi complessivamente in funzione della famiglia in quanto tale, in modo da provocare le relazioni familiari: questo è il problema! Qui sta la diversità.
Allora, questa proposta è in contraddizione anche con l'impianto di quella legge che noi condividiamo, perché buona parte era la nostra. E' in contrasto, perché gli interventi a favore della tutela della famiglia pongono il problema della maternità in termini diversi, e non soltanto di carattere economico.
Ad esempio, la legge, ad un certo punto, dice che il problema è quello di modificare l'impianto, l'organizzazione dei servizi territoriali a tutela della maternità e della paternità. E' questo il problema: è lì che noi abbiamo dato questa indicazione, che era diversa.
Questa è un'impostazione superata e contraddittoria. La tutela della maternità non è soltanto un fatto di carattere economico; la tutela della maternità richiede che, ad esempio, i consultori familiari pubblici e privati siano orientati alla tutela della maternità e della paternità, che viene ancora prima dei problemi economici.



SAITTA Antonino

COTTO Mariangela (fuori microfono)



SAITTA Antonino

E non solo per le donne non occupate.



SAITTA Antonino

Infatti, io lo pongo per tutte, perché il problema è di tutte.
L'impianto è praticamente questo.
Allora, se noi ci riferiamo a quel concetto, e i servizi vanno organizzati per garantire la stabilità familiare ed altri concetti che mi pare siano condivisi, ci rendiamo conto che questa legge, che apparentemente può sembrare importante, in realtà è poca cosa, se non è inserita in un ragionamento più complessivo di organizzazione dei servizi sociali dei quali la Regione ha competenza: i consultori, gli assistenti sociali, ecc. Tutta l'organizzazione dei servizi sociali è competenza della Regione.
Il richiamo che noi facciamo è in questi termini: per quale motivo continuare ad emanare delle leggi che hanno un impianto superato? E' la vecchia logica, per parlare in termini politici, del Welfare individuale: l'anziano, la donna, l'handicappato, il tossicodipendente. Questa è una logica antichissima. Credo che tutti ormai l'abbiano superata: questo concetto è proprio fuori luogo.
Perché dunque non inserire un provvedimento con queste caratteristiche all'interno della nostra legge sulla famiglia? Perché non inserirlo? E' così indispensabile che, oggi, nel momento in cui c'è la legge sulla famiglia licenziata dalla Commissione, questo provvedimento segua una sua strada? Perché non facciamo un ragionamento più complessivo sulla tutela della maternità, parlando anche di interruzione della gravidanza (che è l'altro problema, con quei dati che ci ha esposto il Direttore Valpreda questa estate, che sono dei dati drammatici)? Perché non facciamo un ragionamento più completo? Questo è il tema! Non un intervento puro e semplice di carattere economico! E' un grande limite. Questa è una logica che può essere additata come quella del Welfare antico, individualista, oppure di supplire alle situazioni di carattere economico, in cui ai problemi di tipo sociale si dà un contributo. Questa è una logica che noi non condividiamo. Perché tutto passa attraverso la responsabilità, la tutela della maternità, ma anche della paternità.
E' vero che la legge Turco - per la verità conosco poco questa materia parla di cittadini italiani, ma perché in Piemonte, dove abbiamo un problema di extracomunitari, non facciamo un tentativo, che mi sembra ragionevole, serio, equo, molto umanitario e solidaristico, di pensare ad interventi finalizzati anche a chi non è cittadino italiano? Ce lo impedisce qualcuno o possiamo intervenire? Il problema che noi poniamo, in conclusione, è questo: fermiamoci un attimo. Per la legge sulla famiglia aspettiamo da quattro anni - quattro anni, Assessore! - e ogni anno, per i primi anni (1996/1997) abbiamo impegnato 5 miliardi all'anno e non abbiamo speso per la famiglia.
A questo punto, come giustamente ha ricordato il Consigliere Peano, si tratta di inserire questa riflessione all'interno di una politica più generale sulla famiglia, in modo da aggiornare anche quel testo alla luce della nuova normativa.
In questa maniera, facciamo una legge adeguata e, per quanto ci riguarda, siamo disponibili a lavorarci e ad andare in fretta in aula.
Credo che ciò non valga soltanto per il Gruppo del Partito Popolare; credo che ci siano diverse sensibilità all'interno del Consiglio interessate ad una riflessione molto più organica, molto più completa, perché questa legge, sotto questo aspetto, è obiettivamente superata. Dobbiamo riconoscerlo e non dobbiamo assumerci la responsabilità di approvare una legge che è superata dal punto di vista culturale. E' questo il rilievo che noi volevamo fare.
Dopodiché, se la maggioranza intende andare avanti, evidentemente noi non possiamo votare contro, ma ribadiamo che questa legge affronta in modo antico e in modo molto marchiato, con una concezione superata, un problema complesso.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Rinuncio, Presidente; interviene il collega Chiezzi.



PRESIDENTE

La parola dunque al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Ho sentito accenni e giudizi diversi su questa legge da parte di molti colleghi. Io esprimo una considerazione che parte dalla scelta di non tenere una posizione propagandistica e demagogica su questo problema perché se ci incamminiamo su quella strada - mi sembra quella imboccata dalla collega Cotto - ci mettiamo su una strada sbagliata, perché a far propaganda siamo capaci tutti. A dire che 400 mila lire sono uno schiaffo per le situazioni che hanno bisogno, ci si mette nulla, attaccandovi sul fatto che prevedete delle briciole! E' un giudizio, ma non voglio mettermi su quella strada, non voglio farlo, se non veniamo tirati per i capelli perché la cifra è bassa ed insufficiente.
La strada, invece, di serietà che vorrei provare a percorrere è questa: al di là dei giudizi che si danno, sia quelli di insufficienza strutturale del provvedimento che ha svolto il collega Saitta, sia altri giudizi della compagna Simonetti e della compagna Marisa Suino, gli elementi da chiarire per fare una vera legge e non un volantino propagandistico sono, a mio modo di vedere, due, ridotti concettualmente ad uno solo, ma nella legge sono due.
Primo: a chi ci rivolgiamo? In una legge dobbiamo sapere quali sono i soggetti che fruiscono delle norme. Su questo mi sembra ci sia ancora una indeterminatezza, perché la legge si rivolge - è scritto all'art. 1 - alle "donne non occupate e casalinghe". Va chiarito quali sono questi soggetti perché, letto così, sembra che donne non occupate e non casalinghe non possano accedere al beneficio, il che mi sembra un po' strano. Come va intesa la legge? Sulla denominazione "casalinghe" forse il collega Rubatto ci potrebbe chiarire un po' di più di cosa stiamo parlando. Questa qualifica che nel testo attuale è obbligatoriamente connessa al "non occupate" non è autonoma, è connessa. Io non capisco il motivo di questa connessione, ma sia che sia connessa, sia che non lo divenga, ma nella legge adesso è connessa, sulle casalinghe potete illustrare la natura di questo status? Ad esempio, la donna che sta in casa tutto il giorno, ma ha un telelavoro part-time, molto ridotto...



CHIEZZI Giuseppe

CASARI Raimonda (fuori microfono)



CHIEZZI Giuseppe

E' occupata!



CHIEZZI Giuseppe

Ma qui si dice "e casalinghe".



CHIEZZI Giuseppe

GHIGLIA Agostino (fuori microfono)



CHIEZZI Giuseppe

Leggi l'art. 4!



CHIEZZI Giuseppe

Io voglio capire se questo "casalinghe" lo mantenete obbligatoriamente connesso al "non occupate" oppure no. Pertanto, chiedo una precisazione sulla natura dei beneficiati.
Secondo: visto che facciamo una legge e non siamo un Comune, chiedo che determinato con precisione la natura dei soggetti benificiati - si individui la natura della spesa conseguente presumibile. Questo va fatto in tutte le leggi! Questo non esclude che in legge si debba comunque prevedere il monitoraggio di quello che accade, ma la legge deve rispondere al legislatore che chiede quanti sono i soggetti potenzialmente beneficiari di questa legge? A questa domanda, collega Rubatto, bisogna rispondere, non con una cifra all'ultima virgola, ma con un ordine di grandezza delle persone e situazioni che questa legge riconosce come titolari di questi diritti! Non possiamo dire "non lo so", dobbiamo dire qualcosa di preciso, a livello legislativo.
Mi sembra che la cosa sia fattibile perché il numero di donne non occupate penso che sia un numero facilmente riscontrabile. Forse è meno riscontrabile il numero delle donne "non occupate e casalinghe" com'è scritto nella vostra legge - ce lo chiarirete voi! - ma questo numero secondo l'opinione del Gruppo, è un numero che dovrebbe essere inserito nella relazione e nel nostro dibattito, perché a quel punto si può anche esprimere un giudizio più mirato e preciso sulle 400 mila lire al mese sulla cifra assoluta che voi indicate come primo finanziamento di questa legge.
In assenza di queste risposte, è certo che si va verso la propaganda perché è l'unico modo di salvarsi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Rubatto.
Sono poi iscritti a parlare i Consiglieri Ghiglia e Gallarini.
Prego, Consigliere Rubatto.



RUBATTO Pier Luigi

Devo innanzitutto dire che sono perfettamente d'accordo con lo stabilire, anche sulla delibera che andremo poi a discutere in favore degli immigrati, un emendamento in favore delle casalinghe extracomunitarie perché sarebbe veramente un segnale. Questa proposta di legge era un segnale verso le casalinghe, proprio a tutela della casalinga...



GALLARINI Pier Luigi (fuori microfono)

E' un segnale!



RUBATTO Pier Luigi

Sì, scusate, è un segnale, era un segnale al momento della presentazione ed è ancora un segnale adesso, a tutela della casalinga, il riconoscimento della funzione della casalinga, il riconoscimento del lavoro della casalinga. Casalinghe non occupate, perché è evidente che chi fa un part-time o chi lavora in casa per un lavoro autonomo, ecc., non è più casalinga! Questa è una donna lavoratrice che non ha diritto a questo contributo.



(Commenti dei Consiglieri Chiezzi e Simonetti)



RUBATTO Pier Luigi

Secondo me, riconoscendo anche giusto l'intervento del collega Chiezzi converrebbe togliere la congiunzione "e", quindi dire "donne non occupate casalinghe".



RUBATTO Pier Luigi

SUINO Marisa (fuori microfono)



RUBATTO Pier Luigi

Cioè soltanto alle donne non occupate casalinghe date i soldi?



RUBATTO Pier Luigi

Certo, donne non occupate casalinghe!



RUBATTO Pier Luigi

SUINO Marisa (fuori microfono)



RUBATTO Pier Luigi

E' chiarissimo!



RUBATTO Pier Luigi

E' evidente che nel contesto del progetto di legge che è stato licenziato sulla famiglia possiamo anche chiedere interventi a tutela della maternità nell'insieme della famiglia. Questo è evidente, però questo era un progetto in favore delle casalinghe, quindi è un progetto che va riconosciuto per il 2000. Dopo sei mesi dall'approvazione verrà effettuato un monitoraggio a cura dell'Assessorato all'assistenza, quindi è un progetto che deve essere portato avanti proprio per dare questo senso di riconoscimento alla donna casalinga nel momento della maternità.
Per rispondere all'intervento del collega Saitta, devo dire che è evidente che noi abbiamo licenziato in Commissione il progetto di legge sulla famiglia. Progetto di legge che è stato discusso per molto tempo, che potrà essere ancora discusso (è andato in I Commissione, viene riportato in IV Commissione), quindi è un progetto sulla famiglia nel quale si pu inserire anche "qualche cosa", qualche emendamento (dico qualche cosa tra virgolette, non per sminuire le cose), qualche cosa in favore della maternità, ma non solo della maternità, non solo delle casalinghe, ma di tutte le donne.
Ritengo opportuno, dunque, che l'approvazione di questa legge venga interpretata come un segnale per il 2000, un segnale che verrà riscontrato dopo sei mesi, dall'Assessorato per vedere se i fondi che abbiamo previsto sono sufficienti.
Inizialmente, avevo previsto 2 miliardi che, poi, per scelte di bilancio, sono stati ridotti ad un miliardo e mezzo. In ogni caso, ritengo opportuno approvare il provvedimento proprio per dare un segnale, così come è avvenuto in altre Regioni. Esso non è in contrasto con la legge nazionale, ma è qualcosa in più che il Piemonte può fare; qualcosa in più che si può avvicinare all'intervento previsto dalla delibera sugli immigrati. Se vogliamo dare uno stanziamento anche alle donne casalinghe immigrate, sono disponibile a votare l'emendamento e a sostenerlo sia in aula che in Commissione. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Richiamo e condivido le preoccupazioni della collega Cotto e di altri colleghi, cioè che questa legge venga bloccata in maniera strumentale, ed anche bizzarra, da parte dell'opposizione. Dico bizzarra rispetto al fatto che qualche collega - come la collega Suino - si accorga oggi del provvedimento.
Mi spiego: se non leggo male, questa legge porta firme trasversali (Rubatto, Benso, Bortolin, Casari, Cotto, Ferrero, Manica, Minervini Spagnuolo e Montabone), quindi la Consigliera Suino si stupisce oggi, dopo che la collega Manica l'ha votata ieri! E' chiaro che bisognerebbe fare di più, fare meglio, dare più soldi, essere sempre più bravi di quello che si è. Gli esseri umani devono migliorare, ma sinceramente non posso condividere i sospetti della collega Suino, che si chiede se questa non sia una legge che il centro-destra porta avanti in maniera strumentale all'ultimo minuto, a cinque mesi dal voto.
Hai ragione, collega Suino, ma bisogna cercare di fare il possibile affinché tutti i provvedimenti vadano avanti. Questa legge giace da tempo come tante altre; condividerei la tua preoccupazione se fosse stata presentata oggi o ieri mattina, ma è stata presentata e licenziata mesi fa il 13 gennaio 1999 - e se fossimo stati tutti più lesti a portare avanti i lavori (cosa che non è avvenuta non certo per colpa della maggioranza) questa legge potrebbe non avere quei sapori che tu paventavi.
Aggiungo un'altra considerazione, Presidente, e sono dispiaciuto che non ci sia il collega Saitta, perché oggi voglio offrire spunti per interventi personali (ma il collega Peano glielo potrà riferire). Ma come il collega Saitta, che fa gli spot radiofonici, con intervista, dicendo che lui ha presentato dei progetti di legge a favore della famiglia ed invitando tutti i cittadini piemontesi a rispedire la cartolina affinché il Consiglio regionale del Piemonte esamini velocemente tali documenti, oggi chiede un ripensamento? Io, la sua voce, con intervista e musica "New Age" di sottofondo, l'ho sentita questa mattina al GRP, in uno spot radiofonico di trenta secondi.
Collega Saitta, dov'è la cartolina? Io la consegno nelle tue mani perché, da cittadino piemontese, vorrei che oggi questa proposta di legge a tutela della famiglia venisse votata. Ma proprio tu che ti vuoi far spedire le cartoline, oggi chiedi un attimo di ripensamento? Collega Peano, riferisca al collega Saitta che sta ricevendo il primo sacco di cartoline: la mia cartolina è già lì, e io sono uno di quelli che vuole votare oggi, mentre il collega Saitta è uno di quelli che ci vuole ripensare.
Presidente, bisogna segnalare questa anomalia, perché non si possono sostenere dei principi con i cittadini, o sui giornali, e poi venire in aula e tentare di bloccare, con artifizi verbali, i provvedimenti che vanno nella direzione che tutti, a parole, fuori condividono. Non prendiamoci in giro! Presidente, questo è un progetto di legge di pochi articoli e molto chiaro! Togliamo "e casalinghe", mettiamo "a favore delle donne non occupate" e ci basiamo solo sulle fasce di reddito? Benissimo: discutiamo si presentino gli emendamenti, li si discutano e, se tutti vogliamo la tutela della famiglia, portiamo avanti la legge.
E' stato detto che è una legge dal sapore elettoralistico; sapete, la campagna elettorale in Italia si fa tutti gli anni! Questa, tra l'altro, è nata ed è stata licenziata prima della legge Turco; allora anche la legge Turco era una legge elettoralistica, solo perché eravamo vicini o più vicini alle elezioni provinciali ed amministrative? Se lanciamo questo tipo di accuse, scambievoli, le leggi non le approviamo più. C'è sempre in Italia un momento elettorale e pre-elettorale. E se poi votiamo a maggio? Non approviamo più nessun provvedimento, in questa Regione, perché non si sa bene quando votiamo? Per noi non è abbastanza elettoralistico, per voi è troppo elettoralistico; allora facciamo che non parlare più di nulla! Abbiate pazienza, colleghi, questo è un progetto di legge trasversale condiviso, che segue le impostazioni, a tutela della famiglia e della maternità, del governo nazionale e del governo locale. Ma qual è il motivo per cui non lo volete approvare? Ditelo chiaramente, abbiate almeno il coraggio di sostenere la stessa posizione davanti ai cittadini, nelle aule dove si legifera ed eventualmente anche negli spot autopromozionali altrimenti non va bene! Vorrei ricordare che oggi esiste ed è possibile fare la pubblicità comparativa. Dobbiamo andare a dire comparativamente, attraverso una campagna di spot, che qualcuno ha la doppia giacca? Dobbiamo andare a fare la pubblicità comparativa, cioè arrivare a tirarci gli stracci per riportare le cose nel loro alveo naturale, che è quello di un Consiglio regionale che legifera su una materia largamente condivisa, che è stata licenziata dalla Commissione a gennaio 1999, che è arrivata per i ritardi cronici classici in Consiglio solo oggi, ma che è una legge che tutti volevamo e vogliamo? Altrimenti le motivazioni sono assolutamente strumentali.
Si dica subito che l'opposizione vuole bloccare tutti i provvedimenti a cui non è direttamente interessata o di cui non è stata direttamente prima promotrice; ne prendiamo atto, dico già che non li votiamo, ma ne prendiamo atto, almeno evitiamo di stare qui giornate intere a martoriarci. Andiamo direttamente dai cittadini, con anticipo, a spiegare, e decideranno loro chi ha torto e chi ha ragione! Riportiamo la questione nel suo alveo naturale, cerchiamo di essere un'assemblea legislativa con un minimo di dignità e coerenza rispetto alle cose che tutti insieme abbiamo fatto.
Se arriviamo al paradosso che in quest'aula, solo perché mancano tre quattro o cinque mesi alle elezioni - speriamo che decidano in fretta anche le cose che abbiamo fatto insieme hanno il sapore della propaganda allora si sappia che da oggi, anzi da ieri, l'attività legislativa deliberativa, amministrativa della Regione Piemonte è assolutamente paralizzata, perché è tutta propaganda. Ogni delibera, ogni stanziamento ogni legge può essere letta come atto di propaganda.
Chiediamo, almeno - ecco il collega Saitta che rientra - la coerenza tra gli spot radiofonici a tutela della famiglia e l'invio delle cartoline.
Lo ripeto, Saitta, perché non hai ascoltato il mio intervento...



GHIGLIA Agostino

SAITTA Antonino (fuori microfono)



GHIGLIA Agostino

Ho sentito.



GHIGLIA Agostino

Benissimo, e la legge che oggi deve essere votata secondo noi non merita alcun...



GHIGLIA Agostino

SAITTA Antonino (fuori microfono)



GHIGLIA Agostino

Ho detto che la votiamo ...



GHIGLIA Agostino

Sì, però hai detto che dovevate ripensarci, che eri disposto a votarla ma che magari era opportuno un ripensamento. Allora, io ti ho consegnato la mia cartolina virtuale, votiamola oggi e dacci una mano a votarla, anche eventualmente nel controllo del numero legale. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

Presidente, l'assenza del collega Saitta mi invita, con l'intervento del Consigliere Ghiglia, a rispondere.
Sono lieto che il collega Ghiglia abbia in mano la cartolina virtuale per il collega Saitta; ciò vuol dire che il collega Saitta ha fatto centro con i suoi spot.
Abbiamo richiamato due aspetti, collega Rubatto: il primo è che si tenga conto di questo provvedimento all'interno di un provvedimento più ampio, che è il progetto sulla famiglia, e così deve essere.
Sa perché lo richiamo, collega Rubatto? Per due aspetti, che lei ricorda sicuramente in questi anni. Ricorda che tre anni fa fu emanata la legge che dava contributi agli anziani per il riscaldamento? Che fine ha fatto quella legge? Fu fatta con 2/3 miliardi a disposizione per due anni e poi è scomparsa. Perché queste cose? E' questo che io mi domando sempre.
Ad esempio, abbiamo fatto la legge sui buoni casa. Sa quante domande sono pervenute? Ventiduemila. Sa quante risposte abbiamo dato? Seicento, a fronte di ventiduemila domande.
Vorrei che su questa legge fosse garantito che tutte le donne che si trovano in queste condizioni avessero una risposta, che non vi fosse soltanto per 750 donne la possibilità di avere 2 milioni ciascuna di quel miliardo e mezzo che mettiamo a disposizione, ma che tutte le donne che corrisponderanno ai requisiti di questa norma nel 2000 abbiano una risposta.
Credo che sulla maternità non possiamo nasconderci o prendere in giro le persone, quindi chiederei la cortesia che su questo si faccia una seria riflessione, per cui nel capitolo di bilancio venga messo come anticipo il miliardo e mezzo, si faccia un monitoraggio, ma che per tutte le richieste che saranno pervenute ci sia una risposta. Credo sia doveroso e serio da parte di un Consiglio regionale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MINERVINI


Argomento:

Saluto agli alunni e ai docenti della Scuola elementare di Borgosesia


PRESIDENTE

Prima di dare la parola ad un altro collega, voglio salutare, a nome di tutto il Consiglio, la Scuola elementare di Borgosesia, che è venuta a trovarci e che si fermerà brevemente ad ascoltare i nostri interventi.
Grazie, bambini ed auguri.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Proseguimento esame disegno di legge n. 347: "Interventi a tutela della maternità delle donne non occupate"


PRESIDENTE

Tornando all'esame del progetto di legge n. 347, ha la parola la Consigliera Suino.



SUINO Marisa

La mia è una doverosa replica, anche perché sono stata chiamata direttamente in causa.
Noi abbiamo esordito nei nostri interventi, collega Ghiglia riconfermando la disponibilità che abbiamo manifestato in Commissione nel merito; dopodiché ho anche aggiunto che a titolo personale mi sono riservata in Commissione e mi riservo qui il giudizio che ritengo di esprimere al momento opportuno.
Non solo. Abbiamo ribadito e riconfermato che c'è stata la massima collaborazione affinché il provvedimento vedesse una tempistica un po' più rapida di quella che è la tempistica solita, molto lunga, che la maggior parte dei provvedimenti, compresi quelli rilevanti ed importanti, hanno solitamente in quest'aula e in Commissione. I problemi che sono stati posti relativamente ai cinque mesi, non sono i cinque mesi delle elezioni: sono i cinque mesi previsti dal contributo. Quindi, evidentemente il provvedimento necessita di un supplemento di lettura.
I cinque mesi ai quali ci riferivamo non sono i cinque mesi pre elettorali o post-elettorali o altro: sono i cinque mesi ai quali fa riferimento il provvedimento di legge, che prevede un contributo di due mesi prima e di tre mesi dopo; in totale fa cinque mesi. Evidentemente, noi conoscevamo la legge, mentre tu, collega Ghiglia, un po' meno, quindi ci sono state delle difficoltà interpretative.
I problemi che noi abbiamo sollevato rimangono. Tra l'altro, mi spiace che il collega Rubatto sia assente, ma un Presidente di Commissione che risponde parlando di ostruzionismo è poco disponibile. Dopodiché ha provveduto la collega Cotto a trovare una dimensione partecipativa democratica più rispondente a quelle che sono le regole di un'aula - non c'è neanche lei, quindi va ripetuto tutto. Il collega Rubatto, essendo anche Presidente di Commissione, dovrebbe avere - non ce l'ha nemmeno in Commissione - quell'attenzione e quel rispetto che le regole comportano. Ma questo fa parte di un altro intervento che rifaremo all'uopo nel momento in cui sarà presente l'interessato.
Allora, quali continuano ad essere i problemi? Sono stati aggravati dalla discussione perché il collega Rubatto, primo firmatario, ha dichiarato che questa proposta di legge è un progetto per le casalinghe.
Scusate, qui va presentato un emendamento che dice, a partire dal titolo che non è per le donne non occupate, ma è per le casalinghe: mettetevi d'accordo.
Cerchiamo di capirci: a chi si riferisce questa proposta di legge? Questa chiarissima proposta di legge, collega Ghiglia, così chiara che il primo firmatario smentisce il titolo dicendo che è un intervento per le casalinghe! Ma a chi ci rivolgiamo? Alle casalinghe, alle donne non occupate, alle non occupate e casalinghe? Mettetevi d'accordo, fate una proposta che abbia un minimo di correttezza, perché non sappiamo a chi ci rivolgiamo.



(Interruzione fuori microfono del Consigliere Ghiglia)



SUINO Marisa

Ma ti sto ribadendo che uno dei nodi era proprio questo: la dizione del titolo si riferisce a donne non occupate, che sono un'esplicita, chiara categoria contabilizzabile oggi nella nostra Regione? Nel primo comma del primo articolo ci si riferisce a donne non occupate e casalinghe, quindi quali sono i criteri che poi vengono applicati? Come si va poi a disciplinare le domande? Sono donne non occupate, sono donne casalinghe sono donne non occupate e casalinghe? Qual è il valore che diamo a quella "e"? Trattandosi di contributi e trattandosi di parametri, poi, da applicare per dire sì o no ad una domanda, qual è la domanda che devo fare io donna non occupata e casalinga? Ho titolo per presentare la domanda? Quali sono le donne che hanno titolo?



SUINO Marisa

GHIGLIA Agostino (fuori microfono)



SUINO Marisa

C'è scritto "fasce di reddito", non conosci la legge!



SUINO Marisa

Fasce di reddito, ma di donne non occupate e casalinghe o di donne casalinghe e basta? Perché sono cose diverse, che non precludono la volontà e la disponibilità a parteciparvi. Primo ragionamento.
Su questo nodo è indispensabile che ci diciamo le cose, altrimenti presentiamo degli emendamenti e ognuno dà la propria lettura. Ma dato che questo è stato posto sei mesi fa e il primo firmatario e gli altri firmatari si sono incontrati e avrebbero dovuto giungere con degli emendamenti che fossero di chiarificazione di questi nodi, motivo per il quale questa mattina diventa indispensabile porli ed evidenziarli, per emanare un provvedimento che sia perlomeno utile e per evitare di ripetere quello che il collega Peano ha già ricordato: che è stata una presa in giro della popolazione anziana piemontese a proposito del riscaldamento. Perch sul riscaldamento avvenne la stessa cosa: si procedette con una proposta che diceva "Contributi agli anziani", dopodiché non era precisata la fascia d'età, non era precisato entro quanto tempo dovevano essere presentate le domande, non è partita la pubblicità, non sono stati emanati i bandi, non è stato di conseguenza applicato, se non in minima parte, il contributo, non è stato fatto il monitoraggio, non è stata data risposta a cinque tra interpellanze ed interrogazioni che sono state presentate.
Facciamo la stessa fine? Con la soddisfazione di tutti, corale, che così fa tanto bene alla salute, che abbiamo dato e che siamo disponibili a dare contributi alle donne in maternità? Ma per chi disciplina? Quali sono i criteri? Ecco, è tornato il collega Rubatto e quindi ricominciamo con il ragionamento. Collega Rubatto, ci rivolgiamo a donne non occupate, non occupate e casalinghe, o a donne casalinghe? Perché tu un momento fa hai detto: "E' un progetto per le casalinghe". Allora, considerato che il mio Gruppo ha votato a favore di questo provvedimento in aula e ha iniziato la discussione questa mattina riconfermando una disponibilità senza pregiudizi nel merito, i singoli Consiglieri valuteranno il da farsi al momento opportuno nella loro libertà di coscienza. Se tu mi dici che, con questo provvedimento, ci rivolgiamo alle casalinghe, allora, a partire dal titolo c'è qualcosa che non va.
Pertanto, c'è la necessità di capire, per cui ti prego di evitare di parlare di ostruzionismo quando in Commissione siamo stati disponibili, nei tempi e nei modi, affinché si arrivasse ad una soluzione di questo tipo.
Siamo stati noi stessi a non attendere che fosse emanato il decreto ministeriale, quindi abbiamo dato ampia disponibilità in tal senso, ma a chi ci rivolgiamo? Perché non è la stessa cosa. Tu prima ti riferivi alle donne che lavorano part-time: ma lo stabiliamo noi adesso qui? Questo provvedimento si rivolge a donne non occupate, a donne casalinghe, a donne non occupate casalinghe? Non è lana caprina questa! Dopodiché, in tua assenza, dicevo che non abbiamo gradito il richiamo all'ostruzionismo, che non c'è stato, tanto meno nella tua veste di Presidente di Commissione, che dovrebbe perlomeno avere un'attenzione alle regole, che solitamente non viene attesa.
Seconda questione. Il ragionamento che facevano i colleghi nel merito del monitoraggio di osservatorio: qui il monitoraggio non è disciplinato si dice genericamente che l'Assessorato provvederà; ma provvederà come ha provveduto, Assessore D'Ambrosio, in occasione del riscaldamento? Terza questione. Il collega Saitta parlava di un'impostazione generale e non soltanto di tipo economico - e questo lo riprendo, perché credo che sia uno dei motivi fondamentali. Tra l'altro, a titolo esclusivamente personale, lo esplicito come uno dei motivi di fondo che continua a farmi intravvedere delle profonde perplessità su questo provvedimento.
Poc'anzi la collega Cotto parlava di interventi per le donne, però nel momento in cui si parla di donne si trovano sempre delle difficoltà.
Allora, in primo luogo, respingo in modo assolutamente chiaro ed esplicito che le donne del centro-sinistra trovino difficoltà a ragionare, a rendersi disponibili su provvedimenti che riguardano le donne - questo non è assolutamente vero, ma non credo che la collega volesse dire ciò. Quando si parla di donne, mi rifiuto di pensare che parliamo di ghettizzazione e di elemosina. Invece, se noi lasciamo che un provvedimento abbia solo una caratteristica assistenzialistica e demagogica, dove non siamo nemmeno capaci di dire a chi ci rivolgiamo, a partire dal titolo, perché vi siete contraddetti con due interventi tra firmatari - e quindi vi chiedo di mettervi d'accordo cosa devo votare - allora, scusate, finiamo per fare un intervento per le donne, e quindi tutti ci sciacquiamo la bocca. Dopodich è un intervento clientelare, di ghettizzazione, perché a quali donne mi riferisco? Non solo nell'ambito della prevenzione, perché qui a nessuno importa niente del discorso della prevenzione. Faccio l'elemosina nel momento in cui i servizi sono stati ridotti del 50% nelle loro prestazioni territoriali - e questo lo rileviamo dai giornali.
In merito al taglio all'ASL 1 di Torino - non parlo di ASO - siamo sotto del 46,30%; ASL 2, 35,01%; ASL 3, 37,52%; ASL 4, 34,82%; ASL 5 50,11%; adesso con le nuove disposizioni della Giunta aggiungiamo più 1,5 più 0,5 di tagli. Le AA.SS.LL., nel caso lo avessimo dimenticato, sono quelle che sul territorio intervengono con consultori pediatrici consultori familiari, ginecologia, neuropsichiatria infantile, centri diurni, centri Alzheimer e su tutta la fascia dell'età critica all'interno della famiglia. Questi si sono ritrovati - vero, Assessore D'Ambrosio - ad esempio, in Via Sospello: due consultori in meno, quattro ginecologi in meno e sette mesi di attesa per una visita. E' questa la prevenzione? Nel contempo, emaniamo una leggina in cui non diciamo a chi ci rivolgiamo, con quale tempistica, con quali regole, ed eroghiamo 1 miliardo e mezzo di contributi. Ma certo che siamo d'accordo, siamo tutti d'accordo nel dire che il cielo è bello, la natura è bella, ma diverso è emanare dei provvedimenti utili! Allora non ci rivolgevamo al non voler interventi sulle donne, collega Cotto: ben vengano degli interventi, ma veri! Mi rifiuto di pensare che facciamo degli interventi di elemosina, di ghettizzazione e non chiari. Dopodiché certamente il mio Gruppo riconferma la disponibilità, l'apertura nel merito e sul provvedimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Anch'io a nome del nostro Gruppo volevo fare alcune considerazioni. Già altri interventi precedenti hanno sottolineato alcuni aspetti e in tono molto pacato comunque alcune considerazioni ci sembra di poterle svolgere.
In merito alla questione "non occupate e casalinghe", se è il caso di affinare in modo tale da non avere equivoci nel caso in cui questa dizione si presti ad equivoci, ovviamente noi siamo disponibili, però ci sembra che "non occupata" sia una categoria ben definita: chi non è occupato e in attesa di occupazione spera che la settimana prossima o già domani mattina possa avere di nuovo o per la prima volta un'occupazione. Chi è casalinga? La casalinga è una donna che è occupata sostanzialmente a fare la casalinga, per cui se vogliamo considerare le due categorie, che si sommano una rispetto all'altra, come mi parrebbe logico, noi ci troviamo ad avere un ventaglio di "n" soggetti interessati e, all'interno di questi "n" soggetti tutti titolati ad inoltrare la domanda, ci sarà la selezione in base al reddito prodotto. Questo mi sembra il criterio razionale sul quale si fanno molte selezioni.



(Interruzione fuori microfono della Consigliera Suino)



GALLARINI Pier Luigi

Ho detto prima che se è il caso di affinare per togliere qualche parvenza fasulla o realistica di equivoco, facciamolo, ma mi sembra che nella sostanza, per come interpretiamo noi, la cosa sia: non occupate più casalinghe fa una categoria che il Piemonte porta in un certo numero, fanno tutte domanda, dopodiché il reddito fa selezione rispetto a queste domande.
Scusate, non citiamo i buoni casa, il riscaldamento: per carità, li possiamo citare, però è ovvio che quando si emana una legge noi non siamo come Saitta che dice: " No, noi siamo realisti e Noi siamo d'accordo, ma dovremmo soprassedere, rinviare il tutto perché questa legge nasce superata; la cultura e l'evoluzione sociale è già molto più avanti a filosofare intorno a queste questioni e quindi aspettiamo a fare la legge".
gradualisti, il che significa che se oggi si può fare un primo piccolo passo, noi intendiamo che politicamente lo si debba fare e non aspettare di fare un passo da un metro e mezzo, magari fra uno, due, tre anni...



(Interruzione fuori microfono del Consigliere Saitta)



GALLARINI Pier Luigi

Tu sai, collega Saitta, che la legge sulla famiglia ha avuto un'approvazione un po' anomala, perché è stata licenziata dalla Commissione in un giorno in cui le minoranze si erano assentate per motivi rispettabilissimi, per cui quando verrà in aula, conoscendo i tempi di quest'aula su provvedimenti che sono stati licenziati dalla Commissione in presenza delle minoranze con la loro posizione, è immaginabile che non basterà una proroga di cinque anni di legislatura per approvare quella legge se arrivasse in aula o se arriverà in aula come è stata licenziata nelle condizioni realistiche in cui ci troviamo, perché non possiamo chiudere gli occhi di fronte alla realtà. Questo è un primo punto.
Quindi, ci sembra di dire che oggi si può fare un piccolo passo da 1 miliardo e mezzo. Facciamolo, anche se poi, quando parlo di bilancio, di solito mi spavento, perché se abbiamo impiegato quattro o cinque mesi ad approvare i bilanci in corso di legislatura, figuriamoci quanto tempo richiederà a quest'aula l'approvazione del bilancio dell'ultimo anno di legislatura, che verrà gestito in modo sicuro per tre o quattro dodicesimi dalla Giunta e dalla maggioranza uscenti e per gli otto-nove dodicesimi che restano non sappiamo da quali maggioranze.
Condividiamo quindi che ci sia una prudenza maggiore; prudenza maggiore che non deve portare a far sì che si impieghino dodici mesi per approvare il bilancio del 2000, ma a fare in modo che il bilancio del 2000 tenga conto di queste incognite e di queste contemperazioni. I tempi sono questi.
Inoltre, l'osservazione del Consigliere Chiezzi: 400 mila lire sono uno schiaffo. E' probabile che lo siano, collega Chiezzi, però noi viviamo in un Paese in cui gli schiaffeggiati sono milioni, perché da molti anni chi prende la pensione sociale minima prende 404 mila lire al mese: non penso che quelle 4 mila lire in più facciano la differenza. Ed è uno schiaffo che si rivolge, se questo è il metro di paragone, a fasce di milioni di cittadini italiani.
E' chiaro che se noi potessimo dare risposte soddisfacenti a tutte le richieste sociali, non saremmo in un Paese più o meno civile, saremmo in Paradiso, e la realtà, purtroppo, non ce lo consente.
Le minime dell'INPS - sempre per fare un esempio - sono di 709 mila lire al mese - mi rivolgo al Consigliere Chiezzi, ma anche agli altri, per ricordare le cifre. Non parlerei dunque di uno schiaffo. Nel momento in cui si passa da zero a 400 mila lire, è un grosso risultato: questo progetto di legge ha una grossa valenza sociale! E' ovvio che poi ci sarà la selezione per cui saranno in proporzione i 600 dei 22 mila che hanno fatto domanda per i buoni casa, come diceva il Consigliere Peano, o gli "n" su "N" rispetto a quelli che hanno fatto domanda per il riscaldamento. Per scusate - allora cosa facciamo? Non facciamo mai nulla, in attesa di avere gli infiniti miliardi necessari per far sì che il Paese si trasformi in un paradiso? Non ci saranno mai queste condizioni! Quindi noi, realisticamente e per una mentalità gradualista, per cui se si può fare oggi una cosa che riteniamo positiva vogliamo farla oggi e non aspettare domani, noi siamo d'accordo con questo progetto di legge, lo sosteniamo ed immaginiamo anche che ci siano le condizioni perché, pur nella convulsione della programmazione della giornata di oggi per quanto riguarda il Consiglio, abbiamo deciso di affrontare questo progetto di legge e, immediatamente in coda, la questione sugli extracomunitari.
L'ultima questione è già stata sollevata, per cui non faccio altro che riferirmi all'intervento della collega Cotto. Anche noi abbiamo firmato quell'emendamento: non poteva essere altrimenti, perché conforme alla legge nazionale, e non solo alla legge nazionale, ma anche al buonsenso e ad una logica di priorità, per cui ci siamo riferiti a quella cornice che prevede la cittadinanza italiana.
Siamo altresì d'accordo sul fatto che esiste anche il problema delle maternità al di fuori della cittadinanza italiana. Infatti, concordiamo con la collega Cotto nel sostenere la volontà politica - che poi si tradurrà dal punto di vista formale in un emendamento o in un accoglimento da parte del Presidente Ghigo, che ha la delega su tali questioni e che è venuto in Commissione ad illustrare il provvedimento - affinché, all'interno dei 4 miliardi e mezzo, che oggi rappresentano la dimensione economica di quel disegno di legge, si trovi uno spazio, da concordare, il più robusto possibile e compatibile con le risorse a disposizione, per affrontare la questione della maternità per coloro che non hanno la cittadinanza italiana. Mi sembra che approvare questo progetto di legge significhi compiere un piccolo passo in una direzione sociale molto valida, utile e significativa.
Questo è quanto. Non abbiamo ambizioni particolari, e penso che nessuno le abbia, nemmeno la collega Suino, che è intervenuta con molto vigore e molta passione.
Insomma, respiriamo aria tutti, sia da questa che da quella parte, e quindi siamo consapevoli del fatto che quello che conta è, secondo noi indirizzare, fare da apripista su certe questioni, senza attendere che culturalmente si sviluppino dibattiti filosofici. Le leggi seguono sempre la filosofia: non possono anticiparla. Quindi, mi sembra realistico che oggi si vari questa legge. E' possibile farla ed è possibile reperire quei finanziamenti, limitati, ma sicuri.
In seguito, le leggi potranno sempre essere aggiornate, se i bilanci lo consentiranno e se l'evoluzione sociale, culturale e filosofica porteranno la prossima assemblea regionale ad essere in grado di emanare provvedimenti migliori di quelli che siamo stati in grado di fare noi in questa legislatura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Nel merito non aggiungo considerazioni a quelle espresse dai vari Gruppi, e in modo particolare condivido quanto è stato detto dalla mia collega e Vicecapogruppo dei DS, Marisa Suino. Devo però fare due considerazioni, che credo il collega Gallarini accetterà.
Noi, in questa Regione, per una serie di situazioni - ma non è questo l'elemento della discussione - stiamo navigando a vista su molte materie.
Non divago, sto nell'ambito di pochi minuti. Non lo dico perché l'ha detto la Corte dei Conti - non avete il Piano di sviluppo, ecc. - ma è del tutto evidente che, non avendo fatto all'inizio della legislatura un quadro delle cose e non avendo fatto alcune leggi o stralciato delle linee di indirizzo navighiamo a vista.
Il Consigliere Rubatto, fra tutti i Gruppi qui rappresentati, è l'espressione di un Gruppo specifico: si è scelto alcuni temi di intervento politico, relativi alle problematiche dei pensionati, e ha creato un partito. E' un'anomalia, se vuoi, Rubatto; non è illegittimo, ma è una particolarità.
Una volta c'erano i partiti dei contadini, falcette rurali. Adesso c'è il partito dei pensionati, che fatica anche a trovare una sua dimensione: prima era con la sinistra, poi passa con il centro. E' una navigazione anche la tua, rispettabilissima, per carità. Però, questa mancanza di...



(Commenti del Consigliere Rubatto)



RIBA Lido

No, no, non ho fatto delle accuse! Sto parlando di te con rispetto come giustamente ci fa piacere quando si parla con rispetto di noi. Ma ci significa avere una mancanza di radici nell'affrontare delle questioni di grande respiro e portata.
E' un po' la caratteristica di questa Regione: le questioni di grande rilevanza non le affrontiamo; in maniera affrettata, ogni tanto, ci sono elementi che si prestano ad essere attraenti dal punto di vista della popolarità o della notorietà di un'iniziativa.
Questa legge sulla maternità, che non sta all'interno di un discorso generale sulla famiglia - probabilmente, quando è stata presentata, faccio ammenda del fatto che tutti quanti non avevamo ben presente il discorso che poi si è sviluppato ed affermato - costituiva uno stimolo. E' però del tutto evidente che, se affrontiamo il problema della famiglia così, lo affrontiamo in modo frammentario, e non è detto che questa operazione costituisca un tassello armonico con la politica generale, tant'è che c'è una legge sulla famiglia.
Credo che tutti capiranno che sarebbe meglio azzerare le conseguenze di operazioni fatte in un contesto del genere e ridiscutere seriamente tutti gli aspetti, in modo da concludere con un lavoro che possa essere effettivamente definito e non oggetto di una successiva polemica e difficile vertenza. Da questo punto di vista, la legge è destinata ad essere la premessa per un elemento, non dico di propaganda, ma di diffusione di un'immagine della Regione che è contemporaneamente interessante e inadeguata: la Regione che dà dei soldi è sempre gradita da parte di tutti; la Regione che dà dei soldi rappresenta la tradizione degli Enti pubblici che sono essenzialmente immaginati come erogatori di risorse.
Tuttavia, la Regione che sviluppa una politica per la famiglia, per la solidarietà e per la creazione di un contesto di sicurezza sociale, è ancora un'altra cosa.
Non siamo una Regione particolarmente invecchiata. Quando abbiamo parlato con il Ministro Rosy Bindi per capire le ragioni per cui D'Ambrosio e Ghigo ci dicevano che le difficoltà della politica finanziaria sanitaria erano dovute alla bassa quota pro capite, abbiamo scoperto che la quota pro capite è quella stabilita con i parametri validi per tutta la nazione, ma il Piemonte è una Regione con meno invecchiamento di altre Regioni! La Sicilia ovviamente lo è ancora di meno: infatti ha quote più basse! Assessore D'Ambrosio, io non tirerei più in ballo la questione delle quote pro capite, perché, da un lato, cerchi di sfuggire al merito del problema, dall'altro, sollevi problematiche che non sono neanche adatte a creare una particolare solidarietà verso il Piemonte, visto che ha una quota che gli spetta in base ai suoi indici di invecchiamento e di dispersione della popolazione.
Detto questo, vogliamo fare una politica per la natalità, una politica per la famiglia, una politica per la sicurezza, una politica che nel suo insieme rappresenti una diversa opportunità sociale per i piemontesi? Collega Rubatto, non si tratta di fare una legge che mette giù sette articoli e stabilisce di dare un miliardo e mezzo ad una categoria! E chiedo di essere capito perché non vorrei che si stravolgesse il mio pensiero. E' fin troppo agevole individuare canali di spesa dei destinatari (non voglio essere frainteso - intendiamoci - non voglio sottrarre nulla alla qualità, all'importanza etica, morale e di merito di questa legge), ma una legge che ha soltanto lo scopo di erogare dei soldi è una legge insufficiente, inadeguata e indubbiamente si presta ad essere utilizzata ed interpretata come i colleghi già hanno detto.
Il collega Ghiglia è anche intervenuto su questo punto, ma io non discuto sulla puntualità degli interventi, discuto sul fatto che non c'è mai un colloquio sulle cose! Discuto sul fatto che c'è soltanto la voglia di dire "Voi fate propaganda e non avete capito"! Questo è l'errore, e riconosco che invece gli altri Capigruppo si rivolgono a noi normalmente in maniera diversa. Se vogliamo cambiare qualcosa nel registro su leggi importanti, che hanno per materia il carattere etico della civiltà della nostra Regione, vanno affrontate con un dialogo, non vanno affrontate a colpi di legittimazione o delegittimazione! Questo mi interessa. Non è che l'intervento della collega Suino sia particolarmente appassionato; è particolarmente appassionato perché la posta in gioco è la possibilità di capire meglio alcune questioni.
Un po' per formazione e un po' perché per fortuna ho colleghi molto più bravi di me su questa materia, in genere mi occupo ed intervengo su questioni di sviluppo, di infrastrutture, su altre materie, ma sono tutte uguali dal punto di vista della loro vocazione ad essere i grandi capitoli del governo di questa Regione! Questo è più delicato di altri; più delicato perché attiene direttamente alle persone.
Fare una legge senza sapere se i soldi basteranno, collega Cotto, è un gravissimo rischio. Potrei chiamare in causa l'Assessore Bodo quando dice "contributi di tot lire fino al", poi si trova una quantità di domande che gli impongono di scegliere: non darli o darne la metà o un terzo! Quante volte è successo? E' andata sempre così! Se non si ha la capacità - Rubatto! - di sapere quant'è veramente la spesa, tu hai fatto una legge che è indegna di essere rappresentata come un grande obiettivo! E' una legge modesta, perché tu lo devi sapere, gli strumenti li abbiamo! Si sa perfino quando è nato il seimiliardesimo individuo in un Paese dell'Estremo Oriente! Queste cose le dobbiamo sapere per fare una legge! Certe volte noi abbiamo lavorato, come opposizioni, a delle leggi (colgo l'occasione per dire che ne abbiamo presentata una) sull'urbanistica e ci abbiamo lavorato quattro anni, perché volevamo che fosse un prodotto non propagandistico, ma rappresentabile, magari non condivisibile, per documentato, altrimenti si fa in fretta: si prende e si scrive.
Io questo limite lo devo denunciare, perché se poi ci troveremo con un'inadeguatezza degli stanziamenti, capite che abbiamo trascurato un passaggio che era necessario assolvere in maniera razionale, prima.
Dopodiché mi pare che ci sia una disponibilità del Capogruppo Gallarini a ragionare su come si può inserire questa legge nell'ambito di un obiettivo più armonico; non diciamo - l'ha già detto la collega - di non volerla discutere, di non volerla approvare. Diciamo soltanto che certo non può essere circoscritta ad un anno; certo, bisogna che gli stanziamenti siano previsti anche per gli anni successivi. Questo avviene tutte le volte che facciamo una legge. Non si può dire "per gli anni successivi si vedrà con gli stanziamenti di bilancio"! Altrimenti - Rubatto, mi rivolgo a te come ideatore, primo firmatario - capisco l'antifona, sei andato dall'Assessore Burzi e lui ti ha detto "Prenditi un miliardo e mezzo e in seguito si vedrà". Eh no! Tu, se vuoi la legge, vai di nuovo dall'Assessore Burzi e ti fai dare i soldi per il triennio, come si fa per tutte le leggi poi ce la porti e dici che c'è una volontà politica di fare una legge con la relativa copertura finanziaria! E non l'esigenza minimale di fare una legge che transita in una fase che non dico è particolarmente sospetta, ma è quanto meno particolarmente delicata. Questo è irrinunciabile! Su tutte le leggi che presentiamo ci preoccupiamo che abbiano la copertura per un triennio, altrimenti fai una delibera ed attingi da un capitolo che ha già gli stanziamenti! Queste cose rappresentano elementi aggiuntivi o di sottolineatura rispetto a quelli che abbiamo posto. Se la materia è seria e se siamo capaci di inserirla in un progetto organico, dateci il tempo per presentare quegli emendamenti che riorganizzino la legge secondo questi obiettivi e ci si lavorerà. Se rimane così, credo che lo stesso proponente si renda conto a seguito del dibattito, che vi sono troppe lacune.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA



PRESIDENTE

Bene, non essendovi altre richieste, passiamo ...
Consigliera Simonetti, lei era già intervenuta.



PRESIDENTE

SIMONETTI Laura (fuori microfono)



PRESIDENTE

No, avevo rinunciato e poi sono stata sollecitata dal dibattito.



PRESIDENTE

Prego.



PRESIDENTE

COTTO Mariangela (fuori microfono)



PRESIDENTE

Quanto volte si può intervenire, Presidente?



SIMONETTI Laura

Avevo rinunciato e adesso ho chiesto di intervenire. Già altri colleghi sono intervenuti più volte...



SIMONETTI Laura

COTTO Mariangela (fuori microfono)



SIMONETTI Laura

Per me parli pure, però sono partita dal tuo intervento, quindi sei già intervenuta!



(Commenti del Consigliere Chiezzi)



SIMONETTI Laura

Mi pare strano che queste proteste vengano da una donna.
Non essendo firmataria della proposta di legge, credo di poter esprimere anche delle perplessità e dei dubbi. Mi rivolgo anche al Presidente della Commissione Rubatto, che ci richiama ad osservare le regole: vorrei che le regole fossero rispettate sempre, a partire dalla discussione in Commissione.
Sollecitata dagli interventi di alcuni colleghi, anche della stessa maggioranza, oltreché dell'opposizione, vorrei riportare l'attenzione visto che alcuni decreti e regolamenti ministeriali vengono spesso citati ed immagino non per convenienza di tipo politico, ma per riportare un ordine anche all'attenzione normativa che questo Consiglio deve avere - sul Regolamento del Ministero delle Politiche Sociali del 15/7/1999, che stabilisce fra i vari interventi non solo quello relativo alla maternità ma nell'ambito di una politica sociale a sostegno di alcune fasce riconosciute come quelle più deboli e quindi meritevoli di un'attenzione particolare da parte del Governo nazionale e dei governi locali. Tale Regolamento riconosce il nucleo familiare e quindi un sostegno al nucleo familiare.
Non intervengo rispetto ad alcune considerazioni già avanzate da altri colleghi, che annunciavano la necessità di discutere delle politiche della famiglia in generale, ma vorrei rilevare come oggi anche le politiche della famiglia - non entro nel merito della discussione su questo tema - siano cambiate e siano già superate rispetto ad atti approvati dal Governo nazionale. Viceversa, il testo regionale che è oggi all'o.d.g. e che stiamo discutendo affronta ed attua solo uno dei punti che vengono individuati dal decreto ministeriale del Ministro della Solidarietà Sociale, Livia Turco quindi individua solo l'assegno per la maternità.
Come hanno detto alcuni colleghi, con questa politica regionale ci siamo trovati spesso ad affrontare alcune questioni, che meritano una particolare attenzione dei governi regionali e delle assemblee legislative riguardanti le fasce deboli della popolazione. Ma creare delle politiche che sono le politiche delle pari opportunità per tutti - che guardino e mirino all'uguaglianza tra le fasce, non equivale a creare delle politiche di intervento specifico, mirato, che creano - viceversa - le condizioni per sezionare la popolazione.
Abbiamo affrontato la situazione degli anziani - perché sono anziani e disagiati - ed abbiamo emanato delle leggi che, però, non rappresentando una priorità politica di intervento sociale sul territorio per sostenere queste fasce - in questo caso quella degli anziani più deboli - e non avendo una prospettiva pluriennale, quindi non rappresentando un intervento sostenuto nei confronti di un pezzo della popolazione, si possono definire unicamente come interventi sporadici, meramente assistenzialistici e di puro valore propagandistico.
Ricordo al collega Rubatto che, nel momento in cui abbiamo discusso la legge che sosteneva le spese per il riscaldamento della popolazione anziana, ci siamo trovati di fronte alla condizione per cui la Giunta regionale non aveva individuato un parametro di equità tra la popolazione anziana del Piemonte. Questo è bene ricordarlo. Ed è questo il motivo per cui oggi vogliamo approfondire certe questioni, affinché non vengano ripetuti certi errori, perché la popolazione - in questo caso le donne, ma nel caso precedente erano gli anziani - non può essere suddivisa rispetto alla valutazione discrezionale di alcuni Comuni che stabiliscono che il reddito minimo è questo piuttosto che un altro.
La Regione, nel momento in cui decide di fare un intervento assistenzialistico in questa direzione, deve stabilire qual è il reddito minimo e la soglia; non si può pensare che il cittadino o la popolazione anziana che vive a Biella avrà, per esempio, un reddito minimo riconosciuto, per poter accedere al finanziamento, di L. 1.800.000 mensili mentre il cittadino residente nel quartiere di Barriera di Milano avrà un reddito minimo di 1.200.000 lire oppure di 900.000 lire.
La politica, pertanto, deve essere una politica di ridistribuzione, di eguaglianza, di equità e di pari opportunità, tentando di sostenere le fasce più deboli, non per legittimare la situazione e la condizione di disagio sociale, ma per tentare di integrare una parte della popolazione con il resto di essa. Nel caso in oggetto, la Regione effettua un intervento finanziario di 400 mila lire mensili, pensando di risolvere così una parte dei problemi delle donne, ma non dice nulla, ad esempio, rispetto ai servizi sociali e di prevenzione nei confronti delle donne, che attualmente non vengono garantiti.
Perché non si cerca di capire, con questa discussione, se la riduzione dei bilanci delle AA.SS.OO. e delle AA.SS.LL., in particolare, abbia influito od influirà sulla riduzione del potenziamento dei servizi territoriali (per esempio, i consultori, che sono servizi rivolti alle donne ed in particolare a quelle donne che vivono la condizione di maternità)? Abbiamo richiesto alcuni dati per avere un'idea, al di là dell'articolo, di quante saranno le donne che ne potranno beneficiare quindi capire se sono le donne non occupate, le donne casalinghe.
Cosa significa essere una donna casalinga, oggi? Nel momento in cui discutiamo un disegno di legge, che non è una delibera della Giunta regionale che distribuisce finanziamenti a categorie che ritiene meritevoli della propria attenzione, ma è un disegno di legge regionale e, in quanto tale, non può limitarsi ad una distribuzione di soldi e di risorse finanziarie, ma dovrà affrontare certi temi, è strampalato chiedere, per esempio - ripeto la domanda - riguardo ai servizi rivolti alle donne, se c'è stato un cambiamento, qual è l'andamento ed il monitoraggio negli ultimi due anni? Rientrerò nel merito a partire dall'art. 1. Grazie.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, possiamo passare all'esame dell'articolato.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Scusi, Presidente, sul titolo c'è un emendamento.



PRESIDENTE

Sul titolo, Consigliere Chiezzi, non ci sono emendamenti.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Aspettiamo la risposta in merito al problema della definizione dei soggetti beneficiari di questa legge. Dato che più Gruppi hanno sollevato il problema della definizione "donne non occupate" e "casalinghe", e su questo tema ci sono stati anche dei riscontri in sede di maggioranza volendo presentare un eventuale emendamento al titolo, che dipende da quanto è scritto nell'art. 1, mi piacerebbe sapere dalla maggioranza cosa intende fare, perché presenterei un emendamento.



PRESIDENTE

Se tecnicamente operiamo sull'art. 1, poi per coordinamento modifichiamo il resto.



CHIEZZI Giuseppe

No, non è così, perché i titoli sono parzialmente di fantasia, non possono riscrivere tutta la legge. Dato che nel titolo compare "a tutela della maternità delle donne non occupate", lo riteniamo contraddittorio con l'attuale art. 1, in cui si scrive "delle donne non occupate e casalinghe".
L'emendamento, in questa situazione, è di portare coerenza fra il titolo e la definizione dell'art. 1. Se, però, la maggioranza ci spiega cosa vuole fare, può darsi che l'emendamento sia superato, oppure condiviso.
Pertanto, presentiamo l'emendamento, ma occorre che qualcuno ci spieghi cosa si intende per "donna casalinga". Una donna - ripeto - che svolge a casa un telelavoro part-time, è una donna considerata casalinga, e nel caso che questa donna abbia un reddito previsto secondo i criteri dell'art. 4 cioè sotto l'accesso all'edilizia residenziale pubblica, questa donna, per la maggioranza, è considerata casalinga o no?



PRESIDENTE

Se posso riassumere il discorso, nel titolo si parla di "donne non occupate", mentre nell'art. 1 si parla di "donne non occupate e casalinghe". La domanda rientra nella previsione di chi ha firmato la proposta di tenere la definizione "donne non occupate", dopodiché solo con il dato economico che viene definito dopo si intendono le cittadine, cioè le donne, oppure no? Esplicitando meglio la domanda, rientra nelle previsioni parlare solo di "donne non occupate", di modo che, per coordinamento, eliminiamo il termine "casalinghe", oppure si aggiunge qualcosa?



RUBATTO Pier Luigi (fuori microfono)

Mettiamo "non occupate e casalinghe".



PRESIDENTE

Allora, per coordinamento, bisognerebbe aggiungere "e casalinghe" anche nel titolo? Solo per coordinamento.
La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Il collega Rubatto parlerà a nome suo come primo firmatario; io, che sono una firmataria, insieme ad altri, posso anche avere un'opinione difforme rispetto alla sua. Mi sembra che lui abbia accettato di aggiungere nel titolo alla "tutela della maternità delle donne non occupate" anche "e casalinghe"...



PRESIDENTE

E' quello che ho cercato di spiegare prima...



MANICA Giuliana

E io sto cercando di spiegare, se ce la faccio, sommessamente, con limiti, che se il primo firmatario è d'accordo su questa proposta - e mi sembra che così abbia detto - io, che sono una delle tante firmatarie della legge, invece non lo sono.



PRESIDENTE

D'accordo: non c'è un'identità di valutazione.
Abbiamo un emendamento a firma dei Consiglieri Chiezzi e Simonetti, che propone di aggiungere al titolo "e casalinghe", cioè di mantenere le parole, i concetti che ci sono all'art. 1 anche nel titolo. Mi pare che le ragioni siano state sufficientemente chiarite.
Ritiene di illustrarlo ulteriormente? Prego, Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Siamo di fronte ad un problema non risolto - mi rivolgo a tutti i colleghi e, in particolare, alla collega Manica - e il problema non risolto è il seguente. Ci troviamo di fronte ad un problema non risolto e che la maggioranza si ostina a non risolvere. Allora, il primo problema è cosa si intenda per " donne non occupate e casalinghe", in quanto non è stato chiarito. Devono essere obbligatoriamente non occupate e contemporaneamente casalinghe? A questo non è stato risposto. Oppure è disgiunto, per cui possono essere: prima categoria, non occupate; seconda categoria, non occupate e casalinghe? Abbiamo chiesto: quali caratteristiche hanno per essere individuate come tali le donne casalinghe? E ho anche chiesto: una donna che fa un lavoro part-time o un telelavoro parziale a casa, con un reddito inferiore all'accesso all'edilizia residenziale pubblica, secondo voi è donna casalinga o no? Se non si risolve prima questo problema, diventa difficile presentare degli emendamenti.
In presenza del silenzio perdurante della maggioranza, questo primo emendamento cerca perlomeno di mantenere una coerenza nel testo.
Allora, dato che nel testo attuale dell'art. 1 è scritta una cosa, al di là del fatto di condividere o meno quel che c'è scritto, ma dato che è scritto così, noi chiediamo che se viene mantenuto nel titolo, compaia e non sia omesso, perché la legge scritta con quel titolo ha un titolo fuorviante rispetto al suo contenuto. Nella legge è scritto "donne non occupate e casalinghe". Allora, non si nasconda nulla. Il titolo deve chiarire di cosa stiamo parlando: stiamo parlando delle donne non occupate e casalinghe. L'emendamento dice questo. Vi è poi un altro emendamento che possiamo proporre: quello di togliere la parola "e casalinghe" dall'art. 1.
Questo, però, viene dopo. Allora, se "casalinghe" rimane e la maggioranza ci dice che rimane, noi insistiamo per tenere l'emendamento tecnico di coerenza - non politico, ma tecnico. Ma se non rimane, come preferiremmo allora la maggioranza, per cortesia, si esprima a questo punto, altrimenti ci mette nell'imbarazzo di dover presentare degli emendamenti al titolo, in quanto c'è una definizione che non condividiamo nell'art. 1.
Noi ritireremmo volentieri questo emendamento, che vuole solo sollecitare la maggioranza a chiarirci questi elementi, che - ripeto - non sono tecnici: sono politici.
Con i colleghi del centro-sinistra adesso ci coordineremo nei comportamenti, mentre sottolineo anche la richiesta della collega Manica.
Però sono richieste che vi chiediamo, maggioranza, di risolvere esponendoci un vostro pensiero in proposito ed un chiarimento. Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Mi sono consultata con il collega Rubatto e non abbiamo alcuna intenzione di creare difficoltà. Nell'articolato avevamo accettato di aggiungere "e casalinghe" a "non occupate" a seguito della richiesta di un'Associazione di categoria, che aveva spiegato la diversità - che è abbastanza chiara - tra le donne non occupate e le casalinghe. Comunque non abbiamo assolutamente alcun problema a togliere all'art. 1 "e casalinghe" e quindi permettere al collega Chiezzi di ritirare il suo emendamento.



PRESIDENTE

Con questo impegno posso considerare ritirato l'emendamento? Pertanto il titolo resta: "Interventi a tutela della maternità delle donne non occupate". Se gli addetti mi possono consegnare gli emendamenti che sono stati presentati... Qui ci sono tre emendamenti...
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Siccome non siamo firmatari di questo disegno di legge e abbiamo presentato una serie di emendamenti, chiediamo se possiamo avere un breve incontro con i colleghi del centro-sinistra per discutere questi nuovi emendamenti che sono emersi a valle della discussione generale. Chiediamo se possiamo avere qualche minuto di tempo per coordinare la nostra azione con quella degli altri Gruppi del centro-sinistra, che invece erano firmatari della proposta di legge. Noi non siamo firmatari, però a questo punto vorremmo avere un breve confronto con il centro-sinistra per poter regolare, magari in modo comune, i comportamenti.



PRESIDENTE

Siamo giunti alle ore 13.25, per cui credo che, a questo punto possiamo chiudere i nostri lavori, con una raccomandazione: cortesemente puntuali alle ore 14.30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.25)



< torna indietro