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Dettaglio seduta n.400 del 21/10/99 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellingeri, Benso, Botta Cavallera, Farassino, Majorino, Pazé, Picchioni e Viglietta.


Argomento:

Verifica numero legale


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Simonetti; ne ha facoltà.



SIMONETTI Laura

Presidente, per cortesia, prima di iniziare la seduta verifichiamo il numero legale?



PRESIDENTE

Prego l'Ufficio di Presidenza di procedere alla verifica del numero legale.



(Il Consigliere Segretario Grasso effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Constato la presenza del numero legale, essendo presenti in aula n. 25 Consiglieri.


Argomento: Università

Esame disegno di legge n. 499: "Interventi per l'Università e il diritto allo studio universitario" - Esame collegato ordine del giorno n. 1088 relativo all'ISEF


PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame del disegno di legge n. 499, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Possiamo dare per letta la relazione dell'on. Picchioni?



PRESIDENTE

SIMONETTI Laura (fuori microfono)



PRESIDENTE

Signor Presidente, faccio notare che il relatore non è presente.



PRESIDENTE

Sappiamo che è impegnato in un'altra attività.



PRESIDENTE

SIMONETTI Laura (fuori microfono)



PRESIDENTE

Visto che personalmente la sottoscritta è tra quelle che non partecipano alla VI Commissione, e pertanto ho appreso il disegno di legge...



PRESIDENTE

Se ritiene, la svolgo io la relazione.



PRESIDENTE

SIMONETTI Laura (fuori microfono)



PRESIDENTE

Sì. Innanzitutto, chiedo se può comunicare il voto dei Gruppi in VI Commissione su tale testo legislativo.



PRESIDENTE

Il voto è stato così espresso: favorevoli i Gruppi di Alleanza Nazionale, Forza Italia, Forza Italia-Polo Popolare, CCD, PPI, MPPE Democratici di Sinistra, Socialisti Democratici Italiani; astenuto il Gruppo dei Comunisti Italiani; non ha partecipato al voto il Gruppo di Rifondazione Comunista.
Do ora lettura della relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Illustre Presidente, egregi Consiglieri, come evidenziato nello schema del Programma regionale di sviluppo all'esame del Consiglio regionale, il Piemonte, per tradizione storica e per cultura fortemente predisposto a svolgere funzioni di eccellenza nel campo industriale, culturale universitario e della ricerca avanzata, risente oggi di debolezze legate tra l'altro, al calo demografico, al basso livello di istruzione superiore ed universitaria ed alla disoccupazione, soprattutto giovanile.
Il calo demografico della Regione, attualmente valutabile con sufficiente approssimazione in circa il 25% - 45.200 diciannovenni nel 1996 e 33.800 nel 2014 - fa prevedere, in un sistema stazionario, una corrispondente riduzione sul fronte delle iscrizioni universitarie.
Uno sguardo, anche superficiale, ai servizi formativi di livello universitario degli altri Paesi evidenzia una situazione critica sia sul piano dell'efficienza sia su quello delle risorse finanziarie, che lo Stato e le istituzioni pubbliche destinano per tale finalità.
Ad esempio, la percentuale di popolazione, in età 25/34 anni, che in Italia risulta aver terminato un ciclo di terzo livello (post-secondario) è pari all'8%, contro un 23% dei Paesi OECD.
Il dato citato risente, oltre che della bassa efficienza del sistema universitario, in termini di laureati prodotti e della quasi totale assenza di percorsi formativi post-secondari non universitari, anche del fatto che soltanto il 49% degli appartenenti alle stesse classi di età, 25/34 anni risulta in possesso del titolo di scuola media superiore, contro una media dei Paesi OECD del 71%.
Considerando la situazione regionale, si rileva che questa presenta elementi di criticità, anche rispetto al quadro nazionale, sia sul fronte della domanda sia su quello dell'offerta.
Nel 1994/1995, infatti, a fronte di una percentuale nazionale di giovani in età 18/26 anni iscritti all'Università, pari al 21%, quella del Piemonte risulta del 18%.
In questo quadro non soddisfacente, il Piemonte è però riuscito a mantenere attrazione nei confronti di giovani provenienti da altre regioni.
Se si considerano le presenze extra-regionali ancora consistenti negli Atenei torinesi ed in particolare al Politecnico, con il 14% di studenti provenienti dal Mezzogiorno, si comprende come queste rappresentino un importante fattore di ricchezza.
Muovendo dall'individuazione dei fattori di attrazione presenti rappresentati da situazioni di qualità e specificità, si può sicuramente operare per favorire lo sviluppo di un sistema regionale della formazione superiore, che estenda eccellenza scientifica e didattica, garantisca strutture e servizi efficienti e competitivi e adegui agli standard europei numero di iscritti e di laureati.
Soprattutto in questi anni, che vedono l'Italia impegnata nel processo di europeizzazione, si fa impellente anche per il Piemonte la necessità di prevedere il quadro di competizione in cui bisognerà operare, se si vorrà garantire ai giovani situazioni di pari opportunità rispetto ai loro colleghi europei.
Dello sviluppo di un vero e proprio sistema regionale della formazione superiore non possono essere però interpreti solo gli interlocutori accademici. E' compito anche dell'Amministrazione regionale svolgere un ruolo di piena responsabilità verso forme compiute di collaborazione non solo con gli Atenei, ma anche con gli Enti locali, con i soggetti socio economici del territorio e con quanti, esterni all'Università, siano titolari della rappresentanza di interessi generali, al fine di sfruttare sinergie, valorizzando le competenze distribuite.
In questa direzione i Comitati regionali di coordinamento, istituiti con il DPR n. 25 del 27/1/1998, rappresentano uno strumento di grande potenzialità programmatoria.
La modificazione della tipologia delle istanze rappresentate nei Comitati, precedentemente a composizione esclusivamente accademica determina, infatti, un profondo cambiamento dei ruoli.
La rappresentanza dell'Amministrazione regionale, al suo massimo livello, e quella degli studenti, offrono l'opportunità di impostare l'attività con una visione di sistema territoriale e con un approccio precedentemente non praticabile.
La norma ha, non a caso, definito un ambito molto ampio di competenze delegate a questo organismo, competenze che vanno dal coordinamento in materia di programmazione degli accessi all'istruzione universitaria, di orientamento, di diritto allo studio, di alta formazione professionale, di formazione continua e ricorrente, di utilizzazione delle strutture universitarie fino al coordinamento con il sistema scolastico, con le istituzioni formative regionali e con le istanze economiche e sociali del territorio.
L'Amministrazione regionale che, ai sensi della legge n. 390 del 2/12/1991, ha già assunto a pieno titolo competenze e compiti nella programmazione e nella gestione del diritto allo studio universitario, con l'istituzione del Comitato regionale di coordinamento assume, insieme con gli Atenei, la responsabilità di promuovere il progetto di un sistema universitario regionale efficiente e competitivo.
Alla luce delle audizioni svolte con i rappresentanti degli studenti e i Rettori delle Università degli Studi di Torino, del Politecnico di Torino e del Piemonte Orientale, con il presente disegno di legge recante 'Interventi per l'Università e per il diritto allo studio universitario' si individuano obiettivi ed interventi per rendere operativo il contributo della Regione Piemonte all'avvio di tale sistema, sulla base dei principi ispiratori dell'art. 4 dello Statuto e in coerenza con gli indirizzi delineatisi nel primo anno di attività del Comitato regionale di coordinamento.
All'art. 1, al fine di sostenere la qualificazione e l'efficacia dell'attività didattica, formativa e scientifica delle istituzioni universitarie del Piemonte, si autorizza la Giunta regionale ad erogare finanziamenti agli Atenei piemontesi e all'Ente regionale per il Diritto allo Studio Universitario, a sostegno dello sviluppo degli insediamenti universitari e delle strutture per il diritto allo studio.
I finanziamenti sono erogati per contribuire all'acquisizione costruzione, ristrutturazione e riqualificazione di aree ed immobili da destinarsi a sedi di attività universitarie, a residenze e servizi per il diritto allo studio, al potenziamento delle risorse didattico-scientifiche alla realizzazione di laboratori, biblioteche, sistemi informativi nonch alla valorizzazione del patrimonio storico-scientifico degli Atenei e alla realizzazione di spazi adeguati per le attività organizzate dagli studenti e dalle rappresentanze studentesche.
All'art. 2 si prevedono le modalità per l'erogazione dei finanziamenti.
La Giunta regionale, sentito il Comitato regionale di coordinamento e previo parere della Commissione consiliare competente, è autorizzata a stipulare, con i soggetti beneficiari e per il perseguimento degli obiettivi di cui all'art. 1, accordi, intese e convenzioni.
Tali atti saranno stipulati sulla base dei programmi generali di intervento, accompagnati dai piani economici e dai tempi di attuazione, che i soggetti beneficiari stessi sono tenuti a presentare alla Giunta regionale entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge.
Nei programmi dovranno altresì essere precisati i termini relativi alla disponibilità del bene oggetto dell'intervento (ad esempio, proprietà comodato, affitto, concessione, ecc.) nonché la situazione amministrativa relativa all'intervento stesso (ad esempio, stadio della progettazione, di autorizzazioni e nulla osta, di concessioni edilizie, ecc.).
Si precisano infine le indicazioni che gli atti dovranno contenere: programma generale, individuazione delle priorità e dei tempi di realizzazione degli interventi, entità e modalità di erogazione dei finanziamenti, modalità di rendicontazione delle spese, modalità di comunicazione delle iniziative.
All'art. 3 sono definiti in L. 105.000.000.000 i finanziamenti a sostegno della realizzazione degli interventi, da erogarsi nel quinquennio 1999/2003, a favore dell'Università degli Studi di Torino, del Politecnico di Torino, dell'Università del Piemonte Orientale, dell'Ente regionale per il Diritto allo Studio Universitario, secondo un riparto che sarà successivamente deliberato dalla Giunta regionale, sulla base dei programmi presentati, ai sensi del comma secondo dell'art. 2.
All'art. 4 si istituisce l'Osservatorio regionale per l'Università e per il Diritto allo Studio Universitario, al fine di dotare l'Amministrazione regionale, gli Atenei piemontesi e il Comitato regionale di coordinamento di uno strumento in grado di favorire la costruzione di indicatori relativi al funzionamento degli Atenei, l'acquisizione permanente, l'elaborazione e il monitoraggio dei dati di sistema e di sviluppare, attraverso il costante confronto con le parti sociali e le forze economiche, metodologie di valutazione utili all'assunzione di decisioni orientate.
Gli indirizzi programmatici per l'attuazione dei piani di attività dell'Osservatorio sono definiti dal Comitato regionale di coordinamento e sottoposti all'approvazione della Giunta regionale.
Per il funzionamento e lo svolgimento dell'attività dell'Osservatorio si autorizza la Giunta regionale a stipulare apposita convenzione, su proposta del Comitato regionale di coordinamento, con idonea istituzione tra i cui soci figurino la Regione Piemonte, l'Università degli Studi di Torino e il Politecnico di Torino.
All'art. 5 la norma finanziaria prevede l'istituzione nel bilancio della Regione dei seguenti capitoli: a) 'Fondo per contributi a spese di investimento per lo sviluppo delle strutture universitarie e del Diritto allo Studio Universitario' b) 'Contributi per spese di funzionamento e di attività dell'Osservatorio regionale per l'Università e per il Diritto allo Studio Universitario'".
Non essendovi richieste di parola, possiamo passare all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 36 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 36 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 36 L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 36 L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 38 astensioni 2 L'art. 5 è approvato.
Passiamo alle dichiarazioni di voto sull'intero testo della legge.
La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questo disegno di legge - l'ho saluto dai colleghi che hanno partecipato ai lavori in VI Commissione - ha avuto un iter procedurale che ha visto anche lo svolgersi di alcune consultazioni, tra le quali, chiaramente, anche quelle con le istituzioni universitarie e gli Enti per il Diritto allo Studio Universitario.
Su questo disegno di legge il nostro Gruppo più di una volta ha posto delle osservazioni rispetto alle difficoltà che vive oggi il mondo universitario: le strutture scolastiche in genere che devono garantire un diritto allo studio degno anche degli studenti che oggi affrontano grandi difficoltà. Il diritto allo studio non è garantito per quanto riguarda le strutture universitarie - mi rivolgo all'Assessore Leo perché è l'immediato interlocutore politico di questo disegno di legge; le strutture universitarie sono dequalificate anche dal punto di vista materiale delle strutture stesse. All'interno delle strutture universitarie si vivono delle difficoltà che vengono direttamente espresse dagli studenti, in particolare dagli studenti lavoratori: difficoltà di trovare delle sedi di studio, di elaborazione, ma anche delle sedi dove svolgere le lezioni, gli esami e quant'altro.
Il nostro Gruppo esprimerà un voto favorevole su questo disegno di legge in quanto è necessario oggi dare una spinta propulsiva rispetto ai finanziamenti che vengono individuati in questo provvedimento, i cui beneficiari sono sostanzialmente le aree e gli immobili presenti sul territorio quali sedi dell'attività universitaria, le residenze e i servizi per il diritto allo studio, il potenziamento delle risorse didattico scientifiche.
E' necessario, però, individuare delle politiche generali di coordinamento che trovino la sinergia fra i vari settori di intervento per il diritto allo studio universitario. Non è accettabile che vi sia una politica spezzettata: da un lato, i trasporti, dall'altro l'urbanistica quindi l'accesso alla residenzialità e il diritto alla casa, dall'altro ancora il diritto allo studio. Non è accettabile che queste politiche siano oggi spezzettate in aree di intervento che non trovano una sinergia ed un coordinamento.
Per l'ambizione che si vuole porre questo disegno di legge regionale per l'ampiezza dell'intervento che deve beneficiare di questi finanziamenti, noi riteniamo che 105 miliardi siano assolutamente insufficienti. Individuato l'intervento e la caratteristica dell'intervento che deve essere chiaramente di natura pluriennale, che deve stabilire delle basi non certo avviate da questa Giunta, ma già avviate, sulle quali per questa Giunta deve intervenire immediatamente, noi riteniamo che i fondi stanziati siano assolutamente insufficienti.
Volevo rimanesse a verbale che, nonostante il voto favorevole dato l'impianto del testo legislativo e quindi la necessità di intervenire, noi rileviamo ancora delle grandi difficoltà ed una disattenzione della Giunta regionale su un tema che, viceversa, oggi ha una grande importanza nel territorio. Ci sono grandi difficoltà non solo nella sede di Torino, che chiaramente è centrale rispetto alla grande affluenza di studenti e all'esigenza del diritto allo studio che proviene dall'intero Piemonte, ma anche in altre realtà. E proprio per sviluppare una politica dell'Ente per il diritto allo studio torinocentrica e non settaria rispetto alla forma di intervento, noi sollecitiamo un intervento sinergico tra le varie politiche, a partire dalle politiche del territorio, quindi in particolare mi rivolgo all'Assessore Botta, che oggi non è presente, ma anche dalle politiche dei trasporti, perché oggi occorre garantire ancora di più la necessità di individuare per la propria sede universitaria collegamenti che la rendano facilmente raggiungibile e che sostanzialmente rispondano alle esigenze degli studenti, in particolare degli studenti disagiati e lavoratori.



PRESIDENTE

Ribadisco che siamo in fase di dichiarazione di voto sull'intero testo per cui alle domande eventualmente poste l'Assessore risponderà con uno scritto.
La parola al Consigliere Miglietti.



MIGLIETTI Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, siamo di fronte ad una di legge di estrema importanza, forse una delle leggi più importanti della Regione Piemonte in questa ultima parte di legislatura e che noi avremmo voluto fosse anche molto più ampia.
Avremmo voluto proporre un emendamento sull'impegno economico della Regione Piemonte che dimostrasse come la stessa potrebbe partecipare alla riqualificazione complessiva del sistema universitario. Tuttavia, alla luce delle lettere giunte alla Presidenza della Commissione da parte dei tre Rettori dell'Università, riteniamo di votare a favore di questa legge con convinzione, anche per le assicurazioni che abbiamo avuto dalla Giunta e dall'Assessore competente, di esaminare passo a passo, negli anni, quali sono gli interventi che deve fare la Regione a supporto del complesso del finanziamento per la ristrutturazione dell'Università con tutto ciò che ne deriva, quindi: il diritto allo studio, l'agevolazione ai meno abbienti come diceva prima la Consigliere Simonetti - nell'ambito dei trasporti delle situazioni abitative e la qualità della vita, che deve avere anche un minimo di attenzione per dare il modo agli studenti di partecipare a questo importantissimo momento della loro vita.
Questo non è soltanto un loro problema individuale, ma è un problema collettivo, perché il valore aggiunto intellettuale sarà quello che determinerà le strade per trovare un'occupazione in futuro, non soltanto nell'ambito del nostro Paese, ma nell'ambito dell'Europa.
Pertanto, noi voteremo convinti su questa legge, con queste assicurazioni e, se vi sarà una replica da parte dell'Assessore, lo pregherei di ribadire l'impegno della Regione Piemonte nell'ambito dell'attenzione economica al problema.
L'Università ha avuto, in questi anni, un'attenzione particolare anche da parte del Governo centrale. Vi è un dibattito profondo, una riforma in atto, che deve portare questo importantissimo settore - a mio parere importantissimo non soltanto per la cultura, ma proprio per l'economia generale del nostro Paese - ad un livello tale da competere con le altre Università e quindi con il mondo del lavoro degli altri Stati, non soltanto quelli europei, ma a livello internazionale, a livello mondiale.
Ribadisco il nostro voto favorevole a questa legge e ci attendiamo da parte dell'Assessore delle assicurazioni per poter proseguire nel tempo l'impegno anche economico su questo settore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

Assessore, intervengo prima di tutto per renderle merito di questa proposta di legge, che ha avuto il suo iter in Commissione, durante il quale da parte delle minoranze si è cercato di darle sì atto di quanto veniva proposto, ma richiamandola nel contempo all'estrema attenzione che la problematica in questione assume sul territorio regionale.
Intendo ricordarle che non abbiamo a che fare solo con la realtà torinese, ma che esistono realtà piemontesi di grande interesse, perché in questi anni l'Università è riuscita a "spalmare" sul territorio interessanti attività in alcune località; per cui, l'attenzione va posta ripeto - non soltanto all'area metropolitana, ma a tutto il Piemonte. Non va rivolta unicamente a quelle realtà che più si sono sviluppate (Novara ed Alessandria), ma pure alle altre, quelle un pochino più lontane e che in questi anni hanno cercato, con grosso sforzo economico degli Enti locali ecc., di offrire la possibilità anche ai nostri studenti di trovare sul territorio delle risposte ai loro quesiti.
Ritengo comunque importante - e in questo senso le chiedo uno sforzo anche personale - una sua più diffusa presenza. So che lei sovente si reca presso i gruppi studenteschi torinesi, per vedere cosa succede, verificare il rapporto che hanno con l'Università, capire come vivono l'Università. La invito a visitare anche le altre realtà; sarebbe interessante che anche le altre piccole realtà locali, sedi universitarie o di diplomi universitari la vedessero ogni tanto per un confronto finalizzato ad affrontare i loro problemi, in modo da verificare come riusciamo, anche in quelle realtà (piccole o grandi che siano) a dare le risposte migliori.
Alcune volte sono stato critico con lei per quanto riguarda collegi universitari, posti letto, risposte di residenzialità agli studenti che a Torino arrivano dalle nostre province; sono migliaia che spesso devono strutturarsi in situazioni private, perché non riescono a trovare risposte del pubblico alla residenzialità.
Sarà importante, quindi, in questi anni, che su questo terreno venga fatto ancora un grande sforzo.
Io sognavo un'Università che riuscisse a trovare una sede diversa magari non a Torino, ma fuori, dove si potesse creare un bel campus, una realtà che desse una risposta migliore. Non riusciamo; non riusciamo a pensarla così. Però è necessario tentare ancora della residenzialità per i nostri studenti.
Quello di trovare ulteriori risposte è uno sforzo che dobbiamo fare tutti assieme: lei, la Provincia di Torino, il Comune di Torino, perché è veramente un'esigenza. Tuttavia, le chiederei soprattutto di ascoltare le voci di tutto il territorio, non soltanto della città. Magari in occasione di questa legge: uscire, uscire per poterla discutere con gli studenti delle realtà più lontane; sentirle e capire come possiamo migliorare il nostro stare al loro fianco, affinché possano continuare gli studi nelle migliori condizioni.
Qualcuno ha detto poc'anzi che il livello universitario è quello che oggi deve avere da parte nostra la maggiore attenzione, perché così facendo eleviamo il livello culturale della realtà piemontese. A questo io credo veramente. Mi accorgo di quanti forzi facciano migliaia di studenti. Ieri ho incontrato alcuni ragazzi che si sono laureati in veterinaria e che stanno cercando di capire come potranno inserirsi nel mondo del lavoro, a specializzarsi, a migliorare gli studi che già hanno effettuato, e così via.
Dobbiamo quindi riuscire a capire quanto siamo in grado di fare per consentire loro di essere i migliori studenti, i migliori laureati, i migliori professionisti sul mercato dell'economia e del lavoro, che oggi impone una ricerca sempre più ottimale.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Interveniamo su questo provvedimento di legge, al quale in Commissione abbiamo dato il nostro voto favorevole.
Siamo ormai nel 2000, per cui gli interventi per l'Università e il diritto allo studio universitario si presentano estremamente importanti soprattutto perché consentiranno a migliaia di studenti di poter essere parte attiva e consapevole nell'universo della formazione universitaria. Un universo di formazione universitaria che deve essere sempre più arricchito di contenuti e collocato già direttamente nel mercato del lavoro italiano ed europeo.
Mi collego dunque all'ultima parte dell'intervento del collega Peano rilevando gli sforzi straordinari che il mondo giovanile sta oggi compiendo anche nel momento in cui ha le condizioni per compiere la scelta universitaria, in quanto un conto è arrivare all'Università avendo alle spalle una serie di sostegni (che possono essere familiari, culturali, o la fortuna di avere un sostegno forte dal punto di vista culturale, economico e sociale); altro conto, sono quelle migliaia e migliaia, che oggi sono la maggioranza, di giovani che arrivano all'Università e che trovano un mondo nuovo e sostanzialmente ostile, nel quale non si raccapezzano. Molti si possono perdere per strada, per altri il miraggio di un posto di lavoro impone loro di interrompere gli studi, per poi rammaricarsi di aver compiuto tale scelta, ma noi dobbiamo - credo che questo sia anche uno degli scopi di questo disegno di legge - fare in modo che chi arriva nel mondo universitario abbia, come obiettivo e come impegno, quello di apprendere al massimo, di acquisire insegnamento ed informazione, non quello di aggirarsi senza avere punti di riferimento di alcun tipo (logistico, organizzativo, didattico, pedagogico, formativo e legato a tutto ciò che anche in questo campo rappresenta, per esempio, l'innovazione tecnologica).
Da questo punto di vista, auspichiamo che questo disegno di legge affronti le finalità che la Giunta ha voluto dare. Sono finalità che abbiamo condiviso, come quella dell'acquisizione e della qualificazione di aree, di immobili per sedi di attività universitarie, perché oggettivamente tenere lezione in un cinema non ha mai prodotto grandi risultati; infatti la sensazione di accamparsi, come avviene in determinate Facoltà particolarmente frequentate, certamente non aiuta.
Così come non possiamo non condividere tutto l'aspetto che riguarda l'adeguamento dei laboratori, di biblioteche e di sistemi informativi, e la qualificazione dal punto di vista delle dotazioni scientifiche degli Atenei e quant'altro il testo contiene. Ciò che dobbiamo sottolineare accompagnando questo voto favorevole, seppure come forza di opposizione convinta a questo centro-destra, è tuttavia una serie di sollecitazioni nel senso che votiamo questo documento convinti delle finalità, in quanto possono rappresentare la risposta a fabbisogni e ad emergenze in negativo che il mondo universitario ha in sé e che almeno in parte ho cercato di ricordare.
Vogliamo inoltre sottolineare all'Assessore, che peraltro segue questa materia, per competenze diverse, da molti anni, che la costituzione dell'Osservatorio regionale per l'Università e per il Diritto allo Studio Universitario non deve e non dovrà essere l'art. 4 della legge regionale ma un organismo molto forte, seguito, finanziato e sostanzialmente vivo rispetto agli obiettivi che anche questo Osservatorio si dà nel testo di legge; nel senso che garantire la partecipazione degli Atenei e delle rappresentanze studentesche del sistema regionale alla formazione professionale è un fine che deve essere seguito passo a passo, al di là dell'importanza della norma finanziaria, che, accanto alle finalità, è anche un po' il cuore di questo testo di legge. Se elencassimo le esigenze e ad esse facessimo seguire dei contenuti finanziari, faremmo un piccolo lodevole proclama, ma niente di più.
Chiediamo che l'Osservatorio venga seguito con grande determinazione e che venga redatta la norma finanziaria, a prescindere dal fatto che sia contenuta nella legge, una relazione almeno biennale alla Commissione consiliare, o, meglio, al Consiglio, perché questa materia è una di quelle tipiche materie per le quali oggi si può, come dire, istituire un Osservatorio (è una di quelle cose che fa fine, ma non impegna, perch tutti oggi istituiscono un Osservatorio: sugli anziani, sugli universitari sui giovani e quant'altro). Però, diamo importanza a questo strumento e per questo vorremmo che venisse sostanziato da contenuti, che gli obiettivi venissero monitorati e perseguiti e che l'Assessore, in maniera organica relazionasse al Consiglio una o due volte per legislatura (non dico annualmente) perché sono materie che hanno bisogno di più tempo.
Siamo alla fine della legislatura, per cui questo può suonare come un augurio a lei, così come all'Assessore che verrà, e che, ovviamente auspichiamo possa, in futuro, essere della nostra parte politica. Ma, al di là di questo, che evidentemente sta nel gioco delle parti, Assessore, lei dovrebbe - se lo ritiene - accompagnare questo commento al testo con un impegno che sia vincolante rispetto al ruolo che svolge e non rispetto alla sua persona, perché se non abbiamo questo monitoraggio non possiamo dire se questa legge è stata applicata al meglio o se è uno strumento importante per dare dei fondi, non potendo controllare la ricaduta dei fondi stessi.
Quello che chiedo all'Assessore Leo, è un impegno che venga in qualche modo formalizzato, magari scrivendo una lettera agli Atenei, rendendo ufficiale il suo compito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Assessore Leo, ricordo quando eravamo in fase costituente della legge sull'Ente per il diritto allo studio.
Credo che la Regione Piemonte possa vantare in questo campo una discreta attività ed un miglioramento delle condizioni. In questo momento deve essere dato atto, anche a chi si è occupato direttamente dell'Ente diritto di studio, di aver svolto una funzione forte all'interno spingendo in avanti la soluzione dei problemi degli studenti universitari piemontesi.
Dico questo, perché, mentre prima sembrava essere delegata all'Università tutta la questione studentesca universitaria, come se, per esempio, la questione del commercio riguardasse solo i commercianti e non gli utenti, con la legge per il diritto allo studio si è veramente trovata un'amalgama fra quelle che erano le rappresentanze universitarie, le rappresentanze della Regione e le rappresentanze di tutti gli Enti che si devono occupare di questo settore.
Devo rilevare che con questa legge, dichiarando il mio voto a favore vi è un'altra innovazione che fino a qualche tempo fa sembrava non poter essere possibile; la Regione Piemonte interviene direttamente sul livello universitario, tant'è vero che molte Università erano quasi una sorta di dipendenza del Ministero della Pubblica Istruzione dal punto di vista economico. E' giusto che le Università abbiano una logica di livello nazionale perlomeno nei loro indirizzi di studio, ma dal punto di vista economico sembravano dipendere solo da altri, perché la Regione non poteva intervenire.
Questa è l'innovazione che la legge ci porterà. La Regione potrà occuparsi a pieno titolo, non più esclusivamente dell'accoglienza (del far sì che gli studenti vivano una realtà studentesca di buon livello), ma avrà anche potere di intervento sull'attività educativa, per quanto riguarda le strutture. E questo è positivo.
Colgo ancora l'occasione della discussione del disegno di legge per dirle, avendo già elogiato la legge sul diritto allo studio, che sarebbe opportuno (credo sia la volontà dell'intero Consiglio), e forse ci sarebbero ancora i tempi per farlo, che tale disegno di legge venisse modificato in quegli articoli superati non dalle esigenze, ma dal tempo. Un aggiornamento del provvedimento, quindi, perché quando è stato predisposto vi era una certa condizione che oggi non esiste più.
Penso che non sia neanche il caso di presentare un ordine del giorno ma sarebbe opportuno che lei mettesse veramente mano a quel testo, perch così com'è, non è più aggiornato.
Concludo dicendo che questo disegno di legge, che oggi votiamo convintamente, è anche un segnale dell'autonomia che le Regioni possono avere rispetto alle Università ubicate sul loro territorio.
Il nostro, quindi, è un voto favorevole assolutamente convinto. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Il Gruppo di Rifondazione Comunista voterà a favore del disegno di legge sugli interventi per l'Università e il diritto allo studio universitario, anche se ritiene che nel testo vi siano alcune carenze e contraddizioni.
Sarebbe stato opportuno offrire un aiuto paritario e concreto a tutti gli studenti piemontesi, sia quelli di Torino che quelli del Piemonte orientale, ma sappiamo che per soddisfare questa esigenza il provvedimento avrebbe dovuto contenere maggiori fondi.
E' noto che le strutture universitarie piemontesi sono carenti e che molti studenti formulano spesso delle critiche, non solo didattiche, ma anche strutturali e soprattutto di prospettiva per il loro avvenire, quindi per il mondo del lavoro.
Purtroppo i contributi regionali presentano poca linearità, in quanto a beneficiarne non saranno soltanto gli studenti che appartengono alle famiglie più bisognose.
Riteniamo che la Regione Piemonte sia disattenta nei confronti della cultura nel suo insieme, ma anche riguardo all'aspetto formativo e di prospettiva occupazionale, anche se riconosciamo che il testo, nel suo insieme, è di prospettiva (ed è per questo motivo che voteremo a favore).
Riteniamo occorra una più incisiva e qualificata linea di governo regionale rispetto alla cultura e ai problemi delle due Università piemontesi, specialmente adesso che l'Italia è in Europa.
Il Piemonte, che è una regione di cerniera importante con l'Europa potrebbe dare più lustro alle nostre Università e ai nostri studenti, che ancora oggi sono penalizzati rispetto agli studenti europei.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Il nostro voto sul provvedimento, che pensiamo faccia fare un ulteriore passo in avanti all'affermazione del diritto allo studio in Piemonte, sarà favorevole.
Cogliendo appieno quanto nella relazione il Presidente Picchioni esplicita ed evidenzia, la difficoltà del Piemonte è quella di stare al passo del livello di presenza e di iscrizione universitaria, non soltanto rispetto alla media europea, ma anche rispetto alla media nazionale.
Tre punti in meno per il Piemonte: Piemonte industrializzato, Piemonte evoluto, Piemonte che vuole proiettarsi nei confronti dell'Europa come Regione in grado di dare un grande contributo, che anche dal punto di vista della scienza e della tecnica dispone di grandi capacità, ma che vuole andare oltre. Questo è il primo obiettivo che dobbiamo porci e, per realizzarlo, il disegno di legge che stiamo approvando potrà dare un grande contributo.
Assessore, in questa mia dichiarazione di voto voglio sottolineare alcuni aspetti importanti.
Il primo è che, per la prima volta, si afferma in modo chiaro la parità delle sedi decentrate rispetto ai poli torinesi. Questo per me è un valore importante.
Secondo: è importante sfruttare l'aspetto della diminuzione della popolazione giovanile in Piemonte per farne un momento di riqualificazione delle nostre Università e recuperare dal punto di vista non soltanto numerico, ma anche qualitativo e quantitativo. Quanto dice l'art. 2, "il momento dell'approvazione, degli indirizzi e degli obiettivi, il programma generale d'intervento", sono per me il momento prioritario e fondamentale dopo l'approvazione di questo disegno di legge. Attendiamo, pertanto, dal momento in cui conosceremo il programma previsto dall'art. 2, che l'Assessore e la Giunta realizzino gli obiettivi che vogliamo darci ed ottenere con questa legge.
Terza osservazione: approviamo ormai a fine ottobre un provvedimento che è stato presentato a febbraio. Mi auguro che si sappia, tutti insieme spendere da subito i finanziamenti previsti per il 1999 e non si facciano scivolare, come generalmente avviene in questa Regione - ma credo avvenga ovunque - i finanziamenti al 2000. Mi auguro che alcuni progetti possano essere avviati subito.
Ancora un'ultima osservazione sull'Osservatorio - che condivido: raccomando all'Assessore, ma anche alla Commissione e al Consiglio, di non far cadere nell'oblio un momento così importante di monitoraggio delle nostre attività, dei nostri obiettivi e dei nostri propositi, come di solito avviene per gli Osservatori.
Non voglio riprendere le considerazioni - che condivido - dei colleghi del centro-sinistra che mi hanno preceduto, ma voglio sottolineare la necessità, prevedendo in una legge uno strumento per lavorare meglio, per divulgare i dati, le conoscenze e gli obiettivi per raccogliere suggerimenti, di credere fino in fondo nella validità dello strumento proposto. Troppe volte - ripeto - lo facciamo cadere nell'oblio.
Termino il mio intervento, recuperando magari anche il tempo di qualche Consigliere che ne ha utilizzato in più, ribadendo il nostro voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Scusi, Presidente, ho presentato un ordine del giorno, sottoscritto da tutti i Capigruppo che erano presenti (credo di non averne dimenticato nessuno e credo anche che l'abbiano firmato convinti), che riguarda questa volta sì - l'ISEF, che è passato a livello universitario, con l'inserimento del quarto anno.
Parlando di logiche universitarie e di finanziamenti per l'Università sarebbe opportuno che questo ordine del giorno venisse votato contemporaneamente al disegno di legge in esame.



PRESIDENTE

Va bene.
Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.



(Il Consigliere Segretario Grasso effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI' 43 Consiglieri La legge è approvata.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 1088, che considero collegato al provvedimento testé approvato, a firma dei Consiglieri Montabone Deorsola, Riba, Cotto, Suino, Spagnuolo, Rosso, Moro, Gallarini, Ghiglia Angeleri, Rubatto, Chiezzi, Bortolin e Peano, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che l'ISEF - Istituto Superiore di Educazione Fisica di Torino, istituito a Torino nel 1958 in applicazione della legge 7/2/1958 n. 88, pareggiato con DPR n. 1429 del 10/12/1959, ha operato in questi anni nell'ambito della convenzione stipulata il 30/4/1959 con la Città di Torino, la Provincia di Torino e l'Università di Torino per assicurare all'Istituto il regolare funzionamento e ha svolto le proprie attività nell'edificio, sito in Piazza Bernini n. 12, messo a disposizione dalla Regione Piemonte, mediante comodato, a partire dal 1977 l'ISEF in tutti questi anni ha svolto il suo compito con grande serietà ed impegno, realizzando corsi di studio di elevato standard qualitativo e di prestigioso livello nazionale, sapendo cogliere costantemente le mutate esigenze della società e rispondendo prontamente all'evoluzione dei costumi sportivi l'ISEF, che oggi conta 1.500 studenti, 80 docenti e 180 assistenti, si è dotato, nella sede di Piazza Bernini, di dieci palestre, dodici aule didattiche, una piscina, un'aula informatica, una biblioteca specializzata un centro di ricerca, un centro di medicina sportiva ed un centro di psicologia dello sport e ha attivato, oltre al corso triennale che rilascia il diploma di educazione fisica, numerosissimi corsi complementari e sette corsi di specializzazione post diploma l'ISEF, primo in Italia, ha stipulato una convenzione con la I Università di Lione per l'attivazione del quarto anno necessario al conseguimento della laurea CEE in Scienze e tecniche delle attività fisiche e sportive e ha attivato, in collaborazione con le Università di Lione e Bruxelles, il nuovo indirizzo 'Activité physique adaptée', unico in Europa preso atto che l'art. 17, comma 115, della legge 15/5/1997 n. 127 ha conferito la delega al Governo per la trasformazione degli attuali Istituti superiori di educazione fisica pareggiati e per l'istituzione della facoltà o dei corsi di laurea e di diploma in scienze motorie, anche mediante specifiche convenzioni con gli ISEF stessi, per l'utilizzo delle strutture e del personale nonché per il mantenimento dei contributi dei soggetti promotori degli ISEF predetti il decreto del Ministro dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica 15/1/1999 definisce, in applicazione del DL 8/5/1998 n. 178 i criteri per la programmazione dell'istituzione delle facoltà e dei corsi di laurea e di diploma in scienze motorie e procedure, tempi e modalità per la loro attivazione, prevedendo che le proposte da parte delle Università interessate alla trasformazione degli ISEF contengano lo schema di convenzione con gli ISEF stessi per l'utilizzo delle strutture e del personale nonché per il mantenimento dei contributi dei soggetti promotori dei predetti istituti in considerazione della necessità di salvaguardare e valorizzare l'importante patrimonio didattico e culturale costruito dall'ISEF di Torino e di assicurare i connotati tipici di un corso di laurea universitario capace di garantire all'utenza standard elevati di didattica e di ricerca scientifica, l'Università degli Studi di Torino ha deliberato la trasformazione dell'ISEF stesso in corso di laurea in scienze motorie istituendo, ai sensi dell'art. 50 del proprio Statuto, la Scuola universitaria interfacoltà in scienze motorie l'Università di Torino ha presentato al Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica la richiesta di istituzione del corso di laurea interfacoltà in scienze motorie e del corso triennale di diploma universitario in scienze motorie, allegando uno schema di convenzione tra l'Università degli Studi di Torino, l'ISEF di Torino, la Regione Piemonte la Provincia di Torino e la Città di Torino il Comitato regionale di coordinamento del Piemonte ha espresso parere favorevole in merito all'istituzione della Scuola universitaria interfacoltà in scienze motorie e allo schema di convenzione sopracitato che prevede i contributi che gli Enti locali e l'Amministrazione regionale intendono mettere a disposizione per il suo funzionamento con il DM 5/8/1999 il Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica ha autorizzato l'istituzione da parte dell'Università degli Studi di Torino del corso di laurea interfacoltà in scienze motorie e il corso triennale di diploma universitario in scienze motorie, attivando nell'anno accademico 1999/2000 il primo anno dei predetti corsi esprime piena adesione alla trasformazione dell'ISEF in Scuola universitaria interfacoltà in scienze motorie. Il corso di laurea in scienze motorie, che si integra pienamente nel sistema universitario statale del Piemonte, pu infatti, da un lato, continuare a soddisfare la domanda di formazione proveniente da tutto il territorio regionale e, dall'altro, promuovere e favorire la preparazione, il perfezionamento professionale di coloro che intendono svolgere impieghi tecnici nel campo sportivo e soprattutto incentivare le necessarie attività di ricerca scientifica ed impegna pertanto il Presidente e la Giunta: a sostenere, insieme con gli Enti locali torinesi, il funzionamento e lo sviluppo della Scuola universitaria interfacoltà in scienze motorie, sia per continuare a garantire prestigio all'attività formativa finora svolta dall'ISEF di Torino, sia per continuare a valorizzare una tradizione culturale, che da più di un secolo vede Torino e il Piemonte protagonisti nel settore dell'educazione fisica, sia infine per caratterizzare i corsi di studio non solo con parametri ricollegabili all'abilità psicofisica, ma anche con parametri di natura teorica a stipulare la convenzione con l'Università degli Studi di Torino, l'ISEF di Torino, la Provincia di Torino e la Città di Torino, secondo lo schema approvato dall'Università di Torino e dall'ISEF di Torino e in corso di approvazione da parte della Città di Torino e della Provincia di Torino che prevede da parte degli Enti contraenti, per la durata di quattro anni i seguenti impegni a sostegno del funzionamento della Scuola universitaria interfacoltà in scienze motorie: Regione Piemonte: contributo annuo di L. 800.000.000 Provincia di Torino e Città di Torino: contributo annuo di L.
150.000.000, con possibilità di ulteriori finanziamenti sulla base di progetti concordati ed uso delle palestre, piscine, campi sportivi di proprietà o convenzionati ISEF: trasferimento alla Scuola delle attrezzature tecniche, di ufficio ginnico-sportive, didattiche, scientifiche, ecc.
Università degli Studi di Torino: risorse finanziarie derivanti dai contributi versati dagli studenti nonché i finanziamenti del Ministero dell'Università e della Ricerca scientifica e tecnologica a presentare al Consiglio regionale, non appena la citata convenzione sarà stata stipulata e come previsto all'art. 4, lettera a), della convenzione stessa, apposito disegno di legge per l'erogazione, per quattro anni, del contributo annuale di L. 800.000.000, a partire dall'anno 2000 per il sostegno del funzionamento dell'attività della Scuola interfacoltà in scienze motorie a mettere a disposizione della Scuola, mediante comodato, in continuità con quanto finora assicurato all'ISEF, l'immobile di proprietà regionale sito in Torino, Piazza Bernini n. 12".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali - Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Proseguimento esame disegno di legge n. 464: "Partecipazione della Regione Piemonte all'Agenzia di Pollenzo S.p.A." (rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 6) dell'o.d.g., che prevede il proseguimento dell'esame del disegno di legge n. 464.
Rispetto a questo provvedimento non solo era già stata svolta la relazione, ma c'è stato anche il dibattito generale. E' stato effettuato un sopralluogo ed è stata data un'informativa in Commissione ancorché il provvedimento sia rimasto qui in aula.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, chiedo che questo disegno di legge venga rinviato in Commissione per un ulteriore approfondimento perché, a seguito del sopralluogo effettuato e dopo aver visto la natura dell'Agenzia di Pollenzo, penso che sia opportuno approfondire ancora il tema in Commissione e non in aula.
Chiederei quindi all'aula se è d'accordo a rinviare questo provvedimento in Commissione per discuterlo bene in quella sede.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

A proposito dell'Agenzia di Pollenzo, il nostro Gruppo aveva chiesto un sopralluogo, che i colleghi hanno regolarmente effettuato. Però quel lunedì mattina, deciso dal Presidente Gallarini, la sottoscritta non poteva essere presente. Non ho ritenuto di chiedere un aggiornamento e mi recher personalmente sul luogo - così ho concordato con la signora Barale - in quanto non vorrei che i tempi slittassero.
Ho avuto dalla cortese Direttrice dell'Azienda la documentazione - che ho letto - e pertanto in relazione alla natura dell'Azienda, in relazione anche alle modalità di formulazione del testo di legge, credo che sia opportuna la richiesta del collega Chiezzi, alla quale mi associo aggiungendo peraltro la considerazione che, per quanto ci riguarda basterebbe una seduta di Commissione perché il testo di legge, Presidente Ghigo, riceva le modificazioni che dobbiamo apportare.
Diversamente, faremo in aula il lavoro che riterremo, con i tempi che riterremo.



PRESIDENTE

In ordine a tale richiesta, ricordo soltanto - prima di dare la parola al Presidente Ghigo - che l'art. 81 del Regolamento, relativo ai rinvii in Commissione, prevede anche che venga stabilito dall'assemblea un termine per il ritorno del provvedimento in Consiglio.
La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Concordo anch'io che il provvedimento possa tornare in Commissione per un ulteriore approfondimento, tenendo conto della norma di Regolamento testé citata dal Presidente, che prevede l'iscrizione "garantita" del provvedimento all'o.d.g. del Consiglio, che potrebbe essere nella seduta immediatamente successiva a quella della Commissione. Sono perci disponibile, essendo questo un provvedimento seguito personalmente anche dalla Presidenza, affinché questo approfondimento in Commissione avvenga purché se ne avvii al più presto la discussione in aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Non è presente in questo momento la collega Ferrero, Presidente della I Commissione, ma intervengo in qualità di Vicepresidente che, nelle ultime riunioni, ha convocato la I Commissione.
Se i colleghi sono d'accordo, potremmo inserire l'approfondimento di questo disegno di legge già al primo punto dell'o.d.g. della I Commissione di giovedì prossimo.



PRESIDENTE

Riassumendo gli interventi che sono stati svolti, credo sia opportuno un ritorno in Commissione ed un rientro in aula entro dieci giorni. Ritengo sia un tempo congruo per fare tutti gli approfondimenti necessari.
Non essendovi obiezioni, il disegno di legge n. 464 è rinviato in Commissione.


Argomento: Cave e torbiere - Opere pubbliche

Esame disegno di legge n. 285: "Norme per l'esercizio di cave di prestito finalizzate al reperimento di materiale per la realizzazione di opere pubbliche comprese in Accordi di programma Stato-Regione" - Presentazione mozione di rinvio in Commissione


PRESIDENTE

Passiamo pertanto al punto 7) all'o.d.g., che prevede l'esame del disegno di legge n. 285.
La parola al relatore, Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi, relatore

Signori Consiglieri, la realizzazione di opere pubbliche, soprattutto infrastrutture viarie, determina consumi di materiale di cava, anormali sia qualitativamente sia quantitativamente.
I quantitativi necessari richiedono picchi di consumi rilevanti limitati nel tempo, che non possono trovare soddisfacimento nella struttura estrattiva normalmente operante finalizzata principalmente alla commercializzazione di materiali inerti destinato alla preparazione di calcestruzzo o all'impiego in lavorazioni di particolare pregio.
Le opere pubbliche, particolarmente quelle viarie, infatti necessitano di materiali prevalentemente di scarso pregio che nelle situazioni normali di consumo hanno scarse possibilità di utilizzo; inoltre, la localizzazione delle cave per opere pubbliche deve essere individuata in prossimità del luogo di impiego, compatibilmente con le esigenze dettate da valutazioni di origine ambientale, per evitare onerosi trasporti che, oltre a gravare sulle strutture viabili in modo eccessivo, determinano costi economici elevati a volte incompatibili con i prezzi di appalto.
A fronte di queste esigenze, occorre sottolineare come il soggetto proponente, sovente, non valuta in sede progettuale la necessità di predisporre un piano specifico per le cave di prestito lasciando l'onere alle ditte appaltatrici o subappaltatrici, le quali tendono ad individuare siti di cava ottimizzando esclusivamente la facilità di trasporto e i costi economici, trascurando quindi le esigenze ambientali e le soluzioni maggiormente compatibili.
Il disegno di legge all'esame dell'assemblea ovvierebbe a tale lacuna coinvolgendo il proponente dell'opera mediante l'obbligatorietà di quest'ultimo a presentare il Piano di reperimento dei materiali occorrenti per la realizzazione della stessa e, conseguentemente, un'attenta valutazione dei potenziali siti estrattivi.
Risulterebbe quindi necessario ottimizzare l'uso delle risorse garantendo il fabbisogno richiesto anche con l'utilizzo sia di sfridi che di materiale di riciclo, quest'ultimo previsto ai sensi del DM 5/2/1998, e di materiale derivante dalle opere di ripristino della sicurezza dei corsi d'acqua a seguito di eventi calamitosi naturali.
Il disegno di legge, pur mantenendo la struttura autorizzativa prevista dalla L.R. n. 69/78 "Coltivazione di cave e torbiere", tiene conto dei rilievi evidenziati e risolve le necessità estrattive, legate alla realizzazione di strutture pubbliche, individuando solo in chi propone l'opera il soggetto autorizzato ad esercitare cave di prestito; nel contempo, viene riconosciuta la possibilità di applicare le norme previste dalla legge n. 2359/1865 anche all'attività estrattiva evitando in tal modo fenomeni speculativi, che verrebbero ad incidere sul costo finale dell'opera pubblica, ad esclusivo vantaggio dei proprietari dei giacimenti di cava.
Gli artt. 1 e 2 delimitano l'ambito di applicazione della legge prevedendo la competenza della stessa alle opere pubbliche comprese in accordi Stato-Regione ed individuano chiaramente il soggetto autorizzato ad esercitare cave di prestito, il quale è tenuto a presentare il Piano di reperimento dei materiali occorrenti per la realizzazione dell'opera.
Si prevede inoltre che la norma contenuta nel disegno di legge assumerebbe, là dove non diversamente specificato dalle disposizioni contenute nella L.R. n. 69/78, la peculiarità di natura speciale e transitoria, venendo incontro ad una richiesta avanzata in tal senso dalla Federpiemonte.
Una particolare attenzione viene data al problema derivante dal riutilizzo dei materiali di recupero che si possono impiegare nell'allestimento dell'opera, specificando che il Piano di reperimento deve prevedere anche l'uso di sfridi e di materiali di riciclo, di quelli derivanti inoltre dal riassestamento dei corsi d'acqua a seguito di calamità naturali. Il reperimento del materiale complessivo per la realizzazione delle opere in programma viene attuato attraverso l'individuazione dei siti di prelevamento, mediante un censimento dei siti medesimi da effettuarsi entro sei mesi dalla data di approvazione della legge.
L'art. 3 prevede la possibilità di accesso a proprietà private per espletare indagini preliminari finalizzate alla redazione di progetti di cava e di recupero ambientale. L'autorizzazione relativa può essere rilasciata a seguito di specifica istanza del soggetto proponente nella quale, oltre all'individuazione dell'area d'indagine, devono essere indicati il programma e i mezzi impiegati.
A garanzia del ripristino dei luoghi, il soggetto autorizzato è tenuto a versare congrua fideiussione o cauzione che non esime, peraltro, lo stesso soggetto dal risarcimento di eventuali danni recati alle proprietà e dell'eventuale mancato reddito.
L'art. 4 ribadisce le modalità per la presentazione delle istanze già previste nella L.R. n. 69/78, prevedendo, per quanto concerne l'acquisizione delle aree da destinare a cava, la possibilità di mettere in atto le procedure previste dalla legge n. 2359/1865.
Inoltre, il medesimo art. 4 conferma le procedure autorizzative, già attualmente previste dalla L.R. n. 69/78, inserendo, tuttavia, la possibilità di surroga da parte del Presidente della Giunta regionale in caso d'inerzia da parte dell'Amministrazione comunale competente.
L'art. 5, oltre ai casi già normati dalla L.R. n. 69/78, prevede la possibilità di decadenza dell'autorizzazione qualora il materiale di cava venga utilizzato o commercializzato al di fuori dell'opera pubblica di riferimento. La decadenza è disposta dall'Amministrazione comunale la quale viene sostituita dal Presidente della Giunta regionale in caso d'inerzia.
L'art. 6 norma i compiti di vigilanza in conformità a quanto già previsto dalla L.R. n. 69/78; inoltre, prevede una sanzione specifica commisurata all'entità del materiale abusivamente utilizzato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Questo disegno di legge non ci convince per nulla, perché ci sembra che si vìolino dei diritti fondamentali, come quello di un proprietario di un terreno agricolo, che svolge la propria attività su questo terreno e di poterla, ove crede, continuare, senza essere espropriato a favore di un'impresa che decide che quel terreno deve servire da cava di prestito per la realizzazione di un'opera pubblica.
La compressione del diritto di proprietà per l'esecuzione di un'opera pubblica è legislativamente normata sia dalla Costituzione italiana, che pone vincoli alla proprietà, sia da leggi ordinarie, dal 1865 ad oggi.
Il proprietario di un terreno che serve alla collettività per un'opera pubblica, può essere espropriato.
Con questa leggina si dice che un proprietario può anche essere espropriato per consentire ad un'impresa di cavare il materiale inerte per realizzare un'opera. Ma perché questo materiale inerte deve essere cavato proprio da quel terreno, che non è un terreno vincolato ad opera pubblica e non da un terreno vicino o poco distante? Colleghi, io penso che non sia legittimo, in base ad un piano redatto dal proponente, andare in una Conferenza dei Servizi e, sulla base di questo, espropriare quei terreni. Non penso sia legittimo, perché su questo piano di reperimento di fatto si trasforma un'area agricola in un'area industriale, un'area per cava, sotto il vincolo dell'esproprio, sotto il vincolo dell'occupazione d'urgenza preliminare, perché si dà anche la facoltà di entrare forzosamente in terreni privati destinati all'attività del momento e di effettuare forzosamente dei sondaggi, anche con il diniego della proprietà. Mi pare eccessivo.
Cambiare una destinazione d'uso in modo così violento, ai danni di una proprietà, utilizzando il sistema degli espropri, non penso sia legittimo.
Seconda osservazione. Così facendo, noi forse turbiamo anche il mercato, perché sottraiamo al mercato esistente un materiale che avrà due tipi di valore e di regime: il materiale proveniente da cave di prestito sino ad oggi normate dalla L.R. n. 69/78, e dal libero mercato, che hanno le loro procedure, i loro equilibri, i loro costi, e poi avremo il materiale che proviene da queste cave privilegiate, che hanno il privilegio di potersi collocare sul territorio con queste procedure di favore - di estremo favore, perché poi vedono una modalità di decisione che comporta una variazione di destinazione d'uso ed un esproprio. Io penso che questo sia illegittimo.
Terza osservazione. Nell'art. 1 si dice che queste norme sono transitorie. Potrebbe spiegare l'Assessore il senso di questa transitorietà, dove la si trova negli articoli successivi? Io non sono stato capace di trovarla, per cui chiedo se l'Assessore può spiegare in cosa consiste questa transitorietà delle finalità e dell'ambito di applicazione.
Personalmente, mi sembra che non ci sia nulla di transitorio in legge quindi c'è la contraddizione - se così è - tra quanto asserito nel comma primo ("la presente legge detta norme speciali e transitorie") e il resto della legge.
Non sono riuscito a trovare la transitorietà di questa legge, quindi chiederei delle risposte al relatore su queste osservazioni. Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Non è una critica, collega Gallarini, ma un'osservazione.
Anche se nel testo della legge non è inclusa - ma non importa - ho cercato di ascoltare la sua relazione, che mi è sembrata abbastanza tecnica diciamo così - nel senso che questa relazione forse avrebbe dovuto dire perché noi in questo momento prendiamo questo testo di legge. Lo capiamo bene perché lo prendiamo, ma la relazione forse avrebbe dovuto esplicitarlo.
Assessore Pichetto, se l'obiettivo teoricamente è del tutto condivisibile, mi sembra che il testo, così com'è redatto, ricalchi il modo peggiore con il quale negli anni passati si è cercato di dare corsie preferenziali in settori che invece avrebbero dovuto essere affrontati con la logica dell'intesa tra le diverse componenti: l'esigenza della realizzazione di un'opera pubblica che c'è, che condividiamo; gli interessi delle imprese che intendono, devono realizzare un'opera pubblica; i privati sul cui territorio grava quell'opera pubblica o le conseguenze (come in questo caso) della realizzazione della stessa; i Comuni, che sono i grandi assenti di questo testo di legge; le Comunità che sono il riferimento di questo tipo di interventi, non solo dell'opera pubblica - ripeto - ma delle attività connesse.
Ricordo bene, per esempio, tutte le questioni che riguardavano le corsie preferenziali, previste ante legge Ronchi, in materia di valutazione di impatto ambientale, o le corsie preferenziali che venivano date all'impresa che, in quanto tale, decide di fare un determinato intervento magari a fortissimo impatto ambientale: una corsia preferenziale in base alla quale, avviata la procedura, va avanti d'obbligo. Ma su questo modo di procedere, la legge Ronchi, per esempio, era successivamente intervenuta modificandone il procedimento.
Qui torniamo un po' alle origini, ed è questa la questione che mi preoccupa.
Voglio essere un po' più esplicita. Noi sappiamo bene che, ad esempio per collegare l'Asti-Cuneo (opera che noi condividiamo) all'Alta Velocità è necessaria tutta una serie di prodotti, che sono quanto questo testo di legge intende garantire per la realizzazione di un'opera pubblica.
Comprendiamo quindi che si faccia un testo di legge che dà una corsia preferenziale al fatto che, una volta individuata l'opera pubblica... Vedo che poi qui c'è anche un emendamento al titolo della legge, che non è di poco conto, perché si dice: "In accordi o intese fra Stato e Regione Piemonte": allora bisognerebbe che questa legge avesse qualche contenuto in più.
Intanto, ci dovrebbero già essere, per esempio, tutti i provvedimenti della Regione Piemonte e non soltanto l'Accordo di programma: deliberazioni e provvedimenti legislativi che abbiano individuato - visto che si parla di Regione Piemonte - che quella è un'opera di pubblica utilità (perché il concetto di pubblica utilità è inserito in questo testo). Tuttavia, mi sembra che qui si utilizzi questo tipo di procedura: una volta individuata l'opera pubblica, l'impresa ha il via libera e non vengono tenute in conto non soltanto le questioni che attengono alla proprietà privata, che il Consigliere Chiezzi ha richiamato, ma anche altre che vi possono essere.
Io stessa chiederei un chiarimento sulle questioni della transitorietà che vengono semplicemente annunciate, ma poi non vengono riprese.
L'altro punto che manca, a mio avviso, nel testo di legge, è l'atteggiamento dei Comuni. Ci potrebbe essere - lo dico anche al collega Chiezzi che è intervenuto sollevando questi temi - non soltanto un problema attinente al diritto di proprietà del privato, ma anche un problema attinente al Comune. Se un Comune non grandissimo, che magari si trova sul proprio territorio a dover verificare l'attuazione di questa procedure, non è d'accordo - perché, per esempio, su quel tipo di territorio o confinante a quel tipo di territorio è prevista un'opera che ritiene incompatibile come si oppone, eventualmente? E' previsto che esista un territorio? O è previsto soltanto il rapporto tra l'opera pubblica e l'interesse a realizzarla? Questo testo di legge, a mio avviso, ricalca il modo peggiore di intervento che già abbiamo visto negli anni passati, che ha creato soltanto danni, perché non si prevede una logica d'intesa. Individuiamo e dichiariamo questo, cioè quello che si dice in questo articolo: "L'autorizzazione alla coltivazione delle cave di prestito costituisce titolo per richiedere, ove concorre, l'occupazione temporanea dei fondi" cioè, dopo aver individuato l'opera, si procede.
Si presuppone che i Comuni abbiano partecipato all'accordo Stato Regione Piemonte: ma hanno qualche titolo per dire qualcosa o ingoiano e basta? Questa è un'altra questione sulla quale chiederei una risposta.
Questo testo tende ad evitare un problema - e lo capisco - cioè che praticamente non si possa fare nulla sui territori privati perché ci potrebbero essere delle opposizioni, ecc., ma non si può passare - come dire - da zero a cento, punto e basta. Qui si fa così, ma nella storia di questa Regione e di questo modo di procedere abbiamo visto moltissime sconfitte, anche in relazione a queste procedure.
Mi sembra dunque che si debba dare modo ai Comuni e alle Province di esprimersi, perché non si tratterà soltanto di un Comune: ci potrà essere anche un insieme di Comuni, quindi potrebbe essere anche un modo per cui il cittadino, in qualche modo, si possa difendere, o il Comune possa eccepire.
Noi non possiamo partecipare alla votazione di un testo di legge così costruito: che ne è del ruolo delle autonomie locali? Se l'esigenza - e concludo - da cui è scaturito questo testo può essere condivisibile, il modo con il quale è stato costituito questo strumento non lo è assolutamente, perché - ripeto - non possiamo passare ad una situazione nella quale il dirigismo taglia la testa agli Enti locali.
Certo, Assessore Pichetto, lei ha già fatto questo nel testo di legge sul commercio, anche se successivamente sono state previste delle temperanze, in qualche modo. E non può dire che noi siamo soltanto in una direzione, perché io non ero presente in quanto si era previsto che la discussione della legge sul commercio avrebbe avuto un certo tipo di svolgimento, poi l'aula ne ha deciso l'accelerazione. Ma non ha importanza io però sarei stata d'accordo a quell'emendamento che prevedeva di dare una competenza alle Province sulle questioni della vocazione turistica.
Anche in questo caso, non si può procedere legislativamente - mi consenta - per eccessi, perché questa legge è un eccesso. Allora, caro privato, costruisco una legge per la quale ti taglio la gola, e anche tu caro Comune, hai proprio niente da dire. E chi decide? Decide semplicemente la Giunta regionale.
Ripeto, se questa normativa è fatta per l'Asti-Cuneo, ma anche per l'Alta Velocità, ne condividiamo l'obiettivo. Tuttavia, il modo con cui si procede deve lasciare lo spazio per poter dire qualcosa. Non mi pare che questi spazi esistano; non mi pare che esistano le questioni della transitorietà.
E allora stiamo attenti, Assessore Pichetto, perché non siamo nati ieri. Bisogna porre dei paletti molto precisi anche a questa legge, perch deve servire, se è stata costruita per questo, a quegli scopi e non ad altri. Lei sa com'è: quando c'è un testo di legge, questo va sempre al di là della volontà del legislatore che, quando l'ha redatta, aveva un certo tipo di intenzione.
Pertanto, se ci sono degli articoli di legge che non sono chiari questa legge può avere delle applicazioni estensive, rispetto alle quali noi chiediamo conto anticipatamente.
Ma, ripeto, la cosa che mi sembra più importante è come il privato si può atteggiare, perché ci sarà un privato che potrà avere delle legittime ragioni: o questi privati devono soltanto essere occupati ed invasi? Ci sarà un Comune limitrofo, che avrà delle ragioni? Ci sarà una Provincia che avrà qualcosa da dire o dobbiamo semplicemente dire: Alta Velocità o morte opere pubbliche o morte? Bisogna fare queste cose, ma avere anche il senso che delle opposizioni realistiche possono essere esaminate e possono esistere.
Mi permetto di dire queste cose, perché percorsi ed accelerazioni che prevedevano corsie preferenziali, quando queste comportavano impatti così pesanti sul territorio, hanno creato soltanto dei problemi. Poi, in realtà si comincia a ricorrere al TAR rispetto ai provvedimenti, e nessuno potrà opporsi al fatto che, per impugnare un provvedimento, si ricorre al TAR.
Non possiamo accettare testi di legge che pongono condizioni iugulatorie per i privati e per i Comuni; dopodiché, se mi darete spiegazioni convincenti, assumeremo un atteggiamento diverso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Anche il nostro Gruppo manifesta opposizione a questa legge, come aveva già espresso durante la discussione in Commissione. Una serie di ragioni sono state esposte negli interventi che mi hanno proceduto. Aggiungiamo solo che abbiamo qualche perplessità rispetto alle finalità generali proprio sul tipo di opere che si vogliono costruire.
Non siamo convinti che sia stata fatta la scelta più razionale, ma lasciando da parte questo problema, che comunque sussiste, riteniamo che sia una legge che introduce una norma transitoria che ha degli aspetti molto pericolosi.
Non condivido del tutto un provvedimento dirigista contro i privati. E' un provvedimento che permette ai privati di essere dei dirigisti contro altri privati. C'è chi subisce e chi no questo provvedimento. Per quanto riguarda il piano di reperimento e le procedure che vengono fatte da soggetti privati, per esempio, c'è meno dirigismo perché non si fissano norme più costringenti per l'utilizzo degli sfridi da parte delle aziende.
In questo caso, la normativa è vaga, mentre le normative previste per l'apertura delle cave di prestito è molto più costringente.
Da questo punto di vista, il nostro Gruppo è contrario, vota contro il provvedimento, ma interverrà per cercare di migliorarlo per quanto è possibile.
Riteniamo che sia un provvedimento pericoloso, tanto più che in questo settore - come in altri, tra l'altro - ci sono dei fenomeni di concentrazione economica significativi. Si creano situazioni di cartello e di monopolio ancora più pericolosi, proprio perché a danno di privati, nel senso che alcuni hanno la possibilità di intervenire, di fare il bello e il cattivo tempo e di scegliere le condizioni migliori per fare le opere mentre al limite un piano dovrebbe farlo la Regione stessa e indicare solo successivamente al privato dove intervenire.
Non è il privato che deve scegliere i siti stessi. Tra l'altro, abbiamo visto che vi sono dei settori - ne abbiamo discusso in questa settimana che si ridimensionano proprio per le ragioni che ricordavo prima, perché si crea una situazione di cartello. Ho inoltre sentito che recentemente c'è stato un aumento generalizzato dei prezzi, che determina una situazione in cui si manifesta concretamente una tendenza al monopolio.
Credo che occorra intervenire sulla legge per modificarla e per ridurre gli eccessivi poteri che assumono i privati che si aggiudicano i lavori, ma anche perché i Comuni possano intervenire in merito. Sono d'accordo con il Consigliere Chiezzi sul fatto che, se il privato non vuole concedere in concessione, abbia degli strumenti per farlo. Si può evitare di speculare ma ricordo che nella discussione si è parlato della figura del privato che aumenta il prezzo e che tale prezzo più alto accetta.
Possiamo intervenire su questo elemento, perché non è detto che se il privato rifiuta e dopo tre mesi cambia idea, il terreno manterrà le caratteristiche che aveva prima. Si possono introdurre nella legge degli elementi che evitano possibili speculazioni, tenendo conto che le speculazioni possono essere fatte da chi possiede i terreni e anche da chi conduce i lavori.
L'aspetto su cui si dovrebbe intervenire maggiormente è l'introduzione di norme più costringenti per l'utilizzo degli sfridi. Su questo la legge dovrebbe essere più coraggiosa ed intervenire con maggior forza.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MINERVINI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vindigni.



VINDIGNI Marcello

Una Regione come la nostra, che ha un'economia con la sua vitalità e i suoi cicli, produce una domanda di materiale necessario per le opere edili da ricavare attraverso l'attività di estrazione che è calcolata attorno ai 5 milioni di metri cubi all'anno.
Questa domanda normale, a fronte di un'offerta che si andava progressivamente riducendo, ha indotto la Giunta ad affidare nel 1995 al Politecnico di Torino l'incarico per la redazione del Piano regionale delle attività estrattive. Questo piano avrebbe dovute essere predisposto per rispondere sia alle esigenze di attività di edilizia normale, sia alle esigenze derivanti da programmi di natura straordinaria. Non a caso, nel 1994 era stato approvato e siglato l'Accordo di programma fra Stato e Regione Piemonte, nel quale venivano individuate tutte le opere che lo Stato e la Regione ritenevano che si dovessero realizzare nel nostro territorio. C'erano tutti i presupposti per predisporre un Piano regionale delle attività estrattive che individuasse i siti necessari per rispondere alla domanda di materiale di cava che lo sviluppo dell'economia regionale richiedeva.
A distanza di quasi cinque anni dall'incarico affidato al Politecnico non disponiamo ancora del PRAE. Nel frattempo, incombono una serie di necessità conseguenti alla modernizzazione della nostra Regione, alla necessità di superare il deficit infrastrutturale che oggi ci distanzia rispetto ad altre Regioni, che possono anche avvantaggiarsi di questa nostra situazione di ritardo, e si richiama questo provvedimento che era stato preparato almeno tre anni fa (credo che la prima stesura sia del 1996) e che dovrebbe consentire di far fronte ad una situazione di emergenza. Infatti - lo richiamava prima il collega Chiezzi - all'art. 1 si dice che questa legge ha un significato transitorio.
Dalla breve cronistoria che ho fatto e dagli elementi che ho richiamato, emerge che siamo costretti ad operare in una situazione di emergenza, che non è ascrivibile alla minoranza del Consiglio. I problemi a cui dobbiamo fare fronte sono noti a tutto il Consiglio e, in primo luogo alla Giunta, la quale sta lavorando alla preparazione delle intese istituzionali di programma, da redigere ai sensi della delibera CIPE del marzo 1997, che dovrebbe aggiornare l'Accordo di programma del 1994.
Si tratta di una gestione della Regione non adeguata alla qualità del confronto politico, alla qualità del rapporto con l'economia e con gli operatori, perché se la Giunta ci avesse presentato il Piano regionale delle attività estrattive, avviato - ripeto - cinque anni fa (per quello che mi risulta, le istituzioni incaricate hanno rispettato il programma di lavoro che era stato loro affidato), oggi non dovremmo operare in tale condizione di emergenza, che incombe sui lavori del Consiglio.
Poiché siamo in fase di discussione generale, credo sia doveroso, per la Giunta, cercare di inquadrare questo provvedimento rispondendo alle due domande che implicitamente ho posto, anche per poterne verificare l'impatto.
Chiedo, pertanto, alla Giunta quando pensa di portare all'esame del Consiglio il Piano regionale delle attività estrattive, all'interno del quale si può contemperare l'impatto della legge. Se questa è una legge transitoria, potremo individuare nel Piano le esigenze a cui rispondere, i siti da cui fare i prelievi, quindi dove verrà indirizzata l'attività di ricerca del materiale di cava da parte dei soggetti attuatori degli interventi previsti nell'Accordo di programma. Chiedo, cioè, come faremo ad uscire da questa situazione di emergenza, sulla base degli atti di volontà politica che sono portati all'attenzione del Consiglio.
La seconda domanda che pongo è questa: quali sono le opere previste nell'Accordo di programma del 1994, non ancora realizzate, che saranno riconfermate nell'intesa istituzionale di programma per la quale state lavorando e quali sono le nuove opere che saranno inserite nell'intesa istituzionale di programma? Ciò al fine di cercare di quantificare la domanda di materiali proveniente dagli accordi fra Regione e Stato inseriti nella titolazione del provvedimento.
In subordine - ma su questo interverrà il collega Bertoli, anche per la sua competenza nell'ambito della V Commissione, che si è occupata del Piano dei rifiuti - vorrei sapere qual è il peso che facciamo assumere, nella ricerca dei materiali necessari per realizzare queste opere, all'utilizzo dei materiali di sfrido; utilizzo che non deve essere un fiore all'occhiello, ma il punto di partenza di questa attività. Ritengo che la discussione, negli aspetti generali sui quali attualmente stiamo riflettendo, implichi un inquadramento di questo genere.
Pertanto, prima di passare alla fase dei pronunciamenti o degli approfondimenti, la Giunta dovrebbe rispondere, oltre ai quesiti posti dagli altri colleghi, anche ai quesiti che modestamente mi sono permesso di proporre.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Vorrei far notare come questa legge sia una modifica della legge esistente, una modifica sostanziale anche se non risulta dal suo titolo. E' una modifica della L.R. n. 69/78, perché interviene in modo incisivo sul processo autorizzativo e sul potere sostitutivo - cosa che ormai si sta cercando di introdurre un po' ovunque - ed interviene su una procedura relativa all'occupazione temporanea dei fondi.
Pertanto, deve essere valutata con attenzione, tenendo conto di alcuni principi che occorre sempre rispettare (quelli dell'autonomia comunale e della concertazione) e che occorre introdurre perché non ci si può illudere che le opere pubbliche si possano eseguire per legge.
Le procedure amministrative che prevedono il ruolo dei Comuni non possono essere abolite per legge, tanto meno con legge regionale; i ruoli e i compiti dei Comuni sono stati garantiti dalla Costituzione e stabiliti con legge nazionale. Pertanto, se si vuole lavorare per realizzare importanti opere pubbliche - che condividiamo - occorre utilizzare gli spazi già esistenti, cioè gli spazi di concertazione con le Amministrazioni comunali, evitando le forzature, perché laddove vi sono state forzature sono stati fatti, non uno, ma cento passi indietro, poiché è aumentata la tensione nei rapporti con i Comuni.
Ricordo che i Comuni non rilasciano soltanto l'autorizzazione per le cave, ma hanno molte altre competenze. Pertanto, il rapporto deve essere concertato, serio, verificato e discusso; la concertazione, in ogni caso deve sempre essere prevista. Questo è un passaggio fondamentale.
Concordo anch'io sulla contraddizione dell'art. 1, laddove è previsto che la Giunta regionale predispone, entro sei mesi dall'approvazione della legge, il censimento dei siti dai quali prelevare i materiali di cui al comma terzo. Bisogna fare prima il Piano dei siti e poi la legge altrimenti succede che per sei mesi la legge non viene applicata. Che senso ha approvare una legge se non c'è il Piano dei siti che la Giunta deve approvare entro sei mesi (a parte il fatto che noi deleghiamo alla Giunta questa competenza estremamente importante, perché si intreccia fortemente con il Piano territoriale regionale)? La legge agisce nel momento in cui c'è il Piano dei siti e all'interno di un quadro generale. Diversamente non essendoci il Piano dei siti, la legge diventa inapplicabile. Concordo pertanto, con i colleghi che hanno evidenziato questo fatto.
Faccio un altro rilievo: qualora l'Amministrazione comunale non rilasci l'autorizzazione, la Giunta fa l'intimazione e poi esercita il potere sostitutivo? Questa mi sembra un'illusione, perché ritengo si debba prevedere qualche passaggio. Innanzitutto, la competenza in capo al Comune e il Comune, in quanto Ente pubblico, nel momento in cui decide il diniego e lo motiva, sicuramente ricorrerà a motivazioni di carattere pubblico che dovranno essere oggetto di valutazioni insieme alla Regione.
Pertanto, non può esistere un rapporto conflittuale tra Comune e Regione. La Regione, semmai, deve essere l'Ente che garantisce il ruolo e le competenze degli Enti locali.
Non condividiamo, dunque, il potere sostitutivo, così come viene scritto e previsto, se non ci sono delle fasi intermedie che consentano ai Comuni di poter esprimere, nei confronti della Regione, al limite in modo più esplicito rispetto al provvedimento di diniego, le ragioni che hanno impedito il rilascio dell'autorizzazione. Questo deve essere previsto.
Ultima precisazione. Ritengo non sia stato valutato con attenzione il fatto che l'autorizzazione alla coltivazione delle cave possa, come atto amministrativo, costituire titolo per l'occupazione temporanea dei fondi agli effetti della legge sugli espropri, cioè la legge del 1865. Si tratta di una forzatura giuridica enorme, perché questa legge prevede alcuni passaggi che, in ogni caso, non possono essere modificati con legge regionale. Ci sono dei passaggi che nessuno può modificare, quindi c'è anche in questo caso, l'illusione di volere accelerare un processo che pu essere accelerato, ma non con le motivazioni proposte. Credo che convenga essere molto più chiari, per evitare di impiantare una legge che stabilisce delle norme di tipo generale su un Piano dei siti che non esiste, mentre mi pare che esista il problema delle cave per l'Alta Velocità.
E' questo il tema rilevato, mi pare, dal Consigliere Gallarini con qualche cenno. C'è un problema che riguarda un'opera pubblica. Forse ci si rende conto che quella delle cave è una questione importante, che pu ritardare od impedire la realizzazione dell'opera pubblica, ma allora conviene ragionare in modo più preciso su questo tema: anziché fare una norma di tipo generale, trattare il tema di per sé e fare le valutazioni di compatibilità dal punto di vista ambientale. Questo mi sembra il tema: c'è il problema dell'Alta Velocità, facciamo soltanto questo. A cosa serve una norma di tipo generale? E' meglio non essere ipocriti, ma molto chiari.
Alta Velocità: c'è un problema di cave, vediamo quello, si fa il piano e si verificano tutte le questioni. Non mi pare che esistano altre questioni ed in ogni caso noi non possiamo normare delle procedure su un Piano dei siti che non conosciamo; è molto più corretto - su questo concordo - dire "c'è il problema dell'Alta Velocità, vediamo questa opera pubblica". D'altronde, abbiamo visto i progetti, le Conferenze dei Servizi si sono svolte, il problema delle cave è noto, lo verifichiamo, stabiliamo alcune questioni, lo facciamo in fretta con qualche procedura di concertazione, altrimenti non illudetevi: questo apre sempre lo spazio a ricorsi di persone scontente, di Comuni che non condividono, di gruppi di Verdi più o meno radicali! Ormai è così! Pertanto, chiedo maggiore chiarezza e determinazione nell'affrontare i temi per quello che sono, non una norma di tipo generale che qui obiettivamente non ha senso perché in ogni caso non regge: non regge sicuramente con la legge del 1865 sugli espropri, la procedura è diversa; non regge nel potere sostitutivo da parte della Regione.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, ha facoltà di replicare l'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore alle cave e torbiere

Replico agli interventi svolti partendo da alcune considerazioni.
Innanzitutto, sull'eccezione di transitorietà avanzata da alcuni colleghi.
Perché si ritiene transitoria - poi si può discutere sul termine - questa norma? E' transitoria perché dal 1978 manca il Piano regionale delle attività estrattive, quindi, una volta dotati del Piano regionale delle attività estrattive, individuati tutti i siti, sicuramente bisognerà mettere mano ad un nuovo strumento, ad una nuova norma, con adeguamento alla L.R. n. 69/78, ma al momento siamo in questa condizione. E noi dobbiamo fare fronte a questa carenza che è di ventun'anni! Peraltro - e qui rispondo anche al quesito del collega Vindigni - ho chiesto alla Presidente Casari di iscrivere all'o.d.g. quanto prima, appena gli spazi della VII Commissione lo permetteranno, il Piano regionale delle attività estrattive. Su questo tema però dovremmo capirci per regolamentare i lavori consiliari, cioè se abbiamo intenzione di dotare la Regione Piemonte del Piano regionale delle attività estrattive o se intendiamo fare - come nei ventun'anni precedenti - un'esercitazione per la ricerca del meglio e non raggiungere neanche il bene.
E' una norma che ha come scopo la realizzazione di opere pubbliche che sono in intesa istituzionale. La modifica del titolo era solo perché ci sembrava più completa, ma se - colleghi - "Accordi di programma Stato Regione Piemonte" non va bene e dobbiamo ritornare al titolo originario che adesso non ricordo neanche più, non è una questione sostanziale sulla quale ci dobbiamo formalizzare.
Queste opere pubbliche sono principalmente (adesso non ho l'elenco completo, ma gli atti sono a disposizione dei colleghi) la Torino-Milano per quanto riguarda la linea ferroviaria ad Alta Capacità. La Conferenza dei Servizi mi pare si chiuda il 28 novembre. Di conseguenza, o noi siamo dotati di uno strumento per tempo per poter intervenire con determinate condizioni, altrimenti si va avanti con la vecchia norma. Non è che ci sia un'assenza di norma.
Ricordo che per la linea ad Alta Capacità Torino-Milano occorrono circa 16,5 milioni di metri cubi, che sono più di tre volte quello che è l'ordinario commerciale della realtà piemontese.
Altra opera: la Asti-Cuneo. Per la Asti-Cuneo occorrono 8 milioni di metri cubi! Sono quantitativi rilevantissimi, al punto che in assenza di una norma che almeno permetta (poi affrontiamo la questione Comuni-diritti di proprietà) un minimo di programmazione, rischiamo di trovarci con buchi ovunque! Perché poi la concertazione è una bellissima cosa, ma visti i tempi della Conferenza e, dall'altra parte, le modalità di intervento, con gli strumenti legislativi che abbiamo, il rischio è davvero quello di trovarci con tanti buchi sparsi ovunque, ma essenzialmente sparsi sui luoghi più vicini all'opera perché ci sono minori costi di trasporto quindi sono più convenienti (è una ragione di mercato, quella che richiamava e che sta a cuore al collega Chiezzi). C'è quindi la necessità che nel progetto dell'opera siano indicati anche i siti di cava: è questo il passaggio importante! E' nel progetto dell'opera! Il sito di cava a questo punto deve essere area, come l'area dell'opera, per un periodo temporaneo. Non c'è esproprio! Non è vero, collega Chiezzi, che, come lei dice, si attua un esproprio; si attua un'occupazione e poi ci sarà il ripristino. E si attua un'occupazione non con l'autorizzazione, ma precedentemente, perché l'autorizzazione - giuridicamente è vero - non pu essere motivo sufficiente all'intervento. Questo va incontro alla necessità di ottimizzare l'uso delle risorse, nel senso di riuscire a portare per queste opere materiale di scarso pregio, almeno per la parte sostanziale escluse le rifiniture, che è fondamentale, mentre noi abbiamo purtroppo l'inclinazione, se non lo regoliamo, di utilizzare materiale di alto pregio, purché preso in siti vicini all'opera; la possibilità, altra cosa rilevante, di utilizzare sfridi e quindi materiale di recupero.
Il piano dei sei mesi di cui all'art. 1, punto 4), non è - collega Saitta - il Piano dei siti, ma è il censimento delle aree dove raccogliere e prendere il materiale di recupero! Ed è un emendamento che mi pare proprio che qualche collega dell'opposizione - non ricordo più chi - port come proposta di modifica o comunque elemento di discussione in sede di Commissione, anche perché è passato un po' di tempo, ma proprio nell'ottica di creare un meccanismo che ci permettesse il riutilizzo di tutti quei materiali di sfrido presenti nella realtà regionale.
E qui mettiamoci un'altra cosa. Questa è anche una legge di scopo immediato, certo, che è il creare le condizioni per l'Alta Capacità Torino Milano, Asti-Cuneo, che sono le due imminenti. Forse siamo più in là per la Torino-Lione o il terzo valico di Novi Ligure, un po' più in là, ma le altre due sono immediate, una ha la Conferenza dei Servizi in chiusura.
Ma c'è un altro scopo: se noi oggi approviamo questa legge, possiamo anche mandare avanti, come potere contrattuale, una delle più grandi opere di bonifica ambientale che la Regione Piemonte - ma non ho altri elementi sulla realtà italiana o europea - possa fare; probabilmente, la più grande opera di bonifica ambientale d'Europa, in questo senso.
Con l'accordo della Provincia di Verbania e delle Associazioni locali dei cavatori, è possibile spostare - non voglio usare il termine imporre circa un milione di metri cubi di materiale di sfrido della lavorazione delle pietre ornamentali utilizzandolo su questa opera pubblica. E' chiaro che questo deve diventare un elemento contrattuale da inserire nell'unico contratto, altrimenti non si potrebbe imporre a chi costruisce un'opera di andare a prendere materiale il cui solo trasporto gli costa sette volte di più rispetto all'altro materiale preso lì a fianco, scavando il buco, poi mettendo su con la L.R. n. 69/78, così come è possibile fare. Quindi, siamo a differenze di prezzi, da 1.000/1.500 lire al metro cubo a 7.000/8.000 lire al metro cubo, però questo ci permette di liberare l'Ossola da un quantitativo enorme di materiale di sfrido, che è fatto di quelle enormi discariche presenti in quella realtà. Questo è anche un altro scopo, uno scopo immediato, visto che qualcuno mi ha chiesto quali potrebbero essere le conseguenze immediate della legge.
Quanto al fatto che vi sia turbativa di mercato, questo è stato un elemento discusso in sede di Commissione. Anch'io posso essere preoccupato e sono preoccupato - come il collega Chiezzi della trattativa di mercato ma, proprio per evitare la turbativa di mercato, questa norma è molto rigida sul fatto che è cava di prestito e basta, cioè la revoca dell'autorizzazione è automatica, qualora i frutti della cava non siano destinati all'opera specifica. Di conseguenza, questa è la garanzia che non si va a turbare un mercato. Il mercato potrebbe essere turbato, almeno nella parte dei terreni da destinare a cava, altrimenti, senza questa norma, a questo punto la rincorsa ai terreni da una parte o dall'altra sarebbe molto alta. Certo, mi preoccupa e preoccupa la Giunta questo eventuale atto di imposizione nei confronti del privato proprietario del terreno, che si vede il terreno non espropriato, ma occupato d'urgenza, ma ritengo che l'interesse degli altri rispetto a quel cittadino, l'interesse degli altri 4.299.999 cittadini in questo caso prevalga veramente e quindi sia veramente tutelato. E non è demagogia, perché la sostanza pratica...



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore alle cave e torbiere

SPAGNUOLO Carla (fuori microfono)



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore alle cave e torbiere

Non è demagogia, è follia pura!



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore alle cave e torbiere

Non è assolutamente follia, perché o noi mettiamo in atto degli strumenti per poter fare le opere, altrimenti faremo sempre e comunque solo discussioni.
Peraltro, anche senza questo strumento si può fare la Torino-Milano, si può fare l'Asti-Cuneo; avrà altri tempi, probabilmente ci saranno cave ugualmente, si troveranno i siti di cava - li abbiamo sempre trovati, li troveranno anche adesso - ma ritengo che il risultato per la realtà piemontese sia molto diverso dell'uno rispetto all'altro.
I Comuni. I Comuni non vengono prevaricati; i Comuni partecipano a tutti gli effetti alla Conferenza dei Servizi e hanno voce in capitolo; di conseguenza, hanno i titoli per poter discutere della questione.
Ecco perché ritengo che la norma sia rilevante ed importante per la nostra realtà: mette ordine per evitare il disordine che la richiesta sulla Regione Piemonte di 25 milioni di metri cubi possa veramente creare condizioni di difficoltà ambientale (non voglio dire disastro ambientale) ma una certa preoccupazione deve essere manifestata. Abbiamo una richiesta di 25 milioni di metri cubi su una realtà che ha di utilizzo ordinario 5 milioni di metri cubi, quindi qualcosa di assolutamente eccezionale, che va comunque regolato.
Abbiamo la possibilità, a fianco di tutto ciò - ed è una possibilità concreta, per quanto riguarda la Valle Ossola - di cominciare con un'iniziativa: quella di utilizzare beni di recupero e quindi fare operazioni di bonifica contemporaneamente a queste opere.
Questi sono i motivi. Forse si poteva fare meglio, forse si poteva fare altro, forse si poteva fare la bonifica in modo diverso, avrebbe già potuto essere approvato il PRAE e, quindi, in questo momento il PRAE avrebbe già potuto individuare i siti, le imprese, i vari consorzi e le attività di intervento. Ma il PRAE giace in questo palazzo da qualche tempo, non c'è le opere stanno andando avanti e ritengo che questa norma, successivamente al PRAE, debba essere modificata - ecco la transitorietà - mentre una parte degli elementi che sono contenuti nella norma stessa vadano comunque mantenuti. Elementi che sono importanti solo per le grandi opere. Ricordo che, come Giunta, ho respinto le richieste che in consultazione sono venute da varie Amministrazioni, comprese le Province. Le Province avevano chiesto che questa norma fosse estesa alle opere provinciali; la Giunta ha ritenuto di dire "no" solo per le grandi opere di intesa Stato-Regione. Questo è stato anche un limite che la Giunta ha voluto porre, altrimenti probabilmente si sarebbe creata una situazione di degenerazione.
Queste sono le motivazioni che hanno portato a questo disegno di legge.
Poi, al limite, andando avanti, vediamo se ci sono degli emendamenti.
Grazie.



PRESIDENTE

Abbiamo terminato la discussione di ordine generale.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Cosa dice l'Assessore Cavallera?



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore alle cave e torbiere (fuori microfono)

Penso sia d'accordo, perché l'aveva presentata lui.



PRESIDENTE

Oggi l'Assessore Cavallera è in congedo.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Allora aspettiamo che si scongedi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vindigni.



VINDIGNI Marcello

Voglio richiamare l'attenzione della Giunta sul seguente quesito, vale a dire: quali sono i tempi per la predisposizione dell'intesa istituzionale di programma? In che modo il Consiglio sarà chiamato a conoscere questa intesa istituzionale? Faccio presente che una richiesta in tal senso è stata espressa con grande forza lunedì dalle Organizzazioni sindacali che hanno chiesto di essere ascoltate sull'attuazione del Patto per lo sviluppo, come ricordava il Presidente del Consiglio, che ha partecipato a questo incontro.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

La precisazione che richiedo, alla luce dell'intervento dell'Assessore Pichetto, è se la Commissione Ambiente ha esaminato questo testo, perch non c'è dubbio che si tratti di una materia che ha delle problematiche di impatto ambientale importanti, considerato che, nel momento in cui si dice che dovrà essere realizzato il Piano dei siti, chiaramente è una problematica di carattere ambientale. Ritengo che sia un testo di legge che, per le sue caratteristiche, richieda una procedura speciale, per cui non può venire approvato in maniera generica.
Pertanto, è indispensabile, a nostro avviso, sapere se la questione era stata trattata in Commissione Ambiente, Presidente. Se così non fosse stato, sarebbe meglio che avvenisse, perché se non c'è una valutazione di impatto ambientale in un caso come questo, mi chiedo dove mai possa esserci!



PRESIDENTE

Controlliamo subito.
La materia cave e torbiere è competenza della VII Commissione, ma non so se c'è stata questa informativa. Mi confermano che la Commissione Ambiente non ha dato il parere. La Giunta si documenta per rispondere al quesito espresso dal Consigliere Vindigni.
La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Consigliere Vindigni, a proposito dello stato di avanzamento delle intese di programma, come lei ricorderà, nel documento di programmazione finanziaria dell'anno passato è stato pubblicato un calendario secondo aree geografiche. E' stata data precedenza alle regioni del sud, le cui intese si sono quasi tutte concluse, mentre sono state realizzate intese di programma di alcune regioni del nord.
Per quanto riguarda la nostra Regione, l'intesa è in fase di definizione e di conclusione. Si sta tentando di far interagire l'intesa di programma con il Patto per lo sviluppo, sottoscritto a Torino e ripreso fortunatamente negli ultimi quindici giorni, nel tentativo di verificare come la legge di costituzione dell'Agenzia per lo svolgimento delle Olimpiadi 2006 dovrà interagire sulle opere che sono in programma all'interno dell'intesa istituzionale di programma.
Ritengo che per la fine dell'anno - questo è l'impegno che il Sottosegretario Maciotta ha assunto nei nostri confronti - dovremmo aver terminato l'istruttoria per poter, di conseguenza, approvare l'intesa di programma tra Regione Piemonte e Stato.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Vorrei una risposta sul quesito relativo al fatto che, come mi sembra il testo di legge non sia stato portato in V Commissione.
Pertanto, per quello che ci riguarda, chiediamo che questo testo di legge vada anche in V Commissione.



CHIEZZI Giuseppe

Ci associamo!



PRESIDENTE

Se non viene accolta la richiesta della Consigliera Spagnuolo, la devo porre in votazione.
La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Desidero precisare che il nostro Gruppo non fa parte della VII Commissione, pertanto non possiamo che esprimere in aula le nostre considerazioni. Non siamo destinatari del suo rimprovero.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore alle cave e torbiere

Apprendo solo adesso che il suo Gruppo non fa parte della VII Commissione. Manifesto a nome della Giunta l'urgenza di questo provvedimento, nel senso di poterlo utilizzare, in sede di discussione, in occasione della prossima ed imminente Conferenza dei Servizi sulla Torino Milano. Addirittura, alla fine, mi riservavo di chiedere l'urgenza della norma. Questa è la posizione della Giunta.
Non mi sostituisco al Consiglio nelle scelte di riassegnazione. Al limite, esprimo un parere contrario al ritorno in Commissione, salvo condizioni di convocazione immediata della Commissione stessa, purch avvenga in giornata, perché un passaggio in V Commissione significherebbe di nuovo dilatare i tempi del provvedimento e non poterlo utilizzare nell'immediato, perché nessuno può imporre alla società che gestisce la Torino-Milano di andare a prendere un milione di metri cubi in Valle Ossola. In questo modo, forse, riusciamo ancora ad imporlo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Scusi, Presidente, se intervengo nuovamente sulla questione, ma la Giunta, abbastanza correttamente, dal suo punto di vista, ha detto un'altra cosa. La Giunta ha detto di non essere favorevole - mi ascolti, Presidente perché tocca a lei - ad alcun ritorno in Commissione perché ci sono delle scadenze. Come sempre, è la testimonianza che tutto è importantissimo, ma tutto arriva all'ultimo momento - ma questa è una valutazione di merito.
La Giunta, comunque, ha detto un'altra cosa corretta, cioè che non spetta ad essa decidere se un testo di legge deve essere esaminato da una Commissione o da Commissioni eventualmente congiunte, e pertanto è bene che il Presidente del Consiglio si esprima...



PRESIDENTE

Mi sono già espresso prima.



SPAGNUOLO Carla

Posso finire? E' bene - dicevo - che il Presidente del Consiglio si esprima anche alla luce del dibattito che c'è stato ed alla luce della richiesta di approfondimento di almeno due Gruppi consiliari, atteso che l'Assessore all'ambiente non è presente. E se questa è una materia nella quale non c'è valutazione di impatto ambientale, vuol dire che dobbiamo proprio cambiare mestiere!



PRESIDENTE

Ho detto e ribadisco che il disegno di legge è stato assegnato alla Commissione competente per materia. Non mi risulta che in Commissione sia emersa questa richiesta. Il provvedimento è al nostro esame da molto tempo decida l'aula.



SPAGNUOLO Carla

Non capisco perché si debba portare in votazione questa richiesta.
Presidente, è sua competenza decidere!



PRESIDENTE

Io ho ritenuto di assegnarlo alla VII Commissione. Se ci sono valutazioni diverse da parte dell'aula, ne prendo atto.
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Intervengo per rilevare, come diceva giustamente la collega Spagnuolo che questo non è tema da porre in votazione. Durante il dibattito è emersa la necessità di un approfondimento in Commissione, anche in tempi veloci per cui è opportuno che questo avvenga.
Ritengo spetti al Presidente del Consiglio prendere una decisione in merito, altrimenti, ogni volta in cui si manifestasse la necessità di un approfondimento in Commissione, questo non avverrebbe perché la Giunta potrebbe decidere di proseguire la discussione in aula.



PRESIDENTE

Consigliere Saitta, ritengo che non sia così, perché l'art. 81 del Regolamento che ho citato...



SAITTA Antonino

Non ho dubbi che lei sia un interprete fedele e rigoroso del Regolamento. Pongo un problema di opportunità per approfondire un tema in Commissione. Possiamo anche farlo subito, se ritenete opportuno.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Non per smentire quanto ha detto l'Assessore Pichetto, che ha dato l'ennesima dimostrazione della sua disponibilità, ma, in considerazione dell'urgenza del provvedimento e dell'importanza che tutto il Consiglio deve dedicare ad un intervento come quello della Torino-Milano...



SPAGNUOLO Carla

Secondo me, questa legge è pessima...



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Scusi, Consigliera Spagnuolo, non interrompa; lei avrà la possibilità di votare contro questa legge. Esercitiamo, ogni tanto, la democrazia in quest'aula! La Giunta - dicevo - decide e chiede all'aula e al suo Presidente di procedere alla votazione della legge. Se qualcuno la ritiene pessima voterà contro. Noi, come Giunta, ci assumiamo la responsabilità di questa legge, nei confronti della quale voteremo a favore.



PRESIDENTE

Procediamo con la votazione della richiesta di rinvio in V Commissione perché è il Consiglio che può rinviare in Commissione, non il Presidente.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, chiedo la votazione per appello nominale.



PRESIDENTE

Prego un Consigliere Segretario di procedere all'appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Grasso effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI' 7 Consiglieri hanno risposto NO 28 Consiglieri La proposta di rinvio in Commissione è respinta.
Passiamo pertanto all'esame dell'articolato del disegno di legge n.
285.
Emendamento presentato dall'Assessore Pichetto: il titolo della legge è "comprese in accordi o intese tra Stato e Regione Piemonte" anziché "accordi Stato-Regioni".
La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Posso chiedere alla Giunta di illustrarlo?



SPAGNUOLO Carla

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



SPAGNUOLO Carla

Presidente, io però avrei un emendamento precedente.



PRESIDENTE

Non lo conosciamo: non lo ha ancora presentato.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, questo emendamento è incomprensibile. Non lo posso accettare, perché non so dove collocarlo. Ne presenti un altro. Abbia pazienza!



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Siamo all'emendamento della Giunta; c'era stata una richiesta di illustrazione da parte della Consigliera Spagnuolo. La Giunta illustri.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Il mio emendamento è: dopo "norme", aggiungere "in deroga".



PRESIDENTE

Lo presenti!



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Siamo all'emendamento presentato dalla Giunta.
Prego, Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Presidente, perché non accoglie l'emendamento del collega Chiezzi?



PRESIDENTE

Perché non è oggettivamente collocabile. Non so cosa vuol dire.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

E' un errore materiale. L'ho riscritto.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

L'emendamento riscritto dal Consigliere Chiezzi recita: dopo la parola "norme", aggiungere le parole "speciali e transitorie".



CHIEZZI Giuseppe

Posso illustrarlo?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Questo emendamento nasce delle argomentazioni usate dalla collega Carla Spagnuolo, specialmente quelle relative all'osservazione che questa legge propone dei percorsi, delle scorciatoie ad un impianto normativo esistente.
Secondo la collega ed altri Consiglieri che sono intervenuti, questa scorciatoia è pericolosa, nociva per l'attività del Comune e per i privati.
E' anche possibile che Carla Spagnuolo abbia ragione nel definirla "probabilmente inutile", perché quando con normative autoritarie si cerca di risolvere dei problemi, alle volte - è già successo - queste normative rimangono sulla carta e poi i meccanismi del diritto e della tutela dei diritti entrano comunque in moto e, se un problema c'era, questo non viene eluso.
L'emendamento chiede che, sin dal titolo, si chiarisca cosa stiamo facendo. Noi non stiamo predisponendo una legge per norme per l'esercizio di cave. No. Il titolo così formulato non rende giustizia al testo, perch lo si dice malamente. Lo si dice fin dal comma primo dell'art. 1 che questa è una legge che propone di approvare norme in deroga alla normativa vigente. Questo è il senso della legge e delle critiche che stiamo svolgendo: è una legge derogatoria, una delle tante che purtroppo con molta frequenza non smettiamo di fare in Italia.
Mi sembra dunque particolarmente utile segnalare questo fatto sin dall'inizio, cioè che si tratta di norme derogatorie, in modo tale da anticipare quanto contenuto nel comma primo dell'art. 1.
Chiedo anche l'opinione degli altri colleghi, soprattutto di Carla Spagnuolo, perché devo dire grazie a lei se ho formulato questo emendamento; anzi, la prego - se ritiene - di firmarlo, perché deriva esclusivamente dal fatto che siamo di fronte ad una legge di deroga. E allora, non occultiamo questo elemento.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Intervengo in maniera assolutamente convinta, volendo anche precisare che la mia precedente interruzione al Presidente della Giunta regionale atteggiamento a cui non ho mai dato vita in quest'aula in questi cinque anni - o, meglio, la mia osservazione fatta forse in maniera un po' irruenta, è legata al fatto di una convinzione di merito rispetto alle questioni poste.
Noi riteniamo che gli obiettivi di questo provvedimento - lo abbiamo anche detto nell'intervento - che riguardano le grandi strutture autostradali e no, siano condivisibili, ma proprio perché gli obiettivi sono condivisibili, la nostra esperienza ci fa dire che i testi di legge devono essere fatti bene. E noi non riteniamo che questo testo di legge...



(Commenti dell'Assessore Pichetto)



SPAGNUOLO Carla

Assessore Pichetto, il Gruppo dei Socialisti Democratici Italiani non fa parte della VII Commissione, perché essendo composto da due Consiglieri e potendo far parte al massimo di tre Commissioni per uno, non siamo nella VII Commissione. Eravamo nella VII Commissione, ma adesso non ci siamo, non siamo presenti! Non siamo presenti nemmeno nella VI Commissione; quando può, la sottoscritta, come Capogruppo, partecipa e quando non può non partecipa! Ma se siamo già in sei Commissioni...



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore alle cave e torbiere (fuori microfono)

Posso interromperla, collega?



SPAGNUOLO Carla

Ma certo, se il Presidente lo consente.



PRESIDENTE

No, Assessore, lasci concludere.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore alle cave e torbiere (fuori microfono)

Scusi, Presidente, ma è solo per dire che il 20/7/1998, quando si è discusso il testo in Commissione, la Consigliera Spagnuolo era presente!



PRESIDENTE

Ma non c'entra niente, Assessore, lasciamo concludere l'intervento!



SPAGNUOLO Carla

Assessore Pichetto, non credo sia una colpa interessarsi dei provvedimenti quando questi giungono in aula! Perché se l'aula non contasse, basterebbe la Commissione!



SPAGNUOLO Carla

PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore alle cave e torbiere (fuori microfono)



SPAGNUOLO Carla

Allora è diverso!



SPAGNUOLO Carla

Certo, ma dato che noi non siamo in Commissione, in Commissione non siamo intervenuti! Peraltro, mi sembra, da quello che ho controllato prima, che questo provvedimento sia stato votato dalla maggioranza in Commissione. Altri componenti dell'opposizione, anche quelli presenti in Commissione evidentemente al momento del pronunciamento del voto non erano presenti e mi risulta, avendo letto il verbale, che delle opposizioni era presente soltanto il Gruppo DS, che non ha partecipato al voto riservandosi in aula.
Ciò a testimonianza del fatto che questo è un provvedimento di un qualche rilievo sul quale evidentemente c'era una serie di perplessità che nemmeno ai DS ha consentito di esprimere in Commissione un voto: o favorevole o contrario o di astensione.



SPAGNUOLO Carla

RIBA Lido (fuori microfono)



SPAGNUOLO Carla

Cosa vuol dire "nemmeno ai DS"?



SPAGNUOLO Carla

Potrei anche dire che è tutto dire, ma questa volta non l'ho detto. Mi riservo di dirlo quando e come lo ritengo, non facendo parte di quelle forze politiche che hanno un atteggiamento di sudditanza nei confronti dei DS, atteggiamento peraltro largamente richiesto da questa forza stessa perché questo purtroppo è l'atteggiamento che riscontriamo da anni.
Detto questo, che non interessa al dibattito, ed essendo ancora in tempo, voglio dire che noi stiamo esercitando un normalissimo diritto democratico: discutere una legge importante, molto importante! Pertanto, voglio dire che quello del collega Chiezzi è un emendamento condivisibile e che io suggerirei alla Giunta di accogliere, perché non c'è dubbio che sia una delle ragioni che ci ha spinti - e magari chiediamo scusa all'aula, alla maggioranza, a quant'altri siano un po' seccati di questi nostri interventi - ad intervenire.
Interveniamo per ragioni di merito su questo provvedimento e per l'esperienza che purtroppo abbiamo, essendo da lunghi anni nella Pubblica Amministrazione, anche alla Regione Piemonte. Che cosa fa questa legge? Non è una legge di carattere speciale, Assessore Pichetto! Questa è una legge che dà vita ad una procedura speciale rispetto alla quale noi non siamo contrari, ma siamo contrari perché ci sembra, al momento - poi nel corso della discussione lo verificheremo - che alcune delle osservazioni che abbiamo posto non siano state prese in considerazione.
Ci dispiace che il Presidente della Giunta regionale dica "Voi perdete tempo rispetto ad un provvedimento così importante", perché il problema è certamente quello che il provvedimento può essere importante, ma noi diciamo che questo provvedimento deve essere tale da poter perseguire gli obiettivi che si propone e non ci sembra che questo provvedimento, per quello che abbiamo visto fino ad ora, persegua questi obiettivi.
Pertanto, se noi vogliamo almeno su un punto - almeno su un punto! cominciare a migliorare questo testo, dovremmo accogliere l'emendamento del collega Chiezzi, che sottoscrivo - quindi chiedo, per il verbale, che questo emendamento sia sottoscritto da noi. Perché? Perché almeno noi chiariamo, rispetto ai soggetti interessati, vale a dire ai Comuni, vale a dire ai privati, vale a dire a quant'altri, che di questo si tratta: di una deroga ad una normativa esistente.
Poi interverremo nel corso del provvedimento per dire che sarebbe meglio correggerlo rendendolo speciale piuttosto che non correggerlo, non scrivere che è in deroga alla normativa attuale e mantenerlo di carattere generale così come esso è.
Quindi, l'invito che ho cercato di rivolgere all'Assessore Pichetto è davvero quello di accogliere questo emendamento perché fa chiarezza.
Oltretutto, fa chiarezza se volete mantenere il testo così com'è! Perch qualora passasse un'ipotesi di lavoro che è quella di rendere questa legge veramente speciale, bisognerebbe modificare anche il titolo; però, al momento, prevedendo che voi non lo modificherete, vi invito ad accoglierlo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore alle cave e torbiere

La Giunta è contraria al termine "in deroga" in quanto si utilizzano le procedure della L.R. 69/78. Se noi scriviamo "in deroga" dovremmo dettare delle nuove procedure, quindi questo è un qualcosa al limite di integrativo che si aggiunge alla L.R. n. 69/78, ma non in deroga, perché le procedure della L.R. n. 69/78 sono invariate e si applicano quelle.



PRESIDENTE

Dopo l'illustrazione può intervenire per dichiarazione di voto Consigliera Spagnuolo. Prego.



SPAGNUOLO Carla

Mi vedo costretta a fare una dichiarazione di voto, considerata l'accelerazione che si intende imprimere a questo provvedimento così importante, anche per noi molto importante, per consentire al collega Riba di andarsi a leggere l'emendamento o di farselo dare, perché - Presidente capisco che disturbiamo, però almeno gli emendamenti, una volta che lei li ha accettati, li faccia distribuire, altrimenti la democrazia qui non c'è ad opera vostra! Perché un Regolamento ancora lo abbiamo.
Detto questo, Assessore Pichetto, lei ci ha abituati, nel corso della discussione della legge sul commercio, che è stata per me l'occasione di conoscerla, perché prima come Assessore non la conoscevo, ad un lungo percorso di rigidità nell'affrontare le discussioni, per arrivare poi ad una caduta immediata. Lei ci ha abituati a fare delle discussioni infinite per cercare di convincerla rispetto a determinati obiettivi, dopodiché che cosa succede? Improvvisamente dice "Sì, va bene, allora presento un emendamento"; poi è capace di tirare indietro l'emendamento. Abbiamo vissuto veramente con delle docce fredde quella discussione.
Non vorrei che accadesse anche in questo caso, caso nel quale nuovamente le viene affidato un provvedimento che non è completamente di sua competenza.
L'Assessore Pichetto, per la seconda volta in questa Giunta - gliene do atto - si fa carico di problematiche che non sono completamente sue rispetto alle quali, devo dire, interviene. Prima aveva dichiarato una disponibilità, ma, evidentemente per ragioni politiche, il Presidente della Giunta regionale, che ha per Statuto la conduzione politica della Giunta ha ritenuto di "stopparlo" dicendo: "Pichetto, non essere così disponibile". Però Pichetto faceva bene ad essere così disponibile.
Adesso cosa succede? Succede che lei si fa fare un provvedimento di legge che non è di sua completa competenza, perché certamente esiste una competenza che si intreccia almeno con l'Assessorato all'ambiente e in parte con l'Assessorato all'agricoltura, come la legge sul commercio era un provvedimento che si intrecciava con le competenze dell'Assessore all'urbanistica, che non abbiamo avuto modo di sentire e che, quando ne abbiamo avuto modo, era meglio non sentirlo.
Detto questo - con rispetto sempre delle persone - noi non possiamo che essere non favorevoli a quanto lei ha argomentato rispetto all'emendamento Chiezzi, perché è assolutamente evidente che la normativa a cui voi date vita è una normativa che innova una legislazione già esistente! Sulla questione che non è una normativa speciale bene identificata torneremo nell'arco degli articoli, anche perché, non andando in Commissione, non possiamo che discutere in aula e quindi discuteremo sulla base degli strumenti che democraticamente il Regolamento ci dà, chiedendo scusa già fin d'ora ai colleghi e al Presidente della Giunta regionale se diamo fastidio e se esercitiamo questo diritto di democrazia.
D'altro canto, mi pare che il Consiglio si protrarrà fino alle 18.00 per cui avremo tutto il tempo; almeno, mi sembra che alla Conferenza dei Capigruppo si fosse deciso che la seduta sarebbe andata avanti fino alle ore 18 (non so se ho capito male).



(Commenti in aula)



SPAGNUOLO Carla

Fino alle 15.00? Non lo sapevo! Faremo la prossima seduta quando il Presidente deciderà e in quella occasione interverremo nel merito.
Pertanto, Assessore Pichetto, ci sembra che se lei - nella dichiarazione di voto lo vogliamo ribadire - si convince a modificare il titolo, fa un'azione di salvaguardia nei confronti dei soggetti poi titolati ad interpretare la legge.
Per questo motivo, daremo voto favorevole all'emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi, da noi sottoscritto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Intervengo per una breve dichiarazione di voto e di merito.
Il collega Vindigni ha già espresso la nostra valutazione relativa come del resto hanno riconosciuto anche gli altri colleghi che sono intervenuti - alla necessità ed all'urgenza di questo provvedimento, che richiama i comportamenti e le autorizzazioni da parte del Consiglio regionale, cioè la competenza della Regione Piemonte per l'attuazione delle intese Stato-Regione a proposito delle grandi opere.
Ritengo che, in considerazione dell'importanza e dell'urgenza del provvedimento da tutti riconosciute (mi pare a più riprese anche dalla Consigliera Spagnuolo), si possa registrare una disponibilità a ragionare nei termini più urgenti possibili; naturalmente, è un provvedimento consistente, per cui oggi se ne avvierà solo la discussione (io stesso ho richiesto al Presidente di sospendere il Consiglio alle ore 15 per impegni del nostro Gruppo), ma credo che, non appena si riprenderà il lavoro, il provvedimento potrà essere approvato.
Volevo però dire che lavorare con la maggiore convergenza possibile significa anche fare uno sforzo, da parte della Giunta, per valutare i contributi che vengono offerti. Anche noi vogliamo darne qualcuno.
Mi sembra - faccio un'ulteriore riflessione - che, in effetti, un po' di deroga alle norme ci sia e che questa non sia totale. Non so se il collega Chiezzi può condividere questa mia opinione, ma suggerirei la dizione "parziale deroga", perché in effetti è parziale. Ciò potrebbe corrispondere all'esigenza ed indicare con chiarezza la materia...



(Commenti del Consigliere Papandrea)



RIBA Lido

Non so se va bene: mi pare che si tratti di una parziale deroga alle norme vigenti.



(Commenti in aula)



RIBA Lido

In genere, quando è parziale, si dice. Posso anche essere favorevole all'emendamento, ma mi sembrava di raccogliere in un'espressione aggiuntiva il senso più completo.



PRESIDENTE

Se non ci sono altri interventi, pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Per quanto riguarda la proposta del Consigliere Riba, si potrebbe ipotizzare un subemendamento.
La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore alle cave e torbiere

Pensavo che la risposta che ho dato sull'emendamento fosse chiara.
Non è una risposta breve per manifesta arroganza da parte mia: assolutamente! Tuttavia, quando si è valutata la dicitura "in deroga" con il funzionario, si è detto: "Si applica a tutte le procedure della L.R. n.
69/78, non significa che saltano le procedure". Si tratta proprio di sostanza tecnica.
Quindi, in diretta, ritengo che, se trasformiamo l'aula consiliare in sede di Commissione, debbano essere anche lasciati gli spazi per pensare in diretta.
Tra l'altro, pensare in diretta significa che alle volte il proponente può "sparare" l'emendamento. So bene che tutti i Consiglieri presentano gli emendamenti valutandone le conseguenze e quindi la bontà e l'interesse che tutti perseguiamo. Però, dare la risposta in diretta ogni tanto crea qualche difficoltà.
Si riteneva che il termine originario "totalmente" potesse non quadrare, cioè che creasse una situazione di difficoltà; ora viene suggerito "parziale". A questo punto, si tratta di definire cos'è l'uno e cos'è l'altro.
Sinceramente, devo dire che non mi piace per niente (poi, ho sempre uno "scalino" che può smentirmi, quindi godo di questo vantaggio rispetto ai Capigruppo, che parlano, quindi sono il n. 1 in quella posizione).
Se questi emendamenti sono interruttivi, ci sono anche delle difficoltà a valutarli; se invece non è così - io ne ho visto uno che dice: "Annulliamo il transitorio, non diciamo che è transitorio" - può anche andare bene.
La transitorietà è una valutazione che va fatta dalla Regione e da questo Consiglio, che deciderà - il giorno successivo all'approvazione del Piano regionale delle attività estrattive - di modificare completamente la legge, e sicuramente si renderà necessaria la modifica. A mio parere, la transitorietà è di fatto, che lo si dica o meno.
Non vorrei che l'emendamento presentato al titolo fosse solo un pretesto per creare chissà quali condizioni. L'ho detto prima: ho presentato l'emendamento al titolo, ma se questo crea anche solo una minima perdita di tempo, ritorno al titolo originario. L'importante è la sostanza.
Non so se i colleghi hanno inteso cosa voglio esprimere a nome della Giunta.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Per cortesia, non facciamo dialogo. Ci sono delle domande; l'Assessore esponga la sua valutazione sull'ipotesi di subemendamento.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore alle cave e torbiere

Presidente, non intendo certo perdere tempo, stia tranquillo. Dico solo che l'ipotesi di subemendamento del "parzialmente in deroga" mi sta bene non mi piace per niente, ma, visto che non cambia la sostanza, al limite è una responsabilità del Consiglio il fatto di presentare il subemendamento.
Inoltre, chiedo ai colleghi Chiezzi e Spagnuolo di verificare la natura sostanziale o formale degli emendamenti presentati (che mi pare non abbiano una natura sostanziale).



(Commenti del Consigliere Papandrea)



PRESIDENTE

Se ho inteso bene, la Giunta accoglie il subemendamento, che per comodità potremmo considerare direttamente come emendamento del Consigliere Chiezzi: dopo la parola "norme ", aggiungere le parole "in parziale deroga alle norme regionali vigenti".
Lei accetta, Consigliere? Lo pongo dunque in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
Il resto è dunque superato, in quanto "norme speciali" ha un significato tecnico particolare che non si adatta a questo testo.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Ricordo ai colleghi che l'emendamento che abbiamo votato originariamente non conteneva la parola "speciale" e, incerto se l'emendamento sarebbe stato accolto, ho predisposto altri due emendamenti che a questo punto potrebbero rimanere in vita. Presidente del Consiglio lei dice che la parola "speciale" non può stare in questa legge - mi adeguo alla sua opinione - però, sono imbarazzato, perché la parola "speciale" è proprio la qualificazione che ha dato la Giunta per questa legge. Prima di contraddire la Giunta, diamo una frenata.
Presidente Deorsola, le parole "norme speciali" le ha inserite la Giunta, tre righe dopo: "al fine di contemperare la presente legge detta norme speciali". Ho semplicemente preso le parole "norme speciali" e le ho inserite nel titolo.
Se lei ritiene che questo sia sbagliato, sopprimiamo anche nell'art. 1 le parole "finalità della legge". Se invece le parole "norme speciali" come è già scritto nella legge, possono avere un senso, allora lo possono avere anche nel titolo, nel quale si è specificato anche uno degli aspetti di questa specialità, Assessore Pichetto, che è la deroga, perché sono norme non solo derogatorie, ma anche speciali e transitorie.
Ho due emendamenti. Presidente, se crede, posso ritirarne uno, per bisogna sentire cosa dice la Giunta. A me andrebbe anche bene che il titolo recitasse: "Norme in parziale deroga, speciali e transitorie", cioè mantenere tutte e tre le parole "in parziale deroga, speciali e transitorie".
Ho un emendamento in cui propongo di aggiungere le parole "speciali e transitorie", ma a questo punto vanno a seguire "in parziale deroga".
sentiamo il parere dell'Assessore; se dovesse accettare solo la parola "speciali", lo mantengo, se invece dovesse accettare "speciali e transitorie", come ha scritto nel comma primo, ritiro l'emendamento.



PRESIDENTE

Come si esprime la Giunta? La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore alle cave e torbiere

Accetto. Quindi, il titolo diventa: "Norme in deroga speciale e transitoria...". C'è tutto, va bene. Un bel titolo.



PRESIDENTE

L'Assessore Pichetto è pertanto favorevole.
Pongo pertanto in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi, il cui testo recita: dopo la parola "norme", aggiungere le parole "speciali e transitorie".
La parola alla Consigliera Spagnuolo per dichiarazione di voto.



SPAGNUOLO Carla

Presidente, mi sembra che questi due ultimi emendamenti, che poi sono stati racchiusi in un solo testo dal punto di vista formale da parte del collega Chiezzi, facciano parte dei primi due emendamenti che non hanno affatto un carattere semplicemente formale.
Invito con cortesia il Presidente della Commissione Ambiente a seguire questo dibattito - lo dico cortesemente - proprio perché non siamo stati messi nella condizione di fare un dibattito di merito dal punto di vista delle importantissime problematiche di impatto ambientale, che, se non erro, stanno anche alla base dell'assunzione di un provvedimento legislativo.
Probabilmente, se non ci fosse stata tutta una serie di problematiche relative al territorio, al di là della questione delle entità che lei ha giustamente presentato (quanto materiale serve per addivenire alla realizzazione di quelle opere pubbliche), probabilmente la questione avrebbe potuto essere risolta in maniera diversa. Dico probabilmente ringrazio l'Assessore Pichetto del suo assenso - ma la prego di voler credere che le osservazioni del nostro Gruppo sono state fatte, peraltro dando vita ad un breve intervento di carattere generale entro i tempi previsti dal Regolamento, non esondando nemmeno e non volendolo fare, per poter consentire che il percorso della legge, non facile per la verità possa essere attuato realmente e non possa ingenerare degli equivoci.
Le nostre tre osservazioni, sostanzialmente di merito - certo, avremmo potuto meglio approfondire in Commissione, ma ci sia consentito di farlo in aula - non ritardando nulla, perché questo provvedimento arriva oggi in aula e oggi lo stiamo discutendo.
Non capisco il fastidio e l'irritazione che ho colto nelle parole del Presidente della Giunta regionale. Stiamo intervenendo per migliorare una legge che si vara in relazione alle notevolissime difficoltà che, già in parte, sono state trovate nell'avviare il percorso, per esempio, della Asti Cuneo. A nostro avviso, se questa legge non adotta i miglioramenti che abbiamo suggerito, individueremo anche altre modalità per introdurli perché possiamo accettare un po' tutto, tranne un percorso che tagli completamente ogni possibilità di osservazione da parte del territorio cioè da parte degli Enti locali, e che consenta una lettura di questo testo di legge diversa da ciò che il testo della legge stesso intende perseguire come obiettivo.
Se il testo di legge intende perseguire come obiettivo quello di prevedere una normativa diversa da quella che già esiste in materia per opere pubbliche particolari, lo dobbiamo scrivere. Pertanto, gli emendamenti al titolo dell'articolo non sono assolutamente strumentali.
Sono favorevole agli emendamenti presentati dal collega Chiezzi sulla specialità e temporalità, ma, mi permetta, Assessore Pichetto, non capisco come lei non possa approvare un emendamento che abbiamo presentato, che dice "in deroga", e approvi invece un emendamento che dice "parzialmente in deroga", perché dal punto di vista concettuale è proprio la stessa cosa.
Non abbiamo detto "in sostituzione", ma "in deroga", che vuol dire parziale modifica di ciò che già esiste se non è deroga, ma sostituzione o cancellazione. Detto questo, evidentemente l'autorevolezza di chi propone è sempre molto importante e per questo motivo abbiamo votato a favore. Così come, stando nei termini della dichiarazione di voto, voteremo a favore dell'accoglimento degli altri due aggettivi che modificano il titolo rendendolo più chiaro rispetto all'obiettivo che lei intende proporre.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il primo emendamento presentato dal Consigliere Chiezzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
L'emendamento successivo è da ritenersi superato.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, alla Conferenza dei Capigruppo avevamo concordato di chiudere la seduta alle ore 15. Mi spieghi che valore hanno gli accordi presi.



PRESIDENTE

Sarò chiaro: in sede di Capigruppo non avevamo stabilito la chiusura per le ore 15.00.



CHIEZZI Giuseppe

Va bene, Presidente, non ci chieda più niente.



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, il Consigliere Riba mi aveva chiesto di chiudere i lavori odierni alle 15, per motivi che aveva evidenziato precedentemente ma in sede di Capigruppo non abbiamo concordato di terminare i lavori alle 15. Questo per chiarezza.
Successivamente, il Consigliere Riba mi ha riproposto la domanda e questo è lo stato dell'arte.
Avevamo anche convenuto sul fatto che il lavoro del Consiglio non pu essere programmato secondo un orario rigido, ma in base agli argomenti da trattare. Pertanto, la giornata odierna e quella che abbiamo trascorso in precedenza erano destinate all'esame e all'approvazione di diversi provvedimenti. Avevamo ipotizzato di esaminare gli argomenti fino al punto 11) all'o.d.g. ed è quanto abbiamo fatto e stiamo facendo.
Avevamo preso, insomma, un accordo, non avendo uno strumento che stabilisce delle regole in modo tassativo. Possiamo, pertanto, svolgere ancora un po' di lavoro, anche se il Consigliere Riba insisterà con la sua richiesta.



RIBA Lido

Presidente, insisto per chiarire quanto è emerso nell'ultima riunione dei Capigruppo. Durante quella riunione, alcuni colleghi Capigruppo hanno manifestato l'impossibilità ad essere presenti alla seduta del mercoledì altri avevano impegni per il venerdì ed il mio Gruppo aveva chiesto di non riunire il Consiglio il giovedì, per ragioni importanti - che sono note ed anche connesse a problemi personali.
Abbiamo consentito che si svolgesse la riunione nei limiti delle condizioni che potevamo mettere a disposizione e mi sembrava che vi fosse l'accettazione da parte di tutti i Consiglieri.
Il suo atteggiamento, Presidente, mi costringe a spiegare ragioni che ritengo di non dover neanche più nominare. Dopodiché, se questa è la risposta alla disponibilità che il mio Gruppo ha dato per poter svolgere alcune ore di lavoro oggi, questo sarà un ulteriore elemento di tensione ed aggravamento delle difficoltà già esistenti. Ci vuole poco a rispettare la nostra richiesta, che è stata formulata in modo ampio, diffuso e rivolto anche ai colleghi Capigruppo.
Se lei, Presidente, intende metterci in questa condizione, faccia pure...



PRESIDENTE

Non intendo esasperare, perché il mio...



RIBA Lido

Presidente, questa mattina il Consiglio è incominciato alle 11,30 perché c'erano problemi ad iniziare prima; la previsione del mercoledì è stata accantonata per la questione dell'inaugurazione ad Acqui; anche il venerdì presentava altri problemi (mentre per noi andava bene).
Abbia pazienza, ma la disponibilità che sistematicamente il mio Gruppo fornisce all'aula (non la rivendico, è doverosa) viene trasformata, in questo caso, in una situazione di disagio, credo persino da parte dei colleghi Capigruppo che avevano dimostrato la loro disponibilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Presidente e colleghi, partiamo da una premessa: durante l'ultima riunione dei Capigruppo abbiamo discusso sulla possibilità di riunire il Consiglio oggi, mercoledì oppure venerdì; siamo riusciti, solo all'ultimo minuto, a trovare un compromesso che consentisse un comune denominatore di presenza più ampio ed abbiamo scelto la giornata odierna, dalle 11.30 in poi, programmando questo ordine dei lavori.
Ovviamente non immaginavamo che ci fossero posizioni - legittime e rispettabili - tali per cui il dibattito in corso, anziché richiedere il tempo ipotizzato, ne richiedesse di più.
Per quanto ci riguarda, ribadisco che siamo rispettosissimi delle posizioni di tutti; è perfettamente legittimo che un Gruppo chieda di approfondire la discussione nel merito e presenti degli emendamenti. E' pleonastico dirlo, ma lo faccio, perché penso ne valga la pena.
E' vero, d'altra parte, che il collega Riba ha segnalato, durante l'ultima riunione dei Capigruppo, l'esigenza di terminare i lavori alle 15.00/15.30, relativamente ad impegni inderogabili del suo Gruppo. Non posso che riconoscere, pur con fatica, che si era concordato di acconsentire e, quindi, di terminare i lavori all'ora richiesta.
Torno a ripetere, però, che ci troviamo di fronte ad una discussione importante e le discussioni si sa quando iniziano, ma non si sa quanto possono durare.
Invito, pertanto, il collega Riba, alla luce di quanto si sta sviluppando in aula, a permettere la prosecuzione del Consiglio diversamente, se gli impegni presi sono inderogabili, accondiscendiamo alla sua richiesta.



GALLARINI Pier Luigi

RIBA Lido (fuori microfono)



GALLARINI Pier Luigi

Collega Gallarini, se avessi potuto evitare questa situazione, l'avrei sicuramente fatto, anche perché il Presidente mi sta mettendo in imbarazzo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Due osservazioni: voglio ricordare a tutti i colleghi Capigruppo che quando abbiamo discusso per programmare i lavori dell'aula per mercoledì poi per giovedì ed infine per venerdì, si pensava di discutere oggi il provvedimento sul commercio. Questo per chiarezza ed onestà, perché si era detto, in quella sede, che la discussione era ancora interlocutoria e che oggi ci saremmo riuniti per discutere sul commercio. Questo è quanto abbiamo stabilito nella riunione dei Capigruppo.
Tuttavia, durante la discussione avvenuta nella scorsa seduta sono emerse le condizioni per un'accelerazione dei lavori. Il mio Gruppo era parzialmente rappresentato, poiché non ero presente, ma, avendo deciso in aula un altro percorso, ne ho preso atto. Così come la volta scorsa vi sono state delle accelerazioni in aula per la materia del commercio, oggi si richiedono degli approfondimenti su una materia importantissima, la cui legge - voglio precisarlo - muove interessi giganteschi. Pertanto, va vista ed esaminata con attenzione.
Presidente del Consiglio e Presidente della Giunta, oggi non siamo in ritardo, rispetto al provvedimento sulle cave, semmai siamo in anticipo.
Il collega Gallarini sorride, ma è successo esattamente questo: la volta scorsa si era detto che la discussione sul commercio sarebbe continuata oggi. Questo non è avvenuto, ma ha poca importanza. Ne sono rammaricata perché avevo seguito quella materia e non ho neanche potuto partecipare alle dichiarazioni di voto. La volta scorsa l'aula ha accelerato la conclusione di un provvedimento; questa volta, invece, ha bisogno di un approfondimento.
Sono intervenuta semplicemente per dire che non si può essere favorevoli quando si propongono delle accelerazioni e stupirsi della richiesta di approfondimento su un provvedimento che, comunque, non è in ritardo. Stiamo discutendo un provvedimento poiché l'aula ha negato che vi potesse essere un approfondimento in V Commissione dello stesso.
Pertanto, noi siamo favorevoli al fatto che il collega Riba veda accolta la richiesta che in qualche misura aveva, seppure a margine della riunione (in questo mi sembra abbia ragione il Presidente Deorsola) concordato in merito alla chiusura dei lavori alle 15.00, però vogliamo dire che la prossima seduta noi prenderemo il tempo assolutamente indispensabile per approfondire questo testo. Questo per chiarezza nei confronti dei colleghi e del Presidente.



PRESIDENTE

Adesso interviene il Consigliere Gallarini e poi, per chiarezza ricordo io quello che è stato detto.
Prego, Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Per chiarezza ed onestà devo dire, non essendo abituato a barare, che durante la scorsa riunione dei Capigruppo il collega Chiezzi che, lo sappiamo tutti, era uno di quelli maggiormente impegnato sul disegno di legge sul commercio, disse: "Mi auguro che possa passare anche prima di questa sera"; io aggiunsi: "Ne sarei felice quanto te". Fu detto anche questo, quindi non era barare il mio, ma era un comportamento puro, chiaro ed onesto come quello della collega Spagnuolo.



(Proteste da parte del Consigliere Riba)



PRESIDENTE

Consigliere Riba, lei può andare, perché subito dopo scioglierò il Consiglio, ma stia calmo! Stia calmo un momento!



(Vibrate proteste da parte del Consigliere Riba)



PRESIDENTE

Se mi vengono poste delle domande, io devo rispondere! Dopodich chiuderò i lavori...



(Reiterate vibrate proteste da parte del Consigliere Riba)



PRESIDENTE

Quando lei lo ritiene, richiede la parola e io gliela do sempre, abbia pazienza! In que-sto momento, non gliel'ho data. L'ho informata che dopo questo intervento chiuderò i lavori del Consiglio, come mi pare la stragrande maggioranza dell'aula intende fare.
Voglio solo dire alla collega Spagnuolo che la ricostruzione dei fatti riproposta oggi non corrisponde a quanto avevamo detto, perché già in riunioni passate dei Capigruppo si era convenuto che alcuni punti all'o.d.g. si dovessero svolgere, in particolare i punti che oggi sono fino al numero 11. Questo solo per chiarezza e ne farà fede il verbale che è stato redatto.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
Domani alle ore 12.00 è convocata la riunione dei Capigruppo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 15.30)



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