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Dettaglio seduta n.397 del 12/10/99 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Benso, Farassino, Ferrero, Majorino e Pazé.


Argomento: Commercio - Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Proseguimento esame disegno di legge n. 513: "Disciplina e sviluppo ed incentivazione del commercio in Piemonte (in attuazione del DL 31/3/1998 n. 114)"


PRESIDENTE

Nella seduta del mattino abbiamo terminato i lavori discutendo gli emendamenti all'art. 3 del disegno di legge n. 513, di cui al punto 5) all'o.d.g. Continuiamo la discussione.
1/3.7) Subemendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Simonetti: all'art. 3, comma secondo, lettera b), dopo la parola "servizio" sopprimere le parole "del livello dei prezzi praticabili".
Ha chiesto la parola il Consigliere Foco; ne ha facoltà.



FOCO Andrea

Presidente, per correttezza ho rinunciato al mio intervento prima dell'intervallo, riservandomi di farlo alla ripresa dei lavori.
Mi sembra che sull'art. 3, prendendo come spunto soprattutto l'emendamento presentato questa mattina dall'Assessore, vi sia stata una serie di pronunciamenti da parte dei Gruppi. Negli interventi si è parlato in modo particolare, del problema che è stato al centro dell'attenzione dei lavori sia nel momento dell'analisi del disegno di legge n. 513, sia dopo nella deliberazione (o nelle "deliberazioni"): mi riferisco all'equilibrio che questa legge deve avere al suo interno.
Mi rendo conto che parlare dei problemi del commercio, della sua riforma, dell'applicazione di una legge come questa che innova, dopo più di vent'anni, alcune norme, è una cosa di una banalità tale per cui è possibile - mentre i Consiglieri intervengono sforzandosi di non essere logorroici ed eccessivamente lunghi - che si creino dei sottogruppi di lavoro. Dico queste cose, e ne prendo lo spunto, aprendo una parentesi ricollegandomi ad un intervento del Consigliere Saitta, che condivido.
Questa Giunta, nel suo insieme, nel momento in cui ha affrontato l'applicazione dei "Bassanini" o di quanto li ha preceduti circa il decentramento del lavoro, lo ha fatto procedendo a spizzichi e bocconi come se ciascun intervento fosse a se stante. Se andassimo a rivedere le leggi e le normative scritte - pur con il lavoro attento che abbiamo cercato di fare in qualità di opposizione - scopriremmo subito la mancanza di un disegno preciso da parte della Giunta. Scopriremmo oscillazioni notevolissime: pensiamo, per esempio, all'applicazione del decreto Montecchi (scusatemi se non spiego in dettaglio l'applicazione della legge n. 469) per il quale, a mio parere, sia attraverso il lavoro di Commissione, sia attraverso l'utilizzo corretto del momento delle audizioni, è stato possibile ricomporre un quadro complessivo che era in origine abbastanza spezzato e contrapposto. Se lo confrontiamo con altri provvedimenti, scopriremmo che sono giunti in aula e prima in Commissione senza le caratteristiche richieste ad un disegno complessivo di applicazione di un decentramento organico della Regione. Con ogni probabilità, non c'è stata una regia unica.
La Commissione, con molte riunioni congiunte con la II Commissione (e chi di noi ne ha seguito i lavori dall'inizio alla fine ha avuto modo di constatarlo), ha dimostrato un'estrema attenzione nel cercare di accogliere le osservazioni che le erano pervenute dai Comuni, dalle Province e dalle Associazioni di categoria. Anche se certe volte, a mio parere, si aveva l'impressione che il lavoro di approfondimento e di miglioramento del testo fosse già stato svolto in altra sede. Insomma, in certi momenti l'impressione era quella di un passaggio dovuto ed obbligato, ma un po' troppo scontato: non era quella la vera sede di discussione e confronto.
Termino questo intervento, che doveva essere molto più breve richiamando l'attenzione sull'equilibrio che questo provvedimento legislativo doveva avere tra la parte "commerciale" e la parte "urbanistica".
Ritengo che sarebbe stato corretto - poiché continuiamo a discutere di un provvedimento che interessa in modo particolare l'urbanistica - poter interloquire di più con l'Assessore Botta e non solo con l'Assessore al commercio. Sono consapevole che il disegno di legge è stato assegnato alla VII Commissione e pertanto il punto di riferimento era e resta l'Assessore al commercio ed in questo senso è stato pensato e scritto il DL n. 114, ma ciò non toglie che l'urbanistica debba svolgere un forte ruolo di programmazione per lo sviluppo del comparto commerciale.
Concordando con altri interventi che mi hanno preceduto, sottolineo che c'è stata una forte disattenzione e delega da parte dell'Assessore e dell'Assessorato all'urbanistica, riguardo a questo provvedimento. Così come la mancanza di una regia complessiva traspare anche da un'altra assenza verificatasi nel corso del dibattito: quella del Presidente della Giunta.
Queste erano, sinteticamente, le mie osservazioni. Al di là delle parole, sono i fatti che contano, così come la capacità di interloquire con l'aula.



PRESIDENTE

Terminati gli interventi, proseguiamo con la votazione del subemendamento dei Consiglieri Chiezzi e Simonetti.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Scusi, Presidente, l'emendamento dell'Assessore non viene discusso?



PRESIDENTE

Si esaminano prima i subemendamenti.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Posso intervenire?



PRESIDENTE

E' per una questione di procedura?



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Vorrei illustrare il subemendamento del mio Gruppo.



PRESIDENTE

Allora illustri il suo subemendamento.



CHIEZZI Giuseppe

Non avendo potuto discutere gli emendamenti sulla vecchia stesura del comma secondo, abbiamo preparato dei nuovi emendamenti sulla nuova stesura del comma secondo.
Prendo atto di non aver ricevuto alcuna risposta, da parte dell'Assessore Botta, sulle questioni che ho sollevato, che mi paiono questioni di incongruenza, di sviamento legislativo, di illegittimità e quindi di inadeguatezza dello strumento che, a mio modo di vedere rimangono; vedremo come andrà a finire, ma non ritengo possibile legiferare in questo modo.
Entrando nel merito della proposta, questo primo subemendamento propone di togliere la frase: "del livello dei prezzi praticabili". Lo illustro perché non capisco come si possa inserire, tra gli indirizzi generali, un indirizzo che contenga il livello dei prezzi praticabili. Proprio non lo capisco.
In cosa consiste questo indirizzo generale che classifica gli esercizi secondo il livello dei prezzi praticabili? Non siamo in una situazione di gestione amministrata dei prezzi. Io non sono nemmeno sfavorevole - come saprete - ad ipotesi di questo tipo, ma non capisco che significato abbia inserire, tra gli indirizzi generali, una classificazione degli esercizi commerciali, predeterminando in sede regionale i prezzi praticabili. Mi è del tutto incomprensibile, ma se lo capirò, ritirerò il subemendamento.
Considero impossibile - ripeto - in un sistema di mercato, in cui i prezzi sono liberi, dire che gli indirizzi generali contengono in particolare la classificazione del livello dei prezzi praticabili. Cosa vuol dire, che scrivo: "Supermercato: scatola di pelati - prezzo praticabile: L. 1.500", oppure "Piccolo commercio: scatola di pelati prezzo praticabile: L. 1.600"? Mi può spiegare, Assessore, come si concretizza l'indirizzo generale che contiene la classificazione del livello dei prezzi praticabili?



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Vorrei partire da questo: non è possibile capire, da due parole, il senso di un'intera frase. Quando parliamo di "classificazione degli esercizi commerciali", dobbiamo tenere conto di tutti quegli elementi che in un monitoraggio del territorio, determinano la classificazione degli esercizi, altrimenti non faremmo più alcuna classificazione.
Non è un'imposizione dei prezzi, ma un monitoraggio ed un rilevamento delle condizioni dei prezzi; monitoraggio che si fa per la valutazione dell'impatto delle strutture sul territorio, così come le differenti preferenze di localizzazione. Una valutazione del territorio a rete, così come abbiamo ritenuto di prevedere successivamente nella deliberazione tiene conto delle varie tipologie di offerta nei confronti del consumatore.
E le varie tipologie di offerta fanno riferimento ai luoghi (c'è quindi una classificazione dei luoghi) ed anche ad una scelta politica sui luoghi perché dalla delibera - lo vedremo più avanti - traspare la tendenza a creare una condizione di rete che favorisca la media distribuzione a scapito della grande distribuzione. Questo traspare dal confronto, cioè gli addensamenti, le localizzazioni e la tabella di classificazione di riferimento.
Pertanto, nel valutare una programmazione che faccia riferimento al consumatore, occorre considerare anche i prezzi, e questi prezzi vengono determinati con delle medie stilate da soggetti pubblici autorizzati, quali l'ISTAT, che determinano delle condizioni di fascia a cui fare riferimento.
Peraltro, il prezzo è un elemento che scaturisce anche da condizioni oggettive della struttura, perché ci possono essere condizioni di addensamento in cui automaticamente i costi fissi sono maggiori, oppure condizioni di addensamento dove i costi fissi sono minori. E' possibile, da questo, ricavare tutte le considerazioni pro e contro e non si può dire che i prezzi e la localizzazione non siano elementi fondamentali per fare una classificazione, altrimenti facciamo solo una classificazione in base ai metri quadrati. Ma allora, se la classificazione avviene solo in base ai metri quadrati e non ad un riferimento più puntuale, non dovremo più, né in quest'aula né altrove, fare le valutazioni sui centri storici piuttosto che sulle periferie o sulle localizzazioni extraurbane.
Questa è la motivazione dei termini usati, che vale anche come posizione della Giunta, che è contraria anche al successivo subemendamento del Gruppo comunista.



PRESIDENTE

Pongo in votazione il subemendamento testé discusso.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Chiedo la votazione per appello nominale.



PRESIDENTE

D'accordo, Consigliere Chiezzi, anche se vedo che in aula vi sono molti consiglieri.
Si proceda alla votazione per appello nominale del subemendamento n.
1/3.7).



(Il Consigliere Segretario Grasso effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 votanti 40 hanno risposto SI' 3 Consiglieri hanno risposto NO 29 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il subemendamento è respinto.
2/3.7) Subemendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Simonetti: all'art. 3, lettera b), dopo le parole "prezzi praticabili", sopprimere le parole "delle differenze di localizzazione".
La Giunta si era già dichiarata contraria.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 29 contrari e 8 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
3.8) Emendamento presentato dalla Consigliera Pazè: all'art. 3 (Indirizzi per l'insediamento delle attività commerciali e criteri di programmazione urbanistica), il comma secondo è così sostituito: "Gli indirizzi generali per l'insediamento delle attività commerciali perseguono gli obiettivi previsti dal DL 31/3/1998 n. 114, art. 6, comma primo".
La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

La Giunta è contraria a questo emendamento in quanto prevede la soppressione di tutto il comma secondo, quindi la specificazione degli indirizzi generali. E' in contrasto alla logica, peraltro discussa, sulla quale si è convenuto anche da parte di diversi Gruppi dell'opposizione.



PRESIDENTE

Lo pongo quindi in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 34 contrari e 4 astensioni.
L'emendamento n. 3.9) dell'Assessore Pichetto è ritirato.
Resta l'emendamento n. 3.7), sempre dell'Assessore Pichetto, il cui testo è stato comunicato all'aula verso il termine della seduta mattutina.
La parola al Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto.



CHIEZZI Giuseppe

Non ho ricevuto alcun commento da parte dell'Assessore Botta ai rilievi formulati. Mi sembra che un commento si possa attenderlo, perché, in assenza di questo, si crea un clima di sprezzante disimpegno nei confronti dell'aula, nel caso rappresentato dall'intervento di un collega. Si può non condividere, ma l'atteggiamento di totale silenzio, a fronte di argomenti non è il migliore.
Si controbatta agli argomenti, si dica che non è vero che la L.R. n.
56/77 prevede che il Piano territoriale contenga gli indirizzi generali che non è vero che i Piani Regolatori sono normati nella loro formazione dalla legge regionale urbanistica: però si dicano delle cose. Se non si risponde, procedere diventa un po' faticoso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica

Credevo di aver già risposto prima della pausa di mezzogiorno. Il Piano territoriale che abbiamo approvato in Consiglio regionale due anni fa dà degli indirizzi generali e si occupa soprattutto di salvaguardare delle zone di particolare pregio sotto il profilo ambientale e paesistico del territorio; dopodiché, rinvia ai programmi e ai Piani di settore. Mi pare che oggi si stia proprio approvando una sorta di Piano di settore del commercio; si stia aggiornando, alla luce dei criteri ispiratori del decreto Bersani, un Piano di settore particolare del commercio che, a mio avviso, è compatibile con la legge urbanistica.
Mi spiace dunque dover dissentire da quanto prima affermava il Consigliere Chiezzi. Tuttavia, se da parte del Consigliere Chiezzi vi sono delle proposte concrete di emendamenti, noi le valuteremo e, se del caso potremmo anche accettarle; però non si può fare, su ogni emendamento, una discussione di carattere generale. Altrimenti, non andiamo avanti.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto, pongo in votazione l'emendamento n. 3.7).



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Chiedo la votazione per appello nominale.



PRESIDENTE

Non ne dubitavo, Consigliere Chiezzi.
Si proceda dunque alla votazione dell'emendamento mediante appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Toselli effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 46 votanti 44 hanno risposto SI' 27 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'emendamento è approvato.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Il numero legale quant'è oggi?



PRESIDENTE

Ventotto.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Ci sono stati 27 voti favorevoli; quindi segnalo alla Presidenza che il numero legale non è assicurato dalla maggioranza.



PRESIDENTE

Ne prendo atto.
3.10) Emendamento presentato dalla Consigliera Pazé: all'art. 3 (Indirizzi per l'insediamento delle attività commerciali e criteri di programmazione urbanistica), il comma terzo è abrogato.
La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Valgono le valutazioni espresse per il comma secondo. Anche nel comma terzo sono state portate (a parte di indirizzi e di criteri ed esplicati).
La Giunta, quindi, esprime parere contrario.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 28 contrari e 1 astensione (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
3.11) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Simonetti: all'art. 3, comma terzo, sostituire la parola "individuano", con le parole "tengono conto".
La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Accolgo l'emendamento.



PRESIDENTE

Lo pongo pertanto in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli e 1 astensione (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
3.12) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Simonetti: all'art. 3, comma terzo, la lettera b) è soppressa.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi per illustrare l'emendamento; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Sul comma terzo non c'è l'emendamento della Giunta che lo cambia interamente?



PRESIDENTE

Questo, come il successivo, lo devo allora intendere come subemendamento.



CHIEZZI Giuseppe

Rimettiamo i birilli a posto! Nel comma secondo - l'abbiamo già esaminato - c'era un testo dove il mio Gruppo aveva presentato degli emendamenti. Poi, c'era l'emendamento dell'Assessore, che lo riformulava tutto. In quell'occasione, proprio promosso da lei, si è usato questo percorso.
Lei mi ha chiesto di non mettere in votazione i miei emendamenti perché voleva discutere l'emendamento della Giunta. Ho risposto. E' testimone l'Assessore Masaracchio: non accetto, ma subisco. Adesso vedo che propone di mettere in votazione i miei emendamenti nella stessa fattispecie e il comma terzo cambiato totalmente dall'Assessore. A me va benissimo solo che mi stupisco che prima non mi è stato consentito.



PRESIDENTE

Me li qualifica come subemendamenti?



CHIEZZI Giuseppe

Nascono come emendamenti al comma terzo, perché non vivono come subemendamenti. Non vanno più in quel testo, perché il testo del comma terzo è stato cambiato del tutto dall'Assessore, così come aveva cambiato il testo del comma secondo.



PRESIDENTE

Allora, lei li ritira?



CHIEZZI Giuseppe

E' lei che me lo deve chiedere. Non lo so! Se mette in votazione i miei emendamenti, li discuto.



PRESIDENTE

Se non li qualifica come subemendamenti, li devo mettere in votazione.
Li posso considerare ritirati?



CHIEZZI Giuseppe

Nemmeno prima li avevo qualificati come subemendamenti. Lei mi aveva chiesto se li ritiravo.



PRESIDENTE

Non voglio essere cavilloso, ma lei aveva scritto "subemendamento".



CHIEZZI Giuseppe

Il subemendamento devo ancora farlo!



PRESIDENTE

Questi li consideriamo ritirati?



CHIEZZI Giuseppe

Li ritiriamo, perché passa davanti l'emendamento della Giunta.



PRESIDENTE

Pertanto, gli emendamenti n. 3.12) e n. 3.13), a firma dei Consiglieri Chiezzi e Simonetti, sono ritirati.
Adesso, si pone il problema degli emendamenti al comma terzo della Consigliera Pazé, che sono nelle stesse condizioni.
3.14) Emendamento presentato dalla Consigliera Pazé: all'art. 3 (Indirizzi per l'insediamento delle attività commerciali e criteri di programmazione urbanistica), il comma terzo è così sostituito: "I criteri di salvaguardia urbanistica riferiti al settore del commercio per l'adeguamento degli strumenti urbanistici comunali si individuano all'art. 6, comma secondo, del DL 31/3/1998 n. 114".



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Appello nominale!



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione dell'emendamento per appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Toselli effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 35 hanno risposto SI' 3 Consiglieri hanno risposto NO 27 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 9 Consiglieri L'emendamento è respinto.
3.15) Emendamento presentato dall'Assessore Pichetto: il comma terzo è così sostituito: "I criteri di programmazione urbanistica, riferiti al settore commerciale necessari anche per gli adeguamenti urbanistici comunali, tengono conto ed identificano: a) le modalità, i criteri e i parametri per il riconoscimento degli addensamenti commerciali, quali porzioni del territorio urbano o extraurbano, percepite come omogenee ed unitarie, che raggruppano un insieme di attività commerciali, paracommerciali ed assimilabili, ubicate l'una in prossimità dell'altra in un ambito a scala pedonale, nelle quali il consumatore trova un insieme organizzato ed integrato di offerta commerciale e di servizi b) le modalità, i criteri e i parametri per il riconoscimento delle localizzazioni commerciali, quali porzioni del territorio, esistenti e potenziali di insediamento commerciale non addensato c) i criteri e le modalità utili a definire la vocazione commerciale del territorio comunale, il dimensionamento delle aree a destinazione d'uso al fine di garantire lo sviluppo e la trasformazione del settore commerciale nel rispetto della concorrenza estesa alle forme distributive, alle zone di insediamento commerciale e al settore immobiliare d) i vincoli di natura urbanistica al fine della tutela dei centri storici e dei beni culturali ed ambientali nel rispetto delle normative nazionali e regionali in vigore, comprendendo anche, fra tali beni, parti del tessuto commerciale o esercizi singoli, pubblici esercizi ed attività artigianali aventi valore storico ed artistico e) i vincoli di natura urbanistica relativi alla quantificazione del fabbisogno di parcheggi e di altre aree di sosta degli insediamenti commerciali nel rispetto della L.R. 5/12/1977 n. 56 (Tutela ed uso del suolo), come da ultimo modificata dalla presente legge f) le modalità e i criteri per la corretta regolamentazione delle aree di sosta relative agli insediamenti commerciali g) il necessario regolamento tra l'autorizzazione commerciale e la concessione o autorizzazione edilizia h) le disposizioni sostitutive in caso di inerzia da parte dei Comuni".
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Vorrei far notare un po' di incongruenza nel punto g), come mi pare avesse già rilevato il collega Chiezzi. Ripeto però il concetto in quanto lo ritengo importante.
Forse l'Assessore Botta potrebbe aiutarci, perché in effetti le procedure per l'adeguamento degli strumenti urbanistici non possono essere contenute nella deliberazione, ma anche le modalità non possono essere contenute nella deliberazione. Le procedure per variare i Piani Regolatori sono uno strumento della legge urbanistica e non c'è una delibera che possa indicare delle modalità e delle procedure: non è un fatto nominalistico, in sostanza, anche perché mi pare che la Giunta abbia fatto la scelta di indicare nell'art. 7 le procedure per variare i Piani Regolatori e quindi i cambiamenti rispetto alla norma esistente. Ma anche leggendo gli artt. 29 e 30 della proposta di deliberazione, che hanno per titolo "Approvazione degli strumenti urbanistici" e "Norme sostitutive in caso di inerzia da parte dei Comuni", non so se la Giunta intende mantenere in deliberazione queste procedure per esercitare il potere sostitutivo. Mi pare che abbia accolto invece l'indicazione di inserire in legge questa modalità. Se è questo il meccanismo, cioè che già questa legge prevede nuove procedure e già questa legge prevede le modalità con cui esercitare il potere sostitutivo, il punto g) non ha più senso perché non è più un argomento della deliberazione. Per cui chiedo che venga eliminato il punto g), ma non presento un emendamento perché mi sembra banale. Se poi la Giunta lo vuole mantenere, lo mantenga.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

La procedura non è corretta. Ho chiesto ai funzionari un termine che individuasse correttamente in senso commerciale e non di ingerenza sulla procedura che è di carattere urbanistico. Mi è stato detto di indicare le modalità da applicarsi per l'utilizzo delle procedure di adeguamento. Non mi viene un altro termine, altrimenti eliminiamo il punto g).



(Interruzione fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Tanto poi c'è l'art. 7 sulla parte urbanistica.
Presento un emendamento soppressivo del punto g). Collega Chiezzi prima ho accolto un emendamento che recitava "tenendo conto" all'inizio del comma terzo. Il problema è che dobbiamo mettere "individuano e tengono conto", altrimenti, se prendiamo anche solo l'ultimo punto relativo alle disposizioni sostitutive in casi di inerzia da parte dei Comuni, non si pu "tenendo conto", è necessario che la delibera individui. Abbiamo accolto e votato un emendamento al comma terzo che dice: "I criteri di programmazione riferiti al settore commerciale necessari anche per gli adeguamenti urbanistici comunali tengono conto", in sostituzione di "individuano". Ad un'attenta lettura, se lasciamo solo "tengono conto" nasce un'incongruenza non c'è il parametro, ad esempio, per le disposizioni sostitutive. Quindi ripropongo l'emendamento, mantenendo "tengono conto" ed aggiungendo "individuano": "individuano e tengono conto" con la soppressione del punto g).
Non è stato ancora votato il mio emendamento, per cui posso presentare un subemendamento al mio emendamento.



PRESIDENTE

Possiamo fare così: "tengono conto dopo aver individuato"...



(Commenti fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

"Tengono conto" sì, ma "individuano" no! Quindi riformulo in modo organico questo punto in cui scrivo che dopo "comunali" e prima di "tengono conto" si inserisce la parola "individuano". Quindi: "individuano e tengono conto" ...



(Commenti fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Io proporrei di risolvere così: "tengono conto e definiscono", per non riutilizzare il termine "individuano".
Il problema è di "definire" o "individuare", di "tenere conto" di alcune cose e di "definire" ed "individuarne" altre. Credo che il comma possa avere un senso logico se si rimette un verbo che sia del tipo "definiscono".
La parola il Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

La proposta di sostituire "individuano" con "tengono conto" - che mantengo - ha questa ragione: i criteri di programmazione non possono scegliere ed individuare, ma semplicemente sono criteri che tengono conto di alcuni elementi che poi i Comuni, attraverso i loro Piani Regolatori trasformeranno in "individuazioni", di luoghi, di norme e via dicendo.
Quindi, questo emendamento è conseguente alla critica - che noi continuiamo a fare - a questa legge e alla deliberazione successiva: con questa deliberazione e con questa legge la Regione, invece di limitarsi ad individuare dei criteri che tengano conto, individua delle scelte. Questa è la discriminante. La Regione non individua i criteri che tengano conto di determinati problemi, no: la Regione individua la soluzione di quei problemi.
Allora, io mantengo il "tengono conto". Approvato, Consigliere Saitta il "tengono conto", bisogna riscrivere alla lettera a) non le "modalità" ma "delle modalità" e via dicendo. Però, dato che mi sembra che sia già stato votato "tengono conto", per esserne sicuro chiedo la registrazione ...



PRESIDENTE

E' stato votato con l'accordo della Giunta.



CHIEZZI Giuseppe

Bene, allora "tengono conto delle modalità, delle destinazioni, dei vincoli, delle procedure, delle disposizioni". E' un'impostazione diversa politicamente, dalla precedente. "Individuano le destinazioni", no: meglio "tengono conto". E' tutto diverso, così, e riporta questa definizione secondo il mio punto di vista - dentro la logica del DL n. 114, che non è quella di fare i piani e le scelte, ma è quella di determinare i criteri affinché i Comuni facciano i piani e le scelte. Seguiamo il nostro percorso: abbiamo approvato "tengono conto", adesso la lettura diventa ...



PRESIDENTE

L'Assessore Pichetto desidera intervenire.
Prego, a lei la parola.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Considerato che il DL n. 114, all'art. 6, comma secondo, recita "le Regioni, entro il termine di cui al comma primo, fissano i criteri di programmazione urbanistica riferiti al settore commerciale affinché...
individuino", e quindi il termine "individuare" è da mantenere per adeguamento alla norma nazionale ...



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Appunto! Sono gli strumenti che "individuano"!



PRESIDENTE

Non possiamo continuare in aula questa discussione! Possiamo sospendere qualche minuto per cercare di risolvere la questione! La parola al Consigliere Miglietti.



MIGLIETTI Franco

Ciò che mi accingo a dire è quanto abbiamo sostenuto anche in Commissione. La giusta impostazione del problema dovrebbe essere - per riprenderne i punti fondamentali - la seguente.
La Regione fissa dei livelli massimi, che devono essere compatibili con il territorio. Non si può pensare ad un metro quadro per abitante: sarebbe una follia assoluta! Bisogna stabilire qual è il livello massimo che la Regione determina. Successivamente, tutti gli strumenti urbanistici devono tramite Accordi di programma (tra i Comuni limitrofi del territorio per il quale avviene la proposta di insediamento), recuperare i metri quadri a disposizione degli altri Comuni, in modo che non possa avvenire una proliferazione di maxi-insediamenti. Nell'Accordo di programma si stabilisce anche, in base ai metri quadri recuperati dalle comunità limitrofe, la devoluzione dei proventi dell'ICI.
Se non si seguisse questo principio, succederebbe la fine del mondo: non si controllerebbe più nulla! Sono gli strumenti urbanistici che devono "prevedere" ed avere la capacità di stabilire dove può realizzarsi un insediamento di grande distribuzione.



PRESIDENTE

Sospendiamo per pochissimi minuti in modo da approfondire il problema con la calma necessaria.



(La seduta, sospesa alle ore 16.26 riprende alle ore 16.35)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
L'Assessore Pichetto propone il seguente subemendamento: 1/3.15) all'art. 3, comma terzo, dopo "tengono conto", aggiungere "identificano"; allo stesso comma è abrogata la lettera g).
Ovviamente, dopo la lettera f), la nuova lettera g) sarà la lettera h).
Pongo in votazione il subemendamento della Giunta.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Scusi, Presidente, si può votare per parti separate, perch politicamente siamo d'accordo su una parte e non sull'altra?



PRESIDENTE

No.



CHIEZZI Giuseppe

Allora propongo un subemendamento.



PRESIDENTE

Con il consenso della Giunta, possiamo dividere il subemendamento nei due seguenti subemendamenti: 1/3.15) all'art. 3, comma terzo, dopo "tengono conto", aggiungere "identificano".
Lo pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 25 voti favorevoli e 8 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
2/3.15) Allo stesso comma è abrogata la lettera g).
Lo pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 35 voti favorevoli e 1 astensione (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri.
Pongo ora in votazione l'emendamento n. 3.15) presentato dall'Assessore Pichetto.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 26 voti favorevoli e 9 contrari.
Devo fare un'ulteriore puntualizzazione: al comma quinto, dopo le parole: "degli artt. 7 e 8", si aggiungono le parole: "commi terzo e quarto".
E' una specifica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Miglietti; ne ha facoltà.



MIGLIETTI Franco

Sollecito ancora l'Assessore Pichetto. Assessore Pichetto, le decisioni della Conferenza dei Servizi hanno natura vincolante per il lascito delle relative autorizzazioni. Non sarebbe più congruo, anziché la Conferenza dei Servizi, oppure anche con la Conferenza dei Servizi, introdurre il concetto dell'Accordo di programma?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Solo per chiedere all'Assessore in cosa consista il programma, perch si dice: "Il Consiglio può modificare il programma". Siccome non trovo riscontro, secondo me vi è un'indeterminatezza.
Mi spiego: il comma quarto dice: "Il Consiglio regionale, secondo le procedure stabilite al comma primo, può modificare il programma". Poiché il programma non viene citato, chiedo cosa sia questo programma, perché non è chiaro.
La delibera non è una delibera di programma, ma di obiettivi, di indirizzi generali e di criteri di programmazione. Se modifica, allora modifica i criteri di programmazione e gli indirizzi generali, non il programma. Non c'è un programma - mi sembra - o sì? Comunque, o lo risolviamo in un senso o nell'altro.



PRESIDENTE

Prego, Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Parto dalla seconda considerazione testé svolta dal Consigliere Chiezzi.
I funzionari mi dicono che il termine "programma" è stato visto con l'Ufficio legislativo della Giunta: per non ripetere tutta la descrizione "delibera di indicazioni programmatiche". Se per chiarezza si ritiene di scrivere "delibera di programmazione" non è un problema, però mi pare che fossero questi i termini, almeno così mi si riferisce. Ripeto, il senso è "la delibera di indicazioni programmatiche"; al limite, possiamo sostituirlo con questa dizione.
In merito invece alle osservazioni del collega Miglietti, devo dire che è la legge (art. 3, comma nono, DL n. 114) che espressamente recita: "La domanda di rilascio dell'autorizzazione è esaminata da una Conferenza dei Servizi indetta dal Comune, salvo quanto diversamente previsto dalle disposizioni di cui all'art. 5, entro sessanta giorni dal ricevimento ecc.". Quindi la Conferenza dei Servizi è prevista dalla legge nazionale in modo specifico.
Che poi successivamente, nell'ambito degli strumenti di attuazione, i Comuni facciano Accordi di programma ed utilizzino tutti gli altri strumenti che la normativa nazionale o regionale permette, è possibile perché sono aperti a tutti gli strumenti disponibili. Però, ripeto, la Conferenza dei Servizi, così com'è articolata, è prevista espressamente dalla legge nazionale, quindi non ritengo sia modificabile.



PRESIDENTE

Per cortesia, per permettere anche agli uffici di seguire un senso logico nel riordinare questi appunti, invito i Consiglieri a fare pure delle domande, ma poi a presentare delle proposte di emendamento singole altrimenti si rischia di non fare un lavoro proficuo.
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Riprendo il suggerimento del collega Miglietti, che può anche essere collocato qui (in ogni modo questa è la sede secondo me più utile della discussione), cioè di uno strumento "oltre" la Conferenza dei Servizi perché la Conferenza dei Servizi, così com'è definita all'art. 9 del DL n.
114, è lo strumento per la valutazione delle domande di apertura trasferimento, ecc., delle grandi strutture di vendita; ad essa partecipano la Regione, la Provincia e il Comune interessato all'intervento, i cui compiti sono definiti al comma terzo.
L'Accordo di programma risponde ad una logica di tipo diverso, cioè non esiste soltanto un problema di valutazione della conformità o meno di una richiesta rispetto alla norma, ma c'è una necessità di valutazione dell'impatto non solo dal punto di vista territoriale, ma anche degli effetti che possono produrre in termini tributari e dei servizi alcuni insediamenti di grande distribuzione. Allora, lo strumento è l'Accordo di programma tra gli Enti che possono essere anche, anzi devono essere anche soprattutto per le grandi strutture di vendita, non soltanto il Comune interessato, ma i Comuni vicini, i Comuni interessati al bacino di utenza.
Questo è il significato, perché in termini soltanto fiscali l'insediamento in un Comune determina sicuramente nelle case comunali un grande vantaggio e gli effetti negativi si possono potenzialmente anche riversare su altri Comuni che non hanno proprio la localizzazione in quel Comune.
Quindi, lo strumento dell'Accordo di programma come strumento di governo dell'insediamento, dal punto di vista fiscale degli effetti potrebbe essere uno strumento che permette di verificare con un certo anticipo e, soprattutto, definire alcune scelte che gli Enti possono compiere.
Assessore, noi non possiamo limitarci soltanto a dire che la Conferenza dei Servizi è fatta dalla Regione, dalla Provincia e dal Comune. Il Comune capisco, ha il suo Piano Regolatore, arriva con il suo Piano Regolatore e le sue variazioni. La Regione arriva con la sua legge e i suoi indirizzi.
La Provincia - che finora non abbiamo nominato da alcuna parte e non ha alcuna competenza - che cosa dovrebbe fare? Dovrebbe fare delle cose che probabilmente non sono normate in termini di competenza. Noi introduciamo e facciamo riferimento all'art. 9 del DL n. 114 e quindi ad un ruolo della Provincia: questo sta a dimostrare che, contrariamente all'impostazione complessiva del provvedimento, un ruolo della Provincia esiste, altrimenti non so per quale motivo il decreto Bersani all'art. 9, parlando della Conferenza dei Servizi, introduce la Provincia. Non credo che si tratti di un appesantimento inutile; suppongo che la Provincia, nel momento in cui interviene, potrà dare qualche valutazione sulle competenze che ha dal punto di vista della viabilità e del territorio: le competenze che ha, in sostanza.
L'affermazione contenuta nell'art. 9 conferma che esiste un ruolo della Provincia che non è normato dalla legge. In ogni caso, resta aperto il problema che solleva il collega Miglietti, che mi sembra l'unica modalità per una valutazione puntuale della compatibilità territoriale dal punto di vista economico e dal punto di vista degli effetti. Non so dove può essere collocato, ma è uno strumento, che tra l'altro esiste nella norma, che potrebbe forse essere utilizzato soprattutto per le grandi strutture di vendita. Mi pare un suggerimento di grande rilievo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglietti.



MIGLIETTI Franco

La Conferenza dei Servizi è una procedura; l'Accordo di programma è uno strumento. Allora, all'art. 4, dove sono citati gli strumenti urbanistici comunali, il punto a) recita: "Le aree da destinare agli insediamenti commerciali, con particolare riguardo agli insediamenti di medie e grandi strutture di vendita al dettaglio"; bisognerebbe fare un passo indietro dove viene limitato il tetto dei metri quadri, che per recuperare i metri quadri per un insediamento di una certa portata si debba andare ad un Accordo di programma perché quei metri quadri vengano ceduti dagli altri Comuni. Allora sì che funzionerebbe il meccanismo, perché in un Accordo di programma si recuperano i metri quadri di disponibilità di vendita e contemporaneamente, ma bisogna vedere se è compatibile con le norme tributarie e fiscali. La quota che viene ceduta dagli altri Comuni per quanto riguarda i metri quadri di vendita, dovrebbe essere compensata con il trasferimento dal Comune che ha subìto l'insediamento di una parte di ICI. Altrimenti cosa succede? Succede quello che è successo a Grugliasco.
Allora, Grugliasco prenderà l'ICI dall'Euromercato e dall'Ikea; sono tutti contro, nella Conferenza dei Servizi abbiamo portato ordini del giorno votati all'unanimità dai Consigli comunali dei Comuni limitrofi, che erano totalmente contrari all'insediamento, ma l'insediamento è sorto lo stesso prenderà l'ICI per quanto riguarda il CAAT; poi non so se vi sono ancora altre cose. Il che vuol dire che quel Comune, come ICI, prenderà una massa ingentissima di finanziamenti annuali - questi sono annuali, nessuno li tocca se non vengono modificate le aliquote ICI, il Comune può anche decidere di dimezzare, ai sensi della legge sull'ICI, l'aliquota perch avrà sicuramente un surplus - mentre gli altri Comuni, che non hanno previsto sul loro territorio insediamenti di grandi dimensioni, ipermercati o supermercati, non prendono l'ICI, non hanno il servizio e vengono riassorbiti anche per quanto riguarda il trasferimento del fattore economico, perché i cittadini di Collegno, di Rivoli, una parte di Beinasco, qualcuno di Torino, vanno sicuramente ad acquistare, quindi portando ricchezza, a Le Gru o all'Ikea, nei grandi supermercati, a detrimento quindi del commercio locale.
L'Assessore conosce perfettamente tutto questo. Bisogna trovare un accorgimento che permetta non di impedire gli insediamenti di una certa portata, ma che siano concordati nella Conferenza dei Servizi, ma prima come strumento di un Accordo di programma, per cui tutti i Comuni che sono ricompresi in quell'area di influenza ne abbiamo la consapevolezza.
Sottoscrivono l'Accordo di programma, ma abbiano anche i benefici di quell'insediamento, perché non si possono avere soltanto benefici da una parte e detrimento delle proprie ricchezze dall'altra.
Bisogna esaminare un po' questo problema e tentare in qualche modo di risolverlo, perché è lì di fronte agli occhi di tutti: basta aprirli.



PRESIDENTE

Bisogna porre il problema, ma siamo già nella votazione dell'articolato, quindi, o si propone un emendamento, si individua un comma, un articolo, perché detto così ...
La parola al Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Visto che il collega Miglietti ha posto un problema di grosso rilievo ho visto anche un'attenzione da parte dell'Assessore - chiediamo una sospensione del Consiglio per poter elaborare un emendamento che non sia fuori dal mondo rispetto a quello che è l'articolato.



PRESIDENTE

Voglio solo ricordare che il comma terzo, per quanto riguarda i punti a), b), c), d) fino alla lettera h) è già votato. Se riguarda un articolo successivo, come sembra, votiamo prima la proposta di emendamento con il quale si chiede di aggiungere i commi terzo e quarto. Una volta esaurito l'art. 3, possiamo sospendere brevemente.
La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

A me sembra che si stiano inserendo degli argomenti che certamente sono di straordinaria importanza, frutto di un'esperienza che è sotto gli occhi di tutti, ma che al tempo stesso comportano dei ragionamenti molto approfonditi per essere tradotti in un testo di legge così all'improvviso.
Non faccio parte dei Mandrake, per cui non mi metto in questo momento ad elaborare degli emendamenti. Leggerò l'emendamento che elaboreranno i colleghi, ma voglio fare una raccomandazione, che è quella di non improvvisare più di tanto in questa materia, perché siamo già all'interno di una confusione di settore enorme e di una difficoltà altrettanto enorme.
Però, per consentire ai colleghi che hanno questa idea di lavorarci sopra un momento, suggerirei al Presidente del Consiglio regionale di concludere l'articolo che è all'esame e che questa materia eventualmente proposta faccia parte di un articolo a sé, in modo che non andiamo anche a snaturare la natura di articoli che hanno già una loro struttura ed una loro fisionomia.
Ho l'impressione che sia un po' difficile inserire un Accordo di programma fra Comuni su una materia di questo tipo, che non è prevista da una legge. Si può innovare, ma senza complicare ciò che già esiste e che è stato strutturato con tempi molto lunghi di ragionamento.
Proponevo di concludere l'esame dell'articolato esistente; i colleghi valuteranno cosa proporre, ma preferirei, come ho già detto, l'introduzione di un articolo a sé, altrimenti interferiamo su quanto abbiamo già previsto senza conoscerne le conseguenze.



PRESIDENTE

Mi fa piacere che la mia proposta venga condivisa. Concludiamo l'esame dell'art. 3.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Voglio che tratti tutti allo stesso modo. La Giunta continua a presentare emendamenti, anche adesso, per cui ne presentiamo anche noi.
Propongo, Assessore Pichetto, l'emendamento relativo al soggetto che convoca la Conferenza dei Servizi. Mi sembra che debba essere il Comune e non il Direttore competente. Se l'Assessore non spiega il motivo in base al quale la Conferenza dei Servizi è indetta dalla Direzione regionale, mentre ai sensi dell'art. 9 la Conferenza dei Servizi è indetta dal Comune presento l'emendamento che sostituisce "dalla Direzione regionale" con "dal Comune".



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Il comma terzo dell'art. 9 dice: "La domanda di rilascio dell'autorizzazione è esaminata da una Conferenza dei Servizi indetta dal Comune, salvo quanto diversamente stabilito dalle disposizioni di cui al comma quinto, entro 60 giorni...".
Le disposizioni di cui al comma quinto sono: "La Regione adotta le norme su procedimento"; sono le norme regionali. Qual è stato il motivo che ha determinato la scelta di indicare la Regione come soggetto che la convoca? Non abbiamo 40 Comuni, ma 1.206. Si creerebbe una situazione di notevole difficoltà nella convoca, di accavallamento delle convoche. Tra l'altro, di questi 1.206 Comuni ve ne sono un migliaio che hanno meno di 1.000 abitanti e che hanno anche un'altra difficoltà: non sanno come si convocano le Conferenze dei Servizi. Questo tema è stato affrontato con molti Comuni in modo concreto, nel senso che non si tratta di voler spogliare i Comuni di una prerogativa, ma di rendere omogeneo ed organico il criterio di gestione delle Conferenze dei Servizi.
La Giunta regionale ha ritenuto, proprio dopo queste consultazioni, di applicare il comma quinto e quindi nelle indicazione sarà la Direzione regionale competente che farà la convoca della Conferenza dei Servizi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Mi sembra un accentramento che non so quanto sveltisca la pratica. Di certo, il primo sportello presso il quale si attiva questa pratica fa inevitabilmente capo al Comune, che è l'Ente più vicino all'imprenditore che quando vede un'area produttiva e vuole realizzare una grande struttura di vendita, consegna la sua domanda al Comune. Quindi, il Comune istantaneamente, ha conto di una richiesta e, piccolo o grande che sia, si può attivare.
Non diciamo che i nostri Comuni sono analfabeti al punto da non conoscere la procedura di convocazione di una Conferenza dei Servizi; se lo sono, è colpa della Regione che non li ha aiutati a crescere. La Regione si attivi nei confronti degli Enti locali e dia loro sostegno, in modo da qualificarne l'azione.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Colpa delle Amministrazioni precedenti.



CHIEZZI Giuseppe

La procedura proposta dall'Assessore prevede che il Comune (quindi tutti i Comuni) avvisi la Direzione regionale competente, che è sempre la stessa, quindi sempre la stessa persona, che si vede affluire le domande di Conferenza di Servizi, dopo magari 20 giorni dal ricevimento, dai vari Comuni. Questo funzionario deve quindi convocare tutte le Conferenze di Servizi; ma non è più semplice che il Comune che riceve la domanda il giorno dopo convochi da sé la Conferenza dei Servizi? Non è un passare carte e centralizzare la decisione, invece di decentrarla sui Comuni? O, al massimo, non si può decentrare alle Province? Ad ogni Provincia si assegna il compito di indire la Conferenza dei Servizi. La Provincia è un organismo più decentrato, quindi può sveltire le procedure. Concentrare tutto in Regione mi lascia il dubbio che si perda molto tempo.



PRESIDENTE

Non è produttivo questo dibattito. O si formalizza un emendamento da parte della Giunta o dei Consiglieri, oppure andiamo avanti.



CHIEZZI Giuseppe

Presento l'emendamento.



PRESIDENTE

Va bene, così posso darne lettura.
3.17) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Simonetti, Saitta e Peano: all'art. 3, comma quinto, sostituire le parole "dalla Direzione regionale" con le parole "dal Comune".
La Giunta esprime parere contrario a questo emendamento.
Lo pongo in votazione.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Facciamo l'appello nominale.



PRESIDENTE

Nel merito ha chiesto di intervenire la Consigliera Spagnuolo; ne ha facoltà.



SPAGNUOLO Carla

Alla proposta di emendamento presentata dal Consigliere Chiezzi ed altri, che conferirebbe ai Comuni questa competenza, la Giunta dice: "Sono contraria". Si può sapere perché? Non è questione di poco rilievo.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Per gli stessi motivi che ho detto prima. Il soggetto responsabilde del rilascio del nulla osta è la Regione. La situazione della realtà piemontese, con i suoi 1.206 Comuni, creerebbe un'inorganicità un'ingovernabilità anche nell'istruttoria di queste pratiche.
Riteniamo dunque che mantenere a livello di Direzione regionale il coordinamento per le convocazioni delle Conferenza di Servizio, che prevedono la partecipazione di Comune, Provincia e Comuni viciniori eventualmente anche delle Regioni confinanti... Non seguire questa procedure determinerebbe davvero scoordinamento, disordine e difficoltà a svolgere correttamente un ruolo di istruttoria. E' un fatto di organicità non c'è una condizione di pregiudizio o la volontà di appropriarsi di competenze che sono dei Comuni, o che lo sono principalmente, in questo caso, salvo deroga prevista al comma quinto: è proprio per una migliore funzionalità. Ho valutato la questione sia con i rappresentanti dell'ANCI che in sede di Conferenza permanente, fornendo queste motivazioni, proprio sulla base delle caratteristiche del territorio piemontese. Se il Piemonte invece che con 1.000 Comuni piccoli, perché il problema è anche di questo genere, fosse di 150 Comuni tutti da 20/30 mila abitanti, probabilmente si potrebbe anche creare una condizione di Direzione itinerante. Però, ci sarebbe sempre la difficoltà dell'istruttoria delle pratiche, perché avendo noi legato la parte di istruttoria, del nulla osta commerciale all'urbanistica, lascio immaginare ai colleghi cosa potrebbe significare se tale istruttoria fosse fatta con un criterio itinerante, ambulante. E' un discorso finalizzato proprio alla funzionalità; ritengo che sia il meccanismo migliore per un funzionamento corretto.
Lo stesso discorso vale se ribaltiamo il problema sulla Provincia, o ancora di più, se teniamo presente la strutturazione attuale delle Province: per poter svolgere la funzione istruttoria dovremmo avere dei pezzi di Regione staccati presso queste sedi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonino

Parto dall'ultima affermazione dell'Assessore: "pezzi di Regione staccati".
Questa mentalità da uffici decentrati, da decentramento di funzioni e compiti, che è una cosa diversa, si chiama centralismo regionale. Per all'art. 9 non si fa riferimento a "qualunque tipologia di vendita", ma si parla soltanto delle grandi strutture di vendita, per cui non si tratta del piccolo intervento che si fa nel comunello. Parlo complessivamente dei Comuni, anche perché si fa riferimento ai "Comuni della conurbazione"; poi c'è tutto un intreccio di considerazioni, in quanto non credo che l'Assessore preveda, nel piccolissimo Comune, di avviare la grande distribuzione.
Il riferimento a che sia il Comune a convocare la Conferenza dei Servizi ...



(Commenti dell'Assessore Pichetto)



SAITTA Antonino

Ma io continuo a credere che anche il Comune più piccolo abbia la competenza e la capacità per poter convocare la Conferenza dei Servizi!



(Commenti dell'Assessore Pichetto)



SAITTA Antonino

Se lei ritiene che un Comune non abbia questa competenza, partiamo dalla constatazione che il Comune abbia soltanto la competenza per dare la concessione edilizia, che è una cosa secondaria rispetto alla Conferenza. A me pare che sia un compito del Comune ed è tipicamente un ruolo comunale l'indizione della Conferenza. D'altronde, l'ha prevista Bersani!



(I Consiglieri Chiezzi e Simonetti chiedono la verifica del numero legale)


Argomento:

Verifica del numero legale


PRESIDENTE

E' richiesta la verifica del numero legale.
Prego un Consigliere Segretario di procedere all'appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Toselli effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Sono presenti in aula n. 29 Consiglieri, pertanto il numero legale è assicurato.


Argomento: Commercio - Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Proseguimento esame disegno di legge n. 513: "Disciplina e sviluppo ed incentivazione del commercio in Piemonte (in attuazione del DL 31/3/1998 n. 114)"


PRESIDENTE

Pongo ora in votazione l'emendamento n. 3.17) presentato dai Consiglieri Chiezzi, Simonetti, Saitta e Peano, cui la Giunta è contraria.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli, 29 contrari e 1 astensione (non hanno partecipato alla votazione 12 Consiglieri).
Torniamo all'emendamento presentato dall'Assessore Pichetto: 3.16) all'art. 3, comma quinto, dopo le parole "dagli artt. 7 e 8" aggiungere le parole "commi terzo e quarto".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Pochi istanti fa il collega Riba si è avvicinato al mio tavolo e mi ha chiesto: "Come va? Quanti emendamenti hai ancora?". Ho risposto che emendamenti non ne ho: ne avevo due o tre in tutto, ma nel complesso gli emendamenti li presenta la Giunta e io intervengo su quelli.
Cari colleghi, in particolare collega Riba, è stato presentato un emendamento che non è irrilevante perché si inserisce in un comma, nel quale si dice - collega Riba, ti prego di ascoltare - che le procedure che entro 90 giorni la Regione definirà valide per le grandi strutture di vendita... Allora capisco: 90 giorni, grandi strutture, procedure complesse. Con questo emendamento - quindi non se ne sono accorti fino ad ora - si dice che allo stesso modo si farà per le strutture di vicinato.
Sollevo la questione perché se cita i commi terzo e quarto degli artt.
7 e 8 relativi agli esercizi di vicinato ...



(Intervento fuori microfono dell'Assessore Pichetto)



CHIEZZI Giuseppe

Chiedo scusa all'Assessore, ma vorrei capire in cosa consiste l'emendamento, perché evidentemente non l'avevo capito. Chiedo all'Assessore di spiegarci in cosa consiste l'emendamento perché è stato solo letto, non è a mie mani.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MINERVINI



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Non c'era alcun fine particolare se non una specificazione. Prima si citavano gli artt. 7 e 8, poi lo stesso ufficio ha detto, invece dell'art.
8 genericamente, di richiamare i due commi di riferimento, e i due commi di riferimento sono i commi terzo e quarto. Se non vogliamo citarli e lasciare solo gli articoli, lasciamoli, ma non c'è alcuna mira per arrivare da nessuna parte in particolare. I commi terzo e quarto dell'art. 8 riguardano solo le medie e grandi strutture, non riguardano gli esercizi di vicinato.
E' chiaro?



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 3.16).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 29 voti favorevoli e 6 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri).



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA



PRESIDENTE

Non essendovi altri emendamenti, si proceda alla votazione dell'art. 3 come emendato, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 voti favorevoli 29 voti contrari 9 astensioni 4 L'art. 3 è approvato.
ART. 4 4.1) Emendamento presentato dall'Assessore Pichetto: nel titolo dell'art. 4 (Strumenti urbanistici comunali) togliere la parola "urbanistici".
La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Abbiamo ritenuto di togliere la parola "urbanistici" perché quando parliamo di "strumenti comunali" ci riferiamo anche ai criteri, ad esempio del comma terzo dell'art. 8, che sono quelli relativi al rilascio dell'autorizzazione di cui al comma primo. Non sono solo urbanistici: è restrittivo indicare "urbanistici", perché a quel punto dei criteri si specificano anche gli elementi necessari per il rilascio, l'adeguamento alle norme di polizia locale, vale a dire tutta una serie di elementi che non hanno un riferimento stretto con l'urbanistica, ma sono di vario titolo.
Per questi motivi abbiamo ritenuto di togliere già dal titolo "urbanistici" e lasciare solo "strumenti comunali".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, non capisco il motivo che porta a rendere ancora più vago il titolo dell'art. 4.
Non voglio difendere la stesura iniziale a tutti i costi: quella stesura, però, fa capire che i Comuni devono adeguare gli strumenti urbanistici. Non so se il titolo dell'articolo debba esplicitare tutte le caratteristiche del proprio contenuto. Non ci riesce. Riscrive tutto l'articolo.
Spesso gli articoli hanno titoli che fanno capo alla loro parte più importante. Certo, poi ci sono delle parti marginali, nel corpo dell'articolo, che non trovano posto e identità nel titolo. Per cancellare l'unica parola che chiarisce un po' il merito del tema trattato nell'ultimo comma si parla d'altro - mi sembra peggiorativo. Mi sembra che tolga quel po' di chiarezza che - comunque - l'espressione "strumenti urbanistici comunali" mantiene.
Concludo, invitando l'Assessore a ritirare l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Vorrei solo dire una cosa. Questo disegno di legge è stato in Commissione per circa quindici sedute. In quella sede, si è discusso parola per parola, valutato e rigirato ogni cosa. Possono esserci degli emendamenti di adeguamento e correzioni nate cammin facendo.
Ha ragione il collega Chiezzi quando dice che se ci mettiamo ogni volta a puntualizzare è probabile che di emendamenti se ne facciano altri venti.
Però, francamente, dico che a questo punto è necessario che la legge esca dall'aula. Perciò, se si trovano posizioni di mediazione qui in aula, la Giunta è totalmente disponibile alla loro discussione. Se invece le valutazioni e gli interventi sono dilatori, queste parti possiamo anche toglierle del tutto. Faccio marcia indietro, lascio il titolo in un senso e l'articolo in un altro. Non si può dire che non ci sia stata l'apertura a discutere tutto. Ancora c'è, questa apertura. Però, se per discutere tutto dobbiamo metterci a cavillare sulle parole, invito a fare un elenco delle parole da modificare, per vedere subito quali sono.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Ho chiesto la parola per intervenire su un emendamento della Giunta non della minoranza, quindi, Assessore, abbia un po' di pazienza. Lo sa, la pazienza è la virtù dei forti.
Spero di portare un contributo positivo. Forse non sarà così, possiamo anche essere incapaci. Saremo in buona compagnia.
Capisco la motivazione dell'emendamento, ma anche se si dovesse fare così e nel titolo inserire "strumenti comunali", nel momento in cui si norma si fa riferimento a criteri che normano più la parte urbanistica che non quella di polizia locale. Almeno, mi sembra sia così. Noi facciamo riferimento, nel comma secondo ai punti a), b), c), d) ed e), che sono gli stessi punti dell'art. 6, comma secondo, dove si parla di strumenti urbanistici comunali, nel senso che questi sono strumenti per la modifica per gli adeguamenti del Piano. Non per niente, i punti elencati dalle lettere a) e b) sono tutti quelli riferiti alla parte urbanistica.
Non credo che da tali criteri riferiti alla parte urbanistica si possano ricavare elementi utili per adeguare lo strumento di polizia locale. Non c'è niente di nuovo, sono tutti gli elementi previsti dall'art.
6, che tratta la parte urbanistica; parlare di strumenti comunali in modo anonimo può comprendere tutto, anche il Regolamento edilizio, ecc.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Presidente, una questione di procedura per informare i colleghi Consiglieri degli altri Gruppi di un'importante riunione del centro sinistra, di cui sicuramente avranno avuto notizia leggendo i giornali di oggi.
Credo capiti a tutti di avere delle riunioni piuttosto importanti; la nostra, per una serie di ragioni, è stata indetta per oggi alle ore 18.
Capisco che abbiamo ancora molto lavoro da svolgere, ma siamo costretti a dover pregare il Presidente Deorsola di sospendere i lavori per quell'ora per poter partecipare a tale riunione, alla quale, tra l'altro, sono convocati tutti i Capigruppo del centro-sinistra.
Sui giornali se ne è parlato ampiamente; io mi sono limitato a sottolineare la parte che riguarda l'impegno del nostro Gruppo e dei Capigruppo del Consiglio.



PRESIDENTE

Va bene, Consigliere, ma non sospendiamo gli articoli a metà concludiamo almeno l'art. 4.
Pongo in votazione l'emendamento n. 4.1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 26 voti favorevoli, i contrario e 7 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri).
4.2) Emendamento presentato dall'Assessore Pichetto: al comma primo, dopo le parole "polizia locale", aggiungere le parole "nonché ad adottare i criteri per il rilascio delle autorizzazioni di cui all'art. 8, comma terzo, del DL n. 114/98".
La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

E' un emendamento di pura specificazione, nel senso che serve ad indicare quali atti devono essere compiuti ed è un recepimento puro e semplice del DL n. 114. Così come l'emendamento successivo, che prevede di togliere il punto e di aggiungere le parole "nel rispetto dei principi e delle norme contenute nei suddetti indirizzi e criteri". E' la formulazione del decreto legislativo, proprio per un adeguamento più ampio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Il comma, scritto all'origine, concede ai Comuni 180 giorni per adeguare gli strumenti urbanistici e i Regolamenti di polizia locale adesso si aggiunge: "per adottare i criteri di rilascio delle autorizzazioni" - è così? - entro 180 giorni. Non l'ha certo ordinato qualcuno che i tempi debbano essere identici e non possano essere scalati ad esempio, anche in funzione di un ragionamento sulle cose da fare affastelliamo in capo al Comune il termine di 180 giorni, entro i quali adeguare gli strumenti urbanistici, ma sappiamo che nessun Comune riuscirà mai a farlo entro questi termini, così come per i Regolamenti di polizia locale e per i criteri del rilascio delle autorizzazioni per le medie strutture.
Chiedo, pertanto, se non sia il caso di ragionare su questi tempi.
Perché tutto in 180 giorni, visto che i Comuni saranno già strangolati - in questi 180 giorni - per adeguare i Piani Regolatori? Se nei 180 giorni affastelliamo altre competenze (già questa scadenza inevitabilmente non sarà rispettata), faranno la leggina in Parlamento o inventeranno qualche nuova brutalità di aggiramento dei Piani Regolatori. Allora, andiamoci piano ad indicare 180 giorni per tutti questi elementi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Capisco le considerazioni del collega Chiezzi. Peraltro, ciò che non quadra, almeno rapportato ai nostri tempi e alla legge regionale, è la norma nazionale, l'adeguamento agli strumenti urbanistici. Quello che non funziona è la legge Bersani, non i termini che stabiliamo noi, perch generalmente l'adeguamento dei criteri da parte dei Comuni avviene in tempi molto brevi; peraltro, senza criteri, le autorizzazioni non si possono rilasciare. Molti Comuni hanno già provveduto agli adeguamenti di polizia urbana, pertanto il problema riguarda gli altri tipi di adeguamento; i 180 giorni relativi agli altri tipi, però, non sono fissati da noi, ma dalla norma nazionale, che subiamo.
Personalmente, sarei contrario ad individuare più scadenze, perché si crea una condizione di confusione. Potremmo anche stabilire un anno, perch la fretta, il Comune, la mette nel momento in cui ha la domanda per la media distribuzione e stabilisce i criteri anche in otto o quindici giorni.
La questione, però, collega Chiezzi, è capovolta; lei ha ragione, ma il suo intervento deve farlo sul Governo, per far spostare i 180 giorni. C'è solo questa possibilità, voi che potete!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

D'accordo, Assessore, presentiamo allora un ordine del giorno da votare al termine dell'approvazione della legge, con il quale chiediamo al Governo nazionale di fare una legge che modifichi il termine dei 180 giorni.
Sottoscriviamo questo ordine del giorno, con cui chiediamo che i giorni diventino... Mettiamo una cifra.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Certo.



CHIEZZI Giuseppe

Due. Il termine dei 180 giorni, che mi dicono preoccupa moltissimo i Comuni, in realtà viene consegnato dalla legge Bersani alle Regioni con qualche margine di gestione. In questo momento, non ho ben presente se la legge preveda già qualcosa, ma i commi quinto e sesto del DL n. 114 fissano il limite di 180 giorni come limite massimo che le Regioni devono dare ai Comuni; poi, però, nel comma successivo, si dice "In caso di inerzia" quindi che il Comune non riesca ad adeguare nei 180 giorni - "le Regioni provvedono in via sostitutiva, adottando le norme necessarie".
Siamo in grado, in questa nostra legge, di esplicitare cosa succede in caso di inerzia dei Comuni? Perché in caso di inerzia dei Comuni, la Regione si sostituisce. Bene. Come fa a sostituirsi? Quali atti compie? Avvisa il Comune o no? In quali forme lo avvisa? Gli dà un ulteriore tempo entro il quale deve perentoriamente adeguare? Questo periodo di tempo quanto è lungo? E in caso venga di nuovo inosservato, quale procedimento si mette in atto? Penso che questo vada comunque fatto, perché ho la sensazione che se i Comuni del Piemonte non riusciranno ad adeguarsi nei 180 giorni, qualcosa si farà: la Regione Piemonte, con i suoi uffici, non potrà mettersi a modificare i Piani Regolatori dei Comuni. Magari lo farà per un Comune (intanto gli altri aspettano), ma non darà miliardi di incarichi professionali a commissari e via dicendo.
Allora, accanto alla richiesta che nazionalmente si proroghi, si sposti un po' in avanti questo lasso di tempo, che comunque sarà spostato in avanti, e riusciamo nella nostra legge ad evitare che ci sia una reazione di spavento da parte di tutti i Comuni o una rincorsa, come - ahimé! - mi sembra suggeriscano alcuni settori del Ministero dell'Industria, ad aggirare i Piani Regolatori, con interpretazioni lassiste delle norme? Mettiamo a fuoco il problema (dato che adesso, probabilmente sospenderemo la seduta); mi sembra che, se l'Assessore mettesse a fuoco l'attuazione di questi due commi, con un percorso che ragionevolmente permetta alla Regione di intervenire ed ai Comuni di attuare l'adeguamento nel caso si presenti la necessità, in tempi un po' più lunghi di quelli giustamente previsti brevi dal DL n. 114, potremmo fare una cosa buona.



PRESIDENTE

Dato che ci avviciniamo allo spirare di quel termine che è stato chiesto alla cortesia dell'aula, e poiché dobbiamo ancora portare all'attenzione del Consiglio due ordini del giorno già proposti nella passata riunione, chiedo se è possibile, dopo questi interventi, passare alla votazione degli emendamenti proposti dalla Giunta. Se non è possibile propongo un momento di sospensione.
La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Devo chiedere comunque la votazione di questi emendamenti, che non confliggono con le considerazioni del collega Chiezzi. Io lo ringrazio anche perché mi offre l'opportunità di fare alcune precisazioni proprio su quello che è stato enfatizzato come l'atto di liberalizzazione da un lato e di dirigismo dall'altro; di calpestare la libertà dei Comuni nell'individuazione delle aree da un lato e, dall'altro, di favorire la grande distribuzione (così come il provvedimento è stato "venduto" da più parti).
A proposito della delibera di indicazioni programmatiche - e qui do la comunicazione, ma poi rimando agli emendamenti depositati in Commissione che penso potranno essere esaminati domani mattina nella riunione congiunta delle Commissioni VII e II - la scelta della Regione Piemonte è stata, fin dall'inizio, quella di fare presente al Governo nazionale che il termine di 180 giorni non era assolutamente ammissibile. Ripeto, fin dall'inizio noi abbiamo fatto presente che il termine dei 180 giorni non poteva essere imposto a livello nazionale dal Governo.
Capisco che l'Emilia Romagna fissi nella sua legge il termine di 60 giorni per l'adeguamento, ma evidentemente ha delle modalità di gestione del territorio che sono diverse dalle nostre (può anche darsi che, come dice il Consigliere Gallarini, il motivo sia che hanno solo 400 Comuni anziché 1.200, il che è abbastanza rilevante).
Pertanto, sono d'accordo nel mandare avanti un ordine del giorno che chieda al Governo di modificare questi termini; peraltro, già fin d'ora utilizzando in questa norma un meccanismo finalizzato a dare più tempo possibile ai Comuni per questo adeguamento, proprio coscienti dell'impossibilità pratica, con i nostri meccanismi, di arrivare a questo risultato. In questo modo, i 180 giorni decorrono in modo da arrivare a giugno 2000, quindi con degli spazi.
Ma vado oltre. Riteniamo che questo intervento sostitutivo, a livello di Regione Piemonte, debba materializzarsi in una cosa sola, cioè quando vi sia palese inadempienza. Quindi, noi possiamo solo dettare i criteri, con gli artt. 22 e 24 della delibera, di individuazione, nell'ambito del Comune, degli addensamenti, delle localizzazioni con destinazioni commerciali, contrariamente a quello che è l'orientamento del Ministero dell'Industria, e quindi del Governo nazionale (anche se non perde occasione per mettere per iscritto che l'orientamento è quello di tenere tutto compatibile).
L'emendamento che la Giunta regionale propone al deliberato in Commissione è che siano destinabili solo le aree già individuate con destinazione commerciale. Quindi, l'intervento sostitutivo non può avvenire e si ferma all'individuazione degli addensamenti.
Per spiegarci, l'addensamento centrale sarà il centro storico così come individuato nel Piano Regolatore senza altre storie; le eventuali localizzazioni non possono dunque prescindere da quella che è già stata la scelta storica del Comune delle aree a destinazione commerciale.
Questo è l'unico meccanismo; peraltro, tutto il resto della procedura deve attuarla il Comune; quindi, vi sarà l'autorizzazione (che verrà rilasciata dal Comune), la Conferenza dei Servizi e il nulla osta (funziona ordinariamente).
Pertanto, noi non riteniamo di procedere con dei poteri sostitutivi nel senso strettamente urbanistico - i nostri poteri sostitutivi sono solo di criteri commerciali - dando le condizioni di quel Comune almeno per addensamenti e localizzazioni, ma nessuna interpretazione che possa portare le aree a destinazione residenziale o produttiva, secondo l'individuazione ...



(Intervento fuori microfono del Consigliere Saitta)



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Collega Saitta, è la posizione del Governo nazionale che scrive sulle bozze circolare, sulla propria completa compatibilità. Non sono invenzioni se vuole, le faccio avere la copia. La nostra è un'impostazione di questo tipo: possiamo arrivare, nel potere sostitutivo, fino a quel punto. Il resto lo faccia, se lo vuole fare, il Governo nazionale; noi non lo facciamo.



PRESIDENTE

Dopo questa premessa, possiamo proseguire con gli emendamenti all'art.
4.
Pongo in votazione l'emendamento n. 4.2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 28 voti favorevoli e 5 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri).
4.3) Emendamento presentato dall'Assessore Pichetto: dopo le parole "art. 3" togliere il punto ed aggiungere le parole "e nel rispetto dei principi e delle norme contenute nei suddetti indirizzi e criteri".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 28 voti favorevoli e 5 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri).
4.4) Emendamento presentato dall'Assessore Pichetto: al comma secondo, prima della parola "l'adeguamento", aggiungere le parole "in particolare".
La Giunta ritira tale emendamento.
4.5) Emendamento presentato dall'Assessore Pichetto: le parole "è effettuato nel rispetto dei principi e delle norme contenute negli indirizzi e nei criteri di cui all'art. 3 ed" sono sostituite con le parole "degli strumenti urbanistici generali ed attuativi".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 28 voti favorevoli e 5 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri).
4.6) Emendamento presentato dalla Consigliera Pazé: all'art. 4 (Strumenti urbanistici comunali), comma secondo, si abroga il capo a).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 5 voti favorevoli, 26 contrari e 1 astensione (non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri).
4.7) Emendamento presentato dalla Consigliera Pazé: all'art. 4 (Strumenti urbanistici comunali), comma secondo, il capo a) è così sostituito: "le aree metropolitane omogenee, al fine di pervenire ad una programmazione integrata fra centro e realtà periferiche".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

L'emendamento della collega Pazé propone di sostituire al comma a) la definizione "area da destinare ad insediamenti commerciali con particolare riguardo agli insediamenti di medie e grandi strutture" con la frase: "le aree metropolitane omogenee, al fine di pervenire ad una programmazione integrata fra centro e realtà periferiche". Questa frase è densa di contenuto, che per essere risolto in modo positivo dovrebbe però avere dei sostegni che attualmente non sono disponibili non perché oggettivamente non siano disponibili, ma perché nel corso del tempo sia la Giunta precedente sia la Giunta attuale non hanno affrontato in modo risolutivo il tema dell'individuazione di quella che qui la collega Pazé chiama "area metropolitana omogenea", con un termine che ha molto di innovativo e di politico. Però, comunque lo si chiami, il problema di individuare attorno a grandi città come Torino aree cosiddette metropolitane - qualificate qui con l'aggettivo "omogenee" - è un tema che è sul nostro tavolo di lavoro da molti anni, irrisolto anche da questa legge e dalla delibera attuativa di questa legge, e indica una debolezza della Regione Piemonte, perché senza l'individuazione di un territorio di riferimento per le varie politiche di settore, queste politiche non possono trovare uno sviluppo di governo maturo, capace, serio e congruente, ma rimangono prive di un'analisi del territorio che le sostanzia in modo serio.
L'altra parte dell'emendamento pone un obiettivo che ritengo molto importante per i Comuni, che è quello di legare la pianificazione e soprattutto, la programmazione delle risorse tra risorse che vengono destinate alla riqualificazione dei centri urbani, piccoli o grandi che siano, e le risorse che vengono dedicate alla riqualificazione delle realtà periferiche. Questa mi sembra un'indicazione interessante.
Allora, Assessore, propongo di accogliere almeno una parte di questo emendamento, inserendola dove crede, ma non quella relativa alle aree metropolitane omogenee.
Mi dispiace che la collega Pazé non sia presente, ma appena torna le spiegherò il motivo per cui non sostengo l'inserimento in questo modo di questo concetto pur essendo molto importante.
Per quanto riguarda invece l'altra parte, chiedo all'Assessore se non ritiene di aggiungere, all'interno di una delle lettere contenute nel comma secondo, questa proposta della collega Pazé, che mi sembra degna di attenzione.



PRESIDENTE

Possiamo portare in votazione tale emendamento? Come si esprime la Giunta?



(Intervento fuori microfono dell'Assessore Pichetto)



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Possiamo sospendere l'esame del provvedimento?



PRESIDENTE

Se non riusciamo ad esaminare velocemente gli emendamenti, aggiorniamo i nostri lavori.
D'accordo, l'esame del provvedimento è sospeso.


Argomento: Patrimonio culturale regionale (linguistico, etnologico, folcloristico, storia locale)

Esame ordine del giorno n. 1077 inerente a: "Piemontese escluso dalla legge nazionale di tutela delle lingue minoritarie"


PRESIDENTE

Passiamo ancora all'esame dell'ordine del giorno n. 1077, a firma dei Consiglieri Deorsola, Rosso e Dutto, di cui al punto 97) all'o.d.g. Tale documento, rispetto al testo originario, ha alcune correzioni.
Pongo pertanto in votazione tale ordine del giorno nel testo modificato: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che la L.R. n. 26 del 1990, modificata nel 1997, riconosce e promuove la lingua piemontese come una delle quattro lingue minoritarie autoctone del Piemonte insieme al walser, all'occitano e al franco-provenzale che il piemontese è riconosciuto fin dal 1981 fra le lingue minoritarie tutelate a livello europeo dal Rapporto 4745 del Consiglio d'Europa che l'aula di Palazzo Lascaris ha approvato all'unanimità il 7/7/1998 un ordine del giorno che invitava la Giunta ad intervenire con urgenza presso la Commissione Affari Costituzionali del Senato affinché il piemontese venisse inserito fra gli idiomi minoritati tutelati da legge dello Stato che il disegno di legge n. 3426 'Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche', presentato al Senato il 9/7/1998 a firma di sei senatori piemontesi, all'art. 2 inserisce il piemontese fra le lingue minoritarie d'Italia tutelate dallo Stato, accanto all'albanese, il catalano, i dialetti germanici, il greco, lo sloveno, il croato, il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l'occitano provenzale e il sardo che detto disegno di legge non è mai giunto a discussione in Parlamento considerato che il Senato della Repubblica si accinge ad approvare definitivamente il disegno di legge n. 3366 'Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche' a firma dei deputati Corleone, Boato e Ruffino, già approvato il 17/6/1998 dalla Camera dei Deputati, disegno di legge che non include il piemontese nell'elenco delle lingue meritevoli di tutela da parte di legge dello Stato denuncia l'ennesimo affronto perpetrato nei confronti della cultura e dell'identità di una regione chiave nella storia d'Italia, dimenticanza tanto meno giustificabile nel momento in cui ci si avvia verso una riforma dello Stato in senso federalista e di valorizzazione delle autonomie e delle peculiarità locali auspica che il Parlamento voglia al più presto porre rimedio a questa grave esclusione, approvando un nuovo testo di legge che riconosca e comprenda la lingua storica del Piemonte fra quelle da salvaguardare e valorizzare impegna il Presidente della Giunta regionale ad intervenire presso il Presidente del Consiglio dei Ministri affinché si adoperi per sanare questa situazione favorendo il più rapido iter di approvazione di un nuovo testo di legge che riconosca al piemontese lo statuto di lingua regionale minoritaria".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 35 voti favorevoli (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 1079 inerente a: "Situazione di disparità di trattamento degli insegnanti comunali"


PRESIDENTE

Esaminiamo infine l'ordine del giorno n. 1079, a firma dei Consiglieri Deorsola, Ghiglia, Angeleri, Gallarini, Benso, Cotto, Rubatto, Vaglio Foco, Miglietti, Papandrea e Moro, di cui al punto 63) all'o.d.g., il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte appreso che la legge n. 124 del 25/5/1999 con l'art. 8 trasferisce allo Stato il personale ATA degli Enti locali nonché il personale insegnante tecnico pratico o assistente di cattedra delle Province rilevato che da tale provvedimento risulta escluso il personale docente dipendente dai Comuni che presta servizio per le istituzioni scolastiche statali elementari con compiti di attività integrative di sostegno ai disabili e nomadi, di laboratorio e di seconda lingua considerato che fin dal 23/7/1999 il Sottosegretario di Stato trasmetteva una bozza di disegno di legge che detta le norme generali per il trasferimento allo Stato del suddetto personale considerato altresì che tale proposta è scaturita da una serie di incontri tecnico-sindacali, anche a seguito delle valutazioni sulla necessità di definire questa materia che tale urgente provvedimento non è stato finora adottato ribadito che in base all'art. 4, comma quarto, dello Statuto della Regione Piemonte, 'la Regione, avvalendosi delle proprie competenze, in concorso con lo Stato e gli Enti locali, opera in particolare per realizzare le condizioni atte a rendere effettivi il diritto allo studio il diritto al lavoro, la piena occupazione e la tutela dei diritti dei lavoratori impegna il Presidente della Giunta e l'Assessore all'istruzione ad intervenire tempestivamente presso le sedi istituzionali competenti nonché presso il Ministro della Pubblica Istruzione affinché si ponga termine ad una situazione di disparità di trattamento degli insegnanti comunali inserendo il testo del disegno di legge nell'ambito dei 'Collegati ordinamentali alla Finanziaria 1999'".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.
I nostri lavori si concludono a questo punto.
Il Consiglio è convocato per venerdì p.v.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.08)



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