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Dettaglio seduta n.396 del 12/10/99 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA


Argomento: Varie

Risposta scritta ad interrogazioni


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Comunico che verrà data risposta scritta da parte degli Assessori competenti alle seguenti interrogazioni: n. 2837 del Consigliere Vindigni inerente a: "Nomina collaudatore dei lavori di cui al Progetto di valorizzazione di aree di eccezionale pregio naturalistico in Alta Valle di Susa" n. 2936 del Consigliere Vindigni inerente a: "Mancato utilizzo dei fondi per la difesa del suolo in Alta Valle di Susa" n. 2940 del Consigliere Vindigni inerente a: "Approfondimento del Piano Territoriale Regionale nella Valle di Susa".


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 27 maggio, 1, 2, 3 e 16 giugno e 6 luglio 1999 si intendono approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Benso, Farassino, Majorino, Pazé e Salerno.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Commercio - Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Proseguimento esame disegno di legge n. 513: "Disciplina e sviluppo ed incentivazione del commercio in Piemonte (in attuazione del DL 31/3/1998 n. 114)"


PRESIDENTE

Riprendiamo ora l'esame del disegno di legge n. 513, di cui al punto 5) all'o.d.g., al quale sono stati presentati alcuni emendamenti.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Chiedo la verifica del numero legale.


Argomento:

Verifica numero legale


PRESIDENTE

Si proceda all'appello nominale per la verifica del numero legale.



(Il Consigliere Segretario Toselli effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Si constata la presenza del numero legale, essendo presenti in aula n.
28 Consiglieri ed in congedo n. 5 Consiglieri.


Argomento: Commercio - Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Proseguimento esame disegno di legge n. 513: "Disciplina e sviluppo ed incentivazione del commercio in Piemonte (in attuazione del DL 31/3/1998 n. 114)"


PRESIDENTE

Possiamo pertanto proseguire con l'esame dell'articolato del disegno di legge n. 513.
ART. 1 1.1) Emendamento presentato dalla Consigliera Pazé: all'art. 1, comma primo, si sostituiscano le parole "detta le norme" con le parole "fissa i criteri".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, questo primo emendamento della collega Pazé è di dettaglio e personalmente lo condivido.
Votato questo emendamento, dal momento che in Commissione non abbiamo smesso di essere inondati di nuovi emendamenti da parte dell'Assessore al commercio - il nostro lavoro si è infatti svolto praticamente a ridosso di novità introdotte dall'Assessore - penso che, per chiarezza e sveltezza dei nostri lavori, sarebbe utile conoscere le intenzioni dell'Assessore a riguardo dei propri emendamenti, perché su questo c'è un po' di incertezza.
Quanti emendamenti ha intenzione di presentare l'Assessore? Su quali argomenti? Chiederei un'illustrazione generale sulla logica di questi emendamenti, perché noi non abbiamo presentato emendamenti su questa legge in modo significativo, anche perché non ce n'era bisogno: bisognava già discutere quelli della Giunta.
Adesso iniziamo un lavoro. La Giunta ha presentato degli emendamenti e non intende presentarne altri? Oppure: quale atteggiamento intende assumere nei confronti del testo che abbiamo di fronte? Presidente, vorrei anche capire di quale testo si tratta. Formalmente, dovrebbe essere il testo consegnato all'aula. In Commissione abbiamo discusso in modo informale di modifiche a questa legge, proposte dall'Assessore, ora riterrei opportuno che in aula l'Assessore precisasse le proprie intenzioni, perché gli emendamenti discussi in Commissione non hanno una rilevanza formale, nel senso che non mi sembra che li abbiamo votati, perché non si poteva, in quanto la legge era in aula.
Chiedo pertanto all'Assessore di fare il punto della posizione politica della Giunta sul testo che abbiamo di fronte e di consegnare adesso in aula gli emendamenti che eventualmente intende presentare man mano che esamineremo i vari articoli. Questo per riportare in aula le intenzioni, se confermate, che l'Assessore ha espresso in modo informale in sede di Commissione, perché la vicenda è stata piuttosto lunga ed intricata. Avere quindi un'illustrazione degli emendamenti della Giunta e sul complesso degli emendamenti che ci appresteremo a discutere d'ora in avanti, penso che potrebbe chiarire e sveltire i nostri lavori.



PRESIDENTE

Credo che possa essere utile ragionare articolo per articolo.
La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Ringrazio il collega Chiezzi della sua richiesta. Effettivamente, a margine della seduta in II e VII Commissione, ho comunicato ai colleghi anche a seguito del dibattito emerso nell'esame della delibera l'intenzione della Giunta di presentare alcuni emendamenti al testo già depositato in aula del disegno di legge n. 513.
Questi emendamenti consistono sostanzialmente nel riportare nell'ambito del disegno di legge - penso che saranno distribuiti a minuti, in quanto sono già stati depositati - una maggiore specificazione di quelli che saranno gli indirizzi e i criteri sia per le classificazioni merceologiche sia per l'individuazione dei criteri, nell'ambito delle aree di programmazione, di definizione degli addensamenti e delle localizzazioni.
Oltre a questi emendamenti, comunicati durante la seduta congiunta della settimana scorsa delle Commissioni II e VII, sono stati depositati sempre da parte della Giunta, altri emendamenti che riguardano specificazioni di termini emersi sia dal confronto con le parti sociali sia dal confronto nell'ambito della Commissione. Gli emendamenti della Giunta sono circa una decina e riguardano gli indirizzi e i criteri, la formazione, la durata e le modalità di proroga dei nulla osta ed infine un adeguamento, visto il tempo trascorso tra il licenziamento e la discussione della legge, relativo alle norme transitorie.



PRESIDENTE

L'ipotesi suggerita dall'Assessore mi pare praticabile.
Gli artt. 1 e 2 non hanno emendamenti della Giunta. L'art. 1 è relativo alle finalità e su questo credo che possiamo utilmente proseguire.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, per fare un lavoro consapevole, prima di mettere in votazione gli emendamenti, potrebbe dare lettura dell'art. 1?



PRESIDENTE

Non ho alcuna difficoltà.
"Art. 1 - Finalità.
1. La Regione Piemonte, in attuazione del DL 31/3/1998 n. 114 (Riforma della disciplina relativa al settore del commercio, a norma dell'art. 4 comma quarto, della legge 15/3/1997 n. 59), con la presente legge detta le norme di indirizzo generale per l'insediamento delle attività commerciali e i criteri di programmazione urbanistica, al fine della promozione della competitività delle imprese e della razionalizzazione della rete commerciale, anche in relazione all'obiettivo del contenimento dei prezzi e dell'efficienza della distribuzione nel rispetto dell'art. 41 della Costituzione e dei principi di cui alla legge 10/10/1990 n. 287 (Norme per la tutela della concorrenza e del mercato).
2. La Regione assicura l'adozione delle misure più idonee al fine della trasparenza, snellimento e semplificazione delle procedure amministrative e, nell'esercizio delle funzioni ad essa spettanti, persegue i seguenti obiettivi: a) la trasparenza del mercato, la concorrenza, la libertà di impresa e la libera circolazione delle merci b) la tutela del consumatore, con particolare riguardo all'informazione alla possibilità di approvvigionamento, al servizio di prossimità all'assortimento e alla sicurezza dei prodotti c) l'efficienza, la modernizzazione e lo sviluppo della rete distributiva nonché l'evoluzione tecnologica dell'offerta, anche al fine del contenimento dei prezzi d) il pluralismo e l'equilibrio tra le diverse tipologie delle strutture distributive e le diverse forme di vendita e) la valorizzazione e la salvaguardia del servizio commerciale nelle aree urbane, rurali e montane f) il recupero e la valorizzazione del ruolo delle piccole e medie imprese con la previsione di forme di incentivazione, anche al fine di salvaguardare i livelli occupazionali.
3. La Regione garantisce altresì la partecipazione degli Enti locali ai processi decisionali, attraverso la Conferenza permanente Regione-Autonomie locali istituita ai sensi della L.R. 20/11/1998 n. 34 (Riordino delle funzioni e dei compiti amministrativi della Regione e degli Enti locali)".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Vorrei svolgere qualche considerazione di carattere generale sull'art.
1, oltre a qualche critica circa le proposte fatte dalla Giunta regionale in Commissione e in aula sull'attuazione della riforma del commercio.
La prima critica riguarda la scelta compiuta dalla Giunta di condurre la riforma del commercio in due tempi distinti e con due provvedimenti separati: una legge ed una deliberazione. E' una scelta che le altre Regioni non hanno fatto: esse hanno immediatamente attuato il decreto legislativo di riforma del commercio approvando una legislazione contenente gli indirizzi generali e i criteri di programmazione urbanistica.
Ciò significa che la riforma della Regione Piemonte avrà compiutezza solo dopo l'approvazione di una deliberazione, che è ancora in Commissione e che dovrà attendere ancora un po' di tempo prima di essere approvata anche in forza di norme scritte nella legge.
La seconda critica è questa. La Regione Piemonte - dal nostro punto di vista - nel complesso dei due strumenti di riforma esorbita dai propri compiti e invade le competenze dei Comuni. Così, la Regione consegna ai Comuni non una riforma contenente indirizzi generali e criteri di programmazione, ma piuttosto una catalogazione del sistema commerciale molto rigida che, di fatto, si propone come un vero e proprio piano del commercio.
Il DL n. 114 non prevede che la Regione faccia un piano commerciale: sottolineo questa contraddizione, perché ci sembra indicare un'assunzione di decisioni su competenze non proprie.
Accanto, ma anche all'interno di questa seconda critica, aggiungo un'altra osservazione. Queste scelte cogenti, di assetto del sistema commerciale - che non competono alla Regione - sono state anche effettuate sulla base di studi vecchi di diciannove anni. Ammesso che si possa o si debba agire in questo modo in attuazione del decreto legislativo, appare comunque evidente che le scelte di assetto della rete commerciale dovrebbero essere inserite in un Programma regionale di sviluppo e appoggiate da studi attuali sulla condizione e la natura della rete commerciale di oggi. Invece, tutti i dati di riferimento sono vecchi, di diciannove anni fa.
Ci sembra due volte sbagliato imporre una classifica dei Comuni e una descrizione della rete commerciale così datata nel tempo. Sappiamo bene che la riforma del commercio è motivata anche dal fatto che la situazione organizzativa della rete commerciale, in questi diciannove anni, ha subìto trasformazioni gigantesche, che hanno stravolto la natura della distribuzione commerciale. E' in questi ultimi vent'anni che in Italia si sono affermate, con evidenza e corpulenza, le grandi reti di distribuzione commerciale facenti parte di grandi organismi economici di vario tipo (privati, cooperativi). E' in questi ultimi vent'anni che sono sorti giganteschi centri commerciali, ipermercati, e che si sono verificate concentrazioni e nuove forme di distribuzione, di acquisto; in sostanza una profonda trasformazione del settore. Una trasformazione che ha portato il Governo nazionale a programmare e indirizzare le attività commerciali non più secondo il vecchio sistema (basato sulla vecchia legge), ma con nuovi criteri e indirizzi generali di programmazione.
Inserire novità fondamentali nel settore, che in parte tengono conto di ciò che è avvenuto e in parte pongono degli obiettivi politici (l'equilibrio della distribuzione, la pari possibilità di accedere a generi e prodotti, a servizi, la tutela del consumatore per quanto riguarda prezzi, qualità e sicurezza dei prodotti), con il bagaglio di conoscenze risalenti a diciannove anni fa, lascia di certo stupefatti e rammaricati. E questo, purtroppo, è quello che accade.
Terza critica. Questa legge interviene con pesanti modifiche sulla legge urbanistica regionale. Il nostro Gruppo ha posto, in questi anni particolare attenzione affinché si evitasse la proliferazione di leggi, la loro sovrapposizione e la loro eccessiva modifica. Erano queste le caratteristiche dell'attività della nostra Regione durante la sua prima fase legislativa dei primi cinque-dieci anni. Abbiamo una montagna di leggi, e abbiamo leggi su leggi, e leggi che sono intervenute una, due tre, quattro, cinque volte su leggi esistenti, modificandole a pezzi e a bocconi, sbranandole e frantumandole. E' quanto è accaduto anche alla legge urbanistica, più volte modificata: si è devastata così la legge di Astengo per certi aspetti diventata irriconoscibile.
Pare presentarsi oggi un'ulteriore occasione di modifica alla legge urbanistica. La nostra preoccupazione è che, leggendo il testo di legge sarà molto difficile per i cittadini e gli operatori capire come si applicheranno le modifiche della legge urbanistica regionale.
Per avere coscienza e conoscenza delle modifiche che con questo provvedimento stanno per essere inserite nella L.R. n. 56/77, occorre fare un lavoro di collage, di inserimento e di rilettura di tutta la legislazione precedente.
Questa mia terza critica si appoggia ad una proposta fatta dal Gruppo Comunista in Commissione e che oggi ribadisco: bisogna avere perlomeno l'attenzione di modificare la legge urbanistica vigente con una tecnica legislativa che consenta la maggiore chiarezza possibile.
Io ringrazio - l'ho già fatto la scorsa volta - gli Uffici che lavorano a sostegno del nostro lavoro di Commissione, che hanno svolto un lavoro complesso e difficile e che consegnano, quindi, al legislatore la possibilità di avanzare delle proposte.
Gli Uffici, dalla loro analisi, hanno rilevato che queste modificazioni sono talmente radicate all'interno dei corpi legislativi regionali che inserirle o trasformarle da emendamenti ad un articolo ad emendamenti a tutti gli articoli, crea dei problemi. Gli Uffici, però, ci hanno segnalato che queste catene di richiami, che suggeriscono di non intraprendere la strada della modificazione di un intero articolo, non sono così rilevanti anzi sono padroneggiabili, dal punto di vista della tecnica legislativa, in qualche punto della legge.
Chiedo pertanto all'Assessore, che è attento a questa indicazione, se è disponibile ad accedere, almeno nel caso dell'art. 26, a questa semplificazione della tecnica legislativa del provvedimento, modificando l'intero art. 26 invece di spezzettarlo in sette parti modificate. Chiedo di avere attenzione su questo elemento.
Concludo dicendo che il giudizio del Gruppo Comunista su questa legge è molto negativo. La sua applicazione sfiora - ma la esamineremo bene una volta terminata la discussione - anche problemi di inattuazione del DL n.
114, di prepotenza nei confronti dei Comuni e quindi di violazione politica del principio di sussidiarietà che dovrebbe regolare i rapporti tra i Comuni e gli Enti locali. E' un provvedimento che non tiene conto delle competenze delle Province ed è un provvedimento che pianifica sul territorio senza lo strumento di pianificazione, quindi è un modo di procedere che destruttura gli strumenti che noi dovremmo utilizzare per dare un assetto coerente ed efficiente, ad esempio, al sistema commerciale.
Tutto questo viene fatto con una delibera. Lungo la linea di smantellamento delle capacità e dei poteri e doveri di programmare e pianificare l'uso del territorio, questo è un ulteriore tassello negativo che abbiamo denunciato, sottolineato e cercato, nei limiti del possibile di contrastare. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Presidente e colleghi, pare che la discussione generale sulla legge sia avvenuta e le posizioni politiche siano state espresse, quindi i rilievi che farò sono unicamente relativi all'art. 1.
Se il Presidente me lo consente, riprendo solo una riflessione di tipo generale sulla base delle osservazioni che l'ASCOM ha fatto pervenire a tutti i Capigruppo del Consiglio regionale.
Noi, la volta scorsa, criticando la proposta, abbiamo fatto rilevare come l'applicazione di alcuni parametri contenuti, non nella legge, ma nella delibera, avrebbe fatto indicare, da parte della Regione, grandissime quantità di superfici commerciali lorde. In alcuni momenti, proprio in seguito a tali osservazioni, siamo stati presi poco sul serio.
Ricordo che allora avevo fatto delle osservazioni puntuali, Comune per Comune, facendo un calcolo della superficie necessaria che bisognerebbe avere nei Piani Regolatori. L'ASCOM ha confermato quell'indicazione abbiamo tutti sotto mano la nota dell'ASCOM, con la quale ci dice, ad esempio, che per la conurbazione metropolitana, da una superficie attuale lorda di 1.757.000 metri quadrati bisogna passare ad una superficie di 2.682.000 metri quadrati, cioè ad un aumento di superficie commerciale lorda di circa 900.000 metri quadrati. Dico questo perché le riflessioni che avevamo fatto allora, magari non precise, non specificate al massimo nei dettagli, in ogni caso si rivelano confermate da parte degli operatori dell'ASCOM.
L'ASCOM, inoltre, ci dà indicazioni anche per altre conurbazioni dell'area metropolitana; sostanzialmente, quella grande crescita delle superfici commerciali per la media e la grande distribuzione (richiesta indicata nella deliberazione) viene confermata anche da parte r, ma questa è una considerazione a posteriori, che conferma l'opinione negativa del nostro Gruppo sull'intero testo della legge e sulla deliberazione.
Per quanto riguarda l'art. 1, avevo già fatto rilevare nella discussione come esso facesse riferimento, al primo comma, ad una dichiarazione di intenti che poi non viene confermata nella legge, nel senso che l'art. 1 stabilisce che con la presente legge vengono dettate le norme di indirizzo generale per l'insediamento. Mi pare che la presentazione degli emendamenti colmi questa lacuna: gli indirizzi sono specificati, quindi questo rilievo è superato dagli emendamenti proposti dalla Giunta. Restano, però, questioni riguardanti alcune leggi citate, in modo particolare la legge n. 34, la nostra legge, la legge madre di applicazione della Bassanini, e alcune leggi non citate, ma che in ogni caso devono essere di riferimento per l'attività legislativa della Regione Piemonte.
Riguardo alla legge n. 34, la legge madre sulla Bassanini, sulla quale abbiamo lavorato tantissimo e discusso molto, ricordo che il Presidente Ghigo disse: "Fatta la legge madre, abbiamo definito il quadro di riferimento per l'applicazione dei decreti Bassanini". Oggi questa legge si sta rivelando unicamente come un riferimento per l'indicazione di uno strumento di consultazione, nel senso che facciamo riferimento alla legge n. 34 perché immaginiamo e pensiamo che il processo decisionale della Regione debba tenere conto della Conferenza permanente Regione-Autonomie locali. E questa è una parte della legge n. 34.
La legge n. 34 - il Presidente Ghigo ricorderà perfettamente - faceva riferimento anche ad altri concetti e principi. Essa sviluppava i principi contenuti nella legge n. 59 (al comma terzo dell'art. 49), la legge Bassanini, ed immaginava, per le competenze che si conoscevano, un certo tipo di organizzazione, ma soprattutto un rapporto tra la Regione e le Autonomie locali.
Ritengo che la legge n. 34 sia stata totalmente ignorata. In tutti i provvedimenti di applicazione dei decreti legislativi Bassanini quei riferimenti sono stati totalmente ignorati.
Mi chiedo se l'Assessore non ritenga incompleto fare riferimento soltanto alla Conferenza permanente Regione-Autonomie locali e non fare riferimento, negli articoli successivi, che poi riprenderò nei prossimi interventi, a tutte le questioni di rapporto tra Regione, Province ed Enti Locali. Questo è un limite che continuo a notare.
L'altra osservazione che pongo, sempre riguardo all'art. 1, è che nel comma secondo vengono ripetuti, in modo identico, gli obiettivi indicati dal decreto legislativo Bersani, cioè i principi di tipo generale, i punti a), b), c), d), e), f). Avevo già fatto notare allora che non aveva senso ripetere in modo identico nella legge regionale gli stessi principi contenuti nell'art. 1. Questo modo di legiferare mi sembra una sovrapposizione inutile che appesantisce la legge e, in ogni caso, non dà alcun contributo agli effetti dei compiti che la Regione deve svolgere cioè di dare delle indicazioni per la programmazione della media e grande distribuzione.
Quindi, continuiamo a ritenere che questo riferimento ai principi generali sia superato: si poteva soltanto fare riferimento all'art. 1 del DL n. 114.
Ultima osservazione. Non credo che nell'art. 1, ma neppure negli altri articoli, si sia fatto riferimento, ad esempio - cosa che bisognava fare alla legge n. 142/90, la legge sull'ordinamento delle Autonomie locali perché la legge n. 142/90 parla in modo esplicito, e credo che occorra farvi riferimento nell'art. 1, di competenze dal punto di vita commerciale e prevede - la legge n. 142/90 - un'organizzazione dei rapporti, ad esempio, tra Province e Comuni. Qui lo abbiamo totalmente ignorato, nel senso che in modo esplicito l'art. 14 della legge n. 142/90, così com'è stato modificato successivamente dalla legge n. 265 per una parte, dice che "la Provincia, in collaborazione con i Comuni e sulla base dei programmi da essa proposti, promuove e coordina attività nonché realizza opere di rilevante interesse provinciale sia nel settore economico, produttivo commerciale e turistico". Quindi, la legge n. 142, modificata dalla legge n. 265, fa riferimento alla Provincia per competenze di carattere commerciale.
Noi, non solo in questo art. 1, ma in tutta la legge, ignoriamo totalmente la legge n. 142/90, nel senso che non si parla in alcuna parte del ruolo della Provincia per queste competenze previste dalla legge n.
142/90: completamente! Mi chiedo se questo è un modo corretto di legiferare. Possiamo ignorare, in una legge regionale, che esiste una legge nazionale che indica dei compiti abbastanza precisi alla Provincia in materia commerciale? Il secondo comma dell'art. 14 li indica in modo chiaro.
Così come anche l'art. 15, sempre della legge n. 142/90, indica in modo esplicito, al punto c), che "la Provincia formula e adotta, con riferimento alle previsioni e agli obiettivi del Programma regionale di sviluppo propri programmi pluriennali sia di carattere generale che settoriale e promuove il coordinamento dell'attività programmatoria dei Comuni". Quindi c'è un'attività programmatoria dei Comuni che potrebbe essere esercitata attraverso lo strumento del Piano Regolatore, ma è il coordinamento di questa attività che è una competenza della Provincia prevista dall'art. 15.
Dove la indichiamo? Io non l'ho letta, mi pare che non esista completamente un ruolo che viene assegnato alla Provincia.
Quindi, sotto questo aspetto c'è una completa ignoranza di norme legislative esistenti, in modo particolare della legge n. 142/90, che le esplicita agli artt. 14 e 15. Pertanto, chiedo all'Assessore - lo chiedo anche al Presidente della Giunta e al Presidente del Consiglio, a chi ha responsabilità - se noi possiamo legiferare indipendentemente dalla legge n. 142/90. Non c'è una parola, non c'è un articolo, non c'è un comma di questo disegno di legge della Giunta regionale che faccia riferimento alla legge n. 142/90! Io credo che occorra farvi riferimento, è automatico, è normale: non si possono certamente omettere articoli importanti di una legge così importante! Ripeto: la legge n. 142/90 e anche la legge n. 59, su tutte le materie nei rapporti tra gli Enti locali e la Regione, non individua un rapporto diretto tra Regione e Comune; c'è un rapporto sicuramente intermedio per le questioni di carattere sovracomunale, che sono assegnate alla Provincia.
Ora, questo può sembrare un rilievo soltanto giuridico-formale, però è sostanziale, perché nel momento in cui si fa un insediamento di grandi dimensioni, che ha degli effetti dal punto di vista territoriale, questa scelta non può essere una scelta soltanto valutata dal punto di vista locale indipendentemente dalle competenze che hanno altri organi (penso alle competenze della Provincia per quanto riguarda la viabilità).
Ad esempio, cito la modifica che abbiamo operato all'art. 17 della legge urbanistica: nel momento in cui abbiamo introdotto le varianti parziali, anche soltanto per le varianti parziali abbiamo indicato come procedura che, nel momento in cui il Comune fa una variante parziale quindi di interesse comunale, quel tipo di documento va inviato alla Provincia, che deve verificare - non approvare, verificare! - la compatibilità, ad esempio, con la viabilità provinciale, con i progetti di carattere provinciale. Invece, per gli insediamenti commerciali della media e grande distribuzione omettiamo completamente questo tipo di rapporto con la Provincia! Mi sembra un limite, che rilevo, ma spero che in qualche maniera la Giunta intenda porvi rimedio, altrimenti il nostro giudizio continua ad essere negativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, desidero anch'io ribadire fortemente che il Gruppo della Rifondazione Comunista ritiene iniquo e sbagliato il disegno di legge regionale n. 513, presentato da questa Giunta, relativo al commercio che così com'è va ad aggravare la situazione già di per sé delicata e preoccupante del settore.
Nel provvedimento, a partire proprio dall'art. 1, si tende a privilegiare solo i forti gruppi commerciali della distribuzione, i super ed ipermercati, a totale discapito del piccolo e medio commercio, il che naturalmente penalizzerà il Piemonte ed avrà, a nostro parere, una forte ricaduta negativa su questo settore già delicato.
Voglio anche ribadire che il Piemonte è in forte ritardo rispetto al resto del Paese, soprattutto a causa di questo esecutivo che, anche nel settore del commercio, dimostra la propria incapacità sia politica che legislativa.
Molte Regioni italiane hanno già tempestivamente approvato criteri generali ed urbanistici molto diversi, con l'apporto anche dei Comuni e delle Province, quindi dando anche un segno di capacità politica e legislativa a differenza del Piemonte, che invece è in forte ritardo in questo settore.
I Comuni della nostra Regione non sono garantiti nei processi decisionali e questo è grave e pericoloso. Occorreva quindi una diversa politica di governo regionale sul commercio per il Piemonte e per il suo sviluppo.
Per questo, noi faremo, a partire proprio dall'art. 1, tutta la nostra battaglia politica affinché ci sia una modifica sostanziale di questo disegno di legge iniquo, sbagliato e anche pericoloso per il nostro Piemonte.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, possiamo proseguire con l'esame degli emendamenti.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

I nostri emendamenti nel frattempo sono stati consegnati?



PRESIDENTE

Sì, sono già stati distribuiti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Relativamente all'art. 1, noi siamo presentatori di un emendamento identico nella sostanza, che propone di sostituire al termine "detta" contenuto nel disegno di legge della Giunta, anziché "fissa", che è altrettanto rigido ed ordinatorio, il termine "definisce", che è anche il termine usato nella legge nazionale ed è più flessibile, nel senso che è una definizione che deve dare la Regione. Non è che detta a qualcuno o fissa.
Ho voluto illustrare questo emendamento a dichiarazione di voto sull'emendamento Pazé, che non votiamo, perché abbiamo un altro emendamento che riteniamo preferibile.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione l'emendamento n. 1.1) presentato dalla Consigliera Pazé, di cui ho già dato lettura.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 28 voti contrari e 9 astensioni.
1.2) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Simonetti: all'art. 1, comma primo, sostituire la parola "detta" con la parola "definisce".
L'emendamento, che è già stato illustrato poc'anzi, è accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
1.3) Emendamento presentato dalla Consigliera Pazé: all'art. 1, comma primo, sostituire le parole "i criteri di programmazione urbanistica" con le parole "le norme di salvaguardia urbanistica".
La Giunta è contraria.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli, 28 contrari e 8 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
1.4) Emendamento presentato dalla Consigliera Pazé: all'art. 1, comma primo, sostituire le parole "della competitività delle imprese" con le parole "del sistema commerciale piemontese".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Mi sembra che questo emendamento meriti attenzione da parte nostra, per questo motivo. La legge proposta dall'Assessore inserisce tra i compiti della Regione quello di indirizzare, con norme e criteri, il settore commerciale al fine della promozione della competitività delle imprese.
A me parrebbe utile che la Regione, nell'applicare la normativa nazionale sul proprio territorio, quindi alla realtà propria, facesse il ragionamento che probabilmente è alla base della proposta della collega Pazé (forse è questo, comunque questa è l'interpretazione che ne do).
Certo, la competitività delle imprese è una ragione economica strutturale: senza competitività delle imprese, l'impresa esce dal mercato uscendo dal mercato, non genera più occupazione, non svolge più servizio.
Quindi, è chiaro che la competitività delle imprese è un elemento da considerare quando fissiamo indirizzi e criteri.
Però, l'emendamento della collega Pazé è più ampio, nel senso che riferisce come obiettivo delle norme di indirizzo regionale la promozione non di un elemento che fa parte della stabilità e della crescita economica delle imprese, ma la promozione di un sistema commerciale piemontese.
Questo mi sembra un elemento più congruo, perché in Piemonte, se noi mettiamo l'accento sull'individuazione di un sistema, siamo più vicini ai problemi che dobbiamo affrontare.
Una grande parte dei problemi che ha il settore commerciale adesso soprattutto quello che dalle trasformazioni in atto è in una situazione più critica e di crisi, è proprio il fatto che non fa sistema. Se tutti i piccoli esercizi commerciali facessero "sistema" (ad esempio, ci fossero le associazioni di acquisto; dei servizi comuni; dei piani di incentivazione commerciale "a sistema"), la loro competitività sarebbe maggiore o sul piano del prezzo o della qualità del prodotto o della qualità del servizio reso alla popolazione.
Mi sembrerebbe dunque opportuno, per non semplicemente trasferire come diceva anche il collega Saitta - quello che arriva dalla legge nazionale, mettere l'accento nel promuovere un sistema commerciale: all'interno della promozione di un sistema, vi è la promozione di tutti gli elementi che poi sostengono un sistema. Uno di questi elementi, senz'altro è la competitività.
Preferirei allargare il discorso: noi vogliamo promuovere un sistema commerciale, non una competitività che è sempre legata a settori specifici e che non ha valenza di carattere generale; anche perché l'accresciuta competitività di un'impresa può comportare la morte di un'altra.
La competitività non fa del bene erga omnes: la competitività seleziona. Inoltre: competitività di chi rispetto a chi? Dei grossi rispetto ai piccoli? Della Regione Piemonte rispetto alla Lombardia? Dell'Italia rispetto all'Europa? Invece, promuovere il sistema è dare una luce netta, una direzione di intervento che mi sembra quella giusta e congrua per dare vita a questa riforma.
Ho speso queste poche parole, perché mi sembra una definizione più giusta, più congrua ed accettabile per tutti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Sostanzialmente, sono d'accordo sull'emendamento, però apportando una modifica. Invece di cancellare "della competitività", cancelliamo "delle imprese". La frase, così modificata, diventa: "della competitività del sistema commerciale piemontese".



PRESIDENTE

Per chiarezza, ripeto: "della competitività del sistema commerciale piemontese". Questo emendamento diventa un subemendamento della Giunta e dell'aula al completo.
Pongo pertanto in votazione l'emendamento n. 1.4) come modificato dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 38 voti favorevoli (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
1.5) Emendamento presentato dalla Consigliera Pazé: all'art. 1, comma primo, dopo le parole "anche in relazione all'obiettivo", si aggiungano le parole "della tutela dei consumatori".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
1.6) Emendamento presentato dalla Consigliera Pazé: all'art. 1, comma primo, alle parole "assicura l'adozione", si sostituisca "si adopera affinché siano adottate".
La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

La Giunta esprime parere contrario, perché l'emendamento è troppo generico.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 1.6).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 29 voti contrari e 10 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
1.7) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Simonetti: all'art. 1, comma secondo, mettere il punto dopo la parola "amministrative".
La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Non ha senso, se me lo spiega forse riesco a capire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Questo articolo, molto corposo, con sei punti specificati con lettera è più chiaro se le due competenze ed attività regionali, che sono diverse vengono separate. Mentre si inizia con una competenza della Regione tesa ad assicurare, che è completa in sé, d'altra parte viene legato ad un'altra competenza "l'esercizio delle funzioni" che persegue i seguenti obiettivi.
Per chiarezza sono due cose che, secondo la proposta che facciamo, sono più chiare se fanno parte di due commi: "si assicura la misura idonea trasparenza, snellimento e semplificazione delle procedure". Gli obiettivi sono un'altra cosa: "la Regione nell'esercizio delle funzioni persegue i seguenti obiettivi".
Solo per una maggiore chiarezza, per distinguere cose che sono distinte e per metterle in chiaro. Non c'è politica, sto solo proponendo di fare più chiarezza, attraverso due commi, anziché uno.



PRESIDENTE

Come si esprime la Giunta? La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Manifesto delle difficoltà. Mi pare che la soluzione proposta dal collega Chiezzi limiti quello che è il quadro previsto, perché se noi chiudiamo con "procedure amministrative", il disposto combinato dei tre emendamenti è da rifare, perché il punto dopo la parola "amministrativi" potrebbe andare.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Solo per separare le due espressioni.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Mi sembra però limitativo.



PRESIDENTE

L'ho detto prima. Con un emendamento successivo potremmo anche apportare delle modifiche.
La frase ricomincia dicendo: "La Regione nell'esercizio delle funzioni persegue i seguenti obiettivi". Non vedo una particolare differenza.
La Giunta è favorevole e credo che lo stesso ragionamento si possa fare per l'emendamento successivo.
Pongo in votazione l'emendamento n. 1.7).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 38 voti favorevoli (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
1.8) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Simonetti: all'art. 1, comma secondo, sostituire "e" con "la Regione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 38 voti favorevoli (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
1.9) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Simonetti e Pazé: all'art. 1, comma secondo, punto b), dopo la parola "sicurezza" aggiungere le parole "e la qualità".
La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Voglio solo proporre una correzione: sostituire le parole "e la qualità" con "e alla qualità".



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento nel testo modificato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
1.10) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Simonetti: all'art. 1, comma secondo, lettera e), dopo la parola "rurali" aggiungere la parola "collinari".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
1.11) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Simonetti e Saitta: all'art. 1, comma terzo, dopo la parola "attraverso", aggiungere le parole "l'applicazione degli artt. 14 e 15 della legge n. 142/90".
Chiederei un'illustrazione dell'emendamento, perché leggendo tutto il comma mi riesce difficile la comprensione.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

L'emendamento l'abbiamo formulato in fretta per recepire l'osservazione del collega Saitta. Non c'è un collegamento con gli artt. 14 e 15 della legge n. 142/90. La forma, se l'Assessore è d'accordo, può anche essere cambiata. Però nel comma terzo la proposta politica è di inserire un riferimento all'applicazione degli artt. 14 e 15 della legge n. 142/90.
Quindi, oltre a citare la Conferenza Regione-Autonomie locali, citiamo anche la volontà di tenere conto della legge n. 142/90. Se l'emendamento è formulato male, chiediamo cinque minuti per scriverlo meglio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Devo dire che il DL n. 114 detta delle procedure successive alla legge n. 142/90, in quanto in alcune funzioni, che la legge n. 142/90 demandava alla Provincia, è innovativo. Di conseguenza, dettando nuove regole, il richiamo stretto agli artt. 14 e 15 della legge n. 142/90 potrebbe creare qualche problema di interpretazione successiva.
Se i colleghi ritengono, in questo comma possiamo fare un richiamo a quanto compatibile con la legge n. 142, che è del 1990 e dettava determinati principi che sia le Bassanini, sia la legge n. 265, sia il DL n. 114 hanno modificato.
Lo stesso emendamento all'art. 13, relativo ai Comuni turistici, è in linea con la legge n. 142 modificata (la n. 265), che dà determinate funzioni. Secondo me, un richiamo stretto a quegli articoli è motivo di confusione, perché c'è una sovrapposizione di indirizzi.
Pertanto, nel rispetto delle norme della legge n. 142 e successive modifiche, non c'è dubbio, per quanto compatibile. La Regione, nel rispetto della legge n. 142/90 e successive modifiche, garantisce altresì... Questo è un richiamo.



PRESIDENTE

D'altra parte, una legge regionale non può modificare una legge nazionale.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Non può modificare una legge dello Stato. Infatti, io ho parlato solo di eventuale sovrapposizione e confusione. Pertanto, propongo che, dopo le parole "la Regione" e prima della parola "garantisce", si aggiungano le parole "nel rispetto della legge n. 142/90 e successive modifiche".



PRESIDENTE

L'inciso proposto dalla Giunta riassume adeguatamente gli obiettivi.
Pongo pertanto in votazione l'emendamento presentato dalla Giunta regionale, il cui testo recita: 1.1/11) all'art. 1, comma terzo, dopo le parole "la Regione", aggiungere le parole "nel rispetto della legge n. 142/90 e successive modifiche".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Pongo ora in votazione l'emendamento n. 1.11) presentato dai Consiglieri Chiezzi, Simonetti e Saitta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 23 contrari e 1 astensione (non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri).
Si proceda ora alla votazione dell'art. 1 come emendato, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.



CHIEZZI Giuseppe

Chiedo la verifica del numero legale.



PRESIDENTE

Se ci sono contestazioni, si proceda alla votazione dell'art. 1 per appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Grasso effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI' 29 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 15 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonino

Sull'art. 2 volevo riprendere le osservazioni fatte durante la discussione generale, soprattutto dal punto di vista della tecnica legislativa. Nel definire le funzioni della Regione, non si fa altro che ripetere il contenuto del DL n. 114: viene ribattuto l'art. 6, commi primo e secondo, del decreto, l'art. 10, punto c).
In sostanza, assistiamo ad una ripetizione pedissequa di quanto è contenuto nella legge in diversi punti e commi. Non c'è alcun elemento di novità che caratterizzi le funzioni della Regione in relazione ad altre Regioni. Per questo, mi chiedo quale possa essere l'utilità complessiva di un articolo di questo tipo. Non c'è un solo elemento che ci consenta di dire che la Regione Piemonte, nel momento in cui legifera, ha una sua originalità o particolarità.
Proprio non riusciamo a capire questo modo di legiferare, di ripetere tale e quale quanto previsto dal DL n. 114. Una volta si diceva che questa era una tecnica legislativa, un po' barocca, inutile. Non avrebbe più senso rispondere alle questioni previste dal DL n. 114, anziché ripetere nell'art. 1 e 2, ciò che è già previsto nel decreto, nelle finalità di tipo generale? Sottolineo questo modo veramente particolare di legiferare!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Mi sembra che nell'elaborazione dell'art. 2 ci sia qualche scompenso vedremo più avanti se questo scompenso esiste sul serio.
Questo articolo, che vede il voto contrario del nostro Gruppo, è quello con il quale spezziamo l'attività di riforma, consegnando al Consiglio regionale invece che a questa legge - quindi ad un'attività consiliare deliberativa - i compiti di indirizzo regionale e di definizione dei criteri.
E' questo l'articolo nel quale, se l'Assessore avesse recepito i suggerimenti del nostro Gruppo, si potevano inserire tutti gli elementi degli indirizzi generali e dei criteri di programmazione. In questo articolo doveva trovare spazio l'attuazione della riforma prevista dal DL n. 114. Non c'è l'emendamento dell'Assessore. Comincia dall'art. 3. Abbiamo perso un'occasione: il nostro voto sarà contrario, fatto salvo, Presidente certe possibili incongruenze che vedremo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione dell'art. 2 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 24 voti contrari 12 L'art. 2 è approvato.
CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono) Presidente, poiché ci sono perplessità sull'esito della votazione chiedo che venga ripetuta per appello nominale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MINERVINI



PRESIDENTE

Si proceda pertanto alla votazione dell'art. 2 per appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Grasso effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 42 votanti 41 hanno risposto SI' 30 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 2 è approvato.



(Alcuni Consiglieri della minoranza contestano l'esito della votazione e chiedono di procedere ad una verifica, mediante un'ulteriore votazione)



PRESIDENTE

Procediamo, pertanto, ad un'ulteriore votazione dell'art. 2.
Colgo l'occasione per pregare i Consiglieri che votano di rimanere in aula fino a che questa votazione è terminata, altrimenti si può dubitare della loro presenza. Grazie.
Si proceda nuovamente alla votazione dell'art. 2 per appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Grasso effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI' 30 Consiglieri hanno risposto NO 4 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
ART. 3 Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonino

Presidente, non ho dubbi sull'ultimo risultato della votazione.
Siccome, però, dalla semplice osservazione delle presenze in aula, quindi senza fare conti particolari, ho visto che c'erano molti assenti, e dopo che questi sono arrivati il numero era sempre lo stesso, inviterei ad essere precisi e puntuali nel conteggio, perché la presenza della maggioranza è importante. Diversamente, saremo costretti a farlo rilevare in ogni momento.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere. Prego tutti i Consiglieri che hanno ascoltato quanto ha chiesto il Consigliere Saitta di essere presenti in aula nel momento della votazione, che è uno dei momenti - secondo me - più importanti. Grazie.
Procediamo ora con l'esame degli emendamenti presentati all'art. 3.
3.1) Emendamento presentato dalla Consigliera Pazé: all'art. 3, comma primo, si sostituiscano le parole "di programmazione urbanistica" con le parole "di salvaguardia urbanistica".
La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Esprimo il parere contrario della Giunta, in quanto il DL n. 114 parla esplicitamente di programmazione urbanistica e non di salvaguardia urbanistica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Il mio Gruppo voterà a favore di questo emendamento.
Visto che in aula conto diciannove Consiglieri di maggioranza, solo per questo motivo, affinché si lavori tutti con rispetto reciproco, chiedo l'appello nominale, e lo farò sino a che in aula ci saranno tutti coloro che dovrebbero garantire il funzionamento dell'aula stessa.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Si proceda pertanto alla votazione dell'emendamento n. 3.1) per appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Grasso effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 39 votanti 36 ha risposto SI' 1 Consigliere hanno risposto NO 28 Consiglieri si sono astenuti 7 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri L'emendamento è respinto.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA



PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame degli emendamenti.
3.2) Emendamento presentato dalla Consigliera Pazé: all'art. 3, comma primo, dopo le parole "parere obbligatorio", si aggiungono le parole "e vincolante".
La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto Assessore al commercio

La Giunta esprime parere contrario all'emendamento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Chiezzi ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Perché la Giunta non accetta questo emendamento che consegna alla concertazione una decisione? L'emendamento ha questo significato: propone in pratica un processo di concertazione tra Regione e rappresentanze degli Enti locali, quindi propone di organizzare due trattamenti diversi.
Se l'Assessore Masaracchio consente...



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Eravamo sul tema.



CHIEZZI Giuseppe

Immagino.
Dicevo che questo emendamento separa due strutture di rapporto: quella con gli Enti locali e subordina questo rapporto ad un accordo. Non pare, in linea di attuazione del principio di sussidiarietà, sbagliato per definizione. Quindi, chiederei che la risposta secca della Giunta ("non è accolto") venisse trasformata in un ragionamento (ci sono vincoli di legge ecc.), perché di per sé vedrei con favore che in certe materie i pareri siano obbligatori e vincolanti, nel senso di affermare in legge che si applica fino in fondo il principio di sussidiarietà: la Regione e gli Enti locali, su certe materie e certi aspetti di decisioni da prendere concertano. Concertare vuol dire firmare; se poi questo non è possibile tecnicamente, è un altro discorso, ma se è possibile chiederei all'Assessore di saperne di più, anche perché l'emendamento Pazè - a meno che dopo non ci siano altre questioni - mantiene il parere obbligatorio, mi sembra, solo per le organizzazioni regionali più rappresentative, nel senso che queste vengono sentite. Quindi, il legislatore sente le organizzazioni il che va bene - e non concerta obbligatoriamente nulla, ma quando la Regione - segnatamente la Giunta - ha dei rapporti con gli Enti locali perché non dire che deve avere dei rapporti che si concludono con un accordo? Può spiegare questo, Assessore?



PRESIDENTE

Prego, Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Il parere contrario è dovuto a due motivi.
Primo. L'art. 4, comma sesto, del DL n. 114 parla di parere obbligatorio.
Secondo. Si ritiene che, sugli indirizzi di competenza della Regione questo Consiglio regionale debba sentire obbligatoriamente le rappresentanze degli Enti locali e svolgere tutte le valutazioni di concertazione, ma non possa espropriarsi della libertà e del diritto di decidere in merito alla programmazione - ribadisco, come Consiglio e non come Giunta.



PRESIDENTE

Mi pare che siano stati forniti i chiarimenti richiesti.
Pongo dunque in votazione l'emendamento n. 3.2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 28 voti contrari.
3.3) Emendamento presentato dalla Consigliera Pazé: all'art. 3, comma primo, sostituire la parola "sentite" con le parole "di concerto".



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Ne chiedo la votazione per appello nominale.



PRESIDENTE

Si proceda quindi alla votazione dell'emendamento n. 3.3) per appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Grasso effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 37 votanti 33 ha risposto SI' 1 Consigliere hanno risposto NO 30 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri L'emendamento è respinto.
3.4) Emendamento presentato dalla Consigliera Pazé: all'art. 3, il comma secondo è abrogato.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moro; ne ha facoltà.



MORO Francesco

Io volevo chiedere al Presidente se è corretto discutere gli emendamenti di una Consigliera che non è presente.



PRESIDENTE

Non è vietato; anzi, è un segno di attenzione.
Se si tratta di interrogazioni ed interpellanze, si può dare la risposta scritta, ma in questo caso non c'è nulla in contrario; anzi ripeto - è un segno di attenzione, anche se non c'è la presenza fisica della Consigliera.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Questo emendamento un po' tranciante - chiamiamolo così - cancella tutto il comma secondo, in cui, secondo il mio punto di vista, ci sono anche delle parti da non buttare. Però, l'emendamento cancella tutto.
Ritengo che possa essere interpretato come un emendamento "saggia polso", cioè un emendamento per saggiare il polso alla Giunta e capire se su questo comma secondo (del quale si propone la cancellazione) la Giunta riflette in merito alla congruità dell'insieme della normativa qui contenuta.
A proposito di questo emendamento, gradirei dunque capire un po' la frequenza del battito e la sua regolarità. Capire se la Giunta ha intravisto, in questa volontà di smantellamento totale, qualche ragione parziale condivisibile, perché anche noi abbiamo presentato degli emendamenti: con i commi secondo e terzo non si scherza! Non si scherza perché ci troviamo di fronte a questioni non piccole.
Mi sono fatto portare d'urgenza la L.R. n. 56/77, perché cominciamo come cinghiali, ad arare la L.R. n. 56/77.
La collega Pazé fa piazza pulita, però la Giunta come si esprime?



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

La Giunta ha tratto una serie di conclusioni, anche dagli emendamenti presentati dai colleghi in sede di aula e proprio per questo la stessa Giunta presenta degli emendamenti corposi all'art. 2, con una più puntuale determinazione degli indirizzi e dei criteri delle classificazioni, che invece non erano riportati nella prima stesura della legge. La Giunta ha tratto le sue conclusioni: è contraria all'abrogazione del comma secondo così com'è formulato l'emendamento.



PRESIDENTE

La Giunta è contraria.
Pongo in votazione l'emendamento n. 3.4).



CHIEZZI Giuseppe

Chiedo la votazione per appello nominale.



PRESIDENTE

Si proceda pertanto alla votazione dell'emendamento n. 3.4) per appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Grasso effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 votanti 32 ha risposto SI' 1 Consigliere hanno risposto NO 30 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri L'emendamento è respinto.
3.5) Emendamento presentato dalla Consigliera Pazé: all'art. 3, comma secondo, prima riga, si aboliscano le parole "in particolare", dopo le parole "delle attività commerciali contengono".
La proposta è accolta dalla Giunta.
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
3.6) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Simonetti: all'art. 3, comma secondo, la lettera c) è soppressa.
La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Voglio chiedere una cosa ai Comunisti Italiani. Visto che questi emendamenti ineriscono alla parte a sua volta emendata, nel riportare in legge le indicazioni che c'erano precedentemente in delibera, chiederei al Gruppo dei Comunisti Italiani, che hanno sottoscritto questi emendamenti (questo ed altri due), se possono ritirarli, trovando una forma di conciliazione, perché alcuni di questi emendamenti sono accolti completamente dalla Giunta.
C'è un altro emendamento, sempre dei Comunisti Italiani, che sostituisce la parola "individua" con le parole "tengono conto". "Tengono conto" lo posso considerare come un subemendamento quando si farà la riformulazione. Altrimenti, in questo caso, la Giunta è contraria.



PRESIDENTE

Poiché gli emendamenti presentati dai colleghi Chiezzi e Simonetti si riferiscono ad un testo che la Giunta non ritiene più attuale, potrebbero essere, per l'utilità del nostro lavoro, ritirati ed eventualmente ripresentati nel nuovo testo che la Giunta presenta.
Consigliere Chiezzi, concorda? Prego, Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, vorrei suggerire un metodo, perché l'emendamento rimane valido. L'Assessore ha presentato un rifacimento completo dei commi secondo e terzo. Chiedo pertanto una presentazione di questi emendamenti non burocratica, perché quando mi aspettavo qualche parola in più sull'emendamento della collega Pazé, che ha proposto di cancellare tutto l'Assessore ha cancellato tutto anche lui. Forse meritava qualche parola in più l'emendamento di una collega di minoranza che, letto questo comma, ne propone la soppressione: l'Assessore smozzica qualche parola e un minuto dopo ne propone la soppressione.
Mantengo il mio emendamento, però desidererei sentire l'illustrazione politica dei due Assessori, perché, a questo punto, abbiamo due Assessori di riferimento: uno per la materia commerciale, l'altro per la materia urbanistica. Pertanto, desidero l'illustrazione secondo i punti di vista delle persone che hanno la delega a gestire questi problemi. Fatto questo vedrò se mantenere l'emendamento o se spostarlo all'interno dell'emendamento della Giunta.



PRESIDENTE

Ho inteso la sua richiesta. Formalmente, devo portare in votazione l'emendamento; poi, nella proposta della Giunta, ci sarà lo spazio per l'illustrazione.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

A questo punto, devo illustrare l'emendamento. Non vedo per l'Assessore Botta ...



PRESIDENTE

E' al suo fianco.



CHIEZZI Giuseppe

Sta facendo l'Assessore o il Consigliere regionale?



PRESIDENTE

L'Assessore desidera fare una comunicazione?



CHIEZZI Giuseppe

Per sapere se si estranea un attimo dal suo ruolo o no.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto, che desidera fare una comunicazione.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Per contrastare la sua illustrazione dell'emendamento, collega Chiezzi.
(Interruzione fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Per cortesia, l'Assessore desidera fare una comunicazione!



(Dialogo fuori microfono tra l'Assessore Pichetto e il Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Assessore, desidera intervenire o no?



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Io non interrompo!



PRESIDENTE

Non sta interrompendo! Però non dobbiamo nemmeno cadere nel formalismo.
Il Consigliere Chiezzi ha chiesto di conoscere la posizione della Giunta.
Se poi vogliamo introdurre formalismi e sofismi, si può introdurre tutto quello che si vuole.
Ritengo che, una volta votato l'emendamento, se il Consigliere Chiezzi non accetta che venga illustrato l'emendamento della Giunta l'illustrazione sarà sulla proposta di emendamento della Giunta, nei confronti della quale è possibile presentare tutti i subemendamenti che si ritiene possibili. In questo senso, ho chiesto al Consigliere Chiezzi se poteva, dato che si svilupperà sull'emendamento della Giunta un minimo di discussione, ritirare il suo emendamento che comunque è assolutamente inutile ai fini del lavoro, in quanto si tratta di una proposta di emendamento ad un comma che - ne abbiamo la prova - non viene più ritenuto valido da parte della Giunta. Se il Consigliere Chiezzi accetta questa modalità di svolgimento dei lavori, gliene sono grato.



CHIEZZI Giuseppe

Non l'accetto, ma la subisco!



PRESIDENTE

La ringrazio. L'emendamento n. 3.6) è pertanto ritirato.
3.7) Emendamento presentato dalla Giunta regionale: all'art. 3, comma secondo, i punti b), c), d), e) ed f) sono così sostituiti: "b) la classificazione degli esercizi commerciali in funzione della loro dimensione, delle diverse caratteristiche di composizione dell'offerta (merceologica e di servizio), del livello dei prezzi praticabili, delle differenti preferenze di localizzazione, concorre alla definizione delle tipologie di strutture distributive c) l'assetto territoriale della rete distributiva che, in funzione alle caratteristiche della struttura del commercio in sede fissa e su area pubblica, alle caratteristiche morfologiche e socio-economiche e alla densità abitativa, individua i sottosistemi riferiti al settore distributivo quali: le aree di programmazione commerciale configurabili come unico bacino di utenza, formate da un Comune attrattore, che ne determina l'importanza, e dai Comuni che ad esso fanno riferimento (allegato A); i Comuni classificati secondo l'importanza commerciale e socio-economica (allegato B); le zone di insediamento commerciale addensamenti e localizzazioni commerciali, ovvero gli ambiti territoriali riconoscibili in ciascun Comune attraverso i quali si sviluppa la dinamica concorrenziale, lo sviluppo e la trasformazione del sistema al fine di favorire un'organizzazione territoriale della rete distributiva idonea a garantire un adeguato servizio al consumatore e l'equilibrato sviluppo tra le diverse tipologie distributive (allegato C) d) la regolamentazione dello sviluppo della rete distributiva, attraverso le diverse combinazioni dell'offerta compatibile con ciascuno dei sottosistemi, tenuto anche conto della vocazione territoriale e commerciale dei luoghi, della loro fruizione da parte dei consumatori e della obbligatorietà della tutela storico-ambientale e) i principi, i criteri e le modalità in base ai quali i Comuni, per preservare, sviluppare e potenziare la funzione del sistema distributivo commerciale locale, in relazione al contributo che esso fornisce alle varie forme di aggregazione sociale, per la valorizzazione delle zone di insediamento commerciale o altri aggregati di offerta consolidata e per il recupero delle piccole e medie imprese, adottano, anche attraverso la concertazione con soggetti privati, specifici Progetti denominati di Qualificazione Urbana f) i principi, i criteri e le modalità in base ai quali i Comuni, per preservare, mantenere, ricostituire e rivitalizzare il tessuto commerciale locale con particolare riguardo alle zone collinari, montane, rurali e marginali, adottano, anche attraverso la concertazione con soggetti privati, specifici Progetti Integrati di Rivitalizzazione delle realtà minori;".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Per la parte urbanistica chiederei l'illustrazione da parte dell'Assessore Botta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Anche per rivendicare che trattasi di programmazione commerciale vorrei dire che la parte urbanistica - se mi è permesso - non trova modificazioni, mentre la parte commerciale utilizza e adegua la strumentazione anche di ordine urbanistico.
In merito ai motivi che hanno portato la Giunta a chiedere al collega di ritirare l'emendamento in quanto cambiava il quadro, il DL n. 114 demanda alle Regioni l'individuazione dei criteri e degli indirizzi generali per il rilascio dei nulla osta di media e grande distribuzione. In merito a ciò, già si è detto: si è ritenuto, come Giunta regionale, di proporre al Consiglio un inquadramento normativo del disegno di legge n.
513 più leggero e una successiva delibera che amministrativamente intervenga sulle modalità di classificazione e di indirizzo di regolamentazione dei criteri.
Abbiamo ritenuto, anche a seguito del dibattito sia in quest'aula, in apertura di esame del disegno di legge n. 513, sia a seguito del dibattito avvenuto in II e VII Commissione in merito alla delibera, di accogliere stante che la proposta proveniva da diversi Gruppi, in modo più preciso questi criteri nell'ambito della delibera, affinché dalla legge trasparissero quali erano i percorsi fondamentali da praticare nella delibera amministrativa.
Pertanto, abbiamo ritenuto di specificare meglio il punto b) del comma secondo in merito alla classificazione dell'esercizio commerciale, tenuto anche conto delle differenti tipologie delle strutture distributive, con una formulazione più estesa e con richiamo alle merceologie. Il punto c) in particolare, oggetto dell'emendamento del collega Chiezzi, fa riferimento all'assetto territoriale. Parliamo di assetto territoriale come programmazione commerciale e non urbanistica, mentre precedentemente c'era l'assetto territoriale della rete distributiva che forse poteva lasciare intendere, a chi non seguisse nel passaggio successivo con la lettura dell'atto amministrativo, un'ingerenza parlando di assetto territoriale, un intervento su quelli che sono i meccanismi di carattere urbanistico.
Adesso riteniamo di chiarirlo, dicendo proprio che l'assetto territoriale della rete distributiva è in funzione delle caratteristiche della struttura del commercio in sede fissa e su aree pubbliche, quindi è un richiamo ad entrambi i riferimenti, che hanno la loro esplicazione nell'atto amministrativo. Le aree di programmazione commerciale l'introduzione del concetto di area e di ripartizione del territorio regionale nelle aree di programmazione commerciale (configurate in un unico bacino di utenza), l'individuazione dei criteri che consentono l'individuazione delle aree, l'individuazione del Comune attrattore e la classificazione di questi Comuni per importanza, riportano questo disegno di rete commerciale, e non urbanistica, nell'ambito della legge.
La natura di questo disegno di rete commerciale è anche il risultato di un monitoraggio storico. Quello di Torino è sempre stato un Comune attrattore: lo era già nel 1980, lo è ancora oggi, sebbene, probabilmente la sua dimensione demografica abbia subìto un calo.
Questa rete viene riportata nell'ambito della legge, anche con l'allegato: naturalmente, riteniamo che questo assetto territoriale debba essere esplicato nella legge. Nella legge compare la classificazione secondo l'importanza commerciale e socio-economica dei Comuni, le modalità o i criteri che i Comuni devono utilizzare per determinare, individuare ed interessare le aree destinate a fini commerciali nell'ambito di queste aree di programmazione, la suddivisione in addensamenti e localizzazioni commerciali e i criteri per individuare tali localizzazioni commerciali.
Tutti questi elementi sono destinati a creare le condizioni per lo sviluppo di un ordinato sistema reticolare commerciale. Questo è il punto c) del comma secondo proposto dalla Giunta regionale.
Io illustrerei tutti i punti dell'emendamento, anche quelli successivi del comma secondo. Essi sono stati maggiormente esplicati, riportando i principi di riferimento, così come le modalità in base a cui i Comuni devono intervenire per sviluppare e potenziare il sistema di distribuzione.
Nei punti e) ed f) si riportano i progetti di qualificazione urbana e di rivitalizzazione, che costituiscono le due modalità di intervento (che troveranno un richiamo anche nelle norme finanziarie), secondo i modelli di intervento - anche pubblico - per la riqualificazione dei luoghi del commercio.
Il comma terzo è relativo ai criteri di programmazione urbanistica necessari per l'adeguamento degli strumenti. Nella deliberazione si afferma che questi criteri costituiranno i presupposti per individuare le modalità di riconoscimento degli addensamenti. In questo caso, a livello di norma abbiamo una definizione. Lo stesso dicasi delle modalità per il riconoscimento delle localizzazioni (L) 1, 2, 3: in sede di norma abbiamo le indicazioni solo di cosa sia una localizzazione. Si richiamano naturalmente i vincoli di natura urbanistica per la tutela dei centri storici (espresso richiamo del DL n. 114), così pure gli adeguamenti degli strumenti di intervento (in particolare la L.R. n. 56/77) che troveremo più avanti all'art. 7.
In allegato alla legge ci sono anche le tre tabelle di riferimento, che individuano i bacini, i Comuni attrattori e le modalità di addensamento e localizzazione.
In qualità di Giunta regionale, riteniamo di aver fornito una maggiore esplicazione degli indirizzi generali e dei criteri, dopo aver anche preso atto delle istanze portate avanti dai diversi Gruppi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, dal momento che cerchiamo di lavorare in modo serio per attuare la riforma del commercio, auspichiamo una reciprocità di impegno di esame e di confronto. Riteniamo che l'Assessore Pichetto ci dia la sua disponibilità, per quanto non ci soddisfi. Lo riteniamo un nostro interlocutore.
Ora, poiché si aprono questioni urbanistiche rilevanti, ci aspettiamo un'analoga reciprocità da parte dell'Assessore competente, a meno che l'Assessore competente non si dimetta. Se si dimettesse, sarebbe il Presidente Ghigo ad assumere - a tempo determinato - le sue competenze.
Se così non fosse, per correttezza reciproca, chiedo che l'Assessore competente ci spieghi cosa sta facendo. Ho preso atto, in precedenza, del rifiuto dell'Assessore competente a dire alcunché.
Presidente, finché non ci sarà una risposta, è chiaro che non riusciremo a procedere. In questo emendamento presentato dalla Giunta regionale ci sono delle questioni che interferiscono pesantemente con un corretto assetto legislativo della materia urbanistica in alcuni punti.
Con l'emendamento alla lettera c), che sopprime la precedente (che molto sinteticamente diceva che con una delibera di Consiglio regionale gli indirizzi generali avrebbero determinato "l'assetto territoriale della rete distributiva"), viene stabilito che - leggo la nuova lettera c) - con una delibera di Consiglio regionale gli indirizzi generali conterranno l'assetto territoriale della rete distributiva che è in funzione, ha le caratteristiche della struttura del commercio in sede fissa e su area pubblica, le caratteristiche morfologiche e la densità abitativa. Questo assetto territoriale individua i sottosistemi riferiti al settore distributivo - ed elenca i sottosistemi - individua i Comuni classificati secondo l'importanza commerciale e socio-economica, individua le zone di insediamento commerciale, gli addensamenti, gli ambiti territoriali riconoscibili ai fini della dinamica concorrenziale.
Quanto ho appena letto (la descrizione dell'assetto territoriale della rete distributiva, che è stato esplicitato, mentre prima era implicito) a me pare materia regolata dalla legge urbanistica vigente e, pertanto, non sia materia delegabile ad una delibera di Consiglio regionale.
Non so se sono stato chiaro, collega Saitta. Il punto è questo: nella legge si descrive la necessità di individuare, negli indirizzi generali che saranno contenuti in una delibera di Consiglio, elementi che sono contenuti nella legge urbanistica regionale e per i quali è previsto lo strumento del Piano Territoriale Regionale come strumento di esplicitazione dei contenuti stessi.
Non so, Assessori Pichetto e Botta, se sono stato chiaro, ma voi proponete questo.
Capovolgiamo la materia. La legge di riforma del commercio non è approvata, ma cosa dice la legge urbanistica sul problema dell'assetto territoriale del settore commerciale? Vediamo lo stato delle cose vigenti: l'art. 5 della legge urbanistica dice che tra i contenuti del Piano territoriale vi devono essere - leggo lo stralcio - i criteri localizzativi relativi alle attività commerciali di livello sovracomunale.
Questa affermazione di legge non può essere contraddetta o aggirata da una deliberazione di Consiglio regionale. E' una materia che deve essere contenuta nel Piano Territoriale Regionale e non demandata, con la legge ad una delibera del Consiglio regionale. C'è una sfasatura evidente che ritengo metta davvero in crisi una normativa di questo genere! Potrei fermarmi qui oppure andare avanti, ma, Assessore Pichetto riguardo agli aspetti urbanistici della programmazione commerciale, non riesco a capire come lei riesca ad affermare che la programmazione commerciale può vivere indipendentemente dai suoi effetti urbanistici. Non riesco a capirlo! Io dico che l'urbanistica non è solo commercio, ma che sicuramente è anche commercio.
Da un recente convegno dell'ASCOM, tenutosi a Perugia, è emerso che il commercio dovrebbe entrare organicamente, sin dall'inizio, nella materia urbanistica e che dovrebbe trovare, in quella materia, le risposte ai propri problemi ed insufficienze e la risoluzione ai momenti di crisi.
Questo è stato un elemento di novità, perché, in passato, il settore del commercio, un po' abbandonato dallo Stato, un po' autoescluso da un rapporto serio con esso, è riuscito comunque a sviluppare un proprio profitto economico; oggi, invece, in questa difficoltà di trasformazione profonda, dalla stessa Associazione commerciale emerge l'affermazione: "Noi siamo urbanistica, noi chiediamo che vi sia programmazione e pianificazione a tutti i livelli, compreso quello urbanistico, perché se non è così, e lasciamo lo sviluppo spontaneo del settore commerciale, tutta una serie di attività commerciali più deboli, minori o rarefatte, rischiano di entrare in crisi".
Insomma, l'assetto commerciale e quello urbanistico non possono essere recisi; possono avere legami più o meno stretti, ma non si possono recidere.
Assessore Botta e Assessore Pichetto, sempre in questo emendamento si introduce un nuovo strumento urbanistico, perché nella lettera e) si dice che "i Comuni adottano" - leggo solo quello che interessa - "specifico progetto denominato di qualificazione urbana". Le parole o sono pietre come diceva qualcuno - o sono farfalle - come possiamo dire noi adesso.
Nelle leggi le parole dovrebbero essere pietre.
In Italia, dove in questi anni abbiamo inventato - ogni paio d'anni uno strumento urbanistico nuovo per risolvere un certo problema, non si sente proprio il bisogno di affiancare, nella foresta degli strumenti urbanistici, un nuovo strumento. Direi proprio che non se ne può più; dal 1942, quando abbiamo inventato i Piani Particolareggiati Esecutivi, abbiamo continuato a nominare i Piani Particolareggiati Esecutivi sotto la forma delle più diverse sigle. L'ultima è il Piano di Riqualificazione Urbana seppure con piccole differenze.
La frase che recita: "I Comuni adottano specifici progetti denominati di 'qualificazione urbana'", dato che il termine "adozione" e il termine "progetto di qualificazione urbana" presuppongono uno strumento che descrive un assetto territoriale, altrimenti non si sa che cos'è e quindi descrive ambiti territoriali, edifici, attività, le prende in considerazione, ne propone la trasformazione e via dicendo: è un progetto di qualificazione urbana. Allora, che cos'è è questo progetto? Se noi vogliamo inventare, accanto a tutti gli altri ...



PRESIDENTE

Consigliere, lei fa delle domande interessanti, però le ricordo il tempo.



CHIEZZI Giuseppe

Io le ricordo che l'Assessore Botta non ha detto una parola. Se avesse parlato lui ...



PRESIDENTE

Ponga le sue domande, Consigliere.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, per me non ci sono problemi a parlare per un'ora. Sto ponendo dei problemi, non mi sembra di fare delle chiacchiere per perdere tempo; non mi diverto neppure, proprio niente! Allora, se si inventa un nuovo piano, questo nuovo piano deve essere inserito in una decisione urbanistica e a questo punto bisogna spiegare come lo si fa per altri piani (vedi il Piano Territoriale Operativo).
Bisogna risolvere un problema, e questo piano, Presidente del Consiglio non può nascere con la delibera: deve nascere nella legge, ma deve nascere nella legge secondo una precisazione delle modalità e dei contenuti di questi progetti di qualificazione urbana, che non possono essere compresi in una delibera, ma devono essere - come lo sono gli altri piani - previsti nella legge! Quindi, se si vuole introdurre l'adozione di specifici progetti di qualificazione urbana, per cortesia scriviamo in legge - come modifica della L.R. n. 56/77 - cosa sono, come si adottano e quali contenuti hanno.
Giriamo pagina. Nel comma terzo - altra parte dell'emendamento - emerge un problema analogo, perché nel comma terzo si dice che una deliberazione del Consiglio regionale dovrà contenere i vincoli di natura urbanistica relativi alla quantificazione dei servizi (parcheggi ed altre aree). Ma noi abbiamo una legge urbanistica che agli artt. 21 e 22 ha fissato la misura di queste necessità - con legge! - prescrivendo "5 metri quadrati per abitante di aree per centri commerciali e mercati", ed è legge della Regione, questa! Se si vogliono modificare questi standard urbanistici lo possiamo fare ma con la legge. Viceversa, il testo della Giunta dice che i vincoli saranno decisi attraverso una deliberazione. Non va! I vincoli, in armonia con la L.R. n. 56/77, li decide una legge.
Altra cosa: la lettera g) dice che "le procedure per adeguare gli strumenti urbanistici saranno contenuti nella delibera". Eh no! Noi abbiamo una legge in cui si dice, all'art. 15, sul Piano Regolatore, che gli strumenti urbanistici vengono adeguati secondo un certo percorso. Non possiamo in questa legge dire che per il settore del commercio il percorso sarà determinato da una deliberazione, quando per tutti gli altri settori il percorso è definito dalla L.R. n. 56/77.
Questi problemi - ho finito, ringrazio il Presidente - sono tutti legittimi, se la Giunta ritiene, ed approvabili, ma all'interno dello strumento giusto, lo strumento abile a farlo: una legge. Se rimane così, ed è per questo che chiedo che sia l'Assessore Botta a rispondere, perché è l'Assessore Botta che gestisce tutti i giorni la legge urbanistica l'Assessore Pichetto non gestisce tutti i giorni la legge urbanistica: il Piano territoriale lo fa l'Assessore Botta, non l'Assessore Pichetto; i Piani Regolatori li approva Botta, non Pichetto e allora ...



PRESIDENTE

Il senso della sua domanda è chiaro.



CHIEZZI Giuseppe

Allora, io chiedo per cortesia che si risponda nel merito di queste osservazioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Spagnuolo; ne ha facoltà.



SPAGNUOLO Carla

Il collega Chiezzi ha utilizzato diciassette minuti per dire, in maniera molto argomentata, tutta una serie di sue osservazioni. Io gliene ho teoricamente prestati sette, ma tengo gli ultimi tre a mia disposizione perché in tre minuti ritengo di poter esprimere il nostro concetto.
Noi abbiamo scelto, come Gruppo consiliare - e lo abbiamo già detto in aula - di non contrastare il percorso in base al quale la legge proposta dalla Giunta possa essere votata dal Consiglio. Noi non voteremo a favore di questa legge ed argomenteremo poi perché, ma abbiamo ritenuto che questo provvedimento dovesse vedere e concludere il suo percorso in aula possibilmente senza perdere tempo, per evitare il potere sostitutivo del Governo previsto dalla normativa Bersani. Abbiamo tutta una serie di perplessità che, per economia di tempo, richiamerò nella dichiarazione di voto conclusiva. Quindi, noi non stiamo intervenendo sui diversi articoli a seguito di questa nostra scelta che abbiamo comunicato dal punto di vista politico.
Non partecipiamo al voto su tutta una serie di emendamenti, perch discutendoli dovremmo collocarci su posizioni di voto; non discutendoli non partecipiamo al voto.
Resta però, Assessori Pichetto e Botta, una grande questione.
L'Assessore Pichetto non ci ha convinto in moltissime delle sue prese di posizione.
In Commissione abbiamo anche detto all'Assessore Pichetto che a volte usava degli argomenti, per arrivare ad una conclusione, che erano gli stessi che altre volte aveva usato per arrivare alla conclusione contraria.
Io non mi scandalizzo, nel senso che questa è una materia molto complessa e le cose possono essere viste da un'angolatura piuttosto che da un'altra però bisogna dire che le argomentazioni che ha presentato l'Assessore Pichetto per lo più non ci hanno convinto. L'Assessore Pichetto ha poi scelto la strada di inserire in legge delle parti che non ha tolto dalla deliberazione, ma che possono fare riferimento all'impianto deliberativo: anche questa è stata una scelta sulla quale torneremo nella dichiarazione di voto.
C'è però un'osservazione di natura politica, ma anche di merito, che ci impone di intervenire adesso: non è pensabile - l'abbiamo detto in Commissione, lo confermiamo adesso in aula - che non ci siano osservazioni considerazioni, un concorso, un'elaborazione di questo testo di legge, che abbiano natura di tipo urbanistico. Qui si nega una delle caratteristiche fondamentali, che è ormai patrimonio di qualsiasi comunello del Piemonte...
Vedo che l'Assessore Botta se ne sta andando.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica (fuori microfono)

Consigliera, mi consenta di alzarmi.



SPAGNUOLO Carla

Ho avuto l'impressione che lei se ne andasse e, stante i precedenti l'impressione era fondata, e lei non può dire che non è vero.
La richiesta che l'Assessore all'urbanistica assumesse una posizione su questa materia l'ho già fatta in Commissione nella maniera più determinata e garbata possibile. Però l'Assessore all'urbanistica ritiene sempre che in questa materia non ci sia nulla da dire, quando - ripeto - è patrimonio del più piccolo dei Comuni del Piemonte e non, quindi anche a livello nazionale, che oggi la materia di carattere commerciale, soprattutto non dico per la grande distribuzione, ma per i grandi insediamenti, è sostanzialmente regolata dalla normativa di carattere urbanistico.
Ci sembra - lo diciamo con determinazione e con il garbo che sappiamo avere - impossibile che non ci siano delle risposte, delle prese di posizione e che tutto venga addossato all'Assessore Pichetto, che sta facendo del suo meglio in questa materia, quanto meno nel cercare di elaborare delle posizioni.
Riteniamo che questo non possa essere nemmeno realistico dal punto di vista della programmazione di carattere commerciale e pertanto chiediamo ulteriormente che l'Assessore all'urbanistica ci dica che cosa possono determinare gli indirizzi generali richiamati all'art. 3 "Indirizzi generali per l'insediamento delle attività commerciali e criteri di programmazione urbanistica". Noi vorremmo, in quanto lo riteniamo importante, una relazione dell'Assessore all'urbanistica almeno su questo punto. L'abbiamo chiesto in Commissione, lo chiediamo adesso in aula perché è patrimonio conoscitivo di qualsiasi operatore del settore, di qualsiasi Sindaco di Comune grande o piccolo, che oggi la materia commerciale è sostanzialmente regolata dagli strumenti di carattere urbanistico, a questo livello; a maggior ragione da quando, a tutti i livelli - decreto Battaglia e adesso Bersani - si va verso la strada della liberalizzazione.
Sostenere che l'urbanistica non ha niente da dire significa non voler affrontare le questioni, le conseguenze e le ricadute, molto importanti, di questo provvedimento legislativo.
Quindi, siamo intervenuti, come Gruppo consiliare, derogando a quello che è il nostro orientamento, perché su questa materia ci sembra che una presa di posizione sia un atto dovuto.
Non voglio riprendere le osservazioni del Presidente della Giunta: non si tratta di chiedere un contentino, ma di capire, dal punto di vista dell'urbanistica, qual è la ricaduta che questo provvedimento di natura commerciale comporta sul territorio del Piemonte. Non si può non dare una risposta su questo tema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

I colleghi Chiezzi e Spagnuolo, sottolineando gli aspetti di carattere urbanistico, evidentemente non hanno sollevato delle questioni pretestuose ma hanno centrato il tema in discussione.
A mio avviso, la questione urbanistica non è secondaria; anzi, direi che è principale rispetto al tema che stiamo affrontando, e lo dico anche constatando come ormai sia un po' un vizio della Giunta regionale nell'applicazione delle Bassanini. Nel senso che, mancando una visione d'insieme - mi sembra questo, collega Chiezzi, il ragionamento - sulla riforma che si vuole introdurre attraverso le leggi Bassanini, ogni Assessore si fa la sua legge: c'è l'agricoltura, e ognuno si fa la legge sull'agricoltura; poi arrivano i trasporti, e ognuno si fa la legge sui trasporti, introducendo delle modifiche in settori che non sono di loro competenza. Ricordo - e lo stesso schema viene applicato adesso per il settore commerciale - che quando si è trattato di progettare il disegno di legge regionale per il trasporto locale, abbiamo persino modificato la legge sulla viabilità, nel senso che il Piano dei trasporti venne totalmente modificato facendo riferimento non soltanto al trasporto, ma addirittura alla viabilità. In altre parole, ogni legge di settore diventa un'occasione per porre mano ad altre materie e gli Assessori che seguono le altre materie non oppongono alcun tipo di resistenza o di valutazione: diventa un fatto settoriale. Anche in questo caso: se il collega Chiezzi che è stato molto attento nel dibattito, non avesse sollevato delle questioni relative alla L.R. n. 56/77, tutta questa tematica sarebbe passata come una questione di carattere commerciale, cioè nessuno si sarebbe accorto che questa era una modifica importante alla legge regionale urbanistica n. 56/77.
Presidente Ghigo, come si fa a dire che questo non c'entra niente? Glielo dico, perché giustamente lei non può seguire tutto, ma nel momento in cui modifichiamo la L.R. n. 56/77 e si dice che il Comune che modifica il Piano Regolatore per adeguarlo a queste norme fa una variante strutturale, e la Regione ha sei mesi di tempo, altrimenti c'è il silenzio assenso per l'approvazione del piano, non è una modifica di poco conto! Dov'è scritto, nel DL n. 114, che la Regione ha sei mesi di tempo e deve introdurre il principio del silenzio-assenso? Poiché queste varianti al Piano Regolatore consentiranno di trovare aree per la media e grande distribuzione, questa è una scelta di fondo.
La legge regionale urbanistica n. 56/77, come modificata, non stabilisce una corsia preferenziale, ma un'autostrada per approvare le varianti ai Piani Regolatori strutturali, che consentono insediamenti di media e grande distribuzione, mentre questo atteggiamento, Presidente, non c'è per le altre attività produttive: non c'è per le attività industriali non c'è per le attività artigianali. Non è scritto da alcuna parte che noi dobbiamo fare un'autostrada per il commercio. Qui viene stabilito il principio importante del silenzio-assenso, ma mi chiedo qual è il motivo per cui l'Assessore all'urbanistica ha consentito questa corsia preferenziale per il commercio.
Chi c'è alle porte a chiedere immediatamente queste nuove aree industriali? E perché dobbiamo fare una corsia preferenziale? Cosa diciamo agli imprenditori o agli artigiani che chiedono una modifica al Piano Regolatore? Rispondiamo che non possiamo, perché dobbiamo avere la precedenza sulle questioni commerciali? Assessore Botta, lei deve essere garante di questo aspetto; lei non pu farsi scippare questa procedura da parte dell'Assessore al commercio.



(Commenti dell'Assessore Botta)



SAITTA Antonino

No, è così! Qui viene introdotto il principio del silenzio-assenso che se ha un significato, lo introduciamo dappertutto: lo trovo giusto.



(Commenti dai banchi della Giunta)



SAITTA Antonino

No, la Bersani non dice questo. La Bersani non cita il termine di sei mesi, ma dice: "Le Regioni stabiliscono il termine non superiore a 180 giorni, entro il quale i Comuni sono tenuti ad adeguare gli strumenti urbanistici".
Noi possiamo dare le indicazioni: i Comuni hanno sei mesi per adeguare varianti parziali, varianti strutturali, varianti non varianti, quello che vogliamo, ma non c'è scritto: da questa norma non si desume che la Regione Piemonte deve stabilire una corsia preferenziale, né che i Comuni devono farlo entro sei mesi, per poi chiedere il potere sostitutivo. In questo caso, viene stabilito questo nuovo principio del silenzio-assenso: principio molto importante, che abbiamo sempre proposto e suggerito chiedendo, molto tempo fa, una modifica all'art. 15, proponendo una variante all'interno dei Piani Regolatori. Da questo, però, non si desume che bisogna stabilire una corsia preferenziale per variare i Piani Regolatori, che localizzano ed individuano non soltanto gli addensamenti commerciali, ma localizzano nuove aree di insediamento commerciale, per garantire quella concorrenza tra media e grande distribuzione...



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Vorrei che i Consiglieri siano più attenti, non si può proseguire in questo modo.



SAITTA Antonino

Parto da un dato che mi sembra più chiaro.
La scelta a favore della media e grande distribuzione per modificare i Piani Regolatori ci consentirà di dire che questa Giunta, a partire dal suo Presidente Ghigo, ha scelto di privilegiare questa attività produttiva rispetto alle altre.
Vi sono molti Comuni che hanno fatto delle varianti per nuovi insediamenti produttivi, ma questi devono seguire le procedure normali: due tre anni. Gli insediamenti artigianali, ugualmente, devono seguire le procedure solite: due-tre anni.
Gli insediamenti commerciali, invece, entro sei mesi, se nessuno dice nulla, vanno approvati! E' una delle questioni centrali, non la principale ma che sottolineo, perché questa è una scelta di fondo.
Riprendo il problema che ha posto il collega Chiezzi, che dice: in fondo, il DL n. 114 dice che la Regione deve dare i criteri di programmazione urbanistica, riferiti al settore commerciale, e non i criteri commerciali per i settori urbanistici. E' una cosa diversa! I criteri urbanistici per il settore commerciale.
E' stato totalmente invertito il processo, perché se la Bersani dà questa indicazione, è affinché nella legge urbanistica e nella normativa urbanistica siano introdotti gli elementi per verificare, nel momento in cui si trova l'area, la compatibilità dal punto di vista territoriale degli insediamenti commerciali. Non è una legge di settore, Assessore Pichetto, è chiaro anche nel titolo dell'art. 3; parliamo di criteri di programmazione urbanistica. D'altronde, quando si fa un Piano Regolatore e si individuano delle aree, si individuano delle aree per le attività produttive, ma esistono anche delle attività commerciali. Quindi, rientra in tutto il processo urbanistico, in tutta la procedura di carattere urbanistico. Se leggiamo la L.R. n. 56/77, quando si fa un Piano Regolatore dovrebbe esserci una coerenza con il Programma regionale di sviluppo, là dove c'è.
Siccome non c'è, qui si naviga a vista. Il Programma di regionale di sviluppo non c'è, però abbiamo un Piano Territoriale Regionale.
In Commissione ho fatto notare che in questo disegno di legge non c'è o ci sono scarsissimi riferimenti al Piano Territoriale Regionale, che è quello che definisce, in ogni caso, la compatibilità dal punto di vista ambientale degli insediamenti produttivi.
Non può essere ignorato: è una legge attraverso la quale abbiamo fatto le scelte che ci consentono di fare una valutazione della compatibilità degli insediamenti produttivi. Gli insediamenti commerciali sono insediamenti produttivi a tutti gli effetti, quindi questo privilegio per il commercio mi pare incomprensibile.
Assessore Botta, spero che lei concordi su questo fatto. Questo privilegio di procedura per il settore commerciale è impossibile.
Per quanto riguarda l'art. 3 e gli emendamenti proposti dalla Giunta dico che finalmente si è fatta chiarezza, nel senso che la Giunta ha accolto il suggerimento che abbiamo dato: portare in legge alcuni elementi principali contenuti nella delibera più volte citata.
E' immediatamente percepibile e chiaro, leggendo la legge, qual è il disegno della Giunta regionale. Mi pare che questo sia un fatto estremamente corretto. Lo volevo evidenziare, perché l'Assessore ha tenuto conto delle osservazioni e ha fatto chiarezza.
Constato, a questo punto, che l'impostazione complessiva della Giunta nel momento in cui mette in relazione le tipologie del Comune (centro metropolitano, Comuni intermedi e secondari) con quelle delle strutture produttive, con la tipologia degli insediamenti commerciali e della localizzazione, cioè mette in relazione quattro tipologie (Comuni strutture distributive, addensamenti commerciali e tipologie delle localizzazioni), non fa altro che continuare con il metodo della programmazione regionale, in esecuzione della legge n. 426.
E' lo stesso schema, è identico a quello della programmazione regionale della legge n. 426. Basta prendere le delibere, che venivano emanate dalla Giunta regionale, per quanto riguarda la questione dei nulla osta, per verificare che lo schema è identico e non c'è alcuna differenziazione.
Questo sforzo di tentare qualche modalità che sia più coerente con la legge urbanistica, dal punto di vista della compatibilità territoriale, non è stato fatto. Si continua con il vecchio schema della legge n. 426. Lo constato, così come constato che, in tutto questo impianto, nel momento in cui vengono definite le tipologie - mi riferisco in modo particolare a quelle del Comune - non è stato chiarito come si chiamano queste aree di programmazione (programmazione relativamente, perché si programma un bel nulla; non c'è alcuna autorità che programma qualcosa, quindi non sono aree di programmazione). Queste conurbazioni e queste aggregazioni a quali requisiti rispondono? A requisiti di carattere commerciale, urbanistico? Sono quelli antichi.
In Commissione non è stata data una motivazione. Perché queste e non altre? Perché, per esempio, per la conurbazione metropolitana si è tenuto conto dei Comuni dell'area metropolitana agli effetti della determinazione dell'autorità metropolitana: bacino di utenza commerciale, o che cosa? Anche qui non c'è una motivazione, o c'è una casualità, oppure c'è un riferimento a tipologie antiche che, in ogni caso, per come sono state strutturate queste tipologie e come sono intrecciate, hanno le caratteristiche di una programmazione forte, come prevedeva la legge n.
426, e - ripeto - fortemente dirigistica, che contrasta non soltanto con il DL n. 114, ma con la legge n. 142/90. Contrasta con il ruolo della Provincia in materia di Piano territoriale di coordinamento. Contrasta enormemente! Posso capire che possono essere date indicazioni, non scelte indicazioni di questo tipo che costituiscono la rete per una valutazione che deve fare un livello sovracomunale, ma se questa valutazione e questi criteri servono soltanto a chi intende fare l'intervento di medio o grande distribuzione - ci sto, non ci sto - il rapporto è questo: senza un passaggio di un livello sovracomunale che verifica la compatibilità territoriale - non c'entra niente con la Bersani - questo vuol dire non concorrenza. Vuol dire, alla fine, creare una condizione favorevole in determinate zone e all'interno dei Comuni, nelle aree che saranno individuate in modo preciso da parte dei Comuni per le localizzazioni dal punto di vista delle medie e grandi distribuzioni. Questo è il tema in discussione.
Concludo, Presidente, dicendo che tutte queste considerazioni ci inducono a ritenere come sia stata sottovalutata la questione urbanistica: è un problema di Piani Regolatori, in sostanza. Si fanno le varianti ai Piani Regolatori, non è che facciamo le delibere per applicare il DL n.
114, ma varianti strutturali o parziali al Piano Regolatore. E nel momento in cui si fanno le varianti al Piano Regolatore spero che valga il principio classico, di cui abbiamo sempre tenuto conto, di dare autonomia ai Comuni che debbono rispondere alle esigenze delle proprie Amministrazioni comunali e debbono fare in modo che le scelte siano compatibili, dal punto di vista territoriale, con i livelli che in qualche maniera hanno programmato anche scelte di tipo sovracomunale. Questo non c'è più.
Assessore Botta, noi passiamo su tutto, qui si passa su tutto perché i Comuni devono applicare in modo puntuale e preciso questo intreccio di classificazione che definisce tutto: i Comuni che saranno costretti a fare ciò che l'Assessore Pichetto ha detto e scritto e che lei non ha verificato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica

Visto che continuamente vengo chiamato in causa, devo dire che da parte dell'Assessorato c'è stata, in sede di Commissione, la massima collaborazione nell'elaborazione del testo di legge e della deliberazione che è tuttora in esame nelle Commissioni II e VII.
Ho ascoltato le obiezioni dei Consiglieri Chiezzi, Spagnuolo e Saitta con sfumature diverse e con il garbo che ognuno sa dare alle proprie valutazioni ed osservazioni.
Evidentemente, non posso dichiararmi, come ho già detto in sede di discussione generale, in contrasto con l'Assessore Pichetto. Non credo che questo sia l'intendimento di alcuni di voi che sono intervenuti. Ci sono delle obiezioni - in particolare da parte del Consigliere Saitta e rilevate anche dai giornali locali che ho avuto modo di leggere - anche pesanti: sono state richiamate quaranta gru in Piemonte, facendo, secondo me un'azione di richiamo forte. Però, a mio avviso, questa critica che ci viene rivolta deve essere spostata sul livello nazionale, cioè sul decreto Bersani. Quando da parte dei Gruppi di opposizione si criticava molto la programmazione urbanistica e l'urbanistica contrattata e negoziata, ebbene signori, qui siamo nel classico caso di urbanistica negoziata che deriva da provvedimenti di ispirazione nazionale: lo Sportello unico delle imprese non l'abbiamo inventato noi! Gli Accordi di programma, che bypassano la pianificazione urbanistica, non li abbiamo inventati noi!



(Interruzione fuori microfono del Consigliere Saitta)



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica

Sto dicendo che tutta la filosofia nazionale che viene avanti...
(Ulteriore interruzione fuori microfono del Consigliere Saitta)



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica

Quello che è il dettato e la scelta nazionale... Poi, scusate, ma vorrei ritornare un attimo sui vari interventi dei Consiglieri dei Gruppi di opposizione.
In sostanza, si sostiene che da parte della Giunta regionale si vuole favorire soltanto la media e grande distribuzione. Ricordo che nell'articolato proposto in prima stesura era presente una disposizione che era proprio un'integrazione all'art. 17 della L.R. n. 56/77, che facilitava i cambi di destinazione d'uso per il commercio. Ricordo che questa impostazione è stata, in particolare dal Consigliere Chiezzi, pesantemente criticata, tant'è che alla fine è stata stralciata. Quindi, riportiamo le cose sul piano della serenità del confronto.



(Interruzione fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica

Ora, sotto il profilo dell'assetto territoriale - ed è già stato detto dal collega Pichetto, del quale condivido ovviamente ogni considerazione sono proprio gli assetti del decreto Bersani che trovano recepimento nella legge regionale, attraverso la previsione di un nuovo tipo di programmazione per gli insediamenti commerciali. E' ovvio che queste scelte avranno delle ricadute sul territorio e pertanto investiranno anche la sfera urbanistica, però questa sarà poi la fase attuativa di questo processo. E la legge che viene proposta al Consiglio regionale, come ha più volte richiamato il collega Pichetto e come è stato ricordato in occasione della discussione generale, è di attuazione del decreto legislativo nazionale Bersani. Questo bisogna sempre ricordarlo: sembra quasi che la Regione improvvisamente sia impazzita e voglia in qualche modo inondare il territorio regionale di centri commerciali, ma così non è.
Ritengo comunque che la legge e la delibera siano migliorabili. Quindi attendo, insieme al collega Pichetto, eventuali proposte, perché vanno bene le critiche, le domande e una sorta di interrogatorio rivolto all'Assessore all'urbanistica, però vorrei capire se ci sono delle concrete e serie proposte emendative, che potremo valutare in aula. Questo mi sento di chiedere ai colleghi che prima, con tanta insistenza, hanno fatto all'Assessore una sorta di interrogatorio.
Per cortesia, non siamo in un'aula giudiziaria! Per quanto riguarda la compatibilità, ritengo che la legge e la deliberazione, con le modifiche che sono state apportate nelle Commissioni II e VII, siano perfettamente compatibili con la materia urbanistica; anzi non ci sono nuovi strumenti urbanistici. Prima il Consigliere Chiezzi richiamava il Progetto di Qualificazione Urbana e il Progetto di Rivitalizzazione, che comunque ricadono sempre all'interno degli strumenti urbanistici vigenti. Non mi pare che siano nuovi strumenti urbanistici: sono dei progetti che andranno a collocarsi all'interno degli strumenti urbanistici vigenti della L.R. n. 56/77.



(Interruzione fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica

Penso a programmi complessi, ai PRIU, ecc. Sono anche decreti ministeriali e comunque rimandano ad Accordi di programma previsti dalla legge o a varianti dei Piani Regolatori. Quindi, faccio il massimo sforzo per dare soddisfazione reciproca sia a noi che a voi, però attendo anche da parte vostra - consentitemi - delle proposte emendative concrete su questo piano.



PRESIDENTE

Considerata l'ora, sospendiamo l'esame del disegno di legge.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.44)



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