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Dettaglio seduta n.387 del 21/09/99 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Nella Conferenza dei Capigruppo si è trovata un'intesa per effettuare il dibattito sulla OP Computer. Se ci sarà l'opportunità, incontrerò anche i rappresentanti dei lavoratori. Discuteremo i punti 14, 58, 11 e 13 all'o.d.g.
Abbiamo anche assunto l'impegno di affrontare l'argomento "Timor Est".


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazione dell'Assessore Pichetto relativa alle problematiche della OP Computer ed esame degli ordini del giorno collegati


PRESIDENTE

Chiederei di iniziare subito, come concordato, con il problema dell'OP Computer, sulla quale la Giunta renderà una comunicazione all'aula.
La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria

Questa comunicazione, Presidente, costituisce anche, se i firmatari lo ritengono, la risposta a diverse interpellanze e interrogazioni presentate nell'ultimo periodo alla Giunta regionale, con una premessa: il Gruppo Olivetti ha operato, come loro sanno, fin dall'inizio degli anni '90, varie ristrutturazioni, che hanno avuto come conseguenza un calo degli occupati in Piemonte superiore a 7.000 posti di lavoro, concentrati per la gran parte nell'area del Canavese.
A seguito della crisi, l'Olivetti ha deciso di procedere alla cessione del settore dei Personal Computer unitamente ad altri rami di attività aziendale.
Nell'aprile del '97, l'Olivetti Personal Computer venne ceduta alla Società Pidmont International, appartenente a un gruppo statunitense che faceva capo al finanziere Edward Gottesmann.
Con il trasferimento dell'Olivetti Personal Computer, la nuova società subentrante si assumeva l'onere del finanziamento e della gestione dell'attività del Personal Computer. Inoltre, l'accordo prevedeva un rapporto di reciproca collaborazione e scambio di informazioni tra Olivetti e Pidmont, tale da consentire la progettazione e la realizzazione di personal computer corrispondenti alle esigenze delle due società.
Il marchio commerciale e il nome Olivetti vennero concessi in licenza d'uso in relazione ai prodotti personal computer per vent'anni, con la possibilità di rinnovo per analogo periodo.
A pochi giorni dalla cessione, già nell'aprile del '97, la Pidmont annunciava la richiesta di mandare in cassa integrazione a rotazione 450 addetti alla produzione nello stabilimento di Scarmagno.
In relazione a questa problematica venne raggiunto un accordo tra aziende e organizzazioni sindacali, in base al quale il problema della saturazione produttiva veniva risolto con l'attivazione di corsi di formazione professionale a carico dell'azienda, nonché con l'utilizzo di alcuni giorni di ferie e festività senza far più ricorso alla cassa integrazione.
Tuttavia, già nella primavera del '98, l'Olivetti Personal Computer aprì unilateralmente la procedura di cassa integrazione straordinaria a zero ore per tre anni per oltre 400 dipendenti, con ulteriori conseguenze negative sull'occupazione dell'area canavesana.
Ricordo che in quel periodo ci fu già un dibattito in Consiglio regionale, mi pare verso febbraio o marzo 1999 - chiedo venia ai colleghi sulla data -, quando fu esaminata la questione relativa all'apertura della crisi. Fu anche istituito un Tavolo Nazionale, cui partecipammo con il Ministero dell'industria, che in quel momento si incentrava sulla ricerca dei finanziamenti per l'Olivetti Personal Computer di Gottesmann.
A partire da maggio '98, nel corso di una trattativa che ha coinvolto le organizzazioni sindacali, l'Azienda e le istituzioni locali...



(Entra in aula una delegazione di lavoratori dell'Olivetti, esibendo uno striscione)



PRESIDENTE

Per cortesia, lo striscione non è nostra tradizione. Do il benvenuto ai rappresentanti dell'Olivetti nell'aula del Consiglio, ma prego cortesemente, di rimuovere lo striscione.
Prego, Assessore.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria

...veniva ribadita la necessità che il Governo definisse un valido piano industriale nel settore dell'informatica e un intervento per un rilancio produttivo sia dell'Azienda sia dell'intera area canavesana.



(Commenti in aula a causa dell'esposizione dello striscione da parte dei lavoratori dell'Olivetti)



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria

PAPANDREA Rocco (fuori microfono)



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria

Non è un dramma!



PRESIDENTE

Signori, noi siamo vicini ai vostri problemi, ma non è nella tradizione di quest'aula esporre striscioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Mi rendo conto che, dal suo punto di vista, sia più che opportuno fare un richiamo che d'altronde le compete. Penso però che sia altrettanto opportuno lasciare che i lavoratori rappresentanti della OP Computer espongano le insegne del loro problema.
La proposta che le rivolgo è la seguente. Sospenda formalmente la seduta; i lavoratori potrebbero assistere ai nostri lavori, in seduta formalmente sospesa e non vi sarebbe alcuna ragione per chieder loro di rimuovere lo striscione.
Le chiedo, quindi, di sospendere formalmente la seduta e di iniziare il nostro dibattito in presenza dei lavoratori e del loro striscione.



PRESIDENTE

Quella da lei esposta è una modalità non concordata. Non posso accettare, per un preciso articolo del nostro Regolamento, striscioni in aula: chiedo alla cortesia dei rappresentanti dei lavoratori di rimuoverlo.
Personalmente, insieme ad altri colleghi, sono assolutamente disponibile a ricevere i lavoratori, ma non possiamo svolgere i lavori di Consiglio in presenza di striscioni. Con questa richiesta credo di essere attento interprete non solo delle tradizioni, ma di un preciso impegno e obbligo che mi compete in base al nostro Regolamento.
Scusate devo sospendere la seduta.



(La seduta, sospesa alle ore 15.28 riprende alle ore 16.23)


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Come convenuto nella riunione della Conferenza dei Capigruppo proporrei l'esame del punto 11) all'o.d.g.: "Partecipazione della Regione Piemonte all'Agenzia di Pollenzo S.p.A." Relatrice è la Consigliera Casari.
In attesa che la Consigliera Casari prenda posto passiamo alle comunicazioni del Presidente del Consiglio.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Farassino, Ferrero e Rosso.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del punto 11) all'o.d.g. "Esame disegno di legge n.
464".
Il provvedimento in Commissione ha avuto la seguente votazione: favorevoli i Gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, CDU, CCD, Lega Nord non ha partecipato alla votazione il Gruppo DS.



(Voci in aula)



PRESIDENTE

Sulla OP Computer, come abbiamo sentito, c'è una Commissione che si sta interessando di concordare un ordine del giorno unitario.
La relazione dell'Assessore Pichetto è stata riassunta...



CHIEZZI Giuseppe

Ma Presidente, abbiamo sospeso la seduta, mentre l'Assessore Pichetto stava leggendo la relazione! Chiedo che si ricominci dalla relazione e si svolga il dibattito...



PRESIDENTE

Non c'è alcuna formalizzazione. Vi sono vari ordini del giorno: uno porta la sua firma, credo che lei sia presente..., non si tratta di Commissione formale. Le posizioni sono espresse nell'ordine del giorno lei, Consigliere, intende intervenire?



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Chiedo che l'Assessore Pichetto termini la sua relazione, la cui lettura è iniziata prima della sospensione dei nostri lavori.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazione dell'Assessore Pichetto relativa alle problematiche della OP Computer ed esame degli ordini del giorno collegati (seguito)


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria

...Nel maggio '99 OP Computer veniva dunque ammessa prima a un breve periodo di amministrazione controllata, quindi alla procedura fallimentare e affidata ad Eurocomputer - società costituita tra i manager dell'azienda con finanziamento di 50 miliardi da parte di Olivetti - con un termine fissato in un primo tempo fissato al 31 luglio, in seguito prorogato fino alla metà di settembre.
Il periodo di affitto, come impegno all'acquisto, doveva servire per individuare una soluzione stabile, dal punto di vista produttivo e occupazionale, nonché finanziario, mediante la ricerca di partner in grado di offrire una prospettiva all'azienda.
Questi partner si prospettava fossero di due tipi: partner industriali e partner finanziari.
A questo proposito il tavolo di crisi costituito tra il Governo, la Regione, gli Enti locali e le parti sociali, riteneva di puntare al coinvolgimento di Itainvest, la finanziaria pubblica che acquisisce partecipazioni in società industriali.
Nel corso dell'incontro del 14 settembre scorso, il sottosegretario on.
Gianfranco Morgando ribadiva però la definitiva rinuncia di Itainvest ad intervenire nel capitale sociale dell'azienda, in quanto al momento non esistevano le condizioni perché l'investimento fosse effettuato.
Nell'imminenza della scadenza del contratto di affitto, Eurocomputers presentava al Tribunale di Ivrea la richiesta di ulteriore proroga motivandola con la necessità di acquisire maggiori elementi rispetto ai contatti in corso con la finanziaria libica Lafico e con un fondo chiuso statunitense, potenziali partner finanziari.
Tale richiesta di proroga non veniva però accolta dal Tribunale che, in sostanza, non avrebbe ritenuto sufficienti gli elementi addotti dal Eurocomputers.
Dal sommario richiamo allo svolgersi della vicenda, i cui numerosi passaggi sono peraltro ben noti all'opinione pubblica, emergono le seguenti considerazioni.
La Regione ha seguito con grande attenzione e determinazione lo sviluppo della vicenda, essendo direttamente coinvolta nella vertenza e dal "tavolo" di crisi. La rilevanza dell'operazione impedisce alla Regione ogni tipo d'intervento, anche con propri Enti strumentali. Ricordo che l'entità del finanziamento richiesto, o comunque del fabbisogno, è di circa 150/200 miliardi (a regime dovrebbe essere 250 miliardi), per un avvio ordinario dell'attività.
Attualmente, la società ha un fabbisogno, per deficienza economica, di 15 miliardi al mese. Ci rendiamo tutti conto che anche l'ipotesi prospettata da alcuni d'intervenire con Enti strumentali, in questo caso regionali - mi riferisco alla Finpiemonte - non ha senso proprio per la portata dell'intervento.
Nel giro di uno, due mesi, verrebbe vanificato ogni tipo d'intervento.
Riteniamo quindi che il primo referente della vertenza debba rimanere il Governo, anche perché l'unico in grado di disporre degli strumenti per assicurare la ripresa produttiva e occupazionale, inquadrando la vicenda OP Computer nel più generale problema di assicurare al sistema produttivo nazionale una presenza indispensabile in un settore di rilevanza strategica come quello informatico.
Il polo di Scarmagno è l'unico polo informatico nazionale; la decisione del Tribunale di non consentire la prosecuzione dell'affitto a Eurocomputers, per quanto abbia drammatici risvolti per gli addetti coinvolti - 1.200 lavoratori cui va la nostra piena solidarietà - riapre lo scenario e consente forse di sbloccare la situazione di stallo cui si era arrivati, coinvolgendo maggiormente i massimi livelli di responsabilità nella ricerca di una prospettiva concreta.
Naturalmente, questa ricerca di prospettiva concreta passa dal tavolo della Presidenza del Consiglio, a partire da una serie di interventi: in primo luogo dalla ripresa dell'esame con Italinvest. Italinvest è l'unica finanziaria pubblica, in questo momento, ad avere capacità manageriali e forza finanziaria per entrare nei dettagli della contrattazione con i potenziali partner industriali che, secondo quanto dichiarato dal Governo hanno dato la loro disponibilità a prendere in considerazione l'acquisto diretto, o anche solo la qualità di soci, con altre cordate, di Eurocomputers.
Riteniamo giusto ed importante che si riapra una trattativa a tutto campo che porti al tavolo anche la Olivetti S.p.A., proprietaria del marchio Olivetti. Il finanziatore della new company Eurocomputers, creata per questo periodo transitorio (potrebbe comunque anche essere il soggetto da cui ripartire) dovrebbe incontrare anche il proprietario della struttura immobiliare, la Olivetti, che ha quindi un interesse diretto.
Pertanto, non solo riteniamo che la Olivetti S.p.A. debba essere chiamata al tavolo della trattativa, ma anche che abbia pieno titolo per discutere della questione. Partendo da questo, mi sembra sia necessaria una contrattazione con il Governo nazionale aperta a tutte le valutazioni possibili.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bertoli.



BERTOLI Gian Pietro

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, l'argomento è serio: l'OP Computer sta chiudendo i battenti dopo una sentenza di fallimento ed un tentativo mal riuscito di salvataggio da parte del vecchio gruppo dirigente. L'Olivetti, gioiello industriale del nostro Paese, diffuso nel mondo, è stato spolpato: rimane soltanto il marchio, ancora e sempre prestigioso.
Il clima creato da un imprenditore illuminato, che aveva messo insieme cultura, territorio e fabbrica in un progetto culturale e sociale riuscendo a far dialogare tra loro questi diversi aspetti della convivenza sociale, difficilmente poteva salvarsi in un mercato economico che va mondializzandosi sempre più per la competizione economica selvaggia. Ma l'industria sì, l'industria poteva essere salvata! L'Olivetti poteva essere salvata! La scelta di abbandonare l'industria - forse la più importante per la modernizzazione del sistema Italia - non è di questi giorni, è stata fatta piano piano, negli anni scorsi. Oggi, con il fallimento della OP Computer, siamo soltanto ad uno degli ultimi passaggi.
La scelta di abbandonare questo settore strategico è avvenuta nel passato: prima si è proceduto alla dismissione di pezzi della Personal Computer da parte della Olivetti, separandola dal resto del Gruppo e tagliando i vitali cordoni ombelicali con il mercato delle applicazioni. In quel momento, si è messa in discussione la sopravvivenza dell'azienda di informatica nazionale e si è avviato un declino irreversibile, confermato da tutti i successivi passaggi. Negli anni in cui si procedeva con questo "omicidio-suicidio", mentre si andava mondializzando l'economia, le politiche industriali del nostro Governo si affievolivano. L'economia si stava mondializzando e la Nazione perdeva sovranità. Ma la nostra Regione che rivendica un ruolo maggiore nella vita politica ed economica dello Stato, avrebbe allora dovuto assolvere ad un ruolo più qualificato, di maggiore presenza, essendo l'Olivetti un insediamento industriale cospicuo sul territorio della Regione Piemonte. Il maggiore ruolo rivendicato dalla Regione nel tempo - e non è questione di un anno o due, ma di molti anni in realtà non l'ha mai assunto. Avrebbe potuto pensare al polo informatico dell'Olivetti verificando le infrastrutture che avrebbero potuto potenziare la fabbrica, avrebbe potuto predisporre progetti di formazione professionale adeguati, avrebbe potuto pensare ad un sostegno della domanda, per rilanciare e sostenere l'azienda. La Regione avrebbe dovuto esercitare un ruolo attivo. Invece, il suo ruolo è stato da spettatrice - e non è soltanto la mia opinione, l'abbiamo sentito dire anche dagli stessi lavoratori nell'incontro di questa mattina. E' vero, la partita era difficile, complicata, ma la Regione è stata a guardare, sperando di cavarsela in qualche modo, anzi, che altri risolvessero.
Come Democratici di Sinistra, siamo favorevoli a processi di diversificazione, che rendano più solide le basi della nuova impresa, che amplino le prospettive di un nuovo polo dell'innovazione, che si inserisca nei progetti di modernizzazione e di riforma del Paese; il tutto attorno al personal computer ed alla sua tecnologia, base essenziale anche della nuova industria nascente, per non disperdere del tutto il patrimonio di cultura industriale accumulato.
Assessore e Presidente, riteniamo che i nuovi acquirenti, e le conseguenti prospettive di utilizzo di queste strutture, debbano tenere conto di questa vocazione e dell'esigenza del nostro Paese di essere presente in un settore importante come quello dei computer. Nel Canavese ed intorno all'attuale Olivetti ci sono ancora, fortunatamente, esperienze e conoscenze tali da poter ridisegnare un rapporto sinergico in grado di permettere alla nuova azienda di computer di svolgere la propria originale mansione: quella di operare in quel mercato, in cui c'è necessità di un'offerta globale e non del solo assemblaggio di una macchina. Si tratta di elementi cui prestare attenzione; e la Regione Piemonte deve adottare un atteggiamento di difesa degli interessi economici, non soltanto regionali ma anche nazionali. Questo significa attrezzarsi di canali di vendita diretti, che in un primo tempo potrebbero essere quelli attuali dell'Olivetti (Lexington) o quelli della VAN (la Genotrix).
Chiediamo che al tavolo di confronto fra le parti interessate di giovedì 23 settembre, a Roma, sia presente anche la Regione Piemonte, con una propria proposta; questo incontro dovrà essere l'occasione per rilanciare un disegno industriale per l'OPC, sapendo che non è sufficiente ad esempio, garantire il marchio ad un nuovo imprenditore. Non si deve cedere soltanto il marchio; il nuovo imprenditore dovrà farsi carico di un'esigenza strategica per il Piemonte e per l'Italia: mantenere una significativa presenza dell'informatica nel nostro Paese.
Attorno a questa nuova prospettiva di sviluppo industriale bisogna costruire un sistema solido, ampio, capace di attrarre nuove risorse e nuovi "cervelli", che in parte già sono presenti. Si dovrà - e concludo costruire un percorso di rilancio industriale, che con propri tempi di realizzazione dovrà portare il Canavese ad essere nuovamente un presidio industriale ad alto valore tecnologico nel campo dell'informatica e delle telecomunicazioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, ritengo si debba avere coscienza della situazione esistente: ci troviamo di fronte al più grosso fallimento industriale (per dimensione: 1.200 lavoratori) nella nostra regione, e forse nel Paese, degli ultimi due anni. Negli ultimi tempi non si sono verificate situazioni di questo genere; si sono presentate altre gravi situazioni, ad esempio la prospettata chiusura della Teksid, nel settore siderurgico, appartenente ad un altro gruppo e per la quale si potranno trovare delle soluzioni, ma quella dell'OP Computer è una situazione diversa. C'è un'azienda di fronte al fallimento; oggi stesso 1.200 lavoratori sono già senza posto di lavoro.
Occorre evitare di parlare di una storia tramontata, finita; occorre capire il motivo per il quale si è arrivati a questa situazione, ma non stabilendo che l'argomento è concluso e facendo l'onore delle armi. Credo ci sia ancora la possibilità di uno "scatto di reni", di una reazione mai attuata finora; quanto da anni, soprattutto negli ultimi due anni, non è stato fatto, si può ancora fare.
Nel precedente incontro con i rappresentanti dei lavoratori è stata illustrata, rapidamente, la cronologia degli avvenimenti e delle responsabilità; indubbiamente le responsabilità degli amministratori e del gruppo di controllo dell'Olivetti sono fondamentali. Ci troviamo di fronte ad un gruppo che negli anni si è andato trasformandosi sempre più da gruppo di imprenditori a gruppo di puri finanzieri, che spesso hanno addirittura agito come speculatori, non considerando la grandissima tradizione, la grande storia industriale del territorio del Canavese.
Gli ultimi avvenimenti hanno dell'incredibile: la concessione all'Olivetti della seconda linea di gestione dei telefonini era fondamentalmente legata alla salvaguardia del settore informatico. Invece si è preferito dismettere il settore informatico, utilizzandolo addirittura per dare l'assalto al primo gestore, la Telecom, con pura ottica di speculazione. Questo fatto non stupisce se si rileva chi lavora dietro le quinte: le grandi banche, abituate a ragionare esclusivamente in termini di soppressione di posti di lavoro, quasi come fosse fatto positivo.
Ritengo che il Governo - non solo l'ultimo, ma anche quelli che l'hanno preceduto - abbia due tipi di responsabilità: ad esempio, quando è stata affidata la concessione dell'Omnitel all'Olivetti, poteva essere più vincolante, non lasciando la totale libertà di manovra che invece il gruppo dirigente dell'Olivetti ha avuto. E ancor più vincolante avrebbe dovuto essere la primavera scorsa, quando è stato dato il "via libera" all'OPA sulla Telecom. In quel caso, si sarebbero dovuti utilizzare i residui poteri governativi per pretendere delle contropartite. Non si è fatto per miopia ed anche perché parlare di piani industriali, di interessi strategici del Paese non è più di moda. Solo il mercato è sempre di moda.
Dunque, l'azienda è stata abbandonata al mercato, nel quale ha trovato quegli speculatori di cui parlavo prima, quei finanzieri che hanno ragionato nei termini che conosciamo.
Quest'azienda, che è il più grosso fallimento industriale della nostra regione, è situata, a detta di tutti, in un settore avanzato, strategico settore nel quale, fino a pochi anni fa, si poteva compensare la perdita di peso di settori più tradizionali (quello dell'automobile ed altri). Da una parte, infatti, c'era la crisi dei settori tradizionali, ma, dall'altra, si intravvedeva la possibilità di sviluppo di nuovi settori.
In altri Paesi questo è avvenuto; nel nostro Paese, invece, tale prospettiva è stata abbandonata, anche perché - ripeto - non si vuole più sentir parlare di piani industriali, di politica industriale.
Ritengo che, da questo punto di vista, le responsabilità del Governo siano forti.
Indubbiamente, da parte delle amministrazioni locali, in primo luogo la Regione, ma non solo, c'è stata una sottovalutazione: il territorio che viene depauperato è il Piemonte: un territorio già segnato. Nel Nord ci sono poche Regioni e Province che hanno problemi di deindustrializzazione come la nostra. Ciò avrebbe richiesto da parte della Regione un'attenzione e un impegno più forte e visibile, e non notarile, cercando di risolvere il problema non in modo attivo.
Dicevo in precedenza che non bisogna parlarne come cosa finita. Oggi la situazione è più difficile e non credo che il fallimento faciliti soluzioni che non sono state trovate ieri.
Temo sia in atto il proseguimento della politica di questi ultimi anni: stancare e logorare i lavoratori che si sono mobilitati, "portandola per le lunghe".
Credo che la possibilità di imprimere una svolta ci sia, ma questa deve essere attuata rapidamente, iniziando a pensare ad una strategia industriale. Se riteniamo il settore fondamentale e strategico, occorre agire conseguentemente ed intervenire affinché non venga cancellato.
Il problema di quell'area non va affrontato come avvenne nel chivassese svuotato e poi riempito con altre quattro/cinque/sei piccole o medie imprese - ma salvaguardando la zona per quanto è stata in passato: un'area specializzata nel campo dell'informatica. Di qui l'esigenza di una soluzione globale e non di ipotesi frammentarie: non semplici ammortizzatori, ma soluzioni reali della crisi, sulla quale occorre intervenire, per rovesciarla.
Occorre individuare soluzioni imprenditoriali; se finora non si sono fatti avanti imprenditori, bisogna ampliarne le ricerche.
Questo potrebbe essere facilitato se il Governo e le amministrazioni locali dessero prova di determinazione: "Questa è la nostra intenzione e noi comunque agiremo affinché questo avvenga, in modo che a Scarmagno, ad Ivrea e nel Canavese continui quel tipo di esperienza e di presenza industriale". Se c'è determinazione in tal senso da parte del Governo e delle amministrazioni locali, credo sarà più facile trovare una soluzione e dei partner privati. Occorre però volontà d'impegno da parte del pubblico e dello Stato.
Non ci si deve scandalizzare, ci può essere il momento in cui su certe questioni si ragiona in termini diversi e in termini strategici. Questo quanto bisognerà dire a Roma, giovedì.
Diversamente, ai rischi che ricordavo prima (andare ad una frammentazione dell'attività produttiva), si aggiungerebbe quello di maggiori perdite di posti di lavoro, perché se si andasse nel verso della soluzione prospettata, gli imprenditori subentranti oltre a voler spezzettare l'azienda, probabilmente sarebbero poco disponibili ad assumere i lavoratori licenziati. Infatti, i nuovi imprenditori preferiscono lavoratori "moderni", che si possono assumere con contratti atipici: lavoratori che costano poco, meno specializzati e che, pur non garantendo nel lungo periodo la sopravvivenza delle aziende, offrono vantaggi immediati.
Gli unici che hanno avuto una visione strategica della vicenda sono stati i lavoratori dell'Olivetti; lavoratori cui, anche per questo dovrebbe essere dato un sostegno: rischiano il posto di lavoro pur essendo stati gli unici ad aver compreso l'importanza strategica di quel settore industriale. Lavoratori che vanno sostenuti perché hanno condotto lotte durissime negli ultimi due anni, spesso nell'isolamento.
Sarebbe opportuno che dopodomani oltre al Presidente Ghigo, al tavolo delle trattative governative, vi fosse il Gonfalone della Regione, insieme ai lavoratori che saranno in piazza a Roma, durante la trattativa stessa.
La Giunta regionale, oltre a chiedere un intervento al Governo, dovrebbe dare un proprio segnale attraverso gli strumenti, certo meno potenti, di cui è dotata (penso alla Finpiemonte o ad altri mezzi che possiamo mettere in campo). Dobbiamo essere disposti ad intervenire, utilizzando risorse regionali per salvaguardare l'interesse della stessa Regione. Se il Piemonte mantiene un settore industriale così importante, vi saranno vantaggi per tutti i cittadini.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Salerno; ne ha facoltà.



SALERNO Roberto

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, un discorso è il tragico rischio di perdere la professionalità che le maestranze (dipendenti dirigenti e funzionari di quest'azienda) hanno patrimonializzato fino ad oggi, che andrebbe in qualche maniera scongiurato, altro è ripercorrere la storia che ha portato a questo tragico rischio; storia che dai due colleghi che mi hanno preceduto, a parer mio, non è stata ripercorsa nella maniera più fedele e reale.
I fatti sono andati diversamente e lo ricordo al collega Bertoli, che si riferiva ad un imprenditore "illuminato". Di chi parlava, collega? Forse di De Benedetti?



(Intervento fuori microfono del Consigliere Bertoli)



SALERNO Roberto

Adriano Olivetti: benissimo! Dopo di lui, un altro imprenditore tanto caro alla sinistra - caro collega Bertoli - ha fatto sì che quel gruppo industriale cominciasse una strana storia ed uno strano percorso.
Ricordo che alla fine degli anni '70 venne adombrata l'idea del registratore di cassa, che poi entrò in vigore nel 1982 o nel 1983 - se non ricordo male - quando un decreto ministeriale fissò regole e condizioni per definirne le caratteristiche. Operazione che avrebbe assicurato vendite per miliardi e miliardi. L'imprenditore "illuminato" De Benedetti, sicuramente accorto nell'allacciare i giusti rapporti con il potere politico e con i governi DC, PCI e PSI, aveva già individuato la strada da percorrere. Le caratteristiche individuate erano, guarda caso, esattamente corrispondenti a quelle dell'unico registratore di cassa allora disponibile, quello dell'Olivetti, che all'epoca gonfiò incredibilmente i propri fatturati.
Oltre a questo, l'imprenditore De Benedetti assicurò uno stock di forniture pubbliche all'Olivetti, facendo in modo che la stessa non crescesse per effetto del suo pieno inserimento nel mercato, quanto piuttosto per un'iniezione di fatturato che potremmo definire quasi una droga per il complesso economico.
Si è proseguito così per troppi anni, tacendo sulla "droga" somministrata e sulle reali possibilità dell'Olivetti di potersi inserire in un libero mercato.
De Benedetti, da abile finanziere illuminato, quando capì che non era più possibile continuare in quel modo, abbandonò il gruppo. Ripeto, quando si è rotto l'equilibrio di fornitura, di accordo, soprabanco o sottobanco De Benedetti cedette il gruppo ad altrettanti finanzieri illuminati.
Vi voglio soltanto citare alcune frasi pronunciate dall'amministratore delegato Colaninno esattamente il 31 ottobre 1996. Colaninno, di fronte a precise domande, poste dal sottoscritto, ma anche da altri colleghi, disse: "La creazione di 5 società operative, tra cui anche la Personal Computer consente oggi di valutare meglio le strategie di focalizzazione seguite alla luce dei vincoli finanziari e delle prospettive di mercato." Ripeto "consentiva meglio di focalizzare". Qualche pagina più avanti: "Noi ci proponiamo, con la cessione della Olivetti Computer, di mantenere la massima continuità nelle forniture, richiedendo all'acquirente di rispettare il radicamento manifatturiero nel canavese. Desidero anche sottolineare che l'uscita di Olivetti dalla produzione dei personal computer, non si identifica affatto con l'uscita di Olivetti dall'informatica." Inoltre, ultima "chicca", di Colaninno: "Dopo un mese di lavoro sento di poter affermare, con spirito nazionalistico ormai scomparso, che l'Italia e il suo patrimonio industriale non sarà perso." Questa l'ennesima "buffonata" sulle spalle dei lavoratori, dopo quelle perpetrate per quindici anni da De Benedetti.
Unico attore di questa situazione, cari colleghi, non è la Regione abbiamo in bilancio briciole non sufficienti per una seria politica industriale - è il Governo, che ha taciuto: esso è, fondamentalmente "complice" della tragedia subita dai lavoratori.
Qualche mese fa l'ultimo imprenditore illuminato succeduto alla guida del gruppo, ha ricevuto un'offerta di 102.000 miliardi: l'unica del genere nel mondo dei sistemi cosiddetti industriali avanzati e capitalistici.
Ripeto: un'offerta di 102.000 miliardi, ma non si è mai trovata una briciola di questa somma per salvare l'azienda. Di fronte ad un'offerta di 102.000 miliardi il Governo ha fatto da tranquillo spettatore. Anzi, non ha fatto nulla, non ha detto nulla, non ha imposto ad alcuno di mantenere il livello occupazionale nel canavese.
Nei contratti, quando si sottoscrivono davanti a notai veri - non davanti alla Regione - si devono osservare le condizioni prefissate diversamente, il cessionario doveva essere solidalmente responsabile della tragedia.
Abbiamo ricevuto in Consiglio un Ministro del lavoro - mi hanno detto che è stato anche applaudito - che ha parlato di Patto sociale, di altro ecc. In questi giorni, come tutti sappiamo, si sta discutendo la Finanziaria. E' stato pubblicato un articolo nel quale si scriveva che Paolo Fresco e D'Alema non avevano conversato ma, semplicemente, bevuto un caffè. Se avete letto i quotidiani di questi giorni sulla manovra finanziaria compare l'ipotesi di una "rottamazione bis". Vi rendete conto di questa cosa oppure no? Al Governo ci siete voi o ci sono altri?! Come fate a dire che la Regione ha rivestito un ruolo negativo in questa situazione? Credo che la miglior cosa da fare da parte della sinistra sia, sulla questione Olivetti, tacere. Dopodiché si deve discutere su cosa fare oggi, sempre che il Governo attuale abbia un po' di "illuminazione".
Ad oggi rimane una sola strada da seguire: defiscalizzare, sulla zona del canavese, gli investimenti, gli utili e permettere fusioni con completo assorbimento di perdite, ovviamente dell'Olivetti. Rendere allettante un'operazione industriale in maniera concreta, non a parole, con decreti.
Per sostenere l'Olivetti ne sono stati emanati parecchi di decreti, oltre a quello, ridicolo, sull'introduzione del registratore di cassa, dell'allora Ministro delle finanze, Visentini, che in precedenza era stato amministratore dell'Olivetti. Quell'Olivetti che venne rilevata da De Benedetti, il quale mandò Visentini - amministratore delegato dell'Olivetti al Governo a fare il Ministro delle finanze. E fu lo stesso Visentini ad emanare il decreto per l'introduzione dei registratori di cassa.
A questo punto, predisponiamo facciamo un decreto davvero a favore l'Olivetti: un decreto di defiscalizzazione di assunzione, con pieno recupero, degli oneri sui lavoratori.
Se ne parlerà a Roma, la "palla" è del Governo, non è della Regione!



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, abbiamo ascoltato la delegazione di lavoratori della OP Computer, anche se quella di oggi certamente, è una tappa di una vicenda le cui origini risalgono a tempo fa.
Vicenda nella quale sono intervenuti errori e responsabilità. Ma non crediamo sia questa la sede per ricercare errori e responsabilità innanzitutto siamo qui per dire che stiamo dalla parte dei lavoratori, e che per quella parte di responsabilità che investe il Consiglio regionale cercheremo in tutte le sedi di incalzare la ricerca di una soluzione di una situazione difficile e fortemente compromessa. Milleduecento lavoratori rischiano enormemente rispetto alla propria collocazione di lavoro; oggi sono venuti in Consiglio ad esprimere la volontà, molto forte, di difendere "quel" posto di lavoro, legato a tradizioni straordinariamente importanti nella vita produttiva della Regione Piemonte. Si tratta di un'azienda con una storia che ha certamente avuto delle fasi di ombra, anche forti, e che nel tempo ha subìto, dopo anni di avvio estremamente importante e illuminato, forti speculazioni. Non ci nascondiamo alcunché di tutto questo, ma oggi in quest'aula dobbiamo esprimerci rispetto alle problematiche attuali.
Ripeto: problematiche che già conoscevamo come gravi e che ulteriormente i lavoratori, che io ringrazio per essere venuti ad incontrare la Regione ed i Capigruppo, ci hanno segnalato.
Presenza, quindi, a Roma, al tavolo di crisi; nella Conferenza dei Capigruppo abbiamo chiesto al Presidente della Giunta regionale di essere presente, per quello che gli sarà possibile - siamo certi che il Presidente Ghigo vorrà essere presente all'incontro.
Ci rendiamo conto della fase di forte difficoltà, ma tutto quanto è possibile deve essere messo sul tappeto, innanzitutto chiedendo al Governo centrale di intervenire, in secondo luogo svolgendo per quanto possiamo la nostra parte come Regione Piemonte, consapevoli che la vicenda ha una lunga storia e che la Regione Piemonte potrà entrarvi a far parte per il pezzo di questi ultimi anni.
Chiediamo che il Governo centrale si adoperi, così come hanno detto i lavoratori, nella direzione di salvare i 1.200 posti di lavoro, evitando il cosiddetto "rischio spezzatino", che uno degli intervenuti, con espressione molto efficace, ha voluto richiamare, ovvero la sparizione di una porzione importante dell'attività produttiva, della qualificazione tecnologica dell'avanzamento tecnologico che OP Computer ancora rappresenta nel quadro locale piemontese e nazionale.
Quindi, come Regione Piemonte, chiediamo un impegno del Governo centrale, affinché i lavoratori dell'OP Computer non abbiano più la sensazione d'immobilismo. denunciata a torto o a ragione; ci affianchiamo alla loro voce e chiediamo la presenza del Presidente della Giunta regionale a quell'incontro. Ripeto, per il pezzo di responsabilità che noi abbiamo, che non può essere assolutamente addebitato alla Regione Piemonte quanto è avvenuto in tanti anni di storia.
Come ho detto, ci sono certamente luci ed ombre nella vita dell'Olivetti e nella sua evoluzione: fatti estremamente illuminati, ma anche speculazione che, come sempre, alla fine, pagano i lavoratori.
Ci è stato posto un altro problema, e su questo noi possiamo intervenire: quello della cassaintegrazione. Il 25 settembre è praticamente alle porte; mi sembra comunque di avere già colto nell'intervento del collega Papandrea la richiesta che sia il Governo nazionale a farsi carico del problema della Cassa Integrazione per i lavoratori dell'OP Computer.
Qualora il Governo nazionale non rispondesse in tempi rapidissimi a questa esigenza, credo che la Regione debba valutare, la Giunta regionale debba valutare quale possa essere il ruolo di Finpiemonte, rendendoci sì conto che si tratta di un'anticipazione, ma anche del fatto che, pur evidenziando la specificità profonda della vicenda Olivetti per la nostra Regione, questo potrebbe essere un precedente.
Pertanto, noi aderiremo all'ordine del giorno che verrà presentato augurando che abbia i contenuti dell'impegno del Governo centrale e anche della Regione Piemonte. Ciò affinché non solo il ruolo dei lavoratori di questa azienda possa essere affrontato e salvato, ma si eviti quella spezzettatura che porterebbe, come essi ci hanno detto, inevitabilmente ad una crisi irreversibile di questa realtà, che è stata addirittura un fatto simbolico di come il mondo del lavoro e dell'impresa poteva esprimersi in maniera importante e illuminata; purtroppo, successivamente, è stato altrettanto simbolico vedere quanto i momenti di speculazione e quelli nei quali prevale soltanto il profitto vengano poi pagati dai lavoratori.
In questo caso, però, non sono solo i lavoratori della Olivetti e della OP Computer a pagare tutto questo, ma è il Piemonte che perderebbe ulteriormente, che si depaupererebbe ulteriormente, e non possiamo permetterci che una zona così importante come quella del Piemonte paghi ancora un prezzo così elevato.
Infine, per quello che riguarda la richiesta della presenza di Olivetti al tavolo della crisi, crediamo che questa debba e possa essere sostenuta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Il fallimento dell'OP Computer chiude una vicenda che non è finita.
Ritengo anch'io, come ho sentito dire dai lavoratori, che questo fallimento, il risultato finale di questo tragitto imponga, da parte di tutti, un esame critico di questa vicenda, per individuare il percorso seguito e le responsabilità di tutti. Ciò non al fine di recriminare, ma per cercare almeno di evitare, da oggi in avanti, dal fallimento in poi, di compiere gli stessi errori e di ripetere tragicamente vicende che l'area torinese ha già purtroppo vissuto, vicende devastanti dal punto di vista dell'assetto industriale e dell'occupazione.
Cito la vicenda della Venchi Unica per citarne una sola. Questo è il fallimento di un comportamento della classe dirigente padronale, è un fallimento chiaro e netto, che parte dalla prima ipotesi Olivetti: la grandissima azienda in mano ad un finanziere che imprime una svolta strategica, in direzione di una formazione di 5 società. Una di queste 5 società era la OP Computer. Questo spezzettamento porta in OP Computer un altro finanziere (Gottesmann), il quale agisce, si ritira, quindi fallisce anch'esso; dall'interno dell'azienda esce, emerge un management che si propone come capace di traghettare l'azienda verso una fuoriuscita dalla crisi (il gruppo attorno a Schisano) e l'azienda fallisce.
Tutti questi imprenditori finanzieri o finanzieri tout-court hanno dato cattiva prova dal punto di vista di quell'interesse generale che l'azienda comunque mantiene e dal punto di vista dell'interesse dei lavoratori.
Ci siamo trovati di fronte al fallimento di una classe padronale. La questione preoccupa, perché la classe dirigente padronale, in un Paese come il nostro, è la leva fondamentale dell'economia e dello sviluppo. Una classe dirigente/padronale di livello qualitativo che approdi a risultati così negativi, penso che non faccia felice nessuno.
Il fallimento della società è frutto anche dell'incapacità dei diversi governi, nazionale in primo luogo, e poi regionale fino a quello di ogni Ente locale, di ogni più piccola istituzione. Nella nostra Repubblica l'ordinamento dello Stato prevede poteri diversi - sia pure ridotti: penso che di fronte ad una fabbrica di 1.200 persone che chiude, ogni istituzione, ogni livello dell'ordinamento debba spendere qualche parola.
Il fallimento è anche la conseguenza dell'incapacità di un governo d'inserirsi nel percorso delineato, a partire dai dirigenti e dai finanzieri che man mano hanno condotto le vicende dell'azienda e che non sono stati in grado di evitare il fallimento. Anche le ultime ipotesi industriali emerse dal Gruppo-Schisano, dal punto di vista strettamente degli interessi di mercato, non sono state accolte. Il mercato non ha ritenuto interessante l'ipotesi industriale di un'azienda come l'OP Computer, che costruiva quel tipo di computer e aveva un certo qual tipo di personale - parlo di 1.200 lavoratori e lavoratrici.
L'azione di governo avrebbe potuto assumere un certo indirizzo. Non l'ha fatto. La finanziaria pubblica Italinvest, chiamata in causa nella vicenda, ha risposto, ponendosi in quel percorso che ha poi portato al fallimento, analizzando dal punto di vista tecnico-economico la proposta industriale. Il risultato è stata la sua dichiarazione, secondo la quale dal punto di vista economico, l'ipotesi proposta non avrebbe consentito ad alcuna società, con un interesse economico positivo da raggiungere, di dare il proprio apporto.
Questo uno dei fattori che ha portato al fallimento.
Certo, un governo autorevole, forte, che rappresenti in se stesso un'autorità che travalica gli strumenti concreti di azione, di capacità di condizionamento, di indirizzo, di promozione, che abbia il patrimonio dell'uso delle risorse, della forza, un governo capace di governare grossi problemi e condizionare le imprese, che avrebbe dovuto tentare di condizionare l'Olivetti al momento della scelta di staccare la OP Computer avrebbe potuto ottenere più di 50 miliardi da dare in conto capitale al dott. Schisano, affinché cercasse di uscire dalla situazione di difficoltà.
E' mancato un governo di tale calibro.
Il fallimento, peraltro, chiude anche una vicenda di carattere civile amministrativo. Il fallimento libera il futuro da ogni responsabilità di mercato e di Codice Civile legate alle vicende passate.
In tal senso, ribadisco l'importanza di analizzare quanto è successo poiché questa vicenda non chiusa richiede ai governi la capacità di gestire; gestione che, si spera, porti ora a risultati differenti.
Il governo regionale non si può sottrarre in alcun modo a queste responsabilità, come non se ne può sottrarre il Consiglio regionale, nel quale è sempre stato molto faticoso - troppo faticoso - portare questo tema in discussione.
Il governo regionale non si può sottrarre alle proprie responsabilità che derivano dall'autorevolezza della sua capacità di governo.
Un'autorevolezza che non esiste: un governo regionale con un programma regionale di sviluppo avrebbe costruito un quadro di riferimento economico di certo diverso, utile a uscire dalla crisi.
Non voglio fare affermazioni demagogiche. Non dico che se ci fosse stato un programma regionale di sviluppo la OP Computer non sarebbe fallita. Dico però che di fronte a vicende così gravi, ogni istituzione ha il dovere di verificare le proprie responsabilità, ha il dovere di verificare se ha utilizzato tutto il proprio peso progettuale, politico ed economico per far volgere al meglio la situazione.
Questa Regione non l'ha fatto, ed essa è responsabile pro-quota di questo fallimento tanto quanto, pro-quota, ne è responsabile il Governo nazionale.
Cosa possiamo fare adesso? Si insiste molto sul progetto industriale fondato sull'unicità dell'azienda. Bene, benissimo. A questo proposito spero si mettano a confronto serie analisi industriali, sviluppate da chi ne abbia la capacità; analisi che verifichino se un'azienda di 1.200 persone, che costruisce quel tipo di computer, possa continuare ad esistere "tutta insieme" e a quali condizioni questo possa accadere. Di certo l'unicità dell'azienda sarebbe altamente preferibile; non vorrei che diventasse un'illusione.
Spero che il governo nazionale e la Regione Piemonte impostino il problema in modo da salvare l'azienda e la produzione di computer parallelamente ad una qualche diversificazione produttiva inserita nell'ambito dell'unicità dell'azienda.
Se la si considera una proposta valida, deve essere sostenuta da atti concreti di governo che, per quel che so, non possono prescindere da un intervento pubblico diretto, economico.
Torniamo all'intervento pubblico - sono favorevole - ma si diano indicazioni alla Finanziaria, legge che non deve far politica, ma esserne "strumento". Si diano indicazioni alla Italinvest di rischiare più di quanto si dovrebbe in condizioni ordinarie! E la Regione Piemonte si attivi per quel poco che può: ciascuno deve dare il proprio contributo. Se la strada per salvare l'azienda mantenendone l'unicità, per salvare 1.200 posti di lavoro, comporta un periodo più o meno lungo in cui i conti economici non tornano, lo si dica chiaramente e lo si faccia tutti insieme.
In ogni caso, l'opinione che esprimo a nome dei Comunisti Italiani è che si pongano delle priorità: azienda unica o no, produzione di computer o altro, le scelte che si faranno devono avere il risultato di salvare tutti i 1.200 posti di lavoro. Questo il "cappello" preliminare. Salvati i 1.200 posti di lavoro, si può anche pensare di "salvarli meglio". Lo Stato afferma, con il DPF, che l'informatica è un momento strategico; siamo conseguenti, sosteniamo l'azienda e progettiamo computer (cosa che pare molto difficile nell'attuale situazione di progettazione differenziata di parti dei computer. Se così è, si investa tutto il denaro necessario come si trattasse di una nuova leva economica, un forte intervento di denaro pubblico nell'economia.
I Comunisti Italiani ritengono che il coinvolgimento dell'Olivetti debba essere obbligatoriamente richiesto così come l'intervento pubblico l'Olivetti non può abbandonare quanto, tra l'altro, è di sua proprietà (il marchio, l'edificio, ecc.). Il Governo deve premere con autorevolezza sull'Olivetti, affinché torni ad essere in campo.
Gradirei, inoltre, ricevere risposte riguardo al pagamento della cassa integrazione, o come forma di pressione e garanzia del pagamento, o, in alternativa, come anticipo con risorse della Regione Piemonte del denaro della cassa integrazione che i lavoratori aspettano. Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FOCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Presidente e colleghi, concordo sulla richiesta, avanzata dai lavoratori nell'incontro con i Capigruppo, della presenza dell'Olivetti nell'esame delle soluzioni da dare alla crisi. Crisi che non è più tale perché la situazione si è evoluta in un dramma, anche dal punto di vista sociale.
Il collega Salerno non c'è più, quindi non so neppure a chi rivolgermi (comunque, quanto dico resta annotato nei verbali del Consiglio: almeno questo!), ma, rispetto alle questioni da lui sollevate e che considero importanti, forse è opportuno sottolineare che concordiamo sulla richiesta dei lavoratori.
Il collega Salerno - non da solo, ma con tutto il centro-destra - si esprime quasi con toni di soddisfazione: "Avete visto? E' colpa del Governo, che non riesce a risolvere la vicenda!", pensando, in questo modo di aver assolto al proprio compito di Consigliere, dimenticando le posizioni politiche del centro-destra.
Il problema è questo! Il centro-destra esprime, dal punto di vista economico, il liberismo; il Presidente Ghigo sa perfettamente che gli orientamenti dell'on. Berlusconi si riferiscono, dal punto di vista politico ed economico, all'"ultraliberismo" economico.
Questa la posizione del centro-destra: l'ultraliberismo economico, che sicuramente, non prevede l'intervento in economia, come sostiene il collega Salerno. Diversamente, non si capisce nulla! Un forte vento liberista spazza tutta l'Europa; le prime vittime iniziano ad essere le aziende. La vicenda dell'Olivetti e di altre aziende che registreremo, saranno fra le vittime della ventata dell'ultraliberismo economico imperante - e che invece occorrerebbe contenere.
Di fronte alla ventata di ultraliberismo che si esprime nella forte presenza della finanza, le democrazie occidentali non hanno mezzi per intervenire economicamente. Le modalità classiche di intervento di tutte le democrazie occidentali, politiche di tipo keynesiano - interventi mirati a creare lavoro - sono ormai inutili.
La destra sostiene - e su questo concordo - che le politiche del passato non hanno più senso.
Qual è, allora, il tema? Le difficoltà del Governo, reali rispetto a processi come quello a cui abbiamo assistito (Colaninno-Telecom) o stiamo assistendo in questi giorni (Le Generali e INA) che impongono una presunta/vera/finta neutralità governativa, indicano chiaramente che le dimensioni di tali processi sono enormi e chiamano in causa interessi che non hanno solo carattere nazionale.
Il tema è questo! Le democrazie occidentali e, per quanto ci riguarda quella italiana, hanno strumenti di politica economica in grado di contenere l'ultraliberismo economico. Questo il tema di carattere politico! Personalmente constato che il Governo italiano ha strumenti sufficienti essi non permettono sicuramente qualche commessa in più, di carattere pubblico, ad Olivetti (regole del passato) e neppure di richiedere a qualche finanziaria di intervenire per sostenere un'azienda in difficoltà.
Gli strumenti non possono più essere questi; non so bene quali possano essere oggi...: si tratta di tema importante, che deve essere perno tra ci che differenzia una posizione politica rispetto ad un'altra.
Fatta questa considerazione di carattere generale, concordo su quanto hanno detto alcuni colleghi: in questa vicenda, ciò che può fare il Governo che sicuramente non vende computer - è tentare una soluzione che garantisca il massimo di unicità dell'attività produttiva dell'Olivetti fondamentale per il Canavese, per il Piemonte. Sotto questo aspetto credo che la Regione Piemonte e la Provincia di Torino possano assumere un ruolo importante per dimostrare il vantaggio dell'unicità aziendale per il Canavese e per il Piemonte.
E' chiaro che si tratta di una priorità; non bisogna ritenere che si sia all'ultima barricata; ha ragione il collega Chiezzi quando sostiene che il problema è garantire l'occupazione ai 1.200 lavoratori. In ogni caso l'unicità dell'attività produttiva deve essere garantita.
Un'ultima considerazione: se ci fosse stato più coraggio, sia da parte sindacale sia da parte politica, nel bere questo "calice amaro" forse si sarebbe risparmiato tempo. Non è avvenuto.
Non sto ad analizzarne i motivi, ma evidenzio l'atteggiamento diverso del sindacato, il quale anche oggi ha sostenuto che il fallimento ha purtroppo - fatto chiarezza ed ha richiesto che si incominci a trovare delle soluzioni.
Ritengo opportuno affrontare la vicenda con grande realismo, consci che si tratta di questioni economiche e dei mezzi reali per poter intervenire ma occorre soprattutto lavorare per mettere in campo, dal punto di vista nazionale, politiche in grado di garantire dall'ultraliberismo economico che mieterà sicuramente tante vittime.
Inoltre, occorre che la Regione Piemonte faccia la propria parte, ma non soltanto per richiamare in modo rituale delle responsabilità.
Se si ritiene che il Polo informatico sia di principale interesse occorrerà qualche sforzo di fantasia e non soltanto la ripetizione rituale quasi liturgica delle competenze della Regione, così come abbiamo fatto per il turismo e come probabilmente faremo per il commercio. Per cercare di aiutare questo processo, per tenere il sistema informatico in quella zona si ricerchino modalità originali, magari verificando quanto capitato in altre zone del mondo dalle caratteristiche simili.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Rinuncio ad intervenire.



PRESIDENTE

Io non ho altri iscritti a parlare, per il momento. Se non ci sono altri interventi, agli atti della discussione risultavano: l'ordine del giorno n. 1050 "Rischio chiusura dello stabilimento OP Computer di Scarmagno" presentato dai Consigliere Chiezzi e Simonetti l'ordine del giorno n. 1064 "O.PC di Scarmagno" presentato dai Consiglieri Papandrea e Moro.
Inoltre, collegate a tale problematica, vi erano l'interpellanza urgente n. 2848 a firma dei Consiglieri Papandrea e Moro e la n. 2886 a firma dei Consiglieri Chiezzi e Simonetti. So anche che era in fase di predisposizione un altro ordine del giorno.
C'erano state, tra l'altro, delle domande rivolte a lei, Assessore, se intende rispondere. Prego.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria

Uno dei quesiti posti, emerso da più interventi, verteva su un impegno più diretto della Regione.
Su questo ho già avuto modo, nella fase iniziale, di esprimere l'opinione della Regione, proprio per una ragione di forza: c'è una valutazione di quadro economico, che è quello che ha portato al disimpegno del sistema. Anzi, mi sia permesso di aggiungere una considerazione.
Rispetto al momento in cui le banche hanno detto "no" per la prima volta ai finanziamenti, sono venuti meno 150 miliardi di debiti. Il che è assimilabile ad un'immissione di 150 miliardi, perché la Olivetti e proprie consociate hanno cancellato crediti per circa 100 miliardi (le indicazioni precise le avevo espresse in questo Consiglio qualche mese or sono).
Inoltre, hanno dato 50 miliardi per la creazione della new company.
Nonostante ciò, il sistema creditizio, il sistema finanziario non hanno ritenuto che vi fossero le condizioni di un impegno, quindi i termini della questione non sono di immissione di capitale immediato in questo momento non sono di immissione di 15 miliardi; qualche giorno fa, su un organo di stampa, si riportava "La Regione con Finpiemonte metta 15 miliardi". Con questa somma si va avanti un mese; finito il mese, non ci sono più i 15 miliardi. Se vogliamo non è nemmeno l'immissione di 100 miliardi, perch comunque piaccia o non piaccia, a questo punto, la questione è quella del sistema e del piano industriale. Io non me ne intendo, non sono capace svolgo un ruolo politico, quindi non ho la competenza per esprimere giudizi sulla bontà del Piano industriale o meno. Sono stati contattati i dieci maggiori istituti di credito italiani, tutti quelli che hanno la presenza in Piemonte, persino Italinvest, che è la finanziaria di Stato.



(Commenti del Consigliere Papandrea)



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria

Probabilmente perché, come dice il Consigliere Papandrea, troppo impegnati nelle "scalate". Comunque hanno considerato non fattibile l'intervento o di entrata in quota capitale (per il caso di Italinvest) o di finanziamento per gli altri istituti di credito. C'è un problema di fondo, quindi, che non è il puro apporto. Ecco quindi che la richiesta di apporto diventa un elemento irrilevante.
L'altra critica è quella di un ruolo più forte, più visibile. La Giunta regionale su questo ha avuto una presenza e un'attenzione costante concorrendo a ricercare, con gli altri partner, in modo serio, eventuali soluzioni: ha percorso tutte le strade possibili.
Nonostante siano in pericolo 1.200 posti di lavoro, non ha emesso alcun comunicato stampa; probabilmente, avrebbe dovuto farlo ad ogni passaggio ma mi permetto di ricordare che non è questo il metodo di lavoro della Giunta.
Ancora una considerazione. Ho a mie mani una bozza di ordine del giorno, che sta circolando in aula e che penso sarà firmata dai Capigruppo.
Non so se incontrerà l'appoggio di tutti. Personalmente, auspicherei che il Consiglio regionale uscisse con un ordine del giorno unitario.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA



PRESIDENTE

Non mi è ancora pervenuta alcuna bozza.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria

Dovrebbe pervenire ai vari Capigruppo.
Mi permetterei di richiedere di proseguire nei nostri lavori, per poi magari fra mezz'ora, se ci darà la convergenza di tutti, votare il provvedimento.
Diversamente, potremmo sospendere la seduta per pochi minuti...



PRESIDENTE

Non ritengo opportuno sospendere i nostri lavori; si facciano le fotocopie del documento, premettendo a chi lo ritiene di aderirvi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Riba. Ne ha facoltà.



RIBA Lido

Chiedo alla Presidenza che un gruppo ristretto di Consiglieri possano consultarsi al fine di unificare i diversi documenti presentati.



PRESIDENTE

Proseguiamo quindi con i nostri lavori; ritorneremo sugli ordini del giorno per portarli in votazione o come bozza unitaria oppure, se non sarà possibile, con tre documenti separati. L'argomento è conosciuto; mi pare che in questo modo non perdiamo tempo prezioso.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali - Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Esame disegno di legge n. 464: "Partecipazione della Regione Piemonte all'Agenzia di Pollenzo S.p.A." (rinvio)


PRESIDENTE

Esaminiamo il disegno di legge n. 464, di cui al punto 11) all'o.d.g.
Relatrice è la Consigliere Casari: possiamo dare per letta la relazione? L'argomento mi pare conosciuto.



RIBA Lido

No, Presidente, per il rilievo della questione, è bene che se ne parli.



CHIEZZI Giuseppe

Sono anche stati presentati degli emendamenti...



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Casari, relatrice.



CASARI Raimonda, relatrice

Signor Presidente, Signori Consiglieri, la I Commissione ha esaminato il disegno di legge n. 464:" "Partecipazione della Regione Piemonte all'Agenzia di Pollenzo S.p.A." nella seduta di venerdì 11 dicembre 1998.
E' stato acquisito il parere consultivo della VI Commissione, che si è espressa favorevolmente all'unanimità dei presenti, con la condizione che vengano riformulati gli articoli 1 e 4 come si evince dal testo normativo.
L'ex Agenzia Agricola del Parco Reale di Pollenzo fu voluta da Carlo Alberto nella prima metà dell'Ottocento come impresa agricola modello e come centro direzionale delle diverse proprietà fondiarie di casa Savoia diventando per molti decenni il centro motore di un'intensa attività rurale che coinvolgeva centinaia di famiglie.
La mutazione strutturale dell'intero comparto agricolo del Piemonte meridionale e la trasformazione dell'azienda di Pollenzo hanno progressivamente depauperato l'Agenzia di quel prestigio che per oltre un secolo l'ha caratterizzata.
Con decreto del Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali del 6 febbraio 1987, gli edifici della Tenuta Reale furono dichiarati di interesse storico-artistico ai sensi della Legge 1° giugno 1939, n. 1089.
Inoltre, negli ultimi vent'anni l'area circostante delle Langhe e del Roero ha acquisito un'importanza turistica tale da prevedere, nei prossimi anni un posizionamento ai livelli delle storiche zone vitivinicole di Francia (Borgogna e Bordeaux). Al centro di questo interesse una produzione vinicola d'eccellenza, una salda gastronomia del territorio ed un paesaggio di borghi e vigneti di rilevante bellezza.
Il presente disegno di legge, partendo da un'ottica non solo di conservazione, ma anche di miglior utilizzazione economica dei beni culturali presenti sul territorio regionale, si inserisce nell'opera di recupero, valorizzazione e promozione del patrimonio culturale, sviluppata in modo funzionale alla creazione di nuove prospettive economiche ed occupazionali. La creazione dell'Agenzia di Pollenzo S.p.A. in particolare così come stabilito nell'art. 1, si pone l'obiettivo di recuperare e conservare gli edifici dell'ex Agenzia Agricola Reale e di realizzare al loro interno nuove attività produttive compatibili con la mutata realtà economica del territorio.
L'art. 2 indica, quale modalità di partecipazione della Regione Piemonte all'Agenzia di Pollenzo S.p.A., la sottoscrizione di una quota di azioni pari al 25 per cento del capitale sociale da parte della Finpiemonte S.p.A., nella sua qualità di ente finanziario strumentale della Regione. I rapporti tra la Regione Piemonte e la Finpiemonte S.p.A. verranno definiti mediante apposito regolamento negoziale approvato dalla Giunta regionale in modo tale da salvaguardare l'autonomia di gestione della partecipazione della Finpiemonte S.p.A.; garantendo però, almeno per quanto riguarda le competenze dell'assemblea straordinaria, il punto di vista della Regione.
L'art. 3 prevede due modalità di sorveglianza dell'Ente regionale sull'operato dell'Agenzia di Pollenzo S.p.A. La prima consiste nell'informativa sull'andamento della gestione sociale che il Presidente della Giunta regionale è tenuto a fornire periodicamente alla competente Commissione consiliare. La seconda è costituita dalla richiesta di informazione che può essere avanzata dai consiglieri regionali ed alla quale risponde il Presidente della Giunta dopo aver acquisito dalla Finpiemonte S.p.A. gli elementi necessari.
Gli oneri finanziari a carico della Regione Piemonte ammontano a lire 6 miliardi, suddivisi in lire 3 miliardi per l'esercizio 1999 e 3 miliardi per l'esercizio 2000, da imputarsi ad apposito capitolo di spesa denominato "Conferimenti alla Finpiemonte S.p.A. per la partecipazione all'Agenzia di Pollenzo S.p.A.", secondo quanto indicato dall'art. 4 del presente articolato.
La I Commissione ha licenziato a maggioranza dei Consiglieri presenti e all'unanimità dei votanti il testo del disegno di legge e lo rimette all'Aula per la sollecita approvazione, sottolineandone l'urgenza.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, sono del tutto insoddisfatto della relazione, che lascia indescritte questioni del tutto preliminari alla decisione di "infilare" la Regione Piemonte nell'ennesima società per azioni, con una spesa di 6 miliardi. Infatti, né dalla relazione - se sono stato attento - né nella legge - se l'ho letta bene - si capisce se questa S.p.A. esista o meno! Se esiste, non si dà alcun conto della sua struttura amministrativa ad un qualche Statuto, ad organi di governo interni, ad un comitato direttivo, ad un amministratore delegato. E' tutto vago: spendiamo 6 miliardi con "sei righe".
Mi sembra un po' sconcertante questo modo di agire. Per un Consigliere regionale che viene a conoscenza di quest'operazione è veramente difficile poter entrare nel merito, vista la vaghezza assoluta. L'unica sicurezza sono i 6 miliardi.
Da tempo è in atto una richiesta di analisi critica dell'intero sistema delle partecipazioni azionarie della Regione Piemonte; in tal senso, penso sia davvero troppo presentare una "leggina" del genere, che impegna 6 miliardi di una Regione indebitata fino al collo e con un deficit tutto da verificare, senza dar conto di quale società si tratta, quale struttura abbia al proprio interno, quale funzionamento, quali diritti e quali doveri! Chiederei alla collega Casari di relazionare nuovamente, ma con qualche notizia in più: saremmo così tutti tranquillizzati nello spendere 6 miliardi; diversamente, la situazione è ingestibile: prima di spendere 6 miliardi li conteremo lira per lira.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Riba; ne ha facoltà.



RIBA Lido

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, pare opportuno e dovuto che un'operazione dal complesso e rilevante significato sia oggetto di puntuale attenzione al momento della definizione dell'impegno della Regione.
Impegno che il mio Gruppo condivide in base alla conoscenza sia della cronologia sia delle prospettive del progetto sul piano culturale e della qualità; cultura e qualità che naturalmente comportano un deciso e rilevante impegno anche dal punto di vista finanziario.
Sappiamo che l'Agenzia di Pollenzo S.p.A. da tanto tempo fa parte di un'area di beni culturali di notevole rilievo. Ricordo che il progetto degli Stati Generali si era in parte occupato di Pollenzo, per il recupero di alcune parti di questa cittadina, interamente costruita sui residui di una specie di arena romanica.
Ci sono notevoli testimonianze di questa storia nelle tre città romaniche del Tanaro: Pollenzo, Augusta Bagenorum (l'attuale Benevagienna) e Alba Pompea (l'Alba attuale) Pollenzo era un po' il capoluogo di questa zona.
I Savoia avevano costruito in quell'area una loro sede tra quelle considerate a metà strada tra Fontanafredda, quella più lontana di Val Casotto e quella di Racconigi, e in quel punto avevano realizzato quella che in questi anni è stata rivalutata nella conoscenza popolare (è sempre stata così, naturalmente, nell'acquisizione culturale) come la famosa "Agenzia", cioè la sede delle attività agricole della famiglia sabauda.
Questo immobile costituisce una parte staccata della proprietà della famiglia Frus Solare del castello.



PRESIDENTE

Per favore, bisogna ridurre il livello del brusio, perché diventa una fatica per chi parla e per quei pochi che magari vogliono sentire.



RIBA Lido

Il mio ha voluto essere un breve, ma inevitabile excursus di come si è pervenuti ad acquisire l'Agenzia (lo devo anche per la mia appartenenza alla provincia): sostanza, per mettere qualche elemento a disposizione del ragionamento.
In quest'ultima fase, con la rivalutazione e la rinascita dell'interesse turistico-culturale delle zone vitivinicole, si è pervenuti ad individuare la struttura di Pollenzo per una pluralità di possibili utilizzazioni.
Alcuni elementi non sono stati sottolineati nella relazione della collega Casari che, naturalmente, ha letto un testo predisposto. Elementi che costituiscono la motivazione culturale e strategica di quest'operazione.
In sostanza, questo territorio, che in pratica è la porta di accesso alle Langhe, alla zona vitivinicola più prestigiosa de La Morra e dei territori adiacenti, da tempo è rimasto inutilizzato, peraltro, senza una gravissima compromissione delle strutture che evidentemente sono state oggetto di una manutenzione attenta, almeno fino a qualche decina di anni fa, e che sono considerate tecnicamente sane e molto utilizzabili.
L'idea degli Enti locali e delle istituzioni culturali del territorio era quella di recuperare la struttura per allocare un'università del gusto una specie di "borsa" del vino. Un luogo da utilizzare per l'invecchiamento sul modello delle zone del parmigiano per i formaggi, con gestione privata un centro di testimonianza, valutazione, valorizzazione culturale di tutto l'impianto che ormai si svolge intorno ad attività in qualche maniera collegate con i territori del vino e della cultura sia romanica che sabauda, nonché alla caratteristiche storiche di Pollenzo nelle sue due ascendenze, quella romanica e quella sabauda.
Di conseguenza è nata una proposta che prevede la costituzione di una società mista, di una S.p.A. con prevalenza di capitale pubblico.
Quest'ultimo elemento avrebbe dovuto essere maggiormente evidenziato: vi è, infatti, l'impegno della Provincia di Cuneo, dee Comune di Alba e di una quantità enorme di soci singoli. Si tratta di un'opera di grandi dimensioni, dal punto di vista della partecipazione, e la qualità è assicurata dalla natura partecipativa in termini non di interessi finanziari, ma di interesse culturale. I quattrocento/cinquecento soci che partecipano con cinquecentomila lire non credo abbiano in mente un'operazione di tipo finanziario, ma la partecipazione ad destinata a restituire l'agibilità di un bene di grande significato storico e di grande possibilità e opportunità di utilizzo.
C'è poi una parte azionaria minoritaria privata e, ovviamente l'impegno organizzativo di tutta l'area, che ruota attorno ai saloni del gusto, del "cheese": più in generale, alla promozione delle attività collegate al gusto.
Da questo punto di vista l'impegno della Regione si colloca in un quadro di coerenza con le proposte degli altri Enti pubblici territorialmente interessati. Naturalmente, niente va dato per scontato anche perché il progetto, come tutti i progetti, è stato presentato - mi pare l'anno scorso - ad un pubblico attento e, per la sua completezza e per il rilievo culturale, suscita un interesse significativo.
Concordo però con quei colleghi che sostengono che l'impegno finanziario è significativo; ricordo che il progetto deve essere portatore di obiettivi riconducibili ad interessi non economici, ma culturali e in qualche maniera promozionali dell'intero territorio e alla possibilità di fruizione da una larga area di utenza. Sono a conoscenza del progetto di costituire lì la prima università europea del perfezionamento alimentare e del gusto. I progetti, si sa, possono suscitare positiva valutazione e attenzione, oppure possono andare incontro ad un futuro difficile.
Pertanto, invito la Regione a considerare l'operazione non un atto di pura partecipazione finanziaria, ma di valorizzazione di un'impresa di notevole respiro culturale, che deve essere dimostrato e in qualche maniera identificato con il seguito dell'attività che dovrà prendere il via a partire dall'anno prossimo, non appena completata la fase delle adesioni tra cui quella della Regione, una delle ultime attese. Gli altri Enti hanno infatti già da tempo messo a disposizione le loro partecipazioni per le quote d'iscrizione e di adesione previste.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, ringrazio il collega Riba che ha aggiunto una serie di informazioni che non si evincono dalla relazione del disegno di legge. Supplemento di informazioni che il collega Riba ha svolto con ruolo di supplenza nei confronti del proponente - che suppongo sia la Giunta trattandosi di un disegno di legge regionale - ma che a mio parere dev'essere ancora completato dal punto di vista economico.
E' importante, collega Masaracchio - che ha la responsabilità delle società partecipate - e collega Pichetto - che ha la responsabilità in qualche maniera di verifica, di controllo sulla Finpiemonte - che vengano chiarite alcune questioni.
Evidentemente, quando faccio questi riferimenti ai colleghi Masaracchio e Pichetto non pongo la questione sulla responsabilità complessiva dell'Ente. Infine, vi è il Presidente della Giunta regionale, Enzo Ghigo che ha maggiore e completa responsabilità nel momento in cui c'è una proposta che investe due Assessorati.
In questo caso, com'era successo già con la società ICARUS, c'è divergenza di posizioni all'interno della Giunta; e il Presidente Ghigo non ha la voglia, la capacità, il desiderio, di cercare di sintetizzarle.
A questo punto o il Presidente Ghigo o l'Assessore Pichetto o l'Assessore Masaracchio devono rispondere su un quesito molto semplice...



(Voci in aula: "O l'Assessore Goglio!)



SAITTA Antonino

L'Assessore al lavoro, Goglio, è stato molto attivo sulla OP Computer lasciatelo riposare! Sulla questione dell'Agenzia di Pollenzo S.p.A., la Giunta sceglie la strada di una partecipazione azionaria di sei miliardi. Domanda: dal punto di vista della Regione Piemonte, è più conveniente partecipare una tantum con sei miliardi per finanziare un intervento, oppure partecipare nel tempo con un intervento partendo dai sei miliardi? Una partecipazione azionaria - e chi ha cultura aziendale, come il Presidente Ghigo, il collega Goglio e altri lo sa bene - presuppone l'esistenza di un piano economico che lasci intravvedere, dopo una fase di avvio (che può essere anche a carico dell'amministrazione pubblica) una fase di rendimento dal punto di vista economico.
Mi pare sia questo che spiega - sempre - il significato di una partecipazione. Esiste una difficoltà a partire: l'Ente pubblico interviene e si parte. In seguito, le società vanno a regime, stanno in piedi da sole e la partecipazione pubblica si ritira. Non è così, collega Majorino? Mi pare che questo dovrebbe essere il criterio generale.
Ma allora, la domanda è questa: se la Regione partecipa adesso con un investimento di 6 miliardi, cosa succederà il prossimo anno? C'è un piano economico? Il prossimo anno si prevede un disavanzo? Quali sono i costi prevedibili, il costo del personale, la produzione di questa società? Si tratta di elementi fondamentali per scegliere di spendere 6 miliardi.
Collega Gallarini, lei che è stato Assessore, dico forse cose prive di senso? E' privo di senso chiedere un piano economico prima di decidere di spendere 6 miliardi? Il prossimo anno cos'è prevedibile? Dovremo nuovamente intervenire, magari con qualche contributo aggiuntivo? Soltanto l'analisi di questi elementi possono indurre la Regione a decidere "Partecipo dal punto di vista azionario con una quota" oppure "Intervengo una tantum per un intervento di ristrutturazione o di finanziamento - un intervento qualunque".
Non siamo a conoscenza di questi elementi. E' un fatto grave, e anche il collega Chiezzi l'ha detto chiaramente; inoltre, è gravissimo che non si siano elencati gli altri azionisti! Solo il collega Riba, che evidentemente ne è a conoscenza, ha spiegato quali sono le quote, qual è il capitale sociale complessivo, qual è stato l'andamento in questi anni: questioni di carattere essenziale.
C'è poi l'altra questione - il Vicepresidente ricorderà la questione simile di ICARUS - della modalità della partecipazione della Regione Piemonte.
Primo problema: è conveniente o no partecipare? Personalmente, non sono contrario all'intervento. Dico solo che occorre valutare se sia più opportuno un intervento oppure una partecipazione alla società.
Fatta questa scelta, secondo quesito: la Regione come partecipa? Con la modalità che si era stabilita per la Società ICARUS, che in seguito abbiamo modificato? Assessore, lei dovrebbe ricordarsi di quella modalità, ne abbiamo discusso a lungo. Ci stiamo dimenticando totalmente di un errore commesso. Allora, per la società ICARUS, era stato istituito il meccanismo del "mandatario". Oggi, la Regione Piemonte decide di partecipare, ma non direttamente; dà incarico alla Finpiemonte, la quale però non ha mandato pieno, essendo tenuta a rendere conto alla Regione.
Assessore Masaracchio, ricorderà di aver modificato la deliberazione di ICARUS perché si riteneva di aver introdotto un meccanismo di complicazione della questione. E' meglio una partecipazione diretta, della Regione o della Finpiemonte, sapendo che, in ogni caso, la Finpiemonte è la finanziaria della Regione. I meccanismi che s'intrecciano non sono trasparenti.
Rilevo inoltre una differenza con il caso di ICARUS. Non si fa riferimento al Codice Civile per il sistema del mandatario, ma si rinvia ad una successiva convenzione, che pur salvaguardando, come dice la legge all'art. 2, l'esigenza di "piena autonomia", garantisce il punto di vista regionale: è quasi come se fosse sottinteso che lo stesso non venga garantito dalla Finpiemonte! Ricordo che il collega Pichetto disse: "Ma che senso ha dire che bisogna far prevalere il punto di vista regionale, se questo deve essere garantito dalla Finpiemonte?". Ricordo che all'Assessore Pichetto si era risposto: "E' una sorta di precauzione perché non sempre la Finpiemonte garantisce il punto di vista regionale". La risposta dell'Assessore fu allora, e la ripeto: "Ma allora sulla Finpiemonte intervenga la Regione Piemonte attraverso il suo Presidente e l'Assessore competente!". E' infatti loro compito garantire sempre, in qualunque occasione, il punto di vista regionale.
Scrivere che la Finpiemonte deve garantire il punto di vista regionale è una delle più grandi "bestialità", perché indica una sorta di sfiducia nei confronti della Finpiemonte! Scrivete che la Finpiemonte dovrebbe garantire il punto di vista regionale. Ma quale punto di vista dovrebbe garantire, se non quello regionale?! La Finpiemonte è la finanziaria della Regione Piemonte!



MASARACCHIO Antonino, Vicepresidente della Giunta regionale (fuori microfono)

La Finpiemonte non è la finanziaria della Regione! E' una partecipata! Dovrebbe esserlo, sarà la finanziaria della Regione, ma attualmente è una partecipata!



SAITTA Antonino

Secondo l'Assessore Masaracchio l'indicazione di garantire il punto di vista regionale è una garanzia. Intende dire che il Presidente Conforti nominato dalla Regione Piemonte nella persona del Presidente Ghigo, non garantirebbe il punto di vista regionale? Intende dire questo? Terza questione, contenuta nella deliberazione, è quella relativa all'art. 3, sull'informazione e sulla vigilanza. Secondo tale articolo l'andamento della gestione sociale dell'Agenzia è oggetto di informativa della Commissione consiliare competente. Il Presidente della Giunta regionale riferisce poi sulla congruenza della stessa in termini di economicità e rispondenza alle finalità. Io credo che questo compito debba essere in ogni caso garantito, indipendentemente dalla Commissione e dall'esistenza stessa della Commissione. Non so se dobbiamo stabilire questo precedente. Perché, se creassimo un precedente simile con questa società, dovremmo fare lo stesso per tutte le altre! Vuol dire che per tutte le società partecipate dobbiamo prevedere un passaggio in Commissione! A questo punto dovremmo estenderlo a tutte le Commissioni competenti, con il Presidente della Giunta che ci garantisce e dà informazioni sull'economicità e rispondenza alle finalità della legge, come si evince dal punto 2, sempre dell'art. 3. In esso infatti si dice: "Il Presidente della Giunta regionale esaudisce altresì le richieste d'informazione avanzate dai Consiglieri regionali acquisendo i necessari elementi conoscitivi da Finpiemonte S.p.A., e a sua volta è tenuto a fornirli nelle modalità e nei limiti...". E' questo un meccanismo complesso, la Regione deve istituire una partecipazione che garantisca la trasparenza e la presenza da parte di organi di controllo all'interno della Pollenzo S.p.A. anziché meccanismi complessi di sistemi d'informazione.
Stando così le cose, il Presidente dovrebbe chiedere i dati alla Finpiemonte, che è tenuta a darglieli, e solo successivamente questi verranno a conoscenza della Commissione: obiettivamente, mi sembra un gran pasticcio! Ho invece la sensazione che le modalità classiche di controllo e informazione - bilanci, consuntivi, ecc. - siano sempre le migliori, perch è attraverso esse che si individuano chiaramente le responsabilità.
Concludo, affermando che se la scelta della partecipazione azionaria è la più utile dal punto di vista economico, quest'utilità deve essere dimostrata da un piano economico pluriennale. Una volta dimostrata la convenienza (rispetto a ipotesi di finanziamento una tantum o pluriennali) bisogna capire se questa modalità di partecipazione è la più utile e, se lo fosse, se il meccanismo di verifica e controllo proposto, che si disperde in tante Commissioni consiliari, è quello più adatto.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Scusi, Presidente, volevo porre un quesito: come mai trattiamo all'improvviso questo argomento, questa sera? Mi sembrava che provvedimenti anche importanti, tipo quello sul diritto allo studio, fossero stati sollecitati. All'improvviso trattiamo questa materia: la "tiriamo" fuori dall'o.d.g.?



PRESIDENTE

Si tratti dei punti all'o.d.g. per i quali è stato definito l'esame alla Conferenza dei Capigruppo.



SPAGNUOLO Carla

Allora desidero conoscere il motivo - e lo chiedo al Presidente della Giunta - per cui, all'improvviso, questo provvedimento è così urgente (non è un appunto, è una domanda).



PRESIDENTE

In realtà, in passato, ne era stato richiesto l'esame più volte alla Conferenza dei Capigruppo.



SPAGNUOLO Carla

Perché diventa così urgente, oggi?



PRESIDENTE

Prego, on. Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

C'è da chiedersi cosa venga fatto in sede di Commissione dai singoli Commissari, visto e considerato che ormai è prassi che su qualsiasi tipo di provvedimento che arriva in aula dopo essere stato approvato dalla Commissione, si riprende la discussione in Consiglio. D'altro canto, forse la frammentazione dei Gruppi non permette agli stessi di frequentare tutte le Commissioni. problema che - il mio è un consiglio - il Presidente del Consiglio dovrebbe in certo qual modo tentare di risolvere, altrimenti obiettivamente, i lavori di quest'aula si impantanano tutte le volte: basta che un Consigliere non abbia partecipato alla discussione di un provvedimento in Commissione che sistematicamente in aula il documento viene ridiscusso. Dunque, o discutiamo i provvedimenti in Commissione o li discutiamo in aula: affermazione di principio che vorrei venisse presa nella dovuta considerazione.
Il provvedimento in esame non è urgente; se volete, possiamo ritirarlo.
Le argomentazioni che il Consigliere Saitta ha ampiamente argomentato sono tutte confutabili. Quello della Regione Piemonte è un intervento propedeutico - e lo è stato - al successo dell'iniziativa; iniziativa che non sarebbe stata promossa se nel territorio succitato e nella Provincia di Cuneo non ci fosse stata la certezza della presenza della Regione Piemonte nella Società per Azioni che la gestirà. Il meccanismo di ingresso in questa società operativa, che noi abbiamo identificato come migliore, è un finanziamento di 3 miliardi nel 1999 e di 3 miliardi nel 2000, attraverso la Finpiemonte.
La Regione Piemonte non può interpretare la sua partecipazione all'iniziativa esclusivamente attraverso il finanziamento di una società per azioni; di conseguenza, occorrerà verificare l'effetto del suo investimento attraverso gli strumenti classici di una società per azioni: i Consigli di Amministrazione - piuttosto che i bilanci.
Si tratta comunque di un'iniziativa nella quale la Regione Piemonte ha inteso dare un indirizzo politico attraverso la partecipazione della Provincia di Cuneo, del Comune di Bra, del Comune di Alba, di tanti soci privati della "Slow-Food", promotrice dell'iniziativa. La Regione non ha identificato il meccanismo di controllo nella Finpiemonte non perché abbia paura che non sia in grado di verificare come vengano spesi i 6 miliardi ma perché attraverso la Finpiemonte, che farà parte della S.p.A., vuole seguire lo sviluppo di un'operazione che non è finanziaria, ma culturale.
In tal senso, nonostante lo strumento di Finpiemonte fosse il più agile e il più significativo, abbiamo ritenuto che l'operato della Finpiemonte fosse di controllo non finanziario, ma dell'indicazione politica su un'iniziativa di particolare significato sia dal punto di vista culturale sia da quello - passatemi il termine - agroindustriale. Infatti, la si pu mettere in parallelo a quell'insieme di avvenimenti che iniziano a rappresentare un forte punto di riferimento nel settore enogastronomico nella nostra regione, vedi il Salone del Gusto ed altri. La Fiera del Tartufo di Alba, che non è nuova, ma che comunque entra nel novero di queste iniziative, è il luogo fisico che identifica la provincia di Cuneo relativamente agli aspetti enogastronomici. L'iniziativa prevede un albergo, una banca del vino e un'accademia del gusto; naturalmente, vi rientreremo anche come Assessorato alla cultura attraverso una partnership con altre Regioni - ma questo è discorso che arriverà in un secondo momento.
Abbiamo dunque ritenuto - è sì pur vero forse sull'esempio di ICARUS che quello proposto fosse il sistema più agile per poter accedere al finanziamento.
L'urgenza. Non c'è urgenza: il denaro è stanziato a bilancio: il provvedimento può essere approvato anche tra una settimana, dieci giorni.
Personalmente, credevo e speravo - ma devo togliermi quest'illusione che i provvedimenti che arrivano in aula fossero approfonditi e discussi in Commissione; evidentemente questo non succede. Ne prendo atto; farò sì che i provvedimenti che arrivano in aula possano essere ulteriormente suffragati da considerazioni tecniche e giuridiche, come nel caso specifico ci avete richiesto.
Credo che il disegno di legge onestamente sia estremamente chiaro nelle sue intenzioni. Non vedo, nel leggere l'articolato, degli elementi così ostativi come invece sono stati rappresentati da alcuni Consiglieri di opposizione. Cionondimeno, siccome non c'è fretta, siccome bisogna sempre "farla più lunga" di quanto serve, ne rimandiamo la discussione.



PRESIDENTE

Praticamente il provvedimento viene differito.
Avevano chiesto ancora di intervenire i Consiglieri Miglietti, Cotto Chiezzi, Gallarini. Di fronte alla dichiarazione del Presidente intendete ancora intervenire? Prego, Consigliere Miglietti, prenda pure la parola.



MIGLIETTI Franco

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, innanzitutto, credo che quando si assumono degli impegni, specialmente se legislativi, che coinvolgono più realtà e più partecipanti come questa legge in specifico dovrebbero essere portati all'attenzione dell'aula in tempi più solleciti e non credo che questa sia responsabilità nostra.
E' stata licenziata dalla Commissione - se il Presidente ha la gentilezza di ascoltarmi un attimo... Dato che i rimbrotti dovrebbero essere soltanto facoltà della minoranza verso la maggioranza, ma mai da parte della maggioranza verso la minoranza, allora...



(Commenti dai banchi della maggioranza)



MIGLIETTI Franco

Questa è la mia regola, va bene? Io ho le mie regole e quindi le esterno...



(Commenti del Consigliere Scanderebech)



MIGLIETTI Franco

Nel prosieguo, dato che lei, collega, è sempre molto puntuale, mi contesterà, ma la cosa fa parte... ed è simpatica, anche.
Il disegno di legge è stato licenziato dalla Commissione - come Gruppo non abbiamo partecipato al voto, se non erro - l'11 dicembre 1988. E' un provvedimento che implica anche scelte di altri componenti; credo che non soltanto la Regione partecipi alla S.p.A. di Pollenzo tramite la Finpiemonte - cosa che personalmente condivido.
Ritengo...



(Commenti in aula)



MIGLIETTI Franco

Appunto: questi soggetti sono stati ad attendere, fiduciosi del fatto che un giorno la legge sarebbe passata e che quindi sarebbero transitati i 3 miliardi del 1999 e forse anche i 3 miliardi del 2000.
Vede, signor Presidente, quando lei partecipa ai lavori delle Commissioni, essendo Presidente della Giunta, ha l'ossequio che tutti danno a chi ricopre tale carica, ma se lei fosse in Commissione come membro di Commissione, potrebbe constatare - e i Presidenti di Commissione potrebbero renderlo edotto in merito - tutti gli sforzi fatti per migliorare la qualità del prodotto assegnato alla Commissione.
A volte troviamo anche muri insormontabili: nella legge in oggetto, ad esempio, nessuno ha tenuto conto delle migliorie che era possibile apportare; il Presidente e il Vicepresidente possono anche bisticciare, ma il prodotto è questo.
Con la collaborazione dell'Assessore Pichetto e dell'Assessore Masaracchio, inoltre, abbiamo richiesto un mandato senza rappresentanza verificando che quest'ultimo ci avrebbe garantito maggiormente -: abbiamo lavorato molto in tal senso.
Ritengo un'assoluta vergogna - dopo un anno, dopo aver ricordato quanto abbiamo proposto, come abbiamo tentato di migliorare il prodotto, quando devono essere versati i fondi per riqualificare e rilanciare l'Agenzia di Pollenzo - essere qui, stasera, a chiedere di fermarci un attimo per capire esattamente cosa fare.
Se il Presidente ritiene di rimandare il provvedimento in Commissione daremo tutto il nostro contributo, come minoranza, per tentare di migliorare il prodotto: sicuramente, ne uscirà un prodotto migliore. E' certa, però, la pessima figura nei confronti di coloro che attendono le decisioni (al di là delle promesse) dell'Assemblea del Consiglio regionale del Parlamento del Piemonte.



PRESIDENTE

Scusi Consigliere, il Presidente Ghigo ha parlato di rinvio dell'esame non di ritorno in Commissione. Io ho così inteso: è solo un differimento dell'esame, che passerà in un'altra giornata di lavoro.
Ha chiesto la parola la Consigliera Cotto; ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, avevo chiesto di parlare prima ancora del Presidente Ghigo, proprio per ricordare quanto ha detto il collega Miglietti.
Ricordo bene questa pratica, anche perché tratta un tema che ho particolarmente a cuore. Ricordo le discussioni sostenute in Commissione cultura, gli approfondimenti e la larghissima condivisione dell'iniziativa tant'è vero che è stata approvata all'unanimità dei presenti, che non ricordo; tutto faceva presupporre che il provvedimento sarebbe stato approvato in fretta. Come III e VI Commissione si era pensato di organizzare un sopralluogo a Pollenzo - ricorda, collega Riba? - che poi non siamo riusciti ad effettuare.
Pertanto, se si ritiene di rinviare l'esame del documento ad un prossimo Consiglio, aspettando due/tre giorni, non ci sono problemi ricordo però che il provvedimento giace da un anno: proporrei di non rinviarlo ulteriormente, proprio perché l'approvazione all'unanimità della Commissione ha creato aspettative di tanti Enti, istituzioni e privati.
Mentre si fanno gli approfondimenti richiesti dai colleghi Saitta Chiezzi ed altri, chiederei di fare un collegamento fra questa nuova iniziativa e quella che rappresenta un po' un fiore all'occhiello per la Regione Piemonte, la Scuola "Eligif" di Costigliole, nata con contributo finanziario della Regione Piemonte, recuperando parte del Castello.
Iniziativa, quindi, ad altissimo livello: chiederei un collegamento delle due iniziative.



PRESIDENTE

Così come richiesto, ritengo differito l'esame del disegno di legge n.
464.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame proposta di deliberazione n. 677: "Diritto allo Studio Universitario - Criteri per l'erogazione delle borse di studio e dei benefici per l'anno accademico 1999/2000"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 677, di cui al punto 14) all'o.d.g.
Ricordo che in Commissione il provvedimento è stato licenziato all'unanimità dai presenti. Al momento del voto erano presenti i seguenti Gruppi: AN, CDU, CCD, Forza Italia, Democratici di Sinistra, MPPE e Rinnovamento Italiano.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolta con 37 voti favorevoli e 2 astensioni.


Argomento: Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale

Esame proposta di deliberazione n. 626: "Adesione della Regione Piemonte alla Fondazione 'Film Commission Torino-Piemonte'"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del punto 58) all'o.d.g., sulla Fondazione "Film Commission Torino-Piemonte" La parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore alla cultura

La deliberazione in oggetto, tornata in Commissione, è stata lungamente esaminata: i risultati sono sotto gli occhi di tutti (basti pensare agli articoli pubblicati sulle riviste specializzate, sull'opportunità dell'iniziativa).
Il collega Saitta mi aveva richiesto chiarimenti e informazioni doverose, che hanno incontrato la sua soddisfazione.
Il collega Chiezzi aveva presentato in Commissione emendamenti molto importanti, che sono stati accolti.
Sull'argomento ho relazionato molte volte in Commissione, pertanto non vorrei annoiare l'Aula dilungandomi oltremodo; porterò, invece, una relazione su quante richieste e proposte ci siano a proposito dei film.



PRESIDENTE

Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 34 voti favorevoli e 5 astensioni.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame progetto di legge n. 347: "Interventi a tutela della maternità delle donne non occupate" (seguito)


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del punto 13) all'o.d.g.: "Esame progetto di legge n. 347". Relatore è il Consigliere Rubatto, che ha facoltà di intervenire.



RUBATTO Pier Luigi, relatore

Premetto che si tratta di un progetto di legge sottoscritto da tutti i Gruppi e da tutte le colleghe del Consiglio regionale, escluso il Gruppo dei Comunisti italiani.



RUBATTO Pier Luigi, relatore

SALERNO Roberto (fuori microfono)



RUBATTO Pier Luigi, relatore

Ne siamo onorati.
Do per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita:



RUBATTO Pier Luigi, relatore

"Illustre Presidente, egregi Consiglieri Il sostegno alla famiglia in Italia non può non partire dalla maternità, dal dare un supporto anche se minimo alle madri non occupate, a tutte quelle donne che devono vivere un momento così delicato della loro esistenza quale la gravidanza in situazione e condizione di disagio.
La proposta di legge in esame prevede l'erogazione di un contributo ai due mesi antecedenti e nei tre mesi successivi il parto.
Si prefigge lo scopo di sollevare in parte il disagio della madre e permetterle di vivere serenamente gli ultimi mesi di gravidanza ed i primi mesi della nascita del figlio. Il contributo previsto ovvia alle piccole mancanze e all'impossibilità di piccoli interventi a favore del neonato.
Ritengo si tratti di un atto dovuto per riconoscere la funzione della donna-casalinga e per ovviare gravi manchevolezze e carenze in tale settore per le donne non occupate. Anche se, occorre registrare oggi, dopo la presentazione della nostra proposta di legge, l'approvazione di un intervento statale nel settore.
L'ammontare di tale contributo è stabilito in 400.000 mensili a partire dai due mesi antecedenti il parto e di altri tre mesi a gravidanza conclusa.
Il limite di reddito per poter accadere a tale assegno non deve essere superiore a quello previsto per il mantenimento di un alloggio di edilizia residenziale pubblica.
Tale contributo verrà assegnato alle donne non occupate residenti almeno tre mesi nella Regione.
L'indennità non è cumulabile con i trattamenti economici di malattia con il trattamento di integrazione salariale sia ordinario che straordinario e con altre indennità di maternità, fatta eccezione per gli incentivi alla maternità citata, erogati con Leggi dello Stato.
Con l'istituzione del capitolo "Interventi a tutela della maternità delle donne non occupate" è previsto uno stanziamento di un miliardo e mezzo per il 1999 mediante riduzione di tale importo, in termini di competenza di cassa, del capitolo 15910 del bilancio per il 1999.
E' doveroso concludere ringraziando quanti hanno firmato questa Proposta di legge da me presentata, in particolare tutte le Consigliere regionali, che oltre all'opposizione della firma, hanno voluto contribuire in Commissione al perfezionamento ed al buon esito di tale proposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, nessun collega del Gruppo ha firmato la proposta di legge in esame, che, comunque, sostanzialmente condividiamo.
Alcune osservazioni, partendo dall'art. 1, che ci sembra collegato ad una legge nazionale, che, se non sbaglio, prevede la cittadinanza italiana.
E' un punto che riteniamo andrebbe precisato.
Seconda osservazione: il fatto che si preveda una residenza di soli tre mesi potrebbe comportare che una donna lombarda - ad esempio - decida di stabilirsi in Piemonte tre o quattro mesi prima di partorire.
Scusate colleghi, non voglio infierire con le interpretazioni, ma a mio parere, così com'è, il testo si presta ad osservazioni del genere. Sono d'accordo sulla sostanza, purché vengono formulati questi due collegamenti: l'uno con la legge nazionale, che d'altra parte è la cornice all'interno della quale dobbiamo rimanere, l'altro relativamente al fatto che i tre mesi di residenza non possono essere usati in modo strumentale.



PRESIDENTE

Trasformo queste osservazioni in emendamenti? Consigliere Gallarini c'è già un emendamento, relativamente alla residenza, con il quale si chiede di sostituire "tre mesi" con "nove mesi".
Esiste anche un altro emendamento che va in senso opposto, perch chiede di sopprimere le parole "da almeno tre mesi".
Ha chiesto la parola la Consigliera Cotto; ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Sono d'accordo sulla proposta di legge, che ho sottoscritto. Già in altre occasioni ho ringraziato il collega Rubatto per esserne stato promotore.
Dovremmo organizzare i lavori del Consiglio in modo diverso, bloccando ogni tanto i lavori della Commissione. Abbiamo infatti licenziato il testo in esame il 13 gennaio 1999 all'unanimità dei presenti. Successivamente, è subentrata la legge dello stato proposta dal Ministro Livia Turco con decorrenza a partire dal 1 luglio 1999: legge non ancora applicata in quanto mancano le disposizioni per i Comuni.
Richiedo anch'io l'attenzione della Presidente della Commissione delle Elette, perché avrei piacere che sentisse....



(Il Presidente richiama i Consiglieri al silenzio)



COTTO Mariangela

Grazie, Presidente.
Dicevo: la legge nazionale non è ancora applicata; secondo quanto ho appreso da una notizia di stampa di una settimana fa, alla fine di questo mese i vari Ministeri di riferimento dovrebbero averne elaborato il Regolamento. Adesso ci troviamo in una condizione nella quale i Comuni non sanno come comportarsi.
Non pensavo che si parlasse oggi di questa legge; purtroppo, non ho qui il testo della legge nazionale, ma, per quanto ricordo, essa demandava ai Comuni l'istruttoria della pratica per la corresponsione dell'indennità e all'INPS il pagamento. Tant'è vero che diversi cittadini si sono rivolti all'INPS per sapere come fare per ricevere l'indennità; per ora, non c'è il benché minimo coordinamento tra Comune, che deve provvedere all'istruttoria e l'INPS che deve erogare l'indennità.
Mi ha stupito che la legge dello stato, molto chiaramente, parli di cittadine italiane. Dico questo perché, per combinazione, ho un'amica cittadina francese, che si troverebbe nella condizione di poter fruire di questa indennità; la dizione "cittadino italiano" glielo impedisce.
Mi domando, senza voler suscitare suscettibilità in alcuno, se non sia il caso di parlarne, per approfondire alcuni elementi, nel prossimo Consiglio.
Colgo l'occasione per rivolgere un'ennesima raccomandazione. Se nelle Conferenze dei Capigruppo riuscissimo a stabilire di cosa discutere nella successiva riunione di Consiglio, i Consiglieri si documenterebbero; non si può venire in aula con due borse piene di leggi, di riferimenti.
Sono un po' imbarazzata a discutere una legge che ho contribuito a redarre: penso però sia necessario rivederla un momento con i proponenti e gli Uffici.



PRESIDENTE

L'art. 3 precisa che l'indennità non è cumulabile con i trattamenti economici per malattia, con il trattamento e l'integrazione salariale e con altre indennità di maternità, fatta eccezione per gli incentivi alla maternità erogati con leggi dello Stato.
La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, intervengo in merito all'intervento della Consigliera Cotto, che condivido. Il testo in esame ha seguito un lungo iter in Commissione, ma le preoccupazioni qui espresse effettivamente necessitano un approfondimento. Siamo alle ore 19.00 e abbiamo in previsione diverse serate consiliari; siccome siamo in presenza adesso, di un testo nazionale che in allora non c'era reputo anch'io molto importante approvare testi congrui. Diversamente, rischiamo di creare una meccanismo farraginoso di erogazione contributiva. Inoltre, nonostante il periodo della gravidanza duri nove mesi, rischiamo di erogare i contributi dopo 18, il che non si tradurrebbe in una prestazione sociale di qualche utilità alle donne, cui noi, invece, vogliamo dare una risposta concreta.
Chiedo dunque, siccome sono firmatarie tutte le Consigliere più il collega Rubatto, Presidente della Commissione, una rapida riunione di Commissione per verificare la congruenza del nostro testo con quello nazionale per poi riportare immediatamente il provvedimento in aula.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Propongo di non rinviare il testo in Commissione, ma, semplicemente, di lasciare la proposta di legge qui in Consiglio.
Ho l'impressione di non essere stata capita. Siamo in presenza di una legge dello Stato che prevede determinate situazioni per le quali è possibile ottenere la corresponsione, che non è incompatibile con quanto concediamo noi. Si tratta di un qualcosa che si aggiunge, anche perch duecentomila lire al mese, erogate dallo Stato per cinque mesi, non risolvono il problema e nello stesso tempo non tutelano la maternità. Un milione aiuta, ma non tutela: ben venga la legge. Legge che io approvo; non vorrei però costringere chi ha appena partorito ad iniziare un'istruttoria con il Comune per rispondere ad una legge dello Stato. Discutiamo molto sulla sburocratizzazione, poi rischiamo di legiferare male solo perché lo facciamo in fretta, senza preparazione.
Ripeto, siccome non vorrei aggiungere ritardo ai ritardi, chiedo che il testo non venga rinviato in Commissione, ma che un Gruppo di Consiglieri riveda la legge domani o dopodomani, e la confronti con quella dello Stato.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, sono d'accordo con la Consigliera Cotto. Credo che la discussione su alcuni elementi riguardi tutti i Gruppi, non solo i firmatari. Quindi chiedo che la proposta di legge venga posta all'o.d.g. della Commissione competente straordinaria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rubatto.



RUBATTO Pier Luigi

Se il Consiglio lo ritiene si può rinviare la discussione della proposta di legge ad un altro Consiglio. Permettetemi di dire che sono non soltanto sconcertato, ma esterrefatto. La Commissione sanità ha lavorato settimane sul provvedimento - e la legge dello Stato c'era già. Chi sta ora presentando degli emendamenti era presente in Commissione! Sono intervenuto perché quanto ho detto venga messo a verbale. Mi domando cosa serva la Commissione se, dopo mesi di discussione per licenziare un provvedimento, in Consiglio si ridiscute tutto.
Comunque, sono d'accordo a rinviarne la discussione ad altro Consiglio.



PRESIDENTE

Credo che la soluzione più semplice sia differire la discussione del progetto di legge, senza un rinvio in Commissione che ne rallenterebbe l'iter senza un documentato motivo.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordini del giorno n. 1054: "Ruolo dell'Italia e dell'Europa nella crisi di Timor Est"


PRESIDENTE

n. 1055: "Grave situazione a Timor Est" n. 1065: "Disordini sull'isola di Timor Est" n. 1066: "Disordini e violenze sull'isola di Timor Est"



PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 122) all'o.d.g. relativi all'esame degli ordini del giorno inerenti alla situazione di Timor Est.
Mi pare di cogliere la non disponibilità a votare un ordine del giorno unitario. Considerato che tutti gli ordini del giorno sono inerenti allo stesso argomento ne propongo la votazione congiunta.



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Non ho letto attentamente le premesse di tutti gli ordini del giorno ma ritengo che si possa accettare l'invito di votarli congiuntamente.
Vorrei solo aggiungere, all'ordine del giorno presentato, una mia preoccupazione che credo sia condivisa da tutti. Come Regione Piemonte dovremmo cercare di scoprire quanti sono i piemontesi impegnati a Timor Est. So, per esempio, che a Timor Est opera un salesiano di Asti. Come comunità siamo preoccupati per quanto può accadere, anche perché ci sentiamo molto impotenti.
In genere non sono solita richiedere l'attenzione dell'aula, ma in questo caso vorrei aggiungere a quanto scritto nei quattro ordini del giorno la preoccupazione per i piemontesi impegnati a Timor Est. Sarebbe interessante conoscere, dalla diocesi di Torino e dalle altre diocesi piemontesi, quanti sono i cittadini piemontesi impegnati, come missionari in quei luoghi.



(Brusìo in aula)



COTTO Mariangela

Non so a chi sto parlando, perché nessuno mi sta a sentire. Chiedo scusa, Presidente, ma vorrei che anche lei mi prestasse attenzione.
Lo ripeto per l'ennesima volta, ho visto che il Vicepresidente ha messo a fuoco la mia richiesta. Dovremmo preoccuparci, come Regione Piemonte, di sapere quanti sono i cittadini piemontesi impegnati, per lo più come missionari, a Timor Est. Sono sicura che diversi missionari piemontesi sono attivi a Timor Est. Potremmo scoprirlo attraverso le varie diocesi.
Dovremmo far giungere loro la nostra solidarietà e preoccupazione e chiederci se, come Regione Piemonte, possiamo fare qualcosa per loro.
Spero che i due Presidenti mi abbiano sentito.



PRESIDENTE

Consigliere Riba, questo pomeriggio è particolarmente vivace! Consigliera Cotto, ritiene che si debba aggiungere nel suo ordine del giorno, firmato anche da altri colleghi, quest'invito?



COTTO Mariangela

La mia è una raccomandazione all'Ufficio di Presidenza. Speriamo di avere una risposta nel più breve tempo possibile.



PRESIDENTE

Possiamo prevedere un ordine del giorno unico o li portiamo tutti in votazione?



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Li mettiamo tutti in votazione. Seguiamo l'ordine in cui sono stati presentati.
Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 1054, presentato dai Consiglieri Chiezzi e Simonetti, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale, premesso che il 30 agosto gli 800.000 abitanti dell'isola di Timor, ex colonia portoghese insieme all'intera Indonesia, divenuta poi parte integrante dell'Indonesia dopo il periodo coloniale, si sono pronunciati a larghissima maggioranza, circa l'80%, e con una vastissima partecipazione al voto per l'indipendenza le differenze fra Timor e Indonesia sono etniche e religiose (a Timor prevale largamente il cattolicesimo mentre l'Indonesia è musulmana) Giakarta dopo il colonialismo portoghese ha instaurato un regime oppressivo depredando e reprimendo il popolo Timorese (è nota l'eliminazione fisica di oltre 200.000 timoresi accusati di essere comunisti), Giakarta ha favorito in tutti i modi l'emigrazione dall'Indonesia a Timor ed è giunta al tentativo di sterilizzazione delle donne timoresi per invertire i rapporti etnici sull'isola, tali nefandezze sono state denunciate da Monsignor Carlos Felipe Belo premio Nobel per la pace e da tutta la chiesa cattolica Giakarta continua a tenere segregato in stato di prigionia il leader indipendentista Xanana Gusmao dopo l'esito del referendum sull'indipendenza bande paramilitari appoggiate e finanziate dall'Indonesia e contrarie alla secessione hanno gettato l'isola nel terrore massacrando civili, militanti politici sostenitori dell'indipendenza nelle ultime ore la situazione sta precipitando e le atrocità commesse dalle bande paramilitari pare non si fermino, nonostante il duro monito dell'ONU in questo momento Timor est é abbandonata sia dai giornalisti internazionali che dai funzionari delle organizzazioni internazionali e dagli inviati europei che hanno garantito la libera espressione del voto il 30 agosto anche Monsignor Belo ha dovuto abbandonare la sua residenza per garantirsi l'incolumità nel condannare la politica criminale e di occupazione perpetrata da Giakarta impegna la Giunta regionale ad avviare tutte le iniziative nei confronti degli Europarlamentari piemontesi, affinché l'U.E. si faccia carico in tempi rapidissimi del problema ad investire il Ministero degli Esteri italiano e il Presidente del Consiglio affinché l'opera diplomatica dell'Italia sia volta a far rispettare l'esito delle elezioni del 30 agosto e l'avvio dell'indipendenza di Timor a far sì che il nostro Governo convochi l'Ambasciatore dell'Indonesia per richiamare il suo Governo ad una politica di rispetto delle regole internazionali ad invitare il nostro Governo all'interruzione di ogni rapporto con Giakarta qualora non cessino le azioni criminali assecondate dall'Indonesia".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 34 voti favorevoli e 1 astensione (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 1055, presentato dai Consiglieri Papandrea e Moro, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale, appreso che in questi giorni si stanno consumando a Timor est, una piccola isola dell'arcipelago indonesiano, massacri di ogni genere perpetrati nei confronti della popolazione civile alla notizia della vittoria degli indipendentisti di Timor est nel referendum promosso nell'isola occupata militarmente dagli indonesiani nel 1975, gli "unionisti" hanno iniziato una campagna di terrore e di violenza considerato che fonti molto accreditare dell'ONU stimano 250.000 morti civili della popolazione di Timor est in ventiquattro anni di occupazione militare il 78% della popolazione di Timor est ha votato per l'indipendenza dell'isola dall'Indonesia e questo è il motivo della repressione organizzata dalle forze paramilitari "unioniste" di Timor est con la compiacenza se non l'appoggio diretto dell'esercito indonesiano e dei militari da cui dipende anche costituzionalmente il ruolo politico, infatti ben 75 membri del Parlamento sono eletti dall'apparato militare senza elezione l'isola di Timor est rappresenta per il regime indonesiano un presidio economico importante per il fatto che nel tratto di mare che separa Timor dall'Australia c'è uno dei più grandi giacimenti petroliferi del mondo e non a caso l'Australia è l'unico paese ad aver riconosciuto la sovranità dell'Indonesia su Timor est ed aver ricevuto in cambio un accordo commerciale da milioni di dollari denominato "Timor get treathy" oltre all'appoggio strategico-politico americano dato al dittatore Suharto in funzione anticomunista nell'area asiatica preoccupato che nonostante le numerose denunce in sede ONU sulle violazioni dei diritti umani e sui massacri della popolazione civile ed il riconoscimento come Nobel per la pace dato nel 1996 a Mons. Belo e José Ramos-Horta la comunità internazionale ha continuato ad intrattenere rapporti di carattere commerciale con il regime militare di Giakarta il regime di Giakarta possa continuare a beneficiare da parte occidentale di commesse di armi di cui anche il nostro paese sarebbe stato coinvolto nella vendita di armi ed armamenti che ora vengono con tutta probabilità utilizzate contro la popolazione di Timor est tutto ciò premesso, il Consiglio regionale del Piemonte chiede al Governo italiano di intervenire nei confronti del Governo indonesiano affinché cessi immediatamente ogni attività militare e poliziesca nell'isola di Timor est di premere sulla comunità internazionale affinché venga denunciato all'ONU l'atteggiamento del regime indonesiano ed immediatamente sospesa ogni fornitura d'armi diretta e/o indiretta verso Giakarta di istituire una Commissione parlamentare d'inchiesta affinché venga accertato il ruolo dell'Italia nella vendita di armi verso l'Indonesia responsabile nel 1975 di un'annessione militare mai riconosciuta dalle Nazioni Unite".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli e 1 contrario (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 1065, presentato dai Consiglieri Cotto, Gallarini, Ghiglia e Angeleri, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale, a seguito dell'ondata di violenza scatenata dai miliziani filoindonesiani, riesplosa immediatamente dopo la chiusura dei seggi del referendum per l'indipendenza di Timor-est (98,6% partecipanti - 78,7% dei consensi a favore dell'indipendenza) e dei fatti di gravità inaudita che si stanno verificando nell'isola, delle deportazioni di massa, dei saccheggi e gli incendi che hanno fatto di Dili, capitale timorese, città fantasma denunciando che è stato impedito alla Signora Mary Robinson, Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, di visitare l'isola sottolineando la continua denuncia delle organizzazioni umanitarie, degli appelli a Sua Santità Giovanni Paolo II per l'invio di una forza multinazionale di pace preoccupato per l'aggravarsi della situazione sociosanitaria e della precaria condizione alimentare a cui la popolazione, in fuga sulle montagne, è esposta. Secondo il rapporto della FAO reso noto il 14 settembre c.a.
duecentomila persone rischiano di morire di fame nei prossimi giorni invita il Presidente della Giunta regionale ad attivarsi presso il Governo Italiano perché vengano portate a termine iniziative diplomatiche che ristabiliscano la legalità internazionale nel territorio timorese per la piena attuazione degli accordi sottoscritti il 5 maggio dal Portogallo e dall'Indonesia per la convocazione dell'ambasciatore indonesiano al fine di ribadire l'indignazione della comunità italiana di fronte agli eventi e che allo stesso si richiedano garanzie per la sicurezza di cittadini italiani presenti nell'isola perché l'Italia promuova la creazione di un tribunale internazionale per i crimini contro l'umanità per accertare le responsabilità dell'ondata di barbarie che si è abbattuta sulla comunità timorese perché venga sospesa la fornitura di materiale bellico verso l'Indonesia e che il sostegno italiano all'economia ed allo sviluppo indonesiano sia vincolato all'evolversi della questione timorese per l'invio di aiuti umanitari per fronteggiare la drammatica situazione sociosanitaria".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 37 voti favorevoli (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 1066, presentato dai Consiglieri Dutto e Bellingeri, il cui testo recita: "Premesso che tramite Referendum svoltosi il 30 agosto scorso la popolazione di Timor est si è pronunciata con la larga maggioranza del 78% - a favore dell'indipendenza dall'Indonesia questa dichiarazione d'indipendenza è il risultato di un percorso di autodeterminazione iniziato il 28 novembre 1975 con la creazione della Repubblica Democratica del Timor Orientale e bruscamente interrotto dall'invasione indonesiana del 7 dicembre 1975 l'invasione indonesiana è stata più volte condannata dalle Nazioni Unite considerato che dal momento del voto per l'indipendenza una serie incredibile di violenze sono state scatenate dalle milizie musulmane filo indonesiane contro la popolazione civile di Timor Orientale, cercando in tal modo di annullare di fatto il risultato elettorale e costringendo alla fuga gli osservatori internazionali sottolineando che l'azione di tali milizie, verosimilmente sostenute dal Governo indonesiano prendendo la forma di esecuzioni di massa, crea una situazione di emergenza umanitaria ricordando gli storici legami che la popolazione di Timor Orientale ha con il Portogallo, paese alleato e membro dell'Unione Europea Tutto ciò premesso il Consiglio regionale invita il Governo Italiano a condannare il Governo indonesiano per i massacri avvenuti e a promuovere la sospensione di tutti i rapporti commerciali con l'Indonesia esercitare le opportune pressioni internazionali affinché venga definitivamente riconosciuta l'indipendenza di Timor est".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 36 voti favorevoli (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Abbiamo esaurito i nostri lavori, anche se non completamente rispetto agli accordi della Conferenza dei Capigruppo.
Relativamente ai due provvedimenti per i quali è stato differito l'esame, l'aula ritiene che possano essere affrontati domani mattina o necessitano di maggior tempo?



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Mi pare che non ci sia la completa disponibilità ad affrontarli domani: non ci sarà quindi riunione di Consiglio, che convoco invece per venerdì prossimo.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Le Commissioni possono essere convocate solo con l'intesa di tutti...



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Per cortesia, state un attimo seduti! La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Avanzo una timida proposta - se Presidente e Giunta sono d'accordo: non potremmo, domani mattina, convocare comunque il Consiglio per la serie di difficoltà nell'avvisare gli assenti ed esaminare dei provvedimenti comunque?



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Consigliere, possibile che questa Giunta la dobbiate tirare in mezzo per ogni cosa? E' previsto che domani ci sia Consiglio? Abbiamo per caso detto che saremo assenti? Non mi pare, e concludo dicendo che la Giunta è assolutamente disponibile ad essere in Consiglio domani.



(Commenti in aula)



CHIEZZI Giuseppe

E non più venerdì?



PRESIDENTE

Scusate, colleghi. Venerdì è previsto l'esame del disegno di legge sul commercio. Non è un esame che si possa risolvere in pochi minuti: Credo che la riunione di venerdì sia assolutamente necessaria per affrontare un problema così importante.
Viste le difficoltà nell'avvisare, gli assenti - numerosi - qualcuno ritiene opportuno fare riunione di Consiglio. Perciò, domani mattina alle ore 9.30 è convocato il Consiglio.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.13)



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