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Dettaglio seduta n.385 del 09/09/99 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA


Argomento: Commemorazioni

Comunicazione del Presidente del Consiglio regionale in merito alla tragica scomparsa del Consigliere regionale Pasquale Cavaliere


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Come voi sapete, nel periodo intercorrente tra l'ultima riunione del Consiglio e quella odierna, è tragicamente mancato uno dei nostri Consiglieri.
La commemorazione, per intese intercorse con la collega che lo sostituirà e per dare modo alla stessa di presenziare al ricordo, verrà effettuata in una prossima riunione, probabilmente nella seduta del 21 settembre 1999.
Sottolineo che non si tratta di non ricordare la sua morte, ma di permettere la presenza in aula della collega che lo sostituirà.
Ricordiamolo brevemente osservando un minuto di silenzio.



(I presenti, in piedi, osservano un minuto di silenzio)


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellingeri, Casari, Casoni Farassino, Ferrero, Leo e Suino.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge non vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

e) Variazione denominazione Gruppo consiliare CDU in "Forza Italia - Il Polo popolare"


PRESIDENTE

Comunico inoltre che a far data dall'1/8/1999 il Gruppo CDU ha assunto la denominazione "Forza Italia-Il Polo Popolare".


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

f) Modificazione consistenza numerica Gruppo consiliare Misto Piemont


PRESIDENTE

Comunico altresì che a far data dall'1/9/1999 il Consigliere regionale Roberto Rosso non aderisce più al Gruppo consiliare Lega Nord Piemont per l'indipendenza della Padania e conseguentemente si colloca nel Gruppo consiliare Misto-Piemont. Comunico infine che a far data dall'8/9/1999 il Consigliere Claudio Dutto è Presidente del Gruppo consiliare Lega Nord Piemont per l'indipendenza della Padania.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Esame proposta di deliberazione relativa a: "Surrogazione Consigliere regionale Pasquale Cavaliere (art. 16, legge 17/2/1968, n. 108)"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 3) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione relativa alla surrogazione del Consigliere Pasquale Cavaliere.
In seguito al verbale della Giunta delle Elezioni, pongo in votazione per alzata di mano, la proposta che il Consiglio prenda atto che al Consigliere Pasquale Cavaliere subentra, ai sensi dell'art. 16 della legge 17/2/1968, n. 108, la signora Enrica Pazé.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
Per quanto attiene alla convalida dell'elezione della signora Enrica Pazé, ricordo che viene assegnata, ai sensi dell'art. 16 del Regolamento alla Giunta delle Elezioni, la quale accerterà che non sussistano, nei confronti della neo Consigliera, cause di ineleggibilità e di incompatibilità. Ad esame compiuto, la Giunta delle Elezioni riferirà al Consiglio.
Ho avuto informazioni che la neo Consigliera in questi giorni si trova all'estero, pertanto non può essere presente oggi, ma ha dichiarato, con comunicazione scritta al Direttore dott.ssa Rovero, che intende accettare la carica e che sarà presente a partire dalla seconda metà del mese di settembre.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Esame proposta di deliberazione relativa a: "Convalida Consigliere regionale Bernardino Orrù (ai sensi art. 17, legge 17/2/1968, n. 108 ed art. 16 del Regolamento interno del Consiglio regionale)"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 4) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione relativa alla convalida del Consigliere Bernardino Orrù.
Comunico che la Giunta delle Elezioni, riunitasi in data 2/9/1999, ha proceduto all'esame della condizione del Consigliere Bernardino Orrù proclamato nella seduta del 13/7/1999, per accertare se sussistano nei suoi confronti cause di ineleggibilità o di incompatibilità.
Do per letta la relazione del Presidente della Giunta delle Elezioni Angeli.
Poiché nulla è stato rilevato e non sono state sollevate obiezioni in ordine alla posizione del Consigliere Bernardino Orrù, propongo al Consiglio di procedere, con votazione a scrutinio segreto, alla convalida del Consigliere stesso.
Prego il Consigliere Segretario Toselli di procedere all'appello nominale per la votazione a scrutinio segreto.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto con l'assistenza del Consigliere Segretario Toselli che effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

La votazione è chiusa.
Prego procedere alla verifica delle schede.



(Si procede allo spoglio delle schede)


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario - Enti Locali - Forme associative - Deleghe: argomenti non sopra specificati

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla richiesta di incontro con una delegazione di Sindaci presenti in aula relativamente all'individuazione delle Aree Obiettivo 2


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo per chiedere che ci dia il tempo di leggere il documento che lei consegna adesso. Volevo proporre a lei, ed anche ai colleghi, se a fine seduta fosse possibile discutere e mettere in votazione gli ordini del giorno relativi a due problemi importanti.
Il primo è quello della chiusura dello stabilimento OP Computer di Scarmagno: sono stati presentati degli ordini del giorno e chiedo se è possibile parlarne.
Il secondo è il problema di Timor Est, per il quale il nostro Gruppo ha presentato un ordine del giorno.
Le chiederei, attraverso una consultazione con i Capigruppo, di adoperarsi per capire se oggi c'è il consenso sufficiente per discutere e mettere in votazione gli ordini del giorno relativi a questi due problemi.



PRESIDENTE

Dopo la conclusione del dibattito di cui al punto 5) all'o.d.g., con il consenso dell'aula sicuramente.
La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Presidente Deorsola e Presidente Ghigo, dato che alla seduta partecipano come pubblico, ma con l'emblema della rappresentanza ufficiale dei loro Comuni, numerosi Sindaci, sicuramente interessati a seguire il dibattito, ma anche interessati a poter esprimere una loro valutazione nella definizione di questa materia nei confronti della Giunta e credo anche nei confronti del Consiglio, nell'interesse che abbiamo a sentire l'opinione e la valutazione dei rappresentanti delle istituzioni montane del Piemonte, chiederei se nel corso della mattinata potesse essere ricevuta una delegazione. Sicuramente abbiamo la possibilità di ospitare nella Sala Viglione l'intero pubblico presente in rappresentanza istituzionale, in modo da avere un'opportunità di incontro sia per loro sia per i Consiglieri e, in particolare, per i Gruppi dell'opposizione, che credo condividano questa mia richiesta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Intervengo non solo per associarmi alla richiesta del collega Riba, ma perché so che lei questa mattina ha ricevuto alcuni Sindaci di varie Province o in particolare di una Provincia. Credo che, essendo stato convocato il Consiglio per le 9,30, sarebbe stato opportuno ricevere quei Sindaci perlomeno alla presenza dei Capigruppo, per poter sentire le istanze che avanzano.
Credo che la richiesta del Consigliere Riba vada accolta dal Consiglio potrebbe esserci una relazione della Giunta, dopodiché una sospensione per ricevere i Sindaci che ci fanno partecipi delle varie istanze delle loro zone. Sarebbe veramente opportuno e siccome ci troviamo di fronte ad un uditorio particolare credo spetti loro il diritto democratico all'udienza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

Anche noi ci associamo alla richiesta che già i colleghi Riba e Montabone hanno presentato. La Sala Viglione è capiente, può ricevere i Sindaci qui presenti in rappresentanza del territorio della Regione Piemonte, che oggi presentano istanze molto importanti per loro e di estrema gravità. Se le decisioni assunte oggi da questo Consiglio fossero quelle previste dalla delibera della Giunta regionale, molti territori sarebbero penalizzati.
Ascoltarli e sentirli, ma farci anche partecipi delle loro esigenze penso sia essenziale per la Giunta regionale del Piemonte. Con un attimo di sospensione, accogliamo i Sindaci presenti oggi in sala ed ascoltiamoli in Sala Viglione; credo sia doveroso da parte del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Presidente, ci stupiamo un po' di dover perorare questa causa, perch ci sembra sostanzialmente un dovere della Giunta e del Consiglio, in particolare, ascoltare le istanze dei rappresentanti della comunità regionale piemontese che intendono evidentemente discutere di problemi seri e delicati, anche un po' senza ritorno se non si affrontano in maniera congrua.
Il nostro Gruppo assolutamente ritiene che questo sia un dovere.



PRESIDENTE

I Sindaci che hanno chiesto di essere sentiti li abbiamo sempre ascoltati. Per quanto mi riguarda ho sempre dato la piena disponibilità anche in questa occasione La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Anche Rifondazione Comunista ritiene doveroso ascoltare i Sindaci del Piemonte, per cui ci associamo alle richieste sia del Capogruppo dei Comunisti Italiani, sia alla proposta del Consigliere Montabone. Riteniamo doveroso e soprattutto importante ascoltare le istituzioni, perché in questo momento rappresentano le popolazioni. Questo è un problema delicatissimo: ascoltare le loro istanze e soprattutto tenerle presenti è un elemento qualificante e democratico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Presidente e colleghi, anche noi riteniamo che questa qualificata presenza istituzionale di Sindaci e Presidenti di Comunità montane debba avere un attimo di attenzione da parte del Consiglio. Valuti il Presidente Deorsola se, una volta che il Presidente della Giunta avrà fatto la propria esposizione, sia il caso di introdurre il dibattito con la collocazione dei vari Gruppi prima di sospendere il Consiglio o invece sospendere il Consiglio prima. Penso di parlare anche a nome dei colleghi di maggioranza con i quali ci siamo sentiti solo con un battito di ciglio, ma mi sembra che siamo tutti d'accordo in questo senso. Valuti quindi il Presidente se anziché ricevere una sola delegazione, possa valere la pena ricevere tutti i presenti.
Da un punto di vista funzionale, visto che alle 13,30 dobbiamo chiudere il Consiglio per gli impegni del CCD annunciati dal Capogruppo Angeleri in sede di Capigruppo, penso che fra i presenti si possa formare una delegazione per rappresentare in Sala Viglione, tassello per tassello, le singole realtà, o esprimersi per realtà omogenee. Questo solo perché, da un punto di vista pratico, molto probabilmente i nostri lavori potranno essere meglio governati. Ovviamente siamo d'accordo sul fatto che vada colta l'occasione di questa presenza affinché si possa sentire anche l'esposizione dei Sindaci prima di trarre le conclusioni come assemblea regionale.



PRESIDENTE

Mi pare che l'ipotesi di sentire le valutazioni dei Sindaci sia condivisa da tutti, da me assolutamente, per cui il lavoro potrebbe prevedere una relazione.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Di solito le conclusioni si fanno alla fine, non durante. Questo provvedimento è stato molto contrastato in tutte le sedi nel merito e anche nel metodo. Abbiamo sottolineato, a nostro avviso, la necessità che fosse il Consiglio e non la Giunta a deliberare. E' un provvedimento fortemente contrastato in sede decentrata da parte dei Sindaci e dei Gruppi. Riterrei utile, Presidente, tra le ipotesi fatte, quella che scelga come primo momento quello di ascoltare i Sindaci, che penso parteciperanno tutti a questa riunione. Ritengo inoltre che abbiamo abbastanza consapevolezza del modo di lavorare per esprimere una serie di interventi ridotti.
Tuttavia, prima di sentire il Presidente della Giunta regionale essendo un provvedimento molto contrastato, è bene - secondo il mio punto di vista - che egli senta prima le ragioni dei Sindaci, eventualmente correggendo il proprio punto di vista, per poi rivolgere al Consiglio regionale le sue valutazioni. Altrimenti, mi sembra che facciamo parlare il Presidente della Giunta regionale in assenza di una voce puntuale dei Sindaci.
Chiedo quindi che si inizi subito con l'audizione dei Sindaci.



PRESIDENTE

Credo che una breve illustrazione dell'argomento possa essere utile anche ai Sindaci. In questo senso, mi permetto di insistere per sviluppare i lavori in questo modo: una breve illustrazione del provvedimento; la sospensione dei nostri lavori, in modo da poter sentire i Sindaci presenti che intendono portare dei contributi, ed infine la ripresa con la discussione, che sarà più ricca dopo i contributi portati dagli stessi.
Lei consente, Consigliere Chiezzi? Prima mi è parso di cogliere una forma di unanimità su questa impostazione: una breve relazione, la sospensione, sentiamo i Sindaci e riprendiamo la discussione.



CHIEZZI Giuseppe

La mia opinione rimane che una breve relazione non serva e faccia solo perdere tempo; però, se sono l'unico a pensarla così, va bene.



PRESIDENTE

Non è per perdere tempo; mi pare di poter adottare, sia pure non unanimemente condivisa, questa impostazione.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario - Enti Locali - Forme associative - Deleghe: argomenti non sopra specificati

Dibattito relativo all'individuazione delle Aree Obiettivo 2 - Esame ordini del giorno n. 1057 e n. 1058


PRESIDENTE

Ha pertanto la parola il Presidente Ghigo per la comunicazione relativa all'individuazione delle Aree Obiettivo 2.
Al termine, sospenderemo i lavori per consentire l'incontro con i Sindaci.
Prego, Presidente Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Non capisco perché mi venga chiesto di fare una breve relazione. Il Presidente Ghigo farà una relazione: poi, che sia breve o meno... Visto che il tema è così contrastato, è anche giusto che il Presidente della Giunta abbia il tempo necessario per poter rappresentare quale è stato l'operato della Giunta nell'adottare questa delibera; perciò, non sarà necessariamente lunga, ma sicuramente - io mi auguro - propedeutica a dare delle risposte.
La Gazzetta Ufficiale della Comunità Europea ha pubblicato, in data 26 giugno 1999, il nuovo Regolamento sui fondi strutturali per il periodo 2000/2006 (Reg. 1260/99), concludendo così un dibattito pubblico istituzionale durato fin dall'inizio del 1998, che per brevità - e per ricordarlo a tutti - veniva definito "Agenda 2000".
Si tratta ora di passare con tempestività alla fase operativa, in modo da essere pronti sin dal gennaio 2000 all'attivazione degli interventi. Per fare ciò è necessario procedere preliminarmente all'individuazione delle Aree Obiettivo 2. Il Regolamento fissa infatti i criteri ai quali devono rispondere queste aree, sia per la riconversione industriale, sia per la riconversione rurale, dal momento che il nuovo Obiettivo 2 raggruppa i precedenti Obiettivi 2 e 5b.
Tale adempimento, ovvero l'individuazione delle aree, è di pertinenza della Commissione Europea che adotta un'apposita decisione di concerto con lo Stato membro, secondo quanto dispone l'art. 4 del Regolamento.
Il Ministero del Tesoro e Bilancio ha richiesto alla Regione di trasmettere - sulla base dei criteri previsti dal Regolamento un'indicazione delle Aree Obiettivo 2 entro il 31 luglio u.s.
La Regione ha ripetutamente segnalato al Ministro del Bilancio - e da ultimo con una lettera al Ministro prof. Giuliano Amato del 2 agosto scorso la difficoltà di procedere all'individuazione delle Aree Obiettivo 2 senza conoscere, in parallelo, il montante di popolazione e la zonizzazione delle aree 87.3.C (che sono gli aiuti di Stato a declino industriale, già 92.3.C), ovvero di quelle aree dove, previa notifica all'Unione Europea gli aiuti di Stato possono essere assegnati in deroga ai vincoli posti dalla Commissione Europea per i contributi alle imprese private.
Evidenziando la stretta connessione tra i due procedimenti, la Regione aveva richiesto, in modo formale, al Ministro del Bilancio di non dare corso all'individuazione delle aree Obiettivo 2 sino a quando non fossero note le determinazioni relative alle aree 87.3.C. Tale richiesta è stata respinta dal Ministero che, con una nota del 4 agosto scorso, ha ribadito la perentorietà dei termini per l'individuazione delle Aree Obiettivo 2.
La Giunta regionale ha dunque adempiuto a tale disposizione con DGR n.
2-28061 del 6/8/1999, proponendo al Ministero del Bilancio la ripartizione della popolazione assegnata sul territorio regionale. Contestualmente, il Ministero del Bilancio sta mettendo a punto la zonizzazione delle aree 87.3.C per il centro-nord Italia. Pur essendo una competenza che il Ministero ha avocato a sé, senza il minimo coinvolgimento delle Regioni, la Giunta regionale ha ritenuto opportuno - con la citata deliberazione formulare una propria proposta al fine di ottenere un significativo riconoscimento di aree, peraltro funzionale alla comprovata esigenza del sistema produttivo piemontese.
Per chiarire tutti i passaggi che hanno portato alle scelte programmatorie attuali, occorre compiere un passo indietro e ricostruire il percorso sin qui compiuto. L'Unione Europea, per la definizione della riforma dei fondi strutturali e l'approvazione del nuovo Regolamento, ha avviato una serie di negoziati con gli Stati membri nel corso del 1998 e nel primo semestre del 1999.
Tra i vari problemi emersi è subito apparso chiaro che, sulla base dei criteri fissati per individuare le Aree Obiettivo 2 (riconversione industriale e/o rurale), l'Italia sarebbe stata penalizzata. Infatti, se si fosse assunto esclusivamente il livello provinciale (Nuts III) all'Italia avendo poche province che rientravano nei parametri richiesti, sarebbe stata assegnata una quantità di abitanti per l'Obiettivo 2 di circa 5,4 milioni.
Con altri Paesi dell'Unione - che avevano analoghi problemi - l'Italia fece introdurre la clausola del "Safety Net", ovvero una "rete di protezione" secondo la quale ogni Paese non avrebbe potuto registrare una contrazione di abitanti superiore ad un terzo della popolazione storica (cioè quella attualmente ricompresa negli Obiettivi 2 e 5b). Con questo accorgimento l'Italia è riuscita ad ottenere 7,4 milioni di abitanti circa che è pur sempre una diminuzione forte rispetto ai circa 11,1 milioni precedentemente inclusi; appare quasi superfluo sottolineare come in tale negoziato, condotto direttamente dagli Stati con le istituzioni comunitarie, non vi sia stato alcun ruolo e responsabilità delle Regioni.
La popolazione assegnata costituisce naturalmente un parametro essenziale per la definizione delle risorse del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale che risultano direttamente proporzionali alla popolazione ricompresa nella perimetrazione Obiettivo 2, assegnando la somma di L. 582.815 per abitante.
Sulla base di questi orientamenti - poi recepiti e formalizzati dal Regolamento - il Ministero del Tesoro e Bilancio definì (nell'autunno 1998) una metodologia per ripartire tra le Regioni del centro-nord Italia la popolazione di 7,4 milioni di abitanti circa.
Il Ministero del Bilancio - in primo luogo - partì dalla considerazione che all'Italia era stata attribuita la quota di popolazione non già in forza delle province (Nuts III) ammissibili, quanto piuttosto perché godeva della clausola della rete di protezione dei due terzi, o "Safety Net" (come veniva chiamato). Pertanto, decise che era necessario "bypassare" il livello provinciale per scendere direttamente ad un'aggregazione territoriale più significativa a scala subprovinciale. Sempre il Ministero del Bilancio individuava nei Sistemi Locali del Lavoro (SLL) l'aggregazione di Comuni da assumere come base sia per l'assegnazione della popolazione (e dei fondi) alle singole Regioni, sia per l'individuazione delle aree nell'ambito di ciascuna regione.
A tal fine, il Ministero del Bilancio, con il supporto tecnico dell'ISTAT, metteva a punto una metodologia, fornendo alle Regioni l'elenco dei Sistemi Locali del Lavoro (SLL) che rispondevano ai criteri della riconversione industriale e/o di quella rurale.
Per individuare invece i SLL rispondenti ai requisiti richiesti dal Regolamento, l'ISTAT ha utilizzato i dati disponibili più recenti (1996/1997) che si riferiscono al tasso di disoccupazione, tasso di industrializzazione, dinamica dell'occupazione industriale, incidenza della popolazione agricola, densità della popolazione, dinamica della popolazione. E' interessante rilevare che i SLL eligibili in Piemonte secondo i dati del Ministero, assommano ad una popolazione complessiva di 2.587.330 abitanti, quasi il doppio della disponibilità poi assegnata, pari a 1.338.069 abitanti.
Il Ministero del Bilancio indicava altresì - anche in periodi successivi all'autunno del 1998 - altri vincoli da tenere presenti nella ripartizione tra le Regioni dei 7,4 milioni di abitanti. In particolare: a) una priorità alle Regioni colpite dal terremoto (Umbria-Marche) b) l'eventualità che l'Abruzzo (in uscita dall'Obiettivo 1) concorresse anch'essa alla ripartizione di 7,4 milioni di abitanti.
Tali criteri, per ragioni di solidarietà verso aree gravemente colpite da calamità naturali o comunque in ritardo di sviluppo, sono stati accolti e condivisi da tutte le Regioni.
Il Ministero, pur presentando alcune ipotesi di ripartizione, riteneva che la materia potesse essere oggetto di accordo tra le Regioni interessate. Le Regioni, a seguito di numerosi incontri, elaboravano diverse metodologie che tenevano conto della situazione storica pregressa dei SLL eligibili in base ai dati ISTAT, di alcune condizioni specifiche come le aree terremotate, le regioni con problemi di pesca, la concorrenza per determinate aree di Paesi confinanti in pre-adesione all'Unione Europea (è il caso del Friuli Venezia Giulia). Dalle prime formulazioni, al Piemonte veniva proposta un'assegnazione che oscillava, a seconda dei parametri prescelti, da 850 mila a 1,4 milioni di abitanti.
Sulla base di tutte queste premesse le Regioni - dopo una serie di faticose ed estenuanti riunioni - pervenivano ad un accordo, formalizzato il 22 luglio scorso con il dissenso della Regione Lombardia, che teneva conto sia delle priorità alle Regioni terremotate, sia dell'Abruzzo la cui posizione si era nel frattempo chiarita nel senso di una piena partecipazione alla ripartizione della popolazione Obiettivo 2. La quota assegnata al Piemonte veniva definita in 1.338.069 abitanti, collocandosi dunque in prossimità del massimo ipotizzato nelle diverse simulazioni.
E' opportuno un raffronto tra il "peso" del Piemonte sul totale nazionale nei due periodi di programmazione. Nel triennio in corso il Piemonte aveva assegnati 2,3 milioni di abitanti circa sugli 11,1 dell'Italia: praticamente circa il 20,2%. Per il periodo 2000/2006 ne avrà 1,338 milioni su 7,4 milioni. Se ai 7,4 milioni si sottrae la popolazione assegnata all'Abruzzo - circa 600 mila abitanti - che finora gravava sull'Obiettivo 1, e i 300 mila abitanti per le zone terremotate di Marche ed Umbria, la popolazione reale da ripartire è di 6,5 milioni di abitanti.
Il peso del Piemonte non è dunque sostanzialmente mutato rispetto al passato, in quanto l'attuale percentuale è del 20,5, e ciò nonostante si sia dovuta garantire la quota di "Safety Net" anche alle Regioni che non presentavano aree eligibili. In termini assoluti, il Piemonte continua a disporre del programma più ampio nell'ambito delle Regioni assegnatarie dell'Obiettivo 2. Rispetto alla riduzione di popolazione subìta dal nostro territorio, ad esempio, risultano più penalizzate la Liguria, il Veneto e la Toscana.
Il Ministero del Bilancio sollecitava le Regioni fissando la data del 31 luglio per ricevere da queste il recepimento della proposta ministeriale sui Sistemi Locali del Lavoro e il loro dispiegamento sul territorio regionale.
La Regione Piemonte, dopo aver manifestato le riserve già citate nella lettera al Ministro Amato, adempiva a detta richiesta - come già ricordato con la DGR n. 2-28061 del 6 agosto 1999 e con il successivo inoltro al Ministero.
La metodologia seguita nell'individuazione dei SSL beneficiari dell'Obiettivo 2 è strettamente condizionata sia dalle indicazione del Ministero (per la scelta degli ambiti territoriali da considerare), sia dai criteri del Regolamento. In secondo luogo, lo sviluppo completo della metodologia - allegato ed ampiamente dettagliato alla deliberazione della Giunta regionale - è stato effettuato dall'IRES.
Si è preso atto che la popolazione del Piemonte scende dai 2,3 milioni di abitanti attuali circa a 1,338 milioni di abitanti per il periodo 2000/2006. E' un dato che è bene avere presente. L'IRES ha quindi definito anche sulla base del criterio del "Safety Net", la popolazione spettante a ciascuna provincia. Si rammenta ancora che il "Safety Net" è stato adottato tra gli altri criteri - anche per la ripartizione fra le Regioni della quota di popolazione da attribuire a ciascuna di esse.
Analogamente la Giunta regionale ha applicato il criterio del "Safety Net" (Rete di Protezione) - secondo la metodologia dell'IRES - anche nell'individuazione della quota di popolazione da attribuire alle singole province. In particolare, il metodo combinato proposto dall'IRES ed accolto dalla Giunta è stato il seguente: a nessuna provincia viene assegnata una popolazione superiore a quella del precedente periodo di programmazione nessuna provincia scende sotto il 40% della popolazione attribuita nel precedente periodo a nessuna provincia viene assegnata una popolazione superiore a quella dei SSL eligibili la diminuzione della popolazione provinciale tendenzialmente si pone in linea con la diminuzione media regionale.
Occorre osservare che, per effetto della non piena sovrapposizione tra aree in precedenza incluse e le attuali aree, il Piemonte registra un aumento complessivo della popolazione interessata dai fondi strutturali.
Precisamente, mentre nei precedenti Obiettivi 2 e 5b risultavano coinvolti 2 milioni 301 mila abitanti, nella nuova programmazione la popolazione interessata sarà di 2 milioni 534 mila abitanti, di cui 1 milione 338 mila in Obiettivo 2 e 1 milione 196 mila in "Phasing-out".
Dell'aumento di popolazione, secondo la proposta della Giunta beneficiano tutte le province, tranne Vercelli che resta invariata a quota 21 mila, a causa della sovrapposizione tra ex Obiettivo 5b ed attuale Obiettivo 2. Ma Alessandria passa da 175 mila a 221 mila, Asti da 59 a 93 mila, Biella da 22 a 31 mila, Cuneo da 151 a 193 mila, Torino da 1 milione 175 mila a 1 milione 813 mila, Verbano Cusio Ossola da 158 a 162 mila.
L'applicazione dei criteri ha comportato l'esclusione di aree in provincia di Novara. Si deve sottolineare che neppure nel periodo di programmazione 1994/1996 alcuna area della provincia di Novara aveva i requisiti per essere riconosciuta ai sensi dell'Obiettivo 2 o 5b. Secondo i dati forniti dal Ministero del Bilancio e dall'ISTAT e i criteri contenuti nel Regolamento, anche per il periodo di programmazione 2000/2006 non vi sono SLL che rispondono ai criteri dati.
Definito il plafond di popolazione provinciale, si sono individuate le aree per ciascuna provincia, includendo i SLL con problemi più gravi di riconversione industriale o di riconversione rurale; tutto ciò fino al completo assorbimento delle risorse destinate a ciascuna provincia.
Naturalmente i SLL inclusi rispettano tutti i criteri richiesti dall'art. 4 del Regolamento per il riconoscimento della riconversione industriale o rurale.
I criteri sono i seguenti: a) per la riconversione industriale: 1) tasso medio di disoccupazione superiore alla media comunitaria registrato negli ultimi tre anni: 2) tasso di occupazione nel settore industriale rispetto all'occupazione complessiva, pari o superiore alla media comunitaria per qualsiasi anno di riferimento a decorrere dal 1985 3) flessione constatata dell'occupazione nel settore industriale rispetto all'anno di riferimento di cui al punto 2).
b) Per la riconversione rurale: 1) densità di popolazione inferiore a 100 abitanti per kmq, oppure tasso di occupazione in agricoltura, rispetto all'occupazione complessiva, pari o superiore al doppio della media comunitaria per qualsiasi anno di riferimento a decorrere dal 1985 2) tasso medio di disoccupazione superiore alla media comunitaria registrato negli ultimi tre anni, oppure diminuzione della popolazione rispetto al 1985.
Nella proposta della Giunta regionale alle aree a riconversione rurale è assegnata una quota percentuale pari al 26,9%. La popolazione attuale in Obiettivo 2 è di oltre 1,9 milioni di abitanti circa, mentre la popolazione in Obiettivo 5b è di circa 400 mila unità. Il rapporto attuale tra popolazione Obiettivo 2 e Obiettivo 5b è dunque dell'82% contro il 18%. La nuova ripartizione determina il seguente rapporto: 73% circa per le zone a declino industriale, contro il 27% delle zone a declino rurale.
Il Regolamento prevede che le aree oggi ricomprese nell'Obiettivo 2 e nell'Obiettivo 5b, ma che non lo saranno più nel periodo 2000/2006, godano di un regime transitorio (denominato "Phasing-out") dal 2000 al 2006.
Queste aree, che in Piemonte interessano circa 1 milione e 200 mila abitanti, avranno un programma specifico e risorse specifiche. E' pertanto opportuno segnalare che la mancata inclusione di determinate aree - oggi Obiettivo 2 o 5b - nel nuovo Obiettivo 2 (2000/2006) non pregiudica la conclusione di progetti avviati e che necessitano di completamento. Il "Phasing-out" inoltre - sulla base delle informazioni fornite dal Ministero del Bilancio, ma che richiedono ancora un approfondimento - consentirà l'operatività di leggi nazionali (ad esempio, la legge n. 488) e/o leggi regionali di aiuti alle imprese.
Le risorse assegnate al "Phasing-out", calcolate in circa 400 miliardi per l'intero Piemonte, consentiranno di mantenere per le aree già ricomprese nell'Obiettivo 5b (essenzialmente le vallate alpine non più inserite nell'Obiettivo 2) lo stesso livello di aiuti, in termini finanziari. Inoltre, si potranno prevedere nelle stesse aree, in uscita dall'Obiettivo 5b, un ventaglio di interventi più vasto rispetto al passato. Il programma "Phasing-out" è infatti finanziato dal FESR, mentre l'Obiettivo 5b era prevalentemente finanziato dal FEOGA con le conseguenti limitazioni.
Sembra opportuno ricordare che per le aree rurali o per le aree di confine vi sono e vi saranno programmi specifici comunitari. In particolare, si debbono menzionare i programmi "Leader" e "Interreg" che hanno già avuto ampia applicazione nella nostra regione.
Infine, è opportuno ritornare sul problema delle aree 87.3.C. Con la deliberazione n. 2-28061 del 6/8/1999 la Giunta regionale ha altresì indicato al Ministero del Bilancio una propria proposta circa l'applicazione delle aree 87.3.C, aree nelle quali è possibile - previa notifica all'Unione Europea - derogare dai vincoli che la Commissione Europea pone agli Stati membri per l'erogazione di contributi a privati (aiuti agli investimenti alle imprese).
La Regione Piemonte ha ritenuto opportuno formalizzare una proposta anche su questo punto, ancorché il Ministero del Bilancio non abbia affatto coinvolto le Regioni. Questa proposta è stata comunque assunta tenuto conto che: 1) la Regione Piemonte ha, senza tema di smentita, fatto registrare una forte riduzione di popolazione inclusa nelle aree Obiettivo 2 rispetto alla precedente fase di programmazione 2) la Regione Piemonte ha un forte tessuto industriale e quindi la deroga prevista dall'art. 87.3.C è funzionale ed attinente alle esigenze del tessuto produttivo piemontese 3) un significativo riconoscimento di aree ai sensi dell'art. 87.3.C compenserà - in parte - il sacrificio sopportato, relativo alla riduzione della popolazione ai sensi dell'Obiettivo 2.
La proposta della Giunta regionale è stata elaborata tenendo conto della metodologia che sarà adottata dal Ministero del Bilancio su scala nazionale (centro-nord Italia), metodologia conosciuta dagli uffici della Regione solo per via ufficiosa in occasione di contatti telefonici con l'ISTAT.
La Giunta regionale, oltre alle forme di sostegno collegate agli interventi comunitari e agli aiuti direttamente assegnati dallo Stato, si è impegnata per la predisposizione di un Programma Parallelo, di importo pari a circa 400 miliardi in conto capitale, nell'intero periodo di programmazione, anche per riequilibrare gli interventi nelle aree non beneficiarie dei contributi comunitari. Sono stati individuati, in linea di massima, cinque filoni di intervento: incremento al fondo della montagna, con priorità per le aree montane escluse dall'Obiettivo 2 interventi per infrastrutture pubbliche in aree a declino escluse dall'Obiettivo 2 sostegno ai patti territoriali e ad altri strumenti di concertazione in aree escluse dall'Obiettivo 2 grandi interventi di carattere pubblico su microaree che potrebbero essere in condizioni di declino anche se inserite in SLL non eligibili sulla base dei parametri definiti per il declino, da individuare in concerto con le Amministrazioni provinciali incremento delle risorse destinate agli incentivi ai sistemi produttivi con modalità di priorità alle aree a declino non Obiettivo 2.
Occorre ora che il Consiglio regionale approvi, nell'ambito delle proprie competenze di programmazione e indirizzo, gli assi e le misure del nuovo Documento Unico di Programmazione. Le linee proposte dalla Giunta regionale sono già state ampiamente illustrate dalla comunicazione tenuta dall'Assessore Pichetto nel corso della seduta del 29 luglio. E' già stato parimenti illustrato l'iter seguito dalla Giunta e dalle Direzioni regionali nella fase preparatoria, in continuo raccordo con le autonomie locali, le associazioni imprenditoriali e sindacali, l'associazionismo e il volontariato.
Si rammentano brevemente i quattro assi di intervento proposti dalla Giunta: internazionalizzazione, che ricomprende misure atte a collegare il sistema Piemonte alle reti internazionali della produzione e dei servizi qualificazione e sostegno di sistema, con un gruppo di azioni per migliorare e qualificare le risorse e le potenzialità nei settori produttivi e culturali del territorio sviluppo locale e valorizzazione, con interventi integrati per favorire la partecipazione dei soggetti locali allo sviluppo sostenibile e durevole del territorio e delle aree urbane, e alla valorizzazione dell'ambiente coesione sociale, con azioni che permettano di contribuire alla lotta all'emarginazione sociale e alla disoccupazione.
Nel definire le linee strategiche si è tenuto fermo l'obiettivo di agganciare il sistema Piemonte alle economie forti europee, entrando così a far parte delle regioni trainanti del sistema Europa. Ciò si otterrà con la differenziazione della base produttiva e con la qualificazione dei settori economici.
Il DOCUP 2000/2006 è, probabilmente, l'ultima possibilità di intervento dei fondi strutturali comunitari di cui si può avvalere il Piemonte. E' perciò essenziale che le istituzioni, la Regione e gli Enti locali, le parti sociali, le associazioni professionali e sindacali e tutti gli operatori economici interessati sappiano cogliere e massimizzare i benefici che possono derivare al processo di trasformazione e di sviluppo della nostra Regione.
Occorre dunque che la fase di programmazione, affidata alla piena competenza del Consiglio, sia veramente capace di individuare le necessità e di trovare le soluzioni più efficaci e consone al sistema produttivo e al tessuto socioeconomico piemontese. Ma anche la progettualità espressa dai soggetti pubblici e privati beneficiari dovrà fare un salto di qualità. In diverse occasioni, e anche nel corso degli ultimi incontri indetti con le Province piemontesi, la Giunta regionale ha ricordato la necessità di elaborare con la massima tempestività progetti e piani di intervento realmente ancorati alle esigenze del territorio.
Occorre cioè che le grandi energie e l'impegno che viene posto nell'acquisire i finanziamenti trovi poi adeguato riscontro - come non sempre purtroppo è avvenuto - nell'attivazione di una progettualità all'altezza dei programmi e degli obiettivi prefissati, e di una capacità di realizzazione tempestiva e rispettosa dei tempi giustamente e rigorosamente imposti dall'Unione Europea.



PRESIDENTE

I lavori del Consiglio sono sospesi per l'incontro con i Sindaci. Per ragioni di praticità, direi di effettuare tale incontro qui in aula.



(La seduta, sospesa alle ore 11.10 riprende alle ore 11.57)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Non vedo altre richieste di intervento, per cui possiamo considerare terminata questa fase di contributi che i Sindaci e i Presidenti delle Comunità montane hanno voluto portare al dibattito odierno.
A nome del Consiglio ringrazio per questi contributi e possiamo riprendere la seduta nella sua versione ordinaria.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vindigni; ne ha facoltà.



VINDIGNI Marcello

Innanzitutto, intendo ringraziare gli amministratori, Sindaci e Presidenti di Comunità montana, che stanno partecipando ai nostri lavori perché con la loro presenza hanno consentito - credo peraltro fosse nell'aria - alla Giunta di presentare una relazione che andasse al di là della delibera assunta dalla Giunta regionale stessa il 6 agosto scorso.
Intendo altresì ringraziarli perché con i loro interventi hanno stimolato in me il desiderio di affrontare alcune tematiche che - devo dire francamente - nella stesura che avevo fatto dell'intervento previsto non avevo prospettato.
Vorrei cominciare dicendo che uno degli obiettivi principali, se non il principale, dell'Unione Europea in questo momento è quello di favorire la coesione sociale al suo interno. Viviamo in un'epoca di globalizzazione, in cui gli Stati Uniti, il Giappone e le economie emergenti stanno conquistando degli spazi sempre maggiori. Solo un sistema coeso - e l'Europa è un piccolo sistema di poco più di 300.000.000 di abitanti riesce a competere sul piano mondiale e a mantenere i livelli di benessere che nel tempo ha costruito. Come l'Unione Europea intende sviluppare la coesione al proprio interno e ridurre le differenze tra i diversi Paesi e Regioni che la costituiscono? Come intende sviluppare la coesione tra Regioni tanto diverse fra loro come, per esempio, l'Andalusia, la Calabria la zona di Londra, di Monaco o la zona milanese? Con i fondi strutturali appunto. Dobbiamo avere la consapevolezza di questo: i fondi strutturali esistono perché si vuole aumentare la coesione a livello europeo. I diversi Paesi contribuiscono alla realizzazione di questo obiettivo con proprie risorse, e le risorse dei diversi Paesi sono in relazione al prodotto interno lordo e alla ricchezza prodotta da ciascuno. E' chiaro che l'Italia contribuisce in maniera crescente alla coesione europea perché la sua economia si va rafforzando, ed è chiaro che le Regioni italiane contribuiscono alla coesione in Europa in funzione della ricchezza prodotta.
Paradossalmente, se l'Unione Europea fosse stata operativa con questo meccanismo negli anni '60, il Piemonte avrebbe contribuito alla coesione europea in misura importante, perché la sua economia a livello nazionale aveva un'importanza maggiore rispetto a quella di oggi. Probabilmente negli anni '60 il Piemonte non avrebbe avuto bisogno di aiuti. Se dagli anni '80 il Piemonte ha bisogno di aiuti comunitari per uscire da una situazione di debolezza economica è perché la sua economia negli ultimi vent'anni ha perso terreno e non ha saputo rinnovarsi in maniera adeguata come si dice chiaramente nel Documento Unico di Programmazione consegnato nella scorsa seduta di Consiglio, là dove si mette in evidenza che il rinnovamento dell'economia piemontese è avvenuto su basi tradizionali.
Stando fermi su basi tradizionali, noi non siamo e non saremo in grado di reggere la competizione globale.
Occorre rinnovare, in maniera più decisa, la struttura economica della nostra regione. Però, il rinnovamento deve avere come obiettivo quello - se vogliamo entrare nella cerchia delle Regioni trainanti a livello europeo di uscire dal gruppo delle zone assistite. Dobbiamo chiedere gli aiuti comunitari che ci competono, ma il punto di forza della nostra politica è quello di ritornare ad essere veramente una regione trainante a livello nazionale ed europeo, per non avere più bisogno di aiuti comunitari. E' questo lo scopo che ci dobbiamo prefiggere. Non possiamo considerare gli aiuti comunitari un di più, qualcosa che c'è e ci prendiamo. Gli aiuti comunitari indicano una situazione di debolezza strutturale, ed è la debolezza strutturale che dobbiamo superare, così come stanno cercando di fare in Irlanda, Portogallo o in alcune Regioni dell'Italia centrale e meridionale, che hanno una notevole capacità di spesa e che passano dall'Obiettivo 1 all'Obiettivo 2 per poter uscire dalle zone assistite.
Detto questo, c'è però un problema di realizzazione della coesione anche a livello regionale. L'obiettivo che ci poniamo a livello europeo ridurre le differenze tra le diverse Regioni - deve porsi anche nella nostra Regione. Occorre individuare all'interno del territorio regionale le zone più deboli su cui indirizzare maggiormente gli aiuti. Il problema della coesione non riguarda solo l'Europa, ma anche il Piemonte.
L'utilizzo dei fondi strutturali poteva essere l'occasione per riflettere sulla situazione del Piemonte e confrontarci sulle strategie da mettere a punto per rilanciare la nostra Regione, agganciandola alle economie europee forti. E' questa una problematica che va affrontata non in un contesto assistenzialistico, di utilizzo di risorse che "comunque" arrivano - anzi, auguriamoci che ne arrivino sempre di più - ma in un contesto diametralmente opposto.
Poi, le risorse regionali devono essere utilizzate per far coesione nel nostro interno. La Giunta regionale ha perso questa occasione e si accinge a chiudere questa legislatura nel modo più incolore della sua storia.
Ad oggi, il Consiglio non è stato chiamato a discutere l'applicazione a livello regionale, del documento comunitario che individua gli obiettivi che l'Europa si dà per il periodo 2000/2006 e che sta alla base dell'utilizzo dei fondi che saranno assegnati alle Regioni, noto come "Agenda 2000". Noi di "Agenda 2000", in quest'aula, non abbiamo mai discusso. E' sul documento "Agenda 2000" che i diversi Paesi dell'Unione Europea hanno definito la loro programmazione. Tale documento è stato ampiamente discusso, per iniziativa del Governo, nel dicembre scorso a Catania, ma non è mai stato discusso a Torino.
I fondi comunitari - è bene ricordarlo - possono aiutare in maniera sostanziale il bilancio del Piemonte, in quanto servono a sostenere lo sviluppo rurale, a favorire la riconversione economica e sociale delle zone con difficoltà strutturali, le zone Obiettivo 2, a favorire l'adeguamento e l'ammodernamento delle politiche e dei sistemi di istruzione e formazione ed occupazione delle zone Obiettivo 3.
Mentre altre Regioni hanno già fatto i conti, e cominciano a programmare l'utilizzo delle risorse a loro destinate in un quadro globale ed unitario, in Piemonte si sta procedendo facendo un gran pasticcio.
Mi consenta il Presidente della Giunta regionale di sottolineare questo aspetto e di fare questa osservazione. Il Consiglio non sa ancora quali sono le risorse assegnate al Piemonte, la bozza di Documento Unico di Programmazione per le zone Obiettivo 2, consegnata nell'ultima seduta di Consiglio, ha completamente in bianco la parte V, relativa al Piano finanziario, e solo in un comunicato stampa del 6 agosto l'Assessore Pichetto ha fornito qualche cifra per l'Obiettivo 2. Nulla sappiamo per l'Obiettivo 3 che - sia detto per inciso - ha una dotazione finanziaria superiore all'Obiettivo 2. Inoltre, nulla sappiamo in merito allo sviluppo rurale.
La Giunta regionale, con la deliberazione del 6 agosto, è riuscita a provocare malumore, preoccupazione e scontento in tutto il Piemonte, dando l'impressione di aver fatto un "colpo di mano agostano". Colpi di mano a cui, chi fa politica da tempo, è abituato: si sa che in genere nel mese di agosto i governi esecutivi assumono dei provvedimenti che - come dire devono essere presi senza provocare "reazioni".
Invece nella rassegna stampa che ho a mia disposizione ho visto che questo provvedimento ha provocato reazioni: la manovra "agostana" non è riuscita. Non ci sfugge certo la delicatezza della materia. Sappiamo tutti che la popolazione destinataria di aiuti comunitari sarebbe stata ridotta notevolmente. I Capi di Stato e di Governo, riuniti a Berlino nel marzo scorso, avevano già raggiunto un accordo sulla percentuale di riduzione quella richiamata nella relazione del Presidente Ghigo. Si tratta di una riduzione non superiore al 33% della popolazione eligibile del precedente quinquennio. Tuttavia, occorre dire che le cifre di cui si parlava, e che sarebbero state poi definite nella Conferenza Stato-Regioni del 26 luglio (a cui la Regione Piemonte era presente e che ha visto concordare su tutte le cifre tutte le Regioni d'Italia tranne la Lombardia), erano grosso modo note nel mese di febbraio. Ho a mie mani una lettera del 2/2/1999, della Direttrice del Dipartimento delle Politiche Sociali alla Coesione, che dà una stima abbastanza attendibile della popolazione eligibile del Piemonte.
All'epoca tale stima era individuata in 1.225.000 abitanti, intesi come abitanti che avevano la pienezza degli aiuti comunitari.
Perché non è stata avviata una discussione su questo argomento, che facesse conoscere agli interessati i termini del problema, i criteri di scelta, le possibilità di aiuto aggiuntivo per le aree escluse? Le sedi del confronto non mancavano di certo. Da tempo infatti abbiamo istituito la Conferenza Regioni-Autonomie locali, in attuazione della L.R. n. 34. In essa si sarebbe potuto discutere della questione.
La Giunta regionale potrebbe anche dire che non si poteva avviare questo confronto fino a quando non si fosse conosciuta la quantità di popolazione eligibile. Ma - permettetemi - questa è la classica foglia di fico! Ripeto, sin dal mese di febbraio si sapeva che la popolazione eligibile del Piemonte sarebbe stata compresa tra 1.200.000 e 1.300.000 abitanti. Cosa si poteva fare? Consentitemi di sottolineare la semplicità del ragionamento proposto dalla Giunta. Si poteva cominciare a stilare una graduatoria delle aree eligibili, facendo riferimento, quando si fosse trattato di assumere atti formali, a quelle aree comprese complessivamente con una normale graduatoria a scalare, nella cifra concordata in Conferenza nazionale.
Invece, avete fatto un bel pasticcio, che è molto difficile risolvere; ma l'avete fatto perché non avete attuato la concertazione, che era il punto richiamato da alcuni Sindaci. C'era la sede in cui questo confronto poteva avvenire.
A questo punto, occorre recuperare i ritardi che avete accumulato e rimediare agli errori che avete commesso. Intanto c'è un errore verso la comunità piemontese: occorre fare un censimento di tutte le risorse comunitarie che possono essere spalmate su tutto il territorio del Piemonte, facendo delle stime sulla base dei precedenti programmi impegnandoci come Regione a coprire con risorse nostre le eventuali differenze in caso di assegnazioni inferiori a quelle stimate. Questi sono strumenti programmatici elementari nella pubblica amministrazione, a cui si può ricorrere e si tratta di risorse importanti. Basti pensare che per l'Obiettivo 3, che interessa tutte le zone fuori Obiettivo 1, quindi tutto il territorio del Piemonte, sono disponibili 24 miliardi di Ecu, quando per l'Obiettivo 2, sono disponibili 22 miliardi e 500 milioni di Ecu.
Quindi, bisogna parlare anche di Obiettivo 3, non solo di Obiettivo 2.
C'è poi un problema di utilizzo delle risorse per i programmi di iniziativa comunitaria (Leader, Interreg, ecc.) che assorbono risorse importanti, cioè il 5,35% del totale delle risorse assegnate. Anche queste sono risorse che si possono spalmare facendo un'azione di riequilibrio.
Occorre stabilire che una parte delle risorse regionali ordinarie vadano obbligatoriamente al finanziamento di programmi redatti secondo le stesse metodologie e valutati con gli stessi criteri di quelli interessanti le Aree Obiettivo, presentati dai soggetti operanti nelle zone in uscita.
Quindi, dobbiamo avere una capacità di programmazione unitaria di tutto il territorio e di distribuzione unitaria su tutto il territorio delle risorse disponibili. Quello che certe zone perdono per la struttura che abbiamo dato all'Obiettivo 2, lo possono recuperare con l'Obiettivo 3, lo possono recuperare con i programmi di iniziativa comunitaria, lo possono recuperare con risorse regionali.
Questo è il ragionamento da fare, ma bisogna che sia globale, come hanno fatto altre Regioni italiane: non parlate solo di Obiettivo 2. Questo è un dovere che voi avete nei confronti della comunità regionale, se volete che il confronto sia approfondito, ampio e non scateni una guerra fra territori. E' chiaro che in questo contesto va attuato un principio di coesione a livello regionale, privilegiando i territori più deboli. Qui però bisogna essere molto chiari: il territorio più debole, a livello piemontese, è la provincia di Torino, che risente fortemente dell'apparato industriale. E' inutile che mi si venga a dire che nella provincia di Torino si sta molto meglio che nelle zone di montagna, dobbiamo vedere le tendenze che sono in discesa e dobbiamo considerare invece le tendenze in salita delle zone che magari oggi hanno percentuali di reddito inferiori rispetto alla media comunitaria. Quindi noi, classe dirigente regionale dobbiamo avere questa capacità: guai se mettessimo in contrapposizione la provincia di Torino, che vive una drammatica crisi industriale, che è rappresentata - mi consenta, Presidente - da indici di disoccupazione che sono i più alti del centro-nord Italia, rispetto alla montagna.
Se facciamo solo il ragionamento sull'Obiettivo 2 questa contrapposizione avverrà e allora faremo venir meno in questa Regione quel principio di coesione che invece è fondamentale per essere competitivi su scala italiana, europea e comunitaria. E' questo un discorso che ci porta ad affrontare il secondo ed ultimo dovere che avete nei confronti del Consiglio, perché va recuperato un deficit di informazione che avete accumulato fornendo un documento sintetico nel quale si traccia un bilancio con i primi risultati relativi ai fondi comunitari per il periodo 1994/1999, documento riguardante, beninteso, non solo i fondi Obiettivo 2 ma anche l'Obiettivo 5b e i programmi di iniziativa comunitaria e i fondi per l'agricoltura.
Noi abbiamo bisogno di capire quali sono le tendenze reali, l'efficacia degli aiuti, e dall'efficacia degli aiuti capire quali sono le linee che vanno rafforzate ed eventualmente i settori che vanno indeboliti, perché è inutile fare un programma di iniziativa comunitaria, anzi un DOCUP come quello per il 1994/1999, che ha portato ad individuare delle linee che non "tiravano". Noi oggi dobbiamo destinare le risorse alle azioni che "tirano", di cui c'è bisogno e che in questi cinque anni hanno dimostrato di essere efficaci.
La seconda questione che voglio sottolineare, come dovere verso il Consiglio da parte del governo regionale, è la consegna al Consiglio di una tempistica precisa, rispetto alla presentazione dei Docup, sia per l'Obiettivo 2 che per l'Obiettivo 3, nonché dei programmi operativi per i programmi di iniziativa comunitaria, onde consentire di regolare i lavori del Consiglio in modo che la discussione non sia affrettata e malamente preparata su questi atti fondamentali; consentire di riportare al Consiglio la competenza dell'approvazione di questi importanti atti di programmazione, superando anche le contraddizioni che ci siamo portati dietro.
Che senso ha fare approvare dal Consiglio solo il Docup per l'Obiettivo 2 e non il Docup per l'Obiettivo 3 o i programmi di iniziativa comunitaria come è avvenuto negli anni precedenti? Chiediamo al Presidente della Giunta di impegnarsi affinché sia i Docup per l'Obiettivo 2 che per l'Obiettivo 3 che i programmi operativi, siano portati all'esame del Consiglio, perch questa è competenza specifica ed esclusiva del Consiglio, perché è una competenza di programmazione. Questo non è avvenuto in passato, è avvenuto solo per le zone Obiettivo 2: è un mistero che non mi sono mai spiegato.
Mi rendo conto di proporre un approccio ben diverso da quello seguito in questi cinque anni, caratterizzato dallo svuotamento dei compiti del Consiglio, dalla negazione della programmazione che è stata trasformata in un simulacro vuoto e formale (basti vedere che non è stato approvato il Piano di sviluppo, i Piani di settore dei Trasporti, ecc.) e dall'accentuazione di un processo di infeudamento degli Assessorati. Questo modo di lavorare ha notevolmente abbassato la qualità della politica e la credibilità dell'istituzione regionale; anche se le elezioni sono alle porte è ancora possibile dare qualche segnale di cambiamento nell'interesse di tutti e anche del nuovo Consiglio.
Mi auguro che da questa discussione possano scaturire atti precisi che competono in primo luogo al Presidente della Giunta, che mai come in questa circostanza deve dimostrare la sua capacità di guida e di coordinamento unitario del governo regionale.



PRESIDENTE

Il suo intervento è stato molto interessante ed ampio.
La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Dato che i Sindaci, i Presidenti delle Comunità montane e gli amministratori hanno posto delle domande, e tra l'altro l'hanno fatto con quella correttezza e con quello stile assolutamente sobrio che contraddistingue il modo di vivere, di soffrire e di pagare dei territori montani, credo che prima di proseguire il nostro dibattito, che riguarda una questione di grande spessore da ridefinire rispetto alle decisioni prese, sarebbe bene che il Presidente Ghigo, che ha ascoltato correttamente, desse una risposta ai quesiti posti dagli ospiti delle amministrazioni montane e poi proseguiamo il nostro dibattito. Credo che sia corretto, perché sono stati posti quesiti del tutto precisi. Lo sollecito anche a nome dei colleghi della minoranza.



PRESIDENTE

Alcuni Sindaci sono usciti. A colpo d'occhio ne vedo meno della metà.
La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Esprimo una valutazione assolutamente negativa rispetto a questa proposta.
Noi capiamo perfettamente che Sindaci e Presidenti di Comunità montane (molti, quanto meno) siano venuti, abbiano fatto i loro interventi e poi adesso se ne stiano andando: sono le ore 12,20, per carità, avranno i loro impegni. Penso però che la chiusura dell'assemblea regionale sia un punto di sintesi molto interessante e molto importante, anche per coloro che avendo altri impegni, se ne sono dovuti andare o se ne stanno andando.
Quindi, ritengo che sarebbe mortificare il dibattito se, per i pochi ormai rimasti, il Presidente Ghigo anticipasse ora una qualche risposta rabberciata. Il dibattito sarà amplissimo; non vedo perché le conclusioni debbano essere tratte dopo l'intervento di Vindigni e non dopo quello di Gallarini, di Ghiglia, di Cotto, di Saitta, di Chiezzi, di Spagnuolo o di altri colleghi che sicuramente vorranno intervenire (mi scuso con quelli che non ho nominato, ma sono rispettoso di tutti quelli che vorranno intervenire). Dico solo che noi non accettiamo questo modo di procedere.
Alla fine del dibattito, che avrà i suoi tempi e il suo respiro immagino che il Presidente della Giunta, responsabilmente, già si sarà posto l'obiettivo di dare delle risposte.



PRESIDENTE

Possiamo acquisire, ovviamente - lo davo per scontato - che la Giunta e il Presidente Ghigo incontreranno i Sindaci, ma avendo rilevato che l'aula non concorda, o almeno, non è unanime su questa proposta, credo che si possa continuare con gli interventi già previsti. Il primo era quello del Consigliere Saitta.
Ovviamente resta acquisito che il Presidente Ghigo darà risposta ai Sindaci in aula o direttamente.
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Mi pare che l'osservazione e la richiesta del collega Riba risponda ad un'esigenza reale di avere, da parte di chi ha la responsabilità complessiva dell'Ente, qualche informazione in più rispetto alla relazione che il Presidente Ghigo ha svolto. Pertanto, le poche e brevi considerazioni che svolgerò - certamente sarò più breve del collega Vindigni, che ha dato anche delle indicazioni metodologiche, per quanto riguarda tutti i fondi strutturali - saranno strettamente connesse a ci che il Presidente Ghigo ha detto nella sua relazione rispetto alle questioni che i Sindaci hanno posto oggi, ma che con forza hanno posto con diverse iniziative nelle settimane scorse, anche con riunioni dei Consigli e con prese di posizione di carattere pubblico.
Mi pare che le questioni fossero note; non per nulla, il Presidente della Giunta regionale Ghigo ha dato, sostanzialmente, due risposte alle questioni sollevate.
La prima risposta è stata quella di dire alla comunità piemontese: "D'altronde la popolazione complessiva interessata è diminuita, dovevamo in qualche maniera tenere conto di questa pesante diminuzione. Ci siamo fatti carico di un problema nazionale (che è quello dell'Abruzzo) e di una solidarietà verso le zone terremotate".
La seconda osservazione, la seconda risposta del Presidente Ghigo, è che la procedura adottata è stata la più corretta, la più trasparente possibile, per cui ormai è tutto fatto e adesso dobbiamo pensare al Documento Unico di Programmazione.
In sintesi, alle sollecitazioni dei Sindaci la risposta è: "Quella delibera non si tocca, si va avanti così".
Il Presidente Ghigo ha dunque dato una risposta negativa alle richieste precise e puntuali formulate da parte di molti amministratori.
Rispetto alle due questioni poste dal Presidente Ghigo, volevo dire che quello che ha detto non è così completamente vero: è parzialmente vero che la Regione Piemonte è stata presa da un grande spirito buonista nel farsi carico delle esigenze complessive delle zone terremotate dell'Abruzzo. Il problema reale è che la questione esisteva, ma era tema di un accordo con le Regioni. In altre parole, non è stato imposto al Presidente Ghigo e alla Regione Piemonte di farsi carico quasi totalmente dell'Abruzzo e delle zone terremotate. Poiché il Ministero ha detto: "Voi Regioni mettetevi d'accordo, trovate una soluzione alla distribuzione della popolazione interessata che è diminuita", le Regioni si sono messe d'accordo; è stata una trattativa e bisogna riconoscere che nel corso della stessa (d'altronde i dati sono precisi) la Regione Piemonte è stata penalizzata.
Non voglio giudicare se sia stata una mediazione sbagliata; non voglio dire che si è trattato di un problema di autorevolezza della Regione Piemonte e del suo Presidente rispetto ad altre Regioni; noto soltanto che la Lombardia, una delle Regioni ricche, non si è certamente fatta carico del problema di cui dice di essersi fatto carico il Presidente Ghigo perché, se la Regione Lombardia aumenta la popolazione interessata dai fondi strutturali, vuol dire che è proprio insensibile, egoista e pensa solo a se stessa.
Il problema è che in questa mediazione la Regione Lombardia è prevalsa ad esempio, sulla Regione Piemonte; potrei anche citare il Lazio, non faccio un ragionamento soltanto di colore politico.
Noto che complessivamente - il Presidente ha fornito dei dati, facendo riferimento globale alla popolazione interessata a livello nazionale - la popolazione interessata dagli interventi dell'Obiettivo 2 passa da 2.302.000 a 1.330.000, per cui vi è stata una pesantissima diminuzione.
Quindi, il primo giudizio negativo è di questo tipo.
Credo che la Giunta regionale, che ha trattato questo tema, ma in modo particolare il Presidente Ghigo, avrebbe potuto e dovuto ottenere un punto di mediazione molto più alto per soddisfare meglio le esigenze del Piemonte. Se ci avesse chiesto - come non ha mai fatto, perché tutta la questione dei fondi strutturali l'ha sempre gestita come Giunta - un sostegno come Consiglio regionale per un punto di mediazione più alto sicuramente non glielo avremmo negato, tanto meno lo avrebbe fatto la minoranza. Ha voluto fare da solo, forse utilizzando il fatto di essere Vicepresidente del Comitato Stato-Regioni; ma anche questo autorevole incarico non è servito a trattare bene il Piemonte, che tra le Regioni è stata la più penalizzata. Questa è una considerazione che, secondo me occorre tenere in conto.
Altra questione: la procedura. E' stata la più corretta? Il Presidente dice: "Non si tocca, perché la procedura è stata corretta". Innanzitutto Presidente, credo che il fatto di aver voluto decidere come Giunta sia stato un abuso. Questo è un atto di programmazione vero e proprio: localizzare i fondi in una zona rispetto ad un'altra è un atto di programmazione. Non ci sono, in Regione, altri atti di programmazione: non c'è il Programma di sviluppo, non c'è nulla, lei lo sa perfettamente conosce le difficoltà. Quindi, decidere se i fondi vanno in una zona del Cuneese o in una zona del Torinese, ecc., vuol dire programmare.
Questo era dunque un atto di competenza del Consiglio. Ho la sensazione che lei fosse convinto, la Giunta fosse convinta di questo fatto totalmente convinto, ma il confronto in Consiglio avrebbe potuto far emergere con un certo anticipo le questioni sollevate oggi dai Sindaci perché conosciamo anche noi la realtà del Piemonte. Sarebbero sicuramente emerse.
Si è scelta invece la strada di un "golpe agostano" nel decidere le modalità e le localizzazioni dei fondi: questa è stata la linea. Il 2 agosto, con un comunicato. Anche noi l'abbiamo saputo da un comunicato stampa, non siamo stati informati da nessuna parte, eppure siamo il Consiglio regionale: credo che qualche diritto di informazione in più rispetto ai giornali dovremmo averlo. Invece è stato un "golpe agostano".
Ci siamo resi conto che le cifre "volavano": 1.600 miliardi, 400 miliardi, ancora 400 miliardi. Personalmente, seguo con una certa attenzione le questioni del bilancio: non riesco a capire la leggerezza con cui se ne parla. Dove è stato deciso che vengono dati 400 miliardi? Su quale esercizio? Dove sono iscritti i 400 miliardi? E' sufficiente la somma di 400 miliardi? E perché 400 miliardi? Parliamo del bilancio di questo esercizio o parliamo del 2006? Se parliamo del bilancio del 2006 possiamo dire qualunque cosa: tanto ci saranno le prossime Amministrazioni regionali. Possiamo dire 2.000/3.000.
Il problema reale è che noi dobbiamo fare riferimento alle risorse reali che abbiamo oggi, che avremo il prossimo anno, che metteremo nel bilancio di previsione. Se si vogliono trattare le questioni per le zone in via d'uscita, si deve tenere conto dei bilanci reali, non di indicazioni futuribili che non riguardano neppure più questa Amministrazione regionale.
Infine, un'ultima considerazione e concludo, come ho promesso: i criteri adottati, Presidente e colleghi, non sono automatici. Non c'è automatismo. E' pur vero che si è scelto un metodo che corrisponde ad un criterio condivisibile, perché sicuramente il criterio dei Sistemi Locali del Lavoro è più utile rispetto a quello delle Province, permette di seguire meglio la realtà locale; ma, in ogni caso, quegli ambiti territoriali, come è stato rilevato, sono ambiti vecchi, antichi. Non per nulla non è che la stessa Giunta abbia "preso" i Sistemi Locali del Lavoro per poi automaticamente definire le zone; li ha dovuti correggere. Se voi leggete il metodo che è stato seguito dall'IRES, dice il Presidente: "E' stato fatto questo", ma non credo che l'IRES faccia quello che dice la Regione Piemonte, non è che sia il Padreterno; l'IRES è un Ente della Regione, quindi ha seguito dei criteri indicati dalla Regione con l'obiettivo di correggere alcune pesanti discrasie presenti nell'applicazione dei Sistemi Locali del Lavoro e l'esclusione di alcune zone importanti, il che sarebbe stato un'assurdità.
La Giunta, con quattro-sei passaggi successivi, ha corretto quei dati.
All'incirca, in questa localizzazione - non ho avuto modo di fare i conti con precisione - l'80% risponde complessivamente a criteri corretti ed automatici, mentre il 20% risponde ad obiettivi non sempre così chiari e trasparenti. Basta vedere alcune zone dove ricadono quegli interventi. C'è una coincidenza tra personaggi forti di questa Giunta e localizzazioni. Il sistema conclusivo correttivo adottato è stato finalizzato a favorire alcune zone. Altrimenti, si sarebbe scelta la strada di un confronto pubblico, che è il confronto più trasparente, perché probabilmente ci si sarebbe resi conto che all'interno di qualche Provincia, magari forse quella del Verbano o del Biellese, probabilmente alcune zone erano escluse.
Invece, si sono adottati anche in riferimento alle Province, che come criterio generale era stato escluso, perché non ritenuto corretto. Questo per dire che non è che sia totalmente sbagliato, però le correzioni non rispondono a criteri di carattere logico; per questo sono emerse alcune contraddizioni.
Era proprio impossibile, ad esempio, fare riferimento, come hanno suggerito alcune Comunità montane, ad indici come la raccolta creditizia indeterminata nelle zone, che è un indice di ricchezza o di povertà? Ci sono alcune zone dove la raccolta creditizia - e questi sono dati dell'ISTAT - presenta indici fortemente positivi, per cui inserirle è proprio un non senso. Questo vuol dire che si poteva fare sicuramente meglio.
Pertanto, concludo richiedendo che quella delibera sia considerata una proposta per poter essere rivista, perché non è vero che poi gli interventi successivi potranno in qualche maniera servire (400 miliardi, ecc.); tutte questioni sicuramente importanti, ma non inserire in un piano alcuni Comuni dall'Obiettivo 2 vuol dire che sono in via d'uscita. Qualunque cosa avverrà, in ogni caso non saranno più riammessi. Questo è il problema vero.
E questo è il problema centrale, estremamente delicato, che non è stato valutato con attenzione.
Mi associo a tutte le osservazioni del collega Vindigni. C'è il problema della necessità di mettere assieme tutto quello che è ricavabile dai fondi per fare un ragionamento complessivo, ma che richiede una programmazione, altrimenti si rischia, come è stato fatto in questi anni che questa partita venga gestita con estrema leggerezza.
Vi è poi la necessità, non emersa nella bozza di Docup presentata, in merito al fatto che ci sia un bilancio sull'utilizzo dei precedenti documenti di programmazione... Quattromila miliardi quello precedente.
Quanta occupazione abbiamo creato? Quali sono stati gli interventi che hanno creato più occupazione? Questo è il riferimento, altrimenti i nostri ragionamenti sono interventi sicuramente interessanti, ma sterili. Magari finanziamo l'arredo urbano di qualche Comune, ma credo che la finalità di questi fondi sia sicuramente molto più importante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Credo che quella di oggi sia stata una grande opportunità, per ogni singolo Consigliere, per poter sentire la voce dell'Ente locale e delle rappresentanze istituzionali locali, nonché di poter apprezzare, negli interventi che i Sindaci, i Presidenti delle Comunità montane e le rappresentanze tutte hanno svolto, una grande pacatezza, sintomatica della forza, delle idee e delle ragioni che essi rappresentano.
Noi oggi non abbiamo sentito la protesta per la protesta dai rappresentanti delle istituzioni; abbiamo sentito rimarcare delle giuste istanze sulla base di progetti e delle reali condizioni che alcune zone del territorio piemontese vivono. Credo che questo sia importante e non voglio neanche pensare minimamente che il Presidente della Giunta e la Giunta regionale, nell'assumere il provvedimento, non abbiamo pensato che in alcune zone particolari esistono queste problematiche; d'altro canto, non voglio neanche pensare che qui si sia fatto come si faceva una volta quando da Roma si attribuivano le cattedre divise in spezzoni di orari sul nostro territorio senza conoscerlo direttamente. Essendo stato insegnante per qualche anno, ricordo che quando andavo in Provveditorato sulle cattedre divise da Roma dicevano: "Guarda, avrai otto ore a Pinerolo e otto ore a Susa, perché in linea d'aria non c'è molta distanza"; il problema è che non si accorgevano che in mezzo c'erano le montagne da oltrepassare.
Ricordo questo perché era sintomatico di una mancanza di conoscenza del territorio, comprensibile solo se lo si osserva esclusivamente attraverso le fotografie scattate dall'alto, senza poter individuare le zone particolari. Tuttavia, non credo che questi siano i presupposti che ha adottato la Giunta regionale per delimitare le zone dell'Obiettivo 2. Dico questo perché intanto bisogna riconoscere con estrema chiarezza - ed è stato detto - che questi saranno gli ultimi fondi strutturali. Signori Sindaci, questa è l'ultima "ratio", non ci sarà più un 2006, un 2012! Bisogna dire con estrema chiarezza che il recupero che si fa di alcuni Comuni che erano nell'Obiettivo 2, e che adesso saranno nella zona con la rete a cui faceva riferimento il Presidente poc'anzi, avranno comunque una nettissima diminuzione di intervento.
Prima un Sindaco ricordava come si stia lavorando da tempo sui Patti territoriali. E' difficilmente comprensibile che il territorio abbia bisogno di progetti su un certo intervento, perché credo che i progetti debbano servire a migliorare la vita, l'occupazione, il reddito delle popolazioni che concorrono a progettare e a realizzare questi progetti.
Queste zone siano tenute in massima considerazione per i Patti territoriali, ma per un altro verso viene detto loro: "Voi non potete perché avete già un reddito troppo alto, oppure avete già un'occupazione sotto la media". Io mi preoccuperei come qualcuno ha fatto prima, perch qui si è detto: "Certo, chi non è qui potrà accedere là", ma le risorse sono sempre meno. Come sarà poi pensabile, con una programmazione seria che i Patti non si attuino prima in quelle zone che sono state considerate più deboli e poi invece nelle altre zone che sono state escluse da questa logica? Ebbene, questa è una prima considerazione.
Seconda considerazione. L'intervento che sto facendo probabilmente avrebbe potuto avere un taglio diverso, Gallarini, se il Presidente della Giunta avesse assunto non dico una posizione definitiva, ma se ci avesse detto quali erano le intenzioni della Giunta e quale elasticità aveva intenzione di usare nel rivedere questa deliberazione. Il Presidente della Giunta poteva intervenire mille volte: può dire tutto, ma noi, in questo momento, abbiamo la sensazione che stiamo discutendo senza sapere se la Giunta, pregiudizialmente, si è trincerata dietro ad un muro invalicabile contro il quale tutte le nostre parole e le parole delle istituzioni non servono a niente, così come senza sapere se è possibile intervenire correggendo almeno gli errori macroscopici compiuti nel delimitare alcune zone.
Io individuo delle zone che certamente, se andiamo a verificare i dati ISTAT, hanno più ragione di essere inserite di altre che, invece, sono state inserite! Questo lo possiamo fare con dati alla mano.
Poi la politica, quel 20% cui faceva riferimento il Consigliere Saitta permette anche di inserire Comuni equivalenti a quelli esclusi. Questo perché, magari, ci sono dei "padrini"... Beh, questo prima lo voglio analizzare e poi denunciare.
Ho l'impressione che siano stati esclusi dei Comuni semplicemente perché erano i più deboli dal punto di vista elettorale, e che magari non contano alcunché per il loro scarso numero di abitanti, altrimenti non si capisce il perché.
Il vero fallimento della non programmazione di questa Giunta regionale sta nel fatto che non è riuscita a concertare con nessuno le proprie idee.
Il fatto stesso che si deliberi il 6 agosto e che si rincorrano i Capigruppo il 13 agosto per ottemperare ad un'esigenza che per legge era prevista, è veramente impressionante. Il fatto che i Sindaci vengano in aula a dirci che hanno avuto - come noi Consiglieri regionali - tali informazioni da un comunicato stampa, significa non rendersi conto dei collegamenti che ci devono essere tra gli Enti territoriali e l'Ente Regione Piemonte; Regione Piemonte che oggi si comporta semplicemente alla pari di un Ente locale che non ha né esperienze né capacità né intuizioni per risolvere i problemi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bertoli.



BERTOLI Gian Pietro

Presidente e colleghi, la deliberazione, assunta dalla Giunta regionale a ridosso di Ferragosto sulle aree del Piemonte che continueranno a permanere nell'Obiettivo 2, per beneficiare dei fondi strutturali dell'Unione Europea, sembra ispirarsi - non lo dico con spirito polemico ma soltanto per essere chiaro - al criterio della media dei polli.
Se prestiamo attenzione ai Comuni esclusi, ed inseriti nelle aree di sostegno transitorio, troviamo il Comune di Bardonecchia bisognoso di aiuto come il Comune di Balme in Val di Lanzo; il Comune di Sestrière sullo stesso piano del Comune di Ribordone nella Valle Orco e Soana.
Successivamente mi soffermerò su queste due Comunità montane.
MONTABONE Renato (fuori microfono) Guarda quelli che non sono stati esclusi.



BERTOLI Gian Pietro

Certo, ve ne sono anche di quelli ricchi che non sono stati esclusi dall'Obiettivo 2.
I criteri detti dal Presidente Ghigo, applicati per escludere ed includere - e che ritroviamo nella documentazione - si adattano tutti alle due Comunità montane.
Non si capisce, quindi, come mai non rispettate quanto avete detto escludendo chi ne avrebbe diritto se non si applicasse la media dei polli.
Ieri sera ho sentito una telefonata dell'Assessore ad una televisione locale. L'Assessore si è permesso di dire - l'ha fatto sicuramente con superficialità - che i Comuni esclusi dovrebbero essere contenti, perché in questo modo non dovranno sottostare ai vincoli imposti dall'Unione Europea per essere inseriti nell'Obiettivo 2. Chiederanno, e la Giunta regionale provvederà, perché c'è appunto il sostegno transitorio, di poter ricevere contributi con i famosi 400 miliardi che la Regione metterà a disposizione.
Assessore, questa Giunta è alla fine del suo mandato, qui stiamo parlando del futuro; è segno di improntitudine farsi carico di un futuro a lunga scadenza incerto e governato da molte alee.
La situazione finanziaria del nostro Paese, con l'indebitamento che ha è molto difficile. Pertanto "trovare" 400 miliardi per la Regione Piemonte non è così semplice; anche perché l'Unione Europea ci chiede di far fronte ai problemi economici con precisione e serietà. Penso sia un'impresa difficile per la Regione Piemonte ripianare il "buco" della sanità piemontese, che ammonta ad oltre 2.000 miliardi.
Di conseguenza, dotare le Valli e il Comune di Torino delle infrastrutture necessarie per le Olimpiadi del 2006 sarà un arduo compito anche finanziario. Penso che parlare in modo così semplicistico di un futuro non imminente, senza farsi carico delle difficoltà economiche che tutto il Paese sta attraversando, sia veramente un modo poco serio di affrontare una questione così rilevante. Non è mai utile illudere a buon mercato. Il dire che i "licenziati" debbano essere contenti, perché intanto hanno la liquidazione, così come si sta facendo in questo caso, non è positivo.
La Giunta Ghigo ha deliberato questa esclusione; mi auguro che ci siano altri ad "aggiustarla". Sicuramente si tratta di una deliberazione ingiusta e da condannare in quanto, in modo non collaborativo, ha escluso le consultazioni dei Comuni interessati, delle Comunità montane e delle Province.
Concludo il mio intervento sollecitando l'impegno di tutto il Consiglio regionale affinché venga rivista la deliberazione della Giunta. Anche perché i Comuni esclusi dall'Obiettivo 2, seppure rientranti nell'ambito di un programma di sostegno transitorio, subiranno gravi danni economici che peseranno, in modo negativo, sulle loro future prospettive di sviluppo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Su questo argomento molte cose sono state dette e, per quello che ci riguarda, ci sembra che le osservazioni da fare siano, a questo punto abbastanza puntuali e schematiche.
Intanto, apprendiamo dalla relazione del Presidente della Giunta regionale che vi sono state, a livello nazionale, per l'individuazione dei fondi strutturali da assegnare, alcune riunioni che lo stesso Presidente della Giunta definisce "numerose ed estenuanti".
Pertanto, è evidente che si ha la consapevolezza della grande importanza che la materia riveste per i Comuni. Per una serie rilevantissima di Comuni del territorio piemontese, infatti, l'assegnazione dei fondi strutturali rappresenta una delle condizioni di sviluppo. Tutto questo è avvenuto senza un coinvolgimento da parte della Giunta regionale e del Consiglio regionale, nemmeno quando si poteva fare un'azione - se fosse stata necessaria - di pressione politica.
La relazione parla di una tempistica richiesta dal Ministro competente: la Regione Piemonte avrebbe fatto delle osservazioni su questa tempistica e poteva essere un'occasione per coinvolgere, dal punto di vista politico anche il Consiglio regionale. Ciò non è avvenuto e tutti i presenti in aula, sia qui in platea che nel pubblico, sia noi Consiglieri che i Sindaci, abbiamo appreso di questo provvedimento da un comunicato stampa.
Vi parlo in rappresentanza del Gruppo consiliare dei Socialisti Italiani. Il mio Gruppo ha partecipato alla Conferenza dei Capigruppo durante la quale, a metà agosto, si è data un'informativa tra il preoccupato e l'urgente. Già in quella sede noi avevamo posto in evidenza una questione che riteniamo centrale. Intendo ribadirlo qui, in Consiglio regionale: questa deliberazione è stata assunta fuori dalle procedure regolari che avrebbero dovuto essere assunte dalla Regione. Si tratta di una deliberazione di competenza del Consiglio regionale e pertanto, come ho detto alla Conferenza dei Capigruppo a metà agosto, è appellabile dal punto di vista giuridico. Neanche uno studente di diritto regionale - mi sia permesso di dirlo - può escludere che questa non sia una deliberazione di programmazione. Ma la programmazione non ha un solo atto, esistono delle fasi, e questa è una deliberazione che ne rappresenta una, e pertanto è una deliberazione di Consiglio, ai sensi dello Statuto della Regione Piemonte.
Avete assunto un atto non adeguato a ciò che dovete amministrare e a ciò che dovrà essere successivamente amministrato. Dico queste cose con il rispetto dovuto per chi ha ritenuto di procedere e dare altre valutazioni.
Evidentemente, la Giunta ha dato valutazioni di carattere politico per addivenire all'assunzione dello strumento "deliberazione di Giunta".
Mi permetto di dire in quest'aula - desidero dirlo proprio in quanto sarà verbalizzato - che non concordo con il parere che noi Capigruppo abbiamo chiesto al Presidente del Consiglio regionale. Io stessa ho chiesto che il Presidente del Consiglio regionale mettesse per iscritto due righe sul perché questa deliberazione doveva essere una deliberazione di Giunta e non di Consiglio.
Non concordo, signor Presidente del Consiglio regionale, pur rispettandola sempre per la sua autorevolezza e per la funzione che svolge con questa lettera cortese che lei scrive. Lei dice che nessuna programmazione viene effettuata avendo cura di precisare nella deliberazione stessa che la programmazione degli interventi nelle aree di cui ai punti precedenti sarà effettuata attraverso l'adozione da parte del Consiglio regionale del DOCUP.
Ripeto, abbiamo uno Statuto della Regione Piemonte, abbiamo ben chiaro che la programmazione non è costituita da un solo atto, ma deve essere costituita da una serie di atti e delibere di programmazione. Al di là delle questioni politiche, è al Ministro competente che si doveva dire che ogni Regione deve prendere delle decisioni in base al proprio Statuto.
Lo Statuto della Regione Piemonte dice una cosa semplicissima: questi provvedimenti di programmazione della Giunta devono essere assunti dal Consiglio regionale e non dalla Giunta. E' per questo che noi diciamo che questo provvedimento non è adeguato all'obiettivo che intende raggiungere.
E' vero che sia nella Conferenza dei Capigruppo, sia il testo del Presidente della Giunta regionale - che io attualmente ho riletto - e quello che dice il Presidente del Consiglio regionale tendono ad andare in altra direzione, ma permettetemi di dire che si tenta di salvare il salvabile. Le tesi che voi sostenete, per questa parte procedurale, tendono semplicemente a salvare un atto che, ormai, è stato assunto così. E' stata operata una scelta, e la scelta che la Giunta ha operato l'ha operata elaborando dei dati o facendoli elaborare.
Come si può dire che questa non è una delibera di programmazione se il Presidente della Giunta regionale cita elaborate riunioni avvenute a Roma i criteri dati, le ragioni per le quali ci si è allontanati dai dati forniti applicando rigidamente le proposte dei SLL? Sono state fatte delle elaborazioni, e le elaborazioni rappresentano scelte politiche rappresentano una programmazione.
Peraltro, mi sembra che non abbiamo ascoltato le osservazioni avanzate dai Comuni e dalle Comunità montane, ma desidero dire che se ci fossimo messi d'accordo non sarebbe certo bastato lo spazio che oggi occupano i nostri cortesi rappresentanti dei Comuni del Piemonte qui presenti. Ci sarebbero stati moltissimi altri Comuni che potevano partecipare, e che invece sono stati esclusi, che sono in larga misura fra i Comuni più poveri del Piemonte, di natura montana, rurale o collinare.
Hanno parlato molti rappresentanti del Cuneese e del Novarese ma, per esempio, i Comuni delle zone del nord dell'Astigiano, notoriamente tra i Comuni più poveri dell'Astigiano, sono stati esclusi e rischiano, assieme ad altri - come ha ben detto il Sindaco di Camerana - di avviarsi lungo una strada senza ritorno.
Le parole che dobbiamo dire in quest'aula sono semplici: è stato fatto un atto probabilmente affrettato, è stata compiuta una scelta politica che così come è stata compiuta, non possiamo condividere. Si è compiuto un atto, dal punto di vista procedurale, a nostro avviso errato. Per questo si rischia non soltanto di escludere dei Comuni, ma si rischia anche di danneggiare quei Comuni che si sono scelti, perché se si faranno dei ricorsi, come ho letto, è probabile che questi ricorsi abbiano le condizioni per essere accolti. Non si fa l'interesse del Piemonte se non si intende rivedere un comportamento. Quante volte, in questi trent'anni di vita della Regione, su problematiche che attengono le Comunità, i Comuni e le zone più povere del Piemonte, qualora non siano state fatte delle consultazioni - e qui non sono state fatte le consultazioni con gli interessati - si sono rivisti i provvedimenti! Credo che questa sia arte di buon governo.
Il fatto di dire che è così perché noi abbiamo accolto le questioni che riguardano i terremotati di alcune Regioni d'Italia è giustissimo, ma desidero anche ricordare un'altra cosa: ho sentito fare nomi di Comuni, e altri ne potrei fare, che hanno subìto, nella scorsa legislatura e in parte di questa, pesanti eventi alluvionali. Anche noi siamo una Regione che ha subìto almeno tre gravi alluvioni, che hanno devastato molti dei territori che voi qui rappresentate, ma anche molti altri. Così come la Regione Lombardia ha espresso le sue profonde perplessità, anche il Piemonte poteva esprimere le sue. Che qualcosa non vada - se mi è permesso - è riconosciuto anche dall'ordine del giorno della maggioranza. Quando l'ordine del giorno della maggioranza ad un certo punto dice "prevederemo specifici finanziamenti aggiuntivi" significa che qualcosa non funziona. Ognuno si colloca rispetto al proprio modo di muoversi; mi sembra che, se si pu concorrere a realizzare un provvedimento migliore, credo che la Giunta regionale, visto che queste cose le abbiamo fatte presenti appena siamo stati coinvolti e abbiamo conosciuto l'urgenza e la procedura, farebbe meglio a fermarsi un momento e a verificare quanto detto da queste Comunità.
Ho letto, come voi - non ho attivato pregiudiziali - che c'è già una serie di realtà che pensa di avanzare dei ricorsi di carattere amministrativo, per cui alla fine rischiamo di danneggiare tutto il Piemonte. A questo punto, bisognerebbe fermarsi un momento, fare un ragionamento e verificare quali integrazioni o modifiche possono essere compiute. Mi sembrerebbe arte di buon governo. Voglio chiamare arte di buon governo un atteggiamento semplicissimo, in realtà, che dovrebbe rientrare nella normalità di chi amministra e di chi non fa, invece, ragionamenti di forza: su un provvedimento così importante, su cui le forze politiche non hanno potuto dire la loro opinione e su cui le Commissioni o i Capigruppo si sono soffermati nel periodo estivo, sarebbe bene ragionare ancora un momento. Questo è l'invito che noi come Gruppo consiliare facciamo, sapendo che non si tratta di un provvedimento indolore, sapendo che è un provvedimento che darà forza, capacità ed ampie condizioni di sviluppo ad alcune parti del territorio piemontese già largamente beneficiato, ma che danneggerà in maniera irreversibile molti territori che da questo provvedimento avrebbero potuto essere più beneficiati di altri.
E' evidente che un piccolo territorio, un territorio montano e collinare, un territorio rurale che ha la possibilità di ricevere questi finanziamenti ne potrebbe avere un vantaggio forse decisamente più elevato di tantissimi territori che hanno già la fortuna di essere più ricchi.
Pertanto, invito la Giunta, con determinazione e con tutto il garbo che è nelle mie intenzioni, a voler rivedere il provvedimento, perché talvolta rivedere significa avere l'intelligenza di cogliere ciò che è il meglio per la propria comunità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Grazie, Presidente. Nonostante la lunga relazione del capo dell'esecutivo di stamani, tendente a chiarire, o a dare ad altri, la responsabilità della vicenda della zonizzazione dei fondi strutturali europei, tutto rimane grave e preoccupante.
La delegazione dei Sindaci presenti oggi in Consiglio regionale ha presentato, invece, un altro scenario politico, a cui il Gruppo della Rifondazione Comunista è totalmente concorde. E' mancata la discussione nell'utilizzo dei fondi strutturali per creare occupazione, proporre obiettivi; non si è tenuto conto delle gravissime emergenze occupazionali agricole ed ambientali del Piemonte, che oggi sono sempre più drammatiche e che la gente piemontese, dai lavoratori, ai pensionati, ai disoccupati e ai giovani, vive con preoccupazione.
Tutta la vicenda della delibera dell'esecutivo regionale di agosto, per individuare le zone del Piemonte da inserire nei programmi per i fondi strutturali europei dell'Obiettivo 2, è stata gravissima ed incredibile nelle conclusioni. Ciò ha fatto discutere e anche indignare molti Sindaci le Associazioni agricole e molti altri settori produttivi. Un vero "golpe d'agosto" del governo regionale, ormai proiettato nei consessi elettorali nell'ottica delle prossime elezioni regionali, a tutto discapito degli interessi generali del Piemonte.
Erano in gioco 2.400 miliardi per le aree a declino industriale rurale ed agricolo fra il 2000 e il 2006, da destinarsi agli Enti locali e a piccole e medie imprese del Piemonte; un fatto appetitoso ed appetibile quindi è prevalsa la filosofia di interessi partitici capitalistici di destra. Si sono disattese così le speranze di moltissimi Comuni del Piemonte sud, a forte degrado agricolo e montano, che vedono aggravare i propri interessi economici, produttivi ed occupazionali.
Forti sono le critiche, anche severe, verso la Regione, a partire dalle province. E' grave che molte realtà importanti siano state assurdamente dimenticate, come centri agricoli e montani del Cuneese, dell'Alessandrino della Valle Belbo e tante altre realtà a forte degrado agricolo e industriale dell'Alessandrino, dell'Astigiano e del Cuneese.
Voglio sottolineare, come fatto politico grave, che la ripartizione dei fondi dell'Obiettivo 2 tra le Regioni italiane segna una sconfitta secca ed umiliante della politica dell'esecutivo regionale piemontese. Occorreva una diversa politica verso il governo, più seria, incisiva, più chiara nelle progettazioni atte a dare soprattutto occupazione.
Il Piemonte paga, da solo, oltre un quarto della riduzione totale della popolazione italiana inserita nell'Obiettivo 2 rispetto al 1994 e al 1998.
Un fatto serio, preoccupante e grave che voglio sottoporre nella sua drammaticità al Consiglio regionale. L'Italia perde, infatti, 3,8 milioni di abitanti e il Piemonte un milione. Il paragone mi pare lampante.
Il Piemonte è la Regione in cui il rapporto fra popolazione effettivamente inserita nell'Obiettivo 2 (1,3 milioni) e popolazione che avrebbe potuto beneficiare (2,6 milioni) risulta il peggiore in senso assoluto in Italia con meno del 50%. Questo dato è molto negativo e dimostra chiaramente l'incapacità dell'esecutivo regionale. Occorre perciò, anche in questo settore, una diversa politica regionale.
Io credo che il Consiglio regionale del Piemonte possa fare giustizia e cambiare la delibera della Giunta regionale. Il ruolo istituzionale del Consiglio regionale è stato del tutto penalizzato, ruolo molto marginale.
Non credo che questo atteggiamento arrogante possa definirsi normale corretto, soprattutto sui temi di grandissimo interesse quale quello della zonizzazione per i fondi strutturali europei dell'Obiettivo 2.
Per cui, dopo diversi incontri sul territorio con i Sindaci e le forze sindacali e democratiche, esprimiamo la più viva opposizione a questa impostazione assurda dell'esecutivo regionale del Piemonte, che ha suscitato molta rabbia, preoccupazione e critiche severe da parte di tantissime Amministrazioni, specie dell'Alessandrino, del Cuneese, dei Comuni montani e dell'Astigiano.
Occorre davvero cambiare politica in tutti in settori istituzionali dell'Ente Regione per un diverso sviluppo socioeconomico ed occupazionale del Piemonte, ormai proiettato verso il 2000 e già presente in Europa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Questa mattina abbiamo sentito parlare i Sindaci e i Presidenti delle Comunità montane della loro delusione, del loro sconcerto ed anche dell'ilarità - cito l'intervento del Sindaco di Elva - che ha suscitato questo provvedimento. Sindaci e Presidenti delle Comunità montane, persone che nei loro interventi hanno dimostrato che le nostre Comunità hanno bisogno di politiche di governo serie e coerenti.
Verrebbe da dire: ma come è possibile ascoltare l'intervento, ad esempio, del Presidente della Comunità montana della Val Maira - non so se c'è ancora - che, con parole sintetiche, semplici e chiare osservava la conformazione della propria valle, i legami che una scelta di governo seria e responsabile deve tenere per certe aree, soprattutto quelle di montagna tra le aree di fondovalle, di metà della valle e le aree più povere dell'alta montagna. Concetti semplici, problemi di governo seri, che devono avere una risposta.
E come è possibile sentire Sindaci e Presidenti delle Comunità montane porre problemi che, per un personale di governo di media statura dovrebbero essere sempre presenti nelle decisioni quotidiane; sentirli dire che questo provvedimento non tiene conto di una politica per la montagna e disegna il territorio in modo da determinare quelle che hanno chiamato "macchie di leopardo", che staccano le comunità locali dai propri problemi e impediscono loro di risolverli. Sembrava, sentendoli, che questa Giunta in questo provvedimento, si sia del tutto dimenticata che esiste la necessità di una politica per la montagna; cioè, la montagna e i suoi problemi - e quando si dice montagna sappiamo che non si parla di un territorio isolato, ma si parla di un territorio politicamente da collegare al resto dell'economia - in questo provvedimento dov'è? L'Assessore Vaglio dov'era? Ci sono compartimenti stagni? Come è possibile determinare una situazione in cui chi governa queste valli viene a dirci: "Voi ci avete dimenticato; non collegate la nostra economia in un sistema di aiuti" quando c'è una Giunta, che è un organo collegiale, e un Assessorato che si occupa di questo? Viene da pensare che il "golpe di agosto" sia stato fatto, oltre che nei confronti delle minoranza, anche nei confronti degli Assessori che non c'erano.
E' un "golpe" anche contro l'Assessore alla montagna? Questi sono fatti seri. Come possono accadere queste cose? Una ragione può essere questa: una volontà di feudo. All'Assessore Vaglio il feudo della montagna, ma solo quando deve spendere le risorse a ciò dedicate; all'Assessore Pichetto o a qualcun altro il feudo dei fondi europei, perché "di quelli me ne occupo io, e l'Assessore Vaglio stia zitto, perché lui ha già distribuito i miliardi di altri fondi". Non è questo il modo di governare.
C'è una seconda ragione, colleghi e cari Sindaci, che io penso sia esemplare dell'incapacità strutturale di questo governo di governare il Piemonte. In presenza di un provvedimento come questo - l'Unione Europea il Ministero che chiede di individuare territori utilizzando dei criteri ci troviamo di fronte ad una Giunta che programmaticamente strutturalmente, sin dal primo giorno, con le dichiarazioni e poi nei fatti, considera l'intervento di governo pubblico come un intervento spesse volte nocivo.
Ciò ha portato questa Regione a non fare l'unica e prima cosa che deve fare una Regione: avere un progetto per la propria comunità. Non dotando la nostra Regione di un programma regionale di sviluppo, succede che, senza le idee, senza i progetti, senza una capacità di governo, quando un provvedimento di questo genere chiede di analizzare un territorio e di fare delle scelte ritagliando parti di questo territorio per destinarlo a delle politiche, i numeri che si trovano (i tassi di disoccupazione, la densità rurale, l'andamento della popolazione) non diventano numeri strumento di un progetto che c'è, che il Piemonte ha: diventano numeri e basta. I numeri diventano il fine, non più lo strumento. Senza la politica, il numero governato da sé porta alla macchia di leopardo. E la macchia di leopardo porta a situazioni per cui nel Comune di Elva è scoppiata l'ilarità nei confronti di questa Regione, nello scoprire che certi numeri sono uguali ad Elva e a Courmayeur.
Il Gruppo dei Comunisti Italiani solleva questo come un problema di deficit strutturale di progetto che accompagna la Giunta regionale. Senza un progetto i numeri governano la politica, e non è la politica che si serve dei numeri per raggiungere dei risultati.
Questa era l'unica osservazione che, peraltro, in altra forma ho trovato anche negli interventi precedenti. Io ho solo sviluppato questo tema, perché ci troviamo sempre più spesso, a fine legislatura, di fronte a questa carenza di fondo: senza un programma regionale di sviluppo non si governa.
Inoltre, condivido - e quindi non ripeto - le questioni relative all'illegittimità, inidoneità, non adeguatezza di questa delibera, che è chiaramente una delibera di programmazione; condivido tutto ciò che è stato detto, come pure la gracilità dell'azione della Regione Piemonte sul piano nazionale.
Mi ha fatto anche un po' sorridere il modo in cui il Presidente Ghigo ha cercato di confondere i numeri, per consolarci, cambiando le percentuali rispetto ai dati. La Regione è rimasta debole. Nella contrattazione nazionale non ha difeso le ragioni del Piemonte e - anche qui - le ragioni di un proprio governo si difendono con tanti più argomenti quanto più forte è il progetto complessivo di governo.
Non si trattava di andare là a trattare con le altre Regioni, pur di mettersi d'accordo; bisognava andare là forti di un progetto e delle esigenze del Piemonte. Un Piemonte che, dal punto di vista del declino industriale, penso non abbia pari con il resto delle Regioni d'Italia, e che quindi non doveva essere penalizzato nel modo in cui è stato.
Chiedo anch'io al Presidente Ghigo - che mi attendevo rispondesse subito ai Sindaci e anche a noi per farci capire l'orientamento - dopo aver sentito i Sindaci, non dico l'intervento del Gruppo dei Comunisti Italiani che ritiri questa delibera, la corregga, la faccia passare in Consiglio ed inserisca coerenza e progetto in questo documento, in modo tale che i rappresentanti delle valli qui rappresentate possano tornare nelle loro comunità dicendo: "Le nostre valli non sono abbandonate, ma fanno parte di un progetto e quindi possiamo continuare ad individuare obiettivi, a darci strumenti". Questa è la correzione che le chiediamo, Presidente!



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Cercherò di essere breve per non costringere i Sindaci, che hanno fretta di sentire le risposte della Giunta, a stare qui tutto il giorno anche perché l'argomento è noto. Ringrazio questi Sindaci della loro presenza; ha ragione la collega Spagnuolo quando ha detto: "Se ci fossimo messi d'accordo, molti altri Sindaci potevano intervenire". Io non so con chi avrei dovuto mettermi d'accordo, ma faccio presente, Presidente, che sono davvero dispiaciuta che alla riunione dei Capigruppo non si sia parlato della possibilità di invitare i Sindaci ad intervenire in questo Consiglio portando anche il loro contributo. Parlo a nome di tutti i Sindaci, ad esempio dei paesi collinari non solo della provincia di Asti ma anche di Alessandria, che da anni aspettano l'approvazione della legge sulla collina e che avrebbero magari avuto piacere di far sentire la loro voce in questo Consiglio. Quindi, signor Presidente, la inviterei, per dare pari opportunità a tutti, di valutare la possibilità di inviare una lettera a tutti i Sindaci del Piemonte che hanno ovviamente qualcosa da dire al Consiglio. Per quanto mi riguarda, do la mia disponibilità ad ascoltarli per evitare che siano avvisati solamente in pochi. Non ho neanche visto la presenza dell'ANCI e questo mi dispiace.
Anch'io ho appreso la notizia dai giornali e, come tutti i Consiglieri che vivono sul territorio, ho ricevuto telefonate preoccupate, ma anche telefonate di soddisfazione da quei Sindaci i cui Comuni sono stati inclusi (Nizza, Canelli ed altri: mi riferisco a quelli vicino a me per territorio). Ho sentito anche Sindaci rassegnati che, pur essendo inclusi nell'Obiettivo 5b, non hanno avuto quei benefici che erano stati tanto enfatizzati; penso che dobbiamo parlare anche di questo. Il Presidente della mia Provincia si è subito fatto carico di queste preoccupazioni tant'è vero che la Giunta ha partecipato, nella persona dell'Assessore Vaglio, ad un'importante riunione a cui la stampa ha dato particolare rilievo.
Vorrei anche leggere un articolo pubblicato da La Stampa, redazione di Asti - posso consegnarlo a chi lo richiederà - di un giornalista astigiano che non è del Polo, ma un esponente politico molto conosciuto. Curatore di progetti legati agli Obiettivi 5b, interviene sulle aree ammesse al beneficio dei fondi europei per il periodo 2000/2006. Il titolo dell'articolo è anche un invito: "Paesi esclusi dai fondi, non facciamo drammi". Lo leggo anche perché possono esserci delle risposte su alcuni punti citati: "Ha fatto qualche scalpore la definizione delle aree ammesse a beneficiare dei fondi strutturali europei nel periodo 2000/2006 e ritengo sia opportuna un'informazione un po' più puntuale di quanto non emerga dalle cronache del Consiglio regionale, in cui prende il sopravvento l'opinione e la polemica. Abbiamo tutti ben presente" - però qui non sono emersi, pur avendoli tutti ben presenti - "quanti contrasti ha suscitato in passato essere o non essere dentro l'Obiettivo 5b per il periodo 1994/1999 per cui è opportuno chiarirci anticipatamente le idee. Siamo in una fase preliminare, in cui la Giunta regionale, sollecitata dallo Stato, il 6 agosto ha deliberato la composizione delle zone, mentre invece le norme regionali di attuazione degli interventi (DOCUP) e il completamento di programmazione debbono ancora essere definite e poi approvate".
In seguito, parla delle zone - non lo cito, possono essere non interessanti, perché è relativo all'Astigiano - parla dei privilegi e dice: "Tra gli altri, non fanno parte dell'Obiettivo 2 S. Damiano e Costigliole ma per questi come per gli altri Comuni non confermati vale una clausola di sostegno transitorio. In questi paesi si può ancora intervenire purché si tratti di iniziative di completamento di azioni precedenti. Altra questione importante: questa delimitazione è definitiva, ma non è esclusiva come in passato; ad esempio, il programma Leader Plus, sostitutivo di Leader 2 attualmente in azione, verrà attuato senza zone definite a priori. Inoltre deve ancora uscire il Piano regionale di sviluppo rurale per gli interventi in agricoltura, che è ancora un'altra cosa. Quindi, questa decisione della Giunta regionale non è un dramma per nessuno, anche se un'esclusione è sempre spiacevole. E' importante che si sappia che l'inserimento nell'Obiettivo 2 non è merito o colpa di nessun Sindaco, in quanto la decisione è stata assunta dalla Regione in base a criteri di carattere economico applicati dall'IRES a similitudine di quelli statali" - quindi non dovrebbero esserci padrini o madrine - "Nessuno ha neppure avuto il tempo di intervenire a favore o contro l'esclusione".
E' chiaro, anche noi di maggioranza siamo preoccupati per tutti i Comuni che sono stati esclusi o per quelli che volevano essere inseriti: ci mancherebbe ancora che non lo fossimo! La preoccupazione principale è data dalla diminuzione di un milione di abitanti: le scelte sono sempre dolorose! Per questo, abbiamo presentato un ordine del giorno che sarà illustrato da chi, nell'ambito della maggioranza, continuerà ad intervenire, nel quale ci preoccupiamo non solo della montagna, ma anche della collina e delle altre zone marginali; giustamente, ci preoccupiamo anche delle città e paesi che hanno avuto l'alluvione: come potrebbe essere diversamente! Ho ancora un'ulteriore preoccupazione: chi scriverà le norme applicative del DOCUP? Avverrà come nel passato, avvalendoci magari di consulenti esterni? Avremo la possibilità di intervenire su questo? Faremo tesoro dell'esperienza del 1994/1999 e della rassegnazione di quei Sindaci che si sono anche arrabbiati contro l'eccesso di burocrazia e di carta, e che dicono che questi obiettivi, prima di arricchire il territorio arricchiscono solo i professionisti? Infatti, è troppo forte il divario tra i benefici che ricadono sul territorio e quello che, invece, la burocrazia chiede.
Sono a conoscenza - non so se il termine sia esatto - del fatto che esistevano i Comitati di sorveglianza su questi addensamenti. Pertanto ritengo sia corretto, magari in Commissione, avere delle relazioni, solo per far tesoro dell'esperienza passata, in modo che la burocrazia non blocchi le iniziative che provengono dal territorio.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Innanzitutto, ringrazio gli amministratori dei Comuni che sono ancora presenti e che quindi testimoniano un interesse reale, non solo politico o partitico, a questa vicenda, ma che sono venuti a portare delle considerazioni di merito e di metodo, senza limitarsi soltanto a portare dimostrativamente una sciarpa come forza o forma di pressione nei confronti del Consiglio regionale.
C'è anche chi è venuto solamente a portare la sciarpa; beh, si sa anche in questo caso la sensibilità e la convinzione sulle iniziative che si fanno non sempre è uguale per tutti. Anche questo, a mio avviso, ha una propria importanza. Tra l'altro, mi dispiace che ci sia una sede così ambigua di dibattito, per cui non si sa bene con chi si possa parlare o con chi non si possa parlare, perché a me piacerebbe anche vivacizzare il dibattito, ma purtroppo in questa sede non è possibile, ma sono disponibile in altre sedi. Una delle prime cose che ti insegnano è che quando si pongono delle domande bisogna attendere le risposte, a meno che non vi sia prevenzione nella domanda e ancor più prevenzione nella risposta. Se un Sindaco arriva in aula con una fascia, quindi rappresentando tutti i suoi cittadini per perorare una causa giusta, in un Consiglio regionale dovrebbe almeno avere la compiacenza di manifestare almeno formalmente un interesse reale con la sua presenza fisica al problema che è venuto a perorare.
Sinceramente, non capisco. Qualcuno, come al solito, dirà che questi metodi fanno un po' parte del frasario della sinistra quando deve contrastare qualche intervento di Alleanza Nazionale, ma mi sembra singolare: uno che arriva qui con la sciarpa, ascolta la relazione del Presidente e poi se ne va perché il dibattito non gli interessa, che cosa è venuto a fare? E' venuto a fare propaganda politica. Se ci riesce, è venuto a fare strumentalizzazione politica a favore del suo Partito di appartenenza: questo è un dato oggettivo, indiscutibile. Sono tanti i Sindaci che si sono comportati in questo modo. Di questo atteggiamento me ne dolgo, ma lo voglio far notare. Visto che tanti colleghi hanno fatto degli interventi quasi fossimo all'Europarlamento e non al Parlamento nazionale, credo che fissare qualche punto fermo sia importante.
Questo secondo passaggio è anche rilevante. Ho sentito dei colleghi che hanno fatto - non lo dico con ironia - degli interventi di largo respiro su questo tema; peccato che li abbiano fatti in sede di Consiglio regionale del Piemonte, che su questo tema non ha esattamente il governo della materia, perché non può decidere indipendentemente da tutto e da tutti dall'Unione Europea e dal Governo nazionale, come, dove e quando spendere i soldi.
Quindi, alcune critiche che ho sentito sono utilissime, condivisibili andrebbero trasferite al Presidente del Consiglio dei Ministri, Massimo D'Alema, o al Presidente - non so se sia già stato eletto, c'erano dei problemi - della Commissione Europea, che è l'ex Presidente del Consiglio dei Ministri, Romano Prodi.
Fissiamo anche un altro punto, perché una visione troppo unilaterale ci porta magari a perdere di vista i risultati e l'oggettività del ragionamento. Se il Governo italiano è debole, nel senso che ha poca credibilità o poca capacità di contrattazione a livello europeo, per cui alla fine ne esce penalizzato in un confronto che non ha avuto come parte in causa le Regioni, non credo sia una colpa imputabile alla Regione Piemonte, come non potrebbe peraltro essere imputabile alla Regione Liguria, alla Regione Toscana o ad altre Regioni: un Governo debole porta a casa pochi soldi! Un Governo debole, ma un Governo di centrosinistra, per il quale molti colleghi, intervenuti in quest'aula, credo nutrano delle simpatie. Quindi, Governo debole, Stato debole, uguale meno soldi. Primo punto indiscutibile. Contrattazione a livello di Unione Europea fatta dallo Stato italiano.
Per quanto riguarda le modalità tecniche, sono assolutamente ineccepibili, indiscutibili e trasparenti. Colleghi, quando si parla di questi argomenti, a mio avviso occorre cercare di separare la ragione dalla propaganda. Vorrei che fosse possibile percorrere una strada opposta a quella che ha seguito la Giunta regionale. Mi sarei divertito - lo dico provocatoriamente - ad assistere alla concertazione, perché concertazione non significa mettersi pacificamente attorno ad un tavolo: c'è una torta concertiamo tutti assieme come dividerla. Mi sarebbe piaciuto - parlo in termini astratti - assistere alla concertazione su questo tema e su questi soldi. Perché, purtroppo, avrei dovuto assistere al massacro fisico di molti dei Sindaci oggi presenti in quest'aula. Ci piaccia o no, e piaccia o no ai colleghi Consiglieri regionali che sono intervenuti prima, la concertazione in senso proprio, non come presa in giro degli Enti locali e dei Sindaci, fintamente coinvolti in un procedimento amministrativo già fatto, su un tema così e su 1.300 Comuni, è "im-pos-si-bi-le!", altrimenti ogni Comune avrebbe potuto dire: "C'è il mio, c'è il mio", ma a questo punto cosa concertavi? I criteri seguiti dalla Giunta regionale, che si basano sui criteri fissati dal Regolamento dell'Unione Europea e dall'intervento del Ministero delle Finanze, sono trasparenti, ineccepibili ed assolutamente equilibrati.
Non c'erano strade alternative, salvo che qualcuno - ma non è certo il caso dei capaci amministratori presenti oggi - non avesse preferito, prima di essere fintamente consultato, che gli venisse chiesto: "Dimmi cosa vuoi intanto non te la do". Quella non è concertazione, ma non è neppure un atto di programmazione, come ha ben puntualizzato il Presidente del Consiglio Deorsola. Non è un atto di programmazione perché se lo si definisce così evidentemente, non si è letta la deliberazione dove, così come viene ricordato dal Presidente Deorsola, "programmazione ed interventi di cui ai punti... sarà effettuata attraverso l'adozione, da parte del Consiglio regionale, del DOCUP...". Quindi, anche questa è una critica puramente politica che non ha assolutamente alcun fondamento.
Detto questo, ho anche un'altra curiosità, che però esporrò in maniera formale. Purtroppo mi risulta che molti Enti locali non sono stati in grado di fare un'adeguata progettazione per usufruire dei fondi già disponibili.
Questo è un fatto singolare. Io non dubito che tutti coloro i quali correttamente e legittimamente protestano siano stati in grado di predisporre progetti recepibili. Giusto per capire meglio ciò che ci diciamo, per avere un po' di memoria storica, dovremmo forse presentare un'interrogazione, chiedendo quali siano i progetti presentati dai Comuni la loro attinenza alle zone di governo di loro competenza, la loro possibilità realizzativa e non solo la loro fantasia e creatività.
I soldi ci sono, ma spesso non si possono spendere perché manca la progettualità. Mi sarebbe piaciuto che, anche in passato, degli Enti locali avessero chiesto una mano. Mi rendo conto che, soprattutto per i piccoli Comuni, è difficile avere delle capacità, anche tecniche, per predisporre dei progetti adatti. Mi sarebbe piaciuto che in passato degli Enti locali sia Comuni che Comunità montane, avessero chiesto una mano alle Province e alla Regione per riuscire a presentare dei progetti più attinenti e finanziabili.
Non c'è il governo di questa materia da parte della Giunta regionale e ribadisco, una strada alternativa non era assolutamente possibile. Non solo. Molte critiche appaiono, a mio avviso, assolutamente immotivate tant'è che gli amministratori locali intervenuti non hanno insistito particolarmente sul dato finanziario, ma hanno piuttosto insistito sul metodo. Del metodo abbiamo già parlato. Il metodo attiene alla politica, i soldi alla sostanza. Perché non ci sono state tante critiche al dato finanziario? Perché, ed emerge chiaramente dai numeri, i fondi a disposizione, tenuto conto dell'Obiettivo 2, del "Phasing-out" e del Piano parallelo che la Giunta regionale si è impegnata a stilare (è un impegno politico e, quindi, verrà mantenuto), sono superiori al passato. Non è vero che ci sono meno fondi.
Se la critica finanziaria non regge - e scusate se faccio un'equazione semplicistica - non regge, neppure il resto dell'impianto della critica. La critica può trovare fondamento nella fredda oggettività dei numeri. Vedendo che i soldi aumentano e che non diminuiscono, è chiaro che questa critica perde un po' di oggettività, perché attiene solo più al merito. Si trasforma in una critica legittima, sacrosanta, ma di tipo squisitamente politico.
Si sa, la politica è fatta di parole, di voti, di propaganda, ed ognuno deve pensare un po' per sé.
Io credo però che la Giunta regionale abbia ben operato, ma anche che non abbia fatto alcun "golpe", salvo la ristrettezza dei tempi in cui si è trovata ad operare. Credo che abbia seguito, attraverso l'IRES, i criteri che maggiormente assicuravano l'equilibrio e la trasparenza nell'assegnazione dei fondi. La Giunta regionale del Piemonte ha dimostrato una particolare sensibilità verso le esigenze del territorio, proponendo addirittura un Piano parallelo di 400 miliardi, creato per venire incontro a quelle aree che venivano penalizzate dalla mancata capacità contrattuale di un Governo debole.
Anche perché, Presidente, e con questo concludo, sempre che trovi il foglio - sono notoriamente un disordinato! - non mi è sfuggito un passaggio interessantissimo, illuminante, della relazione del Presidente Ghigo, alla pag. 3. E' interessante notare che i Sistemi Locali di Lavoro eligibili in Piemonte, secondo i dati del Ministero (Roma, D'Alema, Prodi, giusto per ricordare, e non Ghigo, Pichetto o Vaglio), assommano ad una popolazione complessiva di 2.587.000 abitanti, cioè a quasi il doppio della disponibilità assegnata. Se erano aree eligibili, evidentemente il collega aveva solo da darci più soldi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente, prima dell'intervento del collega Ghiglia credevo che le vacanze estive mi avessero fatto particolarmente male, perché ero convinto di non avere compreso le critiche fatte o almeno a chi fossero rivolte. Critiche che sono giunte non solo da parte della minoranza di questo Consiglio regionale, ma anche da parte di molti interventi che ho sentito dal pubblico, quando è stato interrotto il Consiglio.
Fortunatamente, l'intervento del collega Ghiglia mi ha fatto capire che non è che avessi poi tutti i torti nel nutrire queste perplessità. Le critiche che oggi abbiamo sentito - tutte ampiamente condivisibili - a chi sono rivolte? Se sono rivolte a questa Giunta regionale non posso che interpretarle come un riferimento ad una polemica che ha dello strumentale e, logicamente, essendo vicini alle elezioni amministrative, anche ad una polemica tipicamente elettorale...
RIBA Lido (fuori microfono) Sì, ma le elezioni sono già state fatte, sei solo tu che le devi fare...



ANGELERI Antonello

Sì, però qui bisogna vedere da che parte stanno, caro Lido Riba. Io penso che basti guardare ed essere attenti alla relazione del Presidente Ghigo...
RIBA Lido (fuori microfono) La sappiamo a memoria!



ANGELERI Antonello

Non mi pare, caro Lido Riba, che tu la sappia a memoria! Anzi, mi pare che tu sia stato abbastanza disattento! Perché? Perché alla fine, e peraltro, fra tutti, anche alcuni interventi della minoranza - per fortuna non tutti - mi ricordano, come dire, l'opera di mistificazione della verità tipica, nel nostro Paese, di una certa sinistra. Si tende ad indirizzare le proprie critiche là dove esse non dovrebbero assolutamente essere rivolte.
Mi spiego meglio.
Il Presidente Ghigo, in quest'aula, interpretando quella che era l'indicazione e la volontà decisionale della Giunta, ha fornito dei dati estremamente precisi. E' inutile andare a rileggere alcuni passi, l'ha già fatto poc'anzi il collega Ghiglia. Mi sembra che le responsabilità, se di responsabilità si deve parlare, non possano sicuramente essere addossate a questa Giunta regionale. Bisogna cercare di costruire ed evitare queste sterili polemiche.
Peraltro, devo anche constatare che il collega Montabone ha ragione quando dice che non abbiamo sentito un solo Sindaco che abbia protestato tanto per protestare, perché penso che i Sindaci abbiano sostanzialmente la capacità di comprendere di chi sono le responsabilità. Comprendo anche la pacatezza e la costruttività degli interventi che ci sono stati poco fa.
Collega Montabone - adesso non c'è, ma lo devo dire - quando si accusa la Giunta regionale di essere arrivata in ritardo e di aver adottato queste deliberazioni in periodo festivo, voglio solo ricordare - e lo si evince dalla relazione del Presidente Ghigo - che l'accordo con le Regioni è stato formalizzato il 22 luglio, e che immediatamente dopo le indicazioni nei confronti della Regione riportavano la data del 31 luglio, non di un anno per l'altro, ma dello stesso anno! Nell'arco di una settimana si pretendeva di avere delle risposte.
Probabilmente, la critica è giusta, ma il soggetto a cui è rivolta è completamente sbagliato. Smetto con le citazioni degli interventi degli altri.
Giachino, tu parli di torinocentricità, ma non è questo il soggetto a cui ti devi rivolgere, perché se c'è stata una Giunta regionale attenta a tutte le altre Province - basta guardare i dati - è stata proprio questa in tutti questi anni. Allora, se c'è un'accusa da fare, il soggetto è un altro: rivolgiti al Sindaco Castellani che sta operando, per esempio, sulle Olimpiadi e sul futuro dei prossimi sei anni, in cui dovremo costruire con attenzione le basi per questo importante appuntamento. Bisognerebbe suggerirgli di non far beneficiare solo la città di Torino con questi interventi.
Cogliendo anche lo spirito dell'intervento della collega Spagnuolo penso che si debbano raccogliere in modo coordinato ed unitario gli interventi che devono essere spalmati sul territorio.
La collega Cotto nel suo intervento ha richiamato l'ordine del giorno firmato dalla maggioranza, che tende ad intervenire immediatamente su quelle aree, non dimenticate dalla Giunta regionale; aggiungo che ritengo opportuno che se un lavoro in questi sei anni deve essere fatto, deve essere fatto, per esempio, anche con i 1.100 miliardi che arriveranno per l'infrastrutturazione e l'organizzazione dei Giochi Olimpici del 2006.
Ritengo che questi benefici non debbano ricadere solo sulla città di Torino o su qualche piccolo Comune della Provincia, per quanto importante e sede di manifestazioni mondiali, ma anche sulle altre aree ed essere spalmati sull'intero territorio regionale.
In questo senso, presenteremo un ordine del giorno in modo da dare mandato alla Giunta e al Presidente Ghigo di intervenire con il Sindaco Castellani su questo importante appuntamento, che, guarda caso, coincide in termini di data con il periodo relativo agli stanziamenti dei fondi comunitari.
Penso che con un'attenta valutazione, così come è stato da parte della Giunta finora, degli interventi aggiuntivi che sono segnalati anche nell'ordine del giorno (che noi voteremo in questo Consiglio regionale rivolti in particolare alle Comunità montane), questo lavoro di intervento sul territorio sia veramente responsabile e completo e non dimentichi assolutamente nessuno dei mille e più Comuni della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vaglio, che interviene in qualità di Consigliere.



VAGLIO Roberto

A volte pare che io dica cose che non vengono recepite, tant'è che mi rendo conto, dagli interventi che mi seguono, di non essere forse stato sufficientemente chiaro. Se riesco, cercherò di illustrare i motivi per cui il Gruppo dei Federalisti Liberal-democratici ha completamente sposato la tesi della Giunta sull'espressione di parere per la perimetrazione dell'Obiettivo 2.
Voi sapete che il nostro Gruppo ha una particolare attenzione nei confronti delle aree marginali, dove il rapporto territorio-popolazione è sfavorevole, quindi parliamo di quelle aree dove da anni viene a mancare l'attenzione politica e il ritorno finanziario.
Vorrei fare una premessa. Da circa tre anni a questa parte le associazioni degli enti territoriali di montagna, comunque delle aree marginali d'Europa, propongono a più riprese all'Unione Europea di dedicare un fondo strutturale ai problemi della montagna. A questa richiesta pressante l'Unione Europea risponde con la concentrazione in tre soli fondi di tutte le iniziative.
Voglio anche ricordare che negli ultimi cinque anni, dalle Comunità montane della Provincia di Torino, in particolare, si è sollevata una veemente protesta, perché queste aree ricomprese nell'Obiettivo 2 chiedevano di poter avere le stesse possibilità di finanziamento che venivano riservate ai Comuni e alle Comunità montane ricomprese nell'Obiettivo 5b, in quanto l'Obiettivo 2 del Regolamento n. 2081 non è capace di affrontare, né tanto meno di risolvere, i problemi della marginalità.
Facciamo un passo in avanti: se l'Obiettivo 2 era inadeguato per i problemi della marginalità nel Regolamento n. 2081, la cui vigenza scade tra pochi giorni, i risultati ci dimostrano che l'Obiettivo 5b, destinato alle aree rurali, ha avuto una ricaduta risibile sulle aree montane. Questo perché all'apertura dei bandi, salvo che per alcune misure di estrema specificità, le aziende montane, i Comuni montani e le aree marginali messi in concorrenza con Comuni di aree meno marginali, soccombevano. Vediamo perché.



(Domanda fuori microfono dai banchi dell'opposizione)



VAGLIO Roberto

Detta in un caffè sarebbe considerata una battuta, detta qui ha un valore importante, perché, come tutti voi ben sapete, i fondi strutturali dell'Unione Europea non sono pensati per dare una risposta alle aree marginali; più che mai in questa fase di programmazione dell'"Agenda 2000" quando i due problemi nodali da risolvere, per dichiarazione stessa dei Commissari dell'Unione, sono l'occupazione e il disagio metropolitano. Ora a qualcuno probabilmente sfugge che nei sottosistemi marginali il problema non è l'occupazione, perché quando andiamo ad applicare questo criterio questi sistemi non risultano eligibili: il problema è l'imprenditorialità è la scarsità di popolazione. Quindi, questi progetti che l'Unione Europea indirizza attraverso i fondi strutturali risultano ampiamente inadeguati per fare fronte a queste necessità.
Ma vi dirò di più: chiunque di noi, con i dati a disposizione da parte dell'IRES e da parte degli uffici di statistica del Consiglio, pu verificare come i parametri forniti dall'Unione Europea per identificare l'eligibilità in Obiettivo 2, qualora applicati al sottosistema Comunità montana, non fanno scattare l'eligibilità se non si scartano i Comuni parzialmente montani. Fate attenzione perché questo è estremamente grave.
Infatti, se io avessi dovuto applicare al sottosistema Comunità montana i criteri di eligibilità dettati dall'Unione Europea, parecchie Comunità montane non sarebbero comunque state ricomprese nell'Obiettivo 2, in quanto i Comuni parzialmente montani facevano decadere queste caratteristiche.
Questo è il dato che crea allarme o che, perlomeno, mi ha allarmato quando ho ragionato secondo i termini della legge n. 488. Quelle Comunità montane che dovessero presentare un Patto territoriale non potrebbero mai prescindere dalla presenza dei Comuni di bassa valle, non potrebbero mai prescindere dalla presenza all'interno del Patto territoriale di quei Comuni parzialmente montani che sono il motore dello sviluppo, così come d'altra parte hanno affermato nei loro interventi - non è a loro che mi rivolgo, ma a voi - nel Consiglio aperto; a questo hanno fatto preciso riferimento il Presidente della Val Maira e il Presidente della Valle Stura.
Ora, tutta questa serie di considerazioni mi porta a valutare un dato ineccepibile: l'Unione Europea non ha una politica dedicata ai problemi della montagna; meno che mai i fondi strutturali sull'Obiettivo 5b sono in grado di fornire gli strumenti per lenire il problema della marginalità montana.
Ma farei ancora un passo in più. Il Presidente nel suo intervento ha detto: "Attenzione, questa volta per le aree in 'Phasing-out' non ci sono più problemi con il Feoga, c'è tutto Fesr". Sì, perché il Feoga e i fondi per l'agricoltura questa volta saranno applicati con una misura orizzontale sul territorio piemontese. Tutto questo mi porta a fare una valutazione "tranchant": non ci sarà una lira per la montagna e per le zone più marginali; salvo delle provvidenze, salvo delle misure studiate dal Consiglio e dagli uffici che ci consentano di intervenire in modo chirurgico, le misure di tipo tradizionale non potranno che portare tutte le risorse del Feoga sulle aree dove la presenza dell'agricoltura è una presenza significativa. E voi sapete come me - l'hanno dichiarato in più riprese i Presidenti delle Comunità montane - che la presenza di persone impiegate in agricoltura nella nostra montagna è bassa, è sotto il 5%.
Quindi, politiche comunitarie non dedicate; fondi strutturali che non possono dare una risposta; Feoga, quindi fondi dedicati all'agricoltura che probabilmente danneggeranno ulteriormente il fragile tessuto dell'agricoltura montana; politiche nazionali inesistenti per le situazioni marginali. Ma perché inesistenti? Già il solo riferimento del Governo al sottosistema locale del lavoro, come sottosistema su cui applicare i criteri di eligibilità, dimostra quanto sia scarsa l'attenzione per le zone marginali. Le zone marginali sistematicamente, tranne in un caso, sono state fatte gravitare dal sottosistema locale del lavoro su grandi città.
Non casualmente la Maira gravita su Cuneo, non casualmente la Stura gravita su Borgo S. Dalmazzo: realtà numericamente ed economicamente talmente forti da diluire ed annullare questa marginalità. Ma non solo: in una comunicazione al Comitato tecnico interministeriale per la montagna della scorsa settimana, con l'ingresso sul Fondo nazionale per la montagna delle Regioni a Statuto speciale, vi è la proposta del Cipe di dimezzare le risorse del Fondo nazionale per la montagna sul Piemonte.
Dobbiamo ulteriormente sottolineare che, salvo errori di calcolo, una politica seria per la montagna non esiste nemmeno a livello nazionale, non c'è! Al di là delle dichiarazioni, quando un Governo prevede in Finanziaria 129 miliardi sul Fondo nazionale per la montagna, includendo - come non era mai successo prima - le Regioni a Statuto speciale, in pratica diminuisce i trasferimenti alle Regioni a Statuto ordinario relativamente al problema della montagna. In questo caso, dobbiamo rilevare e sottolineare con forza che non esiste una politica per le aree marginali a livello nazionale! Allora, qual è stato il nostro ragionamento? Se non esiste una politica comunitaria né una politica nazionale per le aree marginali, è indispensabile trovare canali regionali per attuare una politica regionale a favore dei territori marginali ed è quello che, attraverso la concertazione tra Gruppi di maggioranza, abbiamo tentato di fare, ed è quello che, attraverso una concertazione con il Consiglio regionale vorremmo poter fare: non perdere la capacità che questo Consiglio ha dimostrato di interpretare i problemi della marginalità, di agire sui problemi della marginalità e di cercare di risolverli intervenendo finanziariamente. Se non vi è la possibilità di intervenire a livello comunitario e nazionale dobbiamo supplire noi, ma non possiamo, perch credo che sia eticamente insostenibile andare a raccontare ai Sindaci e ai Presidenti delle nostre Comunità montane e delle altre nostre aree marginali che i salami crescono appesi alle "cioende", perché così non è! L'esclusione dall'Obiettivo 2 non significa nulla! Quello che è serio ed importante è riuscire ad ottenere dal Governo nazionale il riconoscimento della possibilità di finanziamento ex lege n. 488 delle aree "Phasing-out".
Come ho già avuto modo di spiegare (credo abbastanza diffusamente), se applichiamo - così come vogliamo fare - i principi dell'Unione Europea, noi non riusciamo a ricomprendere quei Comuni del fondovalle, quei Comuni trainanti, quei Comuni che hanno la capacità nei progetti per patti, per i Patti territoriali. Questo è il motivo per cui, dopo un primo momento di sbandamento, di non comprensione del dato in sé e per sé, abbiamo maturato la convinzione che la delibera di parere della Giunta fosse da sostenere in quanto oggettiva e trasparente, e che fosse compito-dovere del Consiglio intervenire nelle carenze di una politica europea, comunitaria e nazionale che non riesce, come al solito, ad interpretare i problemi del Piemonte.
Non ci riesce quando si tratta di rispondere ai nostri 1.206 Comuni perché è un tessuto amministrativo diverso dalla media nazionale; non ci riesce quando deve rispondere ad una situazione di montagna in crisi, come è quella della nostra Regione. A questo proposito, vorrei ricordare i dati dell'IRES, per cui la montagna piemontese delle Alpi costituisce un fatto straordinario: è l'unica area di montagna in aperta crisi, in cui la popolazione diminuisce, dove il reddito diminuisce ed è sempre più legato al reddito da pensione.
Questo è un dato che ci deve far pensare e che deve spingere il Consiglio a cercare nuove strade per finanziare queste aree deboli che non troverebbero nessun'altra risposta.



PRESIDENTE

Abbiamo ancora gli interventi dei Consiglieri Riba e Gallarini.
L'ipotesi è di concludere senza interruzione, perciò mi raccomando a voi.
Prego, Consigliere Riba.



RIBA Lido

Non posso non avere presente che il mio intervento segue quello dell'Assessore Vaglio, il quale ha tenuto una conversazione di politica economica montana particolarmente inconsueta ed incoerente rispetto ai ragionamenti con i quali si era guadagnato (e questo non era un fatto che ci dispiacesse) un certo credito presso le popolazioni montane.
Assessore Vaglio, per le cose che sei stato costretto a dire, ti faccio un forte sconto, perché capisco che, in prossimità delle elezioni, un partito coraggioso, ma non particolarmente diffuso, deve stare al gioco. E' però nota a tutti la classica scomparsa dell'Assessore alla montagna durata più di un mese, oggi riemerso per spiegarci come le cose non c'entrino minimamente con la Regione; anzi, già il collega Ghiglia aveva spiegato come la colpa sia tutta del Governo. Adesso abbiamo anche capito che è della Comunità Europea.
Dovremmo quindi spiegarlo ai Sindaci, alle Amministrazioni delle venti Comunità montane che avete trovato modo di escludere contro gli stessi dati proposti dall'Ufficio montagna (credo che i funzionari che ce li hanno forniti non li negheranno).
Le venti Comunità montane che avevano i titoli per stare nelle zone calcolate sulla base dei principi e del metodo indicati sia dal Governo nazionale che dal Governo europeo, saranno sacrificate sull'altare di una futura gloria in un'altra epoca politica, per compensare e rendere praticabile un metodo affrettato, praticato con risultati disastrosi per i futuri cinque anni dell'economia, montana e non, di questa Regione.
Brevemente, colleghi, qui si tratta di decidere l'allocazione di 2.000 miliardi - leggo dagli indirizzi dell'Assessore Pichetto, in questo credo non ci sia errore - che ne dovrebbero mobilitare altre 7/8.000, cioè esattamente l'equivalente degli stanziamenti di dieci anni in conto capitale, in conto investimenti del bilancio regionale. E la consideriamo una questione di ordinaria amministrazione, che non aveva titolo per transitare nelle decisioni di competenza del Consiglio regionale! Una decisione che riguarda 1.338.000 abitanti, ma che ne esclude 3.000.000 deve essere ponderata; include 26 Comunità montane e ne esclude 20; infine include 467 Comuni e ne esclude il doppio. Questa è la più grande ed incisiva attività di programma che questa Regione ha occasione di attuare in tutta la legislatura.
Io vorrei che il Consigliere Gallarini, che interverrà dopo, con la responsabilità che gli compete come Capogruppo del maggior partito di maggioranza, non ripetesse - e sono certo che non lo farà - certe amenità dicendo che non si tratta di programmazione.
Abbiate pazienza! Allora decidiamo le delibere da 500.000 lire! Santo cielo! I vari Assessori non fanno altro che portare, ad ogni fine Consiglio, una delibera di 10 milioni di qua, 50 milioni di là, contributi e cose del genere, e poi si dice che "non hanno i titoli"! Io parlo della sostanza. Se poi vogliamo parlare della forma, vorrei rapidamente ricordare quello che si dice all'art. 4 del nostro Statuto, che è la Costituzione per questa Regione. Non so se tutti i colleghi della Giunta hanno avuto il tempo di leggerlo (alle volte può succedere). Io stesso ho il testo da dieci anni ed è ancora quasi nuovo, l'ho letto pochissime volte, quindi non faccio a nessuno una colpa di questo, ma poiché l'abbiamo richiamato in molti, in questi giorni, ricordo che l'art.
4 dice che la Regione agevola lo sviluppo delle comunità collinari e montane.
Vorrei sapere come, escludendone venti dalla programmazione dell'utilizzo dei fondi che rappresenteranno investimenti per 10.000 miliardi, siamo stati fedeli allo Statuto. A meno che risulti che alcune di queste Comunità hanno un tenore, una consistenza, una condizione economica tali da renderle particolarmente avvantaggiate.
Si è discusso molto; il Presidente Deorsola ha convocato le sue risorse e l'intellettualità giuridica che in genere supporta la sua attività. Io le dico, Presidente Deorsola, che allora anche voi dovete ritornare a leggere lo Statuto della Regione, perché di tutto si può dissertare in termini di principio (a parte che è già stato detto da altri uffici, non dai suoi, in modo inequivoco che si tratta di programmazione), ma la verità è che all'art. 16, lettera b), dello Statuto, c'è scritto che "il Consiglio regionale delibera in merito alle proposte della Regione relative alla programmazione nazionale".
Chiaro? Chiaro. Nessun equivoco.
Tutti i Comuni esclusi potranno ricorrere al TAR sulla base di questo articolo dello Statuto, per una violazione di norma procedurale da parte della Regione. Non è che la programmazione della Regione.
Vi siete accalorati a spiegarci che era programmazione nazionale: prendiamola per buona. Ma dato che ci dobbiamo pronunciare, l'art. 16 prevede esattamente che il pronunciamento sulla programmazione nazionale sia di competenza del Consiglio regionale.
Inoltre - Presidente Deorsola - diciamo che se Presidenza del Consiglio c'è, è la Presidenza che deve tutelare il Consiglio e la comunità piemontese di fronte a queste violazioni. Anche perché la forma è presidio della sostanza. Se fosse stato fatto così, tutte le spiegazioni imbonitrici a posteriori che ci vengono date adesso avrebbero potuto trovarci disponibili a dare il nostro aiuto per percorrere un processo che rimuovesse le situazioni maggiormente incompatibili con gli indirizzi statutari, con il buonsenso e con gli intangibili diritti delle comunità della nostra Regione.
E' la seconda volta che, in questa fase finale della legislatura, vedo i rappresentanti del territorio montano: la prima, perché da quattro anni c'era una legge pendente che non veniva definita; la seconda, oggi, perch si trattava di venire qui a prendere atto della volontà o meno da parte della Regione di correggere un errore incompatibile con la prosecuzione del loro lavoro al servizio di una speranza, oltre che di una comunità. Oppure per prendere atto che qui, su tutto, prevale la ragion di Stato: "ipse dixit", così è stato fatto e non se ne parla più.
Questo è quanto, perché questo è ciò che riguarda la situazione che si è venuta a creare per quanto riguarda la programmazione.
Consigliere Ghiglia, tu sei sempre ameno, anche quando insulti - come hai fatto prima - i rappresentanti...



(Commenti fuori microfono del Consigliere Ghiglia)



RIBA Lido

Sì, hai insultato in modo ameno come fai tu, in altra sede sicuramente accettabile, ma siamo in una sede istituzionale! Hanno fatto bene i Sindaci ad allontanarsi ad un certo punto del tuo intervento...
GHIGLIA Agostino (fuori microfono) Questo allontanamento era significativo...



RIBA Lido

Era sicuramente significativo. Significativo di una sensibilità da amministratore che non ammette di essere considerato in certi termini, non tanto in quanto persone, ma per la dignità delle istituzioni che rappresentano.
Vedi, Consigliere Ghiglia, tu dici che bisogna andare da D'Alema magari si facesse accompagnare anche il Presidente Ghigo da D'Alema, visto che lui probabilmente sarà andato da Berlusconi... Se andava da D'Alema invitando anche noi, avremmo potuto, insieme, constatare che, rispetto ad una popolazione... Consigliere Ghiglia, mi lasci terminare l'intervento visto che lei ha già parlato...
GHIGLIA Agostino (fuori microfono) Ci vai tu da D'Alema...



(Voci in aula)



RIBA Lido

Avete parlato a lungo, il fatto è che non avete affrontato il nodo della situazione. Il nodo è un altro, ovvero che su 8 milioni e 139.000 individui di popolazione eligibile a livello nazionale, a livello nazionale le allocazioni coprono 7.402.000 abitanti, cioè il 91% della popolazione eligibile. Mi hanno detto che nella trattativa e nella contrattazione il Piemonte non è riuscito a far valere tutte le sue ragioni. Per esempio come ricordava la Consigliera Spagnuolo, abbiamo oltre 5.000 miliardi di danni per le alluvioni su cui non ci avete permesso, come Consiglio, di pronunciarci.
Sta di fatto che, tra la popolazione eligibile di 2,5 milioni abitanti è stata assegnata a 1.138.000 abitanti, quindi con un delta del 49%. Certo che è un problema, ma bisognava dircelo, bisognava sapere il perch bisognava capire, bisognava rappresentare.
Per quanto riguarda i criteri, è vero che esistono i sistemi del lavoro, che vengono citati come intangibili, ma è altrettanto vero che i sistemi del lavoro si riorganizzano in sottosistemi. Tant'è che dal Comune di Torino, che ha un sistema del lavoro di un milione e mezzo di abitanti ne sono stati estrapolati soltanto 156.000. Alcuni ritengono che la questione si ponga in termini di diatriba fra Torino e il resto del Piemonte. Inviterei tutti a non scegliere questa facile strada, che non ci porta da alcuna parte: il problema non è questo.
Il problema è che se si fossero adottati i sottosistemi delle Comunità montane, avremmo potuto distinguere tra quelle che avevano le condizioni di sviluppo e quelle che non le avevano.
Quello che ha creato il grande disagio non è che qualche territorio è stato escluso, ma che c'è stata una clamorosa ingiustizia, una clamorosa esclusione di territori che avevano i titoli comprovati, come mi hanno detto i funzionari dell'Assessorato alla montagna. In base ai criteri dell'Unione Europea, molte zone montane avevano tutti i titoli per rientrare, ma sono state escluse. Questo genera una situazione insostenibile, indifendibile ed inaccettabile. Di conseguenza, la corsa alle giustificazioni che intanto ci sarà il "Phasing-out", non è accettabile.
Assessore Pichetto, ne abbiamo discusso, tu sei una persona onesta, non negherai che la legge n. 488 non è detto che coinvolga i territori esclusi oggi da questi fondi. Innanzitutto, li hai già esclusi con l'indicazione relativa agli interventi per le industrie. Non è scritto da alcuna parte che la programmazione nazionale potrà essere ugualmente applicata sui territori esclusi: è solo un'ipotesi. E' un obiettivo da raggiungere altrimenti si verrebbe a creare una situazione drammaticamente irreversibile di decadenza, di marginalità, ma anche di esclusione culturale, morale e politica di questi territori.
Voi avete scritto che la Regione contribuirà con 400 miliardi per riequilibrare e recuperare le aree di ingiusta ed iniqua esclusione.
Ricordatevi che la notizia produce un risultato, ma se il risultato non si concretezza si crea un conflitto tra gli individui e le istituzioni.
Voi avete scritto che la Regione contribuirà con 400 miliardi per riequilibrare e recuperare le aree di ingiusta ed iniqua esclusione. Tale affermazione è stata recepita seriamente; lo ha detto la televisione, lo hanno scritto i giornali, perciò è una notizia sicura. Questa notizia è un assoluto millantato credito! Di fronte a problemi gravi non bisogna agire con leggerezza. E' millantato credito, perché sul bilancio del 1999 non c'è una lira! Il bilancio del 2000 non sarà più approvato da questa legislatura; se ci sarà un altro governo, per poco che sia diverso si farà carico di questi problemi - magari questo stesso governo - ma, ripeto, riguarda un'altra legislatura.
Si tratterà di inserire 100 miliardi, anno per anno - se ci saranno nei bilanci dei prossimi esercizi, a partire dal 2000, quindi l'operazione si chiude senza che ci sia una lira. Questo è millantato credito ed è grave. Si tratta di un'operazione non per creare una situazione di concorso con le Comunità che si trovano a gestire un grave problema che le stesse hanno posto - come è stato notato da più parti - con delicatezza, con molta sobrietà, ma significa invece gettare fumo negli occhi, creare una situazione di circonvenzione a carico dell'opinione e delle Comunità interessate: quei soldi non ci sono e non ci possono essere! Inoltre bisognerà capire come pagheremo i 2.400 miliardi di debito accumulati senza che il Consiglio regionale lo sapesse, sulla sanità. Non giustificatevi parlando dell'Emilia; spiegheremo in un altro momento come diversamente si è comportata quella Regione, anzi, sarà la prova che in quel Consiglio regionale i problemi si discutono e si conoscono. Mentre qui si discute in un pomeriggio di un giorno di agosto, latitante l'Assessore Vaglio, scomparso nel suo percorso carsico, si sono assunte decisioni in violazione dello Statuto, in violazione dei diritti oggettivi, generando una grande compromissione delle prospettive di significative aree del nostro territorio. Questo è il problema.
Noi riteniamo - e chiedo l'attenzione del Presidente Ghigo e del Presidente Deorsola - che ci siano le condizioni per rimuovere gli aspetti più gravemente collusivi con gli interessi e i diritti oggettivi. Questa proposta la dovete fare voi che avete in mano gli elementi dell'istruttoria, consentendoci la partecipazione, ma soprattutto attivandovi con le Province, che sono i rappresentanti degli interessi generali. Ferma restando - e voglio che sia chiaro - la ripartizione dei fondi fatta per provincia, di cui non chiediamo la modifica sulla base di un processo democratico all'interno di quella provincia. Non voglio che ci siano equivoci.
Tale atteggiamento richiede che il Presidente Deorsola prenda atto che questa delibera non è valida sia per violazione dello Statuto, sia per gli altri elementi richiamati. Inoltre, il Presidente Ghigo, sulla base di questa grave situazione, deve decidere di seguire una procedura di consultazione, di rivisitazione, di determinazione che ci consenta di realizzare l'obiettivo per il quale siamo qui e per il quale sono qui gli amministratori di alcune Comunità e i Sindaci di alcuni territori montani.
Si tratta di rimuovere una situazione che è incompatibile con la serenità del rapporto tra la Regione e molte delle proprie comunità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Presidente, colleghi, cercherò di tenere conto del fatto di essere l'ultimo a svolgere il proprio intervento, tentando di non rinviare più di tanto l'orario di chiusura dei lavori, che già ha subìto uno spostamento notevole. Mi rendo conto, e penso che ce ne rendiamo conto tutti, che di solito tendiamo a dire le cose sempre all'ultimo minuto o dopo un po' che è trascorso l'ultimo minuto. Alla fine della fiera, comunque, finiscono con l'essere sempre gli ultimi interventi quelli più compressi. Non voglio assolutamente approfittare del tempo che mi è stato concesso, per cui cercherò di essere brevissimo.
Nonostante la brevità, vorrei, alla fine di questo nostro interessantissimo dibattito, fare alcune considerazioni. E' vero che la delibera della Giunta regionale è stata adottata ai primi di agosto, ma è pur vero che la discussione politica sulla delibera e i suoi contenuti ha esulato dalle questioni principali: intervenendo su un tassello, abbiamo finito inevitabilmente con il parlare dell'intero mosaico all'interno del quale questo tassello andava e va collocato.
Dicevamo, e abbiamo avuto modo di dirlo sia nella riunione del 13 agosto che in altre riunioni dei Capigruppo, di come la Giunta regionale trattandosi sostanzialmente di un atto ricognitivo del sistema locale e del lavoro (si poteva ricorrere ad altri parametri ed integrare i dati, certo è tutto vero, ma di questo si è già parlato precedentemente e, per obbligo di brevità, non intendo ripetere) ha avuto a sua disposizione quattordici giorni, dal 22 luglio al 6 agosto, durante i quali il Consiglio ha dovuto affrontare una ressa di provvedimenti nel collo finale dell'imbuto di una legislatura che con molta fatica riesce a tradurre in provvedimenti concreti e in legge i disegni di legge e i progetti di legge. Questo è un dato oggettivo che questa legislatura si porta appresso come un'enorme palla al piede, e mi limito alla constatazione di ciò.
In quattordici giorni cosa sarebbe stato possibile fare? Direi nient'altro che la delibera. Certo, era possibile che la Giunta regionale di soppiatto, fornisse dei dati tramite il dottor Valsania, probabilmente senza passare attraverso la decisione di Giunta, al Ministero. Non dimentichiamo che il Governo ha detto alla Regione che entro il 31 agosto avrebbe trasmesso i dati a Bruxelles e che, ovviamente, la decisione sarebbe stata presa entro il 31 agosto. Quindi, si poteva o fornire di soppiatto quei dati, delegando sostanzialmente il compito ai tecnici, o avocare, come una parte politica, una delibera alla Giunta. La delibera ha responsabilizzato, dal punto di vista politico, la Giunta stessa.
Penso che nel momento in cui la Giunta regionale ha assunto la decisione di adottare quella delibera (avrebbe anche potuto non essere adottata, potendosi procedere anche senza delibera), abbia preso coscienza del fatto che la delibera adottata e i suoi contenuti politico amministrativi non sono altro che il tassello di un mosaico complessivo in cui rientrano le zone montane e soprattutto i Comuni disagiati, sia che facciano parte delle Comunità montane che delle colline, come è stato detto dalla collega Cotto.
Non è vero che questa delibera ha sostanzialmente tracciato una linea netta fra chi è all'interno e chi all'esterno. Tutti i Sindaci presenti compresi i Presidenti delle Comunità montane, sanno che quando si predispone un Piano Regolatore vanno comunque prese delle decisioni. Esiste una linea al di qua della quale si può costruire e al cui esterno, invece essendo zona verde, non si può fare nulla. Le decisioni vanno prese e le responsabilità devono essere assunte. Dopodiché responsabilità significa anche che quella delibera, ovviamente, è stata esaminata dalle Comunità montane e dai Comuni, e sarà sottoposta al giudizio del Piemonte in senso più generale.
E' stato ricordato che siamo a fine legislatura, e qualche rappresentante istituzionale - mi sembra qualche Presidente di Comunità montana - ha detto che in questi quattro anni e mezzo la Regione Piemonte ha portato avanti - e questo ci fa piacere - una politica di decentramento rispetto alla "torinocentricità" che era stata un po' la caratterizzazione dei primi venticinque anni di vita dell'istituto regionale Piemonte, e forse non solo Piemonte; parlo di istituto regionale inteso in senso lato.
E' stato detto però che con questo atto praticamente si affossa tutto e si conclude malamente quel bel percorso di quattro anni e mezzo.
Noi riteniamo che non sia così, perché è vero che siamo alla scadenza della legislatura, ma è altrettanto vero che il bilancio del 2000, anche se sarà un bilancio necessariamente costretto, nel senso che dovrà correre su alcuni binari di fine legislatura, sarà un bilancio votato da questa assemblea regionale e predisposto, penso, dalla Giunta Ghigo. Se così è noi avremo, grosso modo, i soliti 30 miliardi, e non sono pochi.
Voglio ricordare che questa stessa Giunta è stata la prima ad introdurre il principio in base al quale, a fronte di notevoli diminuzioni di finanziamenti centrali, si destina, con una legge predisposta in prima battuta dalla Giunta e poi approvata dal Consiglio, il 10% della sovrattassa sul metano alle Comunità montane, aumentato successivamente di un altro 10%. Il 20% significa circa 30 miliardi all'anno. Trenta miliardi all'anno in spesa corrente ne alimentano 200/250 in conto capitale, come investimenti. E' un dato che occorre tenere presente.
Penso che nella predisposizione del bilancio del 2000 si potrebbe anche, se lo si riterrà opportuno, tutti assieme, maggioranza ed opposizione, impostare un ampliamento di questa quota per privilegiare zone ritenute emarginate nella dinamica di sviluppo della nostra Regione. Questo è un dato. Avendo fatto da apripista su questa strada, penso anche che ci caratterizzeremmo ulteriormente se dovessimo continuare in questa direzione, per cui, anziché fermarci al 20%, potremmo arrivare al 25-30%.
Penso che questo si possa fare. Così come, in questi giorni, è in atto la soppressione dell'ANAS, o comunque la riduzione ad un Ente di gran lunga inferiore a quello che è stato finora dal punto di vista delle competenze (dal punto di vista economico, purtroppo, è stato un Ente pressoch fallimentare in questi ultimi decenni); non è solo di questi giorni questo stato di necessità finanziaria. Per il trasferimento di molte competenze della rete viaria statale alle Regioni si possono adottare dei provvedimenti calibrati che vadano nella direzione di privilegiare Comuni in particolari condizioni di disagio.
L'ha già citata il collega Angeleri, e la riprendo solo per un attimo la questione di Torino 2006; guarda caso, il periodo coincide. Proprio in questi giorni abbiamo presentato, come maggioranza, un'interrogazione con la quale si invita il Presidente Ghigo, come rappresentante dell'esecutivo ad insistere e ad esasperare, noi riteniamo, il contrasto e la rivendicazione nei confronti del Sindaco Castellani, non come persona ovviamente, ma come Sindaco della città di Torino, affinché quei 1.100/1.800/2.000 miliardi che verranno destinati a Torino per le Olimpiadi 2006 non ricadano soltanto all'interno delle mura di recinzione della città, ma abbiano un indotto regionale.
Alle Comunità montane e ai Comuni disagiati non interessa che il miliardo o la lira arrivi dall'Obiettivo 2, 3 o 27; l'importante è che la Regione, nel suo complesso, possa disporre di finanziamenti adeguati per far fronte all'acutezza della domanda e della necessità. Se così stanno le cose non ci sembra che si possa condividere un'affermazione che, mi sembra sia stata fatta dal Sindaco di Elva, se ricordo bene, quando diceva che un abitante di quel Comune vale meno degli abitanti di altre zone.
Ieri abbiamo letto su La Repubblica un bellissimo articolo relativo all'isola di Timor, e lì veramente vale la pena farsi delle domande per chiedersi quanto vale alla borsa di New York un abitante di quell'isola. Là ha un senso, qui ci sembra proprio, per aver parlato con la Giunta e l'Assessore Vaglio, che il Comune di Elva, così come altri Comuni, abbiano avuto la possibilità, in questi cinque anni sicuramente, di costruire, con l'istituto Regione Piemonte, interventi che sono andati incontro alle esigenze economiche di quelle zone disagiate.
Programmazione e sanità. Ultimi due punti.
Per quanto concerne la questione programmazione, collega Riba, abbiamo già avuto modo di esprimerci. Secondo noi, è chiaro che ogni atto dell'esecutivo politico della Giunta, o di determina da parte di un Direttore regionale, è programmazione, perché quando prendi un milione e lo destini, ovviamente fai programmazione. Però la programmazione dipende dall'Ente che la predispone, quindi ci sono decisioni che la Regione deve prendere, ma se la Regione deve trasmettere, come in questo caso, dei dati al centro, affinché il Governo decida con la Comunità Europea, allora la programmazione è su quei tavoli e non sul tavolo della Giunta regionale.
Per questo abbiamo sostenuto la tesi politica, poi avallata dall'interpretazione giuridica che il Presidente del Consiglio Deorsola ha dato, relativamente al fatto che questo provvedimento è importantissimo, ma non rappresenta programmazione dal punto di vista formale di Statuto.
Questione sanità. Innanzitutto, ci sembrano premature soluzioni circa 2.000/2.400 miliardi; può darsi che poi si arrivi a quelle cifre e pu anche darsi che ci si fermi prima o si vada più in là, perché la Giunta ai primi di agosto ha affidato un incarico di ricognizione per quanto riguarda i bilanci delle ASL e delle Aziende ospedaliere. Quell'analisi non è ancora conclusa e solo quando ci saranno i dati sarà possibile ragionare intorno all'entità degli sfondamenti che la sanità ha prodotto nei tre anni 1997/1998/1999 in Piemonte. Una volta determinato l'ammontare complessivo dello sfondamento, penso che avremo modo di discutere a lungo in Commissione e in Consiglio sulle cause e le ragioni. Sparare sentenze oggi e dire che l'Emilia Romagna ha avuto "x" di sfondamento e il Piemonte "y" che là si sono comportati in un modo e qui si è sbagliato tutto, non mi sembra il caso; sarei più cauto.
Riteniamo di avere elementi per poter supportare ragionamenti ed analisi serie anche su questa questione di fondo, che parte dalla sottostima dei finanziamenti statali nei confronti della Regione per quanto riguarda la sanità.
Da ultimo, prendo pochi secondi sull'ordine del giorno predisposto.
Avevamo predisposto e firmato, come maggioranza, un ordine del giorno sul quale, ovviamente, siamo disponibili a recepire altre adesioni, così come sull'ordine del giorno che stiamo presentando relativamente alle Olimpiadi di Torino 2006, perché ci sembra che, al di là della provenienza, se i fondi, anziché rimanere a Torino, si spalmano su tutta la Regione, si va nella direzione chiesta dagli amministratori che, pur più numerosi questa mattina e meno numerosi adesso, hanno comunque assistito ai nostri lavori e portato le loro ragioni.
In questo ordine del giorno non avevamo inserito la questione della legge n. 488. Riteniamo che alcune considerazioni vadano recepite, per cui integreremmo formalmente questo ordine del giorno con questa aggiunta: "A richiedere alle autorità centrali, in particolare ai Ministeri del Tesoro e Bilancio e dell'Industria, che le normative e gli strumenti di sostegno agli investimenti produttivi, quali la legge n. 488/92, continuino ad operare non solo nella Aree Obiettivo 2, ma anche in quelle in 'Phasing out'", riprendendo la considerazione fatta relativamente a queste aree che prima erano inserite e sono escluse ora, ma per le quali si è detto che fino al 2006 è possibile reperire finanziamenti che vadano a completare progetti in corso ed avviati.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola all'Assessore Pichetto, voglio precisare che in questa occasione, in realtà già alla Conferenza dei Capigruppo, è stato posto un problema di grande importanza: il rapporto sul tema programmazione tra il Consiglio e la Giunta. Anche su questo punto, che riprenderemo ai Capigruppo in altra occasione, il nostro Statuto segna i limiti del periodo in cui è stato redatto; è un problema aperto e io ho ritenuto di dare un'interpretazione, della quale sono perfettamente convinto. Devo anche dire, però, che ci sono degli istituti che si sono nel frattempo evidenziati nel rapporto tra la Comunità Europea, lo Stato centrale e le Regioni, che trovano difficile collocazione nel nostro Statuto.
La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria

Rifacendomi all'intervento di apertura del Presidente e richiamando anche una serie di considerazioni svolte in vari interventi del dibattito che c'è stato in mattinata - ho ascoltato e ne condivido i contenuti, in particolare dell'intervento del collega Vaglio, che ha espresso quelle che sono le opinioni della Giunta, ma ha fatto un discorso anche più vasto sulla questione - ritengo che in termini di contenuti il dibattito sia stato estremamente utile. Utile alla maggioranza e a tutto il Consiglio che si appresta a definire la vera e propria parte programmatoria, che è la parte del Documento Unico di Programmazione, che determinerà quindi le linee; utile alla Giunta per quelli che saranno i contributi che porterà in quella sede.
Peraltro, dico già fin d'ora che alcune considerazioni espresse dai colleghi sono pienamente ed ampiamente condivisibili.
Tuttavia, in sintesi, vorrei porre alla vostra attenzione alcune considerazioni e dare alcune risposte. Innanzitutto, alla questione test accennata dal Presidente del Consiglio regionale, che è stata oggetto anche di sua valutazione.
Devo dire che, al di là di quelle che possono essere le differenze degli Statuti tra le varie Regioni, tutte le Regioni hanno dato questo tipo di interpretazione, ovvero che non era atto di programmazione. E questo è stato sempre un comportamento anche della Regione Piemonte.
Io non so chi, ma molti dei presenti erano Consiglieri già nella passata legislatura, quindi ricorderanno che l'Obiettivo 5b è stato zonizzato con una lettera del funzionario, che allora era Martinengo l'Obiettivo 2 con una lettera dell'Assessore Cerchio. Lo ricordo, proprio perché, per fare una valutazione di programmazione, ritengo si debba partire dalla sostanza e dai poteri. E la sostanza e i poteri non stanno secondo norma, nel Consiglio regionale né nella Giunta, ma nell'Unione Europea e, al limite, di concerto con lo Stato nazionale; ma le valutazioni che verranno in approfondimento di Statuto saranno semmai oggetto di discussione consiliare.
In merito alla questione di questo scoglio di ordine giuridico sulle competenze, devo dire che la delibera ha come oggetto - quindi, è la posizione della Giunta - la ricognizione di quelle che sono le aree eligibili rientranti nelle zonizzazioni di Obiettivo 2 e, automaticamente le aree del cosiddetto "Phasing-out", programma di accompagnamento.
Detto questo, una considerazione sulla trattativa nazionale. E' facile trarre delle conclusioni sui numeri, così come è stato facile per la Giunta regionale dire: "Noi avevamo il 20,2% nel passato programma; adesso su ci che ci hanno dato da mettere in riparto abbiamo il 20,5". Potremmo dire che lo abbiamo aumentato; se lo facciamo su 7 milioni e 400 va a meno.
La sostanza è che era una trattativa molto più complessa, che metteva in discussione una questione che ha visto tutti i soggetti, anche Enti locali piemontesi, uniti: la cassa integrazione. Qui nessuno lo ha accennato; probabilmente distratti dal dibattito di questa mattina alla presenza dei Sindaci, che anch'io ringrazio per le considerazioni che hanno svolto e voluto far sentire a tutti.
Peraltro, avevo già avuto alcune riunioni, ancora nei giorni scorsi.
Anche in quelle occasioni era emersa una questione nel calcolo di due milioni e mezzo di abitanti: considerare o meno il riconoscimento vero della famosa cassa integrazione spostava la cifra di un milione e mezzo di abitanti. Mi pare che proprio il Consigliere Vindigni avesse citato la prima ripartizione di Ministero, che ci attribuiva un milione e 225 mila abitanti, tra l'altro non tenendo conto, allora, dell'Abruzzo nei conteggi.
A questo punto, la Regione, la Giunta regionale, dovendo svolgere questo atto ricognitorio, si è basata sui Sistemi Locali del Lavoro, perch questo era l'indirizzo di massima. E noi non potevamo andare oltre il ragionamento "Sistemi Locali del Lavoro". Nell'andare ad un livello superiore, al livello delle Province, si sarebbe veramente snaturata quella che è la condizione socioeconomica delle varie realtà piemontesi.
Siamo tutti coscienti del fatto che le nostre Province non sono aggregazioni che hanno una significatività socioeconomica, bensì suddivisioni amministrative storiche. La Provincia di Torino ha 2 milioni e 400 mila abitanti; quella di Asti ne ha 190.000: a quel punto, si doveva andare ad una disaggregazione. Il metodo "Sistemi Locali del Lavoro" peraltro, era stato il mezzo utilizzato sia a livello europeo che a livello nazionale per determinare le quote. Ora, tutto questo è già stato illustrato da parte del Presidente e dei colleghi che sono intervenuti.
Vorrei rimarcare una questione: le finalità del FESR. Le finalità sono quelle di intervenire nelle aree a riconversione industriale e rurale. Il FESR non ha come obiettivo quello di intervenire nelle aree marginali o povere: ha un obiettivo diverso, ed è su questo che bisogna fare il confronto.
Non per niente, i criteri che la Comunità Europea detta non sono criteri di povertà, come sono invece per le Aree Obiettivo 1. Per le Aree Obiettivo 1, il Regolamento della Comunità Europea dice che si calcola sul reddito medio pro capite, che è un criterio di misurazione della povertà.
Qui i criteri erano stabiliti dall'Unione Europea per questo indirizzo.
Il collega Saitta diceva: "Si poteva farlo sui depositi bancari"; no, non potevamo farlo: non potevamo farlo su criteri diversi da quelli.
Questi criteri sono quelli che individuano, secondo Regolamento - a grandi linee possiamo dire all'80% - le aree che manifestano il declino nella relazione che è stata distribuita dal Presidente avete tutte le condizioni di intervento. Altrimenti, se avessimo valutato sulla marginalità, si poteva dire che probabilmente Ivrea è un'area più ricca di alcune altre vallate, anzi, sicuramente di alcune vallate rappresentate dai Sindaci qui presenti, ma penso che nessuno metta in dubbio che è un'area con una grande necessità di riconversione. Mi pare che proprio il collega Vindigni entrasse in queste valutazioni.
Quindi, le motivazioni, anche quelle di contrasto, non possono essere cercate in considerazioni "a Comune", perché ognuno dei 1.208 Comuni del Piemonte avrebbe almeno dieci buoni motivi per affermare di avere le condizioni per entrare. Non era neanche possibile da Regolamento, perché vi era una serie di vincoli, lacci e lacciuoli di cui dispenso il Consiglio che riguardavano la contiguità, la quota minima di abitanti e tutta una serie di considerazioni di questo genere.
Quindi, la Giunta ritiene che il momento alto ed importante di impegno della Regione e del Consiglio, e di concertazione e di confronto che dovrà essere fatto con gli Enti locali, con i Sindaci e con le Province, sia quello che adesso va all'approvazione del Docup. In quest'aula è stata data la prima bozza di Docup. Penso che il comitato della Commissione che sta definendo il Docup, adesso che ha gli elementi di quota degli abitanti e i numeri per poterlo completare, nei prossimi dieci o quindici giorni definirà la bozza di Docup, però dopo essere stato approvato come proposta della Giunta sarà presentato come proposta della Giunta al Consiglio regionale; quello sarà il momento di confronto sulle modalità di intervento.
Da quel momento, nel confronto sulle modalità di intervento non dovrà esserci distacco verso un altro momento di confronto che è un automatismo: la definizione del cosiddetto complemento di programma, che è il passaggio da quelli che sono i grandi indirizzi di intervento (i cosiddetti Assi) agli interventi particolari (le cosiddette Misure).
Nell'ambito di questa discussione, ritengo opportuno che si possa affiancare un momento di raffronto e di analisi che mette in correlazione l'Obiettivo 2 e il "Phasing-out": Obiettivo 2 che ha circa 1.560 miliardi di fondi di dotazione, mentre il "Phasing-out" circa 400 miliardi.
Peraltro, ricordo che "Phasing-out" vuol dire misure di accompagnamento che non durano soltanto tre anni, ma fino al 2005, per il cui pagamento si pu andare fino alla scadenza. Ha avuto questa natura, non più di uscita, ma di accompagnamento, perché in "Agenda 2000" in questo momento si dice che nel 2006 si chiude tutto; poi nel 2006 chi ci sarà deciderà in base alle condizioni.
In quel momento, sarà necessario fare davvero la correlazione e l'unione con il Fondo Sociale Europeo che riguarda tutta la Regione e che a grandi linee, dovrebbe avere una dotazione - il collega Goglio mi corregga se sbaglio - di circa 1.800 miliardi. Su questo va fatta la correlazione, anche perché nella proposta di DOCUP a vostre mani è scritto che la IV Asse di intervento riguarda la coesione sociale, l'intervento di confine con il Fondo Sociale Europeo. E' necessario trovare questo momento di raccordo tra gli interventi strutturali per creare le condizioni di riconversione, di rioccupazione e di trasformazione del territorio con gli interventi "soft", che sono l'obiettivo del Fondo Sociale Europeo, così come per il ragionamento sul FEOGA, che in parte andava ad insersi nell'Obiettivo 5b e adesso diventa un programma del tutto autonomo.
Qual è il risultato di questa ricognizione con i Sistemi Locali del Lavoro? La Giunta per prima si rende conto che l'IRES, utilizzando i Sistemi Locali del Lavoro in modo serio e corretto, ha fatto un lavoro eccezionale di estrema correttezza, perché non c'è stato - come qualche collega ha detto - l'inserimento "dell'amico" e "dell'amico dell'amico".
Tutti loro conoscono la serietà dell'IRES e degli operatori nell'ambito di questo Ente.
Il risultato di questa disposizione (Sistemi Locali del Lavoro) sicuramente ci ha portati alla soluzione che noi, come Giunta regionale e come maggioranza, riteniamo la migliore, ma non sicuramente la soluzione perfetta. Ci rendiamo conto che vi sono aree che hanno condizioni di marginalità e di declino industriale, rientranti nel sistema locale eligibile, ma che per ordine di graduatoria sono rimaste escluse.
Vi sono aree che forse abbiamo solo analizzato qui, perché c'era la presenza dei Sindaci delle aree montane; aree che non sono in zone montane ma che forse sono anche inserite in Sistemi Locali del Lavoro che non hanno la condizione di eligibilità, ma che costituiscono un raggruppamento di Comuni in condizioni di declino e, in alcuni casi, di disastro. Per questo motivo, si trovano inserite all'interno di Sistemi Locali del Lavoro a declino e sono state ricomprese nell'Obiettivo 2.
Mi rendo conto che ci sono dei Comuni ricchi inseriti nell'Obiettivo 2 e dei Comuni poveri non inseriti. Di questo la Giunta è ben cosciente ed è cosciente di tutte le valutazioni sulla marginalità delle realtà montane che con questi criteri non rientrano nell'elenco.
Di qui la risposta di mandare avanti un programma parallelo con uno stanziamento cospicuo e che abbia anche questa funzione: andare oltre ci che il criterio di declino dà come risultato e definire il concetto di questo "oltre" che è il fondo per la montagna, ma non solo il fondo per la montagna.
Qualcuno ha citato la necessità di creare, per alcune realtà infrastrutture di tipo particolare di cui vi è l'esigenza e che non sono possibili direttamente con i fondi dell'Unione Europea. Ricordo che ci sono province come Novara che non hanno alcun Sistema Locale del Lavoro in area di eligibilità, ma ci sono realtà, nell'ambito del Novarese, che manifestano necessità di interventi.
L'ordine del giorno proposto impegna a presentare un programma che tenga conto di tutte le condizioni di difficoltà che la zonizzazione pu creare, integrando eventualmente quelle misure deboli sulle aree di "Phasing-out", non sull'Obiettivo 2. Intervenire su quelle microaree ancorché di Sistemi Locali del Lavoro non eligibili della realtà piemontese che avesse una necessità, è pienamente condivisibile, con una considerazione: se non si approva il bilancio, non ci sono questi fondi all'osservazione sul bilancio, ma non ci sono nemmeno quelli dell'Unione Europea.
E' chiaro che a questo punto non mi sembra che non sia da apportare alla parte tecnica. La parte tecnica, peraltro, è su un programma di sei anni e bisogna avere il coraggio di fare, se parliamo di infrastrutture una valutazione di respiro un po' ampio.
L'ipotesi di 400 miliardi, ripartita in sei anni, è di 40/50/60 miliardi in conto capitale, quindi non è così gravosa se è una scelta di cambiamento strutturale, cioè una scelta forte, concertata e discussa con tutti i crismi della programmazione, dunque non così forte da stravolgere il bilancio della Regione.
Concludo dicendo che vi è la disponibilità della Giunta, a fianco del confronto con il Consiglio, per la discussione del DOCUP: la Giunta aprirà un confronto con le Province sulle modalità di intervento sia per le misure di DOCUP, sia per quelle di programma parallelo, così come per le Comunità montane, come mi è parso che il Presidente Burzio questa mattina chiedesse.



PRESIDENTE

Collegati alla discussione in corso sono stati presentati degli ordini del giorno.
Il primo ordine del giorno è stato presentato dalla Lega Nord.
La parola al Presidente della Lega Nord, Consigliere Dutto, per l'illustrazione.



DUTTO Claudio

Grazie, Presidente. Noi avevamo presentato due ordini del giorno. Il primo in data 31 marzo 1998 e il secondo in data 11 giugno 1998, oltre un anno e mezzo fa, nei quali evidenziavamo il "pericolo" dei tagli sui finanziamenti dell'Unione Europea.
Con questi ordini del giorno noi chiedevamo alla Giunta di attivarsi presso l'Unione Europea e presso il Governo italiano in modo da evitare al massimo i tagli. E' chiaro che ormai questi ordini del giorno non hanno più alcun senso.
Esprimo rammarico e protesta perché non sono stati analizzati a tempo debito e sono rimasti in un cassetto. Purtroppo i risultati oggi si vedono a fronte delle nostre segnalazioni, il Piemonte è rimasto una delle Regioni più penalizzate negli stanziamenti dei prossimi fondi strutturali e oggi ci ritroviamo a litigare tra poveri per le briciole.
Ritiro quindi questi due ordini del giorno, non senza esprimere tutte le mie proteste su come si è svolta la vicenda.



PRESIDENTE

Prendiamo atto che sono stati ritirati gli ordini del giorno n. 736 e n.
793 presentati dalla Lega Nord.
Passiamo ora all'ordine del giorno n. 753 presentato dai Consiglieri Angeli, Foco, Grasso, Bortolin, Cotto, Gatti, Rubatto, Griffini, Spagnuolo Bellingeri, Benso, Picchioni e Moro, in data 28 aprile 1998.
La parola al Consigliere Angeli.



ANGELI Mario

Visti i risultati che la Valle Scrivia ha ottenuto, insieme ad altri cinquanta Comuni della provincia di Alessandria, ritiro l'ordine del giorno con il rammarico per non aver potuto discutere, in tempo utile, sulla distribuzione di questi fondi. Sottolineo la contrarietà alla deliberazione.



PRESIDENTE

Anche l'ordine del giorno n. 753 è pertanto ritirato.
Passiamo ora all'esame dell'ordine del giorno n. 1058 presentato dai Consiglieri Angeleri, Benso, Toselli, Viglietta, Gallarini, Cotto, Rubatto Vaglio e Griffini, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte vista la delibera della Giunta regionale n. 2-28061 del 6 agosto 1999 dato atto che il metodo utilizzato per la selezione delle aree garantisce oggettività e trasparenza, avendo assunto come riferimento base i Sottosistemi Locali del Lavoro (SLL) individuati dal Ministero del Tesoro Bilancio e Programmazione Economica per ripartire la popolazione eligibile valutato che nell'ambito territoriale subprovinciale SLL l'applicazione dei parametri comunitari tesi a misurare la riconversione industriale e il declino rurale, non ha consentito di cogliere appieno i reali livelli di arretratezza socioeconomica di alcune aree marginali, in particolare di quelle montane, né le reali necessità di alcune microaree con problemi occupazionali rilevato che la ripartizione sul territorio regionale della popolazione assegnata per l'Obiettivo 2, pari a circa 1.338.000 abitanti, non è sufficiente a ricomprendere la popolazione, pari ad oltre 2.500.000 abitanti, del SLL che rientrano a vario titolo e misura nei criteri di eligibilità verificato che situazioni di declino e di difficoltà occupazionale sono presenti anche in territori inseriti in SLL che in base ai criteri non risultano eligibili nella loro totalità dato atto in particolare che l'utilizzo dei parametri comunitari indicati dal Regolamento Cee 1260/99 e riferiti al sottosistema subprovinciale 'Comunità montana', definito dalla L.R. n. 16/99 ambito ottimale socioeconomico e di governo, rivela piena eligibilità di alcune Comunità montane, ancora quando incluse in SLL non eligibili, ovvero non inseriti nell'Obiettivo 2 ritenuto opportuno e strategico, in un contesto di riequilibrio del territorio, che alle aree escluse dall'Obiettivo 2, siano essi SLL indicati a riconversione industriale o rurale oppure Comunità montane che considerate unitariamente corrispondono a criteri di eligibilità, ma il cui inserimento in SLL più ampi ne snatura la specificità di area omogenea vengano riconosciute e riservate risorse regionali aggiuntive in grado di attivare azioni tese a contrastare il declino e in linea con la programmazione regionale valutata positivamente la proposta della Giunta regionale che prevede di affiancare alle misure dell'Obiettivo 2 e del sostegno transitorio 'Phasing out', un programma parallelo da indirizzare in via prioritaria alle aree escluse dall'Obiettivo 2, con dotazione finanziaria di almeno 400 miliardi di lire in conto capitale nell'arco dei sei anni di durata del programma valutato inoltre che, per la specificità delle aree montane, lo strumento di intervento può essere individuato nei progetti speciali integrati, di cui all'art. 29 della L.R. n. 16/99, poiché risulta collegato ai piani di sviluppo, all'utilizzo delle risorse naturali e culturali del territorio alla creazione di occupazione ed è quindi funzionale a contrastare il declino rurale e a rafforzare la competitività di aree impegna la Giunta regionale a predisporre con tempestività il Programma Parallelo (PP) di intervento 2000/2006 a prevedere nell'ambito del PP uno specifico finanziamento aggiuntivo al Fondo regionale per la montagna da destinare all'art. 29 della L.R. n.
16/99 per un importo non inferiore a 10.000 Ml/anno riservandone la dotazione finanziaria alle Comunità montane, il tutto o in parte escluse dalla zonizzazione Obiettivo 2, nella cui area, inclusi o non inclusi i Comuni parzialmente montani, venga riscontrata la conformità ai parametri comunitari che determinano l'eligibilità all'Obiettivo 2 a prevedere inoltre specifici interventi per istituire un apposito fondo per le zone rurali e collinari, per le infrastrutture pubbliche, per il sostegno ai patti territoriali ed agli altri strumenti di concertazione per incrementare nelle aree identificate le risorse destinate agli incentivi al sistema produttivo, con priorità ai territori esclusi dall'Obiettivo 2, ma che, unitariamente considerati, risultino eligibili secondo i parametri comunitari a richiedere alle autorità centrali, in particolare ai Ministeri del Tesoro e Bilancio e dell'Industria, che le normative e gli strumenti di sostegno agli investimenti produttivi, quali la legge n. 488/92, continuino ad operare non solo nelle Aree Obiettivo 2, ma anche in quelle in 'Phasing out'".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 27 voti favorevoli e 16 contrari.
Passiamo ora all'esame dell'ordine del giorno n. 1057 presentato dai Consiglieri Marengo, Riba, Vindigni, Orrù, Bertoli, Spagnuolo, Angeli Chiezzi, Dutto, Gatti, Saitta, Papandrea, Moro, Peano, Foco, Bortolin e Miglietti, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale considerata la deliberazione della Giunta regionale sulla nuova delimitazione delle aree di 'Obiettivo 2', relativa all'utilizzo dei fondi strutturali dell'Unione Europea per il periodo 2000/2006 considerato che si tratta di una decisione assunta dalla Giunta in aperta violazione dello Statuto della Regione Piemonte che attribuisce la competenza al Consiglio regionale per le scelte in materia di programmazione considerato che nell'ultima riunione del Consiglio regionale in cui si è parlato dello stato di attuazione del programma 'Agenda 2000', i Gruppi consiliari di opposizione hanno espressamente richiesto di far slittare a settembre qualsiasi decisione sulla materia in quanto, da parte dell'Assessore regionale all'industria Gilberto Pichetto, non erano ancora stati presentati i parametri per la valutazione dei Comuni da inserire nel programma considerato che il Presidente della Giunta regionale Enzo Ghigo si è impegnato in tal senso, garantendo personalmente di portare la discussione dell'intera materia in Consiglio regionale o, almeno, in una riunione dei Capigruppo per programmare i lavori relativi considerato che, invece, i Gruppi di opposizione sono stati avvertiti a cose fatte, rompendo il rapporto di fiducia che deve esserci tra Consiglio e Giunta considerato che, entrando nel merito dei criteri adottati, si sono scelti soltanto alcuni parametri indicati dal Ministero del Tesoro, così da mortificare aree che in questa Regione hanno assolutamente bisogno di risorse per lo sviluppo considerato che, adottando questo criterio parziale, sono state escluse realtà montane che sicuramente rientrano nei parametri indicati dall'Unione Europea considerato che, contro ogni procedura prevista dallo Statuto regionale gli Enti locali, in particolare le Province, non sono stati assolutamente consultati per la definizione del provvedimento rilevata altresì la generale mancanza di dati informativi sull'attività e sui risultati della gestione finora effettuata di tutti i fondi comunitari nella Regione Piemonte.
Tutto ciò premesso, il Consiglio regionale: stigmatizza il metodo seguito per una decisione fondamentale che interessa il Piemonte e per le scelte compiute nei confronti di larga parte del territorio montano piemontese esprimendo profondo dissenso sull'operato della Giunta regionale chiede: la sospensione della deliberazione adottata dall'esecutivo la trasformazione di tale atto amministrativo in una proposta al Consiglio quale soggetto competente e decisore in materia di programmazione ai sensi dell'art. 14 dello Statuto decide di avviare le procedure previste dall'art. 73 dello Statuto per arrivare ad una definizione delle aree eligibili che, sulla base delle ripartizioni effettuate tra le Province, rimuova le situazioni di evidente ingiustizia ed esclusione intervenute a carico di diverse Comunità montane e di numerose zone rurali e collinari impegna fin d'ora la Giunta a discutere con il Consiglio l'utilizzazione dei fondi indirizzati alle aree montane per realizzare adeguate azioni di riequilibrio ed al rigoroso rispetto delle procedure indicate dallo Statuto per l'approvazione dei DOCUP per le direttive di utilizzo dei fondi in argomento".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 16 voti favorevoli e 27 contrari.


Argomento:

Richiesta iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. l'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Angeleri e Benso sempre sui fondi strutturali.



(Voci in aula)



PRESIDENTE

RIBA Lido (fuori microfono)



PRESIDENTE

Non c'entra niente questo ordine del giorno!



PRESIDENTE

Chiedo solo l'iscrizione! Ricordo che occorrono 40 voti per l'iscrizione.



(Voci in aula)



PRESIDENTE

Anche nell'ipotesi che non c'entri niente, chiedo se l'aula pu iscrivere un ordine del giorno, dopodiché porrò in votazione gli altri ordini del giorno.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Chiedo la parola anche per i colleghi.
Ad inizio seduta avevo chiesto al Presidente di porre in discussione sentendo l'aula, due ordini del giorno che nulla hanno a che vedere con la discussione di oggi: uno è sul problema della OP Computer, l'altro sul problema di Timor Est.
Chiedo, a nome del mio Gruppo, che se bisogna iscrivere argomenti estranei alla discussione - e ritengo l'argomento delle Olimpiadi estraneo alla discussione - che questi vengano posti in votazione per l'iscrizione tutti insieme. Quindi che ci sia una sola votazione per l'iscrizione dei tre ordini del giorno.



PRESIDENTE

Credo che una votazione cumulativa non rientri né nella prassi né nel Regolamento. E' comunque atteggiamento normale dell'aula favorire l'iscrizione. Stiamo solo parlando dell'iscrizione, stante anche il fatto che nella seduta successiva possano essere discussi.
La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Noi di solito votiamo l'iscrizione degli ordini del giorno anche proposti da altre parti politiche, quindi siamo disponibili a votare l'iscrizione degli ordini del giorno proposti dal Consigliere Chiezzi.
Ovviamente, siccome il primo ordine del giorno posto in votazione riporta la nostra firma, vedremo il comportamento degli altri Gruppi su questa iscrizione. Dopodiché noi siamo disponibili a votare l'iscrizione dei tuoi ordini del giorno, Consigliere Chiezzi, che però vengono cronologicamente dopo il nostro.



(Voci in aula)



PRESIDENTE

Per cortesia, finora abbiamo svolto un lavoro proficuo, cerchiamo di mantenerci sulla stessa linea.
La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Il nostro Gruppo, già ieri, aveva presentato un ordine del giorno sulla situazione a Timor Est. Quindi, chiediamo, ovviamente, che segua lo stesso iter.
Sulla questione Olivetti anche noi avevamo presentato degli ordini del giorno già molto tempo fa. Ne abbiamo presentato un altro anche di recente quasi identico ai precedenti, perché la situazione non è mutata. Se si provvede all'iscrizione degli ordini del giorno, il mio Gruppo è favorevole.
Esprimo invece perplessità sulla discussione degli stessi, nonostante l'urgenza, perché riguardano temi estremamente seri che non vanno certo trattati così, "en passant".
Qualora si decidesse di passare alla discussione degli ordini del giorno, per quanto mi riguarda, dichiaro fin d'ora che interverrò, perch ritengo che siano argomenti che meritano una discussione approfondita.
Quanto alla modalità di svolgimento della discussione, penso che si debba seguire l'ordine di presentazione dei documenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeli.



ANGELI Mario

Scusi, Presidente, ma credo che sia una prassi abbastanza singolare quella di presentare un ordine del giorno che definirei "urgente" e di non votarlo...



(Commenti fuori microfono dell'Assessore Burzi)



ANGELI Mario

Assessore Burzi, prima si provvede all'iscrizione di un ordine del giorno e poi alla votazione! Dopo quattro anni di legislatura anch'io conosco il Regolamento! Parecchio tempo fa, anche il mio Gruppo e il Gruppo della Lega Nord aveva presentato un ordine del giorno sulla questione discussa questa mattina. Mi stupisce il fatto che i Consiglieri che affermano di comportarsi in modo corretto in realtà facciano poi il contrario! Non vorrei diventasse d'uso comune, per affermare la priorità dei propri ordini del giorno, la loro presentazione con la caratteristica di "urgente"! Non si può pretendere di giungere in Consiglio e dire "Questo ordine del giorno è urgente, dobbiamo iscriverlo e votarlo immediatamente" con la pretesa che ciò accada all'istante! A quanto pare, seguendo la normale prassi di presentazione degli ordini del giorno, non si ottengono più grandi risultati. Infatti, gli ordini del giorno presentati normalmente si tralasciano, così come le interrogazioni alle quali non si dà risposta o le leggi la cui discussione rimane iscritta all'o.d.g. per troppo tempo! Come si fa a votare l'iscrizione di un ordine del giorno e poi portarlo in votazione?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Mi pare che i tre ordini del giorno, Presidente Ghigo - vorrei che lei avesse la cortesia di ascoltarmi - abbiano delle urgenze diverse. E' evidente che Timor Est e OP Computer sono importanti questioni di attualità. Sull'organizzazione dei Comitati Olimpici, ho le mie idee.
Presidente, scusi se mi permetto di distoglierla dal suo colloquio con il collega Ghiglia, ma si tratta di questione molto importante, e credo che vada discussa per cercare di trovare soluzioni adeguate.
Sono convinto che una votazione affrettata, senza discussione rischierebbe di portare a soluzioni inadeguate. Propongo quindi, in tempi brevi, di calendarizzare in Consiglio una discussione sulle Olimpiadi, alla quale potranno seguire degli ordini del giorno.
Credo sia un errore politico presentare oggi un simile ordine del giorno. Pertanto, il mio Gruppo non intende partecipare alla votazione per l'iscrizione dell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La Conferenza dei Capigruppo non è convocata per domani, ma lunedì alle ore 12.
La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Forse è sorto un equivoco: era nostra intenzione chiedere solo l'iscrizione dell'ordine del giorno. Ma, dopo le considerazioni del Consigliere Marengo, considerando che l'ordine del giorno richiede, per essere iscritto, 40 voti, credo, con molto pragmatismo, che se il Gruppo DS e l'opposizione sono contrari, non valga neanche la pena di porlo in votazione. Propongo di iscriverlo nella Conferenza dei Capigruppo.



PRESIDENTE

Portiamo l'argomento lunedì alla Conferenza dei Capigruppo.
Procedendo in serie, sono stati presentati altri ordini del giorno. Ve li elenco.
I primi due (uno a firma dei Consiglieri Chiezzi e Simonetti, l'altro a firma dei Consiglieri Papandrea e Moro) sono relativi a Timor Est.
Il terzo è relativo al problema OP Computer ed è a firma dei Consiglieri Chiezzi e Simonetti. Ad esso si collega un'interpellanza presentata dai Consiglieri Papandrea e Moro.
L'ultimo ordine del giorno, a firma dei Consiglieri Galli, Toselli e Gallarini, è relativo al problema "Malpensa".
L'aula ha la mia disponibilità per la loro iscrizione e discussione, ma credo che la scelta migliore sia quella di rimandare la questione alla Conferenza dei Capigruppo di lunedì.


Argomento: Nomine

Proclamazione nomina componente del Consiglio di amministrazione dell'Ente per il diritto allo studio universitario


PRESIDENTE

Ho ancora una comunicazione da fare, che mi è stata anche sollecitata nella riunione dei Capigruppo. La Presidenza aveva l'obbligo - in realtà è passato un po' di tempo - di proclamare il risultato di una votazione avvenuta molto tempo fa, in ordine al Consiglio di amministrazione dell'Ente per il diritto allo studio universitario.
Nel passato avevo chiesto una memoria agli uffici; la faccio mia nelle conclusioni. Leggo pertanto la parte finale, che recita: "Quindi, per le ragioni anzidette, si ritiene vada proclamato il candidato che ha conseguito il maggior numero di voti, ovverosia il signor Amante".
Faccio mia la conclusione degli uffici e lo proclamo eletto.
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Stavamo discutendo di altro; ad un certo punto, se ho capito bene, lei ha dato una comunicazione sulla questione delle nomine sull'Ente per il diritto allo studio, dando un'interpretazione, e ha tratto delle conclusioni facendo proprio il lavoro che hanno fatto gli uffici, che io in realtà non conosco.
Trattandosi di una comunicazione, prima di giungere a delle conclusioni vorrei conoscere bene il contenuto per il quale si arriva alla conclusione anche per poter esprimere, visto che è stato investito il Consiglio un'opinione sulle conclusioni che lei intende assumere.



(Interruzione fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Da tempo la Presidenza deve dirimere il problema su chi sia risultato eletto. Abbiamo avuto un'elezione, molto tempo fa.
Ho esaminato il problema e ho chiesto una memoria che ho già distribuito. Questo problema è stato richiamato qualche giorno fa dal collega Montabone, che in questo momento non è presente; è stato chiesto di fare questa proclamazione, per cui, sentito il parere degli uffici aderisco al parere dato, lo faccio mio e lo comunico.



(Richieste di chiarimenti dai banchi dell'opposizione)



PRESIDENTE

Ho detto che questa convinzione me la sono fatta sulla scorta del parere dell'ufficio competente, di cui ho letto l'ultima parte. Posso leggere l'intero parere e darne copia. Su questo non ho problemi.
Il problema è che se non c'è la proclamazione, dato che c'era una contestazione, non può nemmeno essere eventualmente adottato un provvedimento di ricorso.
Facendo la proclamazione - ripeto - sulla scorta dell'interpretazione che hanno dato gli uffici, la faccio mia e la comunico, affinché sia possibile, se non altro, fare ricorso, altrimenti si rimane in una situazione in cui non è nemmeno possibile fare ricorso, in quanto siamo in pendenza di comunicazione.



(Interruzione fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Ho letto l'ultima parte e, se vuole, la leggo tutta: "In termini generali, la tutela della rappresentanza delle minoranze consiliari in seno ad organi, comitati e commissioni di nomina regionale trova la sua fonte primaria nell'art. 72 dello Statuto regionale, laddove è stabilito che: 'La legge regionale stabilisce le modalità e i tipi dei controlli e le norme relative alla composizione degli organi e all'amministrazione degli enti e delle aziende e assicura la rappresentanza delle minoranze consiliari', cui fa riferimento il terzo comma dell'art. 72 del Regolamento interno del Consiglio regionale, che dispone: 'Nel caso di nomine regolate da norme di legge che garantiscono una riserva di posti per le minoranze, sono eletti i candidati preposti, sostenuti dalle minoranze nell'ordine dei voti riportati, fino a raggiungere la riserva dei posti predetta'.
Il caso generale è poi disciplinato dal settimo comma dall'art. 9 della L.R. 23/3/1995 n. 39 'Criteri e disciplina delle nomine ed incarichi pubblici di competenza regionale e dei rapporti tra la Regione ed i soggetti nominati', che recita testualmente: 'Qualora debbano essere nominate, in seno allo stesso istituto, ente od organismo tre o più persone, deve essere assicurata la presenza della minoranza, con le modalità stabilite dal Regolamento del Consiglio regionale'.
E' evidente che la normativa citata contempla una casistica di tipo generale, dotata però in ogni caso dei seguenti caratteri individuali: nomine regolate da norme di legge che garantiscono una riserva di posti per le minoranze nomine, in seno allo stesso istituto, ente od organismo di tre o più persone.
Non esistono altre norme che contemplino riserve per la tutela della rappresentanza delle minoranze. La sostituzione di un componente, qualunque ragione contingente ne sia causa, rappresenta un evento straordinario ed estemporaneo nella vita istituzionale di un organo collegiale e può essere fonte di malfunzionamento, se non addirittura di paralisi della sua attività, sicché traspare evidente nella normativa collegata la preoccupazione di provvedere con tempestività alla 'restitutio ad integrum' dell'organo menomato.
Non sfugge a questa logica l'art. 10 della già citata L.R. n. 39/95 che, riconosciuti i caratteri d'urgenza della procedura di sostituzione dispone per essa termini temporali più ridotti e modalità attuative più celeri, rispetto all'usuale procedura di nomina, così come disciplinata dai precedenti articoli della medesima legge.
Inoltre, il medesimo articolo prevede che la posizione da reintegrare venga posta a concorso mediante bando pubblico con i requisiti personali richiesti all'epoca della nomina originaria, cosicché, come per l'appunto nel caso delle nomine ordinarie, ogni cittadino, in possesso dei requisiti generali e specifici richiesti dalla legge, può candidarsi concorrendo a quello che ha i caratteri e la natura di un vero e proprio bando pubblico.
Ogni ulteriore limitazione, se non prevista per legge, potrebbe assumere caratteri di incostituzionalità e, sotto il profilo penale, configurare i caratteri dell'abuso.
Di conseguenza, eccettuato il caso in cui il bando pubblico si riferisca alla sostituzione, contestuale e contemporanea, di più di due componenti del medesimo organo, la presenza di concorrenti di cui non è possibile accertare preventivamente l'appartenenza all'area di maggioranza o minoranza (le cd.: autocandidature), rende impossibile l'esercizio della riserva sul piano giuridico ed amministrativo, demandando, quindi, al piano politico l'unica forma di tutela possibile.
Nel caso considerato della sostituzione del dimissionario signor Casolo, componente nominato in rappresentanza delle minoranze nel Consiglio di amministrazione dell'Ente per il diritto allo studio universitario, di cui alla L.R. n. 16/92, il Consiglio regionale, nella seduta del 25 novembre, si era espresso nel seguente modo: il signor Amante autocandidato, riceveva 32 voti, mentre il signor Boccazzi, candidato per le minoranze, riceveva 16 voti, senza provvedere alla proclamazione.
In considerazione del fatto che né la legge istitutiva dell'Ente per il diritto allo studio universitario, né la L.R. n. 39/95, cui essa rimanda prevedono forme di tutela specifica per la rappresentanza delle minoranze in caso di sostituzione, si ritiene che siano ricorsi gli estremi per l'applicazione del quarto comma dell'art. 72 del Regolamento che recita: 'Nel caso si debba procedere alla nomina di non più di due persone, saranno considerati eletti i candidati che hanno raggiunto la maggioranza assoluta dei votanti... (omissis)', e, quindi, per le ragioni anzidette, si ritiene vada proclamato il candidato che ha conseguito il maggior numero di voti ovverosia il signor Amante".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente, per la lettura di questo parere, che concerne una questione sollevata da quasi un anno. Siamo in presenza di un problema di proclamazione di un esito di votazione che giace alla nostra attenzione da circa un anno e, come ricordo, è stato più volte sollevato dal collega Pasquale Cavaliere, perché mi sembra che il dimissionario facesse riferimento all'area del Gruppo dei Verdi.
Al di là del merito, che nella fattispecie le minoranze potrebbero essere anche non titolari di alcun diritto, cosa che probabilmente, in base a quella successione logica di argomenti potrebbe essere plausibile, è una questione che, dal punto di vista politico e dei rapporti di fiducia e correttezza che ci sono fra i Gruppi, è gravemente distorcente. Una prassi di questo genere potrebbe portare alla cancellazione della presenza delle minoranze tutte le volte che un dimissionario di minoranza in questo o in quell'Ente viene in qualche modo dimissionato. Quindi, anche se il parere enuclea un problema ed enucleandolo ne dà una risposta, mantenendoli tutti insieme, a garanzia delle minoranze, quella stessa prassi dovrebbe essere sempre mantenuta, al di là del parere.
In ogni caso, Presidente, senza entrare nel merito ed approfondire criticamente questo parere, come minimo - il Consigliere Majorino direbbe "in subordine" - chiedo che questa proclamazione avvenga in presenza della rappresentante del Gruppo dei Verdi: almeno questo! Visto che abbiamo aspettato un anno a proclamare, Presidente, proclami in modo tale che il Gruppo che ha sollevato in tutti questi mesi eccezioni su questo problema sia presente in aula. C'è un Gruppo, oggi, che non è presente in aula, su accordo - direi - di tutti i colleghi, nel senso che ci siamo resi conto di un problema di presenza.
Questo è quello che le chiedo.



PRESIDENTE

Questa vicenda, come lei ricorderà, è stata sollevata alla Commissione Nomine dal Consigliere Montabone, però qualche giorno fa.
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonio

Non solo, ma era stata sollevata dal compianto e scomparso collega Cavaliere parecchio tempo fa, ponendo un problema - secondo me non irrilevante dal punto di vista politico - che io ripropongo. Credo che prima della proclamazione lei, Presidente, dovrebbe avere un minimo di attenzione, in modo che si possa valutare questa decisione, precipitosa fino ad un certo punto, perché dopo dieci mesi, nel margine di un Consiglio, arrivare a dire: "Questa è la decisione", mi sembra veramente sconcertante... Abbiamo letto, per la verità.



(Brusìo in aula)



SAITTA Antonio

Inoltre, Presidente - mi rivolgo anche ai colleghi, perlomeno a quelli che sono rimasti, perché pare che la questione ormai non sia di grande interesse - le chiederei se riesce almeno ad esigere un po' di silenzio non riesce a mantenere la Giunta nei banchi, ma almeno un po' di silenzio! Io pongo questo problema: se il principio che lei stabilisce nel momento in cui farà la proclamazione dovesse valere, vorrebbe dire che, in qualunque momento, per una causa diversa, un collega, un rappresentante delle minoranze deve dimettersi, è costretto a dimettersi, normalmente, per forza di cose, prevarranno le posizioni della maggioranza e quindi quell'organo non avrà più la presenza della minoranza. Basta che la maggioranza voti il suo nominativo: è semplice.



PRESIDENTE

Scusi se la interrompo. Il problema è che nel bando non è stata data la riserva: questo è il punto.



SAITTA Antonio

Infatti. Ma in generale - non so come sia stato fatto il bando...



PRESIDENTE

Adesso vengono messe le riserve... Invece all'epoca è stato fatto un bando senza la riserva...



SAITTA Antonio

E' stato fatto male il bando, non so cosa dire. Resta comunque il problema che quel principio che ha ispirato la legge e che ha ispirato lo Statuto, per cui la presenza della minoranza ha una funzione di controllo in quel modo non c'è più. Mi rendo conto che il bando è stato fatto in quel modo, ma è stato fatto male, in sostanza.
In ogni caso, anche se è stato fatto male il bando, resta un problema di sensibilità politica, da parte della maggioranza, di non occupare tutte le posizioni e di garantire quelle delle minoranze.
Indipendentemente da questa interpretazione giuridica, resta sempre un problema di sensibilità politica. La maggioranza di questo Consiglio, che ha votato un nominativo al posto della minoranza, dovrebbe avere (visto che ci sono stati questi errori che, per la verità, non conosco molto bene) la sensibilità di chiedere che la questione venga riazzerata. Mi sembrerebbe un fatto normale.
In ogni caso, Presidente, la invito, prima della proclamazione, a non stabilire un principio comunque lesivo della presenza delle minoranze, che è pur sempre una funzione di controllo; diversamente, questa presenza non avrebbe alcun significato.
RIBA Lido (fuori microfono) Mi associo.



PRESIDENTE

Se non ci sono altri interventi, riassumo brevemente il problema in termini formali.
Il bando è stato fatto senza indicare che c'era la riserva della minoranza. Questo è un dato oggettivo.
Il secondo dato oggettivo è l'esito della votazione (parlo in termini formali; poi c'è il problema della sensibilità politica, per cui le persone si possono dimettere o meno). Il problema è permettere ai due che hanno avuto dei voti di poter almeno ricorrere: finché non c'è la proclamazione questi signori non possono nemmeno ricorrere: contro che cosa? Anzi potrebbero fare un'azione per sollecitare la proclamazione, in modo da poter ricorrere.
Io credo che questo aspetto debba essere ripreso e, al limite compensato, successivamente; ma io - anche perché, ripeto, mi è stato sollecitato ancora qualche giorno fa dalla Commissione - non posso che dare una valutazione, cioè dare l'esito di questa votazione.
Come ho detto, ho ripreso il parere stilato dagli uffici. Mi rendo conto che esistono dei problemi politici, ma qui siamo in presenza di un problema che ha una caratteristica sia politica che formale, nel senso che ho già ricevuto più lettere di richiesta di fare questa proclamazione.
Finché non viene fatta la proclamazione, che peraltro formalmente ho già comunicato, come risulta, non è possibile fare ricorso. Questa è la questione, che abbiamo trascinato forse troppo ampiamente proprio per vedere se ci sono delle soluzioni. La proclamazione ha questo risultato: che si possa fare ricorso o si trovino delle soluzioni che non si sono trovate finora.
CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono) Presidente, per proclamare occorre che l'aula abbia il numero legale?



PRESIDENTE

Noi le proclamazioni le facciamo sempre in chiusura dei lavori: comunque...
CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono) Risponda alla mia domanda: è necessario che ci sia il numero legale all'atto della proclamazione?



PRESIDENTE

Il numero legale, quando si verifica.Se non c'è...
CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono) Allora, io chiedo di verificare il numero legale.



PRESIDENTE

Devo anche dire che, come risulta dalla verbalizzazione, io la proclamazione l'ho già fatta. Se vuole verifico... C'è la verbalizzazione: io la proclamazione l'ho fatta.



(Interruzione fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Questo è un aspetto formale. Non possiamo...
SAITTA Antonio (fuori microfono) Solo perché Montabone ha chiesto tre giorni fa, la decisione scatta immediatamente! Era questa l'urgenza? Dopo dieci mesi che il collega ha posto il problema, oggi non c'è più e, immediatamente, scatta questa volontà, da parte del Presidente, che è diventato decisionista.
Presidente: un po' di buon gusto, almeno!



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Il collegamento della vicenda con Cavaliere non c'entra niente.
SAITTA Antonio (fuori microfono) Appunto, scolleghiamo.



PRESIDENTE

Questo non c'entra niente. Questo è un adempimento che è dovuto e che mi è stato rimproverato, se posso dire così, ed evidenziato l'ultima volta ancora alla riunione dei Ca-pigruppo. Dopodiché, questo è l'aspetto formale e mi adopererò affinché ci sia un riequilibro sostanziale del problema.
Le nostre dichiarazioni sono verbalizzate, perciò credo che possiamo considerare chiusi i lavori.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
Ricordo ancora che lunedì alle ore 12.00 è convocata la Conferenza dei Capigruppo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 15.40)



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