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Dettaglio seduta n.379 del 21/07/99 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Angeli, Farassino, Ferrero Mancuso, Minervini, Peano, Rosso e Saitta.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Abbiamo esaurito nella seduta di stamane, approvandolo, l'esame del disegno di legge n. 374.
Collegato o comunque collegabile allo stesso c'è l'ordine del giorno n.
852 in merito a "Situazione idrogeologica della nostra Regione", presentato dai Consiglieri Riba, Cotto, Gallarini ed altri, ma chiederei di approfondire ancora questo documento che è relativo ad una richiesta, ad un impegno che il Consiglio chiederebbe alla Giunta in materia di cisterne. E' pertanto rinviata la discussione di questo ordine del giorno.


Argomento:

Verifica numero legale


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Possiamo fare l'appello prima di cominciare i lavori, Presidente?



SIMONETTI Laura

Verifichiamo il numero legale, Presidente.



PRESIDENTE

I Consiglieri sono nei corridoi, colleghi. Se chiedete la verifica procediamo.



CHIEZZI Giuseppe

Qual è il numero legale oggi pomeriggio?



PRESIDENTE

Ventisette, come stamane. I congedi sono 8, pertanto il numero legale è pari alla metà più uno di 52.
Procedo pertanto personalmente all'appello nominale per la verifica del numero legale.



(Il Presidente del Consiglio regionale Deorsola, effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Constatata la mancanza del numero legale, essendo presenti in aula n.
24 Consiglieri anziché 27 (sono in congedo n. 8 Consiglieri), la seduta è sospesa, ai sensi dell'art. 52 del Regolamento del Consiglio regionale.



(La seduta, sospesa alle ore 15.21 riprende alle ore 15.50)



PRESIDENTE

La seduta riprende.



(La Consigliera Simonetti chiede nuovamente la verifica del numero legale)



PRESIDENTE

Procedo personalmente all'appello nominale per la verifica del numero legale.



(Il Presidente del Consiglio regionale Deorsola, effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Si constata la presenza del numero legale, essendo presenti in aula 32 Consiglieri.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Propongo di passare all'esame del disegno di legge n. 455: "Norme per la standardizzazione delle informazioni sulle opere connesse all'uso dell'acqua e riapertura dei termini per la presentazione delle domande di rinnovo delle utenze di acqua pubblica prorogate dalla L.R. n. 88/96".
Ha chiesto la parola il Consigliere Cavaliere; ne ha facoltà.



CAVALIERE Pasquale

Presidente, avevamo stabilito già nell'o.d.g. degli ultimi tre Consigli, di esaminare una serie di interrogazioni che, di norma, si discutono al mattino.



PRESIDENTE

Si era detto tra oggi e venerdì.



CAVALIERE Pasquale

Si era detto dove, Presidente? Non si fanno in coda le interrogazioni.
Tra l'inizio di seduta e la fine, storicamente, non si sono mai discusse in coda, se non per fatti eccezionali. Questa mattina avevamo in corso una legge che era da terminare, era ovvio terminarla, però le interrogazioni si fanno all'inizio della seduta pomeridiana, non in coda. Poi ci può essere l'intesa di andare avanti fino alle 20, non so con chi l'abbia presa questa intesa, però le interrogazioni si fanno a inizio di seduta, a meno che lei cambi l'orientamento storico dei Capigruppo.



PRESIDENTE

Non voglio cambiare nessun orientamento storico.
La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Non vorrei ricordare male, ma uno degli accordi che avevamo raggiunto in Capigruppo già la volta precedente era, terminata la legge sulle bonifiche irrigue, di iniziare l'esame della deliberazione n. 406: "Approvazione del Regolamento edilizio tipo ai sensi dell'art. 3, comma 1 della l.r. 8 luglio 1999, n. 19 'Norme in materia di edilizia e modifiche alla legge regionale 5 dicembre 1977, n. 56 (Tutela ed uso del suolo)'".
Volevo solo capire se avevo inteso bene o se, invece, ci sono altri accordi.



PRESIDENTE

Quel punto è al numero 9) dell'o.d.g.
Siamo al punto 6) per cui non possiamo esaminarlo in questo momento. Ho motivo di pensare che il punto 6) possa essere approvato in pochissimo tempo.
Il punto 9), da indicazioni raccolte, ha bisogno di un approfondimento.
La parola al Consigliere Gatti.



GATTI Agostino

Grazie. Intanto spezzo una lancia in favore del nostro ordine del giorno che era collegato alla legge. Siccome c'è un'interrogazione sull'avicoltura che hanno firmato tutti i Capigruppo e basta votarla, ci sarebbero due punti già previsti.
Chiederei ai Capigruppo di mantenere fede a questo impegno.
La terza cosa che voglio dire è che per quanto riguarda il regolamento edilizio tipo non è presente il Consigliere Saitta. Se è una delibera che passa senza discussione e senza entrare nel merito si può votare, ma se si entra nel merito credo non sia possibile discuterla oggi in aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, ho letto l'ordine del giorno sollecitato dal Consigliere Gatti e, secondo me, la materia in oggetto dovrebbe essere approfondita. E' un ordine del giorno che tratta un tema di cui si è discusso nella legge sull'irrigazione or ora votata, che dà un assetto unitario al territorio.
Dopodiché, non appena votata la legge, decidiamo di analizzare un problema grosso come una cisterna e, quindi, di fare una legge sulle cisterne. Però, a questo punto, non ci capisco più niente. Prima si decide di unificare e poi si torna a parcellizzare il territorio: sarebbe il caso di discuterne almeno un po'! Con il collega Saitta abbiamo parlato a lungo del Regolamento edilizio la cui vicenda è ben lunga. Avevamo concordato di gestire in aula una dialettica di posizioni che portasse all'approvazione del testo.
Il tutto è stato possibile con la legge: la stessa legge, infatti, ha concluso il suo iter. Pertanto, mi sembra corretto nei confronti del collega Saitta, discutere di un testo sul quale lo stesso collega ha lavorato parecchio. Sul medesimo testo, anch'io ho parecchie osservazioni da avanzare. Mi sembra che privare la discussione del contributo del collega comporti un inpoverimento dei lavori dell'aula, che non avrebbe a sua disposizione le sue ricche competenze.
Spero che anche il collega Angeleri, a sua volta competente in proposito - mi auguro infatti che sia presente alla discussione per poter fare dei confronti con lui - deve dare il suo apporto, ma ciò non toglie la necessarietà della presenza del collega Saitta.



PRESIDENTE

Ho proposto di esaminare il punto 6) all'o.d.g. in quanto credo sia quello più utilmente affrontabile.
La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Intervengo brevemente per ribadire che non è il caso di perdere molto tempo a discutere su "cosa" discutere.
A proposito dell'ordine del giorno in questione, l'Assessore aveva affermato, nel corso della discussione sulla legge appena approvata, che le problematiche da esso proposte non potevano trovare delle risposte nella legge. In tal senso si rendeva necessaria una normativa ad hoc.
Quanto a me, io non ho niente in contrario a che si approfondisca l'argomento, e già con il collega Chiezzi ci siamo messi d'accordo affinch si discuta di tale ordine del giorno nella prossima seduta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Presidente, è già da alcuni mesi che ripeto che le riunioni dei Capigruppo non servono più a nulla.



PRESIDENTE

Concordo con lei.



MONTABONE Renato

Una volta, in aula, in uno slancio d'ira, dissi che neanche i Consigli servono più. Mi dispiace dover constatare, a tutt'oggi, che veniamo in aula per discutere di cosa dobbiamo discutere.
Ho detto già diverse volte, nella riunione dei Capigruppo, che la decisione di non decidere è la peggior decisione che si possa assumere. Ho l'impressione che questo Consiglio regionale abbia da mesi deciso di non decidere.
Al termine della riunione dei Capigruppo alcuni colleghi, tra il faceto e il serio, chiedono a lei, Presidente, di riassumere quanto fatto in Consiglio. Dopo una discussione di due o tre ore non si riesce a capire di cosa si discuterà: è la riprova che in quella seduta non si farà più nulla.
Se è così, al posto delle riunioni dei Capigruppo suggerirei di riunire direttamente il Consiglio in modo che ciascun Consigliere possa alzare la mano e decidere cosa fare.
Inoltre, quando si stilano gli o.d.g., si deve tenere conto dei tempi a disposizione: occorre tener presente che alle ore 10.00 si svolge una manifestazione a cui tutti debbono poter partecipare e alle ore 17.00 un incontro alla Mandria per gli Stati Generali.
Nell'ultima riunione dei Capigruppo, per esempio, avevo chiesto - ma mi rendo ormai conto, come tanti altri colleghi, che le richieste avanzate non servono a niente - che il Consiglio regionale facesse, prima di partecipare alla riunione, un'informativa (certo non di ore) su ciò che fanno gli Stati Generali in questo momento.
Né io né il mio Gruppo parteciperemo alla riunione degli Stati Generali perché non siamo informati su nulla, non sappiamo cosa succede, non sappiamo cosa si è prodotto nel loro corso.
Circa otto mesi fa presentai un'interrogazione (che richiamo oggi in aula perché ritengo che debba essere discussa in Consiglio per l'importanza rivestita), ritenendo che dovesse essere discussa prima di questa sera. Non avendo ricevuto risposta, domani non parteciperò alla riunione degli Stati Generali: non intendo più prestarmi ad una mera presenza di rappresentanza.
Invito i colleghi tutti a non chiedere più cosa si debba fare. Decida lei, Presidente. Nella sua decisione la invito a tener conto delle innumerevoli esigenze che il collega Masaracchio, in rappresentanza della Giunta, ha proposto nella riunione dei Capigruppo. Decida lei da dove cominciare, se dalla relazione, o solamente da una parte della relazione.
In questo modo saremo certi che nella successiva riunione di Consiglio i lavori inizieranno dal punto in cui sono stati interrotti.
In caso contrario, se venisse nuovamente convocata la conferenza dei Capigruppo, si stravolgerebbe ancora una volta l'o.d.g., tralasciando dei punti che non saranno mai esaminati. Dovremo terminare i lavori - ma non credo che ciò avvenga - entro il 29 luglio. Non lo ritengo fattibile n realistico: decida lei cosa discutere, noi ci adegueremo. E' meglio procedere in questo modo piuttosto che lasciare che ciascuno decida cosa fare.



PRESIDENTE

Concordo su quest'ultima posizione.
Ci sono dei punti all'o.d.g. che vengono stilati in base alle richieste. Il punto 6) all'o.d.g. reca: "Esame disegno di legge n. 455".
La Giunta mi ha comunicato per iscritto che è disponibile a rispondere alle interrogazioni relative alla clinica Sedes Sapientiae, sul consorzio USAS e sulle posizioni organizzative del personale.
Vi chiederei, dopo aver espresso le vostre valutazioni, di andare avanti sull'o.d.g. così come comunicato.
La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Mi associo alle considerazioni del collega Montabone sulla procedura.
Penso sia il caso di tenere conto di questa grave situazione di non funzionalità. Per quanto riguarda l'ordine del giorno inerente le cisterne io stesso ho firmato quel documento, perché quando abbiamo discusso la legge si avanzava la proposta di inserire un argomento che non era estraneo alle ragioni della legge ma non era, in realtà, neppure direttamente ad essa collegabile.
Eviterei di aprire una lunga discussione su quell'argomento Presidente. Però ...



PRESIDENTE

Abbiamo deciso di rinviarlo.



RIBA Lido

Abbiamo deciso male, anche se, per carità, rispetto la sovranità della decisione. Quell'ordine del giorno implica un lieve richiamo ad un ragionamento sulla dispersione delle cosiddette "acque piovane". Non credo si debba, sulla questione, pensare di varare una legge. Proporrei però che in Commissione si discuta su come affrontare l'argomento posto, affinch insieme all'Assessore Cavallera - con il quale tante volte si sono fatte delle cose buone su questa partita dell'applicazione delle cave - si esamini quell'aspetto; altrimenti ne portiamo un altro, che diventa una questione immanente, e non è tale.
Io non credo che fosse intesa come tale: non vorremo alimentare un volume di risorse attraverso le acque di gronda che vanno già nelle fognature, facendo delle cisterne che, quando sono piene riversano sulle fognature...



PRESIDENTE

Collega, ma non possiamo svolgere...



RIBA Lido

Io propongo soltanto di mandarlo in Commissione.



PRESIDENTE

L'approfondiamo in Commissione; la ringrazio dell'indicazione.
E' possibile passare a questo punto 6)?



RIBA Lido

Abbiamo deciso che lo mandiamo in Commissione?



PRESIDENTE

Mandiamolo in Commissione.



RIBA Lido

perfetto.



PRESIDENTE

Credo che l'aula acconsenta: lo mandiamo in Commissione.
Credo che possiamo acquisire come conosciuta la relazione su questo disegno di legge della collega Cotto.
Ci sono interventi di ordine generale?



PRESIDENTE

CAVALIERE Pasquale (fuori microfono)



PRESIDENTE

Ha chiesto l'inversione dell'o.d.g.?



PRESIDENTE

Per quanto riguarda i lavori, io sto seguendo l'o.d.g. così come previsto. Abbiamo esaurito il punto 5) e siamo al punto 6): è un disegno di legge che ha delle scadenze.



PRESIDENTE

CAVALIERE Pasquale (fuori microfono)



PRESIDENTE

Il punto 3) quando lo abbiamo fatto?



PRESIDENTE

Le ho appena detto che ho avuto notizia di quei tre punti. Abbia pazienza. Acconsenta, come ha detto il collega: lo facciamo dopo.



(Proteste del Consigliere Cavaliere)



PRESIDENTE

Alla Conferenza dei Capigruppo avevamo detto che in chiusura di giornata facevamo questo. Vogliamo...



(Proteste dei Consiglieri Chiezzi e Cavaliere)



PRESIDENTE

Allora io chiedo all'aula, come mozione organizzativa, di passare al punto 6): "Esame disegno di legge n. 455", per alzata di mano.
Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Cavaliere; ne ha facoltà.



(Commenti in aula)



CAVALIERE Pasquale

Signor Presidente, poiché abbiamo sempre versioni contrastanti della Conferenza dei Capigruppo, io le comunico che non parteciperò più alla Conferenza dei Capigruppo. E quindi... Non si può...



CAVALIERE Pasquale

GALLARINI (fuori microfono)



CAVALIERE Pasquale

Eri già andato via!



CAVALIERE Pasquale

No, non ero già andato via, perché quelle interrogazioni sono già state "saltate" da quattro Consigli! Quindi, al di là del fatto che io possa essere andato via negli ultimi dieci minuti, non si può cambiare tutte le volte, perché...



PRESIDENTE

Guardi, non si sta stravolgendo nulla... Intervenga sulla proposta.



CAVALIERE Pasquale

Tra l'altro, in maniera anomala, Presidente, perché non l'abbiamo mai fatto... Comunque, se non le si vogliono fare: benissimo; però, non venga convocata la Conferenza dei Capigruppo per discutere di un'organizzazione che poi viene continuamente disattesa!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Semplicemente per dire che noi siamo d'accordo sulla proposta del Presidente.



PRESIDENTE

Grazie. Passiamo alla votazione.
Chi è d'accordo per andare avanti nei nostri lavori con l'esame del disegno di legge n. 455 è pregato di alzare la mano.
La proposta è approvata con 26 voti favorevoli.



CHIEZZI Giuseppe

Non c'è il numero legale, Presidente!



PRESIDENTE

Se i favorevoli sono 26 e non risponde nessun altro, non c'è il numero legale.
Aggiorniamo la seduta di mezz'ora.



(Voce fuori microfono: "Chi ha contato?")



PRESIDENTE

Ha contato...



(Proteste dai banchi dell'opposizione)



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale (fuori microfono)

Facciamo l'appello nominale.



PRESIDENTE

Se il risultato è contestato... E' contestato: passiamo dunque alla verifica di questa votazione per appello nominale.



CAVALIERE Pasquale

Chi ha chiesto la verifica, Presidente?



PRESIDENTE

Lo dispongo d'ufficio.



(Proteste dai banchi dell'opposizione)



PRESIDENTE

Se c'è un dubbio sul risultato della votazione, il Presidente pu disporre la verifica d'ufficio. Ricordo che stiamo votando sulla proposta di inversione dell'o.d.g., sulla prosecuzione dei lavori con l'esame del disegno di legge n. 455.



(Il Consigliere Segretario Grasso effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 28 hanno risposto SI' 28 Consiglieri La proposta è approvata.



PRESIDENTE

CAVALIERE Pasquale (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, chiedo la verifica del numero legale.


Argomento:

Verifica numero legale


PRESIDENTE

Consigliere Cavaliere, l'abbiamo fatta adesso, scusi.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Può darsi che il collega si sia sbagliato.



PRESIDENTE

No, non si è sbagliato. Ci può essere il dubbio quando si contano le mani alzate, ma quando c'è un appello...



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Insisto.



PRESIDENTE

No, guardi, andiamo avanti.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Questa era la votazione per l'inversione dell'o.d.g. Datemi un altro foglio e facciamo la verifica del numero legale, in modo che siamo a posto.
Questa non era la verifica del numero legale! Procedo personalmente all'appello nominale per la verifica del numero legale.



(Il Presidente del Consiglio regionale Deorsola, effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Constato la presenza del numero legale, essendo presenti in aula n. 29 Consiglieri.


Argomento: Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Esame disegno di legge n. 455: "Norme per la standardizzazione delle informazioni sulle opere connesse all'uso dell'acqua e riapertura dei termini per la presentazione delle domande di rinnovo delle utenze di acqua pubblica prorogate dalla legge regionale n. 88/96"


PRESIDENTE

Possiamo dunque andare avanti nell'esame del disegno di legge n. 455 di cui al punto 6) all'o.d.g..
Consigliera Cotto, possiamo dare per acquisita la relazione? Ci sono delle discussioni di ordine generale? Chi chiede la parola?



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, posso? Grazie. Chiedo che non si dia per acquisita la relazione. Io l'ho letta, non è che non sia documentato, ma proprio perch l'ho letta, e non so se tutti i colleghi che non fanno parte della Commissione competente (III) lo sappiano, è una relazione molto interessante, perché mette in luce un problema che è nascosto dentro questa legge, non è messo in primo piano, ma viceversa, leggendo la relazione penso che sia il problema da affrontare.



PRESIDENTE

In sostanza, lei vuole che ci sia la relazione, che non sia data per acquisita?



CHIEZZI Giuseppe

Sì.



PRESIDENTE

Allora chiedo alla cortesia della Consigliera Cotto di svolgere la relazione.



COTTO Mariangela, relatrice

Se è per far ricordare il problema al Consigliere Chiezzi, penso possa essere abbastanza veloce, perché è stata discussa tantissimo in Commissione questa richiesta di proroga al 31 dicembre 1999. Temo che il Consigliere Chiezzi, invece, voglia proprio la lettura del documento...



CHIEZZI Giuseppe

No.



COTTO Mariangela, relatrice

Allora, molto semplicemente, si vuole dare la possibilità per la presentazione delle domande di rinnovo per le utenze di acqua pubblica fino al 31 dicembre 1999. Voglio ricordare che, non so se il Governo o il Parlamento, ha prorogato il termine per la denuncia dei pozzi; mi pare che la Giunta di recente abbia deliberato in questo senso.
Quindi è un discorso molto semplice: si vogliono evitare sospensioni prelievi, danni economici ai soggetti che non hanno presentato la domanda di rinnovo nei termini stabiliti dalla legge n. 88 del 1996 e si propone di prorogare questo ultimo termine al 31 dicembre 1999.



PRESIDENTE

La relazione è stata svolta; possiamo passare alla discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bertoli; ne ha facoltà.



BERTOLI Gian Pietro

Io penso che questo provvedimento sia importante, non tanto perch permette di chiedere queste autorizzazioni ancora più in là nel tempo, cioè permette una proroga, ma perché queste informazioni - un catasto di tutte le derivazioni d'acqua - sono indispensabili per governare il flusso idrico importantissimo del Piemonte.
Personalmente non penso che la proroga al 31 dicembre modifichi di molto il problema, perché la stragrande maggioranza di queste captazioni che sono dimenticate, che si perdono nell'uso dei tempi, non verrà messa a punto, non sarà fatta anche con questa nuova proroga. Cioè il Consiglio regionale si propone di prorogare di alcuni mesi i termini di presentazione delle domande, ma di risultati concreti a questa proroga non ne verranno.
Il problema, invece, importante che si propone questa legge, che dovremo sollecitare ed operare affinché emerga, è quello di far sì che tutte le captazioni del Piemonte, o comunque le più importanti, vengano alla luce e facciano parte di questo catasto regionale.
Entrando nel merito di questa legge, vi è una certa contraddizione, che emerge soprattutto dagli emendamenti presentati dall'Assessore all'ambiente. Le captazioni idriche sono distinte dal Codice Civile in due grandi parti: ci sono le captazioni con opere di presa fisse, quindi le derivazioni che hanno dei manufatti e che costituiscono un prelievo di acqua costante dal corpo idrico; ci sono, invece, delle captazioni che hanno un carattere saltuario, come i pozzi, come gli attingimenti per bagnare i prati, per delle irrorazioni temporanee.
Ebbene, questa legge non stabilisce, non dice, non definisce cosa si intende per captazioni idriche, cioè di cos'è che ci vogliamo occupare, di quali captazioni ci vogliamo occupare, mentre l'Assessore all'ambiente si premura di sfilare da questa legge - non so neanche la ragione - i pozzi di cui all'art. 10 del decreto legislativo. Ora, io penso che, nell'insieme delle captazioni, quelle dei pozzi che pescano direttamente in falda non siano, tra l'altro, neanche secondarie rispetto ad altre, per cui questa legge dovrebbe preoccuparsi di stabilire quali sono le opere di derivazione e di captazione a cui noi vogliamo fare riferimento, non lasciare l'universo e togliere soltanto i pozzi di cui all'art. 10 del decreto legislativo.
Credo quindi che per ottenere un risultato importante si potrebbe pensare di limitare gli effetti di questa legge a quelle captazioni di opere idriche che hanno delle prese fisse, che quindi sono facilmente rilevabili sul territorio, che sono soggette a concessioni, non come le altre che sono soggette invece soltanto a licenze, che hanno una durata temporale molto ampia e quindi che sono quelle derivazioni che provocano un maggiore intervento sul flusso idrico e che sono quelle che maggiormente debbono essere conosciute dalla Regione.
Penso - e ci orienteremo a muoverci in questa direzione - non soltanto quindi a sfilare i pozzi, ma a definire cosa si intenda per captazioni idriche in modo che non risulti soltanto una legge che va a colpire anche interessi minori e diffusi o comunque concessioni che si perdono nell'indefinito, stralciando delle captazioni che invece hanno un rilievo perché pescano in falde, ma che non si intendono considerare.
Io sono quindi per affrontare questo problema anche con gradualità, ma in termini generali, non in questo modo, lasciando dei buchi all'interno di un indefinito, come potrebbe risultare quella definizione di "captazione idrica" lasciata in sospeso. Presenteremo un emendamento in questo senso.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FOCO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola per una precisazione l'Assessore Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente. Desidero precisare il significato dell'emendamento che è stato presentato da parte della Giunta, perché se andiamo al disegno di legge iniziale, questo si riferiva solamente alla derivazione delle acque superficiali. Poi durante l'iter in Commissione erano state consultate le Province che avevano fatto presente che analogo problema esisteva per i pozzi. Nel frattempo, da febbraio (quando la Commissione l'aveva varato e aveva introdotto anche la proroga per i pozzi) ad oggi, è stata emanata la legge n. 136/99, legge dello Stato, che ha prorogato già i termini per quanto riguarda i pozzi.
A questo punto, propongo di eliminare dal nostro testo tutto ciò che si riferisce ai pozzi sotterranei, per cui il provvedimento è solo da riferirsi alle piccole derivazioni d'acqua, perché le grandi non sono di nostra competenza per adesso.



CHIEZZI Giuseppe

Qual è la scadenza data dallo Stato?



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Mi pare che sia stato dato come termine marzo; non so dirlo, al momento, con precisione. Ricordo che, ad un certo punto, hanno riaperto per quanto riguarda i pozzi e, per quanto riguarda le nostre derivazioni, noi prorogavamo (si era a febbraio) fino a dicembre. Ho voluto precisare queste cose perché la questione dei pozzi non viene tolta così, per una qualche ragione; era stata inserita a richiesta delle Province che sono titolari dell'azione amministrativa sia delle derivazioni che dei pozzi; adesso i pozzi vengono tolti e si circoscrive solo alle piccole derivazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gatti.



GATTI Agostino

Volevo fare solo una breve considerazione prima di cominciare ad esaminare la legge.
All'art. 6, mi pare che l'abbia accennato anche l'Assessore, il termine che era stato prorogato al 31 dicembre l'avevamo fissato a febbraio del 99.
Adesso la legge andrà in vigore a settembre-ottobre, credo quindi sia opportuno fare un piccolo pensiero sulla possibilità di allungare fino a marzo 2000 l'eventuale proroga di quel termine dell'art. 6, perché data a febbraio aveva un senso, data a settembre-ottobre ne ha un altro.



PRESIDENTE

L'Assessore intende rispondere subito, oppure iniziamo la discussione?



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Interverrò dopo.



PRESIDENTE

Ci sono altri interventi in discussione generale? La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, avevo sollecitato la relatrice a mettere in luce il vero problema nascosto dentro questa legge che non è certamente quello di giungere a un catasto delle opere di derivazione e di un patrimonio conoscitivo che senz'altro è uno dei compiti importanti di riordino di una attività decisiva: l'uso delle acque, che è un pezzo della legge. Ma non è questo che penso debba vedere una nostra particolare attenzione dialettica, perché siamo d'accordo: finalmente censiamo queste derivazioni, diamogli il cartellino e via dicendo. Ma quello che è preoccupante, che è anche scritto nella relazione e sul quale però si sorvola, è il fatto che si dice che il 75% delle utenze di derivazione sono ormai decadute. Allora non si può, secondo me, dichiarare nella presentazione di una legge che il 75% delle utenze di derivazione sono fuori legge. Sono fuori legge se sono ancora in essere e la relazione dice che probabilmente sono ancora in essere.
Mi piacerebbe affrontare questo problema, perché quello che diceva il collega Bertoli mi pare giusto. Se ci troviamo di fronte a una situazione di abusivismo di fatto diffuso, capillare, che non è stato possibile ridurre o ricondurre a numeri più piccoli nonostante - dice la relazione una campagna ampia di pubblicizzazione, allora se la legge e tutti noi non affrontiamo questo nodo mi sembra che non facciamo un lavoro compiuto.
Perché se abbiamo fatto la campagna di pubblicizzazione ampia, signora relatrice, in cosa è consistita questa campagna? "Abbiamo fatto degli inserti sui quotidiani, abbiamo fatto degli inserti sulle televisioni abbiamo scritto delle lettere alle associazioni, quante lettere e via dicendo", perché questa legge oltre a prorogare non dice nulla di questo problema e la relazione dice che è dovuto al fatto che è stato impossibile informare i soggetti. A parte che se è stato impossibile informare non si capisce la frase precedente "nonostante l'ampia pubblicizzazione"; un'ampia pubblicizzazione di solito è capace di informare. Se non è capace di informare non è ampia e non è pubblicizzazione. Ma a parte questo, noi ci troviamo di fronte al 75% delle opere in essere abusive: su questo non si dice nulla? Allora, Assessore, se non sono abusive... Io ho letto la relazione leggo quel che mi date voi, qui c'è scritto che il 75% sono, neppure abusive, sono decadute! Cioè non ci sono più, dovrebbero essere ricostruite da zero.
Voi dite "visto che il fenomeno di illegalità è così esteso, a questo punto la legalità è quella". Quando l'illegalità diventa un'illegalità di massa, dove sta l'illegalità? Non c'è più.
Spiegateci dunque come stanno le cose: la campagna che avete fatto, le illegalità in che percentuali sono presenti, se si riesce a ricondurre la situazione alla legalità prevista dalle leggi: spiegateci cosa volete fare.
Se non è così rinunciamo alla legalità, ognuno capti l'acqua che crede. Non mi sembra una linea corretta quella che voi volete intraprendere. Su questo punto vi chiedo una riflessione; se vi sono degli enti che hanno compiti di vigilanza, cosa hanno fatto questi enti? Non penso che in una relazione compaia la cifra che il 75% delle utenze è abusivo, semmai è un dato che deriva da una conoscenza del fatto. Chi ha conoscenza di questo fatto non è il soggetto che deve intervenire? E' intervenuto? Ha visto e ha taciuto? Ha dichiarato decaduta quella concessione? Questa situazione è abbastanza preoccupante, perché risulta un'inosservanza diffusa e di massa alle leggi inosservanza che non viene sanzionata. Mi dica l'Assessore.
Si fanno tanti bei discorsi astratti sull'illegalità e sull'abusivismo quando è lontano da noi, facciamo i moralisti sull'Italia dell'abusivismo che non viene colpito e perseguito. Qua trovo una relazione che dice a tutti noi che in questo settore esiste il 75% di abusivismo in essere.
Spiegateci di cosa si tratta e se non è così correggete queste affermazioni, in modo che possiamo lavorare almeno su dati di fatto certi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Desidero innanzitutto tranquillizzare i colleghi, perché noi ci stiamo muovendo nella direzione opposta. Tutte queste azioni che vengono portate avanti dal legislatore regionale (e siamo in buona compagnia con il legislatore nazionale per quanto riguarda la tutela delle acque sotterranee, quindi delle derivazioni dei pozzi) tendono a fare chiarezza anche in previsione del conferimento del demanio idrico dallo Stato alle Regioni.
Nella relazione si legge che il provvedimento si riferisce alle concessioni delle utenze d'acqua che sono esercitate per antico diritto.
Intanto escludiamo le grandi derivazioni, perché per ora non sono nella nostra sfera di competenza, sono per il momento ancora di competenza dello Stato. Per quanto riguarda, invece, le derivazioni diffuse, all'atto dell'approvazione dei vari provvedimenti, quindi già dal testo unico sulle acque del 1933, vi era in atto una serie di concessioni che sono state per legge prorogate per decenni.
Queste norme derivano anche dal dialogo che si ha con gli addetti ai lavori, proprio perché ci sono omonimie, successioni ereditarie trasferimenti di piccole aziende agricole e sovrapposizioni. E' venuta fuori la necessità di un censimento definitivo di tutte queste captazioni.
Per evitare comportamenti contraddittori e per poter esercitare le funzioni di controllo a cui prima faceva riferimento il collega Chiezzi nella presentazione di progetti, per quanto riguarda le opere che hanno attinenza con le derivazioni, deve essere indicato il codice corrispondente alla schedatura e visibilmente collocato sulla targa. Inoltre, d'ora in avanti vi sarà una svolta definitiva, infatti la banca dati che abbiamo istituito per i pozzi verrà estesa anche alle captazioni e quindi avremo un quadro d'insieme informatizzato con la possibilità di trattare tutte le informazioni.
Qualche anno fa, proprio per evitare di continuare a prorogare nel tempo queste derivazioni d'acqua di antico diritto, abbiamo ipotizzato un percorso: entro una determinata data fare domanda di rinnovo. Parliamo ovviamente, di coloro che hanno titolo: chi è abusivo non è contemplato da questo provvedimento. Se sono in essere in modo stabile o temporaneo dei prelievi abusivi, questi assolutamente non rientrano nella sfera di questo provvedimento, non hanno alcuna attinenza.
Si può essere più espliciti e spiegarsi meglio: questo provvedimento si riferisce a quella miriade di derivazioni per le quali, essendo legittimamente esercitate, perché erano di antico diritto, cioè preesistenti al testo unico del 1933 e alle norme successive, il legislatore regionale aveva ipotizzato un percorso di rinnovo presentando una determinata domanda. Facendo la sommatoria delle domande pervenute rispetto all'ipotetica stima di quelli che potevano essere i dati storici o comunque ritenuti tali, si è determinato uno scarto. Noi riteniamo, in coscienza, che sia opportuno, a queste derivazioni di antico diritto quindi perfettamente legittime, consentire ancora un termine ulteriore per rinnovare questa istanza. Per chi è abusivo il discorso è un altro, va sanzionato e deve presentare domanda ex novo; la fattispecie di cui ci occupiamo ora è totalmente diversa: sono derivazioni esercitate per antico diritto che avevano un termine per il rinnovo. Si ritiene che nonostante la pubblicizzazione che è stata fatta, si possa sempre fare di più e meglio (a nostro giudizio la pubblicizzazione con manifesti e qualche inserzione sembrava sufficiente). Se oggi siamo tutti d'accordo, visto che la trasparenza è mettere la piccola impresa agricola, in questo caso, in condizioni di fare meglio il proprio lavoro, cercheremo di informare con tutti i mezzi che oggi possiamo ipotizzare, dopodiché è finita. Questa è un'ulteriore opportunità che viene data, non si lede il diritto di nessuno si consente solamente a dei cittadini, a degli operatori di un settore già delicato per altre ragioni, come quello dell'agricoltura, di poter usufruire di un'ulteriore possibilità, così come, guarda caso, il legislatore nazionale ha fatto per la generalità dei pozzi. Non è che noi proponiamo delle cose straordinarie, proponiamo dei percorsi, peraltro previsti.
Il beneficio, intanto, è quello che adesso si andrà ad una schedatura e più certezza riusciamo a recuperare sotto questo profilo da quando avremo noi, fra un anno o due, i proventi del demanio idrico. Ecco il perché del nostro interesse di rimettere a posto prima le derivazioni di antico diritto, per poter poi concentrare l'attenzione nella vigilanza contro l'abusivismo. Io sono perfettamente d'accordo: più situazioni metteremo a ruolo, maggiore saranno l'equità e gli introiti per la Pubblica Amministrazione. Pertanto, ritengo che il percorso di fronte al quale ci troviamo sia perfettamente immaginabile se basato su un rapporto di correttezza verso interessi diffusi.
Vorrei far presente ai colleghi che, in questo senso, ci sono state delle prese di posizione da parte di Associazioni di categoria. Noi abbiamo sempre propugnato, come tutti del resto, la concertazione, la consultazione e il coordinamento con i rappresentanti del mondo dell'impresa. Non vedo perché, in questo caso, tale provvedimento non possa essere adottato. Non c'è alcun fine occulto.
Ringrazio la relatrice per aver messo chiaramente in evidenza gli aspetti salienti della questione in oggetto. Avrebbe potuto, volendo ricorrere a dei giri di parole, ma così non è stato, adottando al contrario la linea della trasparenza e presentando il problema così com'è nella realtà.
Vorrei ricordare ai colleghi quanto previsto, per i pozzi, da parte del legislatore nazionale. Non vedo altra controindicazione.
Per quanto riguarda l'osservazione del collega Bertoli, sottolineo che noi qui non interveniamo minimamente in quelle che sono le definizioni.
Esse sono previste dal Testo Unico sulle Acque e gli Impianti elettrici del 1933, dalle sue successive modifiche e dalla successiva normativa regionale di dettaglio. In questo caso, si fa solo riferimento ad un determinato termine per quanto riguarda la proroga delle derivazioni di acque superficiali. Volutamente si è usato il termine di "captazione" per quanto riguarda la schedatura, proprio perché si intende andare verso una schedatura generalizzata. Quindi, sotto questo profilo, la schedatura sarà rivolta a tutte le fattispecie di prelievo delle acque, anche tenendo conto che la Legge Galli classifica come "pubbliche" tutte le acque. Per un'utilizzazione privata delle acque (fatta eccezione per le acque piovane), derivando esse da corsi d'acqua o da acquiferi sotterranei, è necessario munirsi di regolare concessione.
Pregherei il collega Bertoli di prendere in considerazione il fatto che sulle definizioni di riferimento questa legge non interviene. Se dovessimo porre delle definizioni, bisognerebbe introdurle tutte: ve ne sono così tante nel comparto delle utenze d'acqua... Colleghi, vi chiedo di valutare sia la parte che riguarda la schedatura, quindi l'individuazione di tutte le captazioni, sia la proroga.
Su quanto richiamato dal collega Gatti, sono perfettamente d'accordo.
Se a febbraio, in Commissione, avevamo ipotizzato una proroga fino a dicembre, credo che, essendo trascorsi tre o quattro mesi, possiamo ancora dare un delta di tre mesi, sempre che il Consiglio sia d'accordo. Il che faciliterebbe anche quell'opera di pubblicizzazione che ci rassicurerà dell'informazione data ai cittadini e agli utenti per l'esercizio dei loro diritti.
Occorre tenere presente la situazione odierna, quella in cui versiamo: un ufficio, la Provincia, si occupa delle autorizzazioni, un altro l'ufficio tecnico-erariale, si occupa dell'aspetto finanziario e dei relativi canoni. Aspettiamo che la Bassanini vada a regime e che si riversi su un unico soggetto, che è la Regione e, per delega, la Provincia, i compiti sia di autorizzazione sia di ruolizzazione. Solo a quel punto avendo la Regione anche un suo interesse per gli introiti, la situazione sarà senz'altro completamente diversa.
Concludo il mio intervento dicendo che comprendo questo provvedimento tra le azioni propedeutiche, preparatorie per la gestione migliore di questa prima fase della partita in corso, fino a quando non saremo completamente autonomi nella gestione di tutta la questione.



PRESIDENTE

L'Assessore Cavallera nella replica complessiva ha già risposto al primo emendamento presentato dai Consiglieri Riba, Bertoli ed Orrù.
Iniziamo l'analisi dell'articolato.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

L'Assessore ha dichiarato cose che contrastano con quanto affermato nella relazione. Presidente, le leggo la frase della relazione: "...ne consegue che il restante 75% delle utenze riconosciute per antico diritto sono ormai decadute". L'Assessore nega che la frase sia così ...



PRESIDENTE

La risposta dell'Assessore è stata chiara; non è un aspetto di abusivismo.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Sono decadute?



PRESIDENTE

Certo, sarebbero decadute, ma non sono abusive!



CHIEZZI Giuseppe

Scusi, Presidente, qui si legge: "sono ormai decadute". Ho chiesto se sono decadute. Non è questa una questione di poco conto.



PRESIDENTE

Sì, ma è scritto nella relazione!



CHIEZZI Giuseppe

Ci sono migliaia di soggetti coinvolti. Voglio capire se sono ancora titolari di questo diritto o no.
Nella relazione si dice che sono decadute, poi si parla di una posizione che risulterebbe abusiva se non si approvasse la legge. Allora significa che oggi tale posizione è abusiva! Sono in gioco interessi economici rilevanti, non vorrei che qualcuno, leggendo questa relazione capisse cose diverse.



PRESIDENTE

La relazione illustra con estrema chiarezza il problema. Se il 100 delle concessioni fossero state rinnovate, con ogni probabilità noi non dovremmo varare la legge per un ipotetico 101 che non esiste. Nonostante le sollecitazioni, pur trattandosi di diritti riconosciuti nei secoli qualcuno non si è accorto di essere venuto a scadenza. Questa è la mia interpretazione.



CHIEZZI Giuseppe

Ha perso il diritto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

E' chiaro che l'utenza a cui ci rivolgiamo non è l'utenza che ha delle scadenze, come potrebbero essere i commercialisti. Ci stiamo rivolgendo a quella miriade di situazioni originatesi nel 1800, durante il periodo Sabaudo. Le bollette, intestate ai capostipiti della famiglia, si sono riversate sugli eredi che hanno continuato a pagarle. Oggi è giunto il momento di fare chiarezza, di capire chi sono gli eredi e a chi si deve far riferimento.
Con la possibilità di un rinnovo, evitiamo a questi soggetti di presentare una domanda ex novo: se esiste già un utilizzo secolare, basta un semplice rinnovo per essere in regola.
Il nostro ragionamento si basava sul desiderio di non cadere vittime della "libidine burocratica", quanto piuttosto di creare un percorso semplificato. E' questo il senso del provvedimento.
E' chiaro che se la differenza che noi potevamo osservare tra la stima degli uffici - solo una stima, non abbiamo i dati - e il numero delle domande, fosse stata di un 20%, avremmo potuto pensare che certe derivazioni non esistessero più. In considerazione del fatto che si stima l'esistenza di uno scostamento rilevante, abbiamo pensato che un atto formale, consistente in una semplice domanda di rinnovo, si poteva ancora concedere. Anche perché - ripeto - ci rivolgiamo ad un'utenza diffusa quella delle piccole aziende, che, ipoteticamente, sono sempre meno tutelate dal punto di vista dell'informazione. Del resto, tale atto ci è stato suggerito anche dalle organizzazioni rappresentative di interessi diffusi.
Se siamo stati chiari nella relazione è perché è necessario essere chiari: è un fenomeno socio-economico che deve essere conosciuto, quanto più dal legislatore che in tal modo è messo nella condizione di apprezzare il fatto e decidere di conseguenza. Se lo ha fatto il legislatore nazionale sui pozzi, non vedo perché non potremmo farlo noi.



PRESIDENTE

E' in discussione il primo emendamento, il cui testo recita: prima dell'art. 1 è aggiunto: "Art. 0 (Definizioni) 'Sono da intendersi captazioni idriche quelle prese idriche dotate di opere fisse e soggette a concessione'".
La parola al Consigliere Bertoli.



BERTOLI Gian Pietro

Il provvedimento in esame permette la riapertura dei termini per la presentazione delle domande di rinnovo delle utenze di acqua pubblica soggette a proroga. Dal momento che siamo ad agosto, per evitare di prorogare e riprorogare, penso valga la pena di prendere in considerazione un ulteriore termine che non sia dicembre.
Se vogliamo recuperare - cosa che, secondo me, è un obiettivo - anche soltanto un 20% di questo 75% non in regola, ritengo sia opportuno prevedere una proroga al prossimo anno - a giugno o a fine anno informando e coinvolgendo i Comuni. Infatti, i Comuni, nella stragrande maggioranza dove l'economia agricola non è più remunerativa, come coproprietari, in quanto facenti parte del Consorzio (neanche più costituito, neanche più definito) sono gli unici che potrebbero attivarsi bisogna quindi sollecitarli a fare loro, ad essere loro quelli che fanno emergere questo problema, perché in effetti far emergere, non so se chiamarlo abusivismo, questa situazione di incertezza è importante.
Come dicevo, il problema è quello della presentazione delle domande di rinnovo delle utenze di acqua pubblica. Secondo questa legge, dovrebbero fare la domanda anche quegli utenti saltuari che, ad esempio, pescano l'acqua nei corpi idrici per provvedere all'irrigazione artificiale.
Tuttavia, mettere sullo stesso piano tutti, e non considerare gli utenti dei pozzi, mi sembra incongruo.
Per rendere congrua questa legge, mi parrebbe più equilibrato trattare una parte soltanto del prelievo, quella delle derivazioni superficiali, ma con opera di presa fissa, rinviando la regolamentazione delle altre parti ad un secondo tempo (ecco perché ho presentato così l'emendamento). E' comunque necessario riflettere su tale questione, in modo da non trattare tutte le derivazioni allo stesso modo. Coloro che hanno le bialere che derivano dal corpo idrico sicuramente sono interessati, sono censibili sono rilevabili, hanno un rilievo; vedremo poi quale soluzione adottare per affrontare il problema degli altri utenti, quelli saltuari.
Mi rendo conto che ricondurre ad oggettività questo tipo di problema ovvero farlo emergere, non è una questione semplice, proprio perché questi utenti - almeno, una buona parte di quelli che conosco io - non hanno più alcun interesse all'utilizzo dell'acqua, se non in modo saltuario. E' un problema di un certo rilievo ed io volevo segnalare questo: escludere le denunce dei pozzi era un fatto più rilevante che non quello di escludere gli utenti di impianti di irrigazione artificiale, cosa saltuaria che ha sì una sua incidenza, (almeno in certi posti), ma altrettanto ne ha quella dei pozzi.
Quindi, nessun irrigidimento sull'emendamento, ma volevamo indicare come può essere affrontata la questione: con gradualità anche prorogando al 30 giugno o alla fine dell'anno 2000 la presentazione delle domande.



PRESIDENTE

Su questo emendamento ci sono altri interventi? La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Devo dire che il collega Bertoli, per certi versi, precorre i tempi. In sostanza lui, giustamente, propone di graduare il pagamento attraverso delle modulazioni che tengano conto del fatto che si tratta talora di prelievi occasionali o stagionali. Tuttavia noi, oggi, ci troviamo a trattare una materia che è regolata da norme fondamentali dello Stato, le quali prevedono la derivazione per moduli, attraverso opere di captazione ed una misurazione convenzionale di un certo tipo, cosa, al momento immodificabile.
Però, come ho detto, a conclusione della Bassanini, con il DL n. 112 una battaglia che abbiamo portato avanti noi Regioni - avremo il conferimento del demanio idrico. A quel punto, avremo la facoltà di regolare tutti quelli che sono i proventi di questo demanio, dalla ghiaia alle derivazioni d'acqua, con legge regionale e potremo ipotizzare tutta una serie di articolazioni.
Ad esempio, per quanto riguarda la ghiaia - salto di palo in frasca oggi come oggi si pratica un prezzo abbastanza costante; questo pu determinare un vantaggio là dove il materiale è buono (come si suol dire) e può essere un ostacolo allo svaso di certi punti critici che sono lontani dalla comodità di accesso e talvolta determinano lamentele da parte dei cittadini, perché non c'è questa flessibilità per consentire una valutazione commerciale del provento di questo bene demaniale. E' quindi una possibilità effettiva di intervento. La stessa cosa, tale e quale, si può fare per l'acqua. Le ipotesi che faceva il collega Bertoli sono senz'altro reali, ma oggi, data la rigidità della norma, non si può fare diversamente.
L'unica cosa che possiamo fare è censire e, naturalmente, far sì che attraverso degli atti aggiornati, ci sia l'individuazione dell'attuale utente; la verifica dei moduli di prelievo; la determinazione degli elementi di base su cui, oggi come oggi, gli uffici finanziari dello Stato calcolano il canone.
La grossa difficoltà è quella che dicevo prima, cioè abbiamo situazioni dove per decenni, magari chissà chi, continuava a pagare una bolletta che riceveva, che aveva solo un nome, che non aveva nessuna località, che non aveva nessuna georeferenziazione, cosa che vogliamo introdurre adesso.
Sotto questo profilo, non posso che raccomandare il ritiro dell'emendamento, perché per certi versi potrebbe essere ritenuto negativo nel senso che tutte le acque sono pubbliche, non solamente quelle; cioè tutti i tipi di prelievi devono essere onerosi, anche quelli saltuari: oggi non possiamo graduarli, ma se c'è prelievo, deve essere fatto secondo le regole. Al momento, quindi, esprimo parere contrario ed invito il collega a ritirarlo.
Noi siamo particolarmente attenti a tale questione, perché dai proventi abbiamo già ipotizzato, come Regioni del Bacino del Po, degli introiti di un certo tipo che, se opportunamente investiti, potranno dare luogo, magari attraverso dei mutui, ad alcune centinaia di miliardi di interventi per la difesa del suolo.
Il nostro lavoro è dunque quello di portare avanti questi censimenti portare avanti gli aggiornamenti di questi catasti e di questi elenchi, in modo da far poi pagare il giusto a coloro che prelevano, secondo delle graduazioni che tengano conto dell'occasionalità piuttosto che della continuità di prelievo.
Però, attenzione: anche nell'occasionalità bisognerà introdurre come elemento il periodo in cui si preleva, perché ci sono dei momenti in cui c'è abbondanza ed altri in cui c'è carenza. In futuro, quindi, dovremo dotarci di tabelle o di criteri per far pagare adeguatamente tutti i fruitori dell'acqua.



PRESIDENTE

Il Consigliere Bertoli mantiene l'emendamento?



BERTOLI Gian Pietro

Sì.



PRESIDENTE

Pongo dunque in votazione il primo emendamento, illustrato dal Consigliere Bertoli e non accolto dalla Giunta., che dobbiamo votare prima di iniziare l'esame dell'articolato perché, se approvato, si inserirebbe prima dell'art. 1.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli, 2 voti contrari e 27 astensioni.
Passiamo ora all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione nominale mediante procedimento elettronico.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 39 votanti 38 hanno risposto SI' 29 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 8 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 34 astensioni 2 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 34 astensioni 2 L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 34 astensioni 2 L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 34 astensioni 2 L'art. 5 è approvato.
ART. 6 Emendamento al titolo presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Cavallera: sopprimere dal titolo del disegno di legge le parole "nonchè per le denunce dei pozzi di cui all'art. 10 del decreto legislativo 12 luglio 1993, n. 275".
6.2) Emendamento presentato dall'Assessore Cavallera: sopprimere dalla rubrica dell'art. 6 le parole: "nonché per le denunce dei pozzi di cui all'art. 10 del D.lgs. n. 275/93".
6.3) Emendamento presentato dai Consiglieri Gatti e Bertoli: "all'art. 6, comma 1, il termine è prorogato fino al 30 giugno 2000".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bertoli; ne ha facoltà.



BERTOLI Gian Pietro

Per esprimere un voto ragionato su questo emendamento, vorrei capire le ragioni che hanno indotto l'Assessore Cavallera a presentarlo. Mi spiego meglio: un emendamento di questo tipo dà per scontato che le norme per la standardizzazione dell'informazione sulle opere connesse all'uso dell'acqua e riapertura dei termini per la presentazione delle domande di rinnovo dell'utenza di acqua pubblica prorogato dalla legge regionale 29 novembre 1996, n. 88, fossero derivazioni in toto, sia superficiali che sotterranee perché se non fosse stato così, se fossero state soltanto derivazioni superficiali, non sarebbe stato necessario presentare un emendamento per sfilare, a un certo punto dell'iter della legge, i pozzi. Se si fosse trattato soltanto di acque superficiali in modo esplicito, non avremmo presentato quell'emendamento.
Quindi qualche spiegazione di chiarimento, per rendere comprensibile il percorso con cui si è arrivati a questa formulazione, che a noi pare potesse essere - forse - affrontata meglio se si metteva in premessa che questa legge si riferiva soltanto alle opere di derivazione superficiale.



PRESIDENTE

Ci sono altri interventi sull'emendamento all'art. 6, prima di dare la parola all'Assessore? No; allora prenda pure la parola, Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Per quanto riguarda strettamente l'emendamento, faccio riferimento alla legge n. 136 del 30 aprile 1999, la quale, all'art. 28, comma 1, dice che "il termine per le denunce dei pozzi di cui... è riaperto e fissato in otto mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge", per cui andiamo a gennaio. "La presentazione della denuncia esclude l'applicazione della sanzione di cui all'art. 10" perché, per quanto riguarda i pozzi, eravamo in un regime sanzionatorio.
Noi avevamo accolto il suggerimento delle Province di riaprire i termini anche per i pozzi perché da parte del Governo e dei Ministeri era stato detto che non sarebbe più intervenuto il legislatore nazionale a regolare una materia che è di competenza regionale. Poi, invece, abbiamo registrato questa legge nazionale e allora il fatto di mantenere una proroga con legge regionale avrebbe creato una situazione di grande confusione, per cui abbiamo dovuto di nuovo cancellare la proroga per i pozzi.
Per quanto riguarda, invece, il registro delle captazioni, devo precisare che questo si riferisce a tutte le captazioni, che verranno tutte schedate, per cui è giusto, sono due cose diverse: una è il registro delle captazioni, la schedatura e l'indicazione del numero nelle domande verso la Pubblica Amministrazione per quanto riguarda i progetti, altra cosa poi è l'art. 6, che residua solo nella riapertura dei termini per il rinnovo delle derivazioni di antico diritto, che vengono ad un certo punto portate in là nel tempo.
Non so se sono stato chiaro, ma confermo - se ho capito bene quello che diceva il collega Bertoli - che si tratta di due sfere di applicazione diverse.
Visto che ho la parola, se il Presidente consente, vi è poi un altro emendamento - così non intervengo più - che porta in là nel tempo questo termine presentato dai colleghi Bertoli e Gatti; io sono d'accordo su questo emendamento.
C'è un emendamento che propone di prorogare non al 31/12/1999, ma al 30/6/2000 il termine...



CHIEZZI Giuseppe

Dopo le elezioni, addirittura?



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Non è questione di elezioni, le elezioni non c'entrano; è inutile fare illazioni perché la scadenza riguarda le Province e, se non erro, le Province sono state tutte rinnovate. Queste sono piccole derivazioni di competenza delle Province.



PRESIDENTE

Ci sono interventi sia sull'articolo che sugli emendamenti, in quanto ne sono stati illustrati due? Il primo emendamento, presentato dalla Giunta, riguarda la soppressione dalla rubrica dell'art. 6 delle parole "nonché per le denunce dei pozzi di cui all'art. 10 del D.lgs. n. 275/93"; il secondo emendamento, presentato dai Consiglieri Gatti e Bertoli, a cui ha già risposto l'Assessore riguarda la sostituzione del termine che è prorogato fino al 30 giugno 2000 anziché al 31 dicembre 1999.
Consigliere Bertoli, intende illustrarlo? Prego.



BERTOLI Gian Pietro

Svolgo due considerazioni.
La prima. Riassumo quello che in una certa misura ho già anticipato: siamo a luglio, un'adeguata azione informativa nei confronti degli utenti che sono molto disinteressati è necessaria per ottenere dei risultati che sono auspicabili (risultati di conoscenza), ma fa arrivare questa informazione a ridosso della scadenza dei tempi. Per cui direi che è oggettivo, per evitare il ridicolo per certi versi, ma di ridicolo non c'è più nulla, di prorogare il prorogato ancora una volta, spostare più in là nel tempo questi termini.
E' evidente che questo non assolve la Pubblica Amministrazione, in una certa misura, dal non aver preso in considerazione un problema così importante: difficile da governare, ma comunque un problema importante.
Quindi, auspico l'approvazione di questo emendamento che non è l'assoluzione di una certa inerzia della Pubblica Amministrazione (la metto in questi termini, così ci stiamo dentro tutti).



PRESIDENTE

Pongo dapprima in votazione l'emendamento n. 6.2) che sopprime dalla rubrica dell'art. 6 le parole "nonché per le denunce dei pozzi di cui all'art. 10 del Dec.Lgs. 275/93", presentato dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 25 voti favorevoli e 6 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
Comunico che tale votazione s'intende approvato anche l'emendamento presentato al titolo dell'art. 6.
Pongo ora in votazione l'emendamento n. 6.3) presentato dai Consiglieri Gatti e Bertoli, al comma 1 dell'art. 6, relativo alla modifica della proroga.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 31 voti favorevoli e 2 contrari.
6.4) Emendamento presentato dalla Giunta regionale a firma dell'Assessore Cavallera: "Abrogare il comma 2 dell'art. 6".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 27 voti favorevoli e 5 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
Pongo infine in votazione l'art. 6 così emendato per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 26 voti contrari 2 astensioni 6 L'art. 6 è approvato.
Prima di porre in votazione l'intero testo della legge passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Noi non parteciperemo alla votazione di questo testo di legge, perch affronta una situazione che è stata descritta con qualche ambiguità di diffusa inosservanza delle leggi; è una legge che affronta un problema delicato in un modo che non condividiamo, un modo che fa riferimento a provvedimenti di proroga, di deroga, di "vedo e non vedo" da parte della Pubblica Amministrazione.
Non è la strada che noi pensiamo si debba imboccare in questo nostro Paese per affrontare problemi di riforma e razionalizzazione dell'uso delle acque.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il disegno di legge n. 455 che si è discusso in III commissione e che oggi viene approvato, detta poche norme per l'uso delle acque e riapertura dei termini per la presentazione delle domande di rinnovo delle utenze. Riteniamo sia un provvedimento importante per il Piemonte, che colma grosse lacune; non dovrebbe però essere solo un provvedimento essenzialmente tecnico per la proroga dei termini.
Noi riteniamo che tutte le captazioni debbano essere inserite in un serio catasto delle utenze idriche, per cui a nostro parere questa legge avrebbe dovuto far emergere tutte quelle captazioni che sono invece non inserite in un serio catasto delle utenze idriche. Ad esempio i pozzi non sono secondari e non sono presenti nel provvedimento, per cui la legge regionale dovrebbe essere più completa e quindi bisogna fare secondo noi le captazioni delle opere idriche più ampie presenti su tutto il territorio della nostra Regione, che rappresentano ovviamente interessi economici anche rilevanti.
E' stato anche accertato, non solo dal dibattito in aula, ma anche in III Commissione, che vi è stato dell'abuso in materia dell'uso delle acque e la legge regionale che si vuole approvare oggi non parla di questo tema.
A noi pare grave tale mancanza, per cui una legge seria in questo campo andrebbe completata anche in questa materia, però dato che questo provvedimento va a sanare quelle complesse realtà locali, ovviamente con tutte le incertezze che ho espresso, soprattutto per le manchevolezze a partire dall'abusivismo, come Gruppo della Rifondazione ci asterremo sul provvedimento. Vorremmo però che successivamente tutto fosse inserito positivamente in una completa legge regionale che vada a completare il quadro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bertoli.



BERTOLI Gian Pietro

Una breve dichiarazione di voto, perché nonostante il nostro Gruppo si sia astenuto su alcuni emendamenti e di conseguenza su alcuni articoli voteremo a favore di questo disegno di legge, perché consideriamo l'approvazione di questa legge la riuscita di una nostra iniziativa, quindi una risposta alla sollecitazione pervenuta dal nostro Gruppo con la presentazione di un progetto di legge. Un fatto positivo, e voteremo a favore.
La nostra iniziativa è scaturita dal rilievo che abbiamo sentito fare in giro per il Piemonte da parte di alcuni utenti, i quali si dicevano disinformati rispetto alla scadenza di questi termini (entro i quali avrebbero dovuto presentare la domanda per il rinvio). Per evitare quest'area di disinformazione chiediamo all'Assessorato - se l'Assessore ci ascolta - di informare i Comuni in modo che espongano all'Albo pretorio i termini di questa legge, proprio per far sì che tutti quelli che hanno interesse a presentare la domanda per il rinnovo della concessione, lo possano fare e siano informati e rientrino quindi in quella categoria di cittadini informati che hanno dei diritti e dei doveri, ai quali commisurare le sanzioni previste dalla legge in caso di non ottemperanza.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto indìco la votazione nominale mediante procedimento elettronico, sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 votanti 37 hanno votato SI' 36 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri La legge è approvata.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

L'Assessore Masaracchio ha votato?



PRESIDENTE

Dal tabellone risulta che tutta la Giunta ha votato. Facciamo la verifica.
Dalla stampa nominativa risulta che l'Assessore Masaracchio ha votato.



PRESIDENTE

MASARACCHIO, Assessore regionale (fuori microfono)



PRESIDENTE

Ho votato! Mi assumo personalmente la responsabilità!



PRESIDENTE

Assessore Masaracchio, non c'è stata nessuna sentenza. Abbiamo semplicemente verificato che lei ha votato.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Presidi privati di diagnosi e cura

Esame interrogazioni n. 2639 inerente a "Infezione da 'Clostridium difficile' in una clinica di Torino" Interrogazione n. 2750 inerente a "Casi di infezione da batterio 'Clostridium difficile" Interrogazione n. 2757 inerente a "Clinica Sede Sapientiae di Via Bidone" Interpellanza n. 2759 inerente a "Neonati infettati a Torino in clinica privata" Interpellanza n. 2768 inerente a "Situazione Clinica privata Sades Sapietiae" Interrogazione n. 2780 inerente a "Situazione San Giovanni Molinette e Clinica Sapientiae" Interpellanza n. 2795 inerente a "Esercizio attività sanitarie Clinica Privata Sedes Sapientiae"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 3) all'o.d.g. che reca: "Interrogazioni ed interpellanze".
Secondo gli accordi assunti precedentemente l'Assessore D'Ambrosio risponderà ora alle seguenti interrogazioni e interpellanze relative alla clinica Sedes Sapientiae: interrogazione n. 26 39 presentata dalla Consigliera Spagnuolo interrogazione n. 2750 presentata dai Consiglieri Spagnuolo e Angeli interrogazione n. 2757 presentata dai Consiglieri Suino, Manica Cavaliere, Moro, Bortolin interpellanza n. 2759 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Simonetti interpellanza n. 2768 presentata dai Consiglieri Saitta e Peano interrogazione n. 2780 presentata dai Consiglieri Suino e Riba interpellanza n. 2795 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Simonetti.
Gli interpellanti hanno diritto di illustrare le interpellanze.
La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Il mio Gruppo, non essendo stato preavvisato della trattazione dell'argomento...



PRESIDENTE

E' stato detto all'inizio della seduta.



RIBA Lido

Sì, è stato detto, ma...



PRESIDENTE

Potremmo al limite iniziare la discussione.



RIBA Lido

Ma io avrei piacere di concludere questa trattazione con la presenza dei Consiglieri che hanno esteso materialmente l'interpellanza.



PRESIDENTE

Vedo che le Consigliere Suino e Manica non sono presenti in questo momento, chiedo però al Consigliere Riggio se può intervenire lui su questo argomento.



RIGGIO Angelino

Sì.



PRESIDENTE

Possiamo allora iniziare la discussione.
La Consigliera Simonetti aveva chiesto la parola per illustrare l'interpellanza n. 2759; ne ha facoltà.



SIMONETTI Laura

Come Gruppo abbiamo presentato questa prima interpellanza in data 6 luglio, ma dato il susseguirsi dei fatti, ne abbiamo presentata un'altra.



PRESIDENTE

Infatti, ve n'è un'altra di cui non abbiamo il numero, ma riporta la sua firma e quella del Consigliere Chiezzi.



SIMONETTI Laura

Mi propongo, con la mia breve illustrazione, di rendere noto ai Consiglieri l'evolversi degli avvenimenti.
La prima interpellanza è stata presentata a seguito di notizie apprese dagli organi di stampa del 5 luglio, su fatti avvenuti nella clinica privata Sedes Sapientiae.
Clinica privata che oggi sappiamo non ha alcun rapporto con la Regione se non la considerazione che la Regione rilascia l'autorizzazione, come fa per tutte le strutture sanitarie operanti sul territorio, ma nulla di più.
Infatti, non c'è un rapporto stretto di fiducia che dovrebbe prevedere un convenzionamento o un accreditamento da parte della struttura nei confronti della Regione.
In questa clinica si sono verificati dei fatti gravi: 7 neonati hanno contratto gravi infezioni intestinali alla nascita. Si apprende, sempre da notizie stampa, che la pulizia nelle strutture non era garantita, in quanto mancava una netta separazione - successivamente confermata - tra le sale di lavaggio e le camere operatorie, non esisteva un'efficace sistema di raccolta di liquidi organici e nelle vicinanze degli strumenti utilizzati si trovavano rifiuti organici.
Quindi una serie di condizioni che non garantivano i pazienti e gli stessi operatori della struttura sanitaria.
Nelle nostre interpellanze abbiamo sottolineato che la clinica Sedes Sapientiae è una struttura privata anche di riferimento, inoltre è tra le più costose nella città di Torino. I responsabili della clinica privata risultano, sempre sulla base di notizie stampa, indagati per diversi reati che vanno dalle lesioni colpose gravi, alla violazione delle norme igienico sanitarie, alla violazione della D.lgs. n. 626 che tutela la sicurezza nei luoghi di lavori.
Su questi fatti, e su altri che si sono susseguiti in questi giorni, ha aperto un'inchiesta il Procuratore Aggiunto di Torino, Guariniello. Dagli organi di stampa di questa mattina apprendiamo che è stata chiusa una struttura che svolgeva un day-hospital. Apprendiamo anche che, a partire da questa struttura, il Procuratore Aggiunto Guariniello ha ritenuto indispensabile, più che mai opportuno e urgente, condurre un'inchiesta generalizzata sulle strutture sanitarie private nel territorio regionale.
Dopo questi fatti noi abbiamo presentato l'interpellanza per chiedere: quali rapporti abbia la struttura sanitaria privata in oggetto con il sistema sanitario regionale e l'ASL competente (abbiamo appreso e appurato che non ha alcun tipo di rapporto) se la Regione abbia svolto delle azioni di vigilanza e di controllo (anche questo ci risulta non sia avvenuto).
Chiediamo spiegazioni e garanzie all'Assessore alla sanità, D'Ambrosio in quanto non è possibile assistere al fatto che la necessaria verifica puntuale di un'attività di controllo e di vigilanza su strutture che prestano dei servizi alle cittadine e ai cittadini che vi si rivolgono venga effettuata da parte del Procuratore Aggiunto Guariniello! Organi che costituzionalmente, non sono tesi a garantire la salute dei cittadini che viceversa deve essere garantita dall'ente istituzionale Regione e innanzitutto, dall'Assessorato alla sanità.
Per cui abbiamo chiesto quali siano state le Commissioni, da chi composte, quanti controlli siano stati effettuati e in quali date; di conseguenza quali siano stati gli esiti dei verbali. L'evolversi dei fatti ha sottolineato l'aspetto fondamentale della vigilanza e del controllo.
Nel frattempo il susseguirsi delle notizie ha portato alla luce ulteriori elementi, quindi la costituzione, da parte della Giunta, di una Commissione specifica di controllo e di vigilanza su questa struttura ha determinato - lo abbiamo sottolineato anche ieri in sede di IV Commissione incongruenze e contraddizioni tra le due Commissioni di vigilanza. Da un lato vi era la Commissione di vigilanza locale che, di fatto, già negli anni scorsi, avrebbe dovuto svolgere, così come previsto dalla legge, dei controlli. Non si riesce però a capire quali siano stati gli esiti di tali controlli, visto che, nonostante abbia dato il proprio parere positivo, la Commissione gerarchicamente superiore, che è stata quella istituita con delibera della Giunta regionale della scorsa settimana, ha viceversa dato un parere assolutamente contrario, individuando come elemento importante e fondamentale la chiusura delle camere operatorie.
Noi abbiamo posto quindi alcune domande; in particolare, abbiamo anche chiesto come si pensa di proseguire con il susseguirsi della gravità di tali fatti, senza appurare la necessità di individuare immediatamente una Commissione di indagine (che può essere anche la Commissione istituita a livello regionale per la verifica e per il controllo della Sedes Sapientiae) sulle strutture private.
Noi abbiamo posto tale questione da circa due anni, da quando abbiamo iniziato ad affrontare con serietà la questione della mancanza dell'assenza totale (spesso) dei requisiti nelle strutture sanitarie private; chiediamo quindi alla Giunta di accelerare questa attività di vigilanza e di controllo che, nei fatti, oggi non viene svolta. Qualora avvenissero delle verifiche più puntuali e più opportune da parte di organi competenti e formati, quasi nella regolarità e nella normalità queste strutture verrebbero immediatamente chiuse.



PRESIDENTE

Altri Consiglieri desiderano illustrare? Prego, Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Io faccio una domanda. L'Assessore alla sanità, come me, è un medico e conosce un concetto che in medicina conosciamo molto bene, che si chiama di feed back.
La domanda è: come fa il nostro corpo, il nostro organismo a funzionare quasi sempre bene? Quasi sempre! Cambia il clima; cambia la temperatura l'umidità; cambiano le condizioni sociali: eppure il nostro corpo continua a funzionare. Siamo aggrediti da batteri, da virus: eppure il nostro corpo continua a funzionare. A volte ci avveleniamo con tutta una serie di sostanze che vengono dall'esterno, però, complessivamente, la "macchina" funziona.
La macchina funziona, perché nel nostro corpo - i cattolici dicono che così è previsto dall'Entità Suprema - esiste questo meccanismo, che si chiama di feed back.
Io avvio un processo; per realizzare questo processo mi costruisco dei mattoncini che mi servono per metterlo in piedi e poi, alla fine, verifico se quello che ho progettato, se la missione che avevo affidato a quel pezzettino di corpo, ha avuto l'esito che io mi ero proposto. Questo spiega come funziona bene il nostro corpo.
Nella sanità, nell'assistenza troppo spesso - e capita molto spesso! noi non scopriamo le cose con un meccanismo interno alla nostra organizzazione.
Io non vedo con molto piacere l'attività del procuratore Guariniello non perché non lo stimi, ma perché non è possibile - Dio Santo! - che il meccanismo rivelatore delle disfunzioni debbano essere le inchieste di un procuratore giudiziario. Cioè soltanto quando si è realizzato un danno viene fuori che qualcosa non funziona! In realtà la situazione non è così, perché se siamo arrivati al livello del danno, in questo caso dei bambini infettati da clostridium difficile noi possiamo immaginare che quella è solo la punta dell'iceberg di una malfunzione.
Tutti quanti faranno gli esami del sangue e saranno rimasti per lo meno stupefatti dal fatto che possiamo fare gli esami del sangue quasi tutti quelli che siamo qui dentro e i nostri parametri sono all'interno di una range, di un valore minimo e di un valore massimo, di pochissimo distante per milligrammi, a volte per millionesimi di grammo.
Perché è possibile questa costanza di valori? Perché esiste questo meccanismo di feed back, che è - detto in una parola - un meccanismo di controllo.
Noi non possiamo continuare ad emettere attività legislativa, ad emettere circolari, ad emettere ordinanze e trascurare quello che è un ruolo fondamentale che deve avere la Regione, che è la capacità di controllo.
Noi, al momento attuale, stiamo discutendo un documento abbastanza importante, una deliberazione abbastanza importante in IV Commissione, che riguarda l'accreditamento delle strutture che debbono erogare i servizi sanitari. Questo è importante, perché noi dobbiamo garantire a chi riceve la prestazione sanitaria la qualità di questa prestazione.
E' una deliberazione, quindi, sacrosanta: ma che cosa ci dà la garanzia della qualità e della costanza della qualità? Il fatto che sia stata soddisfatta una serie di percorsi burocratici? Che ci sia stata la vidimazione dei vigili del fuoco o il controllo del Comune per quello che riguarda l'agibilità dei locali o il fatto che una volta siano stati tarati gli strumenti? O deve esistere un meccanismo di controllo sistematico? Oppure i controlli debbono essere affidati ad un Consigliere dei Pensionati che una volta ogni tanto si va a fare una gita dentro gli ospedali? O ad un europarlamentare (credo) che si fa un po' di propaganda con i blitz? Se il nostro corpo dovesse funzionare così, noi saremmo continuamente malati (se avessimo questo tipo di meccanismo)! E il danno - badate - poi non è soltanto dei bambini infettati da clostridium difficile: è il fatto che si crea incertezza rispetto alle prestazioni che vengono erogate.
Voglio ricordare una cosa: noi non siamo responsabili della sanità pubblica (noi come Regione, come istituzione). Noi siamo responsabili della sanità nel suo complesso; quindi poco conta che la Sedes Sapientiae sia o meno convenzionata, sia o meno accreditata. Noi dobbiamo effettuare questa nostra capacità di vigilanza in modo costante.
Le obiezioni che al momento attuale le stiamo facendo, Assessore, per quello che riguarda questa deliberazione sull'accreditamento che speriamo presto arrivi in aula, riguardano questo fatto: noi non siamo organizzati per effettuare i controlli.
I controlli che vengono fatti, il più delle volte, sono ex post; la nostra interrogazione è estremamente scarna e semplice e, se va a guardare è uguale a tante altre interpellanze ed interrogazioni che abbiamo fatto che purtroppo riguardano sempre interventi ex post.
Assessore, vediamo di organizzarci in modo tale che i controlli vengano fatti sempre e comunque ex ante.
Adesso, però, aspettiamo la risposta rispetto a questa vicenda, ancora una volta purtroppo solo dopo che è accaduta.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi di illustrazione, ha la parola l'Assessore D'Ambrosio per la risposta.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Rispondo, in realtà, alle interrogazioni nn. 2750 e 2757 e all'interpellanza n. 2759, presentate rispettivamente dai Consiglieri Spagnuolo e Angeli; Suino, Moro, Bortolin, Manica e Cavaliere; Chiezzi e Simonetti. Tutte attengono alla Casa di cura Sedes Sapientiae.
Debbo dire ai colleghi del Gruppo Comunisti Italiani che alla loro interpellanza, pervenuta solo ieri, non ho avuto la possibilità di dare una risposta, anche perché è un'interpellanza molto articolata; mi riservo di farlo nei prossimi giorni, a cominciare da venerdì prossimo.
In relazione quindi alle interrogazioni e all'interpellanza di cui all'oggetto, debbo precisare quanto segue: "In conseguenza di una comunicazione della Procura della Repubblica, la Direzione regionale "Controllo delle Attività Sanitarie" ha chiesto alla Direzione dell'ASL 1, con fax urgente datato 7 luglio 1999, l'intervento della Commissione di vigilanza per un sopralluogo alla Casa di Cura Sedes Sapientiae. Contestualmente la Direzione Regionale Sanità Pubblica ha incaricato, per la parte di propria competenza, un gruppo di lavoro per procedere ad ulteriori verifiche.
Prima di procedere nella risposta, debbo chiarire che vi sono alcuni servizi che sono in capo al Dipartimento di Prevenzione dell'ASL 1; questi servizi sono: lo SPRESAL (Servizio Prevenzione e Sicurezza degli Ambienti di Lavoro) e il SISP (Servizio di Igiene e Sanità Pubblica). In realtà, la Commissione di vigilanza sulle Case di Cura private è un'emanazione appunto di questo SISP, cioè di questo Servizio di Igiene e Sanità Pubblica.
Le relazioni presentate dalla Commissione di vigilanza e dal gruppo di lavoro formato dalla Direzione Regionale Sanità Pubblica evidenziavano elementi discordanti e ciò si può spiegare col fatto che la prima, cioè la Commissione di vigilanza di cui alla L.R. 5 del 14/1/1987 - emanazione come ho detto poc'anzi, del SISP, ovvero Servizio di Igiene e Sanità Pubblica - ha il compito di rilevare gli aspetti di tipo igienico-sanitario connessi con i requisiti dettati sempre dalla L.R. 5/87, mentre il gruppo di lavoro, costituito da due operatori SPRESAL e dalla referente regionale per le Infezioni Ospedaliere ha fatto riferimento soprattutto agli aspetti inerenti l'igiene e la sicurezza nell'ambiente di lavoro, includendo anche i problemi connessi con potenziali contaminazioni batteriche.
Non avendo, quindi, a disposizione elementi omogenei ai fini dell'adozione dei provvedimenti regionali di competenza, la Giunta regionale, con propria deliberazione n. 1-27793 del 13/7/1999, ha provveduto a nominare una Commissione tecnica congiunta, con l'incarico di accertare compiutamente, acquisendo ulteriori e più completi elementi di valutazione, la reale presenza ed entità di fattori di rischio sanitario e le eventuali specifiche prescrizioni per la loro rimozione.
In data 15 luglio 1999 la Commissione tecnica effettuava il sopralluogo presso la struttura e, sulla scorta di quanto accertato, formulava una proposta di adozione di provvedimenti di competenza regionale, riportati nel verbale consegnato ai competenti uffici dell'Assessorato alla Sanità in data 16 luglio 1999.
La Giunta regionale, acquisita la relazione della succitata Commissione tecnica, in data 19 luglio 1999, con proprio atto deliberativo disponeva quanto segue: 1. sospensione immediata dell'attività del blocco operatorio sito al secondo piano della Casa di Cura sino ad accertata ottemperanza alle prescrizioni di cui al verbale redatto dalla Commissione tecnica 2. demandava all'ASL 1 di Torino, competente per territorio, la notificazione del provvedimento alla Casa di Cura interessata 3. demandava alla Commissione tecnica l'accertamento dell'avvenuta ottemperanza alle prescrizioni, di cui al verbale della medesima, ai fini dell'adozione del provvedimento di autorizzazione a riprendere l'attività del blocco operatorio sito al secondo piano della Casa di Cura.
Debbo altresì chiarire che il blocco delle sale operatorie site al quinto piano è stato disposto dalla Direzione della Casa di Cura stessa perché sono iniziati i lavori al sesto piano, dove dovrebbe esserci un blocco operatorio nuovo.
La Casa di Cura, com'è stato sottolineato poc'anzi, è una Casa di Cura autorizzata, sulla quale ovviamente ha giurisdizione e quindi il dovere e la possibilità di esercitare i dovuti controlli l'ASL 1, competente territorialmente.
A proposito dell'accreditamento, debbo dire che la previsione di una verifica a tappeto dei requisiti minimi per lo svolgimento delle attività sanitarie è stato prevista nella deliberazione di recepimento del DPR 14/1/1997. Abbiamo iniziato la discussione in IV Commissione; speriamo di portare sollecitamente avanti questa deliberazione di Consiglio, che sarà sperimentata in Regione Piemonte per due anni, prima di adottare una legge specifica.
Io, signor Presidente, mi fermo qui, ovviamente disponibile a dare le risposte che gli interpellanti ritengono ancora opportuno vengano loro date.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Riggio; ne ha facoltà.



RIGGIO Angelino

Debbo dire che la risposta dell'Assessore è un po' burocratica e un pochino mi preoccupa, perché non c'è l'inversione di rotta che ci si aspetterebbe di fronte a fatti di questo genere. Tra l'altro, l'Assessore non risponde all'interrogazione n. 2780, in cui noi ricordavamo che in passato abbiamo presentato numerose interrogazioni - per alcune aspettiamo ancora la risposta - che hanno messo in evidenza i problemi (leggo testualmente) "relativi alla programmazione sanitaria, alle infezioni nosocomiali, alle biotecnologie, alla sicurezza dei lavoratori del settore e degli utenti dei servizi sanitari".
Su queste cose c'erano stati degli impegni assunti dall'Assessore regionale alla sanità D'Ambrosio in occasione di discussioni in Commissione, in particolare in merito a relazioni dettagliate sulle "infezioni nosocomiali e provvedimenti assunti per contenerne l'espansione e la pericolosità, la verifica di condizioni d'igiene e trattamento presso le Case di Cura private, gli strumenti valutativi per contenere il dilagare della spesa sanitaria a danno dei servizi di prevenzione sul territorio, la disparità di disposizione relativa all'uso di strumentazioni biotecnologiche per contenere i rischi per i lavoratori e per gli utenti".
Bisogna arrivare ad una inversione di tendenza. Forse non sono stato capito, prima. Facciamo pure i controlli ex post, sono doverosi, ma come ci attrezziamo per fare in modo che siamo noi, come istituzione, a fare sistematicamente, non quando siamo svegliati da Guariniello, i nostri controlli? E' questa la domanda.
Io sono rimasto stupefatto. Stiamo parlando in Commissione, ad esempio di questa famosa deliberazione sull'accreditamento e in questa deliberazione è previsto che soltanto 180 giorni dopo che sarà approvata la deliberazione - quando sarà approvata - saranno forniti i criteri su come formare i controllori; figuriamoci quando saranno insediate le strutture di controllo! Noi dobbiamo organizzarci perché il controllo sia parte integrante anzi fondante, del nostro lavoro; noi non possiamo pensare di essere quelle tre cose che dovremmo essere - ente di indirizzo, di legislazione e programmazione e di controllo - se non abbiamo una di queste tre gambe. Se il controllo non funziona, gran parte della nostra attività viene dispersa nel vuoto, si trasforma in dichiarazioni che poi non hanno assolutamente una consequenzialità dal punto di vista pratico.
A queste domande l'Assessore non ha dato risposta. E noi avevamo presentato un'interrogazione sulle infezioni nosocomiali in tempi assolutamente non sospetti - i colleghi della IV Commissione lo ricordano: l'avevamo presentata a ottobre dell'anno scorso.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Simonetti; ne ha facoltà.



SIMONETTI Laura

Ricordo al Consiglio che insieme ad altri colleghi della minoranza avevamo presentato un ordine del giorno che è ancora tra i punti iscritti credo ormai da qualche anno, all'o.d.g. del Consiglio regionale, in cui chiedevamo di affrontare con urgenza la questione dei controlli e della vigilanza nelle strutture sanitarie e in particolare l'istituzione di una Commissione d'indagine.
L'Assessore risponde non rispondendo, come è già avvenuto ieri in IV Commissione, cioè imputando la responsabilità ad organi differenti che hanno differenti funzioni, ognuno dei quali valuta il grado di possesso dei requisiti sulla base di alcune indicazioni normative piuttosto che altre.
Per cui abbiamo lo SPRESAL che individua le normative più specifiche in relazione alla sicurezza dei posti di lavoro e poi l'Assessore nominava altri organismi come il SISPE e la Commissione di vigilanza e di controllo locale istituita invece dall'ASL, in questo caso facciamo riferimento all'ASL 1, che dovrebbe basare il proprio controllo tenendo, da un lato come punto di riferimento la legge n. 5 che stabilisce i requisiti minimi dall'altro, le indicazioni della legge n. 626 e i regolamenti di igiene e di salute pubblica.
Il problema, Assessore, è chiedersi come mai l'ASL e la Commissione di vigilanza e di controllo che aveva operato i controlli e le azioni di vigilanza dovuti annualmente, non si era accorta dell'assenza dei requisiti, non per essere accreditata o convenzionata, quindi di requisiti interiori, ma dei requisiti minimi per poter essere autorizzata, cioè per poter operare sul territorio regionale e quindi offrire delle prestazioni sanitarie alle cittadine e ai cittadini che si rivolgono a tale struttura! Su questo l'Assessore non ha risposto. Come mai, se le Commissioni di vigilanza e di controllo operano le azioni di vigilanza e di controllo queste azioni non producono dei risultati volti e finalizzati alla verifica effettiva dei requisiti? Ogni qualvolta ci troviamo di fronte a delle indagini istituite ad hoc su strutture sanitarie, spesso private, la conclusione è che queste strutture sono completamente assenti dei requisiti minimi, spesso, e nella maggior parte dei casi vengono chiuse! Su questo - ripeto - non c'è stata risposta! Anche oggi, come ieri in IV Commissione, l'Assessore imputa il tutto ad una carenza effettiva, nelle Commissioni di vigilanza, di personale, ma in particolare della formazione del personale: abbiamo poco personale e quel poco che abbiamo è anche dequalificato da un certo punto di vista, quindi ha delle carenze in termini di formazione.
Ci sono delle carenze legislative, Assessore, perché abbiamo una serie centinaia e centinaia, se non migliaia! - di strutture che nel nostro territorio piemontese oggi non hanno una normativa di riferimento se non un Regio Decreto risalente al 1934 e che dovrebbero essere contenute in un testo normativo che non c'è! Che oggi è stato presentato e che è all'ordine del giorno della discussione, ma che - ricordiamoci tutti - avrebbe comunque e pur sempre un carattere sperimentale! Quindi non sarà vincolante, da un certo punto di vista, perché è pur sempre un testo legislativo, mentre sarà vincolante, cioè più specifica ed entrerà nel merito, una legge che tra due anni, dopo il carattere di sperimentazione di questo provvedimento, andrà a recepire totalmente il decreto del Presidente della Repubblica.
Anche su questo, Assessore, ci aspettavamo che il governo regionale valutando le carenze e le assenze rispetto ad un'attività fondamentale quale quella del controllo e della vigilanza per l'assenza dei requisiti presentasse un piano di intervento straordinario in termini di risorse finanziarie e di progettualità rispetto alla formazione del personale! Anche questo non c'è stato! L'unica questione, affrontata tra l'altro dai tecnici e non dall'Assessore, ieri in IV Commissione, è stata quella del nodo delle commissioni di vigilanza che d'ora in poi non punteranno più su aspetti quantitativi, ma su aspetti qualitativi. Punteranno cioè maggiormente sull'aspetto della formazione del personale piuttosto che sulla quantità del personale. Il problema è che, peraltro illustrato dai tecnici, si tratta di proposte non contenute di fatto oggi su atti che hanno una validità e che possono riversarsi immediatamente sulle strutture! Dopo un susseguirsi di fatti di questa gravità e in attesa di un testo legislativo che pur parzialmente andrà a normare tante di queste strutture ci chiediamo se l'Assessore non abbia previsto, immediatamente, non correndo dietro possibilmente al Procuratore Guariniello che di fatto oggi sta svolgendo i controlli che la Regione non è stata in grado di fare e comunque di arrivare a risultati anche di garanzia e di tutela della salute delle cittadine e dei cittadini che si rivolgono a queste strutture, che cosa aspetta a predisporre immediatamente una Commissione di indagine per verificare tutte le strutture private sul territorio piemontese che abbiano i requisiti perlomeno minimi previsti dalla legge 5 del 1987! Vorrei ricordare ai colleghi che quella legge prevedeva una deroga rispetto ai requisiti, quindi abbiamo una legge vecchia, obsoleta, che peraltro la Giunta - questa Giunta! - ha modificato nel 1996 andando a svuotare, a nostro parere - l'avevamo già fortemente criticata questa legge degli aspetti essenziali, inserendo cioè una deroga temporanea o addirittura permanente! Ci chiediamo se in queste condizioni normative la Giunta non intenda immediatamente adoperarsi per istituire degli strumenti che possano garantire che le strutture private che oggi operano possano continuare ad operare! Altrimenti si continua a viaggiare nelle condizioni per cui i privati peggiori, cioè che individuano nella struttura sanitaria elemento esclusivamente di profitto, si trovano avvantaggiati, mentre i privati responsabili che decidono, autonomamente, coscientemente e responsabilmente, di investire risorse finanziarie personali, si trovano di fatto in difficoltà e svantaggiati.
Pertanto, non siamo assolutamente soddisfatti e riteniamo grave l'assenza di risposte sull'interpellanza da noi presentata in data 19 luglio. Gli argomenti proposti sono di assoluta attualità, pensavamo che al loro riguardo l'Assessore potesse darci delle risposte senza aver bisogno di ulteriori approfondimenti.



PRESIDENTE

Sul problema Sedes Sapientiae risulta quindi ancora da trattare l'interpellanza urgente n. 2795 per la quale l'Assessore e la Giunta regionale si riservano una risposta.


Argomento: Formazione professionale

Esame interrogazione n. 2763 inerente a "Posizione della Regione nei confronti del Consorzio USAS" ed esame interpellanza n. 2764 inerente a "Perdita finanziaria Consorzio USAS"


PRESIDENTE

Passiamo dunque all'interrogazione n. 2763 e all'interpellanza urgente n. 2764 presentata la prima dai Consiglieri Riba, Vindigni, Foco, Miglietti e la seconda dai Consiglieri Chiezzi e Simonetti.
Il Consorzio USAS è il secondo argomento su cui la Giunta è disponibile a rispondere. Nella distribuzione dei nostri lavori la Giunta si era detta disponibile a rispondere sulla Clinica Sedes Sapientiae, sul Consorzio USAS e sulle posizioni organizzative del personale. Poi mi pare ci sia un'intesa per valutare l'ordine del giorno relativo alle problematiche dell'avicoltura in Piemonte. Chiedo ai colleghi di rientrare in aula per assistere al dibattito. Mi pare che l'ordine del giorno relativo all'avicoltura sia stato condiviso da tutta la III Commissione.
La parola all'Assessore Burzi sul Consorzio USAS.



BURZI Angelo, Assessore al bilancio

Leggo la risposta alle due interrogazioni, una a firma Riba, Vindigni Foco e Miglietti e l'altra a firma dei Consiglieri Chiezzi e Simonetti sullo stesso argomento. C'è anche della documentazione che potrà essere utilmente distribuita.
a) Natura del rapporto tra Regione e Consorzio USAS Il Consorzio USAS, come noto, è affidatario dei servizi formativi con didattica d'aula per il personale regionale. L'affidamento è conseguente a regolare gara d'appalto, in ottemperanza alla DGR n. 94-162415 del 27/1/1997, con cui la Giunta regionale ha approvato il capitolato speciale d'appalto e l'indizione di gara con procedura ristretta (licitazione privata) per l'affidamento triennale della gestione dei servizi formativi con didattica d'aula per il personale dipendente della Regione Piemonte.
Conseguentemente all'espletamento della procedura di gara, l'aggiudicazione è stata effettuata con DGR n. 61-21279 del 29/7/1997 affidando la realizzazione dell'attività formativa con didattica d'aula per un triennio al Consorzio USAS.
b) Compenso riconosciuto al Consorzio USAS Il prezzo di aggiudicazione ammonta a: lire 1.890.000 per ogni giornata di formazione/aula. L'art. 3 del Capitolato Speciale d'Appalto definisce che: "Si stabilisce di assumere quale parametro contrattuale la giornata di formazione/aula, indipendentemente dalla durata e dal numero di edizioni di ogni intervento formativo da realizzare.
La giornata di formazione/aula assunta quale parametro non può eccedere le otto ore ed è comprensiva di tutte le prestazioni stabilite dall'art. 6 del capitolato.
La giornata di formazione/aula può essere fruita in frazioni di un mezzo pari a quattro ore, per meglio rispondere alle esigenze didattiche di interventi formativi i cui programmi richiedano durate intermedie ovvero una maggiore articolazione nel tempo, anche con moduli di aggiornamento e/o stages di autoapprendimento. ...
La partecipazione media stabilita per ogni giornata di formazione/aula è di 25 unità. La Regione Piemonte, a propria discrezione, può estendere il numero dei partecipanti sino ad un massimo di 35 ovvero provvedere alla formazione di gruppi di dimensione più ridotta, a seconda delle caratteristiche didattiche richieste e delle esigenze organizzative".
c) Lavori eseguiti dal Consorzio USAS L'art. 1 del Capitolato Speciale d'Appalto definisce che: "La gestione dei processi formativi con didattica d'aula per la formazione del personale dipendente della Regione Piemonte, relativamente alle seguenti aree formative: a) formazione manageriale b) formazione al ruolo c) formazione area comunicazione istituzionale e) formazione area giuridica g) formazione settoriale.
Sono escluse dal presente appalto le aree formative: d) formazione area informatica f) formazione area linguistica h) formazione a domanda individuale.
L'appalto è riferito alle attività formative di tipo corsuale sopraindicate, comprensive delle prestazioni connesse al processo formativo elencate all'art. 6 del capitolato." La definizione dei corsi da realizzare viene effettuata sulla base della rilevazione dei bisogni formativi. I corsi e le attività formative da realizzare sono successivamente stabiliti dal Piano di formazione del personale regionale, lo strumento di programmazione delle attività formative approvato annualmente dalla Giunta regionale, in ottemperanza a quanto previsto dal contratto collettivo decentrato inerente le "Linee di indirizzo generale per la formazione del personale", stipulato dalla Regione Piemonte in data 17 dicembre 1996, ai sensi dell'art. 51 comma 3 del decreto legislativo 29/93 e successive modifiche e integrazioni.
I documenti programmatori a cui va ascritta l'esecuzione del contratto con il Consorzio USAS sono i seguenti: DGR n. 6-22490 del 15 settembre 1997 "Piano stralcio di Formazione del personale regionale".
DGR n. 15-23941 del 9 febbraio 1998 "Piano di Formazione 1998 del personale regionale" DGR n. 14-26702 del 22 febbraio 1999 "Piano di Formazione 1999 del personale regionale".
La definizione del numero di edizioni di ciascun corso viene effettuata sulla base della quantificazione dei bisogni formativi effettuata con circolare alle Direzioni regionali. Gli impegni di spesa assunti per la realizzazione dei corsi affidati al Consorzio USAS sono i seguenti: 1997 -DGR n. 61-21279 del 29 luglio 1997 "Gara d'appalto a procedura ristretta per la gestione di processi formativi con didattica d'aula per la formazione del personale dipendente della Regione Piemonte. (...) Aggiudicazione del servizio al Consorzio USAS. Spesa lire 300.000.000 Cap.
10280/97".
Si precisa che l'impegno di spesa relativo al 1997 è stato assunto contestualmente all'affidamento con atto deliberativo. Gli impegni di spesa degli anni successivi, conseguentemente all'applicazione della L.R. n.
51/97 sono invece stati assunti con determinazione dirigenziale.
1998 - Determinazione della Direzione Organizzazione, Pianificazione Sviluppo e Gestione delle Risorse Umane n. 182 del 17 giugno 1998 "Formazione con didattica d'aula 1998. Spesa lire 439.992.000 Cap.
10280/98".
1998 - Determinazione della Direzione Organizzazione, Pianificazione Sviluppo e Gestione delle Risorse Umane n. 338 del 27 novembre 1998 "Piano di Formazione. Spesa lire 244.176.000 per la formazione con didattica d'aula".
1999 - Determinazione della Direzione Organizzazione, Pianificazione Sviluppo e Gestione delle Risorse Umane n. 210 dell'1 luglio 1999 "Formazione con didattica d'aula 1999. Spesa lire 492.650.000 Cap.
10280/99".
d) Regolarità e controllo delle prestazioni effettuate dal Consorzio USAS La Regione Piemonte, fruendo di servizi formativi affidati al consorzio, esercita una costante attività di verifica e controllo delle prestazioni effettuate.
Non essendosi verificate irregolarità significative nell'erogazione di servizi richiesti regolamentati dal capitolato d'appalto, non sono stati necessari controlli formali ai fini dell'applicazione degli articoli 16 (penalità ed esecuzione d'ufficio) e 17 (clausola risolutiva espressa) del capitolato.
Il settore Formazione del Personale esercita una quotidiana attività di monitoraggio e verifica, dalla fase della scelta dei docenti, alla pianificazione delle aule, alla produzione del materiale didattico all'avvio di ogni corso programmato, alla verifica delle presenze in aula.
Sono agli atti dell'ufficio i fogli firma attestanti presenze ed effettuazione dei corsi ed i questionari di fine corso, strumento tangibile, ma non unico, di costante opera di verifica e controllo svolto dall'Ente.
e) Prestazioni liquidate al consorzio USAS Ogni atto di liquidazione presuppone una preventiva verifica non solo dell'effettivo svolgimento dell'attività formativa, ma anche della conformità della prestazione a quanto disposto dal Capitolato d'Appalto.
L'art. 15 del Capitolato Speciale d'Appalto definisce che: "Il pagamento del corrispettivo è subordinato all'emissione della fattura nonché all'accertamento della regolare esecuzione delle prestazioni da parte della Regione Piemonte. Il pagamento sarà effettuato solo sulla base delle prestazioni effettivamente erogate dalla ditta affidataria.
La ditta affidataria potrà emettere fattura a conclusione di ogni progetto formativo o, nel caso siano previste più edizioni, al termine di ogni edizione. Qualora un progetto formativo sia calendarizzato per oltre tre mesi, la ditta affidataria può emettere una fattura intermedia comunque non eccedente il 50% del costo complessivo.
Le fatture, a discrezione della ditta affidataria, possono anche essere cumulative di più interventi formativi, purché i relativi oneri risultino dettagliati.
Le fatture dovranno essere accompagnate dalle relazioni consultive relative ad ogni intervento formativo a cui sono riferite, comprensive delle eventuali osservazioni e proposte formulate dai docenti.
La Regione Piemonte provvederà al pagamento entro 90 giorni dalla presentazione dei predetti documenti." Si fornisce in allegato l'elenco cronologico ed analitico di tutti i corsi realizzati in esecuzione del contratto con il Consorzio USAS, con il riscontro della fattura di riferimento per quelli già liquidati.
f) Prospettive dell'affidamento al Consorzio USAS Pur nella consapevolezza delle gravi difficoltà attraversate dal Consorzio USAS, come rilevato nelle interpellanze, a tutt'oggi l'attività formativa viene svolta regolarmente ed è stata assicurata la piena esecuzione del contratto, sino alla sua scadenza (estate 2000) I corsi attualmente a calendario si stanno svolgendo senza alcun problema, secondo la calendarizzazione concordata tra Consorzio USAS e Regione Piemonte.
La programmazione dei corsi previsti nel quadrimestre settembre dicembre è stata regolarmente effettuata ed il lavoro programmatorio e progettuale preliminare si sta realizzando come previsto.
Si fornisce in allegato l'elenco cronologico ed analitico di tutti i corsi programmati per il quadrimestre settembre-dicembre con il Consorzio USAS.
A settembre dovrà essere programmato il semestre gennaio-giugno 2000 di cui il Consorzio USAS è già a conoscenza, con cui si andrà alla scadenza del contratto e al completamento del fabbisogno formativo quantificato.
g) Eventuale risoluzione del contratto Il Capitolato speciale d'appalto ha comunque previsto, all'art. 17, la possibilità di risolvere anticipatamente il contratto: "Potrà addivenirsi alla risoluzione del contratto prima della scadenza, ai sensi dell'art. 1456 del codice civile, fermo restando in ogni caso il diritto al risarcimento dei danni.
1) Quando la ditta affidataria non adempia puntualmente ad uno degli obblighi assunti con il contratto 2) Quando la ditta affidataria intercorra per più di una volta nelle inadempienze di cui alla lettera c) e/o per più di tre volte nelle inadempienze di cui alla lettera b) del precedente articolo 15 3) Quando la ditta affidataria ceda a terzi o subappalti i servizi appaltati (fatta salva la possibilità di avvalersi di docenti eventualmente operanti anche per altre strutture formative ed aziendali) L'amministrazione regionale si riserva di escludere dalla partecipazione a gare per un periodo non inferiore ai sei anni la ditta nei confronti della quale si è proceduto alla risoluzione del contratto.
Anche se nessuna ipotesi di risoluzione del contratto è oggi ipotizzabile è pertanto formalmente definita la possibilità di salvaguardare il regolare funzionamento dell'attività formativa programmata per il personale regionale".
In allegato ci sono, come peraltro detto durante la lettura della relazione, il calendario dei corsi del 1997, 1998 e 1999.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vindigni.



VINDIGNI Marcello

Rilevo che la risposta data dall'Assessore è quantomeno incompleta. I quesiti posti sono due. Il primo chiede quali sono stati i lavori eseguiti dal consorzio USAS, per conto della Regione, qual è stato il compenso riconosciuto e quanto è stato liquidato per ciascuno di essi.
Il secondo quesito chiede quali sono i lavori che l'USAS sta svolgendo per conto della Regione, qual è l'importo concordato, qual è lo stato di attuazione e quali sono le prospettive conclusive per ciascuno di esse.
L'Assessore ha accennato ad un solo lavoro, quello relativo all'attività formativa. Posso, perché sono stato coinvolto, attraverso una Commissione costituita, dire che mi pare che l'USAS abbia anche svolto un lavoro di assistenza per conto della direzione regionale per l'industria e un altro lavoro di assistenza per quanto riguarda la direzione regionale per la montagna.
Ripeto, il primo dei due quesiti posti non ha avuto risposta.
Pertanto chiedo un supplemento di risposta.
Prendo atto che per quanto riguarda il secondo quesito, relativo all'attualità, nonostante le difficoltà dell'USAS - almeno stante le notizie dei giornali - l'Assessore dice che il programma, oggetto dell'incarico, è in corso di svolgimento, e non dovrebbe subire modifiche o essere condizionato dalle vicende.
Noi ne prendiamo atto e, ovviamente, valuteremo, nei prossimi mesi, se quanto detto dall'Assessore corrisponderà a verità.
Varrebbe la pena che la Giunta desse una sua valutazione sul perché un consorzio, costituito dall'Università, dal Politecnico, dalle Banche, dalla Camera di Commercio - che hanno impegnato nel consorzio uomini validi - si trovi in difficoltà come appreso dai giornali. Non credo sia una domanda oziosa quella che noi poniamo, perché questa esperienza mina la credibilità di una parte importante del sistema Piemonte. Siccome in più occasioni abbiamo detto che vogliamo utilizzare al massimo le migliori risorse del Piemonte, il consorzio sicuramente era un'occasione per dimostrare che le risorse del Piemonte potevano essere messe in campo anche per un progetto importante, quello della formazione della pubblica amministrazione, che è destinato ad avere un impegno sempre maggiore. Non a caso sono stati organizzati, alcuni mesi fa, in questa sede, per iniziativa del Consiglio regionale, dei convegni sulla riforma della pubblica amministrazione.
Varrebbe la pena che la Giunta esprimesse un suo giudizio sulle ragioni che hanno portato questo consorzio a vivere le difficoltà di cui abbiamo appreso dai giornali e su quello che la Regione intende fare affinch queste difficoltà vengano superate, affinché le tematiche, di cui il consorzio si occupa, possano essere svolte senza incertezze.
Anche questo richiede un supplemento di risposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. L'Assessore non ha fornito risposta all'interpellanza in merito a due questioni, che sono quelle che hanno motivato l'interpellanza stessa.
Non ha risposto alla domanda: se non intende, la Giunta o l'Assessore acquisire informazioni sulla relazione del revisore dei conti in merito allo stato finanziario del Consorzio USAS. E partiamo di lì: notizie di un buco di bilancio. Cosa ci dice l'Assessore su questo? Non ha risposta alla domanda: quali iniziative si intenda assumere al fine di garantire la certezza e la sicurezza del posto di lavoro a circa 40 dipendenti USAS (per i quali si osservava anche l'eventualità, sempre sulla base della relazione del revisore dei conti così come è stata riferita dai giornali, di ritardi ed omissioni relative ai versamenti fiscali e previdenziali).
Chiedevamo di conoscere la situazione di gestione del personale all'interno dell'USAS: se ci siano state o no omissioni fiscali; se siano stati pagati gli stipendi a tutti, visto che questo Consorzio si è caratterizzato per numerosi e lauti incarichi di consulenza esterna.
Allora, c'è un buco di bilancio; non venivano pagati gli stipendi; si davano consulenze in gran numero: su questi elementi, che forse potevano anche trovare spazio nel capitolato, nel contratto, nel senso che spesse volte la Pubblica Amministrazione nei capitolati scrive che comunque l'afffidataria del servizio deve rispettare le regole (e quindi deve pagare le tasse, fare i versamenti, versare i contributi, pagare gli stipendi e se così non è, questi sono motivi di rescissione del contratto) l'Assessore non ha detto nulla.
L'Assessore ha informato - e sentendo le considerazioni del collega Vindigni, anche solo parzialmente - sull'attività di formazione dell'USAS fatta per conto della Regione, ma non ha informato - lo chiedevamo anche noi - sull'insieme dei rapporti economici che l'USAS ha tenuto con la Regione Piemonte e che si sono sviluppati non solo verso l'attività didattica d'aula - tra l'altro svolta, mi pare, raramente o del tutto negativamente nei confronti del personale dirigente della Regione - ma anche in altre direzioni.
Ricordo - non so se il collega Vindigni faceva riferimento allo stesso fatto - di aver partecipato al Piccolo Regio ad una riunione su un tema organizzato dall'USAS (e non era una didattica d'aula).
Chiediamo dunque all'Assessore se, per cortesia, può risponderci sull'insieme dei rapporti economici tenuti dalla Regione con l'USAS e sull'ammontare complessivo.
Dalle cifre che risultano pare che la Regione non sia un cliente da poco e, se l'USAS ha un buco di bilancio di 9 miliardi, piacerebbe sapere quale sia stata la cifra riconosciuta per servizi resi dall'USAS dalla Regione Piemonte.
Inoltre, gradiremmo sapere se la situazione attuale interna dll'USAS è in regola con le leggi vigenti, perché se l'USAS continua a svolgere questa attività e lo fa nel modo in cui risulterebbe averlo fatto nei mesi passati, e cioè non pagando il personale, stento a credere che la Regione Piemonte possa tollerare, come sembra proporre l'Assessore, che l'USAS continui a svolgere la propria attività - come dice l'Assessore - così come previsto. Tutto tace, tutto è a posto, tutto continua come prima... Tutto un corno! Ci dica l'Assessore se l'USAS, nella sua vita interna, rispetta le regole contrattuali e fiscali; ci dica, per cortesia, l'Assessore che cosa il revisore dei conti ha osservato nei conteggi di bilancio dell'USAS visto che a questo bilancio i contribuenti stanno partecipando con risorse abbastanza rilevanti.
Quindi direi, Presidente, che l'interpellanza non è da ritenersi discussa; la nostra risposta - se siamo soddisfatti o meno - verrà resa nel momento in cui l'Assessore risponde; se l'Assessore non risponde aspettiamo di dire se siamo soddisfatti o no, perché nella nostra interpellanza ci sono due punti su cui l'Assessore non ha detto alcunché.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore, per quanto possa rispondere.



BURZI Angelo, Assessore al bilancio

Intervengo su un punto citato dal Consigliere Vindigni. Sinceramente al momento non sono a conoscenza di altri rapporti che il Consorzio abbia con altre Direzioni o Assessorati; quindi certamente per questa parte la mia risposta non è esaustiva (se ci sono dei rapporti, come affermato dal Consigliere Vindigni e ripreso dal Consigliere Chiezzi e da altri interventi).
Ovviamente, mi impegno - poi deciderà il Presidente chi lo farà - a completare il quadro quantitativo e temporale degli interventi che USAS ha svolto nell'ambito Regione, anche se in tal senso, credo che la risposta sia: "La maggior parte".
Ripeto: adesso non so dire se ci siano stati altri rapporti e quindi quanto questo abbia contato; ciò probabilmente perché l'interpellanza avrebbe dovuto, come logica, essere indirizzata all'Assessorato che ha prevalentemente rapporti con il Consorzio. Ad ogni modo, mi impegno per la prossima sessione a completare la risposta.
Sull'altro elemento sollevato, ho invece un punto di vista molto diverso da quello del Consigliere Chiezzi.
Ritengo che il compito della Regione sia quello di far rispettare i rapporti che esistono tra Regione e gli Enti con i quali collabora (in questo caso, il Consorzio). Il Consorzio ha vinto - come è stato detto dall'interpellanza - una regolare gara.



CHIEZZI Giuseppe

Se non paga gli stipendi?



BURZI Angelo, Assessore al bilancio

Se non paga gli stipendi, non credo che sia compito della Regione occuparsene, secondo me, è un'opinione. Non credo che sia compito della Regione nella gestione di un rapporto tra l'Ente ed una struttura che ha regolarmente vinto una gara e sta svolgendo l'incarico che si è aggiudicato; credo, anzi sono sicuro, che il compito della Regione sia quello di verificare che gli impegni che degli esterni hanno preso, a qualunque titolo, con la Regione vengano svolti bene e nel merito. Da questo punto di vista, per il caso specifico del rapporto formativo, né io né i miei dirigenti abbiamo avuto altra esigenza all'interno del rapporto di formazione se non quella di verificare che il rapporto stesse andando bene nella sostanza, nei tempi e nei modi, cosa che peraltro è stata anche ripresa nella risposta.
Per quanto attiene invece al discorso più ampio della criticità che emerge dai giornali sul Consorzio USAS, credo che questo sarà oggetto degli organi competenti che attorno a ciò stanno - credo - operando.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FOCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere per una breve replica.



CHIEZZI Giuseppe

Mi dia una mano lei. L'Assessore non risponde a questi due punti relativi al controllo che i soldi che la Regione Piemonte versa all'USAS vengano utilizzati dall'USAS nel rispetto delle leggi vigenti. Ritengo che questa sia una domanda alla quale occorra rispondere.
Io richiamo l'analogia: nei contratti per l'esecuzione di opere pubbliche, non succede che la stazione appaltante si disinteressi se l'impresa paga o meno gli operai.
C'è scritto, e rientra nelle norme contrattuali, che occorre realizzare quell'opera pubblica, ma occorre anche che nella realizzazione - c'è scritto nei contratti - l'esecutore delll'opera pubblica paghi gli stipendi agli operai (per semplificare). Ed è interesse della Pubblica Amministrazione che questo avvenga. E se questo non avviene la Pubblica Amministrazione rescinde il contratto.
Io non so se la fornitura di servizi sia un altro mondo, per cui si fa un appalto; si fa una gara e la Regione Piemonte dice a chi vince la gara: "Io ti pago quello che volevi, tu realizza i corsi come vuoi, se paghi o non paghi i tuoi dipendenti a me non interessa".
Mi sembra un po' balzana, questa situazione; può anche darsi che in questo mondo trovino spazio anche queste cose. Però Presidente, mi aiuti lei, mi dia un suggerimento.
Soluzione A: produciamo nuova carta, ripresentiamo l'interpellanza per la parte non scritta, ci mettiamo niente.
Soluzione B: produciamo meno carta, l'interpellanza rimane viva per questa parte e l'Assessore, magari anche con l'attenzione del Presidente Ghigo, verifica le cose qui richiamate, quindi l'interesse che ha la Regione Piemonte, nel momento in cui stipula un contratto con un fornitore di servizio, a verificare che quel fornitore di servizio rispetti le regole fiscali, retributive, contributive; verificato questo, l'interpellanza rimane qui senza produzione di nuova carta, in attesa che l'Assessore o il Presidente Ghigo, forse meglio, risponda.
Mi dica lei, Presidente, che strada devo intraprendere.



PRESIDENTE

Sono troppo parte in causa: sono firmatario dell'altra interrogazione o interpellanza, quindi il mio giudizio non sarebbe letto in termini...



CHIEZZI Giuseppe

Allora non facciamo burocrazia, lasciamola vivere.



PRESIDENTE

Io lascerei alla saggezza dell'Assessore o del Presidente la risposta se ritengono.
L'Assessore Burzi, rispetto a questa ipotesi?



BURZI Angelo, Assessore al bilancio

Prima, però, aveva chiesto la parola il Consigliere Vindigni.



PRESIDENTE

Prego, Consigliere Vindigni, intervenga pure.



VINDIGNI Marcello

Mi rivolgo sia all'Assessore che al Presidente della Giunta, in quanto ci troviamo in presenza di un Consorzio che, come è noto, è formato dall'Università di Torino, dalla Scuola di Amministrazione Aziendale dall'Unione Industriale, dall'Istituto Bancario S. Paolo, dall'Unioncamere dalla Fondazione Cassa di Risparmio: sono alcuni dei principali Enti del Piemonte. Credo che sia interesse di tutti noi capire come mai un Consorzio promosso da questi Enti, i quali hanno indicato gli organi direttivi e gli organi amministrativi, è venuto a trovarsi, nel giro di pochi anni, nella condizione economica fallimentare di cui hanno parlato i giornali ed è venuto a consolidare nel tempo procedure gestionali assolutamente banali come è stato rilevato nella relazione del Revisore dei Conti di cui hanno parlato i giornali.
Credo sia interesse della Regione sollecitare gli Enti che hanno costituito il Consorzio a che questo Consorzio o possa rientrare rapidamente in condizioni di perfetta funzionalità, perché ha acquisito una credibilità attraverso anche lavori che ha svolto per conto della Regione e vogliamo sapere quali sono - oppure, se ci sono delle responsabilità, che queste emergano chiaramente, al fine di scindere la compagine che ha dato vita al Consorzio dalla sua gestione.
Credo che la Regione non abbia interesse a che su un Consorzio che ha avuto questi soci fondatori penda questo elemento di negatività soprattutto nel momento in cui la Regione Piemonte è impegnata in un piano di iniziative, derivanti dal DOCUP e dalla preparazione delle Olimpiadi 2006.
La Regione non può consentire che alcuni dei principali Enti del Piemonte si trovino coinvolti in una situazione prefallimentare come quella di cui stiamo qui parlando. C'è un problema di credibilità delle principali istituzioni regionali che non può non interessare gli organi della Regione.
Per questo io mi permetto di chiedere un supplemento di informazione, che può scaturire dal mantenimento dell'interrogazione all'o.d.g. e dall'impegno ad integrare le risposte o prima della chiusura feriale oppure immediatamente dopo, alla ripresa post-feriale dei lavori consiliari.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Burzi.



BURZI Angelo, Assessore al bilancio

Riconfermo, ma mi era sembrato di averlo detto nell'intervento di prima, che per una parte, quella che riguarda gli altri Assessorati e Direzioni, la mia risposta non era certamente completa; avevo anche detto che per la prossima sessione, se l'aula converrà di trovare uno spazio per questo, integrerò la risposta.
Da questo punto di vista, mi pare anche evidente che l'interpellanza io stesso la considero non esaurita.



PRESIDENTE

Mi pare di poter concludere che le due interpellanze, con la discussione di oggi, non sono state concluse e c'è una parte da integrare: dunque, alla fine la saggezza ha trionfato.


Argomento: Zootecnia

Esame ordine del giorno n. 1033, relativo a: "Situazione della produzione avicunicola in Piemonte"


PRESIDENTE

Secondo l'ordine dei lavori prefissato, passiamo adesso alla discussione dell'ordine del giorno n. 1033, di cui al punto 58) all'o.d.g.
relativo ai problemi dell'avicoltura in Piemonte, pressoché firmato da tutti i Gruppi. Sul testo aveva chiesto di poter discutere il Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, scusi, noi non conosciamo questa iniziativa, non siamo stati messi in condizione di partecipare alla stesura di questo ordine del giorno, nessuno ci ha chiesto la firma...



PRESIDENTE

Probabilmente, Consigliere Chiezzi, essendo un problema discusso in una Commissione, luogo...



CHIEZZI Giuseppe

Sì, ma noi non possiamo essere presenti in tutte le Commissioni. Ad esempio, nella III Commissione non ci siamo, ma i colleghi sanno che noi non siamo nella III Commissione; dopodiché benissimo, elaborano tutto quello che credono, va tutto bene...



PRESIDENTE

Ma lei ha potuto leggerlo?



CHIEZZI Giuseppe

In questo momento vengo dotato di questi due pezzi di carta, li guardo...



PRESIDENTE

E' l'ordine del giorno.



CHIEZZI Giuseppe

Li guardo, datemi tempo, perché non posso alzare la mano e dire sì o no...



PRESIDENTE

Quindi lei chiederebbe...



CHIEZZI Giuseppe

Visto che non sono stato coinvolto in alcun modo nell'elaborazione di questo ordine del giorno, nemmeno nella firma, chiedo di avere il tempo necessario per guardarlo.



PRESIDENTE

Va bene.
Ha chiesto la parola la Presidente della III Commissione.
Prego, Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Noi abbiamo ricevuto dall'Associazione Produttori Avicunicoli Piemontesi un documento che è stato distribuito ai Capigruppo in data 16 luglio, documento che sottolinea la situazione precaria e, per alcuni versi, anche grave di carattere economico e produttivo di questa categoria a seguito degli avvenimenti di cui tutti siamo a conoscenza (a livello europeo).
E' un settore che ha una produzione lorda vendibile in Piemonte di 480 miliardi, ed è un settore che ha avuto un danno economico notevole, ripeto a causa degli avvenimenti di carattere certo internazionale, europeo e non nazionale, e in modo particolare non piemontese.
Questi rappresentanti della categoria hanno chiesto alla Regione, alla Giunta e al Consiglio regionale - hanno infatti indirizzato il documento al Presidente del Consiglio, al Presidente della Giunta, all'Assessore all'agricoltura e ai membri della Commissione agricoltura e noi abbiamo ritenuto, proprio per l'importanza dell'argomento e la vastità delle Province e dei produttori interessati di estenderlo ai Capigruppo e poi al Consiglio regionale - di intervenire, di portare avanti alcune iniziative nei confronti del Governo nazionale a tutela delle produzioni sane e corrette che avvengono in Piemonte e poi di attivare la Regione per altri interventi.
Questo documento - ripeto - è stato distribuito in tempo più che utile perché porta la data del 16 luglio.
Nella riunione dei Capigruppo abbiamo concordemente - ritengo all'unanimità - deciso di trarre un ordine del giorno che riproponesse praticamente gli argomenti dell'ultima pagina allegata al documento stesso e di proporlo al primo Consiglio regionale utile, perché si tratta di argomento urgente. Il danno è già avvenuto: bisogna tentare di porre rimedio con delle iniziative non di carattere di sostegno economico, ma di solidarietà ad una categoria che ha comunque subito un danno, attraverso una politica che aiuti a superare questo momento di difficoltà. Di proporre quindi - dicevo - al Consiglio regionale, nella prima riunione utile l'approvazione di questo ordine del giorno.
Abbiamo ancora chiesto alla riunione dei Capigruppo, e ha avuto il consenso unanime, di incontrare questi rappresentanti delle associazioni avicunicole piemontesi nel corso di questa settimana. Il Presidente del Consiglio e l'Ufficio di Presidenza, che peraltro ringraziamo per la sollecitudine, hanno ritenuto di convocare questi operatori economici per venerdì alle ore 12.30: un incontro con i Capigruppo e con i rappresentanti della Giunta oltre che l'Ufficio di Presidenza.
Per questo motivo era urgente approvare l'ordine del giorno questa sera.
Io ho massimo rispetto della necessità di informazione da parte di tutti i Gruppi, ma debbo sottolineare che noi ci siamo, come III Commissione e come Presidenza del Consiglio, attivati in modo corretto fornendo la documentazione - ripeto ancora una volta - in tempo utile.
Pregherei il collega Chiezzi di vedere velocemente - glielo abbiamo consegnato qualche decina diminuiti fa - l'ordine del giorno e di consentire che in questo termine di seduta venga, più che discusso approvato, perché è stato firmato da tutti i Capigruppo.
Se qualche Capogruppo non è stato coinvolto ce ne scusiamo, ma lo sollecitiamo a firmare subito l'ordine del giorno recuperando il ritardo.



PRESIDENTE

L'illustrazione da parte della Presidente della Commissione mi pare sia stata ampia e corretta.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Ringrazio la Consigliera Bortolin, perché ha illustrato in modo sintetico questo argomento, che però vedo solo da pochi minuti e non da qualche decina di minuti, come ha detto la collega, perché in questo spazio di tempo mi sono occupato di altri problemi (USAS e via dicendo), gli ho dato uno sguardo solo adesso.
Cosa possiamo dire come Gruppo su questo ordine del giorno? Intanto, mi rivolgo in particolare alla collega Bortolin, questa è politicamente un'ammucchiata! Le ammucchiate mi lasciano...



(Cenni di diniego della Consigliera Bortolin)



CHIEZZI Giuseppe

Lo dico proprio alla collega Bortolin perché è attenta a questa questione.
Quando di fronte ad un problema ci sono gli ordini del giorno in cui "tutti i gatti sono bigi", qualche dubbio mi viene, perché mi chiedo sempre se le responsabilità politiche debbano, da un certo punto in poi cancellarsi e tutti debbano diventare soggetti politici indistinti ed equipollenti! Dato che non penso che questa Giunta regionale sia un soggetto politico buono per tutte le stagioni, ma sia il soggetto politico del centro-destra, nel bene e nel male, e non sia il soggetto politico di riferimento, quando si prendono iniziative corali, cosa che non escludo in via di principio, intendo poter riflettere se sia proprio l'occasione in cui si debbano abbandonare altri riferimenti ed altre scelte politiche.
Non sono in grado, in cinque minuti, di capire se questa Giunta regionale ha delle responsabilità su quella vicenda, cioè sulla politica di questo settore. Non so se abbia sempre operato bene, non lo so! Non riesco a documentarmi e quindi non so se l'ordine del giorno non debba, da parte ad esempio di una forza di opposizione come la mia, essere impostato con delle premesse che mettono in luce dei comportamenti della Giunta regionale che potevano essere diversi da quelli tenuti dal centro-destra! Questa è una mia carenza, ma penso compresa dai colleghi: non possiamo sapere tutto a tambur battente.
Quindi ho questa riserva che non vuol dire non concordare sul fatto che un settore viene gettato improvvisamente in una crisi e ha bisogno di aiuti. Certo, chi dice di no a questo, però mi piacerebbe anche riuscire a costruire nel centro-sinistra delle ipotesi, dei ragionamenti e delle analisi che, non pregiudizialmente, ma magari doverosamente, conducono a osservazioni che possono distinguerci.
Allora, colleghi, dato che questa Giunta è inadempiente in molti impegni istituzionali che avrebbero dovuto assolvere (piano regionale di sviluppo, piano dei trasporti), è una Giunta che dal punto di vista del mio Gruppo non ha credibilità! Io non ho fiducia che questa Giunta faccia le cose che le si dice di fare, perché la legge ha detto a questa Giunta: fai il programma regionale di sviluppo, ma la Giunta non l'ha fatto! Allora - minimo dei minimi - possiamo almeno obbligare l'impegno della Giunta in modo un po' più preciso? In modo che la Giunta non sfugga, come spesso fa, agli impegni presi in Consiglio? Ad esempio, ci potrebbero essere altri modi, ma perlomeno, colleghi, si può dire che la Giunta Regionale questa proposta di legge deve presentarla entro trenta giorni? In questo ordine del giorno non c'è nemmeno il termine! Scriviamo un ordine del giorno dove si impegna la Giunta a presentare al Consiglio regionale una proposta di legge. Ma questi sono capaci di farlo fra otto mesi o di non farlo nemmeno! Allora, suggerirei di fissare una data nell'ordine del giorno: diamogli trenta giorni per presentare questa legge. Scriviamo "di presentare entro trenta giorni", in modo che abbiamo un termine che se viene condiviso, bene: entro trenta giorni avremo una proposta...



(Commenti dai banchi della maggioranza)



CHIEZZI Giuseppe

Sì, anche 35 o 40, però qui non c'è proprio scritto niente! Chiederei ai colleghi che valutazioni danno ed eventualmente correggiamo quest'ordine del giorno in questo senso o anche in altri sensi probabilmente era possibile, ma ne sanno di più i colleghi se si pu presentare con forme di impegno un po' più cogenti per questa Giunta.
Dopodiché, se si fa così, posso anche firmarlo. Gradirei una risposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Francamente pensavo di dare l'adesione, che tra l'altro anticipo (c'era già la firma del mio Gruppo sull'ordine del giorno), rispetto ad un problema che avremmo avuto modo di approfondire in altra occasione e non questa sera, ma l'intervento del collega Chiezzi mi stimola a farlo.
Allora chiedo scusa, Presidente, se impegno ancora dieci minuti l'attenzione del Consiglio su un argomento che è settoriale, però - ripeto le considerazioni del collega Chiezzi non mi esimono dal farlo, per due ragioni.
La prima è la questione "dell'ammucchiata" da me respinta. Capisco bene l'intendimento provocatorio, tu dici queste cose perché vuoi avere una risposta e io non ho nessuna difficoltà. Anche perché in termini di ammucchiata non mi voglio affatto ammucchiare su un argomento come questo dove l'impegno della maggioranza è del tutto impari rispetto a quello che dedichiamo noi, parlo in modo particolare, a questo settore! Caso mai parleremo di convergenze quando avremo maggiori elementi per convergere.
Capito, collega Chiezzi, su questo punto? Questa questione, colleghi, lo dico a Chiezzi e Bortolin, è molto importante: Chiezzi ha detto che qui c'è un'ammucchiata! Vogliamo lasciare che si dica una cosa del genere? Per me questa cosa non è accettabile per diverse ragioni, ma prima di arrivare a delle ragioni, parliamo del merito di questo problema! E' noto che il Piemonte ha sempre avuto la leadership della produzione insieme all'Emilia-Romagna, del settore avicunicolo nazionale, con una produzione che è stata all'avanguardia fino a sette anni fa. Sette anni fa l'Assessore Bodo credo ne sia al corrente, anche se all'epoca non era ancora Assessore - con il fallimento della Cuneo Polli noi perdemmo una quantità di strutture determinante; subentrò, in qualche modo, la COPALVA e quattro anni dopo con il fallimento della Copalva abbiamo perso a tappeto le strutture della filiera. Chiaro? Casoni che è della mia provincia lo so mi rivolgo a lui perché vedo che è l'unico cuneese rimasto, Viglietta è sempre impegnato nelle sue cose. Con questi due fallimenti, visto che tutta la filiera agroalimentare del settore avicunicolo veniva prevalentemente dalle province di Cuneo e di Torino, abbiamo perso clamorosamente non gli allevamenti, ma le strutture di trasformazione.
Poiché si tratta di un settore completamente organizzato con il ciclo chiuso, per cui senza la filiera il settore non esiste, sono andate letteralmente "a ramengo" le aziende produttrici del settore, e questo è lo stato della difficoltà, nessuno può discuterlo.
I settori cunicoli sono in grave difficoltà perché non hanno mai organizzato una forte filiera; i settori avicoli hanno avuto il fallimento delle due grandi strutture che rappresentavano la filiera.
Questo è stato un punto di sprofondamento della situazione che non è stato ovviamente possibile contenere e una delle ragioni per cui la precedente Giunta - della quale mi onoro di aver fatto parte - si indusse a presentare una legge sulla filiera agroalimentare per poter disporre di una capacità di intervento finanziario a sostegno della riorganizzazione delle strutture di trasformazione dei prodotti, particolarmente urgenti per quei prodotti che senza la filiera non possono accedere al mercato. Non so se qualcuno è a conoscenza che si vendono ancora le uova al mercato delle uova o i polli al mercato dei polli o dei conigli; questo vuol dire che anche se andate al mercato agroalimentare di Torino (che dovrebbe essere trasformato nel CAAT, ma non so quando sarà trasportato al Centro di Orbassano) trovate ancora la frutta nei cestini (poca, ma la trovate); trovate ancora, se andate al mercato di Chivasso, i vitelli sulla piazza, ma vi sfido a trovare uova, conigli, polli. Questo vuol dire, in termini assolutamente volgari, che per quei prodotti, se non c'è filiera, non c'è spazio per le aziende. Dopo il fallimento delle aziende che rappresentavano da sole il 7 della filiera nazionale (Copalva e Cuneopolli) la filiera in Piemonte è sparita: questa è la realtà.
La situazione poi della diossina e dei problemi che si sono verificati in Olanda (un mercato che è sempre stato l'antefatto di quello europeo) c'è stata un'ulteriore "mazzata" anche sui residui consumi. E' chiaro che da questo punto di vista la quantità di aziende travolte dalle conseguenze che si sono impattate su un settore oramai debilitato dalla mancanza di strutture, sono state evidentemente ancora più gravi, perché l'esistenza di infrastrutture capaci di fare, da sole, lavorazione, promozione e commercializzazione, avrebbe reso l'impatto meno drammatico. Su questo non ci piove.
Per quanto riguarda la questione dei conigli, ripeto, una vera filiera non è mai stato organizzata. Sono macelli che hanno sempre vissuto di situazioni abbastanza precarie dal punto di vista della solidità aziendale commerciale e soprattutto alla dimensione: sono sempre stati macelli di una dimensione medio-piccola rispetto a quella che dovrebbe già essere l'organizzazione del settore.
Allora, quando nella fase finale della scorsa legislatura (chiamo a testimoniare il Consigliere Gallarini perché lui si era anche impegnato su questo), abbiamo portato avanti una legge sull'agroalimentare, è stato perché - soprattutto per alcuni settori - la situazione era più disastrosa di altre. A me risulta che in pratica, per questo settore, l'utilizzo delle possibilità della legge 95 del 1995 sull'agroalimentare siano state poche ma mi risulta anche - Assessore Bodo, non per litigare dopo che abbiamo approvato la tua legge importante sulle irrigazioni - che l'Assessorato abbia messo in funzione la legge con tre anni di ritardo rispetto alle possibilità. Dopodiché, quando tu converrai che ci sono problemi della struttura, io riterrò che sia un passo avanti nella analisi delle situazioni di rallentamento. Ad ogni modo questo è un fatto: abbiamo avuto la legge per tre anni ferma e abbiamo avuto un settore che si è dissolto in questo periodo.
Il problema che si pone oggi è una sorta di segnalazione al Governo del problema e credo che effettivamente ci sia un problema di commercio internazionale, di rapporti coi Paesi della Comunità, e trattandosi di segnalare la opportunità di inserire (poi probabilmente non sarà possibile per svariate ragioni) un elemento di soccorso agli allevamenti italiani danneggiati dalla situazione "diossina" come da un evento non imputabile alla nostra gestione, né a quella italiana né tanto meno a quella aziendale, sia una cosa che ci sta! Ovviamente io aggiungo che è bene che noi abbiamo una nostra valutazione della situazione del settore, non tanto perché si tratti di tante aziende. Bisogna fare attenzione, colleghi: quando parliamo di agricoltura siamo ancora abituati a pensare che sono i centomila di una volta che facevano centomila voti, anzi cinquecentomila ecc. ecc.! Se non è più così, è una dimensione con cui non siamo abituati a ragionare, però qui si tratta oramai di ragionare in termini di quantità, di quote di mercato anche se le aziende in quanto tali con il ciclo chiuso e le meccanizzazioni, ovviamente hanno un'occupazione minore, ma il contributo al PIL è significativo. Sarei presuntuoso se immaginassi di dover spiegare questi ragionamenti al Consiglio regionale che ovviamente ne dispone per conto suo, a livello di ciascun Consigliere che si interessi di questo problema.
Questo ordine del giorno mi sembra un atto opportuno per evidenziare a livello di Governo nazione il problema. Per quanto possa essere fatto in quella sede, io mi domando cosa può essere fatto in questa, perché questa chiaramente non è una sede estranea: le questioni dell'agricoltura ci competono integralmente.
Ho detto queste cose, collega Chiezzi, perché io spero che tu non voglia - ti faccio un invito fraterno - insistere sulla denominazione utilizzata, perché trovare insieme un punto di convergenza su un atto che concerne un'emergenza significativa e grave di un settore, non vuol dire affatto convergere sulla politica pratica di questo settore (io ho appena finito di esporre una serie di rilievi assolutamente critici che mantengo e che in occasione di dibattito sulla materia sono in grado di ampliare quanto a documentazione e magari anche di integrare con suggerimenti e ipotesi di lavoro), non si tratta quindi di una situazione di convergenze connesse con l'assunzione di facili rapporti politici all'interno del Consiglio, si tratta di dare oggi una prima risposta conché l'argomento si riprenda e ognuno per la sua parte porti degli ulteriori ragionamenti e degli ulteriori elementi di valutazione per rilanciare un settore che effettivamente ha perso il 75% del suo potenziale, avendo perso sostanzialmente tutta la filiera di lavorazione e trasformazione, almeno nel 50% del territorio della Regione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gatti; ne ha facoltà.



GATTI Agostino

Innanzitutto informo il Presidente che ho aggiunto la mia firma all'ordine del giorno. Infatti, per un impedimento, non avevo potuto partecipare alla riunione della III Commissione in cui si firmò il documento.
Intervengo anche perché avevo iniziato i primi contatti con queste associazioni, quindi mi sento anch'io parte in causa.
Vorrei tranquillizzare il collega Chiezzi. Non voglio enfatizzare i termini usati (l'ha già fatto il collega Riba); l'ordine del giorno che è stato sottoscritto rappresenta a mio parere il momento principe dell'attività e del ruolo del Consigliere regionale, che non ha partecipato con la Giunta alla stesura dell'ordine del giorno, ma in una sede dove in genere i Consiglieri regionali impegnano personalmente la propria attività hanno ritenuto, su un fatto così grave, successo ultimamente, di essere sensibili e tempestivi nel sollecitare la Giunta. Non parliamo di "ammucchiata", ma sottolineiamo la sensibilità, oltreché la professionalità, dei Consiglieri regionali che hanno partecipato alla Commissione: hanno fatto presente il problema, proprio nel momento in cui il Consiglio regionale ha espletato il suo ruolo. Sottolineo - non in combutta con alcuno né tanto meno con la Giunta - che, essendo venuto a conoscenza di un problema grave, abbiamo cercato di sollecitare la Giunta quindi il Consiglio regionale, a farsi carico del problema.
Un'altra cosa da tenere presente, per rimarcare l'eccezionalità dell'evento, è che, tutto sommato, ci può essere una crisi del settore, ma in base ai documenti forniti, le associazioni non lamentano tanto una crisi di settore, ma piuttosto che l'episodio della diossina ha aggravato la situazione ed è in seguito a questo che chiedono l'intervento della Regione.
Il Consigliere Chiezzi chiede che venga tempestivamente predisposto al riguardo un disegno di legge. Lascio alla Giunta - con i documenti in suo possesso - la discrezionalità di avviare, quanto prima, un discorso economico, ma soprattutto di promozione, che mi pare uno dei leitmotiv che la Giunta stessa ha portato avanti nel campo delle produzioni caratteristiche del Piemonte.
Fra le mie richieste, vorrei che tale settore, in quanto escluso, venga inserito nel Piano di assistenza tecnico-regionale. Si tratta di una cosa importante, in quanto carente, ma strutturalmente non era prevista: infatti, le associazioni hanno rimarcato la mancanza di proposte della Giunta in merito.
Tranquillizzando il Consigliere Chiezzi e rimarcando le cose che ho detto, credo che la Giunta ci possa dare la risposta.
Infine, visto che venerdì è stata fissata la conferenza dei Capigruppo mi auguro che ci sia la possibilità di approfondire l'argomento e predisporre un disegno di legge organico e complessivo per questo delicato settore in crisi.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola all'Assessore Bodo, desidero informare l'aula che il Consigliere Chiezzi propone, proprio perché si fa carico degli impegni che devono essere assunti, di precisare i tempi di questi interventi.
Pertanto, al terz'ultimo punto dell'ordine del giorno, dove c'è scritto "promuovere una campagna informativa", il Consigliere Chiezzi propone di aggiungere le parole "in tempi brevi", mentre nell'ultima frase del documento chiede di inserire, dopo le parole "presentare al Consiglio regionale", le parole "entro 60 giorni". Si tratta di due puntualizzazioni accelerative degli obiettivi.
La parola all'Assessore Bodo.



BODO Giovanni, Assessore all'agricoltura

Innanzitutto, ritengo che non ci sia responsabilità di questa Giunta circa questioni di questo genere, perché la Giunta della Regione Piemonte come la Giunta di qualsiasi altra Regione, di centro-destra, di centro sinistra o di altra collocazione politica, non può essere responsabile di tutto quello che avviene nell'intero universo.
La seconda questione, di difficile risoluzione, è che questi produttori lamentano non tanto un danno che ricade sull'attività dei loro allevamenti quanto le conseguenze dannose sul piano dell'immagine. Si tratta di un tipo di danno che la nostra legislazione non contempla per questa né per altre questioni. Infatti, come voi ricorderete, l'episodio della "mucca pazza" aveva avuto conseguenze analoghe.
Allora si intervenne con dei finanziamenti agevolati, oggi l'Unione europea non consente di poter intervenire nello stesso modo, in quanto diventa difficile sia quantificare il danno sia individuare le modalità di intervento. Innanzitutto il nostro ordinamento legislativo non contempla provvedimenti relativi al risarcimento di danni subiti dalle aziende per quanto riguarda la loro immagine. Credo che il Consigliere Riba lo sappia meglio di me, in quanto su questa materia è particolarmente preparato.
Noi abbiamo delle leggi che intervengono sulla ripresa produttiva, non sul risarcimento. Quando le aziende agricole subiscono danni rilevanti esse beneficiano di interventi finalizzati a garantire la ripresa produttiva. In questo caso, non siamo in presenza di un'epidemia che ha colpito gli allevamenti, ma siamo di fronte a problemi derivanti da un calo di vendite dei prodotti, conseguentemente all'allarme "diossina" lanciato in Belgio.
Il collega Riba faceva riferimento alla legge n. 95, ma non credo che sia compito della Regione predisporre una legge in occasione di ogni calamità, in quanto vi sono già leggi nazionali e regionali di carattere generale.
Come Assessorato stiamo valutando - credo che anche i tecnici abbiano sottolineato questo nel corso di una riunione con la Commissione agricoltura - quale tipo di intervento attuare.
In ogni caso, una legge di questo genere - non so quale possa essere si stanno facendo degli approfondimenti - deve comunque essere notificata all'Unione europea. Siamo tenuti a fare questo, trattandosi di aiuti a favore dei produttori, per evitare che, un domani, ci sia richiesta la restituzione dei fondi erogati e, soprattutto, di incappare in infrazioni a carico della Regione Piemonte.
Sono dell'opinione che la Regione debba impegnarsi per sostenere l'immagine dei prodotti, ovicoli e cunicoli, piemontesi destinati al consumo.
Una prima iniziativa è già stata avviata. Non ci sono problemi di carattere ostativo per quanto riguarda una campagna di informazione né per quanto riguarda l'assistenza tecnica. Per il resto credo, invece necessario valutare quali altre possibilità di intervento abbia la Regione.
Per cui non esiste il problema dei trenta giorni, ma un problema politico in quanto devono essere fatte le valutazioni necessarie per produrre un disegno di legge a cui l'aula, se lo riterrà, darà un'accelerazione. Visto che ci sarà un confronto di cui sono venuto a conoscenza in questo momento venerdì, sentiremo anche da questi produttori cosa di fatto si attendono dalla Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin; visto che è la prima firmataria le chiedo se può anche fare un accenno sulle due modifiche accelerative proposte dal Consigliere Chiezzi.



BORTOLIN Silvana

Io registro in quest'aula la non palese (ma comunque si percepisce) ostilità dell'Assessore rispetto alla parte dell'ordine del giorno che riguarda gli impegni della Regione Piemonte.
Devo dire che sono particolarmente dispiaciuta, perché è un'ostilità Assessore - nei confronti di un settore.
Se non è tale, allora l'ordine del giorno può essere condiviso, perch ne abbiamo discusso in Commissione; c'era stata una quasi unanime - credo condivisione anche della conclusione, sottolineando le difficoltà di produrre certo una proposta, un disegno di legge che possa incidere, così come la categoria chiede.
Però, l'impegno a fare questa riflessione, questa ricerca e a produrre un documento che sia...



(Commenti dell'Assessore Bodo)



BORTOLIN Silvana

Lei, però, ha argomentato dicendo: "Non so, non posso...".
Mi permetto solo di sottolineare che questa - non parliamo di ostilità non totale condivisione dell'ordine del giorno è particolarmente grave nei confronti di una categoria che rappresenta 1042 aziende - per cortesia il documento vi è stato consegnato, sono dati reali, non certo gonfiati ad arte o per parte politica - 4700 dipendenti e 500 miliardi di fatturato.
Può darsi che sia una categoria con poca rilevanza nell'ambito complessivo della produzione agricola del Piemonte, ma credo che rappresenti comunque una parte di economia che va difesa.
Chiedono un intervento affinché, di fronte ad un fatto del tutto eccezionale come quello del fenomeno diossina, che ha coinvolto queste produzioni, si colga l'occasione per dire e fare qualcosa nei confronti di un'educazione alimentare, educazione del gusto, educazione del consumo del prodotto piemontese anche in questo settore.
Sottolineo, ancora una volta, che in questa Regione ci sono settori privilegiati (hanno forse più voce in capitolo, più forza per urlare o per farsi sentire da questa Giunta o dai funzionari o dai Capigruppo, non so da chi) e settori un pochino meno fortunati, più diseredati come questo, che non riescono nemmeno a farsi approvare, con convinzione, un ordine del giorno da questo Consiglio regionale, di fronte ad un fatto eccezionale e grave per la categoria, contingente e non di crisi strutturale del settore.
L'associazione ce lo ha detto chiaramente: è un settore in espansione non in crisi strutturale nel nostro Piemonte. Mi pare che questo sia stato detto chiaro: settore in espansione.
Il fenomeno diossina ha bloccato l'espansione e rischia di far sì che si produca una crisi in questo settore.
Chiedono a noi di intervenire presso il Governo nazionale, ma di fare anche qualcosa, che non costa. E' infatti una categoria - credo vada sottolineato - che non è venuta ad incontrarci per chiedere soldi, ma per chiedere interventi al fine di valorizzare il prodotto piemontese in questo settore.
Sono dunque, ancora una volta, a sollecitare che questo ordine del giorno, non in modo affrettato, non in modo superficiale, venga con convinzione approvato in Consiglio regionale.
Lei, Assessore, sapeva che avremmo chiesto all'Ufficio di Presidenza perché era il deliberato della Commissione - l'incontro con l'associazione il Presidente del Consiglio ce lo ha comunicato mezz'ora fa, quindi sarebbe stato e sarà sicuramente tra i primi ad essere informato se confermiamo l'incontro venerdì.
Tuttavia, credo che non ci debbano essere ombre o remore nel fare qualcosa, anche per un piccolo o piccolissimo settore produttivo della nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Per confortare la Presidente Bortolin, dico che non solo quando si parla di un piccolo settore dell'agricoltura si hanno difficoltà a far approvare ordini del giorno.
Ricordo quando in quest'aula si è discusso tutto un giorno su tre documenti per l'agricoltura quando avevamo i trattori in piazza; ricordo la discussione e le difficoltà che abbiamo avuto; ricordo anche le difficoltà che abbiamo a dedicare un Consiglio regionale sui problemi dell'agricoltura, anche se è da due anni che lo chiediamo a gran voce.
L'agricoltura, purtroppo, è considerata un po' la cenerentola, proprio da parte di tutti noi Consiglieri.
Presidente, io non accetto la provocazione fatta dal Consigliere Chiezzi: la respingo con forza.
Penso che nessun collega possa definire i lavori di una Commissione "un'ammucchiata". E' offensivo per i componenti di tutta la Commissione.
In III Commissione abbiamo lavorato più o meno bene, ma come eravamo capaci di lavorare. Abbiamo firmato ed approvato un ordine del giorno.
Per la verità, devo dire che io non registro ostilità da parte dell'Assessore, ma ho registrato delle perplessità, quelle stesse perplessità emerse in Commissione, quando l'Assessore si chiedeva come poter essere credibile come Regione Piemonte, come poter decidere qualcosa che poi potesse essere mantenuto nel concreto.
Reputo una provocazione, non tanto il discorso dell'informativa in tempi brevi, perché penso sia giusto mettere "tempi brevi", ma il fatto di fissare in 60 giorni il termine per una proposta di legge mi sembra, visto anche che siamo nel periodo feriale.
Chiedo che, per la riunione con le associazioni di categoria, siano anche disponibili i verbali di questa discussione, in modo tale che rileggendo quello che è stato detto, possano essere d'aiuto nel capire meglio il problema e l'approccio che noi Consiglieri abbiamo avuto in questa tardo pomeriggio su un problema che è serio.
Credo che non ci permetteremmo mai di trattare il problema in questo modo, se a parlare fossero - giustamente - degli operai che vanno in Cassa integrazione.
Chiedo dunque a tutti i Consiglieri lo stesso rispetto per il settore dell'agricoltura.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bodo.



BODO Giovanni, Assessore all'agricoltura

Forse non sono stato chiaro oppure sono stato interpretato male. Caro Presidente, io non ho assolutamente nulla contro gli avicoltori, tanto per intenderci, perché li considero dei produttori agricoli come gli altri.
Detto questo, però - mi riservo di verificarlo domani mattina - ricordo di essere intervenuto ad un convegno della Coltivatori Diretti di Torino dove un giovane avicoltore mi ha posto dei problemi: in sostanza, dopo aver interessato l'Assessorato circa le problematiche poste, mi sono sentito dire che non vi era traccia di intervento alla produzione né nelle normative comunitarie né in quelle regionali.
Io ho solo detto che dovremmo valutare attentamente quali sono le possibilità che un caso di questo genere ci dà e quindi non sono, in questo momento, nelle condizioni di farlo. Ho detto che gli uffici già si stanno occupando di questo tipo di valutazione per capire che cosa è possibile fare.
Circa il fatto dell'immagine, ecc., ho detto non solo che sono d'accordo, ma che è già stato fatto qualcosa. E circa l'aspetto dell'educazione alimentare, posso dire che l'Assessorato all'agricoltura ha in previsione, in accordo con i Provveditorati agli Studi delle varie province piemontesi e sotto la regia di Slow Food, che ha la capacità di poter insegnare, ecc., nel corso del 1999, di organizzare 9 corsi di 100 insegnanti caduno, che poi ovviamente dovranno trasferire agli allievi l'educazione alimentare che riguarda i prodotti piemontesi.
Chiaramente non siamo per nulla contrari, se stiamo camminando su questa strada, per cui penso che o non mi sono spiegato bene o non sono stato inteso bene, i casi sono due; comunque, dichiarare che ci sia una contrarietà, mi pare sbagliato. Non c'è proprio nessuna contrarietà, perch sia nelle iniziative che abbiamo già intrapreso sia in quelle previste di educazione alimentare ho fatto osservare personalmente ai miei collaboratori il problema dei polli, delle uova e dei conigli.
Questa è la situazione; facciamo pure tutte le leggi che vogliamo, ma bisogna vedere se poi queste leggi potranno dare un frutto pratico. E questo frutto pratico non si concilia con l'estrema urgenza con cui veniva posto il problema, perché ci sono dei termini che la Regione Piemonte e le sue leggi devono rispettare, non per altro stamattina abbiamo dovuto presentare 15 emendamenti a 15 articoli: non li avremmo presentati se Bruxelles non ci imponeva di rispettare quelle condizioni.



PRESIDENTE

Proporrei, per trovare il massimo consenso possibile, se il collega Chiezzi ritiene che questa proposta vada incontro ai suoi obiettivi, di sostituire "entro 60 giorni" con "in tempi brevi". Credo l'aula possa accettare con più ampiezza l'individuazione "in tempi brevi", perché i 60 giorni sarebbero comunque un termine ordinatorio. In sostanza, non intendiamo questo ordine del giorno come un vuoto, ma come un'esigenza.



CHIEZZI Giuseppe

Mi rimetto alla prima firmataria.



BORTOLIN Silvana

Sì.



PRESIDENTE

Quindi anziché "entro 60 giorni", "in tempi brevi".
Pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo, così come emendato, recita: "Preso atto che: il Piemonte fino al 1996 rappresentava l'8% della produzione lorda vendibile avicola nazionale, pari a circa 340 miliardi all'anno la crisi fallimentare dell'ultima importante filiera agroalimentare del settore, la Cooperativa Alva di Pianfei (CN), ha ridotto il Piemonte ad un ruolo marginale rispetto al resto del Paese nello sviluppo di questo importante comparto zootecnico (ridotto a rappresentare il 5,5% della produzione lorda vendibile avicola nazionale), che tuttavia occupa, tra produzione ed indotto, 2850 unità a tempo pieno e 1850 unità occasionali in assenza di un'adeguata filiera agroalimentare, una parte della produzione avicola piemontese è attualmente indirizzata a piccoli e medi macelli avicoli che lavorano il pollo acquistato sul libero mercato, mentre un'altra parte di animali viene prodotta in Piemonte e venduta a macelli romagnoli o lombardi l'effetto 'diossina' ha dimostrato che, tra le regioni italiane in cui è sviluppata la filiera avicola (Veneto, Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo Lombardia, Piemonte), gli allevatori piemontesi che producono senza avere a sostegno una filiera agroalimentare hanno subito il maggiore danno economico. Infatti tutti i piccoli macelli avicoli regionali hanno in questi giorni addirittura cessato l'attività di macellazione e trasformazione: per tale motivo, la produzione di polli è stata svenduta a grossi macellatori lombardi che hanno provveduto a stoccarla nei magazzini frigoriferi, pagando l'animale vivo all'allevatore 200-300 lire il kilogrammo per le uova da consumo l'effetto 'diossina' si è sommato alla perdurante campagna contro le uova prodotte da galline in batteria i danni diretti derivanti da questo ennesimo scandalo alimentare stanno gravando totalmente sull'economia delle aziende agricole impegnate in tale settore, con una perdita complessiva settimanale stimabile che va dai tre miliardi all'inizio della crisi agli attuali due miliardi impegna la Giunta regionale ad attivarsi presso il Governo nazionale al fine di: richiedere un indennizzo per le perdite economiche subite dalle aziende avicole piemontesi a causa dell'effetto 'diossina' su carni e uova sollecitare per l'anno 1999 la riduzione delle imposte per i produttori che siano in grado di dimostrare la svendita degli animali a fine ciclo produttivo richiedere l'inserimento del settore avicunicolo nel programma operativo per la riduzione dell'inquinamento del Mare Adriatico, con l'attivazione dei relativi finanziamenti a mettere in atto, a livello regionale, i seguenti interventi: promuovere una campagna informativa sul prodotto piemontese in tempi brevi adoperarsi affinché il settore avicunicolo venga inserito nel piano di assistenza tecnica regionale (PRATZ) presentare al Consiglio regionale in tempi brevi una proposta di legge per tipicizzare le produzioni avicunicole regionali (carni avicunicole e uova) con incentivi per i produttori che intendano riconvertire parte o tutte le produzioni intensive in estensive o 'label'".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 38 voti favorevoli.
Mi pare che in aula ci siano dei fermenti, per cui non c'è più la disponibilità ad affrontare altri argomenti. Di conseguenza, i nostri lavori, per oggi, si concludono qui.
Grazie.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,37 )



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