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Dettaglio seduta n.361 del 21/05/99 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo per questa seduta straordinaria del Consiglio regionale, convocata a seguito del tragico omicidio del prof. Massimo D'Antona, i Consiglieri Bellingeri, Casoni, Chiezzi, Farassino, Foco Gatti, Goglio, Racchelli, Simonetti e Vaglio. In particolare, il Gruppo dei Comunisti Italiani mi ha chiesto di precisare che la loro assenza oggi è dovuta ad impegni precedentemente assunti, peraltro già comunicatici, che non hanno potuto rinviare.


Argomento: Commemorazioni

Omicidio del prof. Massimo D'Antona, Sottosegretario al Lavoro


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, ricordo che la seduta straordinaria del Consiglio regionale è stata convocata a seguito dell'uccisione del prof. Massimo D'Antona. Pertanto, in apertura di seduta, ritengo si debba osservare un momento di raccoglimento.



(I presenti, in piedi, osservano un minuto di silenzio)



PRESIDENTE

Non appena appresa la tragica notizia dagli organi di informazione (personalmente, sono stato informato da un giornalista durante una riunione ieri mattina) a un giornalista) è emerso un fatto facilmente ricollegabile a periodi bui della vita democratica del nostro Paese, momenti che non avremmo mai pensato potessero riproporsi e che pensavamo non dovessero più toccare, nemmeno come ipotesi, la nostra vita politica e democratica.
Per le modalità di questo che può essere considerato un vero e proprio atto di guerra (per le modalità di esecuzione, per i collegamenti che sono stati ipotizzati anche da dichiarazioni di autorevoli personalità del Governo e del mondo politico), esiste la preoccupazione che questa vicenda si possa inserire in un nuovo momento, anche per la rivendicazione, per il nome di riferimento, le Brigate Rosse, che avevano tristemente caratterizzato il nostro Paese negli anni addietro, pare che questo episodio possa inserirsi in queste vicende, in un ritorno di queste vicende.
Credo che la risposta che deve essere data da tutti noi, prima come istituzioni, poi come cittadini, sia singoli sia in momenti associativi come partiti e forze sindacali, debba essere il più possibile, io ritengo totalmente, unitaria e ferma, molto ferma. Solo in questo modo sarà possibile evitare che si ripropongano per il nostro Paese quei tragici giorni.
La convocazione, che è stata immediatamente accolta dai Capigruppo, di questo Consiglio straordinario, vuole collocarsi proprio in quella prospettiva, cioè una risposta il più possibile ampia, io ritengo di tutti noi Consiglieri, un invito a questa presa di posizione a tutti i Consigli comunali e provinciali della nostra Regione.
Ho provato a stilare un ordine del giorno che è alla vostra attenzione.
Ritengo che questa nostra riunione debba concludersi con un ordine del giorno e si debba poi andare alla manifestazione che è prevista verso le ore 17 davanti alla Prefettura in piazza Castello.
Chiedo adesso ai Capigruppo o comunque a chi ritiene di avere un momento di puntualizzazione di questa vicenda, dopodiché procederemo all'approvazione dell'ordine del giorno.
Dopo gli interventi dei Capigruppo porterà il suo contributo il Presidente Ghigo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marengo; ne ha facoltà.



MARENGO Luciano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri è stato assassinato Massimo D'Antona, un uomo che, come il Ministro Bassolino ha ricordato ieri sul luogo dell'assassinio, racchiudeva in s molte cose. Era un uomo impegnato politicamente, un uomo di governo, pur senza avere direttamente degli incarichi ministeriali (perlomeno in questa fase, perché nel passato ha anche avuto incarichi precisi di governo); un uomo che ha contribuito, con la sua competenza e con la sua capacità di relazioni con il mondo del lavoro, alla definizione del Patto sociale. Un uomo che stava scrivendo insieme ad altri, al Ministero del Lavoro, nuove regole sociali; che stava ricostruendo, e tutti sappiamo bene come ce ne sia bisogno in questo Paese, nuovi ammortizzatori sociali. Un uomo cioè che senza responsabilità dirette e politiche di governo contribuiva però a svolgere una funzione politica molto importante in questo Paese. Era un uomo, come si dice, "al servizio del Paese"; un uomo che come altri uomini che nel passato furono assassinati dalle Brigate Rosse, era al servizio del Paese e contribuiva attraverso la sua competenza, la sua passione politica a risolvere problemi importanti per il nostro Paese.
Nel comunicato con il quale le Brigate Rosse hanno rivendicato l'assassinio, è impressionante come ci sia una analogia con il passato. Nel comunicato, cambiano gli aggettivi, ma il metodo, l'analisi che viene fatta e gli obiettivi che vengono individuati, sono purtroppo tragicamente riconducibili a chi, come me ed altri che sono presenti in questo Consiglio, hanno letto e vissuto ventidue anni fa.
Gli obiettivi sono: il riformismo, il cambiamento del Paese, la normalità e la stabilità politica di questo Paese.
Certo, l'attuale contesto politico-sociale è molto diverso da quello della fine degli anni '70. Lo stesso estremismo sociale e politico non pu essere quello degli anni '70 e non sono possibili paragoni anche da un punto di vista quantitativo.
Le centinaia di migliaia di militanti dell'estremismo politico e sociale della fine degli anni '70 sicuramente non ci sono più oggi; siamo di fronte, anche nell'estremismo sociale, a delle fasce minoritarie.
Nell'analisi e nella valutazione di queste differenze non dobbiamo compiere gli errori che la storia ci ha insegnato a riconoscere. Non dobbiamo sottovalutare nessuno dei fenomeni e degli episodi che in questi ultimi mesi si sono verificati nel nostro Paese.
I possibili focolai vanno spenti subito, non possiamo avere comprensione verso nessuno di loro. Abbiamo bisogno di spegnerli subito.
La cosa più pericolosa sarebbe quella di ripetere le discussione che già allora avevano portato ad una divisione nell'analisi del fenomeno pensando semplicemente che ci fosse chi sbagliava, non avendo avuto subito la capacità di individuare il disegno organizzato, e magari, ingenuamente si stava anche dietro a coloro che compivano degli errori.
Credo che i corpi dello Stato debbano essere vigili, attenti: la Magistratura, la Polizia, le Forze dell'Ordine tutte devono indagare e fare presto a trovare gli assassini. E questo è un compito che riguarda gli organi dello Stato.
Oggi abbiamo troppi pochi elementi per stabilire se sono o non sono tornate le Brigate Rosse; se si facesse una discussione, partendo da questi presupposti, la troverei per certi versi inutile. Non so se sono rimasti dei vecchi ceppi oppure se ne sono formati di nuovi: quello che è chiaro è il clima che si vuole creare e il momento nel quale lo si vuole creare. Un clima di destabilizzazione, contro la normalità del nostro Paese, nel momento in cui un Presidente della Repubblica del valore di Carlo Azeglio Ciampi è stato eletto con la quasi unanimità del Parlamento; nel momento in cui il Parlamento, in modo quasi unanime sostanzialmente, al di là delle divisioni che a volte devono esserci tra maggioranza e opposizione, ha trovato una posizione comune rispetto alla guerra dei Balcani e alla ricerca di una soluzione politica e diplomatica; nel momento in cui c'è un grande bisogno di stabilità, guarda caso, il giorno dopo che il Consiglio dei Ministri ha rilanciato la necessità di dare attuazione al Patto sociale al quale Massimo D'Antona aveva molto lavorato; una stabilità, condizione essenziale per rilanciare l'economia e la possibilità di creare nuovi posti di lavoro e di dare occupazione in questo Paese.
Oggi ci sono delle grandi responsabilità della sinistra al governo, con il Presidente del Consiglio, e credo che proprio rispetto a questo contesto non sia casuale che ciò sia avvenuto in questi giorni. Di fronte a questo stato di cose, credo che la politica tutta debba fare due cose, attingendo a una grande lezione del passato che credo oggi sia di forte attualità.
Ieri lo hanno detto tutti i leader di partito e l'ha sottolineato il Ministro dell'Interno Rosa Russo Iervolino intervenendo al Parlamento: abbiamo bisogno di unirci intorno alle istituzioni democratiche che rappresentano il vero baluardo, se vogliamo sconfiggere l'avventura terroristica.
Abbiamo bisogno di evitare che si crei un contesto di violenza nel quale possa affondare radici il terrorismo; so bene che non c'è nessun fronte unico e non c'è nessun automatismo, anzi, tra chi grida il proprio dissenso e chi uccide. Dico, però, che anche il più aspro dissenso sociale la cui idea va difesa da tutti noi, non può oltrepassare le regole della convivenza civile e della democrazia.
Le violenze del primo maggio che sono accadute a Torino non devono essere permesse, perché vanno oltre la legalità e le regole della democrazia, non per ciò che esprimono in termini di opinioni e di idee, ma in termini di atti e di fatti che non possono essere accettati. Non ci pu essere nessuna comprensione rispetto a fatti di quel tipo; il più profondo disagio sociale, con le opinioni anche radicalmente diverse che ci sono - e meno male che ci sono, in un Paese democratico - sulla guerra dei Balcani non possono essere l'occasione per creare episodi che vanno oltre la legalità democratica.
L'assalto alle sedi delle organizzazioni dei lavoratori, l'assalto alle sedi dei partiti hanno nulla a che vedere con il disagio sociale e con l'espressione di idee diverse sulla guerra dei Balcani, sono altra cosa e noi dobbiamo costruire un muro tra queste due posizioni.
Bisogna essere consapevoli che il terrorismo non rappresenta il disagio sociale; il terrorismo semmai usa, o cerca di usare, il disagio sociale, ma non lo rappresenta e soprattutto non risolve quei problemi.
Il terrorismo è, invece, la scelta politica di costruire il partito armato, di costruire l'organizzazione armata. Per questo prima affermavo che ne sappiamo troppo poco per poter affrontare una discussione su "vecchie BR" o "nuove BR"; il problema è che siamo di fronte ad un'organizzazione armata, ad una scelta politica, che individua nel partito armato lo strumento per creare la destabilizzazione in questo Paese. Questo esplicita il fatto avvenuto ieri e probabilmente anche altri episodi di queste ultime settimane. Per questo tutte le forze politiche, le organizzazioni sociali dei lavoratori e degli imprenditori, hanno una grande responsabilità, la responsabilità di dare un orientamento politico e cultura e di essere fermi nella condanna degli episodi che creano un quadro di violenza. Credo che a questo proposito sia utile avere una continuità.
Signor Presidente del Consiglio, dicevo prima che occorre essere uniti intorno alle istituzioni democratiche: credo possa utilmente contribuire a questa continuità convocare, fin dai prossimi giorni, il Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza e della Costituzione repubblicana, come strumento istituzionale, sede nella quale si discutono e si analizzano le diverse questioni.
Andremo tutti al presidio che le organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL hanno indetto in Piazza Castello. Penso che sia importante che le istituzioni acquisiscano, e per questo citavo il Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza, il documento di rivendicazione delle BR, perché credo che da lì possano scaturire elementi utili per un'analisi politica, non per un'analisi giudiziaria che competerà ad altri (quella delle indagini), ma per un'analisi politica delle questioni che lì vengono sottolineate.
Sono convinto che se la Regione assumerà l'impegno di mobilitare le energie democratiche esistenti nel Paese, i terroristi, che non hanno avuto il sopravvento alla fine degli anni '70, non lo avranno neanche nel 2000.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Gallarini; ne ha facoltà.



GALLARINI Pierluigi

In circostanze simili, pur cercando di esprimersi in modo serio e sentito, si rischia di dire cose "stantie".
Il collega Marengo ha definito il delitto di ieri "assassinio" (definizione che anch'io condivido) e ha fatto delle riflessioni, anch'esse condivisibili.
Questo assassinio, come diceva il Consigliere Marengo, si è verificato in un momento certamente difficile per il nostro Paese, come difficile era vent'anni fa il periodo delle Brigate rosse.
Per certi aspetti, tale omicidio rappresenta la punta massima dell'escalation di violenza di queste ultime settimane, che ha cominciato a manifestarsi coi fatti del primo maggio a Torino e con tutto ciò che contemporaneamente, si è verificato nel resto del Paese. Rispetto al passato, però, siamo convinti che la base democratica e l'unitarietà di giudizio e di condanna sia più ampia. Tuttavia non possiamo non notare nella nostra analisi, come oggi, per certi aspetti, le istituzioni siano più deboli di allora. Se presupponiamo questa base democratica più ampia nel Paese (e noi siamo convinti esista), possiamo ritenere il documento predisposto dal Presidente Deorsola come esplicativo dell'unanime posizione di condanna e riprova del Consiglio ma, nello stesso tempo, non possiamo negare che esistono oggi delle debolezze maggiori, nel modo d'essere dei partiti e delle forze rappresentanti della società rispetto al passato. Le forze politiche hanno un'ossatura più debole, sono caratterizzate da un individualismo più esasperato, mentre le istituzioni, molte volte, non riescono a prendere delle decisioni (a livello romano, regionale e locale).
Durante gli ultimi anni delle precedenti legislature, abbiamo tutti imparato quanto sia difficile, per le istituzioni, procedere e dare delle risposte alla società civile E' una debolezza del momento attuale, del momento storico che stiamo vivendo. Non dobbiamo dimenticare che l'Italia è un Paese in guerra, e quella del Kossovo è una guerra che ormai si protrae, purtroppo, da oltre due mesi.
In certi momenti si ha la sensazione di una certa anarchia istituzionale, che può diventare brodo di coltura per la nascita di un nuovo terrorismo, di un nuovo partito armato che possa scagliarsi contro lo Stato, così come avvenne vent'anni fa, all'epoca delle Brigate rosse. Del resto, leggendo alcuni passaggi del documento di 28 pagine che ieri ha accompagnato la rivendicazione dell'omicidio, sembra proprio che il delirio di oggi sia lo stesso di allora.
Cosa potrebbe esserci dietro questo delirio? Sicuramente frange sparse sopravvissute agli anni '70 e ancora presenti nella società italiana, si sono unite a nuove adesioni, nuove reclute.
Siamo pienamente d'accordo col collega Marengo quando sostiene che è necessario che, all'interno delle istituzioni, si crei un'unità, la più alta, la più ferma, la più incisiva possibile.
Riteniamo anche che ciascuno di noi debba riflettere singolarmente per cercare di capire se la nostra presenza, il nostro impegno nelle Istituzioni in cui lavoriamo, è soddisfacente e incisivo, capace di dare risposte che tronchino sul nascere fenomeni di questo genere.
Bisogna riflettere sull'incisività e la fermezza delle nostre risposte e, se è possibile, com'è possibile, aumentare l'impegno di ognuno di noi e delle istituzioni, a cominciare dal nostro Consiglio regionale.
Occorre migliorare la qualità di questo impegno, la sua qualità visibile, perché sia riconoscibile dalla società che ci ha eletti e che guarda a noi come ad un'assemblea che deve svolgere certe funzioni e dare precise risposte. La società civile si rivolge ad ogni assemblea costituzionale, perché il suo agire sia d'esempio ma, molte volte, quando i risultati sono scarsi e grigi, si ha la sensazione di un'anarchia diffusa che, come ho detto prima, funge da brodo di coltura per un nuovo terrorismo. Occorre che le istituzioni abbiano un atteggiamento unitario ma non solo: il loro impegno deve compiere, da oggi, anche un salto di qualità nell'opporsi a fenomeni che non avremmo mai più voluto rivivere, e che, invece, con l'assassinio di ieri, ricompaiono in tutta la loro violenza.
Per la verità, si tratta di un fatto ancora isolato, ma nessuno ci assicura che non sia l'inizio di un nuovo periodo buio, favorito da un momento storico già difficile.
Può darsi, ed è molto probabile, che quest'atto terroristico sia stato preparato in vista delle elezioni del Presidente della Repubblica.
L'elezione del Presidente della Repubblica, invece, si è svolta senza alcun problema: con essa si è dato un segnale molto forte e positivo, ma non basta ancora.
Noi riteniamo che sia nostro dovere offrire altri segnali, fortissimi e positivi, segnali che non sempre siamo in grado di dare.
Per quanto ci riguarda, come istituzione Regione Piemonte, dobbiamo assumerci l'impegno di cominciare già da oggi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea, ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Ci associamo alla condanna di questo gravissimo atto di terrorismo avvenuto ieri, che riporta alla ribalta un fenomeno che sembrava ormai del tutto scomparso e sconfitto.
Riteniamo che questo atto terroristico vada duramente condannato da tutte le forze politiche, e che debba essere anche attentamente analizzato senza cadere in facili associazioni.
Sono convinto che ci troviamo di fronte ad un fenomeno diverso da quello degli anni '70, un fenomeno che non è in alcun modo collegabile ad un estremismo o a lotte sociali presenti in questo momento nel paese. Al contrario, in quest'epoca di guerra e di movimenti contro la guerra ritengo non si debba fare associazione alcuna tra questo e quel fenomeno.
Mi auguro che questo atto terroristico sia l'ultimo, anche se ci preoccupa per le modalità con cui è avvenuto. Speriamo di non trovarci di fronte a qualcosa di organizzato, almeno da un punto di vista tecnico e di capacità di azione.
Riteniamo che, dato il contesto in cui è avvenuto, questo atto terroristico è esattamente diretto contro le lotte che sono in atto, e che non è in collegamento con esse: tenta in qualche modo di bloccarle e facilita speculazioni rispetto alle lotte stesse.
Credo che bisogna da una parte condannarlo e dall'altra non fare facili paragoni con il passato perché il contesto è completamente diverso e non agire da apprendisti stregoni o da suggeritori. Credo che non ci sia alcun collegamento con altri fenomeni che ci sono nel Paese e dobbiamo lavorare concretamente perché questo continui ad esserci e che non si verifichi nel futuro. Per fare questo occorre essere molto attenti a rapportarsi con il fenomeno delle lotte e del disagio sociale che esiste senza in qualche modo favorire una saldatura che al momento non esiste. Questo fenomeno nasce in un contesto completamente a freddo e non ha un collegamento con situazioni avvenute precedentemente. Quello che è avvenuto precedentemente, anche se da condannare, sia di diversa natura e non abbia un legame. Concludo ribadendo la nostra ferma condanna per le ragioni che ricordavo prima.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, sono un po' perplesso perch pensavo di venire qui oggi ad esprimere innanzitutto cordoglio alla famiglia di un uomo assassinato. Lo spirito era quello di testimoniare il nostro cordoglio e la nostra preoccupazione, non necessariamente quello di entrare in analisi che, in quest'aula, sono state abbozzate. Non possiamo non sottrarci dal dare un giudizio rispetto a quello che si sa o meglio a quello che sappiamo noi.
Non sappiamo se siano le Brigate Rosse nuove o vecchie. Chi uccide, in un agguato un uomo disarmato è un vigliacco, un assassino e un macellaio.
Non sappiamo se sia un terrorista, ma vi sono altre aggettivi da qualificarne l'assoluta indegnità umana. E' preoccupante se ci trovassimo di fronte ad un episodio di terrorismo. Questa mattina tutti abbiamo letto i giornali con le elucubrazioni più o meno profonde e con dichiarazioni più o meno estemporanee di leader politici e di giornalisti di grido che si avventuravano, senza sapere nulla, come sappiamo poco o nulla noi, in analisi storicamente pesanti, perché di tutto abbiamo bisogno oggi, tranne di allarme sociale, di maggiore tensione, né di ingenerare continuamente su questo argomento paure eccessive: strategie, azioni militari organizzazioni.
Se fosse veramente così sarebbe preoccupante, perché in un Paese con diversi Servizi Segreti, se non si ha sentore o se non si è in grado di prevenire la rinascita di fenomeni eversivi, come è stato detto, militari e organizzati, vuol dire che siamo ridotti male. Questa è una grossa preoccupazione che dobbiamo avere, perché un attentato ad un uomo disarmato lo può organizzare qualunque bandito e nessuno sarà mai in grado di prevenire questo tipo di reati, ma se ci troviamo di fronte a qualcosa di diverso, vuol dire che nei gangli dello Stato, in quelle che dovrebbero essere le forze di prevenzione rispetto ad un tipo di criminalità molto particolare, settoriale e pericoloso, vi sono gravi e preoccupanti lacune.
Non ci avventuriamo! Chiaramente esprimiamo la nostra solidarietà, il cordoglio e la preoccupazione, ma facciamo attenzione a non cominciare, al di là delle parole, a dividerci sui contenuti. Se si affronta l'analisi, va affrontata lucidamente, autocriticamente e a 360 gradi. Se tutti assieme dobbiamo in qualche modo reagire non possono esistere più "i compagni che sbagliano" lo dico subito - perché ho cominciato a sentire anche in quest'aula qualche divisione su questo tema.
Il terrorismo, la delinquenza e i fenomeni di aggregazione armata non si possono distinguere. C'è un importante Magistrato torinese - non lo cito che qualche mese fa più volte ha dichiarato anche ai giornali che il fenomeno dei centri sociali non è estemporaneo, ma militarmente organizzato.
Le violenze verificate al corteo del 1 maggio a Torino, come quelle che si susseguono a tutti i cortei sindacali, per la pace - qualunque momento è buono - sono organizzati non so se militarmente, ma sicuramente paramilitarmente, perché sono organizzati da decine se non centinaia di persone armate con bombe molotov, spranghe e altre con altre armi improprie. E' una strategia, non è l'estemporaneità.
Facciamo attenzione a non distinguere troppo, perché sappiamo che la stessa matrice terroristica, rispetto ai centri sociali, è stata data dai Magistrati, non da noi, rispetto, ad esempio, agli attentati alla TAV e a quant'altro, che hanno portato ad inchieste, condanne, perquisizioni ed arresti.
Se l'analisi va fatta e se la reazione deve esserci, deve essere impietosa, se no cominciamo a distinguere. Se dobbiamo distinguere non possiamo e se crediamo a queste cose in qualche modo non dovremmo far finta di non vedere e non sapere o di non ascoltare che chi ha rivendicato si chiama Brigate Rosse. Un fenomeno che allinea nell'estremismo di Sinistra se è vero, se non si tratta di un caso singolo e veramente estemporaneo che non c'entra niente con un progetto, ma se così è tutti sappiamo dove alligna l'estremismo di Sinistra oggi in Italia.
Lo sappiamo tutti, perché ce ne danno dimostrazione quotidiana ai cortei sindacali come ad ogni occasione pubblica in cui è possibile, con aggressioni, con devastazioni, con dichiarazioni pubbliche di guerra allo Stato, alle istituzioni, alla democrazia e alla società. Non nascondiamoci dietro un dito, perché come giustamente e molto lucidamente ha detto il Consigliere Marengo - ero troppo piccolo, ma ho letto le cronache di quegli anni - non bisogna commettere gli errori del passato.
Non ci addentriamo in analisi troppo approfondite, ma esprimiamo il rifiuto totale su certi tipi di atteggiamenti di organizzazioni militari paramilitari, terroristiche di devianza organizzata e strutturalizzata.
Bisogna reagire! Se cominciamo a distinguere troppo, si rischia di favorire un clima, anziché di reprimerlo.
E a questo proposito noi non possiamo non ricordare che da tanti anni per esempio a Torino, noi chiediamo la chiusura dei centri sociali, perch li riteniamo - ma non solo noi, anche la Magistratura che li perquisisce! pericolosissimi punti di incontro, di coltura - come si diceva prima - di frange estreme che poi fanno le cose che fanno e che leggiamo sui giornali.
Non ci possiamo può più sottovalutare quel fenomeno. Quando dei magistrati dicono che queste persone, gran parte di queste persone, sono organizzate militarmente, noi non abbiamo scelta, dobbiamo chiuderli! Dobbiamo impedire, dobbiamo anche reprimere! Perché vedete, stringerci attorno alle istituzioni democratiche, il richiamo alla bandiera, alla Patria, ai valori che tutti noi condividiamo, è sicuramente importante, però non può essere una vaga, vacua e retorica - anche se non è lo spirito di chi ha pronunciato quelle parole, ci mancherebbe altro - dichiarazione di intenti.
Ci sono i modi e i metodi per contrastare, reagire, prevenire e reprimere: non ci si può sempre stupire dopo. Non possiamo stupircene dopo, perch noi, per esempio, un anno fa abbiamo subito tre attacchi alle nostre sedi di partito e ci meritavamo una noticina in cronaca, bassa, che nessuno leggeva: attentati incendiari, ecc. ecc. ecc. Però quando noi segnalavamo una situazione di tensione, di violenza, di minacce, peraltro reiterata e perpetrata, su cui la Magistratura sta indagando, il clamore non c'era! Allora bisogna fare secondo me molta attenzione, cioè non partiamo col piede sbagliato. C'è il modo per reprimere e c'è anche il modo per capire oggettivamente dove certi fenomeni allignano e possono proliferare.
Se noi partiamo ipocritamente a fare dei distinguo su questo, credo che facciamo un pessimo servizio alla collettività e da questo punto di vista non saremmo d'accordo, quindi le parole contano come dichiarazioni di intenti, come dichiarazioni di unità, di reazione alla violenza, al terrorismo, alla prevaricazione, ma devono contare molto di più i fatti perché altrimenti - ripeto - non facciamo un buon servizio alla collettività.
Noi oggi - e concludo, Presidente - alcuni di noi parteciperanno al presidio convocato per le ore 17. Lo dico perché è la prima volta che il mio partito partecipa ad un presidio organizzato dai Sindacati, proprio per testimoniare che sulla lotta alla violenza e al terrorismo di qualsiasi matrice e colore non ci sono divisioni. Non ci sono divisioni. Ma nello stesso tempo bisogna avere il coraggio di andare a fondo nell'analisi perché altrimenti noi facciamo una manifestazione di presenza e di testimonianza che contro chi spara e uccide non serve! Perch sensibilizzare le coscienze è una gran bella cosa, ma bisogna reagire reprimere! Non basta parlare, dire "siamo uniti", perché siamo uniti certo, ci mancherebbe altro che non fossimo uniti! Mai come oggi dico io molto più magari di vent'anni fa quando c'erano delle lacerazioni molto più profonde; siamo uniti, ma noi siamo uniti per reagire! Non siamo uniti soltanto per testimoniare! A questo proposito, ecco l'unica nota polemica, anzi non polemica, che ci permettiamo di sollevare: abbiate pazienza, ma il Comitato per l'affermazione dei valori della Resistenza e della Costituzione Repubblicana, a nostro avviso, non c'entra assolutamente nulla. Se poi vogliamo fare di questa condanna al terrorismo, alla violenza, qualcosa di diverso, che rischia in qualche modo anche di diventare strumentale, non credo sia questa né l'intenzione di chi lo propone né l'obiettivo a cui dobbiamo tendere. Allora vigiliamo, ma soprattutto reagiamo, e le nostre istituzioni, anche le nostre istituzioni regionali, si muovano nei confronti del Ministro dell'Interno, nei confronti delle Forze di Polizia nei confronti della Magistratura, per chiedere non soltanto che le leggi vengano fatte rispettare da tutti, ma per chiedere soprattutto in territori socialmente pericolosi, anche come quello della nostra Regione, che il livello di attenzione, quello sì, ma anche il livello di prevenzione, sia veramente alto e che non si facciano sconti a nessuno.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cavaliere; ne ha facoltà.



CAVALIERE Pasquale

Signor Presidente, avevo chiesto di intervenire perché volevo dichiarare la mia adesione all'ordine del giorno proposto da lei e pensavo di non riuscire ad avere il tempo per fermarmi e votarlo, quindi volevo fare innanzitutto questa dichiarazione.
Nel mentre che ho la parola non posso non associarmi alle parole che ha detto il Presidente e dichiarare che noi dobbiamo nella maniera più ferma condannare questi episodi che credo si inseriscano e si possano determinare come vera e propria criminalità, forse anche politica, perché chi la esprime ammanta anche qualche motivazione politica, ma non credo che non si possa definire anzitutto un episodio di grave criminalità politica, prima ancora che di terrorismo, prima ancora di addentrarci in analisi molto difficili in un Paese come il nostro, che stenta a diventare un Paese normale e che ha dovuto subirei e vedere tante cose brutte.
Lo diceva il collega Marengo nel suo intervento: "Non ci può essere non c'è senz'altro rappresentanza sociale". Chi compie in questa fase questi atti non può ammantare, non può dichiarare, non può senz'altro avere rappresentanza sociale e allora in qualunque forma, in qualunque maniera in qualsiasi accentuazione, evitiamo anche solo fugacemente di dargliela evitiamolo perché potrebbe essere controproducente, potrebbe essere quello che veramente non serve.
In un Paese democratico - condivido quella parte dell'intervento del collega Gallarini - le istituzioni rispondono, le forze politiche e i partiti rispondono facendo meglio il loro dovere, facendo di più e meglio facendo funzionare meglio lo Stato democratico, che ha alla sua base proprio la democrazia, non riducendola, ma avanzandola, esprimendola ancora meglio e di più. Questo è quello che dobbiamo fare ancora oggi più di ieri: rafforzare il nostro Stato democratico in tutti i suoi valori e soprattutto nel suo valore fondamentale, che è la libertà.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonio

Signor Presidente, vorrei innanzitutto esprimere un ringraziamento per la sua sensibilità ad aver convocato immediatamente questo Consiglio in modo che l'istituzione regionale assumesse una posizione chiara e immediata di condanna per ciò che è accaduto a Roma.
Anch'io mi associo al cordoglio nei confronti della famiglia del prof.
Massimo D'Antona e ci associamo anche al cordoglio alla forza politica in cui in qualche maniera il prof. D'Antona faceva riferimento, cioè alla sinistra riformista del nostro Paese e lo faccio con il ricordo del passato.
Nel partito dove ho militato per tantissimi anni, la Democrazia Cristiana, abbiamo vissuto momenti drammatici e lo stato d'animo che sta vivendo in questo momento la sinistra riformista, quella sensazione di essere sotto il mirino di qualche scheggia impazzita.
Le analisi possono essere diverse, ma credo che una risposta immediata da parte delle istituzioni e un fronte molto ampio e determinato nel condannare ciò che è avvenuto, sia un atteggiamento serio, il più utile che possiamo avere. Non si tratta di creare, di approvare leggi speciali o di cadere nell'isterismo, ma di dimostrare che concretamente tutte le istituzioni ci sono, che non concordano su ciò che è stato fatto e che quelle posizioni politiche non hanno senso. Erano, quelle delle BR in passato, analisi folli; sono tuttora analisi folli, di pazzi, criminali analisi politicamente insignificanti, infondate. Non esiste più quel mondo un po' da rivoluzione russa, a cui fanno riferimento, non esistono più alcune categorie sociali.
Il mondo è cambiato totalmente, soprattutto negli ultimi anni, quindi si tratta di pazzie. Bisogna evitare di dare senso e significato a questi atteggiamenti, ci vuole una forte dignità politica che esprima energicamente una posizione politica.
Questi non esprimono nessuna posizione politica, sono fuori dalla democrazia e in quanto tali gli organi dello Stato li devono combattere fermamente, perché si tratta di fatti di criminalità. Nella democrazia non c'è spazio per posizioni simili, come non c'è spazio per la violenza nel fare politica. Questa è la risposta e l'invito che possiamo fare al nostro governo: essere determinato nei confronti di chi usa la violenza come sistema di lotta politica. Su questo bisogna essere determinati e concordi soprattutto gli organi dello Stato debbono avere i mezzi e le condizioni per potere operare con la necessaria fermezza e determinazione.
Questo è un fatto importante, diversamente l'atteggiamento della tolleranza o del giustificazionismo potrebbe essere pericoloso.
Nell'associarmi alle condoglianze alla famiglia e alla condanna di questo crimine voglio ancora aggiungere che le interpretazioni possono essere tante; oggi non abbiamo sufficienti elementi per fare un'analisi e cercare di capire per quale motivo questo fatto avviene e perché avviene in questo particolare momento.
Può esserci un'interpretazione, che mi pare abbia grande buon senso che è quella di collegarlo a un particolare momento positivo della vita politica italiana; così come può essere un'interpretazione che un'accelerazione giusta e interessante, da parte della sinistra verso il riformismo, abbia determinato che alcune forze, che hanno sempre creduto in una rivoluzione imminente, si sono trovate isolate; così come può anche essere un'interpretazione quella che dava prima il collega Gallarini, di una debolezza complessiva dello Stato.
Non credo che oggi ci sia una maggiore debolezza dello Stato rispetto al passato. Mi pare che la situazione sia profondamente diversa rispetto al passato, sicuramente, ma fino a quando non c'è un'interpretazione di ci che è avvenuto credo, al di là della ripetizione delle interpretazioni antiche o della riapertura degli album di famiglia (come si diceva una volta, di discorsi già sentiti o dibattiti già fatti), che la risposta degli organi dello Stato sia la più utile ed efficace, affinché, secondo me, gruppi piccolissimi che non hanno sicuramente legami dal punto di vista sociale, in qualche maniera possano essere totalmente emarginati e soprattutto si possano rendere conto che la loro è una follia che non potrà avere seguito né consenso, neppure da parte di minoranze politiche del nostro Paese che magari si pongono un po' al di fuori dello schema classico dei partiti. Ma soprattutto non possono avere consenso da parte del disagio sociale, perché il sindacato e i partiti sono in grado di esprimere bene quel disagio.
Il fatto che sia stato colpito Massimo D'Antona, che ha contribuito a quel patto per l'occupazione in modo determinante nel trovare una risposta a questo problema, mi pare che sia indicativo che si vuole colpire la volontà nel nostro Paese ad affrontare quei problemi e quindi a ridurre quell'area di disagio.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Sentiamo anche noi, come Movimento dei democratici per l'Ulivo, la necessità di esprimere il profondo dolore per l'atto gravissimo che è stato compiuto ieri nei confronti della persona che qui bene ha ricordato il collega Marengo, il Prof. Massimo D'Antona.
Atto gravissimo che ci fa ripiombare in un clima di fortissima preoccupazione e tensione che non avremmo più voluto vivere, che speravamo (e osiamo ancora sperare) non si ripetesse e non si ripeterà più.
Insieme alla fermezza nel condannare l'episodio vogliamo esprimere l'auspicio che si rifugga da giudizi e analisi troppo affrettate che, a nostro parere, rischiano di essere anche molto dannose. L'auspicio è anche quello che prestissimo sia fatta chiarezza sulle ragioni che stanno alla base di questo grave atto, ne siano individuati gli esecutori e soprattutto i mandanti, che sia fatta piena luce sulle ragioni e le motivazioni che hanno di nuovo portato ad armare e ad uccidere.
Credo sia altrettanto necessario distinguere, nel fare questa analisi nel cercare la verità, il livello sociale della protesta che molti cittadini usano per affermare i propri diritti, quello del lavoro innanzitutto, o del disagio sociale che vivono oggi. Non può essere accettato che questo diritto sia criminalizzato (o che comunque ci sia un tentativo di criminalizzarlo) ponendolo alla pari degli atti terroristici.
Chiediamo che sia fatta chiarezza su quali interessi e quali obiettivi siano coinvolti, al punto da sentirsi così toccati fino di nuovo ad armare ed uccidere.
In un momento così delicato di trasformazione politica che sta vivendo il nostro Paese e anche di trasformazione istituzionale, di sofferenza, per una guerra che è molto vicina a noi, così vicina quanto drammatica, che sentiamo giorno per giorno, momento per momento in tutta la sua gravità occorre trovare forti punti di coesione, di valori comuni, di corretto e chiaro confronto politico nel rispetto dei ruoli che gli elettori assegnano ad ognuno di noi, forza politica che poi rappresentiamo nelle istituzioni.
Non bisogna lasciare spiragli vuoti, debolezze, affinché la democrazia sia difesa, affinché le istituzioni siano rafforzate, affinché nessuno possa pensare di reintrodurre nel nostro Paese elementi di destabilizzazione.
Credo che in questi termini occorra lavorare in tutte le istituzioni: apprezzo molto e dichiaro il mio voto favorevole all'ordine del giorno che la sensibilità del Presidente del Consiglio ha voluto predisporre e consegnare alla nostra attenzione. Apprezzo molto l'invito a tutti i Comuni del Piemonte, pur in un momento di tensione di campagna elettorale, di dedicare una seduta per fare un'analisi, per ribadire la necessità della vigilanza, della difesa dello sviluppo delle libertà democratiche, per analizzare il ruolo e il peso che ogni istituzione democratica deve tornare ad avere pienamente nel nostro Paese.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MINERVINI



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Benso; ne ha facoltà.



BENSO Teresa Anna Maria

Credo che ognuno di noi, come cittadino, abbia l'obbligo e la responsabilità di condannare un atto così vile come quello dell'assassinio di Massimo D'Antona.
Noi, facenti parte delle istituzioni, questo dovere lo dobbiamo sentire in modo forte; dobbiamo riuscire a dare un esempio di unità, di coesione di compattezza nel far fronte a quello che in molti già definiscono "un nuovo inizio del terrorismo".
Non si conoscono ancora i risultati delle indagini; non è possibile quindi, fare attribuzioni o ipotesi a vanvera, ma una cosa è chiara: i mandanti e gli esecutori non possono nascondere la vera natura delle loro azioni, collegandoli alla guerra; non ci si può definire pacifisti usando come strumento per perseguire la pace violenza e morte.
E questo ritengo sia valido in qualsiasi situazione e contesto.
La risposta che dobbiamo dare deve essere forte tanto quanto questo accadimento è un segnale negativo per la democrazia.
Sono comunque certa che, questa volta, il Governo non sottovaluterà l'eventuale matrice terroristica e saprà, sulla scorta delle purtroppo dolorose esperienze già vissute durante i cosiddetti "anni di piombo" essere attento e vigilante, impegnandosi comunque a portare avanti il processo riformatore, senza farsi condizionare da atti destabilizzanti.
Noi dell'UDR su questa linea saremo vigili, attenti ed inflessibili, e non sottovaluteremo queste azioni che ci riportano indietro di vent'anni.
Solleciteremo il Governo e le istituzioni perché l'Italia, entrata in Europa, vi rimanga con senso di civiltà.
Ringrazio il Presidente e la sua iniziativa per quello che riguarda l'ordine del giorno ed esprimo il nostro voto favorevole al riguardo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Per tutti, non solo per chi ha la memoria storica e dolorosa di amici o conoscenti colpiti da azioni terroristiche, è giusto non sottovalutare la gravità di questo attentato. Gravità che deriva sia dallo spessore politico e professionale della personalità colpita, già sottosegretario del Governo Dini e consulente del Ministro Bassolino, sia dalle modalità con le quali l'attentato è stato portato a termine.
Dobbiamo sapere isolare politicamente e culturalmente i possibili protagonisti, non solo chi ha assassinato, ma anche il contesto da cui trae origine questo assassinio.
Il modo migliore, oltre alla capacità di risposta dei corpi di polizia e alla capacità di prevenzione dei servizi di sicurezza, è che insieme alla solidarietà, allo sdegno, alla condanna, all'indignazione da parte nostra vi sia la capacità di ridare dignità alla politica e rispetto alle istituzioni.
Dobbiamo impegnarci tutti, secondo le varie competenze, a eliminare le cause del malessere sociale, lavorando per garantire il pieno rispetto della democrazia e dei suoi valori.
La violenza deve essere isolata: non vogliamo, non possiamo permetterle di abitare nella nostra società.
Ci auguriamo che il doppio invito contenuto nell'ordine del giorno che stiamo per approvare possa essere recepito e concretizzarsi nelle coscienze dei cittadini e nelle sedi istituzionali.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire l'on. Picchioni; ne ha facoltà.



PICCHIONI Rolando

Anche noi, a nome di Rinnovamento italiano, desideriamo portare la nostra solidarietà e la nostra valutazione estremamente drammatica rispetto ai fatti che si sono succeduti.
Non so quali possano essere le valutazioni che si possono dare al caso e giustamente il collega Ghiglia ha detto di riflettere prima di avventurarci in esegesi troppo imprudenti, per non dire pericolose.
Nemmeno io voglio sfogliare i vecchi album di famiglia, come diceva alcuni anni fa Rossana Rossanda, rincorrendo le responsabilità morali politiche, ideologiche di coloro che avevano alimentato le Brigate Rosse.
Il discorso porta molto più lontano; porta certamente a delle valutazioni che vengono fuori dai sacri testi dei rivoluzionari dell'800 che hanno infiammato popoli, hanno infiammato rivoluzionari, hanno infiammato golpisti, secondo le diverse vicende che la storia via via presentava.
Però è chiaro che se oggi non abbiamo il prof. Negri o non abbiamo Oreste Scalzone, che formano lo zoccolo duro dell'ideologia militante degli anni '60 e degli anni '70, pur tuttavia dobbiamo avere la coscienza che esistono ancora delle coperture che, vuoi per un sociologismo di accatto vuoi per un'accondiscendenza bonista (o buonista), fanno sì che alcuni avvenimenti non vengano valutati nella loro giusta portata e nella loro drammatica evidenza, direi proprio prodromica.
C'è una notizia oggi apparsa su La Stampa, quella del giudice D'Ambrosio, che assicura l'opinione pubblica con una frase molto secca: "Oggi li conosciamo, non possiamo sottovalutarli".
Questa sottovalutazione, che è stata un po' il leit motiv del 1978 e dintorni, non ci porta semplicemente a fare l'ennesima esegesi, come ho detto, del fenomeno, delle sue declinazioni, delle sue manifestazioni, ecc.
(anche se quanto è stato anticipato nei mesi scorsi e negli anni scorsi sono dei fatti, sono dei fenomeni denunciati sia da parte di Marengo come di Ghiglia, che non possono essere lasciati ad una valutazione assolutamente occasionale).
Vedete, c'è stato il pericolo, fino a due anni fa (dobbiamo anche riconoscerlo con molta franchezza, perché la franchezza è la base di un'unità), di una verità che ci tiene uniti.
Nel 1997, per questioni di divisioni di campo fra "costiani" e "castelliniani", si volle ad ogni costo non sottolineare, anzi dimenticare che qui a Torino c'era una deriva delinquenziale pericolosa: questo poteva essere interpretato o giocato dall'una e dall'altra parte o come sottovalutazione degli episodi o come sopravvalutazione dei medesimi.
Dopo la campagna elettorale, con i risultati che sono conseguiti, tutti hanno dovuto prendere atto di come la situazione dell'ordine pubblico si era venuta via via incancrenendo nella nostra città, portando a momenti esasperati.
Ebbene, quando noi pensiamo a tutto questo, non vogliamo dire o rivendicare una bandiera più alta dell'altra: vogliamo solamente dire che è inutile, signor Presidente, questo ordine del giorno; sono inutili le dichiarazioni retoriche sull'unità delle istituzioni, se l'unità delle istituzioni non si basa su un assunto di verità. E la verità, con tutte le parcellizzazioni con cui la si compone, è la lettura chiara dei fatti, dei testi, degli avvenimenti, delle cose che si sono succedute.
Se non recuperiamo una lettura integrale di quello che c'è, ovviamente e per quanto concerne la valutazione dei fenomeni e per quanto concerne il risalire alle responsabilità e per quanto concerne il colpire le centrali propagandistiche, ecc., noi avremo comunque sempre delle armi spuntate checché ne dica il giudice D'Ambrosio, checché ne dicano i Servizi Segreti.
Perché se sulla faccenda di via Gradoli, o sulla questione di Cossiga e Andreotti, o sulla questione di Moro nel 1978, o il partito dei "duri" o quello dei "molli" o, ancora, dei "trattativisti": qui c'è lo Stato, c'è il sistema; si dovessero mai ripetere le stesse cose, si tratterebbe del vero pericolo.
Abbiamo già perduto in partenza; non avendo una valutazione univoca non possiamo assolutamente affrontare i fatti.
D'Alema ha fatto un'affermazione che spero voi tutti abbiate colto. C'è stata, probabilmente, una sfasatura nei tempi: la storia si ripete anche con l'eccidio del giudice Falcone, poteva ripetersi con l'uccisione di D'Antona e, se per caso l'elezione del Presidente della Repubblica fosse stata rinviata di qualche giorno, si sarebbe forse ripetuto l'episodio Forlani. E una accelerazione drammatica sulla piazza di un fatto criminoso come questo genere avrebbe potuto portare ad una elezione diversa, oppure completamente imprevedibile o imprevista, come è stata quella del Presidente Scalfaro. Le valutazioni devono essere organicamente collocate perché questo Paese - lo dicevo con il Consigliere Bellion - non riesce a diventare normale.
Una settimana fa abbiamo assistito alla possibilità di una grande convergenza delle Forze di Centro, di Destra e di Sinistra in occasione delle elezioni presidenziali. Una settimana fa abbiamo salutato un Presidente della Repubblica che doveva assolutamente e che deve assolutamente garantire tutte quelle riforme istituzionali e costituzionali di cui il nostro Paese ha bisogno. E' molto facile tirar fuori i parallelismi con il 1978, quando Berlinguer e Moro teorizzavano la seconda fase.
Teorizzavano il superamento di una guerra fredda. Allora c'era ancora il muro di Berlino, che doveva comporre e ricomporre in uno scenario unitario una volontà operativa e una possibilità. Ha ragione il Consigliere Ghiglia, le istituzioni sono completamente diversi di allora, però anche adesso quello che viene detto nel comunicato farneticante ripete quello che è stato scritto nel 1985 per l'uccisione di Ruffilli. Questo tentativo neocorporativo di patti sociali che oggi si deve riprodurre con Bassolino è sempre un karaoke drammatico rispetto a fatti che sono succeduti e che noi credevamo che non potessero più succedere, e che oggi invece succedono attraverso tutta questa combustione alchemica: il protettorato della Jugoslavia, la guerra, l'imperialismo americano, la borghesia imperialista ecc.
Amico Saitta, nella vita c'è sempre un nemico che desidera diventare un nemico nella storia, per cui avremo sempre uno scenario di qualcuno che non la pensa come noi e che cerca di scardinare quelle che sono le coordinate logiche della vita, del consenso e della convergenza. Questo fatto impedisce anche ai più avveduti e ai più bravi Servizi Segreti del mondo di prevenire l'effetto sorpresa. Se pensate solamente - la valutazione la faccio solo per pura cronaca - a quanto l'Inghilterra abbia dovuto pagare rispetto ad nemico ben preciso, ben individuato storicamente e declinato come l'Iran, dobbiamo pensare quanto sia difficile oggi, sia pure con i migliori segreti del mondo, dover pensare ad una eterogenea e comunque non individuabile e definibile (al di là delle scuole di pensiero che si possono rapportare) massa di potenziale controrivoluzionaria nei confronti di questo sistema e nei confronti di questo nostro Paese.
Signor Presidente, quest'ordine del giorno lo voto solamente perch dobbiamo trovare l'unità, ma non esprime nulla, perché se non facciamo nemmeno un richiamo alla verità dei comportamenti, attraverso l'enunciazione e l'evoluzione di tante posizioni soggettive, e se non ci rapportiamo ad un'analisi che deve essere non di copertura assoluta ricordiamo tutto quello che è successo negli ultimi giorni - quest'ordine del giorno è veramente un'altra grida che non ha nessun valore e che pertanto può essere solamente la testimonianza di una sensibilità che lei ha dimostrato oggi convocando il Consiglio, ma nulla di più.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rosso.



ROSSO Roberto

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, anch'io mi unisco alla ferma condanna di questo barbaro omicidio. Non voglio però addentrarmi in un'analisi di quanto è successo, perché concordo con quanti hanno già detto che ne sappiamo poco. Non è il caso in questo momento di fare delle analisi con pochi dati, rischiando di essere smentiti tra poche ore.
Colgo l'occasione di questo Consiglio - la ringrazio, Presidente, per averlo convocato - per fare un altro tipo di analisi. Se questo omicidio è di stampo terroristico, non penserete che il terrorismo nasca dal nulla.
Se questo omicidio è di stampo terroristico, non è che la punta di un iceberg di un grande disagio sociale. Quante volte ho chiesto, in quest'aula e ai Capigruppo, di poter affrontare, in una seduta specifica del Consiglio regionale, il problema dell'ordine pubblico? Dobbiamo innanzitutto, puntare a salvaguardare la democrazia, perché non la si costruisce solamente, ma bisogna mantenerla. Mantenere la democrazia vuol dire dare la possibilità a tutti di esprimersi solo a parole, ma non con i sassi, le spranghe e quant'altro.
Episodi di violenze, rimanendo solo nella città di Torino, in questi anni ne abbiamo visti tanti e per tante volte questo Consiglio regionale non si è espresso, perché non c'è solo il gravissimo fatto del 1 maggio non sono che l'ultimo anello di una lunga catena. Nessuno ha detto nulla o si è detto poco per quello che è stato il tiro di pietre al Palazzo di Giustizia; la guerriglia civile al centro città dove vi sono stati miliardi di danni soprattutto per i commercianti. Gli attacchi alla Democrazia rispetto agli attacchi ai partiti, sentivo prima il collega Ghiglia che parlava degli attentati alle sedi di Alleanza Nazionale. Nell'ultimo mese ho letto, ci sono stati cinquanta attentati alle sedi del DS.
Voglio ricordare che anche la Lega è stata attaccata nel '92 e una bomba ha distrutto la sede regionale di Torino della Lega; nel '96 con 30 mila persone sul Po, 2000 autonomi, grazie sempre a questa volontà di lasciare che tutte le persone possono esprimersi come vogliono, sono stati autorizzati a fare una manifestazione a 300 metri dalla nostra sede ed il risultato è stato che decine di uomini delle forze dell'ordine sono finiti all'ospedale, 30 mila cittadini sono dovuti scappare perché queste persone hanno rotto i cordoni e sono venuti avanti bendati e con le spranghe in mano.
Signori, se questi non sono segnali e se vogliamo dire che in questo caso siamo di fronte ad un morto rispetto ad alcuni atti teppistici; vi posso dire che nel '97 un nostro militante ha rischiato la vita, perch faceva campagna elettorale, pensate! Ed è stato bastonato da una forza di venti contro uno! E' finito all'ospedale, si è salvato, però poteva anche andare peggio.
Quindi noi non possiamo chiudere gli occhi verso quelli che sono i segnali di forte disagio sociale che poi possono sfociare anche in atti di terrorismo, anche se non abbiamo ancora la certezza.
Allora noi dobbiamo tornare all'unità in questo Consiglio e iniziare semplicemente da un principio, io vorrei però che tutti i 60 Consiglieri fossero d'accordo con questo principio: quello che chi sbaglia paga.
Bisogna non permettere ai giovani disagiati di poter fare tutto quello che vogliono sperando che non vadano oltre un certo limite! Bisogna fermarli prima. Non sto dicendo che bisogna fermarli nella loro espressione; bisogna cambiare atteggiamento verso questi giovani e creare altre opportunità di espressione democratica, di quello che hanno da dire e di come vogliono vivere la loro esistenza in questa società.
Ho sentito il Consigliere Marengo esprimere una ferma condanna; parlava anche del Primo maggio. Io spero che questa ferma condanna, queste parole che ho sentito anche dai banchi della sinistra, si concretizzino poi perché noi sinceramente come Consiglio regionale sui tristi fatti di questo incredibile atto, questo omicidio, possiamo fare poco, ma possiamo fare molto per costruire tutti insieme un'alternativa alla violenza quotidiana che si svolge a Torino, in Provincia, in Piemonte! Questo dobbiamo pensare per limitare il più possibile i casi di estremizzazione dei conflitto sociale.
Devo dirvi un'altra cosa, colleghi: io non vorrei che questo Consiglio fosse come al solito "il Consiglio che bisognava fare". Bisognava farlo e l'abbiamo fatto. Guardate il parallelo: c'è poca stampa, come c'era poca stampa quando abbiamo parlato di guerra, e cioè "non contate nulla". Quando si parla di grandi temi, caro Consiglio regionale, voi non contate nulla! Quando si parla di Masaracchio o di altri scandali, allora ci si può anche ritagliare lo spazio sul giornale, ma quando si parla di questi temi proprio noi che dovremmo essere il futuro, l'istituzione principale di un futuro Stato federale italiano non contiamo nulla! Questo secondo me è il primo impegno: cercare di diffondere e propagandare far capire, con tutti i mezzi - magari potrebbe esserci d'aiuto anche la Giunta, che è esperta d'immagine -, una nuova attenzione verso il Consiglio regionale come un'assemblea che parla anche di questioni importanti per la gente e per i cittadini, non solo di scandali o di alcune leggi che, alla fin fine, interessano solo a pochi.
Spero che dal prossimo Consiglio, per dare una risposta a questi atti terroristici o no che si sono verificati, noi possiamo semplicemente tornare a produrre, accantonano la nostra litigiosità. Dal momento che ci saranno le elezioni tra poche settimane e tra poco meno di un anno si andrà va al rinnovo di questa assemblea, cerchiamo di portare comunque a casa dei risultati: facciamo passare delle leggi, perché la gente non va più a votare e la principale causa è che la gente è delusa dalle istituzioni delusa profondamente! Non possiamo permettere che tra queste persone, di tutte le classi sociali, che non vanno più a votare, si possano riformare degli attriti tali che possono sfociare in qualcosa che abbiamo già visto.
Allora io davvero faccio questo appello; l'impegno del Gruppo della Lega c'è, spero che ci si compatti tutti insieme, dimenticando le varie posizioni e le rivalità, per dare un segnale di democrazia. La democrazia deve vincere sulle persone che evidentemente non hanno abbastanza argomenti e che devono usare altri mezzi per potere comunicare le loro idee.



PRESIDENTE

Sono ancora iscritti a parlare i Consiglieri Spagnuolo, Angeleri Rubatto e Moro, dopodiché concluderà il Presidente Ghigo.
La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Signor Presidente, cercherò di prendere non più di due o tre minuti in questo momento di Consiglio regionale la cui convocazione il nostro Gruppo ha condiviso, per la verità auspicando e ritenendo, anche se non l'abbiamo discusso, sufficiente l'intervento del Presidente del Consiglio regionale per la sua rappresentatività e magari un intervento di quella forza politica a cui l'assassinato era vicino ed anche di una forza politica di maggioranza. In questo senso avremmo dato una sensazione di speditezza e di massima simbolicità che, evidentemente, la convocazione di questo Consiglio regionale doveva comportare. Si è scelta un'altra strada; abbiamo sentito degli interventi.
Noi crediamo che alcune cose debbano essere ribadite da parte del nostro Gruppo consiliare. La condanna è totale e assoluta di quanto avvenuto; la preoccupazione è altrettanto grande; non possiamo non dire che non ritornano alla mente situazioni che ci richiamano a dei climi, quelli degli "anni di piombo", che avremmo voluto vedere totalmente superati. Non riteniamo che in questo momento si possano fare delle analisi di natura politica dettagliate, perché a nostro avviso non possono nemmeno essere analisi approssimative; non siamo alla fase dell'analisi, dobbiamo osservare, cercare di capire. Si tratta di un atto terroristico, in un clima preoccupante che ha visto continuamente aggravarsi una situazione: gli attentati a partiti politici (52 attentati, così sentivo dai colleghi dei DS, alle sedi di questo partito) evidentemente rappresentano in sé un fatto politico, anche se gli attentati a partiti politici sono sempre gravi tutti, perché sono attentati a forme di opinione e a forme di democrazia.
Le vicende del Primo Maggio parlano da sé; noi crediamo davvero di non dovere aggiungere delle parole, ma di dire che parteciperemo al presidio e che approveremo l'ordine del giorno, che forse soltanto nella giornata odierna può avere un esame collettivo di natura politica e prevalentemente istituzionale.
Saremmo stati più lieti - ci permettiamo di dirle molto in punta di piedi - che tutti i Consiglieri regionali avessero partecipato a questa seduta. Questo ci sembra un elemento che in qualche modo attira la nostra attenzione, senza voler esprimere giudizi.
Crediamo soltanto che in questo momento lo Stato debba esprimere il massimo della sua autorevolezza. Tutto il resto lo lasceremo alle analisi a seguire; ci auguriamo che episodi di questo tipo non debbano più ripetersi e ci dedicheremo, con lo spirito democratico che ci ha sempre contraddistinto, alle attività di quest'aula, alle nostre attività e alla nostra presenza culturale e politica nella città e nella Regione nella quale noi lavoriamo, senza anticipare delle valutazioni, senza partecipare a interpretazioni che criminalizzino una parte o un'altra.
Saremo vigili. Ci auguriamo che lo Stato nella sua interezza - e noi siamo parte di questo Stato - riesca ad esprimere, come dicevo prima, il massimo dell'autorevolezza per salvaguardare, difendere e farsi interprete dei cittadini italiani.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente, sicuramente in questi momenti si corre il rischio di ripetersi più volte, quindi non starò a riprendere quanto detto dai colleghi. Una cosa, però, a nome del nostro gruppo, la voglio fare, ed è quella di esprimere alla vedova e ai familiari del Prof. Massimo D'Antona tutto il nostro cordoglio.
Non voglio entrare nel merito, né avventurarmi in valutazioni politiche già riportare dai giornali, che abbiamo sentito anche in quest'aula. Per l'educazione che ho ricevuto ho avuto sempre una grande fiducia nelle Forze dell'Ordine e rispetto ad un avvenimento delittuoso come quello di ieri mi pare sia troppo presto parlare e affrontare delle pericolose, secondo me valutazioni che investono in questo momento principalmente le istituzioni.
Concordo con l'ordine del giorno presentato dal Presidente del Consiglio, Deorsola, ed è chiaro che la risposta da parte delle istituzioni deve essere unanime; ma è altrettanto chiaro che noi in questo momento rappresentiamo i cittadini piemontesi, una parte di italiani, e abbiamo sicuramente un compito principale, che è quello che sottolineava con una battuta il mio collega Gallarini quando diceva che dobbiamo cercare di fare meglio il nostro dovere, di fare meglio il compito per cui noi oggi siamo seduti su questi scranni.
E' altrettanto vero, ed è la cosa che volevo aggiungere, che noi dobbiamo misurare le nostre reazioni, perché rappresentando dei cittadini amplifichiamo il senso generale. Può essere pericoloso dare e fare valutazioni precipitate, perché si può creare un clima all'interno del nostro Paese che deve essere attentamente valutato.
Non dobbiamo sottovalutare quanto è capitato, ma non possiamo neanche darvi troppa attenzione perché potrebbe essere pericoloso per il messaggio che trasmettiamo a coloro che rappresentiamo.
Il Gruppo del CCD approva l'invito fatto in questo ordine del giorno e non può essere che un invito nei confronti di tutte le istituzioni a dare una risposta ferma a tutti i Comuni, rispetto a quanto è accaduto. Questo però non significa dare una risposta da un punto di vista istituzionale, se non avrà quell'eco che noi ci auguriamo. Il richiamo fatto prima, dal collega Rosso della Lega, ai giornalisti non presenti è un richiamo che voglio fare anche nostro; ringrazio l'amico dell'ANSA, unico giornalista presente, perché senza il suo contributo la nostra risposta rischia di essere sorda.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Senza prevaricare, forse ho fatto l'errore di non intervenire in apertura di seduta ritenendo che questo dibattito toccasse ai gruppi politici e non al rappresentante dell'esecutivo. Personalmente, siccome non amo arrivare in ritardo alle manifestazioni, e occorrono almeno dieci minuti di tempo per raggiungere Piazza Castello, non volendo venir meno al contributo che volevo rappresentare, non parlerò. Adesso ascolteremo l'intervento del Consigliere Rubatto, però vorrei ricordare che dobbiamo anche votare l'ordine del giorno, altrimenti superiamo l'atto formale di acquisizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rubatto.
RIBA (fuori microfono) Scusi, Presidente, è imbarazzante per noi non essere presenti all'inizio della manifestazione.



PRESIDENTE

Ho chiesto di condensare gli interventi. Il Consigliere Moro rinuncia all'intervento. Consigliere Rubatto?



RUBATTO Pierluigi

Rinuncio all'intervento.



PRESIDENTE

La ringrazio. Rispetto al testo che è stato distribuito aggiungerei solo qualche aggettivazione: "esprime profondo cordoglio", mi pare doveroso, "forte preoccupazione per il grave atto che pare riportare al periodo più oscuro degli anni di piombo".
Pongo in votazione l'ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte riunito in seduta straordinaria il 21 maggio 1999, esprime il proprio profondo cordoglio alla famiglia del professor Massimo D'Antona, caduto a Roma il 20 maggio in un atten tato di matrice terroristica rivendicato dalle Brigate Rosse esprime forte preoccupazione per il grave atto che pare riportare al periodo più oscuro e sanguinario degli "anni di piombo", anni che videro la nostra regione epicentro dell'azione terroristica, ma anche fulcro della reazione civile richiama la grande capacità di risposta democratica che allora l'Assemblea regionale piemontese seppe attivare in difesa della convivenza civile e delle istituzioni repubblicane rileva l'urgenza di attrezzare una risposta immediata delle istituzioni dei cittadini e delle loro organizzazioni, per una lotta coordinata ed efficace contro il potenziale risorgere del terrorismo politico invita tutte le sedi di rappresentanza istituzionale democraticamente elette ad assolvere il compito di sensibilizzare le coscienze dei cittadini per impegnarli nelle azioni e nelle iniziative di sostegno e collaborazione nei confronti dello Stato e dei suoi organi, al fine di assicurare la piena agibilità democratica nel Paese invita tutti i Comuni del Piemonte a dedicare una seduta solenne dei loro Consigli per ribadire la necessità della vigilanza, della difesa e dello sviluppo delle libertà democratiche".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 46 Consiglieri presenti.
Mi scuso con i colleghi che non hanno potuto prendere parte al dibattito.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 16.56)



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