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Dettaglio seduta n.352 del 20/04/99 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Dato che abbiamo un ordine del giorno, che già dovevamo portare all'attenzione e alla votazione dell'aula nella scorsa riunione, relativo all'inquinamento elettromagnetico, prego di distribuire il testo che è stato predisposto, che ha avuto amplissimo consenso in Commissione, come mi ricorda il collega Griffini.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

Nel frattempo, in merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri D'Ambrosio e Farassino.


Argomento:

b) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Esame ordine del giorno n. 996 inerente a: "Inquinamento elettromagnetico" (connesse interrogazioni ed interpellanze n. 1978, n. 2269, n. 2389, n. 2395, n. 2481 e n. 2496)


PRESIDENTE

Esaminiamo dunque l'ordine del giorno elaborato in Commissione relativo all'inquinamento elettromagnetico, a firma dei Consiglieri Suino Simonetti, Manica, Gatti, Mancuso, Miglietti, Montabone, Gallarini Cavaliere, Dutto, Papandrea, Spagnuolo, Griffini, Ferrero e Cotto, di cui al punto 58) all'o.d.g.
Posso portarlo in votazione? Tale documento assorbe gli ordini del giorno n. 905 e n. 951.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che l'OMS ha dichiarato l'inquinamento elettromagnetico uno dei quattro problemi mondiali sottolineando che 'seppur in assenza di certezze inconfutabili circa la pericolosità di CEM si deve procedere all'esposizione al minimo rischio possibile ed in situazioni di incertezza ovviamente nella maniera più conservativa possibile' che possono sussistere rischi di leucemia infantile, tumori cerebrali ed altre patologie, vivendo in prossimità di campi magnetici e campi prodotti da radiofrequenze che l'interazione tra campi elettromagnetici e la popolazione pu interferire con il funzionamento di alcuni sistemi biologici e di conseguenza creare danni anche irreversibili alla salute, specie di bambini ed anziani che dalle conclusioni dell'Istituto Superiore di Sanità (rischio cancerogeno associato a CEM - Roma 1995) e dalle stesse linee dell'ARPA si deduce che 'un requisito minimo va affiancato all'obiettivo principale di una riduzione dell'esposizione ove ciò sia fattibile tecnicamente e a condizioni ragionevoli' che circa la destinazione territoriale impressa dallo strumento urbanistico è molto importante un precedente instaurato dal TAR Puglia con una sentenza, che precisa che 'il problema non attiene al fatto che siano o meno misurati i limiti di attenzione da inquinamento elettromagnetico, ma alla compatibilità tra destinazione urbanistica (agricola, residenziale) ed un'attività che altera in modo significativo l'ambiente assoggettando la popolazione all'esposizione a radiazioni in maniera indifferenziata costante ed inconsapevole' (TAR Puglia 9/2/1996), per cui è opportuna una delocalizzazione di tali impianti in quanto, se pur di modesta entità, le emissioni irradianti sono diffuse e continue e determinano un'alterazione dell'habitat naturale della zona che la telefonia cellulare, pur essendo un servizio largamente diffuso tra gli utenti, non può considerarsi servizio di pubblica utilità nel senso storico del termine; essa infatti non è assimilabile alla telefonia di base che, come recita il trattato di Roma, è 'una missione affidata allo Stato e al suo concessionario'; il radiomobile, invece, è nato come servizio ad alto valore aggiunto che le installazioni per la telefonia mobile sono destinate ad aumentare in relazione all'entrata sul mercato del quarto gestore, nonché al sempre più diffuso utilizzo dei telefoni cellulari che ci troviamo oggi in un pericoloso vuoto normativo, dovuto all'emanazione della nuova legge nazionale (la n. 381 del 3/11/1998) che all'art. 3 indica nelle Regioni i soggetti deputati a 'disciplinare l'installazione e la modifica degli impianti di radiocomunicazione al fine di garantire il rispetto dei limiti, il raggiungimento di eventuali obiettivi di qualità nonché le attività di controllo e vigilanza in accordo con la normativa vigente, anche in collaborazione con l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, per quanto attiene all'identificazione degli impianti e delle frequenze loro assegnate' che in relazione a quanto sopra esposto sta crescendo la preoccupazione tra i cittadini che chiedono verifiche puntuali sui livelli di inquinamento elettromagnetico cui sono quotidianamente sottoposti che la Magistratura recentemente ha aperto un'inchiesta per verificare eventuali pericoli di inquinamento elettromagnetico o di altri fenomeni dannosi per la salute e cagionati dal moltiplicarsi indiscriminato di simili strumenti attraverso criteri localizzativi impegna la Giunta regionale affinché: venga al più presto presentata una legge adeguata alla nuova normativa nazionale, la n. 381/98, che, modificando la precedente L.R. n. 6/89 consenta l'applicazione del provvedimento governativo introducendo un regime pianificatorio teso a minimizzare l'esposizione e a determinare dei criteri urbanistici di tipo prescrittivo-localizzativo prevedendo altresì un regime sanzionatorio insieme a modalità di controllo e verifica della programmazione di settore e dello sviluppo della rete venga potenziata la struttura dell'ARPA di Ivrea competente per le radiazioni non ionizzanti ed il relativo budget al fine di poter rispondere alle legittime richieste di controllo da parte dei cittadini venga prevista l'istituzione di un catasto di tutte le sorgenti radioelettriche, coerente con il sistema informativo regionale ambientale anche al fine di organizzare campagne sistematiche di misura partendo dalla rilevazione della situazione presente venga finanziato un protocollo sulla ricerca epidemiologica istituendolo ex novo presso la Regione Piemonte, o avvalendosi del protocollo sanitario nazionale previsto per l'Istituto bolognese al fine di garantire lo sviluppo della ricerca in merito, accelerandone, per quanto possibile tempi e modalità venga avviato un tavolo concertativo tra le parti con il coinvolgimento degli Enti locali e dei privati interessati alle gestioni degli impianti al fine di concordare da subito una sospensione dello sviluppo degli impianti in attesa della normativa regionale vengano previsti strumenti e modalità di informazione atti a garantire alla popolazione la conoscenza in merito, precisando che tale finalità oltre ad assolvere ad un dovere sancito dalle norme vigenti, è anche azione propedeutica a rispondere all'attuale legittima preoccupazione espressa dai cittadini piemontesi".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.
Ovviamente si intendono esaurite le interpellanze n. 1978, n. 2269, n.
2481 e n. 2496 e le interrogazioni n. 2389 e n. 2395 che erano state presentate sull'argomento.


Argomento: Interventi per lo sviluppo dell" offerta

Proseguimento esame disegno di legge n. 460: "Interventi regionali a sostegno dell'offerta turistica"


PRESIDENTE

Proseguiamo ora l'esame del disegno di legge n. 460, di cui al punto 7) all'o.d.g.
Ricordo che la relazione era già stata svolta durante la seduta del 15/4/1999.
Per il dibattito generale non ci sono richieste di intervento. Agli artt. 1 e 2 non risultano presentati emendamenti.



CAVALIERE Pasquale

La relazione era già stata svolta... L'avete data per letta!



PRESIDENTE

La relazione l'abbiamo svolta nella seduta precedente, data per letta acquisita insomma. L'abbiamo data per acquisita.
Lo chiedo per la seconda volta: ci sono interventi di ordine generale? Desidera svolgere una relazione? Prego, Assessore Racchelli.



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

Signori Consiglieri, con gli interventi regionali a sostegno dell'offerta turistica (disegno di legge n. 460) si vuole interpretare e soprattutto intervenire nell'ambito di una strutturazione e di una realizzazione di un sistema legato all'offerta turistica finalizzato al completamento o comunque alla realizzazione del sistema della ricettività e dell'accoglienza.
Il Piemonte è una Regione ricca di prodotto turistico, un prodotto anche di altissima qualità, soprattutto riconoscibile e riconducibile in alcuni specifici prodotti come la montagna, i laghi, alcune città d'arte l'enogastromia, l'ambiente; tuttavia, paradossalmente, rispetto ad un prodotto di elevata qualità, spesso ci si trova di fronte alla mancanza di una razionale rete del sistema di ricettività.
Le parti più importanti e le parti più deboli di questo sistema sono localizzate nelle aree che hanno come finalità lo sviluppo, per esempio del prodotto turistico enogastronomico o anche addirittura, e soprattutto le zone della nostra montagna. Soprattutto queste zone vivono una realtà in cui spesso un depauperamento del patrimonio ricettivo nell'arco degli ultimi anni ha fatto sì che un'effettiva espansione od ampliamento della possibilità di ricevere e quindi di promuoversi all'interno dell'internazionalità della domanda fosse tale per cui i turisti internazionali prediligano sempre di più zone con più alta capacità di ricettività, ma soprattutto con una più alta capacità di strutture dedicate e finalizzate al tempo libero e al divertimento. Uno dei più grossi problemi che ha il Piemonte è quello di avere, anche dove esiste - in pochi punti - una ricettività qualificata ed articolata, per esempio in alcune aree del Lago Maggiore; non esistono però parimenti una rete ed un sistema di strutture per l'accoglienza del tempo libero capaci di far sì che un turista che scelga la nostra area o la nostra regione per fare e vivere la propria vacanza possa di fatto, dopo aver conosciuto la parte bella che lo ha attirato ad arrivare in Piemonte, avere il desiderio di fermarsi nella nostra regione, in quanto gli spazi e soprattutto le strutture per il tempo libero sono molto limitate.
Pertanto, tutto questo sistema, che fa parte di una prima tranche di interventi che si vuole realizzare nel settore del turismo, secondo noi è un compito specifico dell'impresa, che deve tornare ad investire in Piemonte, convinta soprattutto da una legislazione e da una politica regionale che riporti il turismo ad essere un elemento trainante di un settore, sia per investimenti sia di tipo occupazionale e anche di tipo redditizio.
Le aree che principalmente necessitano di questo tipo di intervento come dicevo prima - sono le aree montane, patrimonio ricettivo spesso decapitato per motivi che fanno parte anche di un mantenimento della qualità delle strutture stesse, una dimensione della popolazione montana una forte accentuazione degli oneri di gestione - del costo del lavoro, ma anche degli oneri di gestione - e una sempre più marcata imposizione di tipo procedurale rispetto alle nuove normative che sono venute avanti negli ultimi anni e che quindi hanno costretto anche chi già aveva ed operava nel campo della ricettività una serie di limitazioni e di dismissioni.
Importante è, per esempio, in Valsesia il numero delle attività ricettive abbandonate, se si pensa che circa 15/17 anni fa c'erano 137 attività ricettive e oggi ne sono rimaste 29, di cui solo 4 aperte tutto l'anno.
Questo dato ci deve far capire quanto la promozione - e qui vale tutto il discorso della promozione, della conoscenza del prodotto dell'incentivazione dei mercati - debba fare poi in modo che le strutture ricettive abbiano la possibilità di vivere durante la loro vita.
Questo tipo di intervento, che - come dicevo - è stato il primo rispetto ad altri che verranno, tocca, come potete notare, il sistema privato, il sistema delle imprese. E' un sistema che vuole, di fatto tutelare il patrimonio ambientale e paesaggistico della nostra regione perché le tipologie di intervento, anche se comprensive nella nuova ricettività, quindi dei nuovi investimenti in nuove costruzioni, sono pressoché volte ad una tutela del patrimonio ambientale, ad una tutela del patrimonio paesaggistico, ad un recupero del patrimonio urbano esistente ad un recupero delle dimore storiche e del patrimonio culturale, ad un recupero dei centri storici, ad un recupero delle case in affitto e quindi del famoso "bed and break-fast", che ha una grande opportunità di sviluppo nell'ambito della nostra regione, soprattutto nelle aree montane, nonché ad un recupero della ricettività dell'atmosfera.
Tutti questi principi e tutte queste opportunità sono finalizzate al recepimento di una tipologia d'impresa che, nell'ambito del turismo richiede comunque parecchi anni. Fra tutte queste c'è, per esempio, la ristorazione che, a fronte di fortissimi investimenti nel campo della qualificazione del prodotti agro-alimentari, ha determinato una forte crescita ed una qualificazione del prodotto gastronomico piemontese, che deve guardare al termine naturale della propria produzione e ad una ristorazione che diventa anch'essa qualificata e di qualità, con una disponibilità anche di strutture qualificate altrettanto quanto lo è il prodotto che essi propongono al cliente, all'utente e al turista in generale.
L'altra tipologia che abbiamo dovuto riaffermare in questi principi è finalizzata agli impianti di risalita. Spesso, per impianti di risalita si intendono gli impianti sulle piste e non gli impianti di trasporto o di arroccamento, ma gli impianti che permettono la fruibilità delle piste perché non avrebbe senso, oggi, pensare di creare ricettività o impianti per il tempo libero e per l'accoglienza se poi non avessimo la garanzia che le imprese possano anche investire nell'ambito della struttura primaria che è quella degli impianti di risalita. Se non avessimo la certezza che nei prossimi anni gli impianti di risalita saranno in condizione di accogliere il turista, faremmo una pianificazione e una programmazione zoppa o non articolata per un turismo, come quello montano, che deve avere certezze.
Gli ordini degli interventi vanno a sostegno delle imprese in due direzioni: primo, il conto capitale compatibile con gli indirizzi comunitari che - come sapete - tra le piccole e medie imprese indica il 15 o il 7,5%; secondo, un intervento a sostegno degli Enti locali e delle imprese, affinché la Regione Piemonte sostenga gli Enti locali attraverso il pagamento e l'acquisizione degli oneri di urbanizzazione. Questo è un doppio incentivo perché di fatto si permette alle imprese di tornare ad investire nel settore del turismo e si permette, soprattutto, ai Comuni e agli Enti locali, attraverso questo doppio incentivo, di poter acquisire attraverso gli oneri di urbanizzazione, una forte capacità di investimento per la qualificazione e la rimessa in rete, e una riproposizione di strutture a livello comunale, che permettono un ampliamento della qualità della vita e della qualità del Comune turistico ove gli interventi vengono realizzati. Una parte degli investimenti che vengono destinati in questa legge vanno, direttamente, nell'ambito delle casse dei Comuni, nei quali si realizzerà questo tipo di investimento.
La finalità di questa legge vuole anche liberare e quindi qualificare da un certo punto di vista, i centri storici, attraverso la possibilità di realizzare, per esempio, dei parcheggi nell'ambito delle attività ricettive, tali per cui i centri storici e, soprattutto, i Comuni turistici, si liberano dalle automobili e dai turisti, da una serie di criticità anche nell'ambito della viabilità.
Un altro intervento è permettere l'acquisizione di immobili dismessi ed abbandonati per destinarli, direttamente, alla ricettività o all'accoglienza (questo sempre per quel famoso principio che si preferisce recuperare il patrimonio già esistente rispetto ad una cementificazione o ad un ampliamento delle zone urbanizzate).
Un altro elemento inserito in questa proposta di legge è la certificazione di qualità delle strutture ricettive. E' un altro grosso elemento al quale dobbiamo fare fronte, perché la diminuzione di qualità nell'ambito delle attività ricettive e la diminuzione di qualità, di fatto penalizza fortemente la possibilità di acquisire quote di mercato, in quanto, ormai, a livello europeo esistono degli standard di qualità che il turista vuole assolutamente recepire e recuperare nell'ambito di una ricettività che deve essere pressoché di uguale qualità in tutti i Paesi della Comunità Europea.Il fondo regionale per la qualificazione dell'offerta viene analizzato presso la Finpiemonte, che avrà il compito di attivare la gestione dei fondi attraverso una gestione di tipo manageriale e di tipo bancario, una gestione per quanto riguarda la verifica dei progetti. Tutto questo viene armonizzato, quantificato ed indicato nell'ambito di una delibera che la Giunta e il Consiglio regionale dovranno predisporre annualmente, dove esisteranno i criteri, gli obiettivi da raggiungere, le priorità e soprattutto le iniziative che si vogliono raggiungere attraverso la realizzazione dei progetti annuali degli interventi.
Nell'ambito di questa proposta, si vorrà inserire anche un concetto di tutela rispetto ad una serie di imprese che, di fatto, in molti settori potrebbero nascere, ma che non hanno tale opportunità, perché il sistema bancario italiano non privilegia il sostegno alla nascita di nuove imprese.
I nuovi imprenditori o le persone che si avvicinano al mondo dell'impresa trovano grandissime difficoltà per poter ottenere finanziamenti adeguati: gli strumenti potrebbero essere la potestà fideiussoria, un intervento fideiussorio, ma bisogna permettere che questo si realizzi, essendo un altro degli elementi che, crediamo, sia funzionale al fatto che le banche possano intervenire a sostegno delle nuove iniziative valutando il valore della proposta imprenditoriale e, soprattutto, la capacità imprenditoriale di quelli che presentano le domande stesse.
Questo è un primo passo rispetto anche ad un secondo, quello destinato e già discusso con la Comunità Europea, rispetto allo sviluppo dei nuovi bacini turistici e delle nuove aree turistiche e al mantenimento di quelle già esistenti, che vedrà la Regione Piemonte in condizione di fare una proposta nell'ottica di un'anticipazione dei fondi comunitari stessi funzionali in tutto il Piemonte a questo tipo di industria che si vuole realizzare, quantificare e soprattutto incentivare. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Presidente, avevo avuto modo di vedere la proposta di legge della Giunta a suo tempo; poi, invece, non ho potuto lavorare in Commissione su questo testo. Vedo che non è, fondamentalmente, modificata.
Avemmo modo, quando fu annunciata questa proposta, di fare delle profonde critiche su un documento che, eufemisticamente, pare tutto fuorch una legge, una legge intesa come un'iniziativa che promuove delle azioni.
Ci sono degli aspetti contraddittori e, soprattutto, molto parziali.
L'offerta turistica e il sostegno all'offerta turistica non possono essere identificati, come avviene qui, solo nell'ambito della ricettività turistica, cioè nell'ambito alberghiero e ristorativo. Solo questo aspetto viene individuato. Questo primo aspetto non va assolutamente bene. Il secondo aspetto, relativo ai beneficiari, viene a cascata del primo aspetto e poi gli strumenti di gestione.
L'Assessore ha osato dire che si usa lo strumento della Finpiemonte per la managerialità; ma scherziamo! La managerialità sta, forse, negli emolumenti che percepiscono i responsabili della Finpiemonte, ma non nella sua gestione. La Finpiemonte gestisce circa 60 aziende, di cui 50 in perdita: questa è la managerialità della Finpiemonte! Alcuni mesi fa la Finpiemonte, con il Presidente della Giunta, fece propaganda, in provincia di Verbania, con delle iniziative politiche, dove spiegava le politiche turistiche. Capisco questo, ma non capisco cosa c'entri con la legge.
Abbiamo delle critiche da fare e le evidenzieremo in un lavoro emendativo. Pertanto, chiedo al Presidente una breve sospensione per potermi confrontare con gli altri Gruppi di minoranza su questo testo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Oggi continua, stancamente, in questo Consiglio regionale l'esame del disegno di legge n. 460.
Mi dicono che c'è una pregiudiziale, pertanto rinvio il mio intervento ad un secondo momento.



(Voci in aula)



PRESIDENTE

Pensavo di sentire ancora un intervento e poi valutare la richiesta di sospensione.
La parola all'Assessore Racchelli.



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

Vorrei fare una puntualizzazione su quanto espresso dal Consigliere Cavaliere che, probabilmente, non ha letto il testo di legge, quindi non ha analizzato alcuni aspetti.
Sottolineo che la legge non interessa soltanto il sistema della ricettività, ma tutta l'accoglienza. La realizzazione, quindi, di impianti e strutture per il tempo libero e per la fruibilità del prodotto turistico piemontese, strutture che verranno fornite anche dall'impresa privata quindi non solo con investimenti pubblici.
Questo significa interessare non solo le strutture alberghiere come unico elemento per sviluppare il turismo, ma anche le attività e le strutture per il tempo libero e per lo sport.
Inoltre, nella legge viene elencata una serie di interventi volti alla promozione e allo sviluppo dell'industria turistica.
Vorrei fosse chiaro che non si tratta di una proposta di legge finalizzata solo agli alberghi - sarebbe drammatico - ma alla realizzazione di strutture per il tempo libero del turista.



PRESIDENTE

Dopo questa precisazione, sospendo la seduta.



(La seduta, sospesa alle ore 15.38 riprende alle ore 16.29)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Oggi continua, stancamente, in questo Consiglio regionale l'esame del disegno di legge 460 "Interventi regionali a sostegno dell'offerta turistica piemontese".
La breve relazione dell'Assessore competente fa emergere chiaramente la mancanza di una vera politica di governo regionale sul turismo per i prossimi mesi di fine legislatura. A mio avviso, un aspetto politico istituzionale importante e determinante è la negativa applicazione della L.R. n. 75 sul turismo del Piemonte.
Abbiamo constatato un vero fallimento delle ATR e delle ATL che non hanno realizzato nulla - a due anni dall'istituzione della legge - nel contesto dello sviluppo dell'occupazione nel settore turistico.
Come è noto, il Gruppo di Rifondazione Comunista il 22/11/1996 vot contro tale iniqua legge sul turismo, ritenendola troppo burocratica imprecisa, lacunosa rispetto agli interessi turistici, economici ed occupazionali del Piemonte proiettato verso il 2000.
Riteniamo che ci sia confusione nella progettazione regionale di questo progetto, nelle scelte economiche, produttive ed occupazionali di questo disegno di legge che stiamo qui discutendo. Si disattendono aspetti turistici importanti, come il termalismo. Si guarda troppo agli aspetti privatistici del turismo, come l'aspetto alberghiero, dimenticando di valorizzare il turismo, a partire da quello collinare, paesaggistico culturale e anche religioso (in relazione al Giubileo); ci si limita infatti, ad erogare dei finanziamenti a pioggia, troppo elettoralistici, ma non finalizzati al vero sviluppo socioeconomico ed occupazionale del Piemonte, risorsa importante anche sul piano produttivo ed occupazionale.
In Piemonte, come è noto, vi sono realtà turistiche importanti, risorse naturali eccezionali, a partire dai laghi, dalle montagne, dalle colline dai parchi naturali, dai prodotti enogastronomici pregiati da valorizzare per incrementare il turismo di massa, di presenza, non solo di fine settimana, ma anche di vacanza prolungata, e non solo per le persone facoltose e ricche.
Occorre avere la possibilità di organizzare anche le cosiddette "settimane bianche" per gli studenti e gli anziani. In sostanza incrementare le presenze per dare veramente un impulso nuovo e programmato al nostro turismo.
E' quindi necessaria una politica di governo regionale diversa sul turismo, una politica vera, diversa dal passato, con finanziamenti corretti, precisi e, soprattutto, all'altezza della situazione e della domanda turistica. Politica che vada anche verso l'associazionismo, la cooperazione, soprattutto dei giovani, che potrebbero, anche in questo settore delicato ed importante, avere uno sviluppo tutto rivolto a valorizzare le nostre risorse turistiche, non solo private ed alberghiere ma anche riguardanti altre realtà.
Usare la Finpiemonte per la politica manageriale del turismo è severamente criticabile e non corretto per lo sviluppo turistico del Piemonte.
In definitiva, il disegno di legge n. 460 è zoppo, troppo incompleto nei contenuti e, a nostro avviso, va assolutamente modificato, a partire dal ruolo istituzionale delle Province in materia di sviluppo del turismo sul nostro territorio.
Riteniamo che questo disegno di legge sia incompleto e da modificare nell'esclusivo interesse del turismo e, soprattutto, dello sviluppo del settore in Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bertoli.



BERTOLI Gian Pietro

Il turismo è per noi, oggi, un settore socioeconomico importante, e domani lo sarà ancora di più. Riteniamo dunque sia giusto sostenerlo, anche con dei provvedimenti legislativi, come quello oggi in discussione.
Riconosciamo al turismo un'importanza specifica, per il rilancio del Piemonte. La montagna piemontese vive isolata in una condizione di marginalità dovuta ad un calo progressivo della popolazione giovane e di media età. Tale calo a sua volta determina un susseguente calo del potenziale di reddito e di consumo che, da una parte, erode le soglie di economicità per i servizi locali provocandone le chiusure. Scarse dotazioni di servizi a loro volta portano allo spopolamento e, dall'altra, interviene direttamente sullo spopolamento. E' una spirale negativa quella in corso in tanta parte del Piemonte.
Il correttivo del turismo, invece, determinerebbe un'interruzione di questa spirale negativa e ne innescherebbe un'altra positiva, correggendo migliorando ed impedendo un ulteriore deterioramento della base demografica, contribuendo a fermare l'erosione delle soglie di economicità dei servizi locali aumentando il potenziale di reddito e di consumo di una certa area. Su questo aspetto noi poniamo particolare attenzione, convinti che il turismo potrebbe riuscire a cogliere per il Piemonte questa prospettiva di futuro soprattutto per le zone rurali.
Detto questo, non possiamo non considerare quanto avviene oggi nel settore turistico. Nel recente passato, il contributo piemontese al settore turistico, comparato con quello delle altre Regioni italiane in una classifica, vedeva il Piemonte al decimo posto. Negli ultimi anni, per nonostante il tanto parlare di turismo, le cose sono andate diversamente: siamo retrocessi dal decimo posto (circa metà classifica) al quattordicesimo, praticamente nel gruppone di coda. Questa perdita di posizione del turismo piemontese è avvenuta a fronte di un notevole incremento della domanda turistica, poiché in tutta Italia, e anche in Piemonte, si è verificato un forte incremento della domanda turistica. La nostra regione non è riuscita a sfruttare le possibilità offerte dal mercato: la domanda di vacanze e di flussi turistici è stata in uscita, non in entrata.
Gli unici luoghi del Piemonte che, in parte, sono riusciti a cogliere questa domanda di turismo sono stati i tradizionali "pezzi forti" del nostro turismo, soprattutto il Lago Maggiore.
Credo sia abbastanza evidente che il Piemonte ha anche la vocazione ad offrire un turismo diffuso. Il 50% del nostro territorio è montagnoso, e la montagna di per sé è una potenziale area di "vacanze", però sicuramente debole, non come quella del mare o del turismo culturale. Quindi, a nostro modo di vedere, deve esserci un'attenzione particolare nel cogliere questa possibilità di turismo diffuso che il Piemonte può offrire. Non basta soltanto avere attenzione per una politica di potenziamento della ricezione, bisogna creare una cultura dell'accoglienza, organizzare un intero sistema di "ricreatività culturale". La montagna, sinonimo di pace e tranquillità, da sola non riesce ad essere un richiamo turistico in grado di rompere il silenzio.
Accoglienza in senso ampio vuol dire anche proporre un certo tipo di organizzazione delle giornate dei turisti, i quali, oltre alle passeggiate hanno bisogno di avere anche momenti di ricreatività e, possibilmente, di stimolo culturale: lo dimostra il turismo sui laghi, confermatisi come prodotto turistico di punta. Il resto del Piemonte langue.
Se si vuole che il Piemonte profondo offra richiamo e proponga turismo deve essere organizzata una ricettività "d'atmosfera", che non si limiti soltanto ai luoghi fisici (ville d'epoca o castelli che, se adeguatamente ristrutturati, naturalmente possono stimolare la permanenza in quei luoghi), ma in senso molto più ampio vada allargata ad intere città, a manifestazioni ricreative.
Al turista occorre offrire una permanenza stimolante e piacevole sotto vari aspetti. Per fare questo, è necessario che tutti siano coinvolti e non soltanto l'Assessorato al turismo. Si deve offrire una proposta complessiva, che riunisca il filone culturale, l'ambiente, la montagna, di cui siano protagonisti Enti locali, Province, ATL e naturalmente i soggetti privati. Dal punto di vista economico, tra l'altro, sono i soggetti privati i più interessati, i quali ricavano il proprio reddito da queste attività.
Sicuramente i privati hanno un ruolo principale, che però deve essere seguito, aiutato e stimolato e che, da solo, non è sufficiente per il rilancio del settore. E' necessario che anche tutti gli altri attori di questa importante e complessa partita siano coinvolti in questa questione di carattere generale. Quindi, noi chiediamo che la filosofia di questa legge sia modificata perché ci pare di cogliere una sorta (soprattutto con la proposta legislativa che è approdata nei giorni passati in Commissione) di divisione delle parti che, nel modo più assoluto, non ci sta bene. Con questa proposta di legge si cerca soprattutto di finanziare la ricettività e di rivolgersi esclusivamente alle imprese; mentre la legge che è appena approdata in Commissione si rivolge agli Enti locali e ad un'organizzazione più complessiva del sistema.
Noi crediamo che questo non vada bene perché la politica dei due tempi non è mai opportuna, soprattutto per l'enorme disparità di risorse in campo. Questa legge mobilita e prevede 100 miliardi in tre anni, mentre l'altra legge ha una disponibilità finanziaria di un miliardo soltanto.
Sicuramente deve esserci una valutazione complessiva sotto l'aspetto economico dei due provvedimenti. Ancorché, magari, si approdi a due provvedimenti legislativi, fatto che noi non riteniamo positivo, per finanziare non soltanto l'aumento della ricettività, ma un adeguamento e lo stimolo all'accoglienza in case private, una ricettività d'atmosfera e quant'altro necessario per creare un sistema di ricreatività.
E' necessario coinvolgere gli Enti locali su un problema di questa natura, così complesso e diffuso, perché la Giunta ha predisposto un Piano di sviluppo, ma tale Piano non è ancora stato discusso dall'assemblea quindi mancano criteri di carattere generale a cui fare riferimento, per sapere bene quali sono gli obiettivi che si vogliono raggiungere.
Questa legge, da una parte, ci sembra sganciata da uno scenario di carattere generale, che è utile per sapere il contesto in cui si colloca dall'altra parte, settoriale, perché non si discute contemporaneamente con l'altro provvedimento, che non ha ancora neanche avuto il suo inizio di discussione in Commissione. Pertanto, c'è il rischio concreto di utilizzare una risorsa economica importantissima - 100 miliardi sono una risorsa economica importantissima - senza che si valuti con precisione qual è il risultato che si vuole e si può ottenere.
Concludo, riprendendo la parte del mio intervento che, a mio avviso, è molto importante. Sicuramente il turismo deve essere seguito con molta attenzione dalla Regione Piemonte per la sua importanza socioeconomica, ma soprattutto anche per ottenere quel riequilibrio di cui il Piemonte ha bisogno, per far sì che il turismo arrivi anche in quella parte di Piemonte che per cento anni il "fordismo" ha depauperato, svuotando valli e campagne, e che sia quindi un'occasione per stimolare economicamente, ma anche culturalmente, quella realtà. Per cui chiediamo che si faccia uno sforzo affinché questa legge sia in grado di tonificare e stimolare quel territorio regionale, diventato anoressico da troppi anni di digiuno e di depauperamento.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Grazie, Presidente. Noi abbiamo cominciato ad approfondire questo testo e riteniamo che l'esigenza di un provvedimento legislativo a sostegno dell'offerta turistica sia indubbiamente di interesse per il Piemonte.
Probabilmente poteva anche essere utile che un provvedimento di questo tipo arrivasse prima nell'arco di questi anni, ma, evidentemente, non ci sfuggono le vicissitudini, anche gravi, che l'Assessorato al turismo ha avuto in questi anni presso la Regione Piemonte e, pertanto, le battute di arresto che si sono susseguite nel corso di questa legislatura.
Indubbiamente se, da un lato, possiamo ritenere che il testo sia utile (perché vi è questa esigenza nel tessuto economico e culturale del Piemonte), dall'altro, evidentemente, si affianca una serie di ragionamenti che possono anche indurre perplessità e sollecitazioni, chiarimenti e valutazioni, che noi riteniamo che l'Assessore, in replica, vorrà dare.
Tutta la proposta di legge tende a guardare all'offerta turistica.
Tutto è improntato agli ambiti relativi a questa offerta turistica e quindi, la legge parla di creazione di nuova ricettività; di ampliamento della ricettività esistente; di ristrutturazione di immobili già destinati all'uso ricettivo; di realizzazione di parcheggi (che sono una componente importante, anche se parlerò di altri tipi di turismo, che forse dovrebbero e potrebbero essere incrementati, non in alternativa, ma accanto a quelli tradizionali); di creazione di ricettività d'atmosfera; di quella realtà che sta venendo avanti, con sempre maggior interesse e forza, legata all'adeguamento, a fini ricettivi, di dimore storiche e di case private da adibire a questo uso. Ovviamente, parlando di offerta turistica, non si pu non fare riferimento alla realizzazione, ristrutturazione e riqualificazione dell'impiantistica che ne è collegata e alle attrezzature per il turismo; quindi, indirettamente, anche all'acquisto di immobili per attività ed offerta turistica.
Una prima osservazione di fondo è che noi andiamo a sostenere l'offerta, nel senso che con questa proposta andiamo a sostenere quei privati o quegli Enti - mi sembra infatti che ci sia questo doppio binario che intendono proporsi sul mercato. Che il mercato turistico del Piemonte abbia bisogno di maggiore ricettività è un dato certo: basta guardare non le zone a minore vocazione turistica, ma quelle che non hanno ancora avuto un incremento in questa direzione, per capire quanto l'offerta sia necessaria. Tuttavia, anche laddove esiste un turismo più qualificato, più solido, più nazionale od internazionale nella nostra regione, vi è chiaramente l'esigenza di una riqualificazione dell'offerta per meglio collocarsi sul mercato nazionale od internazionale.
Ci domandiamo, come primo punto - e le domandiamo, Assessore - che cosa occorre fare in maniera autonoma, oltre a questa attività di sostegno della ricezione, per la promozione di alcuni territori, al di là - ripeto dell'offerta turistica. Non c'è dubbio che, accanto ad un turismo tradizionale, dovremo cercare di dare una risposta alla richiesta di un diverso tipo di turismo, anche molto qualificato, che magari non è tutto italiano, ma che in larga parte, essendo un fatto culturale, oggi sta avendo un incremento, sta diventando una realtà più consistente anche in Italia e certamente in Europa. Mi riferisco a quel turismo che non ricerca la località mondana o la località turistica già affermata in quanto tali bensì il posto nuovo, il posto tutelato sotto il profilo ambientale, quello che definiamo area protetta.
La valorizzazione naturale e del paesaggio in genere è un elemento che spesso si collega alla problematica, che qui è introdotta, dell'adeguamento a fini ricettivi delle dimore storiche. Ciò significa che noi dobbiamo sì pensare al turismo già consolidato, alle ricette già consolidate, ma dobbiamo anche pensare a formule nuove, che magari non si collegano a grandi numeri, finalizzate ad un turismo di qualità, che in alcune parti del nostro Piemonte deve essere costruito quasi da zero. Tuttavia, vi sono già tutte le condizioni, le qualità, gli elementi di una ricetta: basta metterli assieme.
Nel campo ricettivo oggi assistiamo al fenomeno della ricerca della qualità. E questo lo si può rilevare girando per il Piemonte, e non soltanto - ripeto - nelle zone che già hanno una grandissima tradizione. La scorsa domenica, ad esempio, sono stata a visitare una mostra di minerali ad Alba: in casi come questo, la qualità è subito evidente, parla da sé.
Tuttavia, rileviamo che vi è una ricerca di qualità anche in piccoli o piccolissimi territori, che hanno una vocazione turistica naturale che ancora non si è espressa in termini di attività economica. Capita di vedere delle vecchie stazioni ferroviarie ristrutturate e trasformate in trattorie od osterie. Sono iniziative diventate un po' di moda, ma si tratta in realtà di piccoli gioielli realizzati da privati, per cui ti chiedi come gli sia venuta tutta quella voglia di intraprendere, di mettere a disposizione delle notevoli risorse, scommettendo.
Non c'è la collega Cotto, che conosce il posto, ma voglio fare riferimento ad un privato che sta ristrutturando un castello enorme nell'Astigiano, con un'incredibile diffusione di capitali: ti chiedi come abbia avuto il coraggio di andare in quel territorio, dove tutto è ancora una scommessa.
Credo dunque che, accanto a questa iniziativa privata, debba anche essercene una politica. In questo, forse, la legge è carente, in quanto non ha ancora preso in considerazione questo tipo di iniziative. Potrebbe per essere un punto di partenza per avviare una serie di attività che probabilmente, si devono collegare maggiormente al Piano di sviluppo, per incrementare la promozione di determinati territori, in modo da amalgamare tutte quelle componenti di una ricetta che consentono al prodotto finale di lievitare. Per cui la cultura, l'indicazione di determinati territori, lo studio dal punto di vista storico delle bellezze di un territorio, la documentazione di carattere artistico, architettonico, letterario e quant'altro sono tutti elementi da tenere in considerazione.
Quindi, da un lato, largo ai privati: non riusciremmo in nessun modo n a favorire l'offerta né a fare promozione se non ritenessimo il mondo del privato come uno dei grandi canali lungo i quali bisogna lavorare e che devono essere percorsi fino in fondo per valorizzare questo nostro Piemonte anche dal punto di vista turistico. Dall'altro, però, occorre sostenere i Comuni, che oggi hanno, in generale, una maggiore sensibilità. Tuttavia non diamolo per scontato, nel senso che devono avere degli strumenti altrimenti talvolta si possono fare delle cose un po' assurde.
Chi vi parla, il nostro Gruppo è stato largamente sostenitore, per esempio, di tutta la proposizione relativa agli Ecomusei. Se andiamo a vedere nel merito che cosa è stato fatto da alcuni Comuni in ordine agli Ecomusei, oggettivamente, vediamo anche delle realizzazioni un po' modeste se non di piccolissimo cabotaggio. I Comuni vanno dunque sostenuti ed anche indirizzati da parte della Regione Piemonte, individuando dei percorsi di promozione turistica che veramente mettano insieme le grandi valenze che ha questa nostra Regione in tutti i suoi territori dal punto di vista turistico. Per esempio, anche territori che hanno una vocazione industriale nel nostro tempo possono essere dei territori di interesse oggettivo pertanto, non dobbiamo pensare che un tipo di vocazione debba necessariamente precluderne od escluderne l'altra.
Vi è infine un elemento di grande problematicità che, in conclusione visto che ho già preso quasi tredici minuti, desidero sottolineare. Questi erano elementi, diciamo, di riflessione che portavo all'attenzione dell'Assessore; vi è invece un elemento di grande perplessità che riguarda proprio l'impianto legislativo che desidero sottolineare e che è quello dell'utilizzo di Finpiemonte.
Ci chiediamo: la struttura dell'Assessorato al turismo, le Agenzie che già si muovono in questo campo non sono sufficienti a condurre canalizzare, sostenere, promuovere tutta l'attività che la legge si propone? Ho l'impressione che se noi apriamo su Finpiemonte un altro canale così importante, di per sé già caratterizzante qualunque struttura concorriamo a fare di Finpiemonte una realtà, un Ente che si snatura sempre di più. Un Ente non può passare da attività attinenti allo sviluppo di determinate aree, parchi tecnologici, ecc., ai rifiuti (se ne è occupato e in parte se ne occupa ancora); voglio dire, non si può passare dai tossico nocivi alla valorizzazione del tartufo. Altrimenti, che professionalità finisce per avere Finpiemonte? C'è un paradosso che mi viene in mente adesso: parliamo, per tutti, di professionalità, dopodiché abbiamo una realtà piemontese che, certamente, ha tutto tranne che una specificità professionale, perché Finpiemonte è un "carrozzone" buono - lo dico in termini non dispregiativi - per tutte le stagioni e per tutte le competenze. Non si può improvvisare. Un Consiglio di amministrazione non può dare una sua impronta su uno scibile che ormai va in tutte le direzioni: dal parco tecnologico alla gestione di alcune attività promozionali, ecc.
Questo è veramente un punto su cui bisogna riflettere, perché non sono le belle sigle che salvano le buone intenzioni, ma ci deve essere una forte professionalità. Chi vi parla ritiene che alcune attività riportate nella legge, potrebbero essere, in maniera qualificata, svolte dall'Assessorato.
Altrimenti, un po' per volta concorriamo a rendere la Regione un Ente inutile, perché se decentriamo alle Agenzie per il turismo, alle Agenzie per l'ambiente, per la casa e per il commercio, alla fine la Regione diventa un Ente inutile, un creatore di altri strumenti.
Credo che su questa questione dobbiamo riflettere a lungo, perché non è una questione di poco conto. Il meccanismo che l'Assessore intende mettere in piedi con questo provvedimento, anche dal punto di vista economico, è un grande meccanismo quanto meno dal punto di vista delle risorse che intende mettere in movimento, ma non possiamo creare delle strutture che diventano parallele o controllabili quasi ad personam. Su questo tipo di osservazioni, chiederemo all'Assessore - che comunque ringrazio perché ho visto che ha seguito il nostro intervento - di darci qualche elemento conclusivo di valutazione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Grazie, Presidente. L'incremento della domanda turistica in Piemonte, a cui hanno fatto riferimento altri colleghi, credo che imponga a questo Consiglio regionale la necessità di affrontare più da vicino le caratteristiche morfologiche, territoriali ed ambientali del Piemonte.
Rispetto a questa grande ricchezza ambientale e naturale di cui il Piemonte è portatore, è necessario, secondo il nostro Gruppo, sostenere un'attività, uno sviluppo ed una promozione del turismo da questo punto di vista, unendo non solo le potenzialità ambientali, naturalistiche paesaggistiche, ma anche la storia e la cultura di cui il Piemonte è portatore. Rispetto alle necessità di un rilancio di aree territoriali piemontesi più specifiche, questo può essere una potenzialità ed un elemento innovativo con cui si guarda all'offerta e alla promozione turistica, individuando anche dei percorsi di educazione all'ambiente e alla natura per avviare una nuova consapevolezza delle cittadine e dei cittadini, partendo non solo dalle giovani generazioni, ma coinvolgendo anche la popolazione anziana delle aree montane che si prestano per caratteristiche ambientali e territoriali all'offerta turistica. Da questo punto di vista, si possono e si devono individuare nuovi percorsi formativi al turismo in termini non solo ambientali, naturalistici, ma anche storici e culturali, unendo, quindi, ricchezze di cui il Piemonte, nel suo complesso, è portatore.
Queste esigenze, che in modo molto superficiale ho così brevemente individuato, richiedono un intervento coordinato, serio e preciso tra gli Enti pubblici e privati. Questo intervento coordinato deve individuare una certezza di risorse finanziarie che, rispetto agli Enti pubblici, non abbiamo individuato con pari dignità rispetto a quelle individuate per la promozione e l'offerta turistica di cui sono beneficiari i soggetti privati. Le risorse devono essere individuate con la serietà degli strumenti gestionali che non ci pare di vedere in questa proposta di legge e con un'attendibilità dei controlli, su cui tornerò, e che ci appaiono superficiali, generalizzati nell'ambito di una gestione così specifica dell'offerta turistica di cui i soggetti beneficiari sono le imprese e la cui gestione sostanzialmente viene attribuita all'Ente strumentale (Finpiemonte).
Complessivamente non ci pare che, rispetto ad esigenze di promozione forte che ha il Piemonte e rispetto ad un'esigenza così complessa di offerta turistica che questa Giunta e la Regione, come Ente autorevole di programmazione, dovrebbe individuare, questa proposta di legge sia soddisfacente. Si individuano con due testi dei beneficiari dell'intervento turistico in Piemonte: da un lato, gli Enti pubblici e, dall'altro, i soggetti privati, ma non con la stessa dignità. Mi pare che già il collega Bertoli lo richiamasse. Questa legge garantisce un'elevata disponibilità finanziaria alle imprese private: 100 miliardi differenziati nell'intervento triennale. Viceversa, per i soggetti di Enti pubblici (il turismo non è l'unico caso, vi sono anche alcuni provvedimenti sulla sanità) i fondi sono vincolati da fondi statali, di cui difficilmente si può individuare la certezza e la disponibilità.
Partendo da questa considerazione e dal fatto che le risorse finanziarie individuate rispetto agli Enti pubblici dovrebbero segnalare anche un interesse e un'attenzione della Regione rispetto al tipo di promozione o di offerta turistica, vi è una tensione che è inevitabilmente diversa. Questo testo, viceversa, considera unicamente l'offerta turistica ed analizza, in modo particolare, tutte le strutture ricettive e le finalità. Tutto questo con risorse finanziarie sostenute - oltre 100 miliardi - le quali, però, non si legano - su questo vorrei richiamare l'attenzione dell'Assessore - ad una specificità rispetto alle caratteristiche delle strutture previste negli interventi. Infatti all'art. 3 i beneficiari degli interventi sono gli esercizi della ristorazione, i servizi a supporto delle attività del tempo libero dei turisti, ivi compresi gli impianti di risalita. Ma in quali territori? Occorre prestare attenzione nell'individuazione, in quanto è assolutamente generica, delle strutture che fanno riferimento a questa legge. Sono identificati, come beneficiari, i soggetti privati per i quali si individua un percorso rispetto all'offerta e alla promozione turistica. E' necessario individuare anche dei percorsi di coordinamento forte con l'Ente pubblico partendo dalla considerazione che il Piemonte presenta delle caratteristiche peculiari, dal punto di vista morfologico e territoriale ed inoltre comprende 1.209 Comuni per lo più situati in aree montane. Noi crediamo che questo coordinamento debba rientrare in un unico testo legislativo, invece si è ritenuto di suddividerlo in offerta e promozione turistica.
Non si tenta, in alcun modo, di dare una risposta seria ad un intervento ambientale legato alla cultura e alla valorizzazione, anche storica, di alcune zone territoriali del Piemonte.
L'individuazione del soggetto gestionale della Finpiemonte è una scelta sciagurata che espropria il ruolo autorevole dell'Ente pubblico e della Regione da un ruolo di programmazione reale e concreta, nonostante vengano richiamate - anche nella legge - le funzioni di indirizzo e di programmazione della Regione - ci mancherebbe altro! Sono, infatti attribuzioni individuate dal testo costituzionale, ma nei fatti la delega continua di questa Giunta regionale per attività importanti - oggi ci troviamo a discutere dell'offerta turistica - ad Enti strumentali sminuisce di fatto la sua autorevolezza - autorevolezza per la quale questa Giunta non si è mai particolarmente distinta.
Per quanto riguarda i controlli, sono pochi e generici. Non vengono neppure individuati gli strumenti né i limiti entro i quali segnalare in modo positivo o negativo l'intervento dell'Ente sul soggetto che ha beneficiato in qualche modo delle risorse: sostanzialmente, le strutture le risorse finanziarie di cui si avvale la Regione per effettuare i controlli e la vigilanza, elementi di verifica del rapporto tra la Regione e gli Enti.
Noi riteniamo che il Piemonte, per un rilancio della promozione dell'offerta turistica, debba contare su una legislazione importante tenendo unite le due forme di intervento che sono quella pubblica e quella pure importante, privata. Quindi, l'importanza degli Enti locali, dei Comuni, non può essere sottovalutata come ha fatto la Giunta in questo testo legislativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Presidente e colleghi, esprimo l'opinione dei Popolari sul disegno di legge presentato dalla Giunta, finalizzato al sostegno dell'offerta turistica. Svolgerò delle considerazioni molto brevi, incentrate più sull'impianto della legge che non sulle tecniche specifiche proposte dalla Giunta regionale.
La prima osservazione è sulla relazione che dovrebbe esistere tra il Programma annuale degli interventi e il Programma regionale di sviluppo: collegamento che nella legge manca. Non solo manca, ma viene totalmente ignorato il Programma regionale di sviluppo. I Piani settoriali, come quello del turismo, necessitano di riflessioni puntuali sugli obiettivi che bisogna raggiungere all'interno del Programma regionale di sviluppo. Non è un fatto puramente burocratico, ma essenziale. Soltanto il Programma regionale di sviluppo, in quanto programma plurisettoriale, è in grado di concentrare risorse, energie e decisioni. Ma la scelta plurisettoriale è contenuta nel Programma regionale di sviluppo. Se questo non avviene, il Programma annuale degli interventi è un programma molto settoriale. Siccome il turismo ha caratteristiche che riguardano altri settori - penso a quello culturale, per citarne uno - la scelta, per forza di cose, va compiuta nel Programma regionale di sviluppo.
In qualche maniera, occorre tenere conto che il Programma annuale degli interventi ha la specificazione del Programma regionale di sviluppo, che è un programma pluriennale. Pertanto, è necessaria una riflessione più ampia che non soltanto a quella annuale. Quella annuale realizza dei "pezzi" di un programma pluriennale, anche perché altrimenti cadiamo nella logica dalla quale vogliamo uscire, e cioè che gli interventi sono calcolati soltanto per l'anno solare, mentre interventi di una certa consistenza devono avere una durata sicuramente più lunga, pluriennale, possibilmente legata al Programma regionale di sviluppo. Questo è un limite che colgo e al quale bisogna in qualche maniera porre rimedio.
L'altra questione riguarda il Programma annuale di interventi; la modalità con la quale è stato disegnato nell'art. 4 mi sembra tenga conto dell'esperienza compiuta attraverso la gestione del DOCUP 1997/1999 sul turismo, viene cioè rimodulata e adottata come legge una procedura che era stata adottata per i programmi di intervento turistico.
Viene prevista una manifestazione di interesse da parte degli operatori e delle Associazioni e, sulla base di questa, viene formulato il programma di intervento. Sicuramente questo ha il vantaggio di seguire con attenzione gli interessi degli operatori e delle Associazioni degli Enti locali, ma non ha il vantaggio di far esprimere prima la Regione, la politica, sugli obiettivi che si vogliono raggiungere; non sempre gli obiettivi che si vogliono raggiungere dal punto di vista politico coincidono con quelli che vogliono raggiungere i privati. Soltanto se c'è una decisione anticipata degli obiettivi dell'Ente pubblico è possibile modulare gli interventi sulla base di questi; se noi facciamo soltanto il piano di intervento sulla manifestazione di interessi registriamo delle opinioni, non siamo incentivati a fare uno sforzo di progettazione che in ogni caso è importante. Questa mi sembra più una procedura adottata, ma il Programma annuale di interventi è qualcosa di diverso, non è soltanto un fatto tecnico per la valutazione di alcuni progetti o per la definizione di criteri più generali per la valutazione di progetti. E' un progetto che riguarda in ogni caso tutto il settore dell'offerta turistica.
Terza riflessione. Il Programma annuale degli interventi è un documento della Giunta? "La Giunta regionale previo... predispone...": non c'è scritto qual è l'organo che lo approva, ma essendo previsto nel primo comma dell'art. 4 che la Giunta regionale, previo parere, entro il 31 definisce il programma, vuol dire che è una decisione della Giunta. Sto parlando del primo comma dell'art. 4 del Programma annuale degli interventi.



PRESIDENTE

Ho l'impressione che stia leggendo su un testo diverso.



SAITTA Antonino

Chiedo scusa, avevo un vecchio testo. Quindi c'è un problema di chi approva il programma, qui parrebbe la Giunta. L'importanza e la definizione dell'organo che approva il programma è anche la conseguenza del significato che viene dato al programma.
E' chiaro che se il programma è una scelta (una specificazione dello schema regionale del Programma di sviluppo) è un documento di carattere politico e quindi per forza di cose credo che l'organo preposto debba essere il Consiglio regionale, magari attraverso lo strumento della deliberazione. Se invece il programma viene ridotto ad interventi annuali può essere anche la Giunta; ma siccome credo che il programma debba avere una valenza più ampia di questa, mi pare che il Consiglio regionale debba poter svolgere un ruolo importante.
Riflessione sui meccanismi di incentivazione che sono stati indicati.
Sono previsti dei contributi finanziari e poi c'è l'intervento attraverso una contribuzione da parte della Regione ai Comuni per gli oneri di urbanizzazione. Questa è una modalità sicuramente interessante per i privati: mi chiedo se è questo di cui hanno bisogno i privati. Quando per altre situazioni abbiamo riflettuto attorno a questi temi (penso al settore industriale, ma penso che il ragionamento possa essere sviluppato per tutto il settore produttivo), la richiesta degli operatori privati molto spesso non è stata di avere degli aiuti di carattere economico, ma di avere una struttura regionale e pubblica nel suo complesso snella in grado di rispondere alle richieste. Mi sembra questo il vero incentivo, l'incentivo più importante che noi possiamo dare all'operatore che intende fare un intervento di carattere economico, ancora più di quello finanziario. Non per nulla, per il settore industriale si parla di sportello unico per le imprese, uno strumento che mette assieme tutte le competenze che sono spezzettate tra diversi Enti in modo da dare una risposta unica. Questo è l'elemento più importante dal punto di vista dell'incentivazione, ancora più dell'incentivo economico, come quello degli oneri della concessione edilizia, in sostanza.Vorrei che di questo fatto si tenesse conto, perch alcuni studi che abbiamo fatto fare dall'IRES dimostrano chiaramente che l'operatore...



PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi, c'è un rumore che non permette ai Consiglieri attenti di poter seguire la discussione. Vi prego cortesemente di comportarvi in modo che si possa seguire con attenzione.
Prego, Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Gli studi che sono stati fatti dall'IRES per qualche settore produttivo arrivavano a questa conclusione, che è quella delle procedure, ritenendo più importante l'intervento di carattere economico. E' anche importante perché se è vera, come credo lo sia, la scelta qui contenuta, che in termini di ricettività si pensa di dare una precedenza, spero, agli interventi di recupero, gli interventi di recupero sono questione che riguardano la legge regionale urbanistica n. 56/77. E' soltanto lì che si interviene, perché se noi diamo dei soldi che poi non si possono spendere siamo punto a capo. E' sulla L.R. n. 56/77 che si interviene.
Sul recupero edilizio e sulla ristrutturazione le procedure sono complesse. Penso alle procedure che bisogna adottare qualora l'edificio che si intende recuperare abbia caratteristiche di carattere storico-artistico come molto spesso avviene per alcune zone turistiche di un certo valore dove bisogna avere il parere della Commissione regionale, magari quella decentrata, per i Beni ambientali. Colgo anche l'occasione, Presidente del Consiglio, per ricordare che le Commissioni regionali per i Beni ambientali sono ormai scadute da parecchio tempo e non sono più in grado di esprimere dei pareri. Lo dico perché rientra nel ragionamento: se oggi ci fosse un privato che deve fare un ampliamento e l'edificio presenta queste caratteristiche, fa la domanda in Regione, la inoltra e poi la Regione non può neppure esprimere il parere perché manca la Commissione. La questione burocratica e delle procedure è essenziale e in qualche maniera dovrebbe essere affrontata non facendo soltanto una politica ed una legge di settore, ma cercando di individuare nel contempo quali sono le altre difficoltà che abbiamo registrato per modificarla. Occorre una legge plurisettoriale in questo tempo; si registrano le difficoltà, si verifica il grado di attuazione dei progetti e si rimuovono le cause, perch soltanto l'intervento economico - lo ripeto - non è un intervento sufficiente per aumentare l'offerta di carattere turistico.
L'altra questione riguarda la definizione dei sistemi locali integrati turistici contenuta all'interno della legge. Ritengo che questa sia una definizione - è uno degli articoli - generica che deve essere precisata.
Che cosa vuol dire? Che significato ha? Che cosa vuol dire integrazione? Probabilmente, qualche specificazione è utile.
L'ultima osservazione - e concludo - riguarda la Finpiemonte. Anch'io concordo con i colleghi, che prima sono intervenuti, sulla Finpiemonte alla quale viene assegnato questo ruolo, che, secondo noi, è un ruolo inopportuno, anche se capisco perfettamente qual è l'obiettivo che l'Assessore intende raggiungere. Però, nel momento in cui nell'art. 6 viene scritto che la valutazione, l'istruttoria e la gestione dei contributi viene affidata alla Finpiemonte, questo è un atto di resa: è l'affermazione di un fallimento, Assessore! Mi chiedo a cosa è servita la ristrutturazione del personale, che è stata anche costosa. Il fatto di pensare di affidare compiti all'esterno, anche se è una finanziaria della Regione, è un fallimento.
Ha ragione la collega Spagnuolo quando dice che se noi consideriamo l'esternalizzazione, che è già avvenuta e sta avvenendo (penso all'ARPA all'IRES, all'ATR, all'Agenzia del mercato del lavoro, alle prossime Agenzie, come quella della viabilità, quella sulla mobilità, quella sulla Reggia di Venaria, quella su Film Commission), vuol dire che la strada intrapresa dalla Giunta e adesso dalla Finpiemonte (perché questa è una scelta di esternare una funzione che era tutta interna) è quella di una Regione che, pian piano, si sta spogliando di funzioni proprie (come quella della valutazione dei progetti) affidandole ad altri organi. Questo avviene con l'Agenzia, ma avverrà sicuramente anche con la Finpiemonte, dove il controllo politico e gli obiettivi politici - direi il controllo partitico si riducono perché passa da un Ente all'altro, per forza di cose.
L'Assessore sicuramente si sarà posto l'obiettivo di avere uno strumento più efficace, ma è uno strumento che riduce il controllo di carattere politico. Quindi, si deve valutare attentamente questo aspetto.
Secondo noi, è anche questa una risposta al fallimento del progetto di ristrutturazione del personale, perché l'obiettivo della ristrutturazione è quello di gestire meglio alcune funzioni. Se si dice: "Non siamo capaci non siamo in grado, li diamo all'esterno", vuol dire che abbiamo fallito vuol dire che la Giunta ha fallito su questo progetto di ristrutturazione: questo è il dato di fatto. Ma che senso ha affidare all'esterno la valutazione dei progetti? Con l'ATR abbiamo affidato all'esterno tutta la parte di promozione. Con questo, la parte dell'offerta turistica.
L'Assessore dovrà correre tra l'ATR (rinnovata o meno) e la Finpiemonte per capire che cosa succede. Secondo noi, questa è una scelta che deve rimanere all'interno dell'Amministrazione regionale, anche per non caricare molto la Finpiemonte di ruoli che stanno crescendo a dismisura.
In diverse occasioni abbiamo discusso di questo argomento - mi pare con l'Assessore Pichetto, non ricordo più in quale occasione - e mi pare che l'Assessore Pichetto, ad un certo punto, discutendo di una legge, avesse immaginato e pensato, rispetto alla Finpiemonte, un processo diverso. E' stato l'unico che ha pensato ad un processo diverso - mi pare quando si discusse dell'acquisto delle azioni - pensando ad un ruolo più diretto da parte della Regione Piemonte.
Ho la sensazione che stiamo caricando la Finpiemonte di tantissime funzioni.
Ho presente, perché è contenuto nel libro bianco sulle partecipate l'elenco delle società partecipate e controllate di Finpiemonte, dove c'è di tutto, dall'intervento sulle case di riposo per gli anziani al tecnoparco. Adesso inseriamo anche il turismo: mi sembra proprio eccessivo! In ogni caso, quale sarà l'effetto? Che Finpiemonte dovrà attrezzarsi per fare questo lavoro, quindi dovrà assumere del personale, il che comporterà un costo per la pubblica amministrazione per via dell'aumento della spesa pubblica - noi abbiamo del personale e quindi ne aggiungiamo altro.
Queste sono le riflessioni che volevo esplicitare e sulle quali gradirei delle risposte da parte dell'Assessore per poter poi valutare nello specifico, gli articoli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente. Sarò breve - veramente, non è una petizione di principio.
Ho sentito alcune critiche a questa legge che, sinceramente, mi sembrano abbastanza singolari. In molte Commissioni abbiamo sentito dire nel corso di questi anni (perché magari vi erano, anche da quel punto di vista, delle considerazioni di tipo politico e di appartenenza), che la Regione era un Ente che faceva troppo. Cioè che la Regione non si limitava a fare leggi, ma che la Regione amministrava e gestiva direttamente. Questo veniva criticato come un'occupazione, da parte della Regione, di spazi che non le erano propri e che non le erano dovuti. Oggi, sentiamo dire, per esempio, che la Regione rinuncia al ruolo di valutazione dei progetti.
Quello che, per altre leggi, sembrava addirittura un'occupazione indebita di spazi della Regione nei confronti di altri soggetti pubblici o privati di Enti locali, così come di finanziarie regionali, oggi viene scaricato contro la Regione, criticata come un Ente che abbandona e delega. Siamo stati seviziati su alcuni Bassanini. Ricordo ancora la legge madre sui Bassanini; ci siamo bloccati, per mesi e settimane, su concetti (ancora adesso lo siamo, in parte, per quanto riguarda l'agricoltura) quali conferimento, delega ed attribuzione, e sulle virgole, rispetto alle attribuzioni da conferire alle Province piuttosto che agli Enti locali o ai Comuni; mentre oggi si dice: "Ma la Regione, anche qui, abbandona un altro pezzo". Come, abbandona un altro pezzo? La Regione emana una legge e riconosce, nell'ambito di questa legge, un peso importante ai Comuni, un peso anche di selezione e di valutazione di progetti. Non mi trovo d'accordo con il fatto che la finanziaria regionale abbia tanti ruoli. La finanziaria regionale fa la finanziaria regionale, ma non ci vedo nulla di male se la finanziaria regionale si occupa di agevolazioni.



(Intervento fuori microfono del Consigliere Saitta)



GHIGLIA Agostino

Non mi riferivo al suo discorso, mi riferivo a... Anzi, noi vorremmo che la finanziaria regionale avesse veramente questo ruolo e che questo ruolo venisse potenziato, perché avremmo un'importante strumento pubblico e privato, forse ancora troppo pubblico e troppo poco privato, ma comunque un unico strumento di finanziamento, di razionalizzazione della spesa della Regione e dei suoi contributi ed interventi nei vari settori.
Quindi, a nostro avviso, con questa legge, la Giunta - l'Assessore Racchelli, in particolare - introduce, invece, un elemento importante di novità, ma anche di adesione a quelli che sono stati i principi ispiratori di questa Giunta nel momento in cui si presentò agli elettori. Con questa legge si va incontro ai privati in maniera tale da consentire loro di poter ottenere dei finanziamenti per incrementare e per ampliare le loro attività. Si prevede un numero rilevante di miliardi, dando così spazio e voce all'iniziativa imprenditoriale privata e a quelli che solitamente, non avendo troppi santi, non riescono mai ad avere nulla per potersi potenziare, per poter crescere, per poter produrre ricchezza.
A noi sembra una buona legge ed un'ottima iniziativa, nei principi e anche nell'attuazione, perché - ripeto - la Regione in questo senso opera veramente da Ente che legifera: anziché amministrare e gestire, assegna un ruolo importante ai Comuni, non volendo assumere un ruolo neocentralista nella selezione di progetti e di finanziamenti. Mi sembrerebbe singolare o come un ritorno a posizioni un po' contraddittorie il fatto di dire: "Beh allora torna tutto in capo alla Regione". Potrebbe anche fare più comodo così.
Io penso che, da un punto di vista - lo dico con una battuta propagandistico, sarebbe stato sicuramente più opportuno per l'Assessore Racchelli dire: "I contributi li dà la Regione", "La Regione finanzia i progetti", "Noi li selezioniamo, Finpiemonte li finanzia". Sarebbe stato perfetto; come propaganda elettorale, come strumento - consentitemi, tanto penso che nessuno si scandalizzi - di clientelismo politico sarebbe stato proprio perfetto: la Regione fa tutto, ha i soldi, dà i soldi, seleziona i progetti. I progetti li selezionano i Comuni, e non mi risulta che tutti i Comuni in Piemonte facciano capo al centro-destra.
C'è inoltre chi ancora si lamenta e dice: "La Regione rinuncia ad un ruolo. Presentate degli emendamenti per far sì che la Regione selezioni i progetti. Potremmo anche votare a favore, però non credo che questo sia lo spirito di attenzione alle esigenze del territorio, dell'imprenditoria locale, delle imprese che insistono sul territorio". La valutazione dei progetti non può che essere fatta dai Comuni, per cui - ripeto - non credo che sia stato questo lo spirito che ha informato la legge oggi posta alla nostra attenzione.
Credo che questa legge sia un tassello importante della politica del centro-destra, anche per quanto riguarda il finanziamento di un tipo diverso di turismo, ad esempio con la messa in primo piano del turismo enogastronomico, di quelle nuove forme di turismo che prima di oggi non trovavano forme adeguate di finanziamento e di contribuzione per il loro possibile incremento e per la loro crescita.
In sede di dichiarazione di voto, mi riserverò ulteriori osservazioni.
Ovviamente, da parte nostra, vi è l'adesione, il voto favorevole a questo provvedimento, che - ripeto - è un tassello importante in una politica turistica, ma anche, più in generale, di una politica di rilancio e di - se mi consentite un termine un po' immaginifico - "reinventamento" del Piemonte. E' una scommessa su un settore importante come il turismo, che per tanti anni nel passato, anche abbastanza recente, era stato invece abbandonato, lasciato a se stesso, con tanti effetti negativi dal punto di vista economico sulla nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Anche noi, in brevissima sintesi, ci riserviamo, ovviamente ad articolato votato - ci auguriamo in tempi brevi - di effettuare una dichiarazione di voto che esprima più compiutamente il giudizio sull'intero disegno di legge, che nel frattempo sarà stato magari modificato con emendamenti che già abbiamo visto presentati e con altri che dovessero essere eventualmente migliorativi, ma non stravolgenti rispetto all'impianto della legge, per svolgere sostanzialmente due considerazioni: una, di natura politica sul provvedimento e, la seconda, relativa all'incarico a Finpiemonte.
Per quanto riguarda il provvedimento, anche noi riteniamo che sia uno dei disegni di legge cardine di questa legislatura per quanto riguarda la Giunta e la maggioranza per un settore che davvero ne ha bisogno. Ci saranno delle ragioni se il turismo è passato dal decimo al quattordicesimo posto, come diceva il Consigliere Bertoli, con un arretramento nell'apposita classifica delle Regioni in Italia. Questo disegno di legge ci sembra un'iniezione politica robusta per far sì che dal quattordicesimo posto la nostra Regione guadagni qualche posizione. Gli investimenti sono consistenti, è un disegno di legge strutturale e non contingente, ha un respiro triennale e quindi un respiro non egoista di stretta gestione di legislatura. Non sappiamo ovviamente chi vincerà le elezioni regionali del 2000, ma questo provvedimento si proietta oltre il 2000 e quindi ha a cuore uno sviluppo socioeconomico ed una riconversione; quel che il collega Ghiglia prima definiva "reinventamento" semplicemente lo chiamerei un tentativo di riconvertire dal punto di vista socioeconomico l'economia della nostra Regione, che probabilmente non è più monoculturale così com'è stata per decenni in virtù dei settori che tutti conosciamo. Il Piemonte si è trovato a vivere un periodo (per dire anni) di smarrimento, sotto certi aspetti (non è facile passare da un filone ad un altro). Riteniamo che questo disegno di legge sia un tassello fondamentale per la riconversione dell'economia piemontese. Certo, non ha la pretesa di sostituirsi a quel pilastro monoculturale che ha retto per decenni l'economia della nostra Regione, ma sicuramente va nella direzione di proporsi come alternativa e di catturare, attraverso la presenza turistica, quattrini ed investimenti all'interno della nostra Regione. Questo per quanto riguarda la prima parte, molto sinteticamente. Con la dichiarazione di voto, approfondir ulteriormente.
Quanto alla questione Finpiemonte, già il collega Ghiglia mi ha preceduto con alcune considerazioni. Noi non riteniamo che affidare a Finpiemonte questo ruolo significhi delegare ed abdicare rispetto al ruolo della Regione, anzi, da anni si sta parlando, ma ottenendo per la verità poco, di una trasformazione dell'istituzione Regione, quindi non solo della Regione Piemonte da Ente di gestione ad Ente legislativo e di programmazione e di sintesi. La questione Finpiemonte ci sembra un'anticipazione di questo fenomeno. Non solo, ma chi è in questa assemblea da alcuni anni sa che non è una novità assoluta: nel 1995 una Giunta di altro colore politico ha affidato a Finpiemonte la gestione, l'istruttoria e il controllo dei 1.600 miliardi della sanità dell'art. 20 della finanziaria del 1988, per quel che ci risulta con ottimi risultati. Quindi Finpiemonte ha un'esperienza in questo senso che è ampia garanzia rispetto alla possibilità di gestire questi 100 miliardi. Ripeto, 1.600 miliardi del sanitario e del socio-assistenziale: l'istruttoria la fece interamente Finpiemonte. Può dunque occuparsi tranquillamente di questi 100 miliardi sulla questione turistica, anche perché riteniamo che istruire progetti che riguardino il turismo, la sanità o Barricalla non siano - collega Spagnuolo, con tutto il rispetto delle sue opinioni - diversificazioni culturali, ma sia una finanziaria che fa il proprio dovere. La Finpiemonte dispone sempre di 20 dipendenti, né li ha raddoppiati da quando è passata a gestire i 1.600 miliardi della sanità e ad istruire tutti quei progetti con i 18/20 dipendenti che aveva allora ha fatto quel lavoro, certo attivando anche delle consulenze, così come svolgerà quest'altro. Mi sembra un bel segnale. Inoltre, non farà da apripista, perché ha già svolto questo ruolo nel 1995 quando non c'era questa Giunta e questa maggioranza di centro-destra. Visto che le cose allora andarono molto bene, per quel che ci risulta, riteniamo che possano andare molto bene anche in questa occasione. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, mi pare che il disegno di legge che oggi arriva in aula abbia non solo una sua validità, ma soprattutto una fondatezza, che non parte solamente da un ragionamento di oggi, ma da un ragionamento iniziato nel 1995 da questa Giunta regionale che prevedeva un intervento in questo settore diversificato in vari momenti, e questo è sicuramente uno dei momenti qualificanti ed interessanti.
Non sono, per rispondere anche alle sottolineature del Consigliere Cavaliere, convinto che questo disegno di legge risolva da solo i problemi del turismo e della ricettività nel suo complesso in questa Regione. E' però un tassello fondamentale, se vogliamo inserirlo in un processo di riforma e di attenzione allo sviluppo economico e turistico di questa Regione, che vede non solo nel discorso della promozione, ma anche in un discorso strutturale un suo completamento. Siamo del tutto convinti che come diceva il collega Gallarini, per passare dal quattordicesimo posto e salire verso l'alto, i passaggi non possono essere sintetizzati solo all'interno di questo disegno di legge. Dobbiamo tenere in considerazione la valutazione che è stata fatta del territorio, della realtà presente diversificata nel territorio stesso, perché non dimentichiamo che il nostro bacino di utenza turistica non è unico. E' un bacino di utenza turistica complesso che vede diverse opportunità, ma è un turismo, come è stato detto più volte, di qualità, che abbisogna di una profonda ristrutturazione e di un intervento massiccio non in un settore piuttosto che in un altro, ma spalmato sul territorio e nelle quattro-cinque realtà che a noi interessa turisticamente rilevare, quelle che più volte abbiamo ricordato in quest'aula: i laghi e le montagne, il turismo enogastronomico e le aree verdi, così come il turismo di tipo culturale, che le Province (in particolare, quella di Torino) e la Città di Torino stanno rilanciando con particolare attenzione.
Mi sembra che questo disegno di legge nel suo complesso sia attento a tutti questi ambiti, soprattutto quando nell'art. 4 cita espressamente quali sono le possibilità di intervento. Non solo, mi sembra che l'attenzione in questa direzione da parte della Giunta sia andata anche oltre, verificando quello che era un possibile punto interrogativo ed un possibile ostacolo determinato, come tutti sappiamo, dalle norme emanate dalla Comunità Europea, molto severe in materia di concorrenza. Con questa tranquillità, si inserisce un ulteriore tassello e noi possiamo seguire l'indicazione che è stata data all'inizio di questa legislatura e cercare di proseguirla.
Dal momento che il principio di sussidiarietà amministrativa e politica pervade tutto il dibattito all'interno delle assemblee istituzionali ovviamente anche l'assemblea regionale del Piemonte, come chiaramente è scritto nel disegno di legge, si adopera per valorizzare l'azione dell'Ente locale, si impegna per attuare tale principio che, come mi pare, è stato correttamente intrapreso a livello nazionale da alcuni mesi a questa parte.
Penso che, rispetto alla posizione della maggioranza, da parte dell'opposizione non ci possa che essere un'attenzione che va in una direzione ben precisa e specifica che è quella, ad esempio dell'occupazione, perché un intervento massiccio come questo, anche se spalmato in diversi anni, ha sicuramente un riflesso positivo anche in questo settore. Ritengo, quindi, che il disegno di legge che è stato presentato, con i dovuti approfondimenti che dobbiamo necessariamente svolgere, debba però, in qualche modo, andare avanti.
La nostra regione ha la necessità e l'urgenza di risposte anche in questa direzione. Un conto è l'approfondimento e la corretta interpretazione di quanto è scritto, un altro è cercare di diluire nel tempo un intervento che, invece, questa maggioranza ritiene estremamente urgente proprio per dare risposte, anche di tipo economico, al Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Abbiamo già riconosciuto in diverse sedi (l'ha già fatto il collega Bertoli nell'intervento svolto a nome del Gruppo), per quanto riguarda l'impianto generale della legge, che si tratta di un provvedimento di rilievo consistente, con ambizioni di incidenza significativa nel campo della politica turistica della Regione Piemonte. Questo ulteriore intervento è organizzato attorno alle opportunità e ai limiti con cui si muove questo provvedimento di legge, con l'intenzione di contribuire ad un miglioramento dell'operazione. Nonostante anni di tentativi e anche di sincera convinzione circa la necessità di attivare l'economia turistica come una delle economie significative della nostra Regione (credo che questo obiettivo fosse stato già indicato nella precedente legislatura, era nelle intenzioni dell'Assessore Angeleri, non è mai scomparso ed è certamente presente all'Assessore Racchelli), tuttavia è un'operazione molto complessa, perché il ritmo di crescita dell'economia turistica e le sue dinamiche interne sono molto rapide. Sicuramente si misurano operatori di grande capacità di organizzazione e processi in cui l'intervento finanziario è uno degli elementi che movimentano la dinamica dell'economia turistica, ma ci sono anche molte altre cose. Se dovessi definire i limiti e i pregi di questo provvedimento, in modo schematico, direi che sicuramente, sono positivi i considerevoli finanziamenti. Nel campo dell'economia gli interventi di scarsa entità finiscono in una dispersione di costi. A grandi linee, un finanziamento pubblico ha un costo dell'1% del finanziamento medesimo - in qualche caso di più, in qualche caso di meno dipende dall'entità. Se il costo dovesse essere dell'1%, viene automaticamente riassorbita la quantità dell'incentivo sul credito considerata la differenza fra i tassi correnti per gli investimenti immobiliari a lunga scadenza e il tasso di inflazione considerato nella proposta di legge. Quindi, noi conveniamo sulla necessità di attuare un'operazione di qualche visibilità. Poi la Giunta ne ricaverà un'opportunità di immagine e di propaganda di cui abbiamo già avuto tutte le anticipazioni... Vi raccomandiamo una certa parsimonia, ma non è su questo che finisce il dibattito.
Complessivamente emerge una valorizzazione dell'importanza della questione turistica. C'è in qualche maniera un tentativo di "deregulation" che ad alcuni può apparire elemento negativo, mentre io lo considero elemento utile per eliminare una serie di transenne, di sbarramenti e di elementi di impedimento e di dispersione della potenza operativa di una legge di intervento economico.
Come elemento negativo metterei un forte centralismo, perché tutta l'operazione è ricondotta alla funzione dell'Ente Regione. Voi sostenete che un'operazione fortemente centralizzata, diretta in modo capace, possa essere sufficiente ad imprimere una forte andatura all'operazione del Programma di sviluppo turistico in Piemonte: mi sembra non possa essere vero.
Il turismo, per sua natura, si basa su molteplici e difformi operazioni radicate sul territorio, per cui richiede una direzione capillare e la capacità di attivare l'iniziativa di molti Enti. Faccio un esempio, senza arroganza. Il turismo nei territori delle Langhe si è sviluppato nonostante i contributi della Regione Piemonte. Sono sicuro che la Regione Piemonte si è limitata ad erogare dei contributi irrisori; l'Assessore Vaglio continua ad erogarne un po' per i tartufi e qualche altra iniziativa. Anche perch non è possibile intervenire in quanto sono esclusi dalla direttiva 5B.
Che cos'è che ha permesso lo sviluppo del turismo? Sicuramente la capacità operativa di una quantità di enti operatori ed istituzioni politiche che costituiscono il territorio. Bisogna tenere conto di queste cose; la verifica verrà effettuata fra due-tre anni, quando magari misureremo, a posteriori, che abbiamo perso un'ulteriore posizione nell'ambito della graduatoria, che già ci penalizza parecchio.
Una prima esigenza è quella di ricercare un coinvolgimento più ampio sui territori. Il Gruppo DS ha sempre sostenuto che, siccome i detentori del flusso turistico sono gli Enti locali, perché è lì che c'è l'elemento di attrattiva, non si può essere significativamente operativi senza sostenere le iniziative degli Enti locali. Gli Enti locali non devono essere solamente consultati: l'esempio del territorio delle Langhe in qualche modo fa fede. Proprio per la trasversalità, per la globalità e per il carattere - il Consigliere Riggio la definirebbe una medicina e non una questione di specialisti - bisogna saper curare l'operazione nel suo insieme. Ci vuole una visione complessiva delle opportunità di un territorio e gli strumenti che devono essere attivati.
Chiedo scusa al Presidente se proseguo il mio intervento per altri cinque minuti - li uso anche a nome del mio Gruppo - ma si tratta di una parte del dibattito che, francamente, non c'è stato in Commissione. Quindi per una legge di questo genere, è tempo ben speso. Dobbiamo pur essere convinti di che cosa stiamo votando, sia per chi vota a favore, sia per chi è contrario.
Se consideriamo un contributo medio del 15%, consentito dalla Comunità Europea, nell'arco di un triennio sono circa 1.200/1.300 milioni su un flusso turistico annuale di 400/500 milioni. Certamente, è un'operazione significativa, vuol dire mettere a disposizione una quantità di risorse pari al 40-50% del PIL: non c'è altro settore che disponga di un investimento di questo genere.
Bisogna poi vedere se tali contributi vengono indirizzati per ampliare il potenziale turistico. Nella legge c'è un limite. Nella legge - come ha detto anche il Consigliere Gallarini - si dice che tutti i settori possono essere finanziati. Mi domando quali settori e in quale misura vengono affidati ad un piano annuale, disposto dalla Giunta, sentite le Province escluso il Consiglio. L'unico lavoro che dovremmo fare noi, Consiglio, è quello di approvare questa legge, perché in seguito non avremo più giurisdizione sulla materia.
Sulla Finpiemonte sottoscrivo totalmente l'intervenuto del collega Saitta. Se noi, per esempio, abbiamo constatato che la debolezza del nostro sistema ricettivo consiste nella mancanza di strutture tipo catene Ibis cioè la ricettività di quel settore destinato ad ospitare decine di milioni di turisti che dal nord Europa possono transitare per il Piemonte per vedere l'Italia, non è detto che approvando questa legge le faremo decollare. Ci potremmo benissimo trovare di fronte a domande che chiedono tutte, di costituire catene Holiday-Inn - esempio impossibile, quindi utilizzatelo come paradosso.
Assessore Racchelli, noi dobbiamo capire ciò che manca in Piemonte affinché ci sia la ricettività. Non possiamo mettere a disposizione una somma, anche significativa, affinché cresca la ricettività. Anche perché il turismo in Piemonte ha avuto delle risorse da destinare agli investimenti investimenti ve ne sono stati, ma quel tipo di investimenti particolari non c'è stato, come è noto, perché viene in qualche maniera inviso come un elemento di concorrenza non ben voluto dal tipo di strutture ricettive presenti nella città di Torino, ed è proprio attorno alle grandi città che c'è bisogno di questo tipo di ricettività, molto meno nei territori più piccoli.
Seconda questione: la ricettività non basta. Mi dicono che sul Lago Maggiore ci sono alberghi parzialmente vuoti, per cui aumentiamo la ricettività di quegli alberghi per i quali non abbiamo oggi l'opportunità di ricoprire il totale della capienza? So bene che c'è il problema delle "stagionalità", ma quello non è un problema di ricettività, è un problema di generatori di flusso turistico. Noi non abbiamo una politica di investimento per lo sviluppo dei generatori di flusso turistico. Potenziare la promozione del Museo Egizio è un elemento di sviluppo dei generatori di flusso turistico, così come valorizzare una porzione di territorio: pongo il problema, perché continuiamo ad approvare leggi che in qualche maniera toccano il problema, ma non lo affrontano organicamente. I generatori di flusso turistico sicuramente sono una questione preminente alla quale bisogna porre attenzione.
Vi è una terza questione che non abbiamo saputo risolvere. In Consiglio regionale abbiamo un modo generico di affrontare le questioni dell'economia. C'è un deficit di cultura economica nelle istituzioni; gli operatori dicono spesso che nel nostro Consiglio regionale c'è un'eccedenza di deficit - se si può usare questo gioco di parole. In questo senso, è da capire se abbiamo bisogno di attivare turisticamente nuovi territori o meno; può darsi che invece questo tipo di ipotesi debba essere accantonata come fallimento di una cultura trentennale che ci ha sempre portati a considerare, nei programmi di sviluppo per la montagna, che le altimetrie e i fenomeni geologici naturali sono generatori di flusso turistico (secondo i manuali di economia turistica dell'Istituto superiore di studi turistici di Assisi).
Le montagne, teoricamente, sono generatori di flusso turistico, ma quelle piemontesi non lo sono se non in due o tre punti: questo significa che o non è vero o bisogna azzerare una politica di affermazioni, non di realizzazioni, che continua, oppure è vero, ma bisogna interrogarsi sul perché non siamo riusciti a realizzarla. Tutte le Alpi Marittime sono in quella condizione e dove abbiamo provato i fallimenti delle imprese turistiche e montane non si contano, anche nelle Alpi Cozie e nella parte che riguarda la Valle di Susa. Il Monferrato, invece, rappresenterebbe per definizione, anche per modo di porsi all'interno dell'economia regionale un notevole spazio di valorizzazione turistica; tant'è che l'Azienda di Promozione Turistica Alba-Bra-Langhe-Monferrato sta svolgendo un lavoro all'insegna di un'esigenza e di un'impostazione che sta trovando consensi e sta producendo qualche risultato.
La domanda, alla fine, è: in che modo la legge risponde a queste problematiche? La legge dice: "Chi ha bisogno chieda" o "A chi è disponibile ad investire 90 noi diamo 10": ho già detto che non è questo il punto. Il problema è se, invece, siamo in grado di avere il Piano di sviluppo turistico; parlare di Piano può rievocare qualcosa di non coerente con la filosofia del liberismo, ma vorrei capire se ne abbiamo un altro.
Sono convinto che soltanto dando un'integrazione a chi la richiede (senza porre degli indirizzi programmatici che ci consentono di affrontare quelle tre o quattro cose che abbiamo detto) significa probabilmente andare nella linea sollecitata dagli operatori del commercio e del turismo i quali essendo degli operatori, non possono per definizione fare altro che richiedere dei soldi a sostegno delle loro aziende - e ci mancherebbe che non fosse così! Invece significa non percorrere la strada della valorizzazione dei generatori di flusso e contemporaneamente non offrire delle nuove opportunità e delle nuove attrattive.
Io, per esempio, mi pongo il problema di Limone Piemonte, che conosco bene. A Limone Piemonte non si aumenterà il flusso neanche di un turista se non si realizzeranno nuove infrastrutture di richiamo; potrà essere il Palaghiaccio o potranno essere altre strutture, ma non c'è alcun privato che si butti in quell'operazione. Un privato deve farlo nell'ambito di un consorzio con Enti pubblici od altro. Il limite della legge è significativo rispetto all'ambizione e all'aspetto positivo della risorsa messa in movimento: è proprio quello di non considerare complessivamente tutta la politica turistica della Regione. Non sto a ripensare alle ATL, alle ATR sto pensando semplicemente quali sono i tre punti essenziali a cui bisogna ancorare una legge che ha l'ambizione e l'obiettivo di aumentare il flusso turistico, l'incoming regionale. Tu dirai che questa è una legge che vuole aumentare soltanto la ricettività...



(L'Assessore Racchelli fa un cenno di diniego)



RIBA Lido

Bene, sono contento che la legge non abbia un'ambizione così circoscritta, perché la ricettività, a sua volta, è un fenomeno che si incrocia con altri: nel posto dove si creano delle opportunità si crea anche l'albergo, se non ci sono le opportunità l'albergo non si crea neanche con l'intervento del 10%.
Vorrei chiedere all'Assessore, per concludere questa prima fase di lavoro (sottolineando che non siamo più capaci a fare dei grossi dibattiti in Commissione, bisogna farli in aula, questa è la sede più autorevole per questo tipo di approfondimenti), che quando prenderà la parola per rispondere a questa prima area di valutazioni, sottoposte con una certa convergenza dai Consiglieri dell'opposizione, voglia assumere in positivo le sollecitazioni. Ormai abbiamo già assunto che la legge si comincia, poi si finisce in una seduta successiva; il Parlamento lo fa sempre perch anziché lavorare in cinque minuti per mettere a punto degli elementi affrettati, si ha qualche giorno per concluderla, intanto si apre un processo di dibattito attorno ad un altro provvedimento. Questa non mi sembra una perdita di tempo.
L'Assessore assuma queste valutazioni e consideri come unificare i due o tre provvedimenti che sono in corso, perlomeno come ragionamento indipendentemente dai tempi, e verifichi come superare questi elementi che secondo me, avrebbero dovuto essere in via principale superati da una precedente approvazione o discussione del Piano di sviluppo della Regione.
Che ci sia perlomeno un'ipotesi di piano turistico espresso verbalmente, a grandi linee, reso vincolante da alcune collocazioni di definizione e di indirizzo nella legge a cui ancorare l'investimento più significativo che si fa nell'ambito di questa legislatura per le operazioni di sviluppo del settore turistico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Credo che l'Assessore al turismo stia incorrendo - in buona fede evidentemente - nello stesso errore in cui incorse la Giunta quando approv la legge n. 75 - quella sul turismo, se non erro, sull'ATR - che fu una legge fatta in fretta, anzi, piuttosto male che in fretta, e che determin molti guai per tutti e non aiutò in alcun modo il comparto che si voleva aiutare. Non mi pare che si precisi in maniera chiara, al di là delle volontà, come e in quale modo si incentivi l'intervento privato e soprattutto, in quale direzione, perché noi diciamo di sostenere l'offerta turistica e di incentivare la ricettività, ma non indichiamo quale tipo di ricettività. Si privilegia qualcosa in questa legge, con una ricettività concepita in un certo modo piuttosto che in un altro? No. Si parla genericamente di ristrutturazione, ampliamento, ecc. Ma di cosa abbiamo bisogno? Assessore, c'è un'analisi o un programma di sviluppo che ci dice che dobbiamo incentivare il 70% in questa direzione, il 30% in quest'altra? No. Quindi, conseguentemente, una legge che in qualche modo faccia questo.
Questa è la questione fondamentale. Si rischia di distribuire in maniera indiscriminata risorse, senza, in qualche modo, risolvere i problemi. Noi non siamo garantiti dal fatto che questa legge aiuti effettivamente l'offerta turistica. Noi rischiamo di incentivare la realizzazione di un albergo, ma non aiutiamo quell'operatore turistico, che si vede disincentivato a realizzare l'albergo. La legge non dà alcuna garanzia ed alcuna risposta a questo problema. E' già stato detto da altri colleghi, ma lo ripeto: perché non legare alla questione urbanistica questo provvedimento? C'è poi la questione della Finpiemonte. Volevo dire al collega Gallarini che mi pare sia a fine anno che rinnoviamo la Finpiemonte e che resti in carica tre anni.



GALLARINI Pier Luigi (fuori microfono)

Sì.



CAVALIERE Pasquale

La Finpiemonte agisce come la Regione, nel senso che, addirittura valuta i progetti; è un Ente gestore; diventa un Ente gestore di un comparto, come se noi non avessimo nominato i Direttori e come se noi non avessimo sburocratizzato l'Ente. Allora, dico che forse si devono fare delle gare per incaricare degli Enti gestori; non si può individuare con una legge un Ente piuttosto che un altro, anche se è un Ente strumentale perché quali garanzie economiche dà questo Ente strumentale? Questo non lo abbiamo regolato, quindi può valere come un altro Ente. Altrimenti, si fa come l'Assessore Burzi che, per realizzare gli adeguamenti al DL n. 626 senza appalti, diventa socio, con 50 milioni, di una società. Il meccanismo è uguale. Se ammettiamo questo principio, partecipiamo con un milione ad una società e poi riusciamo, in quel modo, in modo diretto, a dare... Non è il caso della Finpiemonte, dove c'è un rapporto consolidato, però il problema si pone, soprattutto per il primo punto. In pratica, l'Assessore dice: "Dobbiamo sburocratizzare il rapporto, le risorse, ecc.", ma noi abbiamo sburocratizzato la Regione, abbiamo dato delle responsabilità e, se le Direzioni non riescono a gestire queste partite, forse ne bastano solo cinque o sei, non ce n'è bisogno di trentadue. Alla fine, i nodi vengono al pettine.
Assessore, spero che lei, nella sua replica, accolga queste osservazioni e le tramuti in qualche proposta che superi la povertà di questo disegno di legge, perché credo che ci veda obbligati a fare un lavoro emendativo, in aula e non in Commissione, molto corposo. Quindi spero che l'Assessore tenga conto dei rilievi, quasi unanimi, sollevati su tre o quattro aspetti fondamentali e che voglia avanzare delle proposte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Aggiungo ancora qualche considerazione su questa legge. La prima riguarda l'Assessore, che si è prodigato per vendere questa legge ai piemontesi prima che la stessa diventasse tale. Questo non è un modo di agire corretto, Assessore! Sono convinto che i piemontesi pensino che questa legge sia già stata approvata, perché l'attività di propaganda che lei ha svolto è stata talmente incalzante che penso che la maggioranza di coloro che hanno avuto modo di leggere la presentazione di questa legge abbiano creduto che la legge sia già in vigore. Questo è uno stile che non la differenzia dai peggiori stili del passato. Rifletta se questo è proprio il modo migliore per rispettare il Consiglio regionale e per avere orecchie per sentire quando il Consiglio si accinge veramente a discuterla.
A proposito di questa legge - adesso esagero nell'affermazione, per c'è un fondo molto serio di obiettività - non penso che i problemi di rilancio del turismo si possano ridurre dando un po' di soldi a qualche persona capace di costruire un nuovo albergo. Non penso che sia questo il segno di cui il settore turistico ha bisogno. Penso che il settore turistico abbia bisogno di una legge che tessa insieme tutti gli elementi che sono trasversali rispetto all'economia e alla cultura di una società inserendoli in una legge organica.
Siamo una Regione, in gran parte del suo territorio, manifatturiera o ex manifatturiera e, come molte altri territori in Italia e in Europa, è bene che questa Regione si preoccupi di avviare nel settore del turismo una serie di iniziative ben diverse dal passato, per forza, per intelligenza per capacità di capire i problemi e di affrontarli. Creare posti di lavoro (problema non solo nostro), che trasformino un caposquadra in chef, un metalmeccanico in gestore di piscina, un operaio in cameriere, e via dicendo, significa pensare allo sviluppo economico e allo sviluppo occupazionale. Però questo, Assessore, è un obiettivo che hanno tutti, in Italia e in Europa, perché il problema della crisi dell'occupazione e dello sviluppo industriale investe tutta l'Europa.
Non siamo dunque i soli a porci questo obiettivo, non facile da raggiungere, in quanto la concorrenza è a livello almeno europeo. Penso che, quando tutti noi cerchiamo di impostare una politica di sviluppo turistico, una parte cospicua di questa politica sia rivolta a drenare interessi e risorse dall'estero, e non semplicemente ad attivare flussi endogeni o perché all'interno della Regione o perché all'interno dell'Italia.
Dico questo per sottolineare: "Attenzione, il problema è serio e duro".
Il Piemonte ha senz'altro delle caratteristiche capaci di farne una Regione di rilevante interesse turistico, non solo per i luoghi già turisticamente riconosciuti a livello nazionale ed internazionale, ma perché il territorio piemontese ha delle caratteristiche montane, collinari e anche di pianura che ne fanno un territorio riconoscibile dal punto di vista ambientale e culturale; un territorio che, opportunamente promosso, può essere sede di un incremento e di uno sviluppo turistico.
Ma quale sviluppo turistico? Che tipo di sviluppo turistico? Ce ne sono vari tipi. Ci sono aree che un tempo erano marginali e lambite dal sottosviluppo e che, a seguito di un certo sviluppo turistico, hanno trovato il modo di drenare risorse, creare posti di lavoro, creare ricchezza, ma, a seguito di tutto ciò, altre hanno subìto nuovi fenomeni di abbandono e di decadenza a causa di un turismo legato ad uno sfruttamento massiccio delle risorse naturali e dei territori, che ha degradato le stesse zone, generando una disaffezione dal punto di vista dei flussi turistici.
Quale turismo per il Piemonte? Io penso ad un turismo che metta nella propria filosofia un equilibrato rapporto durevole tra infrastrutture fruizione dei luoghi, sfruttamento immobiliare delle strutture e conservazione, tutela e valorizzazione delle caratteristiche ambientali di pregio, verso le quali, con infrastrutture di vario tipo, vogliamo indirizzare i flussi turistici.
A questo punto, la prima critica è questa, Assessore: questa filosofia non compare nella legge che lei ci ha presentato. E questa è la parte critica.
La parte propositiva è la seguente: questa filosofia, che dovrebbe rientrare nell'art. 1 di una legge sul turismo, è contenuta in una legge che è in discussione nella Commissione competente. Sarebbe saggio e conveniente produrre un testo di legge sul turismo che contenga, per tutti gli operatori, le scelte di sviluppo qualitativo del turismo, che noi indichiamo a tutti gli operatori e che sono contenute nel secondo disegno di legge e, a valle di questo, l'insieme dei compiti che riteniamo di assegnare agli Enti locali, contenuti nel secondo disegno di legge, e agli operatori privati. Quindi, la prima riflessione che le propongo è proprio questa, vista l'attenzione che non ci divide sul tema del turismo e la serietà nel voler affrontare, per questo settore, un impegno straordinario della Regione Piemonte per i motivi che ho detto prima.
La seconda riflessione è sul merito delle scelte contenute in questo specifico intervento rivolto al settore privato. Assessore, vedo che questo è un intervento molto immobiliare: acquistare terreni, acquistare edifici costruire nuovi alberghi, nuova ricettività. Assessore, lei viene dal mondo dell'imprenditoria, è diventato Assessore e può darsi che - dico questo con apprezzamento, non con denigrazione - sia orientato ad apprezzare l'intervento dell'imprenditore, che si espone ad un investimento e ad un rischio e che pertanto deve essere aiutato. Io non nego che questo sia un intervento da compiere, ma stia attento, Assessore: l'investimento immobiliare è un investimento che viene richiesto con molta facilità e che può anche essere realizzato con una certa facilità, perché continua ad essere un modo sicuro, a lungo termine, ma non a breve, per impiegare capitali. E capitali ce ne sono in giro per il Piemonte e per il mondo capitali che possono, invece di rimanere capitali finanziari impiegati nel mondo della finanza, essere trasferiti nella costruzione di un immobile.
L'Assessore deve stare attento, perché questo tipo di pressione e di richiesta non è sempre rivolta in modo certo al raggiungimento di quell'obiettivo turistico. Le cito solo un esempio che è tornato all'attenzione nel mondo politico e non torinese. Qualche anno fa, i giornali hanno dato delle informazioni che hanno avuto un apprezzamento molto esteso: finalmente a Torino nascerà un hotel a cinque stelle con tutti i servizi, dalla piscina al parcheggio. Finalmente Torino esce da questa immagine di città di provincia (non è la grande Milano). Finalmente avremo anche noi un hotel a cinque stelle. La notizia corrispondeva ad un investimento e ad una concessione edilizia che ha preso un palazzo del centro e ha cacciato via tutti, perché si costruiva un grande albergo di cui Torino aveva bisogno. La concessione edilizia venne data e i lavori sono iniziati. Sono passati alcuni anni. Non so se l'imprenditore che aveva messo in moto la richiesta di eseguire questo albergo abbia ricevuto dei contributi, ma questo stesso imprenditore, poche settimane fa, ha chiesto al Comune di Torino di avere indietro i soldi che aveva versato come oneri di urbanizzazione, derivanti dall'insediamento di un albergo, dicendo che non più di albergo si trattava, ma che la ristrutturazione era stata, passo passo, indirizzata verso la realizzazione di semplici alloggi a 7 milioni al metro quadro.
Questa, Assessore, è una vicenda che è a trecento metri da qui. Stia attento, Assessore, perché lei senz'altro ha sentito che c'è una pressione economica ad investire nel turismo. Non lo metto in dubbio, ma stiamo attenti, perché quel tipo di pressione economica va selezionata con moltissima attenzione.
Una legge come quella che lei ha scritto è molto spostata sull'immobiliare. Questi contributi, per numerose voci, sono contributi per realizzazioni di immobili, ma non penso che sia questa la risposta utile per il turismo, perché più che la leva immobiliare, che è molta ambigua perché può essere attivata e poi ripiegata, si pone un vincolo di dieci anni, che è pochissimo o niente. "Piazza Castello può essere piegata". Pi che la leva immobiliare, suggerirei all'Assessore di costruire, in questo disegno di legge unitario, le leve di cui il turismo ha bisogno - lo ricordavano altri colleghi - che sono più leve di software, da certi punti di vista; leve organizzative, manutentive, di conoscenza del problema.
Vanno creati dei legami, oltre ad un insieme di operazioni di valorizzazione e manutenzione capillari. Valorizzazione di tutto: di beni immobili, di valori storici, ma anche di usanze, di costumi, del modo di cibarsi, di bere e via dicendo. Sono questi gli elementi di carattere organizzativo di cui il turismo ha bisogno. Per quanto riguarda poi gli aiuti, Assessore, aiutiamo i privati! Non sono pregiudizialmente d'accordo a dare degli aiuti. Lo facciamo in tantissimi settori, ma se il turismo oggi può essere uno dei settori che, non dico che assorba, ma compensi il trend economico negativo che abbiamo e il decremento occupazionale, è bene che l'Ente pubblico aiuti le iniziative che vanno nella direzione scelta.
Qui dobbiamo ancora sceglierla.
Questi aiuti, Assessore, diamoli in modo corretto, non smontiamo le norme esistenti e, soprattutto, non cancelliamo una norma che l'Italia ha faticato molto ad introdurre. Lei sa che l'Italia, in Europa, è stata fra gli ultimi Paesi a decidere di collegare gli interventi edilizi agli oneri che questi interventi scaricavano sulla collettività. Siamo stati gli ultimi in Europa a dire che per ogni stanza costruita bisognava pagare al Comune il costo della fogna, della strada, dell'acqua, del parcheggio della scuola e via dicendo. Però siamo arrivati anche noi ad individuare gli oneri di urbanizzazione. La inviterei, nel capitolo contributi, a non recidere il legame, oggi esistente, tra l'imprenditore, che interviene per realizzare un edificio, e il Comune, al quale questo imprenditore deve essere collegato con il versamento di un corrispettivo onere di urbanizzazione e costo di costruzione, che unisce l'imprenditore, il Comune e il manufatto edilizio. Riterrei sbagliato rompere quell'anello. Quindi "no" all'anello che si interrompe. Il privato intervenga, gli Enti pubblici poi si giocano gli oneri di urbanizzazione. Trovi, Assessore, sulla stessa cifra un altro modo per incentivare il privato e non rompa questo legame: sarebbe pericoloso.
Sulla Finpiemonte, sono d'accordo con quanto hanno detto gli altri colleghi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Racchelli.



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

Ringrazio tutti per gli interventi che ho avuto modo di ascoltare anche se alcune cose le condivido in parte; altre, invece, non fanno parte di un'impostazione che ci siamo dati nello studiare o nel programmare questo tipo di proposta di legge.
Partendo dai primi interventi, vorrei che fossero molto chiari alcuni concetti. Bisogna avviare una programmazione per studiare e realizzare un piano dell'industria del turismo o, comunque, nel settore turismo. Occorre una serie di interventi diversificati che facciano assumere a questo settore una connotazione ben precisa in tipologie di intervento e di risultato che, realizzate in successione, diano a tutto il comparto del turismo un'operatività e quindi una positività oggi inesistente. Rispetto al panorama italiano e delle Regioni italiane turistiche, siamo scesi ad un livello più basso. Non ho alcun problema a dirvi che, nei vostri interventi, avete sottovalutato quasi tutti il sistema dell'accoglienza e della ricettività, perché questa legge non è esclusivamente finalizzata allo sviluppo della ricettività, ma è impostata per lo sviluppo della ricettività e delle strutture di accoglienza per il tempo libero del turista.
Non ho pensato ad un testo di legge basato sulla realizzazione di interventi schematici ed analitici per attuare delle infrastrutture e strutture per il tempo libero, che fanno parte di una qualificata offerta del sistema turistico piemontese: non l'ho pensato, se serve possiamo anche farlo.
Ci sono stati degli interventi che hanno citato una città che posso anche prendere ad esempio: Stresa sul Lago Maggiore. Qui esiste una qualificatissima proposta di tipo ricettivo che va dal due stelle al cinque stelle: unica zona in Piemonte dove abbiamo molta scelta. Però c'è assenza totale ed insostenibile di strutture e di spazi per il tempo libero. Per cui non è vero che dove abbiamo una ricettività qualificata abbiamo la possibilità di sviluppare un flusso turistico funzionale all'acquisizione di quelle risorse finanziarie "pulite" - come le avete definite - o comunque di interesse nazionale che sono le finanze di un turista che approvvigiona la nostra Regione di soldi che nascono da imprenditorialità o comunque da attività economiche che svolgono in altri Paesi: quello che in sostanza ci interessa. Siamo tutti d'accordo che il turismo dovrebbe essere inteso come un'attività capace di approvvigionare grandi risorse provenienti dall'estero.
Ripeto, la legge non è stata studiata solo ed esclusivamente per la ricettività. Se così avete inteso, me ne scuso. Alla lettera i) dell'art.
4: "Realizzazione, ristrutturazione e riqualificazione di impianti ed attrezzature per il turismo gestiti da imprese", la tipologia di intervento era più vasta.
Se volete, potrei, ampliando questo concetto, farvi degli esempi oppure scrivere quelle che sono le attività per il tempo libero necessarie ed indispensabili ad un turista per divertirsi. In questa proposta di legge sono identificate per avere un effettivo sistema di accoglienza che abbinato ad un sistema di ricettività, comunque non risolve i problemi del turismo. Toglietevi dalla testa che questa legge risolva i problemi del turismo piemontese, perché per risolverli è necessaria una legge nazionale in grado di interpretare le vere politiche turistiche necessarie per far sì che le imprese, e tutti i soggetti coinvolti nel turismo, siano nelle condizioni di poter attivare questo tipo di attività con delle regole che permettano, effettivamente, l'utilizzo delle strutture in termini adeguati all'operatività che non viene svolta in annualità, ma in mensilità.
Sappiamo che l'industria turistica vive in mensilità, per cui deve svolgere tutta la sua attività, quindi guadagnare, ammortizzare, pagare le tasse pagare gli oneri di gestione in un tempo ridotto con un costo del lavoro che non è adeguato ad un'attività imprenditoriale, come quella del turismo.
Il turismo vive con un mercato del lavoro probabilmente adeguato all'industria, ma non, invece, alla flessibilità del lavoro, ad un lavoro interinale, ad un lavoro part-time, o comunque di una politica del lavoro adeguata al sistema ricettivo o al sistema turistico in grado di dare, per tempi e tipologie diverse dalle altre industrie, alle industrie stesse un'opportunità di incremento anche di tipo occupazionale o comunque di incremento di investimenti.
Inoltre, abbiamo il problema sugli oneri di gestione, che sono veramente forti e che oggi in Italia sono penalizzanti rispetto alle altre industrie nel nostro Paese. Vi posso fare degli esempi. Nel turismo il lavoro ha dei costi che sono più alti delle altre industrie nazionali.
L'industria turistica, per esempio, versa del denaro per la cassa integrazione, ma non ne può usufruire; paga la quattordicesima che le altre industrie non pagano, e su quest'ultima ci sono il 42% degli oneri sociali.
Pertanto, ci sono dei grandi limiti. Il problema del turismo non si pu risolvere con una legge regionale, ma con un intervento a livello nazionale forte e più interventi a livello regionale mirati a quella che è la qualificazione e la realizzazione del prodotto turistico della nostra regione.
Noi abbiamo una regione che ha qualche decina di prodotti turistici qualificati, ed importanti - non li elenco tutti, Consigliere Moro - certo abbiamo dei prodotti turistici molto "forti", che sono le montagne, i laghi, l'enogastronomica, le città d'arte e l'ambiente. Ve ne sono anche altri: il turismo religioso, il turismo termale, il turismo congressuale il turismo d'affari, il turismo scolastico. Come se noi avessimo un bellissimo prodotto, una caffettiera molto bella e che funziona molto bene.
Sul mercato mondiale è molto richiesta, ma noi siamo degli artigiani per cui siamo nelle condizioni di costruire queste caffettiere dieci alla volta, cento alla volta, mille alla volta, mentre la richiesta, a livello mondiale, è di qualche milione. Allora, il problema è di trasformarci da piccoli artigiani o comunque da persone che non sono all'altezza di sostenere una richiesta economica che è la domanda di turismo internazionale, a persone in grado di avere delle strutture industriali capaci di far sì che a questa domanda ci sia un'offerta.
Consigliere Riba, sono convinto che le Langhe, Alba e il Roero siano un punto di forza del turismo enogastronomico piemontese - lo dicono in tanti: grazie a Dio, noi abbiamo questa grande opportunità, che è una ricchezza.
Però non siamo in grado di far apprezzare questa grande richiesta mondiale di turismo enogastronomico e neppure di poterlo visitare, perché non è in condizioni oggi di essere visitato, apprezzato e stanziato - per stanziato intendo la stanzialità per poterlo apprezzare. Non posso accettare che una persona venga ad Alba per mangiare il tartufo, posso accettarlo come veicolo trainante. Per esempio, io vendo delle giacche molto belle che confeziono solo io. Se sono furbo, oltre alle giacche molto belle che confeziono solo io, nel mio negozio vendo anche delle buone camicie, delle buone calze, delle buone cravatte, dei buoni calzoni. Per cui, chi verrà a comprare nel mio negozio, troverà un'altra serie di oggetti che altrimenti non avrebbe mai potuto vedere.
Come mai, nelle Langhe o ad Alba, quando ci sono i periodi di punta non sappiamo dove far pernottare le persone, e li dobbiamo mandare a dormire a Milano, a Torino, a Genova? Non perché non siamo in grado di offrire loro un albergo a cinque stelle - non voglio costruire cinquanta alberghi a cinque stelle, non servono a niente - ma neppure di fornire una ricettività compatibile con le esigenze di un turismo che oggi guarda la qualità, ma ad un prezzo compatibile. Per cui tipologie ricettive capaci di offrire una buona camera, una buona ricettività, ad un prezzo compatibile, soprattutto per la famiglia europea. Quando uno viaggia per affari può anche spendere determinate cifre; nelle grandi città - Milano fa testo - esistono grandi alberghi, a costi elevati, con grandi servizi e qualità, ma c'è un turismo di affari di un certo livello, per cui queste strutture hanno dei clienti.
Ma se noi realizzassimo ciò e lo trasportassimo nelle Langhe sarebbero delle "cattedrali nel deserto", che non servirebbero a nessuno. Quando facciamo questa analisi vediamo che a livello piemontese si mantiene un andamento costante. Quando portiamo la gente ad Alba o nelle Langhe registriamo un flusso turistico che corrisponde al 4% del turismo mondiale.
Intendiamoci bene, il turismo enogastronomico misura il 4% ed è tanto perché è un turismo disposto a spendere molto, proprio di chi ha il piacere di essere servito bene e culturalmente è anche capace di apprezzare.
Allora, non posso pensare che mandiamo la gente nelle Langhe o ad Alba e poi non possiamo dare loro da dormire e neanche mandarli a divertirsi affinché non stiano a mangiare una sera ad Alba, ma possano, girando il Cuneese e l'Albese, immaginare di potersi anche divertire, trascorrendo del tempo libero in maniera adeguata al loro livello culturale, oppure alla loro necessità di fare sport o divertimento.
Questa è una legge che è stata programmata e costruita per dare il "la" a due settori come il sistema della ricettività e il sistema dell'accoglienza. Non abbiamo mai pensato di costruire nelle montagne piemontesi. Condivido l'intervento del collega Bertoli: viviamo la sindrome da abbandono, le montagne piemontesi sono abbandonate, ma sono state abbandonate soprattutto dalle famiglie che vi abitavano perché non avevano più la possibilità e l'opportunità di vivere lì, nel senso che le attività economiche che svolgevano non garantivano più loro un reddito. Faccio un esempio, riferendomi sempre ad una zona che reputo ricca da un punto di vista del prodotto, ma debole da un punto di vista della struttura industriale del turismo. La zona di Limone è ricchissima e forse è la zona della montagna piemontese che ha salvato l'economia invernale del Piemonte perché l'inverno scorso è nevicato sempre. Gli esperti del settore a livello mondiale vi diranno che a Limone Piemonte non indirizzeranno mai i flussi turistici infrasettimanali per garantire a Limone la continuità dell'offerta della loro città e del loro prodotto turistico invernale perché lì non esistono le strutture capaci di convincere il tour operator di inviare, anziché in Scandinavia, in Francia o da un'altra parte, ampi contingenti di turisti. Un tour operator che muove dalle 20 alle 100 mila persone all'anno per il turismo invernale (che poi sono numeri risibili perché muovono 500.000 persone all'anno e le mandano, dal lunedì al venerdì, a fare la settimana bianca) esige una ricettività che garantisca sempre l'apertura delle strutture, sempre il divertimento e sempre soprattutto, certi livelli qualitativi. Alcuni di questi tour operator mi hanno detto: "Caro Racchelli, ti occupi del turismo della Regione Piemonte bravissimo, avete delle bellissime montagne, la Valle di Susa è molto bella, avete anche delle zone di nicchia molto belle, però lì i turisti non li mandiamo". I tour operator che a livello mondiale gestiscono il turismo mi dicono cose del genere. Ne sanno più di me in campo di turismo, per cui è opportuno ascoltarli, perché in questo modo c'è la grande opportunità di modificare o di adattare il proprio pensiero, che deve essere capace di recepire le proposte e le osservazioni di coloro che hanno fatto più di noi e che, avendo più conoscenze, sono in grado di trasferircele.
Detto questo, non sono, Consigliere Chiezzi, sollecitato da pressioni finanziarie o da pressioni economiche particolari; mi impegno per la realizzazione di un sistema che qualifichi ed articoli il nostro prodotto turistico in modo equilibrato ed affinché il turismo sostenibile abbia come obiettivo la qualificazione del prodotto, la promozione del prodotto ma soprattutto, la tutela della qualità ambientale.
Questa proposta di legge che io non ho particolarmente promosso, è attesa dal sistema dell'industria del turismo in Piemonte come nelle altre Regioni. Potrei farvi i nomi di dieci Consiglieri della maggioranza che mi hanno chiesto di andare a parlarne in tutte le salse, ma non l'ho mai fatto, perché ho detto che, quando la legge sarà pronta, andrò ad esporla.
Ho partecipato, per pura combinazione, Consigliere Chiezzi, ad un convegno promosso dal DS senza alcun problema, perché sono un Assessore della Regione Piemonte e, quando mi chiama una forza politica o un Consiglio regionale, è mio dovere dare delle risposte, sia di maggioranza, che di opposizione. Se mi avesse chiamato lei, sarei venuto anche con lei, perch è mio dovere farlo, in quanto sono un esponente di questa Giunta e di questo governo regionale, ma non sono molto sollecitato e non ho partecipato ad alcun altro convegno.
Prendo atto che alcune richieste formulate possono essere articolate in fase di discussione della legge, in modo tale da centrare maggiormente degli obiettivi o degli indirizzi, tenendo presente che la concertazione con le Province e con gli Enti locali è qualcosa da cui non possiamo esimerci; anzi, se noi ci esimessimo dal dovere di discutere con le realtà locali i piani di intervento o di razionalizzazione degli interventi legati ad una programmazione e pianificazione di una legge regionale, che mette in campo delle risorse economiche per sviluppare dei bacini turistici o un settore turistico all'interno di un'area in cui, magari, esistono delle criticità di livello economico e sociale, faremmo una legge che non potrebbe stare in piedi. Questa è una cosa certa, assoluta. Se non l'abbiamo scritta bene, scriviamola meglio. Dobbiamo caratterizzarla meglio? Caratterizziamola meglio, ma non può essere al di là di una politica regionale che non può abdicare al ruolo di governo, perché abbiamo il dovere istituzionale di individuare la programmazione, la pianificazione e l'indirizzo, ma abbiamo anche il dovere di confrontarci, perché credo che un confronto forte con le realtà locali ci metta nella condizione di non fare degli errori che, a livello regionale, quindi di macroarea, potremmo anche commettere in buona fede.
Per il discorso legato alla Finpiemonte non ho alcun problema; ho fatto riferimento al DL n. 123, che è un decreto legislativo che viene applicato perché anche la 488 dice che le istruttorie e la gestione degli Enti la devono fare gli istituti bancari. Mi è sembrato di fare un'operazione di trasparenza, di sburocratizzazione, di snellimento, che è nell'ottica di una buona amministrazione. Non vi va bene, non va bene a questo Consiglio? Riporto tutto all'interno dell'Assessorato, non ho alcun problema, però il DL n. 123 mi dice che, come amministratore pubblico, devo fare miei questi indirizzi. Se il Consiglio mi dice che il DL n. 123, che dà questi indirizzi, non è da seguire, porto tutto in Assessorato e faremo l'istruttoria e la gestione dei fondi direttamente dall'Assessorato, perch l'abbiamo sempre fatto e possiamo continuare a farlo. A me sembrava di indicare a questo Consiglio, a questa maggioranza e a questa Giunta, che comunque mi dà degli indirizzi, una chiara ed inequivocabile volontà di operatività e di gestione molto chiara e trasparente. Ho fatto una programmazione, ho fatto la politica del turismo, ho voluto che l'Assessorato al turismo diventasse un Assessorato di investimento. So che può sembrare strano, ma non posso immaginare di continuare a stare lì a dare qualche contributo. Ho chiesto e voluto che l'Assessorato diventasse capace di attuare investimenti, per cui ho messo in campo, andando a discuterne le modalità a Bruxelles, una serie di interventi di carattere legislativo a favore di questo settore economico-produttivo. Mi spiace che la Comunità Europea non abbia riconosciuto al turismo la dignità di industria o di attività economico-produttiva e mi spiace che i governi che mi hanno preceduto abbiano tolto la dignità del Ministero. Mi dispiace perché la penso in maniera assolutamente contraria, però credo che le due proposte di legge siano la stessa cosa, ma a fronte di due obiettivi sostanziali. Uno è quello che va nell'indirizzo di realizzare il sistema della ricettività e delle infrastrutture per il tempo libero, che riaffermo - è un compito del privato e dell'impresa, che svolge chi ha le risorse finanziarie, perché per realizzare un'attività economico-produttiva ci si deve indebitare, ma con il rispetto delle regole, delle leggi e dei Piani Regolatori, con la garanzia che investimenti come quelli diano occupazione.
Consigliere Chiezzi, noi abbiamo il dovere di prendere un metalmeccanico della FIAT o un operaio della OP che perdono il lavoro e di farli diventare un cameriere o un cuoco o, comunque, qualcuno che possa diventare un elemento attivo in questo settore, perché dobbiamo attivare un minimo di mercato del lavoro. Altrimenti, scusateci, diamo dei contributi per fare che cosa? Non ho mai conosciuto un albergatore che prende il 15 mette il 95% e fa una cosa che può stare in piedi. Personalmente, non ne ho ancora conosciuto uno, questa è gente che investe soldi solo se ha un aiuto.
Giustamente, condivido il fatto che ci debba essere uno snellimento delle procedure. Questo è un problema serio, perché l'impresa ci chiede la sburocratizzazione e lo sportello unico, cosa che, in questa legge, in una certa maniera, abbiamo inserito. Questo è un obiettivo importante da realizzare e lo condivido. Non pensate che l'albergatore, da domani mattina o fra trenta giorni, dirà: "La Regione Piemonte ci dà questi soldi costruiamo un albergo", perché se non gli diamo la certezza di avere le strutture per il tempo libero; la certezza di avere un Ente locale che, nel settore del turismo, si impegna ed investe; la certezza di una Regione che legifera e, soprattutto, che opera una promozione di un certo livello, per garantire al prodotto di essere conosciuto nel mondo (per cui un prodotto conosciuto nel mondo garantisce i flussi turistici che usufruiscono e sfruttano l'attività immobiliare, che è attività ricettiva), l'imprenditore turistico non costruisce nulla.
Consiglieri Bertoli e Riba, ecco che la programmazione e la pianificazione nascono dalla necessità di fare due passaggi.
Che cosa abbiamo convenuto con la Comunità Europea? Qui nasce un grande problema, che anche l'Assessore Pichetto ha già recepito. In Italia, le politiche regionali e nazionali hanno fatto in modo che grandi flussi economici derivanti dalla Comunità Europea abbiano perso la possibilità di essere investiti. In effetti, fino ad oggi, cosa abbiamo fatto? Aspettiamo i DOCUP, prepariamo i bandi, pubblichiamo i bandi, gli Enti locali devono fare i piani integrati di sviluppo e i progetti preliminari, presentano il tutto, noi facciamo le verifiche, approviamo i progetti preliminari facciamo fare gli esecutivi, approviamo gli esecutivi e poi dobbiamo realizzare le opere, avendo tutte le autorizzazioni. E' normale che perdiamo il 50% dei fondi comunitari, perché non siamo in grado di poter svolgere l'istruttoria e, soprattutto, di realizzare le opere.
Non è vero che la 507 è una legge minimale e che toglie dignità agli Enti locali. Ho fatto una cosa molto semplice: una proposta di legge che vuole anticipare i fondi comunitari, per dire loro: "Signori, credete nel turismo, avete delle opportunità nel turismo. Avete delle località che possono entrare nel circuito della promozione turistica e nell'offerta turistica? Benissimo, fate dei progetti integrati di sviluppo che siano legati alla territorialità, all'ambiente, ai trasporti, ai parcheggi, alle infrastrutture per il tempo libero, alle infrastrutture per la ricettività presentate i progetti e, una volta approvati, saranno finanziati dalla Regione Piemonte". Allora voi mi direte: "Come mai non ci sono soldi per quella legge?". Consiglieri, è normale che non ci siano soldi. Come faccio a bloccare nel bilancio regionale 50 o 100 miliardi per quella legge che quest'anno necessita di un miliardo? Noi diciamo agli Enti locali: "Enti locali, presentateci i progetti quest'anno (uno, due, cinque, dieci). Noi quest'anno, vi finanziamo i progetti per lo sviluppo turistico di nuovi bacini turistici o per mantenere quelli che esistono o per rivalutare quelli che danno segni di crisi. Una volta che noi, alla fine dell'anno avremo i progetti, a quel punto nel pluriennale inseriremo i 50 o 100 miliardi". Attenzione: metteremo quei fondi non perché finanzieremo tutto ma perché anticiperemo, con i soldi della Regione, la realizzazione degli investimenti pubblici che poi riprenderemo con i prossimi DOCUP, di modo che, quando arriveranno i prossimi DOCUP, li prenderemo, li metteremo dove abbiamo investito i soldi della Regione Piemonte, prenderemo i soldi e li reinvestiremo.
Questo significa creare un grande fondo di rotazione che permetterà agli Enti locali di fare una programmazione e di individuare nuovi bacini turistici che convinceranno un maggior numero di imprese ad investire. In sostanza, a questi imprenditori diciamo: "Guardate che, se volete sviluppare il turismo ricettivo e di tipo infrastrutturale per il tempo libero, anche i Comuni hanno la possibilità di attuare tutta quell'iniziativa di tipo collaterale che dà la convinzione e, soprattutto la dignità ad un'area di essere un'area a vocazione turistica". Pi programmazione di così, scusate, non so proprio come si possa fare! E' una programmazione a 360 gradi. Certo, avrei potuto presentare prima l'altra e poi questa, ma l'altra l'ho voluta presentare così perché la Comunità Europea mi ha detto: "Deve fare una legge apposita che sia l'anticipazione dei DOCUP, in maniera tale che, quando arriva il DOCUP, trasferisce i soldi e li recupera". Allora, non è che possa fare cose diverse, ma è l'intenzione chiara e definita.
Scusatemi, torno sempre al caso di Alba: è possibile che ad Alba non si possa pensare alla strutturazione di quell'area in cui è possibile avviare anche un turismo congressuale? Non è pensabile? O è pensabile che a Bardonecchia esista un centro congressuale che non può essere utilizzato perché se vi partecipano mille persone non sanno dove andare a dormire? Non so se questa è programmazione o pianificazione! Devo dire che ad Alba, dove vanno migliaia di persone, possono anche essere organizzati dei congressi di livello mondiale, perché ad Alba vi è una grande industria mondiale, una grande casa farmaceutica, un grande istituto finanziario; Alba pu accogliere 1.000/1.500 persone per un congresso e, inoltre, ad Alba si mangia bene, che è la cosa che, a livello mondiale, vogliono. Se non abbiamo la possibilità di garantire posti letto, la sala che abbiamo costruito a Bardonecchia (costata centinaia di milioni) è inutile, perch non la facciamo funzionare.
Agli imprenditori devo dire: "Guardate che se voi costruite un sistema di ricettività legato alla vostra identità turistica, siete anche in grado di avere un reddito, un'economicità, una prospettiva e un progresso".
Per il resto - e qui vorrei chiudere - guardate che non esistono condizioni preconcette, a meno che tutti voi mi diciate che fare investimenti e dare contributi all'industria pesante è un diritto, mentre dare contributi all'industria turistica non è un diritto oppure non è un'opportunità di investimento per la creazione di nuova occupazione. Non esiste solo il commercio o l'artigianato, ai quali, da anni, continuiamo a dare contributi. L'industria turistica non ha la stessa dignità d'impresa? Se voi mi dite che non è così, chiudo il libro e dico: "Signori, in Regione Piemonte la dignità all'industria turistica non si riconosce", perché dare contributi allo sviluppo di un settore viene considerato un qualcosa che va al di là dell'etica, della dignità e, soprattutto, della rispettabilità.
Non lo credo, ma, siccome non ho delle posizioni preconcette, con questa legge non ho voluto favorire nessuno, se non esclusivamente lo sviluppo turistico del Piemonte in due settori. Poi vi dirò anche, se volete, ma non oggi, altre cose che stiamo facendo, perché il turismo ha bisogno di una serie di interventi...



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

CAVALIERE Pasquale (fuori microfono)



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

Se non lo dice oggi, quando lo dice?



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

Vi posso dire, allora, che noi abbiamo fatto altri interventi di tipo legislativo per creare dei prodotti turistici, perché non possiamo pensare di costruire alberghi o avviare iniziative di questo genere, se poi non pensiamo di costruire un sistema di prodotti, che magari oggi non esistono in grado di attirare flussi turistici.
Il disegno di legge sulle dimore storiche, che mette insieme i grandi proprietari di dimore storiche del Piemonte, e i castelli piemontesi, per creare il grande prodotto della cultura piemontese e della storia delle dimore storiche piemontesi e far sì che venga offerto a livello internazionale, è anche il presupposto significativo affinché questo tipo di industria, oltre agli investimenti nella ricettività e nell'accoglienza abbia anche la possibilità di sviluppare nuovi prodotti, che è un altro discorso, è come la proposta che stiamo facendo sui grandi eventi. Vi sembra possibile che noi, come Regione Piemonte, siamo oggi nella condizione di dover andare ad elemosinare un grande evento? O che si debba andare alla rincorsa di un qualcosa che ci viene offerto oggi, per cui si debba andare alla rincorsa anche finanziaria per accaparrarcelo? O vi sembra giusto che si debba lottare...



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

CAVALIERE Pasquale (fuori microfono)



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

Parlaci di Villa Borromeo.



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

No, scusa, non mi interrompere: poi parli tu.
Vi sembra giusto che invece la Regione Piemonte si doti di uno strumento che faccia una cosa semplice: la programmazione e la pianificazione dei grandi eventi, che è una cosa normale; cioè metta in condizione l'Assessore di dire: "C'è l'opportunità nel 2003 di avere una grande manifestazione di carattere culturale, sportivo, turistico in Piemonte"? Benissimo. Oggi, che siamo nel 1999, la Regione Piemonte mette a disposizione una cifra per affermare quel tipo di iniziativa, per portarla nella nostra Regione, per convincere anche operatori privati ad investire in quel tipo di manifestazione, e per convincere gli altri Enti locali o gli Enti pubblici o anche le banche che una manifestazione ormai acquisita dopo tre anni, sia un elemento di promozione del territorio, di promozione sociale, di promozione economica e di promozione turistica. E' banale! A me sembra banale, scusatemi, però è una cosa necessaria, la dobbiamo fare. Non è vero che noi stiamo discutendo di una proposta di legge che è espressione di alcune lobby: è una proposta di legge che va incontro ad un sistema, che fa parte di un sistema più complesso, che è l'industria del turismo.
Migliorativo? Sono d'accordo! Integrabile? Sono d'accordo! Modificabile? Sono anche d'accordo. Non stravolgibile, perché allora cessa una costruzione, che è la costruzione che mette in piedi l'industria del turismo in Piemonte. Questo sarebbe come dire: "Continuiamo a fare dei piccoli interventi, perché preferiamo dare piccoli contributi ed attuare piccole iniziative, perché il turismo in Piemonte è questo". In tal caso non ci dobbiamo più lamentare se il Piemonte continuerà a regredire o se il Piemonte non potrà offrirsi sui mercati mondiali con un pacchetto di prodotto, di promozione, di ricettività, di accoglienza e, soprattutto, di qualità capace di convincere un turista che, piuttosto che andare a Londra è meglio venire a Torino. Questo è quanto io penso.



(Commenti in aula)



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

Sono convinto che si possa venire benissimo a Torino, con una Torino riqualificata, reinventata e riproposta in termini di grande città di una grande cultura europea, della grande storia del nostro Paese, capace di essere aggregante anche per una superiore capacità di promozione e di prodotto che esiste nella nostra Regione.



PRESIDENTE

Credo che possiamo passare all'esame dell'art. 1, che non ha emendamenti.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cavaliere; ne ha facoltà.



CAVALIERE Pasquale

Intanto, Presidente, sono le ore 19.30: stabilisca fino a che ora si va avanti.



PRESIDENTE

Con il vostro consenso, fino alle ore 20.00.



CAVALIERE Pasquale

Bene, allora chiedo cinque minuti di sospensione per predisporre degli emendamenti, perché l'Assessore ha accolto alcune istanze ed altre no.



PRESIDENTE

Se c'è l'esigenza di predisporre emendamenti, che non sono ancora pervenuti, tengo conto di questa sua richiesta.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Riba; ne ha facoltà.



RIBA Lido

In una serie di interventi avevamo espresso l'esigenza che fosse lo stesso Assessore Racchelli a raccogliere le risultanze del dibattito; mi sembra che non abbia considerato inopportuna questa procedura.



PRESIDENTE

Volevo solo informarla, perché forse non l'ho detto prima, che l'Assessore Racchelli ha presentato tre emendamenti.



RIBA Lido

Però, adesso, più che esaminare l'articolo o l'emendamento, si trattava di capire se l'Assessore fosse disposto a tirare le fila del dibattito.
Almeno per quanto riguarda il mio Gruppo, non intendiamo stravolgere, ma organizzare questo disegno di legge. Assieme ai ragionamenti fatti e che portano necessariamente ad alcuni completamenti e ad alcune modifiche, e tenendo conto anche dell'altra parte di discussione che è ancora aperta sul provvedimento di legge che riguarda gli Enti locali, ritenevo e ritengo ancora opportuno che fosse l'Assessore Racchelli a raccogliere questi elementi, formulare alcune ipotesi, sottoporle - se ritiene - al Consiglio o alla Commissione, ma forse è meglio procedere in Consiglio, visto che siamo già qui. Abbiamo lavorato proficuamente con questa metodologia discutendo altre leggi, il che ci consentirebbe di avere il tempo dovuto per una riflessione e per procedere all'approvazione del provvedimento nella prossima seduta.
Se si vuole approvarla adesso, naturalmente si può anche fare, ma oggi abbiamo poco tempo a disposizione e, soprattutto, non abbiamo l'opportunità di fare quel tipo di lavoro collettivo di cui avvertiamo la necessità. Se lei accettasse di procedere come ho ipotizzato, non sarei contrario a che il Consiglio si occupi ancora di qualche altro argomento per la prossima mezz'ora, come la relazione della legge sulla montagna.



PRESIDENTE

Ho raccolto il senso del suo intervento come di quello del Consigliere Cavaliere.
La mia proposta è che i cinque minuti, o quel tempo minimo che era richiesto, possa essere anche più lungo, in modo che l'esame dell'articolato possa slittare alla prossima riunione e si possa invece utilizzare il tempo che rimane per andare avanti con l'o.d.g., così come era stato programmato dalla Conferenza dei Capigruppo.
La parola all'Assessore Racchelli.



RACCHELLI Ettore, Assessore al turismo

Se l'impegno è quello di concludere la prossima volta, poiché è mio interesse far sì che questa legge abbia un suo iter di confronto e di analisi, non ho problemi a dover fare una battaglia adesso per andare avanti a discutere un articolo. Non è questa la mia finalità. Se volete che ci aggiorniamo per l'inizio della prossima riunione del Consiglio non ho alcun problema a far sì che ci sia anche, nell'ambito della settimana, un confronto, una discussione e una verifica sulle vostre perplessità rispetto alla mia impostazione e all'impostazione che la Giunta (perché io, alla fine, esprimo una filosofia della Giunta) vuole dare a questa legge. Se è questo quello che è stato chiesto e se siamo d'accordo, dico di iniziare la prossima volta con questa legge.



PRESIDENTE

Aggiorniamo pertanto l'esame del provvedimento sull'offerta turistica alla prossima seduta.
Con il vostro consenso, abbiamo adesso il punto 8), che non credo possibile esaurire in mezz'ora, per cui è opportuno affrontarlo successivamente.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Esame disegno di legge n. 454: "Contributo regionale per la realizzazione di un monumento alla memoria di Fausto Coppi"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto al punto 9) all'o.d.g., che prevede l'esame del disegno di legge n. 454, provvedimento licenziato senza particolari rilievi.
Do per letta la relazione del Consigliere Montabone, il cui testo, a mani dei Consiglieri, recita: "Signor Presidente, signori Consiglieri, nell'anno 2000 ricorrerà il quarantesimo anniversario della morte di Fausto Coppi.
Per quell'occasione l'Associazione denominata 'Associazione per erigere un monumento alla memoria di Fausto Coppi' intende realizzare un monumento che onori la memoria del Campionissimo del ciclismo piemontese, italiano e mondiale e che costituisca un riferimento sentimentale ed artistico per coloro che hanno applaudito e vissuto le sue straordinarie imprese sportive, ma anche per le generazioni future, affinché ne traggano stimolo per l'avviamento alla disciplina sportiva e per un corretto ed onesto svolgimento della pratica sportiva.
L'Associazione, con sede in Torino, animata da un grande campione piemontese del passato, Nino Defilippis, è stata legalmente costituita in data 13 ottobre 1995.
La scultura sarà realizzata da un bozzetto del prof. Giuseppe Tarantino; si tratta di un esemplare unico in bronzo realizzato con fusione a cera fusa. Misura metri 6 di diametro in pianta, metri 10 di altezza, per un peso totale previsto di 41 quintali.
L'inserimento ambientale sarà curato dall'arch. Cesare Capellino e dall'arch. Massimo Siracusa.
La spesa presunta è di L. 800.000.000. Oltre al contributo della Regione Piemonte, sono stati assegnati L. 100.000.000 dal Comune di Torino e L. 50.000.000 dalla Provincia di Torino.
Altri contributi sono stati assegnati da Enti, Associazioni, Istituti di credito e Compagnie di assicurazione.
La I Commissione ha licenziato all'unanimità dei Consiglieri presenti il testo del disegno di legge e lo rimette all'aula dopo aver acquisito il parere consultivo della VI Commissione".
L'articolato, composto di soli due articoli, è molto semplice. Con il primo articolo si chiede di assegnare 200 milioni all'Associazione che intende erigere un monumento alla memoria di Fausto Coppi. Credo che il provvedimento sia sufficientemente conosciuto, per cui, se permettete passiamo alla votazione dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 38 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 38 L'art. 2 è approvato.
Non essendovi dichiarazioni di voto, si proceda alla votazione dell'intero testo della legge.



(Il Consigliere Segretario Grasso inizia l'appello nominale, ma viene interrotto dal Consigliere Cavaliere)



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Cavaliere, non mi ero accorto che voleva intervenire.
La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Non volevo intervenire a favore di Bartali, ma volevo sollecitare il Presidente della Giunta a favorire la possibilità che il Comune nativo di Fausto Coppi, dove si erigerà il monumento a lui dedicato, prenda attraverso la Regione Piemonte, contatto con...



(Intervento fuori microfono del Consigliere Saitta)



CAVALIERE Pasquale

La mia richiesta al Presidente della Giunta è di farsi parte attiva per agevolare i contatti tra il Comune nativo di Coppi e il Governo del Burkina Faso, che aveva l'intenzione di dedicare una via della propria capitale a Fausto Coppi, il quale contrasse la malaria proprio in quel Paese.



(Il Consigliere Grasso riprende ad effettuare l'appello nominale per la votazione dell'intero testo della legge)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI' 36 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale

Esame proposta di deliberazione n. 626: "Adesione della Regione Piemonte alla Fondazione Film Commission Torino-Piemonte" (rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 16) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 626.
La parola all'Assessore Leo per l'illustrazione.



LEO Giampiero, Assessore alla promozione delle attività culturali e dello spettacolo

Su questo argomento abbiamo ragionato molto in Commissione e devo dire che i suggerimenti sull'impostazione della Commissione sono stati preziosi per questa struttura.
Si tratta di una struttura che, in realtà, in altri Paesi europei esiste già da tempo ed opera fattivamente. La logica sottesa al suo funzionamento è quella di attirare sul territorio regionale produttori cinematografici e rendere più fattibili le produzioni. Con quale sistema? Semplificando, soprattutto, tutti i passaggi burocratici che un qualsiasi produttore potrebbe incontrare: i permessi, le "location" e tutti gli accordi.
Da un'inchiesta svolta a livello nazionale con tutti i soggetti interessati è emerso che una struttura di questo tipo sarebbe molto gradita. Abbiamo delle chance che funzioni, perché le "location" romane che finora andavano per la maggiore, sono molto sfruttate. Le "location" piemontesi non sono da poco e sono in buon stato di conservazione. Ne ha dato conferma il film "Ferdinando e Carolina", le cui scenografie, al di là della storia, sono meravigliose, secondo i commentatori.
La Fondazione è composta dagli Enti locali, dalla Regione Piemonte e dal Comune di Torino; non è a scopo di lucro e la sua finalità non è soltanto quella di promuovere e sostenere opere cinematografiche in Piemonte, ma altresì di promuovere la cultura e l'arte cinematografica. Da questo punto di vista, il collegamento con una realtà importante come il Museo del Cinema di Torino ha un preciso significato. Torino è anche la città dove si tengono Festival cinematografici, gli ultimi dei quali si sono svolti con grande successo. C'è quindi la possibilità che si crei una sinergia di rapporti assolutamente positiva ed un circuito virtuoso. Con Film Commission c'è anche la possibilità di rilanciare la cinematografia piemontese.
La Commissione ha ritenuto che servisse la responsabilità della Giunta nella scelta di persone di grande livello e di grande qualità nel Consiglio di amministrazione, affinché sia possibile stabilire felici contatti e rapporti.
Riteniamo che le sperimentazioni, finora avvenute, abbiano ottenuto dei buoni risultati. Mi permetto di dire che, anche sotto il profilo economico far produrre un film in Piemonte comporta non soltanto le spese accessorie ma soggiorni prolungati negli alberghi, utilizzo di personale in loco utilizzo di artigianato e quant'altro. Si tratta di uno degli investimenti a maggiore produttività. Se pensate che le spese sono quantificate in servizi sui 100/200 milioni, il ritorno è sicuramente conveniente. Ripeto oltretutto, che riveste un ruolo di promozione complessiva del Piemonte, un Piemonte che sta rinnovando un'attività ed una sensibilità in questo campo.
C'è addirittura - lo annuncio con molta prudenza - la possibilità che il Ministero dei Beni Culturali, a seguito di un colloquio con la Ministra Melandri, voglia decentrare attività di grande importanza cinematografica nazionale in Piemonte.
Tutto questo comporta una promozione della nostra Regione, un vantaggio ed una ripresa di tradizioni storiche, mai dimenticate. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Intervengo molto brevemente per esprimere contrarietà non sulle finalità della deliberazione, ma sullo strumento individuato dalla Giunta insieme al Comune di Torino.
Mi pare che lo strumento individuato sia quello dell'Agenzia, anche se in realtà è una Fondazione. Ho notato una certa contraddizione, non tanto nelle parole dell'Assessore Leo, ma rispetto alle modalità iniziali con cui era stato pensato tale strumento e, in modo particolare, mi riferisco allo schema di Programma regionale di sviluppo. Non so quale sia l'Assessore che segue il Programma regionale di sviluppo: dovrebbe essere l'Assessore Burzi, quindi vorrei porgli delle domande, anche se il Presidente Ghigo conoscerà perfettamente lo schema del Programma di sviluppo approvato dalla Giunta.
Nel Programma regionale di sviluppo, il progetto n. 137 prevede Film Commission come agenzia e ne indica le finalità. Per la verità, nasce con finalità in parte anche diverse, superiori rispetto a quanto indicato dall'Assessore e anche rispetto a quanto indicato nello Statuto della Fondazione.
Prima che si approvi quel progetto vorrei avere dei chiarimenti: se è vera una cosa oppure l'altra.
Presidente, siccome vorrei delle risposte, chiedo se sia possibile avere la presenza in aula dell'Assessore Burzi o di qualcuno che possa rispondermi.



PRESIDENTE

Sono in aula sia il Presidente della Giunta che il Vicepresidente, i quali trasmetteranno all'Assessore competente; comunque l'Assessore Burzi sta rientrando in aula.



SAITTA Antonino

Nello schema di Programma di sviluppo, approvato dalla Giunta, il progetto di Film Commission è uno dei pochi per cui è prevista anche una modalità di finanziamento. C'è un finanziamento per la parte degli investimenti e c'è un finanziamento per la parte corrente. In quella scheda è indicato che per la parte degli investimenti la Regione intende spendere 10 miliardi.
E' vero che quel programma è frutto di una grande capacità di progettazione, ma bisogna che in qualche maniera ci sia una coerenza tra la proposta della Giunta e Film Commission.
Nella scheda del Programma regionale di sviluppo c'è - non credevo si discutesse oggi tale deliberazione - un'indicazione di spese correnti, che mi pare siano quantificate in 300 milioni. Le spese della Regione, indicate nella scheda, sono di entità superiore.
Pertanto, i casi sono due: o si pensava ad un'Agenzia, con caratteristiche diverse, oppure c'è una sottovalutazione dei costi.
Suppongo che 300 milioni siano una spesa per il funzionamento di Film Commission, perché la Regione ha un peso consistente.
Vorrei che il Consiglio valutasse il fatto che stiamo creando un'altra Agenzia. I 300 milioni sono i costi di gestione. Stiamo attenti, stiamo mettendo in piedi una Fondazione, un'Agenzia che costa 300 milioni per funzionare! Ci sarà un direttore, una nuova sede, dei telefoni, del personale aggiuntivo, anche se le spese saranno condivise con il Comune di Torino.
Queste spese sono solo per la gestione, dopodiché la Regione dovrà, per raggiungere quelle finalità, probabilmente, spendere le cifre indicate nello schema di Programma di sviluppo. Vorrei che si valutasse con attenzione, prima che l'iniziativa parta, il fatto che per il funzionamento spendiamo 300 milioni; poi teniamo anche conto dei costi del Consiglio di amministrazione.
In ogni caso, è necessario un piano economico-finanziario per capire quanto costerà tale struttura. E' ormai noto che quando si nomina un direttore, non costa meno di un direttore regionale, quindi 200/250 milioni, senza contare i costi telefonici.
Gradiremmo qualche informazione sui costi dell'Agenzia che si prevede di sostenere da qui ai prossimi anni. Se si decide di costituire l'Agenzia in assenza di tali informazioni, il nostro voto sarà contrario alla deliberazione. Vorremmo capire con precisione che grado di impegno comporta per la Regione, poi anche una valutazione dell'Assessore su che cosa concretamente, in termini economici, è in grado di produrre un'Agenzia con queste caratteristiche. E' vero - in merito ho letto qualche intervista dell'Assessore Leo e del Presidente Ghigo - che avremmo il vantaggio che se si gireranno film a Torino, verranno registi con i loro cast, il che significa prenotazioni presso alberghi, ecc., ma credo che questo, in termini economici, non produca moltissimo, anche se questi operatori soggiorneranno in alberghi di lusso.
Dobbiamo prendere l'abitudine di quantificare la spesa. Se si spendono 9 miliardi, dobbiamo avere un vantaggio di almeno 9 miliardi! Occorre mettere a confronto quanto spendiamo e il vantaggio che ne traiamo.
Assessore Burzi, visto che lei ha utilizzato l'impegno di 300 milioni e nella scheda di Programma di sviluppo ha indicato quelle cifre per Film Commission, ci spieghi il vantaggio che possiamo trarne, ma attraverso una quantificazione dei costi. Non le chiedo evidentemente una quantificazione analitica, ma perlomeno sintetica e di massima. Altrimenti questo sarà uno strumento che andrà per conto proprio e a fine anno ci troveremo a dover accogliere il suggerimento, che magari il Comune di Torino ci farà, di finanziare, a pie' di lista, un'attività, sicuramente interessante, ma della quale bisogna capire il vantaggio economico.
Credo che il riferimento dell'Assessore al Museo del Cinema sia importante. Noi pensiamo che il Museo del Cinema sia anche nelle condizioni di poter svolgere alcune funzioni e compiti che si vogliono assegnare a Film Commission, come, per esempio, la diffusione della cultura cinematografica. Non è forse più opportuno che queste funzioni vengano affidate al Museo del Cinema? Probabilmente, alcuni di questi compiti possono essere svolti dal Museo del Cinema, altrimenti rischiamo di avere due Enti: la Fondazione del Museo del Cinema e questa Fondazione, che hanno una parte di sovrapposizione.
Invito a valutare questo aspetto perché, probabilmente, per la promozione può avere senso un'Agenzia con caratteristiche diverse, ma per quanto riguarda l'attività di promozione cinematografica, della cultura cinematografica, il Museo del Cinema è in grado di svolgere meglio quelle funzioni.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Burzi.



BURZI Angelo, Assessore alle finanze

Una veloce precisazione per quanto attiene alla parte di connessione tra Programma regionale di sviluppo ed argomenti in oggetto, cogliendo ulteriormente lo spirito che il Consigliere Chiezzi aveva sottolineato cioè che il dialogo fosse rotondo. Credo, ricordando utilmente a tutti noi d'altronde è un po' che non ce ne occupiamo più in I Commissione - che lo schema del Programma regionale di sviluppo - il Consigliere Saitta normalmente è un attentissimo lettore di delibera e questa è già stata discussa due volte in I Commissione - così come approvato dalla Giunta e comunicato alle Conferenze di programmazione, di consultazione a tutte le Province, come previsto dalla legge n. 43/94, sia impegnativo per quanto attiene la parte prima che è la parte di politica di programmazione. Per quanto attiene alle tredici schede che sono considerate prioritarie, in tal senso è impegnativo anche come cifre ed è puntualmente riflesso, anche se non in maniera completa, nel bilancio di previsione 1999 e nella finanziaria 1999/2001. Non è impegnativo né per quanto riguarda il repertorio di progetti per i singoli progetti, né per la quarta parte, che è il lavoro delle Direzioni riorganizzato secondo una metodologia di natura programmatoria.
Per quanto riguarda lo schema dei progetti, il Consigliere Saitta ricorderà che alcuni progetti sono stati oggetto di altri momenti di discussione, addirittura alcuni non hanno cifre impegnative. Tale schema oltre ad informare sullo stato dell'arte dell'Ente Regione su un numero di progetti (a memoria mi pare siano circa 154/155), impegna la pubblica amministrazione ad attuarli. Insieme a tutte le Province (personalmente ho svolto delle Conferenze di programmazione, tranne l'ultima di Verbania dove sono stato sostituito dal Vicepresidente della Giunta), è stata convenuta l'utilità, al di là del colore delle rispettive amministrazioni di creare - e sarà oggetto quanto prima di un utile dibattito - un repertorio di progetti della pubblica amministrazione, quindi non necessariamente dell'Ente Regione, entro il quale verranno collocati previa la dialettica che istituzionalmente sarà necessaria, i progetti che le pubbliche amministrazioni, per le proprie competenze o per competenze intrecciate, potranno sempre più sviluppare. Lo sanno bene coloro che partecipano all'VIII Commissione quanti utili intrecci in termini di attività di programmazione concertata si stanno sviluppando o dovrebbero svilupparsi nella nostra Regione tra livelli di amministrazione diversa.
Quindi, nessuno dei progetti contenuti all'interno del repertorio è di per sé impegnativo, ma è inserito come fatto esemplificativo. Non ricordo se il progetto specifico cui alludeva il Consigliere Saitta, quello di Film Commission, presentasse delle distonìe rispetto a quanto sto dicendo, ma ripeto - qualora fosse, è assolutamente ininfluente per quanto attiene la deliberazione su Film Commission. Ciascun progetto ha poi un'indicazione di chi lo ha elaborato e non esclude affatto che ci sia una contraddizione, ma ripeto - le priorità sono le tredici su cui la Giunta ha voluto già focalizzare il proprio impegno e la struttura di repertorio di progetti in quanto tale. E' scritto nella delibera: "E' stata oggetto di tutte le nostre comunicazioni la volontà esplicita di mantenere sia le priorità che soprattutto il repertorio molto aperto alla fase di consultazione", non solo a quella obbligatoria, ma a quella meno obbligatoria per legge, ma non meno utile, che farà seguito al dibattito in Commissione con le parti sociali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Questa deliberazione ha degli elementi che vanno chiariti. Il primo: questa Fondazione esiste già e sta funzionando o no? Tanto per capire.
Con questa deliberazione noi approviamo anche uno schema di Statuto però mi sembra imprudente approvare uno schema che non tornerà mai più in quest'aula. Se si decide di approvare questo Statuto, lo si approvi. Per secondo me, occorre che si ritorni in quest'aula e a questo proposito presento un emendamento nel quale chiedo perlomeno chiarezza, cioè che lo Statuto che approviamo sia quello descritto nell'allegato A).
Terza osservazione: lo Statuto, così come scritto nell'allegato A) forse andrebbe rivisto rendendolo in forma statutaria corretta e quindi senza i futuri ("potrà essere", la Fondazione "potrà altresì"): se è uno Statuto, la Fondazione "può" e via dicendo.
Fanno parte di questa Fondazione alcuni soggetti, tra cui l'Assemblea dei fondatori. Chiedo all'Assessore da chi è costituita tale Assemblea. Chi sono questi fondatori? Da quello che sono riuscito a capire, mi pare che siano il Comune di Torino e la Regione Piemonte. Ma se i fondatori sono questi, non capisco quale significato abbia la seguente frase all'art. 11: "l'Assemblea dei fondatori delibera sulle modifiche del presente Statuto a maggioranza assoluta". Se sono due i fondatori, qual è la maggioranza? Si potrebbe presupporre che ci siano altri fondatori. Non capisco.
Il Direttore è un organo della Fondazione; potrebbe anche non esserlo.
In ogni caso, dato che è un organo della Fondazione, alle dipendenze del Direttore c'è anche del personale o no? Non ho trovato traccia di personale: se nominiamo un organo nella figura del Direttore, mi sembra strano che non diciamo una parola sulla struttura. Cosa fa questo Direttore? Non ha nemmeno una segretaria? Inoltre, si dice che questo Statuto può essere variato su proposta del Consiglio di amministrazione. Se lo Statuto si varia, io chiedo che ci sia una norma che lo riporti all'esame in Regione; è la Regione che varia lo Statuto. Invece nell'allegato A) si scrive di approvare lo Statuto e poi la Fondazione avrà la possibilità di cambiarlo; non mi sembra un modo di mantenere a capo della Regione la decisione presa.
Noi prendiamo una decisione adesso; se questa stessa decisione va cambiata, deve avvenire all'interno dell'organismo che ha preso la decisione e non essere delegata, altrimenti costituiamo una Fondazione, uno Statuto bello e buono, per poi scrivere che il prossimo Statuto potrà essere rivoltato di 180 gradi. Mi sembra che questo non funzioni.



(Voci in aula)



CHIEZZI Giuseppe

Tra i compiti di questa Fondazione si comprende: "sostenere produzioni realizzate in Piemonte da produttori, registi che girino in Piemonte".
Inoltre, si ripete "anche i produttori e i registi piemontesi".
Forse è sufficiente una sola delle due diciture, perché se sosteniamo produzioni girate in tutto e in parte in Piemonte, veda un po' la differenza tra quella dizione e quella successiva, che dice "realizzata in Piemonte da produttori e registi piemontesi". Non capisco perché, se sosteniamo qualunque produzione, purché sia realizzata in Piemonte, lo si scrive due volte e si segnala "da produttori e registi piemontesi", visto che decidiamo che anche un produttore o regista tedesco, se gira in Piemonte, ha il contributo.
Chiedo questi chiarimenti. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Volevo dire che l'intervento dell'Assessore Burzi è stato molto lacunoso.



(Voci in aula)



SAITTA Antonino

Presidente del Consiglio, chiederei che alle domande - spero precise e puntuali - siano date risposte precise e puntuali.
Ho detto: "Nello schema di Programma di sviluppo approvato dalla Giunta regionale del Piemonte - non della Campania - Film Commission ha altre cifre". Qui ce ne sono altre. Spiegatemi il perché. L'Assessore dice: "Io non so, non ricordo" - non l'Assessore Leo, l'Assessore Burzi. L'Assessore Burzi dice: "Ma qui erano dei progetti che valgono per quello che valgono".
O valgono o non valgono. Qui 300 milioni, lì sono 10 miliardi. Capisco che si deve essere flessibili, ma qualcuno ci deve dire qualcosa. E' banale chiedere, ad una Giunta che si definisce liberista, cosa è in grado di garantire questo investimento, in termini di redditività, alla Regione Piemonte? Qualcuno deve rispondere. Non le banalità dell'Assessore Burzi che veramente è offensivo nei confronti di chi pone domande e ci racconta la filosofia di un piano che, a questo punto, mi pare non abbia alcun significato: "I progetti sono progetti, sono importanti le tredici cose".
Se volete, vi dico cosa sono le tredici cose: "far fiorire le città del Piemonte", nelle tredici cose - ma il problema non è questo.
Presidente Ghigo, ci dica qualcosa lei, visto che l'Assessore Burzi non è in grado. Si faccia dare i documenti, ci spieghi il motivo di questa non coerenza tra questo documento e lo schema di programma di sviluppo altrimenti continueremo a dire che quello schema è inventato e che non ha alcun fondamento. Spero che l'Assessore Burzi ritorni su questo fatto.
Vogliamo conoscere la risposta, a costo di presentare migliaia di emendamenti fino a quando non l'avrò ottenuta.
Credo che non sia neppure banale per i Consiglieri interrogarsi sul fatto che interveniamo in un'attività di cui non conosciamo i costi.
Presidente Ghigo, lei nella sua azienda avrebbe fatto una cosa simile? Spende 300 milioni e poi non sa cosa dovrà investire!



SAITTA Antonino

MASARACCHIO, Vicepresidente della Giunta regionale (fuori microfono)



SAITTA Antonino

E' una promozione culturale come anche...



SAITTA Antonino

Ma no, si legga le delibere, Vicepresidente Masaracchio! Lei che è Assessore alle partecipate...
(Intervento fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Siamo in fine di giornata, poniamo le domande... Per cortesia Consigliere Chiezzi!



SAITTA Antonino

Le risposte devono essere date.



(Intervento fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi!



(Intervento fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Lasciamo svolgere l'intervento al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Trecento milioni - è scritto nella delibera - è il finanziamento per il fondo di costituzione. Poi c'è il costo di gestione, ma questo è il fondo per costituire Film Commission. Dopodiché, l'articolo dello Statuto prevede un Consiglio di amministrazione; inoltre, un Direttore, ma il Direttore partecipa alle riunioni, dirige e coordina gli uffici della Fondazione quindi, qualcuno ha immaginato che questa sarebbe una struttura con degli uffici. Qui dice: "Un Direttore, il Responsabile di settore...". Cioè, una cosa di una certa rilevanza, ma così è scritto.
Terza questione. E' un invito ai funzionari che hanno esteso questo atto. Ricordo, per aver approfondito un po' la questione delle Agenzie che, per quanto riguarda l'ITP (un'agenzia con caratteristiche in qualche maniera simile, cioè di fondazione, ma questa è tutta pubblica, mentre ITP vede anche la partecipazione di privati, come l'Unione Industriale) l'adesione alla Fondazione è avvenuta con legge, non con deliberazione. Mi chiedo il motivo di questo fatto. Sono convinto e sicuro che c'era una legge che lo prevedeva. Nel titolo è scritto "Adesione della Regione Piemonte alla Fondazione", ma non è soltanto un'adesione, perché la delibera dice due cose; primo, di approvare la costituzione della Fondazione; secondo, di approvare l'adesione. L'approvazione della costituzione della Fondazione non può avvenire, come è stato fatto per ITP a meno che per ITP abbiamo sbagliato, con una semplice deliberazione. Per cui noto che, anche dal punto di vista dello strumento realizzativo, per ITP è stata fatta una legge.
Mi pongo anche un altro quesito, ma è anche un invito alla riflessione.
In fondo, ITP (Agenzia per lo sviluppo del Piemonte) è un'agenzia che è stata istituita con questa finalità (pensiamo allo sviluppo economico del Piemonte) e fa per il settore industriale o terziario quello che si immagina di fare per il settore cinematografico, cioè trovare investitori ed aziende che vengano ad investire qui; un'attività che, in qualche maniera, ha una certa similitudine con Film Commission. E' stata valutata l'opportunità, anziché - e lì c'è anche il Comune di Torino - di costituire uno strumento nuovo, di utilizzare uno strumento già esistente, ampliando le finalità di ITP anche all'industria cinematografica e spostando le attività di carattere maggiormente culturale sul Museo sul Cinema (c'è già un Consiglio, c'è già una Fondazione, c'è già del personale). In fondo sono attività economiche e mi pare che l'ITP le stia svolgendo - per quello che conosco - abbastanza bene.
Quello che faccio è un invito alla riflessione. In ogni caso veramente, valutate l'investimento e quanto ci costerà questa Film Commission. Quando ce lo dimostrerete, ne potremo discutere, ma, senza conoscere questa variabile, come facciamo a costituire una Fondazione? In ogni caso, mi pare che lo strumento della deliberazione sia inadeguato, non tanto per l'adesione, ma per la costituzione (le costituzioni sono sempre state fatte per legge).



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore alla promozione delle attività culturali e dello spettacolo

Collega Saitta, mi dispiace che non sia venuto in Commissione a seguire questo dibattito, perché noi, in realtà, in tale sede abbiamo esposto tutto lo studio di fattibilità, tutte le previsioni, tutti i costi e tutte le ipotesi. In realtà, la Commissione aveva esaminato dettagliatamente tutto lo studio di fattibilità che era stato presentato e aveva fatto delle proposte. Mi rendo conto delle sue preoccupazioni. Quindi, per dir la verità, davo per scontato, e me ne scuso, che le cose dette in Commissione fossero state assunte, perché il mio comportamento - peraltro doveroso, non è certo una concessione - è quello di andare in Commissione, spiegare ed illustrare ogni proposta, di modo che il Consiglio possa poi prenderne atto, altrimenti non avrebbe senso aver convocato tante volte la Commissione.
Tutto questo fa parte di uno studio dettagliatissimo - che mi premunir di diffondere, ma che è a disposizione del Gruppo del Partito Popolare perché l'ho inoltrato in Commissione al Consigliere Peano - in cui sono contenute le risposte a tutti i quesiti, anche relativamente alla simulazione dei costi e alla consistenza della ricaduta.
Un'ipotesi di ricaduta, prospettata in quegli studi, corrispondeva a circa venti volte la possibilità di investimento perché, come lei giustamente diceva, ci sono gli alberghi, ecc., ma c'è anche tutto l'artigianato che viene messo in moto. Oggi, per esempio, per l'affitto dei locali storici, a seguito delle nuove leggi, è previsto un finanziamento per cui queste realtà storiche e questi musei ne trarranno un beneficio duplice: un beneficio di immagine e un beneficio economico.
Collega Saitta, rispetto al coordinamento, mi permetto di rassicurarla dato che è una questione importantissima, di cui mi rendo conto, ho costituito un tavolo di coordinamento sul Cinema che ha sostenuto, a sua volta, l'importanza di questa Film Commission. Pensavo che tutto il dibattito svoltosi in Commissione avesse sciolto i dubbi.
Vorrei che si andasse avanti, perché in I Commissione la questione è stata lungamente esaminata. Il 28 aprile presenteremo il Piano regionale sulla cultura, dove porterò una relazione dettagliatissima su tutta la vicenda del Cinema, sul Tavolo del Cinema e sull'interazione fra i vari argomenti.
Rispetto all'osservazione del collega Chiezzi, credo che si possa togliere il capoverso che dice: "Sostegno a produzioni cinematografiche del Piemonte, produttori e registi piemontesi".
Credo che vada colto l'emendamento presentato dalla collega Simonetti e sostituire le parole: "del proprio Statuto sulla base..." con le parole "con il proprio Statuto il testo dell'allegato A)". Queste modifiche sono assolutamente giuste e le accogliamo senz'altro. Rispetto al discorso se esistano o meno, abbiamo lavorato con i vari uffici, facendo una fatica enorme per poter garantire i servizi che darebbe una Film Commission costituita. In tutti i Paesi in cui è stata costituita una Film Commission (non è una nostra invenzione, che potrebbe sembrare una cosa azzardata) ha dato un ottimo risultato.
Chiederei di votare facendo le modifiche proposte. Mi impegno a rimandare a domani la relazione con tutti i dettagli e lo studio corposissimo che abbiamo presentato e a portare un'altra relazione sull'impegno cinematografico della Regione il giorno 28 in Commissione.



PRESIDENTE

Bisogna modificare l'anno: evidentemente non è il 1998, ma è il 1999.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Chiedo all'Assessore Leo se è vero o non è vero che le osservazioni che ho fatto adesso in aula sullo Statuto le feci anche in Commissione.



LEO Giampiero, Assessore alla promozione delle attività culturali e dello spettacolo (fuori microfono) Onestamente non le ricordo tutte; ne ricordo solo alcune.



CHIEZZI Giuseppe

Alcune se le ricorda. Il provvedimento è giunto in aula tale e quale come era in Commissione e quindi ho ripetuto in aula, scorrendo il testo dello Statuto, le stesse osservazioni che avevo fatto in Commissione e che come vedo, non hanno avuto alcun seguito. Il tempo che stiamo impiegando adesso poteva essere risparmiato se l'Assessore, oltre che ascoltare le cose dette in Commissione, le avesse tradotte in emendamenti. Ricordo di aver detto che la delibera approva lo Statuto; in più aggiungo altre osservazioni, perché la possibilità che la Fondazione cambi il proprio Statuto va espunta e bisogna preparare un emendamento in proposito.
Sono questioni che avevo sollevato quando dissi all'Assessore che lo Statuto è pesante, nel senso che la decisione è fondamentale, quindi occorre una verifica. Secondo lo Statuto, il personale nomina un Direttore ma la questione è: cosa fa questo Direttore e che tipo di personale dirige? Secondo me, sarebbe un elemento da inserire nello Statuto, perché non so quanto una Fondazione possa dilatare il proprio organico. Credo che anche questi argomenti debbano essere affrontati in uno Statuto, anche se pensavo che fossero già risolti. Leggendo la relazione, ho trovato che tutto è rimasto esattamente come era in Commissione. Avevo pensato che fosse un testo aggiornato, ma non è così. A questo punto, prepariamo gli emendamenti in aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Sono d'accordo con la sua correzione verbale, Presidente, oltre che con l'Assessore Leo. Questa è una proposta di deliberazione del 1998, esaminata dalla I Commissione nel 1998. Credo che l'Assessore, gli uffici e la Direzione abbiano calcolato la somma di 300 milioni in relazione al fatto che si parlava dell'ultimo periodo del 1998, suppongo, e non dell'intero anno. In ogni caso, bisogna fare una verifica di coerenza nella I Commissione e chiarire innanzitutto se questi finanziamenti sono sufficienti per il 1999. I 300 milioni erano una parte del 1998, e sono indicati nel bilancio, perché la I Commissione ha espresso una valutazione soltanto per il 1998.
Presidente del Consiglio, protesto per come ha voluto evidenziare la correzione dicendo: "Evidentemente non è il 1998, ma è il 1999".
Evidentemente niente! C'è un problema di competenza che va verificato.
Senza questa verifica questa delibera è illegittima e deve essere assunta per cui le furbizie le mettiamo da parte e ci assumiamo le nostre responsabilità. Inoltre, bisogna verificare se è sufficiente una delibera o una legge. Altrimenti ditemi perché per ITP abbiamo fatto la legge. Sto dicendo delle cose assurde? E' urgentissimo fare Film Commission oggi, in questo momento, senza dare risposte economiche e giuridiche a questioni di una certa importanza? Se volete farlo, fatelo! Se volete farlo adesso chiedo, come avete fatto per il collega Cavaliere, il tempo di poter preparare degli emendamenti.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Certe volte resto esterrefatto. Evidentemente la discussione e l'approfondimento di questo provvedimento, in Commissione, non è stato sufficiente. Il Consigliere Chiezzi può presentare gli emendamenti anche in Commissione. Non può stupirsi che non vengano recepiti se non vengono presentati.



(Commenti in aula)



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Subisco tante provocazioni, ogni tanto, timidamente, ma posso tentare qualche forma di reazione, anche per andare a casa tranquillo e soddisfatto dopo una giornata come questa.



(Intervento fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, lasci svolgere l'intervento.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

In relazione alle non definite attribuzioni di bilancio, perché le considerazioni in questo senso hanno indubbiamente un significato dal punto di vista della legittimità della delibera, e in relazione alla volontà che questo provvedimento possa anche recepire eventuali suggerimenti che il Consigliere Chiezzi, attraverso degli emendamenti, vorrà rappresentare, non credo valga la pena estorcere un voto su una deliberazione in questo modo anche se ci sono delle motivazioni sull'urgenza della stessa.
Film Commission, credetemi, non rientra nel novero di quelle Agenzie che qualcuno addita come inutili, semplicemente create per dare opportunità a chicchessia; ad oggi, in maniera del tutto artigianale, ha dato già dei grossi risultati per quanto riguarda gli obiettivi.
Pertanto, ritiriamo questa deliberazione. Sottolineo, però, che è iscritta all'o.d.g. ed è stata discussa in Commissione per dei mesi.
E' pur vero che l'opposizione deve svolgere il proprio lavoro, per tutte le volte arrivare in aula e rinviare i provvedimenti nuovamente in Commissione mi sembra, obiettivamente, uno spreco di energie che è necessario in alcuni casi, ma - non me ne voglia il Consigliere Chiezzi strumentale in altri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi per fatto personale.



CHIEZZI Giuseppe

Non posso accettare che il Presidente della Giunta regionale dica che l'intervento e le proposte che ho avanzato sono di carattere strumentale ovvero volte a rallentare il lavoro della Giunta. Viceversa, potrebbe essere affermato, seguendo la logica mentale del Presidente Ghigo, che la Giunta, strumentalmente, presenta in aula dei provvedimenti che aveva promesso di modificare: si comporta in questo modo strumentale per non discutere i provvedimenti e poi far ricadere sull'opposizione la responsabilità di non portarli a termine.
Pertanto, Presidente, la prego di rispettare il lavoro che, come Commissione, svolgiamo, così come noi rispettiamo il lavoro - a volte lo critichiamo - che voi svolgete.



PRESIDENTE

Con il consenso dell'aula rimandiamo la deliberazione in Commissione.
La parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore alla promozione delle attività culturali e dello spettacolo

Riportiamo la deliberazione in Commissione, perché, data l'importanza desidero che tutti i colleghi, non soltanto quelli che compongono la Commissione, possano avanzare delle osservazioni.
Desidero però ringraziare quei Consiglieri che, già in Commissione, con un prezioso lavoro, avevano già reso a questa deliberazione tanti elementi positivi. Alcune modifiche sono già state accolte in sede di Commissione non è stato un lavoro sprecato. Raccoglierò le richieste avanzate nei vari interventi, in modo da poter rispondere compiutamente. Domani stesso invierò al collega Saitta tutto lo studio fatto sulla deliberazione, in modo che possa ulteriormente avere elementi di risposta. Il Consiglio regionale esiste per migliorare i provvedimenti, così come anche le Commissioni.



PRESIDENTE

Con il consenso dell'aula rinviamo il provvedimento in VI Commissione.
Trattandosi di una deliberazione non è obbligatorio il passaggio anche in I Commissione; eventualmente potrà essere adottato un coordinamento in via informale.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20.23)



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