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Dettaglio seduta n.351 del 20/04/99 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Angeli, Casoni, D'Ambrosio Farassino, Majorino e Peano.


Argomento:

b) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alle dichiarazioni dell'inserto speciale "Venti di guerra" pubblicato sul quotidiano La Stampa - Presentazione mozione d'ordine


PRESIDENTE

Tra gli argomenti che ci eravamo impegnati a trattare, c'era quello cosiddetto "Venti di guerra", che era stato presentato come interrogazione in realtà, essendo un ordine del giorno, credo che ci possa essere una comunicazione della Giunta e così superiamo il problema formale sottoposto dal Consigliere Chiezzi.
Chiederei all'Assessore Leo se può fare una comunicazione. in modo che ci possa essere la discussione. Non so se riesco a trasmettere il problema tecnico.



LEO Giampiero, Assessore regionale

Sì...



CHIEZZI Giuseppe

Ringrazio l'Assessore di volerlo illustrare, ma noto che l'aula è priva di persone.



PRESIDENTE

L'aula è quella che è.
Il Consigliere Ghiglia vuole interloquire?



GHIGLIA Agostino

Vorrei capire che cosa ci stiamo apprestando a fare.



PRESIDENTE

Ci stiamo apprestando a trattare, secondo le intese che abbiamo raggiunto nella Conferenza dei Capigruppo, l'argomento "Venti di guerra" che tecnicamente - come ho detto prima - essendo un ordine del giorno, deve essere introdotto da una brevissima dichiarazione dell'Assessore. E' un fatto tecnico.



GHIGLIA Agostino

Ad inizio seduta? Ma gli ordini del giorno non vanno alla fine?



PRESIDENTE

Non è obbligatorio. Non mi è stata data la disponibilità da parte della Giunta a trattare prima altri argomenti.



GHIGLIA Agostino

Vorrei intervenire sull'ordine dei lavori.



PRESIDENTE

Vorrei soltanto informarla di quanto è accaduto in questi pochi minuti e poi le do subito la parola.
La Giunta non mi ha dato la disponibilità a trattare prima altri argomenti e pertanto ho ritenuto di introdurre questo argomento con una breve comunicazione dell'Assessore.
Prego, Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Io ricordavo che in Conferenza dei Capigruppo c'era tutta una serie di argomenti (leggi e delibere) che la Giunta intendeva trattare. Mi stupisco che la Giunta questa mattina non abbia priorità. Se la Giunta non ha niente da farci fare, ce ne andiamo a casa.



PRESIDENTE

La prima parte dei lavori riguarda "Interrogazioni ed interpellanze" e "Comunicazioni", ed è quello che ci apprestiamo a fare, Consigliere.



GHIGLIA Agostino

Ma questo è un ordine del giorno; solitamente va a fine seduta. E' stata richiesta la risposta a tutta una serie di interrogazioni... Non lo so, mi sembra una procedura un po' così... Lo ribadisco. Però la prossima volta vorrei che alla Conferenza dei Capigruppo, visto che è stata chiesta una serie di interrogazioni e poi viene messo un ordine del giorno che solitamente va a fine seduta...



PRESIDENTE

Ai Capigruppo questo argomento è stato presentato come un'interrogazione e c'era stato l'impegno di trattarlo all'inizio della prima parte della giornata. La Giunta non è obbligata a fare la comunicazione, perché questo tecnicamente è un ordine del giorno. Io ho ritenuto...



GHIGLIA Agostino

Ma fate tutto quello che volete, basta che lo diciate!



PRESIDENTE

Questo argomento era previsto di trattarlo nella mattinata di oggi.



GHIGLIA Agostino

Prima c'era una sequela di interrogazioni ed interpellanze, compresa la nostra: questo era previsto ai Capigruppo. Se poi ogni volta vogliamo... mi porterò la registrazione.
Comunichi, Assessore Leo, perché non ci sono altre priorità.



PRESIDENTE

Il Presidente Ghigo, desidera fare una comunicazione.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Anch'io ho partecipato alla riunione dei Capigruppo. La regola prevede regola che può benissimo essere cambiata, ma allo stato attuale mi sembra che debba essere assolta - che in mattinata si risponda alle interrogazioni ed interpellanze...



GHIGLIA Agostino

Ma questo è un ordine del giorno.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Sì, è un ordine del giorno, ma come Giunta avevamo ritenuto di proporre di iniziare i lavori con questo tipo di argomento. Possiamo anche discutere dell'AGIP di Robassomero, argomento che è stato sollecitato nella Conferenza dei Capigruppo, poi possiamo parlare evidentemente del CSI altro argomento messo all'o.d.g. La regola che mi permetto di sostenere debba essere invece tassativamente mantenuta è quella che, alla ripresa dei lavori del pomeriggio, si esaminino i provvedimenti; però si è sempre detto che alla mattina si risponda alle interrogazioni ed interpellanze.



GHIGLIA Agostino

Allora adesso intervengo sull'ordine dei lavori. Mozione d'ordine sull'ordine dei lavori: è corretto? Perfetto.
Presidente, a me va bene tutto, però quella del collega Chiezzi prima era un'interrogazione, poi viene trasformata in un ordine del giorno: io chiedo che la prossima volta, se la Giunta intende fare una comunicazione su qualsiasi argomento, si riuniscano i Capigruppo, si dica che la Giunta vuole fare una comunicazione su un argomento e si comunichi al Consiglio che la Giunta intende fare una comunicazione sullo stesso, non che si inizia da quello perché la Giunta non ha altri argomenti da sottoporre com'è stato detto dalla Presidenza. Perché se io, che sono un Consigliere regionale, mi sento dire che la Giunta non ha altri argomenti da sottoporre, dico: allora vado a casa e magari rinuncio al gettone per fare risparmiare i cittadini. Non è normale che un'interrogazione, dai Capigruppo al Consiglio, si modifichi prima in un ordine del giorno e poi in una comunicazione della Giunta. Non mi sembra peraltro neanche un argomento tale da meritare la trasformazione in comunicazione e non in una semplice interrogazione - ma questa è una considerazione opinabile - ma almeno ditecelo: la Giunta intende fare una comunicazione. Non: adesso cominciamo da questo perché la Giunta non ha altro da sottoporci. Abbiate pazienza!



PRESIDENTE

In realtà, non ho detto che la Giunta non ha altro da sottoporre, ho detto che non intendeva iniziare i lavori con altri argomenti, questo è il senso. Comunque, Consigliere Ghiglia, se lei propone un altro inizio dei lavori, lo sottoponiamo a votazione ed iniziamo.



GHIGLIA Agostino

Per carità di Dio, non sono abbastanza fantasioso! Ho solo chiesto un chiarimento. Va benissimo, mi adeguo.


Argomento: Informazione

Esame ordine del giorno n. 744 inerente a: "Dichiarazioni dell'inserto speciale 'Venti di guerra' pubblicato sul quotidiano 'La Stampa'"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame dell'ordine del giorno n. 744, presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti.
La parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore alla cultura ed istruzione

Avendo letto con attenzione l'ordine del giorno, che riprende il testo pubblicato su La Stampa, desidero fare due considerazioni.
La prima. Come è stato ricordato molto precisamente, molto correttamente e molto diligentemente sull'ordine del giorno, questa mostra ha avuto il Patrocinio dei Ministeri della Pubblica Istruzione e della Difesa e non ha ottenuto - collega Chiezzi - contributi dalla Regione Piemonte. Però mi sembra molto importante il tema generale che viene introdotto, ovvero se una Regione, nel fare un'opera di propaganda, di promozione culturale debba avere una linea informata alla promozione di una cultura di pace.
Collega Chiezzi, io dico di sì: la Regione Piemonte deve avere una linea impostata alla promozione di una cultura di pace, in particolare in questo periodo. Recentemente, partecipando ad un dibattito all'Istituto Avogadro, ho portato questa posizione - ci tengo a dirlo, collega Chiezzi l'ho fatto pubblicamente - e ritengo che una serie di iniziative (dal lavoro con Sereno Regis alle iniziative di una serie di "news" per i giovani sui temi della pace e della solidarietà, allo Spettacolo "Nebbie" ecc.) debba avere l'appoggio della Regione e debba essere chiara la posizione della Regione a favore di una cultura di pace.
Mi permetto anche di ricordare in termini personali - se il collega me lo consente - che sono stato il primo Assessore che ha divulgato ai giovani di Torino, quando ero Assessore alla gioventù, la legge sull'obiezione di coscienza. Forse il collega Chiezzi lo ricorderà; lo ricorderà senz'altro la Consigliera Spagnuolo che era mia collega di Giunta e ha sempre appoggiato queste meritorie iniziative: l'avevamo inviata a tutti i giovani con un libretto esplicativo.
Detto questo, è altresì vero che quando ci vengono sottoposte iniziative che paiono avere valenza storica (e per giunta con la presentazione di due Ministeri), la Regione Piemonte, che si è limitata ad un patrocinio, ritiene che queste possano avere la loro importanza.
Tornando all'ordine del giorno, ritengo sia opportuno pronunciarsi. In primo luogo, tutto quello che in qualche modo può ricostruire la storia appassionare alla storia, far comprendere tematiche, portare una maggiore conoscenza e consapevolezza, è importante.
Ritengo altresì personalmente e con convinzione - e ringrazio il collega Chiezzi per questo ordine del giorno - che la guerra non debba mai essere presentata come un evento eroico o meraviglioso, ma sempre come una delle più grandi, se non la più grande tragedia umana. Solo in questo senso, ritengo che la riflessione vera del carnaio che fu la prima guerra mondiale, delle cose terribili che furono le guerre di religione e di tantissimi altri fatti, possa ricomprendere una cognizione della storia complessiva.
Inoltre, ritengo che la Regione, magari approfittando di questo ordine del giorno, possa impegnarsi anche nella fase attuale della vicenda del Kosovo, con una promozione più forte di una cultura di pace e di solidarietà.
Personalmente, come Assessore - alcuni colleghi ne sono al corrente proprio negli ultimi anni ho sostenuto tutte le iniziative in questa direzione: iniziative culturali; corsi di educazione alla pace e sul male della guerra, tenuti dai Padri Gesuiti; una serie di convegni culturali ecc. Eventualmente, posso impegnarmi a produrre per la prossima volta una documentazione di tutte le iniziative sostenute dall'Assessorato e dalla Giunta regionale, ma - ripeto - poiché non voglio nascondermi dietro un dito, condivido lo spirito, nel senso che la Regione debba, anche quando avvalora grandi manifestazioni culturali e storiche, avere un giudizio sulla guerra che non può che essere negativo.
Ringrazio molto per questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente, e grazie anche all'Assessore, che ha colto la necessità e l'opportunità di una risposta ad un ordine del giorno che tratta la vicenda relativa ad una mostra, purtroppo patrocinata dalla Regione Piemonte, che nel mese di aprile 1998 fino alla fine dell'anno ha avuto luogo al "Mastio della Cittadella" a Torino e che aveva come argomento e titolo "Venti di guerra". Questa mostra è stata pensata presentata ed organizzata in un modo che mi ha lasciato preoccupato ed allibito.
La guerra, secondo il modo in cui questa mostra è stata presentata appare come un elemento costitutivo della storia, della vita delle persone che ha un certo grado di nobiltà.
Vi leggo, colleghi, gli scritti pubblicitari che i responsabili della mostra hanno pubblicato a pagamento sul quotidiano La Stampa il 12 aprile e che illustrano bene quale tipo di iniziativa il Ministero della Difesa e il Ministero della Pubblica Istruzione e la Regione Piemonte, per quanto riguarda il patrocinio, abbiano sponsorizzato. E chiedo ai colleghi se l'impostazione di una mostra sulla guerra corrisponda ai principi fissati dalla Costituzione italiana, primo fra tutti quello dell'art. 11: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti".
Leggiamo insieme, Assessore Leo, solo due passi della filosofia della mostra, che è stata visitata da numerosissimi studenti di varie scuole. "La guerra - dice il generale prussiano Karl von Clausewitz - è un atto di forza che ha lo scopo di costringere l'avversario a sottomettersi alla nostra volontà. La forza si arma delle invenzioni, delle arti e delle scienze per misurarsi contro la forza. La forza intesa in senso fisico costituisce dunque il mezzo: lo scopo è imporre la nostra volontà". Questo lo diceva Karl von Clausewitz, che viene citato, noto e celebrato studioso del fenomeno della guerra.
Proseguendo - qui c'è la filosofia, Assessore Leo - l'estensore dell'articolo dice: "Nonostante i progressi degli studi storici, economici e politologici abbiano contribuito a chiarire meglio di quanto potesse fare Clausewitz come le cause scatenanti dei conflitti siano da ricercarsi nelle strategie politiche, nelle ideologie e nei bisogni economici, non vi è dubbio" - senta, Assessore - "che la guerra in sé consista nell'uso intelligente della forza contro una forza contraria: non uno scoppio brutale di barbara violenza, ma un'applicazione calcolata e razionale della forza, che sfrutta al meglio la scienza e la tecnica del proprio tempo calcolando e prevedendo, in un gioco puramente logico, le mosse del nemico.
In questo senso, la guerra costruisce intorno a sé un'etica" - Assessore Leo - "e dei valori morali e spirituali, precise pratiche cerimoniali, un costume ed un'etichetta, nonché un insieme di regole convenzionali che la disciplinano: è, insomma, una componente essenziale della civiltà umana" Assessore Leo! - "e si presenta, dunque, come un fenomeno di cultura: l'organizzazione militare di un popolo in un determinato momento storico può essere considerata lo specchio della sua organizzazione civile e dei suoi costumi". Non a caso la mostra è stata organizzata dalla Fondazione Memmo con la collaborazione dei Ministeri della Difesa e della Pubblica Istruzione, in quanto può essere letta in duplice chiave: la guerra come sviluppo tecnologico delle scienze applicate alle armi. "E' innegabile che tutte le discipline scientifiche e le applicazioni tecnologiche hanno sempre ricavato straordinario impulso dalla fucina di ingegni mobilitati con finalità belliche e come uno dei molteplici aspetti di una società e di una cultura al pari dell'arte, della religione e della filosofia". Leggendo questa proposta di raffigurazione ed interpretazione, questo giudizio sulla guerra che conclude con la seguente frase: "E' lecito fare di tutto per evitarla? Od essa rappresenta soltanto lo sbocco obbligato di pulsioni umane, quindi incontrastabile?". Come si fa, Assessore, a scrivere queste cose? Adesso la guerra è uno sbocco obbligato di pulsioni umane. "Sono interrogativi che consegniamo alla storia ventura, perché quella passata una risposta l'ha già data". Domanda retorica.
Conosco l'Assessore Leo, il suo impegno non violento, promotore e sostenitore di iniziative di pace perché la sua attività l'ha dimostrato così pure la risposta come comunicazione urgente a questo ordine del giorno. Forse l'Assessore Leo non aveva letto frasi come queste. Dispiace che la Regione Piemonte abbia messo il proprio nome come patrocinante di una mostra di questo genere e con questa filosofia. E' ugualmente preoccupante che il Ministero della Pubblica Istruzione l'abbia promossa e finanziata.
Assessore, sarebbe bene che questa vicenda, sia pure con molto ritardo e in una situazione che vede purtroppo il nostro Pese in guerra, venisse approfondita, perché penso che una mostra di questo genere non porti le giovani generazioni a vedere la guerra come una fase orrenda e tremenda dei rapporti tra gli uomini, tra le società e tra gli Stati.
Un elemento orrendo da ripudiare, come dice la nostra Costituzione.
Viceversa, questa mostra porta, con questa impostazione, i giovani a ritenere che la guerra è inevitabile, perché è lo sbocco obbligato di una pulsione umana e a vedere la guerra come uno dei fatti della cultura e della civiltà di un popolo al pari dell'arte e della filosofia.
Penso che questo sia molto pericoloso e molto diseducativo. Le guerre tirano fuori la parte peggiore di tutti noi. Assessore, l'ordine del giorno, nella prima parte, riprende le frasi che ho letto e si conclude in questo modo: "Il Consiglio regionale richiede al Presidente del Consiglio regionale e della Giunta regionale di segnalare ai Ministri competenti la suddetta pagina promozionale affinché assumano i dovuti provvedimenti a tutela dei principi della Costituzione, negando in ogni caso contributi pubblici di qualsiasi genere a tale iniziativa". Questo è quanto richiedevo il 16 aprile dell'anno scorso, ma siamo ad un anno di distanza.
Chiedo se questo ordine del giorno ha l'approvazione del Consiglio. In tal caso, chiederei all'Assessore, al Presidente Deorsola e al Presidente Ghigo di iniziare un'attività nei confronti del Ministero della Pubblica Istruzione. Scegliamo questo come l'elemento chiave, la cui filosofia non dovrebbe essere imparentata per nulla con questa mostra, ma chiediamo spiegazioni accurate sul motivo che l'ha condotto a finanziare, ad organizzare e a mettere il proprio nome su questa mostra, segnalando la preoccupazione che, chiaramente, le cose scritte sono in contrasto con il dettato della Costituzione. Chiediamo inoltre quali interventi si porranno in atto per correggere questa situazione. Non so se questa mostra continua a girare l'Italia. Avere, comunque, una successiva comunicazione nelle prossime settimane è importante: come è nata questa mostra, chi l'ha promossa, perché è stata organizzata e quanti soldi i contribuenti hanno speso per finanziarla. Avere insomma un'illustrazione perché mi sembra che scegliere questa strada sia molto pericoloso e sbagliato. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore regionale

Ho ascoltato con molta attenzione l'illustrazione del collega Chiezzi che condivido.
Mi permetto di intendere l'ordine del giorno, se il collega lo ritiene anche come un invito alla Giunta regionale a propagare e sostenere, in via prioritaria, tutte quelle iniziative culturali, sociali e civili che dimostrano la brutalità della guerra e la possibilità di costruire, pur con la pazienza e con il tempo, ma con determinazione, una cultura di pace e di non violenza.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 744, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte presa visione delle quattro pagine a pagamento dello Speciale 'Venti di guerra' pubblicato dal quotidiano La Stampa il giorno di Pasqua, il 12/4/1998, nel quale viene illustrata la mostra 'Le grandi battaglie che sconvolsero il mondo', organizzata dalla Fondazione Memmo con il Patrocinio dei Ministeri della Pubblica Istruzione e della Difesa rilevato che nel testo vengono espresse le seguenti valutazioni a proposito della guerra: '...non uno scoppio brutale di barbara violenza, ma un'applicazione calcolata e razionale della forza, che sfrutta al meglio la scienza e la tecnica del proprio tempo, calcolando e prevedendo in un gioco puramente logico le mosse del nemico. In questo senso, la guerra costruisce intorno a sé un'etica dei valori morali e spirituali, precise pratiche cerimoniali, un costume ed un'etichetta, nonché un insieme di regole convenzionali che la disciplinano: è insomma, una componente essenziale della civiltà umana e si presenta, dunque, come un fenomeno di cultura: l'organizzazione militare di un popolo in un determinato momento storico può essere considerato lo specchio della sua organizzazione civile e dei suoi costumi'... 'uno dei molteplici aspetti di una società e di una cultura, al pari dell'arte, della religione e della filosofia'... 'Resta in sintesi la consapevolezza che la guerra è comunque un momento di sofferenza, di fatica e di morte. E' lecito fare di tutto per evitarla? O essa rappresenta soltanto lo sbocco obbligato di pulsioni umane, quindi incontrastabile? Sono interrogativi che consegniamo alla storia a venire perché quella passata una risposta l'ha già data' osservato che tali affermazioni contrastano con i principi fondamentali della Costituzione italiana ed in modo specifico con l'art. 11, in quanto propagandano la guerra come uno dei modi di risoluzione dei conflitti ed ipotizzano che la guerra sia uno 'sbocco obbligato di pulsioni umane', e la nobilitano al pari delle arti, della religione e della filosofia stupito che tale iniziativa abbia avuto il Patrocinio dei Ministeri della Pubblica Istruzione e della Difesa ed intendendo che con ogni probabilità tale testo non sia stato visto dai responsabili dei dicasteri preoccupato che l'iniziativa possa usufruire di cospicui contributi pubblici, visto l'evidente dispendio in pubblicità ed organizzazione richiede ai Presidenti del Consiglio regionale e della Giunta regionale di segnalare ai Ministri competenti la suddetta pagina promozionale affinch assumano i dovuti provvedimenti a tutela dei principi della Costituzione negando in ogni caso contributi pubblici di qualsiasi genere a tale iniziativa".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 15 voti favorevoli, 13 contrari e 3 astensioni.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Il voto di Anna Benso è stato considerato?



PRESIDENTE

Facciamo la controprova.



CHIEZZI Giuseppe

Chiederei la votazione per appello nominale.



PRESIDENTE

Visto che c'è una contestazione, ripetiamo la votazione. Si proceda dunque all'appello nominale.



(La Vicepresidente del Consiglio Minervini effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI' 17 Consiglieri hanno risposto NO 14 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri L'ordine del giorno è respinto.


Argomento: Presidente della Giunta Regionale

Interpellanza n. 2532 dei Consiglieri Chiezzi e Simonetti inerente a: "Gravi dichiarazioni del Presidente della Giunta regionale contro lo Stato della Svizzera"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza urgente n. 2532, presentata dai Consiglieri Chiezzi e Simonetti, alla quale risponde il Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Colleghi Consiglieri, rispondo all'interpellanza urgentissima n. 2532 dei Consiglieri Chiezzi e Simonetti, in relazione ad una mia intervista rilasciata alla RAI sulla candidatura alle Olimpiadi invernali del 2006.
Secondo gli interpellanti avrei rappresentato l'atteggiamento ostile del Piemonte nei confronti della Svizzera - in realtà nell'interpellanza si usa un'altra terminologia.
Se così fosse stato interpretato, mi preme sottolineare che chiaramente ciò non era, nel modo più assoluto, nelle mie intenzioni.
Ho rivisto e riascoltato l'intervista che ho rilasciato e non mi pare che il mio si possa interpretare come un atteggiamento di ostilità nei confronti della Svizzera. In questa intervista mi sono semplicemente permesso di sottolineare che, a mio modesto parere, l'atteggiamento della Città di Sion, e di conseguenza anche in parte del Governo svizzero, nel gestire questa candidatura, aveva assunto in alcuni passaggi degli atteggiamenti che, dal punto di vista etico, non ritenevo particolarmente corretti. Ne cito uno a caso, ma non è l'unico - per dare l'esempio di quello che intendevo rappresentare. Durante lo svolgimento del Salone di Ginevra, nello stand della FIAT sono stati esposti gli stendardi della candidatura della Città di Torino alle Olimpiadi del 2006. Ebbene, sono stati rimossi dall'organizzazione e io credo che questo non sia stato un atteggiamento particolarmente corretto. Credo che in una competizione sportiva e corretta, come deve essere quella per l'assegnazione delle Olimpiadi, certi atteggiamenti non siano approvabili. Questo era il senso delle mie dichiarazioni.
Ben lungi da me, attraverso queste dichiarazioni, voler assumere atteggiamenti di ostilità nei confronti di uno Stato confinante, con il quale, oltretutto, abbiamo rapporti di stretta collaborazione per quanto riguarda le politiche transfrontaliere. Di conseguenza, ritengo che le intenzioni con le quali ho rilasciato queste dichiarazioni non fossero sicuramente ostili, ma semplicemente di critica verso comportamenti che obiettivamente - qui lo confermo - non sono stati totalmente corretti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Mi rivolgo anche al Presidente del Consiglio, che mi sembra abbia visionato la cassetta.
Il Presidente della Giunta regionale ha dichiarato che la Svizzera ha tenuto atteggiamenti non corretti dal punto di vista etico. Dal momento che il Presidente Deorsola ha visto la cassetta da meno tempo, ricorderà se il Presidente ha addebitato alla Svizzera comportamenti eticamente scorretti o comportamenti, dal punto di vista etico, non scorretti o via dicendo. Il senso era questo. Questa affermazione è molto grave dal punto di vista diplomatico, perché il capo del governo di una Regione italiana fa delle considerazioni di carattere negativo che possono essere ritenute dalla Svizzera anche offensive e quindi questo comportamento è scorretto: il capo di un governo non dovrebbe svolgere, anzi, non può e non deve fare apprezzamenti denigratori nei confronti di uno Stato straniero. Questo è quello che ha fatto il Presidente Ghigo, dal quale mi aspettavo delle scuse per questa frase; vorrei che chiedesse scusa per aver pronunciato questa frase, che è di totale scorrettezza. Egli è Presidente della Giunta regionale, insignito di un'alta onorificenza dal Capo dello Stato, e quindi è persona di governo; quando parla a nome della Regione Piemonte non si pu permettere apprezzamenti negativi nei confronti di uno Stato straniero.
Presidente Deorsola, chiedo che si risolva questa questione. Se il Presidente Ghigo non porgerà le proprie scuse per quanto ha detto, chiedo che ne vengano informati il Presidente della Repubblica, il Ministro degli Esteri e i Presidenti delle due Camere, perché non è accettabile che il nostro rappresentante si permetta di rivolgere apprezzamenti di questo genere verso uno Stato straniero.
Il Presidente Ghigo oggi dice che si riferiva a comportamenti della Città di Sion e del Governo svizzero; intanto il Presidente Ghigo chieda scusa allo Stato della Svizzera, che non c'entra niente, e chieda scusa sul serio perché, se non lo fa, la questione va avanti.
Per quanto riguarda gli apprezzamenti nei confronti dell'amministrazione della Città di Sion sono sempre apprezzamenti gravi di una gravità diversa rispetto a quelli rivolti allo Stato svizzero, ma hanno un grado di pericolosità e di inopportunità anche questi: non so se sia opportuno che il capo di un governo entri in rotta di collisione con amministrazioni di uno Stato o di una città stranieri. Non so se il Presidente Ghigo abbia visto il Sindaco della città di Sion o il Capo del governo svizzero andare presso lo stand della FIAT e rimuovere gli stendardi. Mi sembra che la questione sia piuttosto grave: siamo in presenza di una rottura diplomatica basata su dichiarazioni al vento di un Presidente della Giunta regionale.
Con questa interpellanza e questo mio intervento vorrei solo chiedere al Presidente della Giunta regionale che svolga il suo ruolo di Presidente della Giunta regionale e non chiacchieri come chiacchiera Al Bano. Cinque minuti fa, il Presidente Ghigo ha accusato il Sindaco di Sion e il Capo del Governo svizzero di essere responsabili di un comportamento che ha portato a rimuovere allo stand della FIAT gli stendardi di Torino 2006, ma queste mi sembrano affermazioni discutibili. Se il Presidente insiste, lo dimostri. In ogni caso, chiedo, se il Presidente Ghigo non rettifica e non chiede scusa, che sulla questione ci sia la segnalazione immediata a tutti gli organismi competenti per i provvedimenti di competenza e che il Consiglio regionale, a seguito della dichiarazione svolta adesso, scriva una lettera al Capo del Governo svizzero e al Sindaco della città di Sion.
Sto chiedendo degli interventi a lei, Presidente del Consiglio, non più al Presidente Ghigo.



PRESIDENTE

Questo è un altro argomento, qui siamo all'interpellanza.



CHIEZZI Giuseppe

Le chiedo formalmente di scrivere una lettera, riportando il dibattito svoltosi in quest'aula, al Sindaco di Sion e al Capo del Governo svizzero.
Una lettera che, per conto mio, dovrebbe contenere le scuse del Consiglio regionale e la dissociazione da quanto ha affermato il Presidente Ghigo.
Questo sia a verbale come richiesta ufficiale del Gruppo dei Comunisti Italiani.



PRESIDENTE

Va bene.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordini del giorno n. 860, n. 990, n. 993, n. 994 e n. 995 inerenti a: "Guerra nel Kossovo" (connessa interrogazione n. 2589)


PRESIDENTE

Passiamo ad un altro argomento. Ci eravamo impegnati a trattare il punto 59) all'o.d.g. relativo alla guerra nel Kossovo, in merito al quale sono stati presentati i seguenti ordini del giorno: n. 860 a firma del Consigliere Cavaliere n. 990 a firma dei Consiglieri Papandrea e Moro n. 993 a firma dei Consiglieri Rosso e Dutto (quest'ultimo ci è stato consegnato in questo momento, anche se ci era già stato annunciato alla Conferenza dei Capigruppo).
La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Abbiamo presentato un ordine del giorno non tanto per ribadire quanto era stato affermato nella prima discussione affrontata dal Consiglio regionale, ma perché riteniamo che gli avvenimenti successivi rendano necessaria un'ulteriore riflessione, in quanto le settimane intercorse tra la prima discussione ed oggi chiarificano una serie di aspetti.
E' chiaro che non ci troviamo di fronte ad un'azione di breve durata ma si prospetta un'azione durevole e molto pesante, che tende ad avere una continua "escalation". Questa avventura, che la NATO e i Paesi aderenti hanno intrapreso, fa sì che, di volta in volta, per tentare di ottenere i risultati prefissati, si aumenti il numero degli aerei e dei bombardamenti e che vengano utilizzate nuove armi. In questi giorni abbiamo sentito che stanno arrivando i famosi elicotteri che dovrebbero essere più efficaci contro le postazioni serbe. D'altra parte, la prospettiva di un intervento di terra si concretizza sempre di più.
Noi pensiamo che si debba porre attenzione alla gravità di quanto sta avvenendo perché, con una leggerezza estrema, stiamo scivolando verso esiti che, a parole, all'inizio nessuno voleva; gli stessi proponenti dell'azione tendevano ad escludere tale situazione, mentre ci troviamo sempre di più in una situazione pericolosa. Era forse facile prevederlo, però, oggi, non siamo più di fronte a delle previsioni, ma a dei fatti.
Dopo alcune settimane possiamo dire che tutti gli elementi all'origine di questa guerra (si voleva evitare un'azione di espulsione delle popolazioni di origine albanese e dei kossovari da parte del Governo Milosevic) si stanno verificando in proporzioni incredibilmente maggiori rispetto a quanto avveniva prima. Nell'arco di poche settimane il fenomeno di pulizia etnica ha assunto dimensioni enormi e sicuramente non si pu solo dare la colpa a chi la sta portando avanti, perché i bombardamenti (quanto è avvenuto nel Kossovo) hanno accelerato l'abbandono da parte delle popolazioni stesse e la fuga dal territorio, dunque hanno favorito quel tipo di politica.
Ci rendiamo conto come le azioni militari sul territorio serbo, ma anche sul territorio del Kossovo, a differenza di quanto si diceva, non sono così chirurgiche, lasciando indenni le popolazioni e colpendo solo obiettivi militari mirati, ma colpiscono in modo diffuso anche l'economia di questi Paesi (la guerra che distrugge le basi produttive di un Paese non è una guerra umanitaria), aggravando la situazione di quelle popolazioni.
Dobbiamo renderci conto della gravità di questo. Si innescano situazioni per le quali le popolazioni, per decine di anni, subiranno durissime conseguenze - non Milosevic, le popolazioni.
Inoltre, le popolazioni muoiono sotto questi bombardamenti, vengono colpite indistintamente. Sentiamo i portavoce della NATO, Clinton in testa parlare con un cinismo estremo: "Va beh, quelle vittime, che volete... è la guerra, non se ne può fare a meno, sono un frutto inevitabile". La colpa è sempre dell'altro: "C'è la guerra: è colpa di Milosevic. E' colpa di Milosevic anche la morte di quelli che uccidiamo noi, perché è sua la responsabilità della guerra", però le popolazioni subiscono in modo drammatico gli effetti di questa guerra. Tra l'altro, il fatto di aver colpito le popolazioni e l'economia, a differenza di quanto si diceva (si prevedeva che avrebbe indebolito politicamente il Governo di Belgrado), non ha fatto altro che rafforzare questo Governo, che adesso riscuote un maggiore consenso. Quindi, anche da questo punto di vista, c'è un'inefficacia incredibile dello strumento guerra.
Arrivo all'ultima questione che volevo sottoporre alla vostra attenzione. Credo che in questa occasione la Costituzione sia stata calpestata, in quanto non solo è previsto che l'Italia ripudi la guerra e cerchi soluzioni politiche, ma la Costituzione prevede che il nostro Paese entri in guerra a seguito di un mandato del Parlamento. Questo non è avvenuto, il nostro Paese è entrato in guerra - perché il nostro Paese è in guerra e in modo attivo - prima che ci fosse un mandato parlamentare. Sono caduti gli ultimi veli sull'uso difensivo delle forze armate italiane, che invece fanno una guerra offensiva.
Nel nostro ordine del giorno chiediamo non solo che ci sia un blocco immediato delle attività di guerra, alla luce degli elementi che ricordavo prima - tra i quali la totale inefficacia dal punto di vista degli obiettivi prefissati e il fatto che stanno creando dei drammi incredibili ed inimmaginabili fino ad un mese fa, cosa che dovrebbe farci riflettere ma che ci sia anche il ritorno ad un minimo di legalità, quindi che ogni passo successivo dell'Italia sia oggetto di una discussione in Parlamento.
Il Parlamento non ha dato mandato, neanche successivamente a quanto sta avvenendo, di preparare l'invio di truppe di terra, ma questo sta avvenendo.
Il nostro ordine del giorno sottolinea anche la necessità di ritornare al rispetto della nostra Carta fondamentale, la Costituzione, sia nei suoi principi ispiratori, cioè il rifiuto della guerra, ma anche per i modi con cui concretamente il Governo dovrebbe agire.
Per tale motivo, abbiamo proposto questo ordine del giorno. Riteniamo che non sia sufficiente, in una situazione di questo genere, discuterne una volta, punto e basta, e pensare che tutto quello che viene dopo è inevitabile. Non è così. Noi riteniamo che per bloccare la guerra occorra un atteggiamento vigile ed attento. Sapendo che nel Paese, in queste settimane, si sono manifestate e si sono alzate voci di opposizione, da parte di fette consistenti della popolazione e che la cosa sta ulteriormente sviluppandosi e crescendo, credo che noi dobbiamo, anche nei confronti dei cittadini italiani, dare una risposta positiva, dimostrare che le istituzioni hanno una sensibilità che corrisponde appunto alla sensibilità di queste popolazioni che si stanno massicciamente mobilitando contro la guerra.



PRESIDENTE

Ci sono delle richieste di parola? Consigliere Rosso, prego.



ROSSO Roberto

Provo, Presidente, un senso di vergogna... Presidente del Consiglio, se mi può ascoltare un attimo... L'intervento posso anche non farlo, perch questa vicenda...



PRESIDENTE

La seguo. Cortesemente, signori, restiamo in aula: l'argomento è di grande attualità.
Scusi, Consigliere Rosso. Prosegua pure.



ROSSO Roberto

Capisco che questo non sia un argomento di competenza del Consiglio regionale del Piemonte, ma capisco anche che ci troviamo in una situazione di tale gravità che ritengo che i Consigli regionali dovrebbero esprimersi.
Siccome mi rivolgerò anche al Presidente Ghigo, vorrei poter svolgere il mio intervento alla sua presenza, Presidente.



PRESIDENTE

Possiamo avere la presenza dell'on. Ghigo e un numero più consistente di Consiglieri e di Assessori? Comunque, abbiamo la presenza del Vicepresidente; nel frattempo è aumentata la presenza dei Consiglieri.
Prego, Consigliere Rosso.



ROSSO Roberto

Anche noi, come il Gruppo di Rifondazione Comunista, siamo ritornati sull'argomento perché ci pare innanzitutto che nello scorso dibattito sul tema della guerra dei Balcani il Consiglio regionale avesse trattato l'argomento in maniera estremamente superficiale, e mi sembra che oggi non ci sia il clima per trattarlo in maniera più approfondita.
Mi dispiace che non si aprano gli occhi su quello che sta avvenendo nei Balcani, ma soprattutto che si chiudano gli occhi sulla complicità del Governo italiano con la NATO, che ormai sfiora il ridicolo. Perché, vedete nell'ultimo dibattito avevamo già capito alcune cose. Io vorrei ricapitolare quello che è successo nell'ultimo mese, perché non è possibile che il nostro Governo si sia affidato ciecamente nelle mani della NATO senza far pronunciare in maniera preventiva il Parlamento, considerando carta straccia la Costituzione italiana e fidandosi della NATO, che voglio ricordare - è un'organizzazione di difesa dei Paesi membri e non di attacco di altri Paesi.
I difensori della giustizia e della libertà, che corrispondono alla sigla NATO, ci hanno detto che avevano i caccia invisibili, che non sono stati poi tanto invisibili; abbiamo saputo, grazie alle nostre missioni diplomatiche a Belgrado - che sono mirate esclusivamente a cercare di riaprire un canale di trattativa, perché noi riteniamo che trattare sia comunque sempre migliore e preferibile alla guerra e ai bombardamenti - che molte delle bombe cadute sulle teste dei serbi e dei kossovari erano scadute, cioè avevano oltrepassato di un anno, un anno e mezzo, il massimo consentito, per cui diciamo che gli americani hanno utilizzato queste bombe, da una parte, per liberarsi gli arsenali e, dall'altra, per provare magari l'efficacia di qualche nuova. Poi ci hanno detto che le bombe erano intelligenti, chirurgiche: il 6 aprile un missile ha mancato una caserma e ha distrutto una strada in Serbia, uccidendo dodici persone; il 7 aprile, a Pristina, un missile NATO ha mancato una centrale telefonica e ha colpito in pieno una piccola area residenziale, causando dodici vittime; l'8 aprile è stato colpito per errore il centro medico "Cigota", sempre in Serbia causando tre morti; il 9 aprile la NATO ha bombardato la fabbrica di Sastava, causando 128 feriti tra gli operai che facevano gli "scudi umani" l'11 aprile un missile della NATO ha colpito un'abitazione in Kossovo causando la morte di tre persone; il 12 aprile i caccia della NATO hanno colpito un treno civile che collegava Belgrado con Salonicco, provocando la morte di dieci passeggeri e diciassette "dispersi"; il 13 aprile sono stati colpiti un ospedale militare e un centro ortopedico vicino alla caserma di Belgrado, con il ferimento di venti persone. L'ultimo episodio è stato il bombardamento di un convoglio di profughi, da parte della NATO, con decine e decine di vittime. A proposito di quest'ultimo episodio, voglio ricordare che sempre queste persone, che stanno cercando di liberare il popolo kossovaro dall'oppressione di Milosevic - che, voglio ribadire, è una persona che sta portando avanti la pulizia etnica, quindi è una persona sicuramente da rimuovere, però come sempre la verità non sta mai da una parte né dall'altra, normalmente sta nel mezzo e non possiamo esentarci dal vedere quello che sta combinando l'Alleanza Atlantica - quando hanno bombardato quel convoglio di profughi, che sarebbero quelli che dovremmo tutelare con queste azioni, prima hanno dichiarato che il convoglio era su una strada (queste sono conferenze stampa della NATO), poi hanno detto che era su una strada a 100 km di distanza, poi si sono giustificati dicendo che erano grossi mezzi pesanti verdi e che sembravano un convoglio militare, quando le immagini hanno fatto vedere che erano dei trattori rossi, piccolini, con dei carri attaccati.
L'Italia non è in guerra. Benissimo, tutti lo dicono: l'Italia non è in guerra. E' in guerra l'Italia? Ma non scherziamo neanche! E' un'operazione di pulizia internazionale. Poi veniamo a sapere, il 15 aprile, da Carlo Scognamiglio, Ministro della Difesa, che "l'Italia è esattamente in guerra come gli altri Paesi europei e nord atlantici dell'Alleanza". Però lo stato di guerra non è stato proclamato; non ci sono stati spiegati i motivi per cui l'Italia è entrata in guerra; non c'è stato un voto del Parlamento.
"L'Italia non partecipa ai raid". Poi veniamo a sapere che aerei italiani almeno una volta, hanno partecipato ai bombardamenti. Eppure c'erano delle garanzie da parte del Governo italiano: difendiamo solo il territorio italiano, il lavoro sporco lo lasciamo fare agli altri. Poi vediamo che partecipiamo anche noi al lavoro sporco.
"Rugova è morto" - queste sono sempre notizie NATO. Poi vediamo che è vivo e vegeto, molto probabilmente sotto stretto controllo, ma vivo e vegeto.
"Mai faremo uso di truppe di terra", ma i nostri giovani, cari signori perché noi non rischiamo di avere le bombe che cadono sul Consiglio regionale, in quanto la Russia non ha ancora fornito i missili che hanno una gittata fino a qui, della Brigata Alpina Taurinense - per citare il Corpo più vicino a noi e che risiede in Piemonte - sono partiti per la guerra, e sono tutte emerite "palle" che saranno utilizzati solo per scopi umanitari, perché loro sono già là.
Vi ricordo - anche perché ho prestato servizio militare proprio in quel Corpo - che la Brigata Alpina Taurinense è tra i primi Corpi speciali della NATO, di pronto intervento. Non è dunque un caso se proprio gli alpini più addestrati d'Italia, con la scusa degli interventi umanitari, debbano essere pronti ad intervenire quando il signor Clinton e i vertici della NATO, in cui noi contiamo ben poco, decideranno di fare l'intervento di terra. E ci saranno i nostri ragazzi là a morire! E noi qui, nel disinteresse generale. Va bene, ma chi andrà a spiegarlo ai genitori di questi ragazzi, che neanche sanno perché sono stati inviati in Albania? E allora, basta prese in giro! La Lega ribadisce il suo fermo e convinto "no" alla guerra, tant'è vero che continuano contatti da parte dei nostri esponenti con il Governo di Belgrado; giovedì il nostro Segretario federale si recherà a Belgrado per incontrare Milosevic...



ROSSO Roberto

SALERNO Roberto (fuori microfono)



ROSSO Roberto

Vergognatevi!



ROSSO Roberto

Caro Salerno, noi ci vergogniamo profondamente di fare tutto il possibile per riaprire dei canali che portino ad una soluzione pacifica, e siamo orgogliosi della vostra posizione di voler bombardare il popolo serbo e il popolo kossovaro che si cerca, invece, di salvare dallo sterminio.
Siamo inoltre preoccupati della possibile "escalation" di questo conflitto. Pochi hanno considerato quelle che possono essere le posizioni di altri Paesi vicini alla Serbia. Anche se parlo nel quasi disinteresse dei miei colleghi Consiglieri, non posso non dire che questo intervento sta ormai assumendo un profilo estremamente grave. L'Italia sta comunque contribuendo ad un assassinio, un assassinio comunque di massa.
Vi chiedo: qual è stato il primo risultato dei bombardamenti sul territorio serbo e kossovaro? Il primo risultato è stata la legittimazione del dittatore Milosevic ad iniziare una repressione sul territorio kosovaro. Si doveva e si poteva tentare una via diplomatica, tentare ancora la trattativa piuttosto che passare all'uso delle armi che porterà ad una devastazione totale, perché - lo dico qui in anticipo, nonostante tutti lo neghino - vedrete che tra non molto ci sarà l'utilizzo delle truppe di terra. E allora i morti cresceranno a dismisura.
Quindi, chiediamo al Presidente Ghigo - che non c'è, sarà a tagliare qualche nastro - che si attivi presso il Presidente della Repubblica, che rimane il capo supremo delle Forze Armate, affinché disponga l'immediata sospensione delle attività belliche. Invitiamo il Presidente Ghigo ad esprimere in ogni sede istituzionale e politica nazionale ed internazionale il proprio dissenso alla guerra condotta dalla NATO contro la Jugoslavia e lo impegnamo affinché faccia tutte le pressioni possibili affinché i nostri ragazzi in Albania vengano veramente utilizzati solo ed esclusivamente per missioni umanitarie.
Inoltre, nel nostro ordine del giorno, chiediamo al Consiglio regionale di condannare l'impiego delle Forze Armate italiane in azioni di guerra; di ripudiare l'uso della guerra da parte della NATO come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
Spero che un giorno questo Consiglio e l'Italia intera non si debbano pentire di aver preso sottogamba questo conflitto. E mi stupisce veramente più che in questo Consiglio regionale, la posizione al Governo di una sinistra che per cinquant'anni è stata l'esempio della lotta per la pace e che adesso, tranquillamente, non chiude un occhio, ma ne chiude due, chiude anche le orecchie e la bocca, vedendo le stragi portate avanti da quella NATO che, una volta, se non baglio, bisognava abbandonare e che adesso è diventata il principale punto di riferimento di D'Alema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Grazie, Presidente. Poc'anzi ho apostrofato un pezzo dell'intervento del Consigliere Rosso, quando ha detto che il dittatore, l'ultimo dittatore sanguinario, l'ultimo dittatore sanguinario comunista che è tuttora sul suo trespolo, fortissimo tra i suoi fedeli, sarà visitato nientedimenoche dal rappresentante della Lega Nord. Ho detto di vergognarsi, perché la ritengo una vergogna. Intanto non so quale sia il compito del tuo Segretario nell'ambito di un piano di diplomazia internazionale, se non quello soltanto di strumentalizzare un evento catastrofico e sanguinoso come la guerra dei Balcani a fini elettorali, strumentalizzando i morti strumentalizzando le tragedie e quindi - te lo ripeto - vergognatevi di fare una visita a questo ultimo dittatore sanguinario, che ancora rimane saldo tra i suoi - come ho detto - fedelissimi, probabilmente sanguinari anche loro.
Leggiti le dichiarazioni dei Ministri serbi, del Vicepresidente della Federazione Serba; leggiti cosa dicono nelle loro dichiarazioni. Sono dichiarazioni, secondo me, deliranti, perché ancora fino a 10-15 giorni fa il Vicepresidente della Federazione Jugoslava ha parlato di un piano sistematico di eliminazione etnica.
Intervengo, Presidente, perché qualche giorno fa ho presentato un'interrogazione sull'invio degli alpini in Albania - che, per certi versi, si accompagna un po' alla tua richiesta, Rosso. Ho fatto una considerazione. Il problema che si pone, purtroppo, è quello di una nostra presenza militare con un esercito che comunque non è in grado di essere presente. Gli alpini - è bene ricordarlo - anche quelli del Battaglione Taurinense, che è uno dei reparti speciali NATO, non sono in grado di gestire in alcuna maniera un'ipotetica guerriglia, un ipotetico intervento armato a tutti gli effetti. Perché? Perché non è armato! Chi conosce alcune questioni riguardanti anche soltanto l'armamento degli Alpini del Battaglione Taurinense sa che è ancora dotato di un fucile della seconda guerra mondiale che gli Stati Uniti, con molta magnanimità, hanno dato all'Italia. E' un famoso fucile automatico leggero che non è in grado di poter essere utilizzato in alcun ipotetico intervento armato.
Lamento il fatto che possa essere impiegato nell'ambito di un'area estremamente pericolosa, un reparto che non è dotato nemmeno di un armamento specifico, in grado di poter essere impiegato sul terreno in una certa maniera, per cui ritengo che questi ragazzi siano esposti ad un certo pericolo in virtù di uno scarso addestramento e di un inadeguato armamento.
Quindi, esponiamo ad un pericolo reale dei ragazzi che vanno in quelle zone anche con un certo spirito di avventura. Non nascondiamocelo; quando i telegiornali li intervistano, sono tutti sorridenti. E' un fatto di grave responsabilità inviare truppe in queste condizioni, sia pure nell'ambito di un'azione umanitaria.
Vorrei ricordare l'oggetto della mia interrogazione: nel caso di un intervento in queste aree, o si mandano truppe realmente in grado di poter intervenire qualora sia necessario, ma non si possono mandare assolutamente, battaglioni o reparti che non sono addestrati, armati a dovere e quindi incapaci di gestire qualsiasi tipo di evenienza. Ci vadano i paracadutisti o i marò, ma non si mandino, certamente, gli Alpini.
Concludo con un'ultima considerazione sulla demagogia del nostro intervento nell'ambito della NATO: l'Italia non è in guerra, Consigliere Rosso. Un Ministro di questo Governo dimostra ancora una volta la sua incompetenza e l'incompetenza di tutto il Governo, poiché ha fatto delle dichiarazioni e delle affermazione pubbliche che non rispondono al vero e che, dal punto di vista del diritto internazionale, sono false. L'Italia non è in guerra, ma è in guerra la NATO, che è un istituto di diritto internazionale.
Ritengo che tutto questo sia estremamente dimostrativo di quanto sia anche in questa occasione, incompetente questo Governo. E' stato incompetente il Ministro Iervolino, così come il Ministro Scognamiglio perché continuano a non rendersi conto che se questo intervento fosse iniziato qualche mese fa, probabilmente non ci sarebbe un milione di profughi e di disperati che muoiono a decine ogni giorno e che probabilmente, si sarebbe fermato prima questo esodo.
Vorrei ricordare, ancora una volta, che quando la NATO, caro Rosso intervenne sulla Bosnia, buttando quelle bombe che oggi non vuoi per mille motivi, finì il massacro etnico nella Bosnia da parte dei Serbi. Purtroppo in questo caso la situazione è diversa, ma estremamente uguale dal punto di vista della dinamica e della strategia.
Mi auguro che non si facciano più discorsi demagogici. Facciamo la nostra parte, sicuramente, non volenterosi di fare una guerra, ma volenterosi di porre fine ad un massacro nuovo che si sta consumando in Kossovo, affinché i profughi tornino nelle loro terre e in qualche maniera sia collocata sul terreno una forza militare di interposizione di modo che le truppe serbe ritornino a casa loro. Sono cose che accadono a 100 chilometri del confine nazionale, dunque non possiamo dire che siano dell'altro mondo e che non possano mai accadere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rosso, che interviene per fatto personale.



ROSSO Roberto

Il Consigliere Salerno ha detto che ci dobbiamo vergognare, che siamo demagogici, ecc. Voglio precisare che la missione della Lega di Bossi ed altri parlamentari non si fermerà a Belgrado, ma andrà anche in Kossovo e cercherà di incontrare quelli che sono i leader kossovari. Quanto al fatto che la nostra posizione sia propagandistica, non è così. Sono orgoglioso della posizione che ha assunto la Lega, proprio perché non è propagandistica. E' difficile farla capire agli italiani. Molto più facile andare dietro a tutti quelli che dicono che bisogna finirla, bombardiamo e chiudiamo il discorso. Forse è vostra la posizione propagandistica.
Devo rispondere al Consigliere Salerno su quanto ha detto sulla Brigata Alpina Taurinense: è il reparto migliore esistente in Italia. E' vero che è armato in maniera veramente oscena, con fucili vecchissimi, la cui metà ha grossi problemi di funzionamento, ma questo è un fatto positivo, perch garantisce che questi ragazzi non entrino in uno scenario di guerra, dato che non sono in grado di combattere.
L'ultima affermazione del Consigliere Salerno rispetto all'intervento che ho svolto: l'Italia non è in guerra. Voglio ricordare che quando si sganciano delle bombe su un territorio di una nazione straniera, è difficile dire che non è guerra, a meno che si stia parlando di esercitazioni militari sul territorio serbo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Grazie, Presidente. Credo che l'aggravarsi della guerra nei Balcani anche per il gravissimo e diretto intervento degli aerei dell'esercito italiano che partecipano, attivamente, ai drammatici e barbari bombardamenti sulla Repubblica serba, meriti una serie di riflessioni in questo Consiglio regionale.
E' un fatto politico nuovo e gravissimo per la pace mondiale e per il nostro Paese, che ha disorientato l'opinione pubblica italiana e piemontese già profondamente preoccupata da venticinque giorni per questa guerra ideata dal Governo americano e dalla NATO con la partecipazione del nostro Paese. Dobbiamo intervenire decisamente come Consiglio regionale del Piemonte, con tutti i mezzi istituzionali possibili all'Ente, sul Governo italiano che sta, gravemente, calpestando la Costituzione italiana, che all'art. 11 vieta rigorosamente, nelle controversie internazionali, l'uso delle armi. La stessa gravissima ipotesi, ormai quasi certa dell'intervento militare per terra sconvolge l'opinione pubblica del nostro Paese.
Questa guerra pericolosissima nei Balcani ha dimostrato l'assurdità dei bombardamenti: è aumentata la pulizia etnica, il dramma dei kossovari e della popolazione serba.
Vi è un folle cinismo nei media del nostro Paese; dopo 25 giorni di barbari bombardamenti sulla Serbia il risultato è poche decine di morti.
Ben diversa è la realtà! E' pazzesco ignorare e mentire agli italiani su questo delicato argomento.
Occorre, quindi, che l'Italia blocchi immediatamente questa guerra.
Il Parlamento non si è espresso per l'intervento militare e sull'uso dei nostri aeroporti da parte della NATO: fatto gravissimo. Si tratta di una violazione grave della nostra Costituzione.
Nel Paese vi è rabbia e si moltiplicano le iniziative di pace; occorre che le istituzioni democratiche non si limitino a dire solo delle parole ma intervengano con urgenza anche se - purtroppo - in forte ritardo.
Questo conflitto è una vergogna per tutti gli italiani; è in gioco la pace mondiale.
Dobbiamo, come Consiglio regionale, far sentire la nostra voce al Governo italiano. Lo stesso esito referendario è stato un netto rifiuto ed una protesta della popolazione per questa guerra assurda e criminale.
Come Consiglio regionale non possiamo più tacere dopo 25 giorni! Pertanto, si intervenga con decisione e determinazione sul Governo, con tutti gli strumenti necessari e possibili ad un Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rubatto.



RUBATTO Pier Luigi

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi sento molto in difficoltà ad intervenire su questo problema, anche perché tanti anni fa - sebbene molto piccolo - ho partecipato ad un altro esodo di profughi, respinti da alcune zone della Jugoslavia verso l'Italia.
Per questo chiedo, con forza, che venga fermata la guerra, fermato l'attacco di un Presidente serbo verso il popolo del Kossovo. Ben vengano gli interventi, come quello dei Consiglieri della Lega, che si recano a Belgrado e nel Kossovo per tentare un accordo di pace.
L'Italia è in guerra, perché noi facciamo parte della NATO, quindi facendo parte della NATO siamo in guerra. E' inutile che si venga a dire che la NATO è un ente a sé. E' inutile che si venga a dire che noi siamo in guerra per finta. E' inutile dire che i nostri aerei volano sul territorio della Jugoslavia o del Kossovo per gioco: i nostri militari sono in guerra.
Dobbiamo, con fermezza, con l'intervento già svolto più volte anche dalla diplomazia vaticana, chiedere la pace. Dobbiamo chiedere di fermare questa situazione, dobbiamo chiedere di fermare questo esodo del popolo del Kossovo.
Non possiamo creare altri profughi; non possiamo creare migliaia di profughi; non possiamo creare altre fosse comuni; non possiamo creare altre situazioni di difficoltà che porterebbero veramente ad una guerra mondiale.Quindi, se da questo Consiglio deve scaturire qualche iniziativa questa sia la richiesta di fermare Milosevic subito, fermare l'intervento di questo dittatore nel Kossovo. La popolazione del territorio jugoslavo deve poter vivere in pace; deve poter scegliere, in pace, il proprio capo e il proprio territorio.
Voterò tutti gli ordini del giorno sulla pace e sul fermare il dittatore che, veramente, è l'ultimo pazzo a questo mondo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Discutiamo insieme tutti gli ordini del giorno?



PRESIDENTE

Sì. Mi pareva questo l'orientamento.



RIBA Lido

Va bene.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Don Milani diceva ai suoi alunni che anche chi mette la benzina nei bombardieri è responsabile delle morti.
L'Italia, attraverso i mezzi di comunicazioni, ogni sera legge uno spot che a grandi linee recita: una guerra devastante è alle nostre porte. Penso che la guerra non sia solamente alle nostre porte, ma nelle nostre case.
Noi non stiamo assistendo ad una guerra, noi stiamo partecipando ad una guerra! Una guerra non dichiarata, ma una guerra a tutti gli effetti.
Primo elemento che non viene neppure più preso in considerazione è che questo atto di aggressione e questi bombardamenti sono pienamente illegali: non c'è un sola citazione giuridica che abiliti questo uso della forza. E' una violazione del diritto internazionale, oltreché una violazione della Costituzione italiana, oltreché una violazione delle stesse regole che la NATO si è data.
Quindi, la situazione è molto preoccupante; in questo modo, si è rotto un patto internazionale. Ad oggi, l'obiettivo di questi bombardamenti non è altro che distruzione e guerra.
Questa prima osservazione, sulla quale si stende un velo, è invece l'elemento sul quale fare leva per cessare immediatamente i bombardamenti illegali, crudeli, forse anche stupidi, che colpiscono, in modo indiscriminato, i territori della Federazione Jugoslava, creando delle situazioni disumane per centinaia e migliaia di profughi. Profughi verso i quali non è difficile vedere che è in atto un abuso. I profughi non devono diventare alibi per azioni che, per i mezzi usati, sono incompatibili con le finalità che vengono invocate. Si corre in aiuto dei profughi, ma si generano profughi con lo stesso intervento militare.
Pertanto, penso debba essere rifiutata una concezione di solidarietà delle barelle, magari portate dagli stessi Paesi che stanno con una mano gettando le bombe e creando i profughi e con l'altra, con una solidarietà barelliera, accorrono a curare le ferite. Quanto ai profughi, chi ha avuto modo di incontrarli, come le Associazioni pacifiste, racconta che i profughi fanno questa osservazione: "I Serbi ci cacciano e ci uccidono l'UCK ci minaccia e ci uccide, la NATO ci bombarda". Questa è la situazione dei profughi, aggravata in modo discutibile e preoccupante.
Segnalo la situazione di Kukes, ma il Presidente Ghigo fa sempre altro tanto a lui basta apparire in televisione e parlare male di uno Stato straniero. Il Presidente Ghigo aveva detto che la nostra colonna si sarebbe recata a Kukes, invece non va là, cosa che non mi rallegra, perché a Kukes si sta aggravando, per più di centomila persone, un quadro assolutamente inaccettabile (servizi assenti; pericolo concretissimo, che non viene citato, di epidemie; una situazione disumana di gente disperata, ammassata ai confini tra l'Albania e il Kossovo), su cui l'UCK sta lavorando per reclutare guerriglieri da schierare nelle proprie fila. Il fatto che si decida di non intervenire in una situazione che, forse, viene mantenuta volutamente esplosiva, per inasprire tutte le tensioni, non è cosa che tranquillizzi.
Vorrei sapere dal Presidente Ghigo se la nostra colonna, ovunque la si collochi, è dedicata a sottrarre profughi da Kukes oppure no, perch ritengo questa una priorità assoluta. Kukes va svuotata come campo profughi; bisogna riportarla ad una condizione di normalità, non bisogna tenere lì centinaia e migliaia di persone ed usarle a vari fini, anche per creare incidenti e anche a rischio di peggiorare la loro situazione alimentare.
E' inoltre inaccettabile, dal mio punto di vista e anche dal punto di vista degli Enti locali della Tavola della pace, che prevalga una concezione del profugo che non tenga conto della sua salvezza e dei bisogni che ha in ordine alla vita civile e alla sopravvivenza, ma una concezione del profugo intesa come colui che deve stare dove noi decidiamo. E' inaccettabile che i Paesi occidentali, che l'Italia e il Piemonte non organizzino esplicitamente l'accoglienza di profughi nel territorio italiano e piemontese, perché profughi sono. Non sappiamo quanti profughi potranno tornare. Ammesso che si risolva la situazione nelle loro case, di certo la situazione del profugo che deve tornare in patria è disumana.
Quando qualcuno ha perso tutto, decide poi cosa può fare, e ricordiamo che di tutti i profughi che ci sono stati nei Balcani solo un quarto di loro ha in seguito deciso di tornare dove viveva anche quando vi è stato un ritorno alla normalità. In Bosnia non sono tornati tutti i profughi; alcuni scoprono oggi i profughi dell'area balcanica, ma in quell'area forse vive una quantità di popolazione che si può dire profuga maggiore di quella che può dirsi mai essere stata tale. La situazione che si è creata nel Kossovo non nasce oggi, ma nel 1989, quando la Repubblica federale jugoslava ha cominciato a dividersi secondo etnie e creando profughi. Lo Stato croato è uno stato etnico e Tujman, da questo punto di vista, non è diverso da Milosevic. La Croazia è uno stato etnico, con una Costituzione etnica.
Dalla Croazia sono andati via più di due milioni di profughi serbi, presi a calci, massacrati, finiti in ogni dove; 700 mila profughi serbi sono ancora fermi nella sola città di Belgrado. Lì c'erano già i profughi, tali e quali ai profughi kossovari, e forse allora si capisce che la questione del Kossovo è la questione dei Balcani, della rottura di un'unità federale facilitata e promossa dall'occidente, anche da chi adesso incita alla pace.
La rottura dell'unità federale sta continuando a produrre le proprie conseguenze nefaste. Oggi Milosevic perseguita gli albanesi in virtù di una volontà di dominio etnico, già vittoriosa in Jugoslavia negli scorsi anni.
La stessa Bosnia non è a posto, perché la Bosnia non è in pace: gli accordi di Dayton non sono un accordo di pace, sono un accordo di sospensione di un conflitto che può riesplodere da un momento all'altro, così come in Macedonia e in Montenegro. Se si vuole operare seriamente, si parli dei Balcani e del ripristino di un'iniziativa legale di carattere internazionale, sotto l'egida dell'ONU.
Da questo punto di vista, che cosa bisogna fare per dipanare la matassa? Questa guerra è ad una sola direzione: muoiono solo le popolazioni che vivono nel Kossovo, nel Montenegro e in Serbia. E' una situazione in cui chi conduce la guerra e i bombardamenti per adesso non corre alcun rischio. Noi portiamo la morte altrove, presso popolazioni che fanno parte di una nazione povera, ai limiti dello sviluppo ed assolutamente incapace di contrastare per armi, risorse e mezzi, la nazione militare di aggressione.
In questa situazione, chi comincia ad agire per la pace? Io penso che se, come pare evidente a tutti, questo macello provocato dai bombardamenti non serve ad altro che a rafforzare Milosevic e a scatenare potenziali conflitti in tutta l'area balcanica, a fronte di un paese bombardato isolato e massacrato, l'iniziativa di avviare un negoziato debba partire dal più forte. Chi può smettere? Non certo la Repubblica federale jugoslava, che sta semplicemente subendo dei bombardamenti. Come pu smettere di subire i bombardamenti? E' la NATO che deve e può scegliere di fare il primo passo e quindi di cessare unilateralmente i bombardamenti, di aprire la strada ad un intervento legale dell'ONU, che avvii una trattativa sui Balcani e non solo sull'urgenza del Kossovo, perché le altre urgenze o sono sopite (la Bosnia), oppure sono urgenze prossime venture.
Per questo motivo, nel nostro ordine del giorno chiediamo l'unico atto che riteniamo in grado di aprire una trattativa: l'atto unilaterale, da parte della NATO, di sospendere i bombardamenti, perché è la parte più forte ed è la parte che può farlo. Questo potrebbe aprire un canale serio di trattativa da parte dell'ONU o un Tavolo internazionale sui Balcani, che permetta di affrontare seriamente, e non orbi da un occhio, la questione del riordino pacifico dei territori dell'ex Jugoslavia che fino ad oggi viceversa, ha visto consolidarsi, precedentemente alla situazione esplosa nel Kossovo, soluzioni di carattere etnico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Qualche considerazione che spero sia almeno in parte condivisa e che interpreti anche la posizione di altri Gruppi di minoranza, con i quali avevamo presentato un ordine del giorno sulla questione degli eventi bellici nei Balcani. Precisando che l'ordine del giorno... Presidente Deorsola, le chiedo per cortesia di far distribuire l'ordine del giorno presentato da alcuni Gruppi (Popolari, DS, Socialisti ed altri) nello scorso dibattito su questo argomento, non perché sia ripresentato, ma perché la posizione è quella e tale riteniamo che debba rimanere.
Sul merito della discussione di questa mattina, Presidente Deorsola, si è ritenuto di farla...



PRESIDENTE

Scusi, solo per comprensione. Non riesco ad individuare l'ordine del giorno a cui lei fa riferimento.



RIBA Lido

E' l'ordine del giorno che avevano presentato alcuni Gruppi, tra i quali il nostro, nel precedente dibattito. Ce n'è stato soltanto uno, sulla guerra del Kossovo, che era stato votato.



PRESIDENTE

Lo cercheremo e lo consegneremo. Insomma, un ordine del giorno che è già stato votato, perciò lo ripresentiamo in qualche... no, è solo per comprensione.



RIBA Lido

Non intendiamo ripresentarlo, ma intendiamo distribuirlo, perché quella è la posizione che non intendiamo modificare. Adesso, se si vuole, possiamo prepararne un altro di contenuto analogo.



PRESIDENTE

No, non riuscivo ad individuarlo. Ho inteso, lo farò distribuire.



RIBA Lido

Certo, Presidente. Perché vogliamo ridistribuire il precedente ordine del giorno? Perché la posizione assunta, nel momento in cui il Consiglio regionale del Piemonte si è pronunciato sull'evento bellico che coinvolge il nostro Paese insieme ai Paesi della NATO per un'iniziativa bellica nell'area dei Balcani e segnatamente contro la Serbia, rappresentava una posizione che non può essere modificata dal corso degli eventi, sulla base del pronunciamento di un organo istituzionale, certamente motivato legittimamente nella condizione di pronunciarsi; però, Presidente, si deve tenere presente che quella è una guerra. Non possiamo intervenire nel merito tecnico della guerra. La guerra viene condotta sulla base di alcuni principi che hanno ispirato l'evento medesimo, principi sui quali ci siamo espressi e che abbiamo considerato determinanti per quanto riguarda i colleghi che hanno votato l'ordine del giorno al quale abbiamo aderito anche noi. La maggioranza non ha inteso aderire, per distinguersi anche in questo, e ha votato un suo ordine del giorno, di contenuto peraltro analogo. Noi riteniamo che sia essenziale ritornare sulla questione sulla base di elementi di natura tecnica collegati al conflitto.
Dopodiché, vedo con piacere che l'attenzione è minima, per cui ritengo che, detto questo, possiamo considerare chiuso il dibattito.
Presidente Deorsola, lei, per quanto ci provi, non riesce a mantenere l'ordine in questo Consiglio regionale; quindi, io rinuncio a parlare, ma lei ammetta che non riesce a tenere l'ordine, dopodiché le vengo incontro.



PRESIDENTE

Se ci impegniamo tutti e due riusciremo a trovare le condizioni per mantenere l'ordine.
Cortesemente, chiedo di mantenere il brusìo in limiti accettabili, non chiedo nemmeno che cessi del tutto. Grazie.



RIBA Lido

Per un rappresentante dell'opposizione è sicuramente interessante parlare ai propri colleghi dell'opposizione, ma questo lo facciamo normalmente tra di noi, quindi a volte siamo anche presenti in maniera meno fitta perché fra di noi è naturale conoscere gli argomenti sui quali ragioniamo. Mi riferisco un po' alle altre forze, al resto del Consiglio regionale. Voglio chiudere molto rapidamente sottolineando tre questioni.
Per quanto riguarda il nostro Gruppo - sempreché ritengano di riconoscervisi gli altri Gruppi con i quali avevamo sottoscritto un ordine del giorno comune (Popolari, Socialisti, Rinnovamento Italiano) - riteniamo che quell'ordine del giorno sia ancora l'espressione della nostra posizione sull'evento bellico che coinvolge la NATO e la Serbia. Non riteniamo che sia compito nostro - poi legittimamente qualcuno ritiene di farlo intervenire rispetto agli eventi bellici con discussioni di tipo tecnico.
Intendiamo, invece, considerare e sottolineare che ci sembrano rispettati i principi e i limiti che erano stati prefissati; nel senso che l'Italia sta mantenendo una sua posizione, particolarmente attiva, verso l'organizzazione di un processo di pace (mi pare che sia riconosciuta perfino da Milosevic e, comunque, in maniera diffusa, all'interno del Paese e all'esterno, chi per considerarla positiva, chi per considerarla un problema). L'Italia si sta segnalando per la sua volontà di pace, ma naturalmente la pace è l'obiettivo primario.
Su questo, sottraendo un po' di tempo al Consiglio, mi permetto una digressione di un minuto: la pace è possibile nella misura in cui noi avremo superato le tendenze a considerare accettabile il principio della non convivenza, della pulizia etnica e del fatto che, in un luogo dove c'è un incrocio tra etnie, culture, storie e religioni, i problemi si risolvono soltanto ricostituendo delle piccole patrie, per cui, ancora una volta avremmo un'Europa frantumata nei piccoli Stati del Baltico, dei Balcani e di quant'altro, con la necessità di avere grandi aggregazioni, che peraltro non si formano, e andando verso una traiettoria storica che è esattamente l'opposto rispetto a quella di cui necessitiamo.
Sono d'accordo, da questo punto di vista, con i richiami storici del Consigliere Chiezzi. Quando ci sono state operazioni di pulizia etnica in Bosnia Erzegovina e in Croazia, l'Europa è stata più silenziosa. Questi sono errori che potrebbero proiettare un'onda di illegittimità su ciò che si fa adesso. Ritengo che, invece, si debba considerare l'attuale azione come la premessa di una volontà dell'Europa di garantire una politica di convivenza fra le etnie, fra i popoli e fra i territori.
Che cosa succederebbe se si creasse anche uno Stato autonomo del Kossovo, poi uno del Montenegro e poi un altro Stato autonomo di un altro pezzo che tende a formarsi? Questa diventerebbe esattamente una situazione che può servire ai dibattiti politici all'interno del nostro Paese e anche ad esprimere alcune culture, molto tradizionali peraltro, molto arcaiche e molto antiche. Non c'è niente di nuovo nel ribadire una politica o una volontà di pace. Quando però diventa un fatto platonico, che non risolve più i problemi, sicuramente non è che non vada bene, ma lascia il campo della politica e dell'azione ad altri soggetti che sono meno titolati di quanto dovrebbe essere in questo caso segnatamente l'Europa più ancora che la NATO, ma la forza dell'Europa è un appuntamento al quale siamo attesi la forza della NATO oggi è l'elemento che si poteva mettere in campo e che si è messo in campo.
Quindi, sugli ordini del giorno presentati dai colleghi di Rifondazione Comunista e i Comunisti italiani, pur considerando che si tratta comunque di una legittima intenzione di segnalare delle posizioni, noi non possiamo assolutamente essere d'accordo. Credo che non perteciperemo alla votazione perché, in ogni caso, i principi della questione in atto e della battaglia in corso sul piano diplomatico, sul piano politico e anche sul piano militare, li abbiamo già valutati in precedenti sedute del Consiglio queste rimangono per noi le posizioni.
La posizione espressa invece dalla Lega Nord mi sembra sia ulteriormente carica di un significato politico particolare; vedremo come pronunciarci con il voto.
Ritengo che tutto ciò che è ribadire l'aspirazione ad accogliere i profughi e quant'altro sia ovviamente oggetto di una cultura comune che ci trova tutti coerenti nel condividere gli indirizzi che segue il Governo che segue la Regione, che seguono le organizzazioni umanitarie.
Devo però concludere dicendo che per il nostro Paese la questione dell'accoglienza dei profughi non può essere l'elemento ultimo di un comportamento umanitario, ma passivo, perché questa situazione si sta determinando nei confronti del nostro Paese e nei confronti di altri Paesi dell'Europa come una questione politicamente insostenibile, che riconduce alla necessità di affrontare il cuore del problema, cioè il problema della convivenza delle etnie e della cultura nell'ambito dei territori balcanici.
Certamente si è sbagliato in passato non attenendosi adeguatamente a questa cultura; gli errori sono stati già oggetto di richiami e di discussioni anche noi li condividiamo - rispetto ai comportamenti sulla Croazia e sulla Bosnia Erzegovina. Quello che si sta facendo adesso possiamo definirlo la prosecuzione o la premessa della politica; sta di fatto che comunque non è disgiunta dalla volontà politica di pervenire ad una pace che dia anche sicurezza alla Serbia, superi il problema dei comportamenti ispirati a fondamentalismi etnici ed avvii un processo di ricostituzione della convivenza nel territorio dei Balcani.
Da questo punto di vista ci sarà molto da fare per l'Europa, appena chiusa questa fase, che anche noi auspichiamo possa essere la più breve possibile, ma non possiamo andare oltre perché gli obiettivi della guerra sono quelli che sono stati prefissati e in qualche maniera debbono essere conquistati. Se poi si deciderà, a livello dei responsabili, anche tecnici della conduzione dell'iniziativa del conflitto, di adottare altre metodologie ed altre modalità di iniziativa, è chiaro che non compete a noi darne una valutazione di merito: compete ovviamente ed obiettivamente a coloro che a livello nazionale hanno gli elementi di conoscenza e di informazione e hanno individuato gli obiettivi e gli strumenti e devono eventualmente aggiornare gli strumenti con i quali percorrere gli obiettivi medesimi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Presidente, io credo che noi dobbiamo comunque, come istituzione di governo di cittadini, in qualche modo adoperarci per quel che possiamo tenendo presente che le competenze della Regione non sono di politica internazionale, anche se la vera questione del Tavolo Stato-Regioni è di avocare queste competenze, che in parte poi esprimiamo quando facciamo azioni di solidarietà, che esprimiamo e dobbiamo esprimere anche nella nostra politica regionale. Però dobbiamo raccogliere comunque la preoccupazione dei nostri cittadini e anche - consentitemi - non essere più realisti del re, perché il re ha le sue responsabilità, e noi le conosciamo, ma dobbiamo anche richiamare la necessità e la speranza che il conflitto cessi il più presto possibile, qualunque siano le azioni che bisogna adoperare per far cessare questo conflitto. Perché, guardate - lo abbiamo già detto la volta scorsa, però diventa di drammatica attualità in questi giorni - non ce la possiamo più permettere una guerra nel XXI secolo: i bombardamenti delle fabbriche chimiche, ecc., pongono delle questioni drammatiche di un conflitto che si esprime in Paesi tecnologicamente avanzati, nel cuore dell'Europa. Questa questione ci deve preoccupare, perché sono dinamiche che non si controllano, che sono difficilmente controllabili.
La guerra non è ecologica: è banale come concetto, ma non è ecologica per gli uomini in tutti i sensi e lo diventa anche per noi, che stiamo a poche centinaia di chilometri.
Io credo che noi dobbiamo adoperarci, richiedere al nostro Governo di fare qualcosa, perché comunque abbiamo voce in capitolo come Paese appartenente alla NATO, affinché si arrivi ad una cessazione contestuale dei due soggetti belligeranti e che si mettano in campo le soluzioni possibili. Perché, guardate, questa guerra rischia di trasformarsi, al di là della volontà di tutti, in una guerra tra l'Albania appoggiata dalla NATO e la Serbia. E se diventa questo, è tutto più complicato: l'allargamento del conflitto diventa una cosa inevitabile e che non pu rappresentare quella che era l'intenzione quando si è iniziato l'intervento, e cioè difendere le minoranze albanesi del Kossovo. Sappiamo anche che ci sono politiche diverse tra i Paesi europei ed altri Paesi come gli Stati Uniti; sappiamo che è avvenuta una dialettica nella leadership kossovara, che quando gli Stati Uniti comunque hanno deciso di rafforzare la guerriglia rispetto alla leadership di Rugova, le situazioni sono precipitate; sappiamo benissimo, perché tutti abbiamo potuto approfondire a questo punto le questioni, che le condizioni di Rambouillet erano difficilmente accettabili dalla Serbia, prevedendo anche un'occupazione militare della Serbia. Queste sono questioni che non possono, appunto, non vederci convergenti sulla necessità per il nostro Paese, per l'Europa, di cessare immediatamente questo conflitto.
Ho presentato, assieme ai colleghi Bortolin, Cotto, Rubatto ed altri che volessero sottoscriverlo, un ordine del giorno che chiede che il Governo italiano si adoperi per una cessazione del conflitto, perch comunque questo è l'interesse di tutti, questa è l'aspirazione dei cittadini dell'Europa, questa è l'aspirazione dei cittadini del nostro Paese.
Inoltre, si richiama un ordine del giorno, che invito i colleghi a leggere, presentato nell'ottobre scorso, cioè in tempi "non sospetti", che denunciava la violazione dei diritti umani in Kossovo. Richiamando le motivazioni, le argomentazioni di quel documento dell'ottobre scorso chiediamo l'impegno al Governo italiano per una cessazione contestuale del conflitto. Quindi lo deposito, Presidente.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MINERVINI



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Cavaliere. Se ho ben capito, lei deve depositare un ordine del giorno nuovo? Per cui, in ordine di presentazione, questo va dopo gli altri; solo per capire come votare tutti i documenti.
Ci sono altri interventi o dichiarazioni di voto? Prego, Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Farò alcune considerazioni, che mi portano a dare le indicazioni di voto che esprimerò. Dobbiamo stare attenti a non avere un atteggiamento cinico e ridicolo, come quello del Consigliere Salerno, perché sentire echeggiare "Armiamoci e partite" - da parte sua, poi - fa venire in mente considerazioni di questo tipo.
Ciò mi porta però a fare una considerazione ulteriore. Chi ha iniziato questa guerra, che ritengo assolutamente sbagliata ed assolutamente da fermare - e rapidamente - ha detto di averlo fatto per evitare che vada avanti un'operazione di pulizia etnica. Rispetto a questo, il nostro partito denuncia da anni tale situazione, facendo sistematicamente degli atti di denuncia; esponenti del nostro partito sono andati anche in Serbia e in Kossovo a denunciare questo, subendo pure la repressione della polizia serba, quindi da questo punto di vista abbiamo un atteggiamento chiaro.
Non abbiamo mai nascosto le responsabilità di Milosevic, però bisogna intendersi. Se in questo caso, come già per Saddam, si dice che il problema è lui, sostenendo che è il nuovo Hitler, o l'ultimo, ecc., non si vuole risolvere il problema; tanto più che, nonostante si dicesse che il problema era Saddam, egli è ancora al governo dopo otto anni. L'azione di guerra infatti, non lo indebolì, ma lo rafforzò.
Bisogna dunque stare attenti, perché se oggi si dice che il problema è Milosevic e il suo governo, poiché non sappiamo se il popolo jugoslavo voglia o possa cambiare questo governo, ciò potrebbe significare fare un salto in avanti nella guerra. E come si elimina l'ostacolo? Si va a fare una guerra e si occupa Belgrado, imponendo un governo nuovo? Questa è la conseguenza di certe affermazioni, cioè - ripeto - un salto di qualità nella guerra, che diventa una guerra totale.
Credo dunque che, nonostante tutto, l'atteggiamento serio di chi vuole la pace debba essere quello di dire che il Governo serbo è controparte, è parte con cui sedersi e trattare, perché se non si fa questo si vuole appunto - un'avventura ben più grave di quella che già è avvenuta.
Per questo motivo, non sono d'accordo con l'ordine del giorno - mi pare del Consigliere Cavaliere - che prevede tale impostazione e in cui si chiede un Tribunale internazionale per il criminale Milosevic. Ripeto un'impostazione di questo genere avrebbe come conseguenza una guerra finale contro la Serbia. Nonostante io ritenga Milosevic un criminale, un capo di governo che agisce in modo insostenibile, sostenere la necessità di un Tribunale speciale significa non volersi sedere al tavolo con lui per tentare di trovare una soluzione al conflitto, ma cercare solamente una soluzione finale di questo problema. Ferme restando le buone aspirazioni non lo ritengo votabile da parte nostra.
Credo inoltre che occorra stare attenti nel cercare di fare leva sui sentimenti, sulle emozioni della gente. La guerra che conducono i Serbi in Jugoslavia è violenta, abbiamo visto delle cose terribili che ci fanno inorridire; tuttavia, è altrettanto violento l'aereo che colpisce un convoglio e "arrostisce" 75 persone o la tecnologia che permette che le bombe che esplodono penetrino con decine di pezzi di ferro nei corpi di quelle persone. E' la tecnologica: colui che lancia il missile sta a migliaia di metri dal posto in cui avviene l'esplosione, ma è crudele quanto quello che sgozza la persona direttamente con un coltello.
Trattandosi di uno strumento tecnologico, ci sembra diverso: però quel "top-gun", che scende dall'aereo e fa pure il gesto di vittoria, sa di aver eliminato 75 persone, conosce l'effetto di quelle bombe. Pertanto, dovremmo avere la capacità di emozionarci e di inorridire anche di fronte a questo.
Anche la guerra tecnologica ha certe caratteristiche e non bisogna semplicemente seguire le emozioni che ci vogliono suscitare i canali televisivi, facendoci vedere certe cose e non facendocene vedere altre. Per cui su questo occorrerebbe una forte capacità di ragionamento, usando la razionalità.
Una considerazione sull'intervento del Consigliere Riba. Mi dispiace di aver sentito toni guerrafondai nell'intervento del Consigliere Riba simili a quelli del Consigliere Salerno. A questo punto, l'unica cosa auspicabile è che la guerra vada a fondo e risolva il suo problema.
Noi abbiamo chiesto una discussione; ci auguriamo che sia l'ultima volta, ma potrebbe anche non esserlo. Mi auguro che sia l'ultima, ma temo che non lo sia. L'abbiamo chiesto, perché la situazione non è più come quella di tre settimane fa, per cui non si tratta semplicemente di riprendere un problema, non è come riprendere la discussione sul CSI dopo sei mesi.Siamo di fronte ad una situazione in continua evoluzione, ma soprattutto è una situazione molto diversa rispetto a quella di tre settimane fa per quelle popolazioni. Come ricordava il Consigliere Rosso, è un elenco, che va ogni giorno aggiornato, di quanto sta avvenendo. Credo dunque che sia estremamente attuale discutere oggi di questo problema perché sono avvenuti fatti nuovi gravissimi che fanno temere un salto di qualità del conflitto.
Detto questo, il nostro Gruppo voterà, ovviamente, a favore del nostro ordine del giorno ed anche di quello della Lega Nord, che ci sembra complementare; voteremo inoltre l'ordine del giorno dei Comunisti Italiani nonostante abbia un atteggiamento "tartufesco", nel senso che omette il fatto che il Governo italiano - in cui ci sono Ministri anche di questa formazione politica - è parte attiva nel conflitto e quindi nell'aggressione che il popolo serbo e kossovaro subiscono. Nonostante questo - ripeto - noi lo voteremo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA



PRESIDENTE

Ci sono altre dichiarazioni di voto? Ha chiesto la parola la Consigliera Cotto; ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Grazie, Presidente. Intervengo solo per dire che voterò per tutti gli ordini del giorno che auspicano la pace, anche se per qualcuno non condivido completamente le premesse. Avrei preferito però che il Consiglio regionale, in segno di pace, riuscisse ad elaborare un solo ordine del giorno. Il mio modesto contributo va in questa direzione, per cui li voter tutti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Per quanto ci riguarda, non possiamo votare l'ordine del giorno dei Comunisti Italiani e della Lega, perché è vero che un ordine del giorno è costituito sia dalle premesse che dagli auspici, se così possiamo dire, ma le premesse sono tali per cui non possiamo condividerle.
Abbiamo già espresso, nella discussione che ci fu in Consiglio qualche settimana fa, relativamente a questo argomento, che la nostra posizione non può che essere quella di uno Stato, il nostro, inserito all'interno della NATO e facente parte dell'Alleanza Atlantica, e quindi i casi sono due: o esce dall'Alleanza, oppure deve proseguire con l'Alleanza e condividere quanto l'Alleanza, nel suo complesso, decide.
Alla luce di queste considerazioni, voteremo contro i due ordini del giorno di cui parlavo prima, mentre abbiamo sottoscritto, come Consiglieri del Gruppo di Forza Italia (non ho chiesto agli Assessori, ma immagino che condividano), l'ordine del giorno firmato dai Consiglieri Cavaliere, Cotto ed altri perché condividiamo l'auspicio che ci sia una cessazione unilaterale della pulizia etnica da parte del Governo Milosevic come premessa della cessazione del conflitto. La volontà di arrivare ad una cessazione del conflitto stesso attraverso questa premessa ci fa condividere questo secondo ordine del giorno.
La seconda parte, relativa alla questione dei profughi, ovviamente ci vede consenzienti, così come riteniamo che questa dicitura sia conforme a quanto il Comitato di solidarietà, guidato dal Presidente del Consiglio, ha assunto come atteggiamento nei confronti degli impegni assunti in questa direzione proprio negli ultimi giorni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rubatto.



RUBATTO Pier Luigi

Voterò a favore dell'ordine del giorno che ho sottoscritto, presentato dal collega Cavaliere.
Voterò a favore dell'ordine del giorno della Lega, non tanto per l'ordine del giorno in sé, perché non si parla del Kossovo, ma, così come ha detto il Consigliere Rosso, per quello che si sta facendo: l'intervento e la missione umanitaria, sia a Belgrado che nel Kossovo, per fermare la guerra; l'intervento della NATO per fermare il genocidio che sta compiendo Milosevic in Kossovo.
Mi asterrò sull'ordine del giorno dei Comunisti Italiani.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente. Devo dire che siamo in imbarazzo nella votazione di questi ordini del giorno. E' la seconda volta, nel giro di venti giorni che affrontiamo il tema della guerra. Sacrosanto e certo non sono io a dire no, ma mi sembra che queste discussioni rischino di essere sterili ed affrontate quasi solo per dovere.
Secondo me, non si deve affrontare un argomento per dovere. Si affronta con serietà una volta, con tutta la dignità che merita, ma riparlarne ogni venti giorni, chiedendo alcuni la cessazione del conflitto, o altri, che per fortuna non ci sono, la prosecuzione dei bombardamenti, mi sembra una situazione che ci mette in difficoltà. Bisogna considerare la delicatezza la serietà e la gravità del tema.
Detto questo, c'è un ordine del giorno, quello predisposto dal Consigliere Cavaliere e sottoscritto da alcuni Gruppi di maggioranza, che ci lascia un po' perplessi: nel testo manca un verbo.



(Intervento fuori microfono del Consigliere Cavaliere)



GHIGLIA Agostino

I verbi, scripta manent.



PRESIDENTE

C'è scritto: "si auspica che il Governo italiano operi per...".



GHIGLIA Agostino

L'arresto immediato della pulizia etnica.



GHIGLIA Agostino

CAVALIERE Pasquale (fuori microfono)



GHIGLIA Agostino

Operi per l'arresto immediato della pulizia etnica.



PRESIDENTE

L'ultima versione del testo è stata distribuita successivamente.



GHIGLIA Agostino

Ci sono arrivato. Devo dire che questo ordine del giorno è un po' vago ed impreciso, comunque si può anche votare. Parrebbe anche di buon senso ma pur dicendo che lo voto, è un ordine del giorno molto sterile, pieno di pie illusioni più che di intenzioni. E' un "pannicello caldo", perch chiedere ed auspicare l'arresto immediato della pulizia etnica... va bene non si può dire di più! Lo votiamo per buona volontà e perché l'intenzione ci sembra buona.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Grazie, Presidente. Innanzitutto devo dire che il dibattito di questa mattina non ci coglie impreparati, ma oggettivamente non lo comprendiamo molto. Pur nell'evoluzione che la drammatica vicenda dei Balcani ha avuto è in qualche modo un doppione del dibattito avvenuto la scorsa settimana e due Consigli fa. Dobbiamo constatare che è trascorso quasi un mese di guerra. La drammaticità assoluta di questa situazione, i cui risvolti non si intravedono, da un lato, confligge un po' con la distrazione con la quale quest'aula ha seguito il dibattito e gli interventi di tutti gli intervenuti; dall'altro, questa guerra continua ad incrementare dei profili di talmente elevata drammaticità, rispetto ai quali, con molta umiltà, dico che non comprendo la facilità con la quale alcuni colleghi esprimono giudizi politici - fin qui tutto è legittimo - e strategie. Noi non ci sentiamo di partecipare a questo tipo di rito, perché siamo di fronte ad una vicenda talmente difficile da capire e talmente grave, i cui risvolti sono altamente drammatici da tutti i punti di vista, sia politici che per la perdita di centinaia e centinaia di vite umane.
Con molta umiltà dico che il proliferare di strategie nazionali ed internazionali contro - questo lo condividiamo - questo conflitto è qualcosa che esula un po' dall'approccio straordinariamente preoccupato che noi abbiamo rispetto a questa vicenda. Una vicenda nella quale la condanna nei confronti di Milosevic è a tutto campo, mentre la questione della pulizia etnica, che è in corso, non può che vedere un'altrettanto drastica e definitiva condanna.
L'aspirazione per la cessazione del conflitto è certamente il primo degli obiettivi e delle aspirazioni che abbiamo, ma non possiamo non vedere quindi orientiamo secondo questo punto di vista i nostri comportamenti politici - che l'Italia, che è sempre stata debolissima nella politica estera, continua, anche per la sua collocazione di natura geografica, ad avere una posizione di particolare delicatezza e difficoltà. Certamente, ci sono le aspirazioni, ma contestualmente non possiamo non vedere che alcune cose, che noi possiamo e vogliamo auspicare, in realtà non hanno le condizioni (oggi, nell'attuale assetto internazionale) di potersi realizzare.
Ecco perché noi abbiamo seguito con grande attenzione le dichiarazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri, D'Alema, al quale, in questa vicenda difficilissima, è da riconoscere il pregio dell'onestà intellettuale. Nel senso che il Presidente del Consiglio dei Ministri, che certamente ha una storia di carattere pacifista, fino a questo momento ha saputo parlare all'Italia in termini di straordinario senso di responsabilità e non si è "lasciato andare" ai comprensibilissimi e lodevolissimi sforzi di carattere pacifista, nel momento in cui questi sforzi rischiano di essere fini a se stessi.
Questa è pertanto la ragione di questo senso di impotenza che ci sovrasta, per la quale il nostro Gruppo non ha sottoscritto in questo momento alcun ordine del giorno.
Noi voteremo contro l'ordine del giorno presentato dalla Lega. Voteremo a favore dell'ordine del giorno presentato da vari Gruppi e che vede come primo firmatario il collega Cavaliere, ma con una precisazione. Ci sembra un ordine del giorno che certamente auspica cose che non si possono non condividere, perché non si può non condividere la condanna della pulizia etnica, non si può non condividere l'aspirazione alla pace, ma noi siamo, a mio avviso, in una situazione nella quale, forse, perfino all'Italia mancano tutti gli elementi di conoscenza di politica nazionale internazionale ed economica che davvero sono alla base di un conflitto che si sta inasprendo oltre la valutazione delle motivazioni le più nobili che potevano stare all'inizio dello scatenamento dell'offensiva da parte della NATO.
Noi abbiamo davanti un grande punto interrogativo. Finché non capiremo la misura di questo punto interrogativo, è ben difficile poterci esprimere al di là delle intenzioni.
Nella politica estera il nostro Paese continua ad essere estremamente debole, perché una cosa sono le intenzioni, altra cosa è la sua collocazione, non solo nella NATO, ma anche geografica. Un altro grande sconfitto è l'Europa. Ci poniamo l'interrogativo che l'Europa sconfitta non sia davvero uno degli obiettivi di questo scatenamento di conflitto.
Pertanto, noi dobbiamo ragionare e porci degli interrogativi che vanno al di là di un interrogativo che non esiste, che è quello di "pace sì, pace no". Certamente, la pace noi la dobbiamo perseguire, ma per volerla perseguire dobbiamo cercare di capire tutti gli elementi che hanno portato allo scatenamento del conflitto.
Ecco perché la nostra estrema umiltà in questo momento: ci sono tanti punti interrogativi ancora aperti e lo sono sempre di più. L'unica cosa chiara è l'"escalation" di una guerra che deve essere fermata, ma che per esserlo bisognerebbe veramente capire quali sono tutte le motivazioni che l'hanno davvero scatenata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, rispetto all'ultima seduta di Consiglio, nella quale abbiamo discusso il problema della guerra, la situazione è cambiata. Non mi sembra che, da allora, non sia successo proprio niente. Ci sono molti più morti, sia civili che militari, l'intera Jugoslavia è stata colpita, non solo nelle sue attrezzature militari, ma anche civili, ci sono molti più profughi, e Milosevic è molto più forte di prima.
Cari colleghi, di fronte ad una situazione di guerra che, in queste settimane ha subìto questa evoluzione, ritengo sia stato giusto ed utile scambiarci le nostre "piccole" opinioni. Penso che durante questi dibattiti siano emersi interessanti elementi di analisi o che, comunque, da tali dibattiti debbano emergere.
Ci sentiamo tutti piccoli di fronte a questa azione di guerra, non riusciamo a capire bene da dove provenga e quali siano le effettive ragioni che la giustificano. Però nutro anche il dubbio che qualche elemento di piccolezza ci sia anche tra i "padroni" della pace e della guerra, tra chi ha deciso di avviare questa azione. Non so se ci siano grandi pensieri o grandi strategie alla base.
Dunque, posso permettermi, con tutta l'umiltà del caso, di esprimere il mio parere. Non mi sembra che ci troviamo di fronte a grandi strategie elaborate dalle potenti forze (in primo luogo, gli Stati Uniti) che hanno deciso di fare questa guerra. In ogni posizione c'è un po' di ragione, e ciascuno ha espresso un punto di vista in qualche modo condivisibile.
Il nostro Gruppo ha ascoltato le ragioni di tutti, condividendone alcune e dissentendo da altre, e ha disposto un proprio ordine del giorno che contiene un punto che non vedo ripreso da nessun altro ordine del giorno e che ritengo però importante. Parlo dell'accoglienza dei profughi in Italia, non dove c'è bisogno di vera assistenza, non dove pregiudizialmente stanno, trattati come animali.
Abbiamo presentato il nostro ordine del giorno che esprime la nostra posizione. Quanto agli altri ordini del giorno, sebbene alcuni meritino rispetto, scegliamo di non partecipare al voto, anche per non entrare in una polemica i cui termini non sono all'ordine del giorno. Stiamo tentando con le nostre piccole forze, di fermare una guerra che riteniamo assolutamente illegittima.
Nel nostro ordine del giorno chiediamo che il Governo faccia qualcosa in tal senso. In Parlamento abbiamo dei Ministri, una forza politica che agisce nel Paese e che sta cercando, con la protesta e la denuncia, non solo di esprimere il più totale dissenso contro la guerra, ma anche proprio perché inserita nella compagine di Governo, di frenare l'inasprimento del conflitto.
Non cessiamo di richiedere l'apertura di un tavolo negoziale e pensiamo, con le nostre piccole forze, di contribuire a mantenere integro anche in questo frangente, il ruolo dell'Italia quale Paese in grado di sostenere ed attivare, più degli altri, un'iniziativa di pace.
L'Ambasciata italiana a Belgrado è ancora aperta e non è cosa da poco.
Un Paese bombardato da un'alleanza militare tiene aperta sul proprio territorio l'Ambasciata di uno dei Paesi membri dell'Alleanza: è un fatto non da poco per chi si opera per un negoziato. E' un filo che non va assolutamente reciso, sebbene noti che l'inasprimento del conflitto rischia di reciderlo.
Noi Comunisti Italiani diciamo "No!" e spendiamo tutte le nostre forze ovunque si renda necessario - in Parlamento, al Governo - affinché rimanga aperta una prospettiva di pace e l'Italia continui ad essere un Paese al cui interno ci sono forze che lottano per la pace. Riteniamo che non si debba compiere l'errore di recintare questo conflitto: cominciare oggi con le iniziative politiche contro la pulizia etnica vuol dire confinare un problema in modo sbagliato, come è sbagliato parlare solo di Milosevic e della sua azione repressiva. Non si tratta solo di Milosevic, dobbiamo pensare alla popolazione serba e all'opposizione interna al regime. La popolazione serba è anch'essa profuga, non possiamo dimenticarlo, non possiamo invocare la cessazione della pulizia etnica degli albanesi di fronte a milioni di serbi a loro volta vittime della pulizia etnica. I serbi profughi di Slovenia, Croazia e Bosnia, sono più di due milioni e si aggirano tra Serbia e Montenegro. Settecentomila profughi serbo-croati sono fuggiti dalla Croazia e si trovano a Belgrado. Bisogna che questi fatti vengano detti, occorre che si dica che nei Balcani la popolazione probabilmente, è composta più da profughi che da normali cittadini, perch il loro numero è sterminato. Non si possono separare i diversi aspetti di una stessa questione, parlare solo di Milosevic, individuandolo come "il cattivo", l'autore della pulizia etnica. Occorre guardare di più anche ai "popoli" vittime delle pulizie etniche già conclusesi.
Non partecipiamo al voto di ordini del giorno che isolano il problema della pulizia etnica del Kossovo dal problema più generale, scoppiato nel 1989, delle pulizie etniche nei Balcani. Pertanto, ci limitiamo ad osservare con interesse le idee che scaturiscono dai vari dibattiti.
Noi parteciperemo solo alla votazione del nostro ordine del giorno.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MINERVINI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Grazie. Solamente per fare una considerazione brevissima sull'ordine del giorno del Consigliere Cavaliere ed altri che aggiorna il precedente ordine del giorno...



SALERNO Roberto

CAVALIERE Pasquale (fuori microfono)



SALERNO Roberto

E' dichiarazione di voto?



PRESIDENTE

Sono dichiarazioni di voto.



SALERNO Roberto

Credo che questo aggiornamento di ordine del giorno faccia una considerazione sulle forme e sulle modalità dell'intervento militare della NATO, che, così come viene osservato, non avrebbe fermato la pulizia etnica del regime di Milosevic.
Vorrei fare una riflessione. Personalmente, non sono d'accordo su questa considerazione, perché credo che se non fosse intervenuta la NATO con i bombardamenti, probabilmente la pulizia etnica non si sarebbe fermata all'esodo dei kossovari, ma probabilmente si sarebbe allargata ai famosi massacri ai quali abbiamo già assistito qualche tempo fa in Bosnia.
Pertanto, almeno a titolo personale, mi sembra che occorra riflettere su questa parte dell'ordine del giorno del Consigliere Cavaliere, su cui non sono completamente d'accordo.
Sono invece convinto che, al di là della fuga dei profughi, con l'intervento della NATO si sia evitato l'intervento delle truppe speciali di Milosevic - quelle che, come alcuni hanno già raccontato, intervenivano dopo le truppe regolari con i cappucci calati e facevano pulizia nei paesi.
Perlomeno questo lo abbiamo evitato e forse si sono evitati massacri di alcune migliaia, se non decine di migliaia, di persone, come è avvenuto in Bosnia.
Non concordo su questa parte dell'ordine del giorno, mentre concordo su quanto il mio Gruppo aveva già dichiarato attraverso il Capogruppo Agostino Ghiglia.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Salerno.
Ci sono altre dichiarazioni di voto? La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Chiedo di votare per parti separate l'ordine del giorno dei colleghi Chiezzi e Simonetti, separando l'ultima parte che attiene ai profughi.



SPAGNUOLO Carla

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



SPAGNUOLO Carla

D'accordo.



SPAGNUOLO Carla

Mi riferisco al documento dei Consiglieri Chiezzi e Simonetti, perch mi sembra che quel concetto negli altri ordini del giorno, tranne che in quello del collega, primo firmatario, Cavaliere, non ci sia. E' l'ultimo punto del documento del Consigliere Chiezzi...



PRESIDENTE

Il cui testo recita: "di organizzare l'accoglienza dei profughi...".



SPAGNUOLO Carla

"anche sul territorio italiano e piemontese in particolare".



PRESIDENTE

Perfetto.



SPAGNUOLO Carla

Se i colleghi sono d'accordo, chiederei la votazione per parti separate.



SPAGNUOLO Carla

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



SPAGNUOLO Carla

Va bene.



SPAGNUOLO Carla

Grazie.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto, passerei alla votazione degli ordini del giorno.
Chiedo al Consigliere Cavaliere se vuole la votazione del suo primo ordine del giorno.



CAVALIERE Pasquale

Sì.



PRESIDENTE

Va bene.
Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno n. 860, presentato dal Consigliere Cavaliere, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte viste le risoluzioni del Parlamento europeo sulla situazione in Kossovo, in particolare quella dell'8 ottobre 1998 viste le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU del 23 settembre 1998 (S/RES/1 199 - 1998), 1 ottobre 1998 (S/RES/1 201 - 1998) e 6 ottobre 1998 esprimendo la sua più viva preoccupazione per le continue e crescenti violazioni dei diritti umani più elementari, il processo di epurazione etnica e di aggressione della più sconcertante brutalità commessi dalle forze jugoslave contro la popolazione civile del Kossovo, che hanno fatto numerose vittime tra i civili profondamente scosso per la scoperta di varie fosse comuni in cui è sepolto un gran numero di civili tra cui donne e bambini, vittime della brutalità delle forze di sicurezza serbe profondamente preoccupato per la catastrofe umana causata dalla strategia della terra bruciata messa in atto dall'esercito della Repubblica Federale di Jugoslavia, che ha provocato massicce distruzioni, spesso di interi villaggi, lasciando moltissimi dei 230 mila profughi privi di un posto sicuro cui fare ritorno in Kossovo considerando che il Governo jugoslavo ha deliberatamente sabotato gli sforzi internazionali compiuti per assistere i profughi fornendo alimenti e medicinali e che le sofferenze di questa gente peggioreranno con l'arrivo dell'inverno sottolineando ancora una volta che le azioni delle autorità serbe costituiscono anche una minaccia gravissima per la pace, la sicurezza e la stabilità nell'intera regione considerando che l'esercito e le forze paramilitari e di polizia della Serbia continuano le loro aggressioni nei confronti della popolazione albanese del Kossovo e che, nonostante le promesse del contrario, sono stati di recente massacrati numerosi civili di etnia albanese e si è proceduto ad inficiare deliberatamente gli sforzi internazionali volti ad assistere i profughi mediante la fornitura di cibo e medicine sottolineando ancora una volta che solo la cessazione definitiva di tutte le azioni condotte dalle forze di sicurezza serbe che colpiscono la popolazione civile e il ritiro delle unità di sicurezza serbe, seguiti dall'avvio di un dialogo onnicomprensivo e costruttivo, senza condizioni pregiudiziali e con un coinvolgimento internazionale sul futuro del Kossovo, rappresentano l'unico modo accettabile per risolvere il conflitto di tale regione invita il Governo italiano a dare piena e concreta attuazione alla legge 14/2/1994 n. 120 (Disposizioni in materia di cooperazione con il Tribunale internazionale competente per gravi violazioni del diritto umanitario commesse nei territori dell'ex Jugoslavia) incarica il Presidente di trasmettere il presente ordine del giorno al Presidente e al Primo giudice istruttore del Tribunale dell'Aja, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Ministero degli Esteri, alla Commissione Europea, all'Ambasciata di Roma della Repubblica Federale di Jugoslavia".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 39 voti favorevoli (non hanno partecipato alla votazione 7 Consiglieri).
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 990 presentato dai Consiglieri Papandrea e Moro, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che i venti di guerra che da tre settimane incendiano i Balcani destano viva preoccupazione in tutti gli uomini e le donne di pace i bombardamenti della NATO hanno di fatto affossato ogni possibilità di tregua unilaterale tesa ad arrivare ad una soluzione pacifica del conflitto la rigida posizione dell'Alleanza Atlantica che prosegue nell'inasprimento dei bombardamenti, contro il territorio della Federazione Jugoslava ed ora contro obiettivi civili, provocando numerose vittime sia tra la popolazione serba che tra quella albanese, risulta nei fatti in palese contrasto con la strategia dichiarata di intervento 'umanitario' l'atteggiamento del Governo italiano di fronte al conflitto sta cambiando di giorno in giorno ed ora legittima l'uso della forza militare italiana partecipando ai bombardamenti sul territorio jugoslavo, dopo le pressanti richieste degli USA e degli alleati tale recrudescenza del conflitto, con la piena partecipazione italiana allontana la possibilità per il nostro Paese di svolgere un ruolo di mediazione tra le parti alla ricerca della pace, così come richiesto più volte anche dal Vaticano appurato che la distanza tra le proposte della Federazione Jugoslava e l'indisponibilità della NATO ad ogni possibile soluzione negoziale presuppone il grave rischio di un allargamento e indefinita durata del conflitto tutto ciò premesso, il Consiglio regionale del Piemonte invia un messaggio di solidarietà a tutte le popolazioni jugoslave coinvolte nel conflitto richiede con forza al Governo italiano che si adoperi per la sospensione dei bombardamenti della NATO e dell'utilizzo delle basi italiane per l'istituzione di un tavolo negoziale sul conflitto nei Balcani tra le parti in causa invita il Governo ad assumere in modo netto e chiaro la proposta, proveniente da più parti di una tregua che permetta l'ingresso di una forza di pace in Kossovo sotto l'egida dell'ONU e della Croce Rossa Internazionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 10 voti favorevoli, 2 contrari e 17 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 13 Consiglieri).
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 993 presentato dai Consiglieri Rosso e Dutto, il cui testo recita: "Premesso che: gli organi di stampa hanno riportato che il 14/4/1999 le cosiddette 'bombe intelligenti' della NATO hanno colpito, per errore, una colonna di profughi albanesi in marcia sulla strada tra Djakovica e Prizren, nel Kossovo meridionale, causando 75 vittime e 25 feriti. Nella ì stessa giornata due civili sono rimasti uccisi ed un altro è rimasto ferito in seguito ai bombardamenti della NATO, in prossimità della città di Vranje nel sud della Serbia non è la prima volta che i bombardamenti della NATO sulla Jugoslavia abbiano erroneamente provocato vittime e feriti tra la popolazione civile jugoslava; infatti è tristemente lunga la lista degli 'errori' commessi dalle cosiddette 'bombe intelligenti' della NATO, e precisamente: a) il 6 aprile u.s. un missile della NATO ha mancato una caserma e ha distrutto una strada ad Aleksinac in Serbia, uccidendo dodici persone b) il 7 aprile u.s. a Pristina un missile della NATO ha mancato la centrale telefonica e ha colpito in pieno una piccola area residenziale, causando dodici vittime c) l'8 aprile u.s. è stato colpito, sempre per errore, il centro medico 'Cigota' nella località sciistica di Tornjk, nella Serbia occidentale causando tre morti d) il 9 aprile u.s. a Kragujevac la NATO ha bombardato la fabbrica della Sastava, causando 128 feriti tra gli operai che facevano gli 'scudi umani' e) l'11 aprile u.s. un missile della NATO ha colpito un'abitazione nei pressi di Podujevo, in Kossovo, causando la morte di tre persone f) il 12 aprile u.s. i caccia della NATO hanno colpito un treno civile che collegava Belgrado con Salonicco mentre transitava su un ponte sul fiume Morava, provocando la morte di dieci passeggeri e diciassette 'dispersi' g) il 13 aprile u.s. sono stati colpiti un ospedale militare ed un centro ortopedico vicino alla caserma di Belgrado, con il ferimento di venti persone considerato che: il Presidente degli USA, Clinton - addì 13 aprile 1999 - pur non escludendo che in futuro si possa decidere di intervenire via terra, ha annunciato l'ulteriore intensificazione dei bombardamenti nel territorio della Federazione Jugoslava e ha dichiarato che a tal fine il Pentagono invierà in Europa altri 300 bombardieri, portando così a quota mille la flotta aerea della NATO impiegata contro la Serbia l'agenzia ANSA ha comunicato - addì 14 aprile 1999 - che 'aerei bombardieri italiani, per la prima volta dall'inizio del conflitto, hanno compiuto questa mattina - su disposizione del comando delle operazioni NATO un raid in territorio della Federazione Jugoslava. Apparterrebbero al 51/o Stormo di Istrana (Treviso) almeno due dei velivoli italiani che hanno preso parte al suddetto raid. Si tratterebbe di due AMX, aerei armati con bombe a guida precisa (le cosiddette bombe intelligenti)' addì 14 aprile 1999, il portavoce del Ministero degli Esteri di Belgrado ha dichiarato che: 'Dopo l'impiego dei bombardieri italiani nel raid NATO contro il territorio jugoslavo, sarà inevitabile un inasprimento dei rapporti fra l'Italia e la Repubblica di Jugoslavia' il Ministro della Difesa, Carlo Scognamiglio, in merito alla partecipazione degli aerei italiani ai bombardamenti in territorio jugoslavo, ha dichiarato che: 'l'Italia è esattamente in guerra come gli altri Paesi dell'Alleanza, europei e nord atlantici, con gli stessi criteri e la stessa operatività' la partecipazione di velivoli italiani ai bombardamenti nel territorio della Repubblica di Jugoslavia costituisce un'azione di guerra diretta e non deliberata dal Parlamento italiano, contrariamente a quanto disposto dall'art. 78 della Costituzione 'Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari' e dall'art. 87, comma nono della Costituzione 'Il Presidente della Repubblica... dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere' le dichiarazioni del Ministro della Difesa e le operazioni belliche condotte dall'aviazione italiana sono in palese contrasto con l'art. 11 della vigente Costituzione che recita: 'L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa della libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali'.
Tutto ciò premesso, il Consiglio regionale del Piemonte condanna l'impiego delle forze armate italiane per azioni di guerra avverso la Federazione di Jugoslavia ripudia l'uso della guerra, da parte della NATO, come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali impegna il Presidente della Giunta regionale on. Enzo Ghigo: ad esprimere, in ogni sede istituzionale e politica, nazionale ed internazionale, il proprio dissenso alla guerra condotta dalla NATO avverso la Federazione di Jugoslavia ad attivarsi fattivamente avanti al Presidente della Repubblica, on.
Oscar Luigi Scalfaro, quale Capo Supremo delle Forze Armate italiane affinché disponga l'immediata sospensione delle attività belliche, da parte dell'esercito italiano, avverso la Federazione di Jugoslavia ad attivarsi fattivamente avanti al Presidente della Repubblica ed al Governo italiano affinché dispongano che l'esercito italiano sia impiegato esclusivamente, in azioni pacifiche ed umanitarie a favore di tutte le popolazioni jugoslave, coinvolte nella guerra e drammaticamente colpite dai bombardamenti della NATO".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 8 voti favorevoli, 25 contrari e 1 astensione (non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri).
Come richiesto, passiamo alla votazione per parti separate dell'ordine del giorno n. 994 presentato dai Consiglieri Chiezzi e Simonetti, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte assunto che i bombardamenti sulla Repubblica jugoslava da parte della NATO violano le norme di diritto internazionale, della Costituzione italiana e della NATO medesima osservato che i bombardamenti hanno aggravato la situazione in Kossovo decuplicando il numero dei profughi ed hanno causato la morte di numerosi civili e rafforzato il ruolo di Milosevic registrata una pericolosa deriva verso un inasprimento del conflitto con l'intervento di truppe di terra richiede al Governo italiano di pretendere dalla NATO l'immediata cessazione dei bombardamenti e l'apertura di un negoziato con la Federazione Jugoslava sotto l'egida dell'ONU di organizzare l'accoglienza dei profughi anche sul territorio italiano e piemontese in particolare".
Pongo in votazione la prima parte dell'ordine del giorno, dall'inizio fino alle parole "di pretendere dalla NATO l'immediata cessazione dei bombardamenti e l'apertura di un negoziato con la Federazione Jugoslava sotto l'egida dell'ONU".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La prima parte è respinta con 12 voti favorevoli, 16 contrari e 10 astensioni.
Pongo ora in votazione la seconda parte del documento, che recita: "di organizzare l'accoglienza dei profughi anche sul territorio italiano e piemontese in particolare".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La seconda parte è approvata con 16 voti favorevoli, 5 contrari e 10 astensioni.
Pongo infine in votazione l'ordine del giorno n. 995 presentato dai Consiglieri Cavaliere, Gallarini, Bortolin, Cotto, Toselli, Grasso Rubatto, Viglietta, Galli, Scanderebech, Minervini e Gatti, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte nel constatare che il grave conflitto che contrappone le forze della NATO e la Serbia continua ininterrottamente e che non pare al momento trovare una soluzione negoziale considerando: che le forme e le modalità dell'intervento militare della NATO non hanno fermato la pulizia etnica del regime di Milosevic che la situazione dei profughi del Kossovo si aggrava di giorno in giorno nell'assumere i contenuti dell'ordine del giorno n. 860 auspica che il Governo italiano operi per l'arresto immediato della pulizia etnica e per una cessazione contestuale del conflitto e la definizione di una Conferenza internazionale sui Balcani impegna la Giunta regionale e il Comitato di solidarietà del Consiglio regionale a continuare l'impegno in favore dei profughi kossovari".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 34 voti favorevoli e 1 astensione (non hanno partecipato alla votazione 7 Consiglieri).
Informo infine che, in seguito a questa discussione, l'interrogazione n. 2589 presentata dal Consigliere Salerno è da ritenersi esaurita.
Vi ringrazio per la mattinata, chiudo qui i nostri lavori e vi do appuntamento alle ore 14.30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.12)



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