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Dettaglio seduta n.338 del 09/03/99 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Chiederei ai colleghi che sono nel corridoio la cortesia di entrare in aula per poter dare inizio ai lavori del pomeriggio.
Ricordo che abbiamo l'impegno di esaminare la questione relativa ad EXPO 2000 e poi di discutere del problema dell'asta di antiquariato. Il Presidente mi ha informato che martedì mattina è disponibile a rispondere alla relativa interrogazione.
Chiederei cortesemente all'Assessore di prendere posto e di prepararsi per la relazione.



PRESIDENTE

CAVALIERE Pasquale (fuori microfono)



PRESIDENTE

Può fare la verifica del numero legale?



PRESIDENTE

Un attimo solo, ci sono degli adempimenti formali.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 21, 27, 28 e 30 luglio, 22 e 29 settembre, 6, 7, 8, 13, 15 20, 26 e 27 ottobre e 3 novembre 1998 si intendono approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellingeri, Casoni, Cavallera Dutto, Farassino e Vaglio.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

L'Assessore sta facendo una riunione preparatoria prima di svolgere la relazione.
Propongo un attimo di sospensione.



(Intervento fuori microfono del Consigliere Cavaliere)



PRESIDENTE

Ho aperto la seduta, ma la sospendo perché l'Assessore non è ancora pronto.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15.26 riprende alle ore 15.33)



PRESIDENTE

Credo che possiamo riprendere i nostri lavori.
(Intervento fuori microfono del Consigliere Cavaliere)



PRESIDENTE

Per cortesia, Consigliere, non ha la parola.
Ricordo che inizieremo i lavori sulle dichiarazioni che ho fatto. Lei può chiedere la parola, se lo ritiene, a termine di Regolamento, poi svolgerà la relazione l'Assessore Pichetto.
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Presidente, la questione sollevata non è marginale e non può essere da lei sottovalutata. La invito ad applicare il Regolamento.



PRESIDENTE

E' quanto sto facendo, Consigliere.



SAITTA Antonino

No, non credo sia scritto nel Regolamento che si apre la seduta quando i Consiglieri sono seduti o quando è presente l'Assessore. Se esiste l'articolo, lo legga.
Ci sono alcune regole che, se non vengono applicate, si rischia - non è forse questo il caso - di gestire il Consiglio secondo l'esigenza della maggioranza: suppongo non sia questo caso.
Alcune regole sono imprescindibili, in quanto a tutela di tutto il Consiglio regionale.
Questo mi sembra un giochino che non ha molto senso; spero che anche i Consiglieri della maggioranza se ne rendano conto, in quanto è un problema che riguarda tutto il Consiglio. La seduta si apre e si verifica se c'è il numero legale. Non è corretto aprire la seduta, sospenderla, aspettare l'Assessore, aspettare che tutti siano seduti: non concordiamo su tale modalità.
Presidente, applichi correttamente il Regolamento, altrimenti non possiamo che constatare un'usurpazione di alcune regole minime di convivenza.



PRESIDENTE

Il Regolamento verrà applicato nel modo più scrupoloso possibile.
La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Protesto vivamente per la sua applicazione del Regolamento. Lei ha aperto la seduta, ha verificato soggettivamente che non c'erano le "sue" condizioni, le condizioni della maggioranza; con una prassi del tutto antiregolamentare - soprattutto perché vi era la sollecitazione, invece, a fare diversamente - ha verificato il numero legale e, proprio su questo, ha sospeso la seduta.
In un'altra occasione lei mi ha espulso dall'aula perché ho violato una norma del Regolamento; oggi abbandono io l'aula al posto di un'altra persona che se ne dovrebbe andare, cioè lei. Oggi me ne vado al posto suo!



(Il Consigliere Cavaliere abbandona l'aula)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente - come ho già avuto modo di dire durante l'interruzione della seduta - protesto vivacemente, insieme ai colleghi Saitta e Cavaliere, sulla conduzione dei lavori dell'aula che, già spesso di livello modesto, oggi ha toccato un punto di collisione con le regole di funzionamento di questo Consiglio. Il Consiglio non può essere gestito ad libitum, secondo imperscrutabili ragioni, da parte del Presidente, che gestisce questo Consiglio in nome e per conto di tutti noi, seguendo un Regolamento che non prevede sospensioni senza motivazioni e soprattutto con le motivazioni implicitamente contenute in alcune mezze frasi del Presidente.
Quindi, Presidente, la invito a chiedere scusa a questo Consiglio del comportamento da lei tenuto in questa occasione. Lo ritengo un comportamento irrispettoso delle regole che ci accomunano, in forza delle quali noi riusciamo a svolgere il nostro lavoro.



PRESIDENTE

Sono assolutamente convinto di aver seguito il Regolamento e di aver operato per il miglior svolgimento dei lavori.
La parola all'Assessore Pichetto, che relazionerà sul punto 3) all'o.d.g. relativo alla situazione di EXPO 2000.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Chiedo la verifica del numero legale.



PRESIDENTE

La verifica del numero legale la può chiedere solo in caso di inversione dei punti all'o.d.g....



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Chiedo l'inversione dei punti all'o.d.g. Ovvero, di discutere prima dell'"Asta Rossi" e successivamente di EXPO 2000.



PRESIDENTE

In realtà, non si tratta tecnicamente di un'inversione; chieda l'inversione con un altro punto, perché l'"Asta Rossi" è una comunicazione e non un punto all'o.d.g.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Chiedo la verifica del numero legale.



PRESIDENTE

La verifica del numero legale si chiede quando si procede ad una votazione. Le ho suggerito di chiedere l'inversione rispetto ad un punto ...



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Lei ha chiesto la verifica del numero legale in mille momenti che non erano di votazione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Non ero presente prima, ma prendo atto del grande disagio espresso dai colleghi Cavaliere, Saitta e Chiezzi. Posso solo augurarmi - non avendo assistito all'episodio - che i lavori dell'aula vengano regolamentati con il rispetto delle norme che ci tutelano, prima ancora di regolarci, e che danno dignità a questo Consiglio.
Per quello che riguarda la richiesta del numero legale, mi sembra che in apertura di seduta questa sia largamente ammissibile e quindi mi associo alla richiesta del collega Chiezzi. Per quello che riguarda i punti all'o.d.g., la problematica di EXPO 2000 è certamente urgentissima ed importantissima. Per quello che riguarda la cosiddetta "Asta Rossi", non vorrei che questo Consiglio regionale parlasse dell'asta dopo che la stessa si è realizzata.



PRESIDENTE

Scusi, Consigliera, per averla interrotta, ma c'è un impegno a svolgere quei due punti oggi. Se cortesemente consentite lo svolgimento dei punti previsti...



SPAGNUOLO Carla

Scusi, Presidente, c'erano problemi di numero legale; non penso che i nostri interventi rallentino i lavori di questo Consiglio. Volevo semplicemente dire che non dobbiamo correre il rischio di discutere di questo punto dopo che l'asta è avvenuta. Com'è successo questa mattina che dopo due mesi dalla richiesta di convocazione del Consiglio sulla risicoltura, concludiamo il dibattito dando solidarietà ai risicoltori.
In questo senso, la richiesta della verifica del numero legale, proprio per il dibattito che è in corso, è da me sostenuta.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la mozione d'ordine di trattare prima il problema relativo all'asta degli arredi della Reggia di Venaria e di Palazzo Reale poi della situazione relativa ad EXPO 2000.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Prima che si ponga in votazione la mozione chiedo la verifica del numero legale.



PRESIDENTE

Lei, Consigliere Chiezzi, mi ha chiesto prima l'inversione dei punti all'o.d.g.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

No, io avevo chiesto la verifica del numero legale e lei mi ha risposto che questa si può fare solo in occasione di una votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Vorrei semplicemente citare, anche se lo conosciamo tutti, l'art. 52 comma secondo, del Regolamento che recita: "Ogni volta che il Consiglio stia per procedere ad una votazione, il Presidente verifica se il Consiglio sia in numero legale per deliberare...".



(Voci in aula)



PRESIDENTE

Verifichiamo il numero legale.


Argomento:

Verifica numero legale


PRESIDENTE

Si proceda pertanto all'appello nominale per la verifica del numero legale.



(Il Consigliere Segretario Toselli effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Si constata la presenza del numero legale, essendo presenti in aula n.
28 Consiglieri.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Comunicazioni della Giunta regionale in merito alla situazione relativa ad EXPO 2000 - Esame ordini del giorno n. 867, n. 900 e n. 945 (connesse interpellanza n. 2158 ed interrogazione n. 2365)


PRESIDENTE

I nostri lavori proseguono pertanto con le comunicazioni della Giunta regionale in merito alla situazione di EXPO 2000, di cui al punto 3) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Sulle tematiche relative alla politica fieristica, quindi EXPO 2000, il Consiglio regionale ha già avuto modo di compiere un ampio dibattito, in particolare durante le sedute del 27 ottobre e del 10 novembre 1998, nonch in sede di Commissione.
E' opportuno richiamare brevemente i termini della questione: in data 28 ottobre si è svolta l'assemblea dei soci di EXPO 2000, società a cui la Regione partecipa in base alla L.R. n. 7/91 quale azionista con il 32 delle quote sociali. In quella sede, la Regione, chiamata a pronunciarsi su iniziativa del Consiglio di amministrazione a cedere le attività fieristiche attualmente organizzate presso il Centro del Lingotto Fiere esprimeva il proprio parere favorevole ponendo alcune precise condizioni che qui sinteticamente vengono riassunte.
1. La cessione non pregiudichi le finalità statutarie di EXPO 2000 quali normativamente sancite e non ne vanifichi la sua ragione d'essere quale soggetto imprenditoriale.
2. Venga dimostrato, nell'eventuale dismissione dei cespiti l'interesse economico e statutario della società.
3. L'individuazione dell'acquirente sia effettuata non solo sulla base del vantaggio economica dell'offerta presentata, ma anche con riferimento alle migliori condizioni per il raggiungimento dei fini promozionali fieristici statutariamente attribuiti alla società. Questo è stato formalizzato in una delibera della Giunta regionale e la stessa è stata trasmessa anche come indicazione e comportamento ai Consiglieri di amministrazione di designazione pubblica.
Le determinazioni assunte dal Consiglio e ratificate dall'assemblea di EXPO 2000, relativamente alla cessione dei marchi del ramo fieristico del Lingotto, come si vuol chiamare, vengono quindi giudicate dalla Giunta regionale congruenti con quelle che erano le finalità che venivano date in sede di delibera. In sostanza, la cessione delle attività fieristiche, fino a pochi mesi fa organizzate direttamente o comunque coordinate dalla Società EXPO 2000, che poi le dava in assegnazione di gestione a vari soggetti, rappresenta una valorizzazione delle principali rassegne che si tengono sulla realtà di Torino, e dovrebbe essere base per un'espansione del sistema fieristico.
Ho già avuto modo in quest'aula di ribadire in un precedente dibattito il grande ruolo che ha avuto il soggetto a maggioranza pubblica nella creazione delle condizioni del sistema fieristico e nel mantenerle.
Ricordiamo però che i dati del 1997 e del 1998 ci segnalavano un sistema delle Fiere del Lingotto in notevole ribasso nei fatturati e nelle affluenze. Nell'ultimo anno il Centro Fiere EXPO 2000 - prendendo un esercizio completo - ha fatturato circa 15 miliardi. Si sta facendo una verifica a pura informazione politica a livello di Consiglio e Commissione di quanto questo fatturato provenisse da intervento pubblico (acquisizione da parte del pubblico di stand o di contribuzione di ordine pubblico) perché la cifra è notevole.
Rimane ferma la validità dell'iniziativa, che punta a far diventare Torino, come nelle intenzioni dichiarate dal signor Cazzola, che io mi auguro siano confermate nei fatti, la terza capitale fieristica nazionale dopo Milano e Bologna. E' opportuno inquadrare il ruolo di Torino nel panorama italiano del sistema fieristico; anche unendo le due sedi del Lingotto e di Torino Esposizioni, nel capoluogo piemontese si raggiunge una superficie coperta di circa 83.000 mq contro i 375.000 di Milano, i 135.000 di Bologna, i 120.000 di Bari e i 114.000 di Verona, quindi una superficie decisamente ridotta.
Torino, nel biennio 1997/1998, ha ospitato circa trenta appuntamenti di livello regionale, nazionale ed internazionale, contro i settantasei di Milano, prevalentemente di livello internazionale. Gli espositori che hanno partecipato negli anni 1997/1998 alle rassegne su Torino sono stati in media 5.300; 40.000 a Milano, 18.400 a Bologna e 11.400 a Verona. I visitatori sono stati 1.200.000 a Torino contro i 2.500.000 di Bologna.
Sono dati che testimoniano il divario che Torino deve superare, divario che è evidenziato anche dai dati riguardanti il fatturato, come ho indicato prima.
Il fatto che il signor Cazzola abbia dichiarato di avere un punto di pareggio, un "break even" di 40 miliardi - oggi sui giornali si parla di 30 significherebbe raddoppiare i termini di affluenza sul sistema fieristico del Lingotto.
Si ritiene, dunque, che con la cessione dell'attività fieristica svolta al Lingotto, EXPO 2000 abbia colto l'occasione presentata dal contratto di cessione dell'immobile dalla Società Ingest - naturalmente la cessione della società o dell'immobile stesso è un problema che riguarda il soggetto privato - ottenendo un'adeguata valorizzazione dei marchi fieristici ceduti.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Scusi, Assessore, una precisazione: quando...



PRESIDENTE

Consigliere, se si tratta di una domanda interlocutoria la faccia al microfono!



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Come "parte dell'attività fieristica" intendo "parte dei marchi gestiti dall'attività fieristica".



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Non è elemento irrilevante...



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

So bene che non è irrilevante.
Il contratto con il gruppo Cazzola è stato perfezionato a fine anno (31 dicembre) e dovrebbe prevedere - dico "dovrebbe" perché la Regione non è in possesso di alcun contratto poiché è stata eccepita una violazione della "privacy"...



(Intervento fuori microfono del Consigliere Picchioni)



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Scusi, Presidente, il Consigliere Picchioni può fare domande e il sottoscritto no?



PRESIDENTE

Consigliere, lei ha fatto la sua domanda; io le ho solo chiesto di chiedere la parola e di parlare al microfono. I Consiglieri che intendono parlare, cortesemente chiedano la parola e potranno porre le loro domande al microfono.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Il contratto doveva essere perfezionato entro il 31 dicembre, ma mi pare che il perfezionamento, come atto giuridico, sia avvenuto successivamente, oltre la data suddetta.
Comunque, il contratto comporta la cessione al Gruppo Cazzola dei marchi delle fiere in esame e l'impegno da parte di EXPO 2000 - per comunicazione della stessa - a non allestire, per cinque anni, le medesime rassegne in aperta concorrenza con l'acquirente.
Questa dovrebbe essere l'unica e logica limitazione, che nulla dovrebbe togliere alle possibilità di EXPO 2000 di organizzare in altra sede, o nella medesima con altre tematiche, eventi fieristici di qualsiasi natura salvo rispetto dei temi relativi ai marchi ceduti - anche ai sensi del Codice Civile. Tutto ciò, salvo diversa determinazione della stessa EXPO 2000 che, comunque, si potrà verificare.
La Giunta regionale, sia con il mandato al proprio rappresentante in assemblea, sia per gli indirizzi forniti ai componenti del Consiglio di amministrazione e di designazione regionale, ritiene di aver pienamente adempiuto all'ordine del giorno votato dal Consiglio regionale il 13 ottobre, che impegna la Giunta a far riferimento alla normativa vigente e ad intraprendere ogni attività per rendere la Regione protagonista della politica fieristica collegata agli obiettivi del programma regionale.
La verifica della compatibilità normativa di ordine giuridico verrà assicurata per la parte fieristica dalla Regione, nella sua veste istituzionale di soggetto deputato alla vigilanza e da parte societaria utilizzando il diritto che il Codice Civile conferisce al socio che rappresenta il 30%.
Peraltro, la Giunta regionale ritiene che, qualora si ravvisassero ipotesi di atti non conformi a quello che è l'interesse societario, la Regione in quanto azionista potrebbe far valere ogni azione a tutela dei propri interessi: interessi di socio ed interessi pubblici nei confronti della società e degli amministratori della società.
Nel contesto della cessione dei marchi la Regione aveva valutato positivamente anche il progetto di ampliamento del comparto del Lingotto con la costruzione del IV Padiglione; discorso avviato circa tre anni or sono, che trovava la condivisione di tutti i partner o, comunque, prima di tutto, di EXPO 2000 e della compagine azionaria della stessa, ed il consenso, almeno nella fase di colloqui ufficiali, del signor Cazzola promittente acquirente.
Nel presentare l'iniziativa, anche EXPO 2000 rilevava l'importanza strategica dell'ampliamento, anche in considerazione delle carenze di spazio già evidenziate per la gestione di manifestazioni importanti quali il Salone dell'Auto.
Il Consiglio di amministrazione, nella seduta del 14 dicembre, ha ritenuto invece, a maggioranza, di non procedere ad alcun approfondimento in merito alla possibilità di realizzazione del progetto. Interpellato più volte in merito, l'Amministratore delegato che, in base ai poteri di delega attribuitigli, ha l'onere di rispondere...



(Commenti in aula)



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Pare si chiami Tessera - non conosco il nome - la cui nomina è di parte privata.
La Regione ha sollecitato una risposta in merito al IV Padiglione con lettere datate 17/7/1998, successivamente 21/9/1998, 21/1/1999 ed infine di pochi giorni or sono. Ad oggi non risulta pervenuta risposta alcuna ai nostri solleciti (questo lo stato dei rapporti sul IV Padiglione).
In realtà, è nota l'esplicita rinuncia da parte della maggioranza dei soci di EXPO 2000 a procedere ad approfondimenti relativi al Padiglione stesso; rinuncia che si è manifestata con completa inattività, nonostante la disponibilità della Regione, del Comune di Torino e della Provincia di Torino a prendere in considerazione tutti gli atti opportuni a favorirne la realizzazione.
Si tratta di valutazioni di opportunità, di volontà, nonché di ordine giuridico-procedurale; la costruzione del IV Padiglione, infatti, doveva presupporre un accordo più ampio, che prevedesse la messa a disposizione dell'area e la conseguente cessione, da parte dell'attuale proprietario che ritengo sia il signor Cazzola - alla Società EXPO 2000 che, a sua volta, doveva, con i ricavati della locazione-assegnazione, rientrare del proprio capitale.
In merito alla costruzione del IV Padiglione, ci sono state alcune riunioni, durante le quali è maturata anche la disponibilità del Comune di Torino e della Provincia di Torino ad entrare nella compagine societaria, e ciò indipendentemente dal fatto che si procedesse con la costruzione dello stesso. Questo perché comunque, nell'ambito di EXPO 2000, rimangono le attività di gestione del Centro Congressi, rimane l'attività di gestione di Torino Esposizioni e delle Fiere relative a Torino Esposizioni.
Probabilmente, non sono in grado di dire in questa sede se la costruzione del IV Padiglione, e quindi l'automatica rinuncia al contributo che era destinato sul DOCUP Ob. 2 (che peraltro non va perso, perché andrà ai soggetti successivi in graduatoria), sia stata una rinuncia dettata da ragioni giuridiche, da ragioni di pura opportunità della vecchia proprietà del Lingotto, che quindi ha influenzato i vari soci, o da inerzia vera e propria dei soggetti governanti la società, oppure non si è concluso perch non c'è stata la possibilità di avere un accordo con il promittente acquirente - o acquirente che dir si voglia - ovvero il signor Cazzola.
Fatto sta che, se ci sarà la necessità - è una valutazione - il proprietario del Lingotto amplierà il IV Padiglione con fondi propri, se riterrà che ciò sia a beneficio del suo mercato.
Ritengo di concludere con questo quadro ad oggi, senza voler peraltro concludere il discorso ed essendo disponibile a dare tutte le risposte. Ad oggi, abbiamo la proprietà dell'immobile, che è del signor Cazzola; la FIAT è quindi uscita dalla proprietà immobiliare.
In secondo luogo, abbiamo le quote di proprietà FIAT in EXPO 2000, che sono state offerte al Comune di Torino, con un concambio relativo ad azioni che il Comune di Torino ha nella Società Lingotto S.p.A. Per cui, entro tempi ragionevoli, potrebbe realizzarsi una situazione dove alla FIAT, in EXPO 2000, subentra il Comune di Torino che, a sua volta, cede alla FIAT quote di sue proprietà immobiliari. C'è anche la disponibilità della Provincia a fare una valutazione globale per entrare nella compagine societaria.
Dall'altra parte, c'è una lettera formale della Camera di Commercio che comunica la propria intenzione di uscire dall'azionariato di EXPO 2000 non avendo più nei propri programmi la partecipazione al Centro Fiere o Congressi.
Ad oggi, questo è il quadro di riferimento. Quindi, il signor Cazzola o la Società Promotor è proprietaria immobiliare del Lingotto, nonché della gestione di alcuni marchi fieristici.
In alcuni comunicati stampa dei giorni scorsi è stato anche annunciato un piano di rilancio che, nell'interesse pubblico, spero si realizzi. In effetti, se il signor Cazzola, per suo interesse e lucro, riesce a raddoppiare il fatturato del complesso fieristico, ciò avrà un beneficio di ricaduta su tutta l'economia torinese.
Certamente, c'è una serie di sovrapposizioni che va chiarita. Non mi sono occupato direttamente della faccenda, ma c'è chi ha molto più titolo ad intervenire: sia il Presidente, quale soggetto facente parte dell'Associazione, sia l'on. Picchioni che, di fatto, è il gestore operativo per quanto riguarda la Fiera del Libro.
Sicuramente alcune iniziative, che possono essere rilevanti se gestite dal pubblico e nell'interesse pubblico, dovrebbero comunque trovare collocazione, dovrebbero trovare un momento di accordo con il soggetto gestore privato, che ha la proprietà dell'immobile. Ritengo che questo sia il grande interesse della nostra realtà; penso sia l'interesse anche del signor Cazzola, che spero se ne renda conto.
Altrettanto questo può e deve essere trovato per altre manifestazioni che sono in itinere, facendo sinergia fra quella che è una gestione privata (e tale deve essere con i suoi lucri e con i suoi rischi, perché avrà i lucri, ma anche i rischi) e quelle che possono essere iniziative pubbliche da trovare in un opportuno confronto.
Una cosa ci dispiace. C'era una raccomandazione fatta in pubblica riunione alla Società EXPO 2000, quella di mettere nel contratto delle riserve di giorni per interesse pubblico; i Consiglieri di amministrazione l'Amministratore delegato e la maggior parte degli azionisti hanno ritenuto di non poterne parlare.
Pertanto, ad oggi, Lingotto e Cazzola sono un tutt'uno; EXPO 2000 ha la gestione del Centro Congressi e delle Fiere di Torino Esposizioni, sulle quali bisogna fare un ripensamento complessivo, proprio sul modello di intervento e di gestione, sia per quanto riguarda l'ammissione, sia per quanto riguarda le modalità.
Indubbiamente, EXPO 2000 ha avuto una caratteristica: la gestione privata con i soldi pubblici. Non c'è dubbio che sia stato così negli anni scorsi; poi ha prodotto determinati risultati, anche positivi, in alcuni casi.
Questo riassetto può essere fatto anche con l'entrata degli altri azionisti: non è preclusa la valutazione di altri siti fieristici.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Quali siti?



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Montabone; ne ha facoltà.



MONTABONE Renato

Grazie, Presidente. Ringrazio anche perché, finalmente, dopo un paio di mesi di ritardo - non per causa di qualcuno - siamo arrivati a discutere un problema che io ritengo di vitale importanza per la nostra Regione.
Non so bene da che parte cominciare, Assessore e Presidente. Sono tentato di cominciare dall'intervista e dalla conferenza stampa che ha fatto ieri il dottor Cazzola, per fare una similitudine, un paragone.
Questo signore mi sembra come quel giocatore di calcio di una nota squadra cittadina che, oltre a venire a guadagnare qualche miliardo nella nostra città, dice che non si trova molto bene, perché c'è un clima rigido e la gente è molto fredda e distante. Vale a dire: quasi che gli sia dispiaciuto che la Regione Piemonte ed EXPO 2000 abbiano lasciato scorrere quelli che erano interessi propri in mani d'altri.
Lo dico - ma poi ci tornerò - perché giustamente l'Assessore, in apertura del suo intervento, ha ricordato come ci siano già state due sessioni di dibattito su EXPO 2000, ma non solo su EXPO 2000, sul Lingotto in generale.
Da quei due dibattiti forse era scaturita una cosa in modo concreto: c'era un ordine del giorno - mi spiace che in questo momento non sia presente il Consigliere Angeleri - presentato non soltanto dalle minoranze ma anche da alcuni componenti della maggioranza, che diceva testualmente che ogni decisione, rispetto alla questione del Lingotto, sarebbe stata assunta dopo aver sentito il Consiglio regionale. Sarebbe sufficiente riprendere quell'ordine del giorno. Ricordo che la seconda convocazione si fece, si cominciò a discutere e, nel momento in cui si proposero ulteriori votazioni, ad un certo punto, mancò il numero legale. Venne fatta la promessa che il giorno dopo, nella mattinata, prima di andare all'Assemblea dei soci, ci si sarebbe trovati in Consiglio per puntualizzare quelle che erano le volontà della Giunta regionale in merito al Lingotto.
Nel frattempo, erano avvenute le cose più strane: è stato convocato in Commissione - il Presidente Angeleri lo ricorderà - il dottor Cazzola (anzi, chiamiamolo signor Cazzola, perché in quel momento era un cittadino qualunque che stava trattando interessi privati con un'altra società privata torinese e veniva invitato a dire cosa voleva fare del Lingotto).
E' venuto in Commissione e ci ha dipinto le possibilità di Torino e del Piemonte in campo fieristico come potenzialmente le migliori del mondo. Ha detto che Torino poteva diventare il terzo polo fieristico italiano; ha detto che Torino aveva delle potenzialità enormi. Dico la verità: ho apprezzato moltissimo, dal punto di vista del pubblico amministratore, il privato che si presentava così competente e così volenteroso per far decollare il sistema fieristico piemontese.
Dopodiché, proprio in quest'aula, a più riprese è stato chiesto e a più riprese è stato detto che il signor Cazzola non avrebbe acquistato l'edificio (il contenitore Lingotto) se non avesse avuto la proprietà di alcuni marchi fieristici che erano di proprietà di EXPO 2000.
Questo è stato detto con assoluta chiarezza, perché qualche Consigliere ragionava addirittura facendo battute: "Possibile che si raffrontino i valori di 5 o 6 miliardi di marchi fieristici nei confronti di valori di 260/270 miliardi di un contenitore come il Lingotto?". Qualcuno, ridendo diceva: "C'è sotto qualcosa, non è possibile che un imprenditore non acquisti 270 miliardi di opere di contenitore se non ha i cinque marchi fieristici di EXPO 2000". A più riprese ci è stato detto che si vendevano i marchi da parte di EXPO 2000 e non il ramo d'impresa del Lingotto. Questo lo ricordo con assoluta certezza. Vorrei che il Presidente successivamente, mi autorizzasse a consultare i verbali, perché a più riprese è stato chiesto: "Si vende il ramo d'impresa o si vendono alcuni marchi di EXPO 2000?".
Ebbene, in Commissione c'è stata l'audizione dell'ing. Tessera e del Presidente Coral. Sono state fatte domande precise, alcune gli sono state spedite con una formula che non si era mai verificata, ma che accetto: gli sono state spedite antecedentemente all'audizione al Lingotto. Sono venuti il Presidente e l'Amministratore delegato; a loro sono state poste alcune domande e, a quelle domande, hanno risposto, devo dire, in alcuni casi con estrema chiarezza, in altri con estrema non chiarezza. Però, certamente una risposta è stata data: non sono stati venduti alcuni marchi, ma è stato venduto il ramo d'impresa del Lingotto Fiere. Qui c'è una differenza sostanziale, anche dal punto di vista giuridico.
Assessore, oggi per la prima volta ha usato l'espressione "venduto il ramo d'impresa", cosa che la volta scorsa in quest'aula aveva escluso insieme al Presidente della Giunta. Andiamo a vedere i verbali, queste domande sono state fatte con assoluta precisione. Mentre invece, ad oggi lo abbiamo sentito dagli amministratori di EXPO 2000 - è stato venduto il ramo d'impresa. Ma non è stato venduto soltanto il ramo d'impresa Assessore e Presidente, è stata anche regalata quella prelazione che era l'affitto di tre anni del Lingotto Fiere. Vale a dire: è come se noi avessimo accettato che un terzo andasse ad affittare un alloggio e come inquilini ci fossimo tolti di mezzo per lasciare che lui potesse fare i suoi affari. Tant'è vero che se noi avessimo ancora avuto per tre anni in affitto il Lingotto (certamente, quando la FIAT ha venduto il Lingotto al dottor Cazzola avrà anche tenuto conto che era affittato per tre anni con un contratto regolare), probabilmente non saremmo inciampati in tante difficoltà per attuare Saloni, la cui caratteristica fondamentale era quella di essere Saloni organizzati dal punto di vista pubblico - vale a dire: Regione, Provincia e Città - come il Salone del Libro e il Salone della Musica.
Ma c'è di più: non abbiamo solo regalato l'affitto di tre anni, abbiamo anche fatto un patto di non concorrenza con il dottor Cazzola, per cui non solo abbiamo dato il monopolio del sistema fieristico al Lingotto Fiere, ma gli abbiamo anche detto: "Qualora ti inventassi qualcosa al Lingotto Fiere noi, EXPO 2000, faremo bene attenzione ad organizzarlo nell'unica sede fieristica, anche se non confacente alle esigenze torinesi, che si chiama Torino Esposizioni". Tant'è vero che quando chi era e chi è responsabile dei due Saloni che ho citato prima ha ipotizzato che il Salone del Libro e il Salone della Musica potessero essere effettuati a Torino Esposizioni lei presente, Assessore - questo mi è stato riferito, ma credo si possa dire - è stato preso a schiaffoni e gli è stato presentato quel patto di non belligeranza e di non concorrenzialità - che io chiamo di sudditanza e di attuazione di un monopolio che non può esistere - per cui si è dovuti arrivare a passare sotto le forche caudine del dottor Cazzola che, nel frattempo, ha aumentato del 30% i costi degli spazi del Lingotto per attuare due Saloni di un'importanza rilevantissima - oggi due fiere di importanza rilevantissima - per Torino, per il Piemonte e per la nostra Provincia.
Cosa vuol dire questo? Vuol dire, per esempio, che mi piacerebbe sapere se, regalando quell'affitto per tre anni (quindi regalando anche gli introiti che EXPO 2000 avrebbe avuto rispetto a determinati Saloni dei quali non era stato venduto il marchio), non ci sia stato un mancato guadagno.
Lei ha accennato per la seconda volta in quest'aula alle responsabilità del Consiglio di amministrazione di EXPO 2000; certamente ci sono delle responsabilità. Probabilmente, non c'è un'attuazione di linee diverse da quelle che voi avevate impostato, ma ci sono delle responsabilità da verificare.
Assessore, come lei sa, in Parlamento vi è una legge quadro sulle fiere che, fino a qualche mese prima dell'acquisto, da parte del dottor Cazzola del Lingotto, riportava un articolo con il quale si specificava che non si poteva essere proprietari e gestori delle fiere. Lei ha detto che il contratto è stato stipulato il 31 dicembre...



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio (fuori microfono)

Ho detto che doveva essere stipulato il 31 dicembre.



MONTABONE Renato

Il contratto è stato stipulato il 31 dicembre e, qualche giorno dopo l'articolo di quella legge è sparito. Pensate, è sparito un articolo di legge inserito appositamente per evitare che proprietari di contenitori fossero anche gestori delle fiere. Nel frattempo, gli stessi avevano per usufruito di soldi pubblici per trasformare in contenitori fieristici (tramite leggi urbanistiche ed incentivi di ogni tipo) quelli che tali non erano. In questa democrazia - è pur sempre una democrazia - non ci deve essere monopolio di nulla.
Assessore, lei ha terminato il suo intervento sollevando una questione estremamente interessante e anche provocatoria, che il mio carattere sposa subito: ha detto che si potrebbe anche valutare - non ha usato esattamente queste parole - l'opportunità, viste tutte le fabbriche dismesse a Torino di creare un nuovo polo fieristico torinese. Ma fino a quel punto il monopolio - stante le cose - continuerà ad esserci. Non solo monopolio.
Infatti il dottor Cazzola è un noto Presidente di federazione sportiva quella del basket. Nel basket, quello che oggi si attua nel gioco del calcio, come il pressing e il contropiede, lo si applicava già trent'anni fa. Il dottor Cazzola è venuto a Torino ed ha fatto un pressing notevole...



(Voci in aula)



MONTABONE Renato

PICCHIONI Rolando (fuori microfono)



MONTABONE Renato

Bisognerebbe che anche la stampa sentisse perché non possono fare relazioni...



PRESIDENTE

Per cortesia, un po' di attenzione. Questo dibattito è di grande interesse.



PRESIDENTE

PICCHIONI Rolando (fuori microfono)



PRESIDENTE

I poteri forti ci sono anche in questa Regione, ma difendiamo i poteri deboli!



MONTABONE Renato

Il pressing è stato fatto. Si è dipinta la città come una città che potenzialmente poteva dare molto: di questo sono certo. Dopodiché si sono quasi messe le mani avanti nel caso in cui quelle meravigliose ipotesi prospettate non si verificassero: questa sarà la storia futura. C'è chi scommette che il fatturato dell'Ente Fiere passerà da 16 a 30 miliardi c'è, invece, chi scommette che con una gestione di quel tipo potrebbe addirittura diminuire: io sono uno di questi ultimi.
Assessore, le spiego anche il perché. Sa come è nato "Motor Show"? E' nato con una forte concorrenzialità proprio con la città di Torino, con la scusa che il Salone dell'Auto, in qualche modo, agevolava gli interessi privati della principale casa automobilistica italiana, e anche torinese.
Si è tentato di farlo altrove per dare pari dignità a tutte le case automobilistiche d'Europa. Ma come mai quest'anno non si organizza il Salone del Veicolo Industriale? Non era, forse, uno di quei Saloni che potenzialmente poteva sviluppare una forte attrazione sulla nostra città e sulla nostra regione?



MONTABONE Renato

PICCHIONI Rolando (fuori microfono)



MONTABONE Renato

Sei miliardi in meno!



MONTABONE Renato

Mi piacerebbe verificare se, non organizzando il Salone quest'anno a Torino, si organizzerà a Bologna.
Quando si organizzano delle iniziative, bisogna certo stipulare dei patti di non concorrenzialità, ma i patti di non concorrenzialità vanno rispettati da entrambe le parti.
Vi sembra mantenere un patto di non concorrenzialità, rispetto all'Ente pubblico, che è il principale finanziatore delle fiere, andare ad acquistare i marchi del Salone della Musica, e dire che durante l'anno si potrà organizzare il Salone della Musica e che invece la Fiera della Musica è una cosa già quasi sminuita dalle dichiarazioni del dottor Cazzola? Vi sembra un patto di non concorrenzialità questo? Poi magari finanzieremo con i contributi dei nostri Assessori, anche le iniziative che metteranno in concorrenza il privato nei confronti della Regione Piemonte? Questo lo verificheremo in futuro.
Ebbene, credo di poter terminare il mio intervento in questo modo - mi è piaciuta quella provocazione, Assessore - se crediamo nel non monopolio e quindi nella libertà di mercato, e se guardiamo attentamente quali sono le operazioni di alcuni imprenditori, dobbiamo dire che non è sufficiente che molti siano d'accordo, perché si attuino le cose, ma bisogna verificare bene cosa si può fare per evitare che ci sia il monopolio. La prima cosa è quella di verificare, per esempio, se non si possa andare ad identificare in Torino un altro sito dove si possa realizzare un centro espositivo che non sia monopolio di un solo privato.
La seconda cosa che le chiedo, Assessore, è la seguente: cosa ci sta ancora a fare EXPO 2000, partecipata della Regione Piemonte, da cui si stanno ritirando tutti gli Enti pubblici o parapubblici perché non hanno più interesse, visto che ormai EXPO 2000 ha ceduto tutto? Continua ad esistere per gestire le passività, le più grosse passività - di importanza rilevante - del Centro Congressi del Lingotto? Allora veramente costituiamo una società che abbia un indirizzo non più fieristico, ma di carattere turistico-culturale, che probabilmente svolgerà meglio il suo compito cambiamone lo Statuto e la ragione sociale.
EXPO 2000 esiste forse per gestire le fiere che si fanno a Torino Esposizioni? E' sufficiente la gestione delle fiere, che già sono consolidate in Torino Esposizioni, per mantenere in piedi una società come quella? Ci pensi bene, Assessore, perché quando verranno fuori i discorsi delle partecipate, saranno questi i primi discorsi che bisognerà cercare di verificare a fondo, o quello del fatto che EXPO 2000, essendo state svendute tutte le sue competenze al dottor Cazzola, non ha più ragione di essere.
Guardi, Assessore, sono talmente per il libero mercato e anche per il discorso degli interessi privati che non ho nulla contro la FIAT e contro il dottor Cazzola, che hanno fatto i loro interessi; ce l'ho con il pubblico che non ha saputo difendere i suoi interessi nei confronti dei privati. I privati hanno fatto solo la loro attività di azienda privata siamo noi che non abbiamo fatto il nostro dovere di amministratori pubblici. Poi il futuro ci darà o meno ragione rispetto a questo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, mi pare che il dibattito di quest'oggi arrivi con un po' di ritardo rispetto a quelle che erano state le richieste di una parte di Consiglieri in quest'aula, ma soprattutto rispetto a quelle che erano state le avvisaglie di una situazione che alcuni di noi ritenevano particolarmente preoccupante. E l'attenzione con cui si svolge oggi il dibattito è un chiaro esempio che - se mai ci fosse bisogno di dichiararlo ancora una volta - come al solito, vincono i poteri forti sui poteri deboli. Ormai tutto è già stato deciso: accontentiamo qualche Consigliere che altrimenti potrebbe dare in escandescenze e cerchiamo di utilizzare quest'aula come se fosse un utile sfogatoio.
Perché parlo in questi termini, non dispregiativi, ma non del tutto rispettosi del dibattito che avviene in quest'aula? Presidente ed Assessore, in quest'aula si dicono un sacco di cose, si votano un sacco di ordini del giorno, si prendono un sacco di impegni e poi, alla fine, tutte queste cose puntualmente non vengono mantenute.
Non voglio neanche rifare la storia che parte addirittura da quasi un anno fa, quando, con un'interrogazione firmata anche da altri colleghi (mi pare all'epoca dalla Consigliera Benso, dal Consigliere Montabone e dal Consigliere Picchioni), avevamo sottolineato alcune perplessità e preoccupazioni, come amministratori pubblici, rispetto ad una ventilata ipotesi di cessioni e di acquisti da parte del privato.
La nostra preoccupazione - l'ha detto poc'anzi il Consigliere Montabone e lo voglio confermare - non era, in qualche modo, di porci di traverso nei confronti di questi poteri forti, ma era nell'indirizzo esattamente opposto, per cercare di tutelare quelli che erano interessi pubblici peraltro tutelati da una legge regionale che aveva istituito EXPO 2000 e che parlava chiaro in questa direzione.
All'epoca abbiamo approvato all'unanimità dei presenti - c'erano 38 Consiglieri in quest'aula - un ordine del giorno che impegnava la Giunta a portare preventivamente in discussione in Consiglio qualsiasi decisione che avesse riguardato l'assetto societario di EXPO 2000.
Dico di più. Questo ordine del giorno era un documento che voleva sostanzialmente dire: cerchiamo di tutelare con estrema attenzione quelli che sono gli interessi del pubblico, però vediamo di essere coerenti con quello che è stato il programma della Giunta regionale presentato nel 1995 che aveva come interesse quello di avviare un discorso di politica fieristica e quindi di sviluppo, in particolare proprio di quell'area, in chiave turistica, che poteva interessare non solo in modo specifico la città di Torino, ma anche tutta la Regione.
Ebbene, le tappe di quello che è capitato da quel Consiglio regionale del 21 luglio dell'anno scorso le conosciamo (in parte le ha sottolineate il Consigliere Montabone). Abbiamo avuto l'onore di sentire molte dichiarazioni da parte del signor Cazzola, sul quale - devo dire - c'è e c'è stata da parte mia anche una sorta di apprezzamento, perché è un imprenditore capace, che purtroppo alcune volte ha dichiarato cose che non si sono avverate, ma sicuramente un grande comunicatore e un personaggio indubbiamente capace nel suo settore.
Pertanto, mi chiedo, su questa vicenda - e non entro nel merito delle cose su cui è già entrato il collega - se l'indice dell'interesse della Giunta è dato, per esempio, dal brusìo che sento intorno e dall'assenza dell'Assessore Pichetto, che fuma.



PRESIDENTE

E' ai margini dell'aula.



ANGELERI Antonello

Lo dicevo per lui, perché gli fa male. Era detto con affetto: fumare fa male, per cui lo invitavo a risedersi così era costretto a spegnere la sigaretta.
Mi chiedo se questa istituzione si preoccupa di difendere realmente gli interessi dei più deboli, oppure soltanto gli interessi di quei pochi forti che in questa regione, come abbiamo verificato anche in questo caso determinano le scelte importanti, scavalcando anche quelle che sono opinioni, deliberazioni, ordini del giorno, comunicati, dichiarazioni fatte in quest'aula non solo dal sottoscritto e da altri colleghi, ma dal Presidente, e che non voglio rileggere perché sono agli atti.
Mi chiedo allora - ed è l'unica domanda che pongo al Presidente e all'Assessore - qual è la politica della Regione Piemonte sul sistema fieristico. Su questo vorrei una risposta da parte del Presidente e da parte dell'Assessore perché, a questo punto, mi pare di non capire più in quale direzione la Regione vuole andare. E non mi soffermo ovviamente sulla situazione relativa al finanziamento del IV Padiglione, non mi soffermo sulla vendita del ramo d'impresa, non mi soffermo su alcuni argomenti che ha sottolineato l'Assessore nella sua relazione e che sono stati ripresi dal collega Montabone, perché mi sembra che, a questo punto, ci sia un nodo da sciogliere. La politica dell'istituzione regionale è ancora indirizzata a sviluppare il polo fieristico come centro di sviluppo economico della Regione Piemonte? Se questa mia domanda troverà risposta da parte del Presidente e dell'Assessore potrò proseguire con il mio intervento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



ANGELERI Antonello

Scusi, Presidente, non ho terminato il mio intervento.



PRESIDENTE

Non appena il Presidente o l'Assessore riterrà di risponderle darò loro la parola. A lei, Consigliere, ho segnato un credito di tempo.
Prego, Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, in questa vicenda bisognerebbe verificare se qualcuno ha violato delle leggi. Assessore Pichetto, se la Regione Piemonte vìola una propria legge, chi deve intervenire? Qual è il luogo di tutela? Se la Regione Piemonte, che ha emanato la legge dei Centri fieristici, vìola la stessa con comportamenti propri e dei suoi rappresentanti in EXPO 2000, chi è che può dire qualcosa? A me sembra che i presupposti per una violazione della legge sui Centri fieristici da parte della Regione Piemonte ci siano.
La domanda del Consigliere Angeleri, dal mio punto di vista assolutamente retorica, ha una sola risposta: il fatto che la Regione e suoi rappresentanti, primo fra tutti l'Assessore, acconsentano che una struttura nata per svolgere una politica fieristica si riduca, in pratica ad una struttura che sostiene delle poltrone per qualcuno, nega ogni possibilità alla Regione Piemonte di avere a disposizione un centro per la politica fieristica. Questa è la pura e nuda verità. La Regione non ha più un Centro fieristico con le caratteristiche previste dalla legge: quel "povero" Centro fieristico si è spogliato completamente delle attività che la legge prevedeva.
Questo è il primo illecito da verificare. Vi è poi un secondo illecito civile: vi è una società a partecipazione pubblica in passivo; nonostante svolga alcune attività in attivo, la somma con quelle in passivo dà risultato negativo. E la Regione, cosa fa? Vende le attività che generano valore attivo e, senza sciogliere la società, tiene per sé le attività in passivo. Se questo non è un illecito impoverimento della società stessa, se non è un impoverimento patrimoniale sanzionabile perlomeno in termini di Codice Civile, mi chiedo cosa sia. Cosa ha fatto la Regione di fronte a questa fattispecie? A questo punto, la proposta del mio Gruppo è che si sciolga EXPO 2000 divenuta luogo per delle prebende per qualcuno; infatti, così com'è strutturata, non è una società in grado di svolgere i compiti previsti dalla legge. Scioglietela! Mandate a casa chi vi avete nominato: lì non fanno assolutamente nulla! Gli scenari sono molto preoccupanti; come tante altre cose che succedono a questo mondo, non si riuscirà a sapere com'è andata veramente.
Non si saprà mai il motivo per cui un imprenditore spende 200 miliardi per l'acquisto di alcuni marchi. Non si saprà mai. Si capisce unicamente che il Centro fieristico, oggi, si chiama "Cazzola" e non "Regione Piemonte" e che la politica fieristica non è più svolta dalla Regione, la cui sudditanza ad interessi palesi ed occulti permette all'imprenditore Cazzola di realizzare attività, purché non siano in concorrenza con la Regione Piemonte e con EXPO 2000, anche perché quest'ultima non fa più quasi nulla.
Vi si dice: "Attenzione! Se l'imprenditore Cazzola organizza il Salone della Musica, entra in concorrenza con EXPO 2000 e la Regione!". Ma quale patto di non concorrenza? Sulla base delle mie conoscenze quel patto non esiste, perché la non concorrenza dovrebbe essere tra le attività dell'imprenditore Cazzola e quelle di EXPO 2000. Non mi pare che il Salone della Musica e quello del Libro rientrino tra le attività di EXPO 2000, ma tra quelle di una fondazione. Cazzola vi può ridere addosso! Si farà una grande risata quando gli direte di tenersi il marchio del Salone della Musica, ma che lo stesso non lo potrà organizzare! L'imprenditore Cazzola ha tutti i diritti di tenere il Salone della Musica in concorrenza con la Regione e con la fondazione.
Questa la situazione in cui ci avete cacciato; questo è dilapidare il patrimonio pubblico, a favore di un soggetto privato. Chiaramente, dal punto di vista di un Amministratore delegato al quale scippano tutte le attività economicamente valide di una società, si potrebbe come minimo dire, prima di imbarcarsi nella costruzione di un padiglione per realizzare attività in ampliamento quando non ci sono più i rami di impresa: "Fatevelo voi. Se lo faccia l'Assessore Pichetto o il Presidente Ghigo il IV Padiglione. Io, Amministratore delegato di una società che non ha più nulla se non delle attività perdenti, come imposto il futuro di questa società ampliando un padiglione quando non ho più di che riempirlo e quando mi hanno costretto o indotto a vendere i rami di impresa?".
Rimane, inoltre, stupefacente il fatto che la Regione Piemonte non conosca i contratti e non sappia niente. O è superficialità e poca attenzione da parte dell'Assessore o è arroganza da parte di EXPO 2000, ma di certo non è un momento alto dell'azione regionale.
Chiedo al Presidente del Consiglio che sia messo a verbale e che accerti con le prassi di rito che ella individua se l'Assessore Pichetto e il Presidente Ghigo hanno violato la legge regionale istitutiva di EXPO 2000 e se vi sia stato un illecito civile a carico di EXPO 2000 quando si è disfatta dei marchi. Chiedo inoltre al Presidente Ghigo - penso che spetti a lui farlo - di sciogliere e di avviare la procedura di scioglimento di EXPO 2000. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Spagnuolo.
La Giunta ha ricevuto una domanda da parte del Consigliere Angeleri; se riterrà di rispondere, potrà farlo.
Prego, Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Signor Presidente, la domanda che ha fatto il Consigliere Angeleri dovrebbe rappresentare, in qualche modo, la sostanza di questo dibattito.
Infatti l'Assessore Pichetto ci ha fatto una relazione che io ho ascoltato ma nella quale non ci ha detto sostanzialmente che cosa la Regione intende fare. Ed è stridente il suo atteggiamento; sono stridenti questi contenuti e lo sono particolarmente in una giornata - se non sbaglio oggi è il 9 marzo - dove i giornali (La Stampa, Repubblica) parlano, a piene pagine, di comportamenti molto determinati, se non molto aggressivi, dell'imprenditore Cazzola. Repubblica titola: "Sfida-rivicita di Cazzola"; se non sbaglio, La Stampa titola: "Sfida-rivincita di Cazzola"; se non sbaglio, Repubblica, in data di oggi, dice addirittura che Cazzola sfida Picchioni C. (è scritto nell'occhiello). Vorremmo sapere chi sono i "C.", se poi il collega Picchioni può specificarlo. Altri titoli: "Abbiamo comprato il marchio da Accornero per 300 milioni" e ancora: "Faremo noi il Salone della Musica".
Siamo veramente un po' sconcertati, perché giustamente il collega Angeleri ha fatto una domanda, ma quella domanda, a nostro sommesso avviso avrebbe dovuto essere il senso dell'intervento della Giunta. Altrimenti ci troviamo sempre davanti ad una Giunta che, quando va bene, dopo un po' di tempo (ma questo per concorso di tutti, per carità) ci relaziona su che cosa sta avvenendo; poi troviamo evidentemente lacune, imprecisioni, ecc.
ma intanto ci relaziona. Tuttavia, non ci dice qual è il suo orientamento né come intende intervenire, in questo caso, sulle politiche di EXPO 2000 e sulle politiche, peraltro ritenute determinantissime, di un Centro fieristico.
Io, per caso, oggi segnalo l'assenza dello stesso Assessore al turismo che, in qualche modo, una qualche forma di interesse a questa vicenda la dovrebbe anche avere, oltre che del...



(Commenti in aula)



SPAGNUOLO Carla

Io non l'ho visto. Ah, è là che parla: magari si informa dalla nostra carissima dirigente.
Noto comunque che non ci sono queste risposte. Non ci sono state sino a questo momento; fino a questo momento, non ci sono stati indirizzi né da parte dell'Assessore Pichetto né da parte dell'Assessore al turismo. Ci sono invece le dichiarazioni che citavo prima, chiare e nette. Il cittadino che legge i giornali ritiene che l'unico detentore di queste politiche sia Cazzola.
Devo però dire che, anche venendo in quest'aula, se ne deduce lo stesso tipo di convinzione. Fateci capire meglio! Noi abbiamo delle domande molto precise (le rivolgo a chi guida la Giunta e all'Assessore che segue per materia questo problema): a che cosa serve oggi EXPO 2000? Domande molto semplici, banali: a che cosa serve oggi EXPO 2000? Qualcuno ha detto: "A dare degli incarichi". Se è per questo ci sono parecchie situazioni che servono a dare degli incarichi e basta, ma qui abbiamo anche una situazione di forte esposizione dal punto di vista economico.
L'altra domanda è: qual è la politica della Regione in questo campo? Ripeto: noi vediamo chiaramente la politica aggressiva di Cazzola, ma non è chiara la risposta a questa domanda.
Ricordo - non so se il Presidente o la Giunta lo ricordano - che circa un anno e mezzo fa il nostro Gruppo, in particolare la sottoscritta, aveva presentato un'interrogazione su una "notiziola" apparsa di lato, molto di lato, in una delle pagine nazionali di un giornale. Un trafiletto, che diceva: "Non si fa a Torino il Salone del Veicolo Industriale". Presentai un'interrogazione in merito e, anche dai contatti che nel frattempo avevo avuto con EXPO 2000, emerse che effettivamente EXPO 2000, dal fatto che all'improvviso era stato annullato il Salone del Veicolo Industriale ed era stato annullato quando il plateatico era già stato comprato, aveva avuto un danno notevolissimo. Allora si diedero, anche in quest'aula, tutta una serie di interpretazioni. Oggi rilevo che la Regione, anche in quel caso fu spettatrice di una vicenda; EXPO 2000 ne aveva subìto un danno, ma non si enunciò una politica in questa direzione né dei correttivi.
Leggo, sempre in data di oggi, 9 marzo, che invece Cazzola dice: "Rilanceremo il Salone del Veicolo Industriale; creeremo delle nuove rassegne; il Lingotto è arrivato ad un livello molto basso, è davvero oggi un Lingotto molto basso", e via di seguito, nel senso vi è anche l'intenzione di rilanciare il Salone del Veicolo Industriale.
Peraltro, mi sembra che la domanda posta dal collega Montabone in proposito - "Dove ce lo ritroveremo?" - sia più che legittima, da questo punto di vista, per cui vorremmo avere delle risposte da parte della Giunta.
Chiedo, inoltre, se all'Assessore risulta che anche per il Salone di cui abbiamo discusso, organizzato a cura della Regione e della Events EXPO 2000, abbia avuto dei danni di carattere economico. Mi risulta che vi siano danni di carattere economico anche da quella vicenda (mi riferisco al Salone della Formazione e dell'Educazione): vorrei che mi venissero quantificati. Mi risulta che EXPO 2000 abbia circa 200 milioni di deficit allora si parlò di oltre 700 milioni per il Salone del Veicolo Industriale.
Tutto questo avviene, ma si tratta di questioni che bisognerebbe conoscere! Contemporaneamente, invece, leggiamo che c'è chi avanza tutta una serie di politiche e dice: "Siamo giunti ad un livello molto basso".
E' chiaro che se una partecipata della Regione, che ha una sua legge molto precisa, colleziona questa serie di buchi (ai quali in qualche modo interviene e partecipa la Regione Piemonte, o non partecipa) ci sono anche delle responsabilità, che stanno nelle domande e nelle richieste che il Consigliere Chiezzi ha fatto al Presidente del Consiglio regionale.
Intendo dire che se EXPO 2000 ha aggiunto anche dei buchi dal punto di vista del passivo su un Salone organizzato dalla Regione, è chiaro che siamo in un vortice e che si aprono - vedo gli occhi a questo punto attenti dell'Assessore Pichetto - degli altri livelli di responsabilità. D'altro canto, l'Assessore Masaracchio nella sua lettera (che ho riletto con grande attenzione) lo aveva segnalato.
Rileviamo dunque che, ancora una volta, vi è una mancanza di governo di queste vicende; vi è una non rispondenza ai compiti previsti per la Regione Piemonte dalle leggi istitutive delle partecipate.
Chiediamo che vi siano, per cortesia, delle risposte; delle risposte che riguardano il ruolo di EXPO 2000. La domanda è semplice: "A che cosa serve oggi EXPO 2000? Quali sono i passivi che EXPO 2000 ha accumulato anche per provate responsabilità della Regione, per mancanza di vigilanza?". Sul Salone del Veicolo Industriale, che allora non si fece determinando un danno, la Regione Piemonte non disse una parola. Ci fu un'interrogazione da parte nostra, che ebbe una risposta quasi casuale. Di nuovo eravamo spettatori; invece, queste sono delle gravi responsabilità di carattere politico.
Ci preoccupa moltissimo il futuro del Salone del Libro e del Salone della Musica. Ricordo che in occasione del Salone del Libro, essendo stata tra gli amministratori che avevano responsabilità al Comune di Torino quando ci furono le battute iniziali del Salone, noi lo difendemmo per questa città e per questa regione con le unghie e con i denti, arrivando poi alla realizzazione della Fondazione. Leggere oggi queste cose, leggere che il "patron" di Promotor sfida Picchioni C. mi preoccupa moltissimo.
Consegno queste domande e queste preoccupazioni a quest'aula e alla Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

L'anomalia del Piemonte, per quanto riguarda le strutture e gli Enti di gestione del suo sistema fieristico, viene sicuramente un po' più da lontano, anche se adesso ha avuto un'involuzione allarmante. Non so collega Pichetto, come intendi immaginarla, ma sicuramente è catastrofica e dirò perché.
A differenza di tutte le altre Regioni - ho fatto qualche approfondimento - dove gli Enti pubblici sono proprietari dei muri e, in qualche maniera, detentori della proprietà immobiliare e morale dell'Ente fieristico, che poi ai fini gestionali assegnano, attraverso regolari procedure di appalto, a gestori privati in grado di trarre sicuramente degli utili, noi siamo in una situazione in cui non siamo proprietari di niente, perché non abbiamo mai voluto diventare proprietari di qualcosa.
Storicamente, è una battaglia che abbiamo fatto in quest'aula. Siccome l'attività del Consiglio non si interrompe al termine di ogni legislatura in qualche maniera una continuità comporta una serie di elementi, anche di responsabilità, che vanno comunque evidenziati ed inventariati. Non abbiamo mai voluto diventare proprietari di qualcosa e quando abbiamo scelto di fare l'operazione Lingotto - tu non c'eri, ma i tuoi corrispondenti politici erano tra i sostenitori senza riserve dell'opportunità di quell'operazione: i Consiglieri Gallarini e Picchioni c'erano - è stata fatta perché la si riteneva una grande operazione di tipo urbanistico, che tale sicuramente fu. Anzi, dal punto di vista della valorizzazione urbanistica dell'immobile, credo che sia una delle operazioni che si possa di buon diritto definire apicale nella storia del nostro Paese e nella storia europea, considerato l'abbrivio di valori che ha preso quell'immobile (peraltro con una serie di interventi della Comunità Europea: I, II, III Padiglione, arrivando poi al IV Padiglione).
Chi pone la questione della trasparenza ha qualche ragione, perch come mi dicono, se in sede di Consiglio di amministrazione di EXPO 2000 è stata ventilata l'eventualità che, qualora si fosse fatta l'operazione di acquisizione dei 12 miliardi di intervento pubblico (o 20) per la sistemazione del IV Padiglione, si poteva incorrere in qualche ricorso alla Magistratura, è bene saperlo. Naturalmente, non posso avere gli elementi ma comunque si disse che quell'operazione andava bene così, perch trascinava con sé una serie di opportunità; però la Regione Piemonte aveva saldamente una struttura gestionale dotata di marchi, di dotazioni di tipo mobiliare (proprietà mobiliare) e poi disponeva di un livello di professionalità e di capacità operative che non ci impedirono di perdere qualche miliardo all'anno.
Devo anche dire, ad onor del vero, che negli ultimi due anni pare vi fosse una situazione di rallentamento di questo trend, quindi probabilmente, se una ragion d'essere aveva avuto la gestione pubblica quella ragione si stava via via manifestando e via via si produceva una situazione di miglioramento dei conti.
Adesso aspetto, perché a qualcuno della Giunta devo pur parlare ammesso che possa servire ancora a qualcosa. Chiunque intervenga qui dentro colleghi - si pone, per responsabilità della Giunta, la domanda se serva a qualcosa, rispondendosi in genere in modo un po' desolato. C'è un grande delta tra le responsabilità di un Ente come il nostro e il livello di consapevolezza che appare dalla conduzione delle assemblee. Questa è una situazione in cui la responsabilità e anche le questioni finanziarie sono di grande spessore.
Siamo pervenuti ad un'operazione extra-istituzionale, che noi non abbiamo osteggiato nella misura in cui si dice: "Passiamo". Abbiamo una situazione di tali certezze di controllo e di funzione della nostra struttura di EXPO 2000 che il passaggio alla gestione privata di una serie di attività si integra con questa - questa fu la spiegazione - nella prospettiva di un'ottimizzazione dei risultati e di una massimizzazione del potenziale operativo fieristico complessivo della nostra Regione.
Mi pare di constatare - è una domanda, Assessore Pichetto - di non essere in presenza di un "trend" integrativo, ma in presenza di un'operazione interamente finanziaria, come sono le operazioni che stanno mettendo a repentaglio il problema della tenuta dell'economia: finanziaria è l'operazione OP; sono finanziarie le operazioni Telecom; finanziaria, nel suo piccolo, è l'operazione di EXPO 2000, perché in realtà l'interlocutore Cazzola mi pare si stia adoperando per acquisire ciò che ha una valenza finanziaria. Perché deve pagare 300 milioni per un marchio - potendo evidentemente, esercitare un'azione diversa - se non per mettere fuori gioco un competitore, che nelle nostre intenzioni doveva essere, anzi veniva, proposto? Ricordo che il Presidente Ghigo aveva detto: "Ma i marchi più significativi (la Fiera del libro, il Salone della Musica, il Salone del Gusto) sono tutti di Fondazioni, appartengono a noi, quelli non corrono rischi". Già, "non corrono rischi", ma non è che, se tu lo possiedi, il marchio in sé non corre rischi, se non c'è un'operazione complessiva che lo assicura e tutela.
Tra l'altro, l'Assessore Pichetto più volte ha detto una cosa: che comunque qualsiasi operazione deve essere decisa dalla Regione, che ha la competenza nell'approvare il programma fieristico. In questo caso l'Assessore mi sembra un po' la maestra che ha il compito di valutare personaggi talmente potenti che può dare soltanto voti da dieci in su sostanzialmente. La vedo un po' così. Assessore, non è che sei in grado di controllare, attraverso questo controllo tecnico-politico-burocratico un'operazione finanziaria organizzativa di mercato di questa portata. Se poi è diverso, bisogna dirlo, ma eventualmente anche dimostrarlo.
In questo caso, alla fine della fiera, anche il richiamo può essere calzante, ma noi non saremmo neanche in grado di avere la gestione del Centro Congressi.
E' vero quello che mi suggeriva l'on. Picchioni prima: la FIAT gestisca il Centro Congressi, se non fosse che sappiamo benissimo che il Centro Congressi è - per consuetudine, in tutto il Paese - una struttura normalmente in perdita: la prendono, non la gestiscono, ma la chiudono e fanno qualche altra cosa. E' avvenuto anche così. La Città di Torino, dopo aver fatto un'operazione immobiliare ed urbanistica a tutto vantaggio di una struttura, rischia di trovarsi depauperata, anche dell'operatività del Centro Congressi. Per cui questa operazione diventa sempre più circoscritta alle opportunità aziendali e finanziarie dell'imprenditore: imprenditore abilissimo.
Mi hanno raccontato la storia di questo imprenditore. E' partito dall'Emilia, con buona volontà si è recato in Svezia, dove ha imparato a gestire bene i capannoni delle fiere. Adesso, grazie a questa operazione, è il primo in Italia.
Tra l'altro, informo - così a me risulta - che in tutte le strutture di Verona, Parma, Bologna e Milano, i Centri Congressi sono gestiti dagli Enti Fiere pubblici, i quali investono nell'operazione di interesse pubblico parte di quanto ricavano dagli appalti delle attività private. Ma se noi non abbiamo dei ritorni dalle attività private e ci occupiamo solo di gestire un Centro Congressi, è chiaro che ci ritroveremo a ripianare la perdita per un anno o due. Da quanto ho appreso, la Camera di Commercio non ripiana più, l'Unione Industriale non ripiana più, quindi il Centro Congressi, per un verso o per l'altro, è a repentaglio.
Bisogna capire che cosa se ne fa! EXPO 2000 gestisce ancora Torino Esposizioni, ma se Torino Esposizioni anziché essere un elemento correlato ad una grande struttura operativa sul piano torinese e regionale, diventa un elemento assunto come succedaneo, al limite - pretesa ovviamente improponibile - persino concorrenziale, è chiaro che nel giro di poco tempo quel miliardo e 700 milioni, che in qualche maniera EXPO 2000 si assume come manutenzione di quell'immobile ricadrà sul Comune di Torino, che non saprà cosa farsene, a meno che si metta da solo, in proprio, a gestire quella struttura.
Siamo di fronte ad un'altra di quelle situazioni riccamente risolte quando ci dicevano che avevamo le due alternative: il Lingotto collegato e Torino Esposizioni collegato. Abbiamo i due moduli - è perfino scritto nella legge - un'integrazione che è perfetta dal punto di vista di ciò che offre Torino. Quindi, facciamo il lavoro per l'urbanistica della città e valorizziamo le strutture esistenti; abbiamo perfino un Ente dotato di professionalità.
Presidente, parlo a nome di un Gruppo che non si è opposto all'idea di inserire un operatore privato per utilizzare delle capacità e dei dinamismi di tipo imprenditoriale, ma siamo preoccupati di essere all'interno di una spirale di consunzione, in cui, praticamente, ci restano in mano i costi di una perdita che non potrà che diventare ingente. Non abbiamo protetto le nostre Fondazioni rispetto alla valorizzazione delle loro attività malgrado l'investimento culturale, del personale, del talento che sanno esprimere e dell'attenzione che si sono sapute conquistare.
Sono anch'io, in qualche maniera, tentato di prospettare l'ipotesi come unica, dello scioglimento di EXPO 2000, in quanto sono venute meno tutte le ragioni d'essere. E' venuto meno il core business di EXPO 2000: non esiste più. E' come se una società, addetta alla costruzione di automobili, si occupasse anche della costruzione di due o tre biciclette ma adesso dovrebbe costruire solo più biciclette, il che è un'altra cosa.
Quindi, questo interrogativo incombe su di noi.
E' certo che per la Città di Torino, per la Provincia di Torino e per noi Regione Piemonte, il problema di come vive, com'è organizzato il sistema di promozione fieristica, intesa anche come promozione delle nostre attività e non soltanto come "business" commerciale, è un grosso interrogativo. Noi a questo dobbiamo rispondere.
Lei, Presidente, sa che la Regione Piemonte è la prima Regione per produzione, qualità, direi anche, per vocazione, nel settore dei vini? Una volta esisteva il Vini-Incontri, che si è lasciato dissolvere e che oggi non è stato preso in considerazione. Tuttavia, ad Alba ed in altre zone lavorano per organizzare una manifestazione che a livello empirico sembra di grande attrattiva, di grande interesse, ma che probabilmente non lo è e non lo sarà mai per l'imprenditore che gestisce attualmente il nostro sistema fieristico.
Noi abbiamo un sistema economico rispetto al quale il nostro sistema fieristico non dialoga più, perché manca la garanzia dell'Ente pubblico concessionario al privato delle attività di organizzazione e gestione.
Termino l'intervento chiedendo di sciogliere EXPO 2000 e di rivedere come si possono gestire le attività che non sono confluite. In questo modo evitiamo di incorrere in ulteriori situazioni di perdita e anche di mantenimento di una situazione che non dico serve a pagare le prebende prescindo dalla considerazione più amara pessimistica - ma che in realtà non ha più il suo core business e non è più in grado di perseguire i suoi obiettivi.
Francamente, sono trascorsi sei mesi da quando l'operazione è in corso.
Siamo andati regredendo nella prospettiva, dunque aspettiamo delle risposte sul futuro del sistema fieristico e sul futuro di EXPO 2000.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Presidente, sono un po' stupito da molti interventi che mi hanno preceduto, perché partono da un assunto e da un principio, a mio avviso assolutamente sbagliato.
Innanzitutto, l'approccio minimalista, per cui - passatemi la battuta "si stava meglio quando si stava peggio". Andava molto bene il piccolo cabotaggio, in fondo perdevamo solo qualche miliardo all'anno; in fondo continuavamo a rinunciare a tutta una serie di fiere; in fondo non riuscivamo a gestirle, perché queste fiere perdevano visitatori, perdevano standisti, però la Regione - a detta di alcuni interventi che mi hanno preceduto - manteneva questo potere consistente di gestire una società in perdita, che gestiva manifestazioni spesso in perdita, e che ogni anno accumulava un bel deficit, ma tutti erano contenti.
Sinceramente questo approccio minimalista lo considero anche profondamente sbagliato, perché è la tipica mentalità del pubblico assistenziale. Nessuno organizza le fiere, pertanto le gestiamo noi, che le gestiamo poco e male, le gestiamo sempre meno, però va bene così, perch abbiamo qualche tipo di potere sulla programmazione: caspita, una bella soddisfazione avere il potere sulla programmazione di cose che finiscono sempre in perdita! Sinceramente - se mi passate la battuta - preferirei rinunciarci perché vuol dire che, evidentemente, non sono stato in grado di fare una politica fieristica, anzi, al contrario, sono stato talmente capace, con le passate gestioni, a gestire la programmazione delle fiere che andavano quasi tutte male. La società continuava ad accumulare deficit. Mi sembra questo un approccio sbagliato. Da questo deriva il fatto che noi sostenemmo e sosteniamo - l'assoluta coerenza e giustezza dell'atteggiamento dell'Assessore Pichetto e della Giunta. Mi chiedo: cosa avremmo potuto fare di alternativo? Ringrazio il cielo - per non scomodare i santi - che, a differenza di quanto accaduto in altre Regioni, questa Regione non abbia voluto comprare i cosiddetti muri; ci mancava solo più questo cadeau alla grande madre di tutte le battaglie di questa città (che poi si chiama FIAT). Ci mancava solo più che, oltre a gestire le perdite, ci comprassimo anche il calcinaccio di fine secolo. Così saremmo stati tutti contenti: avremmo buttato via 230 miliardi oltre a gestirci quei 10/12 miliardi di passivo ogni anno; però avremmo avuto i muri! Importante! Avremmo avuto i muri neanche belli, avremmo avuto dei muri decadenti, che solo per la manutenzione ci avrebbero resi poveri.
Avremmo continuato a pianificare, avendo il bastone del comando, una bella serie di fiere in perdita, però saremmo stati molto più contenti perché avremmo potuto dire "comando io", un po' come il naufrago che approda sull'atollo deserto e dice "però qui sono il re". Ognuno cerca le sue soddisfazioni dove può, ma a noi questa non sembra una grande soddisfazione.
Quindi, quando la Giunta ha intrapreso la strada che poi ha portato alla vendita all'imprenditore Cazzola, ha fatto bene. Noi in quella sede dicemmo che le cose non funzionavano - è un dato oggettivo, perché quando una cosa è in perdita non funziona - e se il signor Paperon De Paperoni che vuole venire a Torino a potenziare la città come polo fieristico di respiro nazionale europeo, ha i soldi per farlo e li vuole investire, tanto di guadagnato! Perché dire di no? Per avere la soddisfazione di dire di essere il re sull'atollo deserto? E' un po' poco per la Regione, per il ruolo che ha interpretato. Ma è poco anche per la Città di Torino, che - guarda caso - dovrebbe aver avuto già nel passato tutto l'interesse di fare di Torino un polo fieristico di livello nazionale; se ne è sempre disinteressata, ha fatto non uno, ma dieci passi indietro, perché alle Giunte di Torino degli ultimi vent'anni non è mai interessato che Torino diventasse un polo fieristico, tant'è che non si sono mai impegnate, nemmeno con delle quote minime in EXPO 2000! Allora, da che parte vengono le critiche? Da parte di quelle parti politiche che hanno fatto sì che in questi anni la Provincia e il Comune di Torino si disinteressassero completamente del fatto che questa città potesse avere un ruolo preminente nel campo fieristico. Ecco da dove vengono le critiche: da chi è stato - scusate, ma credo che sia un dato oggettivo - politicamente colpevole, politicamente corresponsabile del fatto che a Torino non sia nato, non sia cresciuto, non si sia sviluppato ad un certo livello il polo fieristico, perché in questa città, in questa provincia non c'è mai stata la sensibilità politica di cercare una via alternativa per portare alla città capitali, per portare turismo, per portare espositori, giornalisti, vivacità e movimento. Questa è la verità! Non l'hanno mai fatto, non l'hanno mai voluto fare.
E adesso di cosa si incolpa la Regione Piemonte? Di aver tentato la via del mercato, anche per dare modo e possibilità a questa città di svilupparsi, di crearsi un futuro alternativo anche nel campo delle fiere perché comunque - poi passiamo un attimo al Salone del Libro - questo imprenditore mette i soldi, si propone - e ci mancherebbe altro! - di raddoppiare il monte da 16 miliardi a 30, e noi gli auguriamo addirittura di riuscirci, perché alla fine se a Torino riesce a portare più mostre, più persone, più visitatori, più capitali, qualcuno si dovrebbe offendere? E' la città che ci guadagna. Però, noi non abbiamo i muri; non abbiamo i muri non possiamo dire "sono re sull'atollo".
Sinceramente, ribadisco quello che abbiamo detto prima: non ci interessa. D'altra parte, il pubblico ha dimostrato con i conti di non essere in grado di gestire bene, perché non è la sua vocazione, perch certe cose possono essere fatte dai privati, indipendentemente - ripeto da chi ha gestito nel passato, forse troppo legato dalla politica, dalle tendenze del momento...



(Interruzione fuori microfono del Consigliere Montabone)



GHIGLIA Agostino

Renato, io leggo i bilanci. Della FIAT ho già parlato, non ho mai avuto paranoie anti-FIAT, però credo di aver sempre parlato molto chiaro sul ruolo della FIAT fin da quando presentai una denuncia contro il Piano Regolatore di Torino. A me, sulla FIAT, proprio nessuno può dire nulla comunque, non stiamo parlando della FIAT che, tra l'altro, utilmente secondo qualcuno - voleva venderci i muri, i famosi muri, e che così ci avrebbe venduto pure il calcinaccio.
Ho parlato prima di regalo. Guarda caso, i soliti "poteri forti" di questa città - facciamo i nomi o nominiamo solo gli Enti di riferimento? che citiamo entrambi, la Camera di Commercio piuttosto che i Salza, fanno un passo indietro. Perché non ne hanno fatti due in avanti prima? Adesso viene usata questa mossa per dire: "Ah, ma voi avete fallito!".
E qual è stato, invece, il ruolo strategico-imprenditoriale positivo che essi, che ora fanno un passo indietro, hanno svolto negli anni passati? Lo stesso che hanno svolto il Comune di Torino e la Provincia di Torino, lo stesso: nulla.
Il Centro Congressi: interessante, l'argomento è molto interessante.
Perché non se ne accolla il Comune di Torino? Io ho un'idea rivoluzionaria: se ne accolli il Comune di Torino. Il Sindaco di questa città dimostri una volta tanto, visto che il Centro Congressi - condivido - è importante per la città (l'avete detto voi, è importante più per la città che per la Regione), la volontà di accollarsi il Centro Congressi. Perché non lo fa? Potrebbe essere un'idea, no? Studiamo una nuova forma di società, in cui finalmente il Comune di Torino si assuma e si carichi di qualche responsabilità, perché siamo a Torino, il Centro Congressi è a Torino l'interesse del fatto di avere a Torino presenze, congressisti e quant'altro è della città; non credo che interessi più di tanto il Comune di Cuneo! Compia la Città di Torino un grande atto di responsabilità, recuperi il tempo che ha perduto e si muova nei confronti della Regione - anche con il nostro aiuto, anche se non è competenza della Regione gestire il Centro Congressi - magari con una proposta di cogestione del Centro Congressi. La Giunta potrà valutare questa idea.
Sinceramente, gridare oggi al fatto che è stata una politica fallimentare e che si è svenduto, è strumentale. Nessuno è riuscito a convincerci di questo né soprattutto ha proposto delle alternative, perch non ve ne sono. Il dato oggettivo è che prima si perdeva e l'alternativa non c'era, neanche avessimo messo Babbo Natale ad EXPO 2000! Allora, se l'alternativa era continuare a perdere per avere la soddisfazione di dire: "Comando, ma sono uno straccione", sinceramente non comprendo assolutamente né il tenore né la sostanza delle critiche che, a mio avviso e ad avviso di Alleanza Nazionale, ingiustamente sono state mosse alla Giunta regionale e all'Assessore Pichetto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Presidente, ho la sensazione che qualche collega della maggioranza, e non ultimo il collega che mi preceduto, dimentichi che è da quattro anni che ha responsabilità di governo della Regione Piemonte; forse lo dimentica anche l'Assessore. Credo che a questo punto, dopo quattro anni, siamo nelle condizioni di mettere assieme gli avvenimenti relativamente ad EXPO 2000 e al sistema fieristico per notare innanzitutto che la Giunta regionale piemontese ha buttato al vento 6 miliardi e mezzo di aumento di capitale di EXPO 2000. Sei miliardi e mezzo di aumento di capitale fatti dalla Giunta regionale del Piemonte, fatti dalla Giunta Ghigo. Sei miliardi e mezzo di aumento di capitale, Ghiglia: lo ripeto!



SAITTA Antonino

GHIGLIA Agostino (fuori microfono)



SAITTA Antonino

Per impedire che la città perdesse quelle poche fiere che aveva!



SAITTA Antonino

Ma smettila con Torino! Qui non siamo in Comune! Sei sempre così astioso, perché il tuo problema è Torino, non tanto la Regione...



SAITTA Antonino

GHIGLIA Agostino (fuori microfono)



SAITTA Antonino

Sei tu che sei astioso! Mi chiami in causa perché non sai cosa dire!



SAITTA Antonino

Io dico che la Giunta regionale del Piemonte ha speso 6 miliardi e mezzo di aumento di capitale; dopodiché ha deciso e ha lavorato per vendere una parte di EXPO 2000 ad un privato. Questo è il problema.
Volete che vi legga che cosa diceva il 30 luglio 1996 Caterina Ferrero relatrice dell'aumento di capitale di L. 3.680.000.000? Caterina Ferrero, nella relazione letta al Consiglio, diceva che "la Regione Piemonte, al fine di garantire alla società un'autonomia operativa che consenta al sistema fieristico regionale di competere con i grandi sistemi fieristici...". Questa era la motivazione: aumentiamo di 3 miliardi e 680 milioni, perché con questo aumento competeremo con il sistema internazionale.
Avevamo dei dubbi, perché non c'era una dimostrazione che questo sarebbe avvenuto; non per nulla votammo contro, ma la maggioranza, la stessa alla quale appartiene il Consigliere Ghiglia, votò l'aumento di capitale.
Quattro marzo 1998: terzo aumento di capitale di L. 2.815.000.000. Che cosa ci disse la relatrice del disegno di legge, sempre Caterina Ferrero? Ci disse: "La Regione Piemonte, al fine di garantire alla società un'autonomia operativa e una capacità di sviluppo che consenta al sistema fieristico regionale di competere con i grandi sistemi fieristici internazionali, intende sottoscrivere un aumento di capitale". Totale: 6 miliardi e mezzo di aumento di capitale.
Quattro mesi dopo, soltanto quattro mesi dopo l'aumento di capitale quindi dopo aver fatto questa operazione, che lasciava immaginare come EXPO 2000 sarebbe entrato nel sistema fieristico internazionale, Gilberto Pichetto, Assessore di questa Giunta, che aveva votato l'aumento di capitale, ci informa che il venir meno di una presenza diretta della Regione in EXPO 2000 non è poi così grave, perché in un colloquio con il signor Cazzola la Giunta regionale ha espresso la disponibilità a valutare uno scenario privato e a vendere un ramo d'azienda o i marchi. Gilberto Pichetto, lo stesso che votò quattro mesi prima l'aumento di capitale perché in questa maniera EXPO 2000 avrebbe raggiunto le vette internazionali! Inoltre, potrei anche citare il Presidente Ghigo, che in quello stesso dibattito disse cose analoghe: "La sopravvivenza di EXPO 2000 non si pu realizzare che attraverso l'aumento di capitale, ecc.".
Vi siete mai chiesti se siete coerenti con le posizioni che esprimete quando approvate le leggi? Altro che liberismo! Questo è lo statalismo più becero, in sostanza! Si fa un aumento di capitale per 6 miliardi e mezzo e poi, nel frattempo, Assessore Pichetto - ricordo i suoi interventi e soprattutto, quando li svolse - ci viene chiesto l'aumento di capitale di L. 2.815.000.000; questo il 4 marzo 1998, mentre lei il 27 luglio 1997, qui in aula, ci venne a spiegare che era in corso una trattativa con Cazzola. E mentre è in corso una trattativa con Cazzola, lei fa l'aumento di capitale di una società che pensava di...? Richiamo il suo intervento del 27 luglio 1997 e glielo leggo: "Il venir meno di una presenza diretta tramite uno strumento operativo come EXPO 2000...".



(Commenti in aula)



SAITTA Antonino

No, 1997. Questa è una sua... Sono due: questa è segnata dall'Assessore, magari è sbagliata.
In ogni caso, anche in quel periodo, nel momento dell'aumento di capitale, erano in corso delle trattative con Cazzola. Si è fatto un aumento di capitale - Assessore Masaracchio, lei ha la delega delle partecipazioni - per poi cedere ad un privato.
Continuiamo ad essere dell'opinione che la gestione del privato va bene, non ci siamo mai opposti a questo strumento; non possiamo però non notare che la presenza della Regione Piemonte in questa vicenda... Io spero che un giorno qualcuno - non so chi - esamini questi verbali, per verificare come si spendono i soldi, come si fanno gli aumenti di capitale: a qualcuno bisognerà renderne conto! Il fatto di impegnare 6 miliardi e mezzo di fondi regionali, per poi vendere, mi sembra veramente una cosa priva di senso! Può anche essere sbagliata la data, ma soltanto quattro mesi dopo dire: "Abbiamo sbagliato tutto, intervenga un privato"... Io spero che un giorno la Corte dei Conti si svegli e dica: "Ma come? Oggi dite una cosa e tre mesi dopo ne raccontate un'altra?". Mi sembra un fatto di una gravità complessivamente inaudita! Però pare che questo non interessi a nessuno.
In ogni caso, al di là di questo fatto, che continua a restare grave che è indice di complicità con i privati o di voltagabbanismo...
Voltagabbana: si dice una cosa oggi e domani si cambia. Le stesse persone identiche! Basta leggere le relazioni dell'aumento di capitale.
Senza voler essere formale, ed attenendomi alla lettura delle dichiarazioni fatte dall'Assessore Pichetto in quest'aula, dichiarazioni distribuite e dette in aula (alle dichiarazioni stampa, ai giornali non credo più, perché si dice tutto e il contrario di tutto), mi sembra che complessivamente ci sia un filo conduttore in tutta l'operazione. Un filo conduttore tenuto in mano saldamente dall'Assessore Pichetto su questa vicenda, il quale era dubbioso, anche lui, per i rilievi che sono stati fatti qui in aula, che l'operazione di cessione fosse non completamente conforme alla legge regionale.
Non per nulla, l'Assessore regionale, in diversi momenti e diverse occasioni, e anche il Presidente Ghigo, ci venne a raccontare che erano stati chiesti dei pareri legali e che l'operazione poteva avvenire.
Nella relazione è scritto: "In quanto EXPO 2000, sulla base delle finalità iscritte nel suo Statuto, conserva intatta la possibilità di continuare a svolgere attività fieristiche, non avendo ceduto il ramo aziendale relativo. Si ritiene dunque che sia assolto l'impegno deliberato dal Consiglio con l'ordine del giorno del 13 ottobre".
L'Assessore venne però a dirci una cosa diversa, cioè ci venne a dire che, se avesse mantenuto il ramo, avrebbe continuato a svolgere tutto; mi pare, invece, che sia stato ceduto il ramo. Quindi, c'è un cambiamento rispetto a quella posizione.
Dico che il filo era tenuto saldamente in mano dall'Assessore Pichetto perché sia dal primo che dal secondo intervento da lui fatto in aula era chiaro che l'obiettivo era quello - ed era sempre stato, come abbiamo sottolineato in diverse occasioni - di un atteggiamento di sudditanza nei confronti dell'operatore privato. Mi pare, infatti, che in diverse occasioni tutti abbiamo rilevato che l'Ente pubblico deve riuscire a mantenere non soltanto le autorizzazioni delle mostre - questo è importante, per carità, guai se dovessimo cedere anche ciò che ci compete ma tenere saldamente in mano pubblica la politica fieristica.
Non tutte le fiere possono essere fiere commerciali economicamente vantaggiose. Noi, come Regione Piemonte, possiamo avere un interesse a che alcune attività economiche e fieristiche, per il loro valore culturale possano essere anche in perdita e non garantire un profitto, perché questa è la politica, altrimenti la politica rinuncia a svolgere un suo ruolo. Se noi siamo soltanto lo sgabello per consentire e censire che un privato organizzi le attività che rendono, qual è il ruolo che svolgiamo? Non è un ruolo politico. Ci sono il Salone del Libro e il Salone della Musica, ma se ne possono inventare tanti altri. Se riteniamo utile per la collettività un Salone, che magari all'inizio potrebbe avere pochi visitatori, ma che si ritiene vantaggioso dal punto di vista della Regione Piemonte, dovremmo organizzarlo, ma chi lo fa oggi? Con la mancanza che non è stata neppure trattata una condizione per qualche mostra o per qualche altra iniziativa.
Questo è il vero problema, in sostanza. Non avete svolto alcun ruolo, vi siete totalmente appiattiti su una gestione dove il privato - il privato fa benissimo - quando ha di fronte a sé il vuoto politico, evidentemente, non può che trarne un vantaggio - cosa che noi sottolineiamo.
Oggi la situazione è questa: dobbiamo supplicare un privato anche per fare delle mostre - una cosa inaudita! Questi mi sembrano i rilievi fa fare; il che non toglie il fatto che debba essere il privato - collega Ghiglia - a gestire alcuni aspetti, ma che l'Ente pubblico, per una mostra due mostre, per un periodo, per uno spazio, per le modalità che potevano essere discusse in qualche maniera, deve mantenere questo ruolo, che è altamente politico.
In conclusione - siccome credo che queste sottolineature ormai non servano più a nulla, tanto è stato deciso tutto, il disegno c'è, si continua ad andare avanti - a noi non resta che protestare, cosa che stiamo facendo anche in questo momento. Spero che un giorno qualcuno vada a verificare i conti dell'aumento di capitale, come è successo per altre società partecipate, perché di questo si deve rendere conto, in quanto ci avete aggirato: avete fatto votare a questo Consiglio un aumento di capitale prospettando che EXPO 2000 avrebbe fatto grandi cose e poi invece, avete ceduto. Sono stato aggirato, avevo dei dubbi, ma immagino che qualche Consigliere di maggioranza, che ha votato sulla base della relazione dell'Assessore Pichetto e della Consigliera Caterina Ferrero quell'aumento di capitale di 6 miliardi e mezzo, si chieda: "Perché ci avete fatto votare l'aumento di capitale se poi avete venduto?". Ma cosa avete fatto fare? E' possibile che nessuno abbia la capacità di reagire alle modalità con le quali è stata costruita questa operazione? Questa mi sembra la sostanza del problema.
In ogni caso, credo che EXPO 2000 debba essere chiuso. Di Promark ne abbiamo già avuta una; anzi, Assessore, cerchi di fare in fretta, perch c'è ancora il Commissario alla Promark, se non sbaglio. Faccia in modo che questa operazione si concluda, non la tenga ancora lì, per evitare che diventi, anch'essa, una prebenda, pur essendo morta, in sostanza. Faccia chiudere Promark. Non faccia in modo che EXPO 2000 diventi una Promark e che poi venga messo in liquidazione tra qualche anno. Se c'è qualche decisione da assumere, la assuma. Faccia ciò che ha chiesto la sua Giunta nel momento in cui si è presentata in quest'aula: operare secondo la cultura d'impresa. A me sembra che questa cultura d'impresa, anche in questa occasione, non emerga. La cultura d'impresa vuole che quando le società non rendono, come una società pubblica, vengano chiuse, anzich procedere con l'aumento di capitale; ma i soldi non sono né del Presidente Ghigo né dell'Assessore Pichetto né dell'Assessore Masaracchio, quindi si può anche fare finta di declamare all'esterno una cultura d'impresa e mettere mano agli aumenti di capitale con il denaro pubblico. Altro che liberismo, in sostanza! Assessore, anche sulla vicenda del rapporto con Promoter, non so se ci sono ancora degli spazi, ma faccia valere un ruolo politico, non si appiattisca sulle posizioni del privato. Questo non è neppure liberismo perché il liberismo lo intendo - sotto questo aspetto mi considero liberista - come garanzia del fatto che non ci siano posizioni di monopolio. Garantite il pluralismo.
Qui, continuamente, il problema è, invece, che in diverse occasioni abbiamo visto atteggiamenti di carattere politico che confermano posizioni monopoliste.
Spero che un giorno la Corte dei Conti intervenga su questa vicenda e chieda, anche a tutti quelli che hanno votato quell'aumento di capitale di 6 miliardi e mezzo, di spiegare per quale motivo l'hanno votato e oggi gli stessi non si dissociano dal fatto che è stata intrapresa una certa strada: i 6 miliardi e mezzo sono stati venduti per una società che è stata ceduta poi ad un privato, senza garantirsi alcunché dal punto di vista politico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Signor Presidente, ringrazio la Consigliera Spagnuolo di aver ricordato l'occhiello di Repubblica: la sfida a Picchioni C. Però ciò che mi preoccupa non è tanto la sfida del signor Cazzola e la forza dei privati quanto la debolezza delle istituzioni. Della debolezza delle istituzioni abbiamo avuto un esemplare manifesto nella fideistica dichiarazione del Consigliere Ghiglia nei confronti di queste sorti libere e progressive, di questo personaggio che deve dimostrare l'abbiccì, non della sintassi, ma della grammatica, in questa sede, in questo contesto, con tutte le difficoltà e la criticità di una situazione piemontese.
Vedi, Consigliere Ghiglia, sarei stato contento se, nel corso di questo Consiglio regionale, o nella passata assemblea, si fosse raggiunta la maggioranza sufficiente per acquisire il Lingotto, perché l'Ente pubblico non può assolutamente eludere il problema delle grandi infrastrutture. Il Lingotto è una grande infrastruttura economica che l'Ente pubblico non pu assolutamente permettersi di lasciare ad un privato - e a che privato! Ho condiviso al 100% le solide argomentazioni del Consigliere Saitta adesso non voglio rifare la storia, anch'essa oscura. Mi pare che il Consigliere Chiezzi abbia detto: "Presidente del Consiglio, eserciti la sua vigilanza", ma l'eserciti, altrimenti questa è una classe morta, dove ognuno parla a se stesso ed è autoreferenziale, in quanto non si ha mai il riscontro di un atto politico che giunga laddove si vuole che giunga, al destinatario corretto, esatto, esplicitato da questa assemblea.
Ora non conosco, non voglio addentrarmi nei labirinti, anche se li conosco abbastanza. Per esempio, il Consigliere Ghiglia è a conoscenza che EXPO 2000 ha un accantonamento di 13 miliardi? Come sono stati conseguiti? Quali sono state le dichiarazioni rese ad EXPO 2000 dal Presidente o dall'Amministratore delegato? Mi pare che qualcuno parlasse di 4 miliardi invece di 13. Come mai, con un accantonamento di questo genere, si doveva ricorrere al privato, per avere poi, al di là di quelle che sono le norme comunitarie, la possibilità di costruire il IV Padiglione? Come mai si dice che abbiamo 83 mila metri quadrati di plateatico, dunque insufficiente siamo in quinta posizione - noi siamo sempre in una posizione di mezzo in questa città - salvo poi rinunciare al IV Padiglione, che ci avrebbe portato nelle posizioni di testa? Questa è l'alba di una giornata radiosa, oppure solamente la vanagloria di qualche personaggio che ieri, in una conferenza stampa, ha infiorettato mi spiace che non ci sia la stampa - bugie clamorose, mendaci autentici che posso contraddire parola per parola sulla base di una documentazione che è a mie mani? Allora, certo, andiamo incontro ai privati. Ricorderete sicuramente che, prima della gestione Sartoris, ci fu la gestione di un privato del nord, proveniente dalla zona delle città anseatiche, un certo Bunning pagato oltre 300 milioni dalla FIAT. Privato che doveva certamente riscoprire, attraverso tutto il suo curriculum professionale di altissimo livello, quella che era la pietra filosofale affinché il Lingotto potesse effettivamente funzionare e avere tutta quella capacità concorrenziale con gli altri poli fieristici italiani.
Andrei molto cauto con certe asserzioni pietistiche. Amici Consiglieri occorre tenere presente un concetto molto semplice: chi possiede lo strumento ha il messaggio. Senza strumento - non ci vuole McLuhan a ricordarcelo - non si possiede alcun messaggio né la possibilità di esercitare alcun tipo di politica. Vorrei sapere se esiste - e non credo un mandato dell'Assessore regionale ad EXPO 2000, in cui si stabilisca che tra EXPO 2000 e il Lingotto Fiere non si possa esercitare attività concorrenziali, come quella editoriale e musicale.
Caro Consigliere Ghiglia, non abbiamo fatto altro che esercitare una politica di monopolio, gestita da un privato, che può applicare i tassi che desidera. I tassi, in questo momento - per carità di patria - non li voglio assolutamente definire: tutti voi li avrete sicuramente compresi.
Quando si parla di portare il plateatico del Salone del Libro da 68.000 a 100.000 al metro quadrato; quando si arriva a pagare una panchina 300.000 d'affitto; quando si arriva ad un aumento abnorme del kilowatt/ore per le società espositrici; quando si stracciano i contratti, si stipulano altri contratti, certamente aggiuntivi, mi chiedo quale garanzia possono dare gli attuali gestori del Lingotto affinché non si arrivi alla desertificazione del Lingotto stesso.
Oggi sui giornali si legge della high-tec. La high-tec è una proposta commerciale di una società di Biella; alta tecnologia che si eserciterà al Lingotto di Torino per una settimana nel prossimo autunno.
Su "La Stampa" si legge che il pubblico di Expo-Casa è aumentato del 40%. Fino a pochi mesi fa Expo-Casa era gestita dai cosiddetti, tanto vilipesi, amministratori di EXPO 2000: il marchio è rimasto nell'ambito di fiere-impresa. Per cui sarei molto, molto attento a queste cose.
Come giustamente ha detto il Consigliere Saitta, c'è anche un prezzo politico da pagare per dei Saloni che hanno bisogno del naturale abbrivio per potersi affermare.
Vogliamo ricordare il Salone dei Beni Culturali? Sembrava un Salone completamente avulso dalla nostra città. Dobbiamo dire grazie a Veltroni che lo ha voluto, dobbiamo dire grazie alla Melandri che lo vuole qui dobbiamo dire grazie a tutti gli operatori del settore che vogliono che la cosiddetta "città dei saloni" possa essere realizzata nell'ambito della città di Torino. Non dico una antibiennale o un controcanto di Venezia, ma sicuramente potrà portare all'attenzione del pubblico delle discipline che finora sono rimaste quasi residuali, per non dire marginali.
Presidente, quando il nostro signor Cazzola parla del Salone della Musica, credo che prima di tutto ci sia un'offesa manifesta nei confronti delle istituzioni. Voi l'avete allevato, l'avete blandito, l'avete voluto voi, nel senso delle tre istituzioni. Quando c'è una mancanza, nemmeno rituale, non sostanziale, di quello che voi rappresentate, come credete di avere una voce in capitolo domani? Quando noi abbiamo delle lettere intimidatorie, per cui entro il 30 dicembre "prendere o lasciare" - l'Assessore poco fa ci ha detto che il contratto del signor Cazzola non era stato ancora firmato alla data del 31 dicembre - ciò che significa ve lo lascio immaginare! Signori, qui si pone il problema non di un Salone in più o di un Salone in meno. Qui si pone il problema della dignità di alcune istituzioni che nei confronti di questo personaggio, devono, certo con tutta la bonomia possibile, certo con tutta la disponibilità e con tutto il buonsenso, dire che cosa si può fare, cosa può fare lui, cosa possiamo fare tutti insieme.
Non è un problema personale, ma, siccome mi è stato affidato l'incarico, credo che io stesso debba difendere, con tutte le mie forze questo incarico affidatomi dalle istituzioni.
Consigliere Ghiglia, a fronte di un plateatico - dico questo perch siamo un Consiglio regionale - che mi viene aumentato del 30%, per cui si passa da 68.000 a 100.000 al metro quadrato - peraltro, ho una sorta di ingiunzione da parte degli editori, soprattutto lombardi, di diminuire il prezzo di vendita del plateatico - mi trovo, grazie ai privati, in una situazione di bilancio sforato. Certo che il miliardo e 100 milioni di perdita di un Salone del Libro non conta nulla, ma allora cosa faccio? Mi rivolgo ad EXPO 2000. EXPO 2000 mi invia una letterina dell'ing. Tessera in cui mi dice che è stata stipulata una convenzione, per cui non si pu essere concorrenziali nel campo dell'editoria. Nel frattempo, mi ero informato sul costo del plateatico di Torino Esposizioni. Il costo del plateatico di Torino Esposizioni variava da 400 a 500 milioni. Il costo del plateatico al Lingotto è di circa un miliardo e 600 milioni.
Mi domando, nei confronti di EXPO 2000, chi eserciterà l'azione di vigilanza? La Giunta, l'Assessore? Io sono sicuro che l'Assessore l'eserciterà. Questa non è materia di Corte dei Conti? Un mancato introito o mancato guadagno così spettacolare, rinunciare ad un miliardo e 100 milioni, proprio per i deficit di bilancio, non comporta un esame di coscienza da parte nostra ed una presa di posizione precisa da parte della Giunta? Pongo un problema di questo genere, perché è un problema che ho toccato con mano. So che l'ing. Salza dice che adesso scioglieremo EXPO 2000. Credo che EXPO 2000 debba essere sciolta. Credo che il signor Cazzola, visto che ha poteri mitici da re Mida, potrà anche gestire tutta la parte congressuale. Mentre credo, e do pienamente ragione al Consigliere Ghiglia che ci sia stata una latitanza vergognosa delle istituzioni locali, non solamente della Regione. Istituzioni che non si sono fatte carico della questione. Anche questa è un'infrastruttura, essenziale affinché questa città la smetta di rassegnarsi sempre su se stessa e di piegarsi sempre sui suoi mali.
Pertanto, scioglimento di EXPO 2000 e di tutta la parte congressuale.
Io credo in questa città, nella sua vocazione turistica e congressuale.
Sarebbe bello infischiarsene, ma, come potete notare oggi, in questa assemblea, signor Presidente, si sta discutendo seriamente di due fatti incresciosi per la cultura - e per la povertà o il depauperamento - di questa nostra città.
Se noi oggi denunciamo quello che può essere l'atto intollerabile di un patto leonino nei confronti delle istituzioni da parte del signor Cazzola dall'altra parte dobbiamo anche denunciare che la fuga dei nostri beni artistici e storici ha avuto delle connivenze strane o delle latitanze di certi pubblici poteri. Oggi in questa assemblea ringraziamo tutti coloro che hanno sollevato questo problema; so che lei, Presidente, è fortemente impegnato e vuole far sì che questo fatto si possa chiudere positivamente.
E' un segno.
E' vero quanto diceva Tomasi di Lampedusa, che oggi è finita forse l'epoca dei gattopardi ed inizia l'epoca delle iene; finiscono anche i grandi manipolatori del consenso politico, però facevano, creavano e c'erano! Portavano anche avanti le trattative romane! Oggi che cosa c'è? Nella vacatio politica, nella vacatio istituzionale, nella vacatio dei pubblici poteri, quanti poteri forti esistono e hanno un punto di riferimento nei confronti non solamente dei presenti, ma anche degli assenti. Mi riferisco certamente alla stampa.
Signori, noi oggi discutiamo non tanto per una riconversione mentale un problema che è stato portato all'attenzione da tanti di voi; voglio ringraziare anche il dibattito che, al di là degli accenti polemici di destra e di sinistra, è stato di grande livello. Assessore, le sono grato perché lei ha detto, sia pure timidamente, che nell'ipotesi di questa criticità, di questa oggettiva difficoltà di garantire il pluralismo culturale, dobbiamo cercare altri siti fieristici. Ciò che lei ha detto sia pure in maniera "en passant", può rimanere certamente scolpito in termini cubitali in questo Consiglio perché, al di là di quella che sarà la traduzione completa delle sue parole, c'è comunque l'idea di una sofferenza che lei ha nei confronti degli altri. Siamo stati ricevuti sulla porta, lei ed io, come se fossimo degli accattoni e lei è l'Assessore della Regione ma, al di là di questo, c'è la criticità propria di un clima che si è esasperato che, malgrado tutti gli inviti al buon senso e all'educazione al conversare e all'essere assieme, purtroppo non ha portato assolutamente ad alcuna soluzione dignitosa per l'istituzione e per la città.
Quello che lei ha detto io lo ricorderò. Di quello che lei ha detto faccia una forza di pressione affinché la dignità di questa assemblea e delle istituzioni che questa assemblea rappresenta possa sempre essere salvaguardata anche dalle persone che vengono da Bologna.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Il Consigliere Saitta ricordava il momento in cui ci siamo trovati, nel luglio di tre anni fa, a discutere dell'aumento di capitale di EXPO 2000.
Credo che abbia fatto bene, perché nel dibattito di oggi varie posizioni sembrano cambiate.
La nostra non è cambiata. Noi, all'epoca, fummo contrari all'aumento di capitale, pur essendo una forza politica che non vede in modo negativo l'intervento dello Stato nell'economia, anzi, in certi casi, lo richiede sull'Olivetti l'abbiamo fatto la volta scorsa. Nonostante questo, nel caso di EXPO 2000 ci eravamo schierati contro in modo abbastanza energica perché ritenevamo che quel tipo di attività potesse essere governato con altri strumenti dalla Regione, come è stato detto oggi da chi invece all'epoca, era a favore dell'aumento di capitale e dell'abbandono di questo settore.
Credo sia bene ricordare il passato, perché gli aumenti di capitale ci sono stati propinati, di volta in volta, per permettere di rilanciare la società e per fare delle operazioni. Uno dei motivi fondamentali per cui nel luglio 1996 si decise di fare l'aumento di capitale era che la società fosse pubblica, in modo da poter accedere ai finanziamenti dell'Unione Europea e poter realizzare un nuovo padiglione. Tutto questo non c'è più si sono fatte le cose in un certo modo, adesso se ne fanno altre, ma non si impostano bilanci. Su questo occorre fare una riflessione; da una parte come allora, siamo favorevoli a che EXPO 2000 si chiuda, però crediamo che ci siano delle responsabilità politiche e che sia stato "buttato via" denaro pubblico da questa Giunta. La logica delle scelte adottate in questi anni è una logica d'impresa, targata da una grande impresa; le scelte sono state sempre fatte per assecondare la FIAT.
La FIAT in certi momenti ha voluto intervenire nel settore fieristico e lo ha fatto, ha voluto uscire dal settore fieristico e ce ne siamo fatti carico; abbiamo sottoscritto gli aumenti di capitali e abbiamo ricapitalizzato noi i disastri commessi dalla FIAT. La FIAT ha cercato di vendere il Lingotto al pubblico, non ce l'ha fatta, l'ha venduto ad un privato e, a questo punto, la Regione ha assecondato ancora una volta la FIAT con l'ultima vicenda del rapporto con il signor Cazzola.
Questa è la logica; c'è una logica d'impresa forte, non una logica astratta, ma concreta dell'impresa, ma è una logica che non fa dell'interesse pubblico il fine dell'Ente pubblico, ma asseconda interessi di natura diversa, che non dovrebbero c'entrare nulla con l'operato della Giunta. Da questo punto di vista, la materia dovrebbe essere indagata dalla Corte dei Conti per capire con che leggerezza si è sprecato del denaro pubblico.
Questa è la realtà e a questo punto con le scelte fatte (anche se ci sono Consiglieri come Ghiglia abituati a fare i salti mortali, avendo due ruoli da espletare) ci troveremo indeboliti come organo di governo. Credo comunque, che l'aver assecondato costantemente gli interessi di privati in questa vicenda non aiuterà l'economia del Piemonte. Sono quei privati che hanno dimostrato di avere scarso interesse nei confronti del Piemonte, e lo dimostrano quotidianamente con quello che fanno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Signori colleghi, ho ascoltato con attenzione tutti gli interventi molti dei quali hanno posto dei quesiti; altri hanno presentato anche delle proposte. Naturalmente, ferma la più assoluta libertà sulle considerazioni e per ognuno le posizioni politiche, quale quella dell'ultimo intervento del collega Papandrea.
Cercherò di rispondere ai quesiti che investono direttamente la Giunta e, al limite, di portare ulteriori considerazioni a conclusione di questo dibattito.
Una delle prime eccezioni che sono state mosse riguardavano il percorso che questa Giunta ha dato alla questione, in particolare il rispetto o meno dell'ordine del giorno del luglio 1998, data del dibattito, e non 1997 (il collega Saitta sbagliava, se lo avessi saputo un anno prima potevo dedicarmi all'attività di indovino e con le lotterie italiane probabilmente i successi sarebbero stati numerosi).
Nel mio intervento ho richiamato l'ordine del giorno del 13 ottobre perché l'ordine del giorno di luglio - se loro ricordano - al di là del giusto dibattito, era un ordine del giorno di fine luglio a seguito della notizia della disponibilità del signor Cazzola ad acquistare i marchi e gli immobili. Giustamente, c'erano di mezzo anche le ferie e fu votato il primo ordine del giorno, in base al quale la Giunta si impegnava a non compiere atti durante la pausa estiva senza dare comunicazione al Consiglio.
Successivamente, il 13 ottobre questo Consiglio assunse un ordine del giorno che impegnava la Giunta a fare riferimento alla normativa vigente nell'intraprendere ogni attività. Su questo ordine del giorno è stata costruita la delibera di mandato scritto; per la prima volta, peraltro, in questa Regione c'è stato un mandato per iscritto al membro, mandato proprio formalmente, con l'indicazione delle frasi da far apporre nei verbali ai Consiglieri di amministrazione o al rappresentante della Regione che andava in assemblea.
Certo, colleghi, avrei preferito avere un dibattito prima dell'assemblea del 28, ma probabilmente i nostri tempi, i problemi che c'erano in quest'aula in quel periodo e i temi da discutere erano tali da aver prevalso su questo argomento nonostante la sua importanza. Non so, non giudico in merito; peraltro sulla Gazzetta Ufficiale era stata pubblicata la data di convocazione dell'assemblea, fissata per il 28 ottobre.
Mi pare di aver già avuto modo, nel dibattito del mese di novembre, di ricordare che è stata un'assemblea non di concordia, non di sudditanza come qualcuno ha voluto dire, o di complicità - tralascio l'epiteto di voltagabbana che mi è stato attribuito, perché proprio non mi si addice e non voglio nemmeno commentare l'attribuzione.
Nell'ambito dell'assemblea del 28 ottobre, pur nella manifesta disponibilità a raggiungere un fine, espresso in quest'aula cinque giorni prima, non c'è stata una perfetta collimazione tra le posizioni della Regione e la posizione degli altri soci (cioè della maggioranza dei soci di EXPO 2000), perché quando parliamo di Regione dobbiamo parlare di Regione quando parliamo di EXPO 2000 possiamo andare a discutere sull'autorevolezza che può avere la Regione in merito ad EXPO 2000, ma parliamo di una società di cui la Regione ha il 30%.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Come ha votato la Regione?



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

La Regione ha votato a favore perché condivideva il fine, però senza quei rapporti di complicità e sudditanza con gli altri soggetti. Anzi, devo dire che, in merito al comportamento tenuto dagli altri azionisti nel Consiglio di amministrazione del mese di dicembre - chiedo venia per la data, mi pare che sia il 13 dicembre - esprimo da parte mia il più profondo disappunto, senza riserve e in quest'aula, nei confronti del comportamento della FIAT, dell'Unione Industriale di Torino, dell'ANFIA, della Camera di Commercio e degli azionisti di maggioranza. Non ho riserve nell'esprimerlo perché non è certamente stato un comportamento che ha fatto piacere, se si trattava di un disegno che riguardava la città e il Piemonte e non solo dell'interesse di "piazzare" i quattro mattoni; non ricordo più il termine utilizzato dal collega Ghiglia.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Disappunto sull'Assessore Goglio.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Su un comportamento che non ha neanche voluto discutere valutazioni di prospettiva su EXPO 2000 e neppure la convenienza del IV Padiglione, perch la valutazione del IV Padiglione non è stata una valutazione di convenienza, ma un rifiuto a priori del Consiglio di amministrazione.
Questo non è stato condiviso dalla Regione Piemonte, né dalla Giunta regionale, con il suo 30%.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Con quali atti?



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio

Con la posizione di voto contrario dei propri Consiglieri di amministrazione a partire dal Presidente e, peraltro, dei Consiglieri di amministrazione - sia permesso - non solo designati dalla maggioranza, ma anche dalla minoranza, quindi ad onore della Regione Piemonte nel suo insieme. Non c'è stata una scelta partigiana; c'è stata una scelta dei Consiglieri di amministrazione, secondo me, nel vero interesse pubblico.
D'altra parte, nelle S.p.A. contano anche le quote, le azioni.
Ma andiamo avanti nelle risposte, arrivando alla questione "ramo d'azienda". Il concetto di "ramo d'azienda" significa un ramo d'attività.
Giocando con i termini, si dovranno chiamare aziende soltanto quelle collocate nel Lingotto e non le altre, ma io per ramo d'azienda intendo la rinuncia ad organizzare le fiere. Su questo, sull'atto di cessione e sull'eventuale violazione di norme, in quest'aula faccio una riserva; l'ho fatta nell'intervento iniziale e la ripeto in conclusione. Ho chiesto agli uffici di approfondire la questione in riferimento alla legge n. 7, alla legge sulle fiere; lo chiedo in Giunta e l'ha chiesto il collega Masaracchio, per quanto riguarda il ruolo di azionista della Regione con il 30% di questa società, proprio per verificare il massimo rispetto delle norme, perché noi, sia i nostri Consiglieri di amministrazione (il Presidente più gli altri tre Consiglieri), sia chi è andato in assemblea cioè il sottoscritto, hanno per iscritto chiesto determinate cose. Quindi se a questo non sarà data una risposta, valuteremo quali saranno le azioni necessarie da intraprendere.
Ho sentito parlare di Corte dei Conti; dubito che si possa ricorrere alla Corte dei Conti, anche perché mi pare che la Corte dei Conti intervenga in merito agli aumenti di capitale. Certamente, nel mese di luglio 1997, quando sono stati fatti gli aumenti di capitale, non c'era la prospettiva che un privato potesse detenere interamente la gestione della società; c'era ancora l'ipotesi di continuare con una gestione di tipo misto, pubblico-privata. Spero che EXPO 2000 non abbia mai buttato via i soldi.
Non sono in grado di rispondere al quesito della collega Spagnuolo, che mi sono annotato. Scriveremo alla società, però diciamo che - fra l'altro con l'ampia riserva di vedere giuridicamente che via seguire, se la via di Consiglio o la via di Giunta, visto che la vigilanza sulle partecipate ce l'ha anche il Consiglio - questi aumenti di capitale non sono andati persi (ferme queste riserve).
Contrariamente alle dichiarazioni apparse sui giornali, anche da parte di alcuni rappresentanti di azionisti che hanno detto di non avere più un soldo, che aveva i buchi (qualcuno l'ha detto qui, anche oggi: "Chi paga i debiti?"), la società il capitale ce l'ha. La società ha un capitale netto che è all'incirca - togliamo pure la perdita 1998 - di una decina di miliardi; quindi i soldi non sono spariti, non c'è l'ammanco del "malloppo", non c'è assolutamente il deficit, la Promark della situazione.
Ritengo che questo sia un dato importante e fondamentale, prima di fare un ragionamento; per cui, se vogliamo ragionare, prima approfondiamo le cose. Se dobbiamo parlare di sconcerto, semmai parliamone a proposito di una serie di azioni che ci sono state nell'intero periodo, non sull'ultima parte di trattativa.
Fornisco ancora una risposta al quesito che poneva l'on. Picchioni. Io non ho dato di sicuro il mandato di andare oltre; anzi, il mio mandato era più ristrettivo, e l'ho detto anche in apertura di dibattito. In più riunioni, comprese quelle con il rappresentante del Consiglio di amministrazione e gli altri azionisti, ho chiesto che ci fossero delle riserve per il pubblico, che non sono state date. Anzi, scopro - e questo è da verificare - che ci sono addirittura delle penalizzazioni (non so quanto legittime), che hanno visto l'inibizione da attività che neanche contrattualmente era necessario inibire.
Considero infatti del tutto logico, così come è stato fatto per le fiere precedenti, alcune date in locazione per dieci anni - ce n'è una addirittura in locazione per otto-nove anni, mi pare, data ancora durante il 1998 - nel momento in cui faccio il contratto di cessione o di locazione, impegnarmi a mia volta a non fare concorrenza: non posso locare Expo-Casa (ne prendo ad esempio una che forse è di quelle in locazione) e poi il giorno dopo fare "Expo-Casa 5" e mettermi in concorrenza. Questo lo considero del tutto normale. Ciò che considero meno normale è l'impegno a non svolgere attività né a dare altre sedi per attività che non sono state cedute.
Quale futuro? Il giorno che si proverà ad adeguare la normativa sulle fiere alla nuova normativa nazionale, questo Consiglio dovrà porre molta attenzione, perché non c'è alcuna norma che individua nel Lingotto il Centro Fiere. Sono comunque convinto che la valutazione che farà questo Consiglio, come maggioranza e come minoranza, sarà nell'interesse pubblico della città di Torino e del Piemonte; quindi, che non si giocherà per ripicca.
Però, ripeto, nessuna norma ci vincola ad indicare che quello è il Centro Fiere. E' quindi possibile ogni altra valutazione, compresa la valutazione, fin d'ora, che è necessario porre mano ad EXPO 2000, per valutare se - e su questo proprio senza riserve - scioglierla.
Se lo si scioglie, il Centro Congressi - ho già avuto modo di scriverlo anche in interventi in quest'aula, non è una missione della Regione potrebbe gestirselo il proprietario. Oppure, se vogliamo essere più ragionevoli e concreti, ritengo che il ruolo della Regione potrebbe essere quello di testimonianza, non di primo attore. Alla Regione potrebbe rimanere una quota e, in questo senso, l'ho detto in premessa, si sta discutendo anche con il Comune di Torino, che invece è proprietario di una quota immobiliare del Lingotto. Cioè, salendo il Comune di Torino e la Provincia, la Regione - proprio perché è Torino, perché non vuol essere non solo capoluogo amministrativo, ma la capitale del Piemonte - può essere coinvolta direttamente con una quota che si può andare a valutare.
Analogamente, nel contesto di una revisione della legge sulle fiere laddove si dovrà andare ad individuare il Centro Fiere, andrà rivista anche la questione relativa alle fiere di Torino Esposizioni e quindi a quella parte di missione ancora rimasta ad EXPO 2000.
Chiedo scusa: gli interventi sono stati tanti e non so se ho saputo rispondere a tutti (pur non pretendendo di dare soddisfazione a tutti i colleghi); naturalmente, mi riservo di essere più esaustivo prossimamente.



PRESIDENTE

Vi sono due ordini del giorno presentati a suo tempo dai Consiglieri Chiezzi, Moro e Simonetti. In qualche modo, sono compatibili, nel senso che chiedono le dimissioni di Assessori diversi.
Ci sono altri ordini del giorno? La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Chiedo due minuti di sospensione per valutare gli ordini del giorno con le minoranze.



PRESIDENTE

Due minuti di sospensione.



RIBA Lido

Due, tre, quello che ci serve.



PRESIDENTE

Allora vuol dire una breve sospensione.
Sospendiamo la seduta per dieci minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 18.27 riprende alle ore 18.44)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
In questo momento mi è stato consegnato un ordine del giorno a firma dei Consiglieri Angeleri, Montabone, Rubatto, Spagnuolo, Papandrea e Chiezzi, che provvedo a far distribuire.
Chiedo al primo firmatario degli altri due ordini del giorno Consigliere Chiezzi, se li mantiene.
Prego, Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, ci aspetta la discussione su un altro punto importante all'o.d.g., quindi cercherò di essere breve.



PRESIDENTE

La ringrazio.



CHIEZZI Giuseppe

Però non rinuncio ad illustrare questi due ordini del giorno. Nel primo, in data 28 ottobre - Presidente, è dal 28 ottobre che aspettiamo di discutere questo argomento - in occasione di dichiarazioni a La Stampa - mi sembra - dell'Assessore Racchelli, molto divergenti da comportamenti tenuti da altri colleghi, segnalammo questo fatto e segnalammo anche - non rileggo l'ordine del giorno - l'interesse delle dichiarazioni dell'Assessore Racchelli. Però, vedendo che l'Assessore era in netta solitudine, in minoranza rispetto ad una posizione della Giunta, chiedevamo che egli prendesse atto di essere portatore di una linea del tutto alternativa a quella della Giunta e che rassegnasse le proprie dimissioni.
Il secondo ordine del giorno, visto il fallimento della Giunta regionale nella gestione di EXPO 2000 e dato che il 16/12/1998 il Presidente Ghigo, l'Assessore Pichetto e l'Assessore Masaracchio avevano indicato per la sottoscrizione dell'aumento di capitale una falsa prospettiva, poi rivelatasi priva di realizzazione, chiedeva di trarre una dignitosa conseguenza politica e la revoca della delega dell'Assessore Pichetto e dell'Assessore Masaracchio nella gestione delle società partecipate.
Questi erano due pronunciamenti politici che noi richiedemmo in data 28 ottobre e in data 16 dicembre.
Il fatto che non sia stato concesso ad un Gruppo consiliare di esprimere questa opinione, attraverso un confronto ed un voto dell'ordine del giorno, lascia capire in quale modo gestiamo i nostri lavori.
Adesso mi si chiede, anche da parte di colleghi che pure condividevano questo testo in data 28 ottobre e in data 16 dicembre, di non mettere in votazione questi ordini del giorno, perché sono fuori tempo: situazione che angustia molto.
Innanzitutto, chiedo al compagno Moro - uscito dal Gruppo - firmatario dell'ordine del giorno, se accetta, di ritirare questi ordini del giorno: non posso parlare a nome suo.



(Voci in aula)



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, prosegua il suo intervento.



CHIEZZI Giuseppe

Io difendo tutti i compagni nei loro diritti, non voglio proseguire prima di avere avuto un assenso da parte del compagno Moro.
Il compagno Moro ha detto che non è d'accordo nel ritirare gli ordini del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba per dichiarazione di voto.



RIBA Lido

Relativamente ai due ordini del giorno sulle dimissioni di alcuni Assessori, il nostro Gruppo non parteciperà alla votazione, non perché non siamo d'accordo sulle dimissioni e la sostituzione degli stessi, ma perch ci sembrano riferiti ad un ambito di valutazione che non è proprio della riunione di oggi.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno che riguarda l'ipotesi di scioglimento di EXPO 2000, pur trattandosi di un'ipotesi significativa, la condividiamo, in quanto riteniamo che, al punto in cui si è venuta a trovare la situazione di questo Ente, la sua permanenza, come soggetto di rappresentanza dei nostri interessi fieristici, sia alquanto depotenziata.
Altra cosa - ed apprezzo l'indicazione - è la costituzione di un altro polo che può corrispondere agli interessi del Piemonte da studiare con il Comune, con la Provincia e con gli Enti che, in qualche maniera, devono concorrere, evitando quella che è stata la solitudine istituzionale della Regione Piemonte, che non ha portato bene alle attività che si sono connesse a questa lunga e travagliata storia di EXPO 2000.
Pertanto, il nostro voto sarà favorevole a quest'ultimo ordine del giorno.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 867, a firma dei Consiglieri Chiezzi, Moro e Simonetti, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto che la Giunta regionale, in data 26 ottobre u.s., ha emanato una delibera di indirizzo che vincola l'espressione del voto del rappresentante della Regione in seno all'assemblea dei soci di EXPO 2000 convocata per la data odierna e chiamata a pronunciarsi sull'opportunità e legittimità della cessione a privati delle attività fieristiche, oggetto statutariamente preordinato in capo alla società medesima esaminato l'atto deliberativo sopra ricordato, dal quale emerge una valutazione positiva da parte dell'esecutivo regionale in ordine alla liceità e convenienza dell'affidamento, a soggetti privati, della gestione organizzazione ed attuazione dell'impianto fieristico ed espositivo in genere ritenendo che il significato intrinseco della delibera, ulteriormente esplicitato dalla comunicazione che sulla stessa materia è stata rivolta dal Presidente Ghigo durante la seduta consiliare del 27 settembre u.s.
possa essere identificato in un suggerimento agli organi deliberativi di EXPO 2000 di procedere all'immediata alienazione delle attività fieristiche appreso che l'Assessore al turismo Ettore Racchelli ha consegnato al Presidente Ghigo ed ai colleghi di Giunta un documento in cui si invita la Regione ad una rinegoziazione dell'intera vicenda, in un'ottica che privilegi la ricerca di altre potenziali soluzioni che, eventualmente escano dalla logica, ritenuta non immodificabile, della 'rassegnazione verso un egemone integralismo privato, di fronte al quale l'istituzione pubblica non può essere solo una testimonianza perdente' valutando le dichiarazioni dell'Assessore Racchelli ispirate da una filosofia politica e gestionale diametralmente opposta alle asserzioni che accompagnano, viceversa, le premesse e le conclusioni della delibera adottata dalla Giunta, aprendo così nell'esecutivo piemontese una frattura personale e gestionale di tutta evidenza invita l'Assessore Racchelli a prendere atto della propria linea alternativa a quella espressa dalla Giunta regionale e a presentare, coerentemente, le proprie dimissioni dall'incarico esecutivo ricoperto, ferma restando la discrezionalità del Consiglio di valutare giuridicamente e, se del caso giurisdizionalmente le scelte che verranno adottate dagli organi deliberativi della Società EXPO 2000".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 3 voti favorevoli e 30 contrari (non hanno partecipato alla votazione 7 Consiglieri).
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 900, sempre a firma dei Consiglieri Chiezzi, Moro e Simonetti, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte appreso che in data 14/12/1998 il Consiglio di amministrazione di EXPO 2000 ha deciso a maggioranza di non dare seguito alla realizzazione del IV Padiglione del Lingotto, rinunciando così agli oltre 21 miliardi messi a disposizione dalla Comunità Europea per la realizzazione dell'opera posto che le leggi regionali di ricapitalizzazione di EXPO 2000 traevano la propria ragione d'essere, tra gli altri presupposti, anche dalla circostanza che soltanto la sottoscrizione maggioritaria di capitale pubblico avrebbe potuto garantire, ai sensi della vigente legislazione l'erogazione del contributo comunitario, e che quindi la Giunta regionale ha indicato una falsa prospettiva come ragione per la sottoscrizione dell'aumento di capitale di una società in netto disavanzo ricordato che il complesso dibattito consiliare che ha accompagnato la vicenda della cessione dei marchi fieristici di EXPO 2000 alla Società Promotor S.p.A., le dichiarazioni dell'Assessore al commercio in aula, le audizioni nella competente Commissione consiliare, dichiaravano una concorde volontà della Giunta regionale nel ritenere economicamente e strategicamente vantaggiosa la realizzazione del IV Padiglione del Lingotto nell'incomprensibilità della decisione presa dal Consiglio di amministrazione di EXPO 2000 che si pone nettamente in dissenso con le opinioni dell'Assessore al commercio, del Presidente di EXPO 2000 e dell'imprenditore Cazzola, nuovo titolare dei marchi fieristici di EXPO 2000 nonché acquirente della struttura immobiliare del Lingotto, che ancora pochi mesi fa riteneva indispensabili per lo sviluppo dell'economia fieristica torinese gli 8 mila metri quadri in più garantiti dal IV Padiglione considerato che, nel complesso, l'intera gestione della politica e strategia fieristica è stata condotta dalla Giunta regionale in modo confuso, impreciso, discordante, con un'azione che ha comportato notevoli esborsi di denaro per la ricapitalizzazione di una società in netto e progressivo disavanzo, che ha determinato l'abdicazione della Regione nella gestione dell'attività espositiva e per di più con modalità dubbie sia sotto il profilo della legittimità che dell'opportunità, e che ora non ha saputo far altro che prendere atto di una decisione che, andando in netto contrasto con la volontà regionale, rinuncia ad un progetto d'investimento sulla cui importanza vi era valutazione concorde prende atto del fallimento economico e strategico dell'azione della Giunta regionale volta alla gestione ottimale dell'attività espositiva mette in evidenza che la Giunta regionale, nelle persone del Presidente Ghigo, dell'Assessore al commercio Pichetto e dell'Assessore alle partecipate Masaracchio ha indicato per la sottoscrizione dell'aumento di capitale di EXPO 2000 una falsa prospettiva, poi rivelatasi priva di realizzazione rileva l'incapacità della Giunta regionale di incidere con maggiore determinazione nelle scelte della Società EXPO 2000, di cui pure la Regione si qualifica come socio maggioritario richiede al Presidente dell'esecutivo di trarre dall'intera vicenda l'unica dignitosa conseguenza politica consistente nella revoca all'Assessore Pichetto della delega alla gestione della politica fieristica ed all'Assessore Masaracchio della delega alla gestione delle società partecipate".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 5 voti favorevoli, 26 contrari e 2 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 6 Consiglieri).
Pongo infine in votazione l'ordine del giorno n. 945, a firma dei Consiglieri Angeleri, Montabone, Rubatto, Spagnuolo, Papandrea e Chiezzi il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte sentita la relazione dell'Assessore Pichetto e dopo il dibattito in aula impegna la Giunta regionale a mettere in atto tutte le procedure necessarie affinché venga posta in liquidazione la Società EXPO 2000 richiede visto il prodursi di una situazione oggettivamente critica per la tutela della libertà di mercato, di individuare in tempi brevi un eventuale nuovo polo fieristico".
Su tale ordine del giorno il Consigliere Chiezzi chiede l'appello nominale.
Prego pertanto un Consigliere Segretario di procedere all'appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Toselli effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 42 votanti 41 hanno risposto SI' 15 Consiglieri si sono astenuti 26 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'ordine del giorno è respinto.
Si intendono assorbite dal dibattito l'interpellanza n. 2158 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Papandrea, inerente a: "EXPO 2000: valutazione del valore dei rami d'impresa" e l'interrogazione n. 2365 presentata dai Consiglieri Angeleri e Benso, inerente a: "Costruzione IV Padiglione EXPO 2000".


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Comunicazioni della Giunta regionale in merito all'asta degli arredi della Reggia di Venaria e di Palazzo Reale - Mobili di Casa Savoia - Esame ordini del giorno n. 931 e n. 946


PRESIDENTE

Ha ora la parola il Presidente della Giunta per alcune comunicazioni in merito all'asta degli arredi della Reggia di Venaria e di Palazzo Reale.
Prego, Presidente Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Credo vada dato atto che questa mia comunicazione è stata sollecitata da una lettera che la Consigliera Spagnuolo ha inviato e da alcuni ordini del giorno che sono stati presentati.
Posso dire che in data 25 febbraio è corsa una corrispondenza tra la signora Rossi Maria Luisa e il dirigente dottor Vanelli: la signora Rossi scrive una lettera nella quale si dispiace di aver letto di alcune dichiarazioni su Repubblica. Vi leggo il passo della lettera: "A seguito delle dichiarazioni richiamate dalla giornalista Marina Paglieri nel suo articolo su 'Repubblica' del 19 febbraio scorso, dove si legge che la collezione Rossi comprende oggetti un tempo collocati nella Reggia di Venaria Reale, a proposito della quale il dottor Vanelli riferisce: 'Stiamo facendo grandi sforzi per ritrovare gli arredi originali da sistemare all'interno della Reggia della Venaria e ora veniamo a sapere che tutti questi pezzi se ne vanno all'estero' e sempre a questo proposito raccontano dalla Regione Piemonte che alcuni anni fa avevano proposto agli eredi di acquistare mobili della collezione, ma senza ricevere risposta.
Avevano anche chiesto una sorta di diritto di prelazione in caso di vendita, ma nulla era accaduto.
Sento il dovere di entrare nel merito precisando che nessun oggetto della collezione Rossi proviene dalla Reggia di Venaria Reale. Non è mai giunta alla collezione Rossi domanda formale di acquisti da parte della Regione Piemonte, nemmeno è giunta richiesta di diritto di prelazione".
Nella lettera la signora Rossi dichiara che i soldi ricavati da quest'asta andranno a finanziare la Scuola per Artigiani e Restauratori.
Il dottor Vanelli risponde che prende atto di queste dichiarazioni e si dispiace per questo fatto, ma questo è l'antefattto. E' l'antefatto perch in realtà oggi siamo in una situazione diversa, nel senso che tutti questi arredi sono stati ceduti alla Società di Aste Sotheby's e nei prossimi giorni la società metterà all'incanto queste opere a Londra.
A fronte di questa situazione, nel prendere atto del progetto di legge che il Governo oggi ha presentato e il Consiglio dei Ministri ha approvato (in chiave federalista) c'è da notare che in quel progetto di legge, ad esempio, la tutela dei Beni culturali rimane demandata allo Stato centrale e non c'è alcun accenno ad una delega a livello regionale nella tutela dei Beni culturali ed ambientali.
Questa battaglia con l'Assessore Leo, essendo noi Regione capofila di tutte le Regioni italiane su questo tema, l'abbiamo fatta in tante occasioni; ebbene, questo è proprio uno di quei casi in cui emerge in maniera chiara quanto sarebbe opportuno che la tutela dei Beni culturali fosse demandata a capo di un organismo che faccia riferimento alla Regione.
Questa collezione, composta di circa 1.500 pezzi, è stata accreditata perché stiamo verificando questo tipo di procedimento, attraverso un numero considerevole di Sovrintendenze sparse per l'Italia, le quali hanno concesso l'opportunità di esportare questi beni non valutandone evidentemente l'importanza. C'è da dire che sicuramente i pezzi valutati dalla Sovrintendenza di Torino erano quelli che meno erano interessanti dal punto di vista dei Savoia e delle Residenze Reali, mentre invece i pezzi più importanti per la nostra Regione e la nostra città sono stati veicolati da Sovrintendenze non regionali. Questo chiaramente è un elemento di criticità e credo che su questo il Governo debba fare alcune riflessioni perché le Sovrintendenze dipendono direttamente dal Ministero dei Beni culturali, e indubbiamente questo meccanismo elusivo di controllo ha permesso di portare 1.500 pezzi, di cui alcuni di particolare pregio (vi dirò poi quali sono), a Londra per essere messi all'incanto.
Voi sapete anche che c'è stata una presentazione dell'asta a Torino; a questa presentazione io non ho partecipato. Oggi si legge sui giornali che un magnate torinese avrebbe acquistato quattro candelabri; non si sa chi sia, ma nei commenti si intravede l'eventualità e la possibilità che questo magnate doni in seguito questi quattro pezzi ad un museo torinese.
Comunque, quattro pezzi verranno recuperati.
Agli atti vorrei lasciare un articolo pubblicato sul "Giornale dell'arte" del marzo 1999, che pubblica un'intervista al Sovrintendente Carla Enrica Spantigati su questo tema, con alcune dichiarazioni di particolare interesse. Agli atti allegherò anche un altro articolo apparso su "Arte ed investimenti", datato 27 febbraio 1999, tanto per segnalare una posizione diversa.
In buona sostanza, dalle considerazioni delle persone che ho interpellato e, naturalmente, dalle considerazioni che abbiamo fatto insieme al dottor Vanelli e all'Assessore Leo, si evince che, nell'ambito di questa collezione, i pezzi di particolare pregio non sono tanti, ma in numero abbastanza ridotto; anzi, vi dirò che la Sovrintendente Spantigati da noi sollecitata, ci ha inviato una missiva nella quale specifica in maniera più precisa quanti e quali sono i pezzi di tutto il catalogo, che verrà messo al bando, che hanno un'attinenza specifica rispetto alle Residenze Sabaude e che varrebbe la pena di recuperare. Se mi date un attimo di tempo ve li esplicito.
"A seguito della richiesta" - leggo il testo della lettera della Sovrintendente Spantigati - "trasmessa verbalmente in data odierna tramite il dirigente, si trasmette l'elenco stimato da questa Sovrintendenza in relazione all'asta Sotheby's e della collezione Rossi. Tale elenco rispecchia le considerazioni dell'Ufficio in merito all'importanza di alcune delle opere presenti all'asta, in particolare per quanto riferibili con certezza o con buona presunzione alla loro originaria appartenenza a nuclei collezionistici e di arredo di Palazzo Reale di Torino e di altre prestigiose Residenze Sabaude. Come si vede, l'elenco è suddiviso in quattro sezioni che corrispondono alle motivazioni delle scelte.
Opere di sicura provenienza Residenza Sabauda. Si tratta di mobili di eccellenze, eseguite dai maggiori ebanisti di Corte, alcuni dei quali recano i numeri dell'inventariazione delle proprietà sabaude, altre riconoscibili per via documentaria, come il lotto n. 75, come riconducibile ai disegni di Piacenza per arredi sabaudi, per dati incrociati tra la provenienza e l'esame stilistico.
Poi esistono altre opere di altissima qualità di autori piemontesi di possibile provenienza da Residenze Sabaude. Si tratta, anche in questo caso, di mobili e di una coppia di vasi, tutte opere di notevole qualità che confronti stilistici con altri gruppi di oggetti, tuttora presenti tra Palazzo Reale di Torino, la Palazzina di Caccia di Stupinigi o il Quirinale, dove le vicende storiche della dinastia fecero confluire arredi delle varie residenze règie, fanno presumere con buon livello di sicurezza che potessero anch'essi, in origine, far parte delle dotazioni sabaude.
Si segnala in particolare che per il lotto n. 55 la scheda del catalogo d'asta riferisce dell'esistenza di una numerazione, che non viene per riportata, e che quindi una verifica diretta sugli oggetti, allo stato attuale impossibile, potrebbe confermare inoppugnabilmente l'inventariazione sabauda.
C'è poi il terzo gruppo: opere di altissima qualità di produzione piemontese. Si tratta di un gruppo di pezzi di notevole interesse per il loro rapporto con la produzione artistica legata alla Corte e alle committenze delle grandi famiglie torinesi. Fra di essi si segnalano anche alcuni oggetti di arte applicata: tre maioliche ed un argento, ad indicare anche l'importanza di arredi spesso, nei fatti del passato, maggiormente dispersi.
Il quarto gruppo: si tratta di dipinti di artisti piemontesi attivi per la Corte sabauda. Si tratta di dipinti forse meno noti a livello nazionale ma comunque interessanti, alcuni firmati e datati, come il lotto n. 1554 il lotto n. 1559 ed altri, legati ancora al gusto dell'arredo delle dimore prestigiose, in parte confluite nell'800 nel Museo Civico di Torino. Altri come il lotto n. 1585, probabilmente parte di una serie anch'essa di destinazione di arredo e di particolare interesse anche sul piano della rappresentazione, confrontabile con esempi già noti fin dalla mostra del barocco piemontese del 1963.
Occorre ancora precisare che per i dipinti l'esame e il giudizio formulati sulla scorta dell'esame delle schede del catalogo e della semplice riproduzione fotografica, potrebbero non garantire un'assoluta eccezionale qualità, ma comunque la correttezza degli importanti riferimenti culturali torinesi.
Nella fiducia che la collaborazione possa portare ad una posizione di particolare significatività per la storia delle Residenze Sabaude si invia...".
C'è poi l'elenco dei lotti, preso dal catalogo d'asta, con le rispettive basi d'asta citate e rappresentate in sterline. Vi faccio l'esempio - se vi interessa, lo allego alla documentazione - di uno dei pezzi più prestigiosi di tutta questa collezione: è il famoso Piffetti tavolino dal Castello Reale di Racconigi, il cui numero di inventario è il lotto n. 45, che ha una base d'asta di 70/100 sterline - mi pare che una sterlina valga tre mila lire, perciò centomila per tremila fa 300 milioni.
Comunque poi ci sono altri pezzi.
In sostanza, i pezzi di interesse, divisi in queste quattro categorie di interesse (si deve precisare che, secondo me, sono a livello decrescente) sono all'incirca venti.
Fatta questa dovuta analisi, perché voci sulla composizione di quest'asta ne ho sentite molte, ho interpellato parecchi esperti, alcuni dei quali, oltretutto, sostengono che vi sono pezzi restaurati in maniera non corretta, ma naturalmente questa è una valutazione successiva.
Oggi rimane il fatto che la signora Rossi con quest'asta non c'entra praticamente più nulla. A causa di questa non vigilanza delle Sovrintendenze - che questo sia legale o non sia legale è un giudizio che evidentemente esprimerà qualcun altro, ma ho l'impressione che qualcuno se ne stia interessando - rimane il fatto che adesso tutti questi pezzi sono a Londra.
Evidentemente, ho ritenuto - buttando un po' il cuore oltre l'ostacolo ma avendo anche avuto, sia pure in forma condizionata o con sottolineature ben precise, una disponibilità da parte delle due principali Fondazioni di intervenire per tentare di recuperare una parte considerevole di questi venti pezzi. Torno a ripetere che, di tutti questi pezzi, quelli di interesse specifico per la nostra Regione sono comunque venti, e non tutti questi venti sono di eccezionale interesse; bisogna essere chiari, perch questa è la valutazione che la stessa Sovrintendente Spantigati ha dato su questa problematica.
Oggi ho mandato al Direttore generale della Sotheby's Europa, il Direttore dell'Asta, una lettera come Presidente della Regione, di cui do lettura: "Illustrissimo signor Direttore, la Regione Piemonte è stata informata che nell'Asta del patrimonio dell'antiquario Giuseppe Rossi una ventina di opere, come da elenco allegato, forniteci dalla Sovrintendenza ai Beni artistici e storici, sono provenienti da Residenze Sabaude. La Regione essendo impegnata in prima persona nel recupero delle Residenze reali piemontesi, nell'ambito di un importante progetto culturale che ha come suo punto di eccellenza il restauro della Reggia di Venaria, ha grande interesse ad acquisire tali opere, eventualmente anche in concorso con le Fondazioni bancarie piemontesi.
Per tale ragione, le chiedo di non mettere all'asta le opere in questione al fine di verificare l'opportunità che le ho prospettato.
Ho informato di questa mia iniziativa il Ministro dei Beni Culturali on. Giovanna Melandri.
Con l'occasione porgo i più cordiali saluti".
Avendo naturalmente anticipato telefonicamente al Direttore questa mia missiva, il Direttore mi ha rappresentato una sua decisione nel merito entro la giornata di domani. Quindi, domani potremo sapere se questi venti pezzi vengono estrapolati dalla collezione e dall'asta ed accantonati per essere poi trattati a livello privato; chiaramente dalla Regione Piemonte ma non solo (mi auguro): dalle Fondazioni del San Paolo e della Cassa di Risparmio e - perché no? - anche da qualche altro mecenate privato che volesse donare questi pezzi alla Regione o alla Fondazione delle Regge ovvero all'organismo che poi dovrà prenderli in carico.
Ho ritenuto di interpretare in questi termini le sollecitazioni che mi sono pervenute dai Consiglieri. Mi sembrava di aver capito che si volesse un segnale da parte della Regione nei confronti di una situazione che rischiava - come prima rilevava nel suo discorso su EXPO 2000 il Consigliere Rolando Picchioni - di rappresentare ancora una volta una disattenzione verso il nostro patrimonio storico e, di conseguenza, la possibilità di perdere un pezzo della nostra storia.
Naturalmente, mi auguro che anche il Ministero faccia ammenda per la sua mancata vigilanza e che voglia, nel tentativo di recuperare una situazione che è critica, partecipare all'acquisto di questi pezzi per donarli alla Fondazione di Venaria Reale e delle Regge Sabaude.
Questo è quanto in queste giornate - torno a ripetere, anche su sollecitazioni che mi sono giunte da più parti in questo Consiglio - ho inteso fare e ho realizzato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente, per la comunicazione, che consente a questo Consiglio di prendere posizione ancora in tempo utile. Come vedete, alla fine siamo venuti a conoscere i fatti di questa vicenda. Alla fine Presidente. La prima osservazione è proprio questa, ed è di rammarico.
Purtroppo, siamo in una società nella quale un rilevante patrimonio antiquario, di valore mercantile e anche storico, viene assegnato per esser battuto all'asta ad una famosa società londinese, senza che la nostra società se ne accorga per tempo.
La riflessione è questa. Siamo purtroppo in questa situazione: un bene di cui in molti erano a conoscenza (perché l'antiquario aveva la sua fama) un patrimonio di questo genere esce dall'Italia e va battuto all'asta senza che la società reagisca, lo sappia ed intervenga.
Questo è un fatto grave e da superare; è un limite, un limite culturale che si porta dietro tutto il resto: l'impoverimento di una nazione da tutti i punti di vista, anche economico, e via dicendo.
E' una società che non ha avuto i sensori, i rapporti, i rapporti continui, direi i rapporti quasi automatici tra quanto succede a livello economico (il patrimonio di un antiquario prezioso viene lasciato in eredità e prende una strada) e la società, che non se ne accorge.
Fortunatamente, della cosa poi si viene a sapere; attraverso, per un'azione estemporanea. Ma noi non siamo dotati di una struttura, di un legame tra questo tipo di patrimonio, di attività economica e, ad esempio per quanto ci riguarda, i ruoli istituzionali di Ministeri, di Regioni, di Comuni e di Province.
Questo è un deficit che pesa come un macigno, perché questa volta è andata bene, chissà per quale trasversale o fortuita informazione; chissà quante volte, invece, la società nel suo insieme non si accorge di queste ricchezze culturali ed economiche, le quali prendono altre vie. Non c'è osmosi, non c'è tessuto di rapporti protettivi che tutelino le nostre ricchezze, che cerchino di valorizzarle e di conoscerle.
Questo ci serva da lezione, Presidente Ghigo. Non è una polemica con voi: ci serva da lezione. E' un grosso deficit da superare.
Sulla vicenda specifica, c'è un altro deficit che segnalo (forse più locale). A me pare che, quando si è venuti a conoscenza di questa vicenda Presidente Ghigo - si sia realizzato un altro e più antipatico deficit; più antipatico, perché quando la vicenda è stata resa nota a tutti, a me non sembra che in Piemonte... Aspetto il Presidente Ghigo, perché questo è importante; non quello che dico, il problema è importante.



(Commenti in aula)



CHIEZZI Giuseppe

Dicevo, Presidente, che a vicenda resa nota, possiamo vedere che c'è stato un altro deficit, perché di fronte ad un fatto così importante e anche di difficile approccio, nel senso che la decisione la proprietà l'aveva presa e i beni sono in mano alla Casa d'aste, in Piemonte non si sono levate tante voci che spesso sentiamo utilmente impegnarsi in argomenti di molteplici fatture. Io non ho sentito...



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Dei parlamentari sì.



CHIEZZI Giuseppe

La questione è nata dal parlamentare, ma successivamente non ho visto una reattività da parte del mondo economico, di grandi settori culturali non ho sentito interventi di questo o quell'esponente della cultura che si è mosso a sostegno di un'azione delle istituzioni o di un esponente del mondo economico che, preoccupato del depauperamento che poteva intervenire alla nostra società piemontese, scrivesse una lettera ad un quotidiano, al Sindaco e al Presidente di Provincia e Regione, mettendo a disposizione le proprie forze, fossero anche solo quelle della parola, dell'invito, del sostegno.
Non ho visto tutto questo. Eppure, non penso che in questa nostra società non siano presenti persone che abbiano questa statura culturale ed economica; forse esistono anche persone che, oltre ad avere questa statura magari hanno anche delle possibilità di accedere ad informazione dirette alla fonte, là dove oggi giacciono questi beni.
Eppure, e segnalo questo fatto con dispiacere, queste voci che tante volte si levano su molte questioni, chissà come mai su tale questione non sono state a fianco di un'azione che, a questo punto, la politica ha portato avanti: i nostri parlamentari e poi tutti noi che ci siamo mossi nelle istituzioni: il Presidente Ghigo e via dicendo.
La politica si è mossa, però dispiace non aver visto il concorso attivo, secondo le capacità di ciascuno, di un'intera società.
Quindi, Presidente, con l'ordine del giorno che ho preparato e che è sottoscritto anche dai colleghi, invitiamo, cosa che il Presidente ha fatto, a contattare immediatamente la Casa d'aste e a richiedere lo stralcio di queste opere, patrimonio di tutta Italia e del Piemonte in particolare.
Nell'ordine del giorno si richiede di acquisire il patrimonio al valore determinato a base d'asta. Quindi, acquisire il patrimonio, non a prezzi di speculazione, ma al valore segnato a base d'asta.
Lei, Presidente, ha interpellato delle Fondazioni, si tenga in contatto e, direi, tenga pronta anche la Regione perché in ogni caso intervenire acquisendo, o proponendo di acquisire, questi beni a base d'asta penso sia un investimento per tutta la nostra società, anche se effettuato con risorse della Regione Piemonte. La cifra, tra l'altro, non mi sembra inaccessibile ad un rigoroso impegno regionale che è un impegno non a fondo perduto, ma che può essere traslato in benefici economici, senz'altro attivi a tanti punti di vista.
Le chiedo, pertanto, di seguire la vicenda. Auspico che domani qualche voce poliedrica sui quotidiani possiamo leggerla, affinché l'azione, quella che possiamo fare noi adottando questo ordine del giorno, possa essere sostenuta. Se il Direttore della Sotheby's, vede, legge che non c'è solo la lettera di un Presidente, sia pure della Regione che già dovrebbe bastare ma vede che accanto a questa c'è un elenco, una serie di importanti interventi a sostegno, la decisione può cambiare.
Presidente Ghigo, non penso che il Direttore d'asta sia proprio solo nella decisione che sta prendendo; forse qualcuno gli dà un suggerimento qualche telefonata magari la sta facendo in questa nostra città.
Spero che da tutto questo nasca la possibilità di portare a casa questi beni e poi di collocarli nelle Regge Sabaude e a Venaria Reale in vista del loro prossimo utilizzo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Quando abbiamo letto su Repubblica che si realizzava una delle più grandi aste nella più importante Casa d'aste, Sotheby's, non abbiamo potuto fare a meno di ricordare che in quest'aula i primi toni intorno a questa asta, da parte dello stesso quotidiano, erano di preoccupazione, ma il quotidiano riportava toni anche enfatici, da parte, Consigliere Chiezzi, di alcune di quelle componenti dell'economia che oggi dovrebbero, in qualche modo, aiutarci a proteggere questo patrimonio.
Di fronte a questo avvenimento, il nostro Gruppo avrebbe potuto presentare un'interrogazione, ma non l'abbiamo presentata. Ci siamo subito indirizzati a scrivere due lettere, una all'Assessore Leo e l'altra al Presidente della Giunta regionale, affinché interponessero l'azione di governo della Regione Piemonte, rispetto ad un patrimonio che è importante in sé. E' vero che ci sono questi venti pezzi che provengono dalle Residenze Sabaude, ma è altrettanto vero che un patrimonio così importante così vasto e di pregio, dal punto di vista artistico, anche se non tocca dei picchi straordinari, è importante tutelarlo.
Purtroppo, per un intreccio di competenze, siamo arrivati complessivamente tardi. Non mi metto in contrapposizione alla Giunta regionale; voglio semplicemente sottolineare che si è arrivati tardi perché questo patrimonio è stato fatto uscire dall'Italia attraverso dei comportamenti e l'attivazione di competenze, che hanno fatto sì che il patrimonio venisse visto e valutato come se potesse essere spezzettato senza l'attenzione che ci poteva essere rispetto ad una grande collezione d'arte. Credo che se fossimo riusciti a discutere il fatto che una grande collezione d'arte, possibilmente, rimanesse nel nostro Paese, anzich essere polverizzata come proprietà nel mondo, anche questo avrebbe dovuto essere un primo obiettivo. Questi beni magari non sono di valore inestimabile, ma sono dei beni di valore artistico e rispondono a capacità e ad un valore, dal punto di vista della realizzazione, oggi in larga misura irripetibile.
Purtroppo, questo è un malessere che sentiamo e che oggi comunque sottolineiamo.
Il nostro Gruppo prende atto di quanto ha fatto il Presidente della Giunta regionale, d'intesa con l'Assessore, a cui per primi ci siamo rivolti. Ne prendiamo atto positivamente, perché era quanto in questo momento si poteva fare. Ci rammarichiamo con forza che non soltanto abbiamo sentito l'enfasi iniziale di alcune componenti economiche importanti della nostra città, ma abbiamo registrato altresì un'assenza. A me è sembrato che in questa vicenda il Comune di Torino sia stato troppo assente. La città di Torino ha un peso di carattere nazionale ed internazionale, e ancora una volta ci è sfuggito di mano qualcosa di molto importante. Adesso mi si dice che in queste ore ci sarebbe un'attivazione, ma sarebbe stata necessaria una coralità di interventi. Ci chiediamo perché non ci si è attivati per tempo, e ci riserveremo di approfondire alcuni di questi aspetti e le motivazioni di alcuni ritardi.
Mi permetto, Presidente, di segnalare un'esigenza. Lei ha scritto al Direttore della Galleria d'aste, è in contatto telefonico. Mi chiedo se non varrebbe la pena, come Regione Piemonte, di pagare un biglietto aereo magari ad uno dei nostri dirigenti che, peraltro, si sono informati ed attivati, per verificare direttamente che almeno i venti pezzi, di cui si è parlato, effettivamente vengano tolti dall'asta, che è in corso.
Indubbiamente, possiamo dire di essere davanti ad un episodio che ci avvilisce molto. Questa fuga di beni dall'Italia, il cui ricavato dovrebbe essere destinato ad una scuola di arte e di restauro, ci avvilisce parecchio. Intanto perché la scuola di arte e di restauro avrebbe dovuto essere fatta. Sono anni che se ne parla; non sto attribuendo responsabilità al Comune, alla Regione, al Governo, dico semplicemente che complessivamente il patrimonio artistico italiano ha una storia che troppo sovente è di abbandoni.
Peraltro, nella mia attività di Assessore al commercio, avevo direttamente conosciuto la signorina Rossi, che sta seguendo questa vicenda. Devo dire che in lei c'era, e c'è, la preoccupazione che il grande patrimonio di capacità dei restauratori d'arte vada perduto conseguentemente, c'è la decisa volontà di arrivare a questo obiettivo.
Arrivarci alienando in questo modo un grande patrimonio è qualcosa che comunque ci addolora. Noi ci rendiamo conto che, forse, il Governo italiano, le Regioni, i Comuni dovrebbero dedicare ben altra attenzione a questo settore. Quanti anni sono, Assessore Leo, che sentiamo parlare dell'esigenza della scuola di restauro? Quando abbiamo fatto la legge sull'artigianato, il nostro gruppo, insieme all'Assessore competente, si è battuto per arrivare ad inserire nella legge relativa all'artigianato la problematica delle botteghe-scuola, in particolare in questo settore. Noi ci rendiamo conto che non curare in tutti questi passaggi queste problematiche alla fine determina un avvitamento di tutta una serie di conseguenze e comportamenti che, complessivamente, depauperano il nostro patrimonio e comportano la perdita di grandissimi valori artistici e culturali.
Non aggiungiamo altre parole, prendiamo atto di quello che il Presidente della Giunta ha fatto. Io mi sono permessa di darle questo piccolo suggerimento. Si spendono in tante missioni, magari meno utili ingenti risorse di carattere economico, ma forse può essere utile avere qualcuno che direttamente in loco possa seguire questa vicenda, come un nostro dirigente. Ne abbiamo di validissimi che hanno già seguito questa partita.
Se vorrà darci delle informazioni, le saremo molto grati come Gruppo consiliare e voteremo l'ordine del giorno che abbiamo presentato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Intervengo molto brevemente per dire "bravo" al Presidente Ghigo. Lo dico perché, nel silenzio imbarazzante di altre istituzioni, il Presidente Ghigo a nostro avviso ha preso un'iniziativa decisamente encomiabile e direi, anche simbolicamente importante. Io riprendo quello che diceva la collega Spagnuolo, chiedendo al Presidente Ghigo di valutare la possibilità di andare lui stesso a Londra, perché è stato fatto un atto simbolico, una lettera importante di disponibilità. Presidente, faccia un gesto simbolico vada lei come rappresentante dei piemontesi. Nell'ottica del federalismo dell'autonomia, del decentramento dei poteri e delle funzioni che noi sosteniamo, dia lei un segnale simbolico di questa volontà di autotutela dei piemontesi come capo della Regione Piemonte. Secondo me, sarebbe un atto di grande importanza, al di là del merito della questione. I simboli non solo per me, che provengo da una certa cultura, hanno un valore, come già le dicevo, Presidente, quando lei non era d'accordo con me in merito alle convocazioni in Prefettura rispetto alla Presidenza della Giunta. Il potere dei simboli, che non parlano solo alla testa, ma al cuore della gente, è importante. Quindi, non solo mi associo al consiglio della collega Spagnuolo, ma lo rafforzo, chiedendole di fare simbolicamente un gesto anche come incentivo al Governo, e non presentare solo disegni di legge di modifica costituzionale che poi magari non verranno mai discussi e diventare veramente, in questo caso, capo dei piemontesi.
Devo aggiungere un fatto che mi stupisce, da torinese. Lo dico perch sono torinese. Ogni tanto qualcuno mi accusa di essere impegnato anche in Comune: dov'è il Sindaco Castellani? Batta un colpo, non vorremmo trovare pure lui all'asta. Oggi i Capigruppo del Comune di Torino si sono dovuti riunire e all'unanimità, dai DS a Rifondazione Comunista ai Comunisti Italiani, gli hanno chiesto di battere un colpo e questo, come torinese, mi inquieta un pochino, ma ne discuteremo in un'altra sede. Io mi limito, a nome della porzione di piemontesi che vota Alleanza Nazionale, anche se lei oggi ha fatto circolare dei sondaggi tendenziosi, a farle i complimenti per questa importante iniziativa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Non avevo intenzione di intervenire, però non posso lasciare che sia semplicemente Alleanza Nazionale a fare i complimenti al Presidente e alla Giunta per l'iniziativa intrapresa, a cui mi associo molto volentieri.
D'altra parte, già con il Presidente, nei giorni scorsi, abbiamo avuto modo di parlare di questa questione.
Faccio una considerazione politica in aggiunta a ciò che ha detto il Presidente Ghigo: penso che interventi di questo genere siano azioni politiche che possono portare alla causa del federalismo molto più che ordini del giorno e parole di cui ci riempiamo le giornate, perch dimostrano come una sensibilità specifica su questioni di questo tipo possa essere molto maggiore in capo ad un'autorità istituzionale regionale anziché in capo ad un'autorità istituzionale statale. Abbiamo visto con quale sensibilità le varie Sovrintendenze hanno consentito che il tutto venisse esportato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore ai beni e sistemi culturali

La relazione del Presidente Ghigo è stata molto esauriente e sono gratissimo che il capo dell'istituzione si sia occupato della vicenda, ma voglio sottolineare due cose: a costo di essere un po' melassoso, voglio ringraziare la collega Spagnuolo, che avrebbe potuto presentare un'interrogazione mettendo in mora l'Assessore per primo; invece ha preferito scegliere la via di segnalare alle istituzioni una strada da intraprendere. Secondo me, sarebbe bello se anche la collega Spagnuolo andasse con il Presidente Ghigo a Londra.
La seconda considerazione: quello che diceva il collega Chiezzi è molto importante, noi siamo abituati ad autodenigrare sempre la politica. Ci sono alcuni frangenti in cui alcune sensibilità della politica sono solitarie.
Io sottolineo e condivido quanto hanno detto il Consigliere Chiezzi e la collega Spagnuolo su questo atteggiamento della società, sempre pronta a pretendere, ma in questo caso delle voci a fianco di personaggi che sovente ed intelligentemente, fanno i grilli parlanti, sarebbero state utili.
Un'ultima considerazione, collegandomi al Consigliere Gallarini. Nella passata legislatura avevamo presentato un disegno di legge che dava alla Regione il compito di sovrintendere all'esportazione dei beni culturali.
Ricordo che i colleghi Spagnuolo e Chiezzi si erano battuti per questo disegno di legge; era stato approvato all'unanimità e il Governo - non quello attuale, quindi non è un fatto di speculazione politica, e lo dico per onestà - aveva bocciato questa proposta.
Ha ricordato molto bene il Presidente Ghigo che noi ci stiamo battendo con determinazione come Regioni affinché queste competenze vengano attribuite alle Regioni, anche per quanto riguarda le questioni sollevate dalla Sovrintendente regionale, e ci doliamo del fatto che le Regioni tutte insieme non siano riuscite a smuovere questo fronte.
Può darsi che questo episodio abbia due conseguenze: la prima, un approfondimento dei legami e dell'amore per il proprio patrimonio; la seconda, una riflessione istituzionale.
Ringrazio ancora il Presidente e i colleghi per aver sollecitato questa discussione.



PRESIDENTE

Possiamo passare alla votazione degli ordini del giorno.
Credo che il più datato, quello del 24 febbraio, possa considerarsi superato o...



(Intervento fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

E' sempre suo: Chiezzi e Simonetti.
L'ordine del giorno n. 931 lo possiamo considerare ritirato in quanto superato dall'ordine del giorno n. 946; i firmatari acconsentono.
Non essendovi richieste di parola, pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno n. 946, a firma dei Consiglieri Chiezzi, Foco, Suino, Spagnuolo Saitta, Picchioni e Benso, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte in relazione all'asta, presso la Sotheby's, di preziosi mobili appartenenti a Casa Savoia ritenuto importante mantenere in Piemonte i mobili che erano nelle Residenze Sabaude impegna la Giunta regionale ad intervenire direttamente e congiuntamente alle istituzioni e fondazioni piemontesi, che svolgono attività culturali e di difesa dei beni culturali, architettonici e storici, per richiedere alla proprietà di stralciare dall'asta i suddetti beni per i quali offrire il valore fissato alla base d'asta".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.


Argomento: Musei

Esame ordine del giorno n. 947 inerente a: "Salvaguardia Castello di Casotto del Comune di Pamparato"


PRESIDENTE

Rispetto a questo dibattito e alla comunicazione che è stata fatta dal Presidente, credo che possa essere considerato in qualche modo collegato nel senso della tutela dei beni artistici che esistono nel nostro Paese anche l'ordine del giorno, che ha un'adesione molto amplia, relativo al Castello di Casotto (che è una residenza dei Savoia), con il quale si impegna la Giunta a farsi carico di iniziative idonee alla soluzione del problema. Il bene è di una società che è fallita e sta per essere venduta all'asta. Si tratta di sostenere l'iniziativa del Comune di Pamparato per la salvaguardia del Castello di Casotto.
Non essendovi richiesta di parola, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 947, presentato dai Consiglieri Rossi, Deorsola, Angeleri Grasso, Toselli, Cotto, Casari, Ghiglia, Papandrea, Peano, Rosso Spagnuolo, Dutto, Riba, Griffini, Chiezzi e Rubatto, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che il Castello di Casotto, già residenza di caccia e soggiorno estivo dei Savoia dal 1837, e gli annessi resti della Certosa risalente all'anno 1100 stanno per essere venduti all'asta dal Tribunale di Mondovì a seguito del fallimento della Società Ferrovie Nord, ultima proprietaria considerato il valore storico-artistico del Castello, unico esempio di Residenza Sabauda nel territorio monregalese premesso che per evitare l'ulteriore depauperamento dell'importante patrimonio culturale e naturalistico collegato al Castello ed alle tenute agricole di pertinenza, il Comune di Pamparato ha lanciato un appello per la costituzione di un Comitato composto dai rappresentanti dei Comuni direttamente interessati per ragioni di carattere territoriale (Garessio e Pamparato), delle Comunità montane Valli Monregalesi e Alta Val Tanaro e dell'Amministrazione provinciale di Cuneo allo scopo di valutare possibili soluzioni per preservare un patrimonio di notevole valore, ivi compresa la costituzione di una Fondazione tra soggetti pubblici e privati per l'acquisizione della proprietà preso atto della dichiarazione dell'Unesco che individua come 'patrimonio dell'umanità' le città piemontesi sedi di Residenze Sabaude per il loro ruolo storico-culturale, politico e sociale per la costituzione di uno Stato indipendente nonché dell'iniziativa di alcuni Sindaci del Piemonte per la costituzione di un 'Coordinamento del circuito delle Città e delle Regge Sabaude' impegna la Giunta regionale a farsi carico di iniziative idonee alla soluzione del problema, a sostenere l'iniziativa del Comune di Pamparato per la salvaguardia del Castello di Casotto e a sottoporre, in tempi brevi, al Consiglio regionale del Piemonte valutazioni e proposte in merito".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 32 voti favorevoli.



PRESIDENTE

Possiamo svolgere qualche altro lavoro? Per fatti concludenti direi che la riunione ha termine qui.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.48)



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