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Dettaglio seduta n.337 del 09/03/99 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PICCHIONI ROLANDO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellingeri, Casoni, Cavallera Farassino, Galli, Ghigo e Vaglio.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Come d'intesa, riprendiamo il dibattito generale sul problema del riso di cui al punto 4) all'o.d.g. La relazione concernente la crisi della risicoltura è stata già svolta dall'Assessore.
Chi desidera intervenire? Prego, Consigliere Riba.



RIBA Lido

Volevo solo fare una precisazione. Abbiamo lungamente atteso la maggioranza, che tra l'altro su questo punto aveva anche avuto la performance di volerlo quasi discutere in chiusura di seduta nella riunione della scorsa settimana; stamattina si è fatta attendere, non so se neanche adesso avrebbe il numero legale.
Nel superiore interesse di un grande problema, riteniamo e pensiamo di poter chiedere - limitatamente a questo ordine del giorno, per la grande importanza che riveste per l'economia del territorio e soprattutto perch non vogliamo che un argomento che sta gradualmente perdendo la sua attualità sia ulteriormente posposto o sia oggetto di ulteriori rinvii alla cortesia dei colleghi delle minoranze di consentire coi numeri che si possa concludere questa discussione. Non posso, però, non farle rilevare Presidente, come sia increscioso che neanche dopo tutti gli avvenimenti che ci sono già stati, da parte della maggioranza si sia sentito il dovere di una tempestiva garanzia del numero legale per poter consentire un inizio dei lavori, se non alle 9.30 - ora a cui lei aveva convocato il Consiglio almeno alle 9.40, 9.50, 10, 10.30.
Cominciamo pure alle 10.52. La ringrazio.



PRESIDENTE

Desidero esprimere apprezzamento per la disponibilità dell'aula.



CAVALIERE Pasquale

Dovrebbe anche stigmatizzare le assenze dell'aula!



PRESIDENTE

Sì: stigmatizzo le assenze di chi non c'è (ovviamente l'assenza è di chi non c'è, non può essere dei presenti).
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Domani a Londra si svolge questa asta sulla collezione Rossi; io avevo già sollevato la questione...



PRESIDENTE

Per cortesia, questo punto lo affronteremo dopo.



CHIEZZI Giuseppe

Siccome non vedo il Presidente Ghigo, le chiedo se riusciamo a parlarne oggi.



PRESIDENTE

L'argomento verrà svolta nel pomeriggio, quando ci sarà il Presidente Ghigo (è in congedo solo per la mattinata).


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti - Commercio

Proseguimento dibattito inerente a "Situazione concernente la crisi della risicoltura piemontese. Iniziative regionali" (trattazione ex art. 43 comma 1, lettera b) del Regolamento interno del Consiglio regionale) Esame ordini del giorno congiunti nn. 911, 940 e 944


PRESIDENTE

Entriamo nel merito del dibattito sulla crisi della risicoltura piemontese, di cui, come dicevo, al punto 4) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Bellion.



BELLION Marco

Quest'anno si è presentato e si preannuncia un anno denso di avvenimenti importanti di politica internazionale e sovranazionale, con profonde ripercussioni sull'agricoltura e sul sistema agro-industriale italiano nel suo complesso. Già in queste settimane abbiamo avuto modo di vedere incontri fallire, per poi ricominciare.
Le trattative - come ricordavo - attualmente in corso presso l'Organizzazione Mondiale del Commercio, che ha sostituito il GATT, per il rinnovo delle regole del commercio mondiale vedranno, nel mese di giugno su quel tavolo il corposo dossier agricolo.
Credo non sia difficile prevedere, anche alla luce di quello che nel piccolo sta avvenendo attualmente a Bruxelles, un nuovo lungo ed aspro confronto fra l'Unione Europea e gli Stati Uniti, in particolare sul tema dei sussidi agli agricoltori. Un lungo ed aspro confronto come fu quello del '94 nell'ambito del GATT.
L'arrivo dell'Euro ha comportato e sta comportando sicuramente importanti vantaggi, com'è stato ricordato un po' da tutti, quali la stabilità, con conseguente facilitazione degli investimenti (vedi la discesa dei tassi d'interesse, che certamente va in questa direzione), la semplificazione delle procedure per l'import-export, ma rischia di aprire alcune parentesi negative, in particolare per l'agricoltura, sulle quali occorre intervenire. Intanto l'impossibilità di utilizzare l'arma che spesso nel passato è stata utilizzata dal nostro Paese, quale quella della svalutazione competitiva della propria moneta; ricordiamo tutti, credo, la famosa "lira verde".
Ricordo poi che con la moneta unica si vanno ad evidenziare ulteriormente gli effetti dei differenziali della competitività tra la nostra agricoltura e quella europea. Intanto perché la nostra agricoltura è già stato ricordato più volte in quest'aula - ha una struttura di costi più elevati, connessi in particolare alle ridotte dimensioni delle nostre aziende, all'insufficiente concentrazione dell'offerta e al peso che hanno le transazioni commerciali.
Pertanto, gli agricoltori in generale ed ancor più i risicoltori, in questo momento particolare, hanno subito e rischiano di subire una riduzione dei redditi; riduzione, dicevo, che i produttori di riso hanno già in parte scontato, contribuendo, insieme ad altre produzioni, a porre in termini strategici la questione agricola ed alimentare anche nella nostra Regione.
La transizione da una politica agraria dai connotati prevalentemente protezionistici, quale è stata quella seguita dall'Unione Europea fino ad oggi, ad una politica di relazioni internazionali, basata sulla competitività delle imprese, impone quindi una politica che favorisca una ristrutturazione del settore, andando verso una maggiore efficienza, oltre che naturalmente alzando il livello della tipicità e della qualità.
Sono queste parole che abbiamo sentito scandire molto spesso in questi ultimi periodi, non solo per quanto riguarda il riso, ma anche per altri settori che hanno visto le proteste dei produttori come, ad esempio, gli allevatori ed i produttori di latte: in particolare, in occasione della discussione di Agenda 2000 e, nello specifico, riguardo al Regolamento sul sostegno allo sviluppo rurale che è in discussione oggi a Bruxelles. Un cauto ottimismo è tuttavia consentito. E' infatti di questi giorni la notizia del ritiro del pacchetto di proposte da parte della Germania proposte che erano gravemente lesive degli interessi dell'agricoltura italiana. Dicevo, in particolare, che con l'approvazione di Agenda 2000 e del Regolamento sul sostegno allo sviluppo rurale, che vede misure precedentemente attuate singolarmente ora concentrate, l'attività programmatoria della Regione acquisterà ulteriore importanza.
Rispetto all'elaborazione del Piano di sviluppo rurale inserito in questo nuovo Regolamento, sui suoi contenuti, tempi di approvazione ed attuazione, strumenti e modalità di finanziamento, quest'aula è, direi ancora completamente all'oscuro.
Venerdì l'Assessore ha accolto la richiesta, presentata dal nostro Capogruppo, di arrivare in tempi ragionevoli e comunque entro la fine dell'anno a poter avere una Conferenza agraria regionale, che mi auguro possa rappresentare un momento durante il quale questi strumenti e queste modalità di finanziamento del Piano di sviluppo rurale saranno dibattuti con più calma.
Tornando alle problematiche che attanagliano il settore risicolo, il Piano di sviluppo - contrariamente a quanto fa, mi pare, non solo per questo settore - dovrà prevedere, con progetti e proposte, uno sviluppo rurale di questi territori, che con la loro specificità stanno affrontando ormai sempre più disarmati queste problematiche; problematiche che l'altra settimana abbiamo affrontato con il dibattito sul patto sociale.
D'altro canto, la risicoltura rappresenta, in particolare per le province di Novara e Vercelli, un elemento troppo importante, non solo per la cultura ma per l'intera economia di quelle Province, poiché attorno ad essa ruota un indotto di dimensioni molto ampie, che comprende sia le attività produttive e commerciali sia i servizi che si collocano a monte e a valle della produzione.
Noi chiediamo quindi che, anche per quanto riguarda il rilancio di questo settore, si trovino, al di là delle risposte già individuate nel pacchetto di Agenda 2000, in quest'aula e all'interno del Piano di sviluppo delle soluzioni soddisfacenti.



PRESIDENTE

Ci sono altre richieste d'intervento? Prego, Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Come Gruppo, anche noi intendiamo aggiungere alcune considerazioni, non sicuramente originali, visto che ci riconosciamo nella relazione ampia e dettagliata - che pone in evidenza la gravissima crisi in cui versa il settore - fatta dall'Assessore Bodo. Per quanto riguarda i contenuti, ci attestiamo sulla relazione dell'Assessore.
Abbiamo anche sottoscritto un ordine del giorno (il n. 940) che sostanzialmente riprende l'analisi illustrata dall'Assessore relativamente alle motivazioni. Per quanto riguarda il Piemonte, la Regione è particolarmente colpita: le province di Novara e Vercelli, unitamente a Pavia, che è la provincia principe insieme ad altre della vicina Lombardia sono quelle che più hanno superficie coltivata e che quindi ricavano maggiore reddito dalla risicoltura. Nella relazione dell'Assessore tutto questo è già ampiamente dettagliato.
Noi riteniamo di sottolineare l'ultima parte dell'ordine del giorno che è una parte propositiva; non è un ordine del giorno che va contro alcune posizioni centrali o periferiche, ma è in favore delle iniziative che il Ministro dell'agricoltura si appresta ad assumere in seno all'Unione europea, affinché vengano messe in campo delle protezioni particolari rispetto a questo settore economico, così come in altri settori, nei quali i Paesi partner brillano. L'ordine del giorno recita: "Il Consiglio regionale esprime la sua solidarietà e il suo appoggio al Ministero per le politiche agricole che nei prossimi mesi dovrà negoziare la riforma dell'O.C.M. riso, augurandoci che il documento italiano possa trovare accoglimento a livello comunitario". All'interno del loro PIL si considera la produzione relativa al vino o ad altri prodotti specifici delle zone per quanto ci riguarda, per l'Italia e la Regione Piemonte in particolare la produzione del riso rappresenta una punta significativa e quindi riteniamo che vada affiancata l'azione del Ministro delle politiche agricole con il sostegno espresso dal Consiglio regionale del Piemonte attraverso l'approvazione di questo ordine del giorno, nel quale si dice che il Consiglio regionale "...esprime la sua solidarietà infine nei confronti dei risicoltori italiani impegnati in una dura battaglia per la sopravvivenza delle loro aziende agricole".
Quando si parla di prodotti che arrivano sul mercato a costi inferiori del 50% rispetto a quelli praticati nel nostro Paese, o a costi di produzione che all'interno del nostro Paese il riso viene ad avere, si tratta veramente di sopravvivenza delle aziende agricole, non si tratta semplicemente di riduzioni di reddito o di compressioni di superficie coltivata: è un flagello che corre il rischio di demolire alla radice le nostre aziende agricole.
Pertanto, il Consiglio regionale "...invita il Governo a porre il riso fra le produzioni agricole da difendere e a cui dare priorità assoluta nelle trattative europee e internazionali".
Attraverso questo ordine del giorno andiamo a supportare l'ampia ed esaustiva relazione con cui l'Assessore Bodo ha illustrato lo stato di gravissima crisi in cui versa questo settore.


Argomento: Varie

Saluto agli alunni e docenti del Liceo D'Azeglio di Torino


PRESIDENTE

Saluto nel frattempo i docenti e i ragazzi della classe 5F del Liceo D'Azeglio che ci hanno fatto visita. Grazie della vostra presenza.


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti - Commercio

Proseguimento dibattito inerente a "Situazione concernente la crisi della risicoltura piemontese. Iniziative regionali" (trattazione ex art. 43 comma 1, lettera b) del Regolamento interno del Consiglio regionale) Esame ordini del giorno congiunti nn. 911, 940 e 944 (seguito)


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moro; ne ha facoltà.



MORO Francesco

E' finalmente in discussione in Consiglio regionale la delicata e complessa tematica della risicoltura piemontese ed i numerosi insoluti problemi ad essa connessi.
Il tema del comparto risicolo è stato anche caldeggiato dalle organizzazioni agricole di categoria, che da tempo aspettano soluzioni pubbliche positive e risolutive del settore riso per il Piemonte.
L'economia agricola legata alla produzione del riso nella nostra Regione interessa il reddito di numerose aziende agricole presenti in specifiche aree del Piemonte: Novara, Vercelli, Casale, Valenza; circa 220 mila ettari con oltre 10 milioni di quintali di riso di ottima qualità e nutrimento, che rappresentano la più importante produzione europea di un'area territoriale.
La relazione introduttiva dell'Assessore Bodo, che ha visto l'abbandono dell'aula, per protesta, delle minoranze, non riflette tutte le forti preoccupazioni e i problemi dei produttori del settore e delle filiere che lamentano giustamente la continua latitanza delle istituzioni democratiche su questo problema. Sono ormai quattro anni che il Piemonte aspetta la legge regionale dei distretti del riso, che è ferma in III Commissione. Ci è grave e preoccupante.
Io penso che occorra subito approvare questa proposta di legge con le giuste correzioni; sarà un atto politico istituzionale legislativo di alta sensibilità e positività per lo sviluppo economico del settore. Il comparto riso è un delicato settore, direi strategico, per lo sviluppo qualificato dell'agricoltura piemontese, ma spesso disatteso e dimenticato nonostante la sua rilevante importanza.
Credo che non sia stato tenuto in evidenza istituzionale, come meritava, dai vari Governi centrali regionali, a partire dalle stesse linee guida di Agenda 2000. E' stato detto più volte che vi è in Piemonte una produzione di riso importante e qualificante, ma fortemente penalizzata dalle scelte errate e dalle politiche agricole nazionali e comunitarie europee, che hanno creato danni economici molto gravi ai produttori.
Occorre chiedere, urgentemente, al Governo di garantire la tutela del settore risicolo in Agenda 2000 con più tempestività di misure e di aiuti finanziari. Occorre abbandonare le svariate linee economiche del capitalismo, vale a dire mercato selvaggio, globalizzazione, incredibili regolamenti CEE che hanno fortemente penalizzato le aziende risicole piemontesi. Si sono addirittura eliminati gli aiuti comunitari per ridurre la quantità e qualità della produzione del riso senza i dovuti interventi istituzionali e pubblici. Per le aziende piemontesi del riso singole ed associate vi è stato un gravissimo danno economico produttivo e di qualità che è destinato a peggiorare se non si interviene rapidamente.
In questo delicato ed importante settore, oltre alla già detta incapacità del Governo centrale, occorre una diversa politica agraria della Regione Piemonte, che privilegi concretamente lo sviluppo del riso a livello di produzione, di commercializzazione e di valorizzazione nazionale ed europeo. Sia in sede comunitaria a Bruxelles che in quella ministeriale a Roma, la Regione Piemonte deve essere più presente e tempestiva sui problemi, tenendo conto delle emergenze dei produttori del riso.
La Regione deve essere il riferimento preciso e diventare la vera protagonista dell'istituzione pubblica al massimo livello territoriale anche per le nuove competenze istituzionali del decentramento tra Stato e Regione. Occorrono, certamente, più risorse finanziarie adeguate alle esigenze, la rapida approvazione della legge del distretto del riso del Piemonte per potenziare e migliorare un settore importante, decisivo e qualificante per il Piemonte e per il suo reale sviluppo economico produttivo ed occupazionale.
Credo che dalle parole si deve passare ai fatti, per cui è doveroso intervenire in questo settore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mancuso.



MANCUSO Gianni

Grazie, Presidente. Desidero, innanzitutto, ringraziare l'Assessore Bodo per la sua ampia ed articolata relazione, che ci ha consentito di entrare nel merito di questa vicenda che ci riguarda molto da vicino in quanto principale Regione produttrice di questo prodotto, attraverso la realtà del Vercellese e del Novarese. Il nostro Gruppo condivide le affermazioni fatte nella relazione dell'Assessore Bodo. Ritengo di svolgere qualche considerazione.
L'attuale situazione di difficoltà in cui versa la risicoltura dipende direttamente dagli accordi di revisione del GATT (General Agreement on Tariffs and Trade), nell'ambito dei quali si è deliberato l'abbassamento delle misure protettive dei prodotti agricoli tra i quali il riso. Ciò ha determinato in Italia un aumento delle importazioni, una riduzione delle esportazioni e, conseguentemente, una forte contrazione dei prezzi.
Parallelamente, i costi di produzione sono aumentati a causa della inadeguatezza del nostro sistema politico-economico, che comporta un eccessivo costo del lavoro dei prezzi di produzione, la tassazione oberante, ove spicca, tra gli altri, il raddoppio dell'IRAP che, nel settore agricolo ha rappresentato, di fatto, un costo aggiuntivo, non essendoci una tassazione di riferimento precedente.
Tale scenario pone in drammatica difficoltà i prezzi dei nostri produttori. Si dimostra, sulla loro pelle, che il processo di globalizzazione oggi tanto strombazzato soprattutto da chi non ne capisce nulla ma che, per ordini di batteria o per pregiudizi ideologici, lo spaccia per la panacea di ogni male, si rivela in ambito economico inapplicabile per i settori deboli, come nel caso specifico, quello risicolo.
Dal momento che gran parte di questi processi sono strategici per il mantenimento di un certo tasso di ruralità del paese, una necessità primaria per l'Italia, onde assicurare una minima riserva di disponibilità alimentare e gestire positivamente il governo del territorio, (si pensi agli aspetti idrogeologici, alla difesa delle risorse e al mantenimento dell'equilibrio ambientale). Tali aspetti costituiscono il presupposto per la deroga alle decisioni WTO. La revisione della PAC, così com'è attualmente impostata, recherà un ulteriore aggravamento della situazione a causa della distrazione di fondi per l'ammodernamento delle agricolture dei Paesi.
Una notizia di questi giorni è che la Commissione Europea vuole togliere l'ultimo sostegno ai prezzi del riso, abolendo il prezzo d'intervento. In questo modo il nostro riso pagherà il prezzo di una organizzazione comune del mercato sbagliata e di concessione al prodotto di importazione, passato da 300 mila a 500 mila tonnellate. Queste politiche hanno portato al crollo dei prezzi sul mercato interno e al boom dell'intervento, gonfiando la spesa comunitaria dell'80% in più del previsto. Senza prezzo d'intervento i listini precipiteranno al livello del mercato mondiale, e poiché i costi di produzione resteranno superiori a quelli americani e tailandesi, la nostra risicoltura sarà destinata a sparire.
I risicoltori industriali italiani hanno elaborato una proposta di riequilibrio basata sullo spostamento di quote di produzione, dalle varietà eccedenti, quali la iaponica o riso da risotto, a quelle deficitarie, quali la indica o il riso da contorno, utilizzando differenziazioni di prezzi e aiuti compensativi già presenti nell'attuale O.C.M. In concreto, si potrebbero separare due mercati, facendo scendere i prezzi dell'indice europeo per renderlo competitivo con il prodotto di importazione aumentando la produzione e sgonfiando l'eccesso di iaponica.
In conclusione occorre, secondo noi, a livello di Unione Europea chiedere una parziale rinazionalizzazione dei processi produttivi agrari che costituiscono irrinunciabili elementi di difesa ambientale territoriale e culturale. Procedere in via immediata da parte delle Regioni a rimborsi nei confronti del settore agrario di quelle quote di spesa che pur utili al settore stesso, costituiscono anche una immediata difesa territoriale. Per quanto attiene al riso, per esempio, una legge sull'irrigazione che preveda il rimborso parziale ai consorzi irrigui e di bonifica delle spese di gestione della rete - giacché questo lavoro serve anche alla comunità - con un contestuale sgravio dei canoni di acqua pagati, oggi, soltanto dall'agricoltura.
Vale la pena ricordare che occorre riprendere l'approfondimento del disegno di legge, fermo oggi in III Commissione, sul distretto del riso che, restante anche la situazione particolarmente grave del settore risulterebbe uno strumento adeguato di sostegno, e certamente dimostrerebbe agli operatori di questo settore che la Regione Piemonte è sensibile e non sta con le mani in mano. Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Ritenevamo, dato che diversi Consiglieri di questo Consiglio regionale hanno avanzato la richiesta che il tema della situazione della risicoltura in Piemonte fosse oggetto di un dibattito in Consiglio regionale, che gli stessi avessero l'intenzione di mettere questo argomento al centro dell'attenzione e di una capacità e possibilità d'intervento da parte del Consiglio regionale su un settore così importante non solo dell'economia nazionale, ma in particolare dell'economia piemontese.
E' infatti con attenzione che, nella sua relazione, con puntualità l'Assessore Bodo ci ricordava come delle 6.135 aziende risicole censite nel '97 sul territorio nazionale, 2.814 fossero in Piemonte, per una superficie di 114.000 ettari. Quindi è del tutto evidente che l'importanza di questo settore è grande nella realtà piemontese ed è notevole rispetto alla percentuale, alla presenza nella realtà piemontese su tutto il territorio nazionale.
Ci è del tutto chiaro come la situazione abbia una valenza di carattere nazionale, ma soprattutto ci veda impegnati nel confronto non solo in sede di Unione Europea, ma nel complesso del mercato internazionale.
Sappiamo che l'attuale produzione italiana è eccedente rispetto al consumo interno e deve dunque trovare altre collocazioni; che abbiamo avuto un andamento favorevole, come l'Assessore ci ricordava, in momenti del passato, per una preferenza comunitaria, per l'applicazione di dazi che livellavano il prezzo, perché si interveniva con restituzioni o premi per le esportazioni verso i Paesi terzi e quant'altro.
Oggi però abbiamo una situazione per la quale i nostri prezzi non riescono a reggere quelli della concorrenza internazionale; inoltre, vi sono alcune ragioni particolari nella crisi - e su queste concordo - che vanno dal problema della rivalutazione monetaria ai diminuiti aiuti per quanto riguarda i problemi dell'esportazione, a riduzioni consistenti, ad azzeramento del prelievo o dazio sul prodotto, alla mancata applicazione della preferenza comunitaria e quant'altro. A questo si è aggiunto un notevole quantitativo di produzione che viene da altri Paesi e che grava sulla nostra situazione.
Questo è l'ordine della realtà, e sappiamo anche - ce lo dicono le organizzazioni agricole, ce lo ricordava l'Assessore stesso, è oggetto di un dibattito sul territorio nazionale - come ci siano alcune misure che debbano essere affrontate, che vanno dal contenimento dei costi, e quindi da una nostra maggiore capacità di affrontare la concorrenza a livello internazionale, alla rinegoziazione degli accordi, alla ricontrattazione di questi stessi in sede GATT, alla possibile riduzione del prezzo, in particolare per alcune produzioni di certi tipi di riso, e agli aumenti degli stanziamenti per aiuti alimentari e quant'altro.
Sappiamo che questo è l'ordine delle problematiche dentro le quali ci troviamo ed anche l'ordine delle misure che debbono essere affrontate. A tale proposito, penso che le iniziative assunte in queste settimane a sostegno del Ministro e del Governo italiano perché si possa, in sede di Unione Europea, contrattare in modo più forte e diverso rispetto a queste richieste siano state dei momenti importanti ed utili.
Ritengo che vada incrementata la nostra azione in questo senso; la stessa Regione Piemonte, insieme alla Regione Lombardia ed alcune altre particolarmente coinvolte in questa problematica, in sinergia e in sintonia a mio avviso - con il Ministero competente e con il Governo, vuole affrontare questa problematica in sede di Unione Europea.
Sono poi d'accordo sulla sollecitazione ad affrontare alcuni testi di legge e ad assumere alcune decisioni che spettano prevalentemente al governo regionale, che vanno innanzitutto dalla ripresa del dibattito in III Commissione sulla legge relativa al distretto del riso, superando momenti di incertezza o di difficoltà, ma affrontando compiutamente questa problematica, così come la legge sull'irrigazione e bonifica.
Penso inoltre che ci sia un'azione più ampia che noi dobbiamo e possiamo svolgere in relazione agli Enti locali interessati; penso in particolare alle Province di Novara e di Vercelli e ai Comuni particolarmente coinvolti sulle problematiche del riso, così come alle Associazioni che rappresentano le categorie agricole nella nostra realtà piemontese. Ritengo vada più fortemente intensificato un momento di costruzione di iniziative per l'allargamento del consumo di questo prodotto non solo nella nostra Regione, ma in una realtà più ampia, anche su come vadano sostenute le iniziative di questi Enti locali, in particolare a livello di questi territori.
Voglio ricordare che sono questioni che assumono un rilievo di valenza regionale.
Faccio un esempio a proposito della realtà del Novarese e della provincia di Novara. In Province come quelle di Novara e di Vercelli, dove questo tipo di attività agricola è stata fiorente, in questo momento assistiamo a situazioni particolari: in Provincia di Novara, vi è una grave situazione dal punto di vista occupazionale a causa del processo di deindustrializzazione che investe alcuni settori (la vicenda dell'Olcese e di tutto il settore tessile, la difficoltà e il tentativo difficile di rilancio del polo della ricerca).
In una realtà come questa, se accanto a processi di disoccupazione e di deindustrializzazione in alcuni settori si unisce una grave crisi per quanto riguarda un settore fondamentale dal punto di vista agricolo, quale quello risicolo, che è sempre stato un elemento fondamentale dell'economia di quell'area e di quel territorio, si determina una situazione complessivamente grave e difficile che richiede, da parte dell'Amministrazione regionale, su questo settore, ma in rapporto ad altri settori di sviluppo e produttivi, una sinergia d'intervento, in collegamento con gli Enti locali e le forze sociali presenti sul territorio di grande rilievo.
La nostra, pertanto, è una sollecitazione a svolgere in modo attivo e pieno un ruolo in sintonia con il Governo in sede di Unione Europea, in maniera da compiere fino in fondo il nostro percorso sia di ordine legislativo che di iniziative sul territorio in sinergia con gli Enti locali e con le Organizzazioni sociali presenti che in questa direzione si stanno muovendo.
Si tratta, cioè, di quei compiti che la Regione deve svolgere per rendere più efficace, su un tema come questo, la sua azione, assumendolo nella sua piena dimensione come un tema di valenza e di carattere regionale non solo per le sue implicazioni economiche, ma anche per le più complessive implicazioni di ordine culturale che la nostra Regione ha.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rosso; ne ha facoltà.



ROSSO Roberto

Oggi affrontiamo questo dibattito, grazie al Consigliere Riba (pare) che è intervenuto prima dicendo che, per responsabilità, la minoranza rimane in aula. Beh, noi questo discorso l'avevamo già fatto mercoledì.
Mi sembra che la Lega stia diventando un po' la forza di traino della minoranza, perché sul bilancio, tre mesi prima dell'approvazione, abbiamo cominciato a dire che non potevamo bloccarlo e bisognava arrivare alla votazione. Fin quando lo diceva la Lega, nessuno diceva nulla; l'ha detto il Gruppo dei DS, e gli amici giornalisti hanno fatto il titolo a nove colonne.
Sul riso, noi siamo stati presenti mercoledì; i colleghi della minoranza hanno ritenuto che alle ore 18 non se ne potesse discutere e quindi ci ritroviamo qui oggi. Tuttavia, siamo ancora in tempo ad affrontare questo discorso, che è complesso, anche perché, tante volte, in quest'aula abbiamo sentito parlare di tutela dei lavoratori, ma normalmente per lavoratori si intendono gli operai e, spesso, dimentichiamo i nostri agricoltori, che hanno molti problemi irrisolti e pochi aiuti. Vediamo, per esempio, il problema delle quote latte e quello attuale del riso. Non è solo un problema economico del nord del Piemonte, dove ci sono le risaie ma è anche un problema di identità. Pochi Consiglieri si soffermano, al di là del problema economico, sul problema dell'identità, perché il riso è una nostra risorsa storica, fa parte della cultura piemontese e il prodotto raffinato arriva sui tavoli dei piemontesi. Gastronomicamente parlando, il riso è parte della cultura del Piemonte.
Oltre alla giusta tutela nei confronti degli agricoltori dobbiamo tutelare la nostra cultura, perché troppe volte abbiamo svenduto ciò che è stato costruito in Piemonte, a partire dal dopoguerra. Voglio ricordare la Rai, i primi studi cinematografici, per arrivare oggi alla svendita dei marchi di Expo 2000: una lunga storia, in Piemonte, di patrimonio culturale svenduto.
Cari amici, quando si parla di "federalismo" - tutti si riempiono la bocca con questa parola - dobbiamo fare in modo che federalismo significhi soprattutto tutelare gli interessi economici, culturali, storici e di identità della Regione. Altrimenti non è federalismo: è solo guardare il proprio portafoglio e voler più soldi per la Regione, per poter spendere meglio e di più. "Federalismo", quindi, non deve solo essere una parola legata alla questione fiscale, ma deve essere soprattutto legata alla questione culturale e storica. Poi, però, questo ragionamento non lo applichiamo, nonostante che ne parliamo tanto.
Dov'è la valorizzazione del nostro prodotto riso in Piemonte? Manca completamente.
Certo che se noi tuteliamo le nostre risorse come ha fatto l'APT di Saluzzo, che ha buttato via tutti i suoi volantini e gli albergatori, per poter distribuire qualcosa in giro, sono andati a recuperarseli in discarica, è assurdo! Se questa è la tutela del patrimonio turistico gastronomico, economico e agricolo del Piemonte, perseguita dalla Regione Piemonte, è chiaro che diventa difficile sostenere non solo il riso, ma il vino, i tartufi e tutto il nostro patrimonio agricolo.
E' necessario cambiare registro, Assessore! Il nostro ordine del giorno dà un piccolo contributo in vista di questo cambiamento di registro. Che in Piemonte, come in tutta Italia, ci sia una grave crisi sotto il profilo del riso, è indubbio. Siamo tutti d'accordo, però dobbiamo andare a vedere le motivazioni della crisi.
Sicuramente la più importante motivazione è la sconsiderata politica di abbattimento delle barriere doganali, promossa dall'Unione Europea, verso i paesi terzi oltre mare: Africa, Caraibi, Pacifico e Stati Uniti. Noi sappiamo che attualmente il 40% delle importazioni in Europa, da questi Paesi, è a dazio zero, il che evidentemente danneggia i nostri prodotti. I dati dicono che l'ingresso indiscriminato di riso extracomunitario ha causato un abbassamento dei prezzi della materia prima, in media, oltre il 30%. Quindi qui si deve intervenire; si deve intervenire sull'Unione Europea, Assessore.
Penso che il dibattito sia utile; è utile approfondire, è stata utile la relazione dell'Assessore Bodo, però è ora che il Consiglio si esprima in maniera più opportuna con un documento unico. La Lega è comunque disponibile, magari dopo il dibattito, a sospendere brevemente il Consiglio per verificare, con i firmatari degli altri ordini del giorno, se si riesce a unificare questo ordine del giorno. L'importante è farlo presto, perch noi dobbiamo dare delle risposte ai risicoltori che scendono in piazza.
Attenzione, Assessore: se noi non diamo subito delle risposte, il fenomeno rischia di sfuggirci nuovamente di mano e di andare a creare una situazione di tensione, come quella dei produttori di latte, con una massiccia scesa in campo e i conseguenti problemi di ordine pubblico.
Concludo con quello che è il dispositivo del nostro ordine del giorno: sostanzialmente noi chiediamo di attivarsi presso l'Unione Europea per un'efficace riforma delle normative contenute nell'organizzazione comune di mercato. Chiediamo al Governo un pronto intervento nei confronti dell'Unione Europea. Noi, quindi, individuiamo la soluzione del problema con un intervento dell'Unione Europea e alla Regione Piemonte chiediamo semplicemente di voler valorizzare la parte culturale riguardante il riso dalla produzione storica fino al suo consumo gastronomico.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gatti; ne ha facoltà.



GATTI Agostino

E' chiaro che a questo punto dei lavori dell'aula è difficile essere originali, si rischia di essere banali e ripetitivi.
Come considerazione iniziale, è ovvio che il nostro gruppo è favorevole ad una serie di considerazioni esposte dai colleghi che mi hanno preceduto e sulle soluzioni che vorremmo dare a questo nostro problema, soprattutto per lo sbocco della procedura che vorremmo mettere in atto.
Ricordo alla Giunta e al signor Assessore che, quando ci sono state le prime avvisaglie della crisi del riso, proprio con lui abbiamo partecipato ad una manifestazione a Vercelli; sul palco in cui eravamo presenti, sono stati buttati quintali di riso, allo scopo di fare una denuncia concreta e visibile delle difficoltà del settore.
A suo tempo, in Commissione, avevamo fatto, insieme all'amico Riba, una richiesta di pronto intervento; allora il problema pareva circoscritto, in quanto pensavamo che si potesse aiutare il settore con alcuni provvedimenti d'urgenza e magari rimandare al futuro soluzioni più radicali. Avevamo pensato - la proposta è già emersa in alcuni momenti del dibattito - di accrescere la qualità del nostro prodotto, per potere competere attraverso la qualità. Bisogna ricordare, in questa sede, che ci sarà un ulteriore aggravio con l'applicazione dei progetti e delle prospettive che ci vengono dall'Agenda 2000.
In quella sede avevamo ribadito che si sarebbe dovuto seguire ciò che per il sottoscritto, e per il suo Gruppo, costituisce una delle principali vie legislative da percorrere con solerzia, vale a dire quella di seguire i prodotti.
Per evitare che si eroghino contributi a pioggia, occorre dotare la Regione Piemonte di strumenti legislativi in grado di organizzare e programmare sul territorio questo tipo di intervento. Pensiamo alla Legge sul vino, per la quale noi siamo stati partecipi di un gruppo di lavoro quindi attivi protagonisti. Pensiamo al fatto che abbiamo presentato una legge sul tartufo e un'altra sul distretto delle patate: sono questi i filoni che crediamo occorra seguire. Per oggi, e per il futuro, ci auguriamo che la Regione e gli Assessori che verranno abbiano la possibilità di agire a largo raggio, incidendo in modo determinante.
L'Assessorato o la Giunta hanno la possibilità di assegnare dei budget al territorio attraverso l'applicazione, la predisposizione e l'allestimento di progetti di priorità che debbono essere finanziati con le risorse da destinarsi di anno in anno attraverso i bilanci.
Queste sono le poche considerazioni che avevo intenzione di proporre alla vostra attenzione. Ritengo che si debba, con sollecitudine, recuperare il tempo perduto e, soprattutto, decidere non solo sul problema della qualità ma anche sulla promozione ed il consumo del riso. Richiamando l'intervento del collega Rosso, da parte nostra era stato richiesto un incontro con le Associazioni dei produttori e dei consumatori.
Ci auguriamo non ci venga scippato, come sta avvenendo per il tartufo un prodotto che è caratteristico della nostra regione, che piuttosto va valorizzato per raggiungere le mense nazionali, affinché ci sia un crescente consumo interno, con una buona qualificazione di marchi. E' quanto abbiamo chiesto anche per il tartufo, per la patata e chiederemo per la pioppicoltura: dobbiamo avere non un prodotto di nicchia ma un prodotto di alta qualità, che possa espandersi su tutto il territorio nazionale e internazionale; un prodotto qualificato, quindi remunerativo.
Quindi, cosa chiediamo? Chiediamo un ordine del giorno concordato tra tutte le forze politiche presenti in Regione, a cui daremo il nostro apporto e conforto e, soprattutto, l'accelerazione dell'esame della legge.
Per inciso, credo vada tenuta presente anche l'iniziativa della provincia di Vercelli, che per prima ha prodotto in modo articolato una proposta di legge. Chiediamo la possibilità di condurre l'istruttoria in Terza Commissione con un gruppo di lavoro.



(Commento fuori microfono dell'Assessore Bodo)



GATTI Agostino

Signor Assessore, so che lei è stato attento, non l'ho ancora criticata. Le ho chiesto soltanto di essere più determinato e presente sui progetti che pensa di realizzare. Le ho detto che avrà il nostro conforto: non c'è nessuna polemica, solo voglia di fare bene. In tal senso credo si possa utilizzare il gruppo di lavoro della Terza Commissione, che ha dato dei buoni risultati già in altre occasioni. Abbiamo già fatto diversi gruppi di lavoro, ad esempio sul Consorzio irriguo, sulla bioagricoltura sul distretto del vino, su quello della collina. Credo dunque che questa sia una via da seguire, in modo che, con uno strumento agile, la Commissione possa licenziare la proposta di legge e portarla immediatamente in aula.
Mi associo a tutte le forze politiche che sono intervenute oggi, per rimarcare la nostra sensibilità e, soprattutto, l'importanza che pu assumere questo settore, soprattutto in campo agricolo. Occorre fare in modo che ci si abbia una legge nel più breve tempo possibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Mi rivolgo all'Assessore Bodo. Vorrei chiedere se è un mia svista, o se in realtà è proprio così, ma mi sembra che nella sua relazione non ci sia una sola parola, un solo dato di riferimento sui lavoratori di questo settore. Lungo tutta la sua relazione si parla di metri quadrati, di ettari, di tonnellate, di tonnellate a metro quadro, di numero di aziende.
Ma i lavoratori dove sono? Non ve ne occupate? Ho letto la relazione e non ho trovato un solo accenno al problema sociale rappresentato dai lavoratori che, nella attuale e difficile congiuntura, rischiano il posto di lavoro rischiano il licenziamento.
Nessuno ha parlato dei lavoratori del settore del riso. Ripeto, si è parlato di riso, di tonnellate, di competitività, ma sui problemi dei lavoratori neppure un cenno. Mi sembra che questo sia un elemento di partenza molto significativo.
Si guarda semplicemente alla produzione, al mercato, all'economia delle aziende: dentro queste aziende ci saranno pure dei lavoratori, dei salariati! Questa omissione, questo deficit di informazione è molto grave: si sta trascurando l'elemento umano, il lavoro, e lo si trascura a fini politici.
Vorrei sapere qual è l'impatto sociale sul fronte del lavoro, non solo se la resa di 6,1 è una resa che regge la competizione con gli altri paesi europei (e non regge, perché Grecia e Spagna hanno una resa del 30 superiore). Quanti sono i lavoratori che pagano tutto questo? Nemmeno una parola. Tutto questo è molto negativo.
Mi chiedo come possa un Assessore e un Governo dare una buona risposta al problema del riso senza fare neanche un cenno ai lavoratori del settore.
Quanti sono? Cento, mille? Quante sono queste famiglie? Niente, non una parola. Interessano solo le tonnellate all'ettaro.
Chiudo questa polemica con l'Assessore e con chi è intervenuto senza parlare dei lavoratori per dire: certo, Assessore, qui la situazione risicola è dovuta ad una crisi strutturale.
In passato le crisi sono state valutate e gestite come crisi congiunturali. In un'Europa che non coglieva, in questo settore come in altri, una compenetrazione delle economie e una penetrazione (in questo caso dall'Oriente) competitiva rispetto alla produzione attuale, poteva trattarsi, in parte, di una crisi congiunturale. Anche perché l'Europa giustamente, ha sempre condotto una propria politica di autosufficienza alimentare, una politica che ritengo debba essere tutelata: la collettività che fa bene a fare i conti con un politica che tende a garantire l'autosufficienza alimentare minima.
Oggi però non versiamo in questa situazione, la crisi risicola è strutturale, in modo evidente, in modo non equivocabile e non modificabile Assessore. Quando metà della nostra produzione serve per il nostro fabbisogno alimentare e l'altra metà è eccedente e di quest'altra metà metà è eccedente in Europa e metà è eccedente nel resto del mondo (paesi terzi), allora io dico questo: la situazione non è mica tanto ben dominabile con le parole. In prospettiva, sulla metà eccedente il fabbisogno alimentare, pensiamo che questa sia una merce in grado di accrescere la propria competitività all'estero? Pensiamo che questa nostra merce possa essere sempre meglio venduta all'estero? Io ritengo difficile una prospettiva di questo genere. Quella metà in più è una metà in più, che troverà sempre più difficoltà a essere collocata sui mercati esteri; già trova difficoltà l'altra metà a essere collocata in Italia perché abbiamo la concorrenza di prodotti analoghi a prezzi inferiori. Pertanto, non penso che possiamo dire ai cittadini piemontesi, ai lavoratori del riso, che nessuno nomina, e alle aziende risicole, che tutti nominano, che la prospettiva da seguire è fare in modo che quelle 400 mila (o quante sono) tonnellate eccedenti siano esportate metà in Europa e metà fuori. Anche perché - nella relazione lo si dice - il valore aggiunto della nostra produzione da risone a riso bianco è un valore aggiunto bassissimo.
Come fa in generale l'Italia - l'ho detto nell'intervento che ho fatto in occasione del Patto sullo sviluppo - a pensare di uscire da questa crisi? Esportando materiali, prodotti a basso valore aggiunto? E questo è uno di quelli. Insomma, non si esce facilmente da questa situazione, perch è strutturale.
Un'altra osservazione che non ho, purtroppo, sentito è quella relativa alla politica solidaristica verso i paesi in via di sviluppo. E' innegabile che in questo specifico settore noi siamo in presenza di una concorrenza sui mercati esteri e anche sul mercato interno di un prodotto coltivato in paesi in via di sviluppo in altre situazioni climatiche e in altre situazioni contrattuali (ammesso che esistano i contratti in certe risaie dell'Estremo Oriente).
Il mio Gruppo ritiene che la politica solidaristica per lo sviluppo economico - e nello sviluppo economico c'è il riso - dei paesi in via di sviluppo non debba avere conseguenze. Non pensiamo di impedire ai paesi in via di sviluppo di avere delle risorse economiche che già hanno in maniera infima rispetto all'occidente, negando a questi paesi la possibilità di introitare qualche moneta, qualche euro dal riso, perché poi non dobbiamo lamentarci che i poveri del mondo vengono a sbarcare il lunario come possono nel nostro Paese. La politica solidaristica non deve venire meno, e noi chiediamo che questo elemento venga detto con chiarezza.
Non pensiamo che si esca della crisi del riso - se poi nella replica l'Assessore, per favore, ci dice quanti addetti hanno queste 2.800 aziende fa anche una cortesia per la maggior conoscenza nostra - cercando di diventare competitivi sul risone e sul riso bianco; quelle 400 mila tonnellate in più sono un prodotto che va mutato. Come? Penso che le nicchie, anche rilevanti, di mercato nazionale e soprattutto internazionale non possono essere che nicchie che un paese sviluppato, a tecnologia avanzata, deve perseguire.
E' possibile produrre merci di qualità sofisticata per bisogni sofisticati, per bisogni avanzati, ed è lì che si possono trovare nicchie di mercato capaci di tenere viva la nostra risicoltura, senza mettersi in concorrenza con chi produce il riso in condizioni economiche e sociali che non sono né parenti né apparentabili con le nostre, perché vogliamo comunque mantenere i nostri rapporti e i nostri contratti di lavoro.
La qualità è uno degli elementi chiave, e penso che occorra dire con chiarezza che vogliamo e chiediamo l'uscita da questo stato di crisi con grossi investimenti in termini di qualità. Certo, accanto, Assessore, a un periodo di transizione che veda la difesa di quel che c'è. Quindi una fase di difesa di una situazione economica importante, ma nello stesso tempo degli investimenti sulla qualità e - condivido chi l'ha detto, mi sembra i colleghi che mi hanno preceduto - anche sul consumo alimentare, che pu avere un incremento in Italia, nel senso che il crescente consumo del riso opportunamente guidato e promosso con l'informazione, con l'aiuto di tutti coloro che attorno al riso vivono, compreso chi lo cucina e quindi comprese tutte le associazioni che si occupano di cucina, potrebbe guidare questa nostra battaglia. Quindi sostegno alla promozione e alla qualità.
Aggiungo un altro elemento di contorno, che può non essere piccolo, se noi inseriamo un settore economico in una politica economica più ampia della Regione Piemonte; sono un po' le cose che, per altri versi richiamava sia il Consigliere Rosso sia il collega Gatti.
La coltivazione del riso, per il modo in cui viene esercitata in Piemonte, ha un grandissimo impatto paesaggistico. Vedere le campagne allagate è una caratteristica paesaggistica transitoria di altissimo livello; vedere la campagna attorno a Vercelli, Santhià, Novara nel periodo dell'allagamento è uno spettacolo naturale (anche se deriva dall'intervento dell'uomo) di eccezionale livello. Per questo io ritengo che l'affermazione "dobbiamo tenere la tradizione del riso, dobbiamo tenere la nostra cultura" sia un'affermazione che va poi sostanziata da cose, interventi, dati che abbiano la capacità di legare un'affermazione generale allo sviluppo di un prodotto, al mantenimento del prodotto, ma anche a un ritorno economico.
Allora organizzare viaggi nella campagna risicola quando è allagata promuovendo l'acquisto del riso, promuovendo dei pranzi a base di riso nella zona, attraverso un ruolo delle Province, penso che possa accompagnare tutte le altre azioni.
Non dobbiamo dimenticare che riso è paesaggio naturale, è paesaggio specifico del nostro Piemonte, è uno dei paesaggi del nostro Piemonte. Non abbiamo solo le montagne, i laghi e le terme come paesaggio, Assessore, ma come paesaggio per tutti c'è anche il riso, e allora promuoviamo anche il paesaggio del riso, inventiamo delle cose con le associazioni e via dicendo. Si sa che tutti gli anni in Piemonte si organizzano tour di vario tipo e a vario livello che partono dalla proposta "andiamo a vedere le campagne allagate quando si coltiva il riso". Questo è un altro elemento da sottolineare.
A questo punto, penso siano stati presentati degli ordini del giorno noi contribuiremo a quelli che comprenderanno, se i colleghi lo ritengono alcune di queste precisazioni.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MINERVINI



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Assessore, molti dei colleghi intervenuti hanno affrontato una questione, certamente piemontese, ma anche nazionale di un comparto importante dell'agricoltura. Anche noi vogliamo associarci nel sottolineare questa problematica, di carattere economico molto importante, con qualche breve nota. Molte cose sono state dette da alcuni colleghi già intervenuti e il nostro Gruppo le condivide.
Come Gruppo abbiamo avuto numerosi incontri con le organizzazioni agricole e abbiamo potuto cogliere una grandissima preoccupazione che oggi portiamo in evidenza: come ricordava il collega Chiezzi prima è certamente una preoccupazione di carattere economico, che riguarda un prodotto qualificato che oggi fa un'enorme fatica a stare sul mercato e che risente pesantemente degli accordi europei, quindi è un'economia che va difesa.
Indubbiamente crediamo che debbano essere messe in evidenza tutte le questioni che riguardano il mondo del lavoro che ne è collegato.
In questo senso, Assessore, ci permetta di dire che la relazione è molto interessante, ricca di dati, ma le si può avanzare una critica: non sembrano emergere degli sbocchi di governo a questo problema. Può darsi che la sua replica, Assessore, vada in quella direzione, mi auguro che sia così. Noi non dobbiamo semplicemente limitarci, per le competenze che abbiamo nel campo dell'agricoltura, a fotografare un fenomeno importante ed estremamente difficile, ma dobbiamo anche dare delle ipotesi di soluzione.
E' un problema che indubbiamente non sarà superato nel breve periodo perché ammesso che ci riusciamo è necessaria una programmazione di interventi, una riconversione di interventi e di produzioni tali che consentano di superare la crisi locale e la crisi europea.
Prima di tutto crediamo sia utile un impegno della Regione Piemonte con il governo nazionale in Europa, perché parliamo di un prodotto che là va difeso e che là va sostenuto.
Esiste un'altra esigenza immediata, che è quella della cosiddetta approvazione del distretto del riso, in modo da fare di questo prodotto un prodotto tutelato anche dal punto di vista legislativo e un punto di eccellenza nelle produzioni del Piemonte. Come oggi il vino è una certezza per il Piemonte, anche il riso deve diventare una certezza dal punto di vista della qualità e delle eccellenze per il Piemonte.
Vorrei porle un problema, Assessore, che mi auguro nella replica lei voglia riprendere e lo pongo anche ai colleghi che hanno esperienza nel settore dell'agricoltura. Riconosco che in quest'aula ci sono colleghi che hanno più esperienza di me in questo campo - parlerà dopo il collega Riba ma pongo la questione in relazione alle mie origini meridionali. Voglio dire all'aula che mia madre, che oggi ha novant'anni, quando stava male, ma solo in quella circostanza, diceva: "Facciamoci un po' di riso in bianco".
Ho sentito dire la stessa cosa da un Assessore di Novara, calabrese, alle organizzazioni di agricoltori: per noi il riso era sinonimo di malattia.
Dalla Lombardia in giù (neanche tanto in Liguria) il riso non è molto consumato.
Il risotto è un piatto che farebbe utilizzare quella qualità di riso iaponica - se non vado errata - che è particolarmente pregiata; in Italia bisognerebbe riuscire a svilupparne una grande produzione. Sempre rifacendomi alle mie fonti familiari, mia madre raccontava che al sud il riso era poco utilizzato; durante il fascismo (lo cito come momento storico e non come momento politico) veniva mandato al sud perché in quelle zone si imparasse ad usarlo, ma veniva mandato il riso di scarso pregio. Era un tentativo di promozione, già allora, ma veniva mandato il riso spezzettato quello di peggiore qualità, per cui addirittura si è determinato l'effetto opposto.
E' chiaro che ci devono essere delle grandi azioni di carattere politico legislativo; il Governo deve sostenere la questione a livello europeo (lo sta già facendo). Noi dobbiamo fare la legge per il distretto del riso, quindi qualificare il settore, organizzare i produttori e i lavoratori in questa direzione, però dobbiamo anche attivare una campagna in Italia.
Sentivo prima il collega Chiezzi che suggeriva di attivare tutte le Province del Piemonte; questo è utile, ma dobbiamo attivare le Regioni italiane, perché nelle Regioni italiane la produzione e l'uso del riso di qualità è ancora oggi largamente assente. Tutto il Sud, che peraltro comprende una serie di regioni e di popolazioni che si nutrono prevalentemente di primi piatti, non usa il riso.
Noi potremo cercare di incentivare sul mercato italiano l'uso di questa qualità pregiata, questa effettiva eccellenza iaponica. Che l'altra qualità debba essere prodotta sul mercato in quantità più elevata è una questione che riguarda l'organizzazione della produzione del riso, ma evidentemente attiene all'organizzazione delle aziende agricole.
Credo che noi, concorrendo con le altre Regioni a fare una forte campagna in questa direzione, riusciremo anche, attraverso lo strumento della promozione, non a risolvere certamente il problema, ma a sostenere il progetto che è legato all'uso di questa qualità molto importante che in Italia riusciamo a produrre.
Noi crediamo di poter dare un contributo all'Assessore e alla Giunta sapendo che questa è una grande questione non solo piemontese ma nazionale e che come tale va trattata e sostenuta, così come la questione del vino che nei decenni passati è stata affrontata e vinta come una questione di carattere nazionale. C'è tutto il campo dell'esportazione qualificata nella quale noi, certamente, dobbiamo competere con i grandissimi mercati non solo europei, ma anche americani, perché anche questo, evidentemente, nell' Agenda Europea ha il suo peso. Pertanto, ci dobbiamo attrezzare da tutti i punti di vista, non dimenticando la produzione italiana.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

I miei colleghi Bellion e Manica hanno già illustrato le nostre posizioni sul merito della materia. Aggiungo qualche considerazione in modo schematico. Abbiamo promosso la convocazione di questo Consiglio sulla questione del riso e dobbiamo essere soddisfatti dell'iniziativa perché, in effetti, si è parlato e si sta parlando della materia con competenza, al di là delle previsioni. Si sta costruendo un contributo per definire un indirizzo di politica agraria per il settore della risicoltura.
La prima considerazione che voglio fare è che ha ragione il collega Rosso della Lega Nord: quando un territorio viene meno, rispetto alle sue identità anche economiche, affronta una prospettiva di crisi sicuramente difficile. Se a Torino viene meno l'occupazione nel comparto industriale la situazione di crisi è inevitabile. Il Vercellese ha una disoccupazione mediamente attorno al 10%, per cui la crisi delle 3000 aziende del comparto risicolo del territorio potrebbe mettere quell'economia in una situazione senza prospettive.
Dico senza prospettive perché, come diceva prima Carla Spagnuolo, la relazione è ricca di informazioni storiche, cosa che ho apprezzato, perch assumere una materia significa assumerne un connotato complessivo, ma dobbiamo lavorare di più sulla parte propositiva e sugli indirizzi, che sono il lavoro e l'obiettivo della riunione di oggi. La seconda considerazione riguarda in qualche maniera la connessione con il sistema ambientale, non perché lo voglio indicare come un elemento che deve avere una considerazione di tipo prioritario, ma perché è un elemento di connessione strutturale con la coltivazione del riso. In Piemonte produciamo 12 miliardi di metri cubi d'acqua, ne utilizziamo meno di 1 miliardo per gli usi alimentari, 1 miliardo per gli usi industriali che non sono consumi, 4 miliardi per i consumi agricoli e, di questi, più di 3 miliardi sono utilizzati a grandi linee per la produzione di riso.
E' un contributo di sottrazione alle immissioni nel deflusso padano che sarebbe altrimenti ingestibile e che aumenterebbe le problematiche connesse allo smaltimento di questa quantità d'acqua che non utilizziamo, non impegniamo e non valorizziamo e, allo stesso tempo, accumuliamo come un problema delle politiche ambientali segnatamente al settore dell'acqua; per di più, è uno dei grandi usi dell'acqua come risorsa e materia prima produttiva. C'è una prima questione che riguarda però la grande utilizzazione del sistema dell'acqua, così come del valore fondiario di queste terre che producono il riso. Ogni tanto arriviamo sui capitoli di connessione con i costi di produzione e il sistema economico. Se non erro Assessore, i nostri comuni amici vercellesi ci dicono che siamo arrivati a costi che vanno sulle 400 mila lire per giornata del prezzo dell'acqua e arrivano fino a 700 mila lire per giornata, in periodi di punta, di affitto dei terreni.
E' chiaro che se per la produzione dobbiamo impegnare un 1 milione per giornata, a fronte di un prodotto che dava nelle annate favorevoli, 70-80 quintali di raccolto per giornata a 70-80 mila lire al quintale, (in tutto 5 milioni per giornata) si poteva arrivare ad avere una defalcazione di questo genere. Con i prezzi, sostanzialmente, dimezzati non possiamo più garantire né il costo dell'acqua né, tantomeno, alla rivendita fondiaria una situazione di privilegio di questo genere.
Questo va detto perché se ci disponiamo a indicare una politica agraria, una delle cose che dobbiamo in prima battuta considerare fondamentale è l'elemento dei costi di produzione. La competizione a livello mondiale non ci fa nessuno sconto e non possiamo competere sotto questo profilo. Non è certamente raffrontabile il costo dell'acqua, n possiamo farci molto sul prezzo degli affitti dei terreni, e qui un margine di ragionamento dovrebbe essere possibile. Una delle prime questioni da affrontare, anche perché, quando se ne parla, effettivamente i produttori la sentono come un grande problema, è quella della rendita fondiaria. Noi tra l'altro, su tutte le partite di politica agraria abbiamo assistito ad un dirottamento degli interventi comunitari: integrazione del reddito sui cereali, sul mais ecc., direttamente. Non voglio usare termini che non siano rispettosi - la rendita fondiaria si chiama così - perché avere un terreno che poteva rendere, è diventato una fonte di reddito non per chi produce, ma per chi è proprietario. Le cosa stanno così, indipendentemente dalle caratteristiche della maglia poderale vercellese.
Non è anche vero che il vercellese, così come risulta dai dati forniti dall'Assessore, sia una terra di latifondi. E' una terra dove esiste una quantità di aziende non polverizzate come da altre parti, ma piccole e medie, che hanno bisogno che venga affrontato il problema dei costi e non possono lucrare, sicuramente, sulla rendita estensiva.
L'altra questione è sicuramente quella, ma su questo punto mi pare di dover dare atto di un lavoro che si sta in qualche maniera facendo, di organizzare una pressione per la ridiscussione delle politiche comunitarie e le politiche dei nuovi accordi, perché evidentemente non riusciremo, se non attraverso un sistema graduale di riduzione delle barriere protettive a riattrezzare la nostra area produttiva in termine di competitiva. Secondo la sua relazione, la nostra produzione nazionale corrisponde a una percentuale molto esigua del prodotto che circola a livello mondiale (520 milioni di tonnellate) e il suo destino non può derivare soltanto dalla competizione. Tra l'altro, questo riso di varietà iaponica è un prodotto che ha bisogno di affermarsi per la sua qualità intrinseca.
Sentivo i produttori vercellesi che ci dicevano: "Dovremmo riuscire su scala mondiale a vendere il nostro prodotto anche nei territori che ne producono di un altro genere, perché il nostro è connesso alla definizione all'assunzione del riso considerato un primo piatto e non del riso considerato un condimento".
Adesso non voglio scendere su un dettaglio che è da gruppo di lavoro, e non da riunione plenaria del Consiglio, però i produttori dicono: "Dateci o diamoci - vediamo quali sono gli strumenti per poter fare questo tipo di operazione - nel senso che una percentuale così contenuta può essere sicuramente affiancata ad un'altra produzione di prezzo minore sul mercato che si affermi a livello internazionale".
E' su questo punto che noi abbiamo finora omesso di fare una politica di valorizzazione; dopodiché si capisce che, fintanto che la situazione trainava, non c'erano domande di questo tipo, né il problema dei costi di produzione, né il problema della vendita.
Da qui in avanti occorre affrontare la questione in questi termini trovando un'espansione del consumo del prodotto riso come primo piatto, che vuol dire consumo di riso iaponica e non consumo di riso da contorno, che è più piccolo e fatto in modo diverso, ecc.; vuol dire lavorare per creare questo tipo di mercato all'estero, perché non è sufficiente; vuol dire creare questo tipo di lavoro per allargare il mercato, allargare i consumi all'interno del bacino nazionale. Vuol dire, però, consentire o aiutare i produttori a diventare degli operatori della distribuzione e della promozione, così come lo sono diventati in altra epoca quelli del vino e segnatamente, quelli che hanno poi portato al successo il prodotto vino che adesso, come sapete, al traino del Barolo, sta realizzando un prezzo interessante anche per il Barbera e per gli altri vini che erano strozzati dai prezzi degli anni scorsi.
Ultima cosa. Il prodotto riso, come elemento del paesaggio, assieme all'allagamento delle risaie - come ricordava il Consigliere Chiezzi assieme ad una identità che ha espresso anche una grande storia, una grande cultura. Non voglio fare un richiamo scontato ai film - "Riso amaro" ed altri - ma certamente, quando qualcuno si interroga se c'è una specificità una capacità del riso di reggere un'identità distrettuale nel senso che ci sia un'economia, una cultura, una storia, una gestione del paesaggio, un sistema finanziario che si collega e si sviluppa attorno alla centralità del riso, questa sicuramente c'è ed è una situazione di indotto che riguarda l'aspetto paesaggistico, riguarda l'aspetto agrituristico riguarda l'aspetto turistico in quanto tale (le varie connessioni alle quali stiamo lavorando e studiando).
Su questo punto, siamo un po' in ritardo; quando abbiamo posto queste problematiche, all'inizio della legislatura, avevamo più tempo davanti a noi: probabilmente occorreva cogliere l'occasione. Infatti, anche se non era ancora suonata la campana del grande allarme, questi erano comunque degli elementi di integrazione e potenziamento delle opportunità collegate alla produzione del riso che andavano colte.
Nel nostro ordine del giorno chiederemo che ci sia traccia di un segnale concreto nelle politiche di bilancio, nella definizione di una modalità.
Mi pare che il Consigliere Gatti abbia proposto di realizzare un gruppo di lavoro; nell'ordine del giorno che alcuni di noi stanno predisponendo chiediamo che la Giunta, nel giro di un tempo ragionevole ma contenuto riferisca sul suo indirizzo di politica agraria nel settore del riso perché è assolutamente fondamentale che si capisca (non che non lo si voglia capire, ma è necessario che noi lo capiamo in quanto Consiglio regionale) che l'economia si forma di tanti pezzi e di tanti moduli; che un modulo corrisponde ad un territorio, ad un'opportunità, ad un percorso, ad un'iniziativa e ad un'area di intervento.
L'economia del riso riguarda tre province; è fondamentale nel territorio vercellese; è un caposaldo dell'agricoltura. Bisogna quindi che noi capiamo che oggi è fortemente in crisi un caposaldo del sistema economico regionale, del sistema agricolo regionale.
Non mi pare che ad oggi, nonostante la buona volontà, si sia individuato un progetto risolutivo da qualche punto di vista. Ci sono molti convegni; credo che il contributo di oggi possa dare un indirizzo e un'indicazione in quella direzione.
Ovviamente, occorre una messa a punto. Io non so se bastano 5 miliardi o se ce ne vogliono 20, né quali siano le politiche che concretamente sulla base di quei capitoli che un po' tutti abbiamo indicato, la Regione Piemonte intende utilizzare come aree di iniziativa.
Nel giro di qualche giorno, se ci sarà adesione a questo nostro ordine del giorno, ci ripromettiamo di ritornare sull'argomento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bodo.



BODO Giovanni, Assessore all'agricoltura

In primo luogo, ritengo doveroso da parte mia ringraziare tutti i colleghi che sono intervenuti per la concretezza dei loro interventi e anche per le indicazioni che, nel limite del possibile, vedremo di rendere operative.
Attualmente, è in discussione a Bruxelles "Agenda 2000"; immediatamente dopo, si dovrebbe discutere della nuova organizzazione del mercato del riso e poi ci sarà la questione GATT.
Non solo a mio modo di vedere, ma anche in base alle notizie apparse su giornali qualificati, quello che è in discussione oggi è l'impianto complessivo dell'agricoltura mondiale e l'equilibrio del commercio internazionale.
E' un braccio di ferro tra due scuole di pensiero: tra chi sostiene lo smantellamento dell'assistenza, il cosiddetto protezionismo, e chi invece è fautore di una graduale e diluita politica di modifiche nel tempo. A fronte di questo, c'è una posizione che deve essere rigettata, quella del Vicepresidente degli Stati Uniti d'America, il quale ha chiesto all'Unione Europea la riapertura del negoziato per ridurre le barriere doganali sui prodotti agricoli.
Quindi direi che, non la questione della riapertura della discussione ma sicuramente la richiesta avanzata da questo Paese di ridurre le barriere doganali sui prodotti agricoli, è un elemento che non depone positivamente perché tutte le altre questioni diventano surrogati di fronte alla malattia principale.
Gli Stati Uniti d'America ragionano in questi termini. L'Unione Europea spende 1.300 euro all'anno per persona; per sussidiare alla difesa dell'agricoltura, i produttori americani avranno uno svantaggio competitivo di partenza difficilmente colmabile, perché le barriere all'importazione impediscono la penetrazione dei prodotti USA: di qui la richiesta di ridurre le barriere. Questo è un input esterno, ma poi ci sono le problematiche interne all'Unione Europea, ove non tutti sono favorevoli, a causa del bilancio, a sostenere l'agricoltura. Tuttavia queste sono questioni di tutti i giorni, che noi leggiamo.
I premi finora garantiti con la politica agricola comunitaria varata nel '92 dovranno essere ridotti gradualmente.
Il problema è che, fino ad oggi, non ci ha mai detto nessuno qual è il sostegno, per esempio, che gli Stati Uniti d'America danno per rendere competitivo il loro riso (30.000 lire al quintale), e il sostegno è di 22 miliardi di dollari riferito a tutta l'agricoltura.
Su tale questione io credo che bisogna battersi. Oggi come oggi, anche per quanto riguarda le indicazioni, ci sono due strade: da una parte, si parla di cofinanziamento della politica agricola degli Stati membri e dall'altra, di regressività o riduzione della spesa.
La dimensione media di un'azienda agricola americana è di 260 ettari mentre quella di un'azienda italiana (quindi piemontese) è di soli 40 ettari, che indubbiamente è già la dimensione più evoluta nel nostro Paese.
Per queste ragioni, le aziende italiane affrontano delle problematiche che riguardano i costi. La determinazione del prezzo è condizionata anche dalla formazione delle eccedenze, causata da incentivi da parte dello Stato; già in questa fase il prezzo è sotto il costo e pertanto distorto. Queste sono le considerazioni che ho voluto fare come premessa.
Volevo dire che non mi sono posto, né avevo la pretesa, di fare una relazione che fosse esaustiva di tutte le problematiche. Mi ero posto di fare una breve introduzione sulla situazione del riso per lasciare spazio a tutti gli interventi e raccogliere il contributo positivo di tutti; questa è stata una scelta di ordine personale.
Per quanto riguarda le altre questioni sollevate, nella relazione sono mancate indicazioni precise, ma non perché non le avessi in mente. Abbiamo inviato alcune lettere ad alcuni ministri, come pure al Presidente del Consiglio e al Segretario della Commissione Europea per l'agricoltura.
Abbiamo inviato al Segretario della Commissione Europea una lettera, in questo caso a mia firma, con la richiesta di "...un suo autorevole interessamento su alcune questioni, che mi permetto di indicarle e che, a mio giudizio, possono alleviare o invertire l'attuale crisi. Queste sono...
la ricontrattazione degli accordi intervenuti in sede GATT; riportare la data di apertura dell'intervento al primo gennaio di ogni anno, modificando le condizioni troppo restrittive, ora imposte per consentire l'accesso del prodotto; aumentare l'integrazione di reddito, oggi concesso, che penalizza la produzione del riso anche rispetto agli altri cereali; aumentare gli aiuti alimentari fatti con riso italiano a favore dei Paesi più poveri, che necessitano di aiuti da parte della comunità internazionale e a cui la UE partecipa; ripristinare con maggior forza la clausola di preferenza, pietra miliare delle regole istitutive della Comunità europea e, in situazioni gravi, la clausola di salvaguardia; più cautela nella concessione delle agevolazioni tariffarie per l'importazione di riso da Paesi extraeuropei".
Secondo me le questioni sono due. Una mi pare che l'abbia indicata il collega Rosso, quando parlava del 40% di riso che viene importato in esenzione dai dazi: è oltre il 40%, siamo ormai ad un livello del 70%.
L'altra è la mancanza di un adeguato sostegno almeno in termini di aiuti alimentari; è tradizione del nostro Paese concorrere in tal senso e quindi poter collocare la produzione agricola.
Per quanto riguarda le situazioni che non sono di politica generale e che, per ragioni di forza, vengono assunte ad altri livelli, credo che come Regione Piemonte noi abbiamo espresso al Ministro non solo la solidarietà ma anche il nostro sostegno nella difficile battaglia che lui avrebbe dovuto fare. Tanto è vero che, fin dal 13 gennaio 1999, dopo una lettera in cui si indicava una serie di questioni, si concludeva dicendo: "Le auguriamo di riuscire a conseguire un risultato positivo e nel mentre le esprimiamo tutta la nostra solidarietà e sostegno per il difficile incontro, da cui dipenderà realmente la sopravvivenza del settore". Quindi anche sotto questo aspetto, in questa difficile situazione, noi abbiamo ritenuto di dover dare forza al Ministro.
Ancora due o tre brevi considerazioni.
Prendo atto che il Consiglio provinciale di Vercelli ha oggi affrontato, tra gli argomenti all'ordine del giorno, la crisi della risicoltura. Ho un documento, firmato dal Vicepresidente della Provincia di Vercelli, Norberto Iurina, che reca innanzitutto questo suggerimento: "E' urgente che venga approvata la legge sulla bonifica e irrigazione...
insieme a quella del distretto agroalimentare del riso". Nel documento si sottolinea un altro punto essenziale: l'istituzione, più volta annunciata del Museo delle terre.
Devo constatare che, in effetti, gli ordini dei lavori del Consiglio regionale non danno a questo settore quella priorità che attualmente sembra essere necessaria. Si affrontano altre questioni che, forse, in questo momento, non sono così gravi e, quindi, mi auguro che già dalla prossima riunione dei Capigruppo questo argomento venga (visto che è stato sollecitato da più parti) messo all'ordine del giorno e possa essere oggetto di traduzione in legge.
Per quanto riguarda l'impostazione politica della Regione, mi pare che in questi mesi si sia puntato su tre questioni di fondo: la prima era la questione di carattere promozionale del nostro prodotto; la seconda era quella, come è stato sottolineato in questa sede, di intervenire sulle strutture irrigue, anche perché se c'è un abbandono di quelle strutture non solo ne va di mezzo la risicoltura, ma, con gravi e rilevanti danni, tutto il Piemonte; la terza questione era quella di riprendere con vigore la discussione del disegno di legge sul distretto del riso, che ancora oggi è fermo in Commissione.
Su questi elementi, ovviamente, la Giunta è favorevole. Per altre questioni, dovendo verificare la compatibilità e la possibilità d'intervento che la Regione Piemonte può fare rispetto a quelle che sono le normative comunitarie, credo che sia il caso di aspettare qualche tempo in più le indicazioni che deriveranno dalla Conferenza regionale sull'agricoltura, che in III Commissione abbiamo concordato per l'inizio di novembre 1999.
Riconfermo ancora il grazie personale di tutto. Mi sono preso nota delle indicazioni e, per quanto mi è possibile, vedrò se, compatibilmente si possano tradurre in realtà per aiutare il mondo risicolo piemontese.
Grazie.



PRESIDENTE

Ricordo che sono stati presentati alcuni ordini del giorno inerenti ai problemi della risicoltura .
Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 911 dei Consiglieri Rosso, Dutto Bellingeri e Farassino, il cui testo recita: "Premesso che: il comparto risicolo del Piemonte vive un momento di estrema difficoltà dovuta alla grave crisi di mercato innescata dalle crescenti difficoltà di collocazione della materia prima. Taoe situazione è logica conseguenza della sconsiderata politica di abbattimento delle barriere doganali promossa dall'Unione Europea a favore dei PTOM (Paesi oltre mare), degli A.C.P. (Africa, Caraibi e Pacifico) e degli U.S.A. Attualmente, circa il 40% delle importazioni da questi Paesi entrano in Europa a dazio zero mentre un ulteriore 20% può beneficiare di agevolazioni tariffarie a vario titolo il CRS (Cumulative Recovery Sistem o sistema di recupero cumulativo) introdotto per consentire all'importatore comunitario di chiedere un rimborso totale o parziale del dazio versato dalla Comunità, non si è dimostrato efficace nel tutelare i risicoltori europei in quanto tale meccanismo, basato sui prezzi in fattura difficilmente verificabili all'origine, ha favorito un sistema di truffe ai danni dell'Unione Europea che ha fatto lievitare di oltre il 25% degli esborsi previsti dalla Commissione l'ingresso indiscriminato di riso extracomunitario ha causato un pesante abbattimento dei prezzi della materia prima (in media oltre il 30%) ed ha quindi costretto i nostri produttori a rivolgersi all'intervento previsto dall'O.C.M. riso le scorte stoccate prevalentemente nei depositi italiani (50%), spagnoli (15%), greci (27%) e francesi (8%), per un totale di oltre 454.000 tonnellate di risone, trovano, attualmente, grandi difficoltà di collocazione sui mercati internazionali e sono quindi in buona parte destinate ad aiuti alimentari per scopi umanitari la pratica di smaltimento delle scorte dei Paesi in via di sviluppo o colpiti da particolari carestie, sebbene debba essere valutata anche sotto il profilo della solidarietà sociale, risulta certamente antieconomica nonché assurda, se si considera il mantenimento della fame del mondo come unica soluzione ad un problema che invece deve essere valutato in una esclusiva ottica di mercato considerato che: l'Italia, in particolar modo il Piemonte, rappresenta il principale produttore europeo avente una superficie complessiva investita a riso di oltre 222.500 ettari per una produzione di 1.350.000 tonnellate circa di risone (55% dell'intera produzione europea) la produzione italiana di riso, da sempre prevalentemente orientata al soddisfacimento della domanda espressa dai consumatori padani tradizionalmente legati a preparazioni gastronomiche assai differenti dl resto d'Europa e del mondo, si trova ora obbligata ad affrontare delle onerose riconversioni varietali al fine di essere maggiormente competitiva sui mercati europei ed extraeuropei la riconversione di cui sopra (da varietà Japonica a Indica), sebbene nell'ultimo anno abbia registrato una decisa accelerazione (meno 20.000 ettari di Japonica e più 10.000 ettari di Indica), appare comunque difficoltosa in quanto queste nuove varietà abbisognano di particolari tecniche agronomiche spesso non compatibili con il nostro andamento stagionale i consumi di questo cereale, stagnanti da circa trent'anni e quasi esclusivamente riservati alle regioni padane, segnalano un irrigidimento da parte del consumatore dovuto alla insufficiente politica di valorizzazione del prodotto e nel prezzo in genere non competitivo con la comune pasta di semola: l'economia risicolo padana, oltre a rappresentare un forte incentivo per la valorizzazione del nostro territorio, rappresenta altresì un forte elemento di presidio ambientale che altrimenti sarebbe preda del degrado e/o della speculazione.
Preso atto: delle recenti e clamorose manifestazioni di protesta messe in atto, per la prima volta, da tutti gli operatori vercellesi e novaresi della filiera risicola.
Tutto ciò premesso, il Consiglio regionale del Piemonte esprime piena solidarietà ai risicoltori impegnati nelle loro giuste rivendicazioni impegna il Presidente e la Giunta regionale ad attivarsi presso i competenti organi istituzionali al fine di ottenere dall'Unione europea una tempestiva ed efficace riforma delle penalizzanti normative contenute nell'Organizzazione comune di mercato a chiedere al Governo un pronto intervento nei confronti dell'Unione europea affinché sospenda la concessione di nuove agevolazioni per il prodotto derivante dai Paesi terzi ed attivi tutti quei meccanismi di salvaguardia che sono previsti dalle norme europee a chiedere al Governo di attivarsi affinché, nelle proposte di Agenda 2000, siano contenute idonee misure di tutela del mercato risicolo italiano, prevedendo altresì l'introduzione di un adeguato premio destinato a compensare le eventuali perdite di reddito subite dai risicoltori europei nei limiti delle competenze attribuite alla Regione Piemonte, a farsi direttamente portavoce presso le istituzioni europee delle richieste sopra espresse".
Finora sono stati presentati due ordini del giorno, ma credo che ne sia in arrivo un terzo.
La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Mi sembra che gli ordini del giorno non si differenzino in modo sostanziale tra loro. Pensavo che si potesse considerare la possibilità che questo Consiglio regionale prendesse una posizione univoca. Mi sembra che da parte delle opposizione non ci sia questa volontà. Come non detto!



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno n. 911, di cui ho letto il testo in precedenza.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 37 voti favorevoli (non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri).
Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 940: "Sostegno dei risicoltori e delle posizioni assunte dal Governo nazionale in sede comunitaria a favore della modifica dell'O.C.M. riso" a firma dei Consiglieri Angeleri Scanderebech, Galli, Grasso, Toselli, Cotto, Gallarini, Ghiglia, Mancuso e Casari e l'ordine del giorno n. 944: "Sostegno della produzione e della valorizzazione del riso" dei Consiglieri Riba, Bellion, Bertoli, Bortolin Manica, Gatti, Angeli, Chiezzi, Moro, Montabone e Spagnuolo.
La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Voglio intervenire solo per cercare di capire meglio. Durante il suo intervento il collega Rosso ha proposto di unificare gli ordini del giorno.
Non è stato possibile, ma non ho capito perché non ci sia stata questa possibilità. Vorrei che qualcuno mi aiutasse a capire perché, dopo questa discussione, non si riesca ad arrivare ad un ordine del giorno congiunto considerato che più o meno diciamo le stesse cose.
Con l'ordine del giorno della maggioranza prendiamo atto del lavoro positivo, svolto dal Governo: non è assolutamente un ordine del giorno di parte, come non lo sono altri.
Vorrei anche esprimere una mia preoccupazione. In genere, quando si affronta un problema si dice: "Un ordine del giorno non si nega a nessuno".
Ne stiamo per votare addirittura tre: probabilmente verranno approvati tutti, contribuendo ad allontanare lo snellimento, la trasparenza e l'incisività, che noi tutti chiediamo, del nostro linguaggio. Chi voglia affrontare l'argomento, deve controllare tre ordini del giorno che più o meno dicono la stessa cosa.
Chiederei, se possibile, di fare uno sforzo per arrivare ad elaborare un ordine del giorno congiunto. Se non fosse possibile, vorrei mi si spiegasse il perché.
Tornando al discorso sulla preoccupazione di presentare un ordine del giorno per poi correre il rischio che tutto rimanga così come è, tengo a dire che l'intervento dell'Assessore mi ha convinto che la sua attività continua e che ha assunto dei particolari impegni. Però, vorrei ricordare al Presidente della Terza Commissione l'opportunità di organizzare un incontro con gli Europarlamentari piemontesi. Ne avevamo già parlato, e penso sia molto importante. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rosso.



ROSSO Roberto

Dopo aver esaminato attentamente l'ordine del giorno della maggioranza posso dire che lo condividiamo in tutto, eccezion fatta che per un passaggio importante nella parte finale. Dal momento che reputo che, per i redattori del documento, tale passaggio sia importante, ho ritenuto fosse meglio votarlo separatamente. Mi riferisco a quella parte in cui si esprime la solidarietà al Ministro delle politiche agricole. I soggetti a cui esprimere la nostra solidarietà sono altri, non certo il Ministro, che ha appena fatto il suo dovere. Dobbiamo ribadire l'urgenza di una soluzione per questo problema, non la solidarietà al Ministro. La Lega non è d'accordo su questo punto specifico, mentre è a favore per tutto il resto.
Chiederei, se possibile, la votazione per parti separate sulla solidarietà al Ministro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Vorrei riprendere la riflessione fatta dalla collega Cotto. Non si tratta di procedere ad un'eventuale unificazione degli ordini del giorno che, comunque, avrebbe dovuto realizzarsi precedentemente. Gli ordini del giorno, ancorché contengano delle parti che possono essere condivise riflettono ciascuno un'accentuazione, un indirizzo, un'indicazione di tipo diverso. Esprimono un po' la posizione e le indicazioni che i Gruppi e i Consiglieri firmatari intendono proporre. Tuttavia, l'ordine del giorno della maggioranza va considerato per quello che ha. Gli mancano molte cose il fatto che manchino non implica di per sé un giudizio negativo, implica soltanto che nel nostro ordine del giorno quelle esigenze sono espresse come quella relativa alla costituzione dell'associazione, all'avvio di un sistema di promozione direttamente nostro, all'impegno della Giunta a riferire entro un periodo di tempo su un indirizzo di politica agraria.
L'ordine del giorno della maggioranza potrebbe essere, diciamo approvato per ciò che ha, qualora e se - questo lo spero - la maggioranza ritenesse di approvare anche l'altro, perché contiene degli elementi che da questo punto di vista, sono significativi e che vanno letti, pur nella distinzione delle presentazioni, in maniera integrata. Altrimenti, se non lo si può leggere anche per quello che gli manca, diventa un problema politico diverso.



PRESIDENTE

In buona sostanza, ci sono le condizioni per fare di questi due documenti un unico ordine del giorno?



RIBA Lido

Non si tratta di unificarli, si tratta di capire se la maggioranza intende votare il nostro ordine del giorno, che reca indicazioni che nel suo mancano.



PRESIDENTE

Proceduralmente, porrei in votazione per punti separati l'ordine del giorno della maggioranza e, se qualcuno lo chiede, anche...



RIBA Lido

Un minuto di riflessione, Presidente.



PRESIDENTE

Un minuto. D'accordo.



(Pausa di un minuto)



PRESIDENTE

Ci sono stati chiarimenti? Posso porlo in votazione per parti separate? La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Il collega Riba ha rilevato come i due ordini del giorno contengano elementi che fra loro si integrano, per cui le modalità sarebbero, dal punto di vista teorico, due: o un unico ordine del giorno oppure la votazione dei due ordini del giorno, perché contengono delle parti condivisibili.
Credo che l'Assessore sotto questo aspetto possa aiutare a chiarire un po' il metodo che possiamo adottare affinché le determinazioni del Consiglio siano le più complete. Quindi, ancora prima di un giudizio politico, penso che sia importante capire se l'Assessore condivide i suggerimenti che sono stati dati sia dalla maggioranza che dalla minoranza per quanto riguarda il dibattito che si è svolto.
E' chiaro che se si riesce, come Consiglio, a prendere atto e ad accogliere tutti gli elementi dei diversi ordini del giorno, sarebbe un arricchimento delle conclusioni del dibattito.



PRESIDENTE

L'orientamento della Giunta, se intendo bene, è di portare in votazione gli ordini del giorno separati?



PRESIDENTE

SPAGNUOLO Carla (fuori microfono)



PRESIDENTE

Potremmo sentire la posizione della Giunta?



PRESIDENTE

Se l'Assessore la vuole precisare...
La parola all'Assessore Bodo



BODO Giovanni, Assessore all'agricoltura

Mi sembra che abbiamo già votato un ordine del giorno, va bene? Prima di votare l'ordine del giorno era stato chiesto di vedere, di unificare ecc.. Era emersa una posizione negativa, ma a questo punto dico di votar tutti e tre gli ordini del giorno e buonanotte ai suonatori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Credo che i dibattiti hanno senso se si arriva a conclusioni condivise dall'aula quanto più è possibile. Quindi i dibattiti servono non tanto per registrare delle posizioni diverse, ma il tentativo è quello di metterle assieme; la conclusione del dibattito può avere questo significato.
Di conseguenza, credo sia utile che l'Assessore Bodo ci spieghi, a questo punto, quali sono i punti che non condivide nella parte conclusiva dell'ordine del giorno che abbiamo presentato, perché magari le sue posizioni ci potrebbero, come dire, in qualche aiutare a modificarli. Ci spieghi quali sono le cose che non condivide. Credo comunque che una disponibilità di questo tipo la dovrebbe cogliere, perché non pu trincerarsi dietro l'ordine del giorno della sua maggioranza. Lei dovrebbe tenere conto di tutte le posizioni. Ci spieghi cos'è che non va in questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

Possiamo votarli per parti separate?



SAITTA Antonino

Lo spieghi. Se ce lo spiega, l'Assessore ci aiuta. Magari abbiamo sbagliato qualcosa e la correggiamo, ma ce lo spieghi, Assessore.



PRESIDENTE

Forse una via d'uscita - poi l'Assessore dirà la sua - potrebbe essere la votazione dei due ordini del giorno che restano per parti separate; poi cercheremo, in un momento di coordinamento, di fare un unico ordine del giorno, ma dopo, nel senso che ci sono delle posizioni non incompatibili.
Questa è un'ipotesi.
La parola all'Assessore Bodo



BODO Giovanni, Assessore all'agricoltura

Mi sembra che l'ordine del giorno - almeno io ho letto solo dalla partenza a "invita la Giunta", non tutta la premessa - sia tutto accettabile, meno l'ultimo capoverso, che dice: "...a presentare entro 15 giorni al Consiglio un proprio piano di interventi politici, organizzativi e pecuniari per sostenere la produzione regionale, con particolare riferimento alla produzione e alla valorizzazione della qualità e con riferimento al contenimento dei costi della produzione, al potenziamento del sistema commerciale e della valorizzazione alimentare del prodotto del riso".
Ciò implica una serie di difficoltà che in questo momento non sono in grado di delineare. Le difficoltà possono essere di ordine giuridico per quanto riguarda gli ambiti entro i quali la Regione può intervenire - e sono posti dalla Comunità. In secondo luogo, trattandosi di 15 giorni e dovendo andare a reperire delle risorse, le risorse sono ormai impegnate capitolo per capitolo, per cui diventa difficile questo tipo di impostazione.
Terza questione. Ovviamente bisognerebbe poter quantificare l'ammontare delle risorse finanziarie per poter mettere in attuazione gli impegni che si chiedono in questo capoverso, impegni tutt'altro che inconsistenti. Sono impegni di portata molto rilevante che, in questo momento, non è neppure possibile quantificare. Questa è la ragione per la quale non ritengo di accogliere questo capoverso.



PRESIDENTE

Riassumendo la situazione, credo di dover mettere in votazione l'ordine del giorno per parti separate.
La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Vorrei evidenziare un errore dattilografico. Dopo "considerato", al terzo capoverso, c'è scritto "realizzazione del dibattito" e non "del distretto", anche se dal contesto si capisce che si riferisce al distretto.
Comunque, mi sembra che l'Assessore non recepisca la parte qualificante di impegno operativo della Giunta, finalizzato a dare seguito al tipo di dibattito che abbiamo svolto in Consiglio.
Partendo da questo punto di vista, non si può votare per parti separate, poiché, in tal caso, l'ordine del giorno perde di significato se separato dalla sua conclusione.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno della maggioranza, avrebbe potuto essere approvato se - come diceva il collega Saitta - c'era l'intenzione di raccogliere, in maniera integrata, i contributi che i diversi Gruppi avevano formulato. Se invece quell'ordine del giorno dovesse essere presentato come esaustivo della posizione del Consiglio, non potrebbe essere approvato non per il suo contenuto, quanto perché privo di un'indicazione politica operativa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Credo che proprio la parte sulla quale si è soffermato l'Assessore Bodo sarebbe stata la parte più qualificata, salvo restando una cosa: i quindici giorni avrebbero potuto essere trasformati in trenta, se non quarantacinque giorni.
Oggi non ho voluto intervenire nel dibattito, non per solidarietà o non perché non d'accordo coi colleghi, ma perché assolutamente inesperto: non avrei saputo dire la mia su una materia così difficile.
Però, vorrei solo dire - scusa, collega Riba - che in questo ordine del giorno, all'ultimo capoverso, si chiedeva all'Assessore di fare soltanto una programmazione per aiutare la produzione del riso: di questo si è dibattuto oggi in aula e su questo tutti si sono trovati d'accordo.
Molto spesso affermiamo che gli ordini del giorno non servono a niente ed è vero. Ma se noi escludiamo la parte propositiva di quest'ordine del giorno, che mette in mano all'Assessore la programmazione delle politiche sul riso, sentendoci dire che proprio questa parte, la più importante, non è accettabile (...)



(Risposta fuori microfono dell'Assessore Bodo)



MONTABONE Renato

Assessore, facciamo così: concludiamo questo dibattito dicendo che non è servito a niente e abbiamo perso mezza giornata, considerato che lei in questo momento non è in grado neppure di fare delle ipotesi, di forzare la mano o di cercare di risolvere, almeno in parte, questo problema. Oppure diciamo che abbiamo fatto un bel dibattito, abbiamo dichiarato la nostra solidarietà ai risicoltori, richiamato tradizioni di carattere storico e culturale della nostra regione, ma che siamo impossibilitati a intervenire.
Non abbiamo preteso che lei tiri fuori la bacchetta magica! Le abbiamo solo chiesto di provare a programmare delle iniziative in trenta giorni anziché in quindici, magari trattando con la UE e cercando di forzarle la mano. Consideri che oggi in Europa tengono in alta considerazione, e lo abbiamo detto spesso, le rappresentanze politiche delle regioni.
Io le chiedo soltanto questo: per favore, Assessore, accetti questo capoverso. Si prenda più tempo, venga fra trenta giorni a dirci quanto la UE accetta o non accetta, ma non escluda l'unica parte propositiva di un dibattito che, altrimenti, è solo aria fritta.



PRESIDENTE

Chiedo ai firmatari dell'ordine del giorno se il termine "quindici giorni" può essere sostituito da "nel più breve tempo possibile". Tale variante impegnerebbe l'Assessore a riferire, ma non entro termini di tempo così ristretti.
La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Vorrei intervenire su questo argomento, dopo l'intervento del collega Montabone e la disponibilità, non so se espressa anche a nome degli altri di sostituire i "quindici" in "trenta giorni" o in un tempo che adesso non saprei quantificare.
Sappiamo che il Consiglio deve discutere di tantissimi provvedimenti (tra cui anche quelli sul Distretto del Vino). Quindi, realisticamente, è impensabile che fra quindici giorni si possa ritornare in Consiglio a discutere di questo.
Chiederei, se fosse possibile, un termine di tempo più ampio e inoltre, proporrei che l'Assessore riferisca in III Commissione anziché in Consiglio.
Faccio presente ancora un'altra cosa che mi sembra importante. L'ordine del giorno recita "invita": si tratta quindi di un invito, non di impegno.
La differenza è sostanziale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bodo.



BODO Giovanni, Assessore all'agricoltura

L'altro giorno in Commissione è stato chiesto di fare una conferenza regionale sull'agricoltura, e si è anche detto che ognuno avrebbe potuto dare un contributo, poiché una programmazione seria deve venire da un più ampio dibattito.
Oggetto della Conferenza regionale sull'agricoltura saranno i cinque settori che danno il massimo della produzione lorda vendibile di questa regione, tra cui anche quello risicolo.
Per quanto riguarda il riso, abbiamo ancora il Distretto del riso da approvare e la legge sull'irrigazione, che comunque non riguarda solo il riso.
Oggi abbiamo fatto un dibattito, a novembre avremo la conferenza: sarà compito del Consiglio regionale tradurre in atti concreti quanto risulterà fattibile dalla conferenza.
Quindi, io adesso non vedo la necessità di discutere sui quindici o venti giorni, dal momento che ci troviamo in una situazione in cui non ci sono nemmeno risorse finanziarie disponibili, neppure a voler insistere in tutti i modi.
Io non sono qui per dire che quel capoverso non va bene, ma mi sembra che, a priori, oggi, in questo momento, semplicemente non sia accettabile perché non ci sono dei punti di riferimento ben precisi a cui poi dare seguito.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Effettivamente, ci si chiede non solo cosa abbiamo fatto questa mattina e l'altro giorno - e probabilmente abbiamo fatto molto poco - ma anche cosa ha fatto la Giunta per il problema in discussione in circa due mesi. Mi sembra proprio che siano passati circa due mesi da quando abbiamo chiesto il dibattito in aula. In questo senso vi è un po' di insoddisfazione per come si conclude questo tipo di dibattito. Era auspicabile che questo dibattito si chiudesse con delle linee di ordinamento, magari non con delle proposte già concretizzate, ma ci si poteva aspettare delle linee di orientamento.
E' apprezzabile che l'ordine del giorno della maggioranza esprima la sua solidarietà e il suo appoggio al Ministro per le politiche agricole. E' indubbio che il Ministro per le politiche agricole italiano abbia in Europa delle forti difficoltà, quindi questa solidarietà dipende dalla considerazione di una questione politica oggettiva, ma il fatto che concludiamo questo dibattito esprimendo solidarietà ai risicoltori mi sembra una cosa scontata. Era persino meglio non esprimerla in un ordine del giorno.
Il Consiglio regionale del Piemonte convoca un dibattito e, come conclusione, esprime solidarietà, ma non siamo qui per esprimere solidarietà alle battaglie, semmai per indirizzare le battaglie. Siamo qui per dare delle ipotesi di intervento. E' chiaro che la solidarietà è scontata, ma che questa sia la conclusione del nostro dibattito, mi sembra veramente poco. Francamente, penserei che sarebbe un capoverso da espungere per rispetto alla battaglia dei risicoltori.
"Invita il Governo a porre il riso fra le produzione agricole da difendere e a cui dare priorità assoluta nelle trattative europee internazionali".
Questo è indubbiamente un elemento unitario, ma scontato.



(Intervento fuori microfono dell'Assessore Bodo)



SPAGNUOLO Carla

Certo, però quello che mi sembra di dire è che dovremmo fare uno sforzo, e in questo senso mi permetterei di insistere, perché servono linee un po' più operative in termini di programmazione. Programmiamo anche fra un mese, questo non è un problema, però dobbiamo impegnarci con delle linee un po' più operative, citate nell'ordine del giorno che anche il nostro Gruppo ha firmato insieme ai Gruppi del centro-sinistra, come l'approvazione immediata del distretto del riso. Cose un po' più operative perché se concludiamo con la priorità del riso e con la solidarietà, direi che queste erano le premesse del dibattito e non le conclusioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

In verità non riesco a capire il motivo del suo disappunto rispetto ad un suggerimento che le viene dato dal Consiglio e che non è un giudizio negativo nei confronti dell'Assessorato. Non stiamo dicendo che l'Assessore è incapace. Stiamo indicando un metodo per affrontare il problema dal punto di vista regionale. Lo apprezzi!



(Intervento fuori microfono dell'Assessore Bodo)



SAITTA Antonino

Aspetti un attimo, Assessore! Il problema - poi ognuno fa ciò che vuole è che se lei continua a tenere questa linea, è chiaro che le nostre posizioni sono distanti, ma non c'è un giudizio negativo sul suo operato.
E' una indicazione di metodo per affrontare, per quello che è possibile, la questione da un punto di vista regionale. Concordiamo con quello che ha detto la collega Spagnuolo, nel senso che un ordine del giorno non pu concludersi con la solidarietà, quand'anche data dal Ministro. Apprezziamo questo fatto, ma è irrilevante.
E' importante, invece, per le competenze che abbiamo come Regione individuare una modalità di intervento nel settore compatibile con le leggi nazionali, con la Comunità Europea e con le risorse disponibili. Dal punto di vista politico, l'Assessore deve fare uno sforzo per individuare delle politiche utili per quanto riguarda questo settore, immaginando delle risorse. Dato che l'Assessore non è sotto tutela, ma è un Assessore della Giunta regionale Ghigo a pieno titolo, credo che possa anche immaginare delle risorse della Regione Piemonte da impegnare per questo settore, nel senso che ne parla con la Giunta.
Siccome si stanno facendo delle variazioni al bilancio su tante questioni, un'indicazione precisa da parte del Consiglio rafforza la sua posizione nei confronti della Giunta per individuare le risorse. Non vuol dire che, tra quindici o trenta giorni, lei deve avere la variazione di bilancio approvata, ma vuol dire che proporrà un' indicazione di carattere politico della sua Giunta, in merito alle risorse che pensa di recuperare nel bilancio per il settore. Se rifiuta questo aiuto da parte del Consiglio, che rafforza la sua posizione all'interno della Giunta nei confronti del bilancio, la rifiuti! Vuol dire che questo dibattito è stato, sotto questo aspetto, inutile mentre lei non coglie neanche una opportunità che le viene offerta. Non voglio convincere nessuno, ma sottolineo il fatto che il Consiglio regionale, rispetto ad una indicazione di competenze specifiche, è sordo.



PRESIDENTE

Credo che la posizione dell'Assessore sia stata chiara.
Do pertanto lettura dell'ordine del giorno n. 940.
"Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che: il settore risicolo sta vivendo d alcuni anni una profonda crisi, dovuta principalmente alle conseguenze dell'O.M.C. riso che ha consentito una pesante penetrazione sul mercato europeo di riso proveniente da paesi terzi (U.S.A., Sud Est Asiatico, Egitto) e contestualmente ha ridotto gli aiuti alle esportazioni la messa massa di prodotto importato si somma alle nostre eccedenze produttive, determinate dal fatto che il consumo nazionale di riso è inferiore alla produzione queste condizioni di mercato hanno fatto crollare il prezzo del nostro risone, che attualmente ha un prezzo sul mercato più basso del costo di produzione, mettendo in crisi la filiera risicola italiana considerato che: il prodotto è di natura strutturale e determinato dalla globalizzazione dei mercati, tanto che occorre intervenire a livello comunitario per modificare l'attuale O.C.M., consentendo un adeguamento meno brusco alle nuove condizioni di mercato da parte della filiera risicola in questi anni i risicoltori hanno raccolto la solidarietà di tutti, ma nulla è ancora mutato, a dimostrazione che il problema è complesso e deve trovare in sede comunitaria una sua soluzione, per poter affrontare con determinazione le prossime trattative in sede W.T.O.
un possibile miglioramento del problema è conseguibile con un maggior consumo di riso da parte della popolazione italiana, ma questa iniziativa richiede tempi lunghi e forti interventi promozionali per variare le abitudini alimentari delle famiglie e mettere in evidenza le qualità alimentari salutari del nostro riso tenuto altresì conto che: esiste un fronte compatto da parte delle Organizzazioni Professionali degli agricoltori, dell'Ente Nazionale Risi e di tutti i componenti della filiera questa unità di intenti, grazie alla sensibilità del Governo è stata tradotta in un documento italiano di modifica dell'O.C.M. riso, sostenuto a livello comunitario anche dalla Francia e dalla Spagna questo documento basato su uno studio approfondito della situazione commissionato dall'Ente Nazionale Risi è condiviso da tutti i componenti della filiera riso la trattativa dell'O.C.M. riso è stata stralciata dalla discussione in atto a Bruxelles sulla riforma della P.A.C. e su Agenda 2000 e verrà con tutta probabilità discussa nei prossimi mesi.
Il Consiglio regionale del Piemonte esprime la sua solidarietà ed il suo appoggio al Ministro per le Politiche Agricole che nei prossimi mesi dovrà negoziare la riforma dell'O.C.M. riso augurandosi che il documento italiano possa trovare accoglimento a livello comunitario esprime la sua solidarietà nei confronti dei risicoltori italiani, impegnati in una dura battaglia per la sopravvivenza delle loro aziende agricole invita il Governo a porre il riso fra le produzioni agricole da difendere e a cui dare priorità assoluta nelle trattative europee ed internazionali".
La parola al Consigliere Angeli.



ANGELI Mario

Volevo mettere in evidenza ciò che è scritto: "In questi anni i risicoltori hanno raccolto la solidarietà di tutti, ma nulla è ancora mutato". Sotto c'è scritto ancora: "Il Consiglio regionale del Piemonte esprime, nuovamente, la solidarietà". Ancora una volta c'è scritto: "Il Consiglio regionale esprime nuovamente la solidarietà".
Siamo più bravi degli altri!



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 940 per parti separate.
Pongo in votazione la prima parte, relativa al punto in cui il testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte esprime la sua solidarietà ed il suo appoggio al Ministro per le Politiche Agricole, che nei prossimi mesi dovrà negoziare la riforma dell'O.M.C.
riso, augurandosi che il documento italiano possa trovare accoglimento a livello comunitario".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 20 voti favorevoli e 16 astenuti (non hanno partecipato alla votazione 5 Consiglieri).
Pongo in votazione la seconda parte, relativa al punto in cui il testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte esprime la sua solidarietà nei confronti dei risicoltori italiani, impegnati in una dura battaglia per la sopravvivenza delle loro aziende agricole".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 24 voti favorevoli e 10 astenuti (non hanno partecipato alla votazione 7 Consiglieri).
Pongo in votazione la terza parte, relativa al punto in cui il testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte invita il Governo a porre il riso fra le produzioni agricole da difendere e a cui dare priorità assoluta nelle trattative europee ed internazionali".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 24 voti favorevoli e 10 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 7 Consiglieri).
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 944, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che la crisi della risicoltura pone a rischio la sopravvivenza di migliaia di aziende agricole e relativi posto di lavoro compromettendo gravemente l'economia rurale delle Province di Vercelli, di Novara e di aree significative della Provincia di Alessandria considerato che concorrono all'aggravamento della crisi - originata dallo stato degli scambi e dei prezzi internazionali, nonché dall'eliminazione troppo rapida delle protezioni doganali - anche gli alti costi di produzioni (costo dell'acqua, costo degli affitti) e le deboli strutture di promozione e valorizzazione della produzione risicola di altre qualità realizzate nella nostra regione e in Italia affermata la volontà di rilanciare la competitività dei risi italiani coniugando il rispetto di politiche solidaristiche a favore dei Paesi meno sviluppati rilevato che la Regione Piemonte non ha ancora provveduto alla realizzazione del distretto del riso, così come proposta dalla Provincia di Vercelli. Distretto che costituirebbe strumento di valorizzazione del prodotto e di tutto il territorio della risaia regionale considerati i compiti che spettano al Piemonte come prima regione risicola del Paese in termini di rappresentanza e di iniziativa sia a livello nazionale che comunitario rilevato inoltre che il bilancio preventivo 1999 non prevede una specifica destinazione di risorse per fronteggiare la crisi della risicoltura invita la Giunta regionale: ad intervenire con iniziative adeguate a livello nazionale e comunitario per l'adozione di procedure atte a valorizzare e tutelare la qualità e il prezzo del prodotto nazionale e ad incentivare il consumo ad operare per l'immediata approvazione del 'Distretto del Riso' del Piemonte ad operare per la promozione dell'Associazione dei produttori risicoli piemontesi come strumento di rappresentanza e tutela dei produttori a presentare entro 15 giorni al Consiglio un proprio piano di interventi politici, organizzativi e pecuniari per sostenere la produzione regionale con particolare riferimento alla produzione, alla valorizzazione della qualità, al contenimento dei costi di produzione, al potenziamento del sistema di commercializzazione ed alla valorizzazione alimentare del prodotto riso".
L'ordine del giorno è respinto con 17 voti favorevoli e 21 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).



PAPANDREA Rocco

Rifacciamo il conto: la Lega ha votato a favore.



PRESIDENTE

Pongo dunque nuovamente in votazione l'ordine del giorno n. 944 per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 47 votanti 43 hanno risposto SI' 21 Consiglieri si sono astenuti 22 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri L'ordine del giorno è respinto.
Comunico che l'interrogazione n. 1662, "Crisi del settore agricolo piemontese. Blocco dell'importazione di riso", presentata dai Consiglieri Rosso, Bellingeri e Dutto, e l'interpellanza n. 1769, "Iniziative per la tutela dei produttori e dei territori interessati alla coltivazione del riso in Piemonte", presentata dai Consiglieri Riba, Bortolin, Manica Bellion e Bertoli, sono da considerarsi discusse.
I nostri lavori si concludono; riprendiamo alle ore 15.00.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.23)



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