Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.331 del 25/02/99 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellingeri, Benso, Farassino Grasso, Marengo, Masaracchio, Racchelli e Rossi.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori, in particolare in merito all'incontro tra le Organizzazioni sindacali e la ditta Olcese di Novara e alla richiesta di intervenire sulla questione della gestione regionale degli appalti da parte del Consigliere Cavaliere


PRESIDENTE

Informo l'aula che la riunione dei Capigruppo è appena terminata. E' previsto per domani un incontro tra le Organizzazioni sindacali e la ditta Olcese di Novara relativamente ai problemi occupazionali di quest'ultima e l'annuncio di chiusura dello stabilimento.
Chiederei cortesemente ai colleghi, che prima dell'inizio della riunione mi hanno informato che intendevano chiedere la parola, di farlo darò loro la parola dopo l'esaurimento del punto relativo alle problematiche dell'OP Computer.
Prego i colleghi Consiglieri di fermarsi in aula anche dopo l'esaurimento del problema OP Computer, per dare modo ai colleghi che devono porre delle questioni di farlo con un'attenzione da parte dell'aula che sia paragonabile a quella che c'è adesso.
Prego i colleghi, darò loro la parola...



(Intervento fuori microfono del Consigliere Cavaliere)



PRESIDENTE

Ne prendo nota, ma le darò la parola dopo la conclusione...



PRESIDENTE

CAVALIERE Pasquale (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, io chiedo la parola.



PRESIDENTE

Gliela darò nel corso della giornata.



(Intervento fuori microfono del Consigliere Cavaliere)



PRESIDENTE

Nel corso della giornata le darò la parola, adesso do la parola al Presidente per la relazione.



CAVALIERE Pasquale

Le ho chiesto la parola.



PRESIDENTE

Gliela concedo dopo, non adesso.



(Intervento fuori microfono del Consigliere Cavaliere)



PRESIDENTE

Non gliela do. Abbiamo un'intesa...



(Intervento fuori microfono del Consigliere Cavaliere)



PRESIDENTE

Non gliela do.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

La parola si dà.



PRESIDENTE

Non le do la parola.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Per accordo tra i Capigruppo, abbiamo deciso di iniziare la seduta trattando il problema della OP Computer. Le darò la parola successivamente alla chiusura dell'argomento suddetto.



(Interventi fuori microfono della Consigliera Spagnuolo e del Consigliere Cavaliere)



PRESIDENTE

Cortesemente, mi ponga il quesito, io lo propongo.



(Intervento fuori microfono del Consigliere Cavaliere)



PRESIDENTE

Mi ponga il quesito per iscritto, io la informo, le darò dopo...



CHIEZZI Giuseppe

Ma è un'aula, Presidente, c'è un'aula! Pone un quesito, non...



PRESIDENTE

Ma io darò la parola dopo.



PRESIDENTE

CAVALIERE Pasquale (fuori microfono)



PRESIDENTE

Chiedo la parola.



PRESIDENTE

E' per un'inversione dell'o.d.g.?



CAVALIERE Pasquale

Chiedo la parola.



PRESIDENTE

No, se non è per una richiesta di inversione dei punti all'o.d.g.
perché abbiamo l'intesa di iniziare con OP Computer.



PRESIDENTE

CAVALIERE Pasquale (fuori microfono)



PRESIDENTE

Chiedo la parola.



PRESIDENTE

C'è la stragrande maggioranza dell'aula e dei Capigruppo che rappresentano l'aula.



(Intervento fuori microfono del Consigliere Cavaliere)



PRESIDENTE

Presidente, intende svolgere la relazione? Do la parola al Presidente Ghigo per svolgere...



(Intervento fuori microfono del Consigliere Cavaliere)



PRESIDENTE

Dopo. Ho detto dopo l'OP Computer.



(Intervento fuori microfono del Consigliere Cavaliere)



PRESIDENTE

Prego, Presidente.



PRESIDENTE

CAVALIERE Pasquale (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, ho chiesto la parola.



PRESIDENTE

Ne ho preso nota, dopo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

In relazione alle sollecitazioni di ieri...



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

CAVALIERE Pasquale (fuori microfono)



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Ho chiesto la parola, Presidente.



PRESIDENTE

Dopo, adesso parla il Presidente; dopo la conclusione.



PRESIDENTE

CAVALIERE Pasquale (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, ho chiesto la parola!



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Quando si chiede la parola bisogna concederla.



PRESIDENTE

La prego.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Le concederò la parola esaurito l'argomento.
Prego, Presidente Ghigo.



PRESIDENTE

CAVALIERE Pasquale (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, ho chiesto la parola!



PRESIDENTE

Non ha la parola.



PRESIDENTE

CAVALIERE Pasquale (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, ho chiesto la parola! PRESIDENTE



PRESIDENTE

Dopo, Consigliere Cavaliere.



PRESIDENTE

CAVALIERE Pasquale (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, ho chiesto la parola!



PRESIDENTE

Prego, Presidente Ghigo.



PRESIDENTE

CAVALIERE Pasquale (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, ho chiesto la parola!



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Questa mattina alle ore 12.00...



(Il Consigliere Cavaliere, ripetutamente chiede al Presidente Deorsola di poter intervenire - Commenti in aula)



PRESIDENTE

Consigliere Cavaliere!



PRESIDENTE

CAVALIERE Pasquale (fuori microfono)



PRESIDENTE

Ho chiesto la parola.



PRESIDENTE

Le darò la parola successivamente alla conclusione del dibattito.



(Interventi fuori microfono del Consigliere Cavaliere e della Consigliera Simonetti)



PRESIDENTE

Consigliere, la richiamo! Prego, Presidente, svolga l'intervento.



PRESIDENTE

CAVALIERE Pasquale (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, ho chiesto la parola.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Avremmo già finito.



PRESIDENTE

Dopo, è una questione di principio.



PRESIDENTE

CAVALIERE Pasquale (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, ho chiesto la parola.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Se lo dicesse il Consigliere Ghiglia, io reagirei nello stesso modo.
Dia la parola!



PRESIDENTE

GHIGLIA Agostino (fuori microfono)



PRESIDENTE

Figuriamoci!



PRESIDENTE

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

No, perché è un diritto del Consigliere.



PRESIDENTE

CAVALIERE Pasquale (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, ho chiesto la parola!



PRESIDENTE

Dopo. Lei ha diritto ad intervenire dopo.



PRESIDENTE

CAVALIERE Pasquale (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, ho chiesto la parola!



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Questa mattina alle ore 12.00...



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

CAVALIERE Pasquale (fuori microfono)



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Presidente, ho chiesto la parola.



PRESIDENTE

La prego, Consigliere, non...



PRESIDENTE

CAVALIERE Pasquale (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, ho chiesto la parola.



PRESIDENTE

Consigliere, la richiamo. Lasci svolgere l'intervento.



PRESIDENTE

CAVALIERE Pasquale (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, ho chiesto la parola.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Alle ore 12.00, questa mattina, si è svolta in Prefettura...



(Il Consigliere Cavaliere, ripetutamente, chiede al Presidente Deorsola di poter intervenire)



PRESIDENTE

Consigliere Cavaliere, le darò la parola dopo.



PRESIDENTE

CHIEZZI Giueppe (fuori microfono)



PRESIDENTE

Gliela dia!



PRESIDENTE

CAVALIERE Pasquale (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, ho chiesto la parola.



(Interventi fuori microfono di alcuni Consiglieri)



PRESIDENTE

Presidente Ghigo, vuole svolgere l'intervento?



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Sì, lo svolgo, però...



(Intervento fuori microfono del Consigliere Cavaliere)



PRESIDENTE

Sospendo la seduta per cinque minuti.



PRESIDENTE

RIBA Lido (fuori microfono)



PRESIDENTE

Dobbiamo discutere l'OP Computer!



PRESIDENTE

Sospendo la seduta per cinque minuti, non l'ho chiusa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.06 riprende alle ore 17.19)



PRESIDENTE

Cortesemente, riprendiamo.
Sulle comunicazioni che ho fatto, tutti i Consiglieri hanno diritto di chiedere chiarimenti nel tempo di due minuti, perciò se qualche Consigliere intende, sulle mie comunicazioni, avere dei chiarimenti ha, a termine di Regolamento, due minuti.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Sulle comunicazioni. Questo è un diritto di ogni Consigliere. Non su altri argomenti, perché gli altri argomenti verranno trattati, come da accordo, dopo la conclusione del dibattito sulla OP Computer.
La Consigliera Bortolin mi ha anticipato che intende porre un problema che riguarda le materie dell'Assessore D'Ambrosio. Chiedo ancora alla cortesia dei colleghi di non abbandonare l'aula, al termine del dibattito sulla OP Computer, perché dobbiamo affrontare questo problema, che è di estremo interesse.
La parola al Consigliere Cavaliere, sulle mie comunicazioni. Le concedo due minuti. Grazie.



CAVALIERE Pasquale

Grazie, Presidente. Intendevo chiederle, proprio sulle sue comunicazioni, quando intendeva far rispettare, in quest'aula, il dovere del governo - in questo caso del Presidente della Giunta e degli Assessori di rispondere ai problemi seri e concreti relativi alla gestione dell'Amministrazione. Quando intende far rispettare questo dovere e quindi, quando intende far rispondere il Presidente della Giunta alle domande poste sulla gestione degli appalti della Global Service? Domande che fino ad ora sono state eluse da chi evidentemente non vuole, come il Presidente Ghigo, riconoscere la sua cattiva gestione, la sua incapacità di gestire il denaro pubblico, continuando a sperperarlo; credo che su questo abbiamo il diritto di ricevere spiegazioni.
Quindi, Presidente, questa è la mia domanda sulle sue comunicazioni.



PRESIDENTE

Grazie. Le risponderò appena saranno esauriti i chiarimenti.
La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente. Vorrei avere un chiarimento sulle sue comunicazioni, quindi mi attengo al tema. Mi era sfuggito che lei, nelle sue comunicazioni, avesse toccato i temi sollevati dal collega che mi ha preceduto; quindi, da lei vorrei un chiarimento sull'oggetto della precedente comunicazione, perché, viceversa, non ci sarebbe stato l'oggetto dell'intervento.



PRESIDENTE

Se non ci sono altre richieste di chiarimento sulle comunicazioni rispondo.
Nella Conferenza dei Capigruppo sono stati sollevati dei problemi, tra cui quello della calendarizzazione dei lavori. L'argomento sollevato dal Consigliere Cavaliere era stato discusso nell'ambito della Conferenza dei Capigruppo, integrando il dibattito a cui il Consigliere Cavaliere aveva partecipato. In quella occasione, le mie comunicazioni sono state molto più sintetiche e ridotte a pochi minuti; a fronte di un dibattito di due ore la connessione si è rilevata in quel modo. Devo dirle che la programmazione sarà comunicata così come definito, dopo che la riunione dei Capigruppo si è in qualche modo aggiornata, o dopo l'odierna riunione; in un momento successivo, verrà tenuto conto anche dell'argomento da lei sollevato.


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni della Giunta regionale in merito alle problematiche OP Computer - Esame ordini del giorno n. 173, n. 541, n. 833, n. 920, n. 926 n. 927, n. 930, n. 933 e n. 934 (connesse interpellanza n. 1977 ed interrogazione n. 2043)


PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta per la comunicazione in merito alle problematiche OP Computer.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Questa mattina, alle ore 12, come ho anticipato ieri e cogliendo la sollecitazione che da alcuni Consiglieri è venuta in quest'aula, ho partecipato, insieme all'Assessore Pichetto, alla riunione convocata in Prefettura dal signor Prefetto. A questa riunione, oltre ai citati, hanno presenziato la Presidente della Provincia, Bresso, il Sindaco di Ivrea, il signor Prefetto e le rappresentanze sindacali, sia quelle di merito della OP Computer, sia quelle regionali. Naturalmente, per quanto riguarda la parte Olivetti era presente il rag. Colaninno e il suo staff dirigenziale a partire dal dottor Ariaudo e il direttore del personale.
Dopo alcune considerazioni di carattere generale, l'ing. Colaninno ha rappresentato alla riunione la situazione della OP Computer; oltretutto temporalmente in questo momento c'è l'assemblea dell'OP Computer, che è un fatto fondamentale da collegare al ragionamento che adesso tento di trasferirvi, che è quello che Colaninno ha rappresentato nella sede che prima vi ho citato.
In sostanza, facendo un piccolo passo indietro, voi sapete che si è tentato di far intervenire le banche su una proposta di apertura di credito da parte della OP Computer. Questo percorso non è andato a buon fine.
Dapprima se ne è interessato il Ministro dell'Industria, Bersani, in stretta sintonia con me e con l'Assessore; in un secondo momento, abbiamo coinvolto in questo tavolo sia la Presidente Bresso che il Sindaco di Ivrea, parlamentari che hanno voluto coinvolgersi in questa iniziativa e non ultimo, dieci giorni fa, il Sottosegretario alla Presidenza Minniti ha convocato una riunione a Palazzo Chigi (riunione alla quale non abbiamo partecipato noi, ma il Sottosegretario Morgando), nella quale le banche non hanno dato l'assenso alla bancabilità dell'operazione per lo stanziamento di 130 miliardi, che era la cifra che in quel momento veniva chiesta.
L'Olivetti, già in quella fase di trattativa, aveva dato una sua disponibilità a rappresentare una cessione di debiti in modo che la OP Computer potesse sgravarsi di quel debito, e aveva garantito una commessa di prodotti all'incirca del valore di 30 miliardi...



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria (fuori microfono)

Più 50 miliardi di...



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Sì. Questo fatto non era stato sufficiente e la trattativa si era arenata. Oggi il rag. Colaninno rappresenta a questo tavolo un nuovo percorso che, alla conclusione della sua esposizione, è stato valutato come una conclusione sicuramente non auspicabile, tanto meno particolarmente soddisfacente, ma in buona sostanza la Regione Piemonte, la Provincia e il Comune hanno concluso la riunione - e vi esponiamo la sintesi della conclusione per poi rappresentarvi l'offerta che ha fatto il rag.
Colaninno.
Abbiamo chiesto l'apertura di un tavolo di crisi con la presenza del Governo, che oggi non era presente, ma voglio precisare che non era stato invitato. Onestamente dobbiamo dire che il Ministro Bersani, su questa partita, ha sempre dato la massima disponibilità e il massimo impegno. E' stato richiesto questo tavolo perché oggi - stiamo aspettando notizie da un momento all'altro - si dovrebbe verificare una situazione nell'ambito dell'assemblea tale per cui si arrivi (questo è lo scenario che ci ha sottoposto il rag. Colaninno) a due ipotesi di soluzione: una è quella dell'amministrazione controllata e di conseguenza la possibilità attraverso questo percorso, garantendo comunque l'Olivetti, in questo caso di attuare la gestione operativa dell'azienda per un mese, nel tentativo di trovare delle soluzioni; l'altra, invece, molto più drammatica e molto più cruenta, è quella del fallimento dell'OP Computer. Questa è la situazione che oggi si potrebbe verificare. A fronte di questa prima ipotesi che noi abbiamo, in un certo senso nella sua negatività, giudicato come più percorribile, l'Olivetti si impegna a garantire tutto quel che aveva già garantito nella prima fase della trattativa ed inoltre a reperire il partner che entrerebbe nella gestione della nuova OP che è Olidata...



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria (fuori microfono)

Si ipotizza Olidata.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Siccome questo nome è stato fatto e non è tanto ipotizzato, ma è noto sarebbe il caso, nell'ambito del Consiglio, di poterlo rappresentare.
Questo partner, che è un'azienda di Cesena che opera nel settore della prima fascia di prezzo (questo è chiaramente un elemento di preoccupazione dell'assemblamento dei computer), potrebbe entrare come nuovo socio. La condizione perché questo avvenga è chiaramente che oggi, nell'assemblea, il signor Gottesmann decida di "uscire di scena". Cosa che chiaramente non sappiamo se è possibile; diciamo che si è pensato che la riunione di oggi potesse, in un certo senso, visto il livello al quale si è tenuta rappresentare un elemento catalizzatore in questo processo e naturalmente vista la situazione, noi auspichiamo di avere questa sera la possibilità di verificare se questo si è concretizzato. A quel punto, l'Olivetti, come dicevo, avrebbe l'impegno di gestire l'ingresso di questo nuovo socio e nell'ambito dell'ingresso di questo nuovo socio, esiste la possibilità che l'Olivetti dia delle garanzie. Esiste la possibilità: uso questo condizionale perché in realtà di certezze, nell'ambito di questa trattativa, che non è stata una trattativa, non ne abbiamo. Noi oggi ci siamo trovati di fronte ad un imprenditore che è venuto e ci ha disegnato degli scenari. La trattativa sindacale (dall'altra parte avevamo anche le rappresentanze sindacali) è ancora tutta da addivenire, anche perché, per poter concretizzare un percorso di trattativa, devono avvenire le cose che vi ho detto. Nell'assemblea di oggi si deve arrivare all'uscita del signor Gottesmann e all'amministrazione controllata.
A quel punto l'Olivetti ha dato la propria disponibilità ad entrare attraverso Olidata, uno degli elementi emersi in maniera chiara. Credo che alcuni già lo sapessero, per lo meno chi vive più da vicino la realtà del Canavese. Le voci che circolavano stavano rappresentando una situazione di possibile salvataggio, di impegno dell'Olivetti in questo salvataggio, ma ahimé! - alle condizioni di questo percorso, che comunque si deve verificare, c'è già una certezza: un taglio di dipendenti di 400 unità oltretutto non nella fascia di livello più basso, ma nella fascia impiegatizia e, di conseguenza, dal punto di vista della ricollocazione del personale, anche più complessa e difficile.
La novità emersa oggi nell'incontro con il rag. Colaninno - vi racconto cose che ufficialmente ci siamo sentiti dire oggi dal ragioniere, ma che tutti, almeno tutti i presenti intorno a quel tavolo, già in parte conoscevano - è che l'Olivetti ha dato una disponibilità di garanzia nel voler affrontare, insieme al tavolo di gestione che si creerà, questa unità di crisi con Ministero, Regione, Provincia e Comune di Ivrea, quindi la gestione di queste 400 persone, nel caso in cui questa operazione - e sottolineo "nel caso in cui questa operazione" - che prevede che un signore come Gottesmann prenda e torni a casa sua, vada in porto.
Vi ho dato una configurazione preoccupante, come è giusto che sia perché ci sono tanti eventi che si devono verificare; se si verificheranno si potrà intraprendere il percorso di salvataggio dell'OP Computer. Fin quando ciò non avverrà, tutto rimane un libro dei sogni, una possibilità che non siamo ancora in grado di poter dire che avvenga.
Oggi, insieme alla Provincia, al Comune e alla Prefettura (esistono altri comunicati fatti dall'Olivetti e dai parlamentari piemontesi che si fanno carico di assecondare e seguire da vicino questa iniziativa), abbiamo redatto un comunicato nel quale sottolineiamo il problema.
La domanda che qualcuno ha posto al rag. Colaninno - poi l'Assessore Pichetto, che è anche commercialista, entrerà in alcuni dettagli tecnici nei quali non mi addentro - è stata: "Lei è qui a quale titolo?". Lui naturalmente, nella sua figura di imprenditore, ci ha rappresentato una disponibilità (come Olivetti) a tentare di risolvere il problema, ma ha anche dichiarato molto nettamente e chiaramente che lui con l'OP Computer non c'entra più niente, nel senso che non è, per certi versi, un problema che lo coinvolge dal punto di vista imprenditoriale.
In buona sostanza, dunque, il percorso che si è identificato nell'ambito della riunione di questa mattina è molto difficile, irto di difficoltà e con una soluzione non chiara. Nel senso che nella migliore delle ipotesi, per come si è configurata la situazione questa mattina, ci potremmo trovare di fronte ad un salvataggio dell'OP Computer attraverso un'azienda che comunque, dal punto di vista tecnologico, è di livello decisamente inferiore, perché copre una fascia di mercato che rappresenta il primo prezzo, mentre sappiamo che l'OP è un'azienda che tocca livelli altamente qualitativi nel settore informatico.
Secondo, avremo comunque un problema di circa 400 unità.
Terzo: è possibile che, mettendo in piedi questo tavolo di crisi, si possa arrivare ad una gestione di queste 400 unità, ma sono tutti elementi concatenati.
Ciò che chiaramente posso rappresentarvi è che oggi la posizione l'abbiamo assunta noi come istituzione; i sindacati chiaramente hanno ascoltato e non hanno ceduto ad alcun tipo di documento, hanno preso atto hanno fatto le loro considerazioni e valutazioni, ma evidentemente aspettano di intraprendere un tavolo di contrattazione sindacale nel momento in cui, per assurdo, sapranno con chi parlare, perché oggi non hanno neanche un interlocutore.
Il signor Colaninno, infatti, riguardo al problema OP Computer, non è il loro interlocutore; il signor Colaninno è venuto a raccontarci quello che ha intenzione di fare, ma il loro interlocutore è Gottesmann, che per non c'è, non si fa vedere.
Anche per questo motivo, si vorrebbe tentare l'operazione di far uscire il signor Gottesmann dall'OP Computer, far rientrare Olivetti, e con essa Olidata, e a quel punto gestire il tavolo di crisi con le rappresentanze sindacali e le istituzioni, nel tentativo di far collimare la criticità di tipo occupazionale.
Questo è il quadro. Naturalmente i rappresentanti sindacali hanno preso atto, ma non potevano che essere insoddisfatti delle considerazioni fatte dal rag. Colaninno.
La Regione, come istituzione, si è fatta carico di intraprendere questo tavolo con il Governo, nel tentativo di monitorare la situazione, momento per momento, per poi arrivare - mi auguro - ad una soluzione che possa permetterci di ottenere i due risultati auspicati.
Gli obiettivi, che abbiamo rappresentato in sintonia con il Sindaco e la Presidente Bresso, sono: il mantenimento occupazionale, che è tangibilmente prioritario, ma anche (non mettendolo assolutamente in secondo piano) il mantenimento - passatemi il termine - del know how che quell'azienda, nel settore del Canavese, rappresenta. E' certamente gravissimo perdere dei posti di lavoro, ma, per certi versi, in prospettiva, è ancora più grave perdere un settore merceologico come questo, nel quale il Piemonte ha una grande tradizione e potenzialità, se non fosse per la tradizione e la storia che in quel settore l'Olivetti ha sempre rappresentato.
Se mi permettete, passerei la parola all'Assessore Pichetto, perch possa illustrarvi tecnicamente alcuni aspetti di tipo contrattualistico che questa mattina sono emersi e che lui, da buon commercialista, conosce molto meglio di me. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria

Grazie, Presidente. Se mi è permesso, faccio brevemente la storia degli ultimi sei mesi, perché penso sia a conoscenza di tutti che l'OP Computer ha iniziato le sue difficoltà fin dal 1995. Nel 1996, proprio in quest'aula, erano già stati presentati alcuni ordini del giorno; ieri sera nell'elenco degli ordini del giorno in discussione, datoci dal Presidente Deorsola, c'erano ordini del giorno di vari Gruppi dell'anno 1996 sulla questione.
Si è aperta una fase di trattativa sindacale sul tavolo di crisi nazionale; questa trattativa sindacale si è conclusa il 30/9/1998, con un accordo che prevedeva la cassa integrazione speciale, la mobilità, varie forme di collocazione temporanea - diceva il documento - fuori dall'azienda di circa 440/450 dipendenti. In questo accordo, sottoscritto - già allora anche dall'Olivetti S.p.A., naturalmente si prevedeva che entro un certo periodo - molto breve, mi pare 30 giorni - l'OP Computer avrebbe esplicato il piano di ristrutturazione industriale, che era solo accennato nell'accordo a livello governativo. Il management della società preparò il piano durante il mese di ottobre e lo presentò al Ministero. Il Ministro Bersani chiese alla Regione Piemonte di partecipare alla trattativa riservata tra Olivetti Personal Computer e banche, con la presenza, in qualità di garanti mediatori, dello stesso Ministro Bersani e della Regione Piemonte; riunioni a cui alcune volte partecipò il Presidente e il sottoscritto a tutte le successive.
Quel piano di ristrutturazione industriale prevedeva comunque il mantenimento delle 800 unità (1.200 addetti, di cui 400 in mobilità) e il recupero a lungo periodo.
Voglio essere molto franco: l'aria che si respirava era comunque che le 400 unità collocate esternamente difficilmente avrebbero trovato il loro reinserimento in azienda. Effettivamente c'era un problema di riequilibrio del quadro occupazionale a causa di uno sbilanciamento dovuto ad un difetto di nascita della Olivetti PC; uno sbilanciamento sulla parte commerciale ed impiegatizia rispetto alla parte produttiva: era un'azienda di produzione che aveva circa il 70-80% di addetti che non era in produzione - mi sia fatta riserva sulle percentuali, perché poi ne abbiamo viste susseguirsi moltissime in quel periodo.
Allora la trattativa con le banche prevedeva un finanziamento bancario di 60 miliardi che doveva essere suddiviso tra un pool di tre banche (Medio Credito Centrale, Istituto Bancario San Paolo e Cassa di Risparmio di Torino) su richiesta congiunta Ministero-Regione o su sollecitazione della Regione.
Già nelle prime riunioni le banche manifestarono esplicitamente difficoltà ad intervenire con il finanziamento e chiesero garanzie. Fu pertanto ripresa la questione con l'Olivetti S.p.A. (in questo caso, non l'Olivetti PC), per delle garanzie che nell'accordo del 30 settembre si era impegnata a dare. In quella sede l'Olivetti S.p.A. - penso che si possa dire perché la cosa è completamente superata - dichiarò che poteva considerare a lungo periodo circa 100 miliardi di crediti che aveva nei confronti dell'Olivetti PC. In quel momento, non poteva rinunciare anche per ragioni di equilibrio dei loro bilanci, per ragioni di rapporti societari, comunque per ragioni aziendali; però poteva sottoscrivere il fatto di ritenersi creditore per un periodo. L'espressione usata allora dall'Olivetti era stata: "per un periodo molto, molto lungo"; praticamente dal sottoscritto era stata interpretata quasi a "babbo morto" - vedremo poi.
Nonostante questo - devo dare atto del forte impegno del Ministro Bersani su questa questione - con le tre banche non si riuscì a chiudere la partita e la cosa proseguì di settimana in settimana, fino a circa un mese e mezzo fa, quando, essendoci resi conto, prima di Natale, che quel tipo di piano industriale non stava più in piedi, occorreva anche un progetto societario alla base. Nel precedente caso eravamo su un piano industriale che lasciava invariata la struttura societaria, struttura societaria che sostanzialmente prevede la proprietà Olivetti Personal Computer per l'88 della Piedmont e per il 12% della Olivetti S.p.A. (la Piedmont a sua volta è all'80% Gottesmann e al 20% Olivetti S.p.A.).
In questo periodo si è verificata una probabile rottura di rapporti tra Olivetti S.p.A. e Gottesmann e quindi la scomparsa di un interlocutore di proprietà, che in quel momento era lo stesso amministratore delegato della Olivetti Personal Computer. L'ing. Schisano era anche Piedmont; di conseguenza, quando si sedeva a trattare, trattava in qualità, sì, di amministratore delegato della Olivetti Personal Computer, ma anche quale rappresentante del socio di maggioranza assoluta, che aveva l'88%.
Con questo quadro non si chiudeva la questione e allora emerse chiaramente la necessità dell'intervento del Ministero. Fu lo stesso Ministro Bersani a dire: "Dobbiamo trovare qualche altra soluzione", e la soluzione che stava andando avanti era il fatto che questa totale assenza del signor Gottesmann (in sostanza è un'assenza totale: nessuno ha mai visto il signor Gottesmann, abbiamo soltanto ricevuto un suo fax) determinava l'atto di sfiducia delle banche.
Ritengo che la sfiducia delle banche nei confronti della Olivetti Personal Computer - naturalmente qui esprimo un'opinione personale nascesse dal fatto che non vi fosse un interlocutore: non c'era dall'altra parte colui con il quale trattare, non c'era un azionariato che avesse una radice anche industriale, se vogliamo, nella Olivetti Personal Computer.
Quindi, è stato predisposto il piano successivo e a quel punto l'Olivetti S.p.A. ha fatto un passo avanti; naturalmente è giudizio di ognuno di loro e - purtroppo - dei 1.200 dipendenti Olivetti PC dire cosa è buono e cosa non è buono. Il passo avanti portò, prima di Natale, ad un nuovo piano industriale e ad un piano di riassetto societario, che era una proposta alle banche, ma innanzitutto a Gottesmann, perché prevedeva la rinuncia di 88 miliardi di credito da parte dell'Olivetti S.p.A. A seguito del prestito di 50 miliardi da parte di Olivetti S.p.A. ad una società di management buy-out, che avrebbe acquisito delle azioni Olivetti Personal Computer (quindi la maggioranza delle azioni Olivetti Personal Computer) tale società sarebbe diventata l'azionista di maggioranza dell'Olivetti Personal Computer, portando in minoranza Gottesmann. Ricordiamoci che al mese di novembre si chiuse, con una boccata d'ossigeno, l'operazione di trasformazione dei crediti di una società coreana in azionariato. In questo momento, nelle quote che ho dato, bisogna scalare anche la quota di questa società, pari a circa 30 miliardi. La proposta di nuovo assetto societario è stata presentata a Londra al signor Gottesmann. Su questo riferisco naturalmente di terza mano ciò che poi è arrivato sul tavolo del Ministero circa 15 giorni fa: il signor Gottesmann non ha detto né sì né no, quindi la situazione si è sviluppata al punto che i dirigenti della società, per superare anche rischi penali e personali, hanno cominciato a predisporre gli atti per chiedere l'ammissione all'amministrazione controllata.
Ricordiamoci che nel quadro complessivo qualcuno si chiede se ciò è opportuno, e questo non è un elemento di secondaria importanza, ma è anche questa un'opinione; se vogliamo un dibattito possono valere le diverse opinioni, quindi nel mio intervento ci sono dati certi e riferisco fatti ed opinioni.
Al quesito perché la Olivetti S.p.A. interviene, ancorché non giuridicamente obbligata, la risposta può essere per amore del territorio ma anche per il fatto che il marchio Olivetti è di una società estera controllata dalla OP Computer. Questo marchio rischia di andare in giro per il mondo e di nuocere probabilmente alla Olivetti S.p.A., peraltro in questi giorni impegnata in una grande operazione; questo può anche essere preso da alcuni (libera considerazione) come ulteriore stimolo, quale quello di oggi, per spingere la Olivetti S.p.A. ad intervenire sulla questione. In quel quadro, si prevedeva che, acquisito il pacchetto di maggioranza assoluta della società, si riportasse a casa il marchio, perch la licenza del marchio è fuori Italia. La cosa è andata avanti fino agli ultimi giorni, ma non si è arrivati ad alcuna soluzione. Le banche nonostante questo progetto, che prevedeva una trattativa parallela, da un lato con le banche e, dall'altro, con Gottesman, che prevedeva quindi questi 138 miliardi (50 cash e 88 restanti) togliendo il credito che l'Olivetti S.p.A. vantava verso l'Olivetti PC, considerarono credibile il progetto industriale, ma non complessivamente affidabile la società nonostante ci siano ordini per 100 miliardi in questo momento, quindi tutte le condizioni per andare avanti a produrre.
Tralascio, nella mia esposizione, i vari ricami che si sono fatti nelle ultime settimane, pensando alle più svariate soluzioni sul come intervenire e come finanziare l'operazione. L'operazione ormai è ad un punto tale che probabilmente le banche sono disposte a finanziare, ma deve esserci qualcuno dall'altra parte. Non vengo a dire che hanno ragione le banche a non finanziare, ma effettivamente la situazione si è deteriorata al punto che è necessario avere un interlocutore.
Sono disponibile a tutti i chiarimenti che volete e che la Giunta sia in grado di dare. Siamo arrivati alla giornata di oggi con questo intreccio con l'OPA da 100 mila miliardi. Probabilmente, questa vicenda è anche disturbata dalla situazione che si è creata con Olivetti S.p.A., che ha dichiarato la volontà di cercare una soluzione, ricordando comunque che ad oggi non ha titolo per fare nulla, che non può giuridicamente intervenire ma che addirittura potrebbe esserci la richiesta di danni da parte di Gottesmann se Olivetti intervenisse oltre. Non può dare le garanzie sui 130 miliardi e bisogna assolutamente trovare la soluzione per arrivare ad un interlocutore. Di qui ha ribadito quanto il Presidente diceva, cioè la disponibilità a lasciare a chiunque ciò che veniva dato al management (Schisano ed altri, quindi 50 miliardi cash), a rinunciare agli 88 miliardi di crediti. Poi sarà da vedere in che forma e in che modo ha dichiarato la disponibilità a fare da ponte, se c'è una trattativa aperta: fare da ponte significa dare i 20 miliardi che servono per andare avanti un mese. Ha già fatto da ponte per il mese di gennaio, perché ha dato 30 miliardi di commesse; le ha pagate, ma non ha ricevuto il prodotto. Anche sul tavolo di concertazione, come diceva il Presidente, esiste la disponibilità a gestire insieme quelle che possono essere le difficoltà che potrebbero crearsi con un nuovo piano industriale, quindi una nuova situazione produttiva e un nuovo quadro occupazionale, di cui il Presidente ha detto che se ne parlerà dopo aver esaminato la questione dei 400 esuberi. Io ero già più avanti davo per scontato il fatto dei 400 esuberi e della collocazione, pochi al momento, di 40 di loro da Olivetti S.p.A. nel giro delle sue imprese e consociate. Alcuni hanno raggiunto la pensione. Una serie di interventi è in corso e sono quelli inseriti nell'accordo del 30 settembre tra Governo e sindacati.
Ritengo che un fallimento sarebbe sicuramente un passaggio traumatico perché, ferma la situazione, il management dovrebbe ricorrere al tribunale per tutelare i terzi, anche la par condicio creditorum. Un protrarsi della situazione potrebbe creare le condizioni di manifesta insolvenza ravvisata dal tribunale in questo caso. Questa situazione, se determina insolvenza e fallimento, sarebbe veramente un trauma. Se permettete, a contributo, posso delineare quelli che possono essere gli scenari. Non sappiamo cosa pensa il signor Gottesmann, perché in prima battuta si potrebbe dire: "meglio essere soci al 30% di una società sana che all'80% in un fallimento". Ma potrebbe anche essere conveniente avere un fallimento e godere dell'utilizzo del marchio all'estero assemblando in Corea piuttosto che a Taiwan, e vendere con quel marchio per vent'anni.
Mi ero già pronunciato pubblicamente qualche tempo fa, dicendo che la strada dell'amministrazione controllata non è una cattiva strada; è vero che l'amministrazione controllata suona come procedura concorsuale, ma in realtà l'amministrazione controllata è una procedura che riguarda le temporanee difficoltà. Non è concordato o preventivo fallimento: amministrazione controllata significa congelare la situazione pregressa significa mettere uno o più Commissari giudiziali che con il management cogestiscono, seguono, controllano la gestione della società per conto del tribunale.
Ma quello che ritengo importante, in una situazione del genere, è che si potrebbe avere l'interlocutore, perché a questo punto costoro rappresenterebbero comunque la società, avrebbero gli elementi per avere la società seduta di fronte.
Questo è l'atto fondamentale, perché di lì seguono poi tutte le valutazioni sugli eventuali piani industriali che vogliano essere presentati. Naturalmente, chi è interessato si faccia avanti e se l'interessato è Olidata dobbiamo ancora vedere, Presidente, perché è vero che Olidata fa prodotti di un certo target, ma non è detto che voglia cimentarsi in prodotti di alto target, mantenendo i livelli occupazionali e produttivi.
Quando dico "mantenendo i livelli occupazionali", intendo - tra l'altro con i piedi per terra, capendo che probabilmente sono i mantenimenti di numero, ma non di singole figure o professionalità, che potrebbero invece cambiare.
Questo è il quadro che mi sento di presentare ad oggi. Penso che l'assemblea dell'Olivetti Personal Computer stia terminando adesso; quello dell'assemblea lo ritengo un atto importante, infatti anche il tavolo di oggi si è concluso dicendo che in questo momento, preso atto delle disponibilità dell'Olivetti S.p.A., senza giudizio, quindi dell'impegno di tutti a costituire questo punto di crisi, non abbiamo altra soluzione che aspettare il primo passo, che è l'assemblea della società. Grazie.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola all'on. Picchioni, intendo ribadire che la riunione di questa mattina, cui ho partecipato anch'io per invito del Presidente Ghigo, era doverosa per la gravità della situazione, anche se al tavolo mancava uno dei riferimenti. Infatti, non era un tavolo che affrontava il problema in modo operativo, ma era un tavolo preparatorio. Il Presidente Ghigo e l'Assessore Pichetto l'hanno indicato come tavolo richiesto dalle istituzioni locali per affrontare questa situazione di crisi. L'assente di oggi era il Ministro (non possiamo considerare il Prefetto un suo rappresentante, perché egli rappresenta lo Stato, ma non in modo specifico il Ministro); assente perché non invitato, in quanto si trattava di un tavolo preparatorio, anche se ritengo doveroso affrontare la crisi dell'Olivetti con la presenza del Ministro, che in qualche modo si era fatto carico dell'operazione complessiva. Lo vediamo oggi e sarà facile vederlo dopo: non potevamo, in precedenza, valutare il problema con la sicurezza che abbiamo oggi; sicuramente la situazione di oggi trova la sua origine nell'operazione complessiva di salvataggio dell'Olivetti.
Prego, on. Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Sono grato al Presidente e al Consiglio di aver voluto affrontare con la necessaria tempestività ed urgenza questo argomento, che porta l'attenzione del Consiglio ad un livello politico che nei giorni scorsi sembrava perso.
Penso che la situazione di Ivrea sia uno dei punti focali sui quali l'alta amministrazione della Regione deve costantemente confrontarsi.
Devo ringraziare sia il Presidente sia l'Assessore per quanto ci hanno esposto in termini sufficientemente chiari, almeno per quanto possiamo comprendere (per quanto io posso comprendere), esposizione che ci dice come qualunque ipotesi di salvataggio dell'OP Computer deve passare attraverso le decisioni della proprietà, la quale mi pare non sia Olivetti, ma questo signor Gottesmann, la cui invenzione non so a chi corrisponda, se al rag.
Colaninno od altri per lui.
Il mio intervento vuole ricollegarsi, al di là di quella che può essere la prognosi fausta di questa situazione, ad un anno e mezzo fa: il 26/9/1997 si sono tenuti gli Stati Generali ad Ivrea. Il Consigliere Bertoli un momento fa commentava con me l'incidente di percorso increscioso che fece sì che l'allora ed attuale Segretario confederale della CGIL dicesse, tra l'altro, a Colaninno che egli era un gran maleducato.
Maleducato non solamente per come aveva bocciato la manifestazione sindacale alle porte degli Stati Generali, ma per le cose che aveva detto che erano nient'altro che un pugno nello stomaco nei confronti di un sistema politico, amministrativo ed istituzionale che lì si era trovato perché aveva considerato ancora una volta Ivrea come una culla di crisi seppure anche come una culla di speranza.
Ebbene, in quell'occasione il rag. Colaninno disse semplicemente che gli azionisti non sanno nemmeno dov'è Ivrea, facendo così rilevare come il problema della proprietà oggi sia slegato dal territorio, come il territorio sia una variabile indipendente dalla proprietà stessa, come la managerialità debba rispondere solamente agli azionisti, semmai debba rispondere all'azionista di riferimento e come semmai la managerialità debba rispondere alle assicurazioni, ai fondi di investimento, ai flussi finanziari, ecc.
E' stata, quindi, non dico una vera dichiarazione di guerra, ma certamente una presa di distanza significativa nei confronti di Ivrea e del Canavese. Il rag. Colaninno disse in quell'occasione che bisogna trovare dei partner per l'informatica, un settore in cui la concorrenza è alla lira, ma dobbiamo sapere che questo avrà un costo sociale per l'Italia e per il territorio. La Omnitel, in tre anni, è passata da zero a 2.700 dipendenti diretti e 3.000 indiretti, distribuiti in tutto il territorio italiano. L'Olivetti non sarà più un'azienda concentrata nel Canavese, ma sarà distribuita in Italia e nel mondo. Insomma: "Ivrea addio", ma ricorda un po' "Addio Lugano bella".
Questo era stato quanto il nostro Colaninno disse in quell'occasione dove, con molta semplicità - come è uso dire - e fermezza, venne anche detto, da parte del Ministro dell'Industria, on. Bersani, che non esisteva un problema del nord-ovest: c'era un problema del nord-est. Il problema era quello della sua identità, pertanto delle sue crisi e delle sue tensioni ma che non esisteva un problema del nord-ovest; subito surrogato dall'Amministratore delegato della FIAT, Cantarella, il quale disse che c'era un problema del nord-ovest; era un problema semmai di rottamazione ma che non riguardava la crisi complessiva del nord-ovest.
In quell'occasione si fecero anche delle promesse, malgrado questa sottovalutazione (che fu presente e scatenò anche le ire dei Sindaci di Torino e di Ivrea), che venne appena temperata da una delle tante promesse uno dei tanti miraggi, sui quali la politica italiana ama specchiarsi. In quell'occasione si disse: "Signori, stanno entrando in funzione i decreti Bassanini, per cui la grande valvola di sicurezza per l'informatica italiana sarà semplicemente l'applicazione di questi decreti". Ho tutti i testi.
Ancora una volta, declinando un futuro più o meno probabile, per non dire improbabile, assolutamente, non si voleva e non si è voluto affrontare una situazione che già allora portava i segni di una crisi quasi irrisolvibile.
Presidente, non credo che sia, come forse ha detto l'Assessore, solo una questione di marchi (tra parentesi, non voglio entrare in questo discorso altrimenti Accornero... mi potrei bruciare ancora qualche ala, non voglio entrarci), però probabilmente c'è anche un discorso del genere.
Ovviamente "Olivetti" è un nome che gira, che ha una sua storia e che ha anche avuto una grande dignità culturale nei tempi passati; però c'è un problema che porrei proprio sul piano politico, domandando al Presidente: è vero, è possibilmente vero, che questo Gottesmann si ritiri, come fece, per esempio, Pesenti per la questione della Lancia, lasciando 100 miliardi di debiti alla FIAT, che poi comprò la Lancia al prezzo di una lira? Oppure questo problema non è inserito in una politica, certamente diversa, che oggi Olivetti, o Colaninno, sta affrontando in una situazione non certamente facile, con lui, con la Consob contraria, con un Governo che ha preso le distanze, con le possibilità di un'OPA che diventa sempre più rischiosa? Non so. Oggi si è riunito anche il Consiglio di amministrazione di Telecom, per cui non so quali siano state le risultanze dell'incontro.
E' effettivamente una mossa concreta, che vuole portare una boccata d'ossigeno al territorio, oppure è nient'altro che una mossa politica per cercare di avere convergenti parte dei sindacati, parte del Paese, parte della sinistra, parte delle forze sociali? Sempre ad Ivrea, qualcuno ha voluto rendere ineluttabile lo sganciamento, la frattura fra globale e locale, e si è voluto dire che un'azienda è radicata nel territorio e che chi deve rispondere, più di altri, è l'azionista di riferimento; si è voluto dire che la globalizzazione peraltro non sgancia da due effetti importantissimi: uno è la qualità del servizio, l'altro è l'altissima professionalità.
Ecco, noi ci dobbiamo porre il problema, signor Presidente della Regione, se questa altissima professionalità (posto che lei ha detto che 400 persone sarebbero quelle che vengono decapitate ai livelli più alti dell'albero) e queste 400 persone non possono che essere una crisi terribile nei confronti di una professionalità piemontese che viene decapitata in una delle sue zone più eccellenti di ricerca; poi c'è anche il problema della qualità dei servizi.
Credo che il capitalismo oggi, il nostro capitalismo, se non pu attuare certamente il terziario con l'Authority che è stata assegnata a Napoli, però lo può attuare sulla base di questi presupposti, che non possono essere dimenticati. Non è solo una semplice battaglia di posti di lavoro che si perdono, ma diventa effettivamente - faccio certamente delle perorazioni puramente optative - una battaglia che può essere penalizzante in maniera irreversibile per quelle vocazioni che il Piemonte, malgrado tutto, è in diritto di coltivare ed aspirare.



PRESIDENTE

Grazie, on. Picchioni.
La parola al Consigliere Bertoli.



BERTOLI Gian Pietro

Grazie, Presidente. A me non interessa piantare bandierine giornalistiche, né ieri né oggi né domani. Lo dico anche a ragion veduta perché su "La Stampa" di oggi c'è scritto che il PPI, i Socialisti, i Comunisti, il Consigliere Montabone, i Verdi - credo il Consigliere Cavaliere, perché prima sono andato a dirglielo personalmente, quindi lo ripeto pubblicamente - affermano: "Si deve approvare il bilancio in modo che ci si possa occupare dei tanti problemi del Piemonte, a partire da quelli della OP Computer". Per questa ragione, mi sono permesso di sottoporre la questione. Credo che il Verde sia il Consigliere Cavaliere ma non ho alcuna intenzione polemica, perché credo che l'importanza della questione che stiamo trattando sia presente a tutti: 1.200 posti a rischio.
Presidente, non so se lei abbia il dovere di praticare quello che Jeremy Bentham enunciava a proposito dell'utilità dell'attività dello Stato, parlando di interventi pubblici che devono mirare alla più grande felicità dei cittadini. Forse la parola "felicità" è troppo, ma lui dice questo: "La massima felicità del maggior numero possibile di persone" raggiungibile attraverso un calcolo dei dolori e dei vantaggi. Non so se lei deve fare questo, ma qualcosa del genere, chi governa, credo lo debba fare. In questo caso, ci sono 1.200 posti di lavoro a rischio, ci sono centinaia di famiglie che sono da anni sulla corda, è una preoccupazione per chi amministra la cosa pubblica. Al di là della questione occupazionale, quella di Scarmagno è l'unica fabbrica di computer d'Italia ed intorno ad essa ci sono centinaia di piccole aziende legate al mondo dell'informatica, nate in questo secolo, negli anni '70 e '80, e che hanno caratterizzato quest'area, raccogliendo nel territorio intellettuali e tecnici nati dall'esperienza Olivetti. Esperienza industriale e sociale unica in Italia, che si avvaleva di persone di valore come Volponi. Sono state costruite biblioteche, attivati servizi sociali e formazione professionale. Vorrei fare, se posso, un accenno personale: ho imparato a nuotare perché l'Olivetti mi portava in piscina a Biella e ho imparato a sciare perché l'Olivetti mi portava a Gressoney. Voglio soltanto esprimere a questo Consiglio che cosa quel mondo ha creato: intellettuali, ingegneri tecnici venuti da tutta Italia e dall'Europa. Questa realtà non esiste più del tutto, ma in parte c'è ancora e questa vivacità la si sente in Infostrada e Omnitel; la percepiscono anche all'estero e allora dobbiamo aiutarla. A questo appuntamento drammatico siamo arrivati tardi. Cosa volevo io dall'Assessore e, naturalmente, dalla Giunta e dal Presidente? Che venisse in Consiglio in tempo per dire: "il Piano industriale dell'OP Computer è serio, val la pena di sostenerlo", e allora agiamo sull'Olivetti, che ha la proprietà del 20% della Piedmont, agiamo sulle banche, utilizziamo al limite Finpiemonte, ma non voglio insegnare cosa si doveva fare; bisognava farlo. Che il Consiglio regionale del Piemonte in questi anni decisivi per l'informatica italiana non si sia occupata di OP Computer è grave. Non essere dei notai, registrare uno dei più grossi fallimenti del Piemonte in questo mondo notarile, dimostrando anche un certo disinteresse: la Provincia e il Sindaco di Ivrea si sono attivati, la Regione Piemonte latitava abbastanza, non era protagonista.
Dirò perché credo debba essere protagonista. Non erano tante le risorse che bisognava trovare (100 miliardi), ma può darsi che la cosa non stia in piedi, che il progetto industriale sia impotente. Bisognava venire qui valutando il progetto industriale e dire cosa poteva fare il Piemonte a questo proposito. Invece ieri sera l'Assessore, che adesso non c'è, e mi rincresce citarlo, rispetto ad un ordine del giorno che ha definito datato ha detto: "AN vuole prendersela con il Governo, voi DS volete prendervela con la Regione, io non so cosa fare"; facciamo un collage di ordini del giorno. Credo che questo modo di pensare alle questioni industriali sia datato. E' finita la sovranità industriale dell'Italia. Abbiamo fatto anche convegni a questo proposito. E' stato prima notato che il signor Colaninno non voglio chiamarlo né ragioniere né altro; ha la sua dignità, fa il suo lavoro - ha detto in modo brutale che per gli azionisti ormai le sovranità non esistono più: Ivrea non si sa neanche dove sia. E' palmare, quindi, che è finita questa sovranità nazionale. Non si controlla più da Roma.
L'economia si è mondializzata, le barriere nazionali sono cadute o stanno cadendo; non si governa più da Roma, neanche tanto da Torino, ma si governa da Roma tanto quanto da Torino, forse da Torino di più, ed è per questo che la Regione Piemonte è in ritardo, perché non si è resa conto di questo, a mio modo di vedere. Qui si parla della Regione, di un'esperienza industriale unica, di un patrimonio industriale ed umano che pian piano si va disperdendo. Noi piemontesi rivendichiamo autonomia, le Regioni debbono contare di più; contare di più vuol dire assumersi queste responsabilità vuol dire cercare di governare questi processi. Io non entro nel merito delle questioni - altri lo faranno, spero - ma quello che voglio sottolineare è che in questo quadro di mondializzazione la sovranità nazionale italiana, nel merito dell'industria, ma anche di altre questioni non esiste più, va scemando e la Regione deve conquistare questo ruolo. La Provincia sta facendo questo ed esercita un ruolo di supplenza, quindi è un richiamo forte quello che voglio fare alla Giunta e al Presidente in prima persona, perché nell'Europa delle Regioni toccherà sempre di più al Piemonte governare la sua economia in un contesto europeo e mondiale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Quando il Consigliere Picchioni è partito da alcuni antefatti mi ha fatto venire in mente che occorre forse partire da un passo prima. Un passo indietro che si ricollega ad una strana storia del nostro Paese: ci sono delle imprese in difficoltà, i lavoratori rischiano i posti di lavoro e i padroni ricevono degli enormi regali. Questo è la rottamazione, l'Omnitel e poi si potrebbe continuare. Quando discuteremo il Patto del lavoro vedremo che ha lo stesso tipo di ispirazione. I lavoratori perdono i posti di lavoro e i padroni mantengono il loro regalo più o meno consistente. Un antefatto importantissimo in questa vicenda è che alcuni anni fa il Governo, dovendo scegliere il secondo gestore dei telefonini mobili, ha fatto un'operazione importante. Ha individuato la seconda azienda del Paese, una delle più importanti da un punto di vista strategico per il tipo di produzione che faceva, perché era più innovativa della FIAT, e ha detto: "Do una concessione per 1.000 miliardi" - e ci accorgiamo che forse, se faceva un'asta, si otteneva molto di più - "a questa azienda, perché è un'azienda in difficoltà e attraverso questa concessione disporrà dei mezzi finanziari per uscire dalle sue difficoltà e salvaguardare il patrimonio dei suoi posti di lavoro e della sua tecnologia". Non fece nulla per garantire questo percorso, ma questa fu la premessa. All'epoca la scelta fu fatta motivandola in questo modo; poi, di queste motivazioni, in termini di garanzie, non rimase nulla. Tant'è vero che una delle prime scelte del rag.
Colaninno, dopo essere subentrato come azionista di riferimento nell'Olivetti a De Benedetti, fu di prendere la parte industriale più importante, che era la produzione di computer, e cederla a Piedmont, in cui la Olivetti è coinvolta, ad un signor Gottesmann, che all'epoca era un banchiere, un finanziere importante che portava capitali. Adesso è diventato il signor Gottesmann, ma all'epoca era diverso: sembrava un'operazione seria, veniva presentata come un'operazione seria. Già all'epoca, se si fosse indagato minimamente, ci si sarebbe resi conto che non era un'operazione seria, perché un'azienda informatica ha bisogno di enormi capitali e Gottesmann non ne aveva, quindi affidarla a lui voleva dire, con una relativa certezza, sapere di affidarla ad un liquidatore, un liquidatore mascherato, ed è quanto è avvenuto: in questi anni è effettivamente avvenuta la progressiva liquidazione dell'Olivetti. Negli ordini del giorno che il nostro Gruppo ha presentato nel corso di questi anni si cercava di mettere in rilievo esattamente questo aspetto: il fatto che questa esperienza stia progressivamente scomparendo. Ripeto, con il disinteresse generale, perché ricordo anch'io l'assemblea di Ivrea in cui ci fu l'arroganza del rag. Colaninno che era arrogante anche perché nel frattempo aveva incassato la concessione da parte del Governo sulla seconda linea (penso che prima sarebbe stato un po' meno arrogante nei confronti del Governo). Una volta ottenuto il regalo non è stato neanche molto generoso! Ricordo anche l'intervento del Ministro Bersani che diceva: "Cosa volete, il nord-ovest ha avuto parecchio", perché nel frattempo erano i giorni in cui decidevano il regalo da fare alla FIAT con la rottamazione (era il periodo in cui è stata varata la rottamazione). Di qui, anche la soddisfazione del Presidente della FIAT perché anche lui aveva avuto il suo consistente regalo. Anche quella manovra, tra l'altro, è stata giustificata per difendere i posti di lavoro, cosa che poi non è avvenuta; anche la FIAT è sì ancora in piedi, ma con meno posti di lavoro di prima.
Abbiamo sottolineato - dicevo - questo aspetto, abbiamo sottolineato come quella scelta di scorporo dell'Olivetti portasse inevitabilmente ad una fine per l'azienda, ed è quanto si sta realizzando. Noi avevamo detto che occorreva ancorare l'Olivetti Personal Computer a qualcosa di solido poteva essere la Telecom, il Governo poteva intervenire perché ci fosse qualcun altro, poteva intervenire a livello europeo per cercare una soluzione con un polo europeo sull'informatica. Non è stato fatto nulla, si è assistito ad un progetto scientifico di smantellamento.
I lavoratori dell'Olivetti, tra l'altro, hanno occupato i cancelli per sei mesi senza che noi ce ne accorgessimo, ma arriviamo alle ultime settimane in cui c'è stata una precipitazione della situazione, ma anche un altro fatto che secondo me spiega l'atteggiamento dell'Olivetti: la figura del rag. Colaninno. L'Olivetti decide di fare la scalata alla Telecom, che io mi auguro non riesca perché temo che l'operazione che Colaninno ha fatto in Olivetti la ripeta su grande scala con la Telecom stessa, quindi credo sia un'operazione pericolosa per il Paese e pericolosissima per i lavoratori.
Di fronte a questa situazione c'è nuovamente l'interesse dell'Olivetti perché se deve fare l'OPA, deve avere la neutralità, anzi la benevolenza del Governo; deve tra l'altro ottenere che il Governo le conceda di poter vendere in anticipo l'Omnitel, e per far questo non ha bisogno di lavoratori che occupano gli uffici, che "rompono le scatole"! Per il Governo è difficile emanare degli atti a favore dell'impresa in un momento in cui succede tutto questo. Quindi, c'è una disponibilità manifestata prima e concretizzata in questi giorni a trovare una soluzione per tre mesi, il tempo che si concluda l'OPA; poi si vedrà.
Il "poi si vedrà" credo equivalga a tornare esattamente alla situazione di qualche settimana fa, cioè ad una situazione fallimentare.
Occorre trovare una soluzione; l'azienda ha già perso gran parte del proprio valore anche storico, del proprio valore strategico, lo mantiene ancora, ma ne ha già perso molto per strada. Bisogna dire molto chiaramente che è ridicolo continuare a pensare di affidarsi al mercato, alle banche, a qualche imprenditore, all'Olidata; sappiamo che le banche non hanno più voglia di rischiare perché non investono i soldi in imprese che non rendono rapidamente, dicono che c'è il mercato globale, ci sono gli azionisti che non hanno patria e "bla, bla, bla", dicono che hanno bisogno di presentare bilanci attivi, quindi non finanziano più quelle attività industriali che non guadagnano subito, ma in prospettiva. Una volta lo facevano, adesso invece, la logica è diversa, adesso l'utile è immediato, quindi un'impresa se è meglio farla a pezzi piuttosto che mantenerla, si fa a pezzi.
Ci troviamo di fronte ad una soluzione che può portare semplicemente a fare un ulteriore passo in avanti verso lo smantellamento, perché se entra Olidata, o chiunque altro entri oggi, la prima cosa che accadrà è che i 400 dipendenti che sono in cassa integrazione verranno definitivamente lasciati a casa e magari alcuni dei 700 che restano occupati andranno in cassa integrazione. Alla fine, dunque, la liquidazione sarà una cosa di quisquilie, perché nel frattempo si è già fatto tutto il resto.
Questa è la realtà. Se questa è la realtà, occorre dare un peso alle parole che diciamo; noi abbiamo presentato in questi giorni due ordini del giorno riguardanti due crisi occupazionali, quella dell'Olcese, dove domani ci sarà l'incontro, e quella dell'Olivetti.
Riguardo all'Olcese non diciamo che è un'azienda strategica; certo, è un'azienda importante, un pezzo importante della storia industriale della nostra regione, ma non diciamo che è strategica e non proponiamo le stesse soluzioni che proponiamo per l'Olivetti.
L'Olivetti, e soprattutto l'informatica, per cui riteniamo che sia un'azienda strategica e allora diciamo che le istituzioni, la Regione sapendo che la Regione può fare molto meno del Governo - di questo siamo perfettamente coscienti - dovrebbero dare dei segnali al Governo e richiederli.
Sono gli unici soggetti che possono permettersi, in questo contesto, di considerare strategica l'azienda e di dire che, proprio perché c'è un interesse strategico di mantenere questa azienda, occorre trovare il modo di finanziare adeguatamente la stessa, non per tenerla con 1.200 addetti non serve - ma per rilanciarla alla grande, con un progetto di rilancio industriale, finanziandola sapendo che per un po' di anni non si guadagna.
Questo è un progetto.
L'altro progetto è quello della solidarietà, andare a vedere se oggi pomeriggio gli azionisti decidono in un modo o in un altro, e così via.
Assistere, cioè, alla morte più o meno lenta di questa realtà, sapendo che dato l'interesse dell'Olivetti di questi giorni e del rag. Colaninno di portare avanti l'operazione, può darsi che si trovi la soluzione al problema.
Ritengo che non si debba guardare solo questo, ma un po' più in là e chiedere che questo pezzo di storia importante dell'industria, ma soprattutto che ha un futuro (è una delle produzioni che può avere più futuro), resti, si salvi e si trovi una soluzione con un intervento pubblico. Bisogna dire chiaramente che su alcuni settori il mercato non funziona; il mercato non è il toccasana per tutto e in certe occasioni un intervento pubblico può avere quell'efficacia che il mercato non ha.
Credo che questa sia la scelta da fare, altrimenti siamo onesti e riconosciamo che non c'è niente da fare e al massimo diamo una pacca sulle spalle ai lavoratori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Presidente e colleghi, è evidente che il tema che stiamo trattando è complesso. Le considerazioni che si svolgono possono essere sicuramente critiche riguardo ai disegni dell'Olivetti, con riferimento alla Telecom, e possiamo anche condividere in parte alcune considerazioni che faceva l'Assessore Pichetto, dicendo che forse l'Olivetti in questo periodo tenta di avere il massimo di tranquillità per condurre un'operazione che pensa di concludere.
Questo non è il problema che dobbiamo affrontare, non è questo l'elemento importante, ma è elemento delle nostre valutazioni. Credo che le considerazioni che si possono svolgere in relazione al tema che è stato ben illustrato da parte dell'Assessore richiedano un'attenzione particolare su cosa la Regione Piemonte può fare concretamente. Non so se questo dibattito si concluderà con un ordine del giorno, ma chiederei che ci fosse almeno l'Assessore Pichetto. Volevo soltanto suggerire alcune considerazioni che possono essere utili per un ordine del giorno, per la conclusione di questo dibattito.
Volevo dire che il tema dell'OP Computer richiede anche la necessità di passare in rassegna le reali competenze della Regione, per quanto riguarda la politica industriale.
E' proprio vero - così mi pare essere la convinzione dell'Assessore, ma non soltanto dell'Assessore - che l'istituzione Regione Piemonte non pu fare nulla? Io dico che il Governo ha sicuramente delle responsabilità e posso aggiungere le mie critiche, ma mi chiedo: è proprio così vero che la Regione Piemonte non può fare nulla? E' proprio così vero che il ruolo della Regione Piemonte si conclude o possa limitarsi soltanto a partecipare a qualche incontro presso la Prefettura (o parecchi incontri presso la Prefettura), magari come attenti osservatori, per poi giungere alla considerazione che è un problema che riguarda le società e le partecipazioni, e ridurre tutto a questo? Non riguarda soltanto le Regioni riguarda anche la Provincia e il Comune di Torino, in sostanza.
E' proprio vero che gli Enti locali e le istituzioni sono impotenti? Ho un'opinione leggermente diversa: questa impotenza non è così totale credo che qualcosa si possa fare; anche perché, rispetto al passato, i compiti e le competenze degli Enti locali sono aumentati, in particolare in termini di politica economica. Quindi, il ruolo della Regione Piemonte è superiore rispetto al passato.
In una situazione di crisi, mettere insieme gli operai e la proprietà per tentare di trovare una soluzione non è più attuale; oggi il problema è diverso, perché la strada per trovare una soluzione non è più quella. Il problema è come la Regione Piemonte e gli Enti locali, attraverso l'attuazione di politiche territoriali, industriali ed economiche, siano in grado di arricchire alcune zone della regione Piemonte che hanno una vocazione particolare, in modo che questo arricchimento diventi una risorsa, che gli Enti locali e la collettività mettono a disposizione dell'investitore. E' questo il problema. Siamo proprio così convinti che la Regione Piemonte in questi anni abbia fatto una politica in questo senso per quanto riguarda quella zona? Come giustamente ha richiamato il Consigliere Picchioni, abbiamo partecipato agli Stati Generali, abbiamo assistito a grandi impegni, ma il problema è rimasto - è rimasto tutto. Ci devono essere delle politiche in questo senso - utili - per arricchire quella zona, in modo che anche Gottesmann od altri, che vogliano fare un investimento, possano dire: "In ogni caso, quella è una zona che mi offre una serie di servizi per la ricerca di alto livello, per cui mi conviene investire in quella zona".
Questo è il radicamento di un investimento. Un investimento si indirizza laddove ci sono condizioni più utili. Quella zona naturalmente ha delle condizioni più favorevoli, che con il tempo si sono un po' depauperate, ma bisogna incrementarle in base ai cambiamenti che sono avvenuti.
La Regione Piemonte questo non l'ha fatto, ma lo deve fare; non lo dico per criticare, lo constato: la Regione Piemonte deve fare politica industriale.
Oggi discutiamo dell'Olivetti, ma credo che tra non molto la Regione Piemonte discuterà della FIAT - i problemi arriveranno.
Ogni tanto mi chiedo se, nei ragionamenti che facciamo quando prepariamo i Piani di sviluppo e critichiamo i Piani di sviluppo introduciamo queste considerazioni sulla politica industriale. E' questo l'elemento di gravità. E' questo l'elemento dell'unità sul quale costruire le nuove politiche, perché le risposte non possono essere quelle antiche ed inutili di dare qualche finanziamento, anche se lo desse lo Stato.
Allora, innanzitutto, penso che la Regione Piemonte abbia perso un ruolo. Questo lo constato: ha perso un ruolo di carattere istituzionale su questi temi. Scusatemi, ma il fatto che sia il Prefetto a convocare le riunioni è un segnale di enorme gravità, così come il fatto che sia Colaninno a convocare la Regione Piemonte. Parto da questa considerazione.
Non so se il Presidente Ghigo condivide questo fatto, ma un segnale deve darlo, non soltanto per la Regione, ma anche per il Sindaco di Torino, per il Presidente della Provincia e per il Governo.
La Regione Piemonte, essendo un livello alto di amministrazione pubblica, deve avere un ruolo attivo - che non è di partecipazione a riunioni che indice il signor Colaninno.
Attiviamoci in qualche maniera. Non possiamo fare le comparse in alcune iniziative che sono in mano ad alcuni operatori, altrimenti il nostro ruolo è di comparsa. Certamente, registriamo tutti i fatti e magari i fatti possono essere riprodotti, come ha fatto prima - bene, sicuramente l'Assessore all'industria, Pichetto, però il problema è questo. Non credo che le risposte che possiamo dare oggi, per ciò che abbiamo sentito, siano delle risposte utili per la soluzione del problema; anche il Presidente Ghigo, sotto questo aspetto, è stato lacunoso. Evidentemente, quando facciamo queste considerazioni, non chiediamo un ragionamento, oppure una proposta, da parte del Presidente Ghigo e della sua Giunta sulla composizione societaria della OP Computer (che evidentemente non è una competenza dell'Ente locale), ma iniziative in merito alla politica industriale, alle politiche economiche e alle politiche territoriali.
Potremmo dire: chiediamo alle banche di intervenire. Probabilmente, qualche iniziativa più forte poteva anche essere assunta nei confronti delle banche, ma è naturale chiedersi che cosa, in termini politici, la Regione Piemonte è in grado di portare come suo patrimonio in questa trattativa.
Non parlo di risorse, perché non è possibile attraverso la Finpiemonte; mi sembra una cosa molto difficile, ma per le questioni che prima richiamavo.
La precedente Giunta, come ricordava il collega Peano poco fa, in periodi di crisi e di grandi ristrutturazioni industriali, sicuramente era molto più attiva: c'era addirittura una struttura che seguiva con intensità e con impegno tutti i momenti di crisi; c'erano Assessori molto attivi e la questione del lavoro non era una questione marginale, un'etichetta da aggiungere ad altre deleghe, ma una delle questioni essenziali. Ricordo che allora ero Sindaco di Rivoli e vi era l'Assessore Cerchio, per parlare di una persona che era attivissima su questi temi, per non parlare poi degli Assessori che sono arrivati dopo. Invece, adesso, questa competenza si è persa, ha perso valore, ha perso il suo ruolo. Anche il fatto - chiedo scusa all'Assessore Goglio - che l'Assessore Goglio su questo tema non si senta investito di fare un ragionamento - almeno un ragionamento, una proposta, un'iniziativa - è segno, secondo me, di una debolezza complessiva da parte della Regione. In passato, non è che la Regione avesse maggiori competenze, eppure aveva una posizione attiva. Oggi, più che mai, può avere una posizione attiva perché le competenze sono aumentate.
Per concludere, voglio aggiungere un'altra considerazione: secondo me ad esempio, una posizione attiva è assente anche in quella bozza, molto semplicistica, del programma che è stato preparato dal Presidente Ghigo.
Presidente, ormai abbiamo davanti questa crisi che ci mette di fronte ad un fatto che continuiamo a sottovalutare, che per forza di cose richiede una riflessione politica. Credo che le forze politiche si riposizioneranno su questo tema della globalizzazione del sistema economico. Soprattutto da parte di un certo liberismo italiano, c'è una fiducia enorme che i processi di globalizzazione risolvano le questioni. Mi pare che lei, Presidente rappresenti in qualche maniera questa linea politica; non è soltanto lei evidentemente, ma mi pare proprio collocato all'interno di una linea politica secondo cui la liberalizzazione risolve i problemi, la globalizzazione risolve le questioni, il mercato risolve tutto. Mi pare che la sua collocazione politica sia questa. Se non è così vuol dire che è avvenuta qualche maturazione, però mi pare che questa sia una considerazione di base per tutte le proposte politiche. Credo che questa vicenda, come la vicenda della FIAT, che affronteremo tra qualche mese, ci dimostri che questo non è assolutamente vero e ha ragione il collega Picchioni, che oggi ci ha richiamati su un fatto e su una constatazione fatta a suo tempo dall'Olivetti ad Ivrea e su un'altra considerazione che poco fa il collega Peano mi suggeriva. Ad Ivrea, Colaninno ci disse che il management dell'Olivetti può fare a meno della politica, richiamandosi ad alcune posizioni secondo cui la politica è un intralcio e pone delle pastoie al raggiungimento degli obiettivi delle imprese. Siamo proprio convinti che sia così? Io non credo, i risultati di oggi ci dimostrano che questa strada è pericolosa, la politica ha un ruolo determinante per stabilire regole e strumenti di intervento, anche per poter garantire le posizioni più deboli. Se non siamo in grado di garantire, come Regione e come Enti locali, il mantenimento di un'attività così importante e qualificante per l'innovazione, credo che la politica abbia deciso di non fare più nulla, di ritirarsi e di limitare il suo ruolo soltanto a delle enunciazioni. Quindi credo che questa vicenda ci richiami ad una necessità di riflessione sicuramente molto più ampia.
Concludo per quanto riguarda la vicenda dell'OP Computer. L'Assessore ci ha indicato alcune possibilità che l'Olivetti ha avanzato (l'amministrazione controllata, il fallimento), ha espresso dubbi perplessità su alcune di queste modalità. Sicuramente, per quello che pu valere il ruolo della Regione, si può esprimere qualche preoccupazione su una soluzione rispetto ad un'altra, ma se possiamo dire qualche parola utile la dobbiamo utilizzare per fare in modo che la soluzione non sia un palliativo che dà una boccata d'ossigeno per qualche mese, ma una soluzione seria che non risponda soltanto a logiche contingenti di qualche azionista della società. Se possiamo dire qualcosa di utile, dobbiamo offrire delle politiche. Se siamo in grado di offrirle, devono essere utili per il mantenimento dell'azienda, in ogni caso, indipendentemente dal tipo di azionisti che interverranno in un'attività di una così importante zona del Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Devo dire che il collega Saitta, chiudendo il suo intervento, è riuscito a trovare anche la maniera per dire che c'erano delle responsabilità anche della nostra Giunta e dei nostri Assessori, colpevoli forse di non essere abbastanza attivi, oppure di non poter offrire alternative politiche serie ad una crisi di questo genere. E' strano trovare anche il gusto, se vogliamo un po' macabro, di speculare su questo autentico dramma di 1.200 famiglie, speculando anche in un modo che non sta in piedi, collega Saitta. Non sta in piedi perché, come sai, gli strumenti degli Assessori, per quanto attivi, non sono risolutivi. Non so se attivo vuol dire fare trenta o quaranta volte la spola Torino-Ivrea, perché non c'è strumento finanziario, non c'è strumento politico. Uno strumento politico serio potrebbe essere la leva fiscale, però bisognerebbe sostituire un Ministro "cannibale", come il Ministro Visco, con un Ministro più intelligente, che sappia interpretare meglio...



(Proteste dai banchi dell'opposizione)



PRESIDENTE

"Cannibale" lo escludiamo.



SALERNO Roberto

Cannibale fiscalmente, Presidente. Ci vorrebbe un Ministro che capisse qual è la leva in grado di poter far decollare l'economia del Paese, che non è la leva fiscale. Un Ministro sicuramente più intelligente di lui, più capace, che si chiamava Tremonti, qualche anno prima aveva finalmente scoperto quello di cui da anni c'era bisogno nel nostro Paese, e cioè aiutare le imprese ad investire, detassando gli utili reinvestiti. E' stato forse il primo Ministro a scoprire l'acqua calda; detassare completamente il costo delle nuove assunzioni, insomma fare delle cose banali. Con quella piccola legge cosiddetta Tremonti si sono assunti migliaia di nuovi giovani, furono incentivati gli investimenti; in quel breve periodo (cinque sei mesi) crebbe l'economia. Non vedo quindi cosa possa fare un Assessore per quanto attivo, per risolvere un problema di questo genere. Ho letto adesso che in effetti qualcosa partirà a regia regionale (10/15 miliardi) ma mi vuoi spiegare, collega Saitta, cosa è il patto territoriale e il distretto? Qui si tratta di qualcosa di diverso: ognuno ha dato una chiave di interpretazione del problema Olivetti facendo un passo indietro e raccontando una piccola storia. Se mi permetti una piccola storia bisognerebbe partire dal 1990, quando un grande illuminato capitalista molto caro alla sinistra, che si chiamava Carlo De Benedetti, decise finalmente di andare ad Ivrea a tentare la grande operazione finanziaria.
Qualcuno dice che l'Olivetti non è mai stata competitiva negli anni, mai ma cosa fa Carlo De Benedetti? Interviene su Ivrea, prende il controllo dell'Olivetti e qualche mese dopo il Ministro delle Finanze di allora Visentini, che usciva come manager dall'Olivetti stessa, introduce in Italia l'obbligo del registratore di cassa. Qualcuno se lo ricorda, come Pichetto, che è commercialista. Stranamente fu un decreto a sorpresa. Con qualche mese di anticipo (quattro-cinque mesi), Visentini fissò i parametri della macchina registratore di cassa. Il numero degli esercizi obbligati ad introdurlo era enorme nel nostro Paese, al punto di comprendere tutto il commercio al dettaglio e tutti gli esercizi pubblici. Ebbene, l'unica azienda che aveva pronto un registratore di cassa con tutti i connotati richiesti dal Ministero delle Finanze era l'Olivetti, che increment notevolmente il proprio fatturato producendo i registratori di cassa. Di lì in poi Olivetti cominciò ad essere l'unico grande fornitore dello Stato: non c'era un ufficio pubblico (Poste, Comuni, Province o Regioni) che non avesse una macchina Olivetti. Ancora oggi, nei sotterranei di qualche grande Ufficio Imposte, ci sono dei pacchi imballati di macchine Olivetti che non servivano nemmeno quando furono comprate. Questa situazione si è spiegata praticamente da sola; non attraverso una competizione sul mercato ma attraverso una speculazione pura di De Benedetti, che conosceva già allora i patti sociali: ne fece uno con lo Stato, di modo che l'Olivetti cominciò a vendere allo Stato tutto ciò che era invendibile. Oggi credo che la Regione - hai ragione, Saitta - non stia facendo in maniera plateale quello che a parere mio dovrebbe fare, cioè mettere il Governo di fronte a tutta questa politica che, negli anni, ha provocato un aumento drogato del fatturato e dell'occupazione Olivetti. Il Governo non si è mai preoccupato fino a quando le cose sono andate bene, di andare a vedere se l'azienda era competitiva oppure no.
Oggi il Governo è più colpevole di prima ed oltre ad aver garantito questo patto scellerato "De Benedetti-Stato" non ha mai controllato effettivamente qual era l'effettiva redditività, qual era l'effettiva competitività dell'azienda in quel momento, quando si è venuto a spezzare di colpo questo anello di congiunzione, questo consociativismo tra De Benedetti-sinistra-Governo; De Benedetti non ha più continuato a fare quello che ha voluto nei confronti delle grandi commesse dello Stato l'Olivetti ha incominciato ad entrare in crisi e De Benedetti - come sappiamo - ha incominciato a levare gli ormeggi dall'azienda. In quel momento, non ce ne siamo accorti, la sinistra ha sempre taciuto questo fatto, il Governo di allora colpevole, il Governo di oggi ancora più colpevole, perché oggi avrebbe dovuto, se non altro, laddove questi patti in questi ultimi anni, andavano facendosi delle grandi buffonate, avrebbe dovuto fissare delle condizioni certe e sicure.
Oggi non dobbiamo nemmeno discutere la questione dei 102 mila miliardi: è altro discorso, questo. Nuovo capitalismo, nuove cordate, vivacità dell'imprenditoria, anche se leggendo i nomi, come ho detto ieri, c'è poco di nuovo in queste cordate: c'è una serie di nomi vecchi della nomenclatura del sistema finanziario italiano, c'è anche un certo Silvano Pontello, ex pupillo d'oro di Michele Sindona, ci sono tutti! Chissà dov'è questo nuovo capitalismo! Ebbene, oggi questa Regione - ha ragione il collega Saitta - dovrebbe platealmente mettere il Governo di fronte a queste responsabilità tragiche.
Qualsiasi azione plateale, dimostrativa in maniera seria e forte, questa Regione avrebbe dovuto farla ed è ancora in tempo a farla.
Nell'ordine del giorno presentato dal mio Gruppo c'è l'impegno del Presidente della Giunta ad attivarsi presso il Governo nazionale, vero ed autentico colpevole di aver avallato patti fasulli, falsi, con questa proprietà che ha sempre fatto, prima con De Benedetti, poi con Colaninno quello che ha voluto sulla pelle degli operai.
Le banche non c'entrano molto, anche se questa è una storia lunga, è un capitolo che andrebbe considerato a parte. Le banche non devono essere un istituto che interviene e distribuisce denaro solo per salvare i posti di lavoro, perché anche le banche hanno una loro dinamica di impresa e di bilancio.
Il vero problema è che le banche vogliono vedere chi garantisce questa operazione e dato che il Governo se n'è lavato le mani e il rag. Colaninno ha dimostrato di lavarsene le mani, ancora una volta il Governo ha dimostrato di essere l'unico, primo ed autentico colpevole di questa storia.
Spero che il Presidente della Giunta, con tutto l'appoggio di questa maggioranza, assuma iniziative giustamente definite plateali nei confronti del Governo, autentico colpevole di avere portato nuovamente in Piemonte tutto il limite attuale della politica di centro-sinistra, sinistra-centro (ormai non c'è più nulla, è terra di nessuno) e di avere portato nuovamente il Piemonte di fronte ad un problema serio per migliaia di famiglie piemontesi.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Intanto una battuta al collega Salerno, che si appassiona sempre molto di questioni che gli interessano, ma poi, come ieri, non era presente quando il Consiglio era pronto a discutere di fatti concreti, come la questione dell'occupazione, in particolare dell'OP Computer e per vari motivi poi di fatto...



SALERNO Roberto

Perché ho già lavorato nella vita, cosa che tu non hai ancora cominciato a fare!



SIMONETTI Laura

Presidente, un minimo di rispetto! Non ho detto nulla, se non verificare un fatto...



(Commenti dai banchi di Alleanza Nazionale)



SIMONETTI Laura

Presidente, visto che noi cerchiamo di non essere strumentali, ma di provare a portare dei contributi di ragionamento (cosa che purtroppo non tutti i Consiglieri fanno nei loro interventi, cercando di attaccare in modo anche strumentale - penso ai riferimenti ai nomi e al Governo, ecc.) ci piacerebbe riportare l'attenzione dei colleghi della maggioranza sulle assenze della Regione in questa realtà, in particolare nel complesso della politica industriale.
Intanto è significativa l'assenza di un ragionamento sulla proposta di una politica dell'individuazione di una strada di intervento da parte dell'Assessore al lavoro, il quale in questi ultimi mesi, da quando ha ricevuto la delega rispetto alle questioni dell'occupazione e del lavoro non ha portato contributi al Consiglio regionale su una questione che considero centrale in Piemonte e nel Paese: la questione dell'occupazione.
Venendo alla questione dell'OP Computer, di fronte a questa situazione drammatica, che da alcuni mesi 400 lavoratori su 1.200 sono costretti ad affrontare nell'azienda OP Computer di Scarmagno, c'è ed è forte l'esigenza di trovare una soluzione, una strada che provi a trovare una soluzione tenendo conto dei monitoraggi di quell'area e delle evoluzioni che ci sono in quel settore, tenendo conto anche dei risvolti positivi che ci potranno essere.
E' indubbio che la questione e la partecipazione delle banche piemontesi e degli istituti di credito è fondamentale. E' fondamentale perché è stato richiesto anche in un piano di rilancio aziendale nell'ambito di una politica specifica per l'azienda ed in particolare per il Canavese nel settore industriale, che ha portato ad un tavolo con le Organizzazioni sindacali, i lavoratori e gli Enti locali del Canavese. Esso si basava essenzialmente sulla necessità di portare ad una responsabilità precisa le banche piemontesi e gli istituti di credito e sulla necessità di un intervento ipotizzato di 130 miliardi.
Sulla questione in oggetto - e questi sono elementi di riflessione che portiamo nel nostro ordine del giorno presentato il 17 febbraio - si è svolto un ragionamento rispetto al fatto che ad un impegno di questo tipo ad una richiesta di assunzione di responsabilità alle banche e agli istituti di credito piemontesi, non derivava un'indisponibilità dal punto di vista finanziario rispetto al rischio connesso alle imprese finanziarie stesse e quindi agli istituti di credito.
Tenendo conto dell'ambito in cui stiamo ragionando, ci aspettavamo Presidente della Regione, nonché Grand'Ufficiale da pochi giorni cerchiamo di unire adesso, rispetto all'autorevolezza che un Ente come la Regione può vantare, anche questo sottotitolo che forse può darle un'autorevolezza in più nella partecipazione alle riunioni ufficiali - che la Regione si assumesse maggiormente le proprie responsabilità. E' chiaro che rispetto a questa questione, al settore e al futuro della OP Computer e rispetto a questo settore specifico della politica industriale, la responsabilità compete essenzialmente al Governo. Ma certo la Regione, con la sua posizione rispetto a politiche, soluzioni, ragionamenti e strade che vuole in qualche modo individuare, non ha un ruolo ininfluente.
Allora, rispetto a questo e alle esigenze che si sono poste (sono state poste dalle Organizzazioni sindacali, dai lavoratori, dagli Enti locali del Canavese); rispetto all'esigenza di trovare una soluzione; rispetto alla richiesta dell'assunzione di responsabilità agli istituti di credito e alle banche piemontesi, che non possono svincolarsi da un ruolo di dare-avere e non possono svincolarsi dalla necessità di un intervento che sia anche strettamente legato ad un ruolo e ad un'esigenza di intervento sociale dato che il territorio della Regione Piemonte (come tutto il Paese) sta subendo un processo di degrado occupazionale, noi ci aspettavamo un ruolo attivo della Regione - non passivo, Presidente, nonché Grand'Ufficiale.
L'Assessore al lavoro, Goglio, non dice nulla, ormai da mesi, direi quasi da sempre; non ricordo, se non in qualche occasione, in questa legislatura un approfondimento rispetto alla situazione occupazionale del Piemonte. La Regione non può avere un ruolo subalterno e passivo rispetto alla necessità di sollecitare gli istituti economici e finanziari ad assumersi le proprie responsabilità. Le istituzioni pubbliche, Presidente della Regione - esattamente come il comunicato stampa che ci ha cortesemente fatto arrivare e che, in concomitanza con la Provincia e il Comune di Torino, avete diffuso - non possono limitarsi ad auspici o ad assunzioni e partecipazioni ad un tavolo, per quanto importante e fondamentale, di intermediazione, che tenga insieme le parti e che provi ad individuare i percorsi e le soluzioni rispetto ai due grandi obiettivi che lo stesso Presidente della Giunta ha individuato: il mantenimento occupazionale e anche la necessità di un rilancio economico ed industriale di quell'area.
Rispetto a questa questione, al di là del tavolo, che è necessario e fondamentale - è paradossale che questa riunione sia stata convocata - lo diceva lo stesso collega Saitta - dal Prefetto, che non ha ritenuto di invitare il Ministro, perché il Governo non era di fatto presente, anche se su questa questione tale presenza sarebbe fondamentale - chiediamo che la Regione assuma la sua autorevolezza, perché, nonostante che il suo ruolo non sia esaustivo in questa vicenda, il Presidente della Regione non pu non avere un ruolo ininfluente. E' per questo stesso motivo che noi ieri ritenevamo che formalmente fosse necessaria la presenza del Presidente della Regione, Ghigo, a questa riunione: per il suo ruolo e anche per quello che rappresenta la Regione Piemonte.
Noi chiediamo, per rispondere ad un monitoraggio di un'area particolare, per la storia che ha avuto, anche da un punto di vista economico e produttivo, quale il Canavese, per rispondere anche ad un'esigenza di salvaguardia del futuro produttivo dell'OP Computer e dell'Olivetti nel suo complesso, che il Presidente della Regione provi, con questa Giunta, ad individuare dei precisi punti sui quali non può solo e semplicemente rimandare a dei tavoli di intermediazione. La Regione Piemonte deve dire qualcosa. Non ci si può attestare passivamente rispetto all'indisponibilità finanziaria che le banche piemontesi e gli istituti di credito hanno dimostrato. L'Ente pubblico, su questa questione, per il potere e l'autorevolezza che ha rispetto alla gestione della politica industriale - su cui ci aspettiamo, prima o poi, di avere anche indirizzi strategici e politici da parte del Presidente stesso e dell'Assessore al lavoro, perché il nodo, al di là della salvaguardia occupazionale di questo settore specifico, è anche quello dell'assenza totale di una politica industriale della Regione che non sia monotematica (vedi FIAT) - deve provare ad occuparsi dello sviluppo produttivo ed economico del territorio piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Grazie, Presidente. A me pare evidente che l'invito ad occuparsi dei problemi del Piemonte sia abbastanza affermato, anzi direi più che abbastanza. Mi vorrei sottrarre da questo rito, perché mi pare che le vere questioni non si debbano affrontare in questo modo. E', direi, come salvarsi un po' l'anima dedicando due ore alla discussione facendo finta in qualche modo, che si è affrontato il problema, che si è detta la nostra soprattutto quando i buoi sono scappati dalla stalla - come mi pare del tutto evidente.
Credo però che la questione non riguardi solo l'Olivetti. Nel caso dell'Olivetti evidentemente abbiamo assistito al rimaneggiamento di un polo informatico e all'indebolimento di una caratteristica dell'industria piemontese, che sono andate declinando, forse e certo, negli anni passati per scelte ed incapacità, forse anche imprenditoriali. Abbiamo visto declinare negli anni passati questo pezzo di storia industriale del Piemonte, perché non è e non era solo una manifattura che impiegava alcune migliaia di dipendenti; era l'Olivetti della comunità, una storia industriale che non ha saputo, in qualche modo, evolversi ed ora, mi pare stiamo assistendo alle conseguenze di situazioni non più governate. Ma, al di là di questa questione specifica dell'OP, ricordo, come dicevano altri colleghi, quello che potrà succedere tra qualche mese alla FIAT. Due o tre anni fa incontrammo i vertici FIAT in Commissione. In quell'occasione, ci fu spiegato un meccanismo produttivo, che riassumo per quello che ricordo: un milione di autovetture prodotte in Italia, un altro milione in Europa un milione nel resto del mondo; questo non sta funzionando, soprattutto nel resto del mondo, a causa della crisi brasiliana e del Sud America. Questo sta ponendo dei problemi che avranno ripercussione nei prossimi mesi a Torino. Voglio parlare di Torino per parlare del Piemonte, perché credo che un po' le istituzioni tutte, ma soprattutto la Regione Piemonte, non abbiano alcuna idea - e il Piano regionale di sviluppo lo dimostra - su come indirizzare un qualche sviluppo produttivo. Quando si vogliono aprire le vertenze con il Governo, molti hanno finanziato Bagnoli, Bagnoli era stata una proposta, sono stati presentati dei progetti. Non conosciamo un progetto del Piemonte, se non, come dire, le terre del cioccolato; insomma non conosciamo progetti di un qualche peso. Gli Stati Generali, ad esempio di cui si è parlato incidentalmente - ne ha parlato Picchioni per spiegare un episodio che fu illuminante - che dovevano essere un modo per approfondire le questioni, sono sostanzialmente falliti perché sono stati usati a fini politici propagandistici e non come quel terreno di ricerca che volevano essere (questo anche per colpa degli ideatori). Se tutto questo è vero, come facciamo ad affrontare con qualche proposta i gravi problemi? Voglio fare un esempio che, secondo me, vale per tutti: vorrei che l'Assessore Pichetto facesse un'analisi di quanti posti di lavoro hanno creato tutti i vari PIP, POP, aree industriali, aree integrate, ecc.
realizzati con le decine di centri tecnologici, industriali ed artigianali in tutto il Piemonte. Si faccia un'analisi costi-benefici dei fondi europei e nazionali e si stabilisca quanti posti di lavoro sono stati realizzati con quegli investimenti, tolti i posti di lavoro correnti per la realizzazione delle strutture e le ore di lavoro necessarie per costruirli.
La stragrande maggioranza di queste strutture sono vuote, nuove, a volte una vicino all'altra: ogni Comune ne ha una. Vorrei che l'Assessore Pichetto dicesse quanti posti di lavoro hanno realizzato le centinaia di miliardi di investimenti europei che la Regione ha dirottato, in gran parte attraverso la Finpiemonte, nei vari PIS, POP, PIP, aree integrate, ecc.
Faccia il conto dei posti di lavoro: quasi nessuno. La stragrande maggioranza di questi poli industriali sono di cartone, finti, non hanno realizzato alcun posto di lavoro, sono cattedrali nel deserto nel nord Europa, magari affittate per qualche mese da qualche azienda che, finito il finanziamento dell'attrezzatura, sparisce. E non è vero che non ci sono risorse, ci sono centinaia di miliardi. Si è parlato di 100 miliardi da parte delle banche, che sarebbero occorsi per quella operazione. Si parla di centinaia di miliardi che vengono spesi con quegli obiettivi, con le banche che intervengono, che fanno da cassa, con la Finpiemonte che fa da banca anche adesso, con le modifiche che ha subìto. Questo non ha alcuna relazione con la necessità di creare delle idee, dei poli di sviluppo nella nostra Regione. Dove sono le idee della Regione? La Regione si limita semplicemente a registrare la richiesta di polo tecnologico di tal Comune o Consorzio di Comuni, senza avere un'idea dello sviluppo del territorio senza capire. Questo sarebbe, secondo me, il lavoro della Regione Assessore Pichetto.
Volevo evidenziare questi aspetti che credo interessino il Grand'Ufficiale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Grazie, Presidente. Volevo anch'io intervenire brevemente sul delicatissimo problema dell'OP Computer, che preoccupa enormemente da molti mesi un'importante area piemontese, che è quella di Ivrea.
L'O.P. Computer, a causa di errate e folli politiche capitalistiche patronali, rischia ora un forte degrado occupazionale, se non il fallimento. Vi saranno certamente gravissime ripercussioni sull'occupazione e su oltre 400 famiglie di lavoratori. Non è assolutamente sufficiente il mantenimento dei livelli occupazionali di quell'azienda, perché sono ormai mesi che all'OP Computer permangono e si aggravano giornalmente le difficoltà, che penalizzano fortemente i lavoratori, ma di questo ha già parlato il collega Papandrea.
Voglio ricordare che questa azienda, come è stato anche ricordato, ha rappresentato uno dei principali insediamenti industriali del Piemonte e dell'Italia in un settore delicato, con importanti ricadute sociali ed occupazionali. Oggi la forte crisi aziendale penalizza solo i lavoratori e le loro famiglie. Constato con amarezza come in tutti i punti di crisi occupazionale del Piemonte, non solo nell'area dell'Olivetti, che è importantissima, e nelle varie e numerose emergenze, manchi una politica di governo regionale del Piemonte sulla tematica del lavoro. E' una grossa mancanza che voglio sottolineare, perché oggi questo importante dibattito si svolge in un'assemblea non alla massima capienza e senza la presenza dei giornalisti e dei mass media, che di solito sono presenti in quest'aula.
Stiamo trattando una tematica importantissima. Voglio ricordare che, sulle questioni del lavoro, gli Assessori danno sempre e solo timide rassicurazioni, nulla più.
Il Consiglio regionale deve affrontare seriamente l'emergenza occupazionale dell'Olivetti e deve impegnare la Giunta regionale e l'esecutivo ad affrontare più seriamente il problema perché ci sono, non solo gravi problemi per i lavoratori, ma soprattutto c'è l'esigenza di sentire il peso della Regione Piemonte.
Sia con la premessa iniziale dell'on. Ghigo che con l'intervento dell'Assessore competente, l'esecutivo ha illustrato molto sommariamente (quasi da atto notarile) i contenuti dell'ultima riunione e niente di propositivo su questo argomento che - ripeto - è di fondamentale importanza, non solo per un'area piemontese, ma per tutto il Piemonte.
La Regione deve far sentire, attraverso il proprio peso, le idee e le iniziative verso l'azienda, per salvare la stessa, ma soprattutto per cercare di intervenire in questo settore. Un'azienda che - lo voglio sottolineare - non trova 110 miliardi per risolvere questo problema, ma ne trova moltissimi per un'operazione speculativa di cui in questi giorni si sta trattando e discutendo in tutta Italia. Non c'è, quindi, la volontà politica di intervenire per risolvere questo drammatico problema.
La Regione Piemonte deve avere una propria linea di governo per affrontare i problemi dell'Olivetti, deve dare risposte più precise sulle iniziative del Ministero competente ed avanzare proprie proposte. Voglio ricordare che i Piani di sviluppo e gli Accordi di programma sono solo sulla carta, quindi la Regione deve intervenire e soprattutto deve far sentire il proprio peso istituzionale. E questo non solo per la questione Olivetti; domani si discuterà dell'Olcese di Novara, che occupa 245 operai e 60 impiegati in una realtà storica del tessuto produttivo.
Credo che queste tematiche, insieme a tutte le altre emergenze del Piemonte, a partire dall'Alessandrino, per esempio, la Valle Scrivia ed altre realtà, diano un'immagine non positiva della Regione, ma solo una presenza quasi secondaria.
Concludo, ribadendo l'esigenza che la Regione faccia sentire la propria presenza istituzionale di governo sull'occupazione e sull'emergenza del Piemonte, a partire dal grave e serio problema dell'Olivetti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rosso.



ROSSO Roberto

Grazie, Presidente. Intervengo in un clima di non grande attenzione non perché parli io, ma per tutti gli interventi che ci sono stati ringrazio la maggioranza che mi sta osservando. Sembra quasi che questo dibattito si faccia perché si deve fare e non perché ci sia veramente la volontà di trovare una soluzione.
Quello dell'OP Computer è sicuramente un problema che riguarda i lavoratori, ma anche un bene del Piemonte. Troppe volte, negli ultimi anni il Piemonte ha perso per strada quelle aziende che rappresentavano l'identità storica del Piemonte. Dobbiamo, quindi, affrontare su un doppio binario il problema di questa nostra - inteso in senso piemontese azienda.
Devo dire, però, di essere preoccupato, più che altro - l'ha sollevato anche il Presidente Deorsola all'inizio del dibattito - per l'assenza che ha dimostrato il Governo italiano. Ho letto il comunicato ANSA, sul quale c'è scritto: "Nel comunicato diffuso dalla Prefettura...", ecc. Cari colleghi Consiglieri, questo dovrebbe diventare il Parlamento regionale e un Parlamento regionale non può farsi coordinare dal Prefetto, che è la lunga mano di Roma. Venga il Ministro! E' come se noi decidessimo di risolvere i problemi meno importanti mandando dai Presidenti di Provincia e dai Sindaci alcuni alti funzionari della Regione, delegati dal Presidente.
Questo non è possibile, anzi, se vogliamo andare verso un vero federalismo ed incontro alla volontà dei cittadini, che - come dicevo ieri sera - è quella di crescente fiducia nelle istituzioni regionali, il Presidente Ghigo - che non è in aula, ma vista l'ora sorvoliamo sulla sua presenza dovrebbe prendere le redini del problema e chiedere fortemente al Governo romano di venire in Piemonte a discutere immediatamente di questo problema senza passare attraverso il Prefetto.
La centralità dell'iniziativa per discutere il problema deve originarsi in Regione, in Giunta, da parte della Presidenza della Giunta.
Sul problema specifico, ho sentito, come al solito, le varie parti devo dire che la Giunta non ha fatto molto, non ho sentito proposte sulla soluzione del problema dell'OP Computer, ma ricordo che anche altre Giunte regionali, negli anni passati, hanno consentito che ci fossero 2.000/2.500 licenziamenti all'Olivetti, così come tante altre crisi delle aziende piemontesi.
I tempi sono cambiati, Presidente Ghigo, e io le chiedo un ruolo più attivo nella programmazione del settore economico, in generale, in Piemonte. Oggi parliamo dell'OP Computer, che è un piccolo tassello della disastrosa situazione industriale piemontese, ma non c'è solo l'OP Computer o la FIAT: ci sono migliaia di piccole imprese che chiudono e nessuno dice niente. Se facessimo la somma dei dipendenti che vengono licenziati in tronco, senza alcun tipo di ammortizzatore sociale, sicuramente sarebbe di dieci-venti volte superiore ai dipendenti - che giustamente bisogna aiutare dell'OP Computer e della FIAT.
E non possiamo fare solo una politica di ammortizzazione, ma dobbiamo intervenire in anticipo, dobbiamo impedire che le imprese piemontesi si trasferiscano in Francia o all'estero. Dobbiamo proteggere, a fronte della globalizzazione, quello che è stato il prodotto storico e culturale del Piemonte.
Voglio sottolineare, Presidente Ghigo, un fatto curioso. Lo diceva già prima il collega Moro, ma l'aula non l'ha colto. Allora, lo ripeto io... Se lei guarda alla mia sinistra, si rende conto di quanti giornalisti sono presenti in aula in questo momento. Questa è la dimostrazione del fatto che noi possiamo fare molto ma, ormai, il Consiglio regionale è diventato fonte di altro tipo di notizia: non notizie positive, di soluzione ai problemi di proposte per risolvere i problemi, ma di tanti scandali o, comunque, di notizie curiose.
Presidente, visto che andiamo veramente verso, se non un federalismo come quello prospettato dalla Lega da sempre, un inizio di autonomia, con qualche delega in più alle Regioni, lei, che è il Presidente - ed evidentemente non è il Presidente solo di chi l'ha votata, ma è il Presidente di tutti i piemontesi, come giustamente deve essere - deve preparare delle proposte concrete per risolvere i problemi del Piemonte.
Gliel'ho già detto una volta, Presidente: non si deve assolutamente preoccupare di quello che dicono a Roma. Non solo perché voi siete il Polo e Roma è governata dall'Ulivo; non solo per questo, perché anche se Roma fosse governata dal Polo, questa Regione deve presentarsi a Roma dicendo: "Cari signori, noi rappresentiamo il Piemonte e non possiamo permettere che voi possiate calpestare le teste dei nostri lavoratori e delle imprese che hanno fatto la storia del Piemonte".
Sulle colpe dell'Olivetti, potremmo andare a pescare a partire da De Benedetti. Gran famiglia questa dei De Benedetti. Ricordo perfettamente il fratello, candidato dalle forze di sinistra, che qui a Torino è diventato senatore. Di colpe ce ne sono un po' da una parte e un po' dall'altra. Per la questione fondamentale, cari Assessori e caro Presidente, è che qui rischiamo veramente non solo di perdere le nostre imprese, ma che le poche che rimarranno siano completamente governate da stranieri, americani o tedeschi che siano.
Noi abbiamo il diritto e il dovere di preservare il patrimonio industriale ed economico del Piemonte. Lei, Presidente, deve presentare un piano o un progetto, per poter arginare queste perdite continue.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Grazie, Presidente. In questi dibattiti, il rischio vero è quello delle liturgie, pertanto cercherò di essere brevissima, perché ho un grande senso di frustrazione, come penso lo abbiano - da come è stato seguito questo dibattito, seppure un po' nella stanchezza del fine settimana - alcuni Consiglieri, che lo hanno espresso sparlando in quest'aula. Altri l'hanno espresso andando via e, tutto sommato, questo ci porta a riflessioni anche di carattere generale.
Ieri ho sentito, come nelle settimane precedenti - anche adesso il Consigliere Rosso lo richiamava - che quest'aula si è caratterizzata per parlare di questioni a cui si riconnette un profilo scandalistico. Credo che, quando si comincia a parlare delle questioni che attengono alle grandi scelte, alle grandi decisioni, alla gestione dei processi economici e di sviluppo produttivo di questa Regione, il senso di impotenza che stiamo osservando, e che oggi viene messo in assoluta evidenza, sia talmente grande che, tutto sommato, ha coinvolto non soltanto l'aula. Certamente, i giornalisti non partecipano a questi dibattiti, ma è indubbio che il ruolo della Regione è un ruolo che, al massimo, può seguire quello che sta avvenendo. E' evidente che se non si sviluppa una politica che individui una progettualità per comparti e per territori, non possiamo pensare che all'improvviso, un tavolo di confronto dia alla Regione Piemonte un vero ruolo politico, amministrativo e di governo. Per cui non ci dobbiamo stupire del fatto che - ripeto - non ci sono i giornalisti, perché in realtà il nostro ruolo è inesistente. E' un ruolo che non c'è perché questi ruoli, dal punto visto economico e dell'azione di governo, non si improvvisano.
Certo, ci sarebbero delle osservazioni da fare: è indubbio che se è il Prefetto ad organizzare una riunione di questo tipo, significa che l'immagine della Regione Piemonte è già scalfita. Non vorrei essere troppo critica, ma con il collega Chiezzi, ieri sera, abbiamo invitato lo stesso Presidente della Giunta regionale ad essere presente a questo incontro perché riteneva di mandare un Assessore. Non lo voglio dire per suscitare comunque una polemica, ma è vero che noi, in queste grandi vicende, in qualche modo, siamo fuori dal gioco.
Presidente della Giunta e Assessore, questo è il motivo per cui ieri sera dicevo che, sulle grandi questioni, la Regione ha sempre cercato di coinvolgere le parti politiche, coinvolgendo anche i Capigruppo, perché noi abbiamo un compito, che è quello dell'attivazione politica. Noi veniamo da anni nei quali nel Piano di sviluppo, nelle azioni di convergenza economica su un territorio, di progettualità per un territorio, abbiamo cercato di dare uno spazio, per esempio, a quest'area così importante del Piemonte che vede una crisi occupazionale così grave in un settore ad alta tecnologia, ma questo oggi non è avvenuto e, evidentemente, non si pu improvvisare.
A questo punto, la valutazione di tipo politico è evidente: è una valutazione di inadeguatezza, che un po' riguarda l'Ente, un po' riguarda gli Enti locali, un po' - a nostro giudizio - riguarda anche la mancanza assoluta di questo governo su questo problema e su questo territorio.
L'unica cosa che, forse, noi oggi possiamo fare - lo dico per essere brevissima, per non partecipare ad una liturgia stanchissima che coinvolge quest'aula - è chiedere al Presidente della Giunta, come all'Assessore che segue questo comparto, ma anche all'Assessore al lavoro - che non capisco perché non intervenga su questa materia - di essere presenti e vigili, in occasione di questo incontro, dal punto di vista politico, e di svolgere un'azione politica di sollecitazione e di raccordo. E' chiaro che noi competenze specifiche ne avremo di più nel tempo, ma oggi siamo ancora in una situazione in qualche modo un po' carente. Ieri noi abbiamo sentito dei Consiglieri che dicevano "dobbiamo parlare di questo problema"; oggi ne abbiamo parlato, registrando purtroppo questa situazione di nostra carenza.
Sappiamo benissimo che la questione non ha soltanto un risvolto regionale ma anche un forte risvolto di politica nazionale e, soprattutto, richiede decisioni di carattere economico e industriale che riguardano il mondo del privato. Noi dobbiamo svolgere tutta quell'attivazione di carattere politico che coinvolge anche le forze politiche del Consiglio regionale per essere presenti, per essere attivi, per essere una forza che in questo campo si profila come una forza di governo, capace di legare tanti interessi e non soltanto spettatrice. Quindi dovremo riaggiornarci su questo, oggi è solo un momento.
Assessore Pichetto, le chiederei, visto che mi sembra essere il portavoce della Giunta, di voler aggiornare su questa questione in maniera sollecita non tanto la Commissione consiliare, ma il Consiglio stesso, con qualche comunicazione all'aula su questo tema, perché è indubbio che se noi siamo completamente assenti, un'area così importante rischia un depauperamento. Siamo giunti tardi, non abbiamo impostato una politica su questo territorio e in questo campo, ma oggi cerchiamo di recuperare almeno l'aspetto politico.



PRESIDENTE

Ci stiamo avviando verso la conclusione, che credo avverrà con l'intervento del Consigliere Angeleri. Ci saranno più ordini del giorno chiederei ai colleghi, anche a chi abita lontano da Torino, la cortesia di non assentarsi, perché mi ero preso l'impegno personale di garantire la comunicazione che deve svolgere la collega Bortolin.
La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sarò estremamente breve, anche perché l'ora sicuramente non consente, a fronte di un dibattito lungo, che è durato tutta la settimana, di andare oltre. Penso che si debba necessariamente ripercorrere la storia dell'Olivetti di Ivrea. Io non la voglio ripercorrere qui, però, ad esempio, vorrei ricordare alcuni errori non della proprietà Gottesmann, ma della proprietà precedente, che è sempre stata aiutata dai vari Governi e che ha forse - lo dico con una battuta utilizzato più il territorio; una proprietà precedente che ha sicuramente ricevuto più di quello che ha dato. Ripercorrendo quindi la storia di quell'azienda, probabilmente si comprenderebbero meglio le difficoltà in cui versa l'azienda stessa oggi.
Penso che non ci sia da discutere su un problema di responsabilità perché sarebbe troppo semplice scaricare queste ultime su un piano nazionale. Il problema non è trovare soluzioni, perché qualsiasi soluzione la Regione potesse trovare sarebbe sicuramente un palliativo, una soluzione di mezzo, forse più vicina all'assistenzialismo che non al vero diretto intervento che può produrre dei risultati. Lasciando perdere le responsabilità, è chiaro che una funzione la Regione la deve avere, cioè quella di vigilare con attenzione nei confronti del livello nazionale e di contribuire a far sì che ci sia un'attenta valutazione della situazione economica di questo settore, particolarmente difficile in questo momento.
Penso che in questo senso si possa anche delineare un ordine del giorno comune del Consiglio regionale, che deve essere attento affinché si possa intervenire con tutte le possibilità dal livello nazionale. Cosa che, è bene chiarirlo, finora non è stata fatta, perché se un intervento era possibile, si doveva effettuare con le banche, che sicuramente rispondono molto più ad un piano nazionale che non ad un livello locale.
La preoccupazione che vorrei sottolineare questa sera non è la preoccupazione solo ed esclusivamente sul caso dell'OP Computer, perch oggi trattiamo di questo argomento. La preoccupazione, come ha già detto qualche collega, è che domani tratteremo di qualcosa di più grande, ossia dei problemi della FIAT. Penso che il difetto stia sempre un po' nel manico ed allora è questa classe politica che deve essere in grado di essere interlocutrice reale delle forze economiche particolarmente presenti in Piemonte. Se questo non avverrà, se la classe politica non sarà in grado di interloquire con le grandi forze economiche, è estremamente chiaro che il risultato sarà un fallimento e devo dire, ma lo dico con estrema chiarezza e mi metto in mezzo anch'io, che sarà anche corretto che l'elettorato mandi a casa la classe politica che non è in grado di interloquire con quelle persone.



PRESIDENTE

Il dibattito è stato sufficientemente ampio, non vi sono altri interventi.
La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria

Mi si chiede di essere breve. Ho ascoltato con attenzione gli interventi dei colleghi e devo dire che ho apprezzato in molti l'attenzione e la preoccupazione, e anche il senso della realtà. Con altrettanta franchezza, devo dire che non ho apprezzato in altri interventi alcune affermazioni, perché è chiaro che il gioco delle parti porta a fare tutte le libere considerazioni, ma, caro Bertoli, la latitanza della Regione l'ho detto già in premessa - è stata quella di, ogni settimana o quasi ogni giorno, cercare una soluzione con il Ministero, e anche nel rispettare l'invito di non fare spettacolo, nel senso che non è uscito un comunicato stampa e all'insegna della discrezione, perché bisognava anche dare un forte senso di normalità laddove non c'era. La latitanza è stata nello sforzo di collaborare fino in fondo e di lavorare ancora oggi senza fare spettacolo, senza lanciare messaggi da giornale o cercando - come diceva il collega Angeleri - palliativi alla soluzione. Questo, peraltro, in un'aula che ha a mani tutte le lettere che arrivano in Presidenza. Infatti, mi stupisce che non ci sia la lettera dei sindacati nazionali che ringraziano la Regione Piemonte. Lo trovo un fatto strano, ma, a parte la battuta (perché ovviamente la lettera la posso fornire anch'io domani, per via breve o via ufficiale), devo dire che la questione, che potremmo anche affrontare in un dibattito che non sia di chiusura come questo, è quella del ruolo dei DOCUP, dei Fondi Unione Europea.
Vorrei ricordare che il Canavese, grazie anche ai fondi pubblici, non solo di questa Giunta, ma anche delle precedenti, è riuscito in dieci anni a rovesciare il rapporto "occupati - grande impresa - piccola e media impresa". E' riuscito con le proprie forze, è riuscito con una serie di interventi probabilmente estemporanei e non condivisibili, in alcuni casi ma è riuscito anche nel creare delle condizioni.
Se poi dobbiamo parlare del ruolo di questa Giunta, essa ha scelto peraltro anche con qualche critica da parte di alcuni colleghi, di finanziare nella misura 6.1 il Patto territoriale del Canavese, ritenendo che lì ci fosse una maggiore emergenza.
Sulle iniziative di quell'area, dunque, sono state indirizzate le nostre risorse, oltre a tutte le altre che possono essere giunte. Questo nulla toglie che si debba, si possa e - quando il Consiglio lo vorrà - si voglia fare tutta la valutazione sull'utilità delle scelte dei parchi tecnologici e di tutte quelle che sono le ricadute occupazionali. Mi pare però, di poter dire che le ricadute occupazionali di scelte di quel tipo non sono immediate, non è la delibera che dà i fondi che determina automaticamente gli occupati. La delibera che dà i fondi, e poi l'opera che si viene a creare, crea le condizioni affinché nascano le imprese e ci siano gli occupati.
Sui limiti di competenza devo dire che la questione sarà seguita dal Ministero dell'Industria, a livello nazionale, e dall'Assessorato all'industria, a livello locale, perché era una questione di ristrutturazione industriale (ecco perché era seguita da me e non dall'Assessore Goglio).
L'impegno della Regione sulla questione rimane quello esistente nel mese di ottobre; io spero che si chiuda con un unico ordine del giorno.
Riscontro la vostra forte attenzione al problema e la vostra vicinanza ai 1.200 dipendenti dell'Olivetti. Devo dire - accogliendo l'invito della Consigliera Spagnuolo - in base alle notizie che ho, che l'assemblea dell'Olivetti Personal Computer si è chiusa un'ora fa; non ho ancora il testo formale delle determinazioni, ho solo un accenno, ma pare - mi sia permesso il "pare" - che il signor Gottesmann sia disponibile a scendere a livelli di quota di minoranza. Se questo è vero - sottolineo "se questo è vero", la conferma l'avremo tra qualche ora o domani mattina - ci permette di fare un primo sospiro. Cade l'ipotesi, che poteva essere di strategia di un fallimento della società per utilizzare il marchio all'estero.
Questa, ripeto, se corrisponde al vero, è la prima considerazione; nei prossimi giorni vedremo il percorso, anche procedurale e giuridico che si vorrà dare alla questione.
Questo è quanto volevo dire.



PRESIDENTE

Il dibattito generale è così concluso.
Si è tentata una sintesi dei vari ordini del giorno, ma credo che non sia stata coronata dal successo. L'ordine del giorno di sintesi che si era cercato di fare riassume le volontà dell'aula o passiamo alla votazione dei vari ordini del giorno? Quest'ultimo, che porta il n. 933 ed è firmato dai Consiglieri Gallarini, Rubatto, Montabone, Ghiglia, Casari, Angeleri e Ferrero, raccoglie degli spunti da vari ordini del giorno. Ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte udito il dibattito effettuato il 25/2/1999 sulla situazione dell'Azienda OP Computer di Scarmagno mentre esprime: la sua più totale solidarietà nei confronti dei lavoratori in lotta per la difesa del posto del lavoro e di un pezzo importante della storia industriale del nostro Paese impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale: a dichiarare la disponibilità, come Ente territoriale di programmazione a svolgere tutti i ruoli di intermediazione necessari per sbloccare la situazione invita il Governo ad attivarsi affinché l'OPC sia dotata di consistenti mezzi finanziari e di un progetto di rilancio industriale di medio periodo che punti non solo a salvaguardare le produzioni esistenti, ma anche ad un loro significativo rafforzamento ed a sostenere gli impegni assunti da suoi membri in occasione delle visite sul territorio e favorisca la ricerca e l'insediamento di nuovi partner in un settore come l'informatica che è e rimane un settore qualificato dell'industria".
Tale documento raccoglie vari pezzi degli ordini del giorno che sono stati presentati. Vi chiedo se riassume adeguatamente il dibattito o se preferite portare in votazione tutti gli ordini del giorno.



RIBA Lido

Si tratta di capire, in base ad ordini del giorno diversi, se c'è una condivisione sufficiente per la relativa votazione; vorrei capire, riguardo all'ordine del giorno presentato da questa parte di opposizione, se c'è una condivisione della maggioranza, oppure no. Si tratta di decidere una conclusione e non semplicemente di votare ciò che uno ha già presentato e sottoscritto, perché questo è automatico.



GALLARINI Pier Luigi

Sentiamo cosa dice l'Assessore Pichetto, dopodiché ci attestiamo sulla posizione dell'Assessore.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria

Su questo il parere della Giunta è negativo, in quanto non è affatto vero che da quattro anni è mancata la programmazione regionale e non ha inficiato il tardivo Piano di sviluppo. Se vogliamo, per parti, essendo lo stesso riciclato, vale l'affermazione di ieri sera già a verbale.



(Intervento fuori microfono del Consigliere Riba)



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria

Il collega Riba fa una battuta e dice: "La buttiamo sul Governo"; no non buttiamo nessuna croce sul Governo, siamo sempre stati seriamente ed istituzionalmente a fianco del Governo, non contro il Governo; perché su questioni di questo tipo, probabilmente, la distinzione delle parti non c'è.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria

RIBA (fuori microfono)



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria

Non dubito dell'intervento del Presidente Ghigo.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria

Mi pare che l'intervento mio e quello del Presidente non si sia...
Questa è la posizione della Giunta regionale.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria

RIBA (fuori microfono)



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria

Facciamo un ordine del giorno, che vogliamo poi porre a senso unico...



PRESIDENTE

Se c'è un ordine del giorno unitario, sarebbe preferibile. Se non c'è non so che cosa dire.
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Stiamo discutendo dell'ordine del giorno presentato non dalla Giunta ma da alcuni colleghi della maggioranza.
Devo rilevare una modalità di questo ordine del giorno della maggioranza, a cui appartiene il Presidente Ghigo e l'Assessore all'industria: è proprio un collage di altri ordini del giorno. Neppure lo sforzo di costruire un ordine del giorno, in sostanza. Nel senso che è stato preso un pezzo dell'ordine del giorno di un Gruppo politico, poi di un altro e sono stati messi insieme: mi sembra proprio un collage.
Obiettivamente credo che, anziché copiare gli ordini del giorno occorra un po' di serietà per esprimere una posizione autonoma e compiuta perché, quando si copia, bisogna anche citare la fonte, mettere un asterisco e dire: "Copiato da...". Un po' di serietà, Presidente Ghigo! Vi mettete a copiare gli ordini del giorno!



PRESIDENTE

In realtà, questo mi è stato consegnato come ipotesi unitaria.



SAITTA Antonino

Non so chi l'ha fatto, ma questo è un copiato; hanno copiato anche male, tra l'altro. Ma adesso non voglio fare il maestro, perché non lo sono.
Detto questo - lo dicevo soltanto per far rilevare come un ordine del giorno dovrebbe, in qualche maniera, riflettere e sintetizzare gli elementi del dibattito - ci sono alcune questioni. C'è un riferimento al Governo, ma anche l'ordine del giorno che abbiamo sottoscritto fa un riferimento, anche critico, nei confronti della posizione del Governo. L'ordine del giorno che è stato sottoscritto richiama le responsabilità del Governo, in modo esplicito, nel punto 4). Quindi non credo che questo ordine del giorno, che è stato presentato, possa essere ritenuto un documento propagandistico che in qualche maniera, tenta di assolvere le responsabilità del Governo. Non è così, perché c'è un riferimento preciso. Tende anche ad individuare un ruolo attivo da parte della Regione Piemonte, quindi un invito alla Regione Piemonte perché svolga un ruolo attivo.
Se non si accoglie questo suggerimento, vuol dire che il ruolo della Regione Piemonte è quello di dire: "Ci pensi il Governo". Come dire che non è interessato a questo documento e non è interessato a questa esigenza. La Regione vuole proprio disimpegnarsi da un ruolo attivo, così come viene precisato, per la verità, in termini anche molto moderati, nei confronti della Regione. Vuole limitarsi a dire: "Il Governo faccia..."? Non è così.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria (fuori microfono)

Assolutamente.



SAITTA Antonino

Il problema, dica l'Assessore...



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria (fuori microfono)

Se volete che vi faccia l'ordine del giorno, ve lo scrivo anche!



SAITTA Antonino

Ma noi non vogliamo...



(Intervento fuori microfono dell'Assessore Pichetto)



SAITTA Antonino

Sto solo dicendo che un ordine del giorno non può concludersi...



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria

Mi sono richiamato all'affermazione di ieri sera. Ieri sera, su questo ordine del giorno, ho detto, d'accordo con la maggioranza, che: 1) a chiedere che il sistema bancario piemontese faccia la sua parte ed intervenga anche con soluzioni transitorie in attesa del nuovo assetto può andare bene 2) ad intraprendere un'azione con le aziende coinvolte: Olivetti, OP Computer e Finanziaria Piedmont, perché diano certezze sulle garanzie necessarie per un intervento creditizio - è stato fatto, li abbiamo anche invitati in Piazza Castello, può essere accettato, lo possiamo ripetere, va bene 3) affinché la Regione e la Provincia, alla luce di questa esperienza promuovano un sistema finanziario di Merchant Bank che agevoli lo sviluppo di nuova imprenditoria.



(Intervento fuori microfono del Consigliere Riba)



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria

Merchant Bank, l'ho già detto ieri sera, mi pare - non so se oggi gli uffici hanno aperto le buste - c'è, però non mi pare che sia la Merchant Bank la soluzione per questo problema, anche perché interviene su valutazione dell'ordine finanziario. Diciamo che nel credito, al limite, è compreso anche l'intervento della Merchant Bank, perché le Merchant Bank vanno per guadagnare, non per fare salvataggi, questo è il punto rilevante.
Non è una considerazione di parte, è una considerazione proprio sui contenuti.
4) A far sì che il Governo sostenga gli impegni assunti dai suoi membri in occasione delle visite sul territorio e favorisca la ricerca e l'insediamento di nuovi partner in un settore come l'informatica che è e rimane un settore qualificato dell'industria - mi sta bene 5) ad operare per inserire nel Patto territoriale del Canavese, che si avvale, tra l'altro, anche di contributi comunitari nella misura 6.1 del DOCUP, tutte le azioni atte a sostenere lo sforzo di rilancio dell'azienda OP Computer - non è possibile perché sono fondi "Obiettivo 2" e ha oltre 250 dipendenti, di conseguenza non è compatibile con la normativa europea quindi ecco come non sia accettabile 6) rileva che quattro anni di mancata programmazione e l'assenza del Programma regionale di sviluppo ha impedito alla Regione Piemonte di svolgere un ruolo attivo nella crisi dell'area del Canavese e per una politica industriale del Piemonte.
Personalmente, la penso esattamente al contrario, ma è un'opinione politica, del tutto rispettosa dell'opinione che hanno loro. Su questo quindi, non è accettabile. Se togliamo questo e quell'altro punto di cui abbiamo detto, sono considerazioni condivisibili.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria

RIBA Lido (fuori microfono)



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria

Votiamolo per parti separate.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Il punto 5) lo votiamo per parti separate.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

SPAGNUOLO Carla (fuori microfono)



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Io ritiro la mia firma, se si vota per parti separate, perché è un giudizio politico.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria

Togliamo i giudizi politici dalle parti dell'ordine del giorno, è chiaro. Io voto le parti che coincidono con il mio punto di vista Consigliera Spagnuolo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Vorrei aggiungere che, in considerazione di quanto è emerso oggi nell'incontro con i sindacati, questo tavolo permanente di salvataggio potrebbe poi confluire nell'ambito del Patto sociale che dovremmo sottoscrivere entro il 12 marzo.



PRESIDENTE

Pertanto, l'ordine del giorno a firma dei Consiglieri Chiezzi Cavaliere, Riba, Vindigni ed altri, possiamo votarlo per parti separate intendendolo come riassuntivo? Chiedo a chi l'ha presentato se, votando per parti separate questo documento, tutti si sentono in qualche modo riassunti. Lo pongo in votazione per parti separate? No. Quello dei Consiglieri Gallarini, Rubatto, Montabone, Angeleri, Ghiglia, Ferrero e Casari lo pongo in votazione? Anche il documento di Papandrea e Moro? Tutti per parti separate.



(Intervento fuori microfono del Consigliere Riba)



PRESIDENTE

E' quello del Patto territoriale.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

L'Assessore ha notato che nel vostro ordine del giorno c'è un'inesattezza, in quanto sul Patto del Canavese l'Obiettivo 2 prevede solo interventi su aziende che hanno meno di 250 dipendenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglietti.



MIGLIETTI Franco

Su questo ordine del giorno il punto 5) o è così o non è così. Voglio avere la certezza, da parte dell'Assessore, e chiederò i verbali su quello che dirà questa sera sul punto 5), di quali sono le ragioni, oppure ci dica a termini di legge come lo si deve modificare, perché è una questione essenziale. Qui è stato scritto da chi pensa che sia così. Se non è così vuol dire che non è informato e me la prenderò con chi l'ha scritto, ma questa sera l'Assessore mi deve dare la certezza se il punto 5) è così o non è così. Non è una questione politica, è una questione tecnica, di rispetto delle leggi e, dato che questo punto è essenziale, l'Assessore mi deve dare le motivazioni vere del perché lo respinge e, oltre a questo anche come devo modificarlo per farlo accettare.



PRESIDENTE

Potrebbe anche essere utile sentire l'intervento del Consigliere Bertoli.



BERTOLI Gian Pietro

L'interpretazione è ampia, nel senso che non è detto che quel tipo di contributo debba andare alla OP, ma al sistema che sorregge...



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore all'industria

Ritiro, perché se è ampia può anche andare all'impresa artigiana che si mette vicino, o comunque con meno di 250 dipendenti, e che quindi rientra nel criterio della piccola e media impresa. Pertanto, se è ampia sicuramente i fondi comunitari non possono andare alla OP perché è un'azienda che non ha i requisiti. Possono andare aiuti di Stato se è area 92-3C, ma per questo rimando a leggere le norme europee, perché io non lo so.



(Intervento fuori microfono del Consigliere Riba)



PRESIDENTE

Con tale precisazione, il punto non è immediatamente operativo, ma va interpretato e chiarito secondo le dichiarazioni che sono state fatte. Non c'è più il contrasto, perché l'Assessore ha ritenuto che con la spiegazione e l'interpretazione...



SALERNO Roberto

Poiché ho sentito prima l'Assessore Pichetto, del quale ho condiviso l'intervento, perché ha analizzato alcune parti dell'ordine del giorno sul quale anche Alleanza Nazionale concorda e non concorda, chiedo che vengano messi in votazione. Non ho capito se poi sarà così per tutti gli ordini del giorno che sono stati presentati, compreso quello di Alleanza Nazionale perché mi pareva che avesse comunque un dispositivo che...



PRESIDENTE

Non metto in votazione quelli che sono stati ritirati.
Indipendentemente dall'ordine di presentazione, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 934 (che sostituisce l'ordine del giorno n. 926, da considerarsi quindi ritirato) a firma dei Consiglieri Bertoli, Vindigni Riba, Cavaliere, Spagnuolo, Saitta, Chiezzi e Montabone, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte esprime grave preoccupazione per la situazione che si è determinata alla OP Computer pur in presenza di un piano industriale ritenuto positivo dalle banche e di un intervento finanziario della Olivetti che prevede un aiuto al management per divenire azionista di maggioranza con un conseguente annullamento di un debito di circa 100 miliardi, il sistema bancario ha ritenuto di respingere una proposta di apertura di linee di credito alla OP per circa 120 miliardi sostenendo la necessità di una ricapitalizzazione della stessa azienda, per un importo totale di 160 miliardi tenuto conto che operazioni di assetto societario di questa portata non si concludono in pochi giorni e che l'azienda necessita di un'immediata liquidità per fare fronte alle buone richieste del mercato rileva che quattro anni di mancata programmazione e l'assenza del Programma regionale di sviluppo, ha impedito alla Regione Piemonte di svolgere un ruolo attivo nella crisi dell'area del Canavese e per una politica industriale del Piemonte impegna il Presidente della Regione e la Giunta regionale: 1) a chiedere che il sistema bancario piemontese faccia la sua parte ed intervenga anche con soluzioni transitorie in attesa del nuovo assetto 2) ad intraprendere un'azione con le aziende coinvolte: Olivetti, OP Computer e Finanziaria Piedmont, perché diano certezze sulle garanzie necessarie per un intervento creditizio 3) affinché la Regione e la Provincia, alla luce di questa esperienza promuovano un sistema finanziario di Merchant Bank che agevoli lo sviluppo di una nuova imprenditoria 4) a far sì che il Governo sostenga gli impegni assunti da suoi membri in occasione delle visite sul territorio e favorisca la ricerca e l'insediamento di nuovi partner in un settore come l'informatica che è e rimane un settore qualificato dell'industria 5) ad operare per inserire nel Patto territoriale del Canavese, che si avvale, tra l'altro, anche dei contributi comunitari della misura 6.1 del DOCUP, tutte le azioni atte a sostenere lo sforzo di rilancio dell'azienda OP Computer".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 14 voti favorevoli e 20 astensioni.
L'ordine del giorno n. 920 a firma dei Consiglieri Chiezzi e Simonetti è ritirato dai proponenti.
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 930 presentato dai Consiglieri Papandrea e Moro, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte appreso che la vicenda dell'OPC sta purtroppo per giungere al suo epilogo, a meno di un serio e rapido ripensamento e la Olivetti Personal Computer rischia di scomparire con la conseguente perdita di altre migliaia di posti di lavoro preoccupati che questa vicenda rischi di essere la conclusione annunciata della vendita del settore informatico dell'Olivetti ad una società finanziaria, che forse sperava di poter speculare sul marchio dell'azienda se scompare l'OPC il nostro Paese sarà assente da un settore strategico ed innovativo più importante del mondo produttivo moderno questo accada anche per la passività e l'assenza di qualsiasi ruolo da parte delle istituzioni pubbliche certi che il salvataggio dell'OPC e dell'occupazione presente è possibile solo ripartendo dalla valorizzazione del ruolo strategico del settore informatico e da una scelta di investimento attraverso consistenti risorse finanziarie pubbliche in questo campo appurato che è risultata fallimentare la scelta di affidare i destini di aziende importanti e strategiche al solo mercato come è stato fatto finora e che occorre un ruolo più attivo da parte delle istituzioni pubbliche tutto ciò premesso il Consiglio regionale del Piemonte esprime la sua più totale solidarietà nei confronti dei lavoratori in lotta per la difesa del posto di lavoro e di un pezzo importante della storia industriale del nostro Paese invita il Governo ad attivarsi affinché l'OPC sia dotata di consistenti mezzi finanziari e di un progetto di rilancio industriale di medio periodo che punti non solo a salvaguardare le produzioni esistenti, ma anche ad un loro significativo rafforzamento impegna la Giunta regionale, attraverso le sue strutture finanziarie ed in particolare la Finpiemonte, ad intervenire adeguatamente per sostenere questa ipotesi".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 1 voto favorevole e 33 astensioni.
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 933 presentato dai Consiglieri Gallarini, Rubatto, Montabone, Ghiglia, Casari, Angeleri e Ferrero, di cui ho dato lettura poc'anzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 21 voti favorevoli e 13 astensioni.
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 927, presentato dai Consiglieri Salerno, Griffini, Majorino, Mancuso, Minervini e Ghiglia, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che sono stati annunciati 1.200 nuovi licenziamenti presso la Olivetti PC di Ivrea tale negativo provvedimento giunge al culmine di una crisi aziendale che ha visto l'Amministrazione prospettare varie, ma altrettanto inutili strategie come compravendite, dismissioni, lacunosi ed ipotetici rilanci rivelatisi, purtroppo, approssimativi o, peggio, puramente speculativi contestualmente all'annuncio di questi licenziamenti, soci di minoranza della stessa azienda hanno avviato un'operazione finanziaria che non ha precedenti sul piano economico (102 mila miliardi) e sul piano delle sue dimensioni (acquisto 100% della Telecom) è paradossale che un così ingente taglio occupazionale in nome di un risanamento di bilancio avvenga quando questi soci annunciano una disponibilità di fondi senza precedenti nella loro entità per questi motivi, tali comportamenti costituiscono una grave ed inaccettabile violazione di qualsiasi etica sociale, nonché un'offesa al mondo del lavoro e alla dignità degli stessi lavoratori ritenuto il ruolo di questo Consiglio regionale centrale nella vita economico sociale del Piemonte, con implicazioni di carattere operativo e programmatico in ordine alle politiche industriali e sociali della Regione stessa che tale susseguirsi di avvenimenti non possono essere accettati e tacitamente approvati da questo Consiglio regionale, pena una perdita di identità politica e di ruolo istituzionale che la Costituzione italiana riconosce all'istituto impegna il Presidente della Giunta regionale ad attivarsi nei confronti del Governo nazionale e degli azionisti della Società OPC affinché, a fronte di questa operazione finanziaria, siano garantite e create le condizioni di risanamento e rilancio dell'azienda ed il mantenimento del livello occupazionale".
La parola al Consigliere Salerno per dichiarazione di voto.



SALERNO Roberto

Presidente, solo per dire, come intervento sul Governo nazionale, dato che oggi si è rottamato di tutto in questo Paese (macchine, motorini elettrodomestici, ecc.), che una leva fiscale può essere la rottamazione del personal computer e, quando un comparto sta per morire, si può anche detassare parzialmente il comparto.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 927.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 20 voti favorevoli e 2 contrari (non hanno partecipato alla votazione 13 Consiglieri).
Comunico che gli ordini del giorno n. 173 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Papandrea, Marengo, Ferraris, Spagnuolo, Cavaliere e Rubatto, n.
541 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti, e n.
833 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti, si considerano superati.
Inoltre, l'interpellanza n. 1977 presentata dai Consiglieri Bertoli Marengo, Riba, Bellion, Foco e Vindigni, e l'interrogazione n. 2043 presentata dalla Consigliera Spagnuolo, si considerano assorbite dal dibattito.
Ha chiesto la parola la Consigliera Bortolin; ne ha facoltà.



BORTOLIN Silvana

Grazie, Presidente. L'ho aiutata a tenere i Consiglieri in aula, ma non mi sento di porre un problema politico, peraltro non personale, in questo Consiglio, perché sarebbe una corte dei miracoli! Se lei me lo consente domani mattina porrò la questione politica che volevo porre questa sera non voglio infierire nei confronti dei colleghi Consiglieri.



PRESIDENTE

Grazie.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
I nostri lavori possono considerarsi conclusi; domani mattina, alle ore 9,30, si svol gerà l'incontro con le Organizzazioni sindacali. Poi, non essendoci ora le condizioni, perché così mi hanno chiesto molti Capigruppo, faremo una breve riunione dei Capigruppo per valutare il lavoro di domani mattina.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.34)



< torna indietro