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Dettaglio seduta n.33 del 21/01/96 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri, prima dell'inizio della seduta odierna, i processi verbali delle adunanze consiliari del 18, 19 e 24 ottobre e del 14, 21, 22 e 23 novembre 1995, i quali verranno posti in votazione nel corso della prossima seduta.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati - Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interpellanza n. 70 dei Consiglieri Chiezzi e Moro relativa all'azienda IN.PRO.MA. di Carmagnola


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 70 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Moro.
Risponde l'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

L'interpellanza dei Consiglieri Chiezzi e Moro attiene all'azienda IN.PRO.MA. (integratori proteici mangimi), situata nelle campagne circostanti il Comune di Ceresole d'Alba.
Il problema sottoposto all'attenzione dai Consiglieri è notevole soprattutto dal punto di vista degli odori che, in particolar modo d'estate, vengono emanati dall'azienda in questione.
Giusto per chiarire, la ditta opera nel settore del recupero e trattamento di spoglie animali e di residui delle attività di macellazione.
Lo stabilimento produce farina destinata all'alimentazione zootecnica partendo appunto dagli scarti di origine animale. La materia viene idrolizzata mediante cottura ed essiccata. In tale processo si liberano acqua e piccole quantità di sostanze volatili di origine animali responsabili dei cattivi odori, alcune volte nauseabondi, soprattutto nel periodo estivo.
L'azienda in questione risulta essere in regola con le norme di polizia veterinaria ed è risultata in regola anche in seguito ad un sopralluogo ministeriale avvenuto in data 4/7/1995. Tale azienda non ha alcuna convenzione con l'Amministrazione regionale e svolge da molti anni un puntuale ed organizzato servizio di raccolta a pagamento degli animali morti in allevamento, contribuendo a risolvere, nelle Province sprovviste di sardigna pubblica (l'unico impianto è a Torino, in Via Germagnano appartenente all'USL n. 4), il delicato problema dell'inquinamento del territorio regionale derivante dall'abbandono di carogne animali o rifiuti prodotti dalle attività zootecniche.
Per quanto attiene al problema principale, in seguito ad una mia comunicazione del 28/8/1995, è stata emessa un'ordinanza dal Sindaco del Comune di Ceresole d'Alba che vincola l'azienda a riferire sugli interventi posti in atto, al fine di tutelare la salubrità dell'aria. La ditta, per la verità, si è attivata proponendo alcune soluzioni e l'1 febbraio prossimo venturo, alle ore 10, presso il Comune sarà illustrato il progetto relativo agli interventi atti a contenere le emissioni di odori molesti, come da accordo preso anche con il Sindaco di Ceresole d'Alba. Ovviamente l'USL è ripetutamente intervenuta.
Per quanto attiene invece alla proposta sottoposta dai Consiglieri Chiezzi e Moro per l'eventuale ricollocazione della ditta in un sito più idoneo, si segnala che al momento non vi sono elementi di pericolosità soprattutto dal punto di vista sanitario, che possono motivare una decisione in tal senso. Tuttavia, sulla scorta dei dati che emergeranno dall'attività di vigilanza e in seguito all'esatta attuazione del progetto prospettato dalla ditta in questione, si potrà riprendere in considerazione questa possibilità nel caso gli interventi programmati non risultassero efficaci.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Nella regione Cantarelli del Comune di Ceresole d'Alba vi è una situazione di notevole disagio che risulta essere presente da parecchi anni. Parecchi anni fa era stata organizzata anche una manifestazione in questa regione (circa il mese di luglio), alla quale partecipò un migliaio di cittadini della zona; tale manifestazione terminò proprio davanti ai cancelli del puzzolente stabilimento (erano diversi anni fa, tre o quattro). Allora ci furono incontri anche con il Sindaco e promesse da parte dei proprietari dell'azienda, ma il disturbo che reca la lavorazione prevista dagli impianti di questa azienda ha continuato ad esistere nonostante le rassicurazioni che il proprietario diede in un'assemblea pubblica alla quale io stesso partecipai.
Il problema, dunque, non è risolto e la risposta dell'Assessore non soddisfa perché l'intervento dell'Assessorato presso l'USL dovrebbe portare ad una qualche soluzione del problema. A quattro anni di distanza continuiamo, da una parte, a dire che c'è una puzza insopportabile e dall'altra, a dire che questa azienda svolge quasi un'azione meritoria (meritoria da un lato, ma disturbante dall'altro), e la Regione non attiva nessuno strumento capace di interrompere una situazione che lede i diritti di queste popolazioni. Provi l'Assessore ad andare a fare una passeggiata in quella zona e immagini come reagirebbe a doverci vivere: è un odore insopportabile e nauseabondo, che ammorba tutta l'area circostante, a parte l'Abbazia.
Venire in Consiglio regionale e rispondere a questa interpellanza, che solleva un problema vecchio di anni, dicendo quello che ha detto l'Assessore è troppo poco. L'Assessore ha ripetuto che il proprietario farà un progetto, ma già allora aveva fatto un progetto giurando che dopo quel progetto non ci sarebbero più stati odori, mentre la situazione ha continuato ad essere sempre la stessa. L'Assessore intervenga presso l'USL! Gli odori fanno parte dell'ambiente; l'odore molesto potrà anche non recare danni permanenti alla salute (non lo so), ma di certo reca danni transitori alla salute, perché i mal di pancia, le nausee e i vomiti di cui soffrono saltuariamente le popolazioni che vivono vicino a quella ditta sono pure malesseri di carattere sanitario. L'USL cosa dice su questo? Io non vorrei che di fronte ad un'attività che qualcuno considera meritoria nel senso che ci sono poche sardigne pubbliche e quindi gli animali da qualche parte devono finire, questa ditta possa avere dei crediti nei confronti delle molestie che può arrecare alle popolazioni circostanti.
Quindi chiedo che l'Assessore affronti questo problema in modo risolutivo e a breve termine, non fidandosi delle promesse della proprietà che già non sono state mantenute nel passato ed affrontando di petto il problema. E se il problema è quello di costruire una sardigna pubblica forse sarebbe meglio (con tutte le regole di incenerimento e di captazione degli odori) che continuare una situazione - invito l'Assessore a fare un giro a Ceresole d'Alba - intollerabile. Questi cittadini fino ad ora hanno veramente avuto molta pazienza.
Spero che l'Assessore voglia fare un sopralluogo e voglia chiedere, in modo stringente e preciso, quale sia l'attività dell'USL in questo campo e soprattutto conoscere quello che dice l'USL sulla possibilità di abitare le zone interessate da questa situazione. Alle volte le Amministrazioni pubbliche fanno tanta difficoltà per dare l'abitabilità, ma l'abilità nei confronti di questa ditta esiste o non esiste?



PRESIDENTE

La parola all'Assessore D'Ambrosio per una breve replica.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Devo precisare anzitutto che questa ditta non gode di alcun credito da parte del sottoscritto e che assolutamente non ho detto che abbia dei grandi meriti semplicemente perché abbiamo carenze di sardigne in Piemonte.
Comunque, mi permetto di sottolineare che, proprio grazie al mio intervento, dopo quattro anni - come il Consigliere Chiezzi ha detto - si è mosso qualche cosa, perché l'ordinanza del Sindaco affinché l'azienda provvedesse celermente è stata emessa dopo la mia sollecitazione (nota n.
5283 del 28/8/1995). Questa effettuazione rapida però non c'è stata.
L'1 febbraio p.v., quando sarà presentato in Comune il progetto per eliminare gli odori, sarà mio impegno riferire al Sindaco e far presenziare a questo convegno un funzionario o il Direttore generale dell'USL affinch entro 60 giorni (lei sa benissimo che in questo periodo l'odore c'è, ma non è così nauseabondo come invece d'estate) si possa avere un risultato concreto pena ovviamente, quando è nelle possibilità dell'Amministrazione pubblica, di annullare addirittura la licenza o quant'altro nei confronti dell'IN.PRO.MA.
Dal punto di vista sanitario, fortunatamente, fatta eccezione per il disturbo, che indubbiamente può essere anche rilevante, dell'eventuale nausea, non esiste, almeno per il momento, una documentata patologia connessa agli odori che provengono. Odori che purtroppo in qualsiasi sardigna, anche in questa dell'USL n. 4, esistono.
Comunque, l'impegno di questo Assessorato è che nel convegno dell'1 febbraio, che si terrà alle ore 10 presso il Comune, nel corso del quale la ditta illustrerà il progetto relativo, verrà richiesto alla ditta medesima di attuare tale progetto entro 60 giorni.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interpellanza n. 132 dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea relativa all'Associazione "Amici per l'infanzia" di Venaria - Richiesta informazioni su iniziative assistenziali a minore affetto da tetraparesi spastica


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 132 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Papandrea.
Risponde l'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Dalle indicazioni che si possono cogliere nel documento presentato dal Gruppo consiliare di Rifondazione Comunista in oggetto, si evidenziano notevoli imprecisioni.
Non risulta nessuna bimba il cui nome abbia le iniziali di J.D. fra coloro che si sono rivolti all'Associazione "Amici per l'Infanzia" operante a Venaria (TO); piuttosto si è propensi a pensare che vi sia stata una certa confusione nel riportare il nome del soggetto preso in esame confondendolo con quello del Presidente dell'Associazione, signora Jaqueline V. Dolo.
A seguito di un'indagine interna, svolta dagli uffici competenti, è emerso che il signor Alemu Mogese Tilahun, padre di una bambina di 4 anni di nome Chiara, affetta da tetraparesi spastica, ha ricevuto, dietro richiesta di autorizzazione per cure all'estero, parere favorevole per l'effettuazione delle cure in forma indiretta ed il trasporto con mezzo aereo per l'interessata e l'accompagnatore dalla Commissione del competente Centro di Riferimento presso l'Azienda ospedaliera CTO il 15/2/1995 (prat.
n. 401). A tal fine, nella stessa nota, il signor Alemu viene invitato a presentarsi agli sportelli dell'Azienda regionale USL n. 4 per il ritiro della relativa autorizzazione.
Il signor Alemu ha confermato quanto noi stavamo verificando senza per farci presente che era stata l'Associazione "Amici per l'Infanzia" di Venaria a spingerlo a rivolgersi al dottor N. Zimax per risolvere il problema della sua bimba.
L'Associazione "Amici per l'Infanzia", con sede provvisoria in Corso Garibaldi n. 71 - Venaria (TO), risulta essersi costituita con atto n.
16190/132 il 6/2/1991, però non è iscritta all'Albo regionale delle Associazioni di Volontariato ai sensi della legge n. 266/91, recepita con L.R. 38/94, e non ha mai chiesto il riconoscimento di personalità giuridica ai sensi degli artt. 112 e successivi del Codice Civile.
Il fatto che si evidenzia nell'interpellanza, cioè che la suddetta Associazione si ponga come sponsorizzatrice di interventi realizzati all'estero, a questo Assessorato non risulta. Ovviamente ho dato disposizione all'USL di verificare se ci fossero queste situazioni non accettabili sotto alcun punto di vista.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, sono parzialmente soddisfatto della risposta, in quanto l'Assessore dice di essersi interessato e che non risulta che questa Associazione abbia alcun rapporto con il Servizio Sanitario Nazionale prego ancora di verificare con attenzione questo fatto, perché sulla base di notizie in nostro possesso sembrerebbe che un qualche filo invece esista.
L'altro elemento ancora carente è che queste Associazioni possono svolgere questo tipo di attività a servizio di situazioni drammatiche e angoscianti per tutte le famiglie che ne sono coinvolte, in quanto da parte del Servizio Sanitario Nazionale forse ci sono delle carenze di informazione verso le famiglie sulle possibilità che certe patologie hanno di essere curate secondo gli schemi e i servizi offerti dal Servizio Sanitario Nazionale. L'impegno che chiedo all'Assessore è di verificare con quanta attenzione e congruità il Servizio Sanitario Nazionale copra questo bisogno, che è innanzitutto di informazione, perché risulta che spesse volte le famiglie, disperate, con casi molti difficili da risolvere, siano avvicinate da Associazioni che indirizzano a strutture private e non al SSN, senza essere informate su come quel tipo di patologia possa essere risolto nell'ambito di questo servizio.
Prego quindi l'Assessore di verificare la puntualità, gli investimenti il tipo di organizzazione che il servizio pubblico dà alle famiglie interessate da gravi patologie.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Interrogazione n. 195 del Consigliere Cavaliere relativa all'emergenza infermieristica USSL TO VIII e conseguente necessità di prorogare il contratto lavoro ai lavoratori provenienti dalla Slovacchia


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione n. 195 presentata dal Consigliere Cavaliere, cui risponde ancora l'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

L'interrogazione del Consigliere Cavaliere attiene alla vicenda delle 24 infermiere provenienti dalla Slovacchia, che erano state licenziate nel settembre scorso perché avevano ultimato i due anni di lavoro, così come da contratto.
Faccio una breve cronistoria della vicenda. L'ex USSL TO VIII, con deliberazione n. 905/70/92, ravvisata l'assoluta urgenza di attivare provvedimenti idonei a fronteggiare gravi carenze di personale infermieristico, richiamando un progetto di cooperazione internazionale in fase di elaborazione con le autorità cecoslovacche per la formazione metodologica e lo scambio culturale, autorizzava 30 infermieri cecoslovacchi a partecipare a stage di formazione metodologica presso la Divisione e i Servizi dell'Ospedale Molinette, corrispondendo un rimborso spese lordo mensile a ciascun infermiere di L. 1.600.000.
Detti stage quindi non sono stati finanziati dai Fondi CEE né esistono vincoli per l'ente fruitore di assunzioni con contratti di lavoro a tempo determinato.
Peraltro, inizialmente, non vennero utilizzate le speciali disposizioni transitorie previste dall'art. 9 del DL n. 416/89, convertito nella legge 28/2/1990, n. 39, norme che consentivano la concessione di contratti biennali di diritto privato limitatamente ai cittadini stranieri che avevano ottenuto o che avrebbero dovuto ottenere il riconoscimento del titolo, conditio sine qua non per l'esercizio delle professioni sanitarie.
Pertanto, inizialmente, e non poteva avvenire in modo diverso mancando il presupposto del riconoscimento del titolo di studio, il rapporto intercorso tra la USL e gli infermieri extracomunitari si è configurato come uno stage formativo con erogazione di borse di studio.
Successivamente, ai sensi della legge n. 39/90 e relativo decreto di attuazione del Ministero della Sanità del 5/3/1991, l'USL procedeva alla stipula di contratti biennali di diritto privato con decorrenza dall'1/7/1993 e scadenza il 30/6/1995.
All'approssimarsi della scadenza, l'Azienda ospedaliera, subentrata all'ex USSL VIII, richiedeva all'Assessorato alla sanità, con nota prot. n.
5256 del 7/4/1995, l'autorizzazione al rinnovo dei contratti biennali in questione. L'Assessore all'assistenza sanitaria, con nota prot. n.
3388/53/791 dell'11/5/1995, rimarcando che la normativa statale consentiva espressamente il rinnovo di detti contratti, rimetteva all'autorizzazione del Direttore generale la determinazione ultima al riguardo, tenuto conto delle relative disponibilità finanziarie ed ovviamente dell'accertata necessità, dal punto di vista funzionale, di poter disporre di queste risorse umane ed aggiuntive. Tenuto conto delle indicazioni sopra evidenziate, il Direttore generale dell'Azienda ospedaliera San Giovanni Battista rinnovava i contratti scaduti, per un periodo di tre mesi.
Trascorso tale periodo, i 30 infermieri cessavano l'attività lavorativa. Era a questo punto che il sottoscritto e il Direttore generale dell'Azienda ospedaliera San Giovanni Battista si attivavano congiuntamente per poter trovare una soluzione che consentisse al suddetto personale una qualche alternativa.
Forte di un'interpretazione estensiva della circolare ministeriale e del fatto che i certificati di lavoro degli infermieri fossero ancora validi, con una nota del 30/11/1995 ho dato via libera alla stipula di un nuovo contratto della durata di sei mesi. Entro tale lasso di tempo le Aziende sanitarie potranno definire l'organigramma aziendale sulla base dei carichi di lavoro e quindi procedere ad assunzione di personale di ruolo.
Quindi, le infermiere dei Paesi dell'Est, come vi dicevo, a partire dal 30 novembre sono state riassunte con un contratto di sei mesi.



PRESIDENTE

Il Consigliere Cavaliere intende intervenire? No, va bene così.


Argomento: Viabilità

Interrogazione n. 208 del Consigliere Rubatto relativa alla sicurezza nella circolazione urbana e mancanza di semafori a Torino, altezza incrocio Via Tunisi e Via Montevideo


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 208, presentata dal Consigliere Rubatto, alla quale risponde l'Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Si è presa visione dell'interrogazione e, condividendo le motivazioni in essa contenute, si è provveduto a sollecitare per iscritto il Sindaco Castellani e l'Assessore Corsico a provvedere urgentemente a quanto richiesto dall'interrogante, dando risposta concreta alla petizione allegata all'interrogazione.
Tutto ciò nel rispetto della piena autonomia pianificatoria e programmatica della Città di Torino, in quanto la Regione, in materia, non ha compiti di vigilanza nei confronti dell'attività programmatica e decisionale dell'Ente locale.
Infatti la stessa è di esclusiva competenza del medesimo, alla luce delle materie delegate con il DPR n. 616/77 e anche del Nuovo Codice della strada, in quanto ente proprietario delle strade, fatti salvi gli aspetti urbanistici, di tutela ambientale e di difesa ed uso del suolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rubatto.



RUBATTO Pier Luigi

Ringrazio l'Assessore per il suo intervento, che ritengo giusto e corretto e spero che il Comune di Torino si dia da fare, si attivi per realizzare questo impianto semaforico che sarebbe situato in una zona ad alto rischio, sia per la presenza della vicina scuola, sia per molti anziani che l'attraversano per andare ai giardini pubblici.


Argomento: Attrezzature sanitarie (presidi di diagnosi e cura delle USSL)

Interrogazione n. 212 del Consigliere Galli relativa all'ampliamento del Presidio ospedaliero di Omegna - Necessità di accelerare tempi di aggiudicazione appalto ed esecuzione lavori


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 212, alla quale risponde ancora l'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

L'interrogazione del Consigliere Galli attiene all'ampliamento del Presidio ospedaliero di Omegna, importo a disposizione 6 miliardi ex art.
20. Il Consigliere chiede quali siano le decisioni assunte sino ad ora e quali atti siano stati compiuti dall'USL n. 14.
Dopo le farò avere la documentazione fornitami dall'USL n. 14; comunque la risposta penso non possa non far piacere, perché il 15 febbraio p.v.
saranno valutate le offerte delle varie ditte che hanno concorso e il 30/3/1996 saranno consegnati i lavori all'impresa. Quindi ci sarà l'inizio dei lavori.
Le faccio avere la specifica fornitami dall'USL n. 14.



GALLI Daniele

Ringrazio l'Assessore.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interpellanza n. 215 dei Consiglieri Chiezzi, Moro e Simonetti relativa allo schema generale di riferimento della Carta dei Servizi pubblici sanitari (DPCM 19/5/1995) - Necessità di conoscerne stato di attuazione e relativi piani di lavoro


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 215, presentata dai Consiglieri Chiezzi, Moro e Simonetti, alla quale risponde l'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Mi permetto di dilungarmi in una premessa, perché penso sia utile che tutti i Consiglieri sappiano che l'istituzione di questa Carta dei Servizi è una cosa molto utile per il cittadino e per gli operatori del settore.
La Carta dei Servizi rappresenta una svolta di grande significato nei rapporti tra cittadini e Pubbliche Amministrazioni. L'attuazione dei suoi principi intende, infatti, porre fine alla storica "sudditanza" del cittadino nei confronti del Servizio pubblico e fare chiarezza nei rapporti, sia in termini di diritti che in termini di doveri reciproci.
La sanità pubblica è il primo settore che si confronta con questo nuovo strumento ed in particolare le Aziende sanitarie regionali stanno concretizzando la prima fase di attuazione della Carta dei Servizi, grazie al coordinamento attuato da questo Assessorato.
La Carta dei Servizi si compone di quattro sezioni: 1) presentazione dell'Azienda sanitaria, cioè una fotografia dell'Azienda stessa, del suo territorio, delle sue strutture sanitarie e della loro collocazione 2) analisi dei servizi erogati dai presidi dell'Azienda, con orari modalità di accesso, documentazione necessaria, ecc.
3) standard di attività, cioè gli impegni che l'Azienda assume nei confronti dei cittadini (ad esempio i tempi di attesa per ognuna delle prestazioni erogate) 4) meccanismi di verifica dei contenuti della Carta dei Servizi, cioè la gestione dei reclami, i tempi di risposta da parte dell'Amministrazione l'istituzione della Commissione mista conciliativa che si esprime sui reclami di più complicata gestione.
La questione relativa all'attuazione della Carta dei Servizi è stata affrontata direttamente dal Ministero della Sanità in maniera estremamente analitica, con un forte contenuto tecnico tendente a supportare le Aziende sanitarie. In particolare, il Ministero si è direttamente rapportato alle Aziende attraverso una serie di iniziative molto concrete: 1) ha elaborato le linee guida n. 2 del 4/8/1995 per la predisposizione della Carta dei Servizi che possano essere considerate vere e proprie "bozze" delle sezioni di cui si compone la Carta stessa, da riempire dei propri specifici contenuti locali da parte delle Aziende sanitarie 2) ha attivato, dal 18/8/1995, lo sportello per la Carta dei Servizi direttamente accessibile alle Aziende, garantendo la costante presenza di esperti cui è possibile rivolgersi per ogni tipo di problema legato alla predisposizione della Carta stessa 3) attraverso la guida rapida del 29/9/1995 ha fornito un supporto diretto alle Aziende di carattere decisamente operativo nella fase di progettazione del piano per l'adozione della Carta dei Servizi stessa 4) ha pubblicato, infine, e diffuso, grazie al primo rapporto dell'ottobre 1995, tutta la documentazione relativa alla Carta dei Servizi di Aziende sanitarie che già l'hanno adottata.
Pertanto, il modello di "sostegno" alle Aziende, nella predisposizione della Carta, può essere così riassunto: al Ministero la formazione rispetto ai contenuti alle Regioni il coordinamento e il monitoraggio rispetto alle fasi di attuazione della Carta.
Ciò premesso, vengo alla risposta dell'interpellanza presentata dai Consiglieri Chiezzi, Moro e Simonetti.
a) Alla data del 13/10/1995 tutte le Aziende sanitarie regionali hanno costituito il gruppo di lavoro, la predisposizione della Carta, nominato un referente ed approvato il piano di attività con deliberazione del Direttore generale supplente.
b) Il coordinamento dei percorsi, dei tempi e il monitoraggio del processo di attuazione della Carta da parte delle Aziende è stato affidato ad un gruppo di lavoro regionale costituito dai responsabili di settore di questo Assessorato all'interno del quale sono stati individuati due referenti: la dott.ssa Anna Toffanin, responsabile del Servizio di gestione e programmazione sanitaria il dott. Sergio Morgagni, responsabile dell'Ufficio comunicazioni dell'Azienda USL n. 8 e comandato presso questo Assessorato per diciotto ore settimanali.
Quindi, il gruppo di lavoro - ribadisco - è costituito dal dott.
Morgagni, coordinatore; dalla dott.ssa Toffanin, responsabile del Servizio di gestione e programmazione sanitaria; e dai Capi settore dell'Assessorato.
Relativamente al fatto che dipendenti di Aziende sanitarie possono svolgere attività di consulenza presso l'USAS, questo Assessorato non ritiene di propria competenza una valutazione in merito in quanto il rapporto di lavoro fra Aziende e dipendenti norma chiaramente in quali casi e con quali modalità possano essere svolte attività libero-professionali la cui gestione comunque è di assoluta competenza del Direttore generale di ogni singola Azienda.
In ogni caso, non pare a questo Assessorato che si possa riscontrare alcuna incompatibilità nel caso specifico, in quanto, tranne il dott.
Morgagni, nessuno dei dipendenti citati, svolge, presso questo Assessorato alcun incarico sovrapponibile a quello del corso organizzato dall'USAS sulla Carta dei Servizi.
Per quanto riguarda il dott. Morgagni, referente del gruppo regionale per la Carta dei Servizi - come ho poc'anzi detto - questi non ha mai svolto di fatto alcuna attività libero-professionale presso il Consorzio USAS.
Evidentemente, i colleghi interpellanti sono in possesso di informazioni incomplete: infatti, esercitando un ruolo attivo presso questo Assessorato, il dott. Morgagni ha rinunciato all'incarico quale consulente per il corso in questione prima che lo stesso iniziasse.
Pertanto, è da ritenere soltanto che il materiale relativo al corso, e consegnato dall'USAS nell'incontro del 6/10/1995, non fosse aggiornato.
Relativamente poi alla riunione del 6/10/1995, per dovere di cronaca il sottoscritto Assessore alla sanità deve precisare che non era presente ma era rappresentato dal dott. Morgagni, che quindi si trovava presso il Consorzio in questa veste e solo in questa veste.
Questo Assessorato ha allo studio l'attivazione di un corso di formazione a gestione diretta, rivolto agli operatori delle Aziende sanitarie, non soltanto per quanto concerne la predisposizione della Carta dei Servizi (peraltro già ampiamente illustrata dal Ministero stesso ed oggetto di incontri di lavoro periodici fra Assessorato ed Aziende che si sono rivelati estremamente produttivi, come dimostrano i risultati conseguiti, tanto da far ritenere al Ministero che il Piemonte sia la Regione più all'avanguardia per quanto riguarda l'attuazione della Carta stessa), ma soprattutto per quanto riguarda tutti gli strumenti di gestione della Carta e in particolare i registri delle prenotazioni e delle prestazioni previsti dalla legge n. 724/94, nonché gli uffici di relazione con il pubblico, i punti di informazione e più in generale tutta la funzione di informazione e comunicazione che dovranno rendere operativi i contenuti della Carta stessa.
E' tutto. Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, non sono pienamente soddisfatta della risposta dell'Assessore rispetto all'interpellanza da noi presentata. Intanto perché non è stato assolutamente affrontato il tema del costo del corso, che ammontava a L. 3 milioni per tre giornate e mezzo di lavoro, ed ogni corso era riservato a quattro persone dipendenti dell'Azienda e delle UU.SS.LL.
Nell'interpellanza abbiamo posto la domanda: quali sono le Aziende sanitarie che hanno deliberato la costituzione del cosiddetto gruppo di lavoro regionale che avrebbe dovuto, insieme al Consorzio USAS, determinare questo corso, in riferimento al quale si sarebbe dovuta realizzare la predisposizione della Carta dei Servizi? Rispetto a questa domanda non ho rilevato alcuna risposta un po' concreta rispetto alle UU.SS.LL. che l'abbiano organizzata; quindi, vorrei capire se c'è una risposta, quale sia, oppure se non c'è.
Inoltre, rispetto alla risposta dell'Assessore in riferimento alle risorse interne, quindi al personale, dipendente regionale, che abbia costituito il gruppo di lavoro, attraverso il quale il Consorzio stesso dell'USAS abbia organizzato questo corso, si dice che non si è riscontrata alcuna incompatibilità di ruolo professionale tranne che per il signor Morgagni, per cui poi non si è data alcuna spiegazione, e poi comunque il rapporto di lavoro fra lavoratore dipendente e l'Azienda sanitaria nelle sue incompatibilità o meno viene definita dal Direttore generale, che peraltro è supplente. Quindi, relativamente a questo avrei dei dubbi sulla validità dell'incompatibilità o meno.
Questa è stata la risposta dell'Assessore, che io reputo abbastanza carente, rispetto all'illegittimità e all'incompatibilità fra il personale dipendente dell'Azienda sanitaria nei confronti di questo gruppo di lavoro.
L'Assessore ha elogiato questa Carta dei Servizi, che è un valido strumento di rapporto fra le Aziende sanitarie regionali e gli stessi cittadini, dicendo che siamo molto avanti con i tempi rispetto alle altre Regioni. Vorrei capire a che punto siamo. "Siamo molto avanti": che cosa significa? Significa che sono stati realizzati in parte i progetti, le linee guida stabilite dal Ministero? Vorrei capire qualche cosa di più rispetto a questa considerazione.
L'Assessore dice che il Ministero ha supportato il lavoro delle UU.SS.LL. regionali elaborando delle linee guida di intervento per la predisposizione di questa Carta dei Servizi, e il 18/8/1995 è stato introdotto uno sportello della Carta dei Servizi attraverso il quale le UU.SS.LL. potevano avere le loro informazioni.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

E' uno sportello romano.



SIMONETTI Laura

Vorrei capire la validità di questo corso e che risultati ha avuto questo corso; se l'Assessore non reputi abbastanza grave il fatto che un corso, che si propone di attuare le predisposizioni di un Ministero nazionale della Sanità per la Carta dei Servizi, abbia un costo tale: dovrebbero essere attivati dei corsi a costo zero. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Simonetti.
La parola ancora all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Molte volte la Consigliera Simonetti non recepisce quanto affermo oppure non mi spiego bene.
Anzitutto le debbo dire che l'Assessorato alla sanità non ha assolutamente a che fare con l'USAS; il nostro corso è un corso interno. Se poi a livello di aziende il rappresentante - nell'ambito di quella che è la formazione per redigere la Carta dei Servizi - non si sente sufficientemente supportato, o non riesce a recepire quanto doveva recepire e si rivolge ad un ente privato, come l'USAS, l'Azienda è libera di permettere questo corso. Ribadisco, però, che la Regione non ha nulla a che fare con l'USAS e i corsi che sono stati tenuti sotto il coordinamento del dott. Morgagni sono stati effettuati presso l'Assessorato alla sanità di Corso Regina Margherita n. 153 bis. Quindi la spesa per la Regione e per l'Azienda è uguale a zero.
Sottolineo che la dott.ssa Toffanin è una dipendente, il dott. Morgagni è un comandato e i Capi settore contribuiscono e collaborano doverosamente a questa Carta dei Servizi.
Lei mi chiedeva a che punto siamo. Le prime due fasi, quelle che scadevano il 31/12/1995 sono state da tutte le Aziende effettuate. C'è una terza scadenza, quella del 29/2/1996, e una quarta ed ultima scadenza, che è del 30/4/1996, che speriamo siano parimenti rispettate da tutte le Aziende. A tal proposito, posso fornirle quello che è il lavoro di una delle Aziende relativo alle prime due fasi.


Argomento:

Sollecito risposta ad interrogazioni ed interpellanze


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Volevo fare una richiesta alla Giunta. In sede di Conferenza dei Capigruppo avevo chiesto al Vicepresidente della Giunta l'inserimento di tre interrogazioni all'o.d.g. Vedo che non ne è stata inserita nemmeno una e vorrei avere qualche spiegazione.
Ho anche chiesto, in sede di Conferenza dei Capigruppo, se c'era la disponibilità ad inserirle nell'o.d.g.; mi è stato risposto di sì, ma vedo che nei fatti non è stato così. Pretenderei almeno una comunicazione in merito.



PRESIDENTE

Noi avevamo detto nello scorso Consiglio, riguardo alle interrogazioni ed interpellanze, al di là delle sollecitazioni che erano state fatte dai vari Consiglieri, che ci dovevamo attenere ad un criterio oggettivo, quello della presentazione delle interrogazioni ed interpellanze in senso cronologico. Riteniamo, però, che quelle sollecitate più volte vengano infine discusse, altrimenti dobbiamo ritenere che c'è solo la beneficiata di un Gruppo politico. Penso che anche gli altri Gruppi consiliari abbiano uguale diritto a domandare spiegazioni e delucidazioni su argomenti che interessano.
La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



PRESIDENTE

GHIGO, Presidente della Giunta regionale



PRESIDENTE

Ho qui un elenco delle interrogazioni che, come Giunta, abbiamo comunicato al Presidente del Consiglio, alle quali intendiamo rispondere.
Le cito i numeri di tali documenti: n. 159, n. 214, n. 218, n. 70, n.
132, n. 181, n. 195, n. 208, n. 210, n. 212 n. 215, n. 226, n. 233, n. 235 n. 239, n. 240, n. 250, n. 225, n. 259, n. 260, n. 264, n. 267, n. 270, n.
296, n. 297, n. 299 e n. 327.
Questa è la disponibilità che la Giunta ha fornito al Consiglio per assolvere all'impegno.



PRESIDENTE

Ma questo elenco non è ancora stato comunicato. L'elenco che noi abbiamo non riporta questi numeri.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Questo elenco è datato 22/1/1996.



PRESIDENTE

Quindi è successivo all'elenco che noi abbiamo. La prego di farci pervenire questo elenco, così nella giornata di domani, nella tornata delle interrogazioni ed interpellanze, potremo inserire anche queste.
La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Mi dispiace non sono soddisfatto, per un semplice motivo. Io non ho fatto né intendo fare alcuna forzatura nei confronti della Giunta; avevo però chiesto al Vicepresidente, visto che addirittura una delle interrogazioni era una delle prime presentate a giugno, se c'era la disponibilità di discuterla questa volta.
Ci sono due problemi che ritenevo abbastanza importanti, dopodiché non è stata inserita neanche la più antica.
Non faccio questioni, vorrei soltanto che la prossima volta venisse detto o venisse comunicato il perché non è possibile avere delle risposte.



PRESIDENTE

Presidente Ghigo, è possibile inserire le richieste del Consigliere Ghiglia. Perché anche nell'elenco che lei gentilmente mi ha fornito non ci sono queste interrogazioni? C'è una grande quantità di interpellanze ed interrogazioni per le quali la Giunta è disposta a dare le necessarie delucidazioni e risposte, però non ne figura nemmeno una del Gruppo di Alleanza Nazionale.


Argomento: Protezione civile

Interpellanza n. 181 dei Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti relativa alla convenzione con sociologo per elaborazione Piani di Protezione Civile


PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare l'interpellanza n. 181 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti.
Risponde il Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

L'art. 8.1 della direttiva comunitaria n. 82/501/CEE, nota come direttiva Seveso, stabilisce che le popolazioni esposte al rischio di incidenti rilevanti connessi con determinate attività industriali siano informate sulle misure di prevenzione adottate e sui comportamenti da tenere in caso di incidente.
La direttiva è stata recepita in tempi diversi dagli Stati membri e attualmente riguarda tutti i cittadini europei esposti ai rischi indicati quale che sia il loro Paese di residenza.
La direttiva Seveso è stata recepita dall'Italia con notevole ritardo rispetto alla scadenza indicata (8/1/1984) e precisamente con il DPR 17/5/1988 n. 175, dopo che la legge 16/4/1987 n. 183 aveva attribuito la delega al Governo affinché fosse accelerato il recepimento di alcune direttive CEE, fra cui appunto la n. 82/501.
Tale opzione è diversa da quella di altri Stati membri, quali ad esempio Irlanda e Gran Bretagna (Wyne 1987), dove è previsto un più diretto coinvolgimento delle industrie interessate nel rapporto con il pubblico.
Anche se la legislazione italiana non le attribuisce un ruolo da protagonista nel processo comunicativo, è ovvio che l'industria non pu sottrarsi né nascondersi in esso; magari dietro le quinte o in veste di suggeritore deve essere presente. Si veda a tal proposito il dettato legislativo (artt. 11, 17 e 19). E' proprio dall'industria che proviene, in ultima analisi, l'informazione che va fornita alla popolazione. In particolare, l'art. 5 della L.R. n. 32/92, che fa riferimento alle Conferenze provinciali, esplicita chiaramente le prescrizioni riguardanti l'informazione al pubblico.
Perché comunicare? Quali obiettivi deve avere la comunicazione? Si possono comunicare pericoli, che potenzialmente possono avere conseguenze gravi, senza discutere con le comunità interessate degli aspetti etico operativi connessi all'esistenza stessa del rischio? Si può parlare di rischi al pubblico senza prevedere conseguenze sul piano della legittimità e della credibilità? Per rispondere a questo tipo di problematiche si è sviluppata la Risk-Communication, l'evoluzione può recente assunta dagli esperti di rischio.
Il paradigma implicito in gran parte della Risk-Communication industriale è quella di ottenere l'accettazione del rischio, o perlomeno la convivenza con esso. Se abbiamo di fronte con chiarezza la realtà del dopo Chernobyl, credo che si debba realizzare che la risk-analysis è uno strumento politico e che l'accettabilità di una tecnologia è una questione socio-politica nella quale il pubblico deve giocare un ruolo costruttivo (Otway, 1987).
Molti anni di ricerca e di confronto sono stati spesi sulla nozione di accettabilità del rischio. La comunicazione del rischio non pu esclusivamente limitarsi ad accurate informazioni tecniche, ma deve basarsi sulle relazioni, tra Governo, industria e società e la comunicazione è il fondamento sul quale queste relazioni devono essere costruite.
Da queste premesse di dottrina alcune "voci" scientifiche sintetizzano a dovere la complessità della disciplina in oggetto: definizione di target di pubblico (Kasperson 1986) composizione del pubblico domanda di informazione sul rischio effetti della comunicazione sulla percezione pubblica, ecc.
L'obiettivo della comunità scientifica è quello di fornire gli elementi e gli strumenti per realizzare la convivenza con il rischio.
La possibilità del verificarsi di un certo evento e l'entità delle sue conseguenze non sono parametri fissi ed immutabili. Essi variano in base a numerosi fattori. Uno di questi fattori è la capacità di adattamento e di reazione del sistema sociale. In un sistema in cui esiste un elemento di alto rischio - un impianto industriale - la divulgazione dell'informazione al pubblico va intesa e condotta come un'operazione atta a ridurre la vulnerabilità del sistema, ad aumentarne cioè la capacità adattiva e reattiva (Pelanda 1984).
Se così intesa, l'informazione al pubblico diventa un irrinunciabile imperativo pragmatico, oltre che giuridico.
Un'informazione adeguata sarà una garanzia per il mantenimento del benessere delle persone e anche di quello dell'azienda interessata.
L'informazione è un fattore di riduzione della vulnerabilità se e in quanto fornisce conoscenze adeguate per fronteggiare eventuali emergenze promuovendo così comportamenti positivi e adattivi e configurando azioni inconsulte ed inappropriate. L'informazione è un fattore di riduzione della vulnerabilità sistematica se diviene una risorsa per le persone, se promuove comportamenti adeguati, se stimola capacità individuali e collettive, se innesca convinzioni positive.
La prima protezione avviene con l'informazione alla popolazione sulla reale consistenza del rischio e sui comportamenti da tenere nel caso del suo manifestarsi.
Recenti esperienze hanno messo in evidenza che: l'analisi per settore delle situazioni a rischio non permette di valutare l'effettivo livello globale di pericolo, perché non tiene conto di interazioni che spesso amplificano le conseguenze di un evento disastroso o che rendono tale un evento non particolarmente grave. I piani comunali di protezione, che dovrebbero costituire la base su cui fondare il dispositivo nazionale di protezione civile, sono in fase iniziale di stesura.
Nel campo dell'informazione sul rischio vale la pena comunicare se e solo se, quando e solo quando, si ha qualche cosa di importante da dire. Un contesto relazionale permeabile alla comunicazione deve sostenere e favorire il passaggio di notizie e informazioni utili e orientate all'azione. Altrimenti, ci si ridurrà ad un rispetto esclusivamente formale del dettato legislativo, ad un'azione rituale priva di risvolti pragmatici sprecando tempo e denaro e non risolvendo i problemi della popolazione.
Esistono anche problemi delicati di informazione e di divulgazione.
La comunità scientifica istituzionalmente ricerca, successivamente informa. Ma quando i risultati dell'informazione devono arrivare al grosso pubblico non può prescindere dall'intermediazione dei mass media. Dunque la popolazione va informata correttamente perché possa correttamente comportarsi di fronte al materializzarsi dei pericoli contenuti nel rischio. Ma va anch'essa formata.
In questo senso, il ruolo della scuola è di insostituibile portata.
Colmare le inadempienze significa riconoscere e realizzare nei fatti il legame strettissimo che esiste tra scuola, società, collettività e comunità scientifica in genere.
A prescindere da chi debba dare l'informazione al pubblico (è stata risolta in modi diversi nei diversi Stati membri della Comunità Europea) esistono ovunque numerose incertezze e perplessità. Queste sono state una fra le cause dei molti ritardi che si sono verificati, vuoi nel recepimento formale della direttiva all'interno dei singoli ordinamenti nazionali, vuoi nella sua effettiva implementazione, ovvero nell'approntamento di tutti quegli strumenti normativi, giuridici, tecnici, ecc., che consentono di trasferire una prescrizione inizialmente solo "cartacea" nel tessuto socio economico reale di un certo Paese, così da produrre in esso effetti concreti.
A monte di tali incertezze e perplessità, per così dire di procedura sta una preoccupazione spesso richiamata da legislatori, amministratori fabbricanti, studiosi, comunicatori, ecc., di creare un'inutile ansia - a needless anxiety - nel pubblico.
Tuttavia non è l'informazione di per sé a generare l'ansia, quanto gli obiettivi poco congruenti nel comunicare. Non a caso, nella letteratura recente sulla comunicazione del rischio, si è parlato di paradossi (Otway e Wyne 1989). Il reassurance-arousal paradox, in particolare, nasce da obiettivi comunicativi incompatibili; rassicurare ed allertare. La gente dovrebbe credere che il rischio non esiste, che l'incidente non accadrà e credere nello stesso tempo che è importante essere informati su come comportarsi in caso di incidente.
Chi voglia comunicare efficacemente con il pubblico deve darsi l'obiettivo non di rassicurare, bensì di fornire notizie ed informazioni rilevanti per il mantenimento della vita, della salute, del benessere delle persone. La sicurezza nella gente nascerà caso mai proprio dal possesso di tali nozioni, o non nascerà affatto. L'obiettivo va collocato a livello di nozioni da far acquisire, comportamenti da promuovere.
E' questa "specifica" informazione che può attivare le capacità delle persone e farle sentire sicure, far loro responsabilmente sapere cioè che l'incidente è sì possibile, ma che possibile è anche la sua gestione. Se a livello di convinzione si deve agire, si tratterà di operare per rafforzare la convinzione che l'informazione è essa stessa un fattore di riduzione del rischio, mostrando come un pubblico informato sia un pubblico poco vulnerabile. La comunicazione raggiungerà il suo target, se e solo se, la gente crederà che essa, comunicazione, ha un contenuto di importanza vitale. Se si vuole ridurre la vulnerabilità di un sistema occorre aumentarne la flessibilità e l'adattabilità. Si tratta in questo caso di fornire alla gente strumenti cognitivi atti non ad accettare, bensì a gestire il rischio. Nel contesto del rischio tecnologico il trasferimento dell'informazione non è un problema diverso da ogni altro contesto, ad esempio, il rischio naturale.
Se si vuole rendere un sistema umano meno vulnerabile ai terremoti, non si insisterà tanto sull'informazione, peraltro vera, che i terremoti sono eventi assai rari ed improbabili; piuttosto si insisterà su tutte quelle misure - dalle tecniche di costruzione fino alle norme di comportamento dell'emergenza - atte a ridurre l'impatto e le sue conseguenze. In tal modo, un'azione volta a ridurre le conseguenze viene ad avere effetti preventivi. Il terremoto non sarà evitato, così come non sarà evitato l'incidente industriale, ma il sistema avrà al suo interno dei meccanismi di gestione, di difesa che ne ridurranno le vulnerabilità.
Magnitudo ed intensità identiche producono conseguenze totalmente diverse a Città del Messico e a Tokio, perché i rispettivi sistemi umani sono diversamente attrezzati, strutturalmente e culturalmente, e dunque diversa è la loro vulnerabilità.
Si può osservare che la percezione e la sensibilità della gente sono diverse nel caso dei disastri naturali e di quelli man-made. Dei primi, si tende a pensare che siano inevitabili e soprattutto che siano atti divini non collegati a responsabilità umane.
Proprio perché la "diversità" è fatta risalire soprattutto alle cause alla "responsabilità", è importante, nel caso degli impianti a rischio lavorare sulla prevenzione, ivi inclusa l'informazione al pubblico. Le recenti concettualizzazioni di tipo sociologico teorizzano la somiglianza piuttosto che la differenza, dei disastri naturali e di quelli man-made definendo anche i primi quali eventi squisitamente sociali. Ciò che il sociologo concettualizza non è infatti l'evento fisico, bensì la vulnerabilità del sistema umano colpito (Cattarinussi, 1981; Quarantelli 1982; Dynes, De Marchi, 1987).
La ricerca. Le problematiche di emergenze di massa non si riducono unicamente all'analisi di grandi o piccole calamità; l'interesse sociologico ha una sua maggiore specializzazione a partire dall'analisi della normalità più che a fronte dell'evento eccezionale. Ciò che noi identifichiamo come normalità non è altro che un'artificiale e momentanea cristallizzazione, di processi di mutamento adattivo, nella complessità dei quali il compito dei sociologi è quello di decifrare per quanto possibile il sottoinsieme delle relazioni socio-culturali. La prima conseguenza pratica è che la normalità in prima istanza è una percezione della realtà elaborata in un determinato contesto storico e sociale.
Queste percezioni di spiccato ordine socio-culturale oggi si esprimono non tanto attraverso canali di comunicazioni individuali ed interpersonali quanto attraverso insiemi culturali egemoni veicolati soprattutto dai mass media; quindi la percezione spesso diviene (a livello massa) comunicazione cioè lettura di un fenomeno attraverso mediazione. Per cui è facilmente ipotizzabile che molti eventi possono assumere un potere di penetrazione del tutto indipendente dalla fenomenologia e dalla forza dell'evento in sé.
Gli studi prodotti sui disastri hanno realizzato una notevole massa critica che sta a testimoniare della specificità di un comparto promettente di analisi sociologiche, della forte valenza operativa di tali studi e della loro decisiva importanza predittiva nell'orientare e determinare complessi quadri decisionali politici, assistenziali e di intervento su singoli eventi. Esemplari, a tal proposito, sono i campi di indagine in aree geografiche dove localmente si registra nel tempo una ripetuta costanza di una determinata fenomenologia: è il caso, ad esempio, delle zone esposte a rischio sismico e vulcanico. In termini operativi, nel momento in cui occorre assumere decisioni in tempo reale per interventi straordinari, disporre di dati integrati qualitativamente e progettati anche metodologicamente, per fenomenologie speciali può riuscire determinante per produrre ottimali situazioni di gestione.
Un punto di arrivo potrebbe essere individuato nella possibilità di integrare dati di ampio rilievo sociale con conoscenze qualitative mirate tali da poter fornire, in un sistema informativo in tempo reale, un censimento dei punti di forza e di crisi della strutturazione sociale dei tessuti urbani, che per loro natura sono potenzialmente soggetti ad un effetto di amplificazione negativa di un qualsiasi evento a rischio.
Dati strutturali insieme a dati sociologici, dati di comportamento e dati culturali, organizzati in progetti specializzati e mirati di conoscenze possono certamente concorrere ad aumentare la quota di dominio realisticamente esercitabile in situazioni di emergenza di massa; all'unica condizione, però, che tutti coloro che si occupano di tali questioni a livello politico decisionale, operativo e scientifico, abbiano netta conoscenza del fatto che l'emergenza può essere gestita soltanto a partire dall'analisi specializzata di situazioni di normalità. Ecco il perché della presenza dello scienziato sociale in Protezione Civile.
Per quanto riguarda l'opportunità di conoscere tempestivamente le variazioni meteorologiche, cui si fa riferimento nella seconda pagina dell'interpellanza in questione, si comunica che il Settore Prevenzioni Rischi Geologico, Meteorologico e Sismico della Regione, di concerto con il Servizio di Protezione Civile, ha elaborato l'attuale Bollettino situazione pluviometrica e nivometrica, che viene trasmesso (quando i codici di attenzione raggiungono i livelli di allerta) ai Prefetti della Regione in situazioni di emergenza. Prefetti i quali hanno il compito di allertare i Comuni.
La Giunta regionale ritiene essenziale che trattandosi di compiti di prevenzione del rischio, lo studio dei fenomeni sociali nella fase di emergenza non può essere avulsa dai modelli di comportamenti corretti da tenere in caso di emergenza.
Con DGR n. 619-41488 del 30/11/1994 veniva affidata al dottor Livio Pinnelli la consulenza per la stesura dei piani comunali ed intercomunali per i poli qui di seguito indicati: 1) Quattordio e Felizzano 2) Castellar Guidobono e Viguzzolo 3) Arquata Scrivia e Vignole Borbera 4) Casale Monferrato 5) Trecate, Cerano e Romentino.
Tale consulenza, comporterà un costo di L. 51.765.000 oltre i rimborsi spese a pie' di lista pari a L. 3.000.000, per un costo complessivo di L.
54.765.000.
Il Servizio di Protezione Civile utilizzerà successivamente il modello di Risk-Communication già realizzato per i cinque poli sopraddetti per le future redazioni dei piani comunali ed intercomunali di tutti i Comuni della Regione. Tali operazioni comporteranno un costo complessivo pari a zero lire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Intanto ringrazio il Presidente Ghigo per aver letto la relazione, che presumo sia già frutto della consulenza che è stata data.
Però, Presidente Ghigo, dal mio punto di vista non ci siamo. Leggendo la sua relazione, lei non si è accorto di fare una sorta di umorismo nero? Pensi a quello che ha letto; è una relazione nella quale un sociologo dice: "Quando siamo in presenza di comunicazione di rischi alla popolazione bisogna usare certe cautele". E quindi bisogna conoscere il rischio calcolarlo e veicolarlo, dal punto di vista della comunicazione, in modo accorto, altrimenti si provocano più danni di quanti ci sarebbero senza comunicazione.
Tutta la lunga relazione segue un po', dal punto di vista scientifico di un professionista della comunicazione e della sociologia, i criteri di buonsenso che ognuno di noi grossolanamente ha in testa, nel senso che bisogna avere anche un'accuratezza nell'informare.
Però l'azione di governo, che lei assume al più alto grado, comporta anche il fatto di capire quali sono le decisioni importanti da assumere in un momento, e quali quelle importanti da assumere in altro momento.
L'umorismo nero sta in questo; secondo lei, i disastri che negli ultimi anni (il 1994, l'alluvione del 1993 e quelli precedenti) hanno patito le popolazioni, le attività e le famiglie, sono stati dovuti alla cattiva veicolazione di un allarme o meno? La risposta è banale. La sua condizione di governo dovrebbe condurla a prendere atti amministrativi e spendere soldi in direzione della risoluzione del problema più grosso che lei ha di fronte, che non è quello del modo con cui una notizia viene propagata al pubblico.
In occasione dell'ultima alluvione, la notizia è stata propagata agli organismi competenti, l'allarme c'è stato (andiamo a leggere i bollettini).
Il fatto è che non sono funzionate le cose al primo livello, cioè quello delle autorità competenti. Altro che la popolazione! Non è arrivata la telefonata a quelle famiglie di Alessandria che sono morte nella cantina.
Non è arrivata una telefonata, non per allarmarli troppo o troppo poco: nessuno li ha avvertiti! Il problema è che la qualità di un governo non dipende solo dalle cose che si fanno, ma da quando si fanno.
Sulla base della relazione di questa deliberazione, ritengo che sia largamente inopportuno ed inutile condurre l'Amministrazione a scegliere di spendere 54 milioni (per adesso) per la consulenza di un sociologo che spieghi in quale modo bisogna dire le cose. Qui le cose innanzitutto bisogna dirle quando avvengono.
Noi siamo in un'Amministrazione pubblica di Protezione Civile, a livello statale, regionale, di Prefettura e di Comune, largamente insufficiente, in cui le risorse a disposizione sono poche. Solo quando saremo giunti ad un livello fine e perfetto dell'organizzazione della Protezione Civile, a quel punto potremo anche permetterci di cogliere nella nostra organizzazione, che funziona, quegli aspetti sociologici di attenzione alle forme di comunicazione in grado di migliorare ulteriormente questo servizio. A quel punto si potrebbe fare, non a questo punto.
Diamo un incarico ad un sociologo quando abbiamo mezza Regione disastrata negli ultimi vent'anni non da cattiva comunicazione, ma da assenza di comunicazione, da assenza di informazione sui rischi. I rischi del suolo, del territorio non li conosciamo? Si diano incarichi per conoscere il suolo zolla per zolla, si diano gli incarichi per conoscere i rischi all'interno delle singole Aziende. Saputo questo, con piani ed investimenti in mezzi ed opere poi si può anche fare il passo successivo.
Invece, Presidente, mi sembra che lei inverta i problemi. Io non dico che questo problema non esiste, anzi esiste; dico che non dovrebbe fare parte, secondo il mio punto di vista, dell'attualità dell'azione politica della Giunta regionale. Viceversa, vedo che ne fa parte.
L'iniziativa di farsi assistere da consulenti non è la prima che lei intraprende sia direttamente a sostegno della sua attività di Presidente sia in generale della Giunta regionale, in quanto in questi mesi voi vi siete caratterizzati per spendere una montagna di denaro per farvi assistere da una sorta di angeli propagatori, angeli comunicatori che immettano la vostra immagine, l'immagine delle cose che fate in circolazione nel modo migliore possibile. E' una caratteristica che io continuo a ritenere largamente negativa, dissipatrice di denaro, inutile tra virgolette, nel senso che prima vengono cento altri interventi di cui la società ha bisogno e di cui forse anche il Presidente della Giunta regionale ha bisogno: più che un comunicatore globale, occorre un'efficiente compagine di Giunta, un lavoro di coordinamento degli Assessorati e via dicendo. Per questo motivo continuo a ritenere inopportuna questa deliberazione, che è stata pure illustrata dal Presidente Ghigo.
Se vogliamo andare più nel dettaglio anche della convenzione, vediamo poi che, relativamente a tutti quegli elementi (anche all'interno di questa deliberazione) indicati come facenti parte di un Piano di Protezione Civile, in realtà il sociologo interviene solo sui punti 3 e 4 della convenzione che avete stipulato, e giustamente, perché quando si prova a scrivere una convenzione l'aspetto comunicativo rimane uno degli aspetti ma prima viene tutto il resto (conoscere i dati, dare gli allarmi organizzare tutto quanto).
Non mi sembra proprio che oggi il problema della Protezione Civile sia quello di evitare di creare inutile ansia (uso le stesse parole che ha usato lei, Presidente), non è questo il problema. Magari avessimo creato un po' di ansia: non sarebbe stato inutile ed avremmo salvato decine e decine di vite umane.
Presidente, questa consulenza termina a luglio di quest'anno; si spendono 54 milioni per una consulenza su cinque Comuni: la invito terminata questa consulenza, a riflettere anche su queste nostre critiche e a dedicare i suoi sforzi e il denaro pubblico verso altre iniziative che non siano le consulenze sociologiche sui rischi dei Piani di Protezione Civile.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

La sua, Consigliere Chiezzi, è stata una buona occasione per fare una panoramica su tutto. Io invece, rimanendo sul tema, non solo raccolgo l'indicazione del Consigliere Chiezzi, ma dico (del resto l'ho già detto nella risposta all'interpellanza) che questi piani sui cinque Comuni o sulle cinque zone serviranno a costo zero per gli altri Piani di situazioni di zone di questo genere.
Voglio solo ricordare quali sono i compiti specifici della Protezione Civile a livello regionale. La Protezione Civile a livello regionale ha il compito specifico di monitoraggio e di messa in attenzione, ricevuta l'indicazione dal sistema di Protezione Civile nazionale, dei soggetti che poi devono intervenire, che sono comunque le Prefetture; questo è bene ricordarlo, perché poi nell'immaginario collettivo si pensa che la Regione debba avere dei compiti che in realtà la legge non prevede.
Mi permetta ancora una riflessione. E' indubbio che questo rappresenta un aspetto dell'impegno di questa Giunta nei confronti della Protezione Civile, ma ci sono altre iniziative che la Regione (per esempio nel settore dell'ambiente in relazione ai rischi e in relazione alla prevenzione strutturale dei rischi, in modo specifico mi riferisco all'alluvione) sta assumendo con l'Autorità di bacino, con il Piano che è stato stabilito e con tutte le iniziative anche dal punto di vista urbanistico, al fine di evitare i rischi a monte, con azioni di politica di incentivazione e di insediamento nelle zone marginali, a tutela appunto dei territori marginali che poi sono quelli che condizionano il mantenimento dei fiumi e le situazioni che si sono verificate nell'ultima alluvione.
Concludo aggiungendo che chiaramente non condivido l'affermazione del Consigliere Chiezzi, nella quale sostiene che questa Giunta si è differenziata in maniera particolare per dare delle consulenze. Anche se il Consigliere Chiezzi presenterà qualche interrogazione sulle consulenze che questa Giunta ha dato, sono sicuro che avrò l'occasione per dimostrarle che questa Giunta sta dando meno consulenze di tutte le altre Giunte precedenti. Questo è un dettaglio del quale la prego di prendere conoscenza e di tenere conto.


Argomento: Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 210 dei Consiglieri Ferraris, Peano e Saitta relativa alla L.R. n. 38/94 - Valorizzazione del Volontariato - Necessità di provvedere alla costituzione e all'insediamento degli organi previsti


PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare l'interrogazione n. 210, presentata dai Consiglieri Ferraris, Peano e Saitta, cui risponde l'Assessore Goglio.



GOGLIO Giuseppe, Assessore all'assistenza

La legge n. 266/91 "Legge quadro sul volontariato" all'art. 15 prevede la costituzione di fondi speciali presso le Regioni al fine di istituire Centri di servizio a disposizione delle organizzazioni di volontariato, e da queste gestiti, con la funzione di sostenerne e qualificarne l'attività.
Con il DM 21/11/1991, in attuazione del citato art. 15, sono state individuate la composizione del Comitato di gestione di tali fondi, le modalità di costituzione nonché gli organi competenti alla nomina dei vari componenti.
Per opportuna memoria si ricorda che alcuni Enti creditizi hanno sollevato questioni di legittimità costituzionale avverso la statuizione dell'art. 15, ritardando, di fatto, l'accantonamento delle risorse.
In un quadro di relativa incertezza, l'allora Amministrazione regionale scelse di istituire preventivamente il registro regionale del volontariato con provvedimento amministrativo (deliberazione CR n. 339-2899 del 3/3/1992), privilegiando ad un legiferare astratto l'emanazione di una legge fondata su una reale conoscenza del fenomeno solidaristico piemontese.
E' infatti con la L.R. n. 38/94 "Valorizzazione e promozione del volontariato", attuativa della legge quadro nazionale, che vengono individuati i criteri per le nomine in esame ed istituito il Consiglio regionale del volontariato.
Tale indirizzo ha, conseguentemente, influito sui tempi di nomina dei quattro rappresentanti delle organizzazioni di volontariato, da individuarsi all'interno del registro.
Ciò stante, nel febbraio 1995, in presenza di una rappresentanza del volontariato più significativa rispetto a quella dei primi anni di vita del registro, sono state avviate le procedure per le nomine dei quattro rappresentanti delle organizzazioni di volontariato, procedure interrotte per il termine della legislatura.
Con nota assessorile 20/10/1995 n. 10981/530, veniva rinnovata al Presidente del Consiglio la richiesta di provvedere alle nomine stesse e la competente Commissione ha provveduto a proporre al Consiglio la deliberazione di nomina.
Per quanto concerne la costituzione del Consiglio regionale del volontariato, si precisa che la Giunta, valutata l'opportunità di assicurare la più ampia partecipazione delle varie realtà del volontariato anche a livello locale, presenterà, ai sensi dell'art. 11, ex L.R. n.
38/94, al Consiglio la propria proposta tecnica entro il mese prossimo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Intervengo soltanto per esprimere la soddisfazione per le risposte che sono state date e per rilevare come la sollecitazione che abbiamo voluto dare con le interrogazioni è stata utile per affrontare le questioni oggetto dell'interrogazione stessa.


Argomento: Viabilità

Interpellanza n. 226 dei Consiglieri Chiezzi, Papandrea, Simonetti e Moro relativa alla Stazione di Crescentino


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 226 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Papandrea, Simonetti e Moro.
Risponde l'Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

La ragione dell'impresenziamento della stazione ferroviaria di Crescentino, come pure di molte altre collocate anch'esse su linee ferroviarie di interesse regionale, è soprattutto di natura economica. Le FS intendono cioè intervenire su molti dei costi che incidono sul bilancio della società medesima. Gli investimenti in tecnologie da parte delle FS tipo l'adozione del sistema di circolazione, del controllo traffico centralizzato, l'introduzione di telecomandi per l'automazione degli scambi ed altro hanno limitato l'esigenza di presenziamento di alcune stazioni consentendo in tal modo una notevole diminuzione dei costi di gestione delle linee.
Nel merito del quesito posto dall'interpellanza, dai dati in possesso di questo Assessorato e da informazioni assunte direttamente dalle FS è emerso che il Comune di Crescentino nel primo semestre di quest'anno ha richiesto alle FS di poter utilizzare i locali di stazione per scopi sociali, essendo la stessa impresenziata.
A seguito di un ultimo incontro, avvenuto nel settembre u.s. fra le parti, le Ferrovie dello Stato, con nota del 20/10/1995, hanno trasmesso al Comune uno schema di convezione che prevede una serie di clausole nonch l'uso dei locali a titolo non oneroso.
In data 14/11/1995 il Comune e le Ferrovie dello Stato hanno sottoscritto la convenzione che porterà, ove non fosse già avvenuto, alla riapertura della stazione. Il Comune potrà utilizzare alcuni locali a scopo sociale con l'incombenza dell'apertura e chiusura della sala d'attesa avendo cura dell'igiene di tutti gli ambienti.
Comunque questo Assessorato, rendendosi conto che il problema della chiusura delle stazioni impresenziate costituisce disagio per la clientela ha già avuto contatti con la Direzione regionale del trasporto locale delle Ferrovie dello Stato per addivenire ad una soluzione che si confaccia con le esigenze dell'utenza, fra cui: il rispetto del "Piano d'impresa 1993/1995", approvato con il Contratto di Programma - Governo/Ferrovie dello Stato, che prevede il costante innalzamento delle qualità del servizio di trasporto attraverso l'impiego di tecnologie e l'adozione di modelli di esercizio che, pur nell'economia di scala, migliorino quantitativamente e qualitativamente il servizio ferroviario e le prestazioni ad esso connesse produrre un programma interessante le stazioni da impresenziare, sia esse in itinere che future nonché l'elenco di tutte quelle che hanno già subìto detto provvedimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Come già detto dall'Assessore nella sua risposta, si tratta di un problema più generale del quale abbiamo già discusso in altri casi; diverse interpellanze, anche nostre, sono state presentate su altri casi simili. Il problema è quello della scelta da parte delle Ferrovie dello Stato di chiudere delle stazioni senza preoccuparsi minimamente delle conseguenze che questo provoca.
Da una parte ritengo che non sia scandaloso pensare che ci può essere un luogo dal quale è possibile prendere un treno come se fosse la fermata del tram. Dall'altra, bisogna tenere presente la situazione precedente di quel luogo. Se cioè esisteva una stazione con determinate caratteristiche il suo puro e semplice abbandono può creare una serie di problemi facilmente immaginabili: chiunque sia passato in stazioni di questo tipo può verificare che questi luoghi hanno un altro uso, vengono cioè utilizzati da chi magari ha bisogno semplicemente di avere un riparo o altro, c'è quindi un degrado di queste attrezzature.
Noi abbiamo presentato questa interpellanza perché un Assessore del Comune si è messo a fare lo sciopero della fame di fronte al problema. E' una cosa che sensibilizza tutte le persone che poi dovrebbero usare quella stazione, non presenziata, ma comunque utilizzata. Credo che sia un problema da affrontare globalmente ed urgentemente. Non si può andare avanti in questo modo e vedere stazioni che diventano un vero e proprio "schifo", in cui non si riesce neanche a sostare.
Oltretutto, nel caso specifico la scelta di chiudere la stazione ha creato anche problemi al traffico merci: poiché non esiste un controllo, un monitoraggio, attualmente su questa linea non c'è più neanche il traffico merci.
A mio avviso, la Regione dovrebbe fare un intervento più attento e - lo ripeto - sarebbe il caso che fosse globale sull'insieme di questi casi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Masaracchio per una breve replica.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Le osservazioni sono ciò che in questo momento è nell'ambito dei rapporti con le Ferrovie dello Stato. Recentemente c'è stato un incontro con il Presidente Necci, e tutto questo è stato riprospettato e indicato in maniera particolare per talune situazioni di maggiore interesse che non il semplice degrado di una piccola stazione ferroviaria.
Nell'ambito del Piano regionale del traffico e dei trasporti naturalmente, quando avremo saputo quale sarà il destino che vorrà essere assegnato dal Governo centrale e dallo Stato alle Regioni per tutto ciò che concerne il traffico locale, è vero che la Regione dovrà risolvere questi problemi, quanto meno con delle risposte precise intervenendo sulle strutture, così come richiesto localmente.


Argomento:

Sollecito risposta ad interrogazioni ed interpellanze (seguito)


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cavaliere; ne ha facoltà.



CAVALIERE Pasquale

Ho chiesto la parola per rammentare al Presidente del Consiglio che prima è stata discussa un'interrogazione, quando sullo stesso argomento un'altra interrogazione di eguale natura, presentata un mese prima, non risulta iscritta all'o.d.g. del Consiglio, perché il Presidente del Consiglio gestisce la questione delle interrogazioni...



PRESIDENTE

Certo, le ho tutte nel cassetto e le tiro fuori a sorte!



CAVALIERE Pasquale

No, Presidente, non è questione...



PRESIDENTE

Sì, va bene!



CAVALIERE Pasquale

Mi permetta di continuare.



PRESIDENTE

Su che cosa?



CAVALIERE Pasquale

Sulla stessa questione, per cercare di avere una risposta un po' più civile.



PRESIDENTE

E' civile come la sua domanda! Le risponderà il Presidente della Giunta.



CAVALIERE Pasquale

Ma questo problema attiene a lei, signor Presidente del Consiglio!



PRESIDENTE

No, non attiene a me perché io ricevo le notazioni che voi mi fate pervenire (nella Conferenza dei Capigruppo lei è presente) e le passo al Presidente della Giunta o al suo rappresentante. Sono loro che mi fanno pervenire, come è successo del resto anche per la seduta odierna, l'elenco delle interrogazioni e delle interpellanze alle quali la Giunta è disponibile a rispondere.
Pertanto, io prendo ancora nota della sua sollecitazione, ma non posso fare altro.



CAVALIERE Pasquale

La mia non è una sollecitazione, bensì la richiesta affinché le interrogazioni e le interpellanze vengano discusse, per quanto è possibile nell'ordine cronologico di presentazione, in modo che si possa discutere un'interrogazione presentata quattro mesi e mezzo prima rispetto ad altre se non intervengono particolari motivi.
Credo che sia una cosa abbastanza logica.



PRESIDENTE

Certo, ma questa è una cosa che io ho ripetuto questa mattina: se lei era attento oppure era in sala avrebbe dovuto sentire le mie parole. Ho sollecitato anche il Presidente della Giunta ad attenersi a questo criterio oggettivo.


Argomento: Contratti ed appalti

Interpellanza n. 233 dei Consiglieri Chiezzi, Simonetti e Papandrea relativa al riscaldamento degli edifici regionali


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'interpellanza n. 233 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Simonetti e Papandrea.
Risponde l'Assessore Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore al patrimonio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con la presente si forniscono gli elementi utili di risposta all'interpellanza in oggetto.
In ordine al primo quesito, si precisa che l'appalto, per l'aggiudicazione del quale è stata esperita la gara i cui atti sono stati poi revocati con la DGR n. 1-2367 del 20/10/1995, riguardava, secondo le previsioni del Capitolato Speciale approvato con la DGR n. 160-45890 del 15/5/1995, la fornitura energia e il relativo servizio in conformità all'art. 1, comma primo, lett. p), del DPR 26/8/1993, n. 412, ossia l'erogazione dei beni e servizi necessari a mantenere le condizioni di comfort negli edifici nel rispetto delle vigenti leggi in materia di uso razionale dell'energia, di sicurezza e di salvaguardia dell'ambiente, con contemporaneo miglioramento del processo di trasformazione e di utilizzo dell'energia.
Esso prevedeva che oltre agli oneri e ai compiti connessi alla gestione del servizio di riscaldamento e di condizionamento delle sedi regionali quali, a titolo esemplificativo, l'approvvigionamento dei combustibili necessari al funzionamento degli impianti, il loro esercizio e la loro manutenzione ordinaria, il mantenimento nei locali della temperatura di 20 gradi, la produzione di acqua calda sanitaria, l'appaltatore assumesse il ruolo di "terzo responsabile" per gli impianti termici degli edifici di cui la Regione è proprietaria, o è tenuta alla manutenzione straordinaria e alla ristrutturazione in qualità di comodataria o concessionaria.
Tale funzione, come individuata dall'art. 1, comma primo, lett. o), nel richiamato DPR n. 412, comporta l'assunzione degli oneri di cui all'art. 11 dello stesso decreto, tra i quali si evidenziano le operazioni di manutenzione straordinaria, secondo le prescrizioni delle vigenti normative UNI e CEI, la tenuta dei "libretti di centrale", l'assoggettamento alle eventuali sanzioni amministrative previste dal comma quinto dell'art. 34 della legge 9/1/1991 n. 10, le verifiche periodiche dei generatori di calore e degli elementi indicati nel libretto di centrale e la sostituzione dei generatori aventi rendimento di combustione inferiore a quelli prescritti.
L'appaltatore doveva presentare per ciascuno degli impianti oggetto dell'appalto una relazione sullo stato di fatto che ne evidenziasse eventuali inadempienze normative e per quelli oggetto dell'assunzione del ruolo di "terzo responsabile" doveva proporre anche i conseguenti interventi di adeguamento normativo (VV.F., CEI, ISPESL, ecc.), di miglioria, di risparmio energetico e di riqualificazione tecnologica.
In tal modo si intendeva perseguire sia per gli impianti di proprietà regionale, sia per quelli a servizio di immobili di terzi, ma assunti in uso dalla Regione, con l'obbligo della loro ristrutturazione, il primario obiettivo del raggiungimento delle condizioni di sicurezza imposte dalla normativa vigente. Tale sistema d'appalto, inoltre, si prefiggeva di individuare una buona realtà imprenditoriale privata che potesse gestire gli impianti in modo efficiente, individuando il giusto rapporto tra investimenti da effettuare e ritorno degli stessi al fine di minimizzare i costi.
Per questi motivi era stata stabilita una durata dell'appalto novennale, al fine di consentire all'appaltatore di proporre maggiori interventi di riqualificazione tecnologica e di risparmio energetico e permettere l'ammortamento degli interventi previsti mediante i risparmi di gestione.
In ordine al secondo quesito posto con l'interpellanza in oggetto si fa presente che l'importo a base d'asta era stabilito in complessive L.
2.500.000.000 annue, ma solo in via presuntiva.
L'importo contrattuale doveva scaturire dall'offerta delle imprese concorrenti che, secondo le indicazioni del capitolato speciale, avrebbero dovuto proporre il prezzo articolandolo secondo le seguenti voci: a) fornitura energia e relativo servizio per il riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria b) servizio di condizionamento, di aspirazione e di umidificazione c) rateo annuo di ammortamento degli interventi di adeguamento normativo e di riqualificazione tecnologica d) esecuzione lavori straordinari e) eventuale fornitura di combustibile.
La scelta della ditta giudicataria doveva avvenire con il sistema dell'offerta "economicamente più vantaggiosa", sulla base dei criteri indicati nel capitolato, i quali, pur privilegiando il "prezzo", davano anche peso alla "qualità del servizio di gestione" e "all'entità dei lavori proposti".
Si è proceduto a non aggiudicare il servizio in oggetto con l'adozione della deliberazione della Giunta regionale n. 1-2367 del 20/10/1995 vistata dalla Commissione di controllo in data 26/10/1995. Sostanzialmente i motivi che hanno determinato tale decisione sono riassumibili nelle diverse linee guida in materia energetica che la nuova Amministrazione regionale ha posto a fondamento del proprio documento programmatico, nella volontà di voler ricercare e sperimentare nuove tecnologie e rapporti contrattuali differenti dai tradizionali e comunque idonee a conseguire risparmi economici e vantaggi di esecuzione dei servizi affidati.
D'altronde questa nuova e differente impostazione è riscontrabile anche nell'adozione di diverse deliberazioni giuntali programmatiche sulla materia in discussione, da ultimo il progetto REDFOR e nelle disposizioni di cui alla legge n. 10/91, la quale esplicitamente prevede la definizione dei piani regionali per l'uso razionale dell'energia.
Conseguentemente, stanti i motivi di cui sopra, la Giunta regionale ha ritenuto che nel caso di specie ricorressero tutti i presupposti per porre in essere un capitolato per la stesura del quale saranno coinvolti anche docenti del Politecnico di Torino, differente da quello precedentemente definito e tale da permettere una sorta di "trascinamento" nei confronti sia degli altri enti pubblici, sia dei privati, che entrambi ben possono utilizzare gli strumenti in oggetto.
In merito al quarto quesito si fa presente che lo scorso 16/11/1995 è stato notificato all'Amministrazione il ricorso contro il provvedimento con il quale è stata disposta la revoca degli atti di gara, presentato al TAR del Piemonte dalla ditta Petrol Company s.r.l., in proprio e quale capogruppo dell'Associazione temporanea di Imprese, dichiarata provvisoriamente aggiudicataria del pubblico incanto.
Infine, in merito al quinto quesito, si precisa che a seguito della predetta revoca è stata esperita una trattativa privata per l'affidamento del servizio di riscaldamento e di condizionamento per la sola stagione 1995/1996 alla quale sono state invitate a partecipare le ditte che avevano fatto pervenire offerta in occasione del precedente pubblico incanto.
Il capitolato speciale d'appalto all'uopo predisposto non stabiliva il prezzo a base d'asta, demandando la determinazione del prezzo contrattuale alle ditte concorrenti che dovevano indicare in sede di formulazione dell'offerta l'importo richiesto per l'assunzione dell'appalto.
Le offerte pervenute sono le seguenti: la ditta F.A. Petroli S.p.A. di Milano, per la durata di un anno, ha offerto L. 2.192.509.410 oltre IVA la ditta SIRCAS S.p.A. di Milano L. 1.878.773.754 oltre IVA la ditta AGIP Servizi S.p.A. di Roma L. 988.908.276 oltre IVA la ditta Petrol Company s.r.l. di Sesto San Giovanni L. 1.824.235.381 oltre IVA.
La Giunta regionale nella seduta del 13/11/1995 ha deliberato di aggiudicare l'appalto all'impresa AGIP Servizi S.p.A. che ha presentato l'offerta più conveniente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Care colleghe e cari colleghi, stiamo discutendo di una questione molto delicata, sulla quale l'Assessore non è stato purtroppo esauriente e preciso.
La Regione Piemonte ha indetto una gara con la quale decise di avviare un rapporto contrattuale con chi l'avrebbe vinta della durata di nove anni in base al quale la ditta vincitrice si impegnava a riscaldare, con le modalità che ha precisato l'Assessore, gli edifici di competenza regionale.
Era un appalto quindi molto rilevante dal punto di vista economico, molto appetibile, che faceva un po' riferimento, se non sbaglio, ad analogo appalto che il Comune di Torino, attraverso l'Azienda Energetica Municipale, fece, con la stessa cadenza novennale. Appalto che, per il Comune di Torino e l'AEM, fece, se ricordo bene, una brutta fine (con ricorsi, assegnazioni rimangiate, e via dicendo).
Primo elemento di allarme è che si faccia una gara per consegnare per nove anni ad una sola ditta il riscaldamento di tutta la Regione. Siamo in zona a rischio.



(Interruzione fuori microfono dell'Assessore Gallarini)



CHIEZZI Giuseppe

Gallarini, a parte che tu c'eri anche prima.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore al patrimonio

L'ultimo anno.



CHIEZZI Giusepp

Per il pezzettino dell'ultimo anno.
Siamo in zona a rischio: appalto per il riscaldamento di nove anni, le ditte che concorrono. L'appalto è stato fatto. Dove l'Assessore ha omesso le informazioni più preoccupanti è quando ha spiegato per quale motivo l'appalto è stato revocato. Non l'hai spiegato; perché, se i motivi sono quelli che "il programma della Giunta regionale adesso vuole rivolgersi alle nuove tecnologie", state attenti a revocare l'affidamento contrattuale in base ad una gara in forza di opinioni che voi avete sul sistema energetico regionale e come potrebbe migliorare. State attenti, perché una gara è una cosa seria.
Notizie giornalistiche hanno detto: "Le ditte avranno speso 200 milioni cadauna per presentare il progetto"; da notizie giornalistiche la gara era stata effettuata e vi era stata un'assegnazione (che diventa provvisoria solo dopo); c'è stata un'assegnazione: io sono sconcertato nel sentire questa è stata l'indicazione dell'Assessore - che avete revocato questa gara sulla base del programma. Se questi sono i termini, la preoccupazione è massima. Quindi, io chiederei all'Assessore un supplemento di informazione, cioè che ci dica che la gara è stata revocata per motivi di vizi amministrativi espliciti, altrimenti impegnate la Regione nel fare fronte a ricorsi onerosi, sui quali non so bene se non esistano poi delle responsabilità di carattere personale da parte di chi li ha presi, se questa revoca non è motivata con atti amministrativi.
Revocare un appalto è un atto gravissimo, genera delle tensioni nell'ambito del mercato a cui si riferisce, genera atti e contenziosi amministrativi onerosissimi e dato che l'appalto si riferiva ad un investimento di 2 miliardi e mezzo per nove anni, le cifre in gioco sono rilevanti. Sappiamo bene che il mondo del petrolio è un mondo in cui girano interessi rilevanti. Vincere un appalto per nove anni, in questo sistema vuol dire veramente avere una commessa di grande interesse, una sorta di assicurazione sulla vita dell'impresa. Quindi, stiamo attenti. L'Assessore spieghi, per cortesia, i motivi per cui avete fatto questa revoca.
Che questa situazione sia da considerare con la massima attenzione e preoccupazione lo dimostra l'esito della trattativa privata che avete fatto adesso e che è - spero di avere capito male le cifre - allucinante. E' allucinante, colleghi. La Giunta regionale fa una gara per chiedere alle ditte quanto richiedono per fornire il riscaldamento alla Regione Piemonte.
La ditta che chiede di più chiede 2 miliardi e 192 milioni ed è di Roma; la ditta che vince (quella che fa l'offerta più bassa) offre 988 milioni: meno della metà, è ancora al di sotto! E la ditta subito superiore all'AGIP (che offre 988 milioni) offre 1 miliardo e 878 milioni. Un miliardo in più! Allora, qui c'è qualcuno che bara al gioco.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore al patrimonio

Noi risparmiamo un miliardo.



CHIEZZI Giuseppe

No, Gallarini, tu sei seduto lì, io sono seduto qui, se era viceversa si dicevano le stesse cose.
Il mercato, il tanto fantomatico e benefico mercato, dove sta qui? Che significato ha il concetto di mercato in offerte di questo tipo? Si assegnano i lavori all'AGIP. Io avrei dei dubbi ad assegnare lavori ad una ditta che propone il prezzo di un miliardo quando la ditta seguente propone un prezzo di quasi due, e l'altra ditta addirittura superiore a due! E voi avete assegnato un lavoro di questo genere a trattativa privata con degli elementi che parlare di turbativa d'asta è il minimo che uno possa indurre o di offerta anomala o di offerta fuori mercato. O tre ditte su quattro hanno fatto offerte fasulle, si sono messe d'accordo e hanno fatto le offerte sparando 2 miliardi all'incirca e lasciando ad una ditta il compito di proporre un prezzo inferiore, oppure questa ditta ha fatto un prezzo fuori mercato. Ma se ha fatto un prezzo fuori mercato l'AGIP, come si fa a scaldare gli edifici? Cosa succederà dopo? Perché l'ha fatto? Allora l'altro elemento di insoddisfazione è dato dal fatto che l'Assessore non ci ha rassicurato su questi prezzi. Non ha detto: "State tranquilli, ci siamo accorti che c'è il divario di un miliardo, del cento per cento, ma dividendo questa cifra per il numero di metri cubi torniamo ad una situazione, dal punto di vista economico, regolare; cioè 988 milioni sono regolari perché è il mercato: tanti metri cubi, fanno tante lire".
Se l'Assessore dicesse così noi saremmo già tranquilli sul fatto che stiamo pagando un corrispettivo equo. Rimaniamo per nulla tranquilli sulle offerte delle altre ditte, superiori del doppio ed essendo queste offerte superiori del doppio, anomale, fuori mercato, bisognerebbe prendere anche delle conseguenze pratiche nei confronti di ditte che quando si richiedono offerte fanno le offerte anomale, spropositate e prive di mercato. Le strade sono tutte e due da esplorare, e tutte e due comportano dei problemi, non è una situazione che è tutta a posto ed è tutta coerente, c'è un'incoerenza, bisogna vedere da che parte sta questa incoerenza.
Quindi, esprimo la più elevata preoccupazione per questa vicenda.
Elevata preoccupazione sia per l'appalto revocato, sia per il contratto che avete stipulato con l'AGIP. Chiederei all'Assessore una risposta adesso se ritiene di tornare su questa questione. Prima di scrivere un'altra interpellanza sull'esito di questa trattativa privata chiederei all'Assessore se vuole venire in Commissione a spiegare come sono andate le cose.



PRESIDENTE

Signor Assessore, vuole ancora dare una risposta? Prego, Assessore Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore al patrimonio

Penso che una qualche considerazione, al di là delle cifre che sono state dette in prima battuta, vada fatta in seguito agli interrogativi del Consigliere Chiezzi. Sono interrogativi che, per la verità, non si è posto solo il Consigliere Chiezzi, ma ce li siamo posti un po' tutti. Noi, per ora, ci siamo attenuti ai fatti e ai risultati, se così possiamo dire. Noi con l'appalto di un anno stiamo risparmiando un miliardo per quanto ci riguarda come Regione. Le domande sollevate dal collega Chiezzi sono legittime; in ogni caso, per quest'anno dal 1995 al 1996 noi, con la trattativa privata e con l'esito che c'è stato, come Regione Piemonte spendiamo un miliardo in meno di quello che avremmo speso. Certo che a fronte di un miliardo in meno ci possiamo porre delle domande.
Io non so, penso non lo sappia nessuno, quali sono i motivi per i quali l'AGIP ha ritenuto di fare un'offerta del genere che - torno a ripetere per noi è vantaggiosissima. Se, d'altra parte, la ditta che ha fatto un'offerta del genere fosse stata una ditta sconosciuta, ci saremmo posti degli interrogativi sicuramente molto pregnanti, ma è un nome di risonanza mondiale.



CHIEZZI Giuseppe

Ma questa è concorrenza sleale!



GALLARINI Pier Luigi, Assessore al patrimonio

Certo, Consigliere Chiezzi.
Questo è un primo punto.
Il secondo punto - mi sembrano i punti fondamentali - la preoccupazione, che è legittima - torno a ripetere, perché anche noi responsabilmente eravamo preoccupati nel vivere questa vicenda - è relativa al ricorso della Petrol Company.
Non sappiamo come finirà il ricorso al TAR, però un primo elemento lo abbiamo: la sospensiva il TAR non l'ha concessa. Questo è un elemento a nostro favore, nel senso che il TAR ha considerato valide le argomentazioni che stanno alla base di quella nostra revoca. Per ora possiamo dedurre questa conclusione, che non è definitiva, ma al momento ci sembra rassicurante nel confronto di quel ricorso.
Per quanto riguarda la questione "turbativa d'asta" - ho presieduto io quella gara ma avrebbe potuto presiederla il Presidente o un altro collega non è questione di persone - tutto è andato bene, in modo estremamente corretto e soprattutto trasparente. Tra l'altro alla gara assistono anche le ditte concorrenti, è pubblica.
Per quanto riguarda "congruità" o "offerta anomala", si tratta di un quesito al quale io non sono in grado di dare una risposta. E' anomala la cifra di 988 milioni o è anomala la cifra dei 2 miliardi e 200 milioni? Siccome a questo dubbio non riusciamo a dare una risposta, per oggi ci atteniamo al fatto che la Regione risparmia un miliardo.
Per rassicurare il Consigliere Chiezzi, ma anche tutto il Consiglio posso anche dire che l'AGIP sta gestendo questo riscaldamento da un mese circa e le cose vanno bene. Vanno bene nel senso che la gestione è corretta; ritengo, quindi, che per ora non ci siano motivi di preoccupazione, dopodiché sono disponibilissimo ad andare in Commissione per fornire ulteriori elementi. Tuttavia ritengo che, stante questi dati si possa essere soddisfatti di come sono andate le cose.


Argomento: Sistema informativo regionale

Interpellanza n. 239 dei Consiglieri Chiezzi, Papandrea e Simonetti relativa all'incursione nell'archivio del CSI


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 239, presentata dai Consiglieri Chiezzi, Papandrea e Simonetti, alla quale risponde il Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Il CSI-Piemonte, in riferimento all'intrusione in un pirata informatico nel minielaboratore del Consiglio regionale, mi ha informato che il 26/10/1995 si è verificato un accesso non autorizzato al minielaboratore DEC 5500 del Consiglio regionale del Piemonte, che ospita alcuni strumenti procedure ed archivi del Sistema Informativo Consiliare (tra cui la banca dati Arianna delle leggi regionali).
Le modalità con cui è avvenuta la connessione non autorizzata sono le stesse in uso per la normale procedura di interrogazione distribuita agli utenti di Arianna. Nonostante tale procedura permetta di eseguire soltanto alcune, limitate operazioni di interrogazione, l'intruso è riuscito a superare un primo livello di registrazioni imposte dal sistema e ad utilizzare un numero - peraltro molto ristretto - di funzionalità che il sistema UNIX mette a disposizione nel caso specifico (utenza esterna).
Va precisato, tuttavia, quanto segue: le operazioni effettuate dall'intruso si sono limitate all'utilizzo delle funzioni di collegamento ad altri sistemi (in sostanza, il minielaboratore è stato usato come ponte per l'accesso al Centro di calcolo del Cineca di Bologna, che il CSI ha immediatamente allertato). Le operazioni non hanno comportato alcun costo per il Consiglio regionale l'intruso non ha né interrogato né modificato le informazioni contenute nelle banche dati residenti sul minielaboratore del Consiglio il CSI-Piemonte non è ancora a conoscenza di precedenti intrusioni nel minielaboratore del Consiglio regionale; è poco probabile, benché non escludibile, che episodi analoghi si siano verificati in passato; in ogni caso le informazioni memorizzate nel sistema non sono state violate benché l'intruso sia venuto a conoscenza delle login ammesse dal sistema il CSI, e non l'intruso, ha bloccato gli accessi (operazioone consentita al gestore del sistema) per il pomeriggio del 26 ottobre.
Il CSI-Piemonte ha realizzato negli scorsi anni una prima serie di misure a salvaguardia della sicurezza complessiva del sistema informativo consiliare, sulla base delle indicazioni strategiche di sviluppo del sistema e delle risorse tecnologiche a disposizione. In particolare, negli scorsi anni tali misure si sono indirizzate al salvataggio periodico degli archivi e all'attuazione di misure preventive e di recupero delle funzionalità delle attrezzature infette da virus informatici. Nell'ultimo anno, con l'avvio sperimentale della distribuzione di informazioni (Arianna, Elezioni, ecc.) all'esterno della struttura si è aperto un nuove fronte di attività che accanto alla riprogettazione di flussi, procedure e servizi richiede di potenziare le misure di sicurezza.
Benché sul minielaboratore del Consiglio regionale del Piemonte non siano ospitate informazioni con carattere di riservatezza, vengono da tempo attuate e periodicamente aggiornate misure preventive di sicurezza sia per quanto riguarda l'accesso (controllo parola chiave, monitoraggio utenti collegati) sia per la salvaguardia periodica dei dati (salvataggi incrementali e totali).
Si è inoltre proposto per il 1996 uno studio complessivo che consenta di conciliare le esigenze di gestione e di sviluppo delle varie componenti del Sistema informativo con la necessità di sviluppare servizi verso l'esterno. Sono allo studio meccanismi che consentano di separare gli ambienti destinati alla gestione da quelli predisposti alla distribuzione delle informazioni.
Nel contesto di prevenzione sopra descritto, durante i controlli legati al monitoraggio del sistema, il 26/10/1995 alle ore 15,07 l'intrusione non autorizzata è stata individuata mentre era in atto e bloccata.
In particolare, di concerto con i funzionari del Consiglio referenti per lo sviluppo del sistema Informativo Consiliare, si sono immediatamente effettuate le operazioni che seguono: 1) sono state cambiate, a titolo cautelativo, le parole chiave che permettono l'uso delle funzioni più delicate di controllo e gestione del sistema 2) il nome utilizzato dal pirata durante l'intrusione è stato rimosso 3) sono in corso di revisione tutte le parole chiave degli utenti interni e sono stati inibiti gli accessi da parte di tutti gli utenti esterni al Consiglio regionale (attraverso filtri sulle apparecchiature di rete presenti in CSI). Tali accessi sono in corso di ripristino sulla base di nuove modalità di accesso che prevedono l'uso di password differenziate.
Inoltre è stato contattato il Nucleo dei Carabinieri di Matera specializzato sugli atti di pirateria informatica; successivamente si è depositata formale denuncia dell'accaduto presso i Carabinieri di Torino secondo quanto comunicato formalmente al Consiglio regionale con lettera prot. n. 3615 del 2/11/1995.
L'interpellanza chiede di precisare "quanto costa attualmente alla Regione la gestione del Progetto Arianna e quanto costerà l'eventuale potenziamento delle sue difese".
A proposito si precisa che l'aspetto della sicurezza riguarda in generale l'intero sistema informativo del Consiglio regionale, che comprende oltre ad Arianna altre banche dati ed informazioni di interesse pubblico (ad esempio, Nomine, Anagrafe Consiglieri, Sportello Autonomie locali, ecc.).
Pertanto non è possibile individuare ed isolare una quota relativa al potenziamento delle difese del solo progetto Arianna.
Nell'ambito del piano per il 1996 si è proposto di stanziare una quota di L. 30.000.000 per la definizione di un piano complessivo di attuazione di misure di sicurezza.
La gestione del progetto Arianna, che riguarda la manutenzione delle procedure e degli archivi, l'addestramento e l'assistenza applicativa sulle varie funzionalità rilasciate all'interno ed all'esterno della struttura consiliare, ha un costo annuo di circa L. 130 milioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente: sono soddisfatto.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale - Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 250 dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea relativa alla partecipazione al Convegno "Le assenze dal servizio"


PRESIDENTE

Desidero informare i Presidenti dei Gruppi consiliari che l'incontro con la delegazione dei Vigili del Fuoco e l'Organizzazione sindacale CGIL CISL-UIL avverrà alle ore 14,30 in Sala Morando.
Esaminiamo ora l'interpellanza n. 250 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Papandrea.
Risponde l'Assessore Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore al personale

Con riferimento all'interpellanza in oggetto, si comunica quanto segue.
Di norma è il responsabile di struttura, con il visto dell'Assessore che identifica le necessità formative per il proprio personale.
La Giunta regionale o, per il personale del Consiglio, l'Ufficio di Presidenza, valutata l'attinenza delle materie del corso rispetto ai compiti d'ufficio, con proprio provvedimento dispongono l'atto di autorizzazione.
Per quanto riguarda il Convegno organizzato dal Gruppo SOI-ITA sul tema "Le assenze dal servizio nel pubblico impiego" l'autorizzazione è stata disposta dalla Giunta regionale per: la dr.ssa Rionda, VII qualifica funzionale, assegnata all'U.O.O.
Disciplina del Servizio "Gestione del Personale", in quanto, tra l'altro il Convegno prevedeva una specifica trattazione della nuova procedura disciplinare (ovviamente collegata alle assenze dal servizio) la signora Scavello, VI qualifica funzionale, assegnata all'U.O.O.
Presenze del Settore Personale, che si occupa degli adempimenti connessi alla gestione centralizzata delle presenze ed assenze del personale regionale.
Risulta invece che l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale ha autorizzato la signora Gallo Filomena, IV qualifica funzionale (con anzianità di servizio regionale di oltre sedici anni) addetta alle incombenze legate alla gestione operativa delle presenze/assenze del personale del Servizio "Gabinetto dell'Ufficio di Presidenza", servizio che, come previsto dalla legge istitutiva, non dipende da alcun Settore.
Anche in questo caso, a ben vedere, si tratta di intervento formativo correlato all'attività svolta dalla dipendente.
Premesso che "la responsabilità di gestione del personale di un servizio" compete al Dirigente allo stesso preposto, si specifica che nessuna qualifica funzionale prevede esplicitamente la funzione del controllo delle cartoline di presenza e la compilazione dei modelli "giustificativi" di fine mese. Solitamente il Responsabile di struttura, in relazione alla capacità del singolo, ai carichi di lavoro, ecc., affida anche tale incombenza che, peraltro, non può certo considerarsi attività esaustiva dei compiti di un dipendente, per quanto ampia possa essere la struttura di assegnazione.
Si deve peraltro precisare che in Consiglio regionale - come nell'ambito della Giunta - ogni singolo Settore provvede direttamente alla gestione mensile delle cartoline di presenza, e tramite la Segreteria di ogni singolo Settore. Riprendendo quanto sopra detto, poiché il Servizio "Gabinetto dell'Ufficio di Presidenza" non dipende da alcun Settore, si provvede direttamente tramite la signora Gallo.
Il costo di iscrizione ammonta a L. 3.179.000 per il personale autorizzato dalla Giunta e a L. 3.589.500 per il personale autorizzato dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale. Le spese di trasferta per il personale della Giunta ammontano a L. 192.060 e a L. 90.640 quelle per il personale del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Per il momento siamo soddisfatti della risposta dell'Assessore vorremmo però avere la relazione scritta per poterla analizzare meglio.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FOCO


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni - Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Interpellanza n. 240 dei Consiglieri Chiezzi, Papandrea e Simonetti relativa alla presentazione con inserzione a mezzo stampa della I Conferenza Economica


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 240 presentata dai Consiglieri Chiezzi Papandrea e Simonetti.
Risponde l'Assessore Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore regionale

Nel corso del mese di ottobre, la Giunta regionale ravvis l'opportunità di organizzare nelle Province quattro incontri con amministratori pubblici ed operatori economici, finalizzati al confronto ed alla raccolta di indicazioni sulla stesura del bilancio di previsione 1996 e, più in generale, sulla rielaborazione del Piano di sviluppo regionale.
Per la ristrettezza dei tempi a disposizione e per la complessità organizzativa venne ipotizzata la necessità di definire sistemi rapidi e sicuri nell'inoltro degli inviti ai soggetti interessati. Mentre per le Amministrazioni pubbliche furono indirizzati a Sindaci e Presidenti, per gli operatori economici l'invito fu deciso esclusivamente nei confronti dei rappresentanti di categoria, apparendo assai problematico raggiungere a mezzo posta migliaia di amministratori comunali e provinciali e decine di migliaia di imprenditori. D'altro canto era verosimilmente difficile immaginare che - proprio per la limitatezza del tempo disponibile - i destinatari dell'invito potessero farne a loro volta ampia diffusione presso i singoli Consiglieri ed i rispettivi associati, per una peraltro giusta ed auspicata ampia partecipazione.
Aggiungo che, nelle more di predisposizione degli inviti - siamo alla fine del mese di novembre, quindi a ridosso dello svolgimento degli incontri - si preannunciò uno sciopero degli addetti al trasporto della corrispondenza postale.
Fu allora giocoforza ipotizzare canali di informazione diversi dal servizio postale ordinario. Una strada certamente ampia, rapida e ramificata fu quella della comunicazione sui giornali. Per tale motivo, in data 30 ottobre - quindi come soluzione nell'emergenza - la Giunta approv la deliberazione, immediatamente esecutiva e d'altro canto regolarmente vistata dal Commissario del Governo, per l'acquisizione di spazi informati nel minimo indispensabile, sui quotidiani La Stampa e la Repubblica, nonch su alcuni periodici aventi ampia diffusione a livello provinciale, il tutto per una spesa complessiva di L. 37 milioni, IVA compresa.
Estremamente sintetico il messaggio pubblicato, limitandosi a dare notizia di luogo, data e destinatari delle assemblee.
Sono certo che il successo di partecipazione e di contributi propositivi ai citati incontri abbiano ampiamente giustificato l'onere sostenuto per l'organizzazione ed in quel contesto anche il preliminare ed essenziale aspetto informativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

La risposta dell'Assessore non mi pare convincente, trattandosi di un'iniziativa propagandistica della quale non vi era alcuna necessità, in quanto non si può addurre, Assessore, la ristrettezza dei tempi alla decisione che avete preso. I tempi sono ristretti per responsabilità della vostra azione, non potete ritardare un'azione, colpevolmente, e poi sostenere la necessità - a quel punto - di fare delle inserzioni pubblicitarie.
Quindi, la ristrettezza dei tempi non è una scusa, anzi è un'aggravante di questa decisione. Non si possono fare cose che non si è in grado di fare.
Secondo argomento poco convincente, l'impossibilità di scrivere a decine di migliaia di imprenditori: non era questo il senso della pomposa I Conferenza economica regionale: gli inviti dovevano essere mandati ai rappresentanti degli operatori economici, non agli operatori economici! In ogni caso, i rappresentanti degli operatori economici che poi, abbiamo visto, sono venuti nel minor numero indispensabile. All'assemblea, alla quale ho partecipato, c'erano poche decine di persone: ripetere l'inserzione su La Stampa e su la Repubblica appariva, e continua ad apparire anche dopo le spiegazioni dell'Assessore, come un'operazione di promozione pubblicitaria della Giunta regionale, e come tale - si dice nell'interpellanza - soggetta a spese a carico di chi le decide e non a carico della collettività. Avete duplicato un'informazione di cui non c'era alcun bisogno, salvo quello di apparire con degli slogan, a spese del contribuente, sui due giornali che vi danno maggior lustro e non su giornali sui quali si poteva pensare un'informazione - come dite voi veicolata presso i soggetti cui eravate interessati.


Argomento:

Discussione in Commissione e risposta scritta ad interrogazioni ed interpellanze


PRESIDENTE

Informo l'assemblea che l'interpellanza n. 235 del Consigliere Cavaliere relativa agli Ecomusei è stata discussa in sede di Commissione così pure l'interpellanza n. 270 dei Consiglieri Chiezzi, Simonetti e Papandrea sempre relativa agli Ecomusei - Nomina degli organismi direttivi ed utilizzo relativi fondi. In merito all'interrogazione n. 264 del Consigliere Riba relativa all'Autostrada Asti-Cuneo è stata accettata risposta scritta.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame disegno di legge n. 74: "Provvedimento generale di finanziamento per l'anno 1996 degli interventi previsti da leggi regionali nonch disposizioni finanziarie per l'anno 1997"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 5) bis all'o.d.g., che prevede l'esame del disegno di legge n. 74.
La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, l'occasione che ci è offerta dal dibattito per l'approvazione della legge regionale di bilancio coincide, casualmente, con la scadenza dei primi sei mesi di governo della Giunta da me presieduta.
Credo che chiunque di voi sedesse al mio posto rifiuterebbe ogni tentazione di esprimere un giudizio perentorio e preciso sull'attività svolta da giugno ad oggi. Come ho avuto modo di affermare in un mio recente articolo apparso sulle pagine locali di un quotidiano nazionale, il lavoro di una nuova amministrazione ha bisogno di tempo per poter dimostrare l'efficacia o meno di determinate scelte. Sei mesi sono però sufficienti per esprimere alcune valutazioni sui programmi avviati, sull'agenda dei problemi del nostro territorio, sul rapporto tra l'Amministrazione regionale e le altre istituzioni locali e nazionali e, infine, sul rapporto tra Giunta e Consiglio.
Prima di affrontare più da vicino i nostri problemi mi sia permesso però di svolgere un breve sguardo a quanto sta avvenendo nel resto del Paese.
I cittadini italiani tra la fine del 1995 e l'inizio del nuovo anno hanno assistito ad un dibattito politico che è certamente di difficile comprensione: nel grande teatro della politica italiana tutti, sempre più spesso, dicono tutto ed il contrario di tutto; tutti incontrano tutti tutti sembrano avere a cuore i problemi del Paese, ma per la verità sembrano mossi più da calcoli elettorali o da tatticismi di bottega che dalla reale volontà di assicurare stabilità e governabilità alle nostre istituzioni. Se alla travagliata crisi di governo si aggiungono le polemiche sull'attività dell'ex magistrato Antonio Di Pietro, ci si rende ben conto che la confusione è enorme.
Il risultato è davanti agli occhi di tutti: la speranza di un profondo cambiamento suscitata dal crollo del sistema partitocratico si affievolisce sempre più; riappare la sfiducia nei confronti delle istituzioni; aumenta l'insofferenza verso la richiesta di ulteriori sacrifici economici come quelli recentemente invocati dal Governatore della Banca d'Italia.
Il divario tra il palazzo ed i cittadini si fa così sempre più ampio.
Non ci si può quindi sorprendere più di tanto di fronte alla notizia che i punti di riferimento dei giovani, e non solo dei giovani, siano istituzioni e personalità estranee al mondo politico.
Dopo il collasso di tangentopoli e i danni provocati dalla degenerazione dei partiti ci vorranno sicuramente molti anni per ricostruire un forte rapporto di credibilità tra cittadini ed istituzioni: è ancora troppo forte presso i governati la sensazione che i governanti in molti casi antepongano gli interessi propri o della propria forza politica a quelli generali del Paese.
E' ancora inoltre molto diffuso il pregiudizio che chi fa politica nella maggior parte dei casi, sia senza principi e anche poco onesto.
Una situazione di permanente discredito della politica è una malattia che un ordinamento democratico non può sopportare a lungo senza subire collassi pericolosi. I sintomi sono rappresentati dal crescente disvalore del mandato elettorale, dal fastidio verso le assemblee elettive e dalla rapida ascesa e declino di nuovi leader; le medicine sono spesso ancora più dannose del male stesso e vanno dall'aspirazione dell'uomo forte al prevalere di un potere dello Stato sugli altri.
Certo, se la politica e le istituzioni sono ancora lontane dai cittadini la colpa è innanzitutto nostra, che ci attardiamo spesso in polemiche che poco hanno a che vedere con i reali bisogni e con le aspettative dei cittadini. Per usare le parole del Presidente Scalfaro la politica nel nostro Paese "non vola alto".
E' però anche vero che le responsabilità vanno individuate anche altrove: ormai, sia a livello locale che a livello nazionale, al confronto tra idee, ideali e programmi si sono sostituiti sempre più frequentemente il pettegolezzo, le piccole congiure, la denuncia come strumento permanente di lotta politica.
E' naturale che questa assurda babele di pettegolezzi e di voci che ridicolizza politica ed istituzioni finisca poi per trovare una eco eccessiva negli organi di informazione, e quindi presso i cittadini.
In questo desolante panorama gli amministratori locali eletti direttamente dai cittadini - Sindaci, Presidenti di Provincia, Presidenti di Giunta - avrebbero il dovere di opporre la politica dei fatti e delle realizzazioni alla politica delle parole e delle polemiche, costruendo modelli di buon governo e di partecipazione dei cittadini alla vita democratica delle istituzioni.
Confesso quindi che, nell'accettare l'invito a candidarmi alla Presidenza della Giunta regionale del Piemonte, mi attraeva anche la prospettiva di allontanarmi dalla politica dei palazzi romani conosciuta nei mesi della mia esperienza parlamentare ed avvicinarmi alla politica locale, più vicina ai problemi e alle esigenze dei cittadini.
Ero e sono convinto tuttora che il confronto politico a livello locale potesse mantenersi entro limiti di polemica tollerabili e che, soprattutto la volontà di dare soluzioni ai problemi della propria città, provincia e regione, pur nel rispetto della diversità di opinioni e di soluzioni delle diverse forze politiche, permettesse una proficua collaborazione tra maggioranza ed opposizione.
Purtroppo in questi sei mesi non tutto, nella mia esperienza di Presidente della Giunta regionale, è andato come mi aspettavo e come auspicavo.
Devo innanzitutto sottolineare con soddisfazione che in quest'aula il dibattito si è sempre svolto con grande compostezza e civiltà: il merito va ascritto sicuramente all'imparzialità e all'equilibrio con la quale ha operato la Presidenza e l'intero Ufficio di Presidenza dell'assemblea, al quale rivolgo il mio ringraziamento, ma anche alla sensibilità politica di tutti i Gruppi consiliari.
La compostezza e il rispetto dimostrato da tutti durante il dibattito in aula non hanno purtroppo trovato piena corrispondenza nei contenuti del dibattito stesso e in quello delle interrogazioni e delle proposte di legge.
Mi aspettavo e mi aspetto infatti un contributo maggiore in termini di idee e di progetti: sia io che i miei colleghi di Giunta attendiamo senza pregiudizi proposte da parte di tutti, sia rappresentanti della maggioranza che dell'opposizione.
So bene che il compito primo delle assemblee elettive è quello di esercitare il controllo sull'operato dell'esecutivo, ma un forte senso di responsabilità nei confronti dei cittadini e delle istituzioni lo si pu esercitare anche diventando propositivi.
Anche in questo Consiglio non sono mancati invece, in questi pochi mesi, episodi che poco hanno a che vedere con il legittimo ruolo di controllo che spetta alle assemblee, e che invece molto hanno a che fare con un modo di fare politica che non piace né a me né a molti di voi.
Non è nel mio costume censurare i comportamenti dei Gruppi politici componenti l'assemblea, né però voglio girare intorno ai problemi ipocritamente ed è per questo che ho deciso di manifestare pubblicamente il mio disappunto per alcune interrogazioni particolarmente tendenziose.
Io sono personalmente convinto che i Gruppi che le hanno presentate siano mossi, in questa incessante iniziativa, da sincere intenzioni di difesa della cosa pubblica e dei soldi dei contribuenti, ma mi chiedo se questa lodevole motivazione non porti talvolta i proponenti ad un'ossessiva ricerca di irregolarità e sprechi laddove, per la verità, non esistono.
Sono consapevole che in passato molti amministratori abbiano dato prova di utilizzare con "allegra disinvoltura" le finanze pubbliche, ma ciò non dovrebbe consentire di presumere che questo atteggiamento sia reiterato da persone che nulla hanno a che vedere con quel passato.
Ci si ostina a sollevare presso l'autorità giudiziaria, gli organi di informazione e i cittadini sospetti e dubbi che si rilevano e si rileveranno, alla prova dei fatti, infondati ed inesistenti.
Anticipo fin da subito l'obiezione che mi si potrebbe opporre: se le indagini e le inchieste appureranno, come appureranno, la correttezza amministrativa di determinate scelte, tutti saranno lieti di riconoscerlo.
Peccato che quando ciò avverrà i giornali vi dedicheranno poche righe: intanto sarà aumentata in molti, a partire dal sottoscritto, la tendenza all'immobilismo e alla "sindrome di firma degli atti" e, cosa ancora più grave, sarà aumentato, presso i cittadini, il senso di sfiducia nei confronti delle istituzioni.
Cosa dovrei fare? Inviare ogni delibera e ogni decreto prima della firma alla Procura, alla Corte dei Conti e al Tribunale Amministrativo Regionale? Quali sono i margini di discrezionalità che spettano al pubblico amministratore nell'assumersi le proprie responsabilità quando è convinto di avere rispettato la legge, il mandato dei cittadini, il buonsenso e la propria coscienza? Così mi sono mosso in tutti quei casi che sono stati oggetto dell'attenzione di alcune interrogazioni.
Non voglio dilungarmi sui singoli fatti: quello che mi preme ribadire è che anche io, come tutti voi, vigilo e vigilerò costantemente affinché non si ripetano più in questo Ente (e in altri Enti) episodi di corruzione, di concussione e di irregolarità quali quelli che si sono verificati in passato, con grave danno per l'economia regionale e per la credibilità delle istituzioni. Allo stesso tempo dobbiamo anche porre attenzione a non fare della nostra attività amministrativa un polverone in cui è difficile distinguere il vero dal falso, la correttezza dalla scorrettezza l'inopportunità dalla illegalità.
Quando ho assunto questo incarico, pur svestendomi del mio precedente abito professionale, ho cercato di mantenere la parte positiva della mentalità acquisita in anni di attività: la velocità delle decisioni, il fastidio per i ritardi e le lentezze, la necessità di rapportarmi continuamente con il cliente, che, nel nostro caso, sono i cittadini utenti, le imprese e le istituzioni della nostra Regione.
Questo approccio ho voluto fin dall'inizio adeguarlo alla complessità dell'apparato amministrativo secondo i principi che per me sono irrinunciabili, quali quelli della correttezza, della trasparenza e della difesa dell'interesse generale della comunità piemontese. Ero pronto, e lo sono tuttora, a ricevere tutte le necessarie critiche politiche, pronto a discutere le proposte ed i progetti miei e della Giunta con tutti, fuori e dentro da quest'aula. Non ero e non sarò mai preparato a difendermi da attacchi, insinuazioni e sospetti che ritengo personalmente fuori luogo.
Sono stato mosso dagli stessi principi anche quando, pur senza voler in alcun modo interferire sul naturale corso del procedimento giudiziario, ho espresso la mia personale solidarietà politica ai Consiglieri regionali coinvolti nell'inchiesta sulle nomine dei Direttori generali delle UU.SS.LL., decisa dalla precedente Giunta.
Concludo qui questo che non vuole essere uno sfogo vittimistico, ma un'utile riflessione comune che ci permetta di individuare insieme, nel rispetto dei rispettivi ruoli politici, modalità e forme del nostro agire politico per rafforzare ed irrobustire la credibilità dell'istituzione regionale.
Conoscendo ed apprezzando la vostra intelligenza ed il vostro senso delle istituzioni, mi auguro d'ora in poi di dedicare più tempo, ad iniziare da questa seduta, a temi di maggiore rilevanza per il futuro della nostra Regione.
Voglio evitare di trascorrere i prossimi mesi impegolato in inutili e sterili polemiche: ecco perché voglio proporre a tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione, un patto per i prossimi diciotto mesi. Non allarmatevi, non ho alcuna intenzione consociativa, ma proprio la forza del mandato conferitomi dai cittadini mi consente di intraprendere questa iniziativa.
Il mio ragionamento politico parte da due semplici constatazioni squisitamente politiche: i nostri destini politici per i prossimi diciotto mesi di legislatura non solo sono vincolati dall'attuale legge elettorale ma dipendono indissolubilmente dall'evoluzione - o involuzione - delle vicende della politica nazionale. Mi spiego meglio: se Forza Italia, PDS Rifondazione Comunista o qualunque altra forza politica, vecchia o nuova che sia, aumenteranno o diminuiranno il proprio consenso, costituiranno alleanze o cambieranno il proprio personale politico, dipenderà quasi esclusivamente dall'esito di questo incessante domino che è la politica italiana di questi mesi. Questo certo non deve equivalere a rinunciare alla utile e normale dialettica tra le forze politiche, ma dovrebbe indurci ad una maggiore coesione di intenti nell'esclusivo interesse del Piemonte.
Dai Gruppi consiliari all'opposizione possono essere avanzate proposte e progetti che sicuramente saranno utili all'intera comunità piemontese così come possono giungere richieste di modifiche alle proposte di legge presentate dalla maggioranza: a meno che non crediate veramente che il vostro compito si possa limitare a continui e sterili attacchi che guadagnano quattro righe sui giornali, ma che non hanno alcuna ricaduta positiva per i cittadini.
Quello che sto oggi proponendo è un patto non solo alle forze politiche, ma anche alle Organizzazioni sindacali, alle forze imprenditoriali e alle altre istituzioni locali: l'obiettivo è quello di fare del Piemonte la prima Regione d'Italia capace di uscire velocemente dalla crisi, per far sì che i primi timidi segnali di ripresa, che pure ci sono, si possano trasformare anche in sensibili benefici per l'occupazione e per l'intera economia regionale.
Quando esprimo la mia legittima soddisfazione per la ridefinizione dell'accordo quadro con le Ferrovie dello Stato non sto pensando al consenso elettorale che ne può derivare alla maggioranza, ma solo ed esclusivamente agli enormi benefici in termini di sviluppo ed occupazione che questo può comportare per Torino e per l'intera Regione. E se gli ambientalisti sono preoccupati della salvaguardia ambientale, bene: parliamone; e se qualcuno ha idee e proposte per evitare lottizzazioni di qualunque tipo e genere, bene: parliamone. Ecco, vorrei che nei prossimi mesi la cultura del fare prevalesse sulla cultura del non fare; cooperiamo invece di limitarci alla semplice polemica.
Quanto ho appena detto non significa abdicare dal ruolo di governo che la maggioranza degli elettori ha affidato a questa Giunta, così come non significa certo chiedere all'opposizione di venir meno al naturale diritto e controllo di critica. Significa semplicemente unire le forze, in modo utile, per affrontare i tanti problemi di questa Regione. E' d'altronde sulla base di questo semplicissimo assunto che in questi sei mesi ho ampiamente collaborato con i Sindaci e i Presidenti delle Province della nostra Regione, qualunque fosse il colore delle loro maggioranze (e voi sapete che sono tutte diverse dal nostro).
L'approvazione del bilancio e la discussione della legge di riorganizzazione del personale possono essere due banchi di prova di questo nuovo approccio: i Consiglieri di lunga esperienza sanno benissimo che ritardi ed intoppi sono avvenuti in tutte le precedenti legislature e quindi sollevare polveroni sui nostri errori serve solo ad allontanare la discussione dai contenuti della legge finanziaria.
Allo stesso modo questo crescente vento polemico nei confronti della proposta di legge di riorganizzazione non serve a nulla se non è animata da una reale volontà di miglioramento.
Vedete, se avessi voluto "tirare a campare" come fanno molti in molte Amministrazioni pubbliche, avrei certamente evitato di impegnarmi sul terreno della gestione del personale: troppe le resistenze corporative, e non solo, contro le quali ci si scontra. Se ho deciso di farlo è perch ritengo che solo costruendo una struttura più efficiente e responsabile riusciremo, noi che governiamo oggi e quelli di voi che magari governeranno domani, a rispondere meglio alle esigenze della Regione.
Ci sono aspetti di questa legge che possono essere migliorati? Bene sono il primo ad essere disponibile, purché non si chieda di derogare ai giusti principi che l'hanno ispirata.
Mi avvio alla conclusione, lasciando al collega Gallarini il compito di illustrare nel dettaglio la proposta di bilancio.
Per quanto riguarda le iniziative assunte ed avviate dalla Giunta regionale in questi primi sei mesi di attività, non posso che esprimere la mia personale soddisfazione: abbiamo affrontato con grande rapidità ed efficienza la gestione dei finanziamenti per le zone alluvionate; laddove era utile, abbiamo dato continuità alle iniziative assunte dalla passata Giunta; abbiamo avviato a risoluzione molte delle emergenze presenti in vari ambiti, da quello della gestione dei rifiuti a quello sanitario, a quello della gestione dei fondi comunitari, a quello dell'assistenza sociale.
Per chi fosse interessato, ho chiesto ad ogni Assessorato di predisporre brevi note sul lavoro fin qui svolto, in modo che chiunque possa consultarle.
Tutto questo non è però sufficiente: quello che vorrei è soprattutto una grande alleanza per affrontare le grandi sfide che ha di fronte a sé il Piemonte; convinciamoci che i nemici non siamo noi, ma sono la disoccupazione, il declino economico, la crescente marginalità di alcune fasce di cittadini, il degrado ambientale, la violenza sociale creata dal vuoto di valori e di solidarietà, l'indifferenza di chi ha sempre di più nei confronti di chi ha sempre di meno.
Se in un Comune di questa Regione, a pochi chilometri da quest'aula quattro cittadini di questa terra decidono di massacrare a bastonate per pochi milioni di lire un loro coetaneo, non si può girare la testa dall'altra parte, magari pensando che è solo colpa della famiglia: abbiamo il dovere di ammettere che c'è anche una parte di responsabilità che riguarda tutti noi.
A questa terra del Piemonte, che è stata per secoli laboratorio d'Italia e ponte verso l'Europa, abbiamo il dovere di assicurare sviluppo e solidarietà, istituzioni moderne ed efficienti, laboratori per l'alta tecnologia e case per gli anziani: io e la maggioranza siamo pronti, nei prossimi diciotto mesi, a farlo. Fin da subito la porta dei nostri uffici è aperta per chi ha idee e proposte per raggiungere questi obiettivi. Ci sarà tempo per tutti per fare polemiche e per dividerci: adesso, mi auguro, è tempo di fare e di costruire.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Volevo chiedere se sulle dichiarazioni del Presidente della Giunta si apre un dibattito particolare o se le si affronta in sede di bilancio, in quanto tali dichiarazioni non mi sembrano strettamente attinenti al bilancio, ma più ad altri temi.



PRESIDENTE

Se ne parla in sede di bilancio.



GHIGLIA Agostino

Tuttavia, mi sembrava una comunicazione che non attenesse al bilancio.



PRESIDENTE

Questo era un discorso programmatico, naturalmente con una visione più ampia di quella strettamente attinente al documento di bilancio. Si tratta di alcune riflessioni che noi recepiamo e che nella norma futura e soprattutto anche in alcune voci troveranno probabilmente delle rispondenze.



GHIGLIA Agostino

Prendo atto che il termine bilancio è un termine estremamente vago onnicomprensivo, in cui si può dire tutto.



PRESIDENTE

Di fatto, potrebbe essere così.



GHIGLIA Agostino

Lo terrò presente anche in sede di discussione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi, Assessore alle finanze

Signor Presidente, signori Consiglieri, penso che per svolgere alcune considerazioni relativamente al disegno di legge n. 74, che arriva oggi in aula, occorre partire dalla previsione di bilancio, cioè dal disegno di legge n. 75 che arrivò in aula prima di Natale e che fu approvato. Grazie a quella approvazione, non andammo in esercizio provvisorio.
Il disegno di legge n. 74, collegato quindi in modo stretto a quella previsione di bilancio 1996, si riferisce agli investimenti e alla spesa corrente libera, cioè alla finanziaria di accompagnamento del bilancio stesso, che al di là di quell'errore che emerse in aula relativamente ad una dimenticanza di collegamento tra il disegno di legge inteso come articolato e le cifre espresse nelle tabelle, parte oggi da alcune cifre che sono quelle che avevamo impostato a suo tempo. Si tratta cioè di una finanziaria che complessivamente considera 436 miliardi: 306 dei quali di investimenti e 130 in spesa corrente, libera, discrezionale, che vanno ad alimentare le scelte effettuate da questa Giunta.
All'interno del Fondo Investimenti Piemonte (FIP) su 80 miliardi che rappresentano l'80% delle addizionali abbiamo oggi 33,5 miliardi destinati con schede, previste in questo disegno di legge, e 11 miliardi accantonati per un totale di 44,5 miliardi. Ci siamo impegnati in Commissione, lo facciamo in aula, ad integrare i 35,5 miliardi che mancano per arrivare a 80 nel corso dell'anno, visto che relativamente alla finanziaria 1996 recentemente approvata dal Parlamento, esistono ancora oggi, dopo quasi un mese dall'approvazione, dubbi interpretativi, punti e paragrafi oscuri.
Addirittura i Comuni non sono ancora in condizioni di avere elementi chiari per costruire i propri bilanci.
Ieri ero presente all'assemblea di Finpiemonte e in quella sede l'Assessore del Comune di Torino, che rappresentava il Sindaco, ha detto che non sono in condizioni, oggi come oggi, di predisporre il loro bilancio. Noi l'abbiamo fatto per quanto riguarda il bilancio cosiddetto rigido; siamo oggi a proporre questa finanziaria, ma sicuramente esistono ancora delle grosse zone d'ombra, chiarite le quali (ma questo dovrà avvenire a livello nazionale immagino da parte della Conferenza dei Presidenti delle Regioni per quel che ci riguarda come ricaduta regionale) dovremo mettere in cantiere, presumibilmente già a fine febbraio, una legge di variazione che consenta di recepire questi chiarimenti. Cito ad esempio l'ecotassa, per citare il settore più importante dal punto di vista delle cifre, visto che ipotesi fatte dall'Assessorato del collega Cavallera portano grosso modo a valutare in un indotto di circa 110/120 miliardi quella che può essere la ricaduta della finanziaria in questo settore. Si tratta quindi di cifre importanti che sicuramente necessiteranno di approfondimenti che dovranno poi essere calati come indotto all'interno del nostro bilancio.
Per quanto riguarda le schede del FIP i 33,5 miliardi destinati con le schede che si propongono sono relativi ai seguenti settori: socio-assistenziale: 15 miliardi termalismo: 4,6 miliardi turismo: 7,9 miliardi centri intermodali: 6 miliardi.
Sono stati accantonati 11 miliardi in un fondo che sarà destinato unitamente al complemento 80 miliardi, nel momento in cui a primavera inoltrata (ci stiamo muovendo in questa direzione) approveremo il Piano regionale di sviluppo. In funzione degli elementi raccolti in quelle conferenze economiche e dell'iter procedurale che è già iniziato con la deliberazione di Giunta di un mese fa e che continuerà con tutte le procedure previste dalla legge per quanto riguarda le consultazioni delle Amministrazioni locali, soprattutto delle Amministrazioni provinciali, noi arriveremo al Piano regionale di sviluppo e quindi a poter calare le scelte politiche di fondo, di legislatura, contenute in quel Piano regionale di sviluppo, all'interno delle schede di destinazione degli investimenti del Fondo per il Piemonte.
Così come, per quanto riguarda una richiesta che è stata fatta (ho avuto modo di parlare con il Presidente del Consiglio, Picchioni) relativamente ad una compensazione di tre capitoli dell'Ufficio di Presidenza, sicuramente già a fine febbraio avremo modo di integrare i capitoli che vanno integrati, salvo ovviamente decurtare quelli la cui proposta è di decurtamento, con un miliardo di saldo attivo per spese postali, telefoniche e così via, comunque nel senso di quanto concordato dalla Giunta con l'Ufficio di Presidenza.
Così come coglieremo l'occasione di febbraio per proporre (praticamente è già pronto, come Giunta lo vedremo nei prossimi giorni) il nuovo regolamento di contabilità, ispirato da criteri di snellezza, tempestività e semplificazione. Il regolamento che porteremo in Commissione e poi in aula sarà ispirato da questi tre criteri che riteniamo debbano essere alla base di ogni modifica che d'ora in poi metteremo in cantiere relativamente alla ristrutturazione del modo di essere del bilancio. Esistono infatti grossissimi irrigidimenti per effetto di normative "romane" e di gabbie sostanzialmente centrali all'interno delle quali le Regioni si devono muovere. Molte volte in passato ce ne siamo costruite anche di proprie, e queste gabbie proprie riteniamo che laddove esiste, e noi l'abbiamo, la volontà politica di andarle a rimuovere, occorra farlo nei tempi più brevi possibili.
Entro maggio l'ipotesi è di arrivare quindi al Piano regionale di sviluppo, i cui connotati, relativamente a tempi, procedure, struttura del programma regionale, atti formali e spunti da sviluppare, costituiscono l'agenda che noi abbiamo per il prossimo periodo e che ci accingiamo a percorrere unitamente all'ANCI per quanto riguarda i Comuni e all'UNCEM per quanto riguarda invece l'Associazione delle Comunità montane, in modo tale che gli obiettivi programmatici della Regione siano coerenti con gli scenari che abbiamo auspicato, con il programma politico della Giunta e con le risorse disponibili.
Per quanto riguarda le azioni di governo, gli indirizzi di programmazione, controllo e coordinamento che hanno caratterizzato questo primo spezzone caratterizzeranno lo svolgimento della legislatura.
Una questione molto importante che noi intendiamo trattare all'interno del Piano regionale di sviluppo è la valutazione degli investimenti, la valutazione unitaria e per quanto possibile la valutazione dell'indotto che ogni lira investita con leggi e provvedimenti regionali è in grado di restituire alla comunità piemontese, ovviamente nei limiti di quello che è possibile valutare.
Ci sono, all'interno di questa finanziaria, alcuni spunti da sviluppare; vediamo di percorrere in sintesi quell'iter che sottende l'impostazione politica di questa finanziaria.
Le potenzialità di questo disegno di legge sono notevolmente elevate: i 17 Consiglieri che hanno avuto modo, sui 60, di vivere in passato bilanci proposte e finanziarie sanno che negli ultimi anni non fu mai possibile arrivare ad un monte investimenti di oltre 300 miliardi ed ai 130 miliardi di spesa corrente per un totale di 436 miliardi. E' anche l'anno di inizio di questa legislatura, il 1996, quindi riteniamo che attraverso una potenza finanziaria di questo tipo si possa ammortizzare, per quanto possibile, il fatto che la produttività interna non è all'altezza delle potenzialità che la Regione può esprimere, anche se ogni giorno con azioni amministrative concrete ci si muove per aumentare il rendimento della struttura regionale.
I consuntivi degli anni scorsi, purtroppo, dimostrano come i bilanci preventivi abbiano un delta di scostamento molto forte rispetto ad essi questo perché a fronte di potenzialità teoriche diventa molto difficile, se non impossibile, raggiungere percentuali di realizzazione, rispetto alle potenzialità iniziali, che superino in genere il 50-60%. Questo è un dato negativo, se vogliamo; è un dato che sta alla base, purtroppo, di freni che il settore pubblico ha nel suo complesso e le Regioni in modo particolare.
Per quel che ci riguarda ci adopereremo affinché questo rendimento possa spingersi sempre più verso l'alto.
All'interno del monte mutui, cioè i mutui ordinari, noi abbiamo mutui contratti con gli istituti bancari ordinari, abbiamo il Fondo Investimenti Piemonte che sostanzialmente è un fondo rotativo, cioè un'anticipazione che poi viene restituita a partire dal secondo anno o in percentuale completa o in percentuale ridotta rispetto all'anticipazione, e poi da quest'anno avremo anche - abbiamo previsto alcuni finanziamenti che passano attraverso questo canale - i Buoni Ordinari Regionali e quindi una cifra che ipoteticamente, nelle nostre previsioni, va dai 35 ai 40 miliardi, con i quali si raccoglierà la sottoscrizione di obbligazioni per finanziare alcune opere di risonanza tale da indurre i cittadini del Piemonte ad investire i propri risparmi per progetti ed investimenti visibili, il cui percorso tra prelievo e finalizzazione sia molto controllabile e trasparente.
Per quanto riguarda le politiche comunitarie, grosso modo, abbiamo investito quasi 80 miliardi. Teniamo conto di quanto è contenuto in questa finanziaria e delle condizioni di bilancio. Se fra qualche tempo presenteremo, come probabile, il disegno di legge relativo alle ipotizzate 20 lire di aumento sulla benzina (occorreranno chiarimenti relativi alla finanziaria, visto che proprio da colloqui dei giorni scorsi fra il Capo Settore dottor Lesca e il dottor Rosace del Ministero non è ancora chiaro se le Regioni nel caso in cui andassero ad applicare le 20 lire non perdano, per converso, una quota degli 840 miliardi, quota di ripartizione per quanto riguarda appunto il gettito sulla benzina) voi capite che se la verifica desse un'indicazione di questo tipo non varrebbe assolutamente la pena, anzi sarebbe estremamente controproducente sotto tutti i punti di vista, imbarcarsi in avventure del genere, se poi i 30/35 miliardi che potremmo ricavare dalle 20 lire di aumento ci venissero tolti dagli 840 che lo Stato eroga in funzione della finanziaria vigente.
All'interno di questa finanziaria ci sono ancora notevoli zone d'ombra purtroppo, anche per le Regioni, che certo non sono nella condizione disastrosa dei Comuni, i quali non possono pressoché predisporre, se non ci saranno dei chiarimenti preventivi, alcuni pilastri di certezza su cui costruire il bilancio 1996.
Per quanto riguarda la condizione della Regione Piemonte, relativa alla possibilità di indebitamento, occorre dire che i 306 miliardi rappresentano grosso modo un terzo di quello che è il tetto massimo di indebitamento della nostra Regione, quindi direi che siamo a livelli di estrema sicurezza, al di sotto di limiti che è opportuno non arrivare mai a sfiorare.
Per quanto riguarda lo sforzo che abbiamo cercato di fare all'interno di questo bilancio - ovviamente ogni parte politica può leggerlo con il filtro della propria collocazione, delle proprie posizioni di consenso o di critica - esistono alcuni capisaldi che rappresentano un'innovazione che consente di guardare al bilancio 1996, e soprattutto alla finanziaria 1996 della quale stiamo parlando, con un grado di ottimismo sufficientemente rassicurante.
Primo punto. La ripartizione in due documenti. Abbiamo scelto questa strada e siamo convinti della sua validità. Bilancio rigido e provvedimento di finanziamento che, vediamo oggi, consentono una lettura più agevole dei conti regionali, sia per quanto riguarda la rigidità che per quanto riguarda la discrezionalità. Ovviamente, una volta approvati, i due documenti si integrano nel rispetto della unicità del bilancio regionale.
Però, avere scisso, sostanzialmente, le spese cosiddette rigide e fisse dalle spese discrezionali ha consentito e consente una lettura per compartimenti stagni che mettono in evidenza, come mai era avvenuto in passato, i modestissimi limiti di discrezionalità politica dell'istituto Regione e quindi mettono in evidenza come, a fronte di un complesso così potente, per quanto riguarda anche l'assorbimento economico e finanziario la potenza di risposta dell'istituzione Regione sia a livelli molto, molto bassi, che sicuramente dovranno essere ampliati nel prossimo periodo.
Altro punto. L'operazione di risanamento. Nel 1990 è iniziata all'interno del bilancio regionale, un'operazione di risanamento che si è chiusa con il 1995: direi che oggi possiamo cominciare a vedere alcuni risultati benefici di quell'operazione. E' possibile individuare con chiarezza un pacchetto di risorse utilizzabili discrezionalmente. Ciò in passato non era possibile perché si era sempre all'interno di una discrasia fra le potenzialità teoriche e un disequilibrio sulle reimpostazioni che non consentiva di sfruttare al massimo queste potenzialità. Una situazione finanziaria quindi sana, che consente di utilizzare l'autonomia impositiva in maniera corretta e non obbligata, per finanziare nuove iniziative e non per coprire disavanzi pregressi. Molte volte in passato, all'interno dell'istituto regionale, ma non solo, anche all'interno di altri Enti locali tipo i Comuni e le Province, le maggiori entrate ed i maggiori prelievi venivano fatti ad esempio - tutti ricordano - con la soprattassa sul gas metano (istituita qualche anno fa come delega dal centro alle Regioni); dicevo: quella soprattassa serviva a ripianare i disavanzi sanitari, era sicuramente un modo perverso per andare a finalizzare risorse prelevate rispetto ad investimenti.
Oggi il risanamento compiuto del bilancio consente di destinare eventuali maggiori prelievi a nuove iniziative e non sicuramente al ripiano di buchi pregressi.
Altra considerazione: la possibilità di un libero uso dell'autonomia impositiva è particolarmente importante in previsione dell'avvio del federalismo, al di là di quello che succederà, che sarà in una certa misura o in una cert'altra misura. Il Cardinale Martini nei giorni scorsi a Milano ha parlato di federalismo solidale. La Regione Lombardia è già partita con un'iniziativa con la Regione Calabria e ha messo in moto dei progetti. In modo significativo è stato scelto il rapporto: una regione del Nord (la prima regione del Nord, se non altro per dimensione: quasi dieci milioni di abitanti) con una regione del Sud (la Calabria). Tutti questi sforzi in atto - vuoi nelle enunciazioni, il fatto che il Cardinale Martini si sia spinto ad affermazioni di questo genere; vuoi attraverso questi primi passi concreti - vanno a significare che il problema esiste, deve essere affrontato, non è più rinviabile e, soprattutto, non è più eludibile.
Le condizioni in cui si trova il bilancio della Regione Piemonte, per effetto del risanamento che c'è stato negli ultimi anni, sicuramente consentono alla Regione Piemonte di allinearsi verso questa nuova prospettiva con potenzialità molto maggiori di quanto sarebbero state se queste operazioni non fossero arrivate in porto.
Un altro dato molto importante: il risanamento sembra confermato dai primi dati del consuntivo 1995. Abbiamo un trend sul consuntivo 1995 che probabilmente, se sarà confermato (fra pochi giorni dovremmo avere il risultato finale), consentirà, nel corso del 1996, di andare a contrarre non i 190 miliardi di mutui ipotizzati in sede di 1995 e rinviati al 1996 ma poco più della metà. Se questo avvenisse - come probabilmente avverrà cioè se noi potessimo contrarre mutui nel corso del 1996 per soli 100 miliardi, avendo recuperato nel corso della gestione 1995 circa 90 miliardi con il cosiddetto risparmio pubblico, cioè spese che sono state finanziate con risparmi in corso d'anno, noi avremmo il grosso vantaggio di indebitarci per 90 miliardi in meno, e quindi avremmo un recupero in spesa corrente della cifra e ovviamente per i quindici anni che andrebbe ad alimentare quei 90 miliardi. Probabilmente sarà così, perché il trend del consuntivo dice che andiamo in questa direzione.
Inoltre viene riconosciuta l'importanza della programmazione.
Non si può dire che all'interno di questa finanziaria non ci sia programmazione. Per il FIP è prevista una deroga, certo per effetto dell'iter del Piano regionale di sviluppo di cui parlavamo prima, ma il FIP resta alla base di una scelta di programmazione che è contenuta in questa finanziaria.
Un altro dato, che probabilmente alcuni colleghi hanno già potuto notare da Il Sole 24 Ore dei giorni scorsi. E' successa in Commissione quella discrasia di collegamento fra articolato e tabelle, c'è stata la presenza negli ultimi quattro anni del Capo settore del bilancio alla sanità. Questo ha consentito di ricondurre al bilancio della Regione il bilancio sanitario e gli effetti si vedono: se avete visto quelle tabelle de Il Sole 24 Ore avrete visto che il Piemonte è la prima Regione in Italia che ha saputo, nel giro di tre anni, contenere il disavanzo sanitario da 600 miliardi a 235 attraverso un decremento costante. Questo è un grossissimo risultato. A fronte di altre Regioni tipo l'Emilia Romagna, la Lombardia e il Veneto che hanno invece risultati, non dico disastrosi, ma sicuramente molto, molto brutti e sono da vedere all'interno di quei confronti che Il Sole 24 Ore ha fatto.
Un accenno soltanto alla questione del Palazzo della Regione, di cui già abbiamo parlato. Abbiamo inserito, in bilancio, la cifra relativa per andare ad un investimento di questo tipo. Non è di questo che intendiamo più parlare, ma del fatto che sta venendo avanti un'identità di vedute fra Regione, Province e Comuni per andare ad individuare un'ubicazione. Abbiamo avuto un incontro nei giorni scorsi con l'Assessore Corsico, che ha consentito di andare - in Giunta esiste questo orientamento - ad una serie di costruzioni accorpate che possono costituire un polo di attrazione nei confronti della Torino degli anni 2000 e successivi. Io non sono torinese ma ho modo di vivere questa realtà relativamente alla situazione immobiliare di Torino, sia per le competenze che abbiamo come patrimonio sia per quanto riguarda i valori di mercato degli immobili, per il terziario soprattutto, uffici e così via, sia per quanto riguarda le locazioni. Da questa situazione si evince che Torino si sta spopolando sotto questi aspetti. E' in atto una fuga dalla città molto visibile.
Visibile a tempi brevissimi: cioè se io faccio un flash di due mesi fa e un flash di oggi, già si vede un trend notevole, vuoi di caduta dei prezzi sia per quanto riguarda la compravendita, e così via.
Se la Regione, il Comune di Torino e l'Amministrazione provinciale di Torino andranno ad individuare un nuovo polo di espansione, che faccia da traino rispetto ad un'inversione di tendenza e con tutto quello che ne pu seguire, penso che, dal punto di vista politico, questa sia un'iniziativa molto importante.
Inoltre dicevo che, all'interno di questa finanziaria, condivisibile o meno, ci sono sicuramente delle scelte; esistono dei settori che sono stati penalizzati rispetto al trend del passato ed esistono dei settori che sono stati privilegiati. Non stiamo a ripeterli perché li abbiamo già visti in occasione del bilancio, ma sicuramente ci sono.
Un altro capitolo importante che dà il segno di come sia comunque un bilancio prudenziale, non ci siano forzature, ma anzi ci sia un coefficiente di prudenza sufficientemente elevato al suo interno, è quello che riguarda le alienazioni patrimoniali. Noi abbiamo una legge regionale votata nel marzo 1995 che prevede l'alienazione di circa 60 miliardi del patrimonio immobiliare. E' una linea di tendenza che questa maggioranza condivide, nel senso che la Regione non deve assolutamente essere gestore di patrimoni immobiliari. Oggi come oggi gli uffici sono arrivati a valutare grosso modo il 50% di questi immobili. Nei prossimi mesi addirittura già da febbraio, saremo in grado di partire per indire le aste di alienazione; quindi presumibilmente da qui all'assestamento, o forse qualche mese dopo l'assestamento di giugno, saremo in condizioni di introitare questi proventi di alienazione (20/25 miliardi).
Per quanto riguarda le due nuove Province, Biella e Verbania all'interno di questa finanziaria ci sono due segni di presenza sottolineata ed incisiva.
Relativamente a Biella - ne parlavamo con il Presidente, con Pichetto e con Bortolin pochi giorni fa - andremo ad investire (in questa finanziaria ci sono 3 miliardi e mezzo, potrà essere anche qualcosa in più se dovesse servire) per una razionalizzazione degli uffici regionali all'interno di Palazzo Ferrero.
Per quanto riguarda Verbania abbiamo approvato un disegno di legge nell'ultimo Consiglio che consente di utilizzare, in consorzio con il Comune di Verbania e con l'Amministrazione provinciale, Villa San Remigio.
Penso che dal punto di vista politico queste due sottolineature vadano apprezzate, perché rappresentano un aiuto nei confronti di queste due Province la cui realtà economico-finanziaria è piuttosto deludente, visto che le cifre a disposizione per partire sono molto, molto basse.
Penso che una qualche considerazione possa essere fatta relativamente allo sforzo contenuto in questa finanziaria. Quando si è detto scegliamo la cultura, scegliamo il turismo, scegliamo la piccola e media impresa, sono state effettuate delle scelte tenendo conto di tre parametri. Il primo è stato di sintesi, emerso da quelle conferenze economiche di cui abbiamo parlato. Il secondo - ma questo era già implicito - è stato il programma con cui il cartello elettorale presieduto dall'on. Ghigo si è presentato alle elezioni. Il terzo parametro è stata la ricerca, direi pervicace, di individuare settori per i quali gli investimenti non fossero fini a se stessi, ma in grado di generare un investimento indotto e a cascata, il più elevato possibile, con i parametri naturalmente che abbiamo inteso individuare.
La domanda che un pubblico amministratore, giustamente, non cesserà mai di sentirsi rivolgere è che cosa ha fatto, che cosa fa e che cosa farà per l'ente che è chiamato ad amministrare. Mi riferisco a quei sei mesi che hanno portato all'impostazione di quel bilancio che approvammo a dicembre e di questa finanziaria che presentiamo oggi in Consiglio, perché riteniamo che questa spinta iniziale di inizio legislatura debba essere sottolineata.
La risposta, per motivi di serietà, dovrebbe quasi sempre essere lunga ed articolata, nonché non priva di alternative e di subordinate. Spesso però l'ascoltatore è impaziente, vuole delle indicazioni ad effetto, degli slogan.
Il primo bilancio dei cinque anni di una legislatura non può essere presentato soltanto con slogan e con indicazioni ad effetto. Alcuni punti precisi li abbiamo già estrapolati, un chiarimento di metodo, una somma di tanti passi, nessuno dei quali appariscente, ma tutti utili per produrre un cammino da cui emergeranno i risultati. Un cammino da intraprendere nella direzione del Piano di sviluppo del quale ho già accennato.
Tra i risultati ricercati c'è quello di poter - tra alcuni anni, in occasione di questa discussione - dialogare in modo compiuto con la società che sta all'esterno dell'Ente Regione. Quella società per cui l'ente esiste ed opera e che ha oggettiva difficoltà ad interpretare i nostri conti, le nostre indicazioni di prospettiva.
Non è questione di errori grandi o piccoli, frutto di imperfezioni organizzative che ci sono state, che ci sono, a cui noi cercheremo di ovviare, ma che ci saranno. E' la gran massa dei dati, la loro organizzazione contabile che è difficile da maneggiare, tranne che per pochi specialisti.
Rendere sempre più comprensibile il bilancio è dunque un atto non solo doveroso, ma che presenta da tutti i punti di vista ritorni positivi che vanno ben al di là dello sforzo necessario. Torno a ripetere quella scomposizione che è stata fatta; riteniamo che serva molto ad una lettura più trasparente, più approfondita, più semplice.
In questa direzione le linee da seguire sono più di una. In primo luogo, la revisione della denominazione dei capitoli di spesa - e lo faremo spesso tale da non consentire l'individuazione dei beneficiari e delle finalità della spesa stessa. Anche questo riteniamo debba essere un percorso molto visibile e che dovrà essere reso molto più visibile di quanto non sia ancora in questo momento all'interno di questi documenti.
In secondo luogo, la verifica del grado di spendibilità dei singoli capitoli. Noi riteniamo che quel monitoraggio, che è già in atto e che mensilmente ci consentirà di fare un flash sulla percentuale di "spremitura" di singoli capitoli, vada in modo positivo in questa direzione. In particolare di quelli che rientrano nella sfera di discrezionalità della Regione. In parallelo l'indicazione di eventuali utilizzi alternativi delle risorse, qualora risultino non impegnabili, per vincoli o impedimenti diversi: legislativi, burocratici oppure finanziari.
In terzo luogo, approfondire l'analisi della destinazione di tutte le risorse di cui la Regione può disporre liberamente, con l'obiettivo di ridurre disparità e previlegi nelle varie linee di azione.
Questo punto con il precedente consente di impostare una procedura di preparazione del bilancio aderente al sistema del budget a base zero, ed è quello che abbiamo fatto scindendo la spesa rigida dalla spesa discrezionale e libera, per tener conto ogni anno delle effettive esigenze e soprattutto delle necessità nuove.
Il miglioramento complessivo del bilancio, in termini di informazione e trasparenza verso i cittadini e verso gli amministratori, richiede anche una maggiore corrispondenza tra i capitoli dei documenti di spesa e la struttura organizzativa. Da qui il collegamento che dovrà nascere tra questa finanziaria, il bilancio della Regione e quel disegno di legge n. 42 per quanto riguarda la ristrutturazione del personale. Ciò consente l'attribuzione di specifiche responsabilità gestionali ai dirigenti rappresentando un passo verso il maggiore ruolo, anche in termini di merito e di responsabilità, dei dirigenti.
Si tratta in questo caso di un'impostazione coerente con l'indicazione del comma quarantasettesimo della legge n. 549 (misure di razionalizzazione della finanza pubblica), laddove attribuisce precise responsabilità ai dirigenti centrali e periferici nel conseguimento del budget, trasformati da meri strumenti contabili a strumenti di programmazione della spesa.
La discussione conclusiva sul bilancio non può certo fermarsi alle indicazioni di metodo; le scelte forti del bilancio 1996 riguardano l'azione sul piano del cofinanziamento degli interventi europei con l'ingente impegno di quasi 60 miliardi, di cui oltre 25 a favore delle imprese.
E' necessaria ora una qualche enucleazione su alcuni punti che noi riteniamo, dal punto di vista politico, qualifichino questa finanziaria: il miliardo, ad esempio che abbiamo inteso mettere per le scuole materne, da integrarsi poi quando ci sarà la legge, ma questa ci sembra una scelta ben precisa, caratterizzante. I finanziamenti: 25 miliardi di cui abbiamo parlato, per piccole e medie impresa; cultura e turismo, che vanno nella direzione della valorizzazione dell'iniziativa privata che crea indotto e genera a cascata altre iniziative private. Ci sembra questa una scelta non casuale, ma particolarmente mirata. Lo stesso disegno di legge sul personale, per il quale all'interno del bilancio sono previste quelle cifre che abbiamo avuto modo di vedere, che vanno nel senso del merito, della responsabilità, della retribuzione. L'avere confermato il FIP nella sua interezza per quanto riguarda gli 80 miliardi, va nella direzione di una programmazione rigorosa.
Il diffondersi di maggiore quantità, e soprattutto qualità, nel tempo libero, di gran parte della popolazione europea, determina infatti nuovi comportamenti, sia in termini di periodi di vacanza, sia in termini di tipo di consumi, sempre più qualificati e sofisticati. Ciò corrisponde anche alla maggiore mobilità della popolazione sul territorio, con l'interesse per conoscenze e siti turistici che via via diventano sempre più qualificanti ed integranti dal punto di vista culturale e ricreativo.
Riteniamo che la Regione Piemonte abbia un grosso e peculiare patrimonio e quindi grosse potenzialità da sfruttare in questo settore.
La spesa pubblica relativa determina, quindi, una ricaduta con forti moltiplicatori delle attività economiche e quindi dell'occupazione. In primo luogo si fa riferimento alle strutture turistiche dirette. Per cui se è vero che è in diminuzione l'occupazione nelle strutture ricettive, è altrettanto vero che si moltiplicano le attività di servizio di nuova tipologia. Allo stesso modo si moltiplicano le attività dirette e indirette nell'ambito della ricaduta della spesa in campo culturale, con effetto anche di stabilizzazione nel tempo dell'attività. Questo è importante per cercare di trasformare l'occasionalità in costanza e in perduranza di flusso, attenuando le ciclicità dei consumi ricreativi, che per molto tempo hanno impedito, proprio per la stagionalità delle iniziative, l'affermarsi diffuso di vocazioni produttive stabili ed altamente professionali.
Sin qui i passi da compiere o compiuti sul piano del metodo e dei contenuti. Con quali obiettivi? Il primo obiettivo, che a sua volta rappresenta uno strumento al servizio di tutti gli altri scopi dell'azione pubblica, è il perseguimento della qualità nell'attività dell'Ente Regione.
Qualità ottenuta applicando e perfezionando metodologie di spesa, quali, ad esempio, il FIP, strettamente collegato alle scelte in tema di Piano di sviluppo. Il fatto che il merito dell'istituzione del FIP non spetti a questa Giunta, ma alla precedente Amministrazione, non impedisce certamente a chi parla di apprezzarne i contenuti positivi.
Il limite è il vincolo legislativo: cercheremo di muoverci per svincolarci da queste gabbie. Ci sono molti vincoli posti dal livello centrale; pensiamo al 20% dei proventi delle addizionali da destinare alle Comunità montane e all'80% delle addizionali stesse per il FIP: nel corso del 1996 avremo 110 miliardi assolutamente ingessati e vincolanti qualsiasi movimento all'interno di determinate scelte. Riteniamo questo un dato che va affrontato, non per fare scelte politiche diverse, ma per svincolarsi da queste rigidità, sicuramente improduttive.
Qualità operativa all'interno del Piano di sviluppo per tenere conto della struttura degli accordi di programma tra Regione ed Autonomie locali qualità operativa per riutilizzare le risorse che il 1995 consegnerà al 1996, pur trattandosi, in questo caso, di un fenomeno una tantum, tipico di un anno di transizione per ragioni facilmente comprensibili.
Qualità nell'uso dei fondi europei, con la necessaria flessibilità delle decisioni di spesa, al fine di non perdere risorse assegnate e con la flessibilità amministrativa necessaria per far fronte alle esigenze dei soggetti chiamati a dare seguito, celermente, ai progetti finanziati dall'Europa.
Proprio ieri si è tenuta l'assemblea di Finpiemonte, che, per far fronte alla necessità di mettere in campo i circa 300 miliardi ipotizzati come investimenti privati, ha chiesto alla Giunta regionale - e sicuramente l'orientamento è in questo senso: infatti il Vicepresidente Majorino si sta così orientando - di andare ad una ricapitalizzazione. Hanno chiesto, per la verità, 31 miliardi in tre anni - 1996/1997/1998 - gli altri azionisti sono disponibili ad andare ad un aumento di capitale che consenta di non perdere potenzialità rispetto alla sfruttabilità massima del Regolamento n.
2081.
Questo è uno dei campi in cui l'uso delle Conferenze dei servizi pu permettere di sbloccare situazioni che, anche solo per inerzia, possono risultare controproducenti per tutti.
In particolare lo strumento dell'accordo di programma, che sta già dando i suoi frutti in alcune sperimentazioni concrete, richiede l'adozione di ulteriori elementi di qualità, sia come accumulazione di competenze sia come certezze ed affinamento delle procedure da seguire.
Qualità, infine, come utilizzazione di iniziative fortemente sinergie.
Ad esempio, per quanto riguarda il rinnovo dell'accordo di tesoreria, che entro giugno arriveremo a definire, abbiamo cercato di introdurre parametri di questo tipo, che vadano nel senso di fornire servizi al cittadino a più basso costo per quanto riguarda lo sportello bancario a cui accedono e che consentano di avere una convenzione, attraverso gli istituti bancari del pool, in modo tale che lo sportello sia il più vicino possibile al cittadino.
Significative cadute - dicevo - a favore della collettività piemontese sino a considerare il progetto, ambizioso, di una finanziaria di partecipazione per il rilancio delle piccole e medie imprese della nostra Regione. Penso che all'interno di quanto esiste oggi vada sicuramente ricercata la possibilità di alimentare nuove propulsioni nei confronti di iniziative di questo tipo.
L'obiettivo della qualità si persegue anche tramite significative iniziative di modernizzazione dell'Amministrazione e della stessa azione politica.
Sono emerse copiose indicazioni di metodo e contenuto, dalle richieste sulle infrastrutture per la mobilità - attraverso quelle Conferenze economiche di cui parlavamo - all'esigenza di snellimento organizzativo e burocratico, all'utilizzazione dei fondi europei, agli accordi di programma e alle Conferenze dei Servizi, all'azione per le piccole imprese di tutti i settori, alla formazione e alla sanità. Soprattutto è emersa la richiesta di forte credibilità dello strumento della programmazione. Disporre di strumenti atti alla valutazione continua degli effetti della spesa regionale, in particolare in relazione a FIP, BOR, ad accordo Stato-Regione e alle iniziative CEE di cui parlavamo, significa fare del Piano di sviluppo uno strumento dinamico, da integrare strettamente ed uniformare anche dal punto di vista della redazione e della pubblicazione con il Piano territoriale regionale.
A tal fine, in altri termini, la modernizzazione del prodotto conoscitivo che si richiede all'IRES, attraverso un salto di qualità nei rapporti con l'IRES e nella richiesta di prestazioni per quanto riguarda l'istituto.
Gli obiettivi di qualità e di modernizzazione hanno infine bisogno di alcuni punti di forza, che noi stiamo cercando di individuare - alcuni li abbiamo già individuati.
Un punto di forza è certamente l'atteggiamento professionale del personale dirigente della nostra Regione. Abbiamo recentemente distribuito un questionario alla dirigenza della nostra Regione, per lo sviluppo del lavoro della Commissione incaricata di studiare le nuove norme per l'organizzazione degli uffici e sull'ordinamento del personale: il tasso di risposta è stato al di là del 60% degli interpellati, che potevano rispondere in modo anonimo o identificandosi come mittente. Le risposte date sono di qualità e di grossa responsabilizzazione; vuoi perché sono state firmate, con nome e cognome, vuoi perché all'interno delle risposte ci sono suggerimenti e considerazioni circa le cause che a detta del dirigente sono alla base di alcune inefficienze e rallentamenti burocratici.
Mi sono dilungato più di quanto avrei voluto, ma un bilancio di inizio legislatura, soprattutto relativo ad una finanziaria della potenza di 400 miliardi, necessitava assolutamente di alcune considerazioni circa i criteri ispiratori che, dal punto di vista politico, stanno alla base delle scelte contenute, che potranno essere discusse e criticate, ma che noi riteniamo siano scelte forti.
Ho avuto modo di vedere gli emendamenti presentati, li valuteremo nel corso della giornata. Valuteremo se esiste la possibilità - la disponibilità c'è - di andare a recepire alcune indicazioni.
Ho visto alcuni emendamenti che propongono uno spostamento di 40 miliardi; non penso sia possibile ipotizzare vincoli di questo tipo, che vanno a stravolgere la linea politica che sta alla base di questa finanziaria.
Però vi sono alcuni emendamenti che sottolineano la necessità di un favorire la nascita di imprese ed imprenditorialità nuove nel Canavese zona particolarmente colpita. A questi emendamenti riserveremo particolare attenzione.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellingeri, Farassino e Riggio.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.20)



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