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Dettaglio seduta n.303 del 13/11/98 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Sono le 8,40, chiedo di prendere posto in aula.
In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellingeri, Bellion, Casoni Chiezzi, Farassino, Ghigo, Marengo.


Argomento:

b) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

Verifica numero legale


PRESIDENTE

Procedo ora personalmente alla verifica del numero legale, per appello nominale.
Constatata la mancanza del numero legale, essendo presenti in aula n.
17 Consiglieri anziché 28 (sono in congedo n. 7 Consiglieri), la seduta è sospesa, ai sensi dell'art. 52 del Regolamento del Consiglio regionale.
La seduta è aggiornata alle ore 9.15.
(La seduta, sospesa alle ore 8.45 riprende alle ore 9.17)


Argomento:

Verifica numero legale


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Informo l'aula che è pervenuto il congedo del Consigliere Viglietta pertanto il numero dei presenti scende a 54, mentre il numero legale è sempre 28.
Si proceda all'appello nominale per la verifica del numero legale.



(Il Consigliere Segretario Toselli effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Constatata la mancanza del numero legale, essendo presenti in aula n.
24 Consiglieri anziché 28 (sono in congedo n. 8 Consiglieri), la seduta è sospesa, ai sensi dell'art. 52 del Regolamento del Consiglio regionale.
La seduta è aggiornata alle ore 9.50.



(La seduta, sospesa alle ore 9.22 riprende alle ore 9.53)


Argomento:

Verifica numero legale


PRESIDENTE

Si proceda all'appello nominale per la verifica del numero legale.



(Il Consigliere Segretario Toselli effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Si constata la presenza del numero legale, essendo presenti in aula n.
29 Consiglieri ed in congedo n. 8 Consiglieri.
Convoco i Consiglieri in sala A per la Conferenza dei Capigruppo.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 9.57 riprende alle ore 10.19)


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame disegno di legge n. 402: "Organizzazione delle funzioni regionali e locali in materia di mercato del lavoro"


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Passiamo all'esame del disegno di legge n. 402, di cui al punto 7) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello, relatore

Egregi Consiglieri, si è giunti alla redazione finale di questo disegno di legge dopo una lunga fase di consultazione e confronto con le forze istituzionali, imprenditoriali e sindacali della nostra regione e dopo un approfondito esame in seno alla VII Commissione Consiliare.
Quasi nello stesso momento in cui si concludeva l'esame dell'articolato in Commissione, il Ministro della Funzione Pubblica decideva di adottare in mancanza del provvedimento regionale, il decreto legislativo sostitutivo.
L'adozione di tale decreto è avvenuta, ovviamente, in forma provvisoria e tale da avere efficacia sino quando il Consiglio Regionale del Piemonte non avrà legiferato in materia; è chiaro che si tratta, sicuramente, di un provvedimento inutile ed inefficace e proprio per questo ci si continua a domandare perché sia stato assunto.
L'adozione della legge regionale di riforma dei servizi per l'impiego da parte del Consiglio Regionale presuppone la preventiva approvazione della legge regionale in materia di "Riordino delle funzioni e di compiti amministrativi della Regione ed Enti Locali" la quale, per la sua portata generale, deve necessariamente precedere le singole normative di settore.
Per una regione dalla tradizione di relazioni sindacali come il Piemonte e per una materia di regolazione del mercato del lavoro l'attivazione dei poteri sostitutivi da parte del Governo si sarebbe sicuramente dovuto evitare, anche perché si è registrato, da parte governativa, un notevole ritardo nell'emanazione del DPCM previsto dall'articolo 7 del Dl.gs n. 469/98 che costituisce atto fondamentale ed indispensabile affinché le norme di riordino per i servizi per l'impiego possano avere concreta applicazione.
Tale ritardo governativo, molto più dei lievi ritardi nella predisposizione del disegno di legge regionale, determinerà, di fatto, una proroga nell'avvio della riforma.
Fatta questa doverosa premessa si ritiene che con il presente disegno di legge, la Giunta Regionale compia responsabilmente la sua parte in ordine alla nuova organizzazione del mercato del lavoro in attuazione del decreto legislativo n. 469/1997.
Prima di affrontare l'esame del d.d.l.r., è opportuno premettere alcune considerazioni in merito al contenuto del decreto n. 469, in modo da rendere meglio comprensibili le scelte che si sono operate nell'approntare il disegno di legge.
E' da tempo in atto nel nostro Paese un lungo e difficile processo di modernizzazione delle politiche del lavoro. Esso ha raggiunto ormai alcune importanti tappe intermedie (l'approvazione della legge di decentramento di poteri alle Regioni ed agli enti locali (legge 15 marzo 1997, n. 59) ed il relativo decreto legislativo di attuazione (decreto legislativo 23 dicembre 1997, n. 469), ma ha ancora davanti a sé numerosi e non meno importanti traguardi parziali. Ci si riferisce in particolar modo alla emanazione da parte delle Regioni delle leggi volte a disciplinare l'organizzazione del nuovo sistema regionale per l'impiego ed ai provvedimenti che successivamente verranno adottati dalle Province per la gestione dei poteri ad esse attribuiti.
L'attuale fase si caratterizza pertanto come una tipica fase di transizione, in cui è certo solo ciò che si lascia, mentre del nuovo che ci aspetta si distinguono alcuni punti fermi, sempre più nitidi man mano che l'approdo si avvicina. Non è dunque possibile, al momento, descrivere minuziosamente il nuovo sistema di politica del lavoro, ma ciò non impedisce di individuare le linee direttrici del processo in atto.
Si punta, innanzi tutto, a sanare la frattura istituzionale creata nel 1972 (con la separazione delle competenze relative alla formazione professionale da quelle relative al collocamento); le diverse competenze in materia saranno ora riunificate presso la Regione, mentre allo Stato resteranno compiti di regolazione, indirizzo, programmazione e valutazione.
Un secondo obiettivo perseguito è la riduzione progressiva delle politiche di sostegno passivo della disoccupazione privilegiando politiche di promozione dell'occupazione, puntando in particolare all'elevazione della qualità dell'intervento pubblico sul mercato del lavoro mediante l'offerta ai lavoratori ed alle imprese di servizi all'impiego e di opportunità di formazione professionale di livello europeo.
Il processo in atto comporta anche la fine del monopolio pubblico del collocamento, con la conseguente apertura ai privati dell'attività di mediazione tra domanda ed offerta di lavoro, in un contesto di regole precise e controlli rigorosi, da mutuarsi, in larga parte, dalla consolidata esperienza degli altri Paesi europei.
Gli obiettivi sopra indicati appaiono strettamente collegati tra loro: è diffusa infatti la convinzione che se si vuole che il sistema pubblico abbia in futuro un ruolo significativo in questo campo, si deve rapidamente procedere ad una sua radicale ristrutturazione.
In questo processo, le Regioni e gli enti locali stanno per acquisire nuovi poteri che solo in parte sono riconducibili al c.d. sistema di collocamento; in misura maggiore essi riguardano la costruzione di un nuovo sistema di politica del lavoro all'interno di un quadro normativo molto diverso da quello che abbiamo conosciuto anche nel più recente passato.
Per quanto riguarda la materia del d.d.l.r., occorre ricordare che lo Stato, con il d.lgs n. 469/97, ha mantenuto pochi, ma non irrilevanti poteri. Innanzi tutto restano all'Amministrazione centrale il raccordo con gli organismi internazionali ed il coordinamento dei rapporti con l'Unione europea; in secondo luogo vengono mantenuti i tradizionali compiti di vigilanza in materia di lavoro, quelli esercitati in passato dagli Ispettorati del lavoro ed ora assegnati alle nuove strutture periferiche unificate del Ministero del lavoro (Direzioni regionali e provinciali); ad essi sono collegati il controllo dei flussi di entrata dei lavoratori extracomunitari nonché i procedimenti di autorizzazione per lo svolgimento di attività lavorative all'estero. Anche l'attività di conciliazione delle controversie di lavoro individuali e plurime è mantenuta in capo allo Stato, mentre le controversie collettive, a meno che non abbiano rilevanza pluriregionale, sono state affidate alle Regioni.
L'amministrazione centrale, infine, è chiamata alla "conduzione coordinata ed integrata del Sistema informativo lavoro" (secondo quanto previsto dall'articolo 11 del decreto stesso).
Quanto ai poteri che vengono decentrati, l'art. 2 del decreto legislativo n. 469/97, conferisce funzioni e compiti aventi natura amministrativa, raggruppati in due grandi filoni: il primo (v. il primo comma dell'art. 2) riguarda il collocamento e l'avviamento al lavoro (declinati nelle varie articolazioni interne), i servizi per favorire l'incontro tra domanda ed offerta di lavoro, anche con riferimento alla occupazione femminile; il secondo gruppo (v. il secondo comma dell'art. 2) riguarda la politica attiva del lavoro, anche in questo caso articolata, a titolo esemplificativo, nelle diverse forme che ha assunto nel nostro Paese nel corso degli ultimi quindici anni.
L'articolo in esame opera una scelta fondamentale: tutte le funzioni ed i compiti elencati sono posti in capo alle Regioni. Ciò sta a significare che sono le Regioni a dover disciplinare l'organizzazione e lo svolgimento degli interventi pubblici considerati. Ciò non implica necessariamente che le Regioni debbano anche gestire gli interventi indicati (collocamento ed avviamento al lavoro, servizi per l'impiego, politiche attive del lavoro).
Anzi, il decreto lascia chiaramente trasparire la volontà del Governo, in armonia con l'impostazione complessiva della legge n. 59/97, di favorire il ruolo di programmazione delle Regioni ed il ruolo di gestione delle Province.
Fatta salva la competenza statale in materia di eccedenze di personale temporanee e strutturali, disposizioni particolari sono previste al fine di coinvolgere le Regioni nelle procedure riguardanti la concessione della integrazione salariale straordinaria o la collocazione in mobilità del personale. Le Regioni sono chiamate, oltre che ai delicati compiti di mediazione del conflitto sindacale, anche ad esprimere parere in merito alla concessione dei relativi trattamenti; esse possono inoltre promuovere la stipulazione di accordi e contratti collettivi finalizzati ai contratti di solidarietà.
Per quanto riguarda l'organizzazione amministrativa e le modalità di esercizio delle funzioni e dei compiti conferiti, la relativa disciplina è lasciata al legislatore regionale. Il Governo ha però fissato, all'art. 4 criteri e principi direttivi, a cui le Regioni devono attenersi nelle emanazione della legge. Si tratta di disposizioni che toccano punti cardine del nuovo disegno organizzativo, anche se non mancano aperture o ambiguità che, di fatto, rinviano, su molti temi, alle scelte della legislazione regionale.
In primo luogo l'art. 4 precisa con maggiore puntualità, ma senza esaurire l'argomento, i compiti delle Regioni e quelli delle Province.
Queste ultime sono chiamate a rilevanti compiti di gestione; senza ombra di dubbio con riguardo al collocamento, ai servizi all'impiego ed alle iniziative volte ad incrementare l'occupazione e ad incentivare l'incontro tra domanda ed offerta di lavoro. La lett. a) del primo comma dell'art. 4 vincola infatti le Regioni ad attribuire alle Province i suddetti compiti, da gestire tramite "Centri per l'impiego" (cioè le nuove sezioni circoscrizionali), strutture aventi a riferimento bacini di circa 100.000 abitanti. E però possibile che le Province vengano anche coinvolte nella gestione degli interventi di politica attiva del lavoro (quelli di cui al secondo comma del citato art. 2).
Per le Regioni il decreto tende a delineare un ruolo di programmazione coordinamento, valutazione e controllo. Vi sono punti del decreto che si prestano però ad altre letture. In primo luogo il secondo comma dell'art. 2 si apre con l'attribuzione alle Regioni delle funzioni e dei compiti in materia di politica attiva del lavoro, senza limitazioni di sorta; il comma poi prosegue con il ricorso alla locuzione "ed in particolare: programmazione e coordinamento di...", ma ciò non appare sufficiente, sul piano giuridico, a fondare interpretazioni restrittive. Vi è dunque la possibilità di operare scelte alternative.
In sintesi si può sostenere che il decreto è permeato dalla opzione del Governo in favore della integrazione, sul piano gestionale, del collocamento, dei servizi per l'impiego e delle politiche attive del lavoro e, quindi, della loro organizzazione unitaria attorno alle Province. Il testo è però palesemente influenzato dagli esiti di una difficile e delicata mediazione tra i vari soggetti istituzionali interessati ( Regioni, Province, Comuni), cosicché mentre per il collocamento ed i servizi all'impiego è esplicitamente prevista la gestione da parte delle Province, per le politiche attive del lavoro vi é un implicito rinvio alla legge regionale; sarà dunque quest'ultima ad indicare il soggetto istituzionale a cui verrà affidata l'attuazione degli interventi.
In secondo luogo il decreto detta princìpi e criteri in tema di partecipazione delle parti sociali al sistema regionale per l'impiego introducendo radicali innovazioni. Vengono infatti soppressi tutti gli organi collegiali (a livello circoscrizionale, provinciale e regionale) operanti in materia di collocamento ed avviamento al lavoro ed in materia di politica del lavoro. Essi sono sostituiti, con un'opera di indubbia razionalizzazione, da una Commissione regionale permanente tripartita (v.
art. 4 lett. b) e da un'unica Commissione tripartita provinciale per le politiche del lavoro.
Quanto alle funzioni le due Commissioni sopra indicate sono definite organi di concertazione e consultazione. In verità la Commissione regionale può essere chiamata a svolgere anche compiti di gestione amministrativa.
Infatti è previsto che, salvo diversa disposizione della legge regionale le funzioni e le competenze attualmente svolte dalle Commissioni regionali per l'impiego (secondo quanto disposto dall'art. 5 della legge 28 febbraio 1987, n. 56 e successive modifiche) siano attribuite al nuovo organismo tripartito. Poiché, come è noto, tra i compiti attualmente svolti dalle C.R.I. rientrano anche compiti amministrativi (si pensi all'approvazione dei progetti relativi ai contratti di formazione e lavoro, all'approvazione dei progetti per lavori socialmente utili o, infine, all'approvazione delle liste dei lavoratori da collocare in mobilità), la nuova Commissione regionale può assumere anche compiti gestionali.
Il decreto si preoccupa, infine, di assicurare il coordinamento a livello regionale tra i diversi soggetti istituzionali coinvolti (Regione Province, Comuni) prevedendo la costituzione di un organismo interistituzionale (v. art. 4 lett.c).
Il conferimento dei poteri non può, come è ovvio, prescindere dalla dotazione delle risorse necessarie per l'espletamento delle funzioni e dei compiti assegnati. L'art. 7 affronta la questione demandando a decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, da emanarsi entro 120 giorni dalla entrata in vigore del decreto, il compito di provvedere in via generale alla individuazione dei beni, delle risorse finanziarie, umane e strumentali da trasferire.
Infine, il Governo si impegna (ed impegna le istituzioni interessate) a costruire il "Sistema informativo lavoro" (SIL). Si tratta di un obiettivo ambizioso e di grande rilievo, poiché l'informatizzazione delle strutture del sistema pubblico di politica del lavoro (in primo luogo dei futuri "Centri per l'impiego" ma anche delle strutture di orientamento e formazione professionale) ed il collegamento con i soggetti privati che saranno autorizzati a svolgere attività di mediazione (ai sensi dell'art.
10 del decreto in esame) o di intermediazione (ai sensi degli artt. 1-11 della legge 24 giugno 1997, n. 196) tra domanda ed offerta di lavoro costituisce elemento essenziale per assicurare su tutto il territorio nazionale la rapida e puntuale circolazione delle informazioni sui posti vacanti e sulla disponibilità dei lavoratori.
La legge n. 59/97 ed il decreto legislativo n. 469/97 delineano dunque la cornice entro cui la legislazione regionale deve compiere molte scelte tutte di grande rilievo.
Quest'ultima deve offrire risposte alle seguenti problematiche: 1) la ripartizione di poteri tra Regione e realtà istituzionali sub regionali (Province, Comuni), tenendo presente che, come si è detto in precedenza, mentre l'attribuzione di alcuni compiti e funzioni è già definita dal decreto (v. collocamento e servizi per l'impiego), restano aperti significativi margini di discrezionalità in particolare per quanto attiene alla attribuzione dei compiti e delle funzioni di politica attiva del lavoro 2) la ricerca di un più intenso raccordo tra politiche del lavoro e formazione professionale, anche alla luce delle ulteriori competenze in materia di formazione professionale che verranno decentrate in attuazione della più volte citata legge 15 marzo 1997, n. 59 3) la definizione delle forme di partecipazione delle parti sociali al nuovo sistema regionale per l'impiego, e dei compiti da affidare al nuovo organismo di concertazione 4) la definizione delle forme di coordinamento interistituzionale tra Regione, Province ed enti locali, ai sensi della lett.c) dell'art. 4 del decreto legislativo n. 469/97 5) la necessità d'individuare, a livello regionale, le attività da affidare alle ordinarie strutture dell'amministrazione regionale e quelle da ricondurre alla struttura dotata di autonomia di cui all'art. 4, lett. d) del decreto legislativo n. 469/97 6) l'ampiezza delle funzioni da assegnare alle nuove strutture decentrate sul territorio (Centri per l'impiego) 7) le forme e le modalità con cui realizzare un proficuo rapporto tra strutture pubbliche e soggetti privati o del c.d. privato sociale disponibili a concorrere al raggiungimento degli obiettivi individuati dalla programmazione pubblica 8) l'inquadramento del personale proveniente dall'amministrazione statale.
Il d.d.l. che si sottopone all'approvazione del Consiglio regionale si compone di 5 capi e 21 articoli.
Il capo I riguarda i principi generali.
Dopo aver enunciato, all'art. 1, l'oggetto e le finalità del provvedimento il d.d.l.r. si sofferma, all'art. 2, sulla distribuzione delle funzioni fra la Regione, le Province e gli altri Enti Locali. In particolare alla Regione competono le funzioni di cui all'art. 2, comma 2 del d.lgs n. 469 mentre alle Province sono attribuite la costituzione e l'organizzazione dei centri per l'impiego, le funzioni del collocamento e la gestione dei servizi connessi, e viene delegata la gestione e l'erogazione dei servizi relativi alle politiche attive del lavoro, nei termini di prima applicazione specificati nel successivo art.21, fatta eccezione per le attività che richiedono un esercizio unitario a livello regionale.
Ovviamente le Province esercitano tali funzioni nel rispetto degli atti di indirizzo della Regione e individuando opportuni strumenti di raccordo e di cooperazione con gli altri enti locali presenti sul territorio, attraverso le Commissioni tripartite permanenti di cui all'art. 6, comma 1 del d.lgs.
469/97.
Il capo II tratta degli atti di programmazione, di indirizzo e di coordinamento della Regione.
Le disposizioni contengono scelte molto significative in ordine alla programmazione degli interventi.
L'art. 3 infatti integra saldamente la programmazione triennale di politica del lavoro con la programmazione delle attività di formazione professionale, adottando un modello pienamente rispondente al disegno del d.lgs. n. 469/97.
Il terzo comma dell'art. 4 riordina inoltre i numerosi atti programmatori previsti dalla legislazione regionale vigente in materia di lavoro e li riconduce tutti nell'ambito del "piano annuale delle azioni di politica del lavoro" offrendo in tal modo una visione complessiva ed organica dell'intervento regionale.
Particolare menzione merita la norma contenuta nell'art. 5 sui "progetti finalizzati", ove sono previsti interventi di formazione e aggiornamento professionale degli operatori che ai diversi livelli istituzionali si occupano di politiche del lavoro, disposti dal Comitato al lavoro e formazione professionale di cui al successivo art. 8, e finanziati con specifiche risorse del bilancio regionale.
Il capo III tratta degli organismi regionali e dell'Agenzia Piemonte Lavoro.
L'art. 7 tratta della "Commissione regionale di concertazione" di cui vengono elencati i compiti, precisata la composizione e disciplinati i punti essenziali di funzionamento. Per quanto riguarda nello specifico la composizione essa è stata prevista in modo che l'organismo assuma una caratterizzazione fortemente concertativa; infatti la presenza di componenti istituzionali è ridotta al solo Presidente mentre le parti sociali sono rappresentate da sei componenti per ciascuna di esse ed è infine prevista la presenza del Consigliere di parità. Questa impostazione è rigorosamente rispettosa della filosofia che sta alla base della concertazione in cui il livello istituzionale deve entrare non per determinarla in un senso o nell'altro ma solo per regolarla, guidarla indirizzarla verso le soluzioni più adeguate alle situazioni affrontate.
Proprio per tale motivo non sono stati più previsti nella Commissione i due consiglieri regionali componenti della previgente Commissione regionale dell'impiego. Sempre in merito alla Commissione concertativa, si prevede la possibilità di attribuire alle Province, entro un anno, quelle funzioni di carattere amministrativo-gestionale che possono essere svolte a livello decentrato; ciò però non comporta una riduzione dell'area concertativa in quanto è precisato che le Province esercitano tali funzioni attraverso le Commissioni provinciali tripartite.
All'art. 8 è previsto il "Comitato al lavoro e formazione professionale" composto da non più di diciotto membri in rappresentanza della Regione delle Province e degli altri Enti Locali. Compito essenziale del Comitato è quello di esprimere pareri sugli atti programmatori regionali delle politiche del lavoro e della formazione e formulare proposte finalizzate allo sviluppo dell'integrazione fra le politiche del lavoro, i servizi per il lavoro, le politiche formative.
Agli artt. 9, 10 e 11 è prevista l'istituzione dell'Agenzia Piemonte Lavoro di cui vengono precisate le funzioni, gli organi e i punti essenziali dell'organizzazione e vigilanza. Il dettaglio delle disposizioni è rinviato allo Statuto dell'Agenzia che dovrà essere approvato con deliberazione del Consiglio regionale su proposta della Giunta.
Il capo IV contiene le norme relative ai servizi regionali e locali.
Fra le funzioni regionali, particolare menzione meritano quella in materia di ammortizzatori sociali e quella sul sistema informativo regionale per il lavoro. Per quest'ultimo è espressamente affermato (art. 14) che esso è parte integrante del sistema informativo regionale (SIRE) e riguarda l'acquisizione e l'elaborazione nonché la congruità dei dati relativi ai flussi di domanda e di offerta di lavoro e le dinamiche della popolazione che studia o che si forma professionalmente sul territorio della Regione.
In tale contesto viene lasciata la possibilità alla Province ed agli altri Enti Locali di sviluppare propri sistemi informativi, stabilendo protocolli di scambio dati a livello nazionale e regionale.
E' inoltre previsto che le imprese di fornitura di lavoro temporaneo e i soggetti autorizzati alla mediazione fra domanda ed offerta di lavoro possano accedere alle banche dati del sistema informativo, previa stipula di apposite convenzioni, anche a titolo oneroso.
All'art. 15, vengono disciplinate le nuove strutture di erogazione integrata dei servizi, i "Centri per l'impiego".
E' innanzitutto previsto che entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge regionale la Giunta Regionale, sentita l'Unione delle Province Piemontesi, definisca i bacini provinciali per l'istituzione dei Centri, tenendo conto del limite minimo di abitanti previsto dal decreto legislativo, delle esigenze socio-economiche di utenza, della specificità della città capoluogo di Regione.
Saranno poi le Province ad istituire ed organizzare, in detti bacini, i Centri per l'impiego, in stretto raccordo con gli Enti Locali: a tal fine si è previsto che per ampliare l'offerta di servizi in relazione ai bisogni locali le Province possano stipulare Convenzioni con i Comuni singoli od associati a livello di bacino o con apposite agenzie da essi costituite.
Per potenziare la dotazione di risorse umane per la gestione dei servizi si è inoltre stabilita la possibilità di utilizzo del personale proveniente dal sistema formativo regionale che abbia frequentato positivamente specifici corsi di riqualificazione. Si è volutamente evitato di configurare giuridicamente le strutture di nuova istituzione per doveroso rispetto verso l'autonomia provinciale che potrà in tal modo esprimersi al meglio per soddisfare le esigenze dell'utenza in un contesto più rispondente alle specificità del territorio.
Poiché le nuove strutture sono destinate a svolgere anche i compiti attualmente svolti dai CILO, è previsto (art. 16) che a decorrere dal 1 gennaio 1999, in concomitanza con l'avvio dell'attività dei Centri per l'impiego, siano soppressi i CILO e conseguentemente abrogata la legge regionale n. 48/91 che li istituiva.
Con tale provvedimento si chiude quindi l'esperienza singolare nel panorama regionale italiano dei CILO Piemontesi, in quanto è evidente che le competenze dei CILO vengono assunte dagli istituendi Centri per l'Impiego in Piemonte come nel resto d'Italia.
Paradossalmente si può dire che la loro esperienza viene per immediatamente ripresa e valorizzata in un ambito più organico, integrato ed omogeneo a tutto il territorio nazionale.
E' previsto che il personale di ruolo dei Comuni che alla data di entrata in vigore del d.lgs n. 469/97 operava presso i CILO possa, a domanda e previa intesa fra Comune e Provincia, essere trasferito nei ruoli organici della Provincia. Infine, le risorse che la Regione destinava al finanziamento della l.r. n. 48/91, così come risultanti dal bilancio preventivo assestato dell'anno 1997, vengono assegnate alle Province secondo un piano di riparto deliberato dalla Giunta regionale, previo parere del Comitato istituzionale di coordinamento.
Il capo V contiene norme finali e transitorie.
Particolare menzione merita quella relativa al personale. E' infatti previsto che i dipendenti del Ministero del lavoro trasferiti ai sensi dell'art. 7 del d.lgs. n. 469/97 siano assegnati direttamente alle Province e inquadrati nei ruoli organici provinciali. Si è in tal modo evitato un doppio inutile passaggio (Stato-Regione; Regione-Province) che avrebbe potuto comportare non pochi problemi di ordine giuridico e funzionale.
Fanno eccezione i dipendenti ministeriali che alla data di entrata in vigore del d.lgs. n. 469/97 operavano presso la Direzione regionale del lavoro come supporto alla soppressa Commissione Regionale per l'impiego (CRI). Tali dipendenti vengono inquadrati nei ruoli della Regione Piemonte la quale, attraverso le proprie strutture, deve garantire il supporto ai nuovi organismi previsti dalla legge regionale.
Per quanto riguarda infine i beni patrimoniali, essi saranno assegnati secondo le indicazioni contenute nei decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri di cui all'art. 7 del d.lgs n. 469/97.
L'art.21 dispone che entro 60 giorni dall'approvazione della Legge il Presidente della Giunta Regionale costituisca la Commissione Regionale di concertazione, mentre viene prorogata fino a tale data l'operatività della vecchia Commissione Regionale per l'Impiego. Entro tale scadenza andranno inoltre definiti una serie di adempimenti relativi all'Agenzia Piemonte Lavoro (proposta Statuto, definizione struttura organizzativa, nomina Direttore e costituzione Collegio dei revisori dei conti).
Si precisa infine che l'esercizio da parte delle Province delle funzioni in materia di politiche attive del lavoro ad esse attribuite col precedente art. 2 potrà aver luogo solo in seguito alla definizione delle risorse finanziarie, strumentali ed umane necessarie, e comunque non oltre la data del 1° gennaio dell'anno 2000, facendo di fatto coincidere tale avvio con la data di riforma dei fondi strutturali e di esercizio della delega alle Province stesse in materia di Formazione Professionale.
Questa in breve l'illustrazione dell'articolato.
E' però chiaro che con il DDL che stiamo approvando non si chiude il rapporto tra servizi politiche attive del lavoro e Regione, ma semplicemente si avvia un'attività di rilevante importanza per l'Istituzione regionale.
Dalla lettura dell'articolato sono infatti evidenti i rimandi a successivi provvedimenti amministrativi: la produzione, da parte della Regione, degli atti programmatici ed attuativi l'avvio dell'attività gestionale delle politiche attive del lavoro da parte delle Province la definizione dei bacini per l'impiego la predisposizione dello Statuto dell'Agenzia Piemonte Lavoro la scelta del direttore la riforma dell'operatività della Commissione di concertazione.
E' chiaro quindi che, immediatamente dopo l'approvazione del presente DDL si dovrà procedere ad una consistente attività gestionale e al tempo stesso sperimentale e che il metodo della concertazione con le forze economiche sociali ed istituzionali, che ha abbondantemente guidato la scrittura di questo provvedimento, dovrà essere con coerenza riproposto ed adottato anche nella nuova fase che si sta aprendo.



PRESIDENTE

Prima di passare alla discussione generale, l'Assessore Goglio desidera fare una comunicazione.



GOGLIO Giuseppe, Assessore alla formazione professionale e lavoro

Signori Consiglieri, con il disegno di legge n. 402 al vostro esame la Giunta Regionale provvede, in applicazione della legge n. 59/97 (BASSANINI 1) e del d. lgs. n. 469/97 (MONTECCHI), a disciplinare, per la parte di propria competenza, funzioni e compiti in materia di mercato del lavoro.
Nella predisposizione del d.d.l.r. si è ricercata la massima condivisione possibile da parte delle Province e soprattutto delle parti sociali. Il disegno è nato e si è via via sviluppato in un clima di grande collaborazione tanto che la sua trasformazione in legge regionale è attesa con vivo interesse da parte di tutti gli operatori.
Le note vicende politiche che hanno interessato la Regione durante la scorsa primavera e l'impostazione che si è voluta in materia di recepimento dei provvedimenti BASSANINI (è cioè approvare una legge regionale di carattere generale in materia di riordino di funzioni e compiti prima di porre mano alle singole leggi di settore) hanno provocato ad un certo rallentamento del percorso tanto che il disegno di legge perviene in aula ben oltre il termine (7 luglio) fissato nel decreto Montecchi e addirittura dopo l'avvenuta emissione del decreto legislativo di Commissariamento che il Governo ha posto in essere ai sensi della legge n. 59/97 alla scadenza dei tre mesi previsti (7 ottobre).
E' bene tuttavia ricordare che il d.d.l.r. è stato deliberato dalla Giunta Regionale sin da metà aprile '98 e che quindi il ritardo si è determinato non per mancanza di volontà o di capacità della Giunta ma esclusivamente per le ragioni prima dette.
Il d.d.l.r. affonda le sue radici non solo nel decreto Montecchi ma anche nella nostra legge regionale n. 63/1995 di riordino della formazione professionale. A suo tempo questa legge, molto concertata e condivisa, pose il Piemonte all'avanguardia nella disciplina della formazione professionale introducendo regole ed organismi nuovi e soprattutto prevedendo strumenti di programmazione della politica formativa nonché momenti di concertazione fra le parti sociali per la programmazione, progettazione e valutazione delle azioni formative (istituzione del Segretariato della formazione professionale).
Questa legge aveva inoltre avviato il processo di delega verso le autonomie minori (soprattutto le Province) e posto in essere un primo tentativo di integrazione fra politiche formative e politiche del lavoro prevedendo momenti unificati di azione in tali campi.
Siccome l'esperienza della l.r. n. 63/95 può considerarsi complessivamente positiva (anche se, con riguardo agli strumenti di programmazione, essa è rimasta in parte inoperante), la Giunta Regionale nell'atto di indirizzo emanato per la predisposizione del d.d.l. per il recepimento del decreto Montecchi da parte degli uffici indic espressamente l'opportunità di porre come riferimento alla nuova normativa proprio la legge n. 63/95, riprendendone lo spirito innovatore sviluppandolo ulteriormente specie in tema di programmazione, di integrazione delle politiche, di concertazione e di massima apertura verso un ulteriore decentramento delle funzioni.
Credo che le indicazioni date dalla Giunta Regionale siano state rigorosamente rispettate nella predisposizione del d.d.l. ed il largo consenso che il testo ha riscosso, sia presso le istituzioni locali sia presso le parti sociali, costituisce motivo di conforto per la Giunta Regionale.
Ora il Consiglio dovrà fare la sua parte per migliorare, ove occorra il testo e licenziarlo in tempi rapidi in modo da evitare che il 1° gennaio 1999 la riforma parta con le regole contenute nel decreto di commissariamento che, specie in tema di concertazione di livello regionale costituirebbero un grave arretramento rispetto alle più moderne impostazioni del disegno di legge regionale.
E' purtroppo vero che il tempo a disposizione perché i nuovi meccanismi entrino in funzione è molto limitato: basti pensare che entro fine anno occorre definire i bacini territoriali in cui le Province istituiranno i nuovi Centri per l'impiego; approvare lo Statuto dell'Agenzia Piemonte Lavoro e procedere alla nomina del direttore; avviare tutte le complesse procedure per il passaggio del personale statale alle Province e alla Regione; organizzare i nuovi servizi, ecc.
Non si può neanche dimenticare che il D.P.C.M. contenente le norme di attuazione di taluni aspetti delle problematiche sopraevidenziate è stato emanato solo in questi giorni, con molto ritardo rispetto alla data prevista dal Decreto Montecchi (aprile 1998).
Nonostante i ritardi, una volta approvata la legge, ci si impegnerà tutti perché si proceda speditamente ad applicarla e in tal modo recuperare i tempi per l'avvio della riforma.
Passo ora ad illustrare le linee politiche fondamentali che hanno ispirato il d.d.l.
Oltre al riferimento alla legge regionale n. 63/95 cui si è fatto già cenno, il d.d.l.r. nasce sulla base delle seguenti indicazioni politiche: a) prevedere strumenti, modi e tempi di alta programmazione delle politiche formative e del lavoro in un contesto fortemente integrato. A tale scopo provvedono il programma triennale ed il piano annuale previsti nel disegno di legge e che costituiranno lo strumento per realizzare quella integrazione fra formazione e lavoro che è alla base della riforma. In tale contesto di integrazione sono anche ricondotti ad un unico momento tutti quegli atti programmatori previsti attualmente in numerose disposizioni di legge che verranno tutti inseriti nel piano annuale delle politiche del lavoro b) mantenere, sviluppare e diffondere il metodo della concertazione fra le parti sociali. A tal fine la Commissione regionale di concertazione (che sostituisce l'attuale C.R.I.) diviene uno dei punti fondamentali del sistema. Essa, sia nella composizione, sia nelle attribuzioni, sia nelle modalità di funzionamento, garantisce alle parti sociali un ruolo altissimo nella programmazione, progettazione, organizzazione e gestione delle politiche del lavoro e formazione professionale. La Commissione mantiene tutte le attuali funzioni della C.R.I. ma è previsto che, entro un anno dall'entrata in vigore della legge, possa essere alleggerita da quei compiti gestionali-amministrativi che possono meglio essere svolti a livello provinciale. Tale passaggio tuttavia non ridurrà l'area della concertazione perché è previsto che le Province vi provvederanno attraverso le Commissioni provinciali tripartite che sono organi anch'essi concertativi c) prevedere il massimo possibile di attribuzione di competenze alle autonomie minori e in particolare alle Province. A ciò si è provveduto attribuendo alle Province, non solo le funzioni e i compiti in materia di collocamento, ma una serie di altre competenze fra cui spiccano quelle relative alla erogazione e gestione dei servizi relativi alle politiche attive del lavoro. Si tratta, come è a tutti evidente, di una competenza di fondamentale importanza la cui attribuzione alle Province presuppone il contestuale trasferimento di risorse finanziarie, strumentali e di personale. A ciò provvederà la prevista Conferenza Regione-Autonomie Locali nel corso del 1999 in modo che con il 1° gennaio 2000 il trasferimento possa davvero andare a regime. Se poi si tiene conto che alla stessa data del 1° gennaio 2000 dovrebbero passare, in applicazione della legge regionale di recepimento del d. lgs, n. 112/98 (BASSANINI 2), anche tutte le competenze gestionali in materia di formazione professionale, ne risulterà che a tale data l'ente Provincia diverrà il nuovo centro di aggregazione di tutte le competenze in materia di erogazione e gestione dei servizi, sia nel campo del lavoro che della formazione professionale. In un tale contesto, si è anche aperta la possibilità che le Province, allo scopo di ampliare l'offerta dei servizi specie sul versante degli interventi in materia di sviluppo locale, stipulino apposite convenzioni con i Comuni singoli od associati nell'ambito del bacino. Con lo strumento della convenzione viene recuperato uno spazio operativo anche ai Comuni che invece il decreto Montecchi sembra trascurare d) riservare non solo alle Province ma anche ai Comuni un ruolo importante in tema di programmazione, progettazione e valutazione degli interventi e dei servizi. Nell'ambito dell'Organismo istituzionale (il Comitato al lavoro e formazione professionale) è assicurato un rilevante ruolo alle Province e ai Comuni per garantirne la partecipazione alle scelte fondamentali in materia di programmazione, progettazione e gestione nonch definizione degli standard dei servizi e) mantenere sul territorio una presenza significativa di servizi. A tale scopo è noto che la Giunta Regionale ha affidato all'IRES lo studio di una possibile zonizzazione del territorio piemontese ai fini dell'istituzione dei centri per l'impiego. L'IRES ha consegnato lo studio che è stato illustrato in Giunta e nella competente commissione consiliare. Attualmente lo studio è stato inviato all'Unione delle Province Piemontesi per averne così come prevede il d.d.l.r., un parere. L'IRES propone tre possibili ipotesi di zonizzazione: a 33, a 24 e a 19 bacini. La Giunta regionale ha espresso la propria preferenza verso la soluzione a 33 bacini che ha il pregio di non distaccarsi eccessivamente dall'attuale zonizzazione (49 SCICA), di ridurre conseguentemente i problemi connessi alla mobilità del personale statale da ricollocare, di garantire una diffusa presenza di servizi sul territorio f) realizzare presso i Centri per l'impiego una struttura forte ed integrata su tutte le competenze in materia di orientamento, collocamento gestione degli interventi di politica attiva del lavoro e di sviluppo locale. In tale ottica va letta la prevista soppressione dei CILO e il passaggio delle relative competenze ai Centri per l'Impiego.
L'esperienza dei CILO, voluti dal legislatore regionale, si conclude ma non si disperde: essa infatti viene recuperata all'interno dei Centri per l'Impiego in un quadro di razionalizzazione, di semplificazione e di integrazione delle competenze e dei servizi. In futuro il riferimento per il cittadino sarà il Centro per l'Impiego dove troverà tutte le risposte per soddisfare le sue esigenze in tema di orientamento, informazione collocamento, formazione, ecc... ecc..
Nell'organizzazione delle nuove strutture, le Province sapranno individuare opportuni momenti di raccordo coi Comuni specie con quelli attualmente sede dei CILO affinché le esperienze e le professionalità formatesi in questi anni siano mantenute e valorizzate g) costituire l'Agenzia Piemonte Lavoro, quale ente strumentale della Regione, destinata a sostituire l'attuale Agenzia regionale per l'impiego.
Si tratta di un Organismo a struttura leggera a cui sono affidati importanti compiti specie in materia di assistenza tecnica e monitoraggio nelle materie di cui all'articolo 2 del d. lgs. n. 469/97.
L'agenzia inoltre garantirà l'interconnessione e l'integrazione tra il S.I.L. (Sistema informativo nazionale del lavoro) e il SIRE (Sistema Informativo Regionale) h) graduare il passaggio con opportune norme transitorie che disciplinino tempi e modalità per pervenire al nuovo sistema di regole senza provocare pericolosi vuoti ed incertezze. Il passaggio, specie in tema di gestione delle politiche attive avverrà in modo graduale e comunque sotto la regia attenta della Regione che - in ogni caso - conserva il potere sostitutivo nei confronti di quelle realtà istituzionali che dovessero rivelarsi inadeguate a far fronte ai nuovi compiti o peggio ancora inadempienti i) prevedere interventi formativi generalizzati per l'aggiornamento degli operatori. A tale scopo è stato previsto che il Comitato al lavoro predisponga progetti specifici e la Regione ne garantisca il finanziamento con risorse aggiuntive rispetto a quelle normalmente destinate alla formazione professionale. Sembra inutile sottolineare l'importanza fondamentale che assume la formazione del personale per realizzare una nuova organizzazione e gestione dei servizi, tale comunque che possa collocarsi all'altezza degli standard europei e fronteggiare la concorrenza del privato l) per ultimo (ma non per importanza) prevedere la realizzazione di un sistema informativo regionale per il lavoro finalizzato all'acquisizione ed elaborazione dei dati relativi ai flussi di domanda ed offerta di lavoro e alle dinamiche della popolazione che studia o che si forma professionalmente sul territorio piemontese.
Il sistema non solo, è stato previsto nel d.d.l. ma esso è stato pensato come aperto anche alle imprese di fornitura di lavoro temporaneo e ai soggetti autorizzati alla mediazione fra domanda ed offerta di lavoro i quali potranno accedere alle banche dati, previa stipula di apposite convenzioni anche a titolo oneroso.
Credo fermamente che il disegno di legge regionale che viene sottoposto all'esame dell'Assemblea regionale soddisfi in modo ottimale le impostazioni politiche sopra riferite e confido pertanto che esso venga approvato al più presto.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Foco, che interviene in qualità di Consigliere.



FOCO Andrea

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, francamente spiace la disattenzione con la quale l'aula sta seguendo l'esame del provvedimento.
Intendo comunque darne lettura in termini positivi: l'aula nutre tale fiducia nel lavoro delle Commissioni per cui, sapendo che il provvedimento è stato a lungo discusso, arricchito e completato in sede di VII Commissione, delega un po' ai membri in aula della stessa a discutere l'argomento.



PRESIDENTE

E' sicuramente così!



FOCO Andrea

Francamente, però, spiace, perché ci troviamo di fronte, dopo la pur ampia discussione, utile ed importante, su come la Regione Piemonte intende l'applicazione della legge Bassanini, al primo provvedimento di applicazione.
Accolgo come segnale politico positivo, importante, l'intervento non rituale dell'Assessore, che intende sottolineare l'importanza del provvedimento, così come ha fatto il relatore d'aula, e non solo con ringraziamenti, ma ribadendo alcune linee di indirizzo e di impegno da parte della Regione.
Anche questo elemento voglio leggerlo in termini positivi. Ci troviamo di fronte, effettivamente, ad un provvedimento che rivoluziona l'intero meccanismo dell'articolazione dello Stato nella nostra realtà. Si tocca un nervo vitale fondamentale: il lavoro, l'occupazione e lo sviluppo. Vedremo alla prova la volontà della Giunta regionale: una volta che l'aula avrà approvato il provvedimento. La Giunta non dovrà abbandonare il problema, ma investirvi ed impegnarvi non solo risorse, ma intelligenze e capacità di rapportarsi con la realtà sociale ed istituzionale del Piemonte.
Parlavo di scarsa attenzione dell'aula; parallelamente, c'è grande attenzione nella società piemontese su questo provvedimento. L'iter del documento non è stato solo contrassegnato dai lavori della VII Commissione ma da una serie di incontri, convegni, discussioni sul territorio piemontese. Per fare un riferimento istituzionale, ricordo l'audizione, non rituale, sul provvedimento dei Comuni e delle Province. Normalmente, nelle audizioni ci troviamo di fronte un funzionario rappresentante dell'UPI o dell'ANCI, che legge la paginetta o la mezza paginetta; al meglio, aggiunge qualche commento - non intendo generalizzare, per carità! Per quell'audizione quest'aula era affollata e non con posizioni univoche basta verificare il "malloppo" delle osservazioni che accompagnano il provvedimento. La società è quindi molto più attenta a questo provvedimento di quanto non lo siano alcuni Consiglieri regionali: la società coglie che viviamo un momento di svolta.
In tal senso, il lavoro di Commissione non è stato facile: è stato un lavoro impegnativo, che ci ha visti tutti impegnati. In modo particolare ci siamo sentiti carichi di responsabilità, noi dell'opposizione, della minoranza: avevamo sulle spalle quell'attenzione della società di cui dicevo; si giocavano non solo dei ruoli, ma si giocava sul terreno del lavoro e dell'occupazione. Non è stato facile, attraverso un articolato di legge, riuscire a compendiare tutta quella ricchezza di proposte senza correre il rischio di annullarle. C'è infatti un altro nodo che la Commissione ha dovuto affrontare, a mio parere con grande responsabilità e consapevolezza: il doveroso rispetto del decreto delegato.
Riteniamo di aver anche su questo apportato un contributo nel non essere stati ancorati e vincolati più di tanto - se non nel rispetto della legge, per carità! - al disegno di legge n. 469. Abbiamo cercato di seguire, nel rispetto della legge, l'evoluzione intervenuta successivamente con i cosiddetti Bassanini. Ci troviamo, infatti, a dover applicare un decreto e contemporaneamente dei provvedimenti che sono andati più avanti dello stesso, per quanto riguarda non tanto la materia del lavoro, ecc., ma per ruoli e funzioni della Regione, dei Comuni e delle Province. E non è stato un lavoro facile.
Ritengo di poter dire che siamo riusciti, insieme, a compensare quegli aspetti, salvaguardando un ruolo corretto di intervento da parte delle Province e degli stessi Comuni, che, effettivamente, nella Montecchi non trovavano riscontro.
E' per questo che è stato estremamente interessante il lavoro della VII Commissione. Assessore, non dilunghiamoci troppo sui ritardi, sul commissariamento del governo, ecc. La Regione, la sua maggioranza l'Assessore è in ritardo: si è "beccato" il commissariamento. Non andiamo al DCPM e a quant'altro: il provvedimento, tecnicamente, per il lavoro svolto anche dagli ottimi funzionari, era pronto da tempo. C'è poi la gestione politica, per arrivare ad oggi, per riuscire, oggi, a discuterne.
Non potete accusarci di aver frapposto lacci, lacciuoli o lacciuoletti nella VII Commissione! Non abbiamo mai sollevato il problema della maggioranza e del numero legale in Commissione! Ci siamo riuniti anche quando era presente solo la minoranza. Abbiamo lavorato contemporaneamente all'VIII Commissione, per cui avremmo potuto dire: "Aspettiamo i risultati dell'VIII Commissione", che non sono ininfluenti su questo testo. Non sono non influenti su questo testo! Invece abbiamo continuato a lavorare seriamente e io vi sfido a dire laddove un minuto è stato perso in quisquilie. Ditelo in quest'aula e noi ne prenderemo atto, altrimenti non "meniamola" su questi ritardi! Anzi, siamo in gravissimo ritardo - lo diciamo anche noi; ritardo che sta mettendo in difficoltà la realtà piemontese per una seria applicazione di questo provvedimento.
Siamo preoccupati! Non dobbiamo dimenticare che il "Montecchi" affronta tutti i problemi del collocamento nel suo insieme mentre stanno arrivando i privati. Pertanto, non vorremmo arrivare a quell'appuntamento - ormai ci stiamo arrivando - come degli straccioni. Per cui, di fronte alla boutique noi mettiamo - con rispetto - il "banchettino" del nostro prodotto! Altrimenti anch'io dico che non vorrei che questo ritardo fosse voluto da una maggioranza che vuole arrivare a questo risultato dando spazio al privato. Se ci dobbiamo scontrare su questo terreno, ci stiamo! Quindi, noi non ci tiriamo indietro; siamo però fortemente preoccupati perché vogliamo passare da una visione burocratica dell'intervento ad un collegamento diretto tra richiesta del lavoro, possibilità di collocazione e quindi anche - diciamola questa parola - inserire aspetti di flessibilità necessaria. Non abbiamo paura di queste cose! Il Montecchi non è stato realizzato da una maggioranza di centro-destra, ma dal Governo Prodi.
Quindi, su questi terreni noi non abbiamo paura a confrontarci, a scontrarci, anzi, adesso vedremo se la Regione sarà in grado di aprire scusate la battuta - il suo sportello, la sua filiale, il suo franchising sul territorio meglio degli altri. Vedremo! Possibilmente non con uffici in parte diroccati, con mobili vecchi, per cui chi si recherà all'interno dirà: "E' meglio che esca e che vada da un'altra parte!".
Mi rendo conto che mi sto dilungando, ma giustamente è stata lunga anche la relazione. Non ho sottovalutato questo intervento, non ho alzato la mano per dire che l'intervento dell'Assessore era irrituale; io lo leggo in termini positivi.
Ha fatto bene l'Assessore a citare un precedente importante: la legge n. 63, che fa riferimento ad un periodo della precedente legislatura che ha visto la nostra forza al governo e l'Assessore competente era il Vicepresidente della Giunta. Si tratta di una legge ancora innovativa, che non risente del peso degli anni, anzi, non è stata ancora completamente applicata da questa maggioranza.
Questo era un po' il discorso generale. Siccome quando siedo al banco della Presidenza richiamo il rispetto dei tempi, non vorrei non rispettarli quando mi trovo nei banchi dei Consiglieri. Mi pare che fossero queste le osservazioni non formali che abbiamo voluto fare a livello di discussione generale su questo testo. Ci ritorneremo anche perché abbiamo ritenuto, per rafforzare il nostro discorso, di presentare un unico significativo emendamento. Il nostro Gruppo, unitamente ai Gruppi del centro-sinistra presenta un unico emendamento perché desideriamo che alle parole si facciano seguire i fatti. Ma non mi voglio dilungare ulteriormente.


Argomento: Varie

Saluto agli alunni della Scuola media Schiapparelli di Savigliano (CN)


PRESIDENTE

Desidero ringraziare per la presenza gli insegnanti e i ragazzi della Scuola media Schiapparelli di Savigliano in visita presso il Consiglio regionale.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame disegno di legge n. 402: "Organizzazione delle funzioni regionali e locali in materia di mercato del lavoro" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo il dibattito in merito al disegno di legge n. 402.
La parola al Consigliere Gatti.



GATTI Agostino

Grazie, Presidente. Anch'io intervengo all'inizio del dibattito riservandomi un ulteriore intervento in sede di dichiarazione di voto.
Ho seguito per conto del mio Gruppo tutte le fasi concernenti l'istruttoria relativa alla formazione del presente dettato legislativo. In particolare, ho seguito con attenzione le osservazioni prodotte in sede di audizione da parte dei vari soggetti interpellati. Di particolare significato la convergenza delle principali associazioni degli Enti locali (ANCI e UPI), giustamente considerati protagonisti di questo nuovo processo e di questo nuovo cammino che verrà intrapreso. Ritengo infatti che più che sul passato la nostra attenzione dovrà essere portata sul futuro. Il dispositivo della legge deve infatti rimediare ad una serie di carenze e storture che si sono via via evidenziate nel passato, giungendo a situazioni drammatiche causate, da una parte, da un sistema centralista che, per usare un eufemismo, lo si potrebbe definire "assenteista" o "disattento" - e, dall'altra, dalla situazione oggettivamente grave per quanto riguarda il livello di disoccupazione raggiunto nella nostra regione e che pertanto ha ingenerato situazioni di particolare sensibilità e sofferenza, soprattutto nelle fasce più deboli della società e, in particolare, dei giovani.
Seguiremo con particolare attenzione la discussione in aula per cercare di migliorare, se possibile, il disegno di legge, soprattutto per quanto riguarda l'impegno finanziario annunciato poc'anzi dal collega Foco.
In questa sede tuttavia non posso esimermi dal criticare la Giunta che sui dispositivi legislativi previsti dal cosiddetto pacchetto Bassanini ha marcato un ritardo colpevole e che nella fattispecie si tratta di una colpa grave in quanto il presente provvedimento deve incidere su una parte della società che in questo momento sta attraversando un tragico momento di sofferenza.
Infine, auspico che tutti i provvedimenti e le procedure che scaturiranno dalla legge siano adottati dalla Giunta con la dovuta tempestività per non ulteriormente arrecare nuove difficoltà e ritardi al sistema che si spera di instaurare con questa legge, soprattutto per portare quelle soluzioni positive da tutti noi invocate per dare sollievo al mondo del lavoro. Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MINERVINI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Credo che la disattenzione in cui si svolge questa discussione sia un elemento grave e che in qualche modo non riconosca il lavoro svolto dalla VII Commissione.
Si sta svolgendo una discussione relativa al mercato del lavoro, che significa parlare di coloro che cercano lavoro, dei disoccupati, di chi ha un lavoro precario, o in condizioni negative e cerca di migliorare, o di chi cerca di difenderlo; parliamo di un fenomeno che coinvolge nella nostra Regione centinaia di migliaia di persone: una fetta significativa della popolazione.
Fenomeno della disoccupazione che tende a peggiorare.
In quest'aula tale fenomeno non ha avuto tanta eco, anche se abbiamo letto che la principale azienda del Piemonte nel mese di dicembre ha annunciato tre settimane di cassaintegrazione che coinvolge mediamente trentamila lavoratori di quest'area. Ogni volta che la FIAT mette in cassaintegrazione dei lavoratori, tale fenomeno coinvolge anche le aziende dell'indotto che addirittura in qualche momento anticipano lo stesso tipo di provvedimento.
Dalla settimana scorsa a Mirafiori, 1600 lavoratori sono già in cassaintegrazione. Questo significa che siamo di fronte ad una situazione di rallentamento dell'economia piemontese, che - ripeto - ha delle ripercussioni.
D'altro canto abbiamo sentito la scorsa settimana parlare il nuovo capo del Governo, ma anche il Ministro Ciampi, di una riduzione delle prospettive di crescita del nostro Paese, addirittura si dice che l'1,8 della disoccupazione è un dato ottimistico. Quando la nostra forza politica nella legge finanziaria del 1999 proponeva una svolta mettendo al centro il problema dell'occupazione, mi pareva cogliesse in anticipo questo elemento.
Già allora dicemmo che quelle prospettive di crescita erano irrealistiche adesso tutti sostengono questo.
Alcuni analisti, osservatori, studiosi dell'economia del mercato del lavoro, legati in genere alla Confindustria, sostengono di prestare attenzione perché con una crescita del 3% si riesce a mantenere i livelli occupazionali e forse ad incrementarli un po', ma con una crescita dell'1,5%, il fenomeno disoccupazione aumenterà.
Questa è la prospettiva che abbiamo di fronte e vengono colpiti soprattutto i lavoratori.
Questo fenomeno non è solamente del Piemonte e neppure nazionale. Un dato che abbiamo letto in questi giorni dice che la realtà italiana è molto diversificata, si passa da percentuali di disoccupazione bassa a percentuali di disoccupazione altissima, però un dato che prevale è che ovunque la disoccupazione cresce, magari in misura minore o maggiore, ma ovunque abbiamo una tendenza alla crescita e questo in un periodo di relativo sviluppo. Gli anni scorsi sono stati un periodo "positivo" per l'economia, adesso, però, stiamo entrando in una fase diversa. Infatti, da un anno, zone economicamente importanti del mondo, sono entrate in una fase di recessione: la disoccupazione è aumentata a livello mondiale.
Quanto sta avvenendo smentisce i profeti del mercato che sostenevano che, affidandosi alle leggi del mercato, i problemi economici si sarebbero risolti e si sarebbe anche risolto il problema occupazionale. Dopo dieci anni di globalizzazione imperante, di un sistema sempre più aperto in cui le leggi del mercato si sono imposte nel mondo, abbiamo esattamente il fenomeno opposto: aggravamento dei mali sociali a livello mondiale e anche a livello delle singole aree e aumento della disoccupazione.
Le fasi recessive sono un dramma. Ci sono Paesi, dalla Corea all'Indonesia, che in pochi anni, hanno visto quadruplicare il livello della disoccupazione: si tratta di decine di milioni di persone. Un'area "felice", come il Giappone in un anno ha avuto un aumento della disoccupazione pari a due milioni e mezzo di persone.
Anche l'Europa conoscerà la fase recessiva, non voglio ripetermi, per verrà ridotta l'attività produttiva e la quantità di lavoro, i padroni applicano la riduzione dell'orario, sono contrari alle 35 ore, ma, come dimostra Agnelli, è favorevole a ridurre l'orario globale di lavoro dei suoi dipendenti quando c'è un calo della produzione attraverso la cassaintegrazione o anche attraverso le espulsioni. Abbiamo visto il caso Olivetti e il caso ILTEL.
Cogliendo l'occasione di questo provvedimento, si sarebbe dovuto finalmente, approfondire la situazione economica, sociale e occupazionale del Piemonte. L'abbiamo chiesto molte volte, non è stato fatto.
Noi su questo decreto voteremo contro, abbiamo seguito con attenzione il lavoro in Commissione, abbiamo anche contribuito concretamente al testo che viene presentato, ma voteremo contro perché questo testo si inserisce in quel meccanismo che ricordavo prima: è una delle leggi - non l'unica di flessibilizzazione del mercato del lavoro che si inserisce in quell'accettazione del mercato come una sorta di toccasana, che, invece, ha dimostrato il contrario. Non è l'unica, infatti c'è stata la legge sul lavoro interinale, lo sviluppo del lavoro a termine, lo sviluppo del decentramento delle imprese attraverso i processi della terziarizzazione sono tutti fenomeni che hanno coinvolto in Piemonte decine di migliaia di persone.
In Piemonte ormai si assume quasi esclusivamente tramite contratto a termine; siamo di fronte alla contraddizione: c'è molta più gente che viene avviata al mercato del lavoro. Il numero di persone che trova lavoro nell'arco dell'anno cresce, ma non diminuisce la disoccupazione, continua ad aumentare. Ci sono dei periodi in cui il lavoratore sta a casa e altri che lavora: statisticamente riesce a trovare lavoro, ma soltanto per 3 o 4 mesi.
Quindi abbiamo il fenomeno dell'aumento del numero di avviamenti al lavoro, ma contemporaneamente un aumento della disoccupazione e i provvedimenti in oggetto si inseriscono nel favorire questo stato di cose.
Nel provvedimento non viene discussa una cosa - presente però nel decreto Montecchi - che si apre ai privati la gestione del mercato del lavoro che prima era pubblica. Questo è un fatto grave, in quanto se per tanti anni si è cercato di favorire l'inserimento delle fasce deboli, le agenzie private non si preoccuperanno di queste fasce deboli, si preoccuperanno di trovare il lavoratore più facilmente adattabile e inseribile, ma quelli che hanno più difficoltà non saranno favoriti da queste agenzie. Tra l'altro rischieremo di avere un doppio mercato, un mercato appunto privato, molto più vasto che si occupa concretamente dell'occupazione, e un mercato pubblico, le agenzie, che si occuperanno soprattutto dei soggetti deboli magari con alcuni provvedimenti di sostegno. Abbiamo una legislazione complessiva che colpisce questi soggetti deboli e abbiamo poi alcuni provvedimenti di aiuto marginale. Credo che nella legge alcune belle intenzioni ci siano, come il dire che si vuole favorire l'inserimento dei soggetti svantaggiati, si vuole in qualche modo intervenire non solo sul mercato del lavoro, ma anche sul fenomeno disoccupazione, che sono due cose diverse sebbene spesso si tendano a identificare, però poi non si individuano strumenti (è una pia affermazione), quando invece tutte le leggi che sono state messe in atto oggi sul mercato del loro vanno nella direzione diversa.
Devo dire che sono anche preoccupato dall'atteggiamento degli amministratori, della stessa Giunta regionale, perché uno degli articoli presenti in questa legge dice per esempio che nelle fasi di crisi, nelle fasi di ristrutturazione, si devono favorire strumenti quali il contratto di solidarietà. Il contratto di solidarietà vuol dire sostanzialmente che a fronte di fasi di recessione, crisi, cassa integrazione, invece di avere una cassa integrazione concentrata in modo massiccio su una serie di figure (come sta avvenendo, sono esattamente i provvedimenti che vengono proposti), si propone una distribuzione di questa riduzione dell'attività produttiva su un numero di soggetti più ampio e quindi una sorta di riduzione generalizzata all'insieme dei lavoratori.
Ora, io non ho sentito nessun amministratore torinese, devo dire non solo della Giunta regionale, intervenire di fronte a quanto sta avvenendo in questi mesi nei confronti della principale azienda del Piemonte, facendo sentire la propria voce per dire: "Ci sono queste possibilità - tra l'altro contenute in una proposta di legge - che cerchiamo di favorire".
Dato che ho preso già molto tempo cerco di concludere.
Ripeto: io non credo che la legge in sé contenga elementi più negativi di quanti ne contenesse già il decreto Montecchi, quindi il mio è un voto negativo a quel tipo di impostazione. Credo che si sia addirittura cercato di lavorare concretamente perché il servizio pubblico fosse garantito con una certa qualità e quindi in grado effettivamente di aiutare quei soggetti che più sono svantaggiati. Questa legge contiene dunque delle novità (le ho ricordate prima), che vanno però applicate, cioè non vanno solo dette devono trovare un'applicazione.
Ripeto che il mio giudizio negativo è all'impostazione complessiva e non nei confronti del lavoro che è stato fatto, sia dall'Assessorato che dalla Commissione, però rimane quel tipo di impostazione che mi porta a votare contro.
Per quanto riguarda i ritardi bisogna rivolgersi a sé stessi perché in queste ultime settimane - solo in queste ultime settimane! - il numero di Commissioni che si sono svolte perché la minoranza ha garantito il numero legale è altissimo! Se noi facessimo ostruzionismo come altri fanno in altri luoghi e andassimo a una verifica del numero legale ogni volta probabilmente i lavori delle Commissioni sarebbero bloccati. Questa è una delle ragioni dei ritardi! Non è solo nel fatto di voler discutere, perch noi questa legge l'abbiamo discussa e approfondita in tempi anche abbastanza rapidi, ma è nostro dovere quello di andare ad approfondire.
Credo che i ritardi siano dovuti ad altre ragioni e non vadano imputati sicuramente alla minoranza.
Ribadisco pertanto il mio voto negativo. Forse interverrò ancora nel corso del dibattito e certamente alla conclusione dello stesso.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Signor Presidente, credo che sia veramente in forte ritardo la discussione di oggi sul disegno di legge n. 402 presentato dall'esecutivo regionale del Piemonte, riguardante l'organizzazione delle funzioni regionali e locali in materia di mercato del lavoro (tematica del lavoro sostanzialmente nota come Decreto Montecchi).
Il mercato del lavoro è una problematica delicata ed importante per i giovani disoccupati del Piemonte, oggi quindi molto attuale, disattesa in questi ultimi tre anni, da parte di un esecutivo regionale di destra.
Il d.d.l. n. 402, provvedimento di legge di grande interesse per il Piemonte, che ha coinvolto la III Commissione in una discussione durata molto tempo, è stata illustrata stamani dal Presidente della VII Commissione, Consigliere Angeleri.
Questo provvedimento, carente in troppi punti - e di questo si è già avuto visione nella discussione - e che avrà certamente valore provvisorio riguarda le problematiche del lavoro per i giovani piemontesi oggi fortemente in difficoltà.
Vi sono nel Paese, quindi anche in Piemonte, gravi problemi in materia di mercato del lavoro e delle politiche attive del lavoro, con una fase critica ed incerta di transizione regionale. Si afferma che vi è anche la crisi del monopolio del collocamento pubblico, con la conseguente grave apertura ai privati dell'attività di mediazione. Credo che questo sia errato e molto grave perché andrebbe a penalizzare il vero drammatico aspetto della collocazione al lavoro dei giovani e di lavoratori in attesa di prima occupazione, cioè i più bisognosi e gli emarginati.
Un ruolo importante riguardo alla collocazione del lavoro dovrà essere dato - secondo quanto afferma questo disegno di legge - alle Province e su questo aspetto noi presenteremo molti emendamenti. Le Province, più che le Agenzie del lavoro, possono coinvolgere tutti i Comuni, i Sindacati territoriali e le articolate realtà economiche e produttive ed avere quindi un quadro più preciso e puntuale per segnalare e poi intervenire in concreto sull'aspetto delle problematiche del lavoro e sullo stesso aspetto della verifica del lavoro.
E' necessario migliorare e qualificare il sistema di collocamento pubblico, arrivando anche a ristrutturare questo settore oggi in forte difficoltà.
In questo processo di riorganizzazione delle funzioni in materia di lavoro, la Regione e gli Enti locali avranno nuovi poteri e competenze legislative per la costruzione di una nuova politica del lavoro, per ottenere quindi maggiore occupazione. Bisogna però assolutamente, come Regione Piemonte, intervenire subito sulle gravi emergenze del lavoro e dei giovani piemontesi. Se daremo più potere alle Province, ristrutturando gli Uffici di collocamento con nuove forme di impegno e di conoscenza delle fonti di lavoro, anche in collegamento con i privati, però dei privati interessati a questo problema e non allo sfruttamento, impegnati nel settore dell'industria, dell'artigianato e del commercio, credo che si potrà dare a questo aspetto del lavoro maggiori opportunità e quindi i giovani potranno avere maggiori possibilità.
E' necessario però - lo ripeto - intervenire subito e io credo che la Regione debba avere una sua collocazione ben precisa in questo settore.
Concludo il mio intervento dichiarando che questo provvedimento è molto negativo e preannuncio già che come Comunisti voteremo contro.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame dell'articolato.
L'art. 1 non presenta emendamenti; trattandosi di "Oggetto e finalità" credo si possa considerare esaurita la discussione.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 voti favorevoli 22 voti contrari 3 astensioni 9 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 1) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro e Simonetti: Il comma II è soppresso, con conseguente variazione della numerazione dei commi all'art. 2.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 23 contrari e 12 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
2) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro e Simonetti: Il comma II risulta così modificato: "2. Sono attribuite alle Province: a) la costituzione dei centri per l'impiego di cui all'art. 15 b) le funzioni e i compiti relativi al collocamento di cui all'art. 2 comma I del D. Lgs. 469/1997 c) la gestione ed erogazione dei servizi individuali e collettivi connessi alle funzioni di collocamento, quali l'informazione, l'orientamento, la preselezione e l'incontro fra domanda ed offerta di lavoro e) la gestione e l'erogazione dei servizi connessi alle funzioni ed ai compiti relativi alle politiche attive del lavoro conferite alle Regioni ai sensi dell'art. 2, comma 2, del D. Lgs. 469/97, nonché tutte le funzioni relative all'integrazione fra le attività di cui alla presente legge e le attività già attribuite ai sensi dell'art. 9 L.R. 63/95".



SIMONETTI Laura

Vorremmo sentire il parere della Giunta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Goglio.



GOGLIO Giuseppe, Assessore alla formazione professionale e lavoro

L'emendamento non è accoglibile, pur discostandosi di poco dal testo del ddl, nel quale si prevede esplicitamente che le Province, oltre a costituire i Centri per l'impiego, provvedano anche alla loro organizzazione (vedi lettera a); infine, alla lettera d), l'emendamento propone, con una disposizione molto generica di attribuire alle Province tutte le funzioni relative alle integrazioni che, proprio per la sua genericità, non può essere accolta.



PRESIDENTE

La Giunta è contraria; lo pongo dunque in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 23 contrari e 10 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
3) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro e Simonetti: Il comma III risulta così modificato: "3. Le Province esercitano le funzioni attribuite nel rispetto degli atti di indirizzo della Regione e garantendo la concertazione fra le parti sociali nelle Commissioni di cui all'art. 6, comma I del D.Lgs. 469/97".
La parola alla Giunta.



GOGLIO Giuseppe, Assessore alla formazione professionale e lavoro

L'emendamento non può essere accolto, in quanto ha l'identico testo del ddl, fatta eccezione per una lettera maiuscola: questi problemi si risolvono in sede di coordinamento tecnico finale, non con degli emendamenti.



PRESIDENTE

La Giunta è contraria; lo pongo dunque in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 24 contrari e 1 astensione (non hanno partecipato alla votazione 9 Consiglieri).
4) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro e Simonetti: Il comma IV è così modificato: "4. Le Province, ai sensi dell'art. 4, comma III, individuano opportuni strumenti di raccordo con gli altri Enti locali presenti sul territorio, al fine di rappresentare adeguatamente le esigenze delle comunità nell'ambito del Comitato al Lavoro e Formazione Professionale di cui all'art. 8".
La parola alla Giunta.



GOGLIO Giuseppe, Assessore alla formazione professionale e lavoro

Non accogliamo l'emendamento, perché è riduttivo del testo del disegno di legge, che riconosce agli Enti locali la possibilità di partecipare assieme alle Province all'organizzazione dei servizi.



PRESIDENTE

La Giunta è contraria; lo pongo dunque in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 22 contrari e 11 astensioni.
5) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro e Simonetti: Il comma V risulta così modificato: "5. Presso ogni bacino viene costituito un organismo in cui sono rappresentate le istituzioni presenti sul territorio (Comuni, Comunità Montane, Camere di Commercio) referenti per la Provincia sulle attività connesse alle funzioni derivanti alla legge in oggetto".
La parola alla Giunta.



GOGLIO Giuseppe, Assessore alla formazione professionale e lavoro

Non lo accogliamo, perché il preposto organismo è di incerta costituzione; peraltro, secondo i principi ispiratori del disegno di legge regionale, la Regione ha voluto astenersi dall'invadere campi di regolazione di competenza più provinciale che nostra.



PRESIDENTE

La Giunta è contraria; lo pongo dunque in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 22 contrari e 10 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Sull'art. 2 ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Montabone; ne ha facoltà.



MONTABONE Renato

Io ho votato alcuni emendamenti proposti dai colleghi, perché ritengo che le Province debbano certamente avere un ruolo primario rispetto alle deleghe che vengono loro attribuite da questa legge regionale.
Sono però altrettanto convinto che, se vogliamo veramente organizzare sul territorio un'azione coordinata, le Province debbono tenere in conto molto e fermamente, quelle che sono le logiche degli Enti locali, cioè le Province ed i Comuni. Questi emendamenti sono stati rigettati e, di conseguenza, voterò contro questo articolo.



PRESIDENTE

Si proceda pertanto alla votazione dell'art. 2 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 24 voti contrari 1 astensioni 11 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 voti favorevoli 24 voti contrari 3 astensioni 12 L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 voti favorevoli 24 voti contrari 3 astensioni 12 L'art. 4 è approvato.
ART. 5 6) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro e Simonetti: Il comma 1 risulta così modificato: "1. Sulla base delle indicazioni contenute nel Piano Annuale, il Comitato di cui al successivo art. 8 predispone, anche avvalendosi dell'Agenzia di cui all'art. 9, progetti finalizzati alla formazione ed aggiornamento professionale degli operatori".
La parola all'Assessore Goglio.



GOGLIO Giuseppe, Assessore alla formazione professionale e lavoro

L'emendamento non è accoglibile perché non individua esattamente i destinatari degli interventi formativi.



PRESIDENTE

La Giunta, dunque, è contraria.
Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 2 voti favorevoli, 22 contrari e 10 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Si proceda ora alla votazione dell'art. 5, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 voti favorevoli 23 voti contrari 3 astensioni 11 L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 voti favorevoli 23 voti contrari 3 astensioni 11 L'art. 6 è approvato.
ART. 7 7) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro e Simonetti: "Art. 7, comma II. I punti e), f), g), h), i) sono soppressi".
La parola all'Assessore Goglio.



GOGLIO Giuseppe, Assessore alla formazione professionale e lavoro

L'emendamento non è accoglibile perché la vera soppressione dei punti e), f) g), h), i) non è sufficiente ad individuare i livelli istituzionali delle competenze sulle materie. Il ddl prevede, invece, più opportunamente che entro un anno, e quindi dopo una congrua fase di sperimentazione del nuovo sistema, la Giunta regionale, con la procedura di cui al comma 9 art. 7, possa attribuire alle Province le competenze gestionali della Commissione. Le competenze attribuite alle Province vengono esercitate tramite le Commissioni permanenti, garantendo così la concertazione di tutte le parti sociali.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 2 voti favorevoli, 23 contrari e 12 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Si proceda, pertanto, alla votazione dell'art. 7, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 23 voti contrari 3 astensioni 12 L'art. 7 è approvato.
ART. 8 8) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Simonetti: "Art. 8, comma 1: Il comma 1 risulta così modificato: 'Al fine di rendere effettiva sul territorio l'integrazione tra le politiche del lavoro, i servizi per il lavoro, le politiche della formazione a scala regionale locale, è istituito ai sensi dell'art. 4, comma 1, lettera c) del Decreto legislativo n.
469/97, il Comitato al lavoro e Formazione professionale, in seno alla Conferenza permanente Regione-Autonomie locali prevista con legge regionale, composto da non più di 18 membri rappresentanti istituzionali della Regione, delle Province e degli Enti locali (designati con riferimento alla suddivisione territoriale in bacini provinciali)".
La parola all'Assessore Goglio.



GOGLIO Giuseppe, Assessore alla formazione professionale e lavoro

L'emendamento non è accoglibile perché prefigura una modalità di designazione dei componenti del Comitato. Secondo il ddl è riservata alla Conferenza della Regione e autonomie locali, che fa riferimento alla legge madre del riordino delle funzioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Solo una domanda: è più volte richiamato in questa legge, anche negli articoli precedenti (è solo una curiosità che ho io, non avendo seguito direttamente i lavori della Commissione) un capoverso, dicendo: "...delle Province e degli altri Enti locali...", ma gli Enti locali sono ben individuati. Cosa significa "degli altri Enti locali"? Quando esaminiamo uno degli Enti locali, per esempio la Provincia sarebbe opportuno nominare anche i Comuni e le Comunità Montane e non scrivere semplicemente "degli altri Enti locali", perché gli Enti locali sono solo tre.
Se volete presento anche un emendamento in merito con questa dicitura in quanto non si può nominare un solo ente e per gli altri usare una dicitura generale "Enti locali".



PRESIDENTE

E' un problema formale, ma ha il suo significato.
La parola all'Assessore Goglio



GOGLIO Giuseppe, Assessore alla formazione professionale e lavoro

Si tratta di un'espressione usata in tutti i testi normativi.



PRESIDENTE

In attesa che il Consigliere Montabone presenti l'emendamento, pongo ora in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro Simonetti, non accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 23 contrari e 12 astensioni.
8A) Emendamento presentato dal Consigliere Montabone: comma I, sostituire le parole "e degli altri Enti locali" con "Comuni e Comunità Montane".
La Giunta accoglie tale emendamento.
La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Mi risulta che nei successivi articoli ci sia la stessa dicitura chiedo se è possibile uniformarle tutte. Qualora si pensasse, con la dicitura "altri enti locali", di inserire anche "le unioni dei comuni" sarei altrettanto d'accordo; incomincerei, però, dall'individuare gli Enti locali, che sono le Province, i Comuni e le Comunità Montane. Se per legge vi sono altri Enti locali, si può scrivere in aggiunta "altri enti locali" mi pare però che l'azione della Giunta per la costituzione di altri Enti locali non sia stata così pregnante. Qualora ve ne fossero, sarà oggetto di modifica di legge.



PRESIDENTE

Potrebbe essere opportuno da parte della Giunta indicare dove cambiare questa dizione, per evitare un lavoro dispendioso da parte dell'ufficio.



MONTABONE Renato

Nell'articolo 5, il primo capoverso finisce di nuovo con "le Province e degli altri Enti Locali".



PRESIDENTE

Per quanto riguarda gli articoli precedentemente votati, la correzione avverrà come coordinamento. Chiedo alla Giunta di fornirci l'indicazione sul dove cambiare la dicitura per gli articoli successivi.
Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Montabone.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 32 voti favorevoli.
9) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro e Simonetti: il comma II risulta così modificato: "2. Il Comitato esprime pareri sui programmi regionali delle politiche del lavoro e della formazione, nonché sui piani di cui all'art. 4 e sugli atti di indirizzo e coordinamento previsti dall'art. 6. Il Comitato formula altresì proposte alla Giunta regionale e agli altri Enti locali finalizzate allo sviluppo dell'integrazione tra le politiche del lavoro, i servizi del lavoro e le politiche formative." La parola all'Assessore Goglio.



GOGLIO Giuseppe, Assessore alla formazione professionale e lavoro

La Giunta non accoglie l'emendamento in quanto riduttivo rispetto al testo di legge del nostro disegno di legge, manca, infatti, la competenza consuntiva sulla proposta degli standard qualitativi dei servizi.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 22 contrari e 12 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere) La parola al Vicepresidente Foco, che interviene in qualità di Consigliere.



FOCO Andrea

Presidente, voglio aiutarla nel lavoro che lei sta facendo. E' impensabile proseguire una votazione dove francamente anche coloro che stanno attenti hanno difficoltà a seguire. Non voglio fare il primo della classe, ma è impensabile che se un Consigliere parla, come è stato per l'intervento di Montabone, l'aula si svuoti e quindi per votare bisogna aspettare che tutti rientrino. Abbiamo parlato prima di lavoro occupazione, disoccupazione, abbiamo ironizzato sul fatto della scarsa attenzione, ma non esageriamo!



PRESIDENTE

Ho già cercato di richiamare l'attenzione. Mi pare che l'aula sia in condizioni, anche numeriche, di poter affrontare con la dovuta attenzione questi argomenti. Voglio ricordare ancora, avendolo già detto prima e riprendendo le parole del collega Foco, che se l'aula fosse nelle condizioni di estremo disinteresse o anche solo di disinteresse io sospenderò per qualche tempo il Consiglio.
10) Emendamento dei Consiglieri Chiezzi, Moro e Simonetti: comma 2 bis. Dopo il comma 2 viene inserito un nuovo comma: "2 bis. Il Comitato esprime inoltre parere sull'assegnazione e distribuzione delle risorse finanziarie, di personale e strumentali sia derivanti da trasferimenti dello Stato che dalle determinazioni proprie della Regione Piemonte." La parola all'Assessore Goglio.



GOGLIO Giuseppe, Assessore alla formazione professionale e lavoro

La Giunta è contraria perché appesantisce ulteriormente le procedure poiché il Comitato è espressione della Conferenza delle Regioni autonome, è una sottocommissione, quindi aumenta solamente il tempo di decisione e la prassi esecutiva.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento per appello nominale.
Si proceda alla votazione.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 votanti 40 hanno risposto SI' 2 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'emendamento è respinto.
11) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro e Simonetti: comma 2 ter. Dopo il comma 2 bis viene inserito il nuovo comma 2 ter.
"2 ter. Il Comitato predispone i progetti finalizzati di cui all'art. 5 ed assicura la valutazione periodica dei risultati delle attività regolate dalla presente legge sotto il profilo dell'efficacia e dell'efficienza." La parola all'Assessore Goglio.



GOGLIO Giuseppe, Assessore alla formazione professionale e lavoro

La prima parte riproduce una disposizione già presente nell'art. 5 e nella seconda si individua una competenza tipica della Regione esercitata tramite l'Agenzia, vedi art. 9 comma 3.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 24 contrari e 14 astenuti.
12) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro e Simonetti: comma 2 quater. Dopo il comma 2 ter viene inserito il nuovo comma 2 quater.
"2 quater. Il Comitato si avvale dell'agenzia di cui all'art. 9 per la messa a punto di significativi interventi nel campo dell'assistenza tecnica." La parola all'Assessore Goglio.



GOGLIO Giuseppe, Assessore alla formazione professionale e lavoro

Il Comitato non ha competenze operative in materia, perché la materia non è da attribuire alla competenza del Comitato.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento per appello nominale, come richiesto dal Consigliere Moro.
Si proceda alla votazione.
(Il Consigliere Segretario Toselli effettua l'appello nominale) L'esito della votazione è il seguente: presenti 42 votanti 42 ha risposto SI' 1 Consigliere hanno risposto NO 25 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri.
L'emendamento è respinto.
13) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro e Simonetti: Il comma 3 risulta così modificato: "6. Partecipano alle riunioni del Comitato i responsabili delle strutture regionali competenti in materia di lavoro e formazione professionale e il direttore dell'agenzia Piemonte lavoro".
La Giunta?



GOGLIO Giuseppe, Assessore alla formazione professionale e lavoro

La Giunta non accoglie perché, ai sensi della legge 51, esiste una sola direzione competente in materia di lavoro e formazione professionale.
Inoltre è opportuno che, per la dovuta distinzione dei ruoli, rimanga la precisione sul non diritto di voto. Di conseguenza, non possiamo accoglierlo.



PRESIDENTE

Passiamo dunque alla votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 40 contrari e 1 astensione (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).
14) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro e Simonetti: Il comma 4 risulta così modificato: "7. Il supporto di segreteria del Comitato è assicurato dalla struttura regionale".
La Giunta?



GOGLIO Giuseppe, Assessore alla formazione professionale e lavoro

E' contraria, perché è opportuno che sia individuata sin da ora la struttura regionale di riferimento.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 38 contrari e 2 astensioni (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione).
Procediamo ora alla votazione dell'art. 8, così emendato, per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 voti favorevoli 24 voti contrari 3 astensioni 15 L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 voti favorevoli 24 voti contrari 3 astensioni 15 L'art. 9 è approvato.
ART. 10 15) Emendamento presentato dai Consiglieri Gallarini, Rossi, Ferrero Rubatto, Ghiglia: All'art. 10, comma 2, riga 4, dopo la parola "complesse", sopprimere la frase "nel rispetto di quanto previsto dalla normativa regionale in materia di nomine".
La Giunta?



GOGLIO Giuseppe, Assessore alla formazione professionale e lavoro



PRESIDENTE

Come dice, Consigliere Gallarini? Intende illustrarlo? Prego.



GALLARINI Pierluigi

Ritengo sia opportuno illustrarlo, ne avevamo già parlato in Commissione.
Questo emendamento ha lo scopo di allineare la formulazione del testo così com'era in origine ad altri testi analoghi; ad esempio, tutta la dicitura è stata presa dalla dicitura ARPA: come Agenzia era quella Agenzia è questa.
Io avevo già fatto questa osservazione e ricordo di averne discusso anche col collega Foco, in particolare; non so su questa questione come alla fine, si riserverà di atteggiarsi il Consigliere Foco e il suo Gruppo ma riteniamo che testi di legge che escono dal Consiglio regionale su argomenti analoghi debbano avere una dicitura uniforme, altrimenti la stessa assemblea in un caso si comporta in un modo, in un altro caso si comporta in un altro.
Visto che la dicitura è chiara, ci sembra che, abolendo i pochi vocaboli che l'emendamento suggerisce, ci si riallinei a quel testo così com'era nell'impostazione originaria e ci sembra che il tutto, dal punto di vista della uniformità e della omogeneità, ne acquisti in qualità.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Foco, che interviene in qualità di Consigliere per dichiarazione di voto.



FOCO Andrea

Mi rendo conto - e probabilmente ce ne rendevamo conto tutti in VII Commissione - che mettere in un testo "nel rispetto di quanto previsto dalla normativa regionale in materia di nomine" era un aspetto aggiuntivo: sarebbe un assurdo mettere in un testo di legge "nel non rispetto della legge regionale".
Perché chiedo la parola e poi posso anche essere d'accordo che questa parte venga tolta? Perché, Presidente, il discorso che abbiamo fatto in Commissione era che le procedure di nomina del Direttore avvenissero in modo limpido, chiaro, pubblico e quindi con tanto di bando. Se nel testo togliendo questa parte - che mi rendo conto potrebbe essere ad abundantiam questo aspetto è chiaro, non ho problemi a votare a favore per togliere questa parte, però vorrei avere la certezza della limpidezza della procedure. Quindi, se il testo così come emerge, tolta questa parte garantisce noi e il nostro Gruppo - ma coloro che hanno discusso al riguardo in Commissione lo sanno - non abbiamo problemi ad essere d'accordo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gatti.



GATTI Agostino

Volevo proseguire quello che diceva il Consigliere Foco, perché le garanzie, se non sono scritte, non compaiono nel testo di legge. Invece di essere negativo in senso positivo, cioè dicendo che dovrà seguire le norme previste, non è un rafforzativo, perché c'è una normativa che deve essere seguita, ma se non viene inserito questo passaggio la normativa non viene seguita.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Anche io condivido le preoccupazioni del Consigliere Foco. Avevamo inserito questo passaggio esattamente per quel tipo di preoccupazioni.
Sapevamo che c'erano altre leggi che non avevano quella indicazione; se necessario si modificano. Se il rischio è il non rispetto della procedura è meglio cominciare e, al limite, modificare, ma non seguire una strada se non ci dà quelle garanzie. Questo è il problema.



PRESIDENTE

La Giunta? Nel rispetto di quanto previsto dalla normativa, mi pare che non si possa dire il contrario, però la Giunta che cosa ha da dire in proposito? La parola all'Assessore Goglio.



GOGLIO Giuseppe, Assessore alla formazione professionale e lavoro

Noi accogliamo l'emendamento per uniformità di testo, come era stato detto all'inizio. Mi sembra che in Commissione il Presidente Gallarini avesse anche proposto una legge per uniformare le nomine.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini, per dichiarazione di voto.



GALLARINI Pierluigi

Mi sembra che la Giunta abbia accolto, però mi sento di dire che le garanzie che chiedeva il Consigliere Foco sono nella cosa stessa, nel senso che con il testo precedente, per quanto riguarda l'ARPA, la Giunta fece un bando. Qui c'è l'Assessore D'Ambrosio, ma ritengo che anche gli altri suoi colleghi di Giunta sicuramente ricorderanno, che - mi sembra - fossero ventitré le domande che risposero a quel bando, all'interno delle quali fu scelto il direttore. Quindi, penso che quei requisiti di trasparenza e di limpidezza, invocati dal Consigliere Foco e sottoscritti anche da Gatti e da Papandrea, fossero presenti nel comportamento precedente e, se la norma è la stessa, direi che il comportamento attuale non potrà essere diverso o non all'altezza rispetto a quegli obiettivi, quindi almeno dovrà essere sulla soglia di quegli obiettivi.
Parlando con la Giunta e con l'Assessore Goglio - ma questa è un'altra questione - si è ravvisata anche l'opportunità per cui ci faremo promotori di una proposizione che consenta di unificare tutti i testi di legge che intendono dire le stesse cose. Ci sono pochi passaggi di questo tipo, ma ci sembra opportuno, anche per facilitare la consultazione dei testi legislativi laddove non ci sono i testi unici, perché ne abbiamo fatto uno solo finora (sta arrivando quello della montagna, però è molto difficoltoso, purtroppo, redigere questi testi unici), procedere in questa direzione.
Il nostro voto ovviamente è favorevole.



PRESIDENTE

Mi pare un ulteriore elemento di chiarezza.
Se non ci sono altri interventi, pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è accolto con 24 voti favorevoli e 14 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 10, così emendato, per alzata di mano ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 24 voti contrari 3 astensioni 14 L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 24 voti contrari 3 astensioni 14 L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 24 voti contrari 3 astensioni 14 L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 24 voti contrari 3 astensioni 14 L'art. 13 è approvato.
ART. 14 Collega Montabone, c'è un problema di coordinamento con le modifiche apportate dall'emendamento 8A.



MONTABONE Renato

Enti locali.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Goglio.



GOGLIO Giuseppe, Assessore alla formazione professionale e lavoro

Qui, differentemente dagli altri punti nel sistema informativo, possono entrare anche le Camere di Commercio, quindi bisogna lasciare "altri enti".



(Intervento del Consigliere Montabone che parla fuori microfono)



PRESIDENTE

Qui la modificazione potrebbe essere: "Province, Comuni, Comunità Montane e Camere di Commercio fra enti locali".
La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Sono d'accordissimo, si aggiunga "altri enti", ma così come era formulato, le Camere di Commercio non c'entravano proprio niente, perché le Camere di Commercio sono enti locali.



PRESIDENTE

Bisogna distinguere tra enti territoriali e non territoriali.



MONTABONE Renato

Allora vede che questa discussione diventa sempre più interessante.
Se le Camere di Commercio sono enti locali...



PRESIDENTE

Non territoriali.



MONTABONE Renato

Veramente io quando parlavo di enti locali, da vent'anni a questa parte, ho sempre parlato di Province, Comuni e Comunità montane. Oggi mi dite che le Camere di Commercio sono enti locali, allora facciamo la discussione se le Camere di Commercio sono enti locali.
Voi mi dite che sono enti locali? Giuridicamente sono enti locali? Ma per favore! Allora, decidiamo se per enti locali intendiamo enti locali territoriali, altrimenti è inutile che accettiate la precedente dicitura che va ad escludendum. Io non voglio escludere, voglio solo puntualizzare.



PRESIDENTE

La Giunta è d'accordo sulla correzione che abbiamo già adottato per sostituire "altri enti locali" con "Comuni e Comunità montane". Su questo ho voluto solo informare l'aula.
Allora votiamo già con questa correzione l'art. 14, poi proseguiremo in sede tecnica la discussione.
Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 voti favorevoli 22 voti contrari 3 astensioni 14 L'art. 14 è approvato.
ART. 15 16) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro e Simonetti: l comma I risulta così modificato: "1. Entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge la Giunta regionale definisce i bacini provinciali per l'istituzione dei centri per l'impiego, tenendo conto del limite minimo di abitanti previsto dall'art. 4, comma I, lettera f) del D.Lgs. 469/97, delle esigenze socio geografiche di utenza, della specificità della città capoluogo di Regione in accordo con le Province".
La parola all'Assessore Goglio.



GOGLIO Giuseppe, Assessore alla formazione professionale e lavoro

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, l'emendamento non è accoglibile perché la competenza regionale non può essere così fortemente limitata dalla previsione di un accordo con le Province. Peraltro, il ruolo delle Province è salvaguardato dal previsto parere dell'Unione delle Province piemontesi.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 24 voti contrari e 14 astensioni (1 Consigliere non partecipa alla votazione).
17) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro e Simonetti: Il comma 6 risulta così modificato: "Nella gestione dell'erogazione dei servizi tramite i Centri per l'impiego le Province individuano adeguati strumenti di raccordo con gli altri Enti locali, con i quali possono stipulare accordi e convenzioni per l'esercizio delle attività, dei compiti amministrativi e per l'utilizzo delle sedi."



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Goglio.



GOGLIO Giuseppe, Assessore alla formazione professionale e lavoro

L'emendamento in realtà riguarda maggiormente il comma quarto rispetto al comma sesto, perché la costruzione della normativa del disegno di legge è nel suo complesso più esaustiva e riconosce la possibilità che i Comuni costituiscano apposite agenzie per ampliare l'offerta dei servizi agli utenti, mentre nell'emendamento questo non è contemplato.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 24 contrari e 14 astensioni (1 Consigliere non partecipa alla votazione.
18) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro e Simonetti: "Il comma 8 è soppresso.".
Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 24 contrari e 14 astensioni (1 Consigliere non ha partecipato alla votazione) Si proceda alla votazione per alzata di mano dell'art. 15, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 24 voti contrari 3 astensioni 14 L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 24 voti contrari 3 astensioni 14 L'art. 16 è approvato.
ART. 17 19) Emendamento presentato dai Consiglieri Foco, Riba, Vindigni, Montabone Spagnuolo, Gatti: dopo il comma I è aggiunto il seguente comma 1 bis "Per l'anno finanziario 1999 e per il primo avvio delle attività di cui alla presente legge, fatto salvo quanto stabilito nel comma 1, viene istituito un apposito capitolo di bilancio, con la dotazione finanziaria di lire 5 miliardi destinata alle Province piemontesi"." La parola al Vicepresidente Foco, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione dell'emendamento.



FOCO Andrea

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, mi pare che si sia ad un punto estremamente interessante ed importante. La norma finanziaria verifica se quanto abbiamo - o hanno - detto nella legge ha una sua consequenzialità. L'aggiungere il comma proposto, da parte nostra ha un significato molto semplice: dare un segnale concreto ed aggiuntivo rispetto alle risorse già stabilite per legge.
La cifra di 5 miliardi acquista un valore simbolico perché sarebbero necessarie più risorse. E' conseguente al discorso che facevo come ragionamento generale sulla legge: ci troviamo di fronte ad una rivoluzione per quanto riguarda l'Ufficio di collocamento; "il Montecchi" prevede l'inserimento dei privati, il nodo dell'occupazione e del lavoro è uno dei nodi centrali per lo sviluppo della nostra Regione: a parole siamo tutti d'accordo, nell'agire concreto emergono le differenze. Non vorrei ricordare quei 100 miliardi stanziati a bilancio, mai utilizzati perché le leggi conseguenti per la loro utilizzazione non sono mai state predisposte dalla Giunta.
Con l'emendamento cerchiamo di essere conseguenti alle parole pronunciate sia dal relatore sia dall'Assessore stesso; quindi, avere un minimo di dotazione aggiuntiva per un inizio dignitoso, proprio perché non vorrei che si cominciasse già con il piede sbagliato, viste le difficoltà di avvio. Infatti, questa legge arriva a ridosso del passaggio delle competenze; ed è facile immaginare quali difficoltà incontreranno le Province. Ecco quindi che un segnale, a mio parere, è non solo necessario ma indispensabile e serve a qualificare, a far seguire alle parole i fatti: questo il senso dell'emendamento presentato da noi; con piacere, ha successivamente raccolto le firme di parte dei Gruppi del centro-sinistra.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MINERVINI



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Noi non siamo intervenuti fino a questo momento su questo provvedimento, ma cogliamo l'occasione dell'illustrazione, già svolta in maniera egregia dal collega Foco, per ribadire l'importanza di questo testo relativo alla problematica del mercato del lavoro e quindi alla rilevanza assoluta, in particolare in questo momento, di un'adeguata organizzazione del settore. Tale riorganizzazione deve essere sottratta a logiche di burocrazia o di sovrapposizione di competenze che, se hanno un effetto estremamente negativo in tutti i campi, determinano dei danni forti in una materia sensibile, legata appunto agli sviluppi e alle dinamiche di carattere economico, come quella rappresentata dalla materia del mercato del lavoro.
Se può comportare qualche perplessità non tanto il testo, ma la materia, queste sono legate alle oggettive difficoltà di gestione che si incontreranno certamente nell'applicazione di questa normativa, peraltro di per sé abbastanza complessa.
La stessa presentazione del relatore, relativamente alla suddivisione dei compiti fra Regioni e Province, mette in evidenza l'utilità dell'emendamento presentato da alcuni Gruppi e che vede anche la nostra firma, perché proprio le Province - si sottolinea - sono chiamate a rilevanti compiti di gestione. Poiché siamo in una fase di passaggio, sarà possibile che le Province vengano coinvolte nella gestione degli interventi di politica attiva del lavoro. Siamo pertanto in una fase di riordino dei compiti delle Province in materia, per cui poter contare su fondi rilevanti dovrebbe favorire questo provvedimento in una fase di prima gestione.
Abbiamo voluto aggiungere il nostro intervento per sottolineare l'importanza operativa di questo emendamento, ma anche la sua importanza simbolica, perché è di principio e, se effettivamente si vuole dare corpo al ruolo delle Province in un campo tanto delicato, sarà necessario partire con il piede giusto. Per cui auspichiamo una sensibilità da parte della Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Io ho sottoscritto l'emendamento perché condivido le preoccupazioni che provengono dagli Enti locali territoriali.
In merito alla norma finanziaria oggi sono previsti dei trasferimenti da parte dello Stato per l'attuazione di questa legge. Ma se noi proviamo ad ipotizzare che cosa vuol dire attuare questa legge, ci rendiamo conto non sto puntando il dito contro nessuno - che i trasferimenti in campo oggi sono assolutamente insufficienti affinché questa legge possa attuare una politica del lavoro. Pertanto, la somma di 5 miliardi - ha fatto bene il collega Foco a dire che è una cifra che rappresenta una volontà - è un'indicazione di cui il governo di questa Regione deve tenere conto se ha la sensibilità e la volontà di attuare questo decentramento. Senza questo le stesse difficoltà, moltiplicate per un certo numero di Province, le troveremo nell'attuazione della legge stessa.
Tralascio tutte le altre questioni, ma credo che con questo emendamento si debba veramente puntualizzare la volontà da parte della Regione di attuare bene questa legge. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Voterò a favore dell'emendamento perché contiene un elemento di concretezza.
E' chiaro che votando questo emendamento noi determiniamo un primo stanziamento, ma poi occorrerà dare applicazione all'insieme della norma finanziaria, per cui nel corso del 1999, quando discuteremo il bilancio e potremo approfondire che le necessità saranno, come presumibile, più ampie dovremo permettere uno stanziamento più ampio. Questo stanziamento di 5 miliardi non può essere un alibi per dire che non ci sono 5 miliardi. E' un primo stanziamento, è bene che ci sia perché dà un segnale di volontà immediata di applicazione della legge, ma se, come è presumibile, per l'applicazione della stessa saranno necessari maggiori stanziamenti dovremo poi stare attenti affinché tutte le risorse necessarie vadano inserite nel bilancio per finanziare queste attività.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Grazie, Presidente. Anche il Gruppo comunista voterà a favore dell'emendamento. Tra l'altro, noi abbiamo presentato un emendamento più di aspetto politico relativamente alla norma finanziaria.
Nonostante questo provvedimento sia inadeguato e sbagliato nel merito e su cui esprimiamo voto contrario - riteniamo però che debba decollare attraverso un adeguato sostegno finanziario innanzitutto alle Province, con risorse straordinarie in relazione anche agli stanziamenti e ai ruoli operativi secondo dei parametri oggettivi che le Province stesse dovranno realizzare attraverso il coordinamento con gli Enti locali nell'ambito del settore al quale questo provvedimento si rivolge. Senza un impianto finanziario sicuro e delle risorse finanziarie di tipo straordinario il provvedimento sarebbe sicuramente privo si basi solide e non decollerebbe come si propone di fare, risolvendo in parte alcuni aspetti, ma comunque intervenendo rispetto a situazioni non marginali nel sistema economico piemontese, quale appunto, da un lato, il mercato del lavoro e, dall'altro il preoccupante fenomeno della disoccupazione. Per cui riteniamo che lo sforzo per inserire in un provvedimento legislativo l'aspetto finanziario quindi una certezza finanziaria che possa dare gambe operative anche all'aspetto che invece oggi viene legiferato attraverso degli articoli di legge, quindi l'attuazione di questo decreto, ci pare assolutamente essenziale ed opportuno nell'ambito di tutta la discussione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho ascoltato le valutazioni di alcuni Consiglieri e le condivido.
Noi oggi siamo in mancanza di un DCPM, quindi non abbiamo la certezza di quanti finanziamenti giungeranno dallo Stato. Quindi quantificare, in questo preciso momento, uno stanziamento, una cifra congrua - ma che potrebbe assolutamente non essere adeguata - mi sembra un rischio da non correre.
Pertanto, propongo che noi, come Consiglio regionale, ci potremmo impegnare con un ordine del giorno a sostenere, nel bilancio 1999, con adeguate risorse, anche aggiuntive, l'avvio del processo di riforma sulle Province e sugli Enti locali piemontesi.
Personalmente, non mi sento di votare contro la proposta presentata dal Consigliere Foco; il mio voto sarà di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Se ho ben capito, stiamo discutendo sull'emendamento presentato dal Vicepresidente Foco, relativo ad un ipotetico finanziamento di cinque miliardi. Mi sembra che ci siano delle complicanze anche dal punto di vista pratico per quanto riguarda questa questione, in quanto sarebbe necessario essendo un emendamento finanziario, riunire la I Commissione. Il collega Angeleri ha suggerito una strada che mi sembra percorribile. Noi siamo d'accordo sulla proposta di un ordine del giorno. D'altra parte ricordo che, all'interno di questo Consiglio, già votammo un ordine del giorno che impegnava la Giunta a reperire cento miliardi per politiche attive sul lavoro - non dobbiamo dimenticarlo Se siamo tutti d'accordo sulla proposta del relatore Angeleri di presentare un ordine del giorno che chiede alla Giunta di rafforzare l'attenzione su questa questione, penso che potremmo uscire con un impegno politico, dopodiché sarà la Giunta a pronunciarsi.



PRESIDENTE

Chiederei al primo firmatario, il Vicepresidente Foco, qual è la sua valutazione.
La parola al Vicepresidente Foco, che interviene in qualità di Consigliere.



FOCO Andrea

Abbiamo sollevato un problema reale, non un problema fittizio.
Siamo stati i primi a dire, con onestà di fronte al Consiglio, che i cinque miliardi erano uno studio spannometrico.
Comunque tutti ci troveremo in quest'aula a predisporre il bilancio '99 e avremo quindi modo di verificare la cifra che mi auguro sia superiore.
Sono sicuro che, votando un ordine del giorno all'unanimità, non ci divideremo in occasione della discussione sul bilancio.
Pertanto, di fronte ad un impegno del genere io, come primo firmatario gradire però sentire anche gli altri colleghi - sono disposto a ritirare il documento perché superato da un pronunciamento del genere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gatti.



GATTI Agostino

E' chiaro che avendo firmato l'emendamento la soluzione proposta mi sembra congrua. Mi associo alla proposta del Consigliere Foco.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Vicepresidente della Giunta regionale

Colgo l'occasione per esprimere il mio compiacimento di fronte al fatto che questa legge comunque abbia trovato consenso.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno per un impegno finanziario sulle politiche attive del lavoro nel territorio, sono d'accordo. Fermo restando che siamo in attesa del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che informi le Regioni, non soltanto la Regione Piemonte, sulle risorse che verranno trasferite per le politiche attive del lavoro nell'ambito delle deleghe che dovranno essere gestite dalla Regione a mezzo di un disegno di legge.
Per quanto riguarda il bilancio - lo preannuncio fin d'ora - nel 1999 verrà istituito un capitolo per l'attuazione di quanto è presente nella Bassanini. Da quel capitolo potranno essere attinte le risorse anche per le politiche attive del lavoro. Per cui, l'ordine del giorno, per il quale pare ci sia il consenso del Consiglio, è accolto dalla Giunta, così come fu accolto quello dei cento miliardi per le politiche attive del lavoro. Siamo in attesa di puntualizzare in I Commissione - dopo che la legge verrà varata dal Consiglio - tutto ciò che fa parte della partita finanziaria che compete direttamente alle politiche attive del lavoro.
Dopo aver studiato le politiche attive del lavoro, vedremo come reperire le risorse.



PRESIDENTE

Con queste precisazioni credo di poter considerare ritirato l'emendamento e passeremo, una volta approvato il provvedimento, all'ordine del giorno.
All'art. 17 c'è ancora un emendamento a firma Chiezzi, Moro e Simonetti: 20) dopo il primo comma, viene inserito un nuovo comma: "2. Alle Province vengono assicurate per l'esercizio delle funzioni conferite con la presente legge, sulla base di quanto definito dalla Conferenza Permanente Regioni-Autonomie locali, secondo parametri oggettivi, congrue risorse determinate dalla Giunta regionale. Inoltre, per il primo biennio la Regione provvede ad assegnare alle Province risorse straordinarie anche in relazione agli stanziamenti disposti dalle Province".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli, 24 contrari e 2 astensioni.
Si proceda quindi alla votazione dell'art. 17 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 voti favorevoli 24 voti contrari 16 astensioni 2 L'art. 17 è approvato.
ART. 18 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 24 voti contrari 3 astensioni 14 L'art. 18 è approvato.
ART. 19 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 24 voti contrari 3 astensioni 14 L'art. 19 è approvato.
21) Emendamento aggiuntivo art. 19 bis presentato dai Consiglieri Chiezzi Moro e Simonetti: dopo l'art. 19 viene inserito il nuovo art. 19 bis "19 bis (decorrenza dell'esercizio delle funzioni attribuite alle Province) L'esercizio delle funzioni di cui all'art. 2, comma 3, decorre dai termini previsti dal D.LGS. 469/97 per ciò che attiene ai compiti indicati alle lettere a), b) e c); l'esercizio dei compiti relativi alla gestione dei servizi connessi alle politiche attive del lavoro - art. 2, comma 3 lettera d) - decorre dalla data di definizione da parte della Regione delle risorse finanziarie, strumentali e di personale da attribuire alle singole Province entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge e comunque non oltre il 30/06/1999. Fino a tale data i suddetti compiti sono esercitati dalla Regione".
La Giunta?



GOGLIO Giuseppe, Assessore alla formazione professionale e lavoro

La Giunta non accoglie l'emendamento perché la materia è disciplinata dall'art. 20, comma 3, del disegno di legge in discussione per quanto riguarda le funzioni relative alla gestione di servizi connessi alle politiche attive del lavoro.
Per quanto riguarda invece le altre funzioni è superfluo richiamare i termini previsti dal Decreto Legislativo 469/97.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione tale emendamento, non accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 24 contrari e 14 astensioni.
ART. 20 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 voti favorevoli 40 voti contrari 3 astensioni 2 L'art. 20 è approvato.
ART. 21 22) Emendamento presentato dal Consigliere Angeleri e dall'Assessore Goglio: dopo l'art. 20 aggiungere il seguente nuovo articolo "Art. 21 (clausola d'urgenza) 1. La presente legge è dichiarata urgente ai sensi dell'art. 45 dello Statuto ed entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 40 voti favorevoli, 2 contrari e 3 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri).
Prima della votazione dell'intero testo passiamo alle dichiarazioni di voto. Vista l'ora, vi prego di contenerle il più possibile.
Ha chiesto la parola il Vicepresidente Foco, che interviene in qualità di Consigliere.



FOCO Andrea

Signor Presidente, io ero anche disposto a non fare la dichiarazione di voto purché la legge venisse approvata e il nostro voto a favore per quanto riguarda l'urgenza (artt. 20 e 21) ne è la prova. Tra l'altro, sull'art.
21, l'avremmo fatta anche noi la proposta di urgenza, e se ci fosse stato richiesto avremmo firmato anche noi.
Questo per confermare non solo disponibilità, ma ritengo di poter dire impegno su questa legge che il nostro Gruppo ha avuto fin dal primo momento per migliorarla e ci abbiamo tentato fino alla fine.
Devo al mio Capogruppo una giustificazione perché abbiamo ritirato l'emendamento finanziario: intanto perché ritengo che un pronunciamento dell'intero Consiglio con un ordine del giorno sia un segno forte.
Mantenere il nostro testo e vederlo magari bocciato poteva in un secondo momento essere alibi per qualcuno.
C'è un testo, a questo punto, pressoché votato all'unanimità del Consiglio (io sono uomo d'onore, gli altri sono uomini d'onore). Voglio aggiungere un altro elemento: per seguire una procedura corretta su quell'emendamento avremmo dovuto interrompere i lavori d'aula e riunire la I Commissione per ottenere un pronunciamento da parte della stessa. Abbiamo quindi preferito scegliere la via più breve perché all'approvazione di questo testo di legge ci teniamo; sappiamo che è atteso dalla società piemontese.
Addirittura a noi dispiace di non essere stati posti nella condizione di poter votare a favore. Spiace francamente, perché crediamo di aver contribuito al miglioramento di questo testo; tuttavia, ci sono state alcune accelerazioni a livello di Commissione che ci sono sembrate delle pure e semplici forzature non necessarie, quando nel testo si poteva fare riferimento, per avere un raccordo più corretto, alla cosiddetta "legge madre". Anche perché, essendo questo il primo provvedimento di applicazione di una legge regionale che ci ha visto nettamente contrari, pur non essendo molto d'accordo sul fatto che le colpe "delle madri" ricadano sui figli nel caso specifico di questa legge non possiamo non vedere questo collegamento.
Inoltre, un elemento in particolare, quello riguardante il discorso finanziario e quindi il fatto di poter avere sin da oggi in legge - non con un ordine del giorno, ma in legge! - un impegno sul bilancio 1999, era per noi motivo di maggiore certezza. A livello di bilancio, lo sapete: se i 5 miliardi erano insufficienti, avremmo potuto inplementarli (sicuramente non di meno).
E' per questo che sul testo in questione manteniamo un voto di astensione, perché vogliamo vedere questa Amministrazione e questa Giunta alla prova dell'applicazione di questa legge; vogliamo vedere in che termini e in che modi riuscirà effettivamente a farla funzionare su tutto il territorio regionale, mantenendo un ruolo non di accentramento burocratico a livello regionale, ma di regia con le Province e gli Enti locali.
Facciamo quest'ultima osservazione, proprio perché siamo consapevoli che sulla legge n. 63 (quella sulla formazione professionale) le scelte politiche possono anche inceppare o mettere in difficoltà una buona legge (qual era la legge n. 63). Per questo ribadiamo il nostro voto di astensione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea.
Prima di dargli la parola, ricordo con piacere la visita dei ragazzi della Scuola media Schiapparelli e dei loro insegnanti.
Prego, Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Intervengo molto sinteticamente per ribadire il voto contrario di Rifondazione comunista a questo provvedimento.
Il decreto Montecchi è già entrato in applicazione nel fine mese di ottobre, inizio mese di novembre; il mercato del lavoro non è più gestito da un Collocamento pubblico ed è stato avviato il procedimento che permette ai privati di creare agenzie e di entrare nella gestione del mercato del lavoro.
E' questo l'elemento di fondo, insieme ad altri che ricordavo, del nostro voto negativo, del mio voto negativo, perché ci fossimo trovati semplicemente di fronte ad un decentramento del Collocamento (senza questo altro aspetto), probabilmente la valutazione che avremmo fatto della legge sarebbe stata diversa.
Però, non pensiamo di poter dare un giudizio a pezzi, un giudizio parziale. Non possiamo non inserire questa legge regionale, su cui è stato fatto - ripeto - anche un lavoro positivo, in un contesto più generale, che è caratterizzato dal decreto Montecchi.
Per questa ragione votiamo contro, in particolare per l'elemento che ricordavo all'inizio del mio intervento.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Anche noi volevamo brevemente ricordare i motivi essenziali per cui confermiamo il nostro voto contrario a tale provvedimento.
Intanto, per lo scarso coinvolgimento realizzato nella costruzione dell'attuazione del decreto Montecchi relativamente al ruolo dei Comuni e degli altri Enti locali. Vi è in un'insoddisfazione complessiva sul ruolo che viene attribuito ai Comuni, che sono sostanzialmente i primi Enti locali maggiormente in trincea, per il ruolo che hanno di responsabilità ed anche di gestione locale diretta e territoriale del mercato del lavoro rispetto al preoccupante fenomeno della disoccupazione.
Inoltre, non vi è neppure una definizione del ruolo del collocamento rispetto alle nuove esigenze del mercato del lavoro che oggi si levano dal tessuto sociale e produttivo, per tentare di far corrispondere tali esigenze alle risposte che si offrono attraverso questo provvedimento partendo da una valutazione complessiva sullo stato economico e sul preoccupante fenomeno della disoccupazione. Come hanno già detto altri colleghi, oggi il mercato del lavoro ha delle esigenze complessive diversificate che - ripeto - a nostro parere non vengono soddisfatte con il provvedimento in esame, soprattutto per quanto riguarda la gestione del collocamento.
In ultimo, non per importanza, anzi sicuramente di importanza centrale: questo ritardo, come hanno già detto altri colleghi, è derivato dal fatto che il decreto è sostanzialmente già entrato in vigore. Su tale decreto la Regione Piemonte si è distinta in modo negativo proprio a causa di questo ritardo.
La nostra è dunque una valutazione complessivamente negativa, ma anche preoccupata, perché in questo modo si genera, inevitabilmente e conseguentemente, un'apertura ed un monopolio del collocamento a beneficio di una gestione privata. Quest'ultima tende, da una parte, ad offrire sempre meno e, dall'altra, a smantellare un ruolo invece essenziale del settore pubblico nella gestione del mercato del lavoro, rispetto al quale occorrerebbe garantire risposte certe.
Non è certo in una sintesi o in una banale dichiarazione di voto che si può discutere di questi problemi; ad ogni modo, tale provvedimento non dà sicuramente una risposta adeguata alle esigenze occupazionali ed economiche emergenti in Piemonte, in una realtà sicuramente diversa rispetto ad altre e che richiederebbe quella politica del lavoro fino ad oggi inattuata.
Ci auguriamo che, al di là di questo provvedimento sul quale esprimiamo un giudizio contrario, le politiche del lavoro, attraverso interventi non settoriali, ma di programmazione e di strategia sul territorio anche economica, possano riguardare questo Piemonte in tempi brevi, a partire dall'investimento di risorse finanziarie nel prossimo bilancio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Spagnuolo; ne ha facoltà.



SPAGNUOLO Carla

Una brevissima dichiarazione di voto per annunciare l'astensione del nostro Gruppo su un provvedimento che indubbiamente abbiamo valutato essere di grande importanza, non soltanto per un settore, ma per tutto il processo complessivo di riordino delle competenze tra Governo nazionale (e quindi Stato centrale), Regioni e Province.
Si tratta di un comparto che richiede una grandissima attenzione. Ci sembra che, complessivamente, siano stati rispettati il principio dell'attribuzione di compiti di natura gestionale alle Province e sia stato sufficientemente affrontato l'altro principio, sul quale proprio noi Consiglieri regionali dobbiamo avere il massimo dell'attenzione, cioè il principio della programmazione.
Riteniamo, quindi, che i compiti destinati alle Regioni debbano favorire quel ruolo di programmazione delle stesse, che diventa assolutamente essenziale. Pensiamo che questa attività di conciliazione delle controversie collettive, che sono state affidate alle Regioni rappresentino, con il completamento degli incarichi di natura gestionale da parte delle Province, quell'articolazione di compiti assolutamente importante tra Governo centrale e Governi locali e disegno dello sviluppo delle Autonomie regionali. Complessivamente, dunque, è un testo abbastanza approfondito.
Il nostro voto di astensione ha un significato politico. Ci rendiamo conto che il riordino delle materie attinenti al mercato del lavoro ed al collocamento tocca campi e settori molto complessi, che devono risentire fortemente di un riordino organizzativo di funzionalità, di snellimento burocratico. Ci rendiamo conto, pertanto, che questa fase di transizione dovrà essere seguita dalla Regione e dalle Province con grande puntualità e che l'azione che potremmo svolgere, come opposizione e Gruppo consiliare dovrà essere un'azione di forte vigilanza nello sviluppo della gestione e dell'applicazione del provvedimento stesso, come il nostro Gruppo ha già cercato di richiamare illustrando l'emendamento, sul quale poi si è soprasseduto, per passare all'ordine del giorno.
Dicevo, quindi, un voto di astensione di carattere politico e di vigilanza sulla gestione e sull'applicazione di questo provvedimento nel concreto e nelle fasi che verranno.
Certamente, come Assessorato, ma anche come Commissione consiliare dovremo continuare a seguire lo sviluppo degli iter procedurali che ne verranno connessi e che rappresentano una delle fasi delicate di applicazione di questo provvedimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Grazie, Presidente. Esprimo il voto favorevole del Gruppo di AN trattandosi di un provvedimento - come più di un collega ha voluto sottolineare - estremamente importante.
Penso che la partita delle politiche attive del lavoro e del mercato del lavoro sia molto difficile da giocare, anche perché - mi permetto di dirlo - la politica nazionale sul lavoro non ci viene in aiuto.
Ci saranno i problemi legati all'ingessatura che il famoso provvedimento delle 35 ore porterà all'interno di questa materia sicuramente non gioverà la crisi esistente nel mercato del lavoro, legata anch'essa a problemi di ordine nazionale e non sicuramente regionale.
Questa, dunque, è una legge che vuole essere il massimo raggiungibile di obiettivi, con uno schema di deleghe, però, ancora non chiaro.
La collega Spagnuolo, prima, ha fatto riferimento al decreto Bassanini io ritengo non ci sia chiarezza di esecuzione di questo decreto. Non ci siamo fermati, non c'è il tempo, una serie di contingenti non permettono di entrare in questo meccanismo di trasferimento di deleghe.
Io ammetto di non trovarlo chiaro ancora oggi. A discendere da questo problema, c'è anche il decreto Montecchi, di trasferimento delle deleghe nello specifico del mercato del lavoro.
Ritengo che il provvedimento abbia centrato alcuni obiettivi importanti, quali la conferma della concertazione, la creazione di bacini regionali, quindi l'avvicinamento ai cittadini di quelle strutture e di quei servizi che fino a ieri erano rigidi e non accessibili.
C'è stata la conferma dell'ottica di decentrare e avvicinare questi strumenti, cercando di avvicinare formazione e mercato del lavoro, due materie finora non troppo in armonia.
Mi stupisce molto la posizione dell'opposizione, che in parte si astiene ed in parte vota contro. Credo che, data la necessità di un provvedimento di questo genere, forse la stessa manifestazione di consenso o di dissenso avrebbe dovuto essere diversa.
Anche se è tardi, ritengo giusto e necessario dare una testimonianza positiva ad un provvedimento così importante.
Il nostro voto, come ho già detto, è favorevole. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Sarò brevissimo, data l'ora, non solo per esprimere il voto favorevole del Gruppo di Forza Italia, ma anche dei colleghi di maggioranza, delle colleghe Ferrero e Casari e dei colleghi Angeleri e Vaglio.
Penso vada rivolto un apprezzamento nei confronti dell'Assessore Goglio e della Giunta, perché è vero che ci sono stati dei ritardi - come ha sottolineato il collega Foco - ma, se andiamo ad esaminare all'interno di quei ritardi, vediamo come "la palla al piede" sia stata quella di un bilancio fermo in aula per cinque mesi ed è ovvio che i tempi sono difficili da recuperare. Non addebito certo a chicchessia quei cinque mesi li addebito ad una situazione generale che ci ha costretti, per tutto quel tempo, su un bilancio.
Se avessimo approvato il bilancio in cinque od in cinquanta giorni molto probabilmente, il Montecchi oggi, i trasporti domani, l'agricoltura dopodomani sarebbero arrivati in tempi molto più celeri.
Concludendo, esprimiamo parere favorevole. Grazie.



PRESIDENTE

Prima di passare alla votazione, desidero informare l'Aula che il coordinamento, sull'emendamento Montabone, vale per gli artt. 5, comma 1 8, comma 2, 9, comma 5. Questo sarà il coordinamento che verrà fatto dall'Ufficio di Presidenza.
Si proceda, quindi, alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI' 28 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 875 "Istituzione di un capitolo del bilancio 1999 per l'avvio del processo di riforma del mercato del lavoro e del decentramento dei servizi per l'impiego"


PRESIDENTE

E' stato presentato un ordine del giorno, collegato al disegno di legge n. 402, dai colleghi Papandrea, Foco, Gatti, Cavaliere, Angeli, Cotto Gallarini, Rubatto, Casari, Ghiglia, Benso, Spagnuolo e Rosso.
Pongo in votazione tale ordine del giorno, che è già stato ampiamente illustrato, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte constatata la grande importanza dell'avvio del processo di riforma del mercato del lavoro e del decentramento dei servizi per l'impiego, delle attività di collocamento e delle politiche attive del lavoro considerato che le risorse finanziarie, patrimoniali e di personale che saranno rese disponibili dal prossimo DPCM attuativo del Decreto Legislativo 469/97, vengono definiti sulla base dell'attuale e carente situazione finanziaria e di organici del Ministero del Lavoro e sono quindi insufficienti a sostenere un'adeguata azione riformatrice impegna la Giunta regionale a sostenere con l'istituzione di un capitolo del bilancio 1999 e con adeguate risorse aggiuntive l'avvio del processo di riforma ed in particolare lo sforzo istitutivo ed organizzativo del sistema delle Province e degli Enti Locali piemontesi." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 45 Consiglieri presenti.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Iscrizione e votazione ordine del giorno n. 874 inerente a "Ristrutturazione dell'organizzazione territoriale dell'ENEL in Piemonte"


PRESIDENTE

Chiedo di porre in votazione l'iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 874 sull'ENEL.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 45 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione tale ordine del giorno il cui testo recita: "Il Consiglio Regionale del Piemonte atteso che recenti notizie attribuibili a varie fonti, non ultime le informative e le preoccupazioni espresse dalle Organizzazioni Sindacali rappresenterebbero la determinazione dei vertici dell'ENEL S.p.A. di rilocalizzare le attività di progettazione e realizzazione di impianti di produzione e trasporto di energia elettrica della propria struttura di ingegneria Sin (ex direzione delle costruzioni - DCO) da Torino in Lombardia lasciando presso la sede del capoluogo piemontese soltanto un semplice "presidio" di progettazione che prelude inevitabilmente, in una prospettiva di breve-medio termine, all'azzeramento delle funzioni di progettazione e di costruzione della SIN a Torino, benché attualmente ad essa siano attribuiti i più elevati carichi di lavoro in campo idroelettrico e rappresenti un centro ingegneristico di eccellenza in Italia e patrimonio insostituibile di esperienze e di conoscenze tecniche di alto prestigio considerato che, per effetto delle dinamiche sottese al processo graduale di trasformazione del mercato elettrico e, più recentemente, al recepimento della Direttiva 96/92/CE, altre importanti funzioni, come il termoelettrico e le teletrasmissioni sono state trasferite presso altri sedi extra regionali, così concorrendo a destrutturare e a marginalizzare risorse qualificate e a disperdere professionalità e know-how maturati dalle strutture piemontesi della Società elettrica in oltre 35 anni di attività evidenziato ancora che nel caso specifico della SIN, la struttura aveva già sofferto un pesante ridimensionamento, perdendo circa la metà del suo personale (da 500 a 250 unità) e che, invece, il mantenimento di tale struttura nell'area piemontese, baricentrica tra Liguria e Valle d'Aosta, è giustificato dal suo inserimento in un'area geografica storicamente dedicata alle attività idroelettriche e ai necessari interventi di ammodernamento, potenziamento e razionalizzazione, anche alla luce di una nuova e più avanzata progettualità funzionale all'uso plurimo delle risorse idriche ritenuto necessario avanzare una ferma opposizione non tanto alla ipotizzata ristrutturazione dell'azienda quanto ad un ingiustificato ridimensionamento delle unità operanti in Piemonte, anche in considerazione del ruolo strategico di raccordo e cerniera della regione con l'area forte dell'Europa occidentale, che non può realizzarsi solamente in una pesante seppur importante, funzione di vettoriamento sommando a tali oneri anche i costi della perdita di centri ad alto contenuto specialistico come nel caso della citata SIN rilevato, in ultimo, come tali operazioni comportino una ulteriore penalizzazione sociale ed economica in un'area a declino industriale come la Provincia di Torino, riconosciuta dall'Unione Europea quale area obiettivo 2 impegna la Giunta regionale intraprendere ogni più utile iniziativa, al fine di evitare, ad un'area già più volte privata di qualificati poli di eccellenza, ulteriori erosioni al patrimonio tecnico, progettuale ed economico, e richiedendo la sospensione immediata di ogni iniziativa di ristrutturazione dell'organizzazione territoriale dell'ENEL in Piemonte richiedere, urgentemente, un tavolo di confronto con la Società elettrica al fine di verificare la rispondenza dei programmi, anticipati negli incontri di Torino nel 1997 dalla Dirigenza dell'ENEL, con gli attuali indirizzi operativi e con le eventuali misure di qualificazione e valorizzazione del know-how e delle infrastrutture allo stato presenti." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 45 voti favorevoli.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,45)



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