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Dettaglio seduta n.299 del 03/11/98 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Angeleri, Angeli, Farassino, Ghigo e Goglio.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

Saluto del Presidente del Consiglio ai Sindaci delle zone interessate alla vicenda della Malpensa


PRESIDENTE

Colgo l'occasione per salutare i Sindaci delle zone della parte nord est del Piemonte, interessate alla vicenda della Malpensa, informando che conformemente a quanto deciso nella Conferenza dei Capigruppo, la relativa discussione avrà luogo nel pomeriggio.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cavaliere; ne ha facoltà.



CAVALIERE Pasquale

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, da quanto concertato alla Conferenza dei Capigruppo venerdì scorso, era previsto che in questa giornata si svolgesse una serie di comunicazioni importanti in ordine ad Expo 2000, all'ATR, alla vicenda Malpensa e all'Assessorato alla montagna interrogazione importante.
Apprendo dalla sua comunicazione di inizio lavori che il Presidente Ghigo, che poc'anzi ho visto nei corridoi, è in congedo.



PRESIDENTE

Sì, per la mattinata.



CAVALIERE Pasquale

Volevamo capire, siccome alcune comunicazioni prevedevano la presenza anche del Presidente, perché questo congedo non è stato comunicato alla Conferenza dei Capigruppo; avremmo organizzato i lavori in maniera diversa.



PRESIDENTE

Le chiederei - e lo chiedo all'aula - di iniziare i lavori della mattinata con la deliberazione relativa al Piano annuale degli interventi per i giovani, sulla quale non ci sono esigenze di presenze particolari.
Ricordo che l'impegno per la giornata è di affrontare tutti gli argomenti elencati dal collega Cavaliere.
Vi chiederei, comunque, di iniziare i nostri lavori con la discussione della proposta di deliberazione n. 613, di cui al punto 5) all'o.d.g..
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, intervengo per due precisazioni.
La prima: come mai, vista la presenza dei Sindaci dei Comuni dell'Ovest Ticino, li facciamo aspettare fino ad oggi pomeriggio per discutere la vicenda relativa dell'aeroporto? In secondo luogo, vorrei sapere se è possibile informare l'aula sull'incarico esplorativo affidato al Consigliere Rolando Picchioni da parte, mi sembra, del Presidente della Giunta regionale, in merito al Salone del Libro e Salone della Musica.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, concordo con quanto hanno detto sia il collega Cavaliere sia il collega Chiezzi. L'ordine del giorno sulla Malpensa giace indiscusso da lungo tempo, nonostante l'urgenza della problematica.
Proprio sabato mattina, il Presidente della Giunta regionale, insieme ad Assessori, Consiglieri, ecc., si è recato per l'ennesima volta in territorio novarese, dove si è incontrato con Sindaci ed altri rappresentanti. Lì, solennemente, davanti a tutti, si sono promessi ordini del giorno ed impegni.
Non ritengo inoltre particolarmente adeguato trattenere una delegazione di Sindaci e di rappresentanti del Comitato dei cittadini per un'intera mattinata in Consiglio; apprendo infatti dal mio Capogruppo - ma anche da altri Capigruppo che hanno partecipato alla riunione di venerdì - che questo era un punto calendarizzato, di cui il Presidente della Giunta regionale era informato e rispetto al quale era richiesta la sua presenza.
In ogni caso, qualora non fosse stato informato della riunione dei Capigruppo, senz'altro sabato mattina si è ampiamente reso conto dell'urgenza della problematica e della necessità di essere in aula.
Pertanto, valutino il Presidente e i Capigruppo se non sia opportuna una riunione per fare il punto della situazione, per capire come proseguono, e con quale organicità, i lavori del nostro Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, vorrei innanzitutto ricordare che nella Conferenza dei Capigruppo di venerdì avevo chiesto la comunicazione sui Saloni. Nessun collega si era accodato e quindi mi sembra singolare che qualcuno la riproponga questa mattina in Consiglio, atteso ovviamente che se ci dovesse essere, ci sarà. Vorrei però sapere se il Presidente Ghigo rientrerà nel pomeriggio.



PRESIDENTE

Così mi risulta.



GHIGLIA Agostino

Se il Presidente Ghigo rientra nel pomeriggio, non vedo nulla di male nell'inversione dei punti all'o.d.g. che ci eravamo dati; problemi della portata di quelli calendarizzati non vengono superati, disattesi o rinviati, vengono spostati di qualche ora. Dopodiché mi chiedo, visto che la discussione sarà senz'altro seria, approfondita e di sostanza e non soltanto politico-propagandistica, cosa cambi invertire l'ordine dal mattino al pomeriggio. Se oggi pomeriggio il Presidente sarà presente non vedo problemi di sorta; comunque, ci saranno gli Assessori delegati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, per quanto riguarda l'ordine del giorno sulla Malpensa, l'impegno assunto alla Conferenza dei Capigruppo era di discuterlo oggi. E così vogliamo fare: abbiamo già aspettato tanto tempo.
Il Presidente ha chiesto congedo per questa mattina, quindi dalle ore 15 sarà presente. Spiace per i Sindaci e gli interessati che stanno assistendo ai lavori del Consiglio, ma visto che non solo dalla riunione di sabato, ma anche da quest'assemblea emergerà che il Consiglio darà mandato al Presidente della Giunta regionale affinché finalmente possa portare la questione a livello governativo - lo speriamo, sono passati 40 giorni, si sono succeduti due Ministri che finora non hanno trovato il tempo di ascoltare il Presidente della Giunta regionale sulla questione Malpensa riterremmo anche noi opportuno, chiedendolo alla cortesia degli interessati, ai Sindaci, soprattutto, di aspettare fino ad oggi, alle ore 15, che ci sia il Presidente della Giunta regionale. Se però si vuole procedere, ovviamente, non ne facciamo una questione di vita o di morte.
Essendo, però, il Presidente colui che, in rappresentanza dell'intera Regione, dovrà essere ascoltato dal Ministro Treu e dal Governo in generale, riteniamo opportuna la sua presenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Presidente, mi dispiace venire meno ad una consuetudine democratica quella di procedere subito alla discussione degli argomenti relativamente ai quali c'era una particolare attesa, sensibilità e sollecitazione da parte delle istanze istituzionali, al momento in cui le stesse sono presenti in aula. Penso che il Presidente Ghigo abbia avuto impedimenti imprevisti, urgenti ed imprescindibili; tuttavia, sarebbe corretto trattandosi di impedimenti istituzionali imprevisti, dare notizia dell'argomento per il quale si richiede di pazientare agli interlocutori che sono venuti per assistere ad un dibattito.
Credo, Presidente Deorsola, prima di procedere sugli argomenti iscritti all'o.d.g., posto che quasi nessun argomento che avevamo iscritto alla discussione di oggi può essere trattato senza il Presidente Ghigo (non certo le interpellanze relative alla questione degli elicotteri del servizio antincendi, dell'ATR o di Expo 2000), che ci troviamo nell'impossibilità di eseguire l'ordine dei lavori che avevamo concordato alla riunione dei Capigruppo.
Le proporrei, per dare un ordine alla procedura della giornata, di riunire i Capigruppo per convenire, se è possibile, su un criterio di gestione della seduta, sia della mattina che del pomeriggio.



PRESIDENTE

Questo si potrebbe anche fare. La mia proposta, però, di iniziare con l'esame della proposta di deliberazione n. 613 potrebbe sostituire la riunione dei Capigruppo. Potremmo iniziare i lavori con la proposta di deliberazione n. 613, per la quale non è necessaria, nemmeno dal punto di vista politico, essendoci l'Assessore di riferimento, la presenza del Presidente Ghigo; inoltre, si potrebbe dare comunicazione sull'Ospedale di Novi. Affrontare cioè quei problemi per i quali la presenza dell'on. Ghigo non è strettamente necessaria.
Ha chiesto la parola la Consigliera Simonetti; ne ha facoltà.



SIMONETTI Laura

Presidente, il Gruppo Comunista chiede che slitti al pomeriggio comunque alla presenza del Presidente Ghigo, la discussione sulla proposta di deliberazione n. 613 relativa al Piano degli interventi regionali per i giovani, perché il Presidente ha la delega sulle politiche giovanili.
Anche se è presente il degno Assessore Leo, che ha lavorato rispetto ad alcuni temi, l'interlocutore politico è il Presidente Ghigo, per cui la sua assenza crea problemi anche rispetto alla discussione su eventuali emendamenti che noi, insieme ad altri Gruppi del centro-sinistra, abbiamo presentato.
Chiediamo, dunque, che questo provvedimento venga discusso alla presenza del Presidente.



PRESIDENTE

L'aula ritiene che ci siano argomenti che possono essere affrontati senza la presenza del Presidente? Poiché riscontro una richiesta di riunire la Conferenza dei Capigruppo convoco immediatamente i Capigruppo in Sala A.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10.50 riprende alle ore 11.08)


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Esame ordine del giorno n. 866 inerente a "Installazione di un inceneritore a San Michele Mondovì (CN)" (connesse interrogazioni nn. 1634 e 2229)


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Diamo inizio ai lavori con l'esame dell'ordine del giorno n. 866, a firma dei Consiglieri Montabone, Picchioni, Riba, Peano, Angeli, Viglietta e Rossi, iscritto all'o.d.g. su decisione dei Capigruppo, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte in relazione alla proposta di realizzazione di un inceneritore presso lo stabilimento ICL di San Michele Mondovì avanzata dalla Società 'Energie Rinnovabili S.r.l.' preso atto dei contenuti della manifestazione contro l'installazione di un impianto di termoutilizzazione di rifiuti svoltosi a San Michele Mondovì il 17 c.m. con larghissima partecipazione di popolazione ed amministratori dei Comuni della Val Corsaglia e del Monregalese condivide e sostiene la richiesta dei Sindaci della zona di poter disporre di tutta la documentazione tecnica e progettuale ritiene necessarie le più approfondite valutazioni sull'impatto ambientale dell'impianto sulla popolazione e sul territorio evidenzia l'opportunità della convocazione di una Conferenza dei Servizi da parte del Ministero dell'Industria prima di procedere al rilascio della definitiva autorizzazione vista l'interrogazione sull'argomento presentata dai Consiglieri del Gruppo Rinnovamento Italiano invita la Giunta regionale a sostenere l'azione del Comune di San Michele Mondovì e dei Comuni monregalesi limitrofi, cooperando con i medesimi, affinché non sia consentita l'installazione di impianti incompatibili con i legittimi diritti alla salute e alla sicurezza della popolazione, come appare, con tutta evidenza, l'inceneritore proposto dall'azienda ICL".
La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Presidente, l'ordine del giorno è collegato ad un'interrogazione e richiama la stessa. Se il Consigliere Riba vuole illustrare l'ordine del giorno, va bene, ma sarebbe opportuno avere in precedenza una risposta all'interrogazione da parte dell'Assessore ed a questa potersi poi collegare con l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Ho chiesto agli uffici di cercare il testo dell'interrogazione.
La parola al Consigliere Riba per l'illustrazione dell'ordine del giorno.



RIBA Lido

Sull'ordine del giorno è espresso il richiamo all'interrogazione peraltro molto circostanziata, presentata dal Gruppo Rinnovamento Italiano.
La situazione che prospettiamo nell'ordine del giorno è assolutamente drammatica ed è relativa ai territori della Val Corsaglia ed ai Comuni del Monregalese.
La ICL di San Michele Mondovì è un'azienda che produce da qualche decennio, nel territorio di Mondovì, il tannino mediante un procedimento chimico di estrazione del medesimo dai tronchi di castagno. E' un'azienda che in passato ha occupato più di 300 dipendenti, poi l'occupazione è scesa; è un'azienda che ha qualche problema di ridimensionare e ripensare il proprio progetto aziendale e di attività sul mercato, sia del lavoro specifico che sta facendo sia di altri lavori a cui può indirizzarsi attraverso il cosiddetto rinnovamento di processo e di prodotto.
In questo quadro, la ICL di Mondovì avrebbe in corso la stipulazione di un accordo con una società specializzata in brevetti e tecniche di lavorazione e predisposizione di RDF, di combustibile da rifiuti urbani.
L'accordo prevederebbe la realizzazione, nello stabilimento di San Michele Mondovì, di un impianto di generazione elettrica ed utilizzazione dei cascami del calore prodotto attraverso la combustione dei rifiuti solidi prodotti da rifiuti urbani, attraverso un impianto che utilizzerebbe 300.000 tonnellate all'anno di rifiuti solidi da incenerire nell'impianto di termodistruzione, termoutilizzazione, della fabbrica ICL di Mondovì.
Poiché, detta così, la dimensione può sfuggire, 300.000 tonnellate equivalgono alla completa produzione di rifiuti solidi urbani di almeno due province del Piemonte: quella di Cuneo più un'altra.
Non è pensabile che un'operazione di questo genere sia, in primo luogo realizzata attraverso una procedura di tipo amministrativo connessa soltanto al rilascio di un'autorizzazione da parte, a questo punto, della Provincia di Cuneo, lasciata sola a fronteggiare il duplice versante dell'emergenza; in secondo luogo, non è pensabile che un'operazione di questa dimensione sia, non dico realizzata, ma portata avanti senza un adeguato livello di coinvolgimento della Regione, non tanto per la sua competenza amministrativa specifica, quanto per la sua responsabilità e la sua competenza di governo complessivo dei processi di organizzazione delle difese e delle politiche ambientali, Assessore Cavallera. Io in questo senso interpello la Regione: è un'operazione che prevede di fare un impianto di termoutilizzazione, alias inceneritore o altre denominazioni che i neologismi e la fantasia ci possono suggerire, comunque è un impianto che utilizza i rifiuti di tutto il territorio della provincia di Cuneo e della provincia di Asti in un'unica azienda. Basterebbe già questo naturalmente, il resto è un'aggiunta che ha costituito un aggiuntivo ed assolutamente fondamentale motivo di allarme.
Il territorio del Monregalese, come sanno tutti i Piemontesi, è un territorio circondato da colline che fanno da cornice alla Dolce Mondovì ridente di cui parla il Carducci (spero che il richiamo non possa sembrare troppo ambizioso, ma per i Monregalesi è una citazione quotidiana) e in quel territorio scorre un piccole fiume che si chiama Corsaglia. La fabbrica di San Michele Mondovì è collocata alla base del fiume Corsaglia naturalmente sullo sbocco di un certo numero ristretto di vallate, con una serie di paesi che fanno da cornice e che hanno un'altura di 200/300 metri superiore al punto in cui verrebbe collocato l'inceneritore. I camini dell'inceneritore sarebbero alti 60 metri, quindi i fumi dell'incenerimento andrebbero a ricollocarsi logicamente su tutto il territorio circostante.
Si tratta anche di vallate che hanno correnti d'aria che provengono dal mare; sono studi che non sono stati fatti in nessun frangente e credo comunque che non siano stati approfonditi.
C'è poi una mobilitazione dei Comuni che fanno presente quello che è inevitabile che i Sindaci e la popolazione mettano in evidenza, cioè i rischi per la loro salute, i rischi di compromissione ambientale, la collocazione in un luogo improprio (ammesso che ce ne possano essere di propri per operazioni di questo genere), ma certamente la collocazione in uno dei siti più impropri, meno idonei, più inopportuni.
Naturalmente c'è anche l'altro versante della medaglia che io ho il dovere di riferire: la preoccupazione per l'occupazione - scusate la ripetizione; il fatto che la fabbrica non trovando o non volendo trovare altre opportunità aziendali, perché in questi casi non si sa mai se la pressione è fatta in buona fede o è fatta per una semplificazione delle tecniche industriali, dice: "se io non faccio questo, non ho altro da fare". Credo che ci sia un po' di disinvoltura in questi atteggiamenti da parte degli imprenditori perché diventano delle pressioni assolutamente illegittime, disinvolte e secondo me anche inaccettabili da parte di una comunità! Pressioni di questo genere non si fanno sulle famiglie dei dipendenti messi a rischio, su un Comune che ha quei 300/400 abitanti e vede compromesso il suo futuro! Questioni di questo genere - Assessore Cavallera - si discutono con la Regione, con la Provincia, con gli Enti locali, che hanno anche il compito, nell'ambito degli indirizzi di politica industriale, di intervenire su queste industrie, che pure hanno avuto parecchio in termini di localizzazione, di concessioni varie, che hanno utilizzato l'ambiente in maniera significativa perché si sono insediate anche nei luoghi dove i corsi d'acqua costituivano una materia prima energetica assolutamente di larga convenienza. Queste discussioni sui futuri delle aziende che possono avere problemi di rilocalizzazione o di riorganizzazione dei loro progetti industriali vanno fatte ad altri livelli, ma non in termini di pressione su una piccola comunità che non ha gli strumenti, che non è in condizione di parità e che quindi viene fortemente ricattata - scusate il termine - ma la pressione quando si esercita in questi modi ha quelle caratteristiche! L'ordine del giorno richiede quindi che la Regione si pronunci contro la realizzazione di un impianto di queste dimensioni e che in ogni caso si associ all'iniziativa dei Comuni e delle popolazioni locali per rafforzare il rilievo dell'azione degli Enti locali medesimi e per assumere una posizione rispetto ad un'operazione che comunque sarebbe la prima nella Regione Piemonte e alla quale è necessario che la Regione si rapporti perché esprima i suoi orientamenti in materia di politica industriale dei rifiuti.
Noi vorremmo che la discussione fosse consapevole del significato che questo dibattito ha per le popolazioni del Monregalese che quindici giorni fa, in un sabato pomeriggio che rimarrà certamente agli atti della storia di quel territorio, ha visto una manifestazione con centinaia e centinaia di partecipanti per un Comune di soli 350 abitanti, con la presenza dei ragazzi delle scuole, dei Sindaci e delle amministrazioni di ben 30 Comuni del territorio monregalese.
A questo punto, tocca alla Regione assumere la sua posizione.



PRESIDENTE

Come accennato in precedenza, ricordo che l'ordine del giorno è collegato con l'interrogazione n. 2229 presentata il 29 settembre di quest'anno dai Consiglieri Montabone e Picchioni e devo ritenere anche all'interrogazione n. 1634 presentata nel dicembre 1997 dal Consigliere Cavaliere.
La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Il collega Riba ha illustrato dal suo punto di vista nel merito l'ordine del giorno. Io non aggiungo altro perché oltretutto non abbiamo elementi diretti. Ci colleghiamo ad una problematica non nuova peraltro nel territorio piemontese e ad una preoccupazione delle popolazioni che sono interessate all'insediamento di impianti di vasto impatto e quindi facciamo nostre le preoccupazioni espresse dal collega Riba.
Io volevo semplicemente indirizzare all'Assessore Cavallera, ormai profondo conoscitore della materia ambientale e della problematica dei rifiuti per l'esperienza maturata come Assessore sia in questa che nella precedente legislatura, e con le tante casistiche che sia in questa che soprattutto - nella precedente legislatura noi abbiamo avuto in proposito un interrogativo. Posso prevedere che la risposta dell'Assessore sarà che in definitiva questa non è una competenza diretta della Regione perché si è imboccato, da parte dell'azienda, un percorso autonomo previsto dalla legislazione competente. Mi pare che si tratti di un'ipotesi di inceneritore collegato ad un'industria e quindi soggetto alla normativa di carattere industriale, che ha una sua autonomia. Noi sappiamo che i privati possono adire direttamente al Ministero ed avviare le procedure per la costruzione di questo tipo di impianti. Non mi sembra che in Piemonte anche in questa fase, sia l'unico caso.
Detto questo, vorrei sapere - a prescindere dal merito e dalle problematiche di valutazione di impatto ambientale, che comunque dovranno essere fatte - come il governo della Regione Piemonte intende sviluppare la propria potenzialità di governo politico del territorio su questi temi di carattere ambientale, perché la risposta meramente procedurale ed istituzionale può essere una risposta che posso prevedere. Conoscendo abbastanza questa materia, posso dire che siamo in un campo di non competenza della Regione Piemonte, perché vi è una procedura collaterale prevista - ripeto - da normative specifiche legate agli impianti per lo smaltimento dei rifiuti industriali. Ma noi sappiamo che esiste tutta una serie di problematiche, alcune delle quali già citate dal collega Riba: di fatto, le grandi industrie e i grandi gruppi economici mettono in campo risorse economiche, competenze tecniche e competenze procedurali. Il collega Riba faceva anche riferimento a pressioni sulle problematiche del lavoro, che esistono e che sovente vengono messe sul piatto in maniera assolutamente prioritaria, ma noi sappiamo - e questo ce lo dice il nostro tempo - che accanto a tutte queste cose noi dobbiamo esprimere un'azione di governo del territorio che tenda alla salvaguardia della salute e dell'impatto di carattere ambientale.
Pertanto, la domanda che intendo rivolgere all'Assessore competente conoscendo il livello di approfondimento che ha raggiunto in questi settori e sapendo, devo dire, che è persona in grado di prestare una certa attenzione alle tematiche ambientali, per capire meglio non solo rispetto a questo tipo di impianto specifico, ma rispetto a questa problematica, che ha, ha avuto e potrà avere ripercussioni ampie in Piemonte, è la seguente: quale ritiene dover essere oggi l'azione di governo della Regione Piemonte sul territorio? E' vero che ci sono competenze di carattere industriale, è vero che la normativa Ronchi ha decentrato alle Province e lei stesso Assessore, ha poi emanato dei provvedimenti ulteriori di specificazione di questa delega alle Province (sappiamo che i rifiuti industriali sono di competenza delle Province), però noi abbiamo la competenza complessiva di governo del territorio della Regione Piemonte e delle problematiche di carattere ambientale. Voglio ricordare che questa Regione ha anche una tradizione, che ha acquisito nel corso degli anni: quella di cercare di governare questi fenomeni, che sono di fortissimo impatto politico, dando una priorità alla ricerca del consenso, nel senso che queste scelte non vengano fatte contro i Comuni, contro la gente, perché vediamo che agire senza il consenso della gente significa allungare i tempi dei provvedimenti, innescare delle procedure di ricorso al TAR, dare adito a tutti i possibili divieti politico-istituzionali, procedurali e legislativi che alla fine fanno sì che questo comparto non venga governato.
Quindi, la mia richiesta è di andare oltre le competenze e le procedure e di avere una risposta anche di governo politico di questa materia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Non intendo aggiungere altro a quanto affermato dai colleghi che mi hanno preceduto, in particolare Carla Spagnuolo. Volevo però fare una domanda all'Assessore. Perché ci troviamo in presenza di impianti proposti attraverso i meccanismi legislativi che ancora si incrociano ad impianti proposti alle Amministrazioni provinciali, ad impianti proposti all'Amministrazione regionale, ad impianti proposti ai Comuni e al Ministero? Allora, io chiederei all'Assessore di impegnarsi in una ricerca che forse ha già svolto o che comunque può essere svolta, seppure con difficoltà. Chiedo di mappare tutte le istanze oggi presenti sul territorio regionale indipendentemente dal livello di terra che stanno seguendo perché questo ci darebbe la capacità, Assessore, di capire (siccome abbiamo un Piano regionale, da tale Piano discenderanno e stanno discendendo i Piani provinciali, avendo nel Piano regionale disciplinato in un certo modo la questione dell'incenerimento) quanto è compatibile con le esigenze ambientali. Sappiamo che molte situazioni non sono compatibili, ma ciò è fonte di preoccupazione, di disagio e di complicazioni burocratiche, che non danno sicurezza alle Amministrazioni locali e non consentono alcun livello di pianificazione alle Amministrazioni provinciali e al nostro Ente.
Quindi, Assessore, credo che sia imprescindibile la necessità di una mappa, in modo che sulla stessa sia possibile fare un ragionamento, dando così anche al livello periferico locale delle certezze di indirizzo che al momento mancano per tutti i motivi che sappiamo e che riconosciamo insistere in ampie fasce del territorio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Ho sottoscritto, a nome del Gruppo Comunista, questo ordine del giorno che è apprezzabile anche se enuclea il problema dello smaltimento dei rifiuti, attraverso l'incenerimento, da un discorso di carattere generale sugli inceneritori.
Colleghi, mi sembra che il mio Gruppo sia stato l'unico a votare contro il Piano dei rifiuti - vorrei che non venisse dimenticato. Mi rivolgo in particolare ai promotori di questo ordine del giorno per ricordare loro che il motivo principale in base al quale decidemmo di votare contro il Piano dei rifiuti era proprio il fatto che nel Piano stesso era previsto l'incenerimento come uno dei sistemi di smaltimento. Allora, ben venga un ordine del giorno in quel di Mondovì, anche riferito ad un impianto industriale con percorsi di autorizzazione che lambiscono solo politicamente il ruolo della Regione. Ma quello che noi vorremmo sottoscrivere insieme a tutti gli altri colleghi è una proposta di moratoria nei confronti della realizzazione di inceneritori di qualsivoglia dimensione, per qualsivoglia scopo. Perché stiamo di fronte ad una situazione di emergenza a livello planetario che viene discussa da convenuti nella città di Buenos Aires, i quali lanciano non so quanto astratti allarmi sull'effetto serra e riscaldamento del pianeta, a cui l'attività degli inceneritori contribuisce in modo discreto.
Allora, partiamo pure da Mondovì, dal camino alto 60 metri che è allineato con le case di tanti cittadini di quella zona e facciamo però un ragionamento conseguente, che prenda in esame lo smaltimento dei rifiuti e proponga, correggendo anche il Piano regionale, che di incenerimento non se ne parli sino a che non siano state messe in opera tutte le azioni di riduzione dei rifiuti, di riciclaggio, di raccolta differenziata e solo a quel punto verificare quanto rimane di rifiuto e se a quel punto è necessario individuare l'incenerimento con fase di smaltimento per una ridottissima percentuale dell'attuale rifiuto prodotto.
Quindi vorrei sapere intanto dall'Assessore se è d'accordo ad aggiungere a questo ordine del giorno, ad esempio, la moratoria sulla realizzazione di ogni tipo di inceneritore nuovo; almeno la moratoria su ogni tipo di nuovo inceneritore.
Se è d'accordo, noi possiamo anche sottoscrivere questa postilla.


Argomento:

Saluto agli alunni della Scuola media Giacosa di Torino


PRESIDENTE

Prima di dare la parola ad altri Consiglieri, desidero salutare i ragazzi della Scuola media Giacosa di Torino. La loro presenza nella nostra aula consiliare mi è particolarmente gradita, anche perché vedo in loro un'attenzione molto significativa ai nostri lavori.
Mi auguro che i nostri lavori possano interessare i ragazzi e siano in qualche modo un esempio positivo per il futuro svolgimento del loro corso scolastico e per la loro vita. Grazie della vostra presenza.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Esame ordine del giorno n. 866 inerente a: "Installazione di un inceneritore a San Michele Mondovì (CN)" - (connesse interrogazioni nn. 1634 e 2229) - (seguito)


PRESIDENTE

Riprende la discussione sull'ordine del giorno n. 866 con l'intervento del Consigliere Papandrea.
Prego, Consigliere.



PAPANDREA Rocco

Annuncio subito che voterò a favore dell'ordine del giorno e che condivido le richieste di precisazione effettuate dal Consigliere Cavaliere, ovvero se è possibile avere un'idea di quanto sta avvenendo nella nostra Regione su questo terreno a livello globale, sia a livello di competenze che sono regionali sia a livello delle altre competenze.
In Commissione e poi in Consiglio regionale era avvenuta una discussione su questa tematica; personalmente l'avevo seguita e avevo votato contro il Piano regionale dei rifiuti, in particolare perch all'interno del Piano era contenuta in modo consistente la scelta dei termodistruttori, che lasciava spazi non solo dentro una programmazione, ma anche ai privati, di poter aggirare, di poter utilizzare questo tipo di Piano così come la legge che ci stava alle spalle per forzare ulteriormente su questa strada.
All'epoca noi avevamo in qualche modo previsto - e l'avevamo anche annunciato - che quando si sarebbe passati da una discussione generale sul terreno ad una discussione particolare gli atteggiamenti probabilmente si sarebbero modificati. Infatti vediamo che oggi una serie di Consiglieri che pure avevano espresso un parere favorevole a quel Piano, si oppongono giustamente ad un esempio concreto di impianto di termodistruzione.
Io credo che il futuro sarà questo, cioè che quando si andrà a discutere concretamente il problema con le popolazioni interessate, quel rischio che veniva banalizzato nella discussione del Piano viene invece focalizzato dalle popolazioni, perché sono poi quelle più direttamente interessate e coinvolte.
Quindi credo anch'io che bisognerebbe accompagnare questo primo passo questo primo ordine del giorno da elementi più forti, da decisioni più forti, quali per esempio la moratoria. Per cui condivido la proposta del Consigliere Chiezzi, in quanto credo che prima di far partire nuovi impianti occorra andare fino in fondo nell'applicazione di tutto il resto del Piano regionale dei rifiuti e andare ad individuare veramente il minimo e poi se ne discute, non che poi comunque si fanno gli impianti. A quel punto, credo che si possa andare ad una discussione perché, al di là di tutto, vediamo come le popolazioni vivono in modo critico, in modo molto critico la possibilità di trovarsi a convivere con questo tipo di impianti e credo che questo debba essere considerato.
Credo che dovremo anche avere un'azione di contro-informazione sugli aspetti che possono essere occupazionali. Penso che non sia vero che impianti di questo genere aiutino l'occupazione, perché invece le politiche che possono stare a monte per evitare questo tipo di impianti e quindi per eliminare il rifiuto da bruciare sicuramente possono avere delle ricadute occupazionali quantitativamente ben più importanti. Quindi, credo che anche da questo punto di vista bisognerebbe avere la capacità di far capire alle popolazioni locali che questo tipo di scelta, oltre che dannosa per l'ambiente, non è neanche vantaggiosa per quanto riguarda l'occupazione.
Però - ripeto - anche se con dei limiti, questo ordine del giorno poiché in un caso concreto chiede una moratoria locale sull'impianto, vede il mio Gruppo votare a favore. Credo che però bisognerebbe estendere questo tipo di indicazione all'intero territorio piemontese.



PRESIDENTE

Possiamo ascoltare l'intervento dell'Assessore.
Prego, Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Ci troviamo di fronte ad un'interrogazione urgente pesante, quindi mi si consentirà di andare oltre alla normale esposizione succinta normalmente praticata a fronte delle interrogazioni. Dai colleghi intervenuti nel dibattito sull'ordine del giorno sono state richiamate numerose questioni. La risposta, quindi, sarà ovviamente di tipo integrato comprendendo sia i contenuti dell'interrogazione sia quelli dell'ordine del giorno.
Per quanto riguarda la pianificazione, a cui si fa riferimento sia nell'interrogazione, sia, direttamente e indirettamente nell'ordine del giorno, ma soprattutto negli interventi, credo che comunque noi dobbiamo in questo ginepraio di norme che non sono tra loro coordinate, cercare di assicurare sul nostro territorio la realizzazione degli impianti che occorrono in linea di principio per quelle che sono le necessità di produzione di rifiuti e di corretto smaltimento di rifiuti prodotti nella nostra regione. Questo è un principio di autosufficienza, al quale noi stiamo lavorando come Regione, non solo come Giunta, già da qualche anno e che è condensato nella legge n. 59, che adesso ha trovato anche conferma nelle più recenti elaborazioni normative programmatiche del livello nazionale.
E vengo al primo quesito posto nell'interrogazione: "Come si concilia il progetto ICL con le indicazioni pianificatorie del Piano regionale di gestione dei rifiuti?". Questa società ha presentato richiesta per la costruzione di una centrale termoelettrica di una potenza elettrica di 24 MW, di cui 19,6 dovrebbero essere coperti dal cosiddetto CIP6, cioè da una garanzia di ritiro dell'energia elettrica prodotta da parte dell'ENEL a condizioni di vantaggio.
Apro una parentesi: perché a suo tempo fu emanata questa disposizione? Proprio perché, dovendo produrre energia elettrica nel nostro Paese, si prevedeva la possibilità di ricorrere a fonti particolarmente individuate assimilate o così dette e, in questo caso, a chi ricorreva a quella determinata filiera, venivano praticate particolari condizioni.
Devo dire che le Regioni, su questa materia, dal punto di vista della gestione che viene portata avanti a livello governativo, hanno comunque un atteggiamento critico, perché, pur condividendo la necessità di ricorrere a questa soluzione alternativa al petrolio, ritengono che dovrebbe esserci una programmazione complessiva di livello nazionale per indirizzare il CIP6 in quelle realtà territoriali dove, ad esempio, esistono situazioni di emergenza rifiuti. Difatti, come Conferenza delle Regioni avevamo presentato una risoluzione; in questo senso, si erano fatti promotori, tra gli altri, il Presidente della Regione Campania (Regione dove notoriamente sono in atto emergenze rifiuti) ed il Presidente della Regione Lombardia ma anche tanti altri Presidenti. E in questo senso stiamo lavorando, cioè nel senso di una rivisitazione complessiva della partita del CIP6, che è in grado di condizionare in un senso o nell'altro la realizzazione di questi interventi.
Il collega Chiezzi domandava: da un punto di vista delle emissioni come stiamo? Intanto, ricordo ai colleghi che anche la discarica produce emissioni e comunque, se non si producesse energia attraverso questa alimentazione di combustibile da rifiuti, la si dovrebbe produrre con altro tipo di alimentazione, per cui avremmo doppie emissioni: il ciclo dei rifiuti da una parte e la produzione dell'energia dell'altra.
Da un punto di vista pragmatico vi è dunque un tentativo di concentrazione in un'unica soluzione del soddisfacimento delle esigenze di smaltimento e delle esigenze di produzione energetica. Tutto questo, per deve avvenire nel più scrupoloso rispetto delle leggi vigenti, nel caso particolare il decreto legislativo n. 22 in materia di rifiuti e, essendo in Piemonte, del Piano regionale di gestione dei rifiuti, il quale ha compiuto delle scelte ben precise.
Noi prevediamo, al 2001, il 30% di raccolta differenziata, con un 5% in più rispetto al minimale previsto dalla cosiddetta legge Ronchi. Dopodich prevediamo la selezione obbligatoria, in modo da arrivare ad un CDR qualificato, che abbia un determinato potere calorifico; questo proprio per garantire, già in fase di alimentazione, un combustibile che dia meno problemi per il successivo controllo delle emissioni.
In che cosa consiste la richiesta? Consiste in una potenzialità in grado di soddisfare tutte le esigenze della provincia di Cuneo.
Naturalmente, parlando di CDR, quindi di combustibile di rifiuti, che non è solamente il risultato della selezione e della separazione del rifiuto urbano, ma è un combustibile che deriva anche dalla miscelazione di altri rifiuti cosiddetti assimilati agli urbani (dalle plastiche alle gomme di un certo tipo), ne deriverebbe una percentuale di cloro molto contenuta ai fini delle emissioni in atmosfera.
Quindi, in sostanza, per rispondere al quesito n. 1 posto nell'interrogazione, possiamo affermare che, certamente, se si andasse in questa direzione, verrebbe soddisfatta tutta l'esigenza della provincia di Cuneo e vi sarebbe anche una capacità residua, ovviamente da programmare, a beneficio di altri territori della Regione. Naturalmente stiamo parlando di valori nominali ed è poi molto importante l'autorizzazione effettiva che viene rilasciata.
In proposito: come si svolge l'iter autorizzativo? Lo sottolineo proprio per fornire un dato di conoscenza ai colleghi. Qui avremmo tre tipi di autorizzazione.
Un'autorizzazione di tipo energetico viene rilasciata dal Ministero dell'Industria attraverso una procedura che è normata dal DPR n. 203 ed anche dal recente decreto attuativo della Bassanini n. 53, per ciò che si riferisce alle procedure di autorizzazione degli impianti energetici, che ha rivalutato notevolmente il ruolo dei Comuni. Infatti, mentre prima l'autorizzazione del Ministero dell'Industria veniva data sentito il parere obbligatorio, ma non vincolante, del Ministero dell'Ambiente, del Ministero della Sanità e della Regione, oggi come oggi è previsto il parere obbligatorio del Comune, da esprimersi in un rapporto diretto tra il Comune e il Ministero.
Questa è stata una richiesta dei Comuni, che noi come Regioni in sede di Bassanini abbiamo assecondato; anzi, condividendo la necessità come prevede anche l'ordine del giorno, laddove non vi sia concordanza di vedute come qui è presumibile, che venga convocata a livello ministeriale una Conferenza, in modo tale che vi sia un confronto fra tutte le parti in causa, e non uno svolgimento della pratica a livello epistolare come avveniva prima (per cui, per successiva cascata di pareri, diventava un atto dovuto da parte del Ministero).
Il Ministero, in questo caso i Ministeri, verranno messi di fronte alle posizioni espresse in tempo reale da tutte le parti in causa: ministeriale regionale, provinciale e comunale. Dopo tale iter, poiché l'impianto non è autorizzato nell'ambito della normativa dei rifiuti, ovvero in deroga alle norme urbanistiche, come qualunque installazione di impianto industriale deve essere autorizzato dal Sindaco dal punto di vista urbanistico e deve avere tutte le autorizzazioni paesistiche necessarie per la realizzazione di qualsivoglia altro impianto industriale.
Terzo punto. Quando il soggetto sarà stato autorizzato dal punto di vista energetico dal Ministero dell'Industria, e dal punto di vista urbanistico-edilizio dalle autorità competenti, potrà attivare l'autorizzazione presso la Provincia per il recupero di questo CDR, (di questo combustibile da rifiuti). Ciò per dire che la procedura è quella semplificata della comunicazione, a fronte della quale dopodiché le Province hanno un termine di silenzio-assenso, ovvero possono sollevare osservazioni entro un determinato termine, qualora non ci fosse la coincidenza di questa proposta con la programmazione provinciale. E sappiamo che la Provincia di Cuneo è in fase molto avanzata e sta per definire in modo risolutivo il suo Piano provinciale dei rifiuti conforme al Piano regionale.
Questa è la situazione che, tutto sommato, nella sua complessità, a mio avviso consente a tutti gli attori di svolgere la propria parte. Per di più, pur non essendo previsto espressamente il parere preventivo della Provincia, la Regione, prima di assumere le proprie determinazioni, che si concludono con il parere preventivo al Ministero dell'Industria, ha coinvolto l'Amministrazione provinciale, chiedendo un parere esplicito su questa partita.
E' chiaro che, qualora si andasse verso questa procedura semplificata le previsioni del Piano provinciale potrebbero essere attuate anche attraverso tale percorso. Il Piano regionale prevede un inceneritore da 70 mila tonnellate/anno e mi risulta che anche il Piano provinciale di Cuneo dovrebbe prevedere questo tipo di intervento.
Per cui è chiaro che bisogna riflettere se si possono fare due tipi di intervento. Sono d'accordo con i colleghi che dobbiamo evitare assolutamente la "fiera" degli inceneritori. Gli inceneritori vanno contenuti in quel limite minimo del 30% del totale dei rifiuti, limite largamente condiviso da questo Consiglio. Pertanto, mi attesto a quel limite minimo che è paragonabile a quello di altre Regioni italiane confrontabili sotto il profilo dello sviluppo e delle condizioni territoriali e che, tutto sommato, è anche un po' un arretramento rispetto ai livelli più alti che altre Regioni europee avevano adottato. In Germania, forse, si è ecceduto nella realizzazione del numero degli inceneritori: sono d'accordo che bisogna cercare di contenerli all'indispensabile.
Il nostro Piano rifiuti, prevedendo un ciclo integrato dei rifiuti, che obbliga alla raccolta differenziata, alla selezione, alla separazione secco umido, alla fine la quantità residua secca, con un potere calorifico oltre i 3.500 chilo calorie al chilogrammo, è una frazione combustibile certamente assimilabile ad altri combustibili da utilizzare nelle centrali termoelettriche.
Proseguendo nella lettura dell'interrogazione, il secondo quesito chiede se la localizzazione prevista per l'inceneritore ICL S.p.A. (San Michele Mondovì) ricade all'interno delle "aree interstiziali" e se sono le uniche entro le quali possono essere costruiti impianti di smaltimento rifiuti e di produzione di energia.
Ricordo ai colleghi che, sia per quanto previsto dalla legge Ronchi sia per indicazione regionale, noi prevediamo la realizzazione di impianti di questo tipo o in zone industriali o in aree interstiziali. La pratica è in istruttoria, bisogna verificare se siamo in aree industriali, vi è quindi un prerequisito da valutare.
Il terzo quesito dell'interrogazione chiede se tale inceneritore sarà quello che dovrà bruciare tutto il CDR prodotto dagli impianti di preselezione dei rifiuti previsti dal Piano per la Provincia di Cuneo. A questa domanda ho risposto precedentemente: è inimmaginabile, e dobbiamo comunque mettere in atto ogni intervento preventivo affinché il nostro territorio non venga individuato per la collocazione di impianti in misura superiore a quello che è il nostro fabbisogno. Quando dico "nostro" mi riferisco in primo luogo quello provinciale e poi a quello regionale.
Per quanto riguarda la quarta domanda che chiede se tale impianto incenerirà combustibile derivato da rifiuto prodotto da altre Province, non è detto che tutte le istanze energetiche debbano essere accolte totalmente o parzialmente da parte del Ministero dell'Industria, che ne fa anche una valutazione di inserimento complessivo nella pianificazione energetica così come non è detto che le Amministrazioni comunali debbano accogliere tutte le domande di realizzazione di impianti industriali e, ovviamente c'è anche la capacità di programmazione e di iniziativa per un confronto che possa contenere il dimensionamento al fabbisogno locale.
Il quinto quesito chiede se tale impianto incenerirà vero combustibile derivato da impianti di preselezione dei rifiuti o semplicemente rifiuti essiccati e non privati delle frazioni pericolose, contravvenendo a quanto disposto dal Decreto Ministero Ambiente 5/2/1998 n. 72. Devo dire che dobbiamo mettere a fuoco qual è il combustibile utilizzabile in questi impianti: è il CDR, cioè il combustibile da rifiuti. Quindi non parliamo più di rifiuto tale e quale, non parliamo più di rifiuto le cui caratteristiche non sono note. Per fortuna, il decreto ministeriale prevede qualità chimico-fisiche di questo combustibile.
Per quanto riguarda le procedure tecnologiche per giungere al CDR, noi ovviamente non compiamo scelte tecnologiche a favore di una tecnologia piuttosto che un'altra, derivanti dall'evoluzione del mondo produttivo della ricerca e della tecnologia. Quello che noi (Regione, Provincia, ARPA e Comune) dobbiamo controllare è che ci sia il CDR con quelle determinate caratteristiche, soprattutto sotto il profilo dell'assenza di materiali pericolosi e sotto il profilo del potere calorifico.
L'altro quesito posto nell'interrogazione chiede come può, nel caso che tale inceneritore bruciasse CDR proveniente da impianti di preselezione di rifiuti urbani, essere disatteso quanto disposto dal Decreto Legislativo 5/2/1997 n. 22, che prevede espressamente la privativa dei Comuni sulle attività di recupero dei RSU, tranne nell'unico caso dell'Accordo di programma firmato dal Ministero dell'Ambiente, dal Ministero dell'Industria e Regione.
In questo caso, siamo n un campo veramente complesso, che mi auguro sia ancora complesso per poco tempo, perché, con l'andata a regime della legge Bassanini, sotto il profilo anche del recepimento locale di questa normativa, e con l'andata a regime della legge sul VIA (mi auguro che questo Consiglio possa pronunciarsi al più presto) avremo la possibilità di un governo più completo di tutta la materia: oggi come oggi vi sono infatti delle discrasie nelle norme. Esistono due scuole di pensiero: una dice che la privativa pubblica, in riferimento all'Ente locale, arriva fino alla produzione del CDR. Dopodiché vi è un ipotetico mercato del CDR che va dai cementifici, alle centrali termoelettriche, agli impianti dedicati.
Se per il CDR deve essere garantito un mercato non avrebbe senso l'Accordo di programma. Comunque, dato che vogliamo svolgere, come Regione il nostro ruolo di coordinamento abbiamo, per l'ennesima volta, impostato un quesito che invieremo al Ministro Ronchi e al Ministro Bersani per avere un'ulteriore indicazione preventiva e quindi evitare di scivolare sulla buccia di banana di un'interpretazione troppo semplicistica di questa partita.
Questo penso possa rientrare in quell'assistenza tecnico-amministrativa che l'Amministrazione regionale deve ai Comuni che non possiedono quella struttura tecnica, di cui noi invece possiamo disporre.
Il punto 7) dell'interrogazione chiede quali iniziative si intendono adottare per la tutela della salute pubblica e dell'ambiente, in ordine al problema delle emissioni in atmosfera che l'inceneritore di cui trattasi produrrebbe, in relazione al rilascio dell'autorizzazione ex DPR n. 203/88 da parte della Regione Piemonte.
E' noto in tutta Italia che i limiti di emissione, così come i limiti di bonifica, che noi abbiamo sempre adottato, sono sempre stati più restrittivi e, in assenza di limiti indicati dall'unificatore nazionale che è il Decreto ministeriale, noi ci siamo sempre rifatti anche a normative straniere (olandesi e non) che indicano limiti contenuti soprattutto di quelle normative di paesi dove gli inceneritori dei rifiuti funzionano da anni e si è consolidata una certa esperienza.
Qualche sabato fa, si è svolto anche un importante convegno qui a Torino, dove si è potuto fare il punto su questa problematica. In quella sede è emersa anche una scelta necessaria, in percentuale contenuta, di ricorso a questa tecnica di smaltimento finale.
Per quanto riguarda l'ottavo punto: "Come sarà garantito, per i Comuni in caso di combustione, un corretto rapporto tra costi e benefici, ecc." occorre verificare come atteggiarsi di fronte al problema. Si può mantenere un atteggiamento di confronto, e quindi valutare il teleriscaldamento l'utilizzo a favore dell'industria locale dell'energia remunerata a prezzi più elevati da parte dell'ENEL.
Parlo, naturalmente, dell'energia elettrica e noi sappiamo quanto, nei processi di sviluppo, la disponibilità di energia elettrica, anche a prezzi contenuti, in una fase nella quale il mercato elettrico si sta liberalizzando, può essere utile, per determinate Province, zone, Comuni al fine di poter ipotizzare nuovi programmi di sviluppo e nuove realizzazioni di zone industriali.
Sono ipotesi; ovviamente, se il giudizio è negativo sotto il profilo della localizzazione tutte queste ipotesi decadono.
Ultimo punto del quesito posto: "Tenuto conto che le fasi di recupero di materiale combustibile derivato da rifiuti possono essere utilizzate da soggetti privati esclusivamente a seguito di sottoscrizione di Accordi di programma, quali intendimenti abbia la Regione su tale prospettiva, e se a tutt'oggi sia stato discusso il problema, in quale sede regionale considerate le gravissime conseguenze, ecc.". Ricordo che è in istruttoria il provvedimento da parte degli organi tecnici della Regione. Ricordo inoltre ai colleghi che sulla base della legge n. 51 si tratta di provvedimento proprio della Direzione regionale dell'ambiente.
Data la rilevanza del problema - e rispondo anche alla collega Spagnuolo - occorre seguire la vicenda con la massima attenzione, al fine proprio di mantenere preventivamente il raccordo necessario con il livello governativo e con quello locale, compresa anche la predisposizione di quella mappa cui faceva riferimento il collega Cavaliere, che penso non ci siano difficoltà a redigere, per avere una visione complessiva dei cosiddetti CIP6 già autorizzati o che sono in corso.
Per concludere con considerazioni più di ordine politico, come veniva sollecitato in ordine, prima di tutto, alla moratoria degli impianti di incenerimento, non credo che la proposta sia accettabile, perché abbiamo già limitato al massimo il ricorso a questa tecnologia, limitandola sia dal punto di vista quantitativo sia da quello qualitativo del combustibile che deve affluire a questi impianti: risultato di tutte le azioni positive che a monte devono essere svolte, dalla raccolta differenziata alla selezione alla miscelazione, alla triturazione, in modo da avere la garanzia di un combustibile con determinate caratteristiche.
Dal punto di vista politico del coordinamento per l'attuazione e la realizzazione del nostro Piano, intanto abbiamo verificato con soddisfazione che, mediamente, i Piani presentati dalle Province ricalcano grosso modo, le scelte indicate dal Consiglio regionale, salvo gli adeguamenti alle esigenze locali, soprattutto dal punto di vista gestionale. Sono aperte le discussioni sulle circoscrizioni dei consorzi ma non si mette in discussione l'idea dello stesso: questo è positivo.
Vi sono Province dove il Piano è già stato approvato ed è già avviata l'attuazione; in altre si è più in ritardo. Non è il caso di fare l'elenco dei buoni e dei cattivi; penso però che la nostra iniziativa politica non debba essere velleitaria, ma molto pragmatica, in una materia molto difficile da trattare, per quello che è il riverbero sulla pubblica opinione e sulla sensibilità sociale del territorio.
Dobbiamo indicare degli obiettivi; dobbiamo garantire delle tipologie nonché l'abbandono di quelle che nel passato hanno mostrato il proprio limite. Non solo, dobbiamo anche essere disponibili al dialogo con le realtà locali, per quanto riguarda una corretta informazione in proposito che penso sia non solo un diritto del cittadino, ma un dovere dell'Amministrazione. Non escludiamo, però, che su una singola realizzazione, previa garanzia di un ciclo di rifiuti corretto, del rispetto di tutte le migliori normative a livello nazionale ed europeo dell'aver esperito ogni altra soluzione alternativa, il territorio locale possa anche sollevare qualche problema di opportunità. A questo punto, mi richiamo soprattutto al senso di responsabilità delle Amministrazioni di livello superiore: la Regione, che ha prodotto un Piano e quindi ha indicato scelte che non può in questa sede contraddire, ma anche e soprattutto le Province che, al termine dell'operazione Bassanini, avranno nelle loro mani le potestà autorizzative in materia di rifiuti, compreso lo svolgimento dell'iter e del VIA.
Siamo nella fase in cui si sta svolgendo l'iter istruttorio della pratica, alla quale occorre prestare la massima attenzione; credo che, in linea di massima, non vi siano problemi per quanto riguarda l'ordine del giorno; sollevo solamente qualche osservazione per quanto mi riguarda - e ovviamente a tutte le parti politiche del Consiglio regionale - in ordine all'ultimo comma della parte dispositiva. Penso non sia corretto, in questa sede, nella quale dobbiamo individuare soprattutto le linee di movimento gli obiettivi e dare garanzie al cittadino nonché alle Amministrazioni locali, precostituire una decisione. Credo infatti che non si possa pesare una procedura solo sul numero delle persone che partecipano a questa o quell'altra manifestazione; dobbiamo agire in modo giusto e corretto magari a tutela di realtà che hanno minore capacità di mobilitazione, ma che comunque devono trovare nell'Amministrazione regionale una tutela di tipo complessivo.
Mi permetto di proporre una riformulazione dell'ultimo comma dell'ordine del giorno, sostituendo le parole "invita la Giunta regionale" con "invita la Giunta regionale a tutelare la sicurezza e la salute della popolazione nell'espressione del parere regionale, che deve essere reso nell'ambito della procedura ministeriale". Mi pare infatti che così come viene proposto l'ordine del giorno si tratti dell'assunzione di una decisione senza che questo Consiglio ne abbia approfonditamente esaminato tutto l'iter istruttorio, che, peraltro, non è di competenza del Consiglio stesso. E' giusto che il Consiglio regionale richiami l'attenzione della Giunta regionale, degli uffici regionali e di tutti sulla necessità di coordinarsi. Condivido la richiesta di chiedere la Conferenza dei Servizi e tutte le altre sollecitazioni pervenute. Secondo me, però, sarebbe una forzatura precostituire una decisione in questa sede; andrebbe nel senso paventato dalla collega Spagnuolo, si tratterebbe di un "lavarsene le mani", ciascuno al proprio livello: "Mi stringo nelle spalle delle mie specifiche competenze e qualcun altro deciderà". Non è questa la strada sulla quale dobbiamo incamminarci, ma quella della responsabilità, dando delle indicazioni agli uffici.
Ritengo che la proposta in esame, naturalmente mediabile e modificabile per l'intervento dei colleghi che lo riterranno opportuno, garantisca maggiormente sotto il profilo della serenità nella quale devono, comunque lavorare i funzionari preposti all'evasione della pratica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Devo ringraziare l'Assessore perché ha voluto rispondere, quesito per quesito (postigli con l'interrogazione del Gruppo di Rinnovamento Italiano), a tutte le problematiche che erano state evidenziate.
Devo dire che la risposta dell'Assessore è stata sufficientemente positiva, nel senso che l'interrogazione poneva quesiti estremamente tecnici e l'Assessore ha fornito risposte tecniche.
Mi permetta, però - Assessore - una precisazione: ho l'impressione che dal punto di vista politico, la questione sia stata mal condotta, perch nonostante le difficoltà che si sono sempre riscontrate nella ricerca dei siti - sto parlando delle semplici discariche di rifiuti in Piemonte penso ci voglia un minimo di sensibilità e molta sensibilità politica per far sì che questi problemi si possano risolvere. Vale a dire: ad oggi quando le popolazioni di una valle di più Comuni scendono in piazza rispetto a determinate impostazioni, certo si può pensare che nessuno voglia gli inceneritori vicino a casa propria, ma si può anche dare un'altra interpretazione. Per esempio, la disinformazione, le decisioni che cadono dall'alto (sia che cadano dall'alto della Regione che delle Province), le domande che i privati fanno per ottenere questi inceneritori non lasciano, dal punto di vista politico, il sospetto rispetto all'ottimale sito che si potrebbe andare a recuperare? Le popolazioni non possono allarmarsi nel momento in cui ci sono società che chiedono di gestire i rifiuti speciali e quelli pericolosi nello stesso sito? Le popolazioni, magari anche male informate, le Amministrazioni Comunali anch'esse magari tecnicamente non sufficientemente preparate per acquisire questi dati, non possono avere il sospetto che in quel sito, identificato da altri, dalla Provincia - prima - dai privati - dopo - che ne fanno richiesta, siano soltanto, da un lato, un business e, dall'altro, la soluzione ad un problema difficilmente risolvibile? Mi pongo queste domande. E, allora, l'attività politica rispetto al convincimento, alle risposte che si devono dare alle popolazioni, deve essere prevalente rispetto a tutte le altre attività che si possono verificare; devono essere, cioè, prevalenti rispetto ai proprietari delle aziende che dicono che senza un inceneritore sono obbligati a chiudere l'azienda stessa, devono essere prevalenti rispetto a quelle aziende che erano localizzate in altre province e che hanno chiesto immediatamente di andare a localizzarsi lì, costituendo nuove società. L'informazione deve essere prevalente rispetto agli interessi dei privati e dello stesso Ente pubblico che è sovraterritoriale e quindi dovrà assumere una decisione importante.
Assessore, la ringrazio della risposta compiuta e, se me la farete pervenire per iscritto, vi ringrazio, perché bisognerà leggerla attentamente, perché noi stessi, che siamo stati invogliati a presentare l'interrogazione, possiamo dare delle risposte alle popolazioni - forse convincenti, forse no - andando a leggerla attentamente.
Quello che chiedo a lei, Assessore, è di dare un supporto tecnico politico alle Amministrazioni comunali, perché vengano messe a conoscenza dal punto di vista tecnico, di tutto quello a cui vanno incontro, e, dal punto di vista politico, perché siano sostenute rispetto ad una decisione che non può essere assunta soltanto perché i privati hanno deciso di farla assumere dall'Ente locale.
Quello che chiedo è questo, perché ho l'impressione - e concludo - che fino ad oggi le Amministrazioni comunali e le popolazioni del Monregalese siano state un pochino scavalcate dall'interesse privatistico e dalla giusta esigenza dell'Ente sovracomunale, di risolvere un problema.
Attiviamoci, quindi, tutti insieme. Io, per quanto mi riguarda - poi parlerò anche con gli altri colleghi firmatari - non sono in disaccordo a che all'ordine del giorno si possa togliere l'ultima parte, che parrebbe di aver già sentenziato che l'inceneritore sia incompatibile con i diritti della salute.
Contemporaneamente, però, le chiederei, prima che qualsiasi decisione venga assunta dalla Regione, di essere informati sulla decisione che si va ad assumere. Perché lei, giustamente, dice di non poter accettare, mentre la pratica è in itinere, di dire che questo è nocivo per la salute - su questo sono d'accordo - ma prima di assumere qualsivoglia decisione, quando lei avrà verificato a fondo, con i suoi uffici, la pratica, ce ne porti a conoscenza.
A patto, dunque, che avvenga questa comunicazione, sono d'accordo sempre se i colleghi non la vogliano mantenere, di togliere la dicitura "...come appare, con tutta evidenza, l'inceneritore proposto dall'azienda ICL", che tutelerebbe la salute dei cittadini, ma senza anticipare che questo potrebbe essere nocivo per la salute.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Non ho difficoltà ad impegnarmi di informare la Commissione competente che è l'interfaccia tra la Giunta e il Consiglio, in via ordinaria, prima che venga adottato questo provvedimento.
Chiudo, ricordando comunque i tre tipi di autorizzazione che richiede questo insediamento, che non viene richiesto come prevalente smaltimento rifiuti, ma come prevalente produzione energetica: un livello energetico ministeriale, un livello urbanistico comunale, (quindi, se il Comune non autorizza non si può fare l'installazione), inoltre la comunicazione alla Provincia per il recupero dei rifiuti. Questo, per tranquillizzare il mutato quadro in evoluzione che ha spostato molto di più verso la sede locale la decisione finale.



PRESIDENTE

Possiamo quindi considerare discusse le due interrogazioni...
CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono) Si può avere il testo originale e la modifica proposta dall'Assessore?



PRESIDENTE

Sì. Se ho ben inteso, il testo si fermerebbe alla parola "popolazione".



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Io avevo proposto una riformulazione a mio avviso più scorrevole e nell'ottica di sostenere la fase istruttoria.



MONTABONE Renato

Assessore, c'è un altro dato, che è il sostegno all'azione del Comune in termini tecnici e anche politici. Io propongo quindi di togliere l'ultimo capoverso dell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Togliere le parole "come appare con tutta evidenza l'inceneritore proposto dall'azienda ICL". Questa sarebbe la sua proposta, Consigliere Montabone?



MONTABONE Renato

Questo sarebbe quello che è accettabile.



PRESIDENTE

D'accordo.
Per quanto riguarda le premesse, invece, chiedo ai proponenti se ritengono più opportuno richiamare entrambe le interrogazioni presentate sull'argomento o solo quella che risulta già richiamata.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Facciamo genericamente richiamo alle interrogazioni.



PRESIDENTE

Possiamo dire solo "viste le interrogazioni sull'argomento presentate" o specifichiamo da chi sono state presentate? Potremmo dire "viste le interrogazioni n. 1634 e n. 2229 sull'argomento presentate dai Consiglieri del Gruppo Rinnovamento Italiano e Verdi".
Non ci sono obiezioni; pertanto, pongo in votazione l'ordine del giorno così riformulato: "Il Consiglio regionale del Piemonte in relazione alla proposta di realizzazione di un inceneritore presso lo stabilimento ICL di San Michele Mondovì avanzata dalla Società 'Energie Rinnovabili S.r.l.' preso atto dei contenuti della manifestazione contro l'installazione di un impianto di termoutilizzazione di rifiuti svoltosi a San Michele Mondovì il 17 c.m. con larghissima partecipazione di popolazione ed amministratori dei Comuni della Val Corsaglia e del Monregalese condivide e sostiene la richiesta dei Sindaci della zona di poter disporre di tutta la documentazione tecnica e progettuale ritiene necessarie le più approfondite valutazioni sull'impatto ambientale dell'impianto sulla popolazione e sul territorio evidenzia l'opportunità della convocazione di una Conferenza dei Servizi da parte del Ministero dell'Industria prima di procedere al rilascio della definitiva autorizzazione viste le interrogazioni n. 1634 e n. 2229 presentate sull'argomento dai Consiglieri dei Gruppi Verdi Democratici e Rinnovamento Italiano invita la Giunta regionale a sostenere l'azione del Comune di San Michele Mondovì e dei Comuni monregalesi limitrofi, cooperando con i medesimi, affinché non sia consentita l'installazione di impianti incompatibili con i legittimi diritti alla salute e alla sicurezza della popolazione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame proposta di deliberazione n. 409: "L.R. 13/4/1995, n. 59 'Disciplinare tipo per la costituzione dei Consorzi di bacino per la gestione dei rifiuti'"


PRESIDENTE

Prima di passare all'esame degli altri punti concordati, chiederei alla cortesia dei Capigruppo, quando chiudiamo i lavori del mattino intorno alle ore 13, di fermarsi un attimo per definire la calendarizzazione dei lavori di giovedì prossimo.



(Commenti dei Consiglieri Chiezzi e Spagnuolo)



PRESIDENTE

Ricordo che nella Conferenza dei Capigruppo era stata avanzata l'ipotesi di effettuare una seduta di Consiglio anche giovedì. Allora, se cortesemente i Capigruppo si fermano pochissimi minuti alla fine della seduta del mattino, verso l'una, possiamo definire questi lavori.
Il prossimo punto concordato è il punto 9) che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 409.
Sono stati presentati alcuni emendamenti a firma Cavallera, Griffini e Bertoli.



CHIEZZI Giuseppe

Ci sono più emendamenti che delibera! Torniamo in Commissione, Presidente.



PRESIDENTE

Do lettura del primo emendamento presentato dai Consiglieri Cavallera Griffini e Bertoli: 1) nella premessa della P.D.C.R. dopo il settimo capoverso, aggiungere il seguente capoverso: "Dato atto che per l'attuazione di quanto previsto dal Piano regionale e dai Programmi provinciali, la realizzazione degli impianti di recupero e smaltimento può essere effettuata tramite stipula di accordi specifici tra le Province interessate, i Consorzi di Comuni esistenti e le Aziende di proprietà o partecipate degli Enti consorziati ricompresi nell'ambito territoriale ottimale".



(Commenti del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Le modifiche sono in realtà molto limitate. Dato che la deliberazione è suddivisa in quattro parti: la premessa (che è una pagina), la parte dispositiva, la convenzione, infine lo Statuto.
Pertanto, nel momento in cui si introduce qualche modifica, occorre richiamarle nella premessa, inserirle nella parte dispositiva, nella convenzione e nello Statuto, per cui gli emendamenti vanno divisi per quattro: quindi, essendo dodici le proposte formali di modifica, si tratta di tre emendamenti, nulla di più.
Il primo emendamento si colloca al penultimo capoverso della premessa.
L'ultimo capoverso dice: "Vista la delibera della Giunta regionale"; prima di questo si inserisce un ulteriore capoverso che dice: "dato atto, ecc..".
Per quale ragione presentiamo queste modifiche? Tutte le cose possono essere sempre rimeditate per cercare di migliorare i provvedimenti, come di solito si fa anche dopo la Commissione se c'è qualche piccola modifica da apportare. Il problema è il transitorio. Noi ci siamo soprattutto dilungati nelle discussioni in Commissione per quanto riguarda la situazione a regime; abbiamo considerato invece relativamente poco il transitorio.
Allora in questo caso noi aumentiamo la flessibilità del transitorio, tutto qui. Nessun'altra ratio, poi credo che sia chiaro anche dal testo che si dà la facoltà ai Consorzi. Qui parliamo dei rapporti tra Consorzi ed Aziende pubbliche perché c'è una realtà variegata a livello regionale e allora ad un certo punto l'azienda municipalizzata del capoluogo o del capozona (perché non sempre c'è solo il capoluogo di Provincia, c'è anche il capoluogo di zona) può transitoriamente svolgere una funzione in regime di convenzione.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

CHIEZZI Giuseppe (fuori microfono)



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

E finito il transitorio cosa succede?



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Nell'arco di due anni tutto si fonde nel Consorzio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Io non ho chiaro questo passaggio transitorio, nel senso che l'Assessore ha detto "dopo due anni tutto va al Consorzio". Allora è già transitorio; se è fra due anni, vuol dire che prima, nel transitorio succede quel che succede. Non c'è scritto che fra due anni va tutto al Consorzio.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

E' scritto dopo.



CHIEZZI Giuseppe

Se è scritto dopo, nella stesura originale non era implicito che nel regime transitorio c'erano varie possibilità tra cui questa? Perché è stata introdotta adesso? A meno che non fosse possibile nel regime transitorio nella stesura originale, stipulare accordi specifici tra Province, Consorzi ed Aziende di proprietà. Ma allora nel regime transitorio cosa era possibile fare, se non era possibile fare questo? Cioè mi spieghi l'Assessore il regime transitorio originale cosa prevedeva come possibilità di stipula di accordi. Dobbiamo partire da cosa c'era: c'era un regime transitorio di due anni, cosa si poteva fare? A differenza di quello che è scritto nell'emendamento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Dunque, il problema era che tutto era stato visto per un passaggio immediato a regime, però noi, forti anche dell'esperienza che ci stiamo costruendo in materia di autorità di bacino, di ambito delle acque e anche in conseguenza del grande numero di Comuni che compongono questi Consorzi del fatto che ci siano dei passaggi da un sistema consortile ad un altro con la modifica delle situazioni territoriali, dobbiamo leggere anche l'emendamento n. 4) che forse è più probante.
C'è poi il passaggio a Consorzio che in termine obbligatorio è previsto entro due anni e si possono anche prevedere le procedure sostitutive nel caso che questo non avvenga. Allora occorreva definire cosa succedeva in questo periodo; forse l'emendamento n. 4) è più probante perché dice: "fino alla costituzione dei Consorzi obbligatori di bacino, la realizzazione degli impianti di recupero e smaltimento può essere effettuata nel rispetto del Piano regionale e dei Programmi provinciali tramite stipula di accordi tra le Province interessate, i Consorzi, i Comuni già esistenti e le proprietà o partecipate degli Enti consorziati ricompresi nell'ambito territoriale ottimale". Cioè qual era il pericolo? Era che nell'attesa di andare a regime si fermasse in un momento delicato la realizzazione soprattutto degli impianti di recupero che sono quelli che sono previsti del nostro Piano regionale: impianti di compostaggio, impianti - diciamo di selezione, perché se si leggeva formalmente, così come era redatto prima, dovevi avere il Consorzio a regime per andare avanti. Questo credo che nessuno lo voglia; tutti vogliamo operare per l'obbligatorietà del Consorzio, per la sua messa a regime. Dobbiamo tuttavia preoccuparci facendo perno sulla responsabilità che la legge n. 22 dà alla Provincia che la Provincia possa comunque promuovere, nel transitorio, la realizzazione di questi impianti, i quali sono assolutamente essenziali per poter raggiungere gli obiettivi di raccolta differenziata che vengono fissati al 2001 e al 2003.
Questa è la ratio che ci ha indotto, nostro malgrado, ad apportare ulteriori modifiche a questa deliberazione, con tutte le ricadute in premessa, dispositivo, convenzione e Statuto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Dal chiarimento, si rimette in discussione il Consorzio obbligatorio.
In questo modo, di fatto, stipulando degli accordi, noi eviteremo il rischio - già esistente sin dall'inizio - che in effetti si vada a regime di Consorzio obbligatorio. Quindi non mi convince.
In modo più specifico, chiedo in cosa consistano questi accordi.
Intanto, non mi è chiaro se questi accordi possono essere tra le Province e gli altri soggetti nominati, oppure se possono essere a due a due bilaterali fra tutti i soggetti nominati (Province, Consorzi, Aziende o Partecipate).
Accordo: non ci sono dei riferimenti un po' più puntuali a queste collaborazioni tra Enti? Accordo non è un po' generico? Fate riferimento a qualche istituzione prevista dalla legge n. 142. Qual è la materia, qual è la forma? Non è troppo generico, questo?



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Noi intendiamo accordo fra tutti i soggetti nominati, per cui non escludiamo assolutamente la bilateralità in quanto questo sarebbe fuori dalla pianificazione provinciale. Li abbiamo nominati tutti perché è la catena di questi Enti che garantisce il coordinamento della pianificazione.
Per quanto riguarda il termine "accordo", noi lasciamo proprio all'autonomia degli Enti locali di prelevare dalla cassetta degli attrezzi lo strumento di accordo che meglio si adatta a seconda della finalità. Per cui accordo per noi è un termine molto significativo; diciamo che vocabolario alla mano, presupponga la convergenza della volontà su un determinato obiettivo e su un determinato testo, essendo una cosa da sottoscrivere.
Colgo anche l'occasione per dire che assolutamente noi riteniamo il consorziamento obbligatorio l'unico modo per garantire alla nostra Regione un'efficace prima fase del ciclo dei rifiuti. Noi sappiamo che le distorsioni, lo sviamento o le soluzioni non accettabili sotto il profilo tecnico-organizzativo ed anche igienico-sanitario provengono da una cattiva gestione della prima fase dei rifiuti, per cui noi ribadiamo - l'abbiamo già ribadito nel momento in cui si è costituita la Giunta regionale - che riconosciamo l'importanza dei contenuti qualificanti della L.R. n. 59, e qui trova attuazione questo nostro proposito.
Torno a ripetere che per quanto riguarda la materia dei rifiuti, la materia della programmazione dei rifiuti, le normative che si sono susseguite nel tempo anche per l'innumerevole quantità di Enti locali coinvolti (1.209, 1.207, 1.206 o quelli che sono oggi i Comuni del Piemonte), è meglio discutere magari sei mesi in più, ma arrivare tutti insieme ad un risultato che non calare dall'alto le soluzioni (vedasi la discussione di prima). Per cui raccomando ai colleghi di mandare avanti questo provvedimento, perché è assolutamente atteso; non vuole sviare l'attenzione dal consorziamento obbligatorio, ma solamente dare in mano a chi governa la materia, che è la Provincia e che sono i Consorzi, una flessibilità di cui ha bisogno.



PRESIDENTE

Mi pare che i chiarimenti richiesti siano stati forniti, per cui possiamo passare alla votazione dell'emendamento n. 1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli e 4 astensioni.
2) Emendamento presentato dai Consiglieri Cavallera, Griffini e Bertoli: nel dispositivo della PDCR, primo capoverso, terza riga, sostituire "dei Consorzi provinciali di gestione dei rifiuti..." con "obbligatoria dei Consorzi dei Comuni facenti parte dello stesso bacino individuati dal Piano regionale e dai Programmi provinciali per la realizzazione in forma associata dei servizi di raccolta, trasporto, raccolta differenziata e relative strutture di servizio".
Ci sono delle richieste di intervento?



CHIEZZI Giuseppe

Spiegazione, Presidente.



PRESIDENTE

L'Assessore?



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

E' un raccordo esplicito della bozza di convenzione e del deliberato con quello che prevede il nostro Piano regionale di gestione dei rifiuti che affida obbligatoriamente ai Consorzi lo svolgimento di queste attività.
E' stato sollecitato di essere espliciti e di non essere ambigui proprio per evitare difformità di interpretazione.



PRESIDENTE

Possiamo passare alla votazione dell'emendamento n. 2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli e 4 astensioni.
3) Emendamento presentato dai Consiglieri Cavallera, Griffini e Bertoli: nel dispositivo della PDCR, all'inizio del secondo capoverso, aggiungere "di stabilire".
Come suggerisce lo stesso Assessore, si tratta di una dimenticanza.
Lo possiamo porre in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli e 4 astensioni.
4) Emendamento presentato dai Consiglieri Cavallera, Griffini e Bertoli: nel dispositivo della PDCR, dopo il secondo capoverso, aggiungere il seguente terzo capoverso: "Fino alla costituzione dei Consorzi obbligatori di bacino, la realizzazione degli impianti di recupero e smaltimento può essere effettuata nel rispetto del Piano regionale e dei Programmi provinciali tramite stipula di appositi accordi tra le Province interessate, i Consorzi di Comuni già esistenti e le Aziende di proprietà o partecipate degli Enti consorziati ricompresi nell'ambito territoriale ottimale".
Questa è semplicemente un'esigenza di coordinamento rispetto a quanto già deliberato prima, per cui passiamo alla votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 33 voti favorevoli e 4 astensioni.
5) Emendamento presentato dai Consiglieri Cavallera, Griffini e Bertoli: sostituire l'art. 2, punto 2), della Convenzione con il seguente: "In via prioritaria il Consorzio, dotato di capacità di agire per svolgere attività imprenditoriale, deve assicurare obbligatoriamente il raggiungimento dei seguenti scopi: governare, coordinare e realizzare i servizi di raccolta, trasporto, raccolta differenziata e relative strutture di servizio dei rifiuti urbani sulla base dei criteri indicati dal Piano regionale e dai Programmi provinciali di gestione dei rifiuti ed inoltre gestire i servizi di raccolta, trasporto, raccolta differenziata e relative strutture di servizio dei rifiuti urbani, in maniera diretta o tramite terzi. In quest'ultimo caso, la gestione deve essere effettuata secondo i criteri tecnici individuati dal Consorzio, utilizzando per i primi due anni, in via transitoria, l'organizzazione dei servizi pubblici esistenti ed operanti sul territorio del bacino di competenza".
Ci sono dei chiarimenti che l'Assessore vuole offrire all'assemblea? Prego.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

In questo caso, si trattava intanto di ricollegarci al Piano per specificare meglio i compiti che obbligatoriamente devono svolgere tutti i Consorzi. Come ricordate, nel Piano abbiamo individuato dei compiti obbligatori per tutti i Consorzi ed abbiamo demandato la seconda parte del ciclo dei rifiuti alla diretta programmazione delle Province che devono come ha fatto, ad esempio, la Provincia di Torino - individuare l'accorpamento di più Consorzi per costruire impianti più complessi.
Inoltre, la confluenza delle aziende pubbliche comunali in questa consortile (nel caso in cui si passa dall'azienda comunale all'azienda consortile) ovviamente richiede, dal punto di vista imprenditoriale organizzativo, finanziario ed economico, un minimo di tempo, che è stato stimato in due anni. In questo modo, secondo me, si rende applicabile e fattibile il raggiungimento dell'obiettivo.
Ritengo che con questo emendamento si migliori la gestibilità soprattutto sul versante pubblico, perché la cosa migliore, secondo me, è proprio quella di evitare conflitti tra branche pubbliche dello stesso servizio. Noi abbiamo detto che comunque deve finire una gestione di un certo tipo a favore di quella consortile, ma secondo le previsioni di un certo percorso.


Argomento:

Saluto agli alunni del Centro di formazione professionale di Mondovì


PRESIDENTE

Desidero salutare i ragazzi del Centro di formazione professionale di Mondovì che ci rendono visita. A conoscenza che tra di loro sono presenti alcuni ragazzi di San Michele Mondovì, colgo l'occasione per informarli che qualche minuto fa è stato approvato un ordine del giorno che riguarda il loro Comune.
Grazie della visita.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame proposta di deliberazione n. 409: "L.R. 13/4/1995, n. 59. Disciplinare tipo per la costituzione dei Consorzi di bacino per la gestione dei rifiuti" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame della proposta di deliberazione n. 409.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Assessore, come mai nell'emendamento si fa riferimento ai rifiuti urbani, mentre nel testo originario si parlava di rifiuti? Come mai questo restringimento?



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

La specificazione era necessaria, in quanto l'obbligatorietà del consorziamento può attenere solamente a quei rifiuti che rientrano nella privativa pubblica. Naturalmente i Consorzi e i Piani provinciali possono anche assegnare altri compiti in termini discrezionali ai Consorzi stessi.
Però noi riteniamo molto più corretta questa dizione, perché nella privativa pubblica ricadono i rifiuti urbani. Per il resto, né la legge n.
22 né il nostro Piano nè la deliberazione di un Consorzio possono andare contro i principi generali del nostro comparto rifiuti, non solo nel nostro Paese, ma anche a livello europeo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

D'accordo, però non capisco perché nella prima stesura si sia invece citato un organismo di cooperazione e fossero dati allo stesso degli obiettivi - penso condivisibili - che non ritagliavano semplicemente sui rifiuti urbani il raggiungimento di quegli obiettivi. Allora, se il Consorzio obbligatorio può essere solo per i rifiuti urbani, ma dato che i rifiuti sono anche quelli non urbani, e dato che la frase precedente era molto ampia, non è bene mantenerla comunque, in modo da comprendere negli obiettivi anche la scritta precedente?



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Potremmo fare tutta la trattativa sull'assimibilità dei rifiuti e quindi sul fatto che comunque vi sono convenzioni tra Consorzi e gestori.
Lo sconsiglio perché possono esservi ricorsi, in quanto nel momento in cui noi andiamo "fuori dal seminato" le deliberazioni possono anche essere impugnate. Dato che noi vogliamo che la partita dei Consorzi obbligatori decolli nella massima trasparenza e soprattutto cercando la parte pubblica di assolvere alle sue funzioni, direi di mantenere questa proposta, fermo restando che, secondo la nostra impostazione nel Piano rifiuti, vi è la possibilità, anche per i soggetti pubblici, ma ancora più a fronte di una riforma in atto dell'imprenditoria pubblica e quindi dell'azienda pubblica che è in avanzata fase di discussione in Parlamento, in futuro di operare sul mercato con ampio ventaglio. Però noi qui stiamo imponendo ai Comuni il consorziamento obbligatorio, ma lo dobbiamo fare pena l'impugnativa per quelli che sono i compiti specificatamente di competenza. In termini discrezionali, il singolo Consorzio può proporsi nell'ambito dei Piani d'accordo con la Provincia, per realizzare anche altre parti del ciclo dei rifiuti, però in termini di capacità, efficacia, efficienza e capacità imprenditoriale che si andrà a realizzare. Quindi, credo che sia opportuno stare allo stretto necessario di competenza per evitare travisamenti od impugnative da parte di controinteressati.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 5).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 34 voti favorevoli e 3 astensioni.
6) Emendamento presentato dai Consiglieri Cavallera, Griffini e Bertoli: all'art. 5, punto 2), della convenzione, sostituire la parte descrittiva della lettera d) come segue: "le quote di partecipazione devono essere determinate sulla base della popolazione esistente, utilizzando, se del caso, uno o più dei seguenti altri parametri, anche al fine di garantire il rispetto della precedente lettera c)".
La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

E' stata posta una questione di flessibilità per adattare, sotto il profilo delle quote, le realtà locali agli Statuti dei Consorzi. Vi è la questione attinente la popolazione e il territorio, più una serie di altri criteri, magari legati a particolari realtà. Vi sono delle realtà nella nostra Regione dove si registra l'afflusso di decine di migliaia di lavoratori per attività produttive. Questo è un criterio, ma ne potremmo enumerare tanti altri: sono quelli indicati e sommariamente riassunti nei punti che sono stati posti. Prima vi era comunque l'obbligo di fare riferimento ad uno di questi punti.
A questo punto, vi è una maggiore flessibilità, per cui le discussioni tra i Comuni per definire la convenzione definitiva potranno svolgersi con maggiore rispetto dell'autonomia locale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Con l'emendamento, noi diciamo che si può anche non utilizzare nessuno dei quattro punti previsti, mentre prima si diceva che bisognava utilizzarne almeno uno.
Quindi noi possiamo, al limite, avere una situazione in cui le quote di partecipazione devono essere determinate sulla base della popolazione esistente: dobbiamo pensare di metterci un punto, altrimenti può succedere questo.
Nel testo precedente, si faceva riferimento a criteri multiparametrici nonché alla popolazione residente e fluttuante. Come mai la popolazione fluttuante non è più compresa? Al punto d), prima c'era il riferimento della popolazione residente, il riferimento della popolazione fluttuante e almeno uno dei quattro punti, ed era indicato come criterio multiparametrico. Adesso, nella nuova configurazione abbiamo solo più la popolazione residente: come criterio, vi è solo più quello.
Mi sembra che sia molto meno flessibile del precedente, perché in questo caso un Comune può semplicemente prendere come riferimento la popolazione residente, non usa nessuno degli altri parametri e tanti saluti.
E' il contrario della flessibilità. Questa è la rigidezza assoluta.
Mentre prima c'era una flessibilità: popolazione residente, popolazione fluttuante e almeno uno dei quattro. Come mai? L'Assessore diceva che lo rendiamo più agile e flessibile; in realtà si è impoverito questo criterio riferendosi unicamente alla popolazione residente.
In particolare: perché, anche con questa scelta, si è tolta la popolazione fluttuante?



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Forse una precisazione da un punto di vista tecnico... Noi proponiamo di sostituire solamente il "cappello" del punto d), ma i criteri rimangono.



CHIEZZI Giuseppe

Ma possono non essere utilizzati.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

E' chiaro che noi stiamo invadendo un campo...



CHIEZZI Giuseppe

Ma prima dovevano essere utilizzati...



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Sì, ma domando: perché uno e non due?



CHIEZZI Giuseppe

L'avete scritto voi!



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Sì, ma rimeditando, di giorno e di notte, si è detto: i Comuni sono maggiorenni; noi gli diamo tutti questi criteri (la fluttuazione, ecc.): vedano loro quello che ritengono... purché nessun Comune detenga la maggioranza del punto c).
Questo è molto importante, altrimenti cade il principio consortile.



CHIEZZI Giuseppe

Ma perché avete tolto la popolazione fluttuante come elemento? Prima c'era. Qui invece è scritto: "determinato sulla base della popolazione esistente".



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Non c'è problema, se c'è da aggiungere "e fluttuante", io non ho problemi.
Sostituiamo pure "esistente" con "residente e fluttuante".



PRESIDENTE

Con questa precisazione, pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 34 voti favorevoli e 4 astensioni.
7) Emendamento presentato dai Consiglieri Cavallera, Griffini e Bertoli: all'art. 17 della convenzione, aggiungere un punto 5): "I Comuni in via di consorziamento, previa adozione di specifico e motivato provvedimento da allegarsi alla presente convenzione, possono fare transitare le proprie Aziende speciali nel costituendo Consorzio in tempi successivi alla data della stipula della convenzione e dello Statuto non oltre due anni da tale data.
Durante tale periodo, in via transitoria per la gestione dei servizi di competenza, il Consorzio utilizza l'organizzazione dei servizi pubblici esistenti ed operanti sul territorio del proprio bacino".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Pongo una domanda all'Assessore: se i Comuni, invece, non fanno transitare le proprie aziende entro i due anni, cosa succede?



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

E' una domanda che può essere remunerata con la vincita al Superenalotto (essendo superato "Lascia o Raddoppia").
Comunque, noi adottiamo dei criteri vincolanti, secondo il nostro punto di vista. Ritengo inoltre che queste aziende non possano più esercitare le loro funzioni. Ovviamente bisognerà agire indirettamente - e la cosa compete soprattutto alla Provincia - in termini di revoca o di intervento sotto il profilo dell'autorizzazione allo svolgimento di attività.
Certamente, non abbiamo la facoltà di intervenire in modo autoritativo a sciogliere aziende o meno, perché questo non è il nostro compito. Devo però dire che, secondo la nostra formulazione, è necessaria la convergenza di tutti i soggetti, per cui si verifica una situazione analoga a quella delle acque, laddove abbiamo previsto delle convenzioni che vanno sottoscritte da tutti gli Enti interessati.
Anche in questo caso, con mettendo i piedi per terra, noi cosa diciamo? I problemi vanno visti subito, laddove la confluenza deve avere un transitorio e deve essere normata. Per cui, se i problemi ci sono, e chiedono una transitorietà, vanno risolti in sede di stipula. E' necessario l'accordo generale per cui la confluenza deve essere rinviata "nell'arco di due anni".
Pertanto, nel momento in cui un'Amministrazione comunale ha sottoscritto che entro due anni non fa "passare" l'azienda, vìola un accordo contrattuale con le conseguenze del caso.



PRESIDENTE

La Consigliera Simonetti chiede la verifica del numero legale.
Prego un Consigliere Segretario di procedere all'appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Grasso procede all'appello nominale)



PRESIDENTE

Sono presenti 38 Consiglieri, pertanto il numero legale è garantito.
Pongo in votazione l'emendamento n. 7).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 34 voti favorevoli e 4 astensioni.
8) Emendamento presentato dai Consiglieri Cavallera, Griffini e Bertoli: sostituire l'art. 3, punto 4), dello Statuto con il seguente: "In via prioritaria il Consorzio deve assicurare obbligatoriamente il raggiungimento dei seguenti scopi: governare, coordinare e realizzare i servizi di raccolta, trasporto, raccolta differenziata e relative strutture di servizio dei rifiuti urbani sulla base dei criteri indicati dal Piano regionale e dai Programmi provinciali di gestione dei rifiuti ed inoltre gestire i servizi di raccolta, trasporto, raccolta differenziata e relative strutture di servizio dei rifiuti urbani in maniera diretta o tramite terzi. In quest'ultimo caso la gestione deve essere effettuata secondo i criteri tecnici individuati dal Consorzio, utilizzando per i primi due anni, in via transitoria, l'organizzazione dei servizi pubblici esistenti ed operanti sul territorio del bacino di competenza".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 34 voti favorevoli e 4 astensioni.
9) Emendamento presentato dai Consiglieri Cavallera, Griffini e Bertoli: all'art. 7, punto 19, dello Statuto, eliminare la lettera g) "I Responsabili delle aree di raccolta".
La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Illustrerò sia l'emendamento n. 9) sia il n. 10) in quanto sono collegati.
In sostanza, noi avevamo previsto gli organi consueti delle aziende consortili, quindi il Presidente dell'assemblea, il Presidente del Consiglio di amministrazione, il Direttore generale, l'Amministratore delegato e così via. In più avevamo anche previsto la figura del Responsabile delle aree di raccolta; forse irrigidendo un po' troppo la struttura interna ai Consorzi che, se è giusto prevederne gli organi essenziali, occorre anche permetterle il potere di autoordinamento che spetta agli stessi. Anche in considerazione del fatto che adesso è stato rafforzato il ruolo dell'Amministrazione provinciale e l'unitarietà del Consorzio stesso attraverso il fatto che questo Consorzio è dedicato soprattutto alla gestione del primo ciclo dei rifiuti. Sembrava inopportuno invadere in modo definitivo, come rimeditazione del testo prima di passare all'approvazione finale, che è molto impegnativa, perché spetterà poi ai Comuni arrivare a questo grado di dettaglio. Di conseguenza, il Responsabile di aree di raccolta potrà essere previsto, così come ogni altra articolazione interna di strutture, siano essi settori, direzioni o articolazioni come si conviene in qualsiasi azienda. Noi pensiamo a queste aziende come imprese vere e proprie; di conseguenza, abbiamo deciso di eliminare la parola "Responsabile di area" in tutte le parte nelle quali questa parola è prevista, così come indicato nell'emendamento n. 10).



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Sono un po' stupito di questa retromarcia, perché se c'era una novità nella struttura del Consorzio, non di poco conto, era proprio la figura del Responsabile di area. Gli organi del Consorzio, dall'assemblea, al Presidente, al Consiglio, al Direttore, sono da codice, pertanto si possono anche non scrivere. Invece l'inserimento di questa figura era molto interessante perché intanto fa riferimento ad una funzione specifica nuova di altissima responsabilità; inserirla ufficialmente, e in modo strutturale, come organo del Consorzio, non era una cosa di poco conto aveva un grosso rilievo perché portava direttamente nella gestione del Consorzio una funzione importante.
Tant'è che al punto successivo, Assessore - l'emendamento 10) - se si verifica cosa significava l'inserimento come organo del Consorzio dei Responsabili di area, si rileva che al punto 8) era previsto che nelle riunioni del Consiglio di amministrazione, che non sono pubbliche potessero intervenire, con voto solo consultivo, i Responsabili di area. Si dava loro, quindi, una funzione che non mi sembra irrilevante e che mi sembra sbagliato sopprimere.
Nel punto successivo, al punto 10), si dice: "I verbali sono redatti dal Direttore o dai Responsabili di area", quindi, ad esempio, il Direttore viene sollevato da una funzione come quella del verbalizzante.
Vi sono aspetti per i quali inviterei l'Assessore a riconsiderare la questione; per carità, tutto può essere letto alla luce del minor ingombro organizzativo possibile, ma non al punto, secondo me, da rinunciare all'inserimento di questa importante funzione negli organi del Consorzio che in questo modo priveremmo di una novità rilevante.
Gradirei un momento di ripensamento, magari anche di confronto un pochino più tranquillo, che non la semplice espressione di un voto; forse leggendo tutti gli emendamenti sotto il capitolo dell'emendamento n. 10) si potrebbero avere molte analoghe osservazioni sull'utilità, invece, di mantenere la presenza dei Responsabili di area: è una novità assoluta e che penso agevoli e non ostruisca il lavoro del Consorzio, che altrimenti rimane il Consorzio-tipo del diritto amministrativo, che procede nel modo che sappiamo. Questo inserimento, invece, secondo me può dare gambe e testa diversa al funzionamento del Consorzio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, gli interventi del collega Chiezzi sono sempre puntuali e precisi; in questo caso, però, dobbiamo considerare due aspetti: innanzitutto, il momento assembleare, garantito dai Sindaci, i quali riassumono, nella loro presenza, tutte le istanze del territorio, con la possibilità, anche, di articolarsi su conferenze di area, subarea, come succede, ampiamente, nella realtà.
Dal punto di vista aziendalistico - dell'azienda consortile sempre più caratterizzata come impresa - non nego che le ipotesi organizzative possano essere improntate a soluzioni di questo tipo; devono però essere demandate all'autonomia della gestione direzionale ed amministrativa di questa entità. Tutto sommato, ritengo opportuno confermare questa scelta diversamente, rischieremmo di innamorarci di una soluzione, ma peccheremmo di eccessivo dirigismo, a mio avviso.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 9) per appello nominale, come richiesto dai Consiglieri di Rifondazione comunista.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI' 36 Consiglieri hanno risposto NO 4 Consiglieri L'emendamento è approvato.
Passiamo all'esame dell'emendamento 10) presentato dai Consiglieri Cavallera, Griffini e Bertoli: All'art. 11 punto 2 lettera b) dello Statuto, eliminare alla prima riga "e dei Responsabili di area" All'art. 16 punto 6 dello Statuto, eliminare alla seconda riga "i Responsabili di area di raccolta" All'art. 17 punto 3 dello Statuto, aggiungere alla seconda riga dopo la parola "Consiglieri una "o", ed eliminare "o uno dei Responsabili di area" All'art. 17 punto 8 dello Statuto, eliminare alla seconda riga "i Responsabili di area" All'art. 17 punto 10 dello Statuto, eliminare alla prima e seconda riga "ed in sua assenza da un Responsabile di area" All'art. 17 punto 11 dello Statuto, eliminare alla terza riga "ai Responsabili di area di raccolta" All'art. 20 punto 1 lettera m) dello Statuto, eliminare alla prima riga "e del Responsabile di area" All'art. 20 punto 1 lettera n) dello Statuto, sostituire alla prima e seconda riga "il Responsabile di area" con "un responsabile" All'art. 20 punto 1 lettera o) dello Statuto, eliminare alla prima riga "e del Responsabile di area" con "un responsabile" All'art. 20 punto q) Statuto, aggiungere alla prima riga dopo "del Consorzio" una "e", eliminare alla seconda riga "e dei Responsabili di area" Al titolo del Capo III dello Statuto, eliminare "Responsabile di area di raccolta" All'art. 23 punto 3 lettera b) dello Statuto, eliminare alla prima riga "in collaborazione con i Responsabili di area" Al punto 23 punto 3 dello Statuto, eliminare la lettera c) All'art. 23 punto 3 lettera m) dello Statuto, eliminare alla prima e seconda riga "con possibilità di delegare tale funzione ai Responsabili di area" All'art. 23 punto 4 dello Statuto, sostituire alla seconda riga "uno dei Responsabili di area" con "un responsabile" All'art. 25 dello Statuto eliminare l'intero articolo All'art. 26 dello Statuto eliminare l'intero articolo All'art. 27 dello Statuto eliminare l'intero articolo All'art. 29 punto 6 dello Statuto, sostituire alla prima riga "compresi" con "compreso" ed eliminare "e il Responsabile di area" All'art. 29 punto 7 dello Statuto, eliminare alla seconda riga "e Responsabile di area" All'art. 29 punto 8 dello Statuto, eliminare alla prima riga "i Responsabili di area" All'art. 34 punto 2) dello Statuto, eliminare alla terza riga "in collaborazione con i Responsabili di area" All'art. 34 punto 5 lettera f) dello Statuto, aggiungere dopo "Consiglio di Amministrazione" una "e", eliminare "e del Responsabile dell'area di raccolta" All'art. 35 punto 3 dello Statuto, aggiungere dopo "Consiglio di Amministrazione" una "e", eliminare "e del Responsabile dell'area di raccolta" All'art. 36 punto 1 dello Statuto, eliminare alla prima riga "in collaborazione con i Responsabili di area" All'art. 37 punto 4 dello Statuto, eliminare alla prima riga "in collaborazione con il Responsabile di area" All'art. 43 punto 2 dello Statuto, eliminare alla seconda riga "in collaborazione con il Responsabile di area".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, intanto non c'è un emendamento n. 10); si tratta di ventisei emendamenti che chiedo di poter valutare uno per uno, perché uno diverso dall'altro, con conseguenze e merito assolutamente diversi.
Intervengo quindi sul primo emendamento, quello che dice all'art. 11 punto 2), lettera b), dello Statuto: eliminare alla prima riga: "e dei Responsabili di area". L'argomento è sempre il Responsabile di area, per nutro sempre più dubbi sullo smantellamento di questa figura. L'Assessore non ne ha spiegato il motivo; ha solo detto "togliamo i Responsabili di area da organo del Consorzio, perché genera attrito, confusione rallentamenti".
Non capisco comunque perché nel testo originario, in cui è prevista per l'assemblea del Consorzio la competenza di approvare la proposta di nomina dei Responsabili di area, venga eliminata questa attribuzione dell'assemblea. Tutto ciò non è "parente" con l'inserimento dei Responsabili di area all'interno del Consorzio. Perché si toglie all'assemblea la competenza di approvare la proposta di nomina dei Responsabili di area? Il motivo mi sfugge e chiederei all'Assessore di spiegare questo fatto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Lo Statuto deve prevedere gli atti obbligatori ed essenziali per la gestione del Consorzio. Cadendo, da organo del Consorzio, il Responsabile di area, in astratto può essere previsto dalle singole convenzioni in modo integrativo; decideranno queste se lo nominerà il Presidente, il Consiglio di amministrazione o l'assemblea: è nella loro piena autonomia.
Ribadisco: non è che quanto non è previsto qui non sia possibile; noi qui prevediamo le materie essenziali per far partire, senza troppi fronzoli, i Consorzi obbligatori. Faccio, quindi, un appello affinché si possa andare avanti e decollare, naturalmente sotto il profilo del pragmatismo, fermo restando il convincimento che, poi, la ricchezza della fantasia degli amministratori locali e l'articolazione delle situazioni locali farà sì che le convenzioni vengano arricchite strada facendo da ulteriori articolazioni, per soddisfare le domande delle rappresentanze istituzionali o di coordinamento o collegamento con il locale, esistenti nelle varie situazioni socio-territoriali della nostra regione.
Quindi, non essendo più un organo previsto, non si può più prevedere tra i compiti obbligatori dell'assemblea.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

All'art. 16, punto 6) dello Statuto, era scritto: "Non possono essere nominati Consiglieri di amministrazione i dipendenti del Consorzio, il Direttore, i Responsabili di area di raccolta...". Perché si vuole eliminare "i Responsabili di area di raccolta"? Capisco bene se dico che i Responsabili di area di raccolta possono essere nominati Consiglieri di amministrazione? Perché se sono nominati Consiglieri di amministrazione diventano organi del Consorzio. Perché si vuole eliminare questa frase? Allora, la conseguenza è che un Responsabile di area di raccolta pu entrare nel Consiglio di amministrazione. E' questo che si vuole?



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Intanto, il Consiglio di amministrazione viene eletto dall'assemblea secondo le procedure previste. L'assemblea, quindi, è sovrana di eleggere nel Consiglio di amministrazione, chi ritiene.
Ribadisco che l'articolazione del Consorzio può avvenire in aree, in settori territoriali, funzionali, ecc., a seconda delle volontà dei consorziati.
Il Responsabile di area di raccolta non è più previsto come istituto obbligatorio. Per cui, le risposte possono essere affermative o negative a seconda delle linee di comportamento e di convergenza consortile, garantite da uno Statuto e da una convenzione che autonomamente i Comuni decideranno localmente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Sempre sull'argomento: mi sembra, Assessore, che questa decisione non porti ad una grande coerenza di comportamenti, perché si dice che i Responsabili di area di raccolta possono far parte del Consiglio di amministrazione, se così sarà deciso. Voi stessi costruite una struttura di Consorzio che può riportarli all'interno del Consorzio stesso; è un po' un'impuntatura, questa, perché evidentemente ci sono questioni che non si toccano, che sono tabù (leggi, decisioni bibliche).
Con questa formulazione dell'emendamento contraddite esattamente quanto avete affermato nel periodo precedente. Permettete, cioè, che i Responsabili di area entrino nel Consiglio di amministrazione; è una contraddizione sulla quale non si è potuto ragionare perché evidentemente nulla può essere toccato.
Il terzo periodo recita: "all'art. 17, punto 3 dello Statuto aggiungere alla seconda riga, dopo la parola 'Consiglieri', una 'o' ed eliminare 'o uno dei Responsabili di area".
Se leggiamo l'art. 17, vediamo che esso prevedeva - e questo si capisce all'interno del Consorzio, la possibilità per uno dei Responsabili di area, di richiedere la convocazione del Consiglio. Questo, Assessore Cavallera, non mi sembra un elemento di ostacolo al funzionamento del Consorzio. Non è vero che togliendo i Responsabili di area funziona meglio perché, anzi, si tolgono dei soggetti capaci di far funzionare il Consorzio, perché senza il Responsabile di area non c'è più il soggetto che può chiedere la convocazione del Consorzio. Questo, Assessore, potrebbe essere un modo per farlo funzionare più alla svelta, ma non so se funziona perché con questa norma poteva esserci il rischio che il Consorzio si riunisse una volta in più, e non una volta in meno, quindi che funzionasse di più e non di meno.
Sempre all'art. 17, il punto 8) dice: "Le riunioni del Consiglio di amministrazione non sono pubbliche...", ma questo lo avevo già citato precedentemente. Anche qui rinunciamo ad un contributo che i Responsabili di area potevano dare, non certo per far perdere tempo.
Il punto 10), quello relativo ai verbali, l'avevamo già commentato.
Il punto 11) dell'art. 17, recita: "Gli avvisi di convocazione delle adunanze, indicanti data, ora, luogo e gli argomenti all'ordine del giorno...", ecc., "sono inviati al Responsabile". Questa è una conseguenza diretta della decisione di escluderli dal Consorzio.
L'art. 20 - li sto illustrando io, Presidente, perché non li illustra l'Assessore - al punto 1), lettera m), recita: "Il Presidente del Consiglio di amministrazione propone all'assemblea la nomina del Direttore e del Responsabile di area...", ecc. Assessore, questa è una cosa nuova. Se togliamo questa competenza al Presidente del Consiglio di amministrazione il Responsabile di area come viene nominato? Il Responsabile di area veniva nominato dall'assemblea su proposta del Presidente. Adesso, il Responsabile di area da chi sarà nominato?



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Parto da quest'ultima domanda. Intanto, bisogna prevedere come si organizzerà e si articolerà il Consorzio. Noi facciamo questa proposta prima di tutto per garantire una semplificazione organizzativa del Consorzio, sfrondandola da presenze che poi sono anche costose, perché non dobbiamo dimenticare che tutte queste bardature di organi che non si capisce bene se sono politici, amministrativi o gestionali, alla fine creano solamente difficoltà all'individuazione dell'unicità della responsabilità che non può che essere in capo al Consiglio di amministrazione. Fermo restando che poi il Consiglio di amministrazione, il Direttore generale, l'Amministratore delegato, disporranno l'articolazione dell'azienda del territorio secondo quelle che sono le esigenze rilasciando poteri ai dirigenti e facendo svolgere funzioni ai quadri e agli altri operatori del Consorzio stesso.
Per cui non c'è alcuna recondita motivazione, non c'è alcun timore di toccare i fili ("chi tocca i fili muore", poi se uno conosce un po' l'elettrotecnica sa anche che si può lavorare in tensione, basta solamente mettere i piedi al sicuro, nel senso che non ci sia una differenza di potenziale), ma al di là delle battute, l'unico scopo, l'unica ragione per cui si propone questa modifica è solamente in direzione della semplificazione. Io non escludo che poi nei Consorzi di grandi dimensioni ci possa essere un'articolazione per zone, per aree di raccolta. Ci sono dei Consorzi minori e vi è l'orientamento, che sta venendo avanti anche dalle Province, di non esagerare nella concentrazione dei Consorzi. Certi Consorzi sono già a misura di gestione diretta, senza bisogno di alcuna articolazione, per cui le aree di raccolta ci saranno, non ci saranno, sarà una piena autonomia dei Comuni che si convenzioneranno, che sono maggiorenni, di studiare quelle che sono le articolazioni generali, senza creare delle figure ibride.
Io rispetto tutte le opinioni e soprattutto colgo anche lo sforzo per mettere in risalto quelli che possono essere risvolti negativi delle decisioni che la maggioranza che è d'accordo su questo provvedimento va a proporre. Per cui io penso che, tutto sommato, non ci sia alcun timore dall'espungere dal testo il Responsabile delle aree di raccolta, perché non vuol dire impedire alcuna articolazione gestionale operativa, per salvaguardiamo il principio della unicità della responsabilità da parte del Direttore generale e del Consiglio di amministrazione, senza nessuno scudo intermedio, perché altrimenti ci sono già i Sindaci che hanno il compito di rappresentare l'utenza diffusa e la domanda che viene dalla sede locale all'interno dell'assemblea e poi la gestione va demandata al Consiglio di amministrazione. Ma questo principio della separazione tra il governo e la gestione è un principio che sta diffondendosi ormai, senza alcun bisogno di trovare delle soluzioni che oggi non si giustificano più alla luce degli orientamenti recenti.



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, le risposte non le ritiene esaurienti? Glielo chiedo per valutare se riusciamo a finire l'esame di questi due emendamenti.



CHIEZZI Giuseppe

Basta andare avanti e finiamo, non ci sono problemi.
Assessore, queste cose le ha scritte lei! Non si scaldi tanto: io vado dietro le sue proposte e le commento. Non le ho scritte io, le ha scritte lei e non so se lei, quando ha firmato questa delibera, l'abbia fatto con una pistola dietro la nuca da parte di qualcuno che le diceva: "Assessore Cavallera, lei deve firmare questa delibera!". Poi l'Assessore Cavallera viene in Consiglio, la pistola non c'è più, allora si libera e dice: "Ma che cos'è questa bardatura dei Responsabili di area! Non se ne può più! I Consorzi devono funzionare! Questa è una figura che se la vedano". Ma chi è che ha scritto questo? Lei! Quindi abbia almeno la riconoscenza delle cose che lei ha fatto verso se stesso: un po' di amor proprio. Abbia un po' di amor proprio! Io sto parlando di cose inventate da lei, e questo elemento di dare alla figura del Responsabile di area un'investitura importante, io penso che non derivi se non da un'attenzione alla gestione di questa difficile attività che prevedesse in modo specifico una figura di responsabile legato all'attività specifica ai problemi duri che ci sono nel gestire questo. E quindi l'individuazione, che penso derivi dall'impostazione del piano dei rifiuti e da una architettura di competenze non campata in aria, dà la necessità di avere una nuova figura di Responsabile dell'area: di fronte a chi? Di fronte al Direttore, di fronte al Consiglio di amministrazione, di fronte all'assemblea.
Quindi mi stupisce un po' che lei chiami il Responsabile di area una bardatura. Andiamo piano! Non è una bardatura, è una figura che inizialmente lei ha ritenuto importante.
Allora, probabilmente ha cambiato idea sul fatto che questa figura sia importante e secondo me è un errore, perché non è una bardatura, anzi leggendo tutti gli emendamenti che lei ha presentato, per adesso di bardature proprio non se ne vedono! Anzi, si vedeva la possibilità del Responsabile di area di convocare il Consiglio (non è una bardatura) e la possibilità di presenziare al Consiglio: non è una bardatura perché non era obbligatorio, quindi anche se non c'era il Consiglio funzionava, se invece c'era poteva esprimere pareri, poteva dare voti consultivi, e il voto consultivo di un Responsabile di area, cioè di colui che sa cosa succede sul territorio e sa come funziona il servizio, non mi sembrava una cosa da sottovalutare - Assessore Cavallera! - in un Consorzio in cui il pericolo di funzionare in modo burocratico, lei lo sa bene, non è così evitato, di avere uno scollamento tra assemblee e Consigli di amministrazione di Consorzio staccati dalla capacità e dall'informazione di sapere come realmente vanno le cose. Noi mettevamo in Consiglio proprio la persona vestita in tuta da lavoro e questa persona, che sa, organizza e ha le mani dentro gli ingranaggi che devono funzionare, io pensavo fosse una persona da investire ufficialmente di un ruolo all'interno del Consorzio perch avrebbe, secondo me, aiutato il Consorzio a funzionare meglio, non peggio! Perché non sarebbe stato di sicuro un inserimento a valenza burocratica, ma era un inserimento a valenza funzionale, questa! Portava argomenti concreti, non speciosi, non astratti, non burocratici! Poteva sollevare problemi di funzionamento veri! E in questo caso - lettera m) dell'art. 20 difatti coerentemente si diceva "Il Responsabile di area abbia un'investitura alta perché è una funzione decisiva". Viceversa, voi smantellate anche questo! Passiamo alla lettera n): siamo di nuovo nella soppressione di un momento importante, perché si diceva che il Presidente del Consiglio di amministrazione "individua, nei casi di vacanza, assenza od impedimento temporaneo del Direttore, il Responsabile di area che ne svolga temporaneamente le funzioni". E' tutto coerente: il Responsabile di area in caso di vacanza del Direttore, era il soggetto al quale si affidava temporaneamente quella funzione e il Presidente del Consiglio di amministrazione era vincolato ad operare questa scelta. Infatti, si era costruita una struttura dirigenziale che, prevedendo il Responsabile di area come momento importante, organizzava la vacanza con l'obbligatorietà da parte del Presidente, di scegliere, in assenza del Direttore, uno dei Responsabili di area. Adesso, chi sceglierà il Presidente del Consorzio? Sceglierà chi vuole. Assessore Cavallera, questo non mi sembra un modo molto congruo di organizzare la vita interna del Consorzio, perché lascia all'assoluta discrezionalità del Presidente del Consiglio di amministrazione il compito di scegliere, sulla base di motivazioni che dovrebbero essere tecniche, un tecnico che gestirà il Consorzio. Questo non va bene, perché il Presidente del Consorzio ha competenze di ordine generale, di indirizzo, di politica amministrativa più che di gestione.
Senza un'investitura di un livello al di sotto del Direttore da parte dell'assemblea, il Presidente del Consiglio di amministrazione si troverà spaesato. A chi consegnerà le funzioni? E' una bella responsabilità che gli diamo, non facile da gestire.
All'art. 20, punto 1), lettera o), vediamo cosa succede. Il Presidente del Consiglio di amministrazione dispone la nomina e la risoluzione del rapporto di lavoro con deliberazione: è un altro elemento conseguente, non occorrono commenti.
All'art. 20, punto 1), lettera q), il Presidente del Consiglio di amministrazione vigila sull'attività dei Responsabili di area: non esige commento.
Nel titolo del Capo III dello Statuto si eliminano le parole "Responsabile di area di raccolta": è chiaro.
All'art. 23, punto 3), la lettera b), tra le attribuzioni del Direttore, si prevede la predisposizione, in collaborazione con i Responsabili di area, degli schemi del Piano programma, del bilancio pluriennale, del bilancio preventivo e del rendiconto. In questa lettera b) si era organizzato il lavoro del Direttore in collaborazione con figure istituzionali che partecipavano alla redazione del Piano programma.
Assessore, da questo punto di vista, il Direttore è lasciato solo, gli abbiamo tolto dei punti di riferimento precisi e quindi è più scoperto rispetto al proprio lavoro di quanto lo sarebbe stato se i Responsabili di area fossero stati inseriti a pieno titolo nella struttura del Consorzio.
All'art. 23, punto 3), dello Statuto, si elimina la lettera c): è una conseguenza dell'uscita dei Responsabili.
All'art. 23, punto 3), lettera m), si dice "presiedere le commissioni di gara per le aste con possibilità di delegare tale funzione ai Responsabili di area": un'altra responsabilità di assoluto rilievo, ma non so se era questa che dava fastidio. Assessore, se la possibilità da parte del Direttore di delegare...
Presidente, se l'argomento non interessa a nessuno, posso anche smettere!



PRESIDENTE

Le sue valutazioni sono molto interessanti. L'agitazione che lei coglie è motivata dal fatto che sono in corso delle consultazioni.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, se all'ultimo minuto si presentano degli emendamenti, in uno dei quali si sopprime una figura importante...



PRESIDENTE

Non voglio limitare i suoi diritti, le chiedo solo se ritiene possibile concludere l'esame del provvedimento in tempi abbastanza brevi, altrimenti lo aggiorniamo al pomeriggio. Io cercavo di chiudere in mattinata per evitare di comprimere il dibattito del pomeriggio su argomenti di estremo interesse.



CHIEZZI Giuseppe

Se andiamo al pomeriggio, magari l'Assessore avrà tempo per meditare su questi argomenti con più tranquillità di quanto ha fatto finora!



PRESIDENTE

Lei ha terminato il suo intervento?



CHIEZZI Giuseppe

No.



PRESIDENTE

Di quanto tempo ritiene di avere ancora bisogno?



CHIEZZI Giuseppe

Un'oretta.



PRESIDENTE

Mi dispiace, non possiamo che interrompere i nostri lavori e riprenderli oggi pomeriggio alle ore 15.00.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.50)



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