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Dettaglio seduta n.292 del 15/10/98 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Chiederei ai colleghi di prendere posto sulle poltrone per dare modo di cominciare i nostri lavori, lavori che, come notate, iniziano con ritardo rispetto alla previsione.
Comunico anzitutto che le prossime sedute del Consiglio verranno convocate alle ore 10, sperando che questo possa facilitare la presenza in aula dei Consiglieri.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellingeri, Botta, Cavallera Galli, Ghigo, Ghigo, Montabone, Picchioni, Racchelli, Rossi, Salerno e Spagnuolo.


Argomento:

b) Apposizione visto Commissario di Governo


PRESIDENTE

Informo inoltre che è stato posto il visto del Commissario di Governo alla legge regionale approvata il 22 settembre 1998: "Proroga della legge regionale 6 agosto 1996 n. 57 "Attività della Regione Piemonte per il 50 anniversario della Repubblica e della Costituzione e per il 25 anniversario dello Statuto della Regione Piemonte: Celebrazione del 50 anniversario dell'entrata in vigore della Costituzione della Repubblica Italiana'".


Argomento: Gruppi consiliari

c) Cambio denominazione del Gruppo consiliare "Rifondazione Comunista"


PRESIDENTE

Informo inoltre che mi è pervenuta una lettera a firma del Consigliere Giuseppe Chiezzi che recita: "Illustre Presidente, Le comunico che dalla data odierna (15 ottobre) il Gruppo regionale 'Rifondazione Comunista' assume la denominazione 'Gruppo Comunista'.
La prego di dare comunicazione di tale decisione del Gruppo nel corso della prima seduta del Consiglio regionale".


Argomento: Gruppi consiliari

d) Ricostituzione del Gruppo consiliare "Rifondazione Comunista"


PRESIDENTE

Mi è anche giunta un'altra lettera dal Consigliere Rocco Papandrea, il cui testo recita: "Al Presidente del Consiglio regionale, comunico di non aderire al neocostituito Gruppo Comunista e di voler ricostituire il Gruppo consiliare Rifondazione Comunista (15 ottobre 1998)".
Le richieste che mi sono pervenute con le sopracitate lettere sono a norma di Regolamento.
Infatti, l'art. 13, primo comma del Regolamento, recita: "I Gruppi consiliari sono composti dai Consiglieri eletti nella stessa lista, qualunque ne sia il numero, purché siano stati eletti in una lista presentata, con il medesimo contrassegno in tutte le Circoscrizioni elettorali della Regione".
D'ora in poi ci saranno due Gruppi (entrambi aventi pieno titolo): uno denominato "Gruppo Comunista", composto dai Consiglieri Chiezzi, Simonetti e Moro; e l'altro composto dal Consigliere Papandrea denominato "Rifondazione Comunista".
Ho riassunto bene? Chiedo all'Aula una valutazione, un'alzata di mano sull'impostazione che ho dato.
L'aula è d'accordo? Posso dare la valutazione unanime dell'Aula su questa interpretazione? Credo di poter raccogliere l'unanimità dell'Aula su queste impostazioni. Grazie.



(Intervento del Consigliere Angeli che parla fuori microfono)



PRESIDENTE

C'è una riserva da parte del Consigliere Angeli.
La parola al Consigliere Angeli.



ANGELI Mario

Questa è una sua competenza, come mai vuole coinvolgere anche noi?



PRESIDENTE

Non voglio fare niente che non sia corretto. Ho dato un'interpretazione e ho chiesto se l'Aula concorda sulla stessa. Non siete d'accordo sull'interpretazione?



PRESIDENTE

RIBA Lido (fuori microfono)



PRESIDENTE

Lei ci dica cosa ha fatto.



PRESIDENTE

Io l'ho detto, voi ne avete preso atto non dissentendo.



PRESIDENTE

RIBA Lido (fuori microfono)



PRESIDENTE

Non è questa una competenza del Consiglio, si tratta di una competenza sua e degli Uffici. "Prendere atto" significa intervenire, noi abbiamo semplicemente ascoltato.



PRESIDENTE

Sull'interpretazione che ho dato in precedenza chiederò conforto o attraverso un ordine del giorno o attraverso una conferma da parte della Commissione Regolamento.
Comunque la comunicazione è avvenuta..


Argomento: Boschi e foreste

Esame proposta di deliberazione n. 456: "Regolamento regionale per l'attuazione dei Regolamenti CEE n. 2081/92 e n. 2082/92, espressione del parere da fornire al Ministero per le Politiche Agricole"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 456, di cui al punto 9) all'o.d.g.
E' stato presentato il seguente emendamento da parte della Giunta: La dizione "Settore valorizzazione tutela dei prodotti agricoli' ovunque compaia nel testo deve essere sostituita con la dizione 'Settore tutela e valorizzazione dei prodotti agricoli".
Tale dizione compare nei seguenti articoli: art. 2, comma primo; art.
4, comma primo; art. 5, commi secondo e terzo.
Il provvedimento in Commissione ha avuto la seguente votazione: favorevoli Forza Italia, AN, CDU; si sono astenuti i PDS e PPI; non hanno partecipato alla votazione: Gruppo del Patto dei Democratici e Gruppo di Rifondazione Comunista.
Si tratta di un emendamento dal carattere puramente formale.
La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Siccome non ho seguito i lavori in Commissione, chiedo semplicemente di chiarire questo aspetto tecnico. Vorrei capire sulla base di quale riferimento normativo è avvenuto.



PRESIDENTE

La Consigliera Simonetti chiede di conoscere le ragioni del cambio di dizione.
La parola all'Assessore Bodo.



BODO Giovanni, Assessore all'agricoltura

Il cambio di dizione è questione tecnica che riguarda la competenza specifica degli Uffici. Non alcunché di particolare: si va ad individuare il cambio dei nominativi degli Uffici e della Direzione di competenza.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 30 voti favorevoli, 4 contrari e 2 astensioni.
Pongo pertanto in votazione la deliberazione così emendata, il cui testo verrà trascritto sul processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 21 voti favorevoli, 4 contrari e 7 astensioni.


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti

Esame proposta di deliberazione n. 562: "Legge n. 752/86. Piano nazionale specifico di intervento per il settore pataticolo: approvazione del Programma regionale di intervento per il settore pataticolo per il quinquennio 1998/2002"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 562, di cui al punto 10) all'o.d.g.
Il provvedimento in Commissione ha avuto la seguente votazione: favorevoli i Gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, CDU, CCD, Federalisti Liberal Democratici, Pensionati e Misto; non hanno partecipato alla votazione i Gruppi DS, Rifondazione Comunista e PPI.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 30 voti favorevoli, 3 contrari e 3 astensioni.


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti

Esame proposta di deliberazione n. 561: "Regolamento CEE n. 1221/97 del Consiglio del 25/6/1997 relativo alle regole generali di applicazione delle azioni dirette a migliorare la produzione e la commercializzazione del miele. Approvazione Programma regionale di attuazione"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 561, di cui al punto 11) all'o.d.g.
Il provvedimento in Commissione ha avuto la seguente votazione: favorevoli i Gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, CDU, CCD, Federalisti Liberal Democratici, Pensionati e Misto; non hanno partecipato alla votazione i Gruppi DS, Rifondazione Comunista e PPI.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 35 voti favorevoli e 3 astensioni.


Argomento: Artigianato

Esame proposta di deliberazione n. 590: "L.R. n. 21/97 'Interventi regionali per lo sviluppo e la qualificazione del settore artigiano' Artt. 5 e 15 - Programma degli interventi"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 590, di cui al punto 8) all'o.d.g.
Il provvedimento in Commissione ha avuto la seguente votazione: favorevoli i Gruppi Forza Italia, AN, Misto e CDU; non hanno partecipato alla votazione i Gruppi DS e PPI.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Enti strumentali

Esame proposta di deliberazione n. 594: "IRES - Applicazione dell'art. 49 comma 5, L.R. 51/97" (rinvio)


PRESIDENTE

Esaminiamo la deliberazione n. 594, di cui al punto 18) all'o.d.g.
La proposta è di svolgere questo punto nel pomeriggio.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Oltre alla deliberazione precedentemente richiamata, oggi pomeriggio esamineremo, con il vostro consenso, i punti 24), 25) e 26) all'o.d.g.
La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Intervengo semplicemente per sapere se la procedura d'inversione dei punti all'o.d.g. da lei richiamati è stata concordata alla Conferenza dei Capigruppo...



PRESIDENTE

Le proposte di deliberazione che ho...



SIMONETTI Laura

Mi lasci finire, per favore.
Vorrei sapere se la decisione di procedere nel primo pomeriggio all'esame dei punti 24), 25) e 26) è del Presidente del Consiglio in seguito alla valutazione dei Capigruppo, oppure è una richiesta di alcuni Consiglieri.



PRESIDENTE

Ho detto "con il vostro consenso", perché la richiesta è stata avanzata dalla Giunta. Questi punti non sono stati richiamati espressamente nella Conferenza dei Capigruppo, mi sono stati sollecitati adesso, per cui con il vostro consenso passerei nel pomeriggio all'esame di questi punti.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati - Province - Comuni

Esame disegno di legge n. 356: "Riordino delle funzioni e dei compiti amministrativi della Regione e degli Enti Locali" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del disegno di legge n. 356, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Relatore è il Consiglierei Gallarini, che ha facoltà di intervenire.



GALLARINI Pierluigi, relatore

Do per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Illustre Presidente, egregio Consigliere, il contesto legislativo costituzionale e nazionale in vigore definisce le Regioni come Enti di normazione, di programmazione, di pianificazione e di controllo dell'attività svolta dal complesso delle Autonomie locali; le funzioni amministrative, cioè, dovrebbero essere normalmente esercitate dagli Enti locali.
In realtà le Regioni hanno invece assunto compiti di amministrazione attiva, con la conseguente limitazione delle funzioni di innovazione legislativa, programmazione, indirizzo e coordinamento, e l'occupazione di spazi gestionali propri degli Enti locali territoriali.
Lo Stato, con la legge 8 giugno, n. 142, 'Ordinamento delle autonomie locali', ha disciplinato il superamento della condizione di accentramento di funzioni amministrative in capo alla Regione, delineando - accanto agli istituti della delega di funzioni e dell'uso degli uffici previsti dall'articolo 118 della Costituzione - l'attribuzione diretta di funzioni amministrative ai Comuni ed alle Province, nelle materie e nei casi previsti dall'art. 117 Costituzione, con leggi regionali, 'ferme restando' alle Regioni solo 'le funzioni che attengono ad esigenze di carattere unitario nei rispettivi territori' (art. 3, comma 1).
A tale scopo, sempre l'art. 3 della legge 142 riconosce alle Regioni un rilevante ruolo nella individuazione delle funzioni locali e nella loro assegnazione ai diversi soggetti territoriali, ispirandosi ai principi di un forte decentramento.
Il decreto legislativo della legge 142 trova conferma e rafforzamento nelle disposizioni della Legge 15 marzo 1997, n. 59: 'Delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle Regioni ed Enti locali, per la riforma della pubblica amministrazione e per la semplificazione amministrativa', in cui viene ribadito l'obbligo delle Regioni di conferire a Province, Comuni ed altri Enti locali tutte le funzioni amministrative che non richiedano l'unitario esercizio a livello regionale, e previsto un termine di sei mesi dalla data dei decreti legislativi emanati in applicazione della legge 59 per provvedere attraverso l'adozione di leggi regionali specifiche.
La legge 59 accentua inoltre l'importanza del principio di sussidiarietà nell'ambito del conferimento di funzioni: la sua applicazione richiede l'avvicinamento della decisione amministrativa e della gestione dei relativi procedimenti ai destinatari della medesima. In tal senso sembra perciò possibile leggere nella norma la volontà di considerare il Comune - l'Ente locale più vicino al cittadino - come il principale destinatario delle funzioni amministrative da conferire.
Il presente disegno di legge si propone dunque di dare inizio all'attività regionale per il conferimento agli Enti locali delle funzioni amministrative attualmente svolte dalla Regione attraverso la formulazione di una disciplina generale che individui i criteri ed i principi in base a cui avverrà il conferimento, che definisca la natura dei compiti amministrativi riferibili alla Regione ed agli Enti locali, le modalità del conferimento di funzioni e istituisca, come organismo consultivo e di cooperazione tra la Regione e le Autonomie locali, la Conferenza Permanente Regione-Autonomie locali composta da rappresentanti regionali e locali svolgente attività a livello politico e tecnico - quest'ultima attraverso appositi comitati - in materia di conferimenti di funzioni e compiti agli enti locali.
La complessa attività legislativa regionale di conferimento di funzioni verrà così indirizzata da criteri e modalità omogenee ed uniche per tutti gli Assessorati promotori di provvedimenti di legge; verrà inoltre garantita a tutti i rappresentanti degli Enti locali la possibilità di esprimere, a livello istituzionale e sistematicamente, le proprie richieste, opinioni e necessità nell'ambito della complessa riorganizzazione di funzioni amministrative che il Piemonte sta per affrontare, che verrà così attuata con la cooperazione di tutte le parti in causa.
Si tratta di un provvedimento assegnato alla 8 Commissione Enti locali il 3 ottobre 1997 e licenziato dalla stessa in data 28 settembre 1998. Esso ha subito un progressivo arricchimento ed una significativa evoluzione frutto anche dell'intensa attività di consultazione condotta dalla Giunta regionale e dalla competente Commissione consiliare nei confronti delle Associazioni rappresentative degli Enti locali e delle Organizzazioni Sindacali.
Dall'originaria stesura comprensiva di 3 Titoli e 13 articoli si è arrivati ad un testo suddiviso in 5 Titoli e 16 articoli.
I cambiamenti più significativi concernono il contenuto dei titoli II e III.
In particolare: il Titolo II inizialmente prevedeva la creazione di un 'Comitato d'Intesa Regione-Autonomie locali', organismo consultivo della Regione a composizione numerica ristretta. Attualmente, esso istituisce la 'Conferenza permanente Regione-Autonomie locali', organo di concertazione cooperazione e coordinamento tra Regioni ed Enti locali, chiamato a contribuire in maniera sistematica al processo di conferimento di funzioni e di riordino del sistema amministrativo locale piemontese. Si sottolinea altresì il notevole ampliamento della sua composizione le disposizioni contenute negli articoli del Titolo III non facevano parte del testo originario del disegno di legge e sono state introdotte dalla Giunta regionale nell'aprile 1998 a seguito di riassegnazione in Commissione per ulteriore approfondimento. Con esse si è inteso, in particolare, definire i principi ed i criteri generali con cui la Regione intende operare il trasferimento di risorse umane e strumentali a favore degli Enti destinatari del conferimento di funzioni e compiti amministrativi.
Illustrazione analitica del provvedimento.
Il disegno di legge è composto di cinque titoli: nel titolo I si disciplina il riordino delle funzioni e dei compiti amministrativi; il titolo II prevede l'istituzione della Conferenza Permanente Regione Autonomie locali; nel titolo III vengono individuate le modalità del conferimento di funzioni; nel titolo IV viene normato il potere sostitutivo e la revoca; nel titolo V vengono dettate le disposizioni finali.
L'art. 1 enuncia le finalità del provvedimento, vale a dire l'attuazione della riorganizzazione amministrativa prevista dalla legislazione nazionale.
L'art. 2 individua i criteri ed i principi in base a cui deve venire effettuato il conferimento di funzioni e i compiti amministrativi agli Enti locali; essi sono mutati da quelli contenuti nella legge Bassanini.
Gli artt. 3 e 4 definiscono sinteticamente la natura delle competenze amministrative regionali, comunali, provinciali, di Comunità montana e degli altri Enti locali.
L'art. 5 disciplina l'individuazione, per i piccoli Comuni, dei livelli ottimali di esercizio delle funzioni al fine di favorirne l'esercizio associato, anche con il supporto di appositi incentivi regionali.
L'art. 6 istituisce la Conferenza Permanente Regione-Autonomie locali definendone la natura, la sede, le funzioni e alcune modalità operative.
L'art. 7 individua la composizione e il funzionamento della Conferenza mentre nell'art. 8 viene prevista la durata in carica della stessa e la sua convocazione.
L'art. 9 detta disposizioni in merito al sistema informativo; l'art. 10 disciplina le disposizioni finanziarie; l'art. 11 stabilisce norme in materia di risorse umane dettagliando l'iter realisticamente ed effettivamente percorribile per l'attuazione della mobilità del personale l'art. 12 disciplina l'attribuzione delle risorse strumentali, garantendo agli Enti locali, ai sensi dell'art. 3 del decreto legislativo 112/98 l'attribuzione delle risorse strumentali necessarie per la congrua copertura degli oneri derivanti dall'esercizio delle funzioni e compiti trasferiti; l'art. 13, infine, prevede i resoconti e le verifiche da effettuare tra Regione ed Enti locali in attinenza alle funzioni conferite nonché le comunicazioni tra Giunta e Consiglio regionale.
Gli artt. 14 e 15 normano il potere sostitutivo e la revoca.
L'art. 16 disciplina l'adeguamento della normativa di settore a quanto previsto dalle leggi regionali di riordino e prevede assoggettabilità a revisione, trascorso un anno dall'insediamento, delle competenze composizione e modalità di funzionamento della Conferenza. Prevede inoltre la delegificazione dell'individuazione delle date di decorrenza dell'esercizio delle funzioni conferite nonché dell'individuazione delle date di decorrenza dell'esercizio delle funzioni conferite nonch dell'individuazione delle risorse finanziarie e strumentali atte a garantire l'effettivo esercizio".



PRESIDENTE

Il provvedimento in Commissione ha avuto la seguente votazione: favorevoli i Gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, CDU e Misto Federalisti Liberal Democratici; non hanno partecipato al voto i Gruppi DS Rifondazione Comunista, PPI, Socialisti del Patto dei Democratici.
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Presidente e colleghi, intervengo sul disegno di legge per qualche valutazione generale nonché di carattere particolare sui singoli articoli.
Disegno di legge che, per le sue caratteristiche, è di grandissima importanza - come detto nella relazione data per letta - nell'avviare il processo di ridistribuzione delle competenze tra Province, Regione e Comuni. In tal senso, credo sia stato utile aver scelto la strada, da noi richiesta ripetutamente, della definizione di alcuni criteri di carattere generale utili per uniformare perlomeno la legislazione di settore, prima di procedere all'approvazione dei singoli provvedimenti settoriali.
La Giunta, procedendo in questo senso, ha stabilito alcuni criteri riteniamo che l'impostazione sia complessivamente condivisibile anche se, a nostro avviso, si sarebbe potuto definire qualche elemento più preciso per giungere ad una legislazione di settore uniformata soprattutto nei criteri generali.
La proposta in esame, in sostanza, ripropone criteri di carattere generale contenuti nella legge Bassanini, la n. 59, nonché altri stabiliti nel successivo decreto legislativo n. 112.
Non ci pare contenga innovazioni aggiuntive particolari; qualcosa sicuramente è stato fatto, ma non è stato compiuto alcuno sforzo di carattere politico per aggiungere qualche elemento derivante dall'esperienza che come Regione abbiamo compiuto e stiamo compiendo. Siamo ancora alla fase della definizione di criteri molto generali, molto generici. Già in sede di Commissione, ci siamo resi conto che non sempre è stata percepita, da parte della Giunta regionale, l'importanza del processo messo in moto attraverso la Bassanini.
Complessivamente, c'è la sensazione del "dover fare": applicare la Bassanini, emanare leggi di settore. Manca però la percezione che questo processo dovrà cambiare la Regione.
Ho assistito a qualche dibattito svoltosi, ad esempio, in sede di Commissione trasporti, lavoro o in altre, e in più occasioni si è detto: "Dobbiamo applicare la Bassanini". Non si percepisce che questo processo modificherà - e dovrà modificare - totalmente la Regione Piemonte, i suoi compiti, la sua missione. Mancando questa percezione, molto di quanto compiremo sarà una sorta di atto dovuto, che avrà scarsa incidenza sul ruolo della Regione.
E' un grande limite; per la verità, il Presidente Ghigo, nel dibattito avuto sull'argomento e in diverse altre occasioni, anche in sede di Commissione, questa percezione l'ha avuta, ma non sempre è presente negli Assessori.
Abbiamo il timore che non ci si renda conto che questo processo dovrà portare, per forza di cose, ad una destrutturazione della Regione. Questa se dovrà svolgere compiti di programmazione, di gestione delle funzioni amministrative che è necessario mantenere al livello regionale - e soltanto quelli - dovrà passare da un Ente con circa 3000 dipendenti a circa la metà. L'Assessore Vaglio sosteneva che la banda di oscillazione va dal 20 al 50%: il personale dovrà diminuire. E' un processo enorme, complesso.
Affinché tale processo si realizzi occorre essere molto precisi, molto realisti. Dicendo soltanto: "Trasferiamo dei compiti", senza dar gambe al progetto, rischiamo di fare affermazioni di carattere generico.
Personalmente, mi rendo conto della difficoltà del processo, ma se non lo affrontiamo con serietà, nel suo complesso e con la collegialità dovuta rischiamo di fare un atto complessivamente inutile.
Abbiamo la sensazione che la Giunta regionale e il Consiglio nel suo complesso abbiano trascurato quanto stava avvenendo; forse, tutti immaginavamo che la Bicamerale avrebbe fornito qualche elemento in più, per cui tutto il processo fissato nella legge Bassanini è stato trascurato.
Successivamente, ci siamo messi a correre velocemente. E' chiaro che si possono esprimere anche dubbi sui decreti Bassanini: sui tempi, sulle modalità, ecc. In ogni caso, sono da attuare. Lo stato di fatto è che la Regione Piemonte è in ritardo: è l'ultima Regione italiana - mi pare infatti che la Regione Calabria abbia già provveduto a legiferare in proposito - per la sua incapacità, a legiferare in queste materie.
Come Gruppo riteniamo che discutendo, e soprattutto completando questo testo - che secondo noi richiede di essere completato - occorre partire dalla constatazione, non so fin quanto condivisa, che non è detto che spostando le funzioni amministrative dallo Stato verso le Regioni e dalle Regioni agli Enti locali avvenga naturalmente un innalzamento della qualità delle funzioni. Dovremmo esserne tutti convinti; l'ho detto solo per evitare il generico "spostiamo tutto agli Enti locali e il problema è risolto." Non vi è, assolutamente, alcun nesso, alcuna correlazione fra decentramento ed efficienza.
Credo che il ruolo della Regione debba essere anche quello di porsi il problema che, parallelamente al decentramento di funzioni amministrative occorre preoccuparsi di innalzare, con qualche modalità, il livello e la qualità del servizio. In tal senso, infatti, la correlazione non esiste anzi, in alcuni casi può capitare il contrario. Il che, d'altronde, è dimostrato dal fatto che questo spostamento dallo Stato alle Regioni e dalle Regioni agli Enti locali è basato su qualche presupposto che non regge. Le Regioni non godono di fama di buona amministrazione, nel loro complesso; così gli Enti locali: Nessuno dei tre livelli gode di queste caratteristiche.
Tuttavia, si è ritenuto, attraverso la Bassanini, di avviare un processo di trasferimento per la certezza che tutte le procedure centralizzate non reggono. Occorre avvicinarsi al cittadino.
Affinché il meccanismo funzioni occorre però che ogni livello di governo dia il proprio contributo ad innalzare la qualità delle funzioni che s'intendono realizzare.
La nostra preoccupazione, in termini molto sintetici, è questa: se questo processo non viene accompagnato da un'opera di delegificazione si rischia di non produrre alcun risultato positivo. Se la Regione Piemonte dovesse decentrare le procedure e le assurde funzioni amministrative assurde che noi conosciamo, rischiamo di moltiplicare i problemi per quanti sono gli Enti locali.
Il processo deve contemporaneamente essere accompagnato da grande semplificazione legislativa; occorre arrivare ai Testi Unici; bisogna eliminare le procedure che non hanno senso, che creano un sacco di problemi agli Enti locali e non soltanto.
Mi rendo conto che si tratta di processo complesso, come è stato detto da molti: si è parlato di 1600 leggi e cose di questo tenore. Il problema è chiedersi come giungere ad un'opera vera di delegificazione.
Siamo davvero convinti che questo processo di delegificazione riusciamo ad attuarlo al nostro interno, con un debole ruolo da parte della politica e con un forte ruolo - com'è attualmente - da parte della struttura? Come Gruppo, temiamo che questo non possa avvenire. Un processo di delegificazione serio deve richiedere un impegno da parte della Regione chiedendo la partecipazione delle Associazioni e delle categorie economiche. Occorre interrogare le categorie economiche sul loro punto di vista - poiché il nostro è viziato, tutto interno all'amministrazione relativamente alle leggi che devono essere riviste e alle procedure che devono essere eliminate.
Al di là dei processi di concertazione con gli Enti locali, occorre metterne in moto altrettanti con la realtà economica e sociale del Piemonte, per delegificare, per eliminare le procedure inutili.
Questa è l'occasione; se la perdiamo, l'operazione non riusciremo a compierla.
Siamo certi dell'opportunità della concertazione con le Province, con i Comuni - i meccanismi sono più d'uno - ma contemporaneamente bisogna chiedere al mondo economico produttivo di esporci il suo punto di vista su cosa non va e su come modificare la legislazione.
Crediamo che le leggi di settore non possano essere aggiuntive alla legislazione esistente; si tratterebbe di un'operazione inutile, di appesantimento. Contemporaneamente alle leggi di settore occorre rivedere le leggi esistenti. Se questo non avviene, il federalismo di carattere amministrativo, obiettivo importante, diventa un ulteriore appesantimento della Pubblica amministrazione.
Vi è poi un rilievo che come Gruppo intendiamo fare. Contemporaneamente a questo importante processo di semplificazione legislativa, occorre rivedere tutti gli organismi di carattere più o meno consultivo che la Regione utilizza per esprimere pareri e valutazioni: bisogna chiedersi se hanno senso. Noi abbiamo la sensazione che molte cose vengano date per scontate. Noi abbiamo presentato oggi una proposta di legge per l'eliminazione del CROP (Comitato regionale delle opere pubbliche), ma è possibile che nessuno si ponga il problema che questo organismo è da eliminare? Che senso ha che gli Enti locali debbano inviare i progetti superiori ai cinquecento milioni per le forniture al Comitato regionale per le opere pubbliche che esprime un parere che, quando le cose vanno bene comporta sei mesi di ritardo. e un rallentamento degli investimenti? Infatti, il CROP esamina ogni anno progetti che comportanto investimenti per circa mille miliardi. Il che vuol dire che molti progetti di lavori pubblici di tale entità vengono ritardati di sei mesi, quando le cose vanno bene. Siamo così sicuri che il ruolo del CROP è utile per le finalità della legge n. 18 , che è quella di garantire una buona qualità progettuale? A me non pare.
Parlando di CROP, tanto per esemplificare, il meccanismo va modificato.
La Regione Lombardia, nell'applicazione dei Bassanini, ha innalzato a cinque miliardi la soglia relativa ai progetti su cui deve esprimersi il CROP. La nostra opinione è che tale Comitato si può addirittura eliminare.
La Regione può mantenere l'obiettivo di una buona qualità progettuale, dal punto di vista tecnico e dal punto di vista amministrativo, facendo circolari e obbligando i professionisti e gli Enti locali a certificare che c'è una rispondenza rispetto alle direttive e rispetto alle circolari della Regione.
Introdurre meccanismi di autocertificazione, come sta avvenendo normalmente, può essere fatto. Mi riferisco al CROP, ma credo che lo stesso discorso possa essere esteso anche ad altri organismi.
Noi abbiamo nella Regione Piemonte cento organismi che impegnano mille persone esterne alla Regione Piemonte e che possono essere sfoltiti. Questo è un principio, a nostro avviso, come quello della semplificazione amministrativa, che deve essere fissato nella legge n. 356. Nella legge n.
356 - legge di principio - bisogna precisare che, nel momento in cui si fa la legge di settore, bisogna semplificare la legislazione ed eliminare gli organismi, o perlomeno rivisitare tutti gli organismi per verificarne la compatibilità rispetto agli obiettivi che sono stati fissati inizialmente dalle leggi istitutive.
Questo deve essere un contenuto della legge n. 356. Se non lo inseriamo come principio di carattere generale rischiamo di fare una legge di principi molto generica, ma di non dare alcuna indicazione alla struttura che dovrà predisporre le leggi di settore.
Altra considerazione. Occorre che nella legge n. 356 vi sia qualche riflessione sulle agenzie. Ragionando su cosa è successo negli ultimi tempi, la constatazione è la seguente: nel momento in cui c'è una funzione nuova o si pensa di svolgerla in modo diverso, si istituisce un'agenzia.
Abbiamo l'agenzia per la sanità, l'agenzia per il turismo, l'ARAP; adesso c'è la proposta per l'agenzia dell'area metropolitana torinese e per l'agenzia sulla viabilità; poi abbiamo letto che c'è l'agenzia Film Connection. Secondo me il sistema sta impazzendo, ma la cosa strana è che a queste agenzie vengono assegnati compiti di programmazione che sono i compiti della Regione; i compiti che devono essere mantenuti all'interno della Regione. Noi dobbiamo esternalizzare i compiti di gestione, non i compiti di programmazione.
Ma che senso ha costituire delle agenzie? D'altronde, le esperienze sono state tutte negative (il caso del turismo è emblematico). Molto spesso creiamo confusione. L'Assessore D'Ambrosio ad un certo punto si chiederà quale rapporto esiste tra l'agenzia per la sanità e la struttura. Se lo chiederà e ci dirà che probabilmente (bisogna apportare qualche accorgimento). Bisogna capire che un'agenzia si istituisce quando è utile.
Bisogna ripensare le funzioni della struttura, perché la struttura e l'agenzia non possono svolgere gli stessi compiti: gli interlocutori, in questo caso, saranno nella confusione più completa. Per di più, c'è un altro elemento importante: le agenzie, per come nascono e per come stanno nascendo, non rispondono più a un controllo di carattere politico. Mentre la struttura interna risponde alla struttura e alla dirigenza politica quando costituiamo le agenzie questa rispondenza non c'è più. Abbiamo visto cosa è successo con l'agenzia del turismo: il direttore e il presidente facevano ciò che volevano. Le agenzie sono al di fuori del controllo politico, ma sono uno strumento che può raggiungere due obiettivi importanti: sicuramente pagare di più qualche dipendente, farlo assumere senza contratti pubblici e non subire il controllo politico, con un complessivo aumento della spesa pubblica e uno svilimento delle modalità con cui vengono svolte alcune funzioni.
Pertanto invito a fare qualche riferimento preciso, nella legge n. 356 sul ruolo delle agenzie, su modalità e meccanismi della loro istituzione.
Non possono infatti nascere come i funghi.
Ricordo che un giorno il Presidente della Giunta regionale, in un nostro convegno sui problemi dell'applicazione dei Bassanini, disse: "agenzie e basta". Dopodiché, abbiamo il caso della Film Connection e di altre agenzie che stanno nascendo.
Bisogna essere chiari, perché qualcuno, immaginando la propria carriera futura, potrebbe cogliere l'opportunità di costituire un'agenzia: una per ogni dirigente.
Occorre un chiarimento. Dovete dirci che cosa volete fare. Se ritenete che sia importante la struttura, oppure se bisogna pensare ad altre cose.
Noi riteniamo che sia importante la struttura, che va potenziata. Per fortuna, la struttura viene retribuita meglio del passato, quindi può fare qualcosa di più, ma i compiti di programmazione e di carattere politico non vanno delegati alle agenzie.
E' un ragionamento che bisogna subito inserire nella legge n. 356.
Altra riflessione, sempre sulla legge 356. Nel momento in cui si rivede la legislazione di settore e si pensa di trasferire alcune funzioni dalla Regione agli Enti locali, probabilmente è opportuno fare un'altra valutazione: alcune funzioni di carattere amministrativo, anzich trasferirle ai Comuni, è meglio trasferirle anche ad alcune organizzazione di carattere associativo e private, che sicuramente possono svolgerle meglio secondo il principio di sussidiarietà.
Non ha senso che alcune funzioni non vengano svolte non solo dalla Regione, ma neppure dagli Enti locali. Facciamole svolgere da chi ha più competenza, da chi può farlo in modo agile. Il principio di una sussidiarietà diversa rispetto a quella orizzontale va introdotto per la definizione di alcuni compiti che bisogna decentrare. Non basta soltanto il trasferimento agli Enti locali, ma occorre anche il trasferimento ad alcune associazioni del privato sociale, che possono svolgere meglio alcune funzioni. Gli esempi su questo campo possono essere tanti. Che senso ha che noi gestiamo situazioni che richiedono soltanto timbri inutili e redazioni di verbali, dove per la verità non serve alcun controllo Tanto vale farle svolgere dalle associazioni. Penso alla Coldiretti, che potrebbe svolgere alcune funzioni che svolge la Regione: non cambierebbe assolutamente nulla e non ci spoglieremmo di un ruolo di carattere politico. Un ragionamento analogo può essere fatto per l'Unione Industriale, per la Confartigianato per la Confcommercio; per tutti, in sostanza. Alcuni compiti vanno assegnati così. Altre Regioni lo hanno fatto con un risultato positivo. So che la Toscana ha emanato una legge specifica di assegnazione di alcuni compiti direttamente alle associazioni. Questo è un principio che, se condiviso, va fissato nel disegno di legge n. 356.
Un'ultima considerazione riguarda il problema del personale. Nel disegno di legge n. 356 noi abbiamo individuato un percorso che lega secondo noi, in modo flebile il rapporto tra trasferimento di compiti e trasferimento di personale. Ci sono state delle puntualizzazioni, il lavoro della Commissione sotto questo aspetto è stato utile, ma il nesso va stabilito in modo più netto. Non può esserci una separazione di questo tipo, come è contenuto nel disegno di legge n. 356, nella quale sostanzialmente diciamo: "Trasferiamo funzioni e compiti agli Enti locali poi trasferiamo il personale, poi modifichiamo la nostra organizzazione e trasferiamo il personale". Occorre la contemporaneità: trasferiamo funzioni e compiti ma, al tempo stesso, trasferiamo il personale. Mi rendo conto che si tratta di una questione complessa, perché comporta problemi di carattere sindacale, però se contemporaneamente non avviene il trasferimento di personale, le funzioni che dovranno esercitare gli Enti locali saranno esercitate ad un livello molto più basso. Quindi, il legame può essere più o meno stretto, più o meno forte, ma dal momento in cui si trasferiscono le deleghe - e questo va indicato nel disegno di legge n. 356 - il personale va trasferito entro un tempo definito, cioè bisogna rivedere contemporaneamente la legge n. 51, perché se questo non avverrà vi sarà una moltiplicazione di personale e il personale della Regione resterà così com'è.
D'altronde, esiste un pericolo che abbiamo già segnalato in Commissione. Nel disegno di legge n. 356 viene detto: "O trasferiamo il personale o lo mettiamo a disposizione degli Enti locali". Questo è un pericolo enorme perché, considerato che la struttura tende normalmente ad autoconservarsi, la possibilità di mettersi a disposizione degli Enti locali viene presa in considerazione, per cui il personale che svolge funzioni per gli Enti locali sarebbe assegnato agli Enti locali. Questo deve essere un principio. Occorre quindi un nesso più forte rispetto a quello contenuto nel disegno di legge n. 356. Non dico che debba avvenire contemporaneamente, ma perlomeno entro sei mesi dal trasferimento si dovrebbe rivedere la legge n. 51. D'altronde, l'Assessore al personale aveva detto chiaramente che la legge n. 51 sulla riorganizzazione è superata dall'applicazione della Bassanini. Probabilmente, nel frattempo si è perso del tempo. Questa operazione deve essere prevista e fissata nella stessa legge.
Ancora un'ultima considerazione relativamente alla scelta che la Giunta ha fatto di privilegiare in qualche modo e in termini generali - per la verità, la legge è molto più articolata - il rapporto con i Comuni. Noi condividiamo questa impostazione, ma dobbiamo anche stare attenti a non esagerare: non sempre e non tutte le funzioni possono essere esercitate meglio da parte degli Enti locali; non sempre il singolo Comune pu ricevere del personale regionale, per cui se non c'è una riflessione anche di carattere economico, che specifichi il livello più adeguato per la gestione delle funzioni che vogliamo trasferire, rischiamo di fare una dichiarazione di principio e, anche in questo caso, di mantenere l'attuale organizzazione regionale.
Il mio ragionamento è collegato al principio introdotto dalla Giunta per quanto riguarda il livello ottimale dell'intera gestione dei servizi cioè il discorso che già conosciamo. Anche qui è opportuno che venga detto che questo processo non può avere un carattere obbligatorio o quasi da parte della Regione. Il processo associativo degli Enti locali deve essere un processo di tipo volontaristico. Io credo che la Regione sicuramente sarà incompetente sempre, ma non perché c'è questa Giunta, a definire un livello ottimale di gestione dei servizi, soprattutto per quanto riguarda gli ambiti territoriali. Come fa la Regione ad indicare qual è il livello più adeguato per gestire una funzione? E' impossibile. Non vi riesce neppure la Provincia, che è più vicina al territorio. Il meccanismo che riguarda l'ambito territoriale, anche se lo prevede la legge n. 112, deve nascere in modo volontaristico. Io credo che la Regione possa stabilire qualche parametro di carattere ottimale per dire: "questo servizio deve raggiungere questo livello o certi parametri", che non so bene quali possano essere, ma la definizione degli ambiti territoriali compete gli Enti locali e non può essere imposta in modo più meno forzato, perché va incentivata per mettere in moto un meccanismo volontaristico ed associativo, ma non obbligatorio. Non illudiamoci. Il principio illuministico, contenuto nella legge n. 142, in base al quale bisognava mettere mano alla fusione dei Comuni, per come sono andate avanti le cose non ha funzionato ed è stato, per così dire, "schiaffeggiato". Non ha funzionato perché queste cose non funzionano. La nostra realtà è diversa.
Quindi, dobbiamo essere molto cauti ad immaginare di forzare dei processi che devono essere messi in moto autonomamente, al limite incentivati dal punto di vista economico, perché soltanto questo può avvenire.
Queste sono le mie riflessioni, ma avrei voluto aggiungerne altre, sul disegno di legge n. 356.
Il disegno di legge n. 356 probabilmente deve contenere qualche articolo in più per riprendere, se possibile, i principi che ho elencato in termini sommari. Se così faremo, daremo qualche criterio per consentire di elaborare una legislazione di settore che abbia un senso, un obiettivo e una missione, che deve essere la missione generale della legge Bassanini allo scopo di semplificare la pubblica amministrazione e di avvicinare l'amministrazione al cittadino. Se questo non avverrà, il processo che noi metteremo in moto sarà un processo interamente guidato dalla struttura, non dalla politica, ma un processo che non potrà dare grandi risultati, per forza di cose, e non perché i funzionari e la struttura siano incapaci.
Quindi, l'invito è quello, ancora prima di passare alla votazione dei singoli articoli, se c'è una risposta in tal senso, di preparare qualche articolo che risponda a queste esigenze.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglietti.



MIGLIETTI Franco

Grazie, signor Presidente. In questo intervento - che avrebbe dovuto essere preliminare, ma credo che quanto affermato dal collega Saitta abbia dato il senso di ciò che io intendo manifestare in merito all'approccio da parte dell'Assessore al disegno di legge n. 356 - esprimo il mio disappunto per il fatto che l'Assessore non abbia aperto la discussione in merito a questa legge con un'ampia relazione concordata a livello di Giunta regionale.
Spiego le motivazioni. Ad otto anni di distanza dall'emanazione della legge n. 142/90, si stanno ancora organizzando convegni e dibattiti per la sua applicazione, per capire, per approfondire, dopo un'esperienza di otto anni, visto che molte regioni - e la nostra in modo particolare - non hanno ancora assunto nessun atto per il completamento delle competenze nell'applicazione della n. 142.
Da anni, credo dal 1977/1978, vi è un dibattito a livello generale sulla riorganizzazione delle pubblica amministrazione e delle sue funzioni.
Credo che anche la Regione Piemonte avrà incaricato qualche istituto per approfondire i dettati delle diverse leggi di riorganizzazione della pubblica amministrazione; noi stiamo parlando dell'applicazione dell'unica legge, dopo la n. 142, che rivoluziona completamente il sistema delle autonomie locali e i compiti delle Regioni nel rispetto delle competenze dello Stato.
Stiamo dibattendo di questi argomenti con una sola persona nello spazio destinato al pubblico; io mi sarei aspettato che stamattina fosse presente una foltissima rappresentanza delle autonomie locali, considerato che gli atti del Consiglio fanno testo anche dopo un certo numero di anni. Si va a rivedere quale è stato il dibattito del Consiglio regionale per capire e per attingere da quel dibattito quali erano le reali volontà del legislatore nell'emanare una qualsiasi legge. Principalmente per una legge come questa, la legge madre della ristrutturazione complessiva delle competenze dello Stato, della Regione e delle autonomie locali, è difficile pensare di dibattere senza una relazione introduttiva. Ringrazio il Presidente Saitta per aver puntato il dito su una serie di problemi che lasciano aperto il dibattito e che, nonostante il lungo iter nella Commissione competente, ancora non sono stati approfonditi sufficientemente. Mi rammarico di perdere un'occasione come questa, per il Consiglio regionale. Se andremo all'approvazione di questa legge, perch nelle leggi applicative del 112 secondo me succederà questo, arriverà una sequela di critiche per il mancato approfondimento e per la mancata relazione onnicomprensiva dell'orientamento di questa Giunta e di questa maggioranza nell'approvare la 356, la legge madre. Succederà questo.
Pioveranno le critiche da parte delle autonomie locali, dei comuni, delle Camere di commercio, del personale e delle Province e la Regione si troverà a controbattere punto per punto la massa di critiche che arriveranno, non essendoci neanche una relazione preventiva su cui si può basare, d'accordo o non d'accordo, quella che è la posizione ufficiale della Giunta nel recepimento dei dettati del 59 e del 112.
Assessore, mi rendo conto che siamo in ritardo, ma nel marzo del 1997 abbiamo presentato un progetto di legge sull'istituzione della Conferenza Regioni-autonomie locali, perché lì si sarebbe dovuto costruire la legge madre e seguire il dibattito (che è avvenuto a livello locale e nazionale) per organizzare la legge madre con la partecipazione delle autonomie locali, anziché demandare il tutto al Comitato d'intesa. Dato che è difficile recuperare il tempo che passa e per ogni occasione persa difficilmente se ne ritrova un'altra, invito l'Assessore a ritirare la legge da questo Consiglio per ripresentarla la settimana prossima.
Assessore, lei la può votare, ma non si può perdere un'occasione come questa soltanto per inopportunità! E non le dico una parola peggiore perch non vorrei essere offensivo. Non si può perdere un'occasione come questa per mettere in piedi un grosso dibattito, perché avrebbe un valore ben diverso che non un seminario. Il dibattito in Consiglio regionale deve essere al di sopra e ad un livello tale che permetta a tutti di esprimersi e di sapere su che cosa ci si esprime, specialmente su una legge come questa. Almeno da quattro anni ho invitato la Giunta a farlo, per quanto riguarda il bilancio preventivo, il bilancio consuntivo e l'assestamento al bilancio, perché sulle relazioni e sulle dichiarazioni si possono trovare anche delle convergenze quando le idee sono chiare.
Mi rammarico della mancanza che trovo oggi, perché questa è la rivoluzione dei compiti delle Regioni, è la rivoluzione dei compiti delle autonomie locali, è la rivoluzione della pubblica amministrazione che per la prima volta in modo concreto tenta - l'ha detto prima molto bene Saitta di rapportarsi direttamente con le comunità locali.
Se non si vuol prendere un'altra strada chiederei che almeno in conclusione di questa discussione vi sia da parte dell'Assessore un ragionamento compiuto e più ampio sulle intenzioni successive all'approvazione del 356 e su tutti i rilievi che verranno stigmatizzati in quest'aula stamattina. Se si dovrà concludere l'iter di questa legge vorrei sapere che cosa ne pensa delle obiezioni che sono state portate alla conoscenza e all'attenzione di questo Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Questo disegno di legge regionale che porta il n. 356 è presentato oggi dall'esecutivo e dalla maggioranza. Nella sua peculiarità è certamente molto importante anche per l'avvio delle competenze istituzionali che Regione, Provincia, comune e Comunità montane dovrebbero avere. Questo tema è da tempo in forte discussione in VIII Commissione, però credo abbia conseguito scarsi risultati.
Nello spirito del disegno di legge si dovrebbero definire i criteri di carattere generale e di legislazione settoriale; l'impostazione della Giunta regionale è invece, a mio avviso, troppo precario, non contiene innovazioni serie rispetto alla Bassanini; vi sono solo criteri generali insufficienti e troppo generalizzati rispetto a quello che dovrebbe invece essere il processo di decentramento democratico degli Enti locali.
Vi sono forti critiche degli amministratori locali nei confronti della Regione, per la lentezza e l'insensibilità verso i gravi problemi che ogni giorno i Comuni, le Province e le Comunità montane riscontrano.
In questo disegno di legge non sono recepiti i processi democratici che la Regione deve compiere in futuro, nell'esclusivo interesse socio economico e produttivo del Piemonte.
La Regione, che dovrebbe adempiere a compiti programmatori-legislativi così come prevede la Bassanini, è oggi invece in forte ritardo rispetto alle altre Regioni d'Italia. E' questo un fatto grave, che viene rimarcato anche in sede governativa.
Il disegno di legge n. 356, che prevede il riordino delle funzioni e dei compiti amministrativi della Regione e degli Enti locali, è visto ancora oggi con interesse dai cittadini piemontesi, spesso molto critici verso lo Stato e le istituzioni democratiche locali.
Credo interessante e doveroso non deluderli in questa materia, perch potrebbe acuire il rapporto non fiduciario tra istituzioni e gente comune.
Quest'azione politica e democratica di decentramento deve per avvenire, a mio avviso, in modo serio e trasparente, e non in modo burocratico e centralista, come invece sta procedendo la maggioranza di centrodestra che governa da tre anni il Piemonte.
Occorre perciò cambiare la filosofia regionale nel varo di questo decentramento amministrativo, innanzitutto privilegiando il ruolo legislativo e programmatorio dell'Ente Regione, eliminando le troppe procedure burocratiche che s'intravedono.
Vanno tenute in grande rilievo le risorse e il ruolo dei pubblici dipendenti regionali, salvaguardandone il ruolo, i benefici acquisiti in questi anni, che potrebbero invece essere vanificati o, comunque sia, non tenuti nella giusta considerazione.
Così pure, dal provvedimento legislativo sono messi in discussione gli stessi principi di sussidiarietà tanto enunciati e enfatizzati.
In tal senso, vorrei ricordare la peculiarità del Piemonte, che conta centinaia di piccolissimi Comuni, assolutamente incapaci di esercitare funzioni delegate, e quindi in estrema difficoltà istituzionale. Quasi sono ridicolizzati da questo progetto di legge.
Certo, è decisivo il ruolo delle Comunità montane, delle Province questo ruolo va però, a mio avviso, maggiormente rilevato e rimarcato in legge con più chiarezza e soprattutto con contenuti e finanziamenti adeguati.
Particolarmente importante la tematica che riguarda la sensibilizzazione verso l'associazione dei Comuni, per svolgere servizi di particolare interesse, come possono essere quelli socio-assistenziali ed altri.
Volevo rimarcare, senza però far perdere le peculiarità e le specificità di questi piccoli Comuni, che spesso temono, da questi processi, di perdere la loro funzione locale.
Credo però che le stesse associazioni sindacali e di categoria produttive - la Coldiretti, la Confcoltivatori ed altro - devono essere maggiormente coinvolti nel processo legislativo di questo provvedimento.
Chiedo, infine, maggiore sensibilità della Regione su questo tema istituzionale e di discuterne ancora prima di varare quest'importante legge, che secondo me è ancora troppo imprecisa e scadente rispetto i contenuti, soprattutto innovativi e di grande validità istituzionale, di cui il Piemonte ha bisogno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, mi sembra che stamattina si stia discutendo del disegno di legge n. 356. Dico "mi sembra" perché - non con sorpresa, poiché ormai siamo abituati a tutto - con una certa difficoltà ho cercato di seguire i ragionamenti proposti da alcuni colleghi sul progetto di legge n. 356. Con una certa difficoltà perché, al di là della lunghezza degli interventi e dei toni un po' universali - in questa discussione è entrato un po' di tutto - non sono ancora riuscito a cogliere anche qualche proposta.
Il disegno di legge giaceva in Commissione - se non sbaglio - dal giorno 3 ottobre 1997.
C'è stato un periodo che non chiamerò di blocco, ma di difficoltà da parte di tutti per seguire, per comprendere meglio la vicenda della Commissione Bicamerale, ma dal 3 ottobre 1997, non c'è mai stata, da parte delle minoranze preoccupate, una proposta alternativa, né un emendamento chiarificatore di questi pensieri universali, che da un'ora e mezza stanno interessando - perché interessanti sono - l'aula.
Personalmente, più volte in sede di Commissione ho chiesto di esplicitare, possibilmente per iscritto, sintetizzandoli, questi pensieri.
Non si può continuare a parlare di cose vaghe, a criticare quanto non è stato fatto e che sarebbe potuto essere, a dire che ci sono inefficienze che sono mancate le risposte, quando non si pongono neanche la domande.
Soprattutto, queste domande non vengono circoscritte a fatti e dati oggettivi, e a degli elementi oggettivi, che sono gli articoli del disegno di legge, dove vi sono termini, parole, funzioni, articoli precisi; e su queste parole, termini, articoli, ancora una volta, nonostante la ridondanza temporale di alcuni interventi, non siamo riusciti a capire nulla! Ancora oggi si insiste con una critica sterile, retorica, fumosa e molto vacua, ma non si è nemmeno arrivati, in aula, ad un punto di sintesi.
Essendo un componente dell'VIII Commissione, talvolta riesco ad interpretare meglio i segnali di fumo, i ragionamenti un po' troppo poco sull'oggetto. Spesso facciamo filosofia della tecnica legislativa, più che filosofia del provvedimento: discussioni lunghe, Commissioni più lunghe ancora, spesso ripetitive, nelle quali non si riesce mai a capire quando si inizia e quando si finisce; soprattutto non si riesce a capire, la volta dopo, come mai si riprende dall'inizio della volta prima. Sono abbastanza abituato e assuefatto a questo modo e a questo metodo di agire, ma altri colleghi che, poverini, non partecipano all'VIII Commissione, temo che abbiano delle difficoltà oggettive a comprendere il dibattito di oggi. Un dibattito sui massimi principi è un dibattito legittimo, sicuramente soddisfacente o autosoddisfacente - per chi lo fa - da un punto di vista intellettual-culturale, ma su un provvedimento non si può fare la filosofia della dottrina, occorre arrivare al nocciolo della questione. Temo che gli altri colleghi abbiano delle difficoltà di percezione su questo provvedimento, in quanto credo si trovino di fronte a dei ragionamenti tanto universali da rischiare di diventare oscuri e soprattutto incomprensibili.
Personalmente, in Commissione, più volte ho chiesto, come anche il collega Vindigni, Presidente della Commissione, visto che certe considerazioni sollevate da alcuni colleghi mi sembravano avere un fondamento serio e pregnante, che venissero formulate delle proposte alternative, ma non è mai successo. Lo credo, perché quando si fa la filosofia della dottrina, anziché il provvedimento, diventa difficile mettere in scritto qualcosa, perché è molto più facile dire che il provvedimento è vago, confuso, fumoso. Sicuramente si sarebbe potuto fare molto meglio; però ci si trova nell'impossibilità, proprio seguendo certi ragionamenti, poco pragmatici e poco riferiti all'oggetto, di formulare delle proposte alternative.
Ho sentito dire, per esempio, che manca la percezione che il progetto modifica la Regione: sono assolutamente percettivo da questo punto di vista, ne sono anche convinto.



(Intervento fuori microfono del Consigliere Riggio)



GHIGLIA Agostino

Presidente Deorsola, il Consigliere Riggio, che non è ancora intervenuto, in questo momento disturba il mio intervento e che ci auguriamo interverrà, mi potrà contraddire. Sicuramente porterà degli elementi innovativi a questa discussione, nel senso che farà finalmente delle proposte concrete, almeno per tutte le volte che non è stato presente in Commissione. Le proposte non sono state formalizzate negli emendamenti come più volte ha chiesto, Consigliere Riggio, il suo Presidente di Commissione, quindi se ci fosse una maggiore capacità di dialogo riusciremmo a capire di più anche noi.
Presidente, visto che ho sentito dire che in questa legge manca la democrazia, assicuri la democrazia nel dibattito! Io sono percettivo, credo che in questo provvedimento si percepisca la "rivoluzione" che questa legge-madre indica e predispone per quanto riguarda i compiti della Regione. Coloro che non percepiscono questo significa che mancano di sensibilità politica.
La sensibilità politica o c'è o non c'è. Chiunque legge questo provvedimento si può rendere conto, immediatamente, che si tratta di un provvedimento addirittura rivoluzionario.
Quindi non posso assolutamente condividere questo attacco fondato su affermazioni generiche, che però, consentitemi, sono le stesse di qualche mese fa e sono le stesse che ho ascoltato in Commissione, ma che non sono mai giunte ad un punto di sintesi.
Mi auguro che il punto di sintesi arrivi poi nel momento di discussione delle leggi di settore, perché in quell'occasione finalmente - forse riusciremo a capire se c'è un progetto politico ma, soprattutto, dei suggerimenti realmente alternativi sui provvedimenti. Altrimenti continuiamo a mancare tutti assieme della percezione del provvedimento perché non percepiamo le differenze che diciamo di voler proporre e non riusciamo a renderle oggettive e palesi.
Lascio stare il fatto che alcuni dicano che non viene neanche recepito il principio di sussidiarietà, perché quando un provvedimento neanche si legge, è difficile discuterlo.
Occorre, se la discussione deve essere seria, che ci sia almeno un minimo di conoscenza dell'argomento, perché l'argomento viene reso vacuo dal poco realismo e dalla poca oggettivazione delle differenze. Se ci sono oggi sarebbe il momento di farle emergere nero su bianco.
La dizione, di cui all'art. 3, comma 1: "La Regione esercita le funzioni di programmazione, di vigilanza, di indirizzo e di coordinamento" è così modificato: "La Regione esercita funzioni di programmazione vigilanza, indirizzo, coordinamento, vessazione, sostituzione...". Ma questa è una modifica. Il dire che questa dizione non va bene non è sufficiente. E' forse di respiro troppo ristretto? Siamo tutti disponibili a fare dei respiri e dei sospiri a pieni polmoni, ma dobbiamo sapere su cosa! Perché c'è anche un limite al discorso sterile e retorico di un provvedimento che è stato un anno in Commissione. Arriverei a dire che è un po' colpa di tutti se questo provvedimento oggi è una cosa brutta; ma non è colpa dell'Assessore Vaglio, della scarsa sensibilità della Giunta o della mancata percezione da parte dell'aula: è colpa di tutti, perché abbiamo avuto un anno per sminuzzarlo, fare l'esegesi degli aggettivi e delle virgole.
Quindi se il provvedimento oggi è brutto è nostra colpa.. Non è che sia stato un provvedimento di imperio di un'autorità sovraordinata che impone questo disegno. Sono state impiegate decine di ore di Commissione su questo argomento. Si tratta di un provvedimento che personalmente condivido nella sua semplicità, perché se c'è una cosa che non difetta a questo provvedimento è l'assoluta chiarezza, la letteralità delle argomentazioni e la puntualità delle differenze. Poi, come accade qualche volta, se si vuole leggere con occhi di parte un provvedimento - senza togliere nulla all'Assessore - più tecnico che politico, ma neanche dovuto, perché altre Regioni non hanno neanche assunto un provvedimento generale, ma si sono dedicate immediatamente alla legge di settore, a me questo sembra un di più che fa onore alla Giunta, perché fissa dei principi, onde evitare che nelle Commissioni che studieranno le leggi di settore ci siano delle distorsioni o comunque delle interpretazioni negative. Quindi, dal nostro punto di vista il provvedimento è assolutamente soddisfacente e crediamo meriti di essere approvato, come ribadiremo con la dichiarazione di voto.
Vorrei aggiungere un'ultima cosa. Proprio perché c'è una maggioranza disposta a recepire e proprio perché questi sono argomenti importanti l'invito che mi permetto di fare a tutti noi è quello di dare suggerimenti perché se tutti assieme vogliamo essere partecipi della rivoluzione delle deleghe, delle competenze e delle funzioni dei nostri Enti dobbiamo anche essere in grado di proporle senza avere un'ottica troppo legata alle contingenze politiche e alle nostre utilità di partito. Queste leggi servono per il futuro delle Regioni e degli Enti locali e non possono e non devono essere umiliate da ragionamenti di bottega elettorale o di prevalenza di certe aree su determinati Enti piuttosto che su altri, perch se è questa l'intenzione - ma sicuramente non lo è - noi faremmo non tanto una pessima legge, quanto un pessimo servizio ai piemontesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vindigni.



VINDIGNI Marcello

Il processo di globalizzazione, nel quale siamo ormai pienamente inseriti, impone ai Paesi di organizzarsi e di modernizzarsi per poter reggere sia la competizione in atto sul terreno internazionale, sia per garantire le condizioni di benessere che nel tempo sono state costruite soprattutto in Europa.
Pertanto, la modernizzazione del nostro Paese e, in particolare, la modernizzazione dell'apparato dello Stato, è una condizione essenziale e fondamentale, conseguente anche alle decisioni assunte con la partecipazione piena alla costruzione dell'Europa.
Ora, questo processo di modernizzazione a livello nazionale avrebbe dovuto trovare, nella riforma della Costituzione e nell'attività della Bicamerale, un passaggio alto. Per delle responsabilità politiche a tutti note questo percorso si è interrotto, per cui è opinione comune considerare la Bassanini come la carta più importante e in questo momento più utile per avviare questo processo.
L'attuazione della Bassanini impone alle Regioni un ruolo particolare.
Di questa occasione e di questa responsabilità la Regione Piemonte, la Giunta e il Consiglio hanno avuto una percezione crescente nel tempo, che solo negli ultimi mesi ha consentito di impegnarsi in maniera apprezzabile nell'attuazione della stessa legge. Secondo me, lo spartiacque di questo impegno del Consiglio regionale può essere costituito dall'intervento svolto in quest'aula a metà luglio dal Presidente della Giunta, quando si è deciso di impegnare in maniera specifica l'VIII Commissione - anche con una partecipazione sempre più qualificata della Commissione stessa, scelta allora come Commissione di riferimento per la Bassanini - sull'attuazione della Bassanini. Non a caso, contestualmente all'invito rivolto alla Commissione di accelerare l'esame del disegno di legge n. 356, è stato annunciato che alla stessa Commissione sarebbe stato affidato l'esame del disegno di legge attuativo del DL n. 112 che, per opinione generale, è considerato un po' il cuore della Bassanini.
Quindi, collega Ghiglia, nel richiamare i ritardi accumulati in Commissione - ammesso che di questo si tratti - varrebbe la pena ritornare un po' alla memoria e anche alle scelte politiche che qui sono state comunicate.
Questo impegno - di cui voglio dare atto, perché la Commissione in queste ultime settimane ha lavorato sodo nell'esame del disegno di legge anche se ci sono state delle smagliature relative al rapporto fra il lavoro svolto in Commissione e la Conferenza provvisoria Regione-Autonomie locali su cui è stato necessario fare delle precisazioni - ha consentito di presentare in aula il disegno di legge nella stesura approvata a maggioranza dalla Commissione. Però - e qui ha ragione il collega Miglietti noi tutti, e io per primo, ci aspettavamo una presentazione politica di questo disegno di legge, che in qualche modo rendesse atto al Consiglio del lavoro svolto, richiamando appunto la comunicazione chiesta a gran voce da tutto il Consiglio al Presidente della Giunta il 15 luglio scorso e riportando in quest'aula il risultato di questo lavoro. Aver organizzato i lavori senza introdurre la discussione con una relazione politica adeguata costituisce un abbassamento di tono che giustamente ci preoccupa. Quindi credo che anche la maggioranza dovrebbe ricostruire questa attenzione e rimettere a posto le cose, visto che l'Assessore non ha ritenuto opportuno introdurre, con una sua relazione politica, questo provvedimento.
Se le Regioni hanno un compito fondamentale nell'attuazione della Bassanini, questo compito lo si può esercitare sia con l'attività di concertazione con lo Stato, tramite la Conferenza Stato-Regioni - e questo mi pare sia avvenuto, anche se noi dobbiamo lamentare il ritardo nella predisposizione dei decreti presidenziali che dovrebbero trasferire alle Regioni mezzi e strumenti in attuazione dei decreti legislativi già approvati - sia con l'emanazione da parte della Regione delle leggi attuative della legge n. 59 e dei decreti legislativi collegati. Il governo regionale ha impiegato un po' di tempo per capire l'importanza della posta in gioco, ma, d'altra parte, di questo non ci dobbiamo meravigliare se si fa mente locale ai ritardi che sono stati accumulati per l'attuazione della legge n. 142. E' lì che sta il difetto: questo governo regionale, sin dal suo insediamento, ha fatto grande fatica a modificare la struttura regionale per adeguarla alla necessità di modernizzazione che il contesto nel quale viviamo ci imponeva.
Io, che ho seguito come Presidente dell'VIII Commissione la vicenda che peraltro ha la responsabilità specifica dell'attuazione della legge n.142 ho dovuto assistere, anche con una certa sofferenza, al continuo rinvio e alla ricerca continua di scuse ed appigli per non affrontare l'attuazione della legge n. 142 nella parte relativa al trasferimento di deleghe a Province e comuni, prima che venisse approvata la legge n. 59.
Quindi c'era un atteggiamento politico ben preciso che ha inciso pesantemente anche sull'attuazione della legge n. 59 e questo atteggiamento è cambiato solo negli ultimi tempi, intanto perché l'attuazione della legge n. 59 a livello nazionale ha portato le Regioni ad avviare questo processo per cui essere gli ultimi della classe in qualche modo ha fatto scattare una reazione positiva, ma anche perché in questo Consiglio le opposizioni sono state costanti e continue nel sollecitare la piena attuazione della legge n.59. Questo ritardo ha delle ragioni ben precise. Solo da pochi mesi ci si è resi conto dell'importanza della materia e della necessità di affrontarla unitariamente.
Il disegno di legge 356 è stata l'occasione di un confronto serrato che ha portato a dei risultati (anche se condizionati da un impianto generale che nella sua stesura iniziale appariva carente e anche confuso). C'è stato un lavoro, ma il testo che ci viene portato è parziale perché, a monte, il lavoro è stato reso difficile da una carenza e da una confusione nell'attuazione della legge n.59.
Voglio citare degli aspetti del testo iniziale del disegno di legge che confermano il giudizio che ho appena dato. Ci siamo dimenticati che il testo iniziale della legge n. 356 non faceva alcun riferimento al principio di adeguatezza, che è pure uno dei principi che caratterizzano la legge Bassanini e che nella nostra Regione è di particolare importanza e non poteva essere affrontato astrattamente? Il principio dell'adeguatezza presuppone una riforma sostanziale del sistema della rappresentanza nella nostra Regione, che è una Regione che, all'inizio dell'anno, aveva 1209 comuni, cioè un sesto dei comuni di tutta l'Italia, con una diffusione dei cosiddetti comuni polvere. Proprio questa sua particolare struttura, che deriva da ragioni storiche e culturali che non sto qui a richiamare rendeva difficile un'applicazione automatica della legge Bassanini nella nostra Regione. Questo aspetto era stato ignorato e cancellato; se oggi la legge n. 356 consente di affrontare questo problema, sono state date alcune indicazioni (che devono essere tutte arricchite e precisate) e sicuramente il dibattito in atto in Parlamento sulla modifica della legge n. 142 ci aiuta. Questo è stato il risultato di un confronto, anche serrato, ma non è stato il terreno di lavoro che ci ha offerto la Giunta.
L'altro aspetto sul quale voglio richiamare l'attenzione di quest'aula è la confusione che si è creata nel testo iniziale fra concertazione e legificazione. Una confusione che è stata eliminata tenendo fortemente distinti questi aspetti. La Giunta regionale, in quanto potere esecutivo ha tutto il diritto e il dovere di applicare il principio della concertazione nell'attuazione degli indirizzi generali che il potere legislativo ha dato; ha anche il diritto di preparare gli atti legislativi attraverso una fase di concertazione che coinvolge il sistema delle autonomie locali, ma nel momento in cui gli atti legislativi sono depositati in Consiglio è al Consiglio che compete l'approvazione degli stessi e quindi anche tutti i rapporti esterni connessi con l'esercizio di questa funzione. Eh no! Il testo iniziale della legge n. 356 su questo faceva confusione, perché la Conferenza Regione - autonomie locali vedeva presente sia il potere esecutivo che il potere legislativo, al quale veniva offerto qualche strapuntino.
Anche su questo abbiamo fatto chiarezza proprio grazie all'azione della Commissione e dell'opposizione.
Il terzo aspetto (che era assolutamente carente e tuttora resta tale) è costituito dalla questione di trasferimento di personale e strutture, che è stato lasciato nell'ombra cercando come alibi la mancata emanazione da parte del governo dei decreti presidenziali attuativi dei decreti legislativi. Questo aspetto non è accettabile. C'era appunto da attuare la legge n. 142, c'era da portare avanti quello che la legge n. 59 consente quindi le indicazioni sul trasferimento di personale e di strutture agli enti che esercitano questi poteri dovevano essere più precise di quanto non fosse avvenuto nel disegno iniziale.
Condivido molte delle cose che sono state dette dal collega Saitta in questa sede. Devo dire, come Presidente di Commissione, che su questi punti forse un confronto più stringente in Commissione sarebbe stato utile; per esempio, sul ragionamento che è stato introdotto rispetto alle agenzie condivido l'approccio che lui ha proposto di considerare la Bassanini come l'occasione per una riflessione complessiva sul modo di essere di questa Regione. Certamente nel corso dei lavori della Commissione sono stati dati degli spunti, però mi si consenta di dire che molti di questi spunti non sono stati raccolti e quindi la discussione e il confronto per molti aspetti non sono avvenuti come avrebbero dovuto.
Su alcuni settori sono stati fatti dei passi in avanti, in altri settori e su altre problematiche questi passi in avanti non ci sono stati.
Anche questo è un aspetto sul quale dobbiamo riflettere: perch l'attività emendativa e propositiva nel Consiglio e nelle forze del Consiglio è così fragile e così debole? Noi non dobbiamo dimenticare che siamo un'assemblea legislativa che qualifica la sua ragion d'essere proprio perché fa delle leggi che si possono anche contrapporre e che deve poi trovare nel suo interno i meccanismi di regolamentazione che consentono il confronto delle leggi. C'è troppa preoccupazione di mettere sempre il timbro, di caratterizzare con la propria presenza e con la propria attività la produzione legislativa, ma questo (mi si consenta di dirlo anche come Presidente di Commissione) rischia di bloccare l'attività legislativa.
Anche in questa occasione abbiamo avuto una prova certo non brillante del modo di essere di questa Regione. Però oggi la discussione è in aula.
Tocca alla Giunta, a questo punto, fare delle proposte, visto che non c'è stata la capacità di indirizzare la discussione, di rispondere alle sollecitazioni con migliori e più precise puntualizzazioni del testo di legge.
Ribadiamo spesso che l'aula è sovrana; non utilizziamo quest'occasione come momento di scontro e di ulteriore ritardo. La Giunta regionale risponda ai quesiti posti, agli indirizzi individuati, arricchendo il testo della legge, presentando degli emendamenti.
E' stato detto che l'attività emendativa è già in corso, che la Giunta regionale ha già presentato alcuni emendamenti; tentiamo di utilizzare in maniera positiva questo momento d'incontro.
Alcune questioni, ovviamente, non possono essere risolte in questa sede. Accenno, per esempio, a tutta la parte relativa alla delegificazione e a quella relativa alla riorganizzazione degli uffici.
Il principio della delegificazione, che pure era uno di quelli che avrebbe dovuto caratterizzare l'attuale Giunta, deve essere affermato con grande forza.
Probabilmente, dovremmo fare come in altre Regioni, dove alle leggi attuative si è accompagnata un'indicazione precisa di tutte le norme e le leggi da abrogare; la modernizzazione della nostra istituzione passa anche attraverso tali elementi, ma tutto ciò presuppone, caro Presidente Ghigo che non sei presente! - e cari Assessori, che quest'opportunità sia colta in modo complessivo da tutta la Giunta. Non ci dev'essere un Assessore che ritiene di sentirsi menomato nelle sue funzioni se non partecipa a questo lavoro corale; ma dev'esserci anche un Assessore responsabile della materia, che solleciti un'azione generale della Giunta in attuazione di questi principi.
La delegificazione e il trasferimento di personale in modificazione di strutture, che presuppongono un adeguamento generale della legge n. 51 al percorso che abbiamo intrapreso, sono passaggi necessari, successivi e coerenti. E' bene che di tali passaggi ci sia consapevolezza e conseguente assunzione di impegni. Mi pare questo il succo degli interventi di alcuni esponenti dell'opposizione: considerare questa legge come fondamentale per la nostra Regione, partecipando alla discussione della stessa con impegno di contributo, di intervento, di passione, di presenza straordinaria consapevoli che alla legge devono corrispondere le tappe successive indicate. In ciò, facendo assumere al Consiglio e alla Giunta regionale l'impegno che queste tappe ci saranno, in tempi e modi che devono essere definiti.
Concludo accennando all'esperienza fatta in sede di Commissione.
Esperienza positiva, poiché, pur partendo con forte ritardo, al di là dell'assegnazione del provvedimento avvenuta nel mese di ottobre, sulla materia in esame l'VIII Commissione ha sicuramente qualificato la propria attività, con impegno maggiore del Consiglio rispetto al passato, ma non vorrei che in aula, per ragioni di schermaglia politica, si tendesse a sottovalutarne il lavoro.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, la Presidente della I Commissione mi invita ad essere breve, vista la convocazione della stessa.
Con la legge Bassanini cittadini e amministratori sperano di poter ridurre la rigidità dell'apparato burocratico e spostare le decisioni a livello più ravvicinato al cittadino. Come tutti sappiamo, essere più vicini ai cittadini significa conoscerne meglio i bisogni e conseguentemente rappresentarne meglio le istanze.
Nel 1997, con l'approvazione delle leggi Bassanini, il Governo ha avviato una complessa opera di riforma della Pubblica amministrazione, con molteplici obiettivi: decentrare funzioni amministrative statali alle Regioni e agli Enti locali; riformare i Ministeri; semplificare gli adempimenti richiesti ai cittadini; introdurre criteri di efficienza e di efficacia nell'azione amministrativa.
Ci chiediamo tutti se sarà possibile vincere quella burocrazia tante volte arroccata su se stessa o se assisteremo a semplici spostamenti dei centri di potere, senza riuscire a rendere efficace il decentramento.
Per avere risposte precise dobbiamo iniziare il percorso. Non dobbiamo correre il rischio che la delegificazione, tanto promessa, si trasformi nell'approvazione di tanti regolamenti, tali da annullare ogni possibile beneficio. Il cittadino sarà sempre più esigente nella qualità dei servizi resi dalla Pubblica amministrazione, mentre vi sono incertezze sulle risorse diponibili per la riorganizzazione delle strutture.
Gli interrogativi sono molti. Quale sarà la sorte del personale, tra mancanze ed eccedenze? Il collega Saitta ci invitava ad essere precisi e realisti, al fine di meglio comprendere cosa capiterà in seguito alle nostre decisioni. Mi unisco all'invito del collega: dobbiamo dare efficacia alle leggi ed essere realisti.
I piccoli Comuni saranno in grado di ge-stire i nuovi compiti o sarà necessario favorire con incentivi sistemi di rete in grado di abbattere i costi unitari dei servizi? Questi interrogativi ed altre ancor più complesse problematiche sono stati approfonditi in VIII Commissione. A molti è già stata resa risposta; altri la troveranno lungo il percorso del decentramento.
Non voglio richiamare le aspettative che riponiamo nella legge n. 356.
E' chiaro che nessuno può essere contrario alla semplificazione, ai testi unici, ad eliminare le procedure inutili, al preciso rispetto delle scadenze. Colgo l'occasione per richiamare, ad esempio, il rispetto delle scadenze del BUR. Non so se i colleghi Consiglieri hanno notato che da un po' di tempo il Bollettino non viene puntualmente consegnato; mi riferisco al Bollettino del 7 ottobre, consegnato, sia a Torino sia ad Asti - cito i casi che conosco - il giorno 13. Comprendete benissimo cosa significa questo ritardo.
Il programma della Giunta-Ghigo era indirizzato a finalità di efficienza ed efficacia - lo ricordiamo tutti - è necessario continuare a lavorare, con ancora maggiore determinazione, affinché il vecchio proverbio "tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare" venga smentito.



PRESIDENTE

Con questo intervento possiamo considerare chiusa la mattinata dei nostri lavori. I lavori riprenderanno alle 14.30. Informo che in chiusura dei lavori del pomeriggio vi sarà la Conferenza dei Capigruppo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.45)



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