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Dettaglio seduta n.274 del 15/07/98 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellingeri, Botta, Cavallera Farassino, Goglio, Griffini, Riggio e Rosso.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 2, 10, 11, 17, 19 e 24 febbraio 1998 e 3, 4 e 10 marzo 1998 si intendono approvati.
Comunico inoltre che sono stati distribuiti ai Consiglieri, prima dell'inizio della seduta odierna, i processi verbali delle adunanze consiliari del 20, 23, 25, 26, 30 e 31 marzo 1998 e 6 aprile 1998, i quali verranno posti in votazione nel corso della prossima seduta.


Argomento: Delega di funzioni regionali agli enti locali

Dibattito in merito allo stato di attuazione delle leggi Bassanini Presentazione mozione d'ordine


PRESIDENTE

I nostri lavori prevedono oggi il dibattito sulle leggi Bassanini. E' già stata distribuita a tutti i Consiglieri la relazione del Presidente della Giunta regionale, perciò chiedo se il Presidente la vuole riassumere se la dà per conosciuta o se vuole intervenire ulteriormente.
Prego, Presidente Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Avrei alcuni elementi aggiuntivi, perché il testo che ho - come da impegno nella Conferenza dei Capigruppo - veicolato ai colleghi Consiglieri è in un certo senso una sintesi di alcune considerazioni che, se l'aula ritiene - ma io mi permetterei di farlo - voglio rendere più ampie, perci vorrei leggere una relazione che ho su questo specifico tema, che poi dar chiaramente in copia al Presidente del Consiglio.
Questa relazione di apertura al dibattito in aula vuole approfondire e riprendere una serie di considerazioni già ampiamente svolte e sottolineate nelle più svariate sedi (Commissioni e quant'altro).
Forse a causa del diffuso scetticismo che per lungo tempo ha accompagnato i tentativi di revisione della Costituzione vigente, la formula delle proposte di riforma dell'ordinamento delle autonomie territoriali ha seguito una duplice via.
La prima è stata la via maestra della revisione costituzionale, ossia il progetto di legge costituzionale per la revisione della parte seconda della Costituzione formulato dalla Commissione Bicamerale per le Riforme costituzionali.
La seconda è quella della legislazione ordinaria, che ha portato all'approvazione di un'ampia legge delega contenente i principi di riforma delle autonomie "a costituzione invariata", segnatamente la legge 15 marzo 1997, n. 59 (più nota come decreti Bassanini).
Ebbene, il tema di questo mio intervento è proprio la disciplina dettata dalla legge n. 59 in tema di redistribuzione delle funzioni fra Stato, Regioni e Autonomie locali.
Occorre allora prioritariamente rilevare come chi si accinge a dare attuazione alla legge delega per il conferimento di nuove funzioni e si chieda, in particolare, come i nuovi compiti amministrativi debbano andare ridistribuiti, non possa non considerare preliminarmente la rilevante novità di prospettiva che la legge presenta rispetto ad altre precedenti misure di devoluzione di competenze amministrative dal centro alla periferia previste in passato; a ciò si aggiunge l'esigenza di inquadrare la legge n. 59 anche nella sua lettura in chiave federalista, e in questo senso occorreva trovare riscontro nell'esito dei lavori della Bicamerale per poter avviare il ripensamento in termini complessivi, partendo dall'imprescindibile necessità di ricondurre a logiche unitarie o almeno coerenti quanto necessita che avvenga su tutti i piani.
Il fallimento del tentativo di riforma della Costituzione da parte della Commissione Bicamerale rende oggi il processo di riforma avviato dalla legge n. 59 l'unico strumento a disposizione del legislatore per la realizzazione di un modello organizzativo del nostro Stato in grado di rispondere sia alle rivendicazioni di maggiore autonomia avanzata soprattutto dalla popolazione delle Regioni del Nord Italia sia alle esigenze di modernizzazione della pubblica amministrazione, di cittadini e imprese, che ormai il nostro paese non può tardare a soddisfare se intende rimanere in Europa.
Senza un preciso e completo quadro di riferimento che possa assicurare al processo un approccio globale, dovendo scontare le incertezze e le inadempienze dimostrate nella legislazione di attuazione della legge n.
142/90, le Regioni hanno perso per ora l'occasione di poter richiedere con maggiore forza le riforme in direzione di un federalismo cooperativo. Se esse avessero dato un'attuazione più completa alla legislazione rivolta a costruire un nuovo sistema integrato tra Regioni ed Enti locali ed avessero già dimostrato, in questo modo, di saper realizzare le riforme anche al proprio interno, il rapporto con le autonomie locali non sarebbe giunto a quel livello di conflittualità che, a volte, diventa paralizzante per l'intero sistema.
Ma, nonostante tutto, crediamo che le Regioni possano ancora mantenere una posizione di centralità ben diversa dal centralismo, nel futuro assetto istituzionale, in cui è sperabile possano realizzarsi dei modelli stabili di cooperazione e di "leale collaborazione" sia fra Stato e Regioni sia fra Regioni ed autonomie locali, per raggiungere l'obiettivo di un rafforzamento complessivo delle istituzioni.
In un siffatto quadro resta evidente come la posizione delle Regioni nel nuovo scenario della legge n. 59 potrà essere nello stesso tempo più forte e più debole rispetto allo scenario del 1990, al momento dell'entrata in vigore della legge n. 142.
La Corte Costituzionale, a seguito del ricorso della Regione Toscana ribadì allora come nella legge di riforma fosse presente l'esigenza di armonizzare i rapporti nell'ambito del sistema delle autonomie, in modo tale che venissero meno gli elementi di separatezza che avevano caratterizzato precedentemente sia il sistema regionale sia quello locale al punto da apparire due sistemi differenti. Sui nuovi ruoli da ricoprire in una situazione istituzionale riformata, il giudice costituzionale aveva identificato nella posizione della Regione una centralità funzionale al potenziamento del governo locale, a cui si riconosceva una più ampia autonomia, ma in un'ottica in cui doveva essere assicurato anche un rapporto più stretto con la Regione che era soggetto coordinatore di tutto il nuovo modello istituzionale. Pertanto per la Corte Costituzionale l'obiettivo del legislatore di riforma era di costruire un modello organizzativo così complesso da richiedere un coordinamento ancora maggiore da parte della Regione ed una più stretta integrazione delle funzioni regionali e locali, per raggiungere lo scopo di un rafforzamento complessivo del sistema delle autonomie. In tale contesto gli elementi di forte innovazione istituzionale potevano trovare una loro attuazione se fossero stati messi in moto dalla Regione, che diventava "il centro propulsore e di coordinamento del sistema delle autonomie locali".
Conseguentemente spettava alle Regioni il compito di permettere che il governo locale potesse svolgere nuove funzioni nelle materie individuate dal legislatore di riforma.
Il tentativo vano di risolvere costituzionalmente il problema della riforma del nostro sistema istituzionale, i nodi non ancora sciolti circa la capacità di raggiungere attraverso il riordino amministrativo una situazione di equilibrio istituzionale, fanno sì che si configuri quanto mai riduttivo il considerare la legge n. 59/97 come una semplice legge di devoluzione di competenze amministrative dal centro alla periferia, dallo Stato alle Regioni e agli Enti locali.
Pur nella complessità del contesto e nella consapevolezza di dover comportare da sola un sostanziale cambiamento degli attuali assetti istituzionali-amministrativi, la legge si pone in realtà, finalità sempre più ampie ed ambiziose, rispondendo all'intenzione del legislatore di creare un'amministrazione in primo luogo il più possibile vicina ai cittadini e alla società dando più piena attuazione al principio di cui all'art. 5 della Costituzione in secondo luogo funzionalmente ordinata agli obiettivi e agli scopi che la Costituzione e le leggi le assegnano, conformemente ai principi di buon andamento e di imparzialità di cui all'art. 97 della Costituzione in terzo luogo effettivamente responsabile dell'adempimento di questi obiettivi secondo il generale principio di responsabilità affermato dall'art. 28 della Costituzione. Ciò che ne deriva è innanzitutto una profonda ridefinizione del ruolo e delle funzioni dello Stato, delle Regioni e degli Enti locali, che non può tuttavia non tener conto, più che mai per il territorio piemontese, di come all'interno del processo di unificazione dell'Unione Europea accresca l'interesse per il ruolo del regionalismo; la ripartizione delle responsabilità e la cooperazione sotto forma di partenariati tra i diversi livelli politici sono infatti all'ordine del giorno poiché anche in Europa la sussidiarietà costituisce il principio di base che definisce il ruolo di ognuno.
Com'è noto la Dichiarazione sul regionalismo, documento approvato dall'Assemblea delle Regioni d'Europa, costituisce un filo conduttore per le Regioni in via di espansione e un rafforzamento delle loro competenze.
La Dichiarazione promuove la cooperazione interregionale europea a tutti i livelli, nonché invita gli Stati europei a sviluppare quanto più possibile il trasferimento delle competenze a favore delle Regioni così come quello dei mezzi finanziari, in un'ottica di regionalizzazione degli Stati attualmente centralizzati, e al fine di favorire lo sviluppo di un'identità regionale basata sulla cooperazione transfrontaliera che garantisca stabilità politica e sociale.
Tutto ciò permette di sottolineare sul piano operativo il particolare rilievo che l'attuazione della legge n. 59 come legge di riordino, e non come legge di mera redistribuzione, riveste e l'esigenza che nell'attuazione di questa, in sede di leggi regionali si adotti un particolare taglio per dar luogo a provvedimenti normativi che il più organicamente possibile ridisegnino l'assetto complessivo dell'amministrazione.
Ebbene i principi che la legge n. 59 detta contribuiscono, nella triplice finalità di rinnovamento, a cui si è già accennato, a fare del conferimento dei compiti e funzioni qualcosa senz'altro di più incisivo di un'operazione di mero decentramento.
In particolare tre sono i principi ai quali si ispira il legislatore nazionale per rispondere alle sopra citate esigenze di rinnovamento dell'amministrazione: il principio di sussidiarietà il principio di funzionalità il principio di responsabilità.
L'applicazione del principio di sussidiarietà, secondo il quale la responsabilità pubblica deve di norma essere attribuita all'autorità più vicina ai cittadini, come regola di distribuzione delle funzioni fra i diversi livelli di governo necessariamente porterà alla costituzione di un nuovo sistema amministrativo che, partendo dal basso verso l'alto, veda distribuite le funzioni in modo che dalle comunità di base a quelle di più ampia dimensione, ciascuna disponga di tutte le funzioni esercitabili e localizzabili nel proprio ambito, riservando alle istituzioni di livello superiore solo quelle non esercitabili a un livello inferiore.
In tale ottica la legge stabilisce che la generalità delle funzioni amministrative riconosciute al sistema regionale locale sia attribuita ai Comuni, alle Province, alle Comunità montane secondo le rispettive dimensioni territoriali, associative e organizzative, riservando alle Regioni le funzioni in tal modo non assegnate e le funzioni di programmazione (secondo quello che la legge chiama il principio di completezza).
In tal modo la legge Bassanini costruisce una scala di distribuzione delle funzioni amministrative che rovescia il criterio di riparto fin qui vigente nei rapporti tra Stato, Regioni e gli Enti locali, stabilendo che sul piano amministrativo, la generalità delle funzioni è delle Regioni e degli Enti locali, tranne ciò che è espressamente riservato allo Stato e che per generalità delle funzioni spettanti al sistema regionale-locale tutte le funzioni spettano agli Enti locali secondo le rispettive dimensioni tranne ciò che è riservato alle Regioni.
Peraltro la ricerca di efficienza, sottesa alla piena applicazione del principio di sussidiarietà, richiede innovazioni amministrative non di poco conto: pur diventando destinatarie del conferimento di funzioni tutte le Autonomie locali, la legge prescrive però per le più piccole la necessaria ricerca di ambiti territoriali e funzionali adeguati all'esercizio delle funzioni conferite ed evidenzia perciò il "principio di differenziazione nell'allocazione delle funzioni in considerazione delle diverse caratteristiche, anche associative, demografiche, territoriali e strutturali degli enti riceventi", a garanzia della funzionalità della riorganizzazione amministrativa.
Funzioni dunque collocate il più possibile vicine ai cittadini ed esercitate con dimensioni adeguate, ma tali da consentire il raggiungimento dei risultati voluti e da impegnare quindi la responsabilità di chi ne sia titolare verso la collettività. La legge n. 59, a riguardo, prevede che il conferimento debba avvenire in modo da realizzare quello che essa chiama il principio di unicità e responsabilità dell'amministrazione, consistente nell'attribuzione ad un unico soggetto delle funzioni e dei compiti connessi, strumentali e complementari, in modo che si possa identificare in capo ad un unico soggetto, anche associativo, la responsabilità di ciascun servizio o attività amministrativa.
La Regione Piemonte, nel dare attuazione alla legge n. 59/97 non poteva che ribadire con forza la convinzione che i principi di sussidiarietà responsabilità ed efficienza debbano necessariamente essere le fondamenta sulle quali costruire il nuovo assetto organizzativo ed amministrativo della Regione.
Essi costituiscono infatti i necessari presupposti per l'organizzazione dello Stato secondo un modello federalista, che le forze politiche che governano il Piemonte hanno posto al centro del loro manifesto politico e che, a Costituzione invariata, rappresentano, attraverso il processo di decentramento amministrativo, l'unico strumento a disposizione per la realizzazione di una più ampia autonomia.
Per questo il Governo della Regione Piemonte nella predisposizione lo scorso settembre del disegno di legge n. 356 "Riordino delle funzioni e dei compiti della Regione e degli Enti locali", che è stato concepito con il preciso obiettivo di governare e coordinare l'intero processo di delega, ha voluto sottolineare che il conferimento agli Enti locali delle funzioni e dei compiti che non richiedono l'unitario esercizio a livello regionale deve avvenire in primo luogo nel rispetto del principio di sussidiarietà con l'attribuzione della generalità dei compiti e delle funzioni amministrative ai Comuni, alle Comunità montane, alle Province e ad altri Enti locali, tenendo conto delle rispettive dimensioni territoriali associative ed organizzative.
Come conseguenza i 1.209 (e dall'1 settembre 1.207) Comuni del Piemonte diventano i soggetti privilegiati del conferimento, destinati ad esercitare tutte le funzioni ed i compiti amministrativi che corrispondono ad interessi localizzabili sul loro territorio.
Tale principio, e gli altri citati, in realtà erano già stati riconosciuti dalla legge n. 142/90, alla quale, però, la nostra Regione non aveva dato attuazione nella passata legislatura.
Il disegno di legge n. 356 presentato dalla Giunta regionale stabilisce inoltre che le funzioni e i compiti amministrativi rispondenti ad interessi sovracomunali vengano conferiti a Comunità montane e Province, così come quelli che i Comuni non siano in grado di esercitare direttamente o in forma associata.
Tuttavia, l'individuazione astratta di principi e criteri da parte del legislatore regionale non può essere considerata l'unica strada da seguire per la costruzione di una seria riforma che coinvolge il sistema delle autonomie locali in modo che si potrebbe definire addirittura "dirompente".
Per questo la Giunta regionale ha inteso dare ampio spazio a due particolari ulteriori aspetti. Il primo consiste nell'incentivare la gestione associata di funzioni e servizi, in quanto il legislatore di riforma ha affrontato sicuramente il problema della inadeguatezza dimensionale dei Comuni con scarsa incisività. Già le forme associative e di cooperazione previste dalla legge n. 142/90 hanno dimostrato una portata limitata e non sono state in grado di determinare una svolta nell'assetto istituzionale del livello di Governo comunale; anche la legge n. 59 non contiene nuove soluzioni.
Con l'approvazione dello specifico disegno di legge, di previsione degli incentivi finanziari anche rispetto alla ipotesi di unione di Comuni la Giunta regionale ha inteso invertire la precedente situazione e far cambiare il ruolo delle Regioni da soggetto passivo a soggetto in grado di esercitare una propria capacità di intervento nell'assetto territoriale infraregionale, ai fini di promuovere lo sviluppo locale.
Il secondo aspetto di particolare rilevanza è costituito dall'ampio spazio previsto per la concertazione con gli enti locali, al fine di individuare con tutti i soggetti protagonisti del cambiamento, percorsi e contenuti.
Ampio spazio alla concertazione viene peraltro riconosciuto proprio dal disegno di legge n. 356, che prevede l'istituzione di una Conferenza permanente Regione-Autonomie Locali, quale luogo per la concertazione tra Regione ed Enti locali in merito a tutte le problematiche che coinvolgano il sistema delle Autonomie locali della nostra Regione, prime fra tutte quelle connesse all'applicazione delle leggi Bassanini.
La Conferenza, strumento di razionalizzazione e coordinamento del rapporto di collaborazione tra Regione, Comuni, Province, Comunità montane ed altri Enti locali, è organo consultivo e di cooperazione fra la Regione e le Autonomie locali, incaricata di esprimere pareri obbligatori e formulare proposte sui disegni e sulle proposte di legge, nonché sugli atti amministrativi a carattere generale che incidano in modo strutturale sul sistema delle autonomie locali.
In realtà, in un primo momento l'organismo di rappresentanza delle Autonomie locali era strutturato nella forma di un Comitato d'Intesa composto da un numero di rappresentati decisamente inferiore rispetto a quanto previsto invece per la Conferenza permanente: il cambiamento di rotta è avvenuto, però, proprio a seguito del confronto con gli Enti locali, che ha portato il Governo regionale a prevedere la creazione di un organismo di rappresentanza molto più ampio, quasi una Camera delle Autonomie, rispondente alla realtà territoriale ed amministrativa del Piemonte in modo più puntuale.
La Conferenza permanente, secondo gli ultimi emendamenti presentati dalla Giunta Regionale, risulta dunque composta dai seguenti membri: a) il Presidente della Giunta Regionale, che la presiede b) l'Assessore alle Autonomie locali, in qualità di Vicepresidente c) l'Assessore regionale competente per materia d) il Presidente del Consiglio regionale e) il Presidente della Commissione Consiliare competente per la materia posta all'ordine del giorno f) il Consigliere regionale primo firmatario della proposta di legge in discussione g) i Presidenti delle Province del Piemonte h) i Sindaci delle città capoluogo di provincia, di cui uno in rappresentanza dei Comuni con popolazione inferiore ai 3.000 abitanti e uno in rappresentanza dei Comuni con popolazione superiore ai 3.000 abitanti i) otto Presidenti delle Comunità montane indicati dalla Conferenza Annuale dei Presidenti di Comunità montane j) due Sindaci per ogni Provincia, di cui uno in rappresentanza dei Comuni con popolazione inferiore ai 3.000 abitanti e uno in rappresentanza dei Comuni con popolazione superiore ai 3.000 abitanti k) i Presidenti delle Camere di Commercio del Piemonte.
Convinto dell'importanza strategica della concertazione ai fini della costruzione efficace del processo di delega, il Governo del Piemonte ritiene inoltre che essa debba necessariamente essere estesa a tutti i soggetti coinvolti dallo stesso: per questo motivo il ddl prevede che la Conferenza Permanente Regione-Autonomie Locali si articoli in Comitati per materia ai quali partecipano anche esperti esterni e rappresentanti delle Associazioni o di organismi di categoria, in particolare le Organizzazioni Sindacali.
Il Governo regionale ritiene inoltre che la concertazione con gli Enti locali sia certamente un momento fondamentale nella fase preparatoria dei provvedimenti legislativi applicativi della legge Bassanini, ma debba essere utilizzata anche nei momenti successivi, al fine di rendere più agevole e veloce la fase attuativa.
Per questa ragione, il confronto con le rappresentanze degli Enti locali e l'esecutivo della Regione è proseguito in questo periodo di discussione del provvedimento legislativo presso la competente Commissione Consiliare, portando per altro a numerose modifiche dello stesso rispondenti a istanze e esigenze sollevate dai soggetti coinvolti nella concertazione. Le modifiche hanno riguardato infatti non solo il titolo II del ddl, Conferenza permanente Regione-Autonomie locali, ma anche il titolo III, Modalità del conferimento, che detta norme di estrema importanza relative al trasferimento delle risorse umane, strumentali e finanziarie che sono state approfondite con tutti i soggetti interessati.
A fronte di quanto fino a qui esposto, si potrebbe dunque pensare che il processo di riforma avviato dalle leggi Bassanini sia perfetto, che la legge n. 59/97 sia formalmente e sostanzialmente ineccepibile e che dunque il federalismo amministrativo sia già nella realtà dei fatti.
In realtà le cose non stanno esattamente in questi termini e non solo a causa dell'inadempienza della nostra Regione, come qualcuno pretestuosamente sostiene.
La legge n. 59 è una legge di delega che rimanda a successivi decreti legislativi l'individuazione delle funzioni e dei compiti trasferiti alle Regioni e agli altri Enti locali. Il Governo, in forza di tale delega, sino ad oggi ha emanato una serie di decreti, i quali rimandano ad ulteriori provvedimenti (Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri) l'individuazione degli strumenti necessari alle Regioni e agli Enti locali per poter esercitare compiutamente le deleghe.
Gli stessi decreti, non da ultimo il DL 31 marzo 1998, n. 112, spesso recuperano allo Stato competenze inizialmente sottratte alla competenza del centro e spostate alla periferia.
Questo ha fatto sì che la quasi totalità delle Regioni, pur di non risultare inadempiente rispetto alle scadenze previste dai decreti legislativi, abbia adottato provvedimenti di legge che si limitano a rimandare all'emanazione dei DPCM la puntuale individuazione delle funzioni e dei compiti conferiti agli Enti locali, impegnandosi ancora la scorsa settimana in sede di Conferenza Permanente dei Presidenti delle Regioni, a legiferare per definire localmente l'ulteriore passaggio di funzioni e strumenti agli Enti locali, e sollecitando contestualmente il Governo a rispettare le scadenze imposte dalla legge n. 59 e già prorogate con il decreto legislativo n. 112/98.
La Giunta della Regione Piemonte, come avrà modo di illustrare più nel dettaglio l'Assessore alle Autonomie locali, Roberto Vaglio, dopo aver delineato attraverso il disegno di legge n. 356 le linee guida cui ispirare l'intero processo di decentramento piemontese, ha predisposto e sta predisponendo via via i disegni di legge regionale applicativi dei decreti legislativi, confrontandosi con gli Enti locali e con le altre Regioni d'Italia.
Ad un anno di distanza dall'entrata in vigore della legge 15 marzo 1997, n. 50 "Delega per il conferimento di funzioni alle Regioni e agli Enti locali e per la riforma della pubblica amministrazione" l'approfondimento odierno rappresenta per il Consiglio regionale l'occasione per fare il punto della situazione e per definire i criteri fondamentali ai quali il processo di decentramento amministrativo, ancora in fase di prima attuazione, deve ispirarsi nella sua realizzazione nella nostra Regione.
Mi preme richiamare questo ultimo passaggio, mi auguro e spero che il dibattito di oggi possa dare ulteriori elementi di chiarimento in questo percorso, che amo chiamare costituente, da parte delle Regioni, in modo che la Regione Piemonte possa, ancora una volta, con l'aiuto di tutti esprimere processi legislativi nell'interesse della collettività. Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MINERVINI



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vaglio.



VAGLIO Roberto, Assessore agli Enti locali

Grazie. Colleghi, prima di iniziare la mia relazione vi pregherei di modificare un piccolo refuso che ci è occorso a pag. 7 dell'intervento del Presidente, precisamente al punto h) della Conferenza permanente, si deve intendere i Sindaci delle Città capoluogo di Provincia.
Mentre il proseguo, di cui uno in rappresentanza dei Comuni con popolazione inferiore a 3000 abitanti e uno in rappresentanza dei Comuni con popolazione superiore a 3000, è riferito al punto j). Quindi, due Sindaci per ogni Provincia, di cui uno in rappresentanza dei Comuni con popolazione inferiore ai 3000 abitanti ed uno in rappresentanza dei Comuni con popolazione superiore a 3000 abitanti. Di questo refuso vi chiedo scusa, ma sono questioni che purtroppo accadono.
Come ha annunciato il Presidente, vi voglio aggiornare sullo stato di attuazione della legge Bassanini, come d'altra parte è già stato molto puntualmente fatto nel Convegno dei colleghi Democratici di Sinistra di lunedì scorso.
Nella sua relazione, il Presidente Ghigo ha illustrato il percorso che la Giunta ha seguito per attuare il processo di decentramento amministrativo, le linee guida ed i principi ispiratori del disegno di legge-quadro approvato dalla Giunta regionale nel settembre 1997 ed assegnato, nello stesso mese, alla Commissione consiliare competente.
In particolare, mi preme richiamare la vostra attenzione sulle implicazioni che, nella realtà dei fatti, l'impostazione del procedimento riversa sul sistema delle Autonomie locali del Piemonte.
Infatti, il Presidente ha sottolineato la centralità che i principi di sussidiarietà e di funzionalità rivestono nella costruzione del processo di delega: si tratta di due principi di fondamentale importanza, la cui applicazione nella nostra Regione non può prescindere da alcune importanti valutazioni di carattere generale, relative alle peculiarità territoriali e amministrative del Piemonte.
Gli attuali 1209 Comuni, le 46 Comunità montane, le 8 Province, ma soprattutto la ridotta classe demografica della maggior parte di essi (il 52% dei Comuni ha popolazione inferiore ai 1000 abitanti), sono elementi che dimostrano l'estrema specificità della situazione amministrativa piemontese, difficilmente confrontabile con quella delle altre Regioni d'Italia, in termini di organizzazione e di efficienza, elementi che quindi, richiedono la previsione di peculiari strumenti ed interventi del legislatore regionale. Nella nostra fattispecie, cioè, è praticamente impossibile andare a "copiare" provvedimenti legislativi di qualche altra Regione: siamo costretti all'originalità. Sarebbe fortemente riduttivo ed inopportuno pensare di poter applicare modelli di decentramento mutuati da altre Regioni; pertanto occorre considerare la riforma, sia nel suo complesso che nella sua realizzazione puntuale e settoriale, con prospettive e strumenti di osservazione differenti.
I concetti cardine del disegno di legge n. 356 sono la sussidiarietà ed il riconoscimento del Comune quale soggetto istituzionale a competenza generale e, quindi, destinatario privilegiato del conferimento conseguentemente, il conferimento agli enti sovracomunali deve essere limitato alle sole funzioni ed ai compiti amministrativi che il Comune non è in grado di svolgere, ovvero che per la dimensione dell'interesse richiedano un'allocazione a livelli istituzionali superiori. Alla Regione saranno mantenute le sole funzioni amministrative che richiedano l'unitario esercizio a livello regionale oltre alle funzioni di coordinamento programmazione e controllo che le sono proprie.
Per assicurare funzionalità ed efficienza, è fondamentale che la nostra Regione accompagni sussidiarietà a differenziazione nell'allocazione delle funzioni e dei compiti per rispondere alla necessità di creare un modello che garantisca il rispetto delle diverse caratteristiche demografiche territoriali e strutturali, associative degli enti riceventi, come recita all'art. 2 il disegno di legge n. 356.
Tali considerazioni impegnarono la Giunta regionale ad elaborare un modello di ridistribuzione delle funzioni che, partendo dalla concertazione con gli Enti locali, risultasse il più possibile rispondente alle peculiarità del Piemonte, anche attraverso l'identificazione di soluzioni via via differenti in relazione all'oggetto del conferimento.
Per questo, a partire dal giugno del 1997, hanno avuto luogo numerosi incontri con le rappresentanze degli Enti locali - UPP, ANCI, UNCEM, Lega delle Autonomie locali, Associazioni spontanee dei piccoli Comuni - ad un tavolo di concertazione informale e provvisorio, il Comitato d'Intesa Regione Enti locali, voluto dalla Giunta regionale per definire e concordare con le Autonomie locali i contenuti e i tempi della riforma. La Giunta, in attesa che il ddl 356 diventi legge con la conseguente costituzione della Conferenza permanente Regione - Autonomie Locali, ha intenzione di ufficializzare questo tavolo con proprio atto formale prevedendo che vi partecipino le Camere di Commercio e, quando l'occasione lo richiede, le rappresentanze delle forze economiche e delle organizzazioni professionali e sindacali.
Portare avanti il dialogo con il sistema delle Autonomie locali non è stato semplice, sia per la complessità dei temi da affrontare sia per la congenita diffidenza degli Enti locali nei confronti della Regione, da sempre accusata di tentazioni neocentraliste.
Tuttavia, gli sforzi non sono stati improduttivi: grazie al confronto con gli Enti locali, la Giunta ha modificato i contenuti originari del ddl 356, giungendo all'elaborazione di un testo ampiamente condiviso nel suo impianto generale.
Una particolare specificità del ddl nella sua nuova veste consiste nella istituzione della Conferenza Permanente Regione-Autonomie locali organo consultivo e di cooperazione tra la Regione e gli Enti, nel cui interno è prevista una cospicua partecipazione del Consiglio regionale che però non ha facoltà di incidere nell'espressione del parere da parte della Conferenza. Cioè i Consiglieri regionali, in qualsiasi veste, presenti nella Conferenza Regione - Autonomie locali hanno la possibilità di esprimersi e di ragionale con gli esponenti delle autonomie locali, ma quando la Conferenza deve esprimere il parere, il parere lo esprimono unicamente i rappresentanti delle autonomie locali in quanto sono inibiti al voto i Consiglieri regionali a qualsiasi titolo presenti.
E' inoltre di grande interesse il coinvolgimento delle Organizzazioni Sindacali dei lavoratori regionali con le quali, a seguito della firma di un protocollo d'Intesa, è stato concordato il percorso da seguire per il trasferimento delle risorse umane.
Gli Enti locali, attraverso il Comitato d'Intesa, hanno dunque partecipato alla fase preparatoria dei disegni di legge approvati dalla Giunta regionale in applicazione dei decreti legislativi applicativi della legge n. 59/97; i disegni di legge della Giunta sono stati presentati tutti in anticipo sui sei mesi di tempo previsti dalla legge Bassanini per l'emanazione da parte delle Regioni dei provvedimenti di attuazione ormai da diversi mesi oggetto di approfondita discussione in Consiglio.
In particolare, la Giunta del Piemonte ha approvato i disegni di legge riportati nella scheda allegata, a cui rinvio i Consiglieri per un riscontro puntuale.
Sono otto provvedimenti ed il nono è in preparazione ed affrontano le materie relative a: incentivi per la gestione associata di funzioni comunali riordino delle funzioni della Regione e degli Enti locali riordino delle funzioni per economia montana e foreste riordino delle funzioni per agricoltura, alimentazione, sviluppo rurale caccia e pesca riordino delle funzioni per riordino delle funzioni per mercato del lavoro riordino delle funzioni per trasporto pubblico locale riordino della rete distributiva dei carburanti e apertura degli impianti.
Attualmente, nonostante tutto il lavoro svolto - che trovate riassunto nel prospetto che vi è stato distribuito - la nostra Regione risulta tuttavia inadempiente rispetto all'attuazione del DL n. 143/97, vale a dire per il Conferimento delle funzioni amministrative in materia di agricoltura, alimentazione, sviluppo rurale, caccia e pesca, economia montana e foreste, inadempienza che ha indotto il Governo a ricorrere all'esercizio dei poteri sostitutivi, con la conseguente emanazione del decreto legislativo 60/98.
Tale situazione si è verificata per due ordini di ragioni: in primo luogo per la complessità della discussione nelle Commissioni consiliari competenti sui disegni di legge 356, 372 e 373 - 392 in secondo luogo per scelta della Giunta stessa, la quale, anzich seguire la via di altre regioni ed adottare provvedimenti legislativi "di rimando" a leggi successive, ha preferito non insistere per il rispetto dei termini in attesa, seppure con scarse speranze, che il Governo meglio chiarisse la portata dei conferimenti previsti dal DL n. 143/97. Allo stato attuale infatti il citato provvedimento governativo non ha specificamente attribuito alle Regioni nuove funzioni amministrative, ribadendo solamente che le funzioni gestionali, ancora impropriamente esercitate dal più volte rinominato Ministero dell'agricoltura, competono alle Regioni, senza per altro nulla dire in relazione all'individuazione dei beni e delle risorse finanziarie, umane, strumentali ed organizzative da trasferire e che dovranno essere oggetto di un futuro D.P.C.M. da emanarsi entro il 31 dicembre 1997 ma a tutt'oggi non ancora emanato.
Questo mi porta ad evidenziare, Colleghi Consiglieri, una delle carenze maggiori, a livello nazionale, del processo di delega in atto, che inevitabilmente si ripercuote con negative conseguenze anche sull'azione regionale: l'assoluta mancanza, a tutt'oggi, di indicazioni precise e specifici trasferimenti di risorse finanziarie, di personale, strumentali ed organizzative che dallo Stato dovrebbero passare alle Regioni ed alle Autonomie locali a supporto delle funzioni conferite.
In loro assenza, inevitabilmente, anche l'azione regionale rischia di diventare una mera enunciazione di principio, teorica ripartizione di compiti non sostanziata da concretezza.
D'altronde tutti ci chiediamo dove lo Stato reperirà le risorse necessarie per l'attuazione del processo di delega.
Un recente studio del Consorzio Sudgest, apparso su Sole 24 Ore del 25 giugno scorso, prevede una spesa aggiuntiva a quella esistente di circa 35.000 miliardi, come "costo" del federalismo a Costituzione invariata e senza il connesso federalismo fiscale. E' vero che lo studio, presentato al CNEL, è stato contestato dal Ministro Bassanini, ma riteniamo che sia comunque presumibile un consistente aumento di spesa per sostenere l'attuazione della nuova riorganizzazione amministrativa nazionale.
Tornando all'illustrazione di quanto avvenuto negli ultimi tempi, il provvedimento di commissariamento è entrato in vigore a partire dal 1 luglio scorso e alla situazione di incertezza che si è venuta a verificare la Giunta ha cercato di ovviare attraverso l'emanazione da parte del Presidente della Giunta di una circolare ricognitiva, nella quale sono state identificate le competenze degli Enti locali e della Regione, fino all'approvazione dei disegni di legge 372 e 392.
Infatti, solo l'approvazione delle leggi regionali, in relazione alla generale disciplina delle fonti, farebbe decadere nelle materie interessate le normative governative, nel caso specifico il decreto legislativo 60.
Come è noto ai colleghi Consiglieri, il decreto legislativo 60 attribuisce direttamente a Regione, Province ed Enti locali una serie di competenze, purtroppo non sempre chiaramente indicate.
La circolare del Presidente della Giunta individua le competenze stabilendo che per la loro gestione ed in attesa di affrontare in modo organico il problema delle risorse, gli Enti locali possano avvalersi degli uffici regionali dei Settori territoriali dell'agricoltura.
Comunque, nelle materie del decreto 143 - agricoltura, caccia e pesca economia montana e foreste - si è innescata una situazione difficile in cui la responsabilità dell'eventuale inadempienza nell'esercizio delle attività chiamate in causa è ormai degli Enti locali piemontesi diventati tutti responsabili dallo scorso 1° luglio di una serie di competenze sino a quando il Consiglio non sbloccherà la situazione con l'approvazione dei provvedimenti legislativi in materia.
In occasione del confronto per l'illustrazione della circolare sono state avanzate da parte delle rappresentanze degli Enti locali alcune richieste di modifica ai testi di legge in discussione nelle Commissioni.
La Giunta regionale, ribadendo la convinzione della corretta impostazione dei disegni di legge che individuano le funzioni conferite e le funzioni esercitate dalla Regione coerentemente con i principi di sussidiarietà, responsabilità, efficienza e differenziazione, vista l'importanza attribuita alla costante concertazione tra Esecutivo e rappresentanze degli Enti locali, ritiene di poter apportare prima della definitiva approvazione dei disegni di legge da parte del Consiglio regionale alcuni emendamenti che tengano ulteriormente conto delle ultime istanze (nuove e diverse istanze rispetto a prima) avanzate dalle Autonomie locali.
Gli altri disegni di legge attuativi del processo di delega ed approvati dalla Giunta sono invece purtroppo ancora nella fase iniziale dell'iter consiliare: sul d.d.l. 402 sul mercato del lavoro, approvato ed assegnato alla VII Commissione ad aprile, si sono concluse le consultazioni il 17.6 u.s. ed è previsto l'inizio della discussione in Consiglio venerdì 17 luglio. Per il d.d.l. 403 sul trasporto pubblico locale, l'inizio della discussione è calendarizzato per il 16 luglio presso la II Commissione. Per il d.d.l. 409, invece, le consultazioni si sono concluse il 10 giugno, ma non è ancora stato previsto l'inizio dell'esame nel merito.
Infine, per quanto attiene l'attuazione del decreto legislativo n. 112 del 31/3/1998, la Giunta ha richiesto all'inizio dello scorso mese di maggio a tutte le Direzioni regionali coinvolte (e sono la maggioranza posto che le materie chiamate in causa sono oltre trenta) di predisporre l'articolato legislativo di loro competenza, sulla base di specifici indirizzi che la Giunta ha da tempo approvato, con l'intendimento di predisporre un unico disegno di legge composto da una parte generale e da un titolo per ogni diversa competenza.
La difficoltà maggiore consiste nel raccordare le competenze esercitate attualmente da Direzioni su problematiche che per la loro trasversalità le toccano per questioni parziali, con la possibile conseguenza di proposte legislative diverse o contrastanti sulle stesse funzioni.
A titolo di esemplificazione, cito il Corpo forestale, gli ex Servizi civili, il vincolo idrogeologico, il demanio civico, la polizia mineraria ed idraulica, le opere pubbliche.
Da questo punto di vista, per garantire il necessario coordinamento al processo di delega nell'ambito del Consiglio regionale, potrebbe essere opportuno creare un unico centro di discussione ed esame per l'approfondimento e l'approvazione di provvedimenti legislativi diversi presentati da differenti referenti politici, al fine di evitare squilibri contraddizioni o carenze.
La soluzione potrebbe consistere in una Commissione consiliare specifica, competente per tutti i provvedimenti connessi al processo di delega, capace di garantire identico trattamento e maggiore tempestività ai disegni di legge ed ai provvedimenti significativi per la riorganizzazione del sistema delle Autonomie. Ne guadagnerebbero la concertazione e la comunicazione con gli Enti locali, facilitati dall'avere referenti consiliari unici su tutte le questioni, come d'altra parte è ultimamente richiesto ad esempio dall'Unione delle Province del Piemonte.
D'altronde, devo ricordare con una certa nostalgia che già nella passata legislatura si era deciso di seguire questa via, istituendo una Commissione competente per tutti i provvedimenti attuativi della legge n.
142/90 e presieduta direttamente, data la rilevanza istituzionale della materia, dal Presidente del Consiglio, in allora la collega Carla Spagnuolo.
Propongo, quindi, ai colleghi Consiglieri di prendere in esame nuovamente tale possibilità che, se attuata, potrebbe dare nuovo impulso al processo di delega ed alla riorganizzazione amministrativa del Piemonte.
La Giunta del Piemonte, come ha ben ricordato il Presidente, ha pienamente colto la portata e l'importanza del processo di delega avviato dalla legge Bassanini che, considerato il fallimento del tentativo di riforma da parte della Commissione Bicamerale per le riforme istituzionali oggi costituisce l'unica possibilità di modernizzazione dell'apparato statale e l'occasione per le Regioni di acquisire pienamente il ruolo di programmazione, coordinamento e controllo.
Ma il federalismo amministrativo possibile a Costituzione invariata non deve essere confuso con una seria riforma federalista dello Stato, capace di attribuire agli Enti locali nuove funzioni, ma soprattutto maggiore autonomia, nel pieno rispetto, però, e questo mi preme sottolinearlo in modo particolare, del ruolo istituzionale e costituzionale delle Regioni intese come soggetti di programmazione, coordinamento e controllo dell'attività degli Enti locali.
In attesa che questo avvenga, il Governo regionale ha intenzione di realizzare il processo di delega tentando di costruire un modello organizzativo in grado di rispondere ai principi dettati dalla legge Bassanini, ma soprattutto alle esigenze del sistema delle Autonomie locali e dei cittadini del Piemonte, veri destinatari della riforma stessa.
Lasciatemi chiudere questo intervento con la citazione dell'editoriale a firma di Gianvalerio Lombardi, pubblicato sulla Guida agli Enti locali de il Sole-24 ore di questa settimana. Lombardi ricorda a tutti che "il rinnovamento del nostro sistema amministrativo pubblico richiede nella fase attuativa notevoli cambiamenti di ruolo, di mentalità, una forte mobilità del personale, un'ampia delocalizzazione delle risorse, per evitare che si verifichi una sorta di separatezza tra regole e apparati, vanificando lo sforzo riformatore".
Questo non a giustificare, ma ad avvalorare una scelta del Consiglio regionale del Piemonte che nel marzo di quest'anno richiese un ulteriore approfondimento per evitare che la prassi legislativa in risposta alla Legge 59 si trasformasse in un qualche cosa di sterile, di non applicabile e di scarsamente rispondente alle esigenze del nostro territorio e degli Enti locali del Piemonte che fanno a noi riferimento.



PRESIDENTE

Ringrazio il Presidente Ghigo e l'Assessore Vaglio per le loro relazioni sulle quale è aperto ora il dibattito.
Sono iscritti a parlare, nell'ordine, i Consiglieri Chiezzi, Saitta e Vindigni. Ricordo che a termini di Regolamento per questi interventi sono previsti dieci minuti.


Argomento:

Mozione d'ordine


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Il mio intervento è su mozione d'ordine.
Ringrazio anch'io il Presidente e l'Assessore per le due relazioni, in particolare per la forma scritta che c'è stata consegnata e che è sempre utile per poter leggere con attenzione le proposte formulate.
A questo fine, anche a nome della Consigliera Spagnuolo, chiederei che la discussione su questi due documenti inizi nella seduta pomeridiana, in modo da dare a tutti noi il tempo di esaminare con attenzione i documenti che sono stati presentati. Grazie.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA



PRESIDENTE

Prima di sentire i colleghi, voglio solo ricordare che la documentazione serve come ausilio. I nostri rapporti non si devono risolvere su documentazione o memorie, altrimenti introdurremmo una forma di rito che ben è conosciuto da chi frequenta a vario titolo le aule di giustizia, e non è una delle modalità più veloci per approfondire.
A mia valutazione il documento scritto serve solo per una memoria, ma non deve esserci l'approfondimento sul documento; l'approfondimento è tipico dell'assemblea e a voce.
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Per associarmi alla richiesta formulata dal collega Chiezzi.
D'altronde, Presidente, mi pare ci fosse un impegno assunto dai Capigruppo di fornire la relazione scritta da parte del Presidente, cosa che è stata fatta nella giornata di ieri, però il Presidente introducendo ha anche detto che la relazione che ha letto era un po' diversa rispetto a quella che c'era stata formulata e poi quella dell'Assessore Vaglio è stata letta in questo momento.
Siccome sono state formulate anche delle proposte di lavoro per affrontare tutto il processo legislativo di attuazione della Bassanini, la proposta del collega Chiezzi mi pare più che condivisibile, cioè di rinvio perlomeno nel pomeriggio della discussione. Bisogna ragionare sulle proposte che sono state avanzate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vindigni.



VINDIGNI Marcello

Io credo che si debba tenere conto della richiesta formulata dai colleghi Chiezzi e Saitta e pertanto invito il Presidente a procedere di conseguenza.



PRESIDENTE

Vorrei sentire anche la Giunta, senza dover convocare la Conferenza dei Capigruppo.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11.14 riprende alle ore 11.36)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Come concordato, il dibattito sullo stato di attuazione delle leggi Bassanini verrà ripreso nella seduta pomeridiana.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame proposta di deliberazione n. 582: "Attuazione legge 28/8/1997 n. 285 'Disposizioni per la promozione di diritti ed opportunità per l'infanzia e l'adolescenza'. Obiettivi, criteri e procedure"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto al punto 11) all'o.d.g., che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 582, in attesa che in aula si raggiunga un numero di presenze maggiore.
Il provvedimento in Commissione ha avuto i voti favorevoli dei Gruppi Forza Italia, AN, CDU, CCD e Federalisti Liberali; non hanno partecipato al voto i Gruppi PDS, Rifondazione Comunista e Patto dei Democratici.
Informo che sono stati presentati alcuni emendamenti.
1) Emendamento presentato dai Consiglieri Suino, Bortolin, Riggio e Manica: allegato A, punto A), comma terzo, sostituire le parole "quali l'affidamento familiare a tempo pieno e a tempo parziale" con le parole "quali l'affidamento diurno e residenziale con particolare attenzione alle priorità espresse dalla legge n. 184/83".
La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Vorrei sapere dalla Giunta se l'emendamento è accolto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore D'Ambrosio, che desidera dare un'illustrazione complessiva.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

L'attuazione della legge n. 285/97, che traduce in azione concreta la politica del governo per l'infanzia e l'adolescenza, muove dal presupposto di scongiurare il rischio di qualsiasi forma di precoce esclusione sociale.
La legge n. 285/97 assume infatti fra le proprie finalità la promozione sia di interventi rivolti alle situazioni di difficoltà, marginalità e disagio in cui si trovano molti minori e le loro famiglie, sia di interventi che riconoscano i bambini come soggetti di diritti ed offrano loro opportunità nella vita quotidiana delle proprie comunità.
La Regione Piemonte, in attuazione della medesima legge, si impegna ad agire secondo due linee fondamentali: la creazione di una rete integrata di servizi volti ad affrontare le diverse forme di disagio sociale di minori e giovani, con azioni che vadano al di là di una logica assistenziale per promuovere nuove occasioni di crescita, al fine di evitare che le situazioni di disagio esistenti diventino croniche l'adozione a livello locale di politiche rivolte ai bambini ed ai genitori, attraverso azioni di sostegno alla relazione genitori-figli, la diffusione di tutte le forme di accoglienza alternative all'istituzionalizzazione, l'attivazione di servizi socio-educativi innovativi per la prima infanzia, sostenendo lo sviluppo di città più vivibili e dando visibilità alla presenza dei bambini sul territorio favorendone la partecipazione alla vita sociale.
Rendere bambini e giovani culturalmente e civilmente più forti migliorarne la qualità e l'ambiente di vita significa, quindi, prevenire l'esclusione sociale.
Su queste linee di fondo si è mossa l'Amministrazione Regionale fin dall'entrata in vigore della legge: la deliberazione che viene approvata in data odierna - almeno, mi auguro - è soltanto l'ultima tappa, benché la più importante, del percorso intrapreso per la realizzazione degli obiettivi previsti dalla legge n. 285/97, anche attraverso attività di informazione e sensibilizzazione del territorio riguardo alle problematiche dell'infanzia e dell'adolescenza e dagli interventi promossi dalla legge stessa.
Nell'ambito della propria strategia d'azione, scendendo più nel dettaglio, l'Amministrazione regionale ha individuato alcuni obiettivi da promuovere per il primo triennio di attuazione della legge, ed in particolare non soltanto il miglioramento della qualità dei servizi e degli interventi fondamentali con cui affrontare le situazioni di emergenza, ma anche la sperimentazione e diffusione sul territorio regionale di servizi innovativi a livello locale, rivolti alla prima infanzia, ai bambini ed alle famiglie, alla fascia pre-adolescenziale ed adolescenziale.
Il riparto dei fondi proposto è stato realizzato attraverso l'utilizzo di indicatori che riprendono, per quanto possibile, quelli utilizzati per l'attribuzione delle quote del Fondo Nazionale per l'Infanzia e l'Adolescenza. Tale suddivisione è riferita ai fondi trasferiti alla Regione Piemonte relativamente all'esercizio finanziario statale 1997 primo anno di finanziamento della legge n. 285/97. Tali fondi ammontano a L. 4.102.11478, mentre per Torino Città ammontano a L. 2.243.118.152.
La somma spettante alla Regione Piemonte è pari a L. 3.897.010.000 detratta la quota del 5% destinata ai programmi di scambio e formazione interregionale sulle tematiche della legge n. 285/97, ed è destinata a finanziare i progetti che saranno realizzati su tutto il territorio regionale, ad esclusione di Torino, Città riservataria, insieme ad altre 14 individuate dall'art. 1 della legge stessa, di una quota del 30% del Fondo Nazionale per l'Infanzia e l'Adolescenza. Quindi per Torino Città vi sarà una somma di L. 2.243.118.152, così come avevo detto poc'anzi.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore. Ritorniamo al problema dell'emendamento presentato dai Consiglieri Suino, Bortolin, Riggio e Manica.
La Giunta intende accoglierlo?



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

La Giunta intende accoglierlo.



PRESIDENTE

Con questa dichiarazione, passiamo alla votazione dell'emendamento n. 1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.
2) Emendamento presentato dai Consiglieri Suino, Bortolin, Riggio e Manica: allegato A, punto 1) - Competenze regionali, comma quinto: aggiungere le parole "con particolare riferimento ai progetti presentati direttamente dalle Province per le attività di propria competenza e ai progetti dei Comuni singoli o associati".



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Non riterrei di accogliere l'emendamento perché i Piani territoriali comprensivi dei progetti vengono presentati solo dalle Province e non dai singoli Comuni.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 2).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 9 voti favorevoli, 22 contrari e 1 astensione.
3) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti: al punto 1.6, dopo la parola "realizza", aggiungere le parole "tramite i propri uffici".



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

E' pacifico che lo si fa tramite i propri uffici, per cui non accettiamo questo emendamento. Tra le altre cose, in questa pagina (pag. 2 della delibera) c'è un elenco di azioni che la Regione fa: perché dovremmo specificare solamente sul monitoraggio la necessità che lo si faccia attraverso i propri uffici? Quindi la Giunta non accetta questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

I nostri emendamenti hanno lo scopo di sottolineare un aspetto, quello della delega che si è tentare con questo provvedimento, ovvero con l'attuazione della legge n. 285 alle Province nella gestione del Piano infanzia.
Abbiamo presentato alcuni emendamenti che, in qualche modo, tentano di ristabilire un concetto, che è il concetto centrale. Per cui io farò un intervento spiegando un po' qual è stato il movente e l'indirizzo che noi abbiamo tentato di dare con questi nostri emendamenti anche a questa legge.
Intanto noi riteniamo che il ruolo delle Province, partendo dal presupposto che la Giunta regionale con la predisposizione di questo provvedimento, che è appunto l'attuazione del Piano infanzia nazionale, che è sicuramente una predisposizione rispetto ad una forma di intervento sul territorio ad una fascia di popolazione importante da tutelare e sicuramente non da assistere, ma a cui offrire dei servizi che sono alternativi rispetto ad alcune forme di socializzazione, ecco rispetto a questo la Giunta ha ritenuto di scegliere, rispetto alle ipotesi anche di gestione dei servizi previsti dal Piano infanzia nazionale, quello del ruolo dato alle Province.
Noi riteniamo che il ruolo delle Province debba essere attenuato e quindi limitato alla fase, se vogliamo, di elaborazione e di raccolta anche rispetto ai Piani territoriali e alle risorse di finanziamento.
Ci sono due tipi di contraddizione che noi abbiamo sottolineato e vogliamo sottolineare anche con la predisposizione dei nostri emendamenti.
Se da un lato diciamo che non è vero che l'intervento delle Province è necessario in quanto i piccoli Comuni sarebbero in grado di provvedere anche autonomamente, anche ai sensi dell'attuazione della legge n. 285 quindi del Piano infanzia nazionale, dall'altro è anche vero che rispetto all'attuazione della legge n. 62, quella del decentramento delle funzioni assistenziali che riguardano esclusivamente i minori (devono essere svolte queste, ai sensi della legge n. 62 da parte dei Comuni capoluoghi di provincia o dai Consorzi di Comuni o dalle Comunità montane o dai Comuni che delegano alle ATL territoriali).
Partiamo dunque dal presupposto che la legge n. 62, rispetto alle funzioni socio-assistenziali, nelle quali rientrano anche le funzioni volte ai minori, dice che queste funzioni devono essere svolte da determinati soggetti, ipotizzando determinati strumenti.
Oggi abbiamo invece un'attuazione della legge n. 285 "Piano infanzia nazionale" in cui la Giunta regionale del Piemonte decide autonomamente rispetto ad opportunità ed ipotesi che la legge n. 285 prevede, quindi in modo assolutamente legittimo, di attribuire, di affidare alle Province questo determinato ruolo.
Noi riteniamo, visto che la scelta è stata questa, che ci sia comunque una contraddizione di fondo. Con questi nostri emendamenti chiediamo dunque che venga previsto, se vogliamo anche incentivato, il trasferimento di aspetti gestionali (pure per i servizi riguardanti minori) dalla Province ai Comuni singoli ed associati.
I nostri emendamenti, se da un lato cercano di eliminare il ruolo intermedio delle Province, dall'altro vogliono sottolineare il nodo centrale, e cioè che la Provincia deve farsi promotrice nei confronti della Regione e nei confronti dei rapporti con i Comuni della gestione più che mai efficiente dei servizi che vengono predisposti dal Piano infanzia nazionale.
Non so se sono stata sufficientemente chiara, però sostanzialmente il nodo era esattamente questo, cioè sottolineare il ruolo di promotrice della Provincia, perché esiste questa contraddizione di fondo: da un lato la legge n. 62 attribuisce le funzioni socio-assistenziali a determinati soggetti (tra cui i Comuni, i Consorzi dei Comuni, ecc., con relativa delega, ecc.), comprese le attività rivolte ai minori; dall'altro oggi abbiamo un'esigenza, soprattutto da parte dei Comuni piccoli, di essere agevolati, rispetto ad alcune forme quali i trasferimenti gestionali, dal soggetto intermedio, che può essere la Provincia.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Intervengo per chiarire sia alla Consigliera Simonetti che ai colleghi presenti in aula che, in realtà, noi non deleghiamo alcunché alle Province: le Province non promuovono, ma coordinano; le funzioni saranno svolte dagli Enti gestori, così come previsto appunto dalla legge n. 62 all'art. 13.
Debbo altresì dire - e questa è stata una decisione dell'Amministrazione regionale - che la Regione ha ritenuto di dover prevedere il coinvolgimento delle Province, quali Enti locali posti in posizione intermedia tra le Regioni e i Comuni, e pertanto di dover meglio specificare le competenze ai vari livelli di governo.
Nella delibera, a pag. 3, tra le altre cose sono indicate le competenze provinciali: "Al fine di assicurare un'allocazione delle risorse efficiente e finalizzata a fornire risposte concrete ai bisogni delle diverse realtà locali, si ritiene opportuno promuovere un iter procedurale per la formulazione dei piani territoriali d'intervento, che sottolinei il ruolo centrale della Provincia quale Ente territoriale intermedio. Il coinvolgimento delle Province nell'attuazione della legge n. 285/97 appare opportuno sia perché la dimensione di tali Enti è sufficientemente ampia sia a fronte dei compiti di programmazione assegnati alla Provincia dalla legge n. 142/90 ed, in campo socio-assistenziale, dal disegno di legge regionale n. 304, recante 'Norme per la programmazione socio-assistenziale.
Piano socio-assistenziale regionale per il triennio 1997/1999', in via di approvazione".
Quindi, vorrei ribadire che, in realtà, la Provincia non promuove, ma coordina, e che comunque le funzioni saranno svolte dagli Enti gestori, per cui si è solamente ritenuto di allargare quale, Ente intermedio, alla Provincia questo compito di coordinamento, ma non di promozione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 3).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 25 contrari e 7 astensioni.
3 bis) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti: al paragrafo 2 - Competenze provinciali, nel primo periodo, sopprimere l'espressione "che sottolinei il ruolo centrale della Provincia quale Ente intermedio".
La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

L'emendamento non è accolto per le stesse motivazioni per le quali non si è accettato l'altro emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 3 bis).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 25 contrari e 7 astensioni.
4) Emendamento presentato dalla Giunta regionale: all'allegato A, pag. 2A punto 2 - Competenze provinciali - fondo pagina, secondo capoverso, dopo le parole "triennio 1997/1999", aggiungere le parole "in corso di esame".
L'emendamento era stato proposto dal precedente Assessore; l'Assessore D'Ambrosio lo fa proprio?



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

E' solamente un'aggiunta; ovviamente lo faccio mio. Il riferimento è al Piano socio-assistenziale, che è in discussione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 4).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 28 voti favorevoli (non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri).
5) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti: il punto 2.2 - Competenze provinciali - è modificato come segue: "Assicurare, anche tramite l'individuazione di un funzionario provinciale responsabile, la collaborazione tecnica con la Regione Piemonte per l'attuazione della legge n. 285/97".
La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Non si accetta l'emendamento, perché in realtà è stato costituito un apposito gruppo di lavoro, proprio per la legge n. 285, con deliberazione di Giunta del 30/3/1998, che prevede rappresentanti della Provincia e di altri Assessorati, coordinato dalla dott.ssa Toffanin.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 5).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 25 contrari e 7 astensioni.
6) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti: il punto 2.6 - Competenze provinciali - è soppresso.
La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Ribadisco quanto detto prima. C'è un apposito gruppo di lavoro, quindi è collegato al precedente.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 6).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 23 contrari e 6 astensioni.
7) Emendamento presentato dai Consiglieri Suino, Bortolin, Riggio e Manica: allegato A, punto 3 - Competenze dei Comuni - aggiungere il seguente secondo comma: "Qualora l'Accordo di programma, di tipo generale, previsto nell'ambito provinciale, non risponda ad esigenze specifiche o particolari, locali viene data facoltà ai Comuni singoli od associati e comunque non inferiori per popolazione ai 15.000 abitanti, di poter stipulare direttamente un loro Accordo di programma che confluisce in quello generale provinciale".
Tale emendamento viene ritirato dai proponenti.
7 bis) Emendamento presentato dalla Giunta regionale: pag. 6, punto 2, sopprimere le parole "secondo le forme previste dalla legge n. 142/90".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
8) Emendamento presentato dai Consiglieri Suino, Bortolin, Riggio e Manica: allegato A, punto 3 - Competenze dei Comuni - pag. 6, comma secondo secondo capoverso, dopo le parole "nel territorio di appartenenza" aggiungere le parole "viene infatti assegnata una priorità ai progetti elaborati in ambiti territoriali coincidenti con il Consorzio o le strutture che gestiscono i servizi socio-assistenziali".



(Richiesta, fuori microfono di illustrazione dell'emendamento da parte della Consigliera Simonetti)



PRESIDENTE

La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

La Giunta accoglie l'emendamento, conché si aggiungano, al termine dell'emendamento, le parole: "per gli interventi previsti dall'art. 4".
Andiamo cioè a premiare l'associazione dei Comuni.



PRESIDENTE

La Consigliera Suino è d'accordo.
Pongo in votazione l'emendamento n. 8) come modificato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto con 27 voti favorevoli e 3 astensioni.
9) Emendamento presentato dai Consiglieri Suino, Bortolin, Riggio e Manica: allegato A, punto 3 - Competenze dei Comuni singoli o associati - comma secondo, secondo capoverso, dopo le parole "tenendo anche conto delle iniziative proposte", prima delle parole "dal mondo della scuola" aggiungere le parole "dagli uffici periferici dello Stato".
La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

La Giunta accoglie l'emendamento, aggiungendo le parole "che si occupano dei minori", anche se è sottinteso.



PRESIDENTE

La Consigliera Suino è d'accordo.
Pongo in votazione l'emendamento n. 9) come modificato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto all'unanimità dei 30 Consiglieri presenti.
9 bis) Emendamento presentato dai Consiglieri Suino, Bortolin, Riggio e Manica: allegato A, punto "Criteri di riparto del Fondo regionale", dopo il primo comma aggiungere "principi generali per l'utilizzo dei fondi per la formazione vengono rinviati a successiva deliberazione".
La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

La Giunta accoglie l'emendamento aggiungendo le parole "di Giunta regionale" dopo la parola "deliberazione". E' un ulteriore chiarimento.



PRESIDENTE

La Consigliera Suino è d'accordo.
Pongo in votazione l'emendamento n. 9 bis) come modificato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto all'unanimità dei 30 Consiglieri presenti.
9 ter) Emendamento presentato dai Consiglieri Suino, Bortolin, Riggio e Manica: allegato A, punto "Criteri di riparto del Fondo regionale", dopo il secondo comma aggiungere "per i fondi che possono essere cofinanziati da progetti della Comunità europea si rimanda a successiva deliberazione".
La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

E' sul precedente emendamento che bisognava mettere: "a successiva deliberazione della Giunta regionale". Quello che viene citato adesso viene accolto nella sostanza, perché in realtà la Giunta presenta un emendamento sostanzialmente identico e che va messo nella pagina seguente. A pag. 6 alla fine del capitolo, prima di: "spese ammesse a contributo", diventa: "per i progetti cofinanziati dalla Comunità europea successivamente all'approvazione dei piani territoriali di intervento, si provvederà al reintroito delle somme erogate nelle forme di legge per la quota parte cofinanziata".
In realtà è la stessa cosa, quindi l'emendamento nella sostanza viene accolto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

Assessore, sul precedente emendamento - dove lei dice: "successiva delibera di Giunta regionale", potremmo eventualmente verificarli un attimo in Commissione?



PRESIDENTE

L'emendamento è già stato votato.



PEANO Piergiorgio

Sì, se vuole ne scrivo un altro adesso; volevo solo richiamare se è possibile inserire in qualche modo un passaggio in Commissione. Perché la Commissione ne sia a conoscenza: "sentita la Commissione".



PRESIDENTE

Può presentare un altro emendamento, Consigliere.
Emendamento presentato dai Consiglieri Peano, Suino e Manica: allegato A, punto "Criteri di riparto del Fondo regionale", dopo l'approvato emendamento n. 9 bis, aggiungere le parole "informata la Commissione competente".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 30 Consiglieri presenti.
L'emendamento n. 9 ter) si trova inglobato in un emendamento presentato dalla Giunta che verrà esaminato successivamente. Chiedo al primo firmatario se ritiene di ritirare l'emendamento n. 9 ter).
Prego, Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Va bene.



PRESIDENTE

L'emendamento n. 9 ter) è pertanto ritirato.
9 quater) Emendamento presentato dai Consiglieri Suino, Bortolin, Riggio e Manica: allegato A, punto "Criteri di riparto", pag. 7, dopo le parole "popolazione scolastica", e prima delle parole "importo delle quote" aggiungere le parole: "- numero di minori coinvolti in attività criminose tasso di disoccupazione percentuale di famiglie con figli minori che vivono al di sotto della soglia di povertà (dati ISTAT)".
La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

L'emendamento non viene accolto per mancanza di dati provinciali.
L'impegno è quello di costituire sollecitamente un Osservatorio dei minori a livello provinciale, così come la legge n. 451 del 1997 ha previsto l'osservatorio a livello nazionale.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 9 quater).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 8 voti favorevoli, 25 contrari e 1 astensione.
10) Emendamento presentato dalla Giunta regionale: allegato A - Criteri di riparto del fondo regionale - pag. 7A, al fondo del capitolo, come nuovo capoverso, aggiungere: "Per i progetti cofinanziati dalla Comunità europea, successivamente all'approvazione dei piani territoriali di intervento, si provvederà al reintroito delle somme rogate nelle forme di legge, per la quota parte cofinanziata".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto con 27 voti favorevoli e 3 astensioni.
11) Emendamento presentato dai Consiglieri Suino, Bortolin, Riggio e Manica: allegato A, punto "Spese ammesse a contributo", prima del primo capoverso "agli effetti", aggiungere le parole "il fondo, fatto salvo quello relativo a progetti previsti in cofinanziamento, copre l'intera spesa del progetto approvato".
La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

E' stato superato, di fatto è stato accolto l'altro emendamento.



PRESIDENTE

L'emendamento n. 11) è pertanto ritirato.
12) Emendamento presentato dai Consiglieri Suino, Bortolin, Riggio e Manica: allegato A, punto "Spese ammesse a contributo", comma f), dopo "Formazione degli operatori", aggiungere le parole "fino ad un massimo del 5% e solo se strettamente legata all'effettiva realizzazione del progetto escludendo quindi una formazione di tipo generale sulle tematiche minorili".
La parola all'Assessore D'ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Questo emendamento viene accettato con un'aggiunta. L'emendamento verrebbe così riformulato: dopo "5%" aggiungere le parole "del costo totale del progetto".



PRESIDENTE

La Consigliera Suino è d'accordo.
Pongo in votazione l'emendamento n. 12) come modificato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
13) Emendamento presentato dai Consiglieri Suino, Bortolin, Riggio e Manica: allegato A, punto "Requisiti di ammissione delle domande e criteri di valutazione", primo comma, seconda riga, dopo le parole "Enti locali singoli", sostituire con le parole "o associati ex lege n. 62/95 o che si siano associati per la realizzazione della legge n. 285/97", e quindi riprende con "con una popolazione...".
La parola all'Assessore D'ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

E' accolto, se viene sostituita la parola "realizzazione" con la parola "attuazione".



PRESIDENTE

La Consigliera Suino è d'accordo.
Pongo in votazione l'emendamento n. 13) come modificato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
14) Emendamento presentato dai Consiglieri Suino, Bortolin, Riggio e Manica: allegato A, punto "Requisiti di ammissione delle domande e criteri di valutazione", capoverso "I piani territoriali", sesto punto "razionalizzazione", aggiungere le parole "dell'art. 127, DPR n. 309/90 sulle tossicodipendenze e della legge n. 16/95 sui giovani".
L'emendamento è accolto dalla Giunta.
Pongo in votazione l'emendamento n. 14).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
15) Emendamento presentato dalla Giunta regionale: allegato A, pag. 6A, capitolo "Requisiti di ammissione delle domande e criteri di valutazione", alla fine del capitolo aggiungere le parole "la Giunta regionale si impegna, in fase di assestamento di bilancio, a reperire fondi per la manutenzione straordinaria di strutture pubbliche per minori".
La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Questo emendamento, signor Presidente, è stato formulato in questi termini perché c'era un emendamento presentato dal Gruppo DS relativo all'allegato C. Noi lo accogliamo sostanzialmente nello stesso modo, per nell'allegato A: "La Giunta regionale si impegna in fase di assestamento di bilancio a reperire fondi per la manutenzione straordinaria di strutture pubbliche per minori".



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 15).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
16) Emendamento presentato dai Consiglieri Suino, Bortolin, Riggio e Manica: allegato A, punto "Modalità di erogazione dei contributi", abrogare il primo comma da "i contributi assegnati" a "delle iniziative previste" e sostituire con "considerato che i progetti presentati dagli Enti locali ed approvati sono immediatamente esecutivi, i contributi saranno contestualmente liquidati".
La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Questo emendamento non viene accolto poiché le modalità di erogazione dei contributi previsti (70% contestualmente all'approvazione del piano territoriale e 30% previa presentazione della documentazione relativa alla realizzazione e allo stato di avanzamento dei lavori) che si vorrebbero abrogare in favore del pagamento in un'unica soluzione, sono quelle di norma adottate per l'erogazione dei contributi regionali. Si ritiene uno strumento indispensabile per la verifica dell'attuazione dei progetti.
Nel testo proposto dalla Giunta in ogni caso si consente di concedere anche la quota del 30% qualora vi sia la comprovata necessità di disporre dell'intero contributo per poter completare il progetto, ma al contempo si permette di evitare i problemi legati all'eventuale reintroito dei fondi qualora il progetto non sia effettivamente realizzato.
L'erogazione in due tranche è comunque considerata un deterrente rispetto alla mancata attivazione dei progetti.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Rimane solo il problema, Assessore, che trattasi di finanziamenti che vengono erogati dallo Stato direttamente e che perlomeno il primo anno, in questo anno, essendo già noi in ritardo di numerosi mesi dovrebbero vedere una contestualità di pagamento.
Conosciamo la norma finanziaria delle due tranche (70% e 30%) che in ogni caso è fatto di regolamentazione e di trasparenza importante, però nel caso del primo anno l'esecutività di questa legge sarà a settembre: di fatto sono già stati presentati tutti i progetti, i soldi sono stati già destinati dal centro alla periferia, quindi va trovata una formula che favorisca la realizzazione dei progetti e anche gli investimenti.
Altrimenti, per un ritardo nostro istituzionale, è come se obbligassimo tutte le realtà private o anche quelle pubbliche a investire, a... Penso che abbia capito. Il problema è un fatto proprio in termini economici soprattutto in questo anno, quando a fronte di un finanziamento cospicuo che arriva dallo Stato, per evidenti motivi anche dovuti a difficoltà istituzionali nostre, si arriva con un ritardo eccessivo. Quindi siamo in una fase in cui di fatto dovremmo già andare a verificare i progetti.
Comprendiamo che il nostro emendamento non presentasse una formulazione corretta dal punto di vista del ragionamento finanziario, però va tenuto conto di questa caratteristica della legge; veda lei come. Vorremmo una risposta su questo, Assessore.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

In modo molto cordiale devo sottolineare che in realtà le vicissitudini del primo semestre del 1998 della Regione Piemonte non hanno influito in modo considerevole sulla legge che stiamo discutendo. Anzi le dirò che sono poche le Regioni che hanno già approvato la delibera di Consiglio in tal senso.
A prescindere però da questo, mi risulta che al momento dell'approvazione del progetto venga dato il 70%, quindi in realtà a novembre noi daremo a questi progetti il 70% e il restante 30% con lo stato di avanzamento lavori oppure a fine lavori. Quindi a novembre noi daremo ripeto - per i progetti approvati il 70%.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Noi comprendiamo che questa procedura delle due tranche (70% e 30%) che è in vigore all'interno dalla Regione anche per altre progettazioni che non riguardano questo campo specifico, ha il ruolo di verificare realmente lo stato di attuazione dei progetti, la loro realizzazione e quindi vuole essere anche una forma di incentivo al completamento degli stessi ai fini dell'erogazione del finanziamento.
Non discutiamo quindi di questa norma in regime normale. Il problema davanti al quale ci troviamo - questa Regione come tutte le altre - è che andiamo a finanziare il 70% dei progetti del 1998 al novembre del 1998! Questa è la vicenda che riguarda il primo anno di attuazione della legge per i modi, per i tempi, per i criteri di applicazione dalla stessa anche.
Pertanto, per quanto riguarda questo anno 1998, la ripartizione 70-30 invece di diventare incentivante, diventa penalizzante. Questo è l'ordine di ragionamento che noi svolgiamo, quindi chiediamo che per il primo anno dati questi tempi di attuazione della legge stessa che riguarda lei Assessore, come gli altri Assessori suoi colleghi nelle altre Regioni italiane, quel criterio non venga seguito per le modalità, i tempi e le scansioni temporali attraverso le quali avvengono i termini della progettazione e i termini di finanziamento, cioè siamo già a fine anno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Noi ribadiamo quando detto poc'anzi, anche perché i progetti vengono presentati entro il 30 agosto e saranno approvati entro il 30 ottobre quindi noi non possiamo erogare finanziamenti prima dell'approvazione.
Penso che il 70% possa coprire ampiamente quello che sarà il lavoro svolto nei primi sei mesi, fondamentalmente.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione l'emendamento n. 16), non accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 8 voti favorevoli e 26 contrari.
17) Emendamento presentato dai Consiglieri Suino, Bortolin, Riggio e Manica: allegato A, punto "Modalità di erogazione dei contributi", comma secondo dopo "a tal fine" abrogare da "entro" a "contributo" dopo "far pervenire" (seconda riga), aggiungere "in corso d'opera".
La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Il parere è negativo per le stesse motivazioni esposte poc'anzi.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 17).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 8 voti favorevoli e 26 contrari.
18) Emendamento presentato dai Consiglieri Suino, Bortolin, Riggio e Manica: allegato A, punto "Modalità di erogazione dei contributi", aggiungere il seguente comma: "Nel caso di progetti pluriennali non si procederà all'erogazione del contributo relativo al secondo anno qualora la parte progettuale attinente al primo anno non sia stata riscontrata conclusa".
La Giunta accoglie l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
19) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti: nel paragrafo "Forme e strumenti di verifica" l'espressione "effettua il monitoraggio sull'attuazione della legge" viene sostituita dall'espressione "effettua, tramite i propri uffici, il monitoraggio sull'attuazione della legge".
La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

E' accolto, però è chiaro che lo facciamo tramite i nostri uffici.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

Assessore, siamo già a pagina 10 del documento con questo emendamento lasciando un attimo in disparte a pag. 9 le "Modalità di formulazione e presentazione delle domande"; la scadenza del 31 agosto è un pochino perentoria, abbiamo qualche difficoltà. Alla pubblicazione sul Bollettino Ufficiale gli Enti saranno in ferie; capisco che i termini sono prescrittivi ed abbastanza perentori, però potremmo eventualmente tentare di spostare almeno al 15 settembre. Con scadenza al 31 agosto, avremo tutti i Comuni in ferie, il personale ovunque in giro per il mondo, la pubblicazione sul Bollettino avverrà nel mese di agosto, sarà quindi difficile che la gente lo trovi e ci sia quindi quella possibilità da parte di tutti di poterlo leggere. Si sa che ormai il territorio è a conoscenza di questo progetto e si sono già attuati momenti di incontro e tutti quanti sono in attesa, ma purtroppo molti uffici saranno chiusi.
Valuti lei, ma potremmo rinviarla per quest'anno soltanto, lasciando il 31/8 nella delibera; ma per quest'anno penso si debba prevedere un tempo ulteriore di scadenza, per consentire a tutti di poter vedere il Bollettino. Abbiamo 40 giorni al 31 agosto!



PRESIDENTE

Eventualmente formalizziamolo come emendamento.



PEANO Piergiorgio

Mi consenta ancora, Assessore. Il 31 di agosto è previsto dalla legge nazionale e questo rimanga in delibera, ma soltanto per quest'anno consentiamo un termine diverso, soltanto per il 1998. Non è credibile approvare oggi un documento in Consiglio regionale, pubblicarlo sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte a metà di agosto con scadenza il 31 agosto.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Consigliere Peano, comprendo le sue preoccupazioni, però tutti gli enti gestori e tutti i Comuni sono stati informati dettagliatamente, anzi le dirò di più, tutti hanno la bozza di delibera senza gli emendamenti, per cui si stanno già attivando.
Il termine del 31 agosto è stato definito in Conferenza Stato-Regioni le debbo dire che ci sono almeno altre 10 Regioni che si trovano nella nostra situazione. Il Piano è triennale, per cui dovremmo lasciare così e ci sarà un impegno maggiore in questi pochi giorni di luglio per riconvocare, attivare e far pervenire - semmai vedremo in modo più sollecito a tutti - la delibera di Consiglio.



PEANO Piergiorgio

Vorrei evitare di presentare un emendamento, Assessore, per non mettere in difficoltà anche lei; non è credibile da parte sua, non da parte nostra il fatto di pubblicare un documento sul Bollettino Ufficiale a metà agosto con una scadenza al 31 di agosto. Io comprendo che tutti i Comuni siano stati informati, ma i Comuni in questo particolare periodo hanno il personale in ferie, uffici socio-assistenziali chiusi. Se vuole formalizzo un emendamento.



PRESIDENTE

Scusi se intervengo, Assessore. Al limite si potrebbe valutare l'opportunità di un supplemento solo per questo: entro 10 giorni gli uffici mi assicurano che possono provvedere alla pubblicazione.
La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Io do atto all'Assessorato e agli uffici di avere fatto un ottimo lavoro di informazione sul territorio tramite il gruppo di lavoro; però mi permetto di sottolineare che è stata un'informazione discreta. Se si potesse trovare la formula per il primo anno, in via eccezionale, di prorogare al 30 settembre penso che sarebbe utile. Porto un esempio: di questa delibera io sono stata favorevolmente impressionata dall'art. 5, il problema del nido integrato e ho organizzato una riunione con tutte le scuole materne private non statali e tutte queste scuole non erano informate su questa legge, perché il gruppo di lavoro ha privilegiato un discorso con il pubblico. Ho inviato io la delibera, ho detto che era in corso di esame e c'è da parte loro una certa attenzione per vedere se possono presentare un progetto di asilo nido integrato tra pubblico e privato, però ha ragione il Consigliere Peano. Gli uffici sono in ferie e chiedo scusa ai colleghi se faccio l'esempio astigiano, ma dubito che il Comune di Asti riesca in 15 giorni a presentare, con le scuole materne non statali, un progetto di asilo nido integrato. Quindi per il primo anno penso che sarebbe positivo fare slittare il termine al 30 settembre; è una norma transitoria, come è avvenuto qualche volta per le associazioni di volontariato o per altro.
Da sempre ci battiamo perché importanti deliberazioni non vengano pubblicate sul Bollettino della Regione Piemonte nel mese di agosto, perch sappiamo che il mese di agosto c'è maggiore disattenzione a questi provvedimenti, quindi se fosse possibile chiederei per il primo anno in via transitoria di poter fare questa deroga al 30 settembre.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Il problema non è così semplice come può apparire, addirittura logico da quanto sottolineato dai Consiglieri Peano e Cotto, perché se noi slittiamo di un mese per valutare i progetti avremo meno di un mese a disposizione, perché per il 30 ottobre, per poter poi finanziare entro il 15 novembre, noi dovremmo aver approvato i progetti. A prescindere dal fatto che questo è un Piano triennale; se fosse un progetto che fa riferimento solamente al 1998 al limite dovremmo trovare un'altra soluzione, ma la cosa che mi preoccupa e che sottolineava il funzionario è che poi facendo slittare la scadenza al 30 settembre in un mese non si riesce in nessun modo a valutare compiutamente i vari progetti.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Assessore, veniamoci incontro, perché una rigidità tale su una questione come questa, francamente mi sembra eccessiva.
Comprendiamo entrambe le esigenze; comprendiamo le esigenze, secondo me prioritarie, dei Comuni, delle comunità locali e delle associazioni di poter realizzare progettazioni, perché il nostro compito è fare in modo che questa legge venga applicata, che questi soldi vengano spesi e che servizi nuovi e diversi in direzioni dei minori ci siano e si realizzino, e qui sono completamente d'accordo con la Consigliera Cotto: questa è la priorità.
Siamo nel primo anno di applicazione della legge; accanto a questa priorità, abbiamo un'altra priorità, altrettanto importante, che è quella degli uffici nostri, che devono essere in grado di avere i tempi per valutare progettazioni che hanno una validità non solo annuale, ma anche triennale e quindi di una certa dimensione.
Siccome ci troviamo davanti al primo anno, abbiamo lì parecchi miliardi stanziati, abbiamo un interesse vasto nella Regione (l'abbiamo constatato anche col Convegno che abbiamo fatto come Consiglieri regionali, nonostante i ritardi postali) nell'applicazione di questa legge, veniamoci incontro: lasciamo 15 giorni in più ai Comuni e 15 giorni agli uffici. Facciamo il 15 settembre e forse riusciamo a risolverla.



PRESIDENTE

Il Consigliere Rubatto desidera apportare il suo contributo.



RUBATTO Pierluigi

Sono d'accordo con quanto è stato detto precedentemente dalla Consigliera Cotto e da altri Consiglieri che mi hanno preceduto.
Ritengo che l'unica informazione ufficiale sia quella del Bollettino Ufficiale della Regione, per cui non possiamo far uscire una deliberazione su un Bollettino Ufficiale il giorno dopo che scade il termine per la presentazione delle domande.
Di conseguenza ritengo che veramente bisogna fare un emendamento per prorogare, almeno per quest'anno, i termini che sono proposti nella legge.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Penso sia equo spostare al 15 settembre la scadenza. Ovviamente ci sarà un impegno maggiore da parte dei funzionari, proprio perché il mese di agosto per gli italiani è un mese ormai... per cui, nonostante siano stati tutti informati, penso sia opportuno rinviare, ma di soli 15 giorni, non di 30, perché poi non ce la faremmo a portare avanti la valutazione serena dei progetti.
Allora il 15 settembre va bene.



PRESIDENTE

Io, però, avrei bisogno di una formalizzazione.
C'è un emendamento nuovo, presentato dalla Giunta regionale, che tiene conto delle preoccupazioni dell'aula: 18 bis) pag. 7 "Modalità di formulazione e presentazione domande", al secondo capoverso il termine del "31/8/1998" è sostituito con il termine del "15/9/1998". Sopprimere le parole finali.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
In merito all'emendamento n. 19) mi pare che l'Assessore avesse già espresso una valutazione positiva, per cui lo pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
20) Emendamento presentato dai Consiglieri Suino, Bortolin, Riggio e Manica: allegato C, pag. 20, a metà "con riferimento" abrogare nella seconda riga le parole "di formazione e".
La Giunta accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 20).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
21) Emendamento presentato dai Consiglieri Suino, Bortolin, Riggio e Manica: allegato C, pag. 21, quarto capoverso, dopo le parole "inoltre un'attenzione particolare va riservata", abrogare le parole "alla formazione".
Pongo in votazione l'emendamento n. 21), accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
22) Emendamento presentato dai Consiglieri Suino, Bortolin, Riggio e Manica: allegato C, pag. 21, quarto capoverso ("si ritiene inoltre opportuno") dopo la citazione "legge n. 285/97", aggiungere le parole "della legge n.
184/83 e della legge n. 62/95".
Pongo in votazione l'emendamento n. 22), accolto dalla Giunta.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
23) Emendamento presentato dai Consiglieri Suino, Bortolin, Riggio e Manica: allegato C, pag. 21, abrogare l'ultimo capoverso e sostituire con il seguente: "Tenuto conto delle priorità della legge n. 184/83 è necessario prevedere la riqualificazione delle comunità alloggio per minori che, qualora comportino interventi di tipo strutturale, verranno sostenute dalla Regione avvalendosi delle apposite normative".



SUINO Marisa

Lo ritiriamo, Presidente.



PRESIDENTE

L'emendamento n. 23) è pertanto ritirato.
24) Emendamento presentato dalla Giunta regionale: allegato D, prima di "allega alla domanda", inserire il seguente capoverso: "A norma della legge n. 675/96 'Tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali', la presente istanza di contributo equivale a consenso al trattamento, alla comunicazione e alla diffusione dei dati relativi effettuate dall'Amministrazione regionale in adempimento delle proprie funzioni istituzionali di informazione e promozione delle politiche ed attività realizzate nel settore della tutela dei minori".
E' un problema tecnico, mi pare. Lo pongo in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' accolto all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
L'esame degli emendamenti è terminato.
La parola alla Consigliera Manica per dichiarazione di voto sull'intero testo della deliberazione.



MANICA Giuliana

Desideriamo svolgere la dichiarazione di voto non perché pensiamo che sia utile ed importante sprecare del tempo in quest'aula, ma perch riteniamo che questa deliberazione, che pure non ha avuto una grande attenzione all'interno dell'aula mentre la stavamo discutendo (ad eccezione di un'attenzione particolare che le Consigliere hanno dimostrato) attenzione che altri provvedimenti, altre problematiche e questioni di solito ritrovano, seppure più volte rinviata, è invece di grande importanza.
Secondo noi il richiamo all'importanza di questa deliberazione e di questo testo e della problematica che sottende è un richiamo dovuto; ma vedo che trova "ampio accoglimento" anche durante l'intervento ed "un'attenzione pressante e costante, commovente", che riconferma l'importanza data alla deliberazione nel corso di tutto il dibattito e dei rinvii successivi.
Già nel lontano marzo di quest'anno, come Consulta delle elette, come Consigliere regionali, insieme alla Ministra Livia Turco, all'Assessore, ai Sindaci, agli amministratori e alle amministratrici del Piemonte abbiamo promosso un importante convegno sulla problematica dei diritti dei minori e sull'attuazione della legge n. 285; l'attenzione che avevamo allora, a differenza di altri, la riconfermiamo adesso all'interno dell'aula.
A fronte di una preoccupante disattenzione nei confronti dell'infanzia dell'adolescenza e dei minori, (disattenzione che culmina fino ad elementi particolari, a momenti particolari nei confronti dell'infanzia e dell'adolescenza, che arrivano fino a momenti di vera e propria violenza o di sfruttamento della stessa), riteniamo necessaria un'attenzione particolare, affinché le problematiche dell'infanzia e dell'adolescenza diventino invece sempre più importanti e prevalenti all'interno della nostra società, in particolare in una società che invecchia, dentro la quale bambini, bambine, adolescenti di entrambi i sessi si trovano sempre più in difficoltà e trovano sempre nuove e diverse forme di disagio rispetto a quelle che abbiamo conosciuto negli anni precedenti.
La legge n. 285, ispiratrice di questa proposta di deliberazione affronta per la prima volta in questo Paese, con una legge del Parlamento la problematica relativa all'infanzia e all'adolescenza, partendo da una questione fondamentale: la questione dei diritti delle bambine e dei bambini, non vedendo più bambini e bambine, adolescenti e giovani come oggetti di un intervento di tipo socio-assistenziale, ma come soggetti all'interno della società, nel momento in cui noi assumiamo delle misure o investiamo dei soldi o elaboriamo dei progetti nei loro confronti.
Appare dunque importante la valutazione del riconoscimento soggettivo dei bambini e delle bambine come portatori di diritti e di una legislazione e di una deliberazione che debbano promuovere sempre nuove ed ulteriori opportunità per loro.
Cambia anche compiutamente una cultura del mondo adulto, delle istituzioni nei confronti delle bambine e dei bambini, dei giovani e degli adolescenti. E questo a me pare un punto importante e fondamentale.
Il secondo elemento di grande importanza che sta dentro la legge del sotteso a questa deliberazione e alle deliberazioni attuative della stessa è che noi affrontiamo tutta questa problematica in modo integrato attraverso progetti razionali ed integrati, che passano attraverso anche un arco di anni.
Non è più un intervento unico, settoriale, unidirezionale, ma vi è un'incentivazione alla capacità di mettere in relazione momenti diversi sul piano territoriale; momenti diversi dal punto di vista della fascia dell'età; momenti diversi anche dal punto di vista dei soggetti che sul territorio operano, siano essi - con un privilegio, ovviamente - soggetti pubblici o istituzioni oppure una rete di associazioni, di associazionismo di momenti che sul territorio si promuovono e si autopromuovono in relazione ai momenti istituzionali, cosa, a mio avviso, di grande importanza.
Terzo elemento importante, che va sottolineato, è che con questa deliberazione e attraverso la legge n. 285 noi non andiamo a finanziare solo ed esclusivamente o prevalentemente interventi di tipo tradizionale per quanto riguarda il settore dell'infanzia e dell'adolescenza. A questo proposito, richiamo una legislazione che viene dal passato, una legislazione significativa all'interno di questa Regione. Noi abbiamo leggi importanti: da quelle sugli asili-nido ai progetti materno-infantili a tutta una serie di momenti, alle leggi sull'handicap, sui disabili, alla legislazione per quanto riguarda le problematiche giovanili, che già intervengono in maniera "tradizionale". Al limite, in quella direzione, noi possiamo valutare e vedere - visto che il Piano socio-assistenziale, come scriviamo anche in deliberazione, è in corso d'opera - come ulteriormente incentiviamo i capitoli relativi al progetto materno-infantile o come magari rifinanziamo, interveniamo sulla legislazione esistente.
Ma per quanto riguarda questa deliberazione e questa legge noi vogliamo intervenire anche in campi e in settori in cui non si è mai intervenuto; ad esempio, attraverso la promozione di una serie di momenti che coprano delle fasce di bisogno o di disagio o di richieste all'interno della società che la legislazione, così com'è, attualmente non prevede e non ricopre.
Faccio alcuni esempi. Penso ad esempio a come, in tutto l'intervento relativo ai nidi, relativo alla prima infanzia, attraverso questa legge possiamo promuovere nuove forme di progettazione e di ridefinizione dei nidi stessi e di interrelazione tra i nidi e la società, anche attraverso un momento di flessibilità e di flessibilizzazione del servizio che dall'utenza, in grande misura, ci è richiesta.
Penso a come possiamo intervenire sui settori giovanili, su problematiche di disagio del settore giovanile rispetto alle quali non siamo potuti intervenire prima.
Penso, ad esempio, a tutto il discorso della violenza, alle case anche in questa direzione, alle possibilità di intervento su tutta la problematica della violenza e della sua prevenzione, rispetto alla quale attraverso questa legge, possiamo intervenire e finanziare L'ultima questione di grande importanza è che questa, oltre ad affermare alcuni principi, è una legge pratica, e quindi una deliberazione pratica, nonché una legge ed una deliberazione finanziate. Questo è il punto di fondo.
Il compito nostro è che questi soldi vengano utilizzati, tutti, fino all'ultimo, al più presto.
Per questa ragione, prima abbiamo ribadito con forza che, ad esempio per quanto riguardava il primo anno ed esaminando i progetti a fine ottobre, pagando a novembre, bisognava pagare l'intero importo del progetto, e non utilizzare quella formula del 70-30 di cui abbiamo riconosciuto la validità, ma che può valere per gli anni successivi.
Si tratta di fondi che devono essere impiegati, utilizzati al più presto in questa direzione; fondi che sono messi a disposizione della legge nazionale n. 285. Ma non sta scritto da nessuna parte che l'Assessorato regionale e questa Regione non debbano integrare e non possano mettere accanto ai soldi che già a livello centrale vengono stanziati, ulteriori fondi in questa direzione. Nel dibattito sul bilancio avevamo presentato su questi settori, alcuni emendamenti, alcuni dei quali erano anche stati accolti, ma io penso che un'indicazione, anche per il futuro, visto che stiamo parlando di progetti triennali e non solo annuali, sia che le Regione, oltre a recepire indicazioni a livello nazionale e finanziamenti che deve al più presto mettere in cantiere e spendere, integri, con ulteriori fondi suoi, momenti particolari di questa progettazione.
Siccome la prima parte di questo primo anno la possiamo considerare anche sperimentale rispetto sia alle richieste sia all'attuazione dei progetti stessi, sarà utile nel darci indicazione rispetto a quanto dovremo rifinanziare noi, autonomamente, come Regione, oltre ai fondi statali, per i due anni successivi del progetto triennale.
Come Gruppo DS diamo grande importanza a quella legge e a questa deliberazione. Abbiamo, da tempo, lavorato insieme ai rappresentanti degli altri Gruppi consiliari e abbiamo riflettuto a lungo su questa deliberazione, esaminando anche le diverse situazioni all'interno della realtà piemontese.
Annettiamo, quindi, ad essa grande importanza.
Il nostro voto, per le motivazioni che ho detto, sarà favorevole.
Rimane un punto di amarezza rispetto ad alcune rigidità che non abbiamo compreso fino in fondo (ho parlato prima di quella relativa al finanziamento che ci sembrava una questione importante, ribadita in aula dall'Assessore).
Riconosciamo, complessivamente, anche per i contributi dati nella sua definizione, l'importanza della deliberazione, che è in attuazione di una legge importante e che non deve conoscere alcun ritardo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Esprimo il voto favorevole del mio Gruppo nei confronti di questa deliberazione, molto importante, che viene in seguito di una legge importante.
Il dibattito che si è svolto sull'esigenza di protrarre al 15 settembre la data per la presentazione dei progetti era doveroso, anche perché le leggi importanti o le deliberazioni importanti vengono spesso deliberate nei mesi estivi.
Questa legge è del 28/8/1997; ha fatto notizia quando è stata pubblicata, poi è passata un po' inosservata, sul territorio è stato realizzato qualche convegno, i giornali ne hanno parlato, ma sempre come una questione interessante, ma non concreta. Bisognava aspettare, quindi la legge nazionale ha rimandato a questa deliberazione.
Questa deliberazione rischia, se non ci sarà un'opportuna informazione sul territorio, di essere vanificata, quindi possiamo correre il rischio di non riuscire a spendere i soldi che ci sono per progetti sul territorio oppure che qualche progetto venga fatto tanto per fare qualcosa.
Considero dunque molto importante operare un monitoraggio, controllare molto bene i progetti, vedere come sono fatti, secondo le indicazioni che sono emerse nella deliberazione stessa. Questa deliberazione fa capire chi fa e cosa fare, è chiara nell'attribuire i compiti alla Provincia e ai Comuni. E questo è molto importante perché spesso non si sa quali sono i gradi di responsabilità.
L'ho già accennato prima, quindi evito di sottolineare i punti importantissimi del documento per via dell'ora e del desiderio di molti di interrompere. Voglio, però, sottolineare l'importanza dei servizi innovativi che questa delibera offre.
Voglio sottolineare l'importanza di un progetto di Nido integrato. Lo ripeto perché vorrei che su questo discorso venisse fatta un'adeguata informazione, magari anche solo sotto forma di comunicato stampa da inviare a tutte le scuole materne pubbliche e non. Perché, se riuscissimo veramente ad applicare il servizio di Nido integrato, riusciremmo a dare una risposta importante alle famiglie.
Caratteristica del progetto di Nido integrato è l'integrazione psico pedagogica tra asilo nido e scuola materna, con la possibilità di prevedere collegamenti tra le rispettive attività e coinvolgimento anche dei bambini che non frequentano il nido.
Può presentare caratteristiche di innovazione ed integrazione che la legge nazionale vuole promuovere; riunire intorno ad un tavolo Comune educatori, genitori, operatori che lavorano con bambini di fasce di età diverse; aprire, quindi, la possibilità ai bambini dai 18 mesi ai 3 anni di poter frequentare il Nido integrato.
Questo è un argomento ancora da approfondire, ma che è importante far conoscere ai destinatari (ci sono gli elenchi delle scuole che, in collaborazione con i Comuni, possono attuare questi progetti, perché spesso l'informazione che mandiamo ai Comuni rimane sulla scrivania dell'impiegato che ritiene l'argomento non di propria competenza e magari non sa a chi passare la lettera o l'informazione ricevuta). Quindi, provare a far partire un'informazione dalla base.
Finisco con una battuta: se fosse necessario, Assessore, dica a sua moglie di mandare un fax, così fa notizia!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeli.



ANGELI Mario

Grazie, Presidente. Anch'io, per dichiarazione di voto. Prendo brevemente la parola per dichiararmi soddisfatto dell'applicazione della legge n. 285, riguardante i diritti e la prevenzione per l'adolescenza e l'infanzia. Credo che questa legge venga applicata in un momento molto difficile per i nostri ragazzi. Infatti, facendo un censimento degli asili nido piemontesi che sono stati chiusi, dovremmo fare alcune riflessioni.
Oggi andiamo ad approvare questa deliberazione, in applicazione della legge n. 285, ma non abbiamo forse ben presente quanti sono stati gli asili nido chiusi in tutto il Piemonte. Credo tantissimi e avrei la curiosità che l'Assessore si interessasse della questione per farci sapere esattamente quali sono stati gli asili nido chiusi negli anni passati.
Adesso, con gli asili nido integrati (che già esistono e sono in attività in alcune località) mi auguro che si ottengano dei risultati, così come mi auguro che si vada a dare l'opportunità a tutti i bambini, sino al terzo anno di età, di poter usufruire di questi servizi, non solo a parole ma con i fatti.
E i fatti vogliono dire altro rispetto a quanto è stato fatto sino ad oggi per i minori. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Peano, che interviene in qualità di Consigliere.



PEANO Piergiorgio

Innanzitutto ringrazio l'Assessore e gli uffici dell'Assessorato che hanno predisposto questa ampia e voluminosa deliberazione. Deliberazione che riporta il successivo della legge n. 285 molto importante e che consente al territorio di poter operare nei prossimi mesi. Ringrazio molto gli uffici e l'Assessore per il lavoro svolto.
C'è già stata un'informazione, a seguito di una serie di incontri avvenuti sul territorio e programmati nei mesi scorsi, sulla legge n. 285 su cosa la Regione intendeva realizzare attraverso l'atto deliberativo.
Credo che già un risultato sia stato ottenuto, alcuni enti sul territorio hanno già, in questa breve estate, iniziato a programmare o realizzare attività quali asili nido e baby parking, perché una legge li ha stimolati magari quest'anno sovvenzioneranno con fondi propri, sapendo però che esiste una legge in merito.
Una legge è stata predisposta e consentirà nei prossimi anni di dare continuità ai progetti; quindi già una finalità, un processo positivo questa legge lo ha provocato.
Il dato essenziale da rimarcare oggi è che è la prima legge che dà garanzia sui diritti dell'infanzia, dell'adolescenza e direi che è l'anello mancante in quel progetto di piano socio-assistenziale nazionale che questo Governo in qualche modo sta realizzando.
La deliberazione in oggetto non farà certo aumentare il numero dei bambini in Piemonte, sappiamo, purtroppo, che per quanto riguarda la natalità il Piemonte è l'ultima regione in Italia. Tale legge consentirà forse, alle famiglie piemontese di poter in qualche modo pensare al futuro di altri bambini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Presidente e colleghi, vogliamo innanzitutto ringraziare l'Assessore Goglio che ha portato avanti questa deliberazione prima di lasciare l'incarico all'Assessore D'Ambrosio che concluderà l'iter. Esprimiamo parere favorevole del Gruppo di Forza Italia alla deliberazione. E' già stato detto dai colleghi Cotto e altri che mi hanno proceduto quali sono i benefici e i vantaggi per la nostra regione dal recepimento di questa legge nazionale. Per quanto riguarda l'emendamento, che ha dilazionato il termine al 15 di settembre, lo consideriamo molto importante in quanto ha permesso un grado di informazione più capillare; sappiamo tutti che il mese di agosto ha delle caratteristiche sue proprie. Quindi il nostro Gruppo esprime, dopo aver votato gli emendamenti che sono stati accolti dalla Giunta attraverso l'Assessore D'Ambrosio, parere favorevole alla deliberazione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Annuncio il voto favorevole del Gruppo di Rifondazione Comunista a questo provvedimento. Noi riteniamo che il provvedimento n. 285 recante le disposizioni per la promozione di diritti e delle opportunità per l'infanzia e l'adolescenza, sia un provvedimento sicuramente interessante e utili per affrontare uno dei temi che sono sul tappeto oggi nella società: la tematica dei minori nel loro complesso.
Nonostante il nostro voto favorevole, esprimiamo qualche perplessità sia rispetto a delle problematiche che avevamo posto all'inizio della discussione su questa legge, quindi sul ruolo di coordinamento che viene attribuito alle Province che noi riteniamo debba essere sostanzialmente di promozione in particolare e di stimolo per la Regione Piemonte a svolgere quel ruolo che la stessa deve avere, ovvero di programmazione rispetto anche ai diritti dell'infanzia, ma in particolare deve tener conto di altre carenze croniche sul territorio. Carenze per le strutture in particolare rivolte all'infanzia.
Noi in giornata presenteremo un'interpellanza sugli asili nido in quanto la questione e la carenza cronica di strutture determina un ampliamento delle lista di attesa, non solo in relazione all'elemento strutturale, ma anche in relazione all'inadeguatezza dei tempi stessi di queste strutture rispetto alle esigenze delle famiglie e delle madri.
Su questa questione noi riteniamo che la Giunta e la Regione Piemonte siano indietro: fino ad oggi non si sono individuate delle linee o delle priorità anche politiche e finanziarie rispetto a questi temi.
La questione degli asili nido, vista come servizio essenziale rispetto all'infanzia, come età evolutiva da zero a tre anni, è una questione fondamentale che deve essere affrontata in particolare dalla Giunta chiaramente mi rivolgo all'Assessore D'Ambrosio, ma anche al Presidente della Giunta regionale Ghigo.
Si tratta di una battaglia di civiltà trasferire le competenze degli asili nido dall'Assessorato all'assistenza all'Assessorato alla pubblica istruzione.
Noi riteniamo che il provvedimento n. 285 e le relative conseguenze e l'attuazione che questa Giunta ha dovuto necessariamente realizzare, quindi anche con decreto legislativo, dimostrano che è una questione di civiltà che non può essere ancora marginalizzata o esclusa dall'attenzione anche politica rispetto ad alcune scelte sociali importanti.
A questo proposito chiederemo, come abbiamo già fatto come battaglia politica complessiva - insisteremo anche in sede di assestamento di bilancio - un investimento straordinario rispetto alla carenza cronica delle strutture degli asili nido che nulla hanno a che vedere con le strutture alternative, di decentramento e di organizzazione diversa delle strutture dell'infanzia previste dalla legge n. 285, ma che riguardano un pezzo importante sul quale riteniamo che anche questa Giunta non possa continuare a fare finta di niente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mancuso.



MANCUSO Gianni

Dichiaro il voto favorevole del Gruppo di Alleanza Nazionale alla deliberazione in oggetto. L'attuazione della legge n. 285/97, al di là del suo ruolo di atto dovuto in quanto adempimento regionale di una legge quadro nazionale, è un passo concreto verso la realizzazione di provvedimenti che via via sempre più prestano attenzione alla politica della famiglia, in particolare della famiglia naturale. Riconosciamo che la legge n. 285 ha colmato una lacuna del quadro normativo, in effetti l'Italia su questi temi aveva strumenti normativi obsoleti, addirittura su alcune particolari situazioni non aveva varato di fatto delle leggi adeguate.
Con questo provvedimento, che va a gestire fondi stanziati dallo Stato c'è stata la ovvia e dovuta attenzione all'altro Ente che è la Provincia e dalla discussione che ho seguito è evidente che ci sarà la massima sollecitudine da parte dell'Assessorato competente per arrivare alla migliore collaborazione possibile su queste tematiche.
Bisogna riconoscere che con la legge n. 285 il Governo nazionale, che sentiamo lontano dalle nostre posizioni, ha fatto uno dei pochissimi atti concreti verso quella politica di attenzione alla famiglia, e in particolare alla famiglia naturale, che al di là delle dichiarazioni fatte in campagna elettorale per le elezioni politiche del 1996 non hanno poi trovato riscontro nella politica del quotidiano in questi due anni e poco più di governo dell'Ulivo.
A parte queste premesse di carattere generale, dichiaro il voto favorevole del mio Gruppo.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto, pongo in votazione la deliberazione testé discussa, il cui testo emendato verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti.


Argomento: Informazione

Iscrizione ed esame ordine del giorno n. 821 inerente a: "Iniziative volte a far conoscere i valori della Resistenza ai giovani"


PRESIDENTE

Propongo ora di iscrivere all'o.d.g. l'ordine del giorno n. 821 presentato dai Consiglieri Deorsola, Simonetti, Spagnuolo, Riba, Montabone Picchioni, Dutto, Benso, Foco, Cotto, Rubatto, Gallarini, Peano, Vaglio e Casari, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte venuto a conoscenza dell'attentato subìto in questi giorni dalla lapide e dalla cappella che ricorda i dodici partigiani morti nella battaglia di Megolo del 13/2/1944 rileva che quanto accaduto non può essere sottovalutato perché chi ha sfregiato questi simboli della memoria ha voluto colpire quei valori quegli uomini che, con il loro impegno, hanno poi reso possibile la vita democratica del nostro Paese ritiene pertanto necessario, oggi più che mai, di fronte ad atti come questo, ribadire con forza la validità degli ideali della Resistenza che vale la pena ricordarlo ancora una volta, sono quelli fondanti della nostra Costituzione invita pertanto il Comitato regionale per l'affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana a promuovere ulteriori specifiche iniziative atte a far conoscere, soprattutto ai giovani, gli insegnamenti scaturiti dalla Resistenza".
Chi è favorevole all'iscrizione è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è iscritto all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Come Gruppo di Alleanza Nazionale non abbiamo firmato questo ordine del giorno sul quale lasciamo libertà di voto al Gruppo per un motivo molto semplice: l'invito non è conseguente alle premesse, a nostro avviso, tutto lì.
Noi condanniamo il gesto gravissimo di offesa alla memoria che è stato compiuto nel danneggiamento del monumento, ma questo, cioè la condanna che ripeto - condividiamo assolutamente e sottoscriviamo, e che peraltro non compare in maniera particolare nell'ordine del giorno, non significa necessariamente attivare nuove e ulteriori iniziative rispetto a quelle che già la Regione Piemonte attiva e mantiene, a favore di quello che è l'oggetto dell'ordine del giorno.
Per questo motivo, io personalmente non ho sottoscritto l'ordine del giorno pur condividendo - lo ribadisco la terza volta, casomai qualcuno volesse fraintendere - e sottoscrivendo la condanna ferma ed assoluta all'atto, non vedo questo ordine del giorno consequenziale con quelle che erano le premesse. Pertanto io lascio libertà di voto al Gruppo; io personalmente mi asterrò sull'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Possiamo al limite votarlo per parti separate, se ritiene.



RIBA Lido

Non credo che un documento del genere possa essere posto in votazione per parti separate.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Majorino; ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Condivido in ogni sua parte l'intervento e la motivazione addotta dal Capogruppo Ghiglia, e concordo in particolare in una dura condanna per la profanazione di un monumento a caduti della Guerra civile. Però, dato che l'ordine del giorno è inscindibile, nel senso che oltre la condanna - che condivido - si dice anche qualcosa d'altro, cioè a dire di assumere ulteriori iniziative in ordine a quelle già facenti parte dell'attuazione di quella nota legge, per questo motivo il mio voto non sarà di astensione ma contrario.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione l'ordine del giorno di cui ho dato lettura in precedenza.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 34 favorevoli, 1 contrario e 4 astensioni.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Esame legge rinviata dal Governo in data 23/6/1998 e relativa a: "Norme per la disciplina, la tutela e lo sviluppo dell'apicoltura in Piemonte"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della legge rinviata dal Governo in data 23/6/1998 e relativa a: "Norme per la disciplina, la tutela e lo sviluppo dell'apicoltura in Piemonte", di cui al punto 9) all'o.d.g.
Si tratta della modifica di due articoli. Si proceda pertanto alla loro votazione.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 38 astensioni 3 L'art. 6 è approvato.
ART. 31 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 38 astensioni 3 L'art. 31 è approvato.
Si proceda infine alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI' 39 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

Esame proposta di deliberazione n. 571: "Direzione Economia montana e foreste. Modifica declaratorie di alcuni settori della direzione"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 10) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 571.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 40 voti favorevoli e 1 contrario.
Ricordo alle colleghe che alle ore 14,30 presso la sala dell'Ufficio di Presidenza è convocata una riunione per l'esame della proposta relativa alla Consulta delle Elette.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.22)



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