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Dettaglio seduta n.268 del 16/06/98 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellingeri, Botta, Casari, Chiezzi D'Ambrosio, Farassino e Vaglio.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge non vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto (Elezione del Presidente e della Giunta regionale)


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 2) dell'o.d.g. che reca: "Adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto (Elezione del Presidente e della Giunta regionale)".
Comunico che non è pervenuto alcun documento, per cui non si pu procedere a questo adempimento.
Se non vi sono dichiarazioni la seduta viene sciolta. Se si ritiene il dibattito infruttuoso, dato che non si può pervenire ad alcuna utile conclusione...



CAVALIERE Pasquale

Chi la ritiene infruttuosa?



(Commenti del Consigliere Majorino e del Consigliere Ghiglia)



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Ho chiesto di intervenire per correttezza nei confronti di alcune considerazioni che sono state fatte nella riunione dei Capigruppo della scorsa settimana nella giornata di venerdì, anche se non sempre questa mia correttezza viene ripagata con la stessa moneta, ma questo è il destino.
Nella riunione dei Capigruppo è stato sollevato un problema relativo alla legittimità di alcuni atti che nella seduta di Giunta del lunedì precedente (8 giugno) abbiamo assunto. Come d'altro canto era stato chiesto da parte di alcuni Consiglieri, ho fatto predisporre un parere da parte della Segreteria della Giunta che naturalmente fornisco al Presidente del Consiglio il quale ne farà l'uso che ritiene opportuno.
In estrema sintesi, posso anticipare il contenuto di questo parere in modo che i Consiglieri direttamente, se vogliamo utilizzare il tempo possano essere messi a conoscenza.
Il parere riguarda l'attività della Giunta regionale dimissionaria.
Lo Statuto della Regione Piemonte all'art. 35 prende in considerazione l'ipotesi di dimissioni di membri della Giunta, in particolare prescrive che "le dimissioni del Presidente comportano le dimissioni dell'intera Giunta". Il medesimo articolo individua esclusivamente quale diretta conseguenza della predetta situazione una netta contrazione dei poteri del Consiglio, il quale non può deliberare su alcun altro oggetto prima dell'elezione del nuovo Presidente e della nuova Giunta.
L'art. 33 dello Statuto invece regolamenta l'ipotesi collegata alla mozione di sfiducia espressa nei confronti della Giunta regionale con il voto della maggioranza dei Consiglieri assegnati alla Regione. In questo caso, la norma statutaria prescrive che "il Presidente e la Giunta restino in carica solo per gli affari correnti".
Al di là dalle singole previsioni statutarie, la dottrina dominante equipara le due fattispecie in quanto in entrambi i casi si rientra nell'ipotesi di cessazione dell'organo per intervenuta crisi indipendentemente da una formale rottura della relazione fiduciaria (che è un dettaglio che comunque nella fattispecie ha la sua importanza).
Da ciò consegue l'applicazione di un principio generale, peculiare peraltro delle forme parlamentari di governo, ed applicabile a più forte ragione nei sistemi assembleari di stampo regionale, ovvero la permanenza in carica dell'esecutivo in un regime assimilabile alla prorogatio e quindi, conseguentemente, soltanto per la cosiddetta "ordinaria amministrazione". Trattasi pertanto di stabilire quali atti possono rientrare in tale concetto.
Riprendendo a tal fine le argomentazioni della dottrina, le massime della giurisprudenza nonché alcuni elementi ricavabili dal parere reso a suo tempo dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, sembrano definibili tali gli atti che rientrano in un'attività di governo di carattere neutro ossia riconducibili alle ordinarie competenze dell'organo, ma non caratterizzate da un indirizzo politico amministrativo nonché quelle giustificate da esigenze di carattere imprescindibile, quali l'urgenza e il danno per la collettività.
I concetti di cui sopra si possono tuttavia a loro volta interpretare in senso più o meno ampio.
Ai fini di un loro possibile migliore inquadramento risulta utile svolgere alcune considerazioni rispetto alla prassi seguita in precedenti analoghe situazioni, in considerazione del fatto che la consuetudine costituisce fonte di diritto.
Orbene, in occasione della crisi di Giunta verificatasi nella V legislatura, con durata dal 9/11/1993 al 25/2/1994, furono esaminate complessivamente più di 2.900 delibere, in gran parte oggetto di esame governativo, dalle tipologie più svariate (piani regolatori, nomine consulenze, affidamenti, programmi, criteri, piani, rilevanti impegni finanziari). Per motivi di urgenza furono altresì adottate alcune delibere con i poteri del Consiglio regionale nonché, a seguito di illustre parere fu approvata dall'assemblea, nonostante la norma statutaria, la legge di autorizzazione all'esercizio provvisorio.
Svolgerò ora due brevi considerazioni sulla non iscrizione all'o.d.g.
della soluzione relativa alle mie dimissioni.
Voglio informare il Consiglio che nei giorni che hanno preceduto questa seduta si sono attivati gli atti, gli incontri e i contatti necessari al fine di uscire in tempi i più rapidi possibili dalla crisi di Giunta.
L'obiettivo è infatti quello di trovare un duraturo equilibrio che sia sinonimo di stabilità di governo e - conseguentemente - presupposto per sviluppare politiche incisive e proficue per la collettività regionale.
Sono del resto a voi tutte note le difficoltà che le coalizioni - siano esse di centro-destra che di centro-sinistra - stanno vivendo a causa del perdurare di una fase di transizione (qualcuno direbbe dalla prima alla seconda Repubblica) che sta diventando patologica. Lo vediamo da tempo a livello nazionale dove autorevoli esponenti della maggioranza affermano apertamente che la coalizione è divisa su tutto. Lo stiamo vivendo in Friuli in questi giorni dopo le elezioni.
Sentiamo ormai palpabile la prima conseguenza di questa situazione: la disaffezione verso la politica - che si sta riavviando in modo preoccupante che porta all'astensionismo e alla constatazione che non più di un cittadino su quattro è interessato alle questioni politiche (come è avvenuto negli ultimi risultati delle elezioni in Friuli).
Personalmente, ho ben chiare le difficoltà che questa situazione comporta e ho piena consapevolezza del rischio che in questo contesto c'è da subordinare interessi collettivi al tornaconto non solo di parte, ma talvolta addirittura personale.
Ci sono i professionisti del subbuglio che - nulla avendo da perdere ben lontani dallo scrupolo di danneggiare inutilmente l'istituzione e la collettività, si trovano a loro agio in questo clima.
Posso assicurare a quest'aula che non appartengo a questa scuola di pensiero, anzi, sono pienamente consapevole del peso di responsabilità che ho, e sto lavorando per dare al più presto al Piemonte un governo nella pienezza dei suoi poteri e con rinnovato impulso propositivo.
Posso assicurare che la maggioranza - che in quest'aula si è espressa nei miei confronti con un ampio mandato alla riformulazione dell'esecutivo ed al rilancio programmatico dell'attività politica ed istituzionale della Giunta e della maggioranza stessa - ha la precisa volontà di uscire al più presto da questo stallo.
Come è chiaro ai Consiglieri tutti, la preoccupazione principale a cui abbiamo informato la nostra azione è attivare quanto necessario e possibile affinché il Piemonte, i suoi cittadini, gli Enti locali, le imprese non abbiano a risentire della situazione né sia ritardata l'attivazione della stagione delle riforme che i decreti Bassanini hanno avviato.
Se, come mi auguro, si potrà presentare in tempi ravvicinati una soluzione che la maggioranza sta individuando, ritengo potremo riprendere con rinnovato vigore l'azione di governo.
La soluzione della crisi potrà dunque portare chiarezza anche in quest'aula, rimuovere ambiguità che nel passato hanno danneggiato la corretta dialettica democratica tra maggioranza ed opposizione.
Mi auguro che si possa al più presto riprendere a lavorare insieme uniti dal comune sentire dell'interesse della collettività piemontese divisi dai rispettivi convincimenti politici e dai diversi ruoli che ne conseguono.
Aggiungo, onde evitare che nelle repliche questo argomento venga usato che non esiste - se non solo attraverso delle informazioni giornalistiche alcuna riunione romana; di conseguenza, tolgo un argomento che indubbiamente - immagino - sarebbe stato usato nella dialettica politica di contrasto tra maggioranza ed opposizione in quest'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Presidente e colleghi, le dichiarazioni rese dal Presidente Ghigo lasciano tutti stupiti, perché manca il senso di responsabilità per la gravità della crisi. E' veramente paradossale che, dopo mesi di crisi aperta ufficialmente soltanto qualche settimana fa, il Presidente Ghigo introduca questa assemblea per spiegarci quali sono le competenze della Giunta quando è dimissionaria, mettendo in secondo piano la questione centrale, ovvero che il Presidente non c'è più perché è dimissionario, che la Giunta non c'è più perché è dimissionaria, che manca il governo della Regione.
Lo stupore deriva anche dal pressapochismo e dall'inconsistenza della sua dichiarazione relativamente alla crisi politica. E' il solito e consueto - che conosciamo - insieme di frasi che, probabilmente, ha qualche effetto a livello televisivo, ma che dimostra un vuoto completo dal punto di vista politico del Presidente e che la soluzione di questa crisi purtroppo, Presidente - non è nelle sue mani.
Lei, Presidente, è in balìa degli eventi, e il grave per la Regione Piemonte è che manca una leadership in grado per lo meno di costruire un governo, al limite di centro-destra, per questa Regione. Ciò a cui stiamo assistendo in questi giorni è proprio il teatro dell'assurdo.
Oggi abbiamo letto sulla stampa che una componente importante del centro-destra, Alleanza Nazionale, fa dichiarazioni di una gravità enorme: accusa il centro del Polo di praticare "l'estorsione politica"; accusa lei Presidente, di avere grandi carenze dicendo: "Purtroppo, lo dobbiamo tenere questo Presidente, però ha delle carenze oggettive". Non solo: annuncia incontri romani che saranno risolutivi.
Inoltre, abbiamo letto in questi giorni che lei, Presidente, non ha neppure convocato una riunione del Polo per dare un governo a questo Piemonte, perché il governo non c'è. Lei può partecipare a qualunque incontro, incontrare Cantarella, incontrare Bresso, incontrare Castellani incontrare chi vuole, ma lei, Presidente, non rappresenta questa Regione.
Ormai il governo non è più nelle sue mani; non solo: non è neppure nelle sue mani la soluzione della crisi. Lei questo avrebbe già dovuto capirlo perché la situazione si trascina da parecchio tempo.
Vorrei che i colleghi si rendessero conto della drammaticità di questa situazione e dell'incapacità complessiva del Presidente di poter gestire questa crisi. Sembra che il Presidente viva su un mondo diverso; anzich riferirci di incontri, se è stato fatto qualche passo avanti, ci parla della dialettica, della maggioranza, dell'opposizione, del Governo nazionale, del Friuli... Presidente, siamo tutti comprensivi sulle sue difficoltà, abbiamo una grande comprensione, ma essere presi in giro proprio no! Io credo che ai colleghi del Consiglio convenga, a questo punto - e oggi ci sono gli elementi, l'intervento del Presidente Ghigo lo dimostra fare una valutazione seria, per dare un governo a questa Regione.
Il centro-destra non riesce, ma se riuscirà a dare un governo a questa Regione, avrà i limiti che lei, Presidente, ha sempre dimostrato e dimostra tuttora. Lei potrà sostituire qualche Assessore, la Giunta potrà spostarsi più a destra, più a sinistra, più al centro, ma in ogni caso i limiti di leadership e complessivi resteranno. Pertanto, questa Regione continuerà a non essere governata, ma ad essere in balìa degli eventi: questo è il vero problema! Bisogna uscire dal fatto che ormai il centro-destra non è sicuramente capace di dare il governo a questa Regione. E' andata in crisi! E' andata in crisi non per colpa della minoranza; è andata in crisi perché nonostante i 33 voti ha un Presidente ed una maggioranza che non riescono a fare una Giunta: è questo il problema! L'assurdo, il teatro dell'assurdo sta nel fatto che, mentre va in crisi, si dà una fiducia al Presidente con 33 voti e non si riesce a fare una Giunta. E' una cosa priva di senso! Altro che prima o seconda Repubblica! Non trovo neppure parole per definire questa situazione, che è veramente paradossale! Inoltre, questa Giunta, questa maggioranza, ma in modo particolare questa Giunta, nel momento in cui è decaduta, si riunisce non per l'ordinaria amministrazione, bensì per approvare un disegno di legge per mettere a posto le Segreterie degli Assessori.



SAITTA Antonino

CAVALIERE Pasquale (fuori microfono)



SAITTA Antonino

Fuori sacco!



SAITTA Antonino

Fuori sacco. Le Segreterie degli Assessori! Questa è mancanza di senso della responsabilità! Presidente Ghigo, ma come? Consente che un suo Assessore porti, a crisi aperta, senza Giunta, il disegno di legge per mettere a posto le Segreterie degli Assessori! Anziché pensare ad un disegno di legge per l'assestamento del bilancio - 1.560 miliardi di avanzo finanziario - il Presidente Ghigo fa approvare dalla sua Giunta il disegno di legge per mettere a posto le sue Segreterie. E' una cosa folle! Presidente, lei non si rende conto in che situazione sta vivendo! E' paradossale! Il Piemonte ha bisogno di essere governato, non ha bisogno delle sue parole, che ormai sono inutili! Le sue parole sono inutili! Pensi a governare; pensi a dare un governo Presidente! E allora io dico ai colleghi - a tutti - che forse è giunto il momento di rendersi conto che passi avanti non se ne possono fare. Il centro-destra non è in grado di risolvere questi problemi; è giusto, è opportuno che si vada ad elezioni, perché il sistema bipolare lo richiede.
Si vada ad elezioni con un governo che non sia il governo Ghigo, ma si vada ad elezioni tra un anno con un governo istituzionale, con una Giunta tecnica che affronti le questioni che ormai stanno marcendo, Presidente! Ci sono delle questioni enormi! Non si può stare in questa situazione di paralisi e non trasferire competenze agli Enti locali! Non si può non fare l'assestamento di bilancio! Non si può non seguire sul piano politico tutta la questione dei fondi strutturali! Che non possono essere gestiti dai funzionari! Sono migliaia di miliardi e qui sentiamo le parole, i pannicelli caldi, pensando di rassicurare questo Consiglio! Qui c'è una situazione di gravità! E allora io faccio un appello a tutti i Consiglieri affinché si avvii una fase di incontri, fra tutti i Gruppi consiliari, per dare un governo minimale a questa Regione; per andare quanto prima ad elezioni, ma affrontando anche le questioni perché non siamo irresponsabili! Non abbiamo l'irresponsabilità di questa maggioranza! Non abbiamo l'irresponsabilità del Presidente Ghigo! Sentiamo il dovere, anche come forza di opposizione, di assumerci una responsabilità per risolvere qualche problema.
In questo senso, noi chiediamo anche alle altre forze politiche di seguire questa idea perché è l'unica; le altre non avranno senso perch anche se Ghigo riuscirà a fare ciò che non è capace, se Berlusconi risolverà questa crisi, come sicuramente capiterà, non sarà comunque in grado di gestire questa maggioranza ed allora ci troveremo, ad un certo punto, di fronte agli stessi problemi ed una soluzione occorrerà darla.
Presidente, occorre un punto fermo, un punto preciso per chiudere questa pagina che è tra le più brutte della Regione Piemonte!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Per descrivere la vacuità dello Zar delle Russie, che pare non avesse la dimensione degli eventi che stavano succedendo nel mondo in quel periodo, i libri di storia narrano, a dimostrazione di questo, che sul suo diario il giorno prima della rivoluzione stava scritto: "Oggi, gita in barca".
A me pare che il Presidente Ghigo sia nelle stesse condizioni, che cioè non si renda conto della gravità della situazione e soprattutto meni per il naso questo Consiglio regionale! Vi sono decine di dichiarazioni - raccolgo solo la più fedele - dove il Presidente Ghigo dichiara di aver coinvolto l'ex Presidente del Consiglio Berlusconi, per un vertice romano sulla crisi. Lo dichiara lui, non è che qualcuno ha detto: "abbiamo saputo che...". L'ANSA - che non è un'agenzia che di norma prende poco alla lettera quanto dice il Presidente Ghigo l'11 giugno scrive: "Il Presidente ha confermato che non farà la sua proposta di soluzione della crisi prima della riunione dei Segretari nazionali sul caso Piemonte"; e via di seguito altre dichiarazioni di questo tenore. Tant'è che abbiamo appreso, sempre da notizie di stampa, in ordine alla conferenza stampa del Gruppo di Alleanza Nazionale di ieri pomeriggio, che non si sarebbe ancora verificata alcuna riunione dei Gruppi di maggioranza. Abbiamo letto invece che ci sono state riunioni del Gruppo Forza Italia, a iosa. Si sono trovati anche a Villa Carlotta.



SCANDEREBECH Deodato

Dopo ti rispondo.



CAVALIERE Pasquale

Occorre tornare a quindici giorni fa, quando il Presidente ha dichiarato che si doveva dimettere solo per restare fedele ad un impegno che lo obbligava, entro il 31 maggio, a realizzare il rimpasto di Giunta. E che quindi questo impegno lo aveva limitato perché con qualche giorno in più avrebbe risolto tutto il problema. Intervista di Enzo Ghigo a la Repubblica: "La crisi è nata prima di tutto per una questione temporale. Mi spiego: se non ci fosse stata l'indicazione del 31 maggio per comunicare al Consiglio il nuovo assetto della Giunta, sono convinto che avremmo trovato una soluzione nei prossimi giorni". Questo lo dice il Presidente Ghigo, non lo diciamo noi. E poi: "Sono convinto che sarebbero stati sufficienti pochi altri giorni per riuscire ad individuare una vera via d'uscita". Il Presidente Ghigo quindi ha detto che se non ci fosse stato quel limite del 31 maggio avrebbe risolto il problema. Una volta, invece, che il problema non è stato risolvibile ha dichiarato che entro una settimana avrebbe risolto tutto. Poi qualche giorno dopo ha dichiarato che entro quindici giorni risolveva tutto, siamo arrivati a "Penelope 2", perché abbiamo già avuto un "Penelope" nei mesi passati, di un Assessore che diceva "appena approvata la legge sul personale mi dimetto"; l'esame della legge sul personale è durato un paio di anni e questo Assessore non si dimetteva mai.
E Ghigo pare anche lui Penelope, poi non ha neanche bisogno di disfarla la tela di notte perché neanche la inizia! Ghigo aveva poi dichiarato che o riusciva entro quindici giorni a fare la Giunta, oppure avrebbe portato il Consiglio regionale allo scioglimento.
Io faccio sempre riferimento alle dichiarazioni del Presidente Ghigo.
La riunione romana, che oggi Ghigo smentisce, ma della quale ha ripetutamente informato l'opinione pubblica, dovrebbe risolvere i problemi al Presidente Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Non c'è alcuna riunione romana.



CAVALIERE Pasquale

Non c'è perché è scappato da ridere anche a loro a Roma, perché dover fare una riunione - Berlusconi, Casini e Fini - per discutere chi deve fare il Presidente di Expo 2000, effettivamente è un po' ridicolo! Credo quindi che qualcuno abbia consigliato a Ghigo di evitare questa cosa.
Sta di fatto però che non c'è stata alcuna riunione - questo è quello che abbiamo appreso - dei Gruppi che compongono la maggioranza in Consiglio regionale. Questo è il problema.
Del resto, quindici giorni fa è stato lo stesso Presidente Ghigo ad autoinvestirsi, nel senso che non abbiamo visto alcun autorevole rappresentante della maggioranza alzarsi in quest'aula e chiedere al Presidente Ghigo un impegno per ricostruire la maggioranza. E' stato lui a dire: "Mi impegno a ricostruire la maggioranza". Non è stato investito da nessuno, ma...



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Ci sono due ordini del giorno!



CAVALIERE Pasquale

Sì, ma si era già autoinvestito prima dei due ordini del giorno.
Capisco che con tutto l'astensionismo che c'è in Italia lei è costretto ad intervenire per far affezionare la gente alla politica; questo lo comprendo, e sappiamo che se lei non si impegna, la gente si disaffeziona alla politica. Nel mentre, succede questo: il Presidente Ghigo non fa alcun tentativo per ricomporre la crisi e tiene bloccata tutta la Regione, ma convoca la Giunta l'8 giugno per votare - l'ha già detto il collega Saitta un disegno di legge perché ogni Assessore possa assumere cinque-sette segretari, anche esterni: un disegno di legge per assumere settantotto persone, al costo di 6 miliardi e mezzo all'anno. E ciò, senza avere i poteri per farlo.
Ripeto: mentre la crisi langue, nessuno fa niente, nonostante le Commissioni siano ferme (quindi anche lo stesso voto del disegno di legge non ha alcun effetto pratico), tutta l'attenzione, tutta la fantasia, tutto l'entusiasmo della maggioranza è per votare il disegno di legge per poter assumere settantotto persone dall'esterno. Lo so, Presidente, che ce n'è anche per lei in quel disegno di legge, perché è riuscito a far fare un disegno di legge che comprende anche la Segreteria dell'Ufficio di Presidenza e del Presidente, che mi pare proprio un'assurdità completa. Si fa questo e non si portano invece avanti gli atti ordinari. Si fanno quelli straordinari che non competono alla Giunta in queste condizioni e non si portano avanti gli atti ordinari, fermando e bloccando importanti iniziative come quella della cooperazione internazionale nel Terzo Mondo di cui il Presidente, nonostante gli impegni presi con il Comitato di solidarietà, ha bloccato le iniziative.
Ritengo che questo sia emblematico della concezione della politica del Presidente della Giunta che, se vuole veramente far riavvicinare la gente alla politica, credo si debba allontanare dalla Giunta.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

L'intervento del nostro Gruppo oggi sarà breve, perché dopo le dichiarazioni del Presidente della Giunta verrebbe da dire: "Siamo stupiti". Invece, per la verità, non siamo stupiti, perché da molti mesi andiamo dicendo che questa maggioranza, la maggioranza di centro-destra, è attraversata da una pesante crisi politica.
Devo dire che l'evoluzione di questi ultimi giorni ci conferma una crisi politica, una crisi politica tra componenti, perché le dichiarazioni del Gruppo di Alleanza Nazionale sono oggettivamente pesanti dal punto di vista politico. Desideriamo però evidenziare che ciò che ulteriormente ci allarma è sì la mancanza di governo in questo momento, ma soprattutto il fatto che lo scontro non avviene su temi della politica, bensì su posizioni di potere che alcune componenti, parte di alcune componenti, alcuni Consiglieri della maggioranza - non siamo informati più di tanto rivendicano.
Quindi, la crisi che sta bloccando la Regione Piemonte e che noi stiamo denunciando da molti mesi è una crisi di capacità di governo, cosa già di per sé molto grave, che si è evidenziata come una crisi di rapporti di potere, di ricerca di posti, di parcellizzazione di presenze di rappresentanze politiche.
Abbiamo visto e stiamo vedendo - e non lo diciamo soltanto noi l'abbiamo anche letto in questi giorni - il peggio della prima Repubblica.
Il peggio, perché poi c'era molto di meglio.
Oggi il Presidente della Giunta, dopo averci detto nella scorsa seduta che non era né un magliaro né un galantuomo, ci dice: "Io non faccio parte della cultura dei professionisti del subbuglio". Non so a che cosa si riferisca; evidentemente, all'interno dei rapporti personali e politici del centro-destra ci sono anche i professionisti del subbuglio - credo di dover interpretare così. Anche questo fa parte di quel peggio del concepire la politica - non vorrei parlare né di prima né di seconda Repubblica, perch siamo nella fase di oggettiva transizione - di quel modo di concepire la politica che sta sviluppando il peggio delle sue caratteristiche.
Per quanto riguarda la questione della riunione romana, non soltanto l'abbiamo letto su tutti i giornali, ma lo stesso on. Martinat, nelle sue dichiarazioni - che ho letto su La Stampa e che come tali mi permetto di riportare - dice semplicemente: "Noi avremmo potuto risolvere la crisi" lamentandosi del fatto che la crisi avrebbe potuto essere risolta presso la Regione Piemonte, mentre si sarebbero richiamate delle istanze di carattere nazionale: in sostanza, il Polo nazionale dovrebbe venire in soccorso del centro-destra della Regione Piemonte.
Anche questo ci conferma il fatto - lo abbiamo dichiarato, lo ribadiamo adesso al Presidente della Giunta regionale - che l'ottimismo con il quale lei, Presidente, ha affrontato le prime ore del dopo-crisi si sta rivelando un ottimismo di facciata. Lei, in aula, aveva detto alla sua maggioranza: "Avessi avuto ancora qualche giorno...". Sembrava quasi voler dire: "Avessi avuto ancora qualche oretta, magari un colloquio in più, una telefonata in più ai Capigruppo del centro, di alcuni Gruppi, di alcuni Consiglieri avrei potuto risolvere i problemi".
Oggi possiamo dire che non siamo assolutamente di fronte ad una questione facile; evidentemente, non soltanto vi è una non capacità di governo che comunque in questi anni abbiamo cercato di mettere in evidenza ma siamo di fronte alla solita ricerca dell'ottimismo di facciata che il Presidente della Giunta continua a mettere in evidenza, facendo pensare che prestissimo si potrà arrivare alla soluzione della crisi, mentre oggi non se ne annunciano nemmeno le premesse. E devo dire che gli interventi di Alleanza Nazionale hanno messo invece in evidenza le grandi difficoltà di rapporti interni - legittimo, per carità, averle messe in evidenza.
Personalmente e come Gruppo abbiamo ricevuto il documento di Forza Italia un documento che è stato mandato, credo, a tutti i Consiglieri. Io l'ho ricevuto ufficialmente nella posta e l'ho anche letto con grande attenzione: si tratta del documento degli Stati Generali di Forza Italia a Villa Carlotta a Belgirate. Devo dire che di questo documento vanno anche messi in evidenza alcuni punti perché il timore del consociativismo è qualcosa che emerge anche dal documento di Forza Italia così come il timore di poter e di dover risolvere la crisi attraverso una palude di mercanteggiamenti; anche questo è scritto nel documento di Forza Italia! Quindi, il fatto che...



(Commenti del Consigliere Scanderebech)



SPAGNUOLO Carla

Io l'ho ricevuto nella posta del Gruppo, Presidente, se questo è il problema. Ce l'ho in mano, l'ho ricevuto, l'ho letto e vi ringrazio. Non so chi me l'abbia mandato oggettivamente, anzi, lo potrei sapere leggendo il numero di telefono e poi mi direte da dove arriva. Credevo che fosse un documento di carattere ufficiale, che ho ricevuto - ripeto - al Gruppo.



(Commenti dei Consiglieri Viglietta e Scanderebech)



SPAGNUOLO Carla

Dicevo che nello stesso documento di Forza Italia (documento ufficiale di Forza Italia, quindi non un comunicato stampa, ma un documento evidentemente approvato, da quello che ho letto, dagli Stati Generali di Forza Italia di domenica scorsa) si fa riferimento a due pericoli: al pericolo del consociativismo come continuazione, quindi in qualche modo si ammette che consociativismo può esserci stato, e al timore che si possa risolvere la crisi in basso, in una sorta di palude di mercanteggiamenti.
Allora, io credo che accanto alla problematica dei "professionisti del subbuglio" ci sia anche la problematica che voi stessi mettete in evidenza e che già vi ponete perché si dice: "Non vorremmo che la soluzione dalla crisi si rivolgesse verso il basso, verso una palude di mercanteggiamenti".
Questo è scritto.
Dopodiché abbiamo apprezzato in questo documento l'attenzione verso le compagini politiche moderate, che testimoniano di una riflessione politica che sta dentro questa forza e di un collegamento e di un'attenzione verso le forze del centro e verso le forze riformiste che evidentemente fanno parte del dibattito politico nazionale.
Quello che non riusciamo a condividere è una qualche ricerca di demagogia o di rivolgersi a questioni che non sono il centro del problema perché io lo voglio ridire, l'ho detto in altra circostanza: la questione della riforma del Regolamento consiliare, concepito in passato come fucina di obbligato consociativismo, non è realistico perché noi - mi rivolgo a tutte le forze che nel passato si sono sedute a diverso titolo in quest'aula, ma noi abbiamo sempre avuto questo Regolamento - abbiamo governato. Allora, il problema non è nel tipo di Regolamento, ma è nell'attitudine, nella capacità di saper portare a sintesi le questioni politiche e di saper governare.
I colleghi dei Gruppi Popolare e Verdi prima hanno parlato di questo disegno di legge; io credo che bene avrebbe fatto la Giunta in questo periodo - non so se l'ha fatto, io non ho letto niente - anziché affrontare il problema delle Segreterie particolari, vuoi della Giunta, vuoi del Consiglio, dire qualcosa, per esempio, sulla questione gravissima del vino.
Noi abbiamo presentato oggi un'interrogazione e un ordine del giorno.



RIBA Lido

Anche noi.



SPAGNUOLO Carla

Anche voi l'avete fatto, molto bene, noi l'abbiamo presentato oggi: il fatto che si dica sulle bottiglie che il vino nuoce gravemente alla salute è una fucilata alla schiena ad uno dei prodotti non soltanto trainanti dell'economia, ma uno dei prodotti immagine del Piemonte. E' come dire "i tartufi sono velenosi", ma molto, molto più grave per la dimensione economica di questo problema e di immagine. Noi abbiamo sempre detto che questo prodotto era un prodotto trainante; è vero che esiste il problema dell'alcolismo, non affrontiamo male la questione, però le problematiche dell'alcolismo si affrontano in maniera diversa. Apprendo adesso che altri colleghi hanno presentato degli ordini del giorno e delle interrogazioni non abbiamo letto nulla da parte della Giunta, e mi sembra che questa questione dal punto di vista economico e dell'immagine sia più importante della soluzione delle proprie attività di carattere funzionale o personale.
Ecco, noi oggi non presenteremo nostre proposte; crediamo che in tempi brevissimi - e mi rivolgo qui al Presidente del Consiglio regionale - il Consiglio regionale debba essere nuovamente convocato, perché adesso non c'è più il limite statutario per la soluzione della crisi. Ancora oggi il Presidente, anche se non verbalmente, ma insomma ci si capisce, ha rivendicato il fatto che ben due ordini del giorno approvati dalla sua maggioranza gli danno mandato a risolvere questo problema. Se fra sette giorni - e lo riteniamo già grave comunque come periodo - questa soluzione non sarà presentata, formalizzata e votata, evidentemente avremo titolo per cominciare a fare delle proposte, per aprire dei confronti all'interno delle forze consiliari, ritenendo che il governo del Piemonte sia un fatto troppo importante, ritenendo che ci sono delle grandissime questioni urgenti, istituzionali e non, ne ho citata una, ma il danno che pu produrre, per esempio, questa piccola vicenda all'economia vitivinicola del Piemonte è gravissima. Comunque, è necessario anche il buon senso nell'affrontare i problemi e quindi vorremmo che questa come moltissime altre questioni potessero essere affrontate.
Voglio concludere dicendo che sarebbe molto importante che venissero fatte proposte realistiche e non demagogiche, che possano essere accolte e realizzabili.
Noi - ripeto - non avanziamo queste proposte perché in questa fase seppure già con moltissimo ritardo, se n'è assunto l'onere il Presidente della Giunta regionale, ma crediamo che, nonostante lo sconcerto di oggi in tempi rapidissimi debba emergere una proposta, altrimenti il danno che già da mesi, e noi abbiamo detto da anni, il centro-destra ha prodotto nei confronti del Piemonte diventerebbe ancora più grave e diventerebbe dannoso anche per l'economia e lo sviluppo, mettendo in evidenza che non di una crisi politica si tratta, ma di una crisi di posti e di potere! Perché non abbiamo assistito ad alcun dibattito, ad esempio, sulla diversità di concepire lo sviluppo del Piemonte, ma abbiamo assistito e continuiamo ad assistere, dopo mesi e mesi, al fatto che il Presidente di una Giunta di centro-destra di una Regione grande come il Piemonte non riesce a fare l'atto più elementare che qualsiasi Sindaco di un piccolo Comune riesce a fare, cioè quello di nominare i suoi Assessori! Carenza politica gravissima, carenza che caratterizza in termini ulteriormente negativi un giudizio che già negativo era sul centro-destra alla Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Il nostro Gruppo ha la forte sensazione che il Presidente Ghigo, prima ancora che prendere in giro questo Consiglio, prenda in giro il Piemonte e i suoi cittadini; e dopo averlo sentito due volte oggi, questa sensazione è rafforzata.
Questa mattina, ho sentito il Presidente Ghigo, di fronte ad una nutrita assemblea, numerosa e qualificata, annunciare delle vere favole e parlare di argomenti assolutamente inesistenti. Da una parte, abbiamo sentito dire che il suo governo era molto tempestivo nell'applicare i decreti Bassanini.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Ho detto "presentare".



PAPANDREA Rocco

Ad ogni modo, poiché di crisi non ha parlato, la sensazione che si è voluta dare è che il Piemonte fosse tra i primi della classe nell'applicare una serie di provvedimenti, rispetto ai quali, invece, noi riteniamo che il Governo dovrà supplire l'incapacità del Piemonte; incapacità, appunto, di governare, di cui questa Giunta è sicuramente responsabile.
Abbiamo inoltre sentito il Presidente Ghigo lamentarsi del fatto che il TAR blocca i provvedimenti. Noi diciamo che il TAR non blocca alcun provvedimento, in quanto non ne facciamo.
Tuttavia, è di queste favole che si va a parlare fuori da quest'aula.
Noi invece ascoltiamo interventi quali quelli con cui sono stati aperti i lavori che, a nostro avviso, dimostrano tutto lo stato confusionale del Presidente e di questa maggioranza.
Tra l'altro, riteniamo che questa sia una delle cause principali del distacco che c'è nei confronti della politica da parte dei cittadini perché l'esempio che diamo è tale da giustificare ampiamente la disaffezione e l'astensionismo. Occorre agire affinché questo non avvenga più, ma non ci servono appelli: servirebbe un modo diverso di comportarsi.
Ad ogni modo, la giornata odierna, così come l'intervento ascoltato poc'anzi, confermano che non c'è una soluzione in vista alla crisi. L'unico elemento significativo dell'intervento - che ha detto tante cose, sebbene non sempre comprensibili - è che il Presidente non sia venuto a dirci: "Sto risolvendo rapidamente; non l'ho potuto fare oggi, però siamo agli sgoccioli, le cose sono a posto".
Sappiamo che non è così, e credo che, a fronte di questa situazione, a fronte di questa realtà, sia confermata la validità dell'iniziativa intrapresa dal nostro Gruppo.
Noi abbiamo inviato una lettera a tutti i Consiglieri - spero che l'abbiano ricevuta, che non sia come la lettera che ha ricevuto la Consigliera Spagnuolo, che noi non abbiamo avuto - chiedendo di prendere atto della realtà che stiamo vivendo, cioè dell'assenza di governo che va avanti ormai da quasi un anno, senza alcuna prospettiva futura ed alcuna capacità di risolvere la situazione.
Abbiamo dunque preparato un testo, su cui sono già state apposte le nostre firme, da inviare a Roma al Presidente del Consiglio dei Ministri Prodi in cui si chiede che venga avviato lo scioglimento del Consiglio regionale. Credo che la giornata di oggi confermi semplicemente questa situazione, questa incapacità della maggioranza di uscire dall'impasse continuando a mantenere in agonia il Consiglio regionale.
Noi pensiamo che sia ora di porre termine a questa agonia ed invitiamo quindi i Consiglieri ad un atto individuale, ad uno scatto di orgoglio da questo punto di vista, aderendo a questo appello, scrivendo a Roma per chiedere che il Governo prenda atto di questa realtà e il Parlamento sciolga questo Consiglio. Se così non fosse, credo che nei prossimi mesi ci troveremo a ripetere assemblee come questa che - e concludo - il Piemonte non merita: sono spettacoli relativamente pietosi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rosso.



ROSSO Roberto

Presidente, mi ascolti, perché dirò delle cose che finora non le hanno detto.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Non voglio perdermele.



ROSSO Roberto

Visto che non ho più avuto l'occasione di intervenire dopo l'ultima riunione di Consiglio, volevo iniziare facendole comunque i complimenti Presidente. Devo dire che altri colleghi di opposizione avevano avanzato varie ipotesi dopo l'approvazione di quei due ordini del giorno, l'altra volta.
Lei però si è comportato correttamente e non ha seguito questi trucchetti della sua maggioranza per fare tanto movimento, chiedere molto e poi, però, quando arriva il momento di perdere i cadreghini, magari ricompattare tutto. Questo le fa onore e devo anche dire che, in fin dei conti, lei ha ascoltato quello che noi da tanto tempo diciamo.
Lei ricorderà che, già a dicembre, noi dicevamo: "Presidente affrontiamo il discorso del bilancio, approviamolo; dopodiché, lei si dimette e andiamo ad elezioni anticipate". Diciamo che una parte di quanto dicevamo da mesi si è realizzata.
Io penso e spero che, nel più breve tempo possibile, lei riesca a capire che si deve seguire fino in fondo questa linea, anche perché non vedo una grossa possibilità di una soluzione di questa crisi.
Come ho già detto altre volte - ma adesso mi sembra che anche alcune forze della maggioranza confermino quello che da tanto tempo dice la Lega questi litigi non sono sui progetti per il Piemonte; questi litigi sono per le poltrone del Piemonte, che è una cosa estremamente diversa.
E a questo proposito mi riaggancio a quanto da lei detto: "Non ci saranno incontri romani". Lo spero, anche perché tanti Capigruppo, tante persone della sua maggioranza hanno sempre parlato di spinta verso l'autonomia e il federalismo, per cui far risolvere o tentare di far risolvere una crisi da Roma non è un grande esempio di federalismo.
Ma c'è un altro motivo per cui mi auguro per voi che non lo facciate: se invitate altri democristiani al tavolo per le trattative, sono poi necessarie più poltrone; allora, forse, è meglio che ve la risolviate...



MONTABONE Renato

Potremmo invitare anche te, Rosso.



ROSSO Roberto

No, io non sono democristiano, Montabone: non ce la faccio a cambiare maggioranza da una parte e dall'altra e a conservare la faccia, quindi...



MASARACCHIO Antonino, Assessore regionale (fuori microfono)

L'importante è dire che non lo "fusti"!



ROSSO Roberto

E allora, Presidente, visto che il Piemonte nel 1998 non ha combinato nulla, nel senso che siamo stati bloccati fino al 6 maggio (poi avete avuto qualche giorno per poter operare; dopodiché, il 2 giugno lei si è dimesso per cui la sua Giunta nel 1998 non ha avuto neanche un mese di operatività), non mi sembra che ci siano delle possibilità affinché in tempi brevi questa crisi venga risolta.
C'è dunque una sola possibilità: lo scioglimento. Però, come si fa a sciogliere il Consiglio regionale? E' infatti vero quanto ha detto il Consigliere Picchioni diverse volte e cioè che è estremamente difficile sciogliere il Consiglio regionale, anche perché non mi risulta che mai nessun Consiglio regionale sia stato sciolto.
Non mi sembra percorribile la via di Rifondazione Comunista nel momento in cui noi possiamo firmare questo documento, ma rimarrà sempre un documento firmato da una minoranza e noi come voi a dicembre abbiamo mandato al Presidente della Repubblica un documento in cui si chiedeva lo scioglimento del Consiglio e sappiamo anche come ci ha risposto, neanche il Presidente della Repubblica, ma uno dei suoi tanti segretari! Allora, è chiaro che con poche firme non si va da nessuna parte. Ci vuole una maggioranza di questo Consiglio che chieda elezioni anticipate e poi si vedrà: l'iter è complicato e molto lungo.
Emerge un'altra possibilità. Ho sentito Saitta dire: "Facciamo un'altra Giunta, un governo istituzionale per portare il Piemonte ad elezioni anticipate". Elezioni anticipate che così come accadde per l'ultima Giunta Brizio DC-PDS furono poi la scadenza naturale.



RIBA Lido

Era solo un anno.



ROSSO Roberto

Certo, era solo un anno, ma adesso sono due ed è ancora meglio perch così ci si prepara meglio alle elezioni.
Questa via per noi non è percorribile, poi ovviamente ogni farà le proprie consultazioni, ma io voglio oggi proporre una terza via Presidente.
Considerato che abbiamo tutti una responsabilità verso il Piemonte che ci ha eletti in questa istituzione, lei deve prendere comunque questa responsabilità nelle sue mani. Lei dice che entro breve tempo si risolverà: se si risolverà, bene, vedremo se riuscirà ad andare avanti, ma se nel breve periodo (e il breve periodo non sono tre o quattro mesi, ma è una settimana!) lei non riesce a ricostituire una Giunta, a mettere in piedi un "Ghigo bis", secondo la Lega dovrebbe essere lei, proprio per dare maggiore possibilità in questo lungo iter per lo scioglimento, ad ammettere che in questo Consiglio non ci sono maggioranze di alcun tipo. Quindi, nel prendere atto che qui dentro si è solo in grado di litigare, non c'è progettualità e nella sua maggioranza molte persone sono talmente individualiste da pensare solo alle poltrone, lei deve preparare un documento dove dice: "Caro Presidente della Repubblica, in Piemonte non ci sono maggioranze possibili, l'inefficienza del Consiglio è totale, quindi sciolga il Consiglio regionale". Su quel documento, con una forza di quel tipo, allora vale la pena raccogliere delle firme, perché avremmo delle vere possibilità per andare ad elezioni anticipate, senza fare pastrocchi! Presidente Ghigo, un'ultima cosa. Visto che i suoi problemi per la maggior parte arrivano dalle ampie richieste di questo nuovo centro che fa parte della sua vecchia maggioranza e visto che lei ha detto che è una persona normale, io sono contento di questo. Una volta una persona mi disse: "Lo sai che differenza c'è tra un democristiano ed una persona normale?". Io gli risposi: "Dimmelo tu"; lui mi disse "Vedi, il democristiano dà sempre ragione a tutti; la persona normale, a volte, è in grado e ha il coraggio di prendere decisioni, anche impopolari, ma decisioni giuste".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è politicamente paradossale che, dopo quindici giorni di paralisi assoluta del Consiglio regionale nulla è stato detto sullo stato di caos generale della Regione Piemonte e del fallimento della coalizione.
Il gravissimo protrarsi della crisi del governo regionale di centro destra pone inquietanti interrogativi e forti perplessità fra i piemontesi ormai rassegnati al degrado istituzionale da parte di questa maggioranza incapace ed arrogante. Tra la gente (i lavoratori, i giovani, le donne, i disoccupati) del Piemonte c'è sconcerto e rabbia per le difficili e delicate emergenze economico-sociali, a partire dalla mancanza del lavoro la cassa integrazione, le nuove soglie di povertà che già stanno emergendo mi riferisco alla Valle Scrivia, ma anche ad altre aree del Piemonte.
Queste gravi emergenze si stanno aggravando giornalmente per l'inerzia e l'incapacità della maggioranza di destra di governare il Piemonte maggioranza che si è spaccata definitivamente per la sola gestione del potere! E ora in questo Consiglio regionale vi è la paralisi assoluta! E' una vergogna per il Piemonte subire pesantemente un così grave malessere istituzionale e politico che sfiducia l'Ente Regione di fronte a tutti soprattutto di fronte ai cittadini piemontesi. Vorrei essere ascoltato perché capisco che stiamo dicendo delle cose gravi, ma vere.
L'evidentissima difficoltà di procedere ad un rimpasto dell'esecutivo anche a causa dei mutati equilibri politici del centro-destra, a seguito delle recenti elezioni amministrative, dimostra chiaramente l'impossibilità di garantire al Piemonte una maggioranza stabile e credibile non solo nei numeri. Per l'incapacità e l'arroganza di questa Giunta si sono accumulati forti ritardi e inadempienze come per l'applicazione della Bassanini attraverso le deleghe dovute alle Province in materia di agricoltura. La Regione Piemonte manca di una linea di governo su tutte le tematiche istituzionali dell'Ente, a partire dal turismo per arrivare al lavoro e all'ambiente. La Regione Piemonte non è assolutamente stata punto di riferimento chiaro per la programmazione verso gli Enti locali, i lavoratori, gli imprenditori economici e sociali.
Vi è stata in questi mesi una lunga paralisi istituzionale e politica della Giunta regionale, a partire dal bilancio di previsione 1998, che poi ha portato alla crisi della Regione. Quindi, una chiara dimostrazione di incapacità politica, legislativa ed amministrativa di questa maggioranza che non è più credibile, a governare i problemi del Piemonte e rispondere alle sfide connesse all'ingresso in Europa, con pericolosi ritardi organizzativi e l'assenza di progetti ormai non più tollerabile.
Le dimissioni del Presidente Ghigo sono state l'epilogo della sopravvivenza di una coalizione inconcludente, incapace e debole sia sul piano dell'azione amministrativa, sia su quello degli organigrammi ed ora si è nel caos e nella paralisi.
Rifondazione Comunista è contraria anche a logiche consociative, di una vecchia e logora politica del passato che noi riteniamo ormai superata e non più ripetibile ed applicabile.
Dopo tanta incapacità di governare e di arroganza di potere non resta vista la situazione, che dare la parola ai piemontesi attraverso libere consultazioni: è l'unica soluzione ormai possibile. E' veramente scandaloso e grave avere portato il Piemonte a questi incredibili risultati negativi io stesso non avrei mai pensato di arrivare a questa situazione. In tutto il territorio del Piemonte non si parla che di fallimento politico istituzionale e legislativo della Regione; quasi si ironizza sullo stato di questa Regione ed il Piemonte deve quindi decisamente scuotersi dall'inerzia e dal forte degrado economico, sociale e produttivo nel quale questa maggioranza lo ha relegato definitivamente ed è incapace assolutamente di intervenire.
Occorre quindi voltare decisamente pagina anche dal punto di vista politico, sociale ed istituzionale. Solo i piemontesi - come dicevo prima possono pronunciarsi attraverso libere elezioni.
Io credo che sia una vergogna aver portato il Piemonte a questo livello e quindi è assolutamente necessario intervenire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei innanzitutto precisare quanto è stato detto riguardo alla crisi. Qualcuno ha detto che la crisi è solo un problema di posti, di potere, di poltrone; io invece dico che la crisi è un problema di maggior rispetto della volontà popolare, manifestata con il consenso elettorale del 1995 e con quello dell'ultima tornata di elezioni amministrative.
Per quanto riguarda invece quello che è stato fatto a Belgirate ha parlato prima, evidenziando alcuni spunti del documento politico che è stato preparato a seguito della riunione che si è tenuta a Belgirate, gli Stati Generali di Forza Italia, Carla Spagnuolo dicendo che non sapeva da chi l'aveva ricevuto. Penso che sul foglio ci sia il numero del fax di Forza Italia, per cui non siamo dei carbonari che mandano in giro, in modo del tutto gratuito, i documenti; penso che sia stato mandato a tutti perch noi chiediamo chiarezza e quindi non abbiamo problemi ad esprimere quelle che sono le nostre linee guida politiche, quelli che sono i nostri pensieri.
A tal proposito quindi sono quasi costretto a leggerlo per intero perché è importante che tutto quello che dico...



MARENGO Luciano

Ce l'abbiamo già.



MANICA Giuliana

Faccia una sintesi.



SCANDEREBECH Deodato

Qualcuno forse non l'ha ricevuto e quindi ne approfitto per leggerlo proprio per chiarezza così rimane agli atti e quindi nessuno può avere dei dubbi su quelle che sono le linee guida politiche di Forza Italia.
"Gli Stati Generali di Forza Italia in Piemonte, preso atto della crisi politica attraversata dalla Regione Piemonte, concordano nel ritenere che questa debba essere affrontata e risolta con grande senso di responsabilità e coraggio. La responsabilità che Forza Italia ha nei confronti del suo elettorato dal quale è stata premiata nelle ultime due tornate amministrative con un ampio consenso che ha portato il nostro partito a raccogliere dalla metà ai due terzi di tutti i voti presi dal Polo in Piemonte.
Il recente traguardo raggiunto dal nostro movimento che, cresciuto nella propria consapevolezza, è giunto alla maturazione politica e si è trasformato in un partito, ci conferma nella convinzione che riusciremo a risolvere la crisi e ad uscirne più forti.
L'evoluzione di Forza Italia e la positiva accelerata impressa dal Presidente, Silvio Berlusconi, alla politica italiana, sono fatti che devono essere tenuti in grande considerazione nella soluzione della crisi della Giunta regionale. Alla sua soluzione, infatti, dovranno contribuire il Partito e il Gruppo consiliare nella loro collegialità. Di qui la sfida per un programma di governo della Regione che non si esaurisca in questo residuo biennio, ma si proponga per l'intero arco di un settennio comprensivo quindi anche della prossima legislatura regionale".



(Commenti dai banchi di sinistra)



SCANDEREBECH Deodato

Certo, non solo per questi due anni, ma anche per i cinque successivi.
"A tale proposito vogliamo affermare con nettezza che il consenso elettorale dell'attuale maggioranza regionale si fonda sul successo ottenuto nelle elezioni del 1995; risultato che è stato conseguito grazie alla forza trainante del nostro Partito.
Vogliamo ricordare che diversi Consiglieri facenti parte degli attuali Gruppi del centro post-democristiano sono stati eletti sotto la bandiera di Forza Italia. I presunti nuovi equilibri non hanno aggiunto nuovo elettorato alla maggioranza e non l'hanno neanche accresciuta numericamente. Anzi, le recenti ridefinizioni di posizioni all'interno di questi Gruppi, in occasione del rinnovo delle cariche consiliari, hanno avuto come risultato una riduzione numerica della maggioranza da 35 a 33 Consiglieri.
Un ulteriore spostamento dell'asse politico di questa maggioranza verso il centro politico, peraltro già saldamente presidiato da Forza Italia, non vuol dire spostamento verso il basso, verso una palude di mercanteggiamenti. Le regole della politica, soprattutto in un sistema bipolare, recitano che non si può avere rappresentanza senza consenso politico e che, in una democrazia, si misura in base alla forza elettorale riconosciuta dai cittadini elettori. Se non si facesse valere questo principio, la maggioranza regionale perderebbe la sua anima e diventerebbe una creazione artificiale con un difetto di legittimazione, non una scelta del popolo.
Ciò detto, gli Stati Generali di Forza Italia del Piemonte, guardando con attenzione alle richieste rivolteci dai Gruppi post-democristiani nostri alleati in Consiglio regionale, si adopereranno al fine di dare vita in Piemonte ad una nuova fase politica, basata sull'asse strategico fra tutte le forze di centro, quali Forza Italia e post-democristiani oggi operanti all'interno della maggioranza.
Al riguardo, auspichiamo che da questo nuovo asse politico possano trarre origine anche nuove forme di collaborazione con quelle compagini politiche moderate oggi collegate all'opposizione.
Il nostro obiettivo, infatti, è di creare anche in Piemonte, così come si sta cercando di fare a livello nazionale e come si tenterà di realizzare il prossimo anno in occasione della tornata elettorale europea, un grande centro liberal-democratico, cattolico e riformista alternativo alla sinistra post-comunista e in grado di sconfiggerla grazie all'alleanza con la destra democratica.
Ma per realizzare questo obiettivo, occorre pensare ad una politica di alto profilo incentrata su valori condivisi, su programmi praticabili e non sulla mera assegnazione degli incarichi e sulla divisione dei posti.
Forza Italia rivendica con orgoglio di aver fatto in tre anni di più e con maggiore trasparenza di quanto le vecchie Giunte di sinistra non avevano fatto in interi quinquennali. Forza Italia chiede oggi che la nuova Giunta regionale ponga come punti fermi e prioritari del suo programma: la privatizzazione parziale o totale degli innumerevoli Enti strumentali della Regione e delle società partecipate, con l'obiettivo di migliorare i servizi ai cittadini ed alle imprese adozione, la più estesa possibile, del principio di sussidiarietà con l'applicazione del principio della delega in via preferenziale alle associazioni di famiglia e di imprese, alle Amministrazioni comunali e solo successivamente, sulla base di congrue motivazioni, a quelle provinciali abolizione delle strutture regionali dei settori che sono stati terziarizzati, al fine di un alleggerimento ed un miglior funzionamento della macchina burocratica, con agenzie create specificamente revisione della L.R. n. 51, con una riorganizzazione del personale che punti a rafforzare l'inserimento di professionalità esterne all'Ente o ad incrementare responsabilità e premialità a favore degli attuali dipendenti strategia delle politiche culturali che privilegi non la cultura dell'effimero, ma quella della valorizzazione permanente di beni artistici e culturali dell'intera Regione garantire la libertà di scelta, l'efficienza del servizio a vantaggio dei cittadini utenti nei settori della sanità e della scuola, anche grazie alla corretta concorrenza tra pubblico e privato realizzazione di un nuovo Regolamento consiliare simile a quello della Camera dei Deputati o del Comune di Torino o della Provincia di Torino, che consenta al governo regionale di esercitare legittimamente il proprio mandato, senza ricatti da parte delle opposizioni. Solo successivamente all'approvazione del Regolamento consiliare dovranno considerarsi espressioni di questa maggioranza le leggi approvate dal Consiglio regionale.
Pertanto, chiediamo anche alle forze di opposizione di trovare al loro interno la volontà per consentire con nuove regole istituzionali quella governabilità delle Amministrazioni da loro rivendicata nelle assise in cui rivestono il ruolo di maggioranza e da noi responsabilmente avallata, pur se nello scomodo ruolo di opposizione.
Queste sono le scelte che il nostro partito intende porre alla base della soluzione della crisi regionale. Grandi scelte che si avrà la forza di intraprendere solo se il partito, i suoi uomini, la sua gente le sostiene. Ogni comportamento che non abbia questo sostegno è destinato a fallire, a diventare ostaggio delle opposizioni, a finire nelle maglie soffocanti del consociativismo.
La scelta anticonsociativa deve ispirare il percorso di soluzione della crisi della Regione Piemonte. Si deve risolvere questa crisi con il pieno rispetto di una logica di liberal-bipolarismo, con la rivendicazione piena del metodo americano dello 'spoil-system' negli incarichi amministrativi che peraltro le Giunte 'uliviste' praticano tranquillamente, e tanto più lo dovrebbe praticare una forza che fa del bipolarismo uno dei fiori all'occhiello come Forza Italia.
Per questo la premessa alla ricostruzione di una maggioranza tra le forze del centro e della destra deve avere come presupposto la riforma del Regolamento consiliare, concepito in passato come fucina di obbligato consociativismo.
Se è vero che anche le forze dell'opposizione condividono con noi l'esigenza di creare, anche in Piemonte, le regole di corretta alternatività tra governo ed opposizione, questo deve essere il tavolo preliminare per un corretto accordo sul funzionamento delle istituzioni".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Quando sentivo l'esposizione così estesa delle intenzioni del partito liberal-democratico, di cui ha parlato il Consigliere Scanderebech, mi veniva in mente una citazione dell'on. Andreotti: "La situazione è molto grave, ma non è per niente seria". Siamo in una situazione di questo genere. Quando lei, Presidente, involontariamente, si è lanciato nella lettura delle norme che regolano il comportamento dovuto di una Giunta dimissionaria, in molti abbiamo avuto la sensazione del tipo: "Si vede che ha intenzione di durare a lungo", e ciò in contraddizione con i messaggi le rassicurazioni di una rapida conclusione della crisi.
Personalmente, mi sono ricavato questa sensazione anche dalla riunione di oggi, che in parte contraddice alcune percezioni di tipo giornalistico su una conclusione non imminente, ma a tempi brevi della crisi. Tutto è possibile in questa situazione, però è innegabile, dalle sensazioni che si ricavano dagli interventi, dai dibattiti di questi giorni (e qualche cosa si percepisce anche in quest'aula), che ormai c'è una scomposizione totale della maggioranza che dovrebbe produrre la Giunta Ghigo, nel senso che per quanto la si cerchi di spiegare in altra maniera è ormai accreditata e si sta affermando, in parte, questa tesi. Non credo che tutta Forza Italia sia su questa lunghezza di ragionamento; c'è però una parte di Forza Italia che ragiona sulla lunghezza d'onda di Berlusconi-Cossiga: cerchiamo di costituire un'area di centro significativa ed ampia. Poi non vincerà, come non vince nel Friuli, e sarà un'altra ingenuità di Forza Italia, per mancanza di esperienza, a cui Berlusconi può esporre il partito e che risalta rispetto alla lungimiranza e all'inventiva di un navigatore di lungo corso come Cossiga. Ma - tant'è - in questo momento il terreno della discussione politica è questo. Mi pare che così si dia anche un po' più di dignità al comportamento di Alleanza Nazionale che, sentendosi componente di maggioranza, componente significativa strutturale della coalizione, non accetta un suo declassamento a componente occasionale o, come si ipotizza eventualmente a socio aggregato con patti di desistenza.
Ma voi non potete fare finta di non aver fatto queste cose - e da questo punto di vista, poi, tendervi attorno un velo di ragionamenti dissuasi, per cui si dice: "Qui dentro non esiste"! Se pensate che qui dentro non esista, rifate pure una grande alleanza, ma farete la fine di Cuneo: tutti largamente alleati ad affrontare una grande sconfitta, perch la chiarezza politica è uno degli elementi della politica.
Se non siete più quella grossa coalizione strategica che andava da Alleanza Nazionale fino al centro e che si era così costituita e così alleata, è chiaro che difficilmente riuscirete a rimettere in piedi una coalizione, un esecutivo che rappresenti la compattezza, la strategia di una coalizione politica che non c'è più, che non è più tale. Mi pare che leggere con un po' più di serietà la situazione politica che riguarda il Piemonte... Sia chiaro che noi affrontiamo questo problema con la serietà dovuta agli avvenimenti politici, ai grandi passaggi politici. Ciò che non va bene è che questi passaggi politici siano negati, siano annebbiati siano in qualche maniera sottoposti, utilizzati o presentati come elementi di una semplice dialettica tra forze politiche.
Quindi, bisogna capire. Immagino che da questo confronto di rottura dirompente per il Polo si uscirà con una Giunta (se si uscirà e con quale Giunta), a seconda di come si sarà risolta questa situazione. D'altra parte, mi rivolgo anche ai Consiglieri di Forza Italia, alcuni dei quali sono degli imprenditori anche capaci, quando fate riferimento all'economia alla società civile, allo spoil-system, ecc.: non potete non stupire i vostri imprenditori, in quanto se lavorassero così nelle loro imprese a questo punto non so se sarebbero degli Assessori qui, ma certamente non sarebbero più degli amministratori là.
Non si può ragionare in una maniera così disinvolta! Naturalmente vi sono poi delle condizioni che si sono aggiunte in termini di prassi, di modalità.
Può darsi, Presidente Ghigo, che non sia vero che dovete andare da Berlusconi ed altri; però, guardi che l'ha detto anche Rosso. I giornalisti non se lo sono inventato, quindi può darsi che qualcuno ci andrà e sicuramente questo, che è uno sperimentatissimo quanto fallitissimo passaggio per risolvere le crisi in tutte le epoche della prima Repubblica...



CAVALIERE Pasquale

Può darsi che l'abbiano rinviata e non lo sa.



RIBA Lido

Può darsi che l'abbiano rinviata e non lo sa. Però non è un segreto per il Consiglio regionale che ci siano delle forze endogene ed esogene del Consiglio regionale che puntano ad una sostituzione del Presidente Ghigo.
Dico subito che questa non è una nostra aspirazione: noi ragioniamo in termini di rapporto con una coalizione. Però queste situazioni ci sono fanno parte del dibattito e fanno parte della complessità della situazione.
Analogamente, esiste una scomposizione all'interno di Forza Italia.
Anche noi percepiamo i ragionamenti; anche noi sappiamo che c'è una parte di Forza Italia che vuole rimettere in piedi l'alleanza fondata su una definizione ed autonomia del Polo di centro-destra e che c'è un'altra parte che è più disposta, più aperta verso un dialogo. D'altra parte, Forza Italia è una formazione recente, eterogenea, con forze socialiste socialdemocratiche, liberal-democratiche, repubblicane e quant'altro, e non c'è niente di particolarmente sorprendente che in una fase di crisi queste scomposizioni riemergano, però fanno parte della complessità di un dato politico.
Mentre altrettanto chiaro è che ci sono problemi di vocazione individuale che nell'ultimo quarto di legislatura spingono, e non uno solo esponenti della maggioranza a cercare, per sé e per il proprio Gruppo, per la propria area di amicizia ristretta, una collocazione. E anche questo fa parte della complessità.
Non credo che una situazione di questo genere si risolva a prescindere dalla soluzione dei problemi politici. Non credo che se ciò che non è stato possibile evitare nel momento in cui esisteva ancora la compattezza della scelta strategica del Polo sia possibile evitarlo oggi che il Polo è diventato una semplice, claudicante e faticosa alleanza politica, con tutta la contingenza e la precarietà del termine "alleanza politica".
D'altra parte, la crisi non è in atto dall'inizio di giugno: la crisi è in atto dallo scorso settembre. Il fatto che siano passati tanti mesi senza che esplodesse è soltanto perché il contesto complessivo ha permesso che passassero tanti mesi senza che venisse affrontata.
Vorrei ancora far presente che quando si dice che esistono dei tentativi di patteggiamento con altri appannaggi esterni al Consiglio, vuoi l'Expo 2000, vuoi la Fondazione della Cassa di Risparmio, non è che si dicano delle cose inventate, sono assolutamente vere. Presidente Deorsola come mai non abbiamo ancora sciolto il problema della legittimità delle domande presentate? Mi pare poi che ci sia una situazione di congelamento non ne abbiamo più discusso nella Commissione Nomine, sono lì congelate da chissà quanto tempo domande di Consiglieri regionali per accedere alla Fondazione Cassa di Risparmio, se non erro - se erro mi è sfuggito - per ho l'impressione che qualche elemento di commistione o di sovrapposizione ci sia.
Vorrei dire infine che se effettivamente la Giunta in questa situazione ha comunque ritenuto di varare un disegno di legge per la "sistemazione" chiamiamola così - delle proprie Segreterie (un atto di estrema gravità clientelare, di estremo abuso di potere, potere politico), io credo che sia stato compiuto un atto assolutamente illegittimo, perché non si tratta di ordinaria amministrazione, quindi la Giunta non era neanche nella pienezza dei poteri per varare un provvedimento di questo tipo.
Allora abbiamo proprio la sensazione di una precarietà e di una situazione che da tutti i punti di vista versa in condizioni di dissoluzione. E non dovete considerare questa parola né provocatoria n grave! E' soltanto una parola che cerca di fotografare realisticamente un quadro politico che è pervenuto a questo dato e che in qualche maniera cerca di definirlo per quello che è, ai fini di individuare una soluzione.
Una soluzione ci deve essere: per quelli che vogliono Ghigo, per quelli che vogliono un altro. Non è che ci sia il buio oltre questa Giunta.
Noi abbiamo proposto - l'ha richiamata il collega Saitta ed è anche mio dovere farlo - l'ipotesi che il Consiglio regionale ritrovi, quanto meno nel percepire la difficoltà, lo stato politico in cui si trova, la volontà di un accordo istituzionale per individuare alcune cose urgenti da fare affidandole ad una Giunta tecnica, per arrivare entro un anno alle elezioni, avendo però fatto alcune cose. Perché è esattamente dal mese di settembre dell'anno scorso che non facciamo assolutamente niente in termine di realizzazione di progetti di legge! Tutti i progetti di legge per i quali sono previsti dei finanziamenti nel bilancio del 1998 sono assolutamente in stato neanche di essere impostati, tranne quelli dell'opposizione che sono tutti lì, volendo si possono discutere anche subito! Abbiamo bisogno di ragionare sull'attuazione dei decreti Bassanini con tutto quello che implica.
Consentitemi, al di là della battuta, mi rivolgo a tutto il Gruppo di Forza Italia: ma che cosa facciamo adesso del rinnovamento regionalista dopo le decisioni prese da Berlusconi per ragioni che non hanno niente a che vedere con gli interessi né del Paese né delle Regioni! Hanno molto a che vedere con gli interessi della persona! (Cenni di diniego da parte del Consigliere Racchelli)



RIBA Lido

No, Racchelli, io non faccio una provocazione, ma pongo il problema di una situazione di riforma istituzionale sulla quale questo Consiglio regionale si è speso, si è battuto, ha fatto dalle proposte e che ha portato avanti le speranze del sistema istituzionale nel suo insieme! Adesso non se ne parla più e non se ne parlerà più chissà per quanto tempo.
Quindi, se andate a Roma, chiedete anche notizie di queste cose, così spiegherete anche a noi come possiamo rapportarci a questa nuova situazione prodotta dal cambiamento della condizione politica nel Paese.
Dette queste cose, che non mi fanno più intravvedere la possibilità che questa legislatura diventi proficua, ritengo che sia assolutamente doveroso da parte di tutti avere un atto di dovuto rispetto verso il Piemonte rapportandoci all'elettorato e non in una maniera raffazzonata, ma attraverso un percorso che ci consente comunque di arrivare presentando un rendiconto delle attività svolte relativamente alle cose essenziali e in termini che mi pare siano gli unici compatibili con la sopravvivenza di questo Consiglio.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dirò poche parole perché sono già intervenuti altri colleghi del Gruppo.
Esprimiamo un sentimento di stupore di fronte alle dichiarazioni del Presidente Ghigo dopo quindici giorni dall'ultimo Consiglio, seduta nella quale abbiamo assistito a dichiarazioni anche pesanti del Presidente, anzi dell'ex Presidente di questa Giunta. Quindi, ci aspettavamo oggi, in questa seduta di Consiglio convocata a norma di Statuto dopo quindici giorni delle valutazioni politiche di più ampio respiro sulle vicissitudini e sugli elementi che hanno coinvolto in modo contraddittorio questa Giunta e la maggioranza in questi giorni, ma non solo in questi giorni, bensì da mesi ormai.
Invece nulla è stato detto, se non poche righe su altre questioni, e sulla questione politica che era al centro dell'attenzione di questa seduta sono state pronunciate alcune frasi tra le quali, in particolare, quella che sono presenti in quest'aula i professionisti del subbuglio che, nulla avendo da perdere, si trovano a loro agio in questo clima.
Il Presidente Ghigo, nelle sue dichiarazioni, ha analizzato, anche con poca valorizzazione sotto l'aspetto sociologico, un elemento di scontento tra la gente, che è rappresentato dall'astensionismo e dal sempre minore interesse del popolo, della gente comune, nei confronti della politica.
Le poche parole e il silenzio ormai molto significativo del Presidente e fino adesso anche di questa maggioranza, certo non stimolano e non invitano la volontà popolare, la gente nel suo complesso (i cittadini l'aspetto economico e sociale del territorio), ad interessarsi delle questioni istituzionali e della politica.
Intanto, abbiamo assistito in questi mesi e ancora oggi ad un duplice aspetto: da un lato, la mancanza di un equilibrio politico che è stato rappresentato dalla frammentazione delle posizioni politiche, dei percorsi che si intende dare questa maggioranza, delle prospettive anche di percorso per poter realizzare a tempi brevi una soluzione a questa crisi politica dall'altro, però, non dimentichiamo che ci troviamo di fronte ad un'assenza di progettualità.
Il fatto stesso che il collega Scanderebech abbia affrontato dal suo punto di vista, come rappresentante cittadino di Forza Italia, alcuni aspetti della politica programmatica del suo partito e della sua forza politica, ci lascia ancora più stupiti che questo avvenga in un momento di una fase politica in cui questa Giunta, questa maggioranza, non riesce a ricompattarsi nemmeno su elementi programmatici. Questa Giunta, questa maggioranza, sono in assenza di progetti, di idee e di strategie programmatiche da quando purtroppo si è insediata ed è lì che è iniziata la crisi vera del Piemonte! Non abbiamo assistito a progetti innovativi per l'occupazione, per l'emergenza sanitaria, per l'ambiente, né per i trasporti; non abbiamo il Piano regionale di sviluppo. Oggi ci troviamo di fronte ad una prospettiva politica che non ha altra strada se non la chiarezza totale attraverso le elezioni anticipate per senso di responsabilità. Questo sarebbe inevitabile perché siamo di fronte ad un'incapacità programmatica di mettere insieme equilibri diversi, così come dovrebbe avvenire in una coalizione politica a causa della mancanza di un'unica leadership, come lei la chiama spesso.
Questo non esiste! Non esiste un percorso da lei individuato per una chiarezza e per una trasparenza; e noi crediamo che di fronte a questa incapacità, di fronte a questa enorme, visibile e significativa debolezza della maggioranza, e comunque nel suo complesso della coalizione politica del Polo del centro-destra, l'unico percorso individuabile, serio, corretto e di rispetto nei confronti della volontà popolare, sia esattamente quello di andare ad elezioni anticipate. E noi come Rifondazione Comunista non ci preoccupiamo più di tanto del percorso o degli strumenti che il Presidente della Repubblica dovrebbe intraprendere per poter rendere attuativo lo scioglimento del Consiglio regionale. Ci pare una questione prima di tutto politica e quindi un obiettivo di chiarezza e di trasparenza, in primis a livello politico, sul quale tutte le forze politiche devono dare un segnale in senso positivo.
Come hanno già detto i colleghi del Gruppo, abbiamo iniziato a raccogliere le firme (per adesso ci sono sole le firme dei quattro componenti del Gruppo di Rifondazione Comunista). Abbiamo già detto anche in altre sedi che siamo contrari a qualsiasi altra ipotesi che tenti di dare al Piemonte un'altra prospettiva, ma che non rappresenta inevitabilmente né una via d'uscita per le questioni fondamentali del Piemonte né una via chiara rispetto alla volontà popolare.
Noi chiediamo che questa questione si risolva al più presto. Abbiamo delle questioni fondamentali che devono essere affrontate. Le organizzazioni sindacali, le associazioni presenti sul territorio, la gente comune, dal lavoratore allo studente, chiedono con forza che si avvii una stagione di riforme che parta essenzialmente da un unico presupposto che è l'obiettivo di migliorare le condizioni di vita della gente comune, visto e considerato che oggi noi non ci dobbiamo solo rapportare ai grandi enti economici. In primo luogo, dobbiamo rapportarci alla maggioranza della popolazione piemontese che, come tutti sanno, vive in condizioni di enorme disagio e ai livelli minimi della sopravvivenza, in quanto è in aumento il livello della soglia di povertà.
Il Presidente Ghigo, la Giunta e questa maggioranza si facciano carico dello scontento che esiste sul territorio e provi ad avviare, almeno una volta, una via coerente per il rispetto della volontà popolare e delle esigenze di questo nostro Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rubatto.



RUBATTO Pierluigi

Signor Presidente della Giunta, signor Presidente del Consiglio, mi è parso di sentire alcune voci, quasi dei bollettini di guerra che infiammando la platea, dettavano sia dall'una che dall'altra parte dei propositi per venir fuori da questa situazione di crisi. Gli stessi bollettini di guerra li ho potuti leggere su molti giornali, li ho potuti vedere su molte reti televisive, compresa la RAI, ove si ricordano soltanto i grandi partiti, i grandi personaggi, dimenticando che esistono anche gli altri. Ma la cosa che mi ha fatto più ridere è stata quella dei post democristiani che, attorno ad un tavolo, si spartiscono - come si suol dire la torta; questi post-democristiani somigliano quasi a cani affamati, che cercano a tutti i costi di avere qualcosa.
Io mi ritengo post-democristiano; mi ritengo ancora democristiano; mi ritengo in un movimento che si interessa di problemi sociali, in un movimento dove - penso e dico - più dell'80% sono democristiani. Tuttavia non ritengo di far parte di quel tavolo, e non l'ho neppure visto questo tavolo dove come cani affamati andavamo per spartirci la torta.
Faccio pure parte di un Gruppo che è di centro; di centro non vuol dire far parte di una federazione di centro, ma vuol dire essere un Gruppo che si ispira a tesi e linee politiche di centro. E penso che Gruppi di centro non ce ne siano soltanto da questa parte, ma ce ne siano anche dall'altra ossia nelle opposizioni.
Ritengo, signor Presidente, che l'unica cosa positiva emersa da questo dibattito è che lei cerchi una soluzione veloce, immediata, affinché tra pochi giorni - io dico pochissimi giorni - si arrivi ad una Giunta istituzionale, una Giunta politica, non una Giunta tecnica, perché una Giunta tecnica non farebbe il bene del nostro Piemonte. Quindi, una Giunta politica, perché troppe cose sono ferme. Sono fermi i progetti di legge sia della Giunta che della maggioranza che dell'opposizione; sono ferme le risposte alle interrogazioni; sono fermi molteplici programmi che servono e serviranno al nostro Piemonte per far qualcosa al servizio dei cittadini al servizio del lavoro, al servizio delle famiglie e al servizio dei giovani.
Questo ci vuole, signor Presidente! Ci vuole una Giunta immediata, una Giunta che trovi veramente gli accordi della maggioranza, una Giunta che trovando gli accordi della maggioranza, potrà sviluppare programmi concreti di servizio. E' questo che chiediamo, è questo che abbiamo sempre chiesto.
Qualcuno ha parlato della differenza tra i democristiani e le persone normali. Ebbene, io non so, a questo punto, se ritenermi una persona anormale: ho sempre lottato per esprimere il mio parere, quindi non ho sempre dato ragione a tutti.
Perciò anche oggi, signor Presidente, voglio concretizzare il mio intervento dicendole chiaramente che dobbiamo fare qualcosa al servizio di questo Piemonte e - ancor di più - qualcosa lo dobbiamo fare tutti, sia da una parte che dall'altra, perché qualsiasi tipo di Giunta è comunque una Giunta di servizio per la nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Signor Presidente, vorrei iniziare questa mia riflessione con un vecchio detto: "Tanto tuonò che non piovve". Non piovve, perché avrei desiderato che ci fosse stata una pioggia liberatoria da questa atmosfera un po' asfittica, e vorrei dire anche mefitica. Tuttavia, questa pioggia mi ricorda un vecchio romanzo "Le piogge di Ranchipur" - si è comunque fatta preannunciare da tuoni o per lo meno da rumori meteorologici che potevano far prevedere qualcosa di nuovo (finalmente un fatto liberatorio).
Lei ha un torto, Presidente: quello di non lasciare, tra l'azione e la reazione, un intervallo. Perché se lei, all'indomani della votazione nella quale ha ribadito le sue dimissioni, si fosse affidato al destino e non ai tre-quattro giorni di consultazioni, probabilmente oggi saremmo stati più indulgenti con lei: una pausa di riflessione rispetto a decisioni che devono essere assunte, un momento di meditazione suppletiva forse rende più plausibile le prese di posizione che lei poi assume.
Dicevo "tanto tuonò", perché qualcosa è avvenuto: non facciamo finta che non sia avvenuto qualcosa, in questi quindici giorni. Non è avvenuto l'atto terminale con cui lei si sarebbe potuto presentare o meno a questa assemblea, cioè non è avvenuto l'atto liberatorio nei confronti di una crisi che dura da otto-nove mesi. Però prendiamo in considerazione i tuoni della destra e i tuoni della sinistra, tanto per fare sempre la metafora meteorologica.
Oggi abbiamo letto una dichiarazione sferzante di Alleanza Nazionale riportata da tutti i giornali, su tutti: sulla maggioranza, sui componenti della maggioranza, sui tentativi di estorsione, sulla fame famelica - come ha ricordato poc'anzi il Consigliere Rubatto - insomma, sul malessere profondo che divide queste componenti della maggioranza, facendo quasi prevedere o quasi sottolineare che questa coalizione elettorale che dura da tre anni trova una difficoltà enorme, oggi come oggi, nel tramutarsi in un'alleanza politica. Questo è un fatto di cui bisogna tener conto. Del resto, avevamo già avuto delle sintomatiche anticipazioni nel corso dell'ultima seduta.
Devo dire che Alleanza Nazionale, con grande chiarezza, evitando quelli che potevano essere i riferimenti ai democristiani, ha detto le cose come riteneva di dirle, chiamando ciascuno con il proprio nome ed imputando a ciascuno colpe o meriti. Questo è un fatto certamente di grande chiarezza dobbiamo prenderne atto tutti, Consiglieri della Regione Piemonte. Ma l'altro grande fatto è il documento letto dal Consigliere Scanderebech, che è arrivato all'attenzione di tutti noi Consiglieri. Questo documento non è inutile. Questo documento potrà essere anche pleonastico per qualcuno potrà essere - forse - presuntuoso per altri. Mi pare che la Consigliera Spagnuolo abbia ricordato come alcuni frasi siano assolutamente esorbitanti, ridondanti, che non appartengono né alla logica politica di questa assemblea né alla prassi di questa assemblea, perché riportare tutta la crisi ad un problema puramente regolamentare quando da otto mesi noi siamo a bagnomaria per l'Assessorato al turismo, vi sfido a domandare all'opinione pubblica se questa è vittima, è un oggetto del destino cinico e baro di questa minoranza, oppure se invece è l'incapacità della maggioranza.
Però, detto questo, al di là di alcune affermazioni truculente - post democristiani, post-comunisti - intanto, è semplice anche nel linguaggio un fatto di stile: l'etica deriva sempre dall'etichetta, chiamiamo le persone come sono, con le loro identità naturali oppure con le loro identità in questo momento. Ma, al di là di tutto questo, che può essere fatto da una grossolanità di formulazione, di linguaggio, il problema che pone oggi Forza Italia non è tanto rivolto a quella palude di mercanteggiamenti di cui si parla nel terzo capoverso, ecc., ma in quell'affermazione per cui gli equilibri nuovi portano ad identificare una nuova fase politica basata sull'asse strategico tra le forze di centro quali Forza Italia e i post-democristiani.
Io poi vorrei che i 12/14 post-democristiani qui presenti sentissero almeno un minimo di reazione rispetto alle "rabellinate" di cui ha parlato l'amico Rosso - cito Rabellino, perché era un famoso personaggio che invocava ogni momento le elezioni anticipate, salvo poi prendere 124 voti.
Detto questo, vorrei ricordare come quella fase politica basata sull'asse strategico fra tutte le forze di centro, quali Forza Italia e post-democristiani, oggi operanti all'interno della maggioranza, può anche arrivare ad un nuovo asse politico, con nuove forme di collaborazione con quelle compagini politiche e moderate oggi collocate all'opposizione. Mi pare che questo sia un fatto di grande novità, se le parole sono pietre, se l'elaborazione non è un'elaborazione puramente fumosa, se non è una fumoseria dialettica, se non è un compromesso venuto dalla mediazione, dal riequilibrio, dalla compensazione con cui si è discusso tra le varie componenti di Forza Italia in quel di Belgirate.
Inoltre, si parla di "un grande centro liberal-democratico, cattolico riformista alternativo alla sinistra post-comunista e in grado di sconfiggerla grazie all'alleanza con la destra democratica". Non voglio assolutamente tirare acqua al mio mulino, ma questo mi impone per l'obbligo di domandare agli estensori di questo articolo se ciò significa la dichiarazione di morte del Polo, se significa un superamento di questo se significa un nuovo scenario politico dove - così come dice giustamente o ingiustamente (non lo so, questo è un mio refuso) questo documento - "Forza Italia è il presidio naturale della politica moderata, della politica di centro".
Se questa è un'elaborazione che viene data anche dei fatti che si sono succeduti - giustamente, il Consigliere Riba l'ha ricordato: i fatti romani, che possono essere anche tutti opinabili, tutti contestabili, ecc.
probabilmente c'è qualcosa di nuovo. Voglio poi vedere fino e che punto si dispiega il gioco; voglio vedere quali sono le soluzioni al di là di alcune affermazioni di principio, perché i principi sono sempre scolpiti nel bronzo, la prassi invece tante volte scivola per terra.
Detto questo, lo dico perché mi ha stupito; anch'io l'ho ricevuto nella posta di oggi e pertanto, come qualunque posizione politica, come qualunque mente politica, dobbiamo prendere atto di che cosa succede sotto il sole.
Anche nell'ambito dell'opposizione c'è stato qualcosa di nuovo dobbiamo dirlo, perché questa opposizione si è trovata unita contro un obiettivo comune, Presidente, che è lei - lei non si stupisce - però si è trovata divisa su un programma unitario. E allora come avviene il cammino di questa opposizione? Avviene per piste separate, su sentieri che divergono, con delle logiche assolutamente diverse? Oppure avviene attraverso un riequilibrio delle varie posizioni in campo che questa opposizione ha dimostrato negli ultimi giorni? Vedete, io rispetto molto Rifondazione Comunista, la quale ovviamente come ogni opposizione che si rispetti, si estremizza nelle sue posizioni più radicali. Ebbene, Rifondazione Comunista ammicca all'elettorato ammicca a soluzioni radicali, vorrei dire plebiscitarie, populiste: le elezioni anticipate, al di là di tutte le valutazioni che oggi si possono fare - a parte che c'è sempre un tetro destino per tutti coloro che vogliono le elezioni anticipate perché poi finiscono per essere irrimediabilmente sconfitti, ricordiamocelo. Ma, a parte questo, è una posizione di tutto rispetto che però, al di là di Roberto Rosso, mi pare non trovi assolutamente dei consensi. Quali sono allora le posizioni? Lo abbiamo sentito anche dall'amico Saitta e dall'amico Lido Riba. Vale la pena però soffermarci, con tutto il rispetto che dobbiamo dare ad ogni posizione che in questo Consiglio si è dimostrata. Attenzione, amici e colleghi, se vogliamo l'agibilità democratica di questa assemblea innanzitutto cominciamo a rispettare le idee che ognuno di noi può portare liberamente, perché nessuno di noi è condannato a fare il karaoke di qualcun altro.
Ebbene, quando si parla - come ha detto un momento fa anche Riba - di accordo istituzionale, io sono d'accordo se questo si può realizzare; sono d'accordo, ma sulla base innanzitutto di qualche programma che sia agibile per tutti, e mi permetto di dire che sarebbe un malinconico tramonto di questa istituzione se noi non facessimo altro che approvare i decreti Bassanini. Questo è quasi un obbligo, per cui non è una volontà politica precisa, è un atto dovuto.
Ma, al di là di tutto questo, perché potremmo mettere attorno a questo albero tutti gli aggeggi di un albero di Natale e questi potrebbero portarci veramente ad una grande luminaria, noi siamo sicuri che individuato un percorso, fra dodici mesi questo percorso al suo termine potrebbe trovare il consenso necessario da parte della maggioranza dell'assemblea per dire: "Signor Presidente dalla Repubblica, il gioco è finito, sciogliete il gioco". Siamo realisti! Siamo realisti per quel rispetto che dobbiamo a noi stessi, prima ancora che all'opinione pubblica! Siamo realisti per quello che noi possiamo fare in questo stralcio di assemblea, perché io sono estremamente sicuro che all'indomani dei dodici mesi noi arriveremmo alla situazione di oggi, dove estrarremo dal cappello a cilindro qualche altro coniglio bianco, per arrivare ai dodici mesi finali! Pertanto, la soluzione istituzionale può avere effettivamente una sua efficacia se si pone il programma di fine legislatura con alcuni punti precisi, senza esclusione di nessuno, e sulla base del quale si pu intravvedere un cammino che porti al superamento di questa crisi.
Io credo che questo sia un problema - Lido Riba - che possiamo affrontare, ma sul quale noi dobbiamo poi trovare le consonanze necessarie altrimenti, per onore di firma o per onore di bandiera, andare a dire in giro che noi abbiamo una soluzione più bella dell'altro o che abbiamo un +1 rispetto al nostro compagno di banco, non credo che questo possa essere un discorso tale da attenere alla serietà di questa assemblea.
Presidente, io faccio l'auspicio - senza fare adesso divinazioni di sorta perché poi i giornali le raccoglierebbero e lei potrebbe chiamare queste nostre interpretazioni un subbuglio più o meno scomposto - che lei la prossima settimana ci porti qui la soluzione. Ma se per caso la prossima settimana non ci fosse una soluzione, lei stesso - forse ha ragione Rosso dovrebbe mettersi a disposizione dell'assemblea con tutta l'autorevolezza del suo mandato perché venga trovata una soluzione politicamente diversa.
Perché non si può, lei, blindare in una maggioranza che sì le darà anche il conforto di due ordini del giorno gratificanti per lei, ma è come il prigioniero di Zenda e non ha nemmeno la spada! Perché lei non riesce a mettere a posto nemmeno un casello che è vuoto da moltissimo tempo e pertanto declinare correttamente, onestamente, di fronte a questa assemblea l'impossibilità che questa maggioranza possa darle il supporto necessario per continuare il suo mandato. Allora, credo che lei giustamente possa prendere una posizione e dire: "Va bene, metto a disposizione il mio mandato", ma l'assemblea trovi questa soluzione che possa essere corretta istituzionalmente e possa essere anche una soluzione non aleatoria n demagogica, per arrivare alla fine del proprio mandato. Perché se noi domandassimo le elezioni anticipate, al di là - amici di Rifondazione Comunista - che bisogna sempre destinarle al punto giusto, non all'on.
Prodi, se noi domandassimo la fine del nostro mandato, non sarebbe la vittoria né del centro-destra né del centro-sinistra né la sconfitta del centro-sinistra o del centro-destra, ma sarebbe veramente la sconfitta di tutta l'istituzione e pertanto una sconfitta istituzionale della quale saremo tutti responsabili e le cui conseguenze dubito che privilegino qualcuno piuttosto che qualcun altro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Grazie, signor Presidente.
Presidente Ghigo, voglio dirle una cosa in apertura: che noi siamo con lei. Noi siamo con lei perché noi siamo contro i professionisti del subbuglio. Siamo talmente contro i professionisti del subbuglio, o quelli che lei ha definito professionisti del subbuglio, che due settimane fa (ormai sono passate due settimane) abbiamo presentato un ordine del giorno sottoscritto e votato da tutta la maggioranza, in cui le chiedevamo di ritirare le dimissioni e di essere l'attore e l'artefice del rilancio del centro-destra in Piemonte. Lei - mi permetto di dire per un eccesso di correttezza - ha voluto riconfermare la sua posizione e per questo merita grande stima e grande considerazione, però vede, Presidente, facendo così lei ha dato modo ai professionisti del subbuglio di essere tali. Non solo ma addirittura, per alcuni, di poter tornare in scena, di poter avere di nuovo una ribalta, di poter avere di nuovo un teatro di posa, mentre fino al momento prima per questi professionisti il teatro aveva calato, non troppo malinconicamente, almeno per quanto ci riguarda, il suo sipario! Lei ha consentito ai professionisti del subbuglio di tornare ad essere anche solo per un momento, per un articolo, per una dichiarazione, degli attori principali e non soltanto più delle comparse! Comparse - aggiungo del loro ultimo spettacolo.
Questi professionisti del subbuglio in questi quindici giorni Presidente Ghigo, hanno potuto sognare. Non avevano più un orizzonte. Per velleità personali o follia superomistica si erano messi a margine o erano stati messi ai margini, e adesso, in quel teatro continuo che è la politica, rischiano - rischiano! - non di essere, ma di essere fatti passare per dei protagonisti. Ed è proprio contro i protagonisti del subbuglio che noi ci siamo voluti schierare ieri, con una conferenza stampa decisamente aspra e anche sopra le righe, però - sa - dopo che per quindici giorni il nostro telefono era rimasto muto e il nostro fax non occupato abbiamo pensato, non negli interessi di Alleanza Nazionale, ma negli interessi del Piemonte, che fosse necessario che in questa partita qualcuno sparigliasse. Perché mentre Alleanza Nazionale quindici giorni fa ha cominciato a chiedere riunioni della maggioranza di centro-destra e visto che oggi ci parliamo addosso per metafore (perché oltre che parlarci addosso ci parliamo anche addosso per metafore che è un'aggravante non da poco), noi ci siamo seduti al tavolo con tutti i mazzi pronti! Dalla scopa al bridge! E abbiamo detto: "Coraggio, sediamoci tutti al tavolo e insieme decidiamo il gioco". Sulla base del gioco sceglieremo il mazzo. Sono passati quindici giorni e devo dire, purtroppo, che nessuno si è seduto a questo tavolo. Questa è la verità. La verità non va taciuta, perché c'è sempre un momento in cui la verità viene fuori. E quando capita questo momento, capita sempre quando è meno opportuno e capita spesso per ricorrenze che non sono scelte, ma che sono imposte, per esempio il Consiglio regionale di oggi che ci è imposto da un obbligo di legge.
Vede, io non credevo, ma dobbiamo farlo, che il centro-destra dovesse arrivare a ragionare di se stesso e del suo futuro in aula. Noi, fedeli al programma del 1995, fedeli alle alleanze del 1995, fedeli alla collocazione del 1995, ritenevamo che il centro-destra dovesse cominciare a riunirsi prima in aule separate, per poi venire a dibattere in aula unicamente del proprio rilancio; non venire a dibattere in aula - lo dico con molto garbo di ipotesi politiche affascinanti, verosimili, perseguibili, vere, tutto quello che volete, ma di ipotesi politiche di cui - se mi consentite - sono pieni i quotidiani nazionali da mesi, mesi e mesi.
In un Consiglio regionale, dove comunque la pensiamo e comunque la vogliamo mettere, i numeri sono quelli, le braccia che si debbono alzare sono quelle, possiamo anche giocare a fare la grande politica, disegnare scenari diversi, assi, ponti, usare quelle frasi tipo "liberal-democratico cattolico, sociale, alternativo": è tutto vero! Cosa posso dire? Posso dire destra moderata, tradizionale, qualunquista, perbenista, post-fascista: sono parole! Cosa siamo venuti a fare? Un dibattito sulle parole? Facciamo un dibattito sui programmi! Un'altra cosa che ci ha, non dico indispettiti, ma costretti a fare una conferenza stampa - lo ripeto e lo ribadisco - un po' sopra le righe, anzi decisamente sopra le righe, è stato il fatto che ogni tanto leggevamo perché non abbiamo avuto altri mezzi di comunicazione se non i giornali e le televisioni - che il problema era di programmi. Molto bene: eccoci pronti con - non ho portato i vari mazzi - il mazzo di carte relativo a "programmi". Peccato che questi programmi non siano mai stati riempiti con dei contenuti, dei nomi e dei cognomi, salvo delle vaghe enunciazioni ideologiche.
"Più attenzione al sociale". Caspita! Io vengo da un partito - e ci milito da quasi vent'anni - che aveva "sociale" nel nome, quindi per noi l'attenzione ai temi sociali non è un auspicio: è un dovere, un credo, una fede! Figuratevi se non siamo pronti a scendere sui temi del sociale! Siamo qui apposta! Siamo preparatissimi! Cominciamo! Oppure - abbiamo sempre letto - che ci sarebbero stati fantomatici fantasmagorici incontri romani. Non è vero: l'ha detto lei! Ma per quindici giorni l'abbiamo letto; per cui, telefonavamo a Roma, chiedendo "Ma domani c'è un incontro?". "No", ci veniva risposto; e quindi pensavamo "Magari sarà dopodomani".
Questo per dire che il dibattito non si fa qui, noi non siamo obbligati da una scadenza per discutere. Noi dobbiamo essere artefici del nostro destino e discutere del nostro rilancio! Inoltre - lo dico senza problemi oggi una giornalista mi chiedeva quali sono i nostri rapporti con Forza Italia. Io ho risposto: "Ottimi" e ho voluto precisare: "Come sono ottimi i nostri rapporti con il centro". Ottimi, da un punto di vista personale, da un punto di vista politico e da un punto di vista programmatico, perché io con le persone e con i programmi di questa maggioranza - e ci conosciamo tutti da tre anni - non ho mai avuto da dire: più amici di così! I rapporti sono ottimi! Evidentemente, c'è un momento di impasse, e le dico anche, o dico agli amici di Forza Italia, al collega Scanderebech, che oggi ha letto il documento, un documento condivisibile, che va benissimo: volete che ne scriviamo uno anche noi, altrettanto condivisibile? Se volete, lo facciamo. Condivisibile ma - voglio dire - un po' inutile scusate - in questo momento, perché che Forza Italia presidi il centro è naturale: lo dicono i voti; che Forza Italia voglia perseguire un grande centro - oggi, poi, ne abbiamo sentite tante, la fantasia d'altronde è un elemento della politica - un centro allargato, un rapporto... Va tutto bene, non ci scandalizziamo, né ci arrabbiamo, né siamo gelosi.
Va benissimo: perseguite tutto quello che volete. Tanto - mi spiace la cosiddetta destra democratica, non solo per una questione di programma ma - vivaddio! - anche per una questione di voti e di consensi, rimane un elemento del centro-destra, come lo è il centro e come lo è Forza Italia.
Dopodiché, sono contento che ci sia il documento politico, però non mi serve. In questo momento, vorremmo qualcosa di più operativo.
Il Piemonte si fa in Piemonte (se servisse uno slogan per le prossime campagne turistiche, magari potrebbe essere questo). Il Piemonte non si fa a Roma; i problemi non si risolvono con Roma che dice: "Beh, in Piemonte un Assessorato di meno a questo, un Assessorato in più agli altri...". Si creano solo scontentezze. Noi siamo 33. Noi dobbiamo discutere e decidere cosa siamo e, soprattutto, dove vogliamo andare e con chi vogliamo andarci ma nella chiarezza, nella trasparenza, senza infingimenti, perché a quelli noi non ci staremo, non ci staremo mai! In queste due settimane, mi è sembrato ci fosse un gioco delle parti fra mimi, nel senso che sembrava che qualcosa si muovesse, ma non si sentiva l'audio. Quello che noi chiediamo, con molto garbo, è di trovarci attorno a questo tavolo, di cominciare a sederci e discutere con pari dignità, ma con un occhio - se mi consentite - al peso che ognuno di noi ha e si è meritato sul campo con i voti. Su questo non si può discutere: è l'essenza stessa di una democrazia.
Non siamo favorevoli, non prendiamo neanche in considerazione soluzioni istituzionali: non esistono proprio! Noi abbiamo avuto un mandato dagli elettori: di far governare il centro-destra in Piemonte e di far sì che il programma del centro-destra in Piemonte potesse essere realizzato.
Per noi o quella è la linea oppure le elezioni vanno bene. Ma non credo che ci arriveremo. Sarebbe ingiusto che ci arrivassimo, dopo che la Giunta da lei presieduta, per tre anni, al di là delle difficoltà oggettive, ha governato bene. E' questo che non riusciamo a comprendere! Questo stato di letargo, di autocrisi da cui, per il semplice fatto che non siamo ancora arrivati a parlarci, non ne usciamo.
Concludo chiedendo semplicemente di sederci a discutere. Noi non abbiamo pregiudizi; non abbiamo riserve mentali nei confronti di alcuno. Lo ripeto: per quanto ci riguarda, i rapporti all'interno della maggioranza sono ottimi. Ma tutti assieme, il centro, il centro presidiato e la destra moderata debbono dimostrare con i fatti che hanno un unico obiettivo, che si siedono a parlare di programmi, altrimenti le voci, le poltrone, le cose, le leggeremo sui giornali, ce le imputeranno gli elettori - ed evidentemente non è vero, quindi stiamo dando una grande dimostrazione di trasparenza - ma non ce le scrolleremo di dosso, perché una crisi che non viene capita e per la quale non ci si impegna a sufficienza per la sua soluzione è una crisi che, per forza, scade nel puro equilibrio di posti.
Credo che tutti in quest'aula, a cominciare dai Gruppi della maggioranza, vogliano rifiutare questa etichetta, ma per rifiutarla dobbiamo dimostrare di essere tutti pronti a sederci a questo tavolo. Noi continuiamo a rimanere seduti: speriamo che la polvere non si accumuli sui mazzi di carte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Racchelli.



RACCHELLI Ettore

Con una battuta, potrei dire al Consigliere Ghiglia che, personalmente abitando in periferia, quando non sono chiamato, di solito alzo il telefono e chiamo io, così accorcio i tempi. Non credo che oggi, in quest'aula, dopo mesi di stallo e di immobilità o immobilismo, si possa addurre a giustificazione o porre come pregiudiziale il fatto che non ci si è sentiti. Credo anche che la disponibilità sia un modo di porsi e non uno stato dell'essere; quindi, quando ci si dichiara disponibili, si deve capire che nella disponibilità ci sta tutto il discorso politico ed anche quello rappresentativo.
Il documento che oggi è stato letto dal nostro Consigliere Scanderebech che, ricordo, è il Segretario cittadino di Torino di Forza Italia - vuole indicare alcuni punti che, secondo noi, andavano affrontati, anche per rappresentare in questo Consiglio una posizione politica del nostro partito.
Ultimamente, ho apprezzato molto il fatto che le compagini di opposizione si siano convinte che il nostro Gruppo consiliare è un Gruppo saldo, un Gruppo forte, un Gruppo che è stato capace, in otto mesi di crisi, di restare al suo posto; ciò fa parte di un discorso più complessivo di un partito che si è organizzato e che vuole porsi all'attenzione dei piemontesi e del Paese con delle proposte serie e concrete. Molte volte siamo stati in grado di sorprendervi. Vi abbiamo sorpreso quando siamo nati come partito: voi non ve ne siete accorti, vi siamo arrivati tra i piedi vi abbiamo sorpresi anche con il secco "no" alla Bicamerale del nostro Presidente Berlusconi.
Credo che spacciare ancora adesso, in quest'aula - Consigliere Riba quella del Presidente Berlusconi come una posizione personale, di interessi personali, non faccia onore al Presidente della Bicamerale stessa. Vede all'interno della Bicamerale si stava discutendo su una serie di riforme che rappresentavano il futuro sociale, economico e politico del nostro Paese. Noi - reputo giustamente - abbiamo accettato di partecipare alla Bicamerale, perché non si può dire un "no" a prescindere, ma bisogna sapersi confrontare.
L'aver constatato che all'interno di questa Bicamerale il progetto politico o costituzionale che ne nasceva non rappresentava gli ideali o i valori o gli obiettivi che nella nostra politica pensiamo di dover raggiungere, ci ha costretti a dire un secco "no". Non siamo convinti che la Bicamerale rappresentasse, per quanto riguarda il federalismo, un risultato coerente con la politica federalista che noi vogliamo perseguire non siamo convinti che nella giustizia si sia raccolto un risultato coerente con la nostra politica; non siamo convinti che la ristrutturazione del Paese, con quelle riforme, ci porti ad un Paese che è quello che vogliamo noi. Certo, è il Paese che non volete voi o che non vogliono altri, e quindi abbiamo detto un secco "no", non per interessi personali.
Questo secco "no" ha dato all'elettorato la dimensione un po' sopita o la convinzione un po' sopita che noi si rappresenti due parti diverse, due parti contrapposte, due alternative: la famosa alternanza, che è quella che con il maggioritario - dovrebbe essere la forma politica che il nostro Paese si è data e che vuole perseguire.
Questo risultato ha fatto sì che nelle recenti elezioni amministrative Forza Italia, il centro e comunque il Polo di governo in questa Regione abbia ottenuto un risultato interessante perché ha vinto in capisaldi che erano facenti parte della vostra azione politico-amministrativa; ha consolidato le posizioni dove già c'era ponendolo nella condizione di proporre un modello di governo.
Quando nel nostro documento parliamo di "politica consociativa", non vogliamo dire una cosa che reputiamo malvagia; reputiamo di non condividere un modo di governo che non ci pone nella condizione di ottenere i risultati in funzione di un progetto politico che noi abbiamo presentato in un programma politico che ha ottenuto il consenso politico dall'elettorato. E allora, quando su una legge che noi presentiamo in quest'aula troviamo mille emendamenti, noi non approviamo la nostra legge, ma approviamo una legge che va bene a voi e quindi noi possiamo approvarla! Questo è quello che noi intendiamo consociativismo e reputiamo che in un sistema maggioritario chi governa debba poter fare le leggi e che chi è all'opposizione deve poterle magari modificare con un'azione politica di contrasto, ma non le può stravolgere! Questo è il consociativismo.
Sono rimasto molto stupito quando un giorno in quest'aula ho assistito ad una difesa strenua, quasi violenta, del Regolamento di questo Consiglio fatta dal Consigliere Peano, che picchiava addirittura i pugni sul suo banco. Questo lo dico perché tutti noi abbiamo la foga quando parliamo e a volte ci facciamo trascinare. Il nostro è un Regolamento che senz'altro ha fatto la vita di questo Consiglio regionale, senz'altro ha fatto la vita anche di molti altri consessi consiliari, ma non è più adeguato ad una politica maggioritaria, ad un sistema maggioritario, che dovrebbe di conseguenza presupporre un Regolamento diverso, come quello della Camera dei Deputati.
Detto questo, io vorrei rivolgere un appello alla maggioranza che fino ad oggi ha sostenuto il nostro Presidente: il dibattito non può e non vuole essere - e noi non permetteremo che sia - un dibattito sulle poltrone o sui posti. Non è questo che ci interessa. Noi non siamo disponibili ad un governo istituzionale che porti questa maggioranza a traghettarci alle prossime elezioni. Noi vogliamo governare o tornare alle elezioni.
Noi siamo convinti che sulle privatizzazioni si debba discutere, cosa vogliamo fare da oggi alla fine della legislatura sul campo delle privatizzazioni.



CAVALIERE Pasquale

Inizia dalla Finpiemonte.



RACCHELLI Ettore

Noi vorremmo discutere di un principio di sussidiarietà che spesso qui non è stato applicato e che noi vorremmo fosse più marcato. Noi vorremmo impegnarci in una revisione della L.R. n. 51/97. Non siamo d'accordo che la politica abbia abdicato il proprio potere politico di indirizzo rispetto ad una legge in cui la politica ormai è quasi espropriata della sua funzione e vogliamo misurare attraverso questa legge sugli obiettivi quello che realmente viene realizzato.
Noi vogliamo garantire ai cittadini, utenti del servizio sanitario ed altri, un'utenza che sia compatibile con i nostri programmi. Su queste cose noi crediamo valga la pena di discutere oggi e magari anche per trenta giorni ancora, se servirà. Perché, vedete, su una cosa la politica non ci può sorprendere: non ci può sorprendere sul fatto che i tempi della politica hanno dei percorsi più lunghi rispetto a quelli che ognuno di noi giustamente nell'impresa, di solito è abituato a praticare. Quindi, non credo che il nostro Presidente possa o debba avere delle pressioni che lo portino a doversi giustificare se la crisi dura una settimana, un giorno o un mese. Credo che questa casa dei moderati, che è la casa che tanti chiamano "centro", ma che io non trovo giusto venga ricompresa in una figura geometrica che non rappresenta nulla, anzi toglie dignità a chi vi appartiene, esista. La casa dei moderati, la politica dei moderati è una politica che noi di Forza Italia vogliamo perseguire, perché i moderati ci sono nel Partito Democratico della Sinistra, ci sono negli amici socialisti, ci sono negli amici della Lega, ci sono in Rinnovamento italiano, ci sono anche nel Partito Popolare: i moderati italiani hanno casa dappertutto e i moderati italiani guardano a chi è capace di proporre una politica coerente, una politica che abbia la capacità di rappresentare un obiettivo, un percorso e soprattutto un risultato.
Noi guardiamo ai moderati, anche ai vostri moderati. Io credo, cara Consigliera Spagnuolo, anche per averla ascoltata in qualche intervento che lei rappresenti più una politica moderata vicino a noi rispetto alla politica che fa obiettivo o resta come simbolo per Rifondazione Comunista.
Rifondazione Comunista ha una politica che si riferisce e ha come modello Cuba; io credo che il socialismo riformista non abbia quel modello di società, quel modello di sviluppo, quel modello di rapporto tra la politica e l'uomo. Così credo anche per altri. Noi a voi guardiamo, il nostro obiettivo è quello di rappresentare la casa dei moderati, è quello di discutere con i moderati, è quello di poter costruire un futuro con loro.
Sappiamo perfettamente che i nostri alleati strategici del Polo sono anche gli amici di Alleanza Nazionale, ma anche loro devono capire che in una coalizione, quando finisce il periodo della blindatura, esiste un discorso che diventa assemblea, diventa un dibattito e un dialogo continuo tra le forze politiche e gli uomini che all'interno delle forze politiche fanno parte di un progetto che deve arrivare alla conclusione della legislatura.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Caro Presidente, sarei tentata di ripetere oggi le stesse dichiarazioni di quindici giorni fa.



CAVALIERE Pasquale

Quale Presidente?



COTTO Mariangela

Il Presidente Ghigo. E per il "caro" che hai chiesto? Sono cari tutti e due.
Sarei tentata - dicevo - di ripetere oggi le stesse dichiarazioni di quindici giorni fa, perché in questi quindici giorni, al di là delle sue consultazioni individuali, del suo impegno personale a trovare ogni possibile soluzione, non abbiamo avuto il piacere di un incontro tra Capigruppo e di un incontro fra tutti i Consiglieri di maggioranza.
Respingo le tentazioni. In questi giorni comunque, attraverso la lettura dei giornali, siamo rimasti collegati tra le varie componenti della sua maggioranza, anzi, ringrazio i giornalisti che lavorano per favorire il confronto, a volte lo scontro, ma per fortuna ci sono e fanno informazione.
Voglio evitare sterili polemiche, perché le polemiche non aiutano a dare un governo alla Regione Piemonte e noi vogliamo che la Regione Piemonte abbia al più presto un governo. Perciò cercherò di sottolineare solo gli aspetti positivi di questo percorso.
Ho letto ed apprezzato le dichiarazioni del coordinatore di Forza Italia che vuole spostare il baricentro del Polo verso il centro. Con l'ingresso di Forza Italia nel Gruppo europeo del Partito Popolare siamo certi che questo avverrà in tempi brevi. Si è credibili per quello che si fa e non solo per quello che si dice, e noi speriamo che queste dichiarazioni trovino presto credibilità.
Continuiamo a lavorare, nonostante quello che altri vogliono far credere, per costruire un centro sempre più forte; un centro frutto di un nuovo incontro tra laici e cattolici, un incontro tra le culture che mettono al primo posto l'individuo e i suoi diritti.
Ho letto anche le dichiarazioni del coordinatore di Alleanza Nazionale.
Il rispetto e la pari dignità riconosciute dal Presidente Ghigo evidentemente non sono condivisi dal responsabile di Alleanza Nazionale; ha parlato di argomenti che ci sono estranei. Ho detto che non voglio fare inutili e sterili polemiche perché non aiutano a dare un governo alla nostra Regione; non lo faccio anche confortata dalle dichiarazioni del Capogruppo di Alleanza Nazionale, Agostino Ghiglia, che ha definito la conferenza stampa "sopra le righe".
Però, Presidente, precisi lei se è stato ricattato dal centro o se invece da questo centro non sia stato sollecitato più volte a realizzare un programma per il Piemonte. Non leggo la lettera che le abbiamo mandato il 12/12/1997, però voglio sottolineare la richiesta di predisporre interventi a sostegno economico alle piccole e medie imprese, a favore delle categorie deboli (anziani, disabili), ad incrementare le risorse a favore delle associazioni di volontariato, rifinanziare i buoni casa, ecc.
Io, Presidente, le voglio chiedere per l'ennesima volta di convocare la sua maggioranza, magari già da domani, altrimenti veramente non riusciamo a capire perché non la convochi. L'ha detto prima Agostino Ghiglia, l'abbiamo richiesto noi tante volte, e questo è l'unico dato di incomprensione. Noi desideriamo incontrarci, tutti e 33; speriamo in quella sede di poter esaminare una sua proposta, una proposta di programma di priorità, una proposta in grado di rimuovere finalmente le criticità che lei ha rilevato in varie occasioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Io non volevo intervenire, Presidente e colleghi Consiglieri, avendo però ascoltato alcuni interventi, soprattutto nell'ultima parte del dibattito, ho ritenuto doveroso intervenire in modo molto breve per fare una domanda al Presidente Ghigo.
Capisco gli sforzi che alcuni Consiglieri hanno fatto, come il Consigliere Racchelli, di cercare di nobilitare le cause della crisi, cioè il fatto che si è di fronte ad una crisi di confronto politico. Ghiglia diceva "Confrontiamoci sui programmi"; allora ho pensato "forse ho sbagliato tempo, siamo nel 1995, all'inizio della legislatura, e il centro destra si sta confrontando sui programmi, sulle alleanze politiche, sullo spostamento del baricentro all'interno del Polo". Tutte queste cose le abbiamo sentite da parte dei Consiglieri di maggioranza, da ultimo lo diceva la collega Cotto.
Pongo questa domanda perché è assolutamente necessario che il Consiglio capisca i termini reali della crisi dalla maggioranza di centro-destra perché non è affatto indifferente, caro Consigliere Racchelli, che la crisi duri una settimana, un mese o due mesi! Non è indifferente per il Piemonte non è indifferente per questa istituzione, non è indifferente rispetto ai motivi che hanno portato a questa crisi! Può darsi che io la veda semplice, ma mi pare di ricordare che il 2 giugno il Presidente Ghigo abbia dato le dimissioni perché non era riuscito a fare il rimpasto di Giunta. Punto! Cioè, dopo aver approvato il bilancio il che presuppone che nella maggioranza ci fossero alcune scelte programmatiche comuni per approvare il bilancio, la motivazione è quella di non essere riuscito a fare il rimpasto di Giunta; una motivazione che è davvero incredibile, perché se lo andassimo a raccontare fuori da quest'aula nessuno crederebbe che in otto mesi non si è riusciti a sostituire l'Assessore al turismo.
Il problema, invece, è che le cose stanno così. Vorrei che gli organi di stampa qui presenti le dicessero queste cose; altrimenti siamo di fronte ad un dibattito che cambia completamente i motivi reali o, per lo meno, i motivi che hanno portato formalmente alle dimissioni del Presidente Ghigo e conseguentemente della Giunta.
Se invece il problema è di un confronto politico-programmatico nella maggioranza, uno spostamento di assetti all'interno del Polo, perché il centro conta di più, perché Forza Italia ha stretto un'alleanza molto precisa e ravvicinata con il centro della coalizione e quindi è Alleanza Nazionale che è distaccata (non dico emarginata), ma insomma è distaccata da questo centro politico motore della nuova maggioranza, allora temo davvero che staremo a discutere da qui ad un anno. E questo non è accettabile.
A maggior ragione, dunque, Presidente Ghigo, le pongo la domanda.
Chiedo che si risponda, perché da questo credo che la responsabilità di tutte le forze politiche del Consiglio debba portare a conseguenze e a conclusioni molto precise.
Se c'è una divaricazione così grande nei programmi, nelle alleanze all'interno del Polo (che quindi è molto più profonda che non la sostituzione di un Assessore o di un semplice rimpasto di Giunta, cosa che io avevo capito, perché il Presidente ha dato le dimissioni su questo) allora - ripeto - vorrei capire chi sono i professionisti del subbuglio mi pare che abbia detto così. Non è un fatto indifferente il riferimento ai professionisti del subbuglio; il Consigliere Ghiglia l'ha ripreso più volte: mi interesserebbe capire chi sono.
Il Consigliere Racchelli se la prende con il consociativismo, perch una maggioranza forse non sa che cos'è il consociativismo (non riesce a far passare la sua legge, che passa con gli emendamenti dell'opposizione).
Questo non è consociativismo: è una vittoria delle opposizioni che sono riuscite a far passare i loro emendamenti. Di solito, questo avviene perch la maggioranza non è coesa: tutto qui, perché se c'è una coesione a maggioranza è difficile che passino gli emendamenti delle opposizioni.
Se i problemi sono quelli che ho sentito qui oggi, Presidente Ghigo non la invidio! Credo che lei questa maggioranza non la metta più assieme perché non si tratta solo di fare un semplice rimpasto, ma di rifare la politica, i programmi, di capire qual è il punto di forza, il centro motore del Polo e quindi della coalizione che ha retto fino ad oggi questo governo.
Se sto al documento di Forza Italia, mi pare che vada in questa direzione. Ma allora è bene che queste cose vengano chiarite all'interno di questo Consiglio. Allora sì non sarebbe un dibattito inutile; altrimenti il dibattito rischia davvero di essere una cosa molto inutile, nella quale ciascuno si sente in dovere di intervenire per dire la sua.
Ora, finché questo accade da parte delle opposizioni, mi pare abbastanza normale (cioè che le opposizioni insorgano perché quindici giorni dopo l'apertura della crisi non c'è una soluzione), ma che da parte della maggioranza ognuno dica la sua su temi di una profondità come quelli che sono stati sottolineati da alcuni interventi di maggioranza, al suo posto sarei preoccupato.
Devo poi dire sinceramente che mi sorprende il fatto che la maggioranza non sia ancora stata riunita (sto alle cose che noi non conoscevamo e che ha detto la collega Mariangela Cotto poc'anzi. Fossi stato il Presidente dimissionario, la sera stessa delle dimissioni avrei riunito la maggioranza fino a quando non si fosse trovata una soluzione (e in caso contrario ne avrei preso atto).
Il fatto che passino quindici-sedici giorni mi preoccupa, perché non vorrei che, data l'impossibilità a risolvere le questioni che sono state poste sul tappeto - ripeto, da parte della maggioranza - ci fosse il tentativo di trascinare le cose per settimane e per mesi, perché "tanto così vanno le cose; tanto non saremmo in grado di affrontare i problemi reali del Piemonte e quindi, tanto vale, che ci teniamo questa cosa di basso profilo in crisi, non affrontiamo nessuno dei problemi e tiriamo avanti così".
Noi non ci stiamo, ma non ci starà il Piemonte ad una situazione di questo tipo. Ripeto: per favore, cerchiamo di capire, attraverso i suoi chiarimenti, quali sono i problemi reali che portano alla non soluzione del problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Quando la legge ha previsto che per due anni una maggioranza fosse blindata, ha previsto delle cose che possono anche essere lette positivamente, sull'onda del "nuovismo", che spesso si può scambiare per improvvisazione; può essere che ci sia bisogno di un periodo di assestamento tale (due anni) da permettere a coloro, nuovi alla politica di assestarsi, di riflettere sulle idee, di proporle e di risolvere attraverso queste idee, i problemi del Piemonte. Dobbiamo prendere atto che, appena questa maggioranza (della quale facevo parte) non si è più trovata blindata, è entrata in crisi.
E' dal settembre 1997 (si dice sette mesi, ma sono quasi otto e poi quasi nove, man mano che scorre il tempo) che questa maggioranza non riesce a risistemare, cosa che dovrebbe essere minimale, una piccola casella all'interno del suo mosaico. Ma quando mai si è visto che occorressero otto mesi per mettere al suo posto un Assessore con materie delegate che hanno visto più volte questa assemblea discutere? Dopodiché ci sono stati più volte documenti di maggioranza, firmati anche dal sottoscritto, che rilevavano le criticità presenti all'interno della maggioranza, che non erano soltanto l'assenza di un Assessore, ma che emergevano pesantemente da più parti dei Gruppi della maggioranza stessa.
Siamo arrivati all'ultimo documento, quello che dava scadenza al 30 o al 31 maggio; il risultato sono state le dimissioni del Presidente della Giunta che non il giorno dopo - collega Picchioni - ma la stessa sera dichiarava ai giornali: "Mi bastava una settimana in più e avrei risolto la crisi".
Oggi ci siamo trovati, per norma statutaria, a discutere della soluzione di questa crisi. Il Presidente della Giunta, dopo averci letto quali sono le competenze della Giunta in questo momento (quello che la Giunta può fare e quello che non può fare), con una sorta di svogliatezza che si vedeva in modo palese, neanche nascosta, ci ha detto che vi era la forte volontà di uscire da questo stallo.
Credo che il Presidente della Giunta avrebbe dovuto porsi il problema di uscire dello stallo otto mesi fa, così come otto mesi fa quasi tutti anzi tutti i Gruppi di maggioranza riconoscevano lo stallo e la necessità di uscirne per rilanciare gli eventuali programmi della maggioranza.
Ebbene, sono d'accordo con il Consigliere Marengo: dopo questa seduta consiliare si deve essere più preoccupati di prima. Infatti, prima pensavamo che il problema fosse soltanto quello di mettere a posto una casella, ma dopo le dichiarazioni del collega Ghiglia all'aula siamo molto più preoccupati. Siamo preoccupati perché intravediamo una crisi che non durerà quindici giorni dal momento in cui il Presidente ha dato le dimissioni o otto mesi dal momento in cui questa maggioranza ha determinato la sua crisi, non sapendo rimettere a posto neanche quella casella; la crisi potrebbe durare molto a lungo, e di questo siamo molto più preoccupati.
Oggi noi siamo venuti in quest'aula speranzosi che la maggioranza avesse già trovato la soluzione al "problemino"; presumevamo, ma non eravamo certi, tutti gli altri problemi che poi sono stati rilevati proprio da alcune componenti di questa maggioranza. Se mi si dice che in questi quindici giorni, nonostante la preoccupazione di tutti, nonostante il fatto che la Giunta non possa fare che l'ordinaria amministrazione, nonostante il fatto che le Commissioni non possano più fare niente, nonostante il fatto che ci siano leggi ferme da discutere in questo Consiglio, nessuno si è trovato per risolvere o per cercare di risolvere una crisi che dura da otto mesi, ebbene, io sono preoccupatissimo, più di prima.
Sono preoccupato, non tanto perché non si trova o non si riesce ad identificare la persona che andrà a ricoprire quella sedia (o non si individua: quando ce ne sono tante, non si riesce ad individuare!), ma perché nessuno, in questo momento, sembra rendersi conto che non risolvere la crisi vuol dire bloccare tutto il Piemonte. Poiché girate come me nelle varie zone del Piemonte, avrete forse sentito e avuto la sensazione che la preoccupazione è ben più alta fuori che non all'interno di questo Consiglio. Forse perché fuori si è più consapevoli di che cosa vuol dire una Regione completamente ingessata come è adesso.
In questa seduta consiliare si è detto che si voleva parlare chiaro e qualcuno lo ha fatto, ma a metà. Si è parlato di professionisti del subbuglio e non si è voluto dire chi sono i professionisti del subbuglio.
Quando si è chiari, non si lascia soltanto capire, perché dei professionisti del subbuglio ne ha parlato non soltanto il Consigliere Ghiglia, ma anche il Presidente della Giunta, dimissionario, che dovrebbe ricomporre - così sono tali le sue parole - che vorrebbe uscire dallo stallo nel ricomporre questa sua maggioranza. Se ci sono dei professionisti del subbuglio all'interno della maggioranza noi vorremmo sapere chi sono proprio per onestà di quest'aula.
Se questo essere professionisti del subbuglio è lasciato andare invece come è lasciato andare il termine "post-democristiani" nel documento di Forza Italia, ha ancora un altro senso. Perché di questi tempi noi di lezioni ne prendiamo da tutti: ne prendiamo dal Capogruppo di Rifondazione Comunista in Consiglio comunale che attacca i post-democristiani; ne prendiamo da Alleanza Nazionale che si sente partito nuovo di questa seconda Repubblica; ne prendiamo, tramite i giornali, qualche volta dall'amico Riba quando dichiara, quasi a volersi tirar fuori dalla prima Repubblica, che ci sono delle mosse tipiche della prima Repubblica. Sono tutte lezioni che se si proiettano in positivo noi le prendiamo volentieri ma queste lezioni le vorremmo prendere da maestri di siffatta portata che del loro passato politico non avessero nulla da rimpiangere.
Le lezioni poi le dobbiamo prendere anche dal "nuovo" della politica quindi da coloro che si sentono a pieno titolo rappresentanti esclusivi della seconda Repubblica. E allora c'è Scanderebech che ci dà lezioni di politica, perché lui è senza peccato essendo nuovo, e temo che rimarrà senza peccato a lungo tempo; ma non soltanto Scanderebech, anche altri, non è una questione personale, perché se si continuerà a non fare niente, come sta succedendo adesso, è difficile che voi riusciate a sbagliare! E' veramente difficile che voi riusciate a sbagliare! Allora quello che io mi auguro è che intanto tutte le proposte che sono state fatte nei giorni scorsi - tutte! - vengano assunte con la pari dignità del caso. Che si verifichino veramente quelle che sono le condizioni nell'attuale maggioranza e si verifichi se questa attuale maggioranza può ancora governare, non soltanto dal punto di vista numerico ma anche dal punto di vista della capacità di rappresentare degnamente il Piemonte nei confronti dello Stato italiano e nei confronti dell'Europa.
Auspico veramente che la soluzione al problema, verificate tutte le opportunità che devono avere pari dignità, venga al più presto perché nel frattempo, se noi ci atteniamo soltanto a quelle che sono le possibilità come ci ha letto il Presidente Ghigo in apertura di seduta, di deliberare della Giunta, nel frattempo ci troveremmo a procurare un danno per il nostro Piemonte che va ben oltre quelle "cifrette" che ci siamo messi a discutere in questo Consiglio regionale in occasione del bilancio. Mi riferisco ai Fondi europei, mi riferisco a mille altre aspettative che il Piemonte ha da questa assemblea e da questo governo regionale.
Dico questo assumendomi la responsabilità di Consigliere e chiedendo a chi ha avuto mandato per occuparsi della nuova maggioranza o della maggioranza esistente di procedere al più presto sperando che la prossima volta non si dica che non è neppure vero che se ne sta occupando il livello romano di questo problema, perché io speravo che se ne occupasse il livello romano visto che qui nessuno se ne occupava. Una volta, nella prima Repubblica, quando si dimostrava di non essere in grado di risolvere un problema qui, c'era qualcun altro che ci pensava; invece in questo momento ho l'impressione che del problema non ci si occupa né qui né altrove: basta poter vivere e andare a tagliare i nastri.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare per l'ultimo intervento il Consigliere Gallarini ne ha facoltà.



GALLARINI Pierluigi

Dandomi la parola, il Presidente ha ricordato che si tratta probabilmente dell'ultimo intervento; del resto, per quanto riguarda Forza Italia già ci sono stati gli interventi del Consigliere Scanderebech, che ha letto il documento che il partito ha espresso domenica nell'incontro di Belgirate, del Consigliere Racchelli, che ha pure svolto alcune considerazioni di natura politica relativamente al momento che stiamo attraversando; intervenire per ultimi viene considerato di solito un vantaggio, e c'è anche chi, recentemente, ha rilevato che può essere una posizione smunta nel senso che si aspetta prima che si esprimano tutti gli altri. Noi riteniamo che, vantaggi o svantaggi, tocchi a noi, così come hanno fatto Scanderebech e Racchelli per quanto ci riguarda come partito svolgere alcune considerazioni relativamente a questa crisi che è stata aperta quindici giorni fa. Forza Italia è il partito di maggioranza relativa, quindi è ovvio che abbia onori ed oneri; è il partito che ha avuto e ha la responsabilità di esprimere il Presidente Ghigo; il partito di maggioranza relativa ha - scusate la presunzione - la responsabilità di sentirsi il partito maggiore dal punto di vista numerico, a pari dignità rispetto ovviamente agli altri partiti della coalizione, all'interno del Polo di centro-destra che ha governato in questi tre anni.
Qualcuno dice che sono passati quindici giorni, il Presidente Ghigo aveva detto che nel giro di una settimana sperava di poter risolvere il tutto, ma così non è stato. Effettivamente, non solo il Presidente, ma anche noi speravamo che una settimana fosse sufficiente per concludere quel discorso che era iniziato un mese prima relativamente all'impegno che il Presidente aveva assunto in aula. Non sono bastati, direi però che non c'è da scandalizzarsi; lo stesso Presidente Ghigo, a proposito di quella vicenda tecnica, ha citato il caso dell'ex Presidente Brizio che fu dimissionario per tre mesi nella scorsa legislatura prima di riuscire a ricomporre una nuova Giunta. Questa è esperienza recente, che ovviamente non ci solleva dalla responsabilità e dall'auspicio che la crisi si risolva in fretta; non è un auspicio astratto, perché fuori di qui possono solo auspicare che la crisi si risolva in breve. Noi che siamo gli addetti ai lavori dobbiamo operare soprattutto in concreto affinché la crisi si risolva in breve. E noi riteniamo che ci siano le condizioni per risolverla in breve.
Vedete, il documento che ha letto Scanderebech e le considerazioni che ha fatto Racchelli per quanto ci riguarda come Gruppo - e qui rispondo alla domanda di fondo che ha fatto il collega Marengo - spiegano in modo sufficiente qual è stato il meccanismo di domanda al quale ci siamo rivolti all'interno e durante questi quindici giorni. C'erano probabilmente due modi, per quanto ci riguarda come Forza Italia, che non a caso ha tenuto i suoi cosiddetti Stati Generali domenica scorsa, cioè due giorni fa, non a caso - dicevo - perché ha sentito il bisogno, trasformatasi recentemente da movimento in partito, a valle di un congresso che non data da molto tempo il primo congresso nazionale, ha sentito - dicevo - la necessità di ascoltarsi e, per quanto possibile, ma sicuramente noi riteniamo che questo oggi ci sia, di fare quadrato, innanzitutto attorno al Presidente Ghigo per quanto riguarda voci che sono circolate in questi ultimi tempi. Ha sentito la necessità di affrontare la crisi non in modo banale. Certo, è ambizioso come progetto, comporta dei rischi, come tutti i progetti ambiziosi comportano. Noi avremmo potuto affrontare la crisi considerando la settimana o i quindici giorni dalle dimissioni di Ghigo come un'appendice una coda rispetto al mese o ai due precedenti durante i quali si era discusso e purtroppo sotto certi aspetti ci si era anche involuti, alla ricerca della sostituzione dell'Assessore. Sarebbe stato un modo probabilmente più snello, sicuramente più facile, sia per il Presidente che per la maggioranza nel suo complesso, ma noi abbiamo ritenuto che in questa occasione, anziché scegliere la strada facile, banale, che non faceva il punto politico dopo tre anni di governo della Regione, in vista dei due anni scarsi che ancora restano per arrivare a fine legislatura, abbiamo ritenuto - dicevo - attraverso un progetto ambizioso che comporta dei rischi - lo ripetiamo - di affrontare la situazione in modo un po' più alto e un po' più maiuscolo, cioè a dire "cogliamo questa occasione, facciamo di questa occasione un'opportunità". E qui rispetto alla considerazione di Marengo ripeto che i rischi esistono, ma la volontà nostra non è quella di rimettere tutto in discussione, è quella di dire "arrivati a questo punto cogliamo questa occasione, facciamone un'opportunità affinché si riesca a fare un bilancio di quanto abbiamo fatto e come lo abbiamo fatto nei primi tre anni; vediamo di portare quei correttivi che naturalmente costruiremo con la nostra maggioranza".
Certo, qualche rilievo è stato fatto: "Ma come? In quindici giorni non vi siete visti?". In quindici giorni il Presidente Ghigo ha consultato i Capigruppo e, anche a livello singolo, le forze della maggioranza: questo lo ha fatto, ha avuto un quadro della situazione. Torno a ripetere: noi come partito di maggioranza relativa, abbiamo sentito l'esigenza di portare le risultanze emerse attraverso le consultazioni del Presidente all'interno della nostra forza politica, per farci un'idea di quale fosse lo stato del terreno su cui stavamo agendo ed operando, per proseguire nei prossimi giorni.
Ci fa anche piacere sentirlo, ma per quanto ci riguarda non abbiamo mai avuto dubbi circa la volontà di risolvere la crisi a Torino. Sarebbe paradossale che, in tempi in cui le Regioni rivendicano maturità, autonomia e federalismo, si presentassero a Roma, con le mani legate dietro - parlo per quanto riguarda la nostra maggioranza, non vogliamo coinvolgere tutta l'istituzione in questa ipotesi che, comunque, come è risultato dalle parole del Presidente, non è mai stata seriamente presa in considerazione dicendo: "Beh, risolvetecela voi dal centro, perché noi, a livello locale non ci riusciamo".
Questa sarebbe stata sicuramente una resa da parte della maggioranza regionale controcorrente di 180 gradi rispetto agli auspici, alle rivendicazioni e alle proposizioni che anche noi, da soli, come maggioranza, oltre che con l'intero Consiglio regionale, abbiamo rivendicato nel corso di questi tre anni.
Quando il collega Racchelli, sviluppando un ragionamento contenuto nella dichiarazione letta dall'amico Scanderebech, dice: "Noi riteniamo che all'interno del Polo, il centro, che è presidiato da Forza Italia e da altri Consiglieri con i rispettivi Gruppi...". E poi, Consigliere Montabone, io non penso che si possa considerare offensivo il fatto che alcuni Consiglieri o alcuni Gruppi siano stati chiamati post-democristiani non lo penso assolutamente; è stato un modo per dire, perché ho partecipato anch'io a quell'incontro e conosco la genesi attraverso la quale è nata quella definizione, che il centro è costituito sostanzialmente da un'area moderata, quella casa dei moderati di cui parlava il collega Racchelli all'interno della quale si colloca Forza Italia e, prima ancora di altri raggruppamenti, si colloca una fascia di elettorato che, in questo momento sembra sempre più estesa.
Non voglio interpretare il collega Racchelli, ma ritengo che l'interpretazione del fatto che la casa dei moderati guarda non solo all'interno dei moderati (oggi sono schierati con il Polo, ma anche al suo esterno) stia a significare soprattutto che si guarda all'elettorato moderato, prima ancora che ai Gruppi che, più o meno degnamente (ognuno di noi è inteso come Gruppo), rappresentano il loro elettorato.
Ritengo quindi che questa aspirazione sia non solo legittima, ma opportuna, e che non vada a scapito di Alleanza Nazionale - e penso che Alleanza Nazionale questo lo sappia.
Penso che l'ampliamento della casa dei moderati all'interno della coalizione di centro-destra vada a vantaggio dell'intero schieramento e dell'intera coalizione di centro-destra. Anzi, questo oggi viene individuato come uno degli sfondamenti necessari verso il quale concentrare la propria azione politica, affinché si possano sfondare quelle barriere che in passato, in molte occasioni, hanno impedito di sfondare il 51 dell'elettorato.
Quindi, dette con pacatezza e svolte con pacatezza queste considerazioni, penso che non sia presunzione la nostra laddove si afferma che, per risolvere questa crisi, noi riteniamo di poter coniugare l'esigenza di fare in fretta... Sono passati quindici giorni: non sottovalutiamoli; riteniamo che non caschi il mondo se ne passeranno altri quindici, con tutto il rispetto per il fatto che la società piemontese si aspetta che nel tempo più breve possibile la crisi venga risolta e in modo stabile per i prossimi due anni di legislatura.
Come dicevo, se le cose stanno così, noi riteniamo - torno a ripetere è un progetto ambizioso, ma lo riteniamo possibile ed abbiamo la presunzione di poterlo realizzare - di poter coniugare l'esigenza di fare in fretta con l'esigenza politica di fondo che questa fretta sia tale da consentire non solo di chiudere una casella nei confronti della quale, per la verità, abbiamo incontrato in questi ultimi mesi molte difficoltà a chiudere, ma di cogliere questa come un'occasione di ricalibratura politica per una rinfrescata al programma, che dopo tre anni appare necessaria alla luce della realtà che viviamo oggi. Occorre inoltre una ricalibratura del modo di essere all'interno della coalizione del Polo e di centro-destra così come spiega il documento.
Questo - dicevo - non significa assolutamente decollare per chilometri e poi non riuscire ad atterrare in qualche centinaio di metri successivamente. Riteniamo che questo approfondimento programmatico e del modo di essere e di esistere all'interno di questa maggioranza e all'interno dei provvedimenti che questa maggioranza sarà in grado di portare a proposizione prima e a compimento poi nei prossimi due anni rappresenti un merito, un segno di maturità, che possa consentire a questa maggioranza di essere più forte.
Forza Italia si è proposta questo obiettivo attraverso l'incontro di domenica: uscire forte, quadrata e solida a pochissimi giorni dal primo Congresso nazionale che si è svolto ad Arcore, attraverso questa forza del partito di maggioranza relativa che ha la responsabilità di guidare la coalizione. E dal punto di vista pratico, attraverso la Presidenza Ghigo noi riteniamo che questo possa avvenire.
Riteniamo dunque che Forza Italia, più forte nei suoi convincimenti possa essere una forza da infondere - scusate la presunzione - anche negli alleati; da domani, avendo il Presidente fatto le proprie consultazioni in sede locale, avendo il nostro partito svolto questa riflessione della quale il documento è testimonianza, potremo ripartire a fondo, sviscerando gli argomenti, non solo relativamente all'organigramma e alle caselle - anche quello, certo - ma soprattutto per quanto riguarda un affinamento di programmi e di riproposizioni.
Questo passaggio era obbligato e siamo soddisfatti di come, fino ad oggi, nella sostanza lo abbiamo affrontato. Sono passati quindici giorni riteniamo che nei prossimi giorni ci sarà sicuramente - come c'è - la volontà nonché le condizioni per poter chiudere questa fase e rilanciare attraverso alcuni punti programmatici forti, attraverso una Presidenza cosiddetta Ghigo bis, i programmi che consentano alla Giunta di ripartire.



PRESIDENTE

I nostri lavori sono terminati. I signori Consiglieri saranno convocati a domicilio.



CAVALIERE Pasquale

Scusi, Presidente, posso avere la parola?



PRESIDENTE

Lei è già intervenuto una volta, mi pare.



CAVALIERE Pasquale

Volevo chiedere una cosa a lei.



PRESIDENTE

Sulle comunicazioni abbiamo terminato: non ci sono altre cose.



CAVALIERE Pasquale

Se me la fa dire, la capisce.



PRESIDENTE

Questo non è detto. Prego.



CAVALIERE Pasquale

Volevo chiederle, Presidente, di convocare il Consiglio martedì prossimo.



PRESIDENTE

Convocheremo la Conferenza dei Capigruppo e in quella sede verrà presa una decisione.



CAVALIERE Pasquale

Richiedo di convocare il Consiglio martedì prossimo, perché non mi pare che lo Statuto lo vieti; anzi, credo che ci sia un problema di vuoto istituzionale.



PRESIDENTE

A tale proposito, mi sono informato presso gli uffici e la cadenza, in occasioni consimili, era comunque di quindici giorni.



CAVALIERE Pasquale

No, lo Statuto non lo dice.



PRESIDENTE

Parla della prima convocazione entro quindici giorni e perciò si pu intendere in modo...



CAVALIERE Pasquale

Ma credo che lei debba essere ottimista.



PRESIDENTE

La Conferenza dei Capigruppo lo stabilirà.



CAVALIERE Pasquale

Quando è convocata la Conferenza dei Capigruppo?



PRESIDENTE

Venerdì, credo, normalmente. Comunque convocherò i Capigruppo e successivamente i Consiglieri saranno convocati a domicilio.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.20)



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