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Dettaglio seduta n.262 del 26/05/98 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Angeli, Botta, Galli, Majorino Pichetto, Salerno, Viglietta.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

I nostri lavori incominceranno con le comunicazioni del Presidente Ghigo sull'ATR.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Picchioni; ne ha facoltà.



PICCHIONI Rolando

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, sarei grato al Presidente della Giunta se in tempo sufficientemente utile, e pertanto funzionale potesse relazionare al Consiglio sulla riunione di ieri tenutasi con il Presidente del Consiglio dei Ministri, per sapere cos'è stato deciso, quali sono state le assicurazioni, quali sono stati gli impegni che il Presidente Prodi ha assunto nell'incontro con i rappresentanti delle città, delle Regioni e delle forze sociali.
Se mi permette ancora, mi spiace dover lamentare - lo dico con vivo disagio - che la Regione Piemonte, nell'espressione dei suoi Consiglieri non sia stata invitata in maniera totale all'incontro con il Papa Giovanni Paolo II, domenica mattina.
Se nel reparto autorità c'è stata una presenza variopinta di gente diversa, che aveva il diritto di partecipare non solamente per l'impegno finanziario che la Regione ha assunto nei confronti del Comitato di celebrazione (perché far capire che si sborsa denaro, come abbiamo fatto qualche volta, non è mai una questione di stile, di educazione ed eleganza), però che non sia stata data - tranne rarissime eccezioni, che io conto nella persona del collega Angeleri, nella persona di me stesso, dopo aver pregato l'Assessore Leo, che ringrazio, e del Presidente del Gruppo di Alleanza Nazionale, Ghiglia - la possibilità di assistere indipendentemente dalla fede religiosa, ad un evento certamente importantissimo come questo, è mortificante per il Consiglio regionale del Piemonte.
E' mortificante per coloro che dovevano essere tutori; anche lei Presidente del Consiglio, lei è tutore dell'assemblea, è tutore del concetto di rappresentanza dei Consiglieri, è tutore di coloro che hanno il diritto e il dovere, non solamente di approvare le leggi, ma anche di essere presenti nelle manifestazioni in cui, come Consiglieri regionali devono essere invitati e devono poter partecipare.
Siccome abbiamo visto - non voglio fare eccezioni - varie umanità, con portaborse di diversa natura, con autisti di diversa natura, che non ci sia stata nemmeno la sensibilità da parte sua, Presidente del Consiglio, di fare la voce grossa nei confronti della Curia e del Segretario del Cardinale e di coloro che sono preposti ad una situazione di questo genere credo che questo sia mortificante per l'assemblea regionale e per coloro che hanno diritto a partecipare agli eventi di questa città.
Noi non siamo solamente degli ufficiali pagatori - so benissimo qual è il peso preponderante del Comune di Torino - ma crediamo che i nostri Consiglieri abbiano tutto il diritto, almeno coloro che vogliono farlo, di partecipare a quegli eventi che non solamente danno loro la possibilità di accesso ai soldi che vengono erogati, ma che hanno il titolo istituzionale che ogni Consigliere rappresenta.



PRESIDENTE

Questo argomento merita un approfondimento, che mi riservo di fare successivamente, in altra riunione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rubatto. Desidero solo ricordare che il Presidente Ghigo ha dato la propria disponibilità a fare una comunicazione, perciò queste richieste di parola le concedo, ma lascio all'apprezzamento dei singoli Consiglieri che siano contenute. Prego Consigliere Rubatto.



RUBATTO Pierluigi

Grazie, Presidente. Ringrazio il collega Consigliere Picchioni che ha sollevato questo problema. Appena sono arrivato in Consiglio regionale questa mattina ho chiesto al Presidente Deorsola di poter intervenire su questo problema; il Presidente mi ha detto che era meglio parlarne in un altro momento.



PICCHIONI Rolando

Se ne parla adesso, perché l'argomento è di attualità adesso!



RUBATTO Pierluigi

Trovo alquanto ingiusto che i Capigruppo della Regione Piemonte non siano stati invitati ad una manifestazione religiosa così importante. Chi voleva andare a messa è evidente che è andato lo stesso, senza bisogno dell'invito del Cardinale Arcivescovo o di altre autorità religiose, ma ricordo che i Capigruppo comunali sono stati invitati, mentre i Capigruppo regionali non sono stati invitati, quando la Regione Piemonte ha fatto e sta facendo parecchio, sia per l'esposizione della Sindone sia per il tragico avvenimento del Duomo.
Noi vogliamo protestare e chiedere che la Curia Arcivescovile di Torino faccia le scuse, perché non c'entra essere cattolici o meno, c'entra un atto di civiltà che la Curia Arcivescovile di Torino avrebbe dovuto fare nei nostri confronti. Io parlo da cattolico, ma da cattolico dico anche che d'ora in avanti la Curia Arcivescovile di Torino, dal sottoscritto, in questo Consiglio regionale sarà trattata come il sottoscritto è stato trattato dalla stessa. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglietti.



MIGLIETTI Franco

Grazie, Presidente. Anch'io voglio intervenire perché credo che questa sia la sede per dibattere il problema. Sicuramente chi ha avuto la buona volontà di partecipare all'evento, ha potuto tranquillamente farlo. Come Gruppo abbiamo dato il nostro contributo affinché l'evento della Sindone e quello del Duomo di Torino avessero un ottimo risultato, e pensiamo che non tanto la Curia - certamente anche la Curia - debba fare le scuse al Consiglio, quanto il Presidente del Consiglio, perché ha dimostrato in questo frangente uno dei vizi "di chi non sa chi sono io", facendo in modo che qualcuno si senta segnato per poter partecipare e rappresentare e qualcuno, che ne ha le stesse funzioni e prerogative, debba essere additato come persona mancante agli appuntamenti.
Io non sono assolutamente un presenzialista, ma mi duole il fatto che qualcuno abbia rilevato di non avermi visto, anche se non conto assolutamente nulla, sono il sessantesimo di questo Consiglio, ma penso che altri colleghi, che invece hanno qualche numero in più del sottoscritto, si siano sentiti, non lesi nella propria persona, ma nei propri diritti. Nei diritti di partecipazione, legata sempre alla propria volontà.
Ringrazio, dunque, il Consigliere Picchioni e chiedo al Presidente del Consiglio di dare spiegazioni in questa sede e non in un'altra, perch probabilmente in un'altra sede io non sarò presente, mentre voglio essere presente alle spiegazioni che il Presidente del Consiglio e il Presidente della Giunta vorranno dare al Consiglio per questo increscioso incidente.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Intervengo solo per precisare che sono stato invitato a partecipare alla messa del Santo Padre in qualità di Capogruppo al Comune di Torino e non come Consigliere regionale.
Intendevo precisare questo perché penso che sia importante. Dopodich devo dire (non so se dobbiamo discuterne oggi oppure un'altra volta) che in effetti, visto che c'era tanta gente con pochi titoli per essere lì probabilmente sarebbe stato, da parte degli organizzatori, più opportuno che anche i Consiglieri regionali fossero invitati a questo appuntamento fondamentale e di enorme importanza, direi anche umana, spirituale ed emotiva, per un cattolico.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, sono soddisfatta di intervenire dopo il collega Ghiglia perché rispetto alla questione della nostra presenza alla grande manifestazione che ha accolto il Papa a Torino il collega Ghiglia ci ha detto in maniera semplice come evidentemente ci si doveva comportare, nel senso che io ho chiesto alla mia segreteria più volte se avevamo ricevuto l'invito per la presenza del Papa a Torino come Consiglieri regionali (perché come persone evidentemente si poteva andare) ma mi è stato detto di no. Queste sono circostanze peraltro non nuove perché io ricordo che nella scorsa legislatura con il collega Montabone organizzammo la presenza dei Consiglieri regionali a Susa quando venne il Papa (era anche Assessore il collega Leo, se non ricordo male) e dato che c'erano pochi posti, si chiese ai Consiglieri regionali chi desiderasse partecipare e si diede questa facoltà.
Ma l'altra cosa che mi ha forse ancor di più colpito - e qui la questione riguarda sia il Presidente del Consiglio che il Presidente della Giunta - è la presenza di Prodi in Consiglio comunale. Il fatto cioè che i Capigruppo della Regione non siano stati invitati a quell'incontro, in quanto Capigruppo della Regione, è una questione di carattere istituzionale gravissima! Io non so chi abbia organizzato l'incontro, se il Comune di Torino, se il Gabinetto di Prodi, questo non lo so, ma io chiederei che il Presidente del Consiglio, perché quella mi sembra competenza del Consiglio intanto rappresenti alla Curia di Torino che i Consiglieri regionali sono rappresentanti regionali, che siamo in una fase di federalismo e di trasferimento ulteriore di competenze, oltre - anche a maggior ragione alle questioni attinenti all'impegno economico che abbiamo assunto. Ma voglio anche ricordare che dieci giorni fa, non di più, per la seconda volta una delegazione della Regione Piemonte si è recata a vedere la Sindone come Regione Piemonte, ed eravamo - la volta che ho partecipato io circa 150 persone tra Consiglieri, funzionari e quanti altri. Comunque era una presenza della Regione Piemonte. E' chiaro quindi che l'interesse anche personale dei Consiglieri della Regione Piemonte era stato testimoniato in maniera recente.
Voglio però tornare sulla questione di Prodi perché io ho visto in televisione, giustamente presenti, i parlamentari piemontesi. Allora ce lo dobbiamo dire una volta per tutte: noi diciamo che questo deve diventare un Parlamento, che questo è un Parlamento, poi viene il Presidente del Consiglio dei Ministri nella città di Torino e non vengono invitati nemmeno i Capigruppo! Io non so se su questa questione si è ragionato, ma ad un certo punto (noi adesso sapremo dal Presidente della Giunta più o meno che cosa ha detto Prodi) se il Presidente del Consiglio non ci dice adesso chi ha organizzato in questo modo l'incontro con Prodi, scriverò a Prodi scriverò al Sindaco di Torino perché se ci sono i parlamentari piemontesi (ed è giusto che ci siano), ci devono essere almeno i Capigruppo della Regione Piemonte! Non voglio dire tutti i Consiglieri perché siamo 60, per almeno i Capigruppo! Perché sono state trattate delle questioni che sono anche di competenza della Regione Piemonte.
So che questa questione è già stata sollevata anche in altra sede, sui giornali, e ha fatto bene chi l'ha sollevata, ma io credo che anche in quest'aula questa questione debba essere detta. Cioè è inutile che noi continuiamo a dire che siamo un Parlamento e quando viene il Presidente del Consiglio dei Ministri veniamo ignorati! Io non so, quindi vorrei sapere della Regione Piemonte chi è stato invitato, perché c'è anche un problema di competenze degli argomenti che sono stati trattati e pertanto penso che alcuni Assessori regionali dovessero essere presenti. La Sala Rossa contiene ottanta posti, quando ci sono le manifestazioni possono arrivare con la parte superiore, a più di cento, per cui non c'erano senz'altro problemi logistici! E senz'altro anche in quella circostanza io ho visto delle persone degnissime - per carità - delle autorità, ma non chi ha poi titolo di portare avanti determinati progetti come è la Regione Piemonte e quindi anche la rappresentanza consiliare.
Su queste questioni credo che dopo le informazioni, dovrebbe esserci qualcosa di scritto sia da parte del Presidente del Consiglio sia da parte del Presidente della Giunta, chiunque sia che abbia scelto di comportarsi così, perché queste cose bisogna sottolinearle.
D'altro canto colgo l'occasione per dire un'altra cosa che dicevo anche nella scorsa legislatura quando ero Presidente del Consiglio regionale. Noi Consiglieri regionali riceviamo gli inviti da tutto il Piemonte; io ho detto nel corso di questi anni di legislatura regionale, ma anche nella precedente, credo almeno dieci volte per iscritto, al Capo di Gabinetto del Sindaco di Torino di fare avere ai Consiglieri regionali gli inviti di ci che avviene a Torino. Siamo assolutamente ignorati! E devo dire che io allora non riuscii, se non per brevi periodi, come sempre avviene quando si segnala qualcosa, ad ottenere dei risultati.
Devo sottolineare invece che mentre nelle Province la presenza dalla Regione Piemonte è sentita (io leggo la cronaca di Asti semplicemente perché vengo da lì e vedo che la Consigliera Cotto e il Consigliere Grasso sono sempre invitati alle manifestazioni che organizza il Comune di Asti) questo non avviene quasi mai per il Comune di Torino! Cioè è proprio una questione radicata che - ripeto - io non sono riuscita a sradicare a suo tempo, ma che deve trovare un correttivo. Credo che lo stesso valga per i Consiglieri eletti nella circoscrizione di Torino; ognuno di noi ha i suoi canali di partito o di carattere sociale, però l'istituzione dovrebbe rapportarsi in maniera più corretta con l'istituzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Le critiche che abbiamo sentito mi pare che siano del tutto condivisibili, sia quelle rivolte al Presidente del Consiglio sia quelle rivolte al Presidente della Giunta. Posso aggiungere che questa questione che ha accalorato giustamente molto alcuni colleghi non ci stupisce, perch altre volte, seppure con maggior disattenzione dei colleghi, ma forse erano state ritenute occasioni meno importanti, gravi comportamenti irrispettosi dei Consiglieri regionali sono stati tenuti in quest'aula, in particolare dal Presidente del Consiglio! Questi sono passati nel silenzio di tutti, tranne il nostro; adesso i colleghi si accorgono che l'insufficienza di rispetto nei confronti dei Consiglieri regionali può portare ad altre critiche senz'altro più importanti.
Vorrei solo aggiungere una richiesta. Le critiche sono state mosse al Presidente Ghigo e al Presidente del Consiglio; personalmente, però, dato che il Gruppo di Rifondazione Comunista non è - ingiustamente rappresentato nell'Ufficio di Presidenza, vorrei essere informato dal Presidente del Consiglio se le critiche sono di sua esclusiva pertinenza o se, in occasione dell'organizzazione sia della venuta del Papa sia di quella del Presidente del Consiglio dei Ministri, Prodi, il Presidente Deorsola ha coinvolto l'Ufficio di Presidenza. Ovvero, se ne avete parlato se l'omissione d'invito sia stata decisa dall'Ufficio di Presidenza, se sia stata discussa dallo stesso Ufficio, e se, in particolare, l'Ufficio di Presidenza ha beneficiato di inviti all'una o all'altra visita, come membri dell'Ufficio stesso; quanti inviti sono stati ricevuti e come siano stati distribuiti tra i colleghi Consiglieri regionali, ove ne fossero stati ricevuti più d'uno.



PRESIDENTE

Desidero ringraziare per la visita i ragazzi del IV anno del corso di Laurea in Scienze forestali, Diritto amministrativo, e salutare in particolare il prof. Alessandro Crosetti.
La parola al Presidente della Giunta regionale, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Rivolgo anch'io un cordiale saluto agli studenti.
Consigliere Chiezzi, non mi pare che le sue critiche fossero rivolte specificatamente alla mia persona, per quanto riguarda la visita del Presidente Prodi. Per l'altra questione sollevata, ovviamente la Giunta non ha avuto alcuna competenza in merito, e di conseguenza credo che saranno il Presidente del Consiglio e l'Ufficio di Presidenza a fornire le necessarie risposte alle contestazioni fatte.
Racconto solo un episodio, se mi permettete, abbastanza esplicativo delle difficoltà che s'incontrano nell'interloquire con i vari Uffici protocolli. Il Papa, infatti, oltre ad essere il Santo Padre, è anche Capo di Stato, e vi è un Ufficio protocollo relativo allo Stato Pontificio.
Tant'è vero - è questo l'episodio che voglio raccontarvi - che sono stato invitato a ricevere il Santo Padre all'eliporto di Vercelli, come rappresentante della Regione Piemonte, per porgergli il benvenuto. La domenica mattina, mi sono stupito di non essere stato invitato a riceverlo a Torino. Ho fatto questa mia considerazione all'Ufficio protocollo del Santo Padre e mi è stato risposto che essendo già andato a riverire e ricevere il Santo Padre al momento dell'entrata nel territorio piemontese non dovevo più farlo a Torino. Potevo andare a salutarlo quando sarebbe uscito dal territorio piemontese.
Vede, Consigliere Chiezzi, queste sono logiche che - come dire? - "si digeriscono", facendo buon viso a cattivo gioco: lei mi insegna che un conto è andarlo a ricevere a Vercelli, altro è riceverlo a Torino capoluogo della Regione Piemonte. Sono Presidente della Regione il sabato ma anche la domenica mattina, a Torino.
Le considerazioni dei colleghi hanno comunque necessità di ricevere risposta; da parte mia, ritengo necessario - non è mio compito, ma mi permetto di esprimere un'opinione - intraprendere nei confronti della Curia un'istanza di protesta da parte del Consiglio regionale. Onestamente, è inconcepibile che i Consiglieri regionali non debbano essere protagonisti di eventi dei quali la Regione Piemonte è sponsor e protagonista soprattutto in relazione alle responsabilità che il Consiglio regionale sempre maggiormente dovrà assumere nelle politiche e nelle decisioni del nostro territorio.
Per quanto riguarda la venuta del Presidente del Consiglio dei Ministri, Prodi, il discorso è invece di mia stretta pertinenza. Annuncio subito che le due persone invitate alla riunione in Comune sono state il Presidente della Giunta regionale e il Presidente del Consiglio: non è stato invitato nessun altro, per decisione assunta dai due Enti organizzatori dell'incontro: il Comune di Torino da una parte e l'Ufficio di Gabinetto del Presidente Prodi dall'altra.
Vede, Consigliere Chiezzi, mi sono trovato di fronte ad un bivio quando si è avuta la certezza della venuta del Presidente Prodi in Comune di Torino e del pochissimo spazio che sulle tematiche regionali veniva destinato alla Regione Piemonte, mi sono trovato, dopo aver fatto le mie considerazioni all'Ufficio di Gabinetto del Presidente Prodi e dopo aver ricevuto risposte anche abbastanza secche - come forse qualcuno di voi sa essere nello stile del Gabinetto del Presidente Prodi - ho dovuto fare una scelta che è stata di tipo istituzionale. Era una grande occasione, per me Presidente di una Regione di colore diverso dal governo-Prodi di fare una forte polemica; ho però ritenuto che questa non fosse necessariamente la scelta istituzionale da assumere e ho convenuto di ritagliarmi uno spazio in rappresentanza delle tematiche sviluppate nel mio intervento davanti al Presidente Prodi e che naturalmente vi fornirò in modo che, pur non essendo stati presenti, possiate essere messi al corrente delle cose di cui ho parlato. Ho scelto, dunque, la strada di un corretto rapporto istituzionale nel rappresentare le tematiche della Regione. Le tematiche della Città di Torino, infatti, non sono le sole che devo rappresentare come Presidente di un territorio più vasto.
Ho quindi accettato un'organizzazione che non ho condiviso. Ho infatti riferito al Presidente Prodi che mi auguravo che egli s'impegnasse impegno che si è assunto - a tornare in Piemonte al fine di, insieme alla Regione Piemonte con l'aiuto degli Enti locali, valutare lo stato di avanzamento di impegni che egli si è assunto nei confronti della città di Torino, soprattutto, e necessariamente su alcune tematiche della Regione strettamente correlate a quelle che il Sindaco gli ha riferito.
C'è stata molta contestazione da parte delle Associazioni e delle forze sindacali perché, obiettivamente, in occasione della visita del Presidente del Consiglio dei Ministri, se escludiamo il Presidente della Giunta e il Presidente del Consiglio regionale, nessun rappresentante regionale, né di associazioni, né del settore produttivo ha avuto modo e possibilità di essere presente e di interloquire con il Presidente Prodi.
La visita del Presidente Prodi è stata così organizzata: domenica il Presidente ha partecipato ad un convegno a Canelli sull'Asti spumante che ha visto la presenza dell'Assessore Bodo. E' come se si fosse trattato di una visita privata del Presidente Prodi.



(Considerazione fuori microfono del Consigliere Picchioni)



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Personalmente, spesso mi accollo colpe non mie...: tante sono mie, ma qualche volta mi capita di assumermene qualcuna che non è mia....
Le posso dire, Consigliere, in maniera chiara ed esplicita, che a mio parere la visita del Presidente Prodi in Piemonte è stata organizzata molto male: la considerazione finale non può che essere questa. Pensi che la sera di domenica, dopo la visita e il colloquio che il Presidente Prodi ha avuto con il Santo Padre e la cerimonia in Duomo relativa alla Santa Sindone, il Presidente del Consiglio ha partecipato ad una riunione dei Dirigenti Cattolici di Vittorino Chiusano cui hanno partecipato persone senza alcun tipo di protocollo e alla quale sono state invitate le autorità, nel caso specifico io e il Presidente del Consiglio regionale. Non c'è però stata la minima possibilità, e questo l'abbiamo constatato con il Sindaco e la Presidente del Provincia, di organizzare un incontro istituzionale, che sarebbe stato, visto il ruolo che il Presidente del Consiglio riveste, il giusto momento di confronto con i rappresentanti del territorio. Lunedì mattina il Presidente del Consiglio si è recato in Comune e ha avuto un incontro con i Capigruppo del Comune di Torino, dopodiché ha avuto luogo una seduta in Sala Rossa alla quale hanno partecipato parlamentari torinesi e, credo, Consiglieri della Provincia di Torino. Mi sembra di avere visto soltanto Consiglieri della Provincia di Torino e in quel contesto sono intervenuti il Sindaco di Torino, la Presidente Bresso e il sottoscritto dopodiché c'è stato l'intervento del Presidente Prodi. Noi abbiamo svolto tutte le lamentele del caso per far sì che questa visita fosse un po' più istituzionalizzata. Le risposte che abbiamo ricevuto, perché abbiamo cominciato a trattare o a rappresentare il nostro scontento per questa visita nella scorsa settimana, sono state risposte negative. L'unica cosa che abbiamo ottenuto è l'impegno del Presidente Prodi a venire in Regione e non in Comune la prossima volta che verrà a Torino. Questo è un impegno che il Presidente Prodi mi sembra abbia assunto nel suo discorso di ieri.
Per quanto riguarda i temi che sono stati trattati, chiederemo al Comune il testo completo dell'intervento del Presidente del Consiglio onestamente devo dirvi che non ho raccolto dalle parole del Presidente Prodi particolari certezze sulle sollecitazioni che gli sono state rappresentate. Non era prevedibile che il Presidente del Consiglio in quella sede potesse dare delle certezze, anche perché su alcuni temi bisogna riconoscere che i Ministri competenti sono già stati rassicuranti.
Cito per tutti il caso della linea di Alta Capacità Milano-Torino: il Ministro Burlando, venendo a Torino, ha già dato assicurazioni in merito a tempi e scadenze. La cosa che mi sembra di aver colto con particolare significato è che il Presidente Prodi ha fatto un accenno alla Torino-Lione considerando e ricordando l'impegno intergovernativo che lui stesso, con l'ex primo Ministro Barre, attuale Sindaco di Lione, assunse in fase di accordo italo-francese.
Le considerazioni sulle politiche del lavoro sono state svolte con particolare attenzione. D'altro canto, nella giornata di ieri il Ministro Bersani ha ricevuto a Roma una delegazione di dipendenti dell'Olivetti per affrontare il problema della cassa integrazione riguardante 450 dipendenti dello stabilimento di Scarmagno; questo era un tema che in quel momento era sul tavolo.
L'aspetto forse più eclatante rappresentato dal Presidente Prodi è sul tema dell'aeroporto, perché sul tema del passante e della metropolitana ha dato indicazioni che, come dicevo, non erano nuove perché ricalcavano precedenti indicazioni di altri Ministri. Inoltre, il Presidente ritiene che Torino e l'Aeroporto di Caselle debbano intraprendere un serrato confronto con Malpensa 2000 e con la società che gestisce l'area di Malpensa 2000.
Colgo l'occasione, perché non ne ho avute altre, per affermare che ritengo questa una strada assolutamente ineludibile e necessaria. Caselle è un aeroporto internazionale e noi dobbiamo pretendere con forza che, nel contesto delle attribuzioni che il Governo ha deciso del bipolarismo Roma Milano, ci sia un'integrazione in rete degli aeroporti vicini a Malpensa 2000, perché in linea d'aria l'Aeroporto di Caselle è situato a circa 80 km da Malpensa. C'è la necessità di trovare un'integrazione.
Non so se sia più utile che voi abbiate i testi degli interventi svolti in Comune per poi fare eventuali riflessioni ed approfondimenti, perché io pur tentando di essere esaustivo su tutti gli argomenti trattati, ho paura di dimenticare qualcosa. Quello che posso dire, di fronte alle critiche che sono state mosse, è che mi sono sicuramente permesso di fare presente al Capo di Gabinetto del Presidente Prodi la nostra insoddisfazione per l'organizzazione dell'incontro.
Devo anche dire, e questa è una critica che potrebbe arrivarmi forse più dalla mia maggioranza che dall'opposizione, che non ho colto questa occasione per fare polemica. Credo che un corretto rapporto istituzionale debba essere tale a prescindere dai ruoli, ma soprattutto a prescindere dalle appartenenze politiche: mi è stato assegnato uno spazio, ho detto quanto ho ritenuto opportuno dire e non ho voluto ufficialmente fare polemica. Tuttavia, nel contesto del Consiglio regionale, ripeto che ancora prima della venuta del Presidente, ho fatto tutte le mie rimostranze al suo Capo di Gabinetto, perché ritengo che la visita in Piemonte del Presidente Prodi sia stata organizzata molto male.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

A me pare che il Presidente del Consiglio Prodi abbia lui sì evitato di fare polemica con il Presidente della Giunta regionale, che non ha presentato alcuna idea per lo sviluppo di Torino e del Piemonte, perché nel suo intervento - ero nell'atrio e l'ho ascoltato - non abbiamo scorto alcunché di interessante ed innovativo. Del resto, la sua Giunta ha poco da fare polemiche in giro. Forse, invece di far andare il Presidente del Consiglio a Canelli l'avrebbe portato ad Acqui a fare un convegno sul Brachetto, ma di questo parleremo dopo, a proposito dei problemi dell'Agenzia turistica. Io credo però che ci siano due questioni - una è specifica - sulle quali né il Presidente della Giunta né il Presidente del Consiglio hanno risposto. Innanzitutto, la visita del Presidente del Consiglio e i problemi di rapporto tra il Comune e la Regione. Il Presidente della Giunta non ci ha detto quali proposte ha fatto al Comune mi pare che sia il Presidente della Giunta sia il Presidente del Consiglio siano intervenuti a protocollo ormai chiuso, solo una settimana fa, mentre la visita del Presidente del Consiglio era annunciata da tempo. Trovo invece molto grave la questione sollevata dal collega Picchioni. E' una situazione in cui vi è una regia esclusiva della Giunta regionale, seppur mediata nel Comitato, ma la Giunta regionale non si può rendere sempre responsabile del fatto che l'organizzazione di eventi, manifestazioni ecc., siano la parata del sottobosco, mentre non vengano rappresentate le istituzioni reali: questo quanto avviene.
Vi è una pletora di amici degli amici, mentre le istituzioni non vengono neppure invitate! La Regione è responsabile di tale atteggiamento, in quanto è direttamente nel comitato. Pertanto sono necessarie delle risposte soprattutto da parte del Presidente del Consiglio che, come è stato detto dovrebbe essere tutore di un maggiore rispetto di questa assemblea.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Grazie Presidente. Ringrazio il Presidente Ghigo per aver voluto dare una risposta immediata ai due quesiti sollevati. Non voglio entrare nel merito dei due esempi, mi preme sottolineare qui una sensazione che da qualche tempo ho e che peraltro, in altre occasioni ho già evidenziato. Nel momento in cui si chiede che ci sia un decentramento forte dei poteri dallo Stato alle Regioni, assistiamo, invece al fatto che le Regioni vengono schiacciate contemporaneamente dallo Stato e dalle grandi città: esempio emblematico di quanto sta accadendo.
Il Sindaco di Torino non può permettersi di farsi carico di tutti i problemi del Piemonte; certamente Torino è una città metropolitana importantissima, ma il Sindaco di Torino non può farsi carico anche di quei poteri che sono tipici del potere legislativo che spetta alle Regioni.
Ho già sollevato il problema nel momento in cui il governo aveva non più organizzato le conferenze Stato-Regioni, ma le conferenze Stato-Regione e Provincia, facendo un misto di quello che era il potere legislativo, che spetterebbe alle Regioni e il potere amministrativo che le Regioni dovrebbero delegare agli Enti locali: i Comuni e le Province sono Enti locali! Le Regioni devono diventare sempre di più potere legislativo. Noi stessi dobbiamo smetterla di amministrare i "quattro contributi" che diamo a pioggia, dobbiamo smettere con queste cose, altrimenti perderemo sempre più potere! I due fatti che si sono verificati domenica scorsa sono sintomatici di questa volontà. Chiedo al Presidente Ghigo o al Presidente del Consiglio regionale, chi di voi, all'interno di tutti quei protocolli che ci sono, ha chiesto che venissero invitati i Consiglieri regionali. Guardate che sono stati invitati i Sindaci di tutta la provincia, giustamente invitati i Sindaci di tutta la provincia. Quando il Papa venne a Torino, non si è trattato di un avvenimento soltanto di Torino, come quando andò ad Ivrea e a Susa: tutte le rappresentanze istituzionali, e con esse le popolazioni sono state invitate ad un evento del genere.
Noi non possiamo permetterci che il Presidente del Consiglio dei Ministri venga a trattare i problemi del Piemonte - certamente invitando ci mancherebbe altro, il Presidente della Giunta regionale - senza che i Consiglieri, che poi dovranno decidere nel merito di queste cose, sappiano a che punto stanno gli iter e le volontà del governo centrale su queste cose. Noi non abbiamo mai indetto una riunione qui, in questa sala consiliare, senza invitare il Sindaco di Torino, in quanto la nostra sede è nella città di Torino; il Sindaco di Torino, invece, sembra, non ci inviti mai.
Come fa il Sindaco di Torino a trattare il problema dell'Alta Velocità da solo, senza coinvolgere gli Enti locali, i Consiglieri regionali che dovranno esprimere le loro opinioni nel merito? Come fa il Sindaco di Torino a trattare queste cose? Non voglio addossare su di lui le colpe, ma il Sindaco di Torino si sarà premurato di invitare i propri Consiglieri comunali. Temo che l'invito non sia avvenuto per una mancanza di sensibilità che aleggia in questo Consiglio regionale da, purtroppo, un po' troppo tempo.
Dico questo con molta chiarezza, non si devono attribuire colpe esterne quando non si svolge il proprio dovere all'interno. Le responsabilità sono tutte all'interno di queste quattro mura, sia per l'uno che per l'altro avvenimento.
Questi esempi ci devono far capire che queste cose non devono più avvenire. Se il Presidente della Giunta regionale e il Presidente del Consiglio regionale avessero avuto intorno a loro i propri Consiglieri nell'esprimere le proprie opinioni, sia di maggioranza sia di minoranza avrebbero avuto più forza in quell'occasione, come ha avuto più forza il Sindaco di Torino con tutti i propri Consiglieri.
Quindi, Presidenti, cercate di cogliere al volo le occasione per rafforzare voi stessi, altrimenti si perde, ancora una volta, il carro per far decollare questa Regione che stenta addirittura a sopravvivere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Sentite le comunicazioni del Presidente e ascoltato il dibattito volevo anch'io svolgere alcune brevi considerazioni. Sulla questione, sollevata dal Consigliere Chiezzi, relativa agli inviti sottolineo che anch'io faccio parte dell'Ufficio di Presidenza, ma non ho ricevuto alcun invito, come penso i colleghi dell'Ufficio di Presidenza, quindi assolutamente non c'è stato coinvolgimento dell'Ufficio di Presidenza sotto questo aspetto.
L'elemento più importante credo vada colto relativamente alla visita del Presidente Prodi.
Secondo me questi episodi non avvengono casualmente, è da quando si è "annacquata" uso questo termine anche se ognuno può usare quello che ritiene più opportuno - la conferenza Stato-Regioni attraverso l'immissione dei rappresentanti delle città. (Abbiamo esempi, anche in Europa, in cui il federalismo è in capo alla Regione, Germania, Francia e altre).
Il Governo centrale ha assunto questa decisione perché, ovviamente dividendo tra Regione e città si sminuiva..., questo è quanto è avvenuto con un disegno molto preciso di cui secondo noi anche la visita di Prodi a Torino rappresenta un tassello. Non è assolutamente casuale il fatto che soprattutto al nord, le Regioni da molto tempo si siano fatte interpreti come istituzioni, di una sensibilità nuova che viene dalla popolazione dalla società civile, questo atteggiamento, però da un po' di tempo da' molto fastidio al potere centrale.
Non si tratta di essere schierati a destra o a sinistra o al centro, si tratta di essere schierati dalla parte di chi coglie l'attualità che stiamo vivendo e la respira. Non so quale sia l'attualità del sud, ma la sensazione, attraverso la documentazione e da quanto si legge e si ascolta è che al sud si respiri un'aria di federalismo perché si è convinti che questo fenomeno possa aiutare anche la crescita delle regioni del sud.
Quindi è un fenomeno che non dovrebbe essere letto solo con la chiave della Lega Nord, ma in una chiave nuova e diversa, attraverso lo sviluppo delle peculiarità che possono essere espresse e sviluppate indipendentemente dalla collocazione di meridiani o paralleli, ma da chi vive in quelle realtà, da chi ha quelle determinate radici, da chi deve confezionare risposte a problemi che hanno una connotazione ben specifica, che non pu essere confusa in una connotazione compromissoria a livello nazionale che emanata a Roma, ha la presunzione di dare risposte al Piemonte, alla Sicilia, alla Calabria e al Veneto.
Ormai si va verso la specializzazione in tutte le produzioni, la qualità oggi è quel parametro in grado di dare risposte caratterizzanti incisive ed efficaci e la risposta politica è qualificata ed è di qualità se calza con la natura della domanda e della peculiarità dei problemi che vengono sollevati.
Questo per dire che condivido il concetto espresso dal Consigliere Montabone, che peraltro è già stato espresso anche da altri colleghi in diverse occasioni, che lascia molta amarezza, ma in politica l'amarezza conta poco; la nostra è piuttosto una critica nei confronti di questo disegno perverso, che tende a ignorare la Regione come istituzione.
Quello che è avvenuto in Piemonte avviene probabilmente anche da altre parti, quindi questa pseudo valorizzazione delle città - poi, certo, si potrebbe anche scendere a livelli più bassi e andare ad esaminare quali sono i governi delle città e i governi delle Regioni Piemonte, Lombardia e Veneto rispetto ai governi delle città, ma non vogliamo arrivare a questo ci fermiamo ad un livello istituzionale - questo tentativo di annacquare e di sopire le richieste forti, delle quali le Regioni come istituzioni sono gli interpreti più autorevoli, perché sono quelle che più in trincea vivono questo problema e sono in grado di ascoltare quanto viene dal mondo civile appartiene ad un disegno lucido, perverso, che non condividiamo, anzi condanniamo.
Per riprendere quanto ha esposto il collega Montabone, viene quasi da pensare che in certe circostanze i depistamenti rispetto a Torino vengano fatti appositamente per consentire esposizioni che siano di profilo minore rispetto a quelle che sarebbero in Comune di Torino, anche da parte del Presidente della Giunta e del Presidente del Consiglio per quanto riguarda la Regione.
Voglio, poi, come coda di questo breve intervento, esprimere l'apprezzamento per quanto il Presidente Ghigo ha fatto, sotto due aspetti.
Egli, infatti, ha detto: "Alla mia maggioranza forse avrebbe fatto comodo che io prendessi la cosa in polemica e denunciassi, come ha fatto ad esempio Galan, in altre occasioni, in Veneto". Noi riteniamo, invece, che anche se silenzioso, il suo comportamento abbia rivendicato il proprio piccolo spazio, perché non gli è stato concesso uno spazio maggiore, ma all'interno di quello spazio, attraverso le richieste, ma soprattutto - e questo è il secondo apprezzamento che vogliamo esprimere - la rivendicazione e la richiesta al Presidente del Consiglio, affinché a settembre o ottobre ci sia un'occasione (e qui avremo la possibilità di vedere cosa succederà da qui ad allora e cosa succederà in allora rispetto a questi impegni) in cui la Regione Piemonte sia la protagonista rispetto ai problemi del Piemonte, che sono altra cosa rispetto a quelli di Torino.
Anche se Torino rappresenta quasi un milione di abitanti e la Provincia di Torino ha una visibilità infinitamente superiore a quella delle realtà periferiche - le altre sette province istituzionali - la Regione Piemonte è l'unico punto di sintesi rispetto alla realtà complessiva dei 4 milioni e 200 mila abitanti del Piemonte.
Quindi, apprezzamento anche per aver colto l'opportunità di creare un'occasione a settembre affinché la Regione sia protagonista. Vedremo se nel frattempo, ma non abbiamo elementi per dirlo, si affievolirà il disegno teso a demolire l'autorevolezza istituzionale delle Regioni.
Noi, peraltro, l'abbiamo detto in occasione del bilancio, non sempre anzi spesso, agiamo in modo tale da dare una mano a chi vuole comprimere e lanciare ombre su questa autorevolezza.
Apprezzamento, dunque, per l'iniziativa che ha assunto il Presidente e che riteniamo possa vedere a settembre la Regione come istituzione, mi auguro con tutte quelle calibrature e sensibilità che saremo in grado di dimostrare, protagonista di un incontro tra Regione Piemonte e Governo.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente. Forse sono stato un po' distratto, come mi capita spesso, per cui non ho ben compreso come siamo passati dal Papa al Presidente Prodi. Mai, come in questo caso, abbiamo fatto un'indebita commistione tra sacro e profano, nel senso che la visita del Santo Padre ha avuto un'importanza, per noi cattolici, spirituale, ma anche emotiva talmente enorme, mentre la visita del Presidente Prodi è stata talmente deludente che questa commistione tra sacro e profano mi pare vieppiù impropria.
Devo, poi, precisare alcune cose che mi derivano semplicemente dalla doppia funzione di Consigliere comunale e regionale. Il Presidente Prodi è venuto presso il Consiglio comunale di Torino - ed è la prima volta nella storia dell'Italia unita che un Presidente del Consiglio viene in un Consiglio comunale, o quantomeno nel Consiglio comunale di Torino - durante una seduta ufficiale. E' venuto a Torino in seguito ad un ordine del giorno votato otto mesi fa dal Consiglio comunale della città, nel quale si chiedeva al Sindaco di invitare il Presidente del Consiglio per avere un incontro con la città. Addirittura, questo incontro sarebbe stato limitato all'Authority per le telecomunicazioni. Quindi non avrebbe dovuto essere un incontro così generico, in cui si parlava un po' di tutto. E questo è uno dei motivi - non devo dare spiegazioni tecniche, ma è doveroso precisarlo per cui qualcuno ha deciso che si dovesse incontrare soltanto il Consiglio comunale di Torino con i rappresentanti delle istituzioni Regione e Provincia. Questo è per la cronaca.
Per quanto riguarda la sostanza, invece, condivido quanto è stato espresso da altri colleghi. Il Presidente del Consiglio - l'abbiamo anche letto dai giornali - è stato quasi costretto a venire a Torino dalle preghiere dell'Ulivo, perché il Presidente Prodi ha ritardato la sua visita, e se ricordate i giornali di 20,25 giorni fa, dicevano che Prodi a Torino non voleva venire. Evidentemente non aveva niente da dire.
Questo è stato confermato, poi, dal niente che ha detto ieri, quindi forse sarebbe stato meglio se non fosse venuto, ma questa è polemica politica e quindi la voglio limitare.
Ha fatto sicuramente male il Presidente del Consiglio a non sentire la sensibilità politica ed istituzionale di incontrare quello che, secondo la Bicamerale, secondo - ahinoi - i nuovi padri costituenti (e parlo a 360 gradi), dovrebbe diventare il Parlamento piemontese; non sto neanche a dire nell'intangibilità dell'unità nazionale perché da parte di Alleanza Nazionale questo sarebbe assolutamente pleonastico.
E' mancata sicuramente questa sensibilità politica e istituzionale, ma il motivo c'è perché mancava la sostanza delle risposte. Tra l'altro, oggi La Repubblica segnala un duro scambio di opinioni tra il Presidente Prodi e il sottoscritto; lo scambio non è stato duro, perché io sono rispettoso delle autorità (quando sono duro di solito se ne accorge anche l'interlocutore); sono stato garbato ed educato come raramente mi capita devo dire, forse intimorito da questa personalità ridondante del Presidente del Consiglio, ma uno scambio di opinioni c'è stato, a fronte di domande precise.
Visto che abbiamo avuto la fortuna come Capigruppo in Comune di incontrarlo, gli abbiamo chiesto: "Signor Presidente, visto che il suo Ministro Maccanico venne a promettere l'authority delle telecomunicazioni a Torino, poi si votava a Napoli, ma i napoletani sono più svegli e se lo sono fatto firmare prima che l'authority sarebbe andata là; visto che il Ministro Burlando viene un mesi sì e l'altro pure a prometterci i soldi della metropolitana per la linea 1 e questi soldi non vengono mai stanziati; visto che la storia del secondo lotto del passante ferroviario della città di Torino è diventata ormai una favola per i bambini e io sto diventando un nonno; visto che di alta capacità per quanto riguarda la linea Torino-Lione, non - se mi consentite - il meno importante quadruplicamento anche se poi magari l'Assessore Masaracchio mi tirerà addosso qualche strale, ma comunque il meno importante quadruplicamento Torino-Milano della linea Torino-Lione non ne sentiamo più parlare; io mi permetto di chiederle dei tempi certi - dei tempi certi! - non delle parole". Il Presidente si è un po', come dire, si è un po'...
Conclusa la riunione, la risposta, anzi le non-risposte le ha date in aula, le avete lette sui giornali. C'è stato un intervento, devo dire importante, del Presidente della Giunta regionale, on. Ghigo; c'è stato, lo devo dire io che solitamente non sono così buonista nei confronti del Sindaco Castellani, un intervento molto fermo da parte del Sindaco dalla città di Torino che ha posto dei problemi importanti; c'è stato anche un intervento interessante della Presidente della Provincia. La risposta è stata interlocutoria. Ci ha detto praticamente che Torino deve volare alto dobbiamo dare un colpo d'ala; che bisogna investire sulla cultura; che lui è molto interessato al fatto che Torino abbia un centro aerospaziale; siamo molto interessati anche noi, però - voglio dire - noi saremmo più interessati alla sostanza.
Noi siamo forse troppo pragmatici a volte, però preferiremmo sentirci parlare di qualche grande opera, di quelle che costruiscono migliaia di posti di lavoro piuttosto che di fantomatici centri aerospaziali che forse un domani, daranno lavoro a venti tecnici che magari arriveranno dagli Stati Uniti! Ha detto che il Governo è molto interessato al resto, ma come al solito di risposte non ce ne sono state.
E allora la sensibilità istituzionale, la mancata sensibilità istituzionale, deriva di fatto da una impossibilità di dire delle cose, di dare delle risposte, di dare delle certezze! Noi abbiamo un Governo che ormai guarda solo più al sud dell'Italia! E lo diciamo con rammarico: e le agevolazioni per gli imprenditori del sud, e le agevolazioni per le aziende del sud, l'occhio al nord sembra che non ci sia! Torino è la città del nord Italia col maggior numero di disoccupati, soprattutto per quanto riguarda i giovani. Siamo una zona "a rischio", ma per Torino non ci sono state risposte! Forse anche perché in prima fila è giunto il Ministro Ronchi che sappiamo essere ideologicamente, "comunisticamente", contrario alle linee di alta velocità o alta capacità, perché poi ieri si è riaperta la querelle sulla giusta terminologia da adottare. In Comune qualcuno continuava a sostenere...



CAVALIERE Pasquale

Non sai nemmeno di cosa parli!



GHIGLIA Agostino

Forse ne so più di te di cosa parlo! Lo capisco che se ce l'ho col tuo Ministro verde che parla delle aree a rischio in una conferenza stampa di partito anziché nel suo ruolo istituzionale tu ti arrabbi, però se vorrai intervenire lo potrai fare dopo! Forse intimorito dal Ministro Ronchi non ha potuto dire quello che voleva dire, comunque tanto non l'ha detto...
Io vorrei ricordare - e qui concludo - al Presidente Ghigo (che da qualche parte mi ascolterà perché in questo palazzo siamo pieni di altoparlanti, quasi non fosse sufficiente che le cose che diciamo stessero solo qui, dobbiamo pure dirle fuori, che è molto più grave), che circa sei mesi fa noi abbiamo chiesto ufficialmente al Presidente della Giunta, in aula, di chiedere un incontro con il Consiglio regionale del Piemonte, io spero che il Presidente Ghigo lo ricorderà, coi Ministri Ronchi e Burlando qui, nella sede del Consiglio regionale del Piemonte! - perché noi, credo a nome di una modesta fetta di alcune centinaia di migliaia di cittadini piemontesi, ma anche degli altri, vorremmo avere da loro delle risposte precise, inequivocabili, ultimative, sul futuro delle grandi opere infrastrutturali in Piemonte! Il Ministro Ronchi, che trova il tempo per presenziare alla visita del Presidente del Consiglio, evidentemente non ha avuto ancora il tempo di venire in Consiglio regionale a rispondere alle nostre domande. Allora io colgo l'occasione di questa strana discussione - Presidente Ghigo - per chiedere di nuovo ufficialmente, e chiedo al Presidente del Consiglio di individuare semmai le modalità adatte, di invitare il Ministro Ronchi e il Ministro Burlando perché i piemontesi desiderano finalmente sapere, al di là delle circonlocuzioni, al di là di tante perifrasi, ma soprattutto al di là di troppe promesse, il destino e i tempi - i tempi! - prima che Consiglieri regionali lo diventino i nostri bisnipoti (come direbbe Pippo) per quanto riguarda l'alta capacità e per quanto riguarda il destino delle opere metropolitane di Torino e il destino delle grandi infrastrutture.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, da quanto è emerso da questo dibattito ho la chiara certezza che si cerchi sempre di rendere inesistente, riduttivo e superfluo, il ruolo politico istituzionale del Consiglio regionale e soprattutto delle minoranze.
Da una parte si parla del ruolo istituzionale decisivo del Consiglio regionale, dall'altro lo si dimentica nei momenti decisivi ed importanti.
E' un fatto politico gravissimo, antidemocratico, pericoloso, che va assolutamente rimarcato e condannato risolutamente in quest'aula.
Per la visita del Pontefice di domenica scorsa vorrei ricordare ai Presidenti del Consiglio e della Giunta regionale che dei tre beati due erano alessandrini (uno di Acqui e uno di Alessandria): non avere invitato il Consiglio regionale, indipendentemente dal fatto che i Consiglieri siano o meno appartenenti all'area cattolica (io non lo sono), è stato un fatto gravissimo perché non avendo avuto la possibilità di partecipare indipendentemente dalla propria ideologia, non possiamo certamente accettare critiche che ci provengono dal mondo cattolico, soprattutto di insensibilità. Uno di questi beati è del mondo agricolo di cui io mi onoro di appartenere e soprattutto della mia zona. Voglio rimarcare che è stato un fatto grave non averci avvisato per la partecipazione.
Per quanto riguarda poi la visita del Presidente del Consiglio dei Ministri, on. Prodi, a mio avviso è stato mortificante non aver invitato i Capigruppo del Consiglio regionale perché era importante - e di questo faccio una critica sia al Presidente del Consiglio che al Presidente della Giunta - perché il Piemonte non è solo Torino, bensì tutto il territorio e quando si parla dei drammatici problemi economici, istituzionali produttivi del Piemonte, si parla di tutte le otto Province e quindi era giusto e doveroso che tutta la presenza politica del Consiglio regionale fosse stata rappresentata nella persona dei Capigruppo.
Io credo che bisognerà tenere conto di queste cose, altrimenti non faremo certamente l'interesse della nostra Regione e soprattutto non daremo risalto a questo Consiglio che a mio avviso invece va esaltato e rimarcato in positività.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Picchioni, desidero solo puntualizzare, riprendendo le parole del Presidente Ghigo, che la visita del Presidente del Consiglio, Prodi, è stata organizzata dagli uffici della Presidenza del Consiglio dei Ministri, d'intesa con il Comune di Torino, e nonostante gli interventi diretti ad avere la presenza del Presidente Prodi, anche solo di passaggio, visto l'incontro ufficiale era stato previsto solo con il Comune di Torino, ma non è stato possibile.
Personalmente ho insistito, ma non è stato possibile. Mi è anche stato confermato che lo stesso tipo di visita è stato reso dal Presidente Prodi al Comune di Milano, senza passare dalla Regione Lombardia.
Da ciò emerge non tanto il desiderio di privilegiare un'area politica piuttosto che un'altra, ma, quanto meno - o al massimo - la volontà di privilegiare il dato del grande Comune rispetto al dato regionale. Anch'io ho rivolto personalmente al Presidente Prodi l'invito a visitare la nostra Regione e ad essere presente in Consiglio per uno scambio di valutazioni.
La presenza del Presidente Ghigo e mia è stata su invito, ma non come scelta di chi ha contribuito ad organizzare la visita. In realtà, il Presidente Ghigo ed io avevamo anche pensato di non raccogliere l'invito ad essere presenti alla riunione che formalmente - è stato già dichiarato, ma voglio ribadirlo - era del Consiglio comunale, che è stato poi interrotto per dar modo di intervenire a chi non fa parte di tale assemblea. Anch'io come il Presidente Ghigo, dopo alcune riflessioni ho ritenuto di partecipare comunque, pur non prendendo la parola, e non intervenendo a successivi incontri con il Presidente Prodi.
Riguardo all'altro episodio citato, intendevo rappresentare al segretario del Cardinale il disappunto per com'è stata organizzata rispetto ai Consiglieri regionali, la presenza del Santo Padre in Piemonte.
Ribadisco che la visita non ha visto la partecipazione del Consiglio regionale come momento organizzativo: si è trattato di una visita organizzata tra Segreteria Vaticana e Curia Vescovile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vindigni.



VINDIGNI Marcello

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, credo che il problema di cui stiamo dibattendo sia stato, in realtà, da noi creato, con livelli di responsabilità ovviamente differenti tra maggioranza e opposizione e tra i singoli Consiglieri regionali. La questione, infatti, fa emergere prepotentemente il problema della rappresentanza politica: chi rappresentiamo, con quali interessi e verso chi. Credo che gli Uffici di Protocollo della Curia e del Comune di Torino abbiano colto la carenza di rappresentanza da parte di questa Regione.
Mi sento - e mi sono sentito nei giorni scorsi - profondamente mortificato nel vedere come si stavano preparando queste visite. Ne ho parlato anche al mio Capogruppo, dicendogli grosso modo quanto sto ripetendo qui, invitandolo ad una verifica sommaria su come visite analoghe erano state organizzate in altri capoluoghi di Regione, al fine di verificare se la tendenza è di trascurare totalmente le Regioni, oppure se le stese vengono coinvolte a seconda del loro livello di rappresentanza.
Credo varrebbe la pena fare una verifica sulle visite fatte quest'anno nei capoluoghi di Regione da parte del Presidente Prodi.
Torno però alla questione che ponevo in precedenza: la rappresentanza.
Credo che la scarsa attenzione che si mostra a tale questione emerga anche dal modo in cui la maggioranza del Consiglio partecipa al dibattito.
Partecipazione limitata - c'è stato solo l'intervento del Capogruppo di Alleanza Nazionale e di Forza Italia - che sfugge alla sostanza. E il problema della rappresentanza si sposa strettamente con i problemi di Torino e dell'area torinese. Se non c'è coscienza che l'area torinese pu risolvere i propri problemi economici-occupazionali solo in un rapporto con il territorio non soltanto regionale, ma addirittura interregionale s'imbocca decisamente una direzione sbagliata. Si ignora un dato di tipo politico-strategico. Chi può essere garante di un corretto rapporto fra Torino e il suo territorio? E' la Regione Piemonte! Con la sua istituzione con la sua attività programmatoria, con la sua politica! Questo è il grande spazio che dobbiamo occupare e all'interno del quale ricostruiremo equilibri politici maggiormente avanzati, intanto per quanto riguarda il ruolo della nostra istituzione. In occasioni di visite di rilievo, gli Uffici dei Protocolli terranno sicuramente conto di tali avanzati equilibri politici.
Nel marzo-aprile 1995, la Giunta uscente adottò alcuni provvedimenti per esempio quello di promuovere Conferenze di servizio per affrontare i problemi dell'area metropolitana torinese.
Ricordo altresì che la Giunta regionale di centro-sinistra nel 1994 avviò un'attività di pianificazione dell'area metropolitana torinese proprio perché attribuiva alla stessa un ruolo centrale.
Di tutto ciò, nel lavoro dell'attuale maggioranza, si è persa traccia.
Sostanzialmente, nell'attività della Giunta, della maggioranza, si è visto l'emergere dei localismi, delle rappresentanze degli interessi locali.
Guai se questa tendenza prevalesse! Sarebbe il suicidio politico istituzionale della Regione! Poniamo rimedio fin quando siamo in tempo; i fatti cui stiamo assistendo sono il segnale di una frattura che si sta costruendo al di là dei colori politici, fra il sistema delle autonomie locali e l'istituzione regionale.
Certamente, gli Stati Generali tendevano a ricostruire questa frattura tendevano a riportare il dibattito sulle speranze, sulle prospettive della Regione, in un quadro globale, più ampio, che vedesse impegnati i diversi attori.
Gli Stati Generali cosa avrebbero dovuto favorire? Il dialogo, e attraverso quest'ultimo la costruzione della coesione.
Tutti noi ricordiamo l'analisi fatta dal dott. Bagnasco in quello studio su Torino, pubblicato all'inizio degli anni '80, in cui metteva in evidenza il limite del dialogo della città, come fatto strutturale e in questo limite evidenziava un effetto che poteva compromettere le possibilità di crescita di questa città. Il vero problema è che occorre favorire il dialogo e il confronto, perché attraverso il dialogo e il confronto si costruisce coesione. E i sistemi locali e regionali che competono sono i sistemi coesi; il fatto di cui stiamo parlando dimostra che questa coesione non c'è e che quindi questo problema va affrontato, ma lo si affronta con atti politici, non stracciandoci le vesti o verificando che alcune cose nel protocollo non hanno funzionato. E' attraverso atti politici che il Consiglio regionale è chiamato ad assolvere un ruolo per ricostruire un rapporto fra la Regione e il suo capoluogo, ma per fondare un serio rapporto fra Regione e Governo occorre il Piano di sviluppo.
Se il Piano di sviluppo non viene visto come il solito libro dei sogni che si deve fare per accontentare qualcuno, ma come la sede nella quale creiamo una cornice per lo sviluppo di questa Regione, per mobilitare gli attori e le risorse, allora forse ristabiliremo un rapporto positivo che in occasione di prossime visite governative, consentirà di registrare una maggiore attenzione e un maggiore rispetto per l'istituzione regionale, ma questo rispetto possiamo guadagnarcelo non con la forma, ma con la sostanza degli atti politici. Ora, la politica di questa maggioranza non ci ha garantito questo credito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Mi stupisco dello stupore del Consigliere Ghiglia, perché la sua sensibilità e la sua cultura politica avrebbero dovuto suggerirgli che stamani si sarebbe dovuta iniziare questa sessione mattutina con la relazione del Presidente Ghigo, perché se c'è una cosa di assoluta attualità è quella dell'incontro di ieri con Prodi e se c'è una cosa di assoluta curiosità è quella dei Consiglieri che, non avendo potuto partecipare alla riunione con il Presidente del Consiglio, vorrebbero avere contezza di ciò che è successo. So che il Consigliere Ghiglia, da me sempre molto stimato per la sua verve e la sua dialettica politica, è stato autore e protagonista di un incidente di percorso con il Presidente Prodi, se non sono male informato, al di là delle pagine auree di "Repubblica". Sul merito di che cosa, mi piacerebbe saperlo. Sul fatto che il Consigliere Ghiglia abbia interloquito con il Presidente del Consiglio dicendo che le industrie o le attività o le imprese torinesi o piemontesi hanno intenzione di recarsi in Scozia o in un altro Paese europeo...
GHIGLIA Agostino (fuori microfono) In Galles e nell'Irlanda del Nord.



PICCHIONI Rolando

In Galles e nell'Irlanda del Nord, dove ci sono agevolazioni per gli insediamenti industriali. Il Presidente del Consiglio era molto irritato e mi pare che ti abbia dato una risposta non urbana e non garbata. Vedi Ghiglia, se queste cose le veniamo a ribattere in Consiglio - è inutile dire che noi siamo esclusi dal cerchio degli dei - se poi noi, che siamo miseri mortali, non ci parliamo nemmeno è opportuno che stamani si parli anche di questi argomenti. Ringrazio il Presidente della Giunta, dalle cui parole ho colto un grande imbarazzo, perché parlare del nulla è difficile per chiunque e mi pare che il nulla sia stato un po' l'oggetto, la sintesi e il risultato dell'incontro di ieri. Anche se ne parlano i giornali, mi pare che da questo incontro non siano emersi fatti salienti per quanto concerne le criticità del Piemonte viste le aspettative che noi tutti avevamo. Vede, Presidente Ghigo - tra parentesi, ringrazio il Presidente del Consiglio per quello che ha detto - qui non siamo in uno Stato Pontificio, qui siamo libera Chiesa e libero Stato. Ognuno di noi reca il segno del percorso personale della sua educazione e della sua appartenenza però l'istituzione deve essere assolutamente difesa sia dal Cardinale che dal suo segretario, dalla Curia e dal Comitato per la Sindone, per quanto essa rappresenta, e lei ha il diritto/dovere di difendere l'istituzione in qualsiasi situazione. E' chiaro questo discorso, perché non concerne nessuno in particolare, però concerne tutti noi e, nel caso specifico concerne coloro che avevano il desiderio e l'auspicio di poter partecipare a questo evento. Ma mi voglio rapportare a quanto ha detto lei, a quanto ha detto Gallarini e a quanto ha detto il Capogruppo Montabone: vedete, il problema di Prodi dobbiamo porcelo, è un problema che è accompagnato da infiniti punti interrogativi. Perché Prodi non viene o non è venuto a Torino? Perché esistono delle criticità di questa Regione superiori forse alla forza di penetrazione o di persuasione del Presidente del Consiglio? Perché si sono diluiti e dilatati i tempi (prima dicembre, poi gennaio oggi siamo a maggio) durante i quali forse le risposte che potevano essere preparate o che potevano essere puntuali non sono state assolutamente date.
Capisco che sul problema non solamente nominalistico (Alta Capacità o Alta Velocità) ci siano delle filosofie a confronto; capisco che nell'ambito del Governo c'è una tensione fra i diversi Ministri; per capisco anche che forse Prodi trascura Torino, vuoi perché i problemi che affronta sono di così grave natura, vuoi perché il peso specifico di Torino è molto debole in sede governativa. Ricordiamoci, amici Consiglieri, che quando Prodi si è recato nel Nord-Est ha affrontato con tutto il Governo in maniera collegiale problemi altrettanto gravi per l'occupazione, per lo sviluppo e per l'economia. Ricordiamoci come questo avvenne solamente poche settimane fa, pochi mesi fa, mentre oggi un Presidente del Consiglio distratto fra un pellegrinaggio religioso e un brindisi a Canelli si concede appena una giornata nel capoluogo piemontese.
Il problema è evidente! Oggi si ripete un po' la storia di Bush negli Stati Uniti d'America: una grande politica estera, per poi crollare nella politica interna, nella politica dell'occupazione e nella politica dello sviluppo.
Il ruolo del Piemonte è una delle grandi criticità sulle quali ci dobbiamo confrontare. Vedete, è stato detto giustamente da Montabone e da Gallarini: da chi è stato inventato il problema del superpartito dei Sindaci? E' un mistero? Sembrerebbe dai reggitori dell'Ulivo, da Prodi stesso, ma poi appare D'Alema, con il suo fiuto politico, che lo sconfessa perché, in quanto superpartito, veniva a complicare in maniera radicale la soluzione istituzionale. E salvo poi a verificare che, per reazione al superpartito dei Sindaci - un superpartito delle grandi città o delle aree metropolitane - sono nate le associazioni dei Comuni-polvere, per cui il centralismo che viene sempre invocato rispetto al piano superiore fa sì che questo centralismo venga denunciato e che, per converso, emergano ad un livello più basso delle strutture o, perlomeno, dei livelli di governo certamente contrari a quella che poteva essere una razionalizzazione del nostro sistema istituzionale. E questa è una cosa importante.
Presidente Ghigo, lei ha avuto alcune valide intuizioni, al di là della sua correttezza istituzionale, come per esempio nella Conferenza di Ivrea.
Sono grato a chi ricorda gli Stati Generali; non li ricordo io per una questione di stile e una questione di eleganza ma, signor Presidente del Consiglio, quand'è che lei mi ha richiesto il passaggio delle consegne? La politica è anche un fatto di stile: lei doveva convocare, come qualunque amministratore di uno stabile, Rolando Picchioni, e dire "Caro Rolando Picchioni, cosa hai fatto finora negli Stati Generali? Qual è il percorso che deve essere intrapreso? Quali sono gli obiettivi che si devono raggiungere? Quali sono le cose che si devono fare?" Ma lei, Presidente della Giunta, non ha nemmeno avuto l'eleganza e la sensibilità politica di domandare che cosa avevo o non avevo fatto! Noi crediamo veramente che l'istituzione, che va avanti a spezzettoni e a segmenti, possa avere una sua validità e credibilità se all'interno di questa istituzione lei non sente nemmeno la sensibilità elementare di domandare che cosa ho fatto! Almeno per avere una ricognizione, un monitoraggio su come e quanto abbiamo lavorato, nel bene e nel male: potevo aver fatto tutto e il contrario di tutto; credo che questo possa essere giustamente, rivendicato da colui o da coloro che comunque hanno lavorato.
Ebbene, Presidente Ghigo, a Ivrea e a Bagnasco, l'on. Fassino e le autorità di governo le hanno consegnato in mano uno strumento affinch potesse almeno, non dico governare, ma condurre con mano ferma i processi economici-sociali del Piemonte.
Ha ragione il Consigliere Gallarini quando dice che Torino può essere l'unico punto di sintesi del Piemonte; ma voi siete coscienti che i tre quarti del Piemonte - lo dico anche ai giovani - non riconoscono Torino capitale di questa regione? Non la riconoscono; e - esclusa la marca astigiana - noi viviamo praticamente in una situazione centrifuga. Questo ci impone non solamente di fare l'ennesima rivisitazione di ciò che c'è in Piemonte, ma ci pone il problema, Presidente Ghigo, di rivendicare un ruolo nei confronti della città-capitale, che non può essere isolata nel suo splendido isolamento. Specialmente quando il retroterra, che non è solamente quello metropolitano, ma dell'intera regione, la pone continuamente - non costruttivamente, ma politicamente - in discussione.
Quando si pone il problema della governance, noi non ci poniamo un fatto astratto, per creare un nuovo soggetto di governo, ma le diamo in mano la struttura non solamente amministrativa, ma politica affinché lei possa condurre ed, effettivamente, fare un discorso propositivo per la nostra Regione.
Assessore Leo, non dobbiamo farci speronare ogni momento dagli Assessori comunali - questo è quanto risulta leggendo la cronaca di Torino.
Il nostro compito non deve essere sempre quello di pagare, a pie' di lista; di avere sempre - so, Assessore che lei tutela gli interessi della Regione - per la politica culturale nel suo complesso, un contenzioso nei nostri confronti, con delle risposte o irridenti o beffarde o arroganti senza che non si possa indicare ogni giorno dei nomi, perché questo lo vuole l'Assessore "x" o l'Assessore "y". La cultura stessa, nelle sue istituzioni, pretende una dignità e una forza, ma soprattutto pretende una serietà che non può essere giocata ai dadi da questo o da quell'Assessore.
Siccome la Regione è chiamata in causa dai decreti Veltroni, per una serie di passaggi legislativi che la pongono al centro - e qui veramente c'è una sintesi politica - allora cominciamo da lei. Dal momento che se la Regione ha un grande cavallo di battaglia nel settore della cultura, non solamente per la sua politica, ma anche per le sue strutture e anche naturalmente per tutta la politica spicciola che lei può fare, rivendichiamo - e gli spunti di lunedì sono sufficientemente chiari - tutta quella forza e quella dignità che ad essa compete.
Quando il Vicepresidente Veltroni viene quasi deriso, facendo sì che nella fenomenologia dei problemi torinesi tutto si riduca a Venaria, quasi fosse un "pallino" del Vicepresidente del Consiglio, noi vediamo - questa è una chiave di lettura mia - come il problema di Torino sia banalizzato.
Cosa vuol dire quanto ha detto ieri Prodi? Che Torino deve prendere slancio, deve prendere quota, deve pensare in grande ecc., quando poi credendo, prima con la rottamazione, poi con la ristrutturazione, di aver risolto i problemi della città di Torino, paghiamo invece una piccola "marchetta" a Torino, di modo che Torino dorma per sempre o almeno per i prossimi dieci anni.
Invece no, io credo che il problema del Piemonte sia gravissimo, non solamente per le infrastrutture, ma per un'anima collettiva - Presidente Deorsola e Presidente Ghigo - che sta finendo. Infatti Cuneo domanda la "provincia azzurra", le province del Verbano Cusio Ossola sono sempre più attratte dalla Lombardia; noi non riusciamo ad attuare una politica in rete al di là dell'Università, che è stata avviata - e non riusciamo a far sì che la sintesi della nostra città - come diceva il Consigliere Gallarini sia soprattutto morale. Cosa c'entra il Sindaco Castellani, che vuole difendere le sue quattro mura, quando noi portiamo qui una tensione che è ben diversa, è un respiro che è ben più grande; è una problematicità che investe certamente anche le province più sconosciute. Abbiamo costituito gli Stati Generali nella provincia di Alessandria, in questa provincia di frontiera, ma cosa è emerso? E' emersa una tensione e una posizione amebica di una provincia che comunque è fondamentale per lo sviluppo del sud del Piemonte.
Presidente, questi sono i suoi argomenti forza; lei ha una grande correttezza istituzionale, però li ponga. Se lei è corroborato da una maggioranza - oltreché da una minoranza - lei non è solo, perché lei è il rappresentante morale di una istituzione nel suo complesso, che non gioca ai dadi, che non gioca nelle precedenze, nelle cerimonie ufficiali, che non gioca nelle esclusioni delle sue rappresentanze istituzionali, ma che esiste, con i problemi e, soprattutto, con la forza di una maggioranza che va bene al di là dei suoi confini politici.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Ringrazio il Consigliere Picchioni per l'accorato intervento che interpreto in un'unica e sola direzione, cioè quella di apportare un contributo a quest'aula affinché il Piemonte assuma o riassuma quel ruolo guida che per tanti anni ha avuto in questo Paese.
Voglio però sottolineare che le cose dette dal Consigliere Picchioni trovano - non so se il Consigliere Picchioni ha già avuto modo di leggere il mio intervento di ieri - considerevoli riscontri nella mia argomentazione nei confronti del Presidente del Consiglio. Ho voluto rappresentare le tematiche delle varie Province, avendo raccolto lo spunto venerdì scorso in occasione degli Stati Generali ad Alessandria. Ho riportato tesi che ho raccolto e fatto mie grazie a questo itinerante ruolo determinante che gli Stati Generali hanno e che continueranno ad avere nell'ambito della Regione Piemonte. In relazione anche ad alcune considerazioni che la sera prima il Presidente Prodi ha fatto nella riunione - concordo con il Consigliere Picchioni sulle considerazioni di politica estera che il Presidente Prodi ha fatto - ho colto una strategia di altissimo livello. Obiettivamente così non posso dire per quanto riguarda i temi della nostra Regione e del nostro Paese. Il Presidente Prodi ha parlato della politica del Mediterraneo. Ad Alessandria è emersa l'assoluta necessità di creare un collegamento stretto con i porti liguri (Genova e Savona); calcolate che nel 2001 il porto di Genova movimenterà circa tre milioni di container, oggi ne movimenta un milione e duecento mila.
C'è obiettivamente una rinascita del trasporto rispetto al nord dell'Europa, nel Mediterraneo.
Alessandria è una provincia che deve rendersi immediatamente coesa con queste realtà. Io queste considerazioni le ho fatte, sono considerazioni che ho raccolto nel dibattito che si è svolto venerdì ad Alessandria. Ne ho avuto la concretezza ricevendo in quella sede queste considerazioni.
Come io stesso sto tentando di preoccuparmi in maniera considerevole di quelle realtà della provincia di Cuneo e del Verbano Cusio Ossola, che sono le due province di marca e di confine, che guardano con un certo interesse alle aggregazioni limitrofe (soprattutto la provincia di Cuneo, ma su questo non vedo grandi criticità). Il fatto che ci sia un'aggregazione omogenea di territori anche di regioni diverse sta nell'ordine dell'evoluzione che la stessa Comunità Europea ci spinge a realizzare.
Diverso è il discorso per il Verbano Cusio Ossola, che è una provincia che si sente un po' isolata, che ha dei problemi nella sua identità di provincia, essendo di nuova costituzione, che richiede probabilmente una maggiore attenzione da parte della Regione Piemonte.
Voglio anche dirle - e lei lo leggerà nel mio intervento, anzi, la prego di leggerlo per poi darmi una sua opinione - che ho, in un certo senso, rilanciato al Presidente Prodi proprio il concetto di governant perché quando mi sono proposto, come rappresentante dell'istituzione, di coordinare le istanze del territorio per poterle trasferire al Presidente Prodi, e in quel senso chiedere allo stesso un impegno specifico di tornare in territorio piemontese per parlare dei problemi della Regione, ho pensato e ho trovato lo spunto nel rappresentare questa mia istanza proprio nel principio di governant che gli Stati Generali avevano così bene identificato.
Mi sono permesso di anticipare alcuni interventi di altri Consiglieri per dirle che, riguardo al tema della cultura, stiamo facendo la nostra battaglia. Sempre nel mio intervento ho fatto un riferimento specifico che recitava così: "Signor Presidente del Consiglio, non pensi che la Regione Piemonte viva di sola rottamazione". Questo è l'inciso che ho fatto e devo anche dirle che nell'aula, in seguito questa mia affermazione, si è sollevato un brusìo, come se avessi pronunciato una bestemmia o avessi detto qualcosa che un Presidente di Regione piemontese non si deve permettere di dire.
Invece, ho avuto il coraggio, il desiderio e la volontà di esprimere questa mia opinione perché, è vero, il rischio che con la rottamazione e con il placebo di Venaria Reale il Governo immagini e pensi di aver risolto i problemi con il Piemonte, c'è.
Con luglio finiranno gli incentivi statali, di conseguenza una politica di occupazione e di lavoro dovrà essere assunta dal Governo in maniera molto più concreta.
Il discorso del Museo Egizio a Venaria, lo dico qua, perché non mi rassegno, non lo considero assolutamente chiuso; devo dire che in questo senso mi sembra, piano piano, come succede ogni tanto, di raccogliere più consensi che dinieghi, e quando il Presidente Prodi dice: "Dovete avere slanci, dovete avere grandi intuizioni", noi almeno ci proviamo.
Poi, qualcuno ci dica che queste intuizioni non sono corrette o ci dica che mantenere il Museo Egizio nello stato in cui è adesso, perché quello che io suggerisco a tutti voi è di andare a visitare il Museo Egizio...



CHIEZZI Giuseppe

Siamo andati.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Va bene, allora mi direte poi i commenti che avete ricevuto.
Per concludere e lasciare la parola ad altri interventi, vorrei rassicurare l'On. Picchioni, in quanto ciò che ha detto è da me condiviso sul tema della cultura, insieme all'Assessore Leo, stiamo facendo la nostra parte e le nostre battaglie, perché riteniamo, non solo per un'entità di tipo materiale - che la Regione Piemonte rappresenta dal punto di vista dei finanziamenti - ma anche per la sua proposta di carattere culturale - che riteniamo, insieme a quest'aula, di poter rappresentare - che il Comune di Torino debba necessariamente ascoltarci in maniera più considerevole.
La scorsa settimana ho avuto dei dubbi nell'aprire quel minimo di polemica sulla destinazione di Piazza Castello, però poi ho ritenuto che il Presidente della Regione avesse tutti i diritti di esprimersi su tale argomento, essendo Piazza Castello il simbolo della Regione Piemonte: c'è il palazzo della Giunta in questa piazza, quindi ho intrapreso una polemica costruttiva, nel tentativo di veicolare un'opinione che credo il Comune di Torino debba tenere nella dovuta considerazione. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rosso.



ROSSO Roberto

Grazie, Presidente. Ho seguito attentamente tutti gli interventi dei colleghi, e penso che bisognerebbe domandarsi come mai accadono certi fatti. Non potrebbe essere che il Presidente Prodi ha incontrato solo i due organi più rappresentativi - il Presidente del Consiglio e il Presidente della Giunta - e non ha voluto incontrare i Capigruppo o venire in Consiglio perché le Regioni contano poco o nulla? Perché le Regioni sono state istituite con largo ritardo rispetto alla carta costituzionale, solo per far vedere che c'era decentramento e che non c'era grande centralismo romano? Che federalismo è quello di Prodi e del Governo di centro sinistra, quando ai quattro venti sparge proclami di grande autonomia e grande federalismo e poi, quando viene in Piemonte non ritiene doveroso incontrare il Consiglio regionale che dovrà diventare il Parlamento del Piemonte? Presidente Ghigo, lei dice di non aver fatto tanta polemica. Male! Lei pensava glielo dicesse la sua maggioranza, invece glielo dico anch'io: male! Male, perché lei non rappresenta l'Italia, Presidente Ghigo, lei rappresenta il Piemonte e i Consiglieri regionali e deve fare in modo che questo Consiglio, e quindi il Piemonte, conti di più soprattutto nei confronti di Roma.
Quando parla con il Sindaco Castellani, lei non si deve limitare a sottolineare; lei non rappresenta anche il Comune di Torino, lei rappresenta tutti i Comuni del Piemonte. E allora, in un momento in cui il VCO vorrebbe andare in Lombardia, la Provincia di Novara è lì che ci pensa stanno già raccogliendo le firme - il cuneese vorrebbe andare con Nizza anche se è il percorso più difficile, dove sta l'unità del Piemonte, se riusciamo a farci calpestare nei nostri diritti? Vede, Presidente, io mi chiedo cosa sia venuto a fare il Presidente Prodi a Torino. E' venuto per il Papa, certo, è una scelta, è andato a Canelli, ma poi è venuto a Torino a incontrare il Consiglio comunale, dove i Consiglieri hanno potuto addirittura intervenire, mentre noi, che rappresentiamo il Piemonte siamo dovuti rimanere fuori.
Io personalmente, che avevo da dire qualcosa al Presidente Prodi, ho dovuto limitarmi a fischiare, perché di più non poteva percepire dalla strada, passando agli 80 Km/h sulla sua macchina. Mi chiedo, allora, se non sia venuto a Torino per fare una specie di visita riparatoria, dopo aver portato via tanto alla città stessa - l'Authority soprattutto, promessa a Torino: poi, visto che le elezioni a Torino c'erano già state e ormai Castellani era stato rieletto, si poteva utilizzare questo sistema per fare eleggere anche Bassolino a Napoli! Ma se è venuto il Presidente per una visita riparatoria, a maggior ragione doveva venire qui in Consiglio regionale! E' vero che ha fatto tanti danni, ha portato via tanto a Torino ma questo Governo ha portata via tanto e soprattutto non ha dato nulla all'intera Regione! Allora mi stupisco, Presidente Ghigo, che lei non abbia fatto invece una grande polemica, non perché lei...
Presidente, io non intervengo tanto, non faccio 500 interventi a Consiglio, però quando intervengo gradirei che i miei messaggi venissero recepiti, allora dicevo lei non doveva far polemica perché è un Presidente di un colore diverso rispetto al Presidente Prodi; no, lei doveva fare polemica e porre in maniera forte i problemi del Piemonte al Presidente Prodi, capisce? Perché altrimenti mi viene il dubbio che ci sia un po' di sudditanza nei confronti della sinistra, così come avviene a volte in Consiglio regionale, non vorrei che avvenisse anche con il Governo nazionale! Lei deve, Presidente Ghigo, capire che da Roma avremo molto poco, se non niente, se noi non lo chiediamo fortemente e tutti insieme qui dal Piemonte, perché nessuno ha mai regalato nulla, specialmente Roma col suo centralismo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, le visite del Papa e del Presidente Prodi a Torino riportano in Consiglio regionale il problema della rappresentanza.
Io condivido l'iniziativa di portare in discussione questo problema non condivido le polemiche, le critiche, a volte ingiuste, a volte ingenerose, e il parlare di tanti problemi in modo un po' affrettato e disordinato. Avrei preferito parlare del problema dello sviluppo del Piemonte, so che c'è un ordine del giorno presentato già da molto tempo, e forse un dibattito approfondito su questi temi avrebbe permesso a tutti noi di approfondire un problema e rilanciare tutto il discorso.
Avrei forse anch'io preferito un Presidente Ghigo meno educato, non polemico, ma più incisivo nei confronti del Presidente Prodi. Non proprio come fa Galan per il Veneto, però dobbiamo constatare che c'è disattenzione del Governo nei confronti del Piemonte, nei confronti del Nord-ovest e allora bisogna cogliere veramente tutte le occasioni per sottolineare queste criticità. Non possiamo, solo per educazione, accettare certi "protocolli".
Io ho ricordato che il problema della rappresentanza era già stato posto in questo Consiglio, esattamente un anno fa (mi spiace che non ci sia il Presidente Picchioni ad ascoltare) dal Presidente Chiezzi quando era stato fermato ad Asti dai funzionari della Prefettura che non lo volevano far partecipare all'incontro con il Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro. E' stato discusso molto in questa sede, ricordo i vari interventi, ricordo che Chiezzi ad Asti, poi l'hanno fatto entrare, però ha dovuto far ricorso allo Statuto regionale...



(Commenti del Consigliere Cavaliere)



COTTO Mariangela

Ma ad Asti sono comunisti, quindi che importa: un motivo in più per farlo entrare! Chiedo scusa Presidente, ma a una provocazione spiritosa ho voluto rispondere in modo spiritoso.
Quando si verificò questo episodio si parlò dello Statuto della Regione Piemonte che dice che tutti i Consiglieri hanno rappresentatività su tutto il territorio regionale e che aveva sbagliato chi non voleva permettere al Consigliere Chiezzi di assistere all'incontro col Presidente della Repubblica ad Asti. Ricordo che il Presidente Picchioni si era fatto carico del problema della rappresentatività di tutti i Consiglieri; non so per quali iniziative...



PICCHIONI Rolando

Avevo scritto a tutti i Prefetti.



COTTO Mariangela

Questo a maggior ragione, allora. Quindi se il Presidente Picchioni aveva scritto a tutti i Prefetti ricordando questo, è gravissimo che il Prefetto di Torino abbia disatteso una lettera dell'allora Presidente del Consiglio regionale. Questo è un fatto molto grave. Io invito il Presidente del Consiglio, Deorsola, a riprendere la lettera mandata dall'on. Picchioni e a chiedere al Prefetto di Torino perché è stato disatteso questo suggerimento. Io mi auguro che questo venga fatto.
Il problema della rappresentanza è stato posto anche a un diverso livello in Commissione Statuto; qualche volta anche in Consiglio quando si è un po' polemizzato sull'abitudine che hanno certi Assessori di farsi rappresentare dalle segretarie. Ricordo il collega Montabone che diverse volte ha posto questo problema, e questo è anche un fatto non dico grave ma poco simpatico nei confronti dei Consiglieri regionali. Il problema era stato posto qui in Consiglio ed era stato posto in Commissione Statuto (il problema degli Assessori che si fanno rappresentare dalle segretarie).
Colgo l'occasione del dibattito sulla rappresentanza per ricordarlo.
Un'ultima battuta. Mi pare un po' ingenerosa la polemica che l'on.
Picchioni ha fatto con il Presidente del Consiglio per quanto riguarda gli Stati Generali. Io avevo letto che gli Stati Generali erano curati dall'Ufficio di Presidenza, allora è giusto ricordare che il Presidente Deorsola era Vicepresidente, io penso che anche il Vicepresidente Foco sappia dove si va con gli Stati Generali, così come il Consigliere Peano e la Vicepresidente Minervini, cioè tutti coloro che già facevano parte dell'Ufficio di Presidenza. Se così non fosse, allora ne dobbiamo riparlare tutti insieme, però sono certa che così era, che così doveva essere, così come mi auguro che siccome gli Stati Generali sono stati istituiti con una legge del Consiglio regionale non siano di proprietà di qualcuno, ma di tutto il Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rubatto.



RUBATTO Pierluigi

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, intervengo una seconda volta innanzitutto per dire che non mi sono stupito della visita del Presidente Prodi al Consiglio comunale di Torino - o di Novara, di Vercelli o di qualsiasi altro Consiglio comunale - poiché lo trovo assolutamente normale.
Non mi sono neppure stupito che i Consiglieri regionali, i Capigruppo, non siano stati invitati. Mi stupisce che il Presidente Prodi, nella sua visita a Torino non sia venuto in Consiglio a parlare del Piemonte con i Consiglieri regionali, per poi magari parlare di Torino, prima o dopo, in altre sedi.
Vorrei però intervenire anche su un altro problema. Quanto ci ha detto il Presidente Deorsola circa la visita del Papa a Torino non mi trova assolutamente d'accordo: a mio avviso, il Presidente Deorsola non deve rappresentare nulla al segretario del Cardinale, se non il malcontento di quest'istituzione, calpestata nei suoi diritti istituzionali.
Alcuni mesi fa abbiamo potuto partecipare ad un incontro di politici con Sua Eminenza il Cardinale, che in tale occasione ci ha detto: "Dovete partecipare, dovete essere parte attiva delle comunità locali, delle comunità cattoliche". Per essere parte attiva, dovremmo perlomeno essere invitati a un così grande avvenimento come la visita nella nostra città del capo di tutta la cristianità.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Relativamente all'ordine dei lavori, credo che il dibattito di stamattina sia stato estremamente interessante, e sono naturalmente ancora desideroso di ascoltare interventi di altri Consiglieri. Vorrei però fare alcune considerazioni - faccio questa premessa per degli impegni dei quali voglio rendervi partecipi e per ascoltare quanto l'aula eventualmente mi suggerirà o proporrà di fare.
Stamani c'era all'o.d.g. il dibattito sulle ATR; naturalmente, pensavo di svolgerlo questa mattina e di concluderlo. Ho infatti incontro a Roma alla CONFINDUSTRIA, dove le Regioni devono essere rappresentate. Ho tentato, mettendomi in contatto con il Presidente Chitti, di non andare, ma sembra ci siano già delle defezioni e il Presidente mi ha pregato di essere presente. L'aereo per Roma parte alle h. 14,30; è chiaro che non credo di poter svolgere la mia relazione e di assistere alle considerazioni che verranno mosse dai Consiglieri.
Quindi, o non assolvo alla preghiera rivoltami dal Presidente Chitti, o vi chiedo cortesemente di posticipare a domani mattina l'intervento sulle ATR. Non vedo altre soluzioni; se l'aula ritiene di darmi un assenso in questi termini gliene sono grato.



PRESIDENTE

Credo possibile far slittare a domani mattina la discussione sulle ATR.
La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, come consuetudine che s'è andata instaurando, abbiamo oggi l'opportunità di discutere in maniera casuale alcuni temi di rilevanza: casualità da questo punto di vista positiva, che ci porta a considerare il rapporto tra Regione e la Città di Torino, la gerarchia tra Regione e città, i rapporti tra Regione e Stato tra Regione e Governo. In due passaggi importanti, visita di Giovanni Paolo II e visita contemporanea e per certi versi contestuale del Presidente del Consiglio Prodi al Comune di Torino, la Regione si è collocata in una posizione di pura rappresentanza istituzionale e non in posizione di sostanziale partecipazione.
Dico questo non perché io intenda con questo considerare inadeguata la presenza del Presidente del Consiglio regionale o del Presidente della Giunta, ma perché convengo con i colleghi che hanno posto il problema innanzitutto il Consigliere Picchioni - sul fatto che un conto è una presenza dovuta, inevitabile, necessaria, altro conto è un coinvolgimento dell'istituzione in quanto tale.
Il collega Miglietti, per quanto riguarda la visita di Giovanni Paolo II molto puntualmente, e il collega Vindigni per quanto riguarda il rapporto tra Regione e Città di Torino e Governo, sono già intervenuti con argomenti e considerazioni da me condivisi.
Voglio però richiamare al Consiglio - se c'è questa cortesia - che il problema contingentemente nato non si può risolvere con misure di carattere organizzativo o amministrativo.
Lei, Presidente Deorsola, ha sicuramente - mi consenta questo rispettoso richiamo - omesso di segnalare nelle dovute sedi l'importanza che i Consiglieri regionali fossero collocati, perlomeno per quanto si deve concedere alla forma, nella stessa posizione che si concede ai Consiglieri comunali di Torino. Questo anche per evitare situazioni quali quelle che attendono al caso, unico ma ricorrente, del collega Capogruppo di Alleanza Nazionale che crea confusione con la sua presenza-assenza a doppio titolo per cui qualcuno si chiede "Perché lui sì, io no e quell'altro neanche".
Sono sicuro che il collega Ghiglia ha compreso il carattere scherzoso del mio riferimento...
Il problema che emerge è che la gerarchia politica tra Regione, i Comuni e la Città di Torino non è stata affatto costituita, non perché la Regione o le Regioni non siano titolari di ben altre competenze e attribuzioni, sia dal punto di vista delle risorse economiche che gestiscono sia dal punto di vista delle funzioni politiche e legislative che incorporano. Questo perché nella pratica reale, non siamo riusciti a trasferire in valenza politica, in sostanza di governo, tutte le attribuzioni che alla Regione sono state conferite. E' vero: c'è una lunghissima discussione aperta, e faremo bene ad esserne consapevoli, sul fatto che anche nell'ambito dell'Ulivo - lo dico perché di queste posizioni ho affrontato delle discussione nell'ambito dell'Ulivo, appunto - esiste una lunga tradizione culturale che tenta di porre le Regioni al centro dell'ipotesi federalista. Ipotesi per il momento secondo me sconfitta, ma che ha una sua dignità storica; sono sicuro che qualcuno avrà più volte sentito ricordare che, mentre le tradizioni della Germania sono sull'accorpamento di Stati sin dall'epoca della Lega del Reno, la tradizione italiana va nella direzione dell'accorpamento delle città.
Naturalmente, chi sostiene questa tesi salta di pari passo qualche secolo di storia del nostro Paese, riandando direttamente all'epoca dei Comuni e delle Signorie, dimenticando quanto avvenuto dai Medici e dal Granducato di Toscana in poi. Ma le semplificazioni, in politica, sono normalmente raccomandate... Ci troviamo quindi la segnalazione della centralità delle città.
Questa situazione ha creato non poca confusione e rallentato il processo di formazione dell'idea di federalismo che soltanto in questa ultima fase è pervenuta ad una norma, varata dalla Bicamerale, secondo cui punto di riferimento del federalismo sono le Regioni e non le città che, in quanto tali, vanno ricomprese all'interno delle Regioni. Però questo non basta, evidentemente, intanto perché la norma comincia ad essere abbozzata e sarà cogente successivamente, ma non basta anche perché, oggi come oggi c'è una gerarchia da realizzare nella pratica dei rapporti e delle relazioni politiche. Io non convengo con tutto quello che è stato detto questa mattina da varie parti su questo punto; io non ritengo che debba essere in qualche maniera affermata una struttura gerarchica, nella quale la Regione si colloca come autorità prevalente rispetto ai Comuni e alle Province. Sotto questo rispetto, andremo incontro ad uno scontro sterile che porterebbe le Regioni alla sconfitta. Nello stesso tempo - Presidente Ghigo, lei è stato coinvolto in questo dibattito; non l'ho suscitato io, ma certamente sarebbe un abbandono da parte mia non parteciparvi, perché più volte ho richiamato questi argomenti e l'opportunità di discuterne - la Regione acquisisce maggiore autorevolezza se mette capo all'organizzazione sistemica delle Autonomie locali nell'ambito della quale riserva i suoi spazi non gerarchicamente, ma nell'ambito di un'organizzazione orizzontale e ne assegna degli altri.
Ora, la proposta di Conferenza Regione-Autonomie locali avanzata dalla Giunta - la Giunta risponda sinceramente - va in quella direzione o non tenta, invece, di ripetere quella specie di ipotesi che ha portato alla formazione della Conferenza Stato-Regioni-Città e che noi abbiamo considerato sbagliata perché confusa e sbagliata per la sua pratica essenzialmente promozionale dell'opportunità di rapporti politici tra vertici istituzionali? In verità, la proposta di Conferenza Regione Autonomie locali è soltanto un incontro tra i vertici della Regione con i Presidenti delle Province, le Comunità montane e una rappresentanza dei Sindaci. Se è concepita così, sapete cosa succede ricorrentemente? Che non c'è un'organizzazione gerarchica, non c'è un'organizzazione sistemica, ma una situazione di fatto in cui il Comune di Torino continua significativamente a prevalere per conto suo e noi siamo costretti a continuare in qualche maniera ad aggregarci: la capacità di traino la esercita il Comune e non c'è alcuna polemica da fare con Prodi. Anche il nostro Segretario regionale ha espresso disappunto per alcune modalità di organizzazione della visita di Prodi, ma noi non possiamo farci nulla se Torino diventa capace di occupare, tutti i giorni, quattro pagine sui giornali, mentre noi soltanto due righe per le polemiche. Non è una responsabilità di Torino né di Prodi se emerge una capacità di posizionamento politico che noi non siamo in grado di esprimere.
Queste questioni non le possiamo affrontare noi, colleghi, se non possiamo investire nelle scelte di governo - e qui richiamo considerazioni di Vindigni, ma soprattutto di Picchioni - una cultura dello sviluppo dell'economia che non creiamo. Gli Stati Generali li avevate inventati, lo ricordo bene, tant'è che dall'opposizione avevamo espresso consenso, per dire che inventare gli Stati Generali era la denuncia di una grande carenza, però era anche una scommessa sulla volontà e sulla capacità di mettere in rete le risorse del Piemonte e di farle diventare una risorsa per tutti. Sono stato uno dei due non alessandrini che sono andati fino ad Alessandria - e, credetemi, ho qualcosa da fare anch'io - a sottolineare in ogni caso che un'operazione di questo genere non la si può tentare in una situazione di bagnomaria: o la si ripropone o la si dissolve, spiegandone le ragioni. Il sociologo Bagnasco ha fatto un'affermazione molto importante: le città come Torino, Lione e Stoccarda, che storicamente hanno avuto una grande funzione per l'economia dei loro territori in quanto luoghi di insediamento di uno sviluppo che ha trascinato altre opportunità oggi non la esercitano più e l'unica definizione che riusciamo a "sfornare" per loro è, dal punto di vista culturale, quella di capitali regionali.
Senza sapere poi che cosa sono le Regioni.
Allora, l'espressione capitale regionale, se detta così, implica che Torino non si autocostituisca come tale, ma che la Regione costituisca attorno a Torino una funzione che si esercita nei confronti dell'intero territorio, attraverso un'opera di programmazione che le assegna dei ruoli la colloca, ecc. Se non interverremo adeguatamente - anche in questo richiamo Picchioni - è chiaro che Torino subirà gravissime conseguenze a causa dell'esplosione della forza centrifuga che ormai trascina da altre parti il destino, la cultura e gli interessi dei singoli territori. La Regione Piemonte resterà da sola, come istituto subalterno, a chiedere a Torino, che ha un suo peso specifico, di ospitarla, di rappresentarla con il Papa, con il Vescovo o con chi capiterà di volta in volta.
Questa non è una questione emersa casualmente e non investe una responsabilità contingente del Presidente della Giunta e del Presidente del Consiglio: ci sono anche queste responsabilità, come è già stato detto, ma esiste anche un problema che rischia di riproporsi sistematicamente.
Io apprezzo in lei, Presidente Ghigo, finché riesce a farlo, che non si comporti come Galan, perché le istituzioni devono essere rappresentate secondo il decoro che è loro proprio e non devono trasformarsi in tribune da cui esternare con grida ansie soggettive o posizioni di parte. Sono tante le cose che ci dividono, ma non ne voglio inventare laddove invece la possibilità di trasferire il dialogo di un'istituzione diventa un fatto positivo se si trasferisce positivamente e se si trasferisce con il rispetto di tutti i ruoli e di tutti i livelli delle istituzioni.
Voglio concludere esprimendo la profonda preoccupazione del mio Gruppo per il fatto che, in maniera più o meno spedita, siamo arrivati fin qui nel dibattito sul futuro istituzionale e sulla traiettoria che deve percorrere la Regione Piemonte per trasformarsi dalla vecchia Regione al nuovo Stato Regione nell'ambito del sistema federale. Siamo arrivati fin qui, ma ci siamo profondamente e pericolosamente incagliati. L'attuazione dei Bassanini è stata gestita in un modo clamorosamente modesto, clamorosamente amministrativo, clamorosamente carente rispetto alle potenzialità che possono essere messe in campo. Tra una settimana si svolgerà il dibattito sulla fiducia al Governo Prodi, quindi non è necessario ampliare adesso temi non strettamente attinenti al problema che sto affrontando. Io pongo questa questione: una riforma del sistema dei trasporti locali, delle autonomie, dell'agricoltura e del mercato del lavoro (con tutto quello che implica, come la costituzione delle agenzie di collocamento private) implicherebbero per questo Consiglio la convocazione di quattro riunioni di Stati Generali specifiche allo scopo di radunare una cultura che sia, prima di tutto, un sostrato di conoscenza comune e trasversale su cui poter impiantare posizioni parziali, eventualmente di area politica, e da cui poter attingere idee. Le sto scrivendo, Presidente, e lo segnalo anche ai colleghi ai colleghi Consiglieri di altri Gruppi, perché al di là di una nota, credo si debba discutere della sostanza, per chiedere di sospendere la prosecuzione del dibattito sui provvedimenti di recepimento della riforma Bassanini, perché è troppo pericolosamente esiguo il dibattito perché troppo avulso da un discorso di riorganizzazione del sistema Piemonte, da un'idea di Regione. Si può fare tutto e anche in fretta, ma non si possono disperdere, per una mancanza di valutazione organica della posta in gioco, le opportunità più significative che la Regione si deve giocare. Così come la Conferenza Regione - autonomie locali non può essere giocata solo come rapporto tra l'esecutivo della Regione e i vertici dei Comuni e di alcune Province; così come il rapporto di tutto il Piemonte e di tutta la sua capacità di gestire l'insieme delle relazioni economiche sociali, culturali, logistiche, deve diventare la materia sulla quale creare un'alleanza e un futuro.
Quando sento dire da colleghi del Polo che il governo deve risolvere il problema del lavoro - il livello di disoccupazione di Torino è altissimo e anche noi lo diciamo sempre - voglio capire meglio. Per quanto riguarda l'uso dei fondi comunitari, Torino è sempre stata compresa nell'obiettivo 2, un posizionamento privilegiato. Non è che il governo non abbia visto in Torino o in Piemonte la capacità di utilizzare delle risorse. Bisogna capire che cosa si è fatto, perché non possiamo atteggiarci in modo invocativo e rivendicativo, come se fossimo una piccola sperduta realtà c'è soltanto Cuneo che non possiede un'autostrada.
E' questo un argomento che ho voluto segnalare per mettere a disposizione tutta la nostra disponibilità per ragionare e discutere, ma anche per chiedere una modificazione di approccio e di atteggiamento nei confronti delle tematiche che dobbiamo affrontare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Farò solo due e brevi considerazioni precedute da un giudizio sulla proposta del collega Capogruppo dei Democratici di sinistra di affrontare in modo diverso la questione dell'applicazione dei decreti legislativi Bassanini.
Questo modo di affrontare i temi è contraddittorio, in certi momenti è troppo spezzettato; non c'è un filo conduttore di tutti questi provvedimenti, perché non c'è - almeno per quanto ho avuto modo di leggere alcuna logica di carattere politico, se non una logica dei funzionari che devono gestire la fase transitoria, e dovendo gestire la fase transitoria spostano il momento della transizione dopo la scadenza dell'amministrazione regionale, cioè dopo il 2000-2001. Perdiamo una grande occasione, non so più come ripeterlo, è da un paio di mesi che chiediamo al Presidente di affrontare questo tema in modo serio, non come un problema settoriale. Se non c'è un quadro di insieme rischiamo di fare un pessimo lavoro, pertanto mi associo alla richiesta del collega Riba.
Sul dibattito di oggi una brevissima considerazione sull'intervento del Presidente Ghigo.
Presidente, lei oggi è ritornato sulla questione del Museo Egizio. Sono preoccupato per ciò che lei ha detto. Perché, dopo aver discusso per tantissimo tempo qui in aula sulla questione di Venaria, dopo aver discusso per mesi sul Museo Egizio, dopo aver stipulato gli accordi, gli incontri dal Ministero, i protocolli, dopo aver deciso che bisognava procedere ad una gara internazionale per decidere cosa mettere nel museo egizio, lei oggi ci viene a dire che il Museo Egizio potrebbe stare anche a Venaria? Presidente, se lei dice che questa è una sua idea, visto che lei è il Presidente della Giunta regionale, o le questioni che decidiamo la coinvolgono oppure, nel momento in cui bisognava decidere lei doveva dire con l'autorevolezza che le deriva dall'essere capo della maggioranza, che non era d'accordo che il Museo Egizio resti a Torino, ma deve andare a Venaria.
Lei questa sua posizione non l'ha espressa. Dico questo non per notare una contraddizione, ma perché se non c'è la convinzione che le scelte fatte dal Consiglio debbano essere attuate e non c'è la convinzione soprattutto da parte del Presidente, non vorrei che, in caso di probabili difficoltà o di non rispetto dei tempi, per quanto riguarda le procedure per Venaria riaffiorasse di nuovo un'idea che lei continua a tenere dentro di sé.
Presidente Ghigo, ho sentito un sacco di critiche a Prodi, ma in queste cose bisogna essere determinati, bisogna dare delle certezze, non si possono avere continuamente dei dubbi. Tutti abbiamo avuto nutrito dei dubbi quando si è discusso del Museo Egizio a Venaria ma, assunta una decisione, si va avanti. Rimetterla in discussione nell'aula del Consiglio regionale mi sembra piuttosto grave dal punto di vista istituzionale, il che non aiuta certamente ad andare avanti in tempi veloci. Se il Presidente Ghigo rimette in discussione quella scelta, crea qualche ostacolo.
Crea imbarazzo soprattutto in chi aveva un'opinione come la sua e che l'ha dovuta modificare perché ha ritenuto che la scelta del mantenimento del Museo Egizio a Torino sia un fatto importante per la città di Torino.
Ho voluto sottolineare questo in quanto non si possono esprime delle idee senza tenere conto delle decisioni che si assumono.
Presidente, ho letto il suo intervento di ieri nell'incontro con Prodi.
Mi pare che lei abbia, giustamente, espresso le problematiche della Regione Piemonte. Non voglio qui sottolineare i limiti del suo intervento, mi pare che lei abbia espresso questa decisione soprattutto per quanto riguarda i fondi strutturali e per quanto riguarda l'applicazione dei Decreti Bassanini.
Mi permetto, Presidente di dare un suggerimento di questo tipo: a me sembra che le motilità con cui il Comune di Torino, la Regione Piemonte, le Regioni e i Comuni d'Italia si legano allo sviluppo del sistema Italia siano errate, in qualche modo viziate da una logica centralistica. Ovvero lo Stato deve darci, lo Stato deve trasferire; questa è un'impostazione perdente. Che cosa sta avvenendo da quando si è messo in moto il processo di federalismo amministrativo? Sta avvenendo che l'asse Milano-Roma passando per Bologna, andando fino a Napoli, è un asse, dal punto di vista urbano, che si sta rafforzando: questo è il problema. Nonostante le richieste della Regione Piemonte e del Comune di Torino, è quell'asse, già forte, si sta rafforzando.
Ho la sensazione che i Presidenti delle Regioni - e in questo senso c'è una debolezza del sistema delle Regioni - stanno seguendo sicuramente bene la questione del federalismo amministrativo, cioè dell'applicazione del Bassanini, ma l'altra questione connessa al federalismo amministrativo, che è il decentramento e la delocalizzazione delle funzioni nazionali, che vengono svolte oggi dallo Stato attraverso i Ministeri ed alcune grandi imprese pubbliche, non viene affrontato: il federalismo è strettamente legato alla questione del capitale reticolare. Se non c'è questo nesso, il federalismo non ha senso.
Abbiamo sempre immaginato, non attuato, un decentramento e una delocalizzazione delle funzioni regionali: questo è il problema. E' il problema che i Presidenti delle Regioni devono porre per definire, insieme al governo, nella Conferenza Stato-Regioni e autonomie locali, i criteri che bisogna seguire per delocalizzare alcuni funzioni nazionali.
Ho presentato un'interrogazione sulla Telecom - poi, per fortuna, hanno dichiarato che non è vero - sulla delocalizzazione di una delle direzioni regionali che attualmente è a Roma verso Milano. Per fortuna non è vero.
Però il problema resta. Fino a quando non verranno definiti i criteri.
Bisogna scegliere i criteri della viabilità, ecc., e questi criteri vanno definiti in modo che la localizzazione di un'attività nazionale non sia un problema di confronto tra il peso politico del Presidente Ghigo e il Ministro Formigoni o del Sindaco Castellani e il Sindaco Bassolino. Perch se il problema è ridotto solo a questo, vince chi, all'interno del proprio partito, ha più peso.
E' una logica pericolosa, non perché ritengo che il Presidente Ghigo sia più debole rispetto al Ministro Formigoni, oppure perché il Sindaco Castellani sia più debole rispetto al Sindaco Bassolino. Non è questo; è perché complessivamente è una logica politica sbagliata, che in altri tempi si sarebbe chiamata "clientelismo politico". Quando si costruivano le autostrade o gli ospedali in certe zone, si diceva che quello era clientelismo.
Questa è la stessa logica, che però non è più compatibile con la logica di tipo federale, perché richiede un protagonismo da parte delle Regioni quindi la logica è invertita.
Presidente, l'ho scritto nell'interrogazione che ho presentato: occorre che la Conferenza Stato-Regioni definisca i criteri per delocalizzare queste funzioni nazionali. Definendo questi criteri, il meccanismo diventa trasparente, diversamente non lo è.
Si tratta dunque di passare in una fase diversa: oltre al federalismo amministrativo, passare alla costruzione della capitale articolare. E' su questo che va condotta la sfida nei confronti del Governo, è su questo che le Regioni possono svolgere un ruolo; altrimenti e giustamente - perché è così nel sistema politico - valgono i poteri più forti, in questo caso sicuramente i Sindaci, che non è detto rappresentino le esigenze complessive dei territori più vasti, anzi non li rappresentano affatto. E il paradosso è che si chiudano addirittura nelle proprie città, nei propri confini, sempre più, senza neppure considerare i Comuni contermini.
Il ruolo delle Regioni, in questo senso, è molto più forte e bisogna saperlo rivendicare partendo dall'idea originaria, non soltanto della Fondazione Agnelli, di costruire la capitale articolare. E' qui la sfida che si può condurre e che può consentire alla Regione di acquisire un ruolo.
Contemporaneamente, quindi, alla battaglia sul federalismo amministrativo, bisogna condurre questa battaglia.
Presidente, il suo ruolo sotto questo aspetto è importante; non si tratta di organizzare delle visite simboliche del Presidente Prodi o di qualche Ministro che debbono fare il giro della periferia dell'impero perché non è in una logica più federale la visita alle periferie dell'impero. Non si tratta di fare questo, ma di costruire - e lo ripeto criteri per delocalizzare le funzioni nazionali.
Oggi questa possibilità dipende anche dalla capacità delle Regioni tutte, indipendentemente dal colore politico, di svolgere questo ruolo.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Scanderebech, desidero informare che è venuta in Consiglio regionale una delegazione di allevatori, sul problema noto delle quote latte. Credo sia opportuno ricevere questa delegazione tra un quarto d'ora, venti minuti, quando avremo finito i lavori della mattinata. L'invito è ai Capigruppo, ai Consiglieri che ritengono di essere interessati, ovviamente al Presidente della Commissione, in Sala Viglione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, ho ascoltato l'ultima parte del dibattito che, mai come oggi, condivido, anzi, avrei da aggiungere qualcosa in più.
In questi giorni, Presidente Ghigo, ci sono stati tre eventi importantissimi, forse i più importanti in questi ultimi anni, ma in particolare da quando noi Consiglieri regionali siamo stati eletti: l'arrivo del Papa Giovanni Paolo II, la visita del Presidente Prodi e - non so se li avete notati - l'esposizione dei famosi distintivi del Comitato per le Olimpiadi 2006 (è stato sponsorizzato, con dei distintivi, il Comitato per le Olimpiadi, ma io di distintivo ho solo quello di Forza Italia, che ho comprato e mi onoro e gratifico di portarlo).
Non ho visto alcun Consigliere regionale presenziare o partecipare a questi grandi eventi. E' veramente indegno, per un Consigliere regionale non essere stato invitato ad un evento così importante per la famiglia, per quei valori che tutti noi rappresentiamo, quale la visita del Papa. E sono stati divulgati migliaia di inviti.
Casualmente, domenica mi sono trovato in Piazza Vittorio, perché mia figlia voleva vedere il Papa; io abito proprio lì, potevo vederlo dalla finestra, ma la voglia e il desiderio di andare avanti e vedere da vicino soprattutto per mia figlia, era talmente grande che sono sceso in piazza e mi sono fatto spazio. Per strada ho incontrato Mario Trematore - non so se lo ricordate - colui che col suo coraggio ha rischiato la propria vita; era anche lui lì, disperato e abbandonato, nessuno l'aveva preso in considerazione. Insieme siamo andati davanti, questo per dimostrare come è stata organizzata la giornata.
Anch'io - come i colleghi Picchioni, Vindigni, Riba e coloro che mi hanno preceduto - non capisco dove siano andate a finire la forza e la dignità di questa assemblea, non capisco a chi dobbiamo chiedere che venga rispettata la nostra istituzione, non capisco come un'aula così significativa, che un mese fa aveva affrontato le tematiche dello sviluppo economico e sociale dell'intera regione e della città di Torino, in particolare in seguito agli eventi degli squatter, in un dibattito così alto, sia stata dimenticata in questi tre episodi fondamentali degli ultimi giorni della nostra legislatura.
Mi chiedo, allora, come possa un Consigliere regionale sentirsi partecipe e consapevole delle scelte e del futuro della città di Torino e di tutto il Piemonte.
Mi chiedo, Presidente Ghigo e Presidente Deorsola, voi, in qualità di nostri Presidenti e rappresentanti in primis, cosa state facendo per far rappresentare ognuno di noi, indipendentemente dal colore e dall'appartenenza politica? Come Consigliere regionale, esigo una risposta, pur sapendo che quando le istituzioni devono essere rappresentate, purtroppo, oggi più che ieri non si riesce a rappresentare la parte politica, perché ci sono delle strategie ben precise che fanno sì che la politica non assuma il suo vero ruolo.
Questo è un grosso problema che noi tutti dobbiamo porci e che anche il collega Riba prima aveva preso in esame.
Se veramente vogliamo che la politica torni in cattedra, che ci siano dei tavoli di concertazione, è opportuno che arrivino le iniziative politiche e quelli che sono i principi ideali, ma le strategie politiche la progettualità politica che non può essere di meno se vogliamo veramente sperare in un progresso, se vogliamo veramente progettare il futuro della nostra Regione! Avrei da dire tante altre cose, però sono veramente amareggiato dopo quello che è successo in questi ultimi giorni. Mi auguro che il Presidente Ghigo mi abbia ascoltato perché veramente non si può andare avanti in questo modo! Ognuno di noi si deve assumere le responsabilità; ognuno di noi si deve assumere le responsabilità indipendentemente dal ruolo - lo ripeto - e dalla appartenenza politica, ma questa istituzione, questo Consiglio deve tornare a primeggiare nella sua dignità e nella sua forza politica.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Chiezzi desidero informare che oggi era prevista la riunione dell'Ufficio di Presidenza con la Consulta delle Elette, riunione che viene spostata a domani, sempre nell'intervallo vista l'impossibilità a partecipare della Consigliera Simonetti.



MANICA Giuliana

Chiediamo che sia uno spostamento inderogabile e definitivo per essendo già stato fatto per tre volte. E' la terza volta che ci sposta!



SPAGNUOLO Carla

Che sia domani!



MINERVINI Marta

Mi associo anch'io a questa richiesta.



PRESIDENTE

L'incontro si terrà comunque.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Santo Padre Giovanni Paolo II, il Presidente Prodi, i protocolli di Stato, le Prefetture, la Regione nello Stato federale, la città capitale di Regione, la disoccupazione l'authority, il centro aerospaziale, i famigliari e i portaborse, il Museo Egizio, i Bassanini, il trasporto locale, il federalismo, l'Ufficio di collocamento, la Conferenza Stato-Regioni, la Conferenza Regioni-Enti locali, la capitale reticolare, Verbania che va in Lombardia, Cuneo che va a Nizza, le Olimpiadi, i Mondiali di calcio: di tutto questo ed altro si è parlato questa mattina, senza limiti di tempo, senza limiti di intervento senza limiti di argomento. Una mattina di parole in libera uscita a volontà.
Bene, succede così a richiesta, Presidente del Consiglio? Oppure succede così a richiesta di qualcuno? Questa domanda le viene da un Gruppo al quale lei ha impedito di parlare più di una volta. Noi siamo anche favorevoli a questo modo di procedere; ci piacerebbe solo capire quando questo può avvenire e perch può avvenire. Se ci sono argomenti e argomenti, o persone e persone, o momenti suoi di umore o altro. Per favore ci chiarisca questo fatto.
Tutti questi discorsi sono stati infilzati da un lamento, un po' di tutti: questa povera nostra Regione che non è considerata per quello che si dovrebbe dal punto di vista della lettera costituzionale e di quello che si dovrebbe in ragione di quello che la Regione fa. Un lamento di sottovalutazione, un lamento contro Torino che prevarica e accentra su di sé tutte le energie, le attenzioni dello Stato centrale.
Questo lamento stupisce un po', in quest'aula e in forma così diffusa perché per due anni e mezzo il nostro Gruppo è rimasto solo a sostenere che la Regione condotta nel modo in cui stava facendo il Presidente Ghigo spogliata di ogni attività che la Costituzione le aveva consegnato, quindi spogliata di ogni progetto, di ogni idea, una Regione piatta sull'amministrazione del giorno per giorno, senza il piano regionale di sviluppo, che non c'è ancora, senza il piano dei trasporti: una Regione di questo genere è una Regione obiettivamente debole e anche a proposito del rispetto tra le istituzioni si può ben dire che ogni istituzione da parte delle altre istituzioni ha il rispetto che si merita. E la nostra Regione per le attività di governo che non ha svolto merita poco rispetto. Tant'è che in certe occasioni non la si considera, non la si invita e non la si fa parte di un progetto di governo che viceversa altre istituzioni fanno.
Ma stupisce anche che si siano uditi in modo diffuso i lamenti sulla centralità di Torino. Ma come colleghi? Vi lamentate di ciò che voi continuate a proporre? Ma in quest'aula su questioni non irrilevanti c'è stata una maggioranza straripante a favore di interventi discrezionali e discutibili che avevano come centro la città di Torino! E allora non possiamo da un lato lamentarci che Torino, capitale della Regione, accentra su di sé tutti i progetti e poi per tre anni partecipare in modo indistinto all'affermazione di progetti prioritari sulla città di Torino: è una bella contraddizione! Il problema della rappresentanza.
I Consiglieri regionali sono rappresentanti di tutta la Regione.
Mariangela Cotto ha ricordato un'esperienza, non sarà l'unica, in cui come Consigliere regionale presentatomi alla Prefettura di Asti per partecipare all'incontro con il Capo dello Stato ho dovuto faticare non poco per riuscire ad avere, fuori dal rettangolo stabilito dal protocollo, una sedia sulla quale sedermi.
Su questo aspetto però cominciamo anche noi a riflettere sul modo in cui svolgiamo il compito di Consiglieri regionali. Io vi posso dire qualche impressione. Non è infrequente un mio impegno a livello regionale (siamo un piccolo partito e quindi i quattro Consiglieri regionali si spostano a parlare e discutere dei problemi); vedete, è successo quasi sempre, quando come Consigliere regionale partecipo a incontri, convegni, manifestazioni in Province che non sono la Provincia di Torino, devo dirvi che trovo un certo disagio a intervenire perché mi pare di essere un po' all'estero, per due motivi.
Il primo motivo, se volete, possiamo imputarlo a qualcun altro: a volte le Province non invitano; semplicemente non invitano i Consiglieri regionali. Invitano solo i Consiglieri regionali che sono stati eletti in quella Provincia. Questo è un fatto molto grave! Noi siamo un assemblaggio di Consiglieri provinciali, siamo questo! Siamo un assemblaggio di Consiglieri provinciali che rimarcano il fatto di essere tali! Perché più di una volta mi è successo di andare in assemblee nelle quali un Consigliere regionale eletto in quella Provincia, apriva il proprio intervento, dicendo: "Sono Consigliere regionale del vostro territorio". A rimorchio, successivamente, mi alzavo anch'io: "Sono Consigliere regionale del vostro territorio". Tutti guardano "un po' così".... Si è detto un qualcosa di inopportuno.
Nel sollevare il problema del riconoscimento del nostro ruolo regionale è indispensabile un chiarimento, anche tra noi. Sembra quasi, quando ci si reca in altre Province, che invece di rilevare la soddisfazione dei colleghi Consiglieri di verificare la presenza di più forze politiche, vi sia un certo qual fastidio: "Cosa sei venuto a fare, qui?" Fastidio che si rileva anche a livello personale; i colleghi t'incontrano, ti vedono e ti chiedono: "Cosa sei venuto a fare?" Parliamo spesso di correttezza, di ruolo, di rapporto; il mio intervento è teso a sottolineare che molte cose, come spesso accade dobbiamo farle noi; e che molti lamenti devono essere risolti da comportamenti nostri.
Ultima considerazione. Avevo chiesto al Presidente del Consiglio se in tutta questa vicenda, tanto criticata, egli ha agito da solo, come monarca oppure se si è avvalso dell'Ufficio di Presidenza. Lei sa che come Gruppo di Rifondazione Comunista non abbiamo rappresentanti nell'Ufficio di Presidenza; ci sono rappresentanti eletti da minoranze che non fanno parte del nostro Gruppo e che non ci informano di nulla, per cui siamo sempre nella condizione di dover chiedere...



PRESIDENTE

La informo che non c'è stato coinvolgimento dell'Ufficio di Presidenza.



CHIEZZI Giuseppe

...informazioni in aula.
Il Presidente mi informa del fatto che l'Ufficio di Presidenza non è stato interessato dalla vicenda. Perché? Perché nella gestione di fatti esterni lei non interpella l'Ufficio di Presidenza; se lo interpellasse forse eviterebbe alcuni errori. L'Ufficio di Presidenza non ha ricevuto inviti? Non è stato invitato? Questa l'altra domanda che le avevo posto.



PRESIDENTE

Non conosco l'elenco degli invitati; la nostra presenza, come Consiglio, non è stata prevista dagli organizzatori.



CHIEZZI Giuseppe

D'accordo, Presidente, ma lei conosce i componenti dell'Ufficio di Presidenza, spero.



GALLARINI Pierluigi

Scusi Consigliere, mentre lei era fuori dall'aula, ho informato il Consiglio che personalmente, come membro dell'Ufficio di Presidenza, non ho ricevuto alcun invito.



PRESIDENTE

I due Vicepresidenti mi dicono di essere stati invitati.



CHIEZZI Giuseppe

La inviterei, Presidente, a tener conto che lei ha funzioni di rappresentanza completa della Regione Piemonte, e che nei momenti in cui la Regione partecipa ad attività che non sono solo di rappresentanza, ma hanno altre ed estese valenze, sarebbe opportuno che si presentasse in Consiglio forte del contributo che l'intero Ufficio di Presidenza può darle in occasioni tanto delicate.
Riprendo la domanda posta all'inizio dell'intervento; spero che il nostro Gruppo, dopo la mattinata di parole in libertà, potrà almeno disporre, come il Regolamento consente, di chiarimenti su quanto successo oggi e un po' di lumi su come comportarci in futuro, e a portare tutti i Gruppi consiliari, magari su nostra proposta, su un certo tema, a discutere di questioni di carattere generale e vario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, sono state fatte molte considerazioni, alcune delle quali anche molto interessanti. Personalmente avevo chiesto la parola per esprimere il disagio su sedute consiliari come quelle di oggi.
Come Gruppo spesso siamo criticati perché in sede di votazione delle leggi interveniamo in tre o quattro sullo stesso articolo e perch presentiamo emendamenti; comportamento che viene visto come un atteggiamento che fa "perdere tempo". Mi stupisco che il Presidente Deorsola organizzi i lavori per "perdere tempo". All'inizio del suo mandato ci ricordava spesso il Regolamento - credo non se lo sia dimenticato; in tal senso, credo esistano modi di governare l'assemblea diversi da quelli utilizzati, che facciano sì che le nostre siano assemblee di un Consiglio regionale e non di un qualsiasi club culturale, in cui si parla di tutto senza limiti e senza impegni.
E' da un po', ormai, che a seconda della discrezione del Presidente, le riunioni seguono un Regolamento ad hoc; la invito ad una riflessione e a far sì che non sia più così, soprattutto in occasione di pubblico che ci ascolta. Diversamente, occorrerà riflettere sulla Presidenza di questo Consiglio.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, vorrei porre una domanda e avanzare una proposta.
Vista la sentita necessità del Consiglio di discutere i destini del Piemonte, ricordo che è iscritto all'o.d.g., ormai da sette/otto mesi, un ordine del giorno sul "Caso Piemonte" che il nostro Gruppo aveva presentato partendo dal tema dell'Authority; chiedo che d'intesa con la Giunta il documento venga posto in discussione, magari collegandolo alla presentazione del Piano regionale di sviluppo. Si potrebbe così arrivare ad una conclusione maggiormente operativa perlomeno per parte degli interventi, molto interessanti, che si sono susseguiti questa mattina occorre però giungere ad una sintesi.
Relativamente a quanto concerne il ruolo della Regione Piemonte, così come viene inteso dal Comune di Torino, da noi stessi, dal Governo nazionale, quali sono le iniziative che lei, Presidente, concretamente intraprenderà? Scriverà al Sindaco di Torino, ai Prefetti, al Presidente Prodi sulla questione della presenza della Regione Piemonte e dei rappresentanti dei Gruppi consiliari a visite quali quelle di questi giorni? Desidererei ricevere una risposta anche solo di un minuto. Il nostro Gruppo, infatti, non è rappresentato nell'Ufficio di Presidenza e conseguentemente abbiamo difficoltà a conoscere i fatti nel loro sviluppo normalmente, per benevolenza di alcuni colleghi, alcune volte ne siamo informati, diversamente, non abbiamo informazioni da alcuno.
La pregherei, Presidente, di ricordarsi che nell'Ufficio di Presidenza non sono presenti alcuni Gruppi e che quindi su alcune questioni importanti sarebbe corretto consultarci.
Inoltre, non vorrei che l'intero dibattito di oggi finisse come accaduto in altra discussione, in sede di Conferenza dei Capigruppo, in cui intervennero i colleghi Chiezzi, Cavaliere ed altri Consiglieri oltre a me: avevamo ricevuto una comunicazione su un convegno relativo ai decreti Bassanini, per cui si valutava se le conclusioni dello stesso dovessero esserci o meno - perché non c'era stato dibattito né Consiglio - o se le doveva fare il Presidente accanto a tutti gli altri interventi autorevolissimi. Abbiamo però visto che quel convegno si è svolto esattamente secondo il programma, senza che noi ne avessimo avuto alcuna informazione precedente. Al di là di quello che può essere un episodio, le chiederei, Presidente, una risposta di un minuto su come invece lei pensa a conclusione di questa mattinata, di dover intervenire. Se pensa di scrivere, di non scrivere, di muoversi in un determinato modo; altrimenti ho la sensazione che non abbiamo fatto il dibattito sul caso Piemonte perché ognuno ha detto delle cose, ma senza giungere a conclusioni sotto il profilo delle iniziative che ci possono competere.



PRESIDENTE

Concludendo la mattinata cercherò, con una sintesi efficace, di rispondere ai vari quesiti che sono stati posti. Cominciando da quest'ultimo della Consigliera Spagnuolo, devo dire che l'incontro sui problemi della Bassanini non si è svolto come era previsto nel foglio che è stato trasmesso come invito, da parte degli uffici, a tutti i Consiglieri perché ho precisato come mi ero impegnato.
Le conclusioni sull'argomento dibattuto: nonostante fosse riportato il termine "conclusioni", evidentemente su un argomento di quel tenore non si traggono conclusioni, semmai si fa l'ultimo intervento.
Sul problema specifico, ho già detto brevemente che intendo rappresentare tutto il disappunto per il fatto che i Consiglieri non siano stati invitati. Devo anche dire che ho valutato il dibattito di oggi, sotto un certo profilo, positivamente, nel senso che ho colto uno scatto d'orgoglio da parte dei Consiglieri per il fatto di essere Consiglieri di questa Regione. L'inserimento nel futuro assetto isti-tuzionale non è sicuramente di breve momento e perciò anche questo episodio potrà essere alla lunga un fatto positivo. Rappresenterò comunque questo disappunto chiederò di poter parlare con Sua Eminenza il Cardinale e riferir successivamente. Lo stesso farò con il Prefetto di Torino per alcune smagliature che, secondo me, sono emerse in questa occa sione. Per quanto riguarda la visita del Presidente Prodi, credo che, dopo aver rappresentato più volte l'opportunità che il Presidente potesse essere presente nella nostra assemblea, non abbiamo la possibilità di obbligare.
Inoltre, gli uffici del Presidente Prodi hanno ribadito che questo tipo di visita si era verificato anche in Regione Lombardia. Verificherò se questo è vero, ma non ho motivo di dubitarne, in quanto mi è stato comunicato da persona autorevole.
I nostri lavori sono conclusi.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.20)



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