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Dettaglio seduta n.260 del 19/05/98 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Dutto, Farassino, Ferrero, Ghigo e Goglio.


Argomento:

Diritto di parola ai Consiglieri


PRESIDENTE

Iniziamo i nostri lavori, dando la parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Il nostro Gruppo si ricorda - e ricorderanno anche i colleghi - di essere uscito dall'aula la scorsa riunione, perché la Presidenza di questo Consiglio aveva negato la parola alla Consigliera Simonetti. E' un fatto che abbiamo giudicato gravissimo, perché veniva impedito l'esercizio di un diritto democratico e di un'iniziativa politica, di fronte alla quale l'atteggiamento di qualsiasi Gruppo (penso) non può che essere quello di segnalare con la massima forza possibile il fatto che in un'aula come questa il diritto alla parola deve essere esercitato da tutti e che il Presidente del Consiglio è la persona eletta da quest'aula per garantire a tutti il diritto di parlare.
Mentre uscivamo, vi è stato un applauso, partito - mi sembra - dai banchi della destra e che ha visto partecipe la collega Minervini dell'Ufficio di Presidenza.
Per quanto riguarda l'applauso proveniente dai banchi della destra, non ci dà nessun fastidio, nel senso che è un po' esagerato, ma può succedere.
Non so se sia stata la destra o Forza Italia, ma da chiunque fosse partito non ci dà nessun fastidio: è una manifestazione di parere politico che una volta può toccare noi, un'altra volta può toccare altri.
Per quanto riguarda invece l'applauso della Consigliera Minervini, il Gruppo apprezza il fatto che, all'apertura della seduta, alla quale noi non abbiamo partecipato, la Consigliera Minervini abbia chiesto scusa al Consiglio, all'Ufficio di Presidenza e al Gruppo di Rifondazione.
Apprezziamo questa dichiarazione, ed in particolare le scuse rivolte al Consiglio e all'Ufficio di Presidenza, oltre che al Gruppo.
Rimane il problema dell'agibilità dell'aula per quanto riguarda il nostro Gruppo. E' per noi molto difficile, senza un chiarimento, continuare a stare in quest'aula, garantendo agli altri agibilità politica quando a noi viene negata.
La prima volta abbiamo abbandonato la seduta e vi abbiamo lasciati lavorare tranquilli, ma questo non succederà oggi. Se non ci sarà una dichiarazione esplicita che le garanzie di parola sono date a tutti secondo Regolamento ma date a tutti, noi chiederemo subito una sospensione del Consiglio per riunire il Gruppo e tornare in aula per dire quale sarà il nostro comportamento in una situazione di mancanza di democrazia nei confronti di componenti del nostro Gruppo.
Quindi, mentre torno a sottolineare l'apprezzamento per la collega Minervini e quello che ha detto, torno a rivolgere a tutti, non solo al Presidente del Consiglio (ché il fatto successo ad un Consigliere del nostro Gruppo avrebbe visto le proteste del nostro Gruppo se avesse interessato qualsiasi altro Consigliere, avremmo protestato insieme a lui) per capire un po', più che il passato, come si intende agire per il futuro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Tutti noi abbiamo vissuto all'interno dell'aula la vicenda della volta scorsa e degli ultimi tempi, in cui sicuramente tutti siamo stati di un nervosismo e di una tensione eccessivi.
Con il mio intervento, desidero semplicemente pregare il collega Chiezzi e il Gruppo di Rifondazione di considerare il fatto che (per quel che mi riguarda, ma ritengo che molti altri colleghi possano testimoniare in questo senso) non c'è mai stata da parte dei Presidenti che si sono succeduti all'interno di quest'aula ultimamente, e del Presidente Deorsola in particolare, la volontà di negare la parola ad un Consigliere.
Ripeto, le vicende degli ultimi tempi sono state piuttosto turbinose ed hanno innervosito un po' tutti, a cominciare da noi stessi - un po' di autocritica la possiamo fare - ma, come diceva il collega Chiezzi soprattutto per quanto riguarda il futuro, ritengo che tutti ci dobbiamo sentire garantiti per quanto riguarda il diritto di parola dal Presidente e reciprocamente, per ognuno di noi, dai 59 colleghi che compongono l'assemblea.
Mi sentivo di fare questa considerazione con molta pacatezza, per cui invito il collega Chiezzi a considerare il fatto che riteniamo - e penso lo possa ritenere lui stesso - ci siano e ci saranno le condizioni di agibilità che consentano a tutti i Gruppi, e quindi anche a quello di Rifondazione comunista, di frequentare l'aula e di far sì che l'assemblea possa lavorare con pacatezza nella sua completezza.
Credo che anche il Presidente intenda svolgere qualche considerazione.



PRESIDENTE

Su questo argomento non ci sono altre richieste di intervento. Desidero confermare che l'intenzione mia, così come è stata dimostrata nel passato è quella di poter garantire la libera e piena espressione a tutti i Gruppi e a tutti i Consiglieri. L'ho detto nel discorso di insediamento e intendo ribadirlo.
A tal fine, però, ho bisogno della preziosa collaborazione di tutti i Consiglieri e di tutti i Gruppi, affinché sia data l'opportunità di coordinare questa esigenza di espressione, che non è mai stata negata e che non intendo ovviamente negare per il futuro, con un o.d.g., per un coordinato svolgimento dei lavori.
Perciò - lo ribadisco, per quanto possa occorrere - la mia intenzione è di permettere lo svolgimento di un sereno confronto tra le opposte tesi o le sfumature delle diverse tesi, nel rispetto pieno del Regolamento.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo nuovamente per dare una risposta, perché al termine del mio intervento avevo lasciato aperto il problema del comportamento del nostro Gruppo.
Poiché, per scelta politica, abbiamo - sempre - l'intenzione di guardare al futuro più che recriminare il passato, apprezziamo le cose che sono state dette, a garanzia dei comportamenti futuri in quest'aula, sia le cose dette dal Consigliere Gallarini che dal Presidente del Consiglio.
Quindi noi riavviamo il nostro lavoro con una fiducia in più, se permettete, colleghi, che, al di là del compito senz'altro difficile di gestire i lavori di quest'aula, ci sia tra noi colleghi Consiglieri, che non facciamo parte dell'Ufficio di Presidenza, una solidarietà istituzionale nella difesa dei nostri diritti. L'ho già detto prima: avrei protestato per qualunque Consigliere regionale non avesse avuto la parola così come più volte ho detto di protestare (l'ho fatto una volta mi sembra anche nei confronti del Consigliere Ghiglia, che chiedeva la parola per fatto personale).
Ci sono questioni che non interessano maggioranza o minoranza interessano tutti; in questo caso sono particolarmente confortato dalle parole dette dal collega Gallarini in questo senso, che dal punto di vista dei diritti siamo tutti sulla stessa barca e quindi cerchiamo di aiutare il Presidente a gestirli nel modo migliore.



PRESIDENTE

Prima di proseguire nell'esame del progetto di legge n. 368: "Modifiche della legge regionale 14 marzo 1995, n. 31 'Istituzione di Ecomusei del Piemonte'", vorrei chiedere alla cortesia delle Consigliere con le quali avevamo previsto oggi un incontro nell'intervallo, dato che c'è l'indisponibilità, vuoi per assenza vuoi per altre cause, di quasi metà delle interessate, se fosse possibile aggiornare tale incontro a martedì prossimo, sempre nell'intervallo.
Colgo un cenno di assenso. Vi ringrazio. L'aggiornamento è dunque a martedì prossimo.


Argomento: Musei - Parchi e riserve

Proseguimento esame progetto di legge n. 368: "Modifiche della legge regionale 14 marzo 1995, n. 31 'Istituzione di Ecomusei del Piemonte'" (rinvio)


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del progetto di legge n. 368, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Ci eravamo fermati all'emendamento sul comma 2 dell'art. 1 l'emendamento è stato successivamente ritirato e riformulato, credo con l'adesione... Lo possiamo leggere, in modo che...



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, per cortesia ci può concedere due minuti, visto che la volta scorsa eravamo assenti?



PRESIDENTE

Sì, due minuti per l'aggiornamento, così arriva il testo dell'emendamento; due minuti per il riordino delle carte.



(La seduta sospesa alle ore 10,30, riprende alle ore 10,34)


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale (seguito)


PRESIDENTE

Mentre continuiamo a riordinare le carte, faccio solo delle comunicazioni relative alla presentazione dei progetti di legge, di cui al punto 4) all'o.d.g..


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale (seguito)

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Musei - Parchi e riserve

Proseguimento esame progetto di legge n. 368: "Modifiche della legge regionale 14 marzo 1995, n. 31 'Istituzione di Ecomusei del Piemonte'" (seguito e rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Se sono state ordinate le carte e il relatore ha la formulazione del nuovo emendamento, possiamo proseguire nell'esame del punto 5) all'o.d.g.
Ricordo che stiamo esaminando l'art. 1 del progetto di legge n. 368.
Comunico che è stato ritirato il precedente emendamento e presentato il seguente dai Consiglieri Salerno, Griffini, Bertoli, Mancuso e Manica: Il comma 2, del nuovo art. 2 della L.R. n. 31/95, è così sostituito: "2. Gli Ecomusei sono istituiti con deliberazione del Consiglio regionale previa valutazione da parte del Comitato Scientifico, di cui all'art. 3 dei progetti presentati. La gestione sarà affidata ad uno dei soggetti sottoelencati, sulla base di un idoneo progetto di gestione: a) enti di gestione delle aree protette regionali territorialmente interessate o limitrofe b) Province, Comuni, Comunità montane c) Associazioni appositamente costituite".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Papandrea. Ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Noi abbiamo delle perplessità sul punto c) - Associazioni appositamente costituite, che è una formulazione piuttosto generica. Riteniamo che in qualche modo il carattere pubblico delle associazioni appositamente costituite dovrebbe essere precisato meglio.



PRESIDENTE

Rilevo che il punto c) era già contenuto nel vecchio disegno di legge ma questa è un'osservazione oggettivamente riscontrabile.
La parola al Consigliere Salerno, relatore, che intende intervenire in proposito.



SALERNO Roberto

Grazie, Presidente. Il fatto che siano riconosciute queste possibilità alle associazioni appositamente costituite mi sembra una buona apertura e una buona chance per quelle associazioni che possono dimostrare in loco un certo interesse alla gestione di un valore naturale come un ecomuseo. Ci spieghi invece, il Consigliere Papandrea, perché ha queste perplessità; noi non le riteniamo giustificate, per cui continuiamo a ritenere corretto...



(Commenti dai banchi di Rifondazione comunista)



SALERNO Roberto

Fondamentalmente, il comma 2 nella prima formulazione non era precisamente chiaro, perché recitava "Gli Ecomusei sono istituiti con deliberazione del Consiglio regionale che ne affida la gestione sulla base di un progetto predisposto dal soggetto gestore", ma fu cambiato cercando di evitare che si individuasse il predisposto dal soggetto gestore e quindi le parole "predisposto dal soggetto gestore" furono cancellate per sostituirle con la parola "definito", estendendo quindi il campo del soggetto che può predisporre. Quindi non era molto chiara questa ampia possibilità nella predisposizione del programma o del progetto. Invece, per quanto riguarda l'osservazione del Consigliere Papandrea al punto c) dovrebbe spiegarci lui quali perplessità possono destare le associazioni appositamente costituite, cioè quelle che in presenza di un valore naturale come un ecomuseo non possono appositamente costituirsi per poi gestirlo e quindi promuoverlo. Vorrei proprio capire perché questo dovrebbe costituire motivo di perplessità, per me è un allargamento, quindi una possibilità in più anche per chi, amante del luogo o amante di quella caratteristica dell'ecomuseo, può avere interesse a costituirsi appositamente per la gestione. Pertanto, continuiamo a ritenere coerente il testo del comma 2.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglietti.



MIGLIETTI Franco

Grazie Presidente. Il motivo per cui abbiamo presentato questo emendamento era per separare i compiti che possono in alcuni casi coincidere, ma altri no. Ad esempio i Comuni, le Comunità montane, le Province o qualsivoglia istituzione possono individuare un progetto per la costituzione di un ecomuseo, ma potrebbero anche non gestirlo. Prima a noi pareva che fosse concomitante il progetto di costituzione dell'ecomuseo e il progetto di gestione; allora abbiamo presentato questo emendamento per dividere i compiti. Vi sono coloro che hanno il compito di individuare, con un progetto verificato dal Comitato scientifico, le condizioni per costituire un ecomuseo, ma potrebbe anche non coincidere; potrebbero essere altri a gestirlo. Consideriamo, ad esempio, il Villaggio Leuman presso il comune di Collegno: il comune sta elaborando un progetto per l'individuazione dell'ecomuseo, ma a gestirlo sarà sicuramente, perch presenterà un progetto in questo senso, l'Associazione "Amici della scuola" di Leuman, che conosco e che si è impegnata in un'opera di rivitalizzazione di quel borgo, quindi è sicuramente più idonea per gestirlo che non il comune di Collegno.
Secondo me il punto c) è limitativo e dovrebbe essere così formulato: "Associazioni esistenti o appositamente costituite", perché un'associazione che esiste e che si è prodigata affinché l'ente istituzionale promuovesse l'ecomuseo, non può gestirlo e deve obbligatoriamente costituire un'altra associazione? Mi sembra assolutamente limitativo. Dal momento che ci orientiamo tutti verso il volontariato e soluzioni che consentono ai cittadini di costituire associazioni di questo genere, perché dobbiamo impedire alle associazioni di gestire gli Ecomusei? Mi pare che sia una cosa assolutamente encomiabile, anzi, chiederei, se fosse possibile, di modificare il punto c) in "Associazioni esistenti o appositamente costituite". Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Se si scrivesse solo "Associazioni" potrebbe bastare? La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Credo che il problema non sia l'affidamento alle associazioni, su cui siamo d'accordo; il problema è specificare. Noi pensiamo che specificare "senza fini di lucro" sia importante. E' vero che tale precisazione forse non c'era nella legge originale; però, visto che rispetto alla legge originale si è già introdotta la modifica "Province, Comuni e Comunità montane", si può anche introdurre questa ulteriore specificazione. Vanno bene le associazioni, purché abbiano una finalità precisa (senza fini di lucro). Credo inoltre che si bisognerebbe precisare qual è il soggetto che affida la gestione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Rispetto alla stesura dell'originario disegno di legge c'è anche un'altra modificazione che, a vederla, richiede qualche chiarimento. Nella legge esistente si diceva che il Consiglio regionale "istituisce con delibera l'ecomuseo" e con delibera ne affida la gestione quindi il Consiglio istituiva e affidava la gestione. Ora non è più così perché si dice che il Consiglio regionale "istituisce, previa valutazione del Comitato scientifico dei progetti presentati". Poi si dice che la gestione è affidata, ma non si dice più da chi. E' affidata a uno dei soggetti sulla base di un idoneo progetto di gestione: in cosa consiste l'idoneità, qual è il più idoneo, come è valutata questa idoneità, chi la valuta? Il Consiglio regionale? La Giunta? Mentre in precedenza c'era un percorso chiaro e trasparente, adesso si è divisa l'istituzione dalla gestione, e quest'ultima non fa capo ad alcun soggetto amministrativo. Non si comprende, a questo punto, in cosa consisterà "l'idoneità" del progetto: chi ne determinerà le caratteristiche? Oltre alla proposta di emendamento aggiuntivo delle parole "associazioni senza fini di lucro", occorrerebbe chiarire questo elemento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, relativamente alla prima osservazione dei Consiglieri Miglietti e Papandrea sulla questione delle associazioni, che mi sembra corretto riprendere, la dizione potrebbe essere "Associazioni ed Enti non a scopo di lucro", tralasciando quindi le parole "costituite o appositamente costituite".
Anche l'ultima osservazione del Consigliere Chiezzi mi sembra corretta a questo punto, forse, avremmo bisogno di un minuto per riformulare l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, ho seguito il dibattito e le osservazioni del collega Miglietti, vorrei però capire dal collega Salerno relativamente al suo ultimo intervento - le ragioni della precisazione "Associazioni o Enti, sia esistenti, sia appositamente costituite non a scopo di lucro'". Qual è il motivo della dizione "non a scopo di lucro"? Un'associazione a scopo di lucro potrebbe tuttavia, fra le sue attività, voler realizzare un'iniziativa inerente un Ecomuseo; non è detto che quell'iniziativa sia a scopo di lucro: non vedo perché escludere tutta una serie di associazioni. L'avere "scopo di lucro" non è una colpa, ma una caratteristica. Se sussistono le condizioni richieste dalla legge per l'Ecomuseo, non ci sono motivi per escluderla.
Questa la mia perplessità, relativa alla sua ultima osservazione collega Salerno, che non è contenuta né nel testo né nell'emendamento presentato. Vorrei capire le ragioni della dizione aggiunta; vi possono essere delle associazioni con scopo di lucro che intendono appoggiare un certo tipo di attività o progetto attinenti gli Ecomusei. Anche se un'associazione ha scopo di lucro può svolgere un progetto assolutamente attinente con il testo emendativo presentato. Non vedo perch colpevolizzare o in qualche modo escludere caratteristiche che sono societarie e che non attengono alla legge che stiamo discutendo.
Un'associazione può essere intenzionata ad un'azione positiva di valorizzazione del territorio, pur avendo scopo di lucro. Se accettiamo le associazioni dobbiamo farlo conché il loro progetto attenga alla legge.
Questo l'interrogativo che volevo porre.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, mi sembrava che la legge cogliesse lo spirito che ha animato il legislatore non solo regionale, ma anche nazionale; tant'è che relativamente al volontariato, alle associazioni non a non a scopo di lucro s'è posta un'attenzione seria e significativa. Avendo già individuato soggetti quali Province e Comunità montane - quindi Enti pubblici - ed associazioni ed Enti non a scopo di lucro, mi pareva una forzatura inserire la dizione "Associazioni ed Enti a scopo commerciale".
In ogni caso, Presidente Deorsola, proporrei di riformulare l'emendamento - raccogliendo le istanze emerse - al comma secondo eventualmente, la Consigliera Spagnuolo potrebbe presentare un emendamento che verrebbe successivamente posto ai voti.



PRESIDENTE

Colleghi, se c'è difficoltà a trovare una soluzione o la rinviamo al pomeriggio o la aggiorniamo. Non intendo parlare di ritorno in Commissione ma che vi sia un minimo di chiarezza.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, ho chiesto la cortesia alla collega Spagnuolo di lasciarmi intervenire prima di lei, per delle osservazioni circa le valutazioni che lei esprimeva, relativamente alla necessità di non escludere associazioni con fini di lucro. Il lucro rispetto alla gestione di questo tipo di attività economica - e quindi anche la gestione dell'Ecomuseo - in qualche modo va a sminuire, secondo il Gruppo, la natura stessa della gestione di un Ecomuseo e quindi di un'attività economica con un certo tipo di caratteristiche.
L'attività economica con fini di lucro verrebbe a condizionare inevitabilmente la natura stessa dell'Ecomuseo e ad inibirne la fruibilità dell'accesso, dell'utilizzo e della gestione.
In tal senso, ci pareva importante sottolineare - mi rivolgo naturalmente, oltreché alla collega Spagnuolo, al relatore del disegno di legge sugli Ecomusei, Consigliere Salerno - questa distinzione. Si tratta da un lato, di valutare l'entrata di soggetti privati, attori economici senza fini di lucro che possono collocarsi in un contesto con queste caratteristiche; altra cosa è l'inserimento di soggetti privati con fini di lucro. Inserimento che ci pareva fuori luogo rispetto alla gestione di questo tipo di attività, per il motivo che ho detto. Il fine di lucro condizionerebbe inevitabilmente la gestione e la fruibilità stessa dell'Ecomuseo.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Papandrea, comunico la proposta suggeritami dal Presidente della Commissione, che credo possa risolvere la discussione, che a mio avviso si sta trascinando oltremodo.
La parola al Consigliere Griffini.



GRIFFINI Massimo

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, siccome penso che si debba cercare di lavorare il meglio possibile, se i componenti della Commissione concordano proporrei una riunione della Commissione stessa alle h. 14.15 prima dell'inizio della sessione pomeridiana del Consiglio, in modo da definire un testo di disegno di legge che sia il più corretto possibile.
Diversamente, diventa difficile lavorare. Con una riunione di Commissione di mezz'ora in Sala Morando - se il Presidente è d'accordo - potremmo definire il testo del disegno di legge in modo opportuno.



PRESIDENTE

Prendendo spunto dalla disponibilità del Presidente della Commissione fisserei la chiusura dei lavori del Consiglio di stamani alle h. 13,00, la convocazione alle h. 14,15 della V Commissione, e la ripresa dei lavori alle h. 15,00.
Il provvedimento è quindi rinviato in Commissione.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Proporrei di passare all'esame del progetto di legge n. 214, di cui al punto 7) all'o.d.g.
Il provvedimento in Commissione ha avuto la seguente votazione: favorevoli i Gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, CCD, CDU, Lega Nord e il Gruppo Misto; contrari i Gruppi di Rifondazione comunista e Verdi; non ha partecipato alla votazione il Gruppo del PDS.
La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Chiedo di passare al punto 3 all'o.d.g. relativo alle interrogazioni ed interpellanze.



PRESIDENTE

Chiedo alla Giunta se è pronta a rispondere alle interrogazioni relative alle aree a rischio idrogeologico. L'Assessore annuisce, pertanto potremo discutere queste interrogazioni.
La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Potrei fare una comunicazione di carattere generale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Chiedo la verifica del numero legale.



PRESIDENTE

Si proceda all'appello nominale per la verifica del numero legale.



(Il Consigliere Segretario Toselli effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 28 hanno risposto SI' 28 Consiglieri Il numero legale è assicurato.
La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Non si tratta di un'interpellanza specifica, ma di una comunicazione così come mi era stato richiesto dal Presidente presente alla conferenza dei Capigruppo in ordine alla conoscenza del dissesto territoriale e in ordine anche ai controlli, alle sistemazioni dei dissesti di versante e anche notizie più specifiche su elenchi che vengono pubblicati in questi giorni in ordine a situazione di rischio, ovviamente con riserva di risposta puntuale alle singole interrogazioni; se gli interroganti fossero d'accordo, su questi temi potrei eventualmente rimettere ...



(Forte brusìo in aula)



PRESIDENTE

Scusi, Assessore, vorrei richiamare l'aula.
Secondo la prassi in vigore, che io posso condividere o meno, è stata richiesta la verifica del numero legale. Questa c'è stata ed ha dato esito positivo. Credo di aver inteso che il significato della richiesta del Consigliere fosse quello di attuare un minimo di attenzione.
Se l'aula, in parte, risponde con questa attenzione, comunque insufficiente per un problema di grande interesse ed anche nei riguardi delle parole dell'Assessore, credo che non ci siano le condizioni per svolgere un sereno e proficuo lavoro.
Vi invito quindi cortesemente a prestare attenzione alle parole dell'Assessore.


Argomento: Opere pubbliche - Calamità naturali - Difesa idrogeologica

Interrogazioni nn. 631, 661, 909, 1012, 1570, 1782, 1806, 1807, 1858, 1989 1996 e 1997 tutte inerenti a: "L'assetto idrogeologico e le aree a rischio del Piemonte"


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo le interrogazioni nn. 631, 661, 909, 1012, 1570, 1782, 1806 1807, 1858, 1989, 1996 e 1997 tutte inerenti a: "L'assetto idrogeologico e le aree a rischio del Piemonte" sollecitate in sede di riunione di Capigruppo.
Risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente.
Le esperienze recenti e del passato evidenziano, in modo sempre più chiaro, come la difesa dai pericoli naturali, la tutela delle risorse ambientali e della pubblica incolumità non possano essere viste solo in funzione dell'efficienza operativa attuabile mediante interventi di emergenza in corso di evento, ma debbano basarsi anche, e soprattutto, su una metodica opera di prevenzione.
Ciò, in altre parole, sottintende un preventivo riconoscimento della tipologia dei fenomeni di instabilità e dei loro meccanismi evolutivi della frequenza con cui questi si attivano nonché della loro distribuzione spaziale.
La conoscenza del territorio nella sua globalità, quindi, è un presupposto indispensabile per la gestione dell'equilibrio "idrogeologico".
Una corretta programmazione degli interventi deve considerare necessariamente sia gli aspetti fisico-ambientali intrinseci sia la compatibilità tra questi e le potenziali trasformazioni del territorio stesso.
Di grande aiuto alle attività finalizzate alla protezione civile è la consapevolezza che i processi di instabilità si manifestano sul territorio ciclicamente, in un ripetersi cadenzato da pulsazioni di maggiore o minore intensità, ma con meccanismi spesso simili. Ovviamente esistono processi più prevedibili, perché soggetti a leggi di comportamento meglio consolidate, come ad esempio i processi fluviali; altri meno prevedibili come determinati complessi movimenti di versante i cui meccanismi sono ancora poco conosciuti o dipendenti da una vasta serie di fattori concomitanti ed interagenti.
La distinzione tipologica di numerosi processi rilevati, la loro aggregazione in gruppi aventi caratteristiche comuni, hanno consentito interessanti correlazioni tra contesto geomorfologico, assetto litologico strutturale dell'area e tipicità dei fenomeni. Si è potuto pertanto pervenire ad una zonizzazione del territorio in funzione della tipologia dei processi.
I processi morfodinamici agenti sul territorio regionale possono essere distinti fondamentalmente in tre gruppi: a) processi sui versanti (frane di vario tipo) b) processi lungo i corsi d'acqua d'ordine inferiore (erosioni, trasporto solido) c) processi lungo i corsi d'acqua nei fondovalle principali e in pianura (erosioni di fondo e di sponda, tracimazioni, allagamenti).
Nei primi due (ovvero nei processi di versante e nei processi lungo i corsi d'acqua, soprattutto quelli medio-alti) tutta la casistica di fenomeni che si attivano in ambiente alpino o collinare, avendo come agente dinamico principalmente la gravità (a) o le acque correnti superficiali incanalate (b); nell'ultima categoria (c) si trovano tutti i processi legati all'attività di un fiume di fondovalle o di pianura, sia essa l'attività ordinaria sia quella che si esplica durante le piene straordinarie.
In tema di analisi delle interazioni tra fenomeni di instabilità e le linee di sviluppo socio-economico, il Settore Studi e ricerche geologiche Sistema informativo prevenzione rischi della Direzione regionale Servizi tecnici di Prevenzione svolge studi finalizzati all'individuazione delle aree vulnerabili con definizione, su base statistica, della ciclicità dei processi.
In modo specifico sono state sviluppate metodologie di studio volte a: 1) individuare all'interno dei diversi processi le tipologie di instabilità che costituiscono maggior rischio per le attività umane (in funzione dell'evoluzione della fase di collasso, della loro intensità o della stima dell'area da essi interessata) 2) evidenziare le situazioni di conflittualità tra l'evoluzione del processo naturale e l'utilizzo del territorio, fornendo spiegazione degli effetti verificatisi in passato in relazione con l'ubicazione del centro abitato e le "opere di difesa" realizzate nel tempo 3) delineare il grado di vulnerabilità del territorio, discernendo tra i diversi elementi che lo influenzano negativamente.
Utilizzando un sistema informativo costituito da una banca dati vengono messe a disposizione del pubblico le risultanze di studi e ricerche sotto forma di relazioni, carte tematiche e di metodologie di studio e di raccolta dei dati.
Questi sono gli elementi che costituiscono il riferimento per la stesura dei Piani regolatori da parte dei Comuni e anche per il rilascio dei pareri da parte del Servizio Geologico.
La strutturazione logica delle informazioni contenute nella Banca Dati Geologica del Sistema Informativo Geologico regionale consente di pervenire a diversi gradi di aggregazione, che vanno dall'analisi specifica di un evento idrometeorologico, alla definizione di parametri geometrici e meccanici di una tipologia di frana, al riconoscimento delle frequenze di accadimento dei fenomeni, all'esame delle tipologie di danni, alla ricostruzione approfondita della dinamica dei deflussi per eventi di piena significativi, ecc.
A titolo esemplificativo, è utile ricordare come nel territorio regionale si sono avuti dal 1800 ad oggi ben 91 eventi idrometeorologici significativi che hanno provocato dissesti; il che significa, da un punto di vista statistico, che la Regione Piemonte è stata colpita gravemente seppure in differenti aree del suo territorio, mediamente una volta ogni due anni circa.
In particolare, i centri abitati danneggiati sono risultati in questo lasso di tempo pari complessivamente a qualche migliaio (ovviamente si fa riferimento alle frazioni nuclei abitati): di questi, una percentuale ben superiore al 50% risultano essere stati colpiti più di una volta.
A titolo di esempio, nella sola Provincia di Torino dall'inizio del secolo sono state raccolte 1238 segnalazioni di danni ad edifici causati da processi di instabilità naturale, corrispondenti a 246 diversi Comuni rispetto ad un totale di 315. L'analisi storica pone in evidenza che la quasi totalità dei territori comunali ha registrato almeno un insediamento danneggiato da eventi verificatisi negli ultimi 200 anni.
Studi condotti sull'intero territorio hanno delineato un quadro conoscitivo singolare per quanto attiene, ad esempio, alle sole frane coinvolgenti il substrato (le cosiddette "frane profonde"): ne sono state riconosciute, infatti, qualche migliaio, molte delle quali ancora attive.
I sintetici esempi soprariportati, sebbene risentano dell'esiguità del tempo disponibile per la predisposizione di questa breve nota (che abbiamo redatto venerdì pomeriggio), rendono manifesta una situazione di dissesto diffuso a diverso grado di interferenza con le attività umane (le cosiddette "attività antropiche").
Allo stato attuale delle conoscenze è possibile formulare, con ragionevole approssimazione spaziale e temporale, previsioni sulle condizioni meteorologiche scatenanti gli eventi calamitosi.
Molto più problematica è la previsione degli effetti provocati da quelle specifiche condizioni meteoclimatiche, in quanto dipendenti dalle complesse interrelazioni fra molteplici fattori sia naturali che antropici.
Solo una migliore conoscenza dei caratteri geologico-tecnici del territorio e delle dinamiche evolutive dei fenomeni di instabilità, frutto di esperienze maturate nel corso di vent'anni di attività da parte del Servizio geologico, ha potuto permettere di formulare ipotesi, anche in quest'ultimo campo, riducendo quegli aspetti di fatalità ed eccezionalità culturalmente legati al verificarsi degli eventi naturali.
E' in quest'ottica che la Direzione dei Servizi Tecnici di Prevenzione ha condotto piani di ricerca volti a definire metodologie per delineare le caratteristiche di vulnerabilità del territorio e a fornire indicazioni ed indirizzi tecnico-normativi.
Questo è il quadro di carattere generale, che praticamente è cresciuto come dato di conoscenza - con il consolidarsi del Servizio geologico regionale, che compie i vent'anni quest'anno e che magari potrà essere oggetto anche di una manifestazione o di una comunicazione poi specifica alla Commissione competente.
Ma in questo quadro quali sono i controlli che vengono fatti puntualmente sulle situazioni più pericolose? La Direzione dei Servizi Tecnici di Prevenzione, attraverso il Settore interventi progettuali geologico-tecnici e sismici ha in osservazione da circa 18 anni monitoraggi geotecnici che riguardano il controllo di movimenti franosi di varia natura in ambito regionale.
Tali strumentazioni consistono principalmente in verticali inclinometriche e piezometriche per la misura dello spostamento dei pendii e per il comportamento delle falde acquifere che influenzano tale movimento.
I controlli effettuati su di esse hanno consentito di meglio programmare numerosi interventi di sistemazione a salvaguardia della pubblica incolumità.
Tali dati vengono forniti periodicamente alle Amministrazioni locali che, attraverso un programma periodico di finanziamento sulle leggi di spesa regionali e statali, consentono di intervenire su pendii a maggiore rischio con opere strutturali di consolidamento.
Tali sistemi strumentali consentono, inoltre, di verificare l'efficacia dell'opera stessa e l'eventuale sua integrazione.
Oggi come oggi, abbiamo in atto 124 monitoraggi; io ho l'elenco e i Consiglieri che sono interessati possono richiederne copia.
Per problematiche più complesse, ove non è possibile attuare interventi strutturali sia per gli elevati costi sia per l'inaffidabilità degli interventi, viene mantenuto in essere un sistema di controllo più sofisticato, in grado di raccogliere dati che consentano di predisporre modelli in grado di consentire la definizione di soglie di allarme, da inviare alle Amministrazioni interessate per il loro Piano di Protezione Civile.
Recentemente sono stati previsti, in collaborazione con il CNR-IRPI di Torino, che è diretto dal prof. Tropeano, dei sistemi di controllo inclinometrico in continuo, mediante strumentazione brevettata dal CNR stesso.
Tale collaborazione tecnico-scientifica consentirà inoltre di valutare prossimamente, mediante rilievo satellitare, il comportamento di alcuni movimenti franosi, operazione quest'ultima in via del tutto sperimentale.
Per avere un quadro più significativo del complesso degli interventi di monitoraggio dei movimenti franosi, viene allegata - come dicevo - la tabella che metto a disposizione, dove si mostra chiaramente che gran parte dei monitoraggi è stata sviluppata su tutto il territorio regionale, ma anche in modo particolare nelle Langhe, anche a seguito dell'evento del '94.
Per quanto riguarda gli interventi di sistemazione dei movimenti franosi, la Direzione dei Servizi Tecnici di Prevenzione, attraverso il Settore interventi progettuali geologico-tecnici e sismici, ha elaborato numerosi progetti di bonifica di frane, adottando metodologie tecniche di avanguardia e introducendo e sperimentando nuovi sistemi di approccio progettuale, che sono stati via via assunti dai progettisti incaricati dalle varie Amministrazioni; ne è poi scaturito anche un prezziario per interventi cosiddetti con tecniche naturalistiche.
La stessa Direzione ha fornito in più occasioni linee guida per la progettazione di opere di bonifica, soprattutto in occasione di eventi alluvionali quali quelli del '93-'94-'96.
Nel campo della programmazione e pianificazione degli interventi ovviamente vi è una collaborazione stretta tra il geologico e le opere pubbliche, in particolare i servizi decentrati, cioè gli ex Geni civili.
Abbiamo poi la disponibilità, visto che ovviamente abbiamo avuto recentemente anche delle notizie stampa con una serie di elencazioni, di consegnare ai colleghi - io ovviamente non sto qui a leggere - sia la relazione che era stata stesa quando la Procura della Repubblica di Torino aveva, due anni fa, avviato un'indagine conoscitiva su 15, 16 (non dico 17) siti a rischio della nostra provincia di Torino. E qui puntualmente si è dato conto di quanto si è fatto, di quanto era in corso e di quanto era previsto.
Successivamente vi sono state delle integrazioni, che riguardano soprattutto l'alta Valle di Susa, in particolare i Comuni di Cesana Clavière, Bardonecchia, Sestrière, ecc., quindi rii che tutti conoscono (la Piccola Dora, il Rio Secco, opere di difesa per la caduta massi, Perfleu in località Borgata di Sestrière e Rio Jafuel di Cesana).
Da qualche parte è stato anche sottolineato come certi finanziamenti si siano consolidati meglio man mano che anche certi accertamenti in sede giudiziaria venivano avviati. Ognuno può dare le interpretazioni che ritiene, ma devo dire che i finanziamenti che sono stati impostati sono anche dovuti alla messa a disposizione di fondi ingenti da parte dello Stato attraverso le delibere CIPE.
A questo proposito, proprio in questi giorni abbiamo appreso che queste delibere CIPE verranno finanziate effettivamente nell'arco di quattro anni dal 1998 al 2001. Questo desta qualche preoccupazione, anche se approfondendo la materia stiamo valutando, d'intesa con la Presidenza e con il bilancio, di comunque autorizzare la partenza di tutte queste opere eventualmente solo controllandone, nel tempo, la loro liquidazione.
Quindi anche qui io consegnerò ai colleghi che sono interessati la documentazione su queste località oggetto di attenzione anche della stampa (Bardonecchia, Sestrière, Clavière, Cesana, Venaus, Chianocco, Groscavallo Pessinetto, Oulx e Robassomero).
Devo precisare infine, per quanto riguarda Caselle (così come altre località di quegli elenchi), lì vi è una competenza del Magistrato per il Po, però andando ad analizzare i programmi 1998/1999/2000 del Magistrato per il Po, che sono disponibili, vediamo che proprio nella località Francia di Caselle l'intervento è programmato quest'anno e così via.
Visto che trattiamo questo argomento e vi era stata anche una richiesta da parte di qualche collega di dare conto della riunione degli Assessori regionali alla difesa del suolo, che era prevista ieri a Roma, devo dire che, effettivamente, gli Assessori si sono riuniti. Erano presenti quasi tutte le Regioni con la presenza di Assessori o con dirigenti al massimo livello; abbiamo elaborato un documento, che verrà sottoposto ai Presidenti nella Conferenza dei Presidenti di giovedì prossimo, cioè dopodomani.
In sostanza abbiamo messo a fuoco sei punti. Quali sono le richieste delle Regioni, degli Assessori regionali alla difesa del suolo? Prima di tutto anche un sostanziale chiarimento, una sostanziale decisione da parte del Governo in ordine alle competenze in materia di difesa del suolo. Qui si tratta di procedere a quegli accorpamenti ministeriali sui quali da tempo molti sono d'accordo, ma evitando il balletto delle competenze andando effettivamente ad un miglioramento dell'organizzazione degli interventi. La cosa migliore, visto che siamo nella fase dell'attuazione della Bassanini, sarebbe riattivare il tavolo di confronto con le Regioni che, nell'arco di un mese, faccia una ricognizione di quali sono i dati disponibili.
E' molto grave ed è pericoloso che saltino fuori da tutti i cassetti elenchi provenienti da autorità degnissime, ma le più disparate. Penso che la Protezione civile, le Regioni, il Ministero dell'ambiente e il Ministero dei lavori pubblici debbano fare uno sforzo per attuare una ricognizione in tempi strettissimi, in modo tale da mettere a frutto tutte le conoscenze disponibili a beneficio soprattutto della Protezione civile. Programmeremo gli interventi; ne abbiamo finanziati e ne faremo, ma comunque penso che primo dovere sia quello di pianificare la Protezione civile attraverso una puntuale ricognizione dei rischi e dei pericoli che sono incombenti.
Il secondo punto riguarda soprattutto non la nostra ma le altre Regioni, l'immediato completamento del sistema delle autorità di bacino su tutto il territorio nazionale. Questo è un fatto molto importante per operare omogeneità di intervento e per garantire una sede istituzionale di cooperazione fra tutti i soggetti aventi competenze in materia di Difesa del suolo ed operanti sul territorio. Inoltre, le Regioni raccomandano al Parlamento di dare corso ai progetti di modifica della legge n. 183, anche in questo caso attraverso dei percorsi che sono già previsti. Il Parlamento ha infatti lavorato per un anno e mezzo su quanto ha prodotto la cosiddetta Commissione Veltri e ha identificato delle linee di riforma (snellimento semplificazione, Testo Unico): tutte cose che si condividono e che sono ormai mature. Pertanto, l'obiettivo è che si possa evitare l'ennesimo intervento episodico e si possa disporre di un testo, peraltro già abbozzato, di cui tutti sentiamo la necessità e di cui condividiamo gli indirizzi di riforma.
Condividiamo altresì le sollecitazioni che sono venute da più parti non ultima anche da parte del Ministero dell'ambiente, al fine di mobilitare tutte le risorse tecniche e scientifiche disponibili per la stesura di Piani o, comunque, di primi piani di conoscenza del rischio e anche di prime indicazioni per interventi più urgenti. Questo lo si pu fare. Sapendo che strutture di difesa del suolo non si possono inventare dall'oggi al domani: occorrono anni per costruirne. Ne sappiamo qualcosa anche noi. Occorre, quindi, nelle aree che sono sprovviste di queste strutture, fare ricorso anche a ciò che il mercato della conoscenza tecnica organizzata o accademica consente, come mi sembra abbiano fatto recentemente anche in Campania.
E' necessario, come quinto punto, che tutti i provvedimenti impostati nella finanziaria '97/'98 per la difesa del suolo e che comportano uno stanziamento (ad esempio 1.000 miliardi sulla 183 e la delibera CIPE) siano effettivamente finanziati. Noi abbiamo creduto in questi provvedimenti abbiamo fatto elaborare i relativi progetti dalle Comunità montane, ma adesso si dice che sono necessari tre o quattro anni per smaltire i finanziamenti. Qui bisogna fare uno sforzo: Maastricht o non Maastricht, è necessario che si trovi una modalità per anticipare questi finanziamenti.
Noi potremo fare anche la nostra parte come Regione, però occorre che vi sia un riesame della questione in quanto non è sufficiente dire che la difesa del suolo è una priorità, perché bisogna anche avere un sostegno di tipo finanziario. A questo proposito, visto che la Bassanini prevede che il demanio idrico passi alle Regioni, abbiamo elaborato, anche d'intesa con la Regione dell'Emilia Romagna, alcune valutazioni. Se il controvalore di questi canoni dovesse aggirarsi sui 300 o 400 miliardi, e se, per esempio queste risorse fossero considerate risorse libere potrebbero anche costituire la base per stipulare dei mutui, dei finanziamenti a tassi correnti, quindi anche abbastanza convenienti; si potrebbe fare anche un programma straordinario per la difesa del suolo senza attingere a particolari risorse ma solamente disponendo di questi 300 o 400 miliardi che per lo Stato non dovrebbero costituire un pesante onere, mentre per le Regioni potrebbero essere un'occasione per disporre di risorse finalizzate.
Da ultimo, occorre definire davvero la riorganizzazione dei servizi tecnici nazionali. A questo proposito bisogna pensar bene alla proposta di assumere migliaia di geologi per l'ANPA e l'ARPA. Non si tratta tanto di sposare o innamorarsi di una sigla, quanto di creare una rete. Una rete di studio del territorio che noi abbiamo creato da tempo (vent'anni) e rafforzato dopo le alluvioni. Ovviamente, una volta terminato il carico straordinario della ricostruzione post-alluvionale, tale rete potrà essere opportunamente riconvertita per quelle funzioni di previsione e di prevenzione a cui tutti aspiriamo.
Concludo ribadendo che vi è una banca dati estesa a tutto il territorio regionale, vi sono carte tematiche e vi sono anche monitoraggi in corso su circa 124 siti nella nostra regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Analizzerò più attentamente la relazione dell'Assessore; non sono soddisfatto, però, rispetto alla verifica degli strumenti urbanistici attuali, verifica che ancora non si mette in essere nemmeno per le varianti, ad esempio, che sono al momento in via di esame negli uffici urbanistici. Assessore, lei questo nodo non può eluderlo; capisco che sia problematico, però non si può eludere facilmente. Questo è il primo problema.
Secondo problema: le trasmetto una tavola del Piano stralcio delle fasce fluviali, l'ultima, dove è stata applicata, anzi sovrapposta, la bretella Satap Cuneo-Massimini, che, a differenza di quanto precedentemente previsto (la sua esclusione dalle fasce), risulta inserita nelle fasce A e B. Quindi lei ha delle competenze anche in questa materia.
Le affido questa tavola per una verifica, nel senso che questo è il nostro lavoro; può darsi che non sia così, però le chiedo di far esaminare questo lavoro dagli uffici competenti.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Anch'io chiedo all'Assessore Cavallera di avere copia della relazione che ha praticamente letto nella sua integralità, tranne alcuni accenni aggiunti verbalmente. Però volevo segnalare a lei, così come all'insieme della Giunta, l'ultimo punto dell'interrogazione che io ho presentato inerente a un problema che sembra marginale ma che invece ritengo molto importante, che abbiamo esaminato nella I Commissione e che riguarda le declaratorie dell'Assessorato alla montagna del suo collega di Giunta l'Assessore Vaglio. Approfondiremo tutte le questioni che adesso l'Assessore Cavallera ha sollevato, ma resta un problema che non solo io ma anche i colleghi di Rifondazione comunista e altri, abbiamo sottolineato, perché oggi la protezione civile, la tematica della tutela dell'ambiente, la problematica della forestazione, dell'assetto idrogeologico: tutte queste declaratorie sono spezzettate.
Come Gruppo abbiamo richiesto, affrontando una declaratoria dell'Assessorato alle comunità montane, di sospendere la questione e di rivedere l'insieme di tali declaratorie, che non possono rimanere separate senza coordinamento, senza una nuova indicazione. Oltretutto, si tratta di dibattito che si sta sviluppando anche a livello nazionale, relativamente per esempio, alla questione del Ministero dell'Ambiente, del Ministero dei Lavori Pubblici, della Protezione Civile.
Vista l'emergenza inerente l'assetto dei territori e le recenti dichiarazioni del Ministro Ronchi, - che non colgono nessuno di sorpresa poiché sappiamo benissimo, come lei ha riconosciuto in tratti significativi della sua relazione, che ho seguito dai monitor in corridoio - mantenere l'organizzazione degli uffici in maniera così scollegata, ci sembra di forte responsabilità.
In sede di I Commissione - non so se era presente il collega Papandrea ma così mi pare - abbiamo discusso la questione delle declaratorie della montagna e dell'assetto idraulico forestale. In quell'occasione l'Assessore Vaglio non ha assolutamente acconsentito a fermare per una settimana - per una settimana! - la questione, con la motivazione che si dovevano assumere 600 addetti forestali - che si sarebbero potuti assumere attivando un altro filone di competenza direttamente legato alla competenza dell'Assessore al personale, Burzi.
Nell'interrogazione presentata ho voluto richiamare questo punto in maniera esplicita, affinché la Giunta vi ponga mano. Non si può affrontare questo tipo di questioni con competenze così sparpagliate; occorre un'unità di azione, dal punto di vista non solo del coordinamento, ma anche dell'attività dei nostri dirigenti, in maniera massimamente coordinata anche a livello di strutture.
D'altro canto, quando c'è qualche grosso problema cose facciamo innanzitutto? L'abbiamo visto anche in occasione delle alluvioni: costituiamo la cosiddetta "testa di ponte", che significa semplicemente fare in maniera straordinaria quanto sarebbe necessario attuare in maniera coordinata, stabilmente e preventiva.
Questa una delle questioni che devono essere affrontate. Addirittura a livello nazionale, laddove l'intoccabilità dei Ministeri sembra essere sempre stata certa, si pone questo problema; qui, dove possiamo muoverci con maggiore flessibilità, dovevamo cogliere quest'occasione. Non la si è voluta cogliere perché l'Assessore e la maggioranza hanno deciso che bisognava assolutamente - era Vangelo! - procedere, e chiudere la modifica di declaratoria, che significava, semplicemente, eliminare le parole "Compartimento di Torino": la sostanza del problema è rimasta tale e quale.
Colgo l'occasione per segnalarla in questo mio intervento, sperando che non rimanga lettera morta.
Il mio non è un contributo della minoranza in quanto opposizione; si tratta di questione reale, maturata negli ultimi anni, sulla quale si stanno anche facendo passi avanti. Purtroppo, è dal 1993/'94 che si verificano alluvioni e eventi calamitosi tali da indurci a riflettere e a farci pensare ad una diversa organizzazione del personale e delle risorse.
Diventa, infatti, anche una questione di carattere economico, di migliore efficienza, di economicità e anche del saper lavorare insieme. Se delle strutture sono abituate ad operare insieme in via preventiva, quando si presenta una calamità ci si ritrova del lavoro già svolto.
Mi chiedo, concludendo, come poter inserire un momento di verifica e quale possa essere la Commissione competente. Tornerò a riproporre tale questione alla I Commissione, quella del personale. Del resto, lo stesso collega Gallarini (che sta rientrando ora in aula), ricorderà che ci siamo impegnati a rivedere il punto delle declaratorie. Non è - ripeto questione che divide la maggioranza dall'opposizione, è un'esigenza oggettiva, maturata negli anni, ma che può essere assai utile come strumento per tutta la Giunta, in raccordo con Comuni e Province, oltrech con le Prefetture.
Penso che con il trasferimento delle competenze, che avverrà ampiamente anche in queste materie, ci sarà un'azione di raccordo maggiore della Regione rispetto a Comuni e Province, superando la logica delle Prefetture.
Logica che rispondeva alle emergenze quando la competenza era nazionale con i trasferimenti di competenze dobbiamo attrezzarci in senso preventivo.
Con l'interrogazione che abbiamo presentato abbiamo voluto segnalare questo punto, oltre alle questioni che la relazione dell'Assessore Cavallera ha trattato e che approfondiremo.
Penso sia utile darci un appuntamento in Commissione o, magari, in aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, credo che la relazione svolta dall'Assessore Cavallera abbia confermato un elemento valido non solo per la nostra Regione, ma per una parte ampia e significativa del territorio che di per sé presenta maggiori problemi di altre zone. L'Assessore ricordava medie e statistiche risalenti anche a duecento e più anni fa. Non tutti i Paesi vivono in una situazione territoriale come la nostra, dal punto di vista morfologico; d'altronde, non tutti i Paesi sono colpiti da terremoti con una frequenza quale quella dell'Umbria. Ma anche questo evento, per quanto unico, non è arrivato come cosa mai vista: si tratta di zone che hanno determinate caratteristiche, e quindi di per se stesse maggiormente predisposte a far sì che determinati eventi comportino conseguenze gravi.
Da questo punto di vista, la nostra dovrebbe essere una di quella zone che vive con poco fastidio, anzi, con relativo entusiasmo, tutte le varie quelle misure di attenzione. Purtroppo, questo non avviene; lo conferma il fatto che quando avvengono certi avvenimenti si creano disastri; e che non c'è stata attenzione è dimostrato da tutte le discussioni in atto e dall'atteggiamento che si adotta quando si vogliono introdurre elementi di controllo e di attenzione: nascono innumerevoli obiezioni relativamente all'intralcio di progetti che si ritengono importanti, prioritari, ecc. A quel punto si ridimensiona il problema dell'attenzione al territorio, a far sì che la costruzione di determinate opere sul territorio non abbia impatti negativi.
D'altro canto, credo che nella relazione sia risultato come ci sia stato un relativo passo avanti nel prepararsi ad affrontare, per quanto riguarda la nostra Regione, eventi di un certa gravità.
Da questo punto di vista, sembra che le lezioni che abbiamo avuto senz'altro pesanti, qualcosa abbiano insegnato, però siamo nella fase a valle degli eventi, nel momento in cui si realizza che gli eventi possono accadere: dobbiamo quindi avere una struttura efficace per stare all'erta e intervenire.
Credo sia più carente l'aspetto riguardante la prevenzione, lo dicevano già gli interventi che prima mi hanno ricordato. In questo senso la situazione presenta molti più chiaroscuri. Da una parte esiste una relativa coscienza del problema e degli interventi, dall'altra credo esista un'impostazione di fondo limitata. Il problema della prevenzione non è settoriale. La Consigliera Spagnuolo lo ricordava per quanto riguarda le declaratorie, per l'aspetto - per così dire - della struttura organizzativa. Il problema della prevenzione è un problema per il Governo nel suo insieme, per la Giunta nel suo insieme. Il problema della prevenzione è un problema della Giunta, del Presidente della Giunta e non solo dell'Assessore, è un problema interdisciplinare, come ricordava anche il Consigliere Cavaliere. Da una parte c'è un Assessore che fa bene il suo lavoro, d'altra parte lo stesso Assessore, in una Giunta che vota provvedimenti che poi anche lui finisce col votare, non segnala, con una dissociazione fattuale, non politica, il suo dissenso sui provvedimenti che stridono con i suoi doveri di Assessore.
In un simile contesto, sono convinto che non faremo grandi passi avanti: ci limiteremo a fare dei progressi, forse miglioreremo, faremo una politica che evita i guai peggiori, una politica limitata a interventi di grande efficacia solo al verificarsi di grandi eventi. In conclusione manca (è questa la considerazione che volevo fare, poi concludo) un approccio globale, che si rivela anche nella disattenzione con cui è stata seguita la comunicazione dell'Assessore Cavallera, che avrebbe dovuto invece godere di grande attenzione da parte della Giunta, proprio perch riguarda la Giunta nel suo insieme. Sono ancora recenti gli eventi che una settimana fa ci hanno portato a osservare un momento di silenzio. Però non basta limitarsi a questo, non possiamo assolutamente assumere un atteggiamento di questo genere, non possiamo mostrarci tutti affranti in occasione di fatti di estrema gravità e poi passare subito dopo a discutere un provvedimento di legge che rinnega e smentisce quanto detto nelle parole commemorative di circostanza.



PRESIDENTE

Per chiarezza regolamentare, questo dibattito lo interpretiamo solo come una comunicazione dell'Assessore, pertanto possono intervenire tutti coloro che lo richiedono.
La parola al Consigliere Bertoli.



BERTOLI Gian Pietro

Abbiamo già discusso di questo problema in occasione dei tragici eventi avvenuti in Campania, ma tornarci su è senz'altro utile e permette di affrontare meglio la questione. A questo proposito, tra l'altro, come Gruppo abbiamo presentato un'interrogazione sulla situazione in Piemonte, a cui l'Assessore credo risponderà in Commissione: in quell'occasione vedremo direttamente cosa è stato fatto e cosa si intende fare in questo campo, che merita sicuramente maggiore attenzione di quanta non ne abbia ora.
Con questo mio intervento, sintetico perché abbiamo già avuto occasione di dire la nostra opinione precedentemente e in attesa della Commissione voglio porre all'Assessore qualche domanda precisa, perché la sua relazione è stata molto ampia ed esaustiva e ha toccato tutti gli aspetti del problema, ma non ha dato delle risposte precise sulle singole questioni, di cui si sente la necessità.
Nella conclusione faceva riferimento a sei tipi di problemi. Alcuni di essi sono di carattere nazionale, ma noi vorremmo che le richieste fatte al Governo nazionale fossero richieste che rivolgiamo anche a noi. Magari senza fare un testo unico di tutte le leggi in materia di difesa del suolo o una rivisitazione della legge n. 183, che non possiamo fare noi, per credo che un piano di conoscenza del rischio in Piemonte, cioè il piano ambientale del rischio idrogeologico, questo sì, debba essere fatto. Non segnalando tutte le situazioni di crisi, o ripetere quanto leggiamo sui giornali, ma anche per individuare tra queste situazioni a rischio quali sono quelle prioritarie e quali sono le soluzioni che si intendono adottare per risolvere le emergenze.
Lo stesso dicasi per quanto riguarda i provvedimenti economici, che toccano vari progetti e sono diluiti nel tempo. Anche qua, in Piemonte vorremmo che a questo proposito si fornissero delle notizie più certe riguardo questo piano di conoscenza del rischio nella Regione, per venire a conoscenza anche della gradualità con cui vanno affrontate le diverse situazioni, a partire da quelle più urgenti, da risolvere immediatamente per arrivare poi a quelle che invece sono rimandabili a un futuro non immediato.
Quanto all'ultima questione, sottolineata dalla Consigliera Spagnuolo e posta con molta forza da vari Consiglieri (Chiezzi, Spagnuolo, anche da noi), la necessità di riorganizzare i servizi tecnici, non soltanto a livello nazionale ma anche in Piemonte, occorre vedere tra le varie declaratorie che competono tanti Assessorati (il Presidente della Giunta per quanto riguarda la Protezione Civile, l'Assessorato all'Agricoltura l'Assessorato alla Montagna, sicuramente l'Assessorato all'Ambiente) perché si costituisca questo "servizio" di tutti i servizi. Una cabina di regia cioè, in grado di affrontare e decidere (superando tutta una serie di passaggi che altrimenti avrebbero dovuto coinvolgere vari servizi e i vari Assessorati) con una soluzione unica, di dare con immediatezza le risposte dovute, secondo una visione più unitaria. Approfittiamo di quest'intervento non per parlare di tutti i problemi che esistono a questo proposito, ma perché l'Assessore in Commissione ci dica alcune cose che si intendono fare perché ritenute essenziali e prioritarie rispetto a tutte le altre.
Quindi intenda la nostra interrogazione in questo modo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vindigni.



VINDIGNI Marcello

Giustamente l'Assessore, nella sua relazione, ha evidenziato la frequenza e l'estensione dei fenomeni franosi e dei movimenti alluvionali nella nostra Regione; ovviamente le due questioni sono intrecciate.
Ha svolto una relazione molto ampia, che però, a mio parere, ha messo in ombra o quanto meno non ha affrontato il problema di che cosa fare in maniera sistematica. Probabilmente in questo l'Assessore è stato condizionato dal fatto che le risorse che sono arrivate in Piemonte negli ultimi anni sono state rilevantissime e, grazie all'impegno che c'è stato per un impiego rapido di queste risorse, i dati quantitativi che possono essere presentati sia nella discussione in Consiglio regionale che nel rapporto con il Parlamento, con il Governo, possono far percepire una capacità di intervento adeguata, senza però far emergere il dato qualitativo programmatico.
Francamente, mi aspettavo anche che l'evoluzione del dibattito sviluppatosi nel Paese nelle ultime settimane in relazione agli avvenimenti in Campania consentisse all'Assessore di fare questo salto e di anticipare al Consiglio come si intende portare avanti una politica di difesa del suolo nella nostra Regione; una politica che diventi sistematica sulla base di un dato conoscitivo ampio e sulla base di una strumentazione sia tecnico operativa di osservazione e monitoraggio sia di intervento adeguata agli obiettivi che vogliamo raggiungere.
Questo era ed è possibile perché, grazie agli investimenti notevoli che sono stati fatti, sicuramente in talune zone sono stati stabiliti dei punti fermi sia dal punto di vista della sicurezza ed anche perché la predisposizione del Piano di assetto idrogeologico da parte dell'Autorità di Bacino offre un inquadramento generale del problema, non solo generale ma anche sistematico e puntuale; ciò consente di fare una valutazione specifica delle esigenze e delle emergenze della nostra Regione.
Ricordo solo sommariamente che questo Piano di assetto idrogeologico prevede investimenti nel prossimo decennio per circa 25 mila miliardi ricordo inoltre che il Piano di assetto idrogeologico valuta il rischio a livello dei singoli Comuni, quindi non ci troviamo di fronte a valutazioni di carattere generale, ma si vuol disporre di una somma di interventi puntuali; infine, il dibattito che si è sviluppato in questi giorni in Parlamento, nel Governo, tra il Ministro dell'Ambiente e il Ministro dei Lavori pubblici richiede una presenza attiva delle Regioni, che non possono stare a guardare rispetto a come si risolverà la diatriba esistente a livello governativo.
A me pare invece che l'Assessore abbia deciso di assumere un ruolo esecutivo, cioè di spendere bene le risorse che arrivano in Piemonte sia a seguito di eventi calamitosi sia a seguito di trasferimento di risorse nazionali, per esempio per le aree di crisi, per le aree depresse.
Quest'ultimo è un altro filone importante di finanziamenti che al Consiglio sfugge, ma, proprio perché si lega l'intervento finanziario agli effetti occupazionali, le azioni relative alla difesa del suolo diventano immediatamente prioritarie nell'assegnazione dei finanziamenti per le zone depresse; anche perché - lo abbiamo visto - l'attenzione del Governo rispetto a questi temi è crescente: lo stesso documento di programmazione economico-finanziaria approvato recentemente dal Parlamento individua questo come un settore di intervento rilevanti pure dal punto di vista finanziario.
Come arriviamo a questi appuntamenti, Assessore? Cioè, come capitalizziamo un'esperienza importante anche in termini di funzionalità della struttura, di professionalizzazione della struttura che sicuramente negli ultimi anni ha subìto un salto di qualità nella gestione dei fenomeni straordinari che hanno interessato il Piemonte (l'alluvione del '93 l'alluvione del '94)? Come capitalizziamo queste esperienze e come ci collochiamo in maniera attiva rispetto all'attuazione del PAI e al dialogo che dobbiamo avere con il Governo? Questo approccio è mancato; tra l'altro, ricordo che uno degli elementi di discussione nel dibattito fra i Ministri Costa e Ronchi è costituito dalla competenza dei Ministeri sulle aree a rischio. Si parla di 19 aree a rischio; mi piacerebbe sapere se tra le aree a rischio individuate dai servizi governativi ministeriali ce ne sono alcune che interessano il Piemonte e che cosa ha fatto eventualmente la Regione per chiedere al Ministero notizie in proposito.
Mi pare quindi che dobbiamo uscire da questa logica di buona diligente esecuzione, per avere invece una politica di intervento attivo di tutela del territorio regionale.
In questo senso, l'intervento attivo presuppone anche l'adeguamento degli strumenti urbanistici, che è stato messo in evidenza ed enfatizzato nell'interrogazione dei colleghi Spagnuolo e Cavaliere, ma che richiede anche definizione, progettazione e attuazione degli interventi.
Mi auguro che l'Assessore possa già, facendo un ulteriore intervento conclusivo (che credo a questo punto si imponga), dare delle prime anticipazioni; ad ogni modo, non mancheranno occasioni, a partire dalla discussione sulle interrogazioni che richiamava prima il collega Bertoli di ritornare su questo aspetto, che mi pare piuttosto importante per l'attività del nostro Consiglio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore per un'ulteriore integrazione.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Non voglio fare una replica, perché non sarebbe corretto, ma solamente qualche precisazione.
Per quanto riguarda gli strumenti urbanistici, dopo l'alluvione, ne abbiamo esaminati più di 200, applicando l'art. 9 bis; vi è poi il Piano del Toce, per cui, se facciamo una classifica a livello nazionale senz'altro ci collochiamo al primo posto: sotto questo profilo, nelle sedi opportune, si potranno fornire i dati.
Per quanto riguarda la questione del coordinamento dell'intervento posta dalla collega Spagnuolo, penso che qui occorra un approccio di tipo integrato. Vi sono, cioè, le fasi di valutazione e di perimetrazione del rischio, che devono essere coordinate ed affidate ad un soggetto unico, che è la Direzione dei Servizi di prevenzione. Vi è inoltre la gestione del rischio, cioè la gestione dell'intervento in aree presuntivamente a rischio, con il confronto tra la proposta di intervento e quelle che sono le perimetrazioni o le banche dati disponibili; queste fasi possono anche essere affidate ad altri soggetti: le Province, le Comunità montane, gli Enti locali.
Il provvedimento del collega Vaglio, al momento, aveva solo lo scopo di mantenere la situazione così com'è, ma è chiaro che quando parleremo della normativa Bassanini post 112 dovremo fare un discorso di tipo complessivo. Condivido dunque quanto detto dal collega Gallarini e anche la sollecitazione della collega Spagnuolo: è un tema sul quale bisogna tornare.
Per quanto riguarda la questione più generale, cioè in che posizione siamo, se abbiamo delle idee, come impostiamo la politica di difesa del suolo, quale ruolo abbiamo anche nel panorama nazionale; poiché abbiamo il coordinamento di questa materia, posso riferire che giovedì prossimo se il Presidente del Consiglio e il Ministro Bassanini mettono all'ordine del giorno della Conferenza Stato-Regioni questo argomento, abbiamo già la bozza di documento che tra Regioni, tra esecutivi regionali stiamo redigendo su quei sei punti a cui prima ho fatto riferimento e che quindi non desidero ampliare.
Penso che bisogna prestare la massima attenzione agli strumenti di pianificazione di bacino. Dobbiamo stare attenti, a mio avviso, a non inventarne dei nuovi; già la cassetta degli attrezzi di cui disponiamo ne prevede tantissimi, alla fine non capisce più niente nessuno, neanche noi che siamo addetti ai lavori. Per cui un conto è organizzare i dati di conoscenza di cui disponiamo, e quindi io colgo in questo senso la sollecitazione del collega Bertoli, cioè mettere a disposizione la conoscenza dialogando con la realtà degli operatori, istituzionali e non: la sollecitazione è sempre valida e sotto questo profilo ci possiamo e ci dobbiamo organizzare meglio, anche ricorrendo a mezzi di informazione e di comunicazione sempre più sofisticati, che consentano l'accesso a tutti, a tout le monde. Quindi veramente sotto questo profilo è una sottolineatura raccolta, però sotto il profilo dello strumento, penso che dobbiamo far funzionare gli strumenti che ci sono, ovvero, il Piano stralcio bacino per l'assetto idrogeologico a natura vincolante.
E' giusto andare a confrontarsi con tutti i Comuni, come faremo il 27 e 28 p.v.. Abbiamo mandato anche la segnalazione ai Gruppi consiliari: il 27 e 28 vi è la presentazione del Piano dell'assetto idrogeologico nel Verbano Cusio-Ossola e a Vercelli per le province di Vercelli, Biella e Novara; il 28 mattina a Torino, il 28 pomeriggio ad Alessandria; resta ancora Cuneo che quando il prof. Passino mi darà un'altra disponibilità, comunque sempre da una settimana all'altra, fisseremo anche la convocazione di Cuneo al più presto.
Quindi noi andiamo dai Comuni, andiamo dagli operatori, andiamo dalle Comunità montane, andiamo dalle associazioni di categoria, andiamo dalle associazioni ambientaliste per dire: "Questo è il Piano dell'assetto idrogeologico" che, come diceva il collega Vindigni, è già operativo, è già significativo.
Quindi non per mettere in campo cos che già ci sono, ma perché penso che sia proprio qui il busillis, cioè in materia di difesa del suolo attuare ciò che la legge prevede, che è già sufficiente, con tutte le ripercussioni e le interferenze che poi questa pianificazione di bacino ha sugli strumenti urbanistici comunali.
A questo proposito voi sapete che col Piano fasce fluviali, non appena sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, avremo su tutte le fasce fluviali delle ripercussioni e delle interferenze notevoli; comunque noi abbiamo già, grosso modo, anticipato in quasi tutti i Comuni maggiormente danneggiati dal '94, con il famoso 9 bis.
Quindi io credo di poter assicurare che il ruolo di propulsione che abbiamo all'interno della Conferenza delle Regioni, è senz'altro un ruolo attivo. Faccio tuttavia presente ai colleghi una grande difficoltà che vi è a trovare un percorso unificante per tutte le realtà del paese, perché la situazione è veramente articolata - usiamo questo vocabolo - nel senso che qui la solidarietà tra le Regioni è già scattata, tant'è che noi stiamo partecipando proprio a quel supporto tecnico di cui forse si sente maggiormente bisogno, con qualche altra Regione che, come noi, ha già attivato i servizi di monitoraggio, ha già attivato l'acquisizione in proprio, insieme alla Protezione Civile, degli allertamenti per eventi meteopluviometrici, mentre ci sono altre realtà che devono ovviamente strutturarsi.
Quindi condivido anche le sollecitazioni di chi diceva: "Mah, chiediamo allo Stato di fare", ma noi cosa facciamo? Quindi è chiaro che il contratto deve prevedere impegni nei due sensi, altrimenti sarebbe l'antico vezzo di rivendicare sempre e solo a livello di Governo superiore.
Assicuro anche poi informazioni precise nell'evolversi di questa vicenda, perché è una materia in evoluzione. Non è solo una questione di confronto Ronchi-Costa, qui è la riorganizzazione di tutto il sistema della difesa del suolo fortemente legata alla Protezione Civile, come dicevano i colleghi, e che sarà il campo di lavoro e di battaglia dei prossimi mesi e dei prossimi anni.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Richiesta chiarimenti del Consigliere Chiezzi in merito a questione straordinari del personale degli Uffici di supporto dell'Aula


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie Presidente.
Solo per sentire dall'Ufficio di Presidenza e anche dai colleghi precisazioni in merito alla lettera che ho appena ricevuto e che è stata inviata anche ai colleghi da parte dell'Ufficio Resocontazione.
Con questa lettera si evidenzia il fatto - di cui non ero a conoscenza che il monte ore straordinari a disposizione di questi dipendenti è ormai esaurito e che ci sono problemi nel riconoscere loro altre ore straordinarie.
Il fatto è molto preoccupante, perché il lavoro dell'Ufficio Resocontazione dipende direttamente dal nostro lavoro, nel senso che amplia le proprie ore lavorative in conseguenza di decisioni che sono politiche cioè, è il nostro dibattito politico che incardina direttamente il lavoro di resocontazione di tale Ufficio che, a mo' di albero di trasmissione trasforma il nostro confronto, il nostro dibattito in cose reali, in cose concrete, dando certezza alle nostre cose.
A me sembra strano che ci sia una situazione nella quale c'è il motore di tutto, che è il nostro dibattito politico, e che questo motore venga fatto reggere sulle spalle di personale al quale non si riconosce, nei fatti, il diritto di essere retribuito in funzione delle ore effettuate.
Su questo problema la pregherei, Presidente, in apertura di seduta non pretendo subito - di dirci qualcosa, perché vedo che nella lettera c'è scritto che già nella giornata odierna, secondo me giustamente, l'Ufficio Resocontazione potrebbe non garantire gli straordinari, cosa che penso sia nei loro diritti.
Comunque sia, chiederei una nota dell'Ufficio di Presidenza in merito della Giunta regionale non so - sia per la giornata di oggi sia soprattutto, per il futuro, perché noi senza l'Ufficio Resocontazione, che segue tutte le ore che decidiamo di fargli fare, non esistiamo neppure più come lavoro d'aula.
Quindi chiederei che ci spiegaste che tipo di provvedimento, di iniziative prevedete per consentire all'Ufficio di seguire i nostri lavori.
Grazie.



PRESIDENTE

Le ho dato la parola e l'ho lasciata concludere, anche se questa mattina l'Ufficio di Presidenza ha avuto un incontro con i dipendenti ed è stato rappresentato loro che già in passato si era deciso di richiedere alla Giunta un'integrazione di ore, considerata la particolarità e l'anomalia, in qualche modo, dello svolgimento dei lavori in queste ultime settimane e - direi - in questi ultimi mesi.
Devo dire che, come sempre, ho trovato grandissima disponibilità e collaborazione da parte dei dipendenti; li ho pregati, li ho invitati in qualche modo, se ritenevano, a soprassedere ad una forma di astensione dallo straordinario, e credo che i dipendenti abbiano inteso il senso collaborativo della proposta.
Su questo, però, non credo che si debba aprire una particolare discussione.


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Interpellanza n. 1973 ed interrogazione n. 1986 inerenti a: "Censimento dei cervi e caprioli in Alta Valle di Susa"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 1973 del Consigliere Saitta e l'interrogazione n. 1986 del Consigliere Cavaliere inerenti al censimento dei cervi e caprioli in Alta Valle di Susa.
La parola all'Assessore Bodo.



BODO Giovanni, Assessore alla caccia e pesca

Preliminarmente, per quanto riguarda il richiamo dell'interpellante alla precedente indagine della Procura di Saluzzo circa le presunte irregolarità in ordine ai censimenti della specie camoscio nel Comprensorio alpino della Val Varaita, porto a conoscenza del Consiglio regionale che la stessa Procura con decreto n. 145/97 dell'11 marzo 1998 ha disposto la revoca del sequestro preventivo di tutti gli esemplari di camoscio alpino esistenti nel Comprensorio.
Tale provvedimento è stato assunto dal Giudice per le indagini preliminari a seguito dei risultati positivi dei censimenti disposti dalla stessa Magistratura. Circa i censimenti di cervi e caprioli in Alta Valle Susa, l'Assessorato Caccia e Pesca è a conoscenza che la Procura di Torino ha aperto un'inchiesta in merito.
Risulta, peraltro, che è stata disposta una perizia da parte della Procura per verificare la consistenza faunistica delle specie oggetto di contestazione nel citato comprensorio alpino.
Da notizie informali risulterebbe che gli esiti degli accertamenti hanno evidenziato una presenza della specie cervo e capriolo quantitativamente attendibile rispetto ai risultati dei censimenti attuati dal Comprensorio nella trascorsa stagione venatoria.
Mi riservo, comunque, di ritornare più compiutamente sull'argomento per fornire informazioni, nel momento in cui la questione non sarà più oggetto di indagine da parte della Magistratura. L'indagine è, infatti, ancora in corso.
In merito alla richiesta di chiarimenti circa le metodologie utilizzate dai Comprensori alpini per l'effettuazione dei censimenti degli ungulati ritengo opportuno richiamare in primo luogo le disposizioni che disciplinano le attività in argomento. Come è noto, la legge quadro nazionale e la legge regionale individuano negli ambiti territoriali di caccia e nei comprensori alpini i principali istituti di gestione faunistico-venatoria sul territorio non soggetto a protezione della fauna selvatica o a gestione della caccia privata.
La Giunta regionale con provvedimento n. 207-16473 del 3/2/97 ha previsto, tra i vari compiti dei Comitati di gestione dei comprensori alpini, anche l'organizzazione delle attività di ricognizione delle risorse ambientali e della consistenza faunistica, nonché la formulazione alla stessa delle proposte dei piani di abbattimento selettivo agli ungulati e dei piani numerici di prelievo alle specie appartenenti alla tipica fauna alpina sulla base di appositi censimenti effettuati sotto il coordinamento di esperti faunistici.
I censimenti sono quindi affidati ai Comprensori alpini, ai sensi della normativa vigente, e gli stessi si avvalgono di cacciatori esperti e di cacciatori abilitati ai sensi dell'art. 41, comma 3, della L.R. 70/96. Alle operazioni di censimento i Comprensori alpini invitano i soggetti preposti alla vigilanza: ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria, Corpo Forestale dello Stato, Province.
Circa la prassi seguita dai comprensori alpini per i censimenti si fa presente che tutti i comprensori alpini adottano le metodologie ormai consolidate ed indicate dall'Istituto Nazionale per la fauna selvatica.
Tali metodologie consistono nell'organizzazione di censimenti per "zone campione" con determinazione delle consistenze e quindi dei valori di densità assoluta ovvero la realizzazione di conteggi di osservazioni standardizzate replicabili, che non forniscono valori di densità, ma unicamente indici di abbondanza relativa. Oltre alla semplice quantificazione delle presenze in termini di numero di individui, il censimento deve tendere a fornire dati anche sulla struttura della popolazione (rapporto tra i sessi ed entità delle diverse classi di età) facendo riferimento, quando la determinazione è possibile, a cinque classi sociali naturali.
Le valutazioni quantitative acquistano un sempre maggiore significato quando, ripetute negli anni, pur con errori difficilmente quantificabili per eccesso o per difetto, secondo i casi, forniscono serie storiche sicuramente valide, quanto meno ai fini delle determinazioni delle tendenze delle popolazioni.
Annualmente i risultati dei censimenti effettuati dai comprensori alpini sono riportati sulle schede predisposte dall'Istituto Nazionale per la fauna selvatica e vengono trasmessi allo stesso istituto per la valutazione dei dati ai fini dell'espressione del prescritto parere.
La compilazione delle schede anzidette tende ad uniformare le metodologie di espressione dei dati di censimento e dei dati di prelievo anche ai fini della creazione di una banca dati nazionale. Per quanto riguarda la situazione degli altri comprensori alpini in ordine ai censimenti faunistici effettuati, nessuna segnalazione è pervenuta all'Assessorato Caccia e Pesca in ordine a presunte irregolarità nella loro effettuazione. Risulta, invece, che gli stessi siano stati realizzati con l'applicazione delle metodologie sopra menzionate.
Relativamente a quanto proposto dall'interpellante di rivedere i criteri per l'affidamento degli incarichi per il coordinamento della gestione faunistica, si fa presente che l'Assessorato Caccia per l'anno in corso ha provveduto a pubblicare apposito comunicato sul Bollettino Ufficiale della Regione n. 18 del 6 maggio 1998, ai sensi dell'art. 8 comma 4, della L.R. 39/95, che disciplina le nomine ed incarichi pubblici di competenza regionale.
Quali criteri per la nomina dei tecnici il comunicato fa riferimento a quelli approvati con D.G.R. n. 258-10159 del 24 giugno 1996, che consistono nella "valutazione di esperienze professionali e lavorative pregresse in materia di gestione faunistica, con particolare riferimento alla conservazione ed alla gestione degli ungulati alpini e della tipica fauna alpina sul presupposto del possesso di specializzazione nella gestione e protezione della fauna selvatica".
Il citato comunicato prevede la nomina di 6 tecnici, rispetto ai 3 nominati negli anni precedenti. Un maggior numero di coordinatori si ritiene possa garantire una maggiore efficacia dei compiti loro assegnati.
Per quanto riguarda infine le notizie in ordine al pagamento delle competenze ai coordinatori incaricati dalla Giunta regionale si fa presente che si è provveduto alla liquidazione delle stesse in quanto gli adempimenti loro affidati risultano regolarmente assolti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Mi pare che la risposta all'interpellanza del gruppo dei Popolari lasci un'insoddisfazione, perché la risposta che è stata fornita dall'Assessore si è tenuta su un livello tecnico-formale. L'Assessore, come era già capitato per l'interrogazione precedente dello scorso anno sul censimento in Val Varaita, ha ripercorso quali sono le procedure per giungere al censimento e ci ha spiegato come funziona la legge e quale è l'intervento della Regione.
A questo punto, dopo quanto capitato in Val Varaita lo scorso anno e quanto accaduto attualmente in Val di Susa, ci troviamo di fronte a due casi identici: la Procura indaga su una truffa del censimento di cervi e caprioli, il cui numero sarebbe stato gonfiato.
Questo il tema sul quale occorrono delle risposte: qual è stato il ruolo della Regione nel censimento di cervi e caprioli. I censimenti sono predisposti e approvati dalla Giunta regionale, nonché coordinati da esperti incaricati dalla Regione Piemonte.
Quindi, la Regione nomina degli esperti che coordinano i censimenti definiti dai comparti alpini, ma che sono nominati e pagati dalla Regione Piemonte. L'ipotesi è quindi di un censimento errato, di un errore - se non vogliamo parlare di altro - da parte di incaricati della Regione Piemonte e quindi della stessa, che conseguentemente approva i piani di abbattimento definiti sulla base del censimento.
La domanda che pongo all'Assessore, esprimendo insoddisfazione per la risposta all'interrogazione, è se non ritenga utile ed opportuno, dopo quanto capitato in Val Varaita, chiedersi se ci sia qualcosa che non funziona nel meccanismo, ed eventualmente rivederlo. Una tale frequenza e ripetizione di incidenti, di errori, di indagini della Procura dovrebbe indurre a chiedersi se è opportuno continuare con questa procedura. Oppure vogliamo che la Regione assista in modo passivo al ripetersi di fatti di questo tipo, per cui la Procura indaga, fa propri censimenti per poi venire in questa sede a dire che il censimento non è un conto esatto, ma una stima sintetica? C'è sicuramente qualcosa che non funziona, che, in ogni caso danneggia complessivamente l'immagine ed il ruolo della Regione Piemonte assolutamente non secondario ed importante.
Avremmo preferito avere risposte precise e informazioni più puntuali sul censimento svolto in Val di Susa. La risposta secondo la quale "Non possiamo dare informazioni ulteriori perché c'è un'indagine della Procura" ci pare in qualche maniera reticente.
Se l'Assessore ritenesse di fornirci maggiori ragguagli, saremmo molto più soddisfatti; diversamente, esprimo nuovamente grande insoddisfazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, come ha già detto il collega Saitta, rileviamo un'ipotesi di truffa, tesa a consentire un maggiore numero di abbattimenti selettivi, partendo dal presupposto ...



PRESIDENTE

Consigliere Cavaliere precisi se i termini che utilizza sono tecnici o da Codice Penale.



CAVALIERE Pasquale

Ho detto, signor Presidente, che potrebbe esserci un'ipotesi di truffa.



PRESIDENTE

E' un'ipotesi o una constatazione?



CAVALIERE Pasquale

L'ho letto sui giornali, Presidente; sto riportando quanto ho letto su settimanali locali.



PRESIDENTE

Allora precisi la fonte: è cosa delicata.



CAVALIERE Pasquale

Anzi, sottolineo il fatto che un settimanale locale è più informato dell'Assessore regionale: capita, Assessore! Capita soprattutto quando non ci si vuol informare! Dunque, c'è un'ipotesi - sottolineo, ipotesi - di truffa tesa ad abbattere più capi di ungulati, partendo dal presupposto di un eccesso di numero degli stessi. Quindi, un conteggio appositamente sbagliato. E, come ricordava il collega Saitta, ci siamo già trovati in ipotesi del genere sottolineate anche da altre interrogazioni presentate in passato relativamente alla Val Varaita.
Cos'ha fatto l'Assessore quando si sono verificati gli episodi della Val Varaita? Gli episodi della Val di Susa, infatti, sono verificati successivamente. Cos'ha fatto l'Assessore? Ha semplicemente letto i giornali, non li ha nemmeno letti, non si occupa del suo Assessorato, del fatto che vi è un meccanismo di nomina di professionisti adibiti ai questi compiti, ha cercato di capire se il meccanismo adottato sia quello giusto se sia trasparente, se tutto è a posto, se non ci siano aspetti che favoriscano una certa dinamica oppure no? L'Assessore ci ha semplicemente letto la legge - per carità, Assessore, la potevamo leggere anche noi - e ha detto "I censimenti funzionano così; non mi risulta alcunché". Non pu non risultarle alcunché visto che risulta ci siano state delle azioni giudiziarie anche negli uffici del suo Assessorato; non le risulta Assessore? Questo è un dato di fatto: risulta o non risulta? Allora Assessore, se le risulta, perché non ce lo dice, chiaramente? Siccome Assessore, vi sono aspetti e livelli diversi - un conto è quanto fa la Magistratura, altro quanto fa lei - a noi interessa quanto fa lei. Ha messo mano alle dinamiche di questi problemi, per capire se ci sono storture oppure no? Questo, credo, è lo spirito delle interrogazioni; dalla risposta che lei ci ha fornito supponiamo il contrario. Lei aspetta, vede cosa succede, poi, eventualmente, si vedrà cosa fare.
Credo, intanto, che lei ci debba dare informazioni più precise per quanto le compete e per quanto può, oggi, ma soprattutto dirci quali strumenti ha messo in essere per verificare se non ci siano problemi seri in ordine ai problema sollevati. Chiederei, pertanto, qualche informazione supplettiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bodo.



BODO Giovanni, Assessore alla caccia e pesca

Intervengo per una precisazione: informazioni più precise non sono in grado di darne. D'altronde, rilevo che le notizie "corrono" più verso altri di quanto corrano verso il sottoscritto.
Per quanto riguarda l'Assessorato sono stato informato soltanto stamattina dell'ispezione fatta; invece, per quanto riguarda i tentativi dell'Assessore rispondo che ne ho fatto uno, con le Province, che non è andato a buon fine poiché, queste ultime non hanno ritenuto di aderire alla proposta di controllo che veniva fatta dall'Assessorato, per cui l'alternativa è quella che ho indicato nella comunicazione. Quindi, per quanto riguarda l'Assessorato, l'Assessore farà le opportune valutazioni di cosa modificare, da adesso in avanti, perché non abbiano più a ripetersi questi problemi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Per evitare di dare l'impressione che i Consiglieri abbiano delle informazioni particolari, ottenute attraverso chissà quali canali, è importante dire che le informazioni su cui si basano le nostre interrogazioni si riferiscono soltanto a degli articoli giornalistici del settimanale locale Luna Nuova. Il settimanale ha riferito in modo chiaro Presidente Deorsola, che è in corso un'indagine da parte della Procura presso la Pretura di Torino, che ipotizza il reato di truffa per il censimento di caprioli e camosci. Quindi, la fonte è questa.



PRESIDENTE

Questo l'avevo letto nella sua interpellanza, ma dato che il ragionamento veniva svolto da un altro Consigliere che non citava tale fonte, chiedevo se ci fossero altri riferimenti di stampa.



SAITTA Antonino

Devo dire che anche il secondo intervento da parte dell'Assessore Bodo ci lascia insoddisfatti. Ha ragione il collega Cavaliere, i giornali forniscono più informazioni e a questo punto, non so se credere a ciò che scrivono i giornali locali (d'altronde lo si può credere fino a quando non vengano smentiti), che riferiscono di perquisizioni effettuate nelle scorse settimane, ad esempio nei locali del comparto alpino. Ci aspettavamo una risposta più precisa, più attenta, soprattutto sarebbe stato doveroso riferirci se la Polizia giudiziaria ha sequestrato della documentazione negli uffici regionali, e se si riferisce a questo tipo di censimento.
L'Assessore avrebbe dovuto essere più esaustivo nel riferirci le informazioni. In ogni modo, la parte finale del suo intervento, dove annuncia lo studio di qualche provvedimento o soluzione per evitare il ripetersi di questi fatti, è indice di una certa preoccupazione. Noi aspettiamo di sapere che cosa intende fare.


Argomento: Viabilità

Interrogazione n. 1500 inerente: a: "Costruzione di una superstrada a scorrimento veloce tra Casale Monferrato ed Asti"; interrogazione n. 1561 inerente a: "Progetto strada scorrimento veloce"; interrogazione n. 1566 inerente a: "Costruzione di una superstrada tra Casale Monferrato ed Asti" interrogazione n. 1532 inerente a: "Superstrada Ozzano-San Giorgio"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora le interrogazioni n. 1500 del Consigliere Cavaliere; n.
1561 dei Consiglieri Bellingeri, Rosso e Dutto; n. 1566 dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea e n. 1532 del Consigliere Salerno.
La parola all'Assessore Masaracchio che risponde congiuntamente ad entrambe le interrogazioni.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Il progetto di che trattasi è all'esame della Conferenza di Servizi indetta dal Sig. Provveditore alle Opere Pubbliche per il Piemonte a seguito delle direttive emanate dall'allora Ministro dei LL.PP. Di Pietro per l'accelerazione delle procedure amministrative con le quali sono stati attribuiti ai Provveditori le funzioni centrali della DI.CO.TER.
relativamente alle procedure per la formazione dell'intesa ex artt. 2 e 3 del D.P.R. 383/94 ai sensi dell'art. 81 del D.P.R. 616/77, mediante l'istituto della Conferenza di Servizi introdotto dalla Legge 142/90 e sue modifiche ed integrazioni in merito alla realizzazione di opere di interesse statale realizzate dallo Stato o da Enti ed Aziende statali per fini di pubblica utilità e di programmi di investimento statali relativamente alle opere che interessano il territorio di una sola regione o rivestono preminente interesse locale, riguarda il II lotto stralcio della variante all'abitato di Casale Monferrato tra la SS. 457 e la SS. 31 la SP. per Valenza ed il casello di Casale Sud della A26.
Del progetto complessivo approvato a suo tempo dalla Regione nel 1985 fu realizzato solo un primo lotto stralcio in perizi di riduzione di intervento tra la SS. 31 ed il casello di Casale Sud per mancanza di fondi e per intervenute varianti di tracciato imposte da Civilavia per rispettare il vincolo aeroportuale dell'aeroporto di Casale, presentato alla Regione per l'intesa nel 1988.
In merito la Regione al tempo subordinò il proprio parere favorevole alla presentazione del progetto di massima del proseguimento dell'intervento fino alla SS. 457 non rappresentato nel progetto del I stralcio funzionale in riduzione di intervento.
Nel 1992 l'ANAS presentò un progetto complessivo che prevedeva di ricongiungersi alla SS. 457 in località Pozzo Sant'Evasio a cavallo tra i confini dei Comuni di Casale e di San Giorgio Monferrato che incontr l'opposizione del Comune di San Giorgio.
In quella occasione il Servizio Viabilità suggerì all'ANAS di limitare l'intervento al Comune di Casale riconducendosi sulla SS. 457 secondo la primitiva soluzione del 1985.
Nel 1994 l'ANAS richiese alla DI.CO.TER. l'avvio della procedura d'intesa ai sensi dell'art. 81 del DPR 616/77 per la realizzazione di un nuovo progetto, che per superare le obiezioni del Comune di San Giorgio Monferrato, prosegue nei Comuni di Rosignano Monferrato e di Ozzano, ove scavalcata la Ferrovia Asti Casale, si riconduce sulla SS 457 prima dell'abitato.
La DICOTER, ai sensi della L. 109/95 e s.m.i., in data 27 giugno 1997 restituì la pratica all'ANAS per revisione progettuale, quindi l'ANAS in data 23 giugno 1997, ai sensi dell'art. 17 della L. 127/1997, richiese al Provveditorato alle OO.PP. del Piemonte l'avvio della procedura d'intesa per la realizzazione dell'opera, ai sensi dell'art. 81 del DPR 616/77.
Il Provveditore alle OO.PP. del Piemonte, in data 26 settembre 1997, ha richiesto alla Regione Piemonte di pronunciarsi in merito alla conformità urbanistica delle opere, trasmettendo gli atti progettuali con nota 8063 e successivamente, ha convocato con nota 3 ottobre 1997, n. 1109, apposita Conferenza dei Servizi per il giorno 27 ottobre 1997.
Nel corso della Conferenza, sono emersi aspetti contrastanti e carenze nella documentazione e negli elaborati di progetto come qui di seguito elencati: Il Comune di Casale Monferrato ha espresso parere favorevole all'intervento in difformità alle previsioni dello Strumento Urbanistico vigente, nel quale è prevista una diversa soluzione di tracciato, mentre i Comuni di San Giorgio Monferrato e di Rosignano Monferrato si sono espressi in modo negativo con diverse motivazioni, principalmente di carattere ambientale e paesistico; infine, il Comune di Ozzano, pur dichiarandosi favorevole, subordinava il suddetto parere alla presentazione da parte ANAS di un progetto di fattibilità del proseguimento dell'intervento attraverso il proprio territorio comunale fino all'intersezione con la S.S. 590 in località Mauletta, pur essendo la soluzione prevista negli strumenti urbanistici vigenti.
E' stata rilevata la carenza di atti progettuali fondamentali alle autorizzazioni da rendersi da parte dei competenti uffici e servizi regionali relativamente ai vincoli di legge 431/1995 e del T.U. 524/1904 di polizia idraulica; per quanto riguarda il Settore Trasporti e Pianificazione infrastrutture, si è fatto rilevare come la soluzione presentata dall'ANAS non fosse congruente con le linee di indirizzo previste nei Piani di Settore che attribuiscono un ruolo di interesse locale alla tratta di S.S. 457 all'esame, prevedendo la variante solo per l'abitato casalese e individuando, per contro, soluzioni di adeguamento in sede per la rimanente tratta scorrente negli altri Comuni.
In proposito, occorre vedere il primo Piano regionale dei trasporti ed il progetto di fattibilità fatto redigere a suo tempo dalla Regione alla SPEA sul collegamento pedecollinare Asti-Casale e le ulteriori indicazioni del II Piano regionale trasporti adottato dalla Giunta, all'approvazione del Consiglio regionale e della Commissione.
Nella successiva Conferenza dei servizi del 28 novembre 1997 nonostante una riunione convocata dall'Assessore ai trasporti e comunicazioni con tutti gli Enti locali e l'ANAS al fine di ricercare soluzioni di comune gradimento, i Comuni di San Giorgio Monferrato e di Rosignano Monferrato ribadivano il proprio parere negativo, per cui, non essendosi raggiunta l'unanimità prevista dalla Conferenza, il Provveditore alle OO.PP. del Piemonte dichiarò chiusa la Conferenza medesima con parere negativo all'intesa, anche in assenza di un pronunciamento in merito della Sovrintendenza ai Beni ambientali e paesistici del Piemonte e del Settore regionale Tutela ambientale e paesistica.
L'ANAS, pertanto, fece porre a verbale la riserva di rimettere la questione alla Presidenza del Consiglio dei Ministri o, in alternativa, di richiedere al Provveditore alle OO.PP. del Piemonte la convocazione di una nuova Conferenza su di una nuova soluzione progettuale che tenga conto delle richieste dei Comuni interessati.
Tutto questo rappresenta la cronistoria di un'opera la cui risoluzione è di competenza extraregionale, ancorquando la Regione sia stata chiamata come di dovere, di volta in volta, ad esprimere pareri di congruità sulla progettualità.
Siamo in attesa di ulteriori risoluzioni, che siano definitive, perch indipendentemente da quanto viene opposto, per le motivazioni di carattere ambientale-territoriale espresse da parte dei due Comuni citati, le Amministrazioni locali maggiori sono interessate a che l'opera venga realizzata, ritenendo necessario, per l'economia del territorio, attivare il collegamento in questione.
Vi è dunque, in questo momento, un contendere dal quale non se ne viene fuori con una determinazione da parte del superiore amministrativo: ecco il motivo per cui è stato tutto demandato al Ministero competente, affinch risolva la problematica.
Vi farò avere copia della risposta scritta.



PRESIDENTE

Collegato a questa materia, vi è anche l'ordine del giorno iscritto al punto 63) all'o.d.g. "Progetto di collegamento tra la S.S. 31 e la S.S. 457 dell'ANAS di Torino", presentato dal Consigliere Rubatto.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cavaliere; ne ha facoltà.



CAVALIERE Pasquale

Non ho sentito la conclusione dell'Assessore.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

La questione è aperta ed è demandata al Ministero competente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

L'Assessore Masaracchio non ha risposto, perché non ha fatto altro poteva dirlo in due parole - che confermare quanto noi avevamo scritto in premessa dell'interpellanza.
L'Assessore l'ha fatta un po' più lunga, però direi che, ribattendo la nostra interpellanza, le nostre informazioni erano esatte; tuttavia l'interpellanza non era volta a chiedere quale tipo di percorso questo tratto stradale avesse seguito.
L'interpellanza poneva cinque domande alla Regione; su queste cinque domande non ha ottenuto neppure una risposta.
Abbiamo chiesto quale sia la posizione della Giunta sul progetto: non è stato detto; abbiamo chiesto se la Giunta intende intraprendere studi per verificare l'impatto ambientale: non ha risposto; quale sia il parere sul fatto che la strada finisce e non è proseguita: non ha risposto; se il flusso di traffico giustifichi questa nuova strada: non ha risposto; se per caso la Regione intende contribuire al finanziamento: non ha risposto.
Ringrazio l'Assessore per la storia, però chiederei, per cortesia, che rispondesse all'interpellanza.
Caro Presidente del Consiglio, mi rivolgo a lei perché non so se ha seguito quel che ho detto: l'Assessore è stato molto gentile e ha illustrato, in modo molto più puntuale, l'iter della vicenda che abbiamo sollevato, quella della superstrada tra Casale e Asti, e lo ringraziamo.
Non ha però risposto all'interpellanza, in quanto non ha detto una sola parola sulle cinque domande che sono state rivolte.
La prego dunque di mantenere all'o.d.g. l'interpellanza come un documento che non ha avuto risposta e di sollecitare - se l'Assessore non è in grado di rispondere adesso - la risposta all'interpellanza, perché non si può nemmeno non essere soddisfatti della risposta: non è stata data.
Non mi dichiaro né soddisfatto né insoddisfatto: dichiaro che non ho avuto nessuna risposta.
Quindi, Presidente, le chiedo di conservarla agli atti, per quando l'Assessore vorrà rispondere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

In effetti, le cose che sostiene il collega Chiezzi sono abbastanza obiettive, perché noi abbiamo posto all'Assessore non solo la domanda sul come e a che punto stanno le procedure, ma sul perché di determinati tracciati, di determinati progetti e qual è la posizione della Regione perché il problema, per quel che ci riguarda, è questo, nel senso che sappiamo esistere una posizione della Provincia di Alessandria, una posizione del Comune di Casale, la posizione di alcuni Comuni e queste posizioni non hanno trovato una sintesi nelle Conferenze, qual è però la posizione, visto che ci sono delle visioni diverse da parte degli Enti locali, della Regione? Quale posizione porta in Conferenza la Regione? Su un progetto molto discutibile, che non risponde al problema posto, o almeno vi risponde parzialmente, perché i Comuni che si oppongono al progetto sostengono che questa strada prende una direzione in mezzo alle colline per poi ritornare sull'asse principale, un percorso che assolutamente non si giustifica.
Queste sono le posizioni in campo, ci interessava capire qual è la posizione della Regione.



PRESIDENTE

Desidera dare un'ulteriore risposta? Prego, Assessore.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Mi sembrava che dalla veloce lettura di quanto esteso a mo' di relazione si potessero ricavare gli elementi per i quali si dice che l'Assessore non ha dato risposta. Allora ripuntualizzo, e poi darò un mio parere, non personale, ma quale Assessore competente.
Quando si dice che "E' stata rilevata la carenza di atti progettuali fondamentali alle autorizzazioni da rendersi da parte dei competenti uffici e servizi regionali relativamente ai vincoli di legge 431 del '95 e del Testo Unico 524 di Polizia Idraulica", per quanto riguarda il settore Trasporti e Pianificazione Infrastrutture, che è in questo Assessorato, si è fatto rilevare come la soluzione presentata dall'ANAS non fosse conseguente con le linee di indirizzo previste nei Piani di settore, che attribuiscono un ruolo di interesse locale alla Strada Statale 457. Quindi la Regione ha fatto rilevare che non è d'accordo con talune impostazioni per cui questa è la ragione della Regione.
"Prevedendo la variante solo per l'abitato Casale e individuando, per contro, soluzioni di adeguamento in sede per la rimanente tratta scorrente negli altri Comuni". Quindi abbiamo indicato ciò che deve essere previsto e a correzione di quanto non è congruente con la progettualità, che comunque non ha il consenso di alcuni Comuni.
Susseguentemente dico che bisogna vedere in proposito il vigente Piano regionale dei trasporti, dentro cui la questione è delineata, così come le interrogazioni in opposizione determinano, quindi siamo in perfetta sintonia con quanto viene chiesto per sapere, ma in ogni caso è come dire che cosa si vorrebbe.
In terza istanza, poi, ho detto, nel leggere la relazione, che nella successiva Conferenza dei servizi del 28 novembre '97, nonostante una riunione del tutto impropria - ma comunque questo titolo ce lo siamo arrogato - convocata dal sottoscritto Assessore ai trasporti con gli Enti locali e l'ANAS, e in quell'occasione, se non ricordo male, era presente anche il Consigliere Cavaliere che, interessandosene, è stato cortesemente invitato a parteciparvi per prendere atto e notizie direttamente da una riunione politico-amministrativa, al fine di ricercare soluzioni di comune gradimento. Quindi la Regione, questo Assessorato ha interferito con la Conferenza dei servizi e col Provveditorato alle Opere Pubbliche, magari rischiando di essere non dico criticato, ma addebitato di aver fatto una cosa non del tutto di pertinenza amministrativa, ma politica. I Comuni San Giorgio Monferrato e Rossignano Monferrato in quell'occasione ribadivano il proprio parere negativo, per cui, non essendosi raggiunta l'unanimità prevista dalla Conferenza, interviene il Provveditore alle Opere Pubbliche da noi direttamente interessato perché si determinasse proprio la chiusura della Conferenza medesima, non importa se con un parere negativo di tutta quanta l'intesa.
Quindi allo stato attuale, per rispondere agli interpellanti, la Regione si è adoperata perché le cose venissero risolte, ponendole all'attenzione di chi ha competenza diretta di intervenire, purché la Conferenza dei servizi fosse chiusa, anche se in attesa di un pronunciamento della Sovrintendenza ai Beni Ambientali e Paesistici del Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Così possiamo considerare l'interpellanza discussa, in questo senso vediamo se riusciamo a capirci, Assessore Masaracchio. Io provo a dare la risposta ai quesiti; se rispondo sbagliato, fermami.
Primo quesito: quale sia la posizione della Giunta regionale in ordine al progetto presentato. Risposta: la posizione è negativa sul progetto presentato. E' così?



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Sul progetto, non su tutto.



CHIEZZI Giuseppe

Quali studi la Giunta intende intraprendere per verificare l'impatto ambientale? Risposta: la Giunta non intende effettare alcuno studio di impatto ambientale.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Non è competenza di questo Assessorato.



CHIEZZI Giuseppe

Quindi no, non intende farlo.
Qui si dice: la Giunta intende intraprendere studi? La risposta è no per i motivi...



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Può darsi che ci siano; eventualmente te li trasmetterò.



CHIEZZI Giuseppe

Allora l'interpellanza non ha avuto risposta.
Quale sia il parere della Regione sull'opportunità di avviare lavori di costruzione in un tratto stradale la cui prosecuzione allo stato degli atti è ancora non prevedibile, la Regione non ha parere. La Regione esprime il parere che sarebbe meglio completare il tratto di strada, realizzarla tutta. Poi, alla domanda se il flusso di traffico sulla già esistente statale sia tanto intenso da generare la necessità della costruzione della nuova opera, la Giunta dice: "Sì è vero". Se e in quale misura la Regione contribuirà al finanziamento, la Regione non vuole spendere una lira, è così?



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Forse la Regione dovrà fare le strade al posto di altri.



CHIEZZI Giuseppe

Ma questo lo decide la Regione. Quindi la Regione contribuirà al finanziamento dei lavori.



PRESIDENTE

L'Assessore si riserva di dare due risposte scritte. L'interrogazione la riteniamo esaurita; eventualmente, se ne ravvisasse la necessità potrà attualizzare l'argomento con una nuova interrogazione.


Argomento: Viabilità

Rinvio esame ordini del giorno n. 639 inerente a: "Progetto di collegamento tra la strada statale 31 e la 457 dell'ANAS di Torino" e n. 633 inerente a: "Progetto di collegamento tra le strade statali Casale-Asti e Casale Alessandria e le strade provinciali Casale-Valenza" (rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Chiedo al Consigliere Rubatto se ritiene ancora attuali gli ordini del giorno nn. 639 e 633 da lui presentati.



RUBATTO Pierluigi

Non sono attuali, ma a dimostrazione che gli ordini del giorno vengono votati in Consiglio con molto ritardo, io ritengo di metterli in votazione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Visto il progetto del lotto di completamento tra la S.S. 31 e la S.S. 457 dell'ANAS di Torino evidenziato che tale progetto coinvolge il territorio di quattro Comuni: Casale Monferrato, San Giorgio Monferrato, Rosignano e Ozzano Monferrato causando una notevole ricaduta ambientale su aree collinari a vocazione agricola rilevato che la zona interessata è una delle più interessanti sotto l'aspetto ambientale ed agricolo (produzione di vini ricavati da vitigni di qualità) dell'intero Monferrato.
Appreso il parere contrario alla realizzazione del progetto espresso dai Consigli comunali di Rosignano e di San Giorgio Monferrato e da larga parte della popolazione in tutta la zona interessata data la costituzione di un Comitato per il coordinamento delle iniziative contro la strada a scorrimento veloce richiamate le conclusioni presentate dai rappresentanti dei Consigli comunali di San Giorgio Monferrato e Rosignano in sede di Conferenza dei Servizi il 27 ottobre 1997 e nel corso della riunione informale all'Assessorato alla Viabilità del 5 novembre 1997.
Rilevato che il progetto manca di un'adeguata relazione geologica e geotermica del tratto collinare e di una relazione geologica ed idraulica in corrispondenza del torrente Sattola.
Ritenuto che tali elementi non possano essere acquisiti, con sufficiente dovizia di particolari in un breve periodo di tempo, dato l'elevato impatto ambientale che l'opera avrebbe sulla zona.
Richiamata altresì l'ipotesi di suddividere il progetto in due lati distinti, dei quali uno relativo al collegamento della tangenziale di Casale Monferrato con la S.S.
457, in corrispondenza del territorio del comune di Casale Monferrato, in località Pozza Sant'Evasio e di un secondo che potrebbe prevedere il proseguimento del progetto oltre Ozzano da concordarsi con tutti i Comuni interessati.
Visti gli orientamenti del II Piano Regionale dei trasporti e delle Comunicazioni, approvato dalla Giunta regionale nel mese di settembre 1997 ed attualmente in attesa di essere portato all'esame del Consiglio regionale del Piemonte.
Evidenziato che tali linee programmatiche in sintonia con quanto sostenuto dai vari Piani Regionali di Sviluppo vanno nella direzione di un asse di riequilibrio, viario e di programmazione Cuneo-Asti-Vercelli-Novara, che trova la sua concretizzazione nel tratto di strada a scorrimento veloce Desana-Serralunga di Crea, terminato negli anni '80, e mai proseguito in direzione di Asti.
Sottolineato che il vero problema del collegamento veloce Asti-Vercelli, consiste nel superamento dell'abitato di Moncalvo e di Calliano.
Richiamata la proposta di un collegamento tra la citata tratta ed il casello di Casale Nord sulla autostrada A26, che distoglierebbe dalla città di Casale gran parte del traffico pesante, alleggerendo nel contempo il tratto Casale Monferrato-Ozzano preso in considerazione dal progetto ANAS.
Tutto ciò premesso il Consiglio regionale impegna il Presidente della Giunta regionale e l'Assessore competente ad esprimere un parere negativo in sede di Conferenza dei Servizi sul progetto di collegamento tra le strade statali Casale-Asti, Casale-Alessandria e la strada provinciale Casale-Valenza, così come predisposto dall'ANAS e vincolando comunque qualsiasi ipotesi progettuale ad uno svolgimento nel solo territorio comunale di Casale".
La parola all'Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Io chiedo ai colleghi di ascoltarmi un attimo. Non entro nel merito della qualità e del livello dell'ordine del giorno. Tuttavia, trovandolo in votazione dopo un'interpellanza a cui ho risposto, per quanto mi compete ho bisogno che questo ordine del giorno sia portato a conoscenza di tutta la struttura affinché possa io rilevare l'assenza degli elementi di cui si è detto e la loro contraddittorietà qualora fossero presenti. Infatti non so se tra le carte relative all'impianto che si sta per cantierare si possano trovare gli elementi di cui si lamenta la mancanza. I gradi di competenza sono diversi, compresi quelli ministeriali. Se gli altri conoscono le pratiche a livello ministeriale buon per loro, quindi io mi astengo dalla votazione dell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Assessore, la sua richiesta è che l'ordine del giorno venga portato in votazione successivamente?



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Se fosse possibile sì.



PRESIDENTE

Consigliere Rubatto, acconsente a questa richiesta?



RUBATTO Pierluigi

Io acconsento, però nella fotocopia dell'intervento letto dall'Assessore vedo che, nell'elenco delle risposte a tutte le interrogazioni, si fa anche riferimento all'ordine del giorno n. 639 del Consigliere Rubatto.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Non me ne ero accorto.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

RUBATTO



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

E' lì fermo da mesi, ma se vogliamo portarlo in Commissione va benissimo.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno torna in Commissione.
I nostri lavori per la mattinata sono esauriti.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,13)



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