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Dettaglio seduta n.254 del 05/05/98 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bortolin, Ghiglia e Viglietta.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

I lavori potrebbero avere questo inizio: completamento degli interventi relativi alla cultura (Assessore di riferimento: Leo), poi interventi e analisi degli emendamenti relativi all'Assessore Masaracchio; credo che questo potremmo farlo nella mattinata.
Nel pomeriggio potremmo vedere con l'Assessore Goglio e l'Assessore Burzi, in modo da completare così gli interventi, la discussione e la votazione sugli emendamenti relativi agli altri capitoli.
Domani mattina potremmo valutare l'ordine del giorno e fare degli interventi in qualche modo conclusivi e votare, senza ulteriori analisi di emendamenti, il bilancio.


Argomento: Bilanci preventivi

Esame progetto di legge n. 371: "Bilancio di previsione 1998 e pluriennale 1998-2000" (seguito)


PRESIDENTE

Il punto 4) all'o.d.g. prevede il proseguimento dell'esame del progetto di legge n. 371.
Proseguiamo quindi con l'esame degli emendamenti presentati ai capitoli relativi all'area istruzione.
Emendamento presentato dai Consiglieri Riba, Marengo, Foco, Bortolin Suino, Riggio, Miglietti, Bertoli, Vindigni, Manica e Bellino: "Il capitolo 11250 è aumentato di L. 2.700 milioni prelevando in diminuzione dal capitolo 15950".
Tale emendamento è ritirato dai proponenti.
La parola all'Assessore Burzi.



BURZI Angelo, Assessore al bilancio

Tenevo a fare un intervento che ricongiungesse la parte relativa alla discussione generale nell'ambito dell'area della cultura, che abbiamo interrotto giovedì pomeriggio e che ieri, per altri impegni dell'Assessore Leo, non è stato possibile concludere.
Mi pare che la conclusione che avesse fatto l'Assessore Leo, a seguito anche degli interventi che erano venuti a stimolare il dibattito, fosse stata più o meno questa: ci sarà da organizzare - peraltro credo che sia previsto anche nell'ordine del giorno che domani discuteremo - un dibattito specifico sulle varie linee dell'iniziativa cultura, e questo dibattito potrà essere organizzato in Commissione o in Consiglio, a seconda di quello che i colleghi riterranno opportuno. Punto numero uno.
Punto numero due. Era stata già definita l'accettazione di una linea emendativa che riguardava il Teatro Regio e che aveva forte connotazione politica perché veniva alimentata con una contestuale riduzione del capitolo della consulenza della Giunta. Per questo motivo, visto che già l'Assessore Leo era stato ampio di dettagli, a mio avviso, nel dire che la manovra dell'area cultura della Giunta non era ancora completa e che poi sarebbe stata arricchita, come già nelle fasi precedenti, dai suggerimenti che le parti avessero voluto fornire, suggeriva quindi di non accettare i singoli emendamenti al di là del Regio, ma di rimandare il completamento della manovra previo ampio dibattito - ripeto - in area Commissione o area Consiglio.
Se queste sono le premesse, chiedevo ai colleghi della minoranza - un po' tutti, ma fondamentalmente il Gruppo di Rifondazione, il PDS e il Gruppo dell'MPPE-Rinnovamento - che hanno presentato ampie linee emendative se intendessero mantenere gli emendamenti, nel qual caso preannunciavo fondamentalmente una risposta sistematicamente negativa agli emendamenti per i motivi anzidetti o un'altra linea, qualunque altra loro intendessero suggerire. Solo per la comodità dei lavori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Non c'è il mio Capogruppo, però credo di essere autorizzato.



PRESIDENTE

Ha pieno titolo.



PICCHIONI Rolando

Autorizzato a ritirare i nostri emendamenti, perché credo che quanto è stato detto e quanto è stato fatto finora non precluda assolutamente anche dietro la dichiarazione dell'Assessore Burzi - il tratto finale di questo cammino, anzi me lo auguro.
Se vogliamo cogliere una lezione o un suggerimento da questa lunga defatigante discussione sul bilancio, dobbiamo cogliere anche un suggerimento, come dicevo, una riflessione positiva per quanto è emerso nei confronti del pianeta cultura nella sua complessità e nella sua articolazione.
Non mi è difficile riconoscere al Presidente e all'Assessore, e pertanto alla Giunta, una sensibilità, un'attenzione particolare nei confronti dei problemi culturali che attengono al territorio, alle attività che ineriscono, alle prospettive che si presentano. E' un riconoscimento che si deve fare, perché credo che una delle soddisfazioni più alte della vita politica è quella di riconoscere la bontà delle tesi degli avversari.
Voglio fare solamente un piccolo accenno personale. Quando, domenica scorsa e in questi giorni di esposizione della Sindone, mi sono trovato in piazza San Carlo, ho visto come questa città, peraltro relegata ad un cliché che io credevo ingeneroso, abbia riscoperto dentro l'eccezionalità di questo evento una vocazione turistica, una vocazione culturale certamente sorprendente.
In piazza Castello non c'era più quello svincolo metafisico, astratto di una città distratta, che passa e non ritorna, ma c'era la convivenza, la socializzazione, non solamente di una popolazione torinese, ma dei turisti degli uomini di cultura e di coloro che volevano scoprire una cosa sconosciuta o, perlomeno, ignota.
Ebbene, dico questo perché nei confronti del grande dibattito che si è fatto sul Castello di Venaria e pertanto sul sistema museale torinese scusate gli amici della Regione, se parlo un momento di questo - abbiamo potuto scoprire come questa città non possa essere - questo assolutamente contro le mie stesse intenzioni, contro le mie stesse riflessioni sprovvista dell'intelaiatura organica dei suoi musei e dei suoi beni culturali.
E' stato un tutto continuo, un continuo che ha coinvolto librai negozi, venditori di cartoline, venditori di almanacchi e venditori di piante topografiche, ma un continuo molto ordinato, che ha fatto sì che questo Centro Storico, di fatto molto trascurato, potesse rivivere e rinascere ad una nuova primavera, ad un nuovo Rinascimento. Credo che questo sia un fatto importante, e non lo dico solamente per gli organizzatori.
Comunque bisogna ringraziare ancora una volta la Giunta, e voglio anche ringraziare un mio amico avversario, che si chiama Alberto Vanelli, perch se voi leggete i giornali stranieri, l'organizzazione è stata ritenuta da tutti perfetta, anche da un personaggio ipercritrico come Feltri.
Bene, non è solamente per una questione organizzativa, ma perché ha portato ad un ripensamento globale, almeno per quanto mi concerne, di quanto oggi noi possiamo fare, di quanto oggi ci aspetta, perché è una sfida non conclusa, è una sfida aperta, è una sfida che offre delle opzioni sulle quali, al di là dei giardini o delle fontane in Piazza Castello, vale la pena riflettere, perché se la riflessione e la discussione fossero solamente ancorate ad alcune petizioni di principio (Torino che non è più fabbrica di manufatti, che riscopre la sua qualità della vita, là dove la qualità della vita è anzitutto la qualità della sua cultura, del suo percorso storico, del suo vissuto storico, ma anche delle sue prospettive) è chiaro che dobbiamo rivedere questo problema in un modo assolutamente diverso.
Signor Presidente, nel documento che ho presentato - non so se sarà accettato, ma sarei molto grato se venisse almeno esaminato - è messa in evidenza una non corrispondenza fra le dinamiche delle realtà culturali e quelle delle risposte istituzionali. Non è un problema solamente del Piemonte, è un problema che attiene alla mobilitazione e all'organizzazione di tutte le risorse. Si sta spendendo moltissimo per la cultura, vivaddio! Io credo che si debba spendere ancora di più se gli obiettivi sono quelli che ci siamo proposti, se gli obiettivi sono quelli di un rivolgimento quasi copernicano della natura e della fisionomia del Piemonte stesso.
Essendoci un gap fra le dinamiche delle realtà locali e le dinamiche istituzionali, credo che non bisogna affrontare in maniera episodica frammentaria e intermittente il problema di delineare una fisionomia unitaria di tutto il nostro Piemonte.
E non è solamente un problema di tradizioni, di vissuto storico; un grande filosofo esistenzialista ha scritto una volta che l'identità non consiste nel soggetto, ma nella relazione. Risiede nella relazione, per cui noi ci poniamo in comunicazione con tutti; ci poniamo in comunicazione con il Piemonte che non comunica, con gli stati e le popolazioni straniere che non ci conoscono, con coloro che credono che il Piemonte sia uno stato post sabaudo e, pertanto, con tutte le caratteristiche negative che molto spesso questo termine evoca.
Vede, Presidente, lei con il suo Assessorato al turismo o alla comunicazione, negli anni passati ha evocato uno slogan: il Piemonte aperto. Mi pare, se mi permette con tutta la sincerità che le devo, che sia uno slogan inutile e non è nemmeno uno slogan suggestivo. Se, come dice l'amico Burzi, suggestivo è il termine che si addice a qualcosa che ha il potere di evocare o di provocare, il Piemonte aperto non significa assolutamente nulla. E' uno slogan che non ha forza in se stesso. Perché le dico questo? Non certo per fare un appunto sulla pubblicizzazione del nostro Piemonte, perché il Piemonte deve invece entrare in scena, stare in scena, oppure mettersi in rete. Quando Beniamino Placido, nell'intervento agli Stati generali del Lingotto di due anni fa, ha chiuso il suo intervento, portando il suo consenso alle iniziative allora annunciate disse una cosa molto bella che voglio ricordare: "Stare in scena", "Entrare in scena", "Mettersi in rete". Comunicare è uno sforzo che si sta facendo è uno sforzo che io non posso assolutamente non riconoscere nei confronti della Giunta e nei confronti dell'amministrazione, però credo che questo possa essere veramente il delta, il differenziale fra il passato e il futuro o il presente.
Credo che con queste semplicissime parole, ma di estrema comunicatività, si possa trovare la chiave del nostro domani, del nostro futuro, della linea alternativa ad una produttività che non deve essere fine a se stessa, ma quell'alternativa che proprio in questi giorni noi stiamo riconoscendo e stiamo verificando.
Devo riconoscere al Vicepresidente del Consiglio di aver messo a fuoco e bisogna sempre riconoscere queste cose, il grande problema della Venaria e di averne fatto uno dei punti focali prioritari del sistema dei beni culturali del nostro Paese e di questo va dato atto. Devo dire anche al Presidente del Consiglio che, nel momento in cui l'Assessore o la Giunta o le strutture periferiche dello Stato non riescono a mettere in rete - lo dico ancora una volta - il problema complessivo delle dimore sabaude, e pertanto una delle linee forti del nostro turismo e del nostro sviluppo che non può fermarsi o ridursi solamente all'enogastronomia o ai laghi credo che il Presidente Veltroni non possa - non so per quali ragioni, mi sono assolutamente sconosciute, ma vorrei che l'Assessore mi potesse rispondere - che fare un discorso di assoluta sottovalutazione di quella che domani potrebbe essere effettivamente una delle grandi occasioni culturali e turistiche del Piemonte. Ebbene, allora non è possibile che con gli uffici periferici dell'amministrazione dello Stato, possiamo organizzare noi stessi un sistema integrato, e quando parlo di sistema integrato chiamo in causa l'Assessorato alla cultura, l'Assessorato al turismo, l'Assessorato ai trasporti: chiamo in causa tutti coloro che possono esser soggetti attivi perché un'organizzazione del territorio possa avere effettivamente la sua organicità e la sua completezza.
Ecco, noi dobbiamo mettere in atto queste cose, perché non possiamo credere che tali problemi posano essere affrontati isolatamente ma, data la loro importanza, in modo rigorosamente organico.
Io non voglio adesso porre limiti, perché forse sarebbe un discorso Torino-centrico, con qualche appendice cuneese, ma il discorso complessivo non si esaurisce parlando delle dimore sabaude, ma deve toccare tutti i luoghi della spiritualità, dai Sacri Monti, che hanno un patrimonio artistico paesistico e pittorico enorme, a tutti i nostri grandi santuari piemontesi, che in occasione dell'ostensione della Sindone potrebbero creare ancora dei percorsi forse inediti, e poi tutte le questioni relative al Piemonte minore (i siti archeologici, i palazzi, i forti, il problema dei giardini è stato portato qui tante volte, e anche in Commissione).
Infatti, al di là dei grandi circuiti e dell'arte maggiore, c'è la cosiddetta arte minore, come le dimore gentilizie, che oggi offrono nell'atmosfera del tardo ottocento o settecento/ottocentesca che le contraddistingue, la possibilità di aggregare o di accomunare la valorizzazione delle dimore storiche alla valorizzazione dell'agricoltura di pertinenza, dell'ambiente e del paesaggio locale. Noi dobbiamo pensare che questa è una delle altre grandi opportunità per mettere il Piemonte in rete con iniziative analoghe che esistono nei grandi Paesi europei Assessore, perché si tratta di un circuito da mettere in rete e da mettere a regime.
Non voglio procedere oltre, ma solamente ricordare, con il mio documento, che il problema che ci compete e che stiamo portando avanti da molto tempo riguarda il museo regionale delle Scienze naturali e il museo dell'Uomo. Il museo dell'Uomo, caro Miglietti, è quel museo che deve essere realizzato nel complesso straordinario della Certosa, non perché c'è un Assessore a Torino che dice che non si può andare alla Certosa perch bisogna fare la metropolitana, mettendo naturalmente dei cavalli di Frisia affinché queste cose non si possano fare, ma perché lì esiste uno dei più grandi reperti della cultura seicentesca e settecentesca che non può essere lasciato solamente in mano ad avventurieri come possono essere gli attuali occupanti. Allora, il problema del museo dell'Uomo, il problema che porta così all'evidenza quella che è la grande esperienza scientifica del nostro Piemonte dall'Illuminismo in poi, che fa sì che il museo dell'Uomo - posso anche ricollegarmi al museo della Deportazione di cui parlava il Consigliere Chiezzi - possa essere occasione di riflessione sulla specificità della scienza, ma soprattutto delle interferenze che esistono tra cultura umanistica e scientifica, tra cultura e politica, tra cultura e industria, tra cultura e società, tra tradizioni autoctone ed antropologie multirazziali. Potrebbe effettivamente essere una grande pagina di civiltà con la quale e per la quale il Piemonte si prospetta all'attenzione della nostra gente.
Un altro punto che voglio sottolineare è inerente i "Parchi culturali" che oggi esistono - il parco dei Roeri, delle Langhe, del Monferrato dovrebbero effettivamente moltiplicarsi, perché si tratta di un circuito integrato dove la cultura storica, dove la cultura architettonica, dove la cultura letteraria, dove la cultura urbanistica possono effettivamente creare qualche cosa di unico. In merito c'è una proposta. Noi abbiamo parlato moltissimo, in questi ultimi tempi, del Teatro Stabile e del Teatro Regio; abbiamo parlato delle massime istituzioni culturali.
Abbiamo letto, nel documento presentato dalle varie associazioni, una frase che io ho riassunto: "L'oggetto del confronto con le istituzioni pubbliche dovrebbe essere sia l'aggiornamento legislativo, che tenga conto dell'evoluzione delle realtà culturali, del ruolo della Regione e degli Enti locali nella prospettiva della nuova legislazione di settore, sia la necessità di un indirizzo programmatico pluriennale che corrisponde alle esigenze progettuali dei diversi operatori culturali, alle loro certezze finanziarie, al di là quindi di ogni politica episodica o assistenzialistica." Che cosa le si può imputare Assessore? Le si può imputare, forse un'eccessiva, generosa indulgenza nell'erogare contributi, piuttosto che predisporre servizi e strutture. E' molto facile erogare contributi; ed è molto facile fare una politica con la borsa dei soldi in mano. Ma noi abbiamo la necessità di far sì che l'effimero sia sempre meno effimero e che sia sempre più strutturale e che la struttura possa essere neutra - se è possibile evocare un aggettivo di questo genere nel campo dell'organizzazione culturale - affinché si ponga in maniera indifferenziata rispetto alle diverse domande culturali. So che lei Assessore, è una persona molto amata, ma lei si pone qualche volta la seguente domanda: perché sono molto amato? Al di là della sua naturale cortesia, della sua naturale bontà, tante volte la pecunia, il denaro l'erogazione, lo spicciolame ci creano senz'altro consenso, ma qual è la società politica che non crea consenso attraverso queste cose? Tale società non esiste: è soltanto folle utopia.
Teniamo presente che noi, come istituzione regionale, dobbiamo far sì che questo stadio, che pure è necessario, indispensabile per avvicinare l'istituzione ai cittadini, o i cittadini all'istituzione, merita oggi qualche cosa di più, perché siamo una Regione adulta, perché noi siamo una società adulta, perché crediamo nella provocazione della cultura indipendentemente da come la cultura possa essere gratificata.
Analizziamo ora il problema del Teatro Regio. Il Teatro Regio non pu essere lasciato a se stesso con l'alambicco di quello che si dà o di quello che non si dà. Le Fondazioni culturali - al di là di quello che poi loro saranno chiamate a fare per questo accesso alla società della conoscenza nel momento stesso in cui lo Stato praticamente allenta la sua presenza nella società del welfare, bisognerà ricorrere ai privati, proprio perch ci sia questo mecenatismo che non è più statale, ma che può essere privato.
Ebbene, le Fondazioni torinesi - quattromila e cinquecento miliardi che sono nelle casse del S. Paolo e gli altri migliaia di miliardi nelle casse della Cassa di risparmio di Torino - si devono far carico di quelle che sono le grandi istituzioni culturali. Altrimenti tutto rimane una lettera vuota, un binario morto, un ponte senza approdo al di là del fiume, se al di là dell'invocare o dell'evocare l'alternatività del sistema torinese facendo leva su Torino, sulla cultura, noi poi, cavillosamente, vogliamo vedere come queste istituzioni devono essere gestite. Però noi dobbiamo essere corresponsabilmente compartecipi di quella che è la vita, la struttura, la funzione di questi istituti.
Non voglio parlare del Teatro Stabile, però credo che, al di là della valutazione che si possa fare, che ci siano nove - tale numero può essere anche corretto - strutture culturali di eccellenza e sono le seguenti: il Teatro Regio, il Teatro Stabile, l'Orchestra Nazionale della Rai l'Accademia delle Scienze - Assessore lei non può lasciare l'Accademia delle scienze nell'angolino buio della storia, è una delle grandi Accademie italiane, non può vivere soltanto con poche decine di milioni, quando diamo centinaia di milioni a delle mostre più o meno effimere, più o meno paludate! - il Castello di Rivoli, la Galleria d'Arte Moderna, i Saloni del libro e della Musica, il Museo del Cinema, il Premio Grinzane Cavour; mi scuso per le eventuali omissioni.
Questi dovrebbero essere i "magnifici nove" che devono fare sistema che non possono essere solamente autoreferenziali: "io mi gestisco da solo e gli altri si aggiustino", ma devono creare coalizione e sistema perch nella mutua comprensione, nella reciproca assistenza di tutti questi enti si possono effettivamente creare sistemi e creare quel rendimento suppletivo. E' il vecchio concetto della governance, cioè il rendimento non può essere solamente dato da se stessi o da quello che uno è stato; il rendimento può essere moltiplicato dalla capacità e dalla possibilità di fare sistema.
Teniamo presente una cosa, quando ci siamo incontrati con gli amici delle Associazioni abbiamo assunto quattro impegni: l'aggiornamento legislativo; la certezza dei programmi; la possibilità di conoscere le procedure; il coordinamento.
Io punto sul problema del coordinamento. Siccome è stata un'occasione di dibattito e anche un'occasione di impegno da parte dei Consiglieri regionali, occorrerebbe che ci si incontrasse non con sole voci che possono essere state più o meno indotte a parlare in quella sede, noi crediamo che il Consiglio regionale, il Presidente e la Commissione cultura, possano secondo un vecchio solco metodologico ideato con gli Stati Generali, fare veramente nella nostra Regione, non nella Commissione, una conferenza generalista sulla cultura. Una conferenza generalista sulla cultura non Torinocentrica, ma con la possibilità di sentire tutte le voci del Piemonte, con la possibilità, pertanto, di mettere a fuoco delle linee operative, che non possono essere illuministicamente calate dall'alto, con la possibilità di rapportare quella che è la nostra volontà, volontà estremamente positiva, a quelle che sono le esigenze della società civile.
Ci sono tantissimi altri problemi, mi sono dilungato, mi scuso con l'assemblea e con il Presidente, ho ritenuto utile illustrare il documento che, credo, potrà essere un contributo ad una discussione generale e ad un'azione futura.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, ritengo che l'ultimo incontro tenutosi con le associazioni e il lavoro svolto in Commissione abbiano sostanzialmente evidenziato i nodi sui quali siamo chiamati, come Regione a dare risposte ed assumerci impegni.
Molto è già stato detto, ripreso e descritto con grande capacità culturale, che va assolutamente rispettata e riconosciuta all'on. e collega Picchioni.
Traspare la mancanza di una tensione, in questa fase, da parte della Regione, su un passaggio importante com'è quello della fondazione per alcuni significativi Enti. Mancanza di attenzione significa che ci sarebbero le condizioni, nell'ambito dell'Assessorato, per dare maggiori segnali, ma purtroppo una serie di problemi - legati al bilancio e ad altri fattori - potrebbero ancorare in basso, non consentire quella spinta e quel volano che in questo momento sono necessari.
Se si perde il treno oggi - primavera 1998 - per far partire, ad esempio, la fondazione del Teatro Regio con le valenze necessarie, sarà un treno perso per sempre; sarà, comunque, una locomotiva parziale, che non porterà dove la si potrebbe pilotare agendo sul serio, adesso.
In secondo luogo, se può esserci, da una parte, un rispettoso riconoscimento come Gruppo rivolto all'Assessore e all'Assessorato per l'attenzione con la quale seguono tutta una serie di politiche, di iniziative, di input, di domande, di progetti che pervengono dal Piemonte dalle varie associazioni culturali in senso lato, ci può essere, però, come detto nel documento redatto dal Consigliere Picchioni, un eccesso di paternalismo giovanile. O alcune realtà vengono seguite più di altre, per tutta una serie di questioni, o c'è una sorta di eccesso di contribuzione a fronte di una parziale regia dell'intero sistema.
Quindi, ci può essere il rischio di sostenere positivamente tutta una serie di iniziative - che vengano da destra, da sinistra, da sotto, da sopra non ha importanza, per la neutralità che dovrebbe essere riconosciuta alla cultura - in presenza di una sorta di regia incapace di assicurare alcun valore aggiunto che in questa fase potrebbe esserci, oppure addirittura, in assenza di qualsiasi regia.
Altra questione importante, la carenza di interassessorilità: pu essere importante e da tutti riconosciuto più che positivamente il lavoro svolto nell'ambito dell'Assessorato alla cultura, ma nel momento in cui cultura e istruzione non dialogano con lavoro e formazione, con le politiche sociali può fuoriuscirne anche un diamante, importante per la cultura, non che poi non ha gambe sufficienti per raggiungere i risultati che ci si è prefissati.
Relativamente alle politiche sociali, la cultura può essere un volano eccezionale in tutto il discorso della prevenzione, della terapia, della lotta all'esclusione sociale.
In piazza Castello, in questi giorni - ha fatto bene, un collega, a parlare di Rinascimento - c'era la consapevolezza che quei gioielli sono della capitale del Piemonte, il capolinea che ti consente di far arrivare valanghe di turisti su altri punti del Piemonte, o di aggiungere un "diamante" da visitare, da godere in qualche modo. C'era, quindi, la consapevolezza della gente, dei cittadini di questa regione; non vorrei che noi la perdessimo, schiavi e vittime di strani giochi tra istituzioni che hanno colori diversi o vittime di strani giochi fra maggioranze e minoranze o di strane appartenenze.
Sovente è strisciante in quest'aula la preoccupazione di eccessivo Torinocentrismo - o troppo poco. Si tratta di discorsi nostri, nel momento in cui abbiamo bisogno di "tirare la coperta" verso una provincia piuttosto che un'altra. Comportarsi in questo modo è segno di cecità; imboccare questa strada non ci porterebbe da nessuna parte se non a fare della normale "manutenzione culturale". Ma noi non abbiamo bisogno di manutenzione culturale che peraltro viene fatta egregiamente; abbiamo bisogno, come diceva l'on. Picchioni, di entrare in scena, ma anche di "calcare" la scena: diventare, in qualche modo, protagonisti, sapendo che quello attuale è un momento importante, delicato, che se valorizzato, se vissuto da protagonisti, può portare lontano. Ognuno ne beneficerà anche soltanto in termini di orgoglio, di appartenenza ad una regione, ad un territorio, ad una città. Potranno esserci benefici anche in termini di fiore all'occhiello che le varie istituzioni possono, in qualche modo domani, andare a vantare.
Ripeto, è un'occasione che non può essere sciupata.
L'interassessorilità è tipica di una Giunta che concerta, che dialoga, dove i trasporti "parlano" con l'istruzione, con la cultura, con le politiche sociali.
La nostra preoccupazione è alla massima esponenza nel momento in cui arriviamo ad un bilancio dove voci importantissime come cultura, politiche sociali, formazione erano a zero. Preoccupazione non soltanto doverosamente, nei confronti dei singoli settori, ma perché mancano le politiche, la voglia, la volontà e la capacità di dialogare all'interno della Giunta e di mettersi in rete.
In precedenza si parlava della capacità culturale di mettersi in rete con il mondo - l'ha detto anche Baricco in un recente seminario svoltosi in quest'aula.
Colleghi e Assessori occorre la capacità, Presidente della Giunta regionale, la volontà di fare della Giunta un tavolo concertativo dove si affronta la metodologia dell'interassessorilità, che può portare molto lontano.
E' per questi motivi che noi riteniamo importante valorizzare il dibattito che stiamo svolgendo per richiedere alla Giunta regionale un impegno, innanzitutto, a coronare gli accordi intercorsi in questa fase sul provvedimento di bilancio che abbiamo fra le mani, ma chiediamo anche un impegno di questa Giunta perché nel momento in cui si varerà l'assestamento ci sia, sulla cultura e sulle politiche sociali, altrettanta attenzione.
L'abbiamo detto la scorsa settimana, lo ripetiamo oggi: con lo sforzo che si sta facendo in questi giorni, badate che non arriviamo a toccare il budget che era previsto nel precedente anno. E nel precedente anno sono state tagliate fior di iniziative ed è mancata quella capacità di regia che se non ha mezzi, non può esprimersi in strumenti, non può esprimersi in input, non può esprimersi in conseguenti azioni! La prima raccomandazione che ci sentiamo di fare è questa: nella fase dell'assestamento ci dovrà essere altrettanta attenzione perché si possa raggiungere un trend finanziario tale da consentire queste scelte, queste conseguenze, queste operazioni.
Venendo alle azioni, nel documento con grande capacità vengono già delineati una serie di passaggi, che sono il momento ecumenistico nel quale ascoltare e ragionare con le rappresentanze del mondo culturale piemontese che sono l'aggiornamento legislativo che è richiesto da più parti ed è sentito da noi stessi, anche tenuto conto della necessità di una legge di settore. Cioè noi oggi siamo (cosa che non capitava ad esempio uno o due anni fa) nella necessità di dover provvedere ad una legislazione di settore. Basti fare l'esempio sul teatro per capire che cosa vuol dire, che dovremo arrivare a ragionare anche di tutti i numerosi teatri che esistono in Piemonte e di che cosa vuol dire questa fase di decentramento, presunto o reale, della politica culturale del mondo teatrale. Faccio solo questo esempio, ma ne potrei fare numerosi altri.
C'è la necessità per la cultura di fare una scelta coraggiosa che è quella di andare verso un indirizzo politico pluriennale. Soltanto con un indirizzo politico pluriennale ci si mette nella condizione di ragionare su programmi di ampio respiro, che non finiscono sei mesi dopo, che non impongono alle realtà di fare, per finta o sul serio, la progettazione perché sanno che dopo tre o quattro mesi potrebbero non avere più quel contributo, potrebbero non avere più il seguito della progettazione, che è indispensabile se vogliamo affrontare sul serio il ragionamento delle Fondazioni, se vogliamo affrontare sul serio quello che ci siamo detti prima e che per brevità non riprendo.
Quindi l'ordine del giorno, il documento più che ordine del giorno perché è un trattato di politica culturale quello che l'on. Picchioni ha scritto, comprende tutta una serie di messaggi assolutamente espliciti sui quali chiaramente noi ci onoriamo di convenire con la disponibilità che ci ha sempre caratterizzati in Commissione, dove non abbiamo fatto un gioco di parti, bensì il tentativo, coi limiti che ci caratterizzano, di costruire un percorso, una cultura, un'identità culturale, un sistema culturale in questa Regione. Dove per identità e per sistema non si vuole assolutamente mettere una cappa all'interno della quale soltanto alcuni possono giocare e gli altri stanno a guardare, ma all'insegna del pluralismo, all'insegna di quella neutralità che deve essere la chiave di lettura del ragionamento sul versante cultura.
Detto questo sull'ordine del giorno, per quanto riguarda invece gli emendamenti noi manterremmo come Gruppo alcuni emendamenti che sono nello specifico quelli relativi al Teatro Stabile, al Teatro Regio, ai contributi agli Enti locali per i teatri e al decentramento delle attività teatrali del Regio (si tratta dei capitoli 11680, 11690, 11810 e 11820).
Questi li manteniamo perché richiediamo un'espressione di voto su questi emendamenti, consapevoli che la prima espressione di voto vedrà una maggioranza contraria agli stessi, ma quella maggioranza probabilmente si ritroverà all'unanimità d'accordo nella fase successiva, quando con i maxi emendamenti presentati andremo sostanzialmente a dire che si toglieranno (e questi maxi-emendamenti delle minoranze sono stati presentati ed è stato affrontato anche un discorso con l'Assessore Burzi) dal cap. 10870 delle risorse significative, pari a tre miliardi, e le andremo a caricare sui capitoli 11810 e 11680, che sono quelli che riguardano Teatro Regio e Teatro Stabile. Toglieremo in modo più simbolico dal cap. 10530 e 10530 (che praticamente è il parco macchine, per intenderci in modo semplice) delle cifre simboliche che trasferiremo ad implementazione sui capitoli 11810 e 11820 (di nuovo Regio e decentramento).
Noi manteniamo i nostri emendamenti consapevoli - ripeto - che la maggioranza probabilmente avrà un'espressione negativa in tal senso, ma perché costituiscono una sorta di impegno formale perché nel momento in cui si concluderà questa fase delicata, ma che ha visto anche delle significative energie messe in campo dall'una e dall'altra parte per addivenire comunque ad uno strumento che consenta un ragionamento evolutivo in questa Regione, ci possa essere da parte della maggioranza l'assunzione di impegni non solo formali, ma reali, che peraltro vanno assolutamente in linea con una politica che almeno nell'ambito dell'Assessorato alla cultura è stata con grande dignità e con grande rispetto portata avanti in questi anni! E questo è di sicuro a beneficio prima di questa Giunta e di questa maggioranza, poi delle minoranze.
Siamo abituati a riconoscere ciò che va riconosciuto; abbiamo elencato una serie di carenze e di difetti sui quali siamo pronti e disponibili a dare, con i nostri limiti, il nostro apporto. Crediamo ci siano le condizioni per fare sul serio. Non vorremmo però che fosse un'occasione perduta, anche perché il carpe diem solitamente non si ripete all'infinito.
Puoi non cogliere l'attimo subito, ma se perdi troppi appuntamenti, troppe possibilità, perdi definitivamente quell'opportunità che la vita ti dà.
Ripeto: insisteremo sull'interassessorilità perché se c'è una grossa carenza che si evince da questa maggioranza e da questa Giunta è proprio la mancanza delle politiche concertate! E' importante, però partiamo con la cultura, partiamo col dare un segnale forte in questo settore. Sistema: facciamo sul serio identità culturale; mettiamo sul serio in sinergia le diverse estrazioni, ideali valori, che caratterizzano questo consesso e di lì può essere che se c'è la volontà, se c'è la disponibilità e se c'è la capacità intellettiva, cosa che non dovrebbe mancare almeno nella fase embrionale, possano succedere gli atti conseguenti che auspichiamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Vorrei dare un piccolo contributo a questo argomento importantissimo dal punto di vista strategico.
La collega Suino ha svolto un intervento a parer mio pregevole. Mi soffermo sull'aspetto da lei sottolineato relativo alla regìa, alla regìa di tutto l'impegno nella cultura. Credo che l'Assessore abbia colto questo aspetto positivo che è comunque foriero di una serie di risultati che dovrebbero poi avvenire sul campo. Forse l'Assessore non ha a disposizione una struttura così potente una struttura così potente e così ampia da poter pensare ad una regìa fondamentale su tutto il territorio, però pensare ad una regìa per settori - quali potrebbero essere il teatro, il tempo libero e unire tutto questo centralizzandolo, tutto sommato mi sembra una proposta della collega Suino di pregevole qualità.
Io però mi riferivo - e qui vorrei colloquiare un momentino con la Consigliera Suino - a questo problema dell'esclusione sociale, che secondo me è l'aspetto più fondamentale, sul quale dovrebbe incidere l'impegno della cultura, a parer mio deve avere in qualche modo mezzi diversi, più potenti, perché - come sappiamo - l'esclusione sociale arriva da una serie di fattori, quali la disoccupazione, la povertà e quindi l'emarginazione graduale che nelle fasi di età più giovani poi determina dei fonemi più gravi, quali la devianza, la droga, ecc.
Qui bisognerebbe cercare - non ho capito se c'è un ordine del giorno in questo senso - di impegnare una somma maggiore generica a favore dell'investimento culturale.
Noi sappiamo che non esistono istituti, mezzi istituzionali in grado di risolvere il problema dell'emarginazione, della disoccupazione, della povertà e dei fenomeni che nelle grandi città come Torino poi producono.
L'unica leva, a parer mio, è quella dell'investimento nella cultura, nel cercare di aumentare la domanda, e di conseguenza l'offerta, di strumenti e mezzi culturali, affinché siano dati degli interessi, dei gusti soprattutto nelle generazioni più giovani, che tutto sommato mi pare che abbiano offerte un po' strane, un po' diverse, un po' negative: aumentano a dismisura i discobar, le discoteche, i night e con esse un po' tutte quelle subculture dello sballo, dell'esibizionismo nella notte, senza andare a dormire e quindi rientrare al mattino quasi come se fosse un trofeo del sabato sera.
Mi dispiace che l'Assessore abbia prestato poca attenzione, comunque sto a dire che in una città come Torino, nella quale secondo me più che in altre parti della Regione Piemonte si addensano questi gravi problemi di esclusione, di emarginazione sociale, qui dobbiamo intervenire più che altrove.
Torno a ripetere il fenomeno del Teatro Macario, che ha dovuto chiudere con mille problemi per far posto a un night, a un locale che tira avanti tutta la notte, dove i ragazzi vanno dentro - per carità, sono stato giovane anch'io - con culture peggiori, con culture diverse, nuove, che vent'anni fa non c'erano.
Questo fenomeno mi preoccupa; bisogna aumentare l'offerta di interessi di possibilità di fruizione di cultura vera. Per esempio il teatro comico non quello impegnato che forse a un giovane può anche non interessare, ma il teatro dell'avanspettacolo, quel teatro più leggero, più comico, oppure qualche altra iniziativa che, secondo me, nel portafoglio l'Assessore sicuramente ha.
Mi chiedo se esiste un ordine del giorno da parte del PDS - non so se l'ha presentato o lo sta presentando la Consigliera Suino - per un generico ampliamento di mezzi a favore dell'Assessorato, che mi pare finora abbia lavorato egregiamente. Non ho colto questa distribuzione a pioggia di denaro; ho invece rilevato da parte dell'Assessore un attento esame un'attenta analisi di tutte le iniziative che andava di qua e di là a finanziare, quindi non semplicemente la sensazione nata strumentalmente per qualcosa, ma analizzare un tessuto, analizzare un retro di queste associazioni, di queste iniziative.
Quindi da parte mia un'approvazione dell'operato dell'Assessore e una disponibilità a partecipare a un ordine del giorno per aumentare la disponibilità in questo senso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Io non ripeterò alcuni concetti, perché sono stati detti molto meglio di quanto potrei fare io dal collega Picchioni e dalla collega Suino. Dico le mie cose, partendo da quelle considerazioni generali che sono state fatte, aggiungendone però una di carattere generale, che riguarda in qualche modo anche il collega Picchioni, e cioè quando si dice - e lo diceva la collega Suino - che la cultura deve in qualche modo plasmare le altre attività, perché cos'altro è la cultura, se non un modo di cambiare pensiero, abitudini e di migliorare? E quindi come la stessa non debba rimanere in un compartimento stagno di una competenza, ma cambiare realmente lo stato di cose. Un esempio: la valorizzazione delle Regge Sabaude e dei monumenti non è solo valorizzazione di pochi palazzi, ma attorno a quelle emblematiche, singole valorizzazioni cambia e deve cambiare un'attenzione generale a quella che sono i monumenti nella loro variegazione e il bene architettonico in genere nella sua variegata presenza in tutto il territorio, e le presenze sono multiple, non solo quelle gentilizie ottocentesche di cui parlava il Consigliere Picchioni, ma anche di quelle contadine, di quelle rurali, delle cascine.
Ma per fare questo ci si era dati uno strumento, che erano gli Stati Generali, e questo è un punto perché, al di là del merito - e voi sapete quanto io fossi critico con la concezione un poco elitaria della ricerca quello strumento poteva fungere per quel ragionamento. Di fatto adesso è fermo; questo deve essere anche il punto, capire se quello è il...



(Osservazione fuori microfono del Consigliere Gallarini)



CAVALIERE Pasquale

E' una giusta osservazione, collega Gallarini. Io credo che sia fermo anche per altri motivi. Discutiamone, però se quello era il volano di questa operazione culturale... oppure non è quello, allora si discute di cos'è.
Questa era la questione generale.
In quelle particolari, cioè cosa bisogna modificare per far sì che questi ragionamenti funzionino meglio, io credo che ci siano tanti aspetti.
Il primo: le risorse non bastano mai, ma quelle che ci sono sulla cultura potrebbero anche bastare. Non è solo una questione di quantità, è una questione di razionalità. Noi di fatto rischiamo di avere un pezzo di cultura ad alto livello, che fa riferimento a quei nove magnifici, per fare qualche riferimento, che coinvolge un settore molto preciso di popolazione che, tutto sommato, ha o potrebbe avere, facendo gli aggiustamenti dovuti un livello di risposta, di proposta culturale, abbastanza elevato significativo, soddisfacente.
E poi abbiamo, credo, il vuoto. Il vuoto di cui parlava anche il collega Salerno: di quelle fasce che non sono propriamente quelle dell'emarginazione, ma il vuoto di chi ha una deprivazione culturale, cioè non ha gli strumenti per poter raccogliere, più che cogliere, queste proposte culturali, che stanno tra la sagra paesana e il livello alto.
In questo vuoto, cosa facciamo? Questo è il problema.
Io credo anzitutto che ci sia necessità di fare una vera legge per la cultura giovanile, che non riguardi solo poche fasce di giovani aggregati ma la stragrande maggioranza dei giovani. E' come riuscire a fare operazioni culturali che vadano sul territorio a raccogliere la domanda non verbalizzata di cultura. Da un lato serve questo, è importante.
Mi pare che il dibattito, nel nostro paese in genere, sia molto arretrato su queste politiche, e faccio riferimento anche alle leggi nazionali di cui si parla, che non mi sembra abbiano questo approccio necessario.
Dall'altro lato, bisogna in qualche modo - credo - non rompere, ma prendere atto che, volontariamente o involontariamente o con moto proprio si è creata un'"aristocrazia" di protezionisti della cultura che, in qualche modo, assorbono la gran parte dei finanziamenti destinati alla cultura, nelle varie forme (associazioni, fondazioni, ecc.); è un giro molto ristretto a cui bisogna proporre un modello molto più francese di finanziamento, e cioè di riuscire prima a rappresentare autonomamente delle produzioni culturali e poi, quando si è in grado di dimostrare che si è autonomi nel presentare delle proposte culturali, supportarle ulteriormente.
Credo che sia questo il problema degli attuali finanziamenti, dove bisogna correggere la forma - noi finanziamo, credo, fino all'80 anticipatamente, abbiamo anche queste forme - che è un modello molto arretrato rispetto al fatto che invece dovremo finanziare i soggetti che dimostrano di poter realizzare dimensioni culturali autonome.
Penso che queste siano due sfere importanti dei ragionamenti futuri credo che il documento in discussione dia l'ambito, la cornice perché siano a pieno titolo inseriti, avendo questa consapevolezza: che dobbiamo dare una risposta culturale alla stragrande maggioranza dei cittadini, perch oggi le proposte culturali toccano solo una minoranza, questo è il dato di fondo. Ciò non perché si abbia una concezione elitaria che deve toccare una minoranza, ma perché non si trovano gli strumenti, le forme affinché non sia così. Allora dobbiamo trovare questi strumenti e queste forme, che non sono il grande concerto, ecc., ma che sono forme più approfondite per una cultura anche di qualità, che però possa essere fruita dal cittadino normale.
Questo oggi non è sempre possibile, non lo è soprattutto per le fasce giovanili, che sono quelle preminenti a cui bisogna rivolgere la proposta culturale: sono le generazioni che crescono e che assorbono quello che deve poi essere la maturazione culturale della società.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Presidente e colleghi, due parole soltanto, un minuto d'orologio, non intendo assolutamente appesantire il dibattito, peraltro interessantissimo che si sta svolgendo sulla cultura. Semplicemente per esprimere anche da parte nostra - e ho avuto modo di parlarne anche con il Presidente e l'Assessore Leo - apprezzamento per i contenuti di questo documento, come del resto l'intervento della collega Suino, che abbiamo seguito con estrema attenzione.
Riteniamo che queste idee, queste proposte rappresentino uno stimolo in grado di alzare il livello della risposta che complessivamente la Regione attraverso certo l'esecutivo, ma complessivamente Consiglio ed esecutivo, e la qualità della risposta che la Regione nel suo complesso può dare. Quindi vivo apprezzamento per il documento e per gli interventi che sono stati fatti sul documento, perché anche noi riteniamo che attraverso questo concorso di idee si possa poi, certo calibrando le risorse che non sono infinite, dare una risposta che alzi la qualità complessiva per quanto riguarda la risposta regionale e costituisca sostanzialmente una potenzialità che può generare indotto in un momento in cui la Regione ne ha tanto bisogno.
Qualcuno ieri diceva: "La Sindone, questa ostensione che sta ponendo il Piemonte e Torino al centro del mondo e non solo al centro del nostro Paese, perché non potrebbe ad esempio essere ripetuta ogni anno?"; lo diceva il Presidente Deorsola.
Qui non si tratta di commercializzare, però - è sacro, è profano - la risposta ancora non c'è stata, quindi non vedo perché si debba negare il fatto che una risorsa di questo genere vada spremuta anche dal punto di vista economico e finanziario al massimo grado.
Ho terminato, perché ho promesso un solo minuto; siamo interessati ovviamente, a portare a casa il bilancio votato dal Consiglio domani mattina o, se possibile, addirittura stasera.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Accolgo con favore lo spazio che il Consiglio regionale ha dedicato al tema della politica culturale, insieme ad altri momenti del dibattito sul bilancio. Anche su questo tema abbiamo potuto avere un confronto serio, di certo non esauriente, non esaustivo, sul problema, così come lo abbiamo avuto su certi temi legati alla sanità e all'ambiente.
Innanzitutto mi scuso con l'on. Picchioni, in quanto ho avuto solo adesso la bozza del documento preparato, quindi non posso interloquire più di tanto. Ho ascoltato con interesse tutti gli interventi, e propongo solo una modesta linea di lettura dei problemi che concernono la politica culturale.
Ci sono due modi - secondo me - di affrontare e analizzare il problema.
Occorre porsi le seguenti domande: quale politica culturale per la Regione Piemonte? Di fronte a quale realtà di politica o quale realtà culturale ci troviamo? Questa lettura va fatta. Tale lettura può essere, secondo un certo ragionamento, fatta in due grandi ambiti. Il primo ambito sintetico complessivo, unitario: cos'è è la cultura oggi? Come si esprime, come si realizza, come si organizza? Forse è possibile vedere che per lo più oggi possiamo dividere la cultura in due modi d'essere. Un primo modo d'essere è la cultura, tutto sommato, chiusa in aree ristrette del corpo sociale. In alcuni casi anche in aree di élite assoluta, quindi legata ad operazioni che per finanziamento e per fruizione culturale hanno un modo di fruizione che ne fa, in modo evidente, un angolino privilegiato del modo d'essere della cultura nella nostra società. E' questo un modo d'essere della cultura per lo più apprezzabile, di massima di buona o di alta qualità, non mancano n picchi né cadute di vario tipo anche di carattere amministrativo. C'è questo settore di cui per lo più si parla che è organizzato, strutturato finanziato e fruito da una minima parte della popolazione, e che rimane chiuso in questo ambito.
Poi c'è un secondo livello di politica e di realtà culturale: la cultura e il livello di massa di consumo culturale. Quest'ultimo livello è destinatario di proposte per lo più di bassa qualità, spesse volte legate ad attività e finalità commerciali a scopo di lucro; questa è una proposta culturale esistente e diffusa a livello di grandi masse: tale livello è generalmente di bassa qualità.
Pertanto, ci troviamo di fronte a due mondi culturali, a due attività a due politiche, in cui la qualità e la quantità dominano in modo asimmetrico i singoli campi. Alta qualità e basso consumo di massa nel livello di élite culturale e alta quantità e bassa qualità nel livello di consumo di massa.
Questa è una prima lettura che ci troviamo di fronte e sulla quale dobbiamo dire come ci atteggiamo. Ci va bene così? Lasciamo l'interesse politico culturale di una politica della Regione Piemonte attenta alle forme organizzate, mature di alta qualità e fruite nel modo che sappiamo perché intendiamo che questa sia la forma culturale da sostenere, da promuovere e lasciamo le briciole, l'attenzione che rimane alla promozione di una cultura diffusa sul territorio? Oppure ci proponiamo un altro obiettivo che potrebbe essere quello di portare in modo diffuso sul territorio regionale prodotti, attività e fruizione culturale di qualità molto superiore all'attuale. Sono due scenari, due politiche, due investimenti, due forme organizzate: quale sceglie la Giunta regionale? Il Gruppo di Rifondazione comunista pensa che questa separazione delle proposte culturali in questi due campi, che noi leggiamo anche come evidente separazione di classe anche nel settore della promozione e della fruizione culturale, vada superata.
La seconda lettura che volevo proporvi è quella relativa al modo d'essere della produzione culturale. Noi abbiamo la produzione culturale pubblica, cioè quegli organismi culturali che vivono in modo totale di finanziamenti pubblici e di politiche della cultura pubbliche: sono i grandi enti che sono qui stati nominati e che sono - mi pare - oggetto di attenzione nel documento dell'on. Picchioni.
Si tratta di un sistema, questo pubblico, che senz'altro soffre, in modo evidente, di una mancanza di collegamento e di organicità nella sua fruizione ed espressione (nel pubblico inseriamo anche le grandi istituzioni di carattere statale). Le proposte che ho sentito prima da alcuni colleghi, specialmente dall'on. Picchioni, di mettere in rete già tutto quello che c'è dal punto di vista delle istituzioni culturali pubbliche, è senz'altro una cosa da fare; il Piemonte è molto indietro e i singoli settori territoriali del Piemonte solo ultimamente stanno facendo i primi passi; a Torino è da poco tempo che c'è un biglietto annuale per visitare qualche museo in modo collegato e organico.
Questa è una leva, Assessore, che sta tutta nelle mani del potere pubblico. La leva del coordinamento, della messa in rete, dello scambio di informazioni, dei percorsi di fruizione è una leva che non ha bisogno di grossi finanziamenti, ma necessita di una politica, di un governo che ci creda, che lo ritenga uno strumento non solo per qualificare le élite che fruiscono, ma forse si tratta di uno degli strumenti che permette ad una maggior massa di cittadini di accedervi, invogliati da percorsi culturali e da forme organizzate capaci di suscitare un interesse, un'attrazione, il desiderio di impiegare il proprio tempo in quel modo.
Quindi, non musei ed attività al loro indirizzo, con tanto di numero di telefono e biglietti, ma promozione forte degli Enti pubblici, che offrono un sistema culturale leggibile, proponibile per settori, per temi e per diffusione territoriale.
Su tutto ciò abbiamo moltissimi ritardi; ci sono situazioni, come quella di Venaria - sulla quale non mi dilungo, ma che cito nuovamente - un bene di valore internazionale, per il quale il potere pubblico - non me la prendo, se non pro-quota, con la Regione Piemonte - giunge alle soglie degli anni Duemila senza sapere cosa farne.
Questo dimostra quanto ci sia da fare, anche da parte di competenze specifiche pubbliche, nel settore culturale, di quale arretratezza vi sia.
Com'è possibile giungere in questi anni, con un bene, come il Castello di Venaria, la cui storia è nota da sempre e la cui giacitura è quella che si sa, per il quale un Ente pubblico ed un complesso di sistemi pubblici non si sono attrezzati in questi anni per determinare le funzioni da allocarvi.
Trovo si tratti di un ritardo agghiacciante; ancora oggi si fanno varie ipotesi: chiunque potrebbe aggiungere alle tre ipotesi - Museo Egizio, ecc.
qualunque tipo di proposta. Venaria è ancora vissuto come uno scatolone in cui ognuno inventa cosa mettere; Venaria, invece, - è la realtà che lo dice - è la dimora delle delizie degli anni 1600/1700, che rimane lì dov'era, accanto a un parco e ad una cittadina cresciuta con il suo centro storico, e che, in relazione a questo e quella, dev'essere messa, senza tante invenzioni.
Non c'è stato alcun lavoro culturale, per responsabilità dello Stato delle Sovrintendenze, di chi ha deciso che questo castello viene gestito da un'associazione di 10 persone private; responsabilità di non aver fatto crescere, pian pianino, una proposta culturale meditata, discussa fra tutti gli organismi competenti, coinvolgente le popolazioni, innanzitutto quella di Venaria. Non capisco come si possa pensare di avviare una politica di intervento pubblico e culturale sul castello, dimenticando che a poche decine di metri vi è un centro storico, che, a seconda delle funzioni che saranno allocate nel castello, avrà - o no - maggiori problemi, e risolverà o no - i propri problemi.
Venaria è uno degli esempi. Non dimentichiamoci che vi sono anche nell'area torinese - conosco meno il territorio esterno altre situazioni di abbandono che fanno veramente vergogna: la Villa della Regina, a due passi dal centro di Torino, continua ad essere un oggetto abbandonato, con il tetto rifatto e nessuna funzione.
Sistema culturale pubblico: abbiamo anche leve di intervento che non impiegano risorse economiche rilevanti, ma che possono avere effetti eccezionali dal punto di vista della diffusione; all'interno del sistema pubblico abbiamo poi i problemi dei finanziamenti, delle risorse dell'impiego.
Vi è poi il secondo grande sistema: quello delle attività pubblico private, della cooperazione tra pubblico e privato: Salone del libro Salone della musica, le fondazioni private che vivono con i contributi pubblici, anche appena fondate - come la fondazione per la fotografia, che appena costituita ha ricevuto 100 milioni.
Penso che la nostra riflessione debba essere quella di cooperare sin dall'inizio, in un progetto che evidenzi le finalità di quanto si fa. Se si tratta di cooperazione pubblico-privato, ritengo che la stessa nascita di un'attività culturale debba vedere i due soggetti promotori, l'uno non pu farlo senza l'altro, identificare un obiettivo, un modo d'essere di quella manifestazione.
Prendiamo l'esempio del Salone del libro: cos'è, cosa non è; sta prendendo forma, registra meglio i propri obiettivi, ma è un salone con finalità commerciali, come quello della musica, o con finalità di promozione culturale? Sappiamo benissimo che quando c'è mix di pubblico e privato, se c'è molto "pubblico" e quest'ultimo ha un peso, deve averne molto anche nel promuovere attività che altrimenti non potrebbero vedere la luce, e che comunque si ritengono importanti. Se si tratta di mettere qualche "cubista" al Salone della musica, probabilmente il Salone fa soldi; ma a quel punto diventa un'operazione - esagero - puramente commerciale: lo faccia il privato. Deve trattarsi di altra cosa. Fino a che punto sono stati altra cosa e l'Ente pubblico ha indicato le ragioni della propria presenza? Terzo settore: attività totalmente private.
Noi, come Ente pubblico, abbiamo verso queste ultime un'attività di contribuzione. Concordo con chi ha detto "Meno contributi, più servizi", ma noi diamo contributi. Come li diamo? La Regione, probabilmente, è storicamente disattenta ad una registrazione finalizzata di queste attività. Probabilmente, nel corso degli anni, la Regione è uno sportello al quale ci si rivolge per aver contributi su proprie attività - e basta.
Da questo punto di vista, il contributo pubblico deve porsi la seguente domanda: cosa diamo? Soldi? Tanti o pochi? (Questo lo si risolve sulla base del budget). A chi diamo? Assessore Leo, lei è partito da una situazione storica che ha esaltato al massimo; non ritrovo una trasparenza comprensibile nelle modalità di erogazione dei contributi. Non riesco a capire come vengono distribuiti, a chi e soprattutto perché.
Lei sarà un Assessore ecumenico, in senso non cristiano, ma del significato greco della parola, un Assessore universale. Però, Assessore questo modo d'essere del suo governo non mi pare che sia un modo d'essere di alta qualità politica, perché basterebbe un computer, una cassetta, una scheda e alla fine la Regione sparpaglia i suoi contributi. Io penso che si possa richiedere maggiore qualità politica e quindi definizione a chi, per cosa e per quanto.
Sono d'accordo, poi, con Marisa Suino che il problema del territorio deve essere centrale. Questa è la politica culturale del Piemonte, non di una parte del Piemonte. E su questo, Assessore, c'è uno spazio grandissimo da coprire. Io faccio solo l'esempio del teatro: il teatro sul territorio può essere radicato da interventi strutturali.
L'ultima considerazione è questa.
Tutto quello che ho detto e che avete detto è che questa questione culturale non può essere avulsa, slegata, strappata dal territorio in cui esiste. Non possiamo cioè - cosa che sta accadendo - avere, esemplifico, un palazzo storico, magari una dimora sabauda perfetta e a dieci metri una discarica! La cultura non possiamo pensare di farla vivere di per s ritagliando, nel territorio in cui esiste questa realtà, una nicchia: qui va tutto bene, dopodiché si allarga l'area territoriale ed è un disastro! Questo non aiuta la crescita culturale media di massa che secondo il mio Gruppo è uno degli elementi costitutivi. Quindi, cultura e territorio in cui opera non possono essere scollegati, altrimenti torniamo a fare operazioni di élite.
E' positivo il fatto che si restauri un palazzo, ma occorre che tutti i cittadini possano intervenire, ad esempio applicando la legge 35, aiutati dalla Regione, nel restauro dei propri beni, piccoli e grandi. Non possiamo lasciare il centro storico di Venaria nello stato in cui è senza mettere risorse e fare il "magnifico Castello".
Questo tema, che adesso non posso sviluppare perché giustamente la Presidente mi richiama al rispetto dei tempi, secondo me è fondamentale: legare la cultura a cosa? Al progetto della realtà culturale e all'ambiente in cui si inserisce.



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, lei ha superato abbondantemente i tempi concessi dal Regolamento, però capisco che la cultura sia un argomento molto importante.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MINERVINI



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

La cultura è importantissima, io comunque assicuro che starò senz'altro dentro e forse anche sotto i dieci minuti.
Avendo letto il documento del collega Picchioni e conoscendo le posizioni già espresse in sede di un importante convegno da parte della collega Suino, avendo anche ascoltato prima l'intervento di Gallarini e poi quello di Chiezzi, ritengo che questo dibattito, sicuramente importante sia andato a collocarsi all'interno del dibattito del bilancio, pur se in maniera propria, certamente in maniera non sufficiente. Nel senso che ci rendiamo tutti conto che le riflessioni importanti che sono state fatte (da parte nostra con la presentazione di emendamenti e delle ripetute discussioni, ma anche nell'ambito della discussione del maxi-emendamento in sede di Commissione Cultura) ci fanno capire quanto sia urgente cercare di fare complessivamente, come Regione Piemonte insieme agli altri enti territoriali, un salto di qualità, che in qualche modo porti al superamento della politica dei contributi. Questo è qualcosa che ormai mi sembra sia diventato patrimonio comune, nel senso che le realtà e le istituzioni culturali più rilevanti, tendono (ce lo chiedono tutte, in questi anni lo abbiamo visto nella Commissione Cultura) ad avere una sorta di stabilizzazione di rapporti, perché anche per loro il dipendere dalla annualità o dalla episodicità o dal cambiamento anche, se vogliamo, lo abbiamo visto in questi anni, di maggioranze che potrebbero avere atteggiamenti diversi rispetto ad un progetto culturale o ad un altro certamente è qualche cosa che toglie alla cultura quella autonomia che la cultura di per sé dovrebbe avere per produrre il massimo dei suoi effetti rispetto ad un territorio, rispetto a quel grande valore che è determinato dal pluralismo culturale.
A questo punto, ripeto, gli spunti su cui intervenire sarebbero moltissimi ed esulano dal dibattito sul bilancio, ma ci portano a dire in maniera molto esplicita che è indispensabile dirigere la nostra attenzione su più filoni.
Da un lato, quelli della cultura tradizionale delle istituzioni consolidate, a cui dobbiamo dare forse più certezze. Questo lo abbiamo visto - esemplifico soltanto - per ciò che attiene al Teatro Regio, al Teatro Stabile e alle altre più importanti istituzioni culturali, dal Museo del Cinema alle tante che evidentemente conosciamo e che potrebbero essere elencate, che hanno bisogno di più certezze per una competitività nazionale ed internazionale. Questo è un obiettivo che oggi le nostre istituzioni cominciano a porsi perché indubbiamente quando noi parlavamo di Teatro Regio quindici anni fa, il problema era quello di esistere al meglio. Oggi c'è un problema di competitività nazionale e per alcune altre importanti istituzioni culturali, anche di competitività internazionale, e quindi c'è un problema di salto culturale.
Dall'altro lato, c'è l'aspetto del collegamento con tutto il territorio piemontese, perché dobbiamo anche capire, territorio per territorio, che cos'è il massimo di valorizzazione culturale. Il programma che noi possiamo fare ad esempio per l'area torinese, che ha delle realtà culturali che certamente hanno una dimensione internazionale, può diventare analogo se noi valorizziamo e sappiamo individuare la grande potenzialità e le grandi risorse che ci sono anche in altri territori che però non sono valorizzate.
E' quindi necessario un progetto culturale che riguardi tutto il Piemonte.
Un'altra riflessione che intendo fare è che la cultura, non quella minore, fa crescere i vari strati della popolazione, nel senso che dobbiamo dare un livello di preparazione ai cittadini che abbiamo di questa Regione.
Perché non tutti evidentemente avranno la capacità di apprezzare il Castello di Rivoli o il Museo Egizio, ma noi dobbiamo fare in modo di avere un progetto culturale che determini una elevazione culturale della Regione che abbiamo, dei Piemontesi che abbiamo, così come essi sono andati modificandosi in questi anni. Allora, giustamente quando è stata data una competenza all'Assessore Laurana Lajolo ad Asti, lei mi diceva "io non ho voluto farmi chiamare Assessore alla cultura, ma Assessore alle culture" perché evidentemente noi dobbiamo pensare alla evoluzione dei nostri cittadini, così come essi sono cambiati per età, per sesso, per nazionalità, per tendenze, per aspettative.
Dobbiamo quindi fare cultura anche a seconda del target, vogliamo dire così, a cui noi ci vogliamo rivolgere, per far crescere la nostra Regione in tutte le sue componenti, legandoci al territorio.
Sono riflessioni queste che si collegano al grande progetto degli Stati Generali che aveva proprio lo scopo di capire qual è state e qual è l'evoluzione della nostra Regione. Sorge quindi spontanea la domanda: come possiamo far crescere culturalmente la nostra Regione, così come essa si presenta oggi, ma così come essa ha le potenzialità per trasformarsi anche nei prossimi anni o decenni, perché la cultura è proprio un campo nel quale non si può programmare sui tempi brevi.
Da tutte queste riflessioni e, per esempio, da un altro aspetto che è stato toccato per quanto riguarda il rapporto pubblico/privato, anche qui bisogna capire che valore hanno. E' un dibattito che - l'Assessore Leo si ricorderà - già facevamo intorno agli anni '80, quando c'è stato quell'immenso fiorire di cooperative culturali. Queste cooperative culturali fiorivano perché c'era in esse un'istanza culturale o c'era, da parte dell'Ente pubblico, una sollecitazione culturale? E hanno prodotto qualcosa? Io ho sentito giudizi completamente diversi in proposito, che molto erano mediati dalla questione politica, perché per esempio ricordo un'esperienza - che anche lei ricorderà - l'isola di Pasqua a Torino, che dal punto di vista culturale, per quello che riguardava la nostra esperienza, mi sembra avesse prodotto veramente pochissimo, ma che invece dal punto di vista politico veniva considerata un'esperienza da ripetere anche recentemente, durante la campagna elettorale per il Comune di Torino ho incontrato candidati a Sindaco del Comune di Torino che ricordavano quell'esperienza dell'isola di Pasqua come un grande momento da ripetere per le periferie, ecc.
Il punto qual è? Di capire se in tutto questo mondo culturale, magari minore, c'è una vera dimensione culturale oppure una sollecitazione dell'Ente pubblico a fare cultura, che sono due cose profondamente diverse e che incentivano quel modo di vivere attraverso dei progetti, che poi in realtà sono già morti nel momento in cui iniziano.
Allora questa è un'altra grande questione, perché intorno a questo modo di fare cultura quante migliaia di risorse sono state spese e non hanno prodotto praticamente niente? E questo è un altro aspetto.
Io credo che oggi ci sia complessivamente una crescita oggettiva, nel senso che anche recentemente in quella consultazione che noi abbiamo fatto di quelle associazioni culturali, al di là del motivo per cui le abbiamo consultate e su cui non eravamo troppo d'accordo come percorso, per l'istanza dell'autonomia culturale è comunque portata, e mi sembra che questa istanza sia un grande valore, un grande salto di qualità, perch l'Assessore alla cultura che appalta "x" progetti culturali e che costruisce quasi lui "x" cooperative culturali per fare non si sa bene che cosa sul territorio, mi pare un tempo un po' superato. E io lo valuto molto positivamente, questo.
E' stata una fase, diciamo, però è stato il modo peggiore di interpretare il decentramento della cultura.
Allora, a questo punto, su tutta questa serie di temi il salto di qualità da che cosa è determinato? Dal partire dal problema dell'identità perché se tu parti dal problema dell'identità, la questione della costruzione a tavolino di qualche cosa che è tra il folklore e la cultura ma che comunque non lascia nessuna traccia, indubbiamente può venir meno perché si parte da un presupposto completamente diverso. Dunque la ragione di collegarsi agli Stati Generali è importante.
Credo che una serie di approfondimenti nella VI Commissione certamente non solo con l'Assessore alla cultura, ma evidentemente con il Presidente della Giunta perché ha tutto il tema dei giovani che mi sembra molto importante; poi tutte le altre cose, perché la tutela dei beni ambientali è ugualmente cultura, il progetto degli Ecomusei deve rientrare in queste cose. Allora, a questo punto, un insieme di riunioni della VI Commissione che portino alla costruzione di questa conferenza generalista sulla cultura che faccia il programma della cultura del Piemonte, per i piemontesi dei prossimi trent'anni e per l'evoluzione culturale di alcune realtà, che oggi noi abbiamo individuato come estremamente importanti perché il punto non è quello di ripetere la Sindone ogni anno - almeno secondo la nostra valutazione - ma è quello di aver capito che se dai delle grandi proposte anche la nostra realtà, così difficile come Torino, può diventare appetibile dal punto di vista culturale e può trasformarsi in una società migliore un po' a tutti i livelli. E dobbiamo differenziare l'Area metropolitana di Torino, che è un'altra cosa pur avendo grandi valenze culturali, da quello che è il resto del Piemonte, che non ha di meno, ma che non ha la sinergia con il resto e con le grandi istituzioni culturali.
Le grandi istituzioni culturali tendono ancora ad essere Torinocentriche e poi si decentrano un po'; non è questo il concetto, ma ci rendiamo conto che sono questioni molto grandi, che abbiamo collocato in un dibattito che aveva altre finalità, ma che sentiamo l'esigenza invece che diventino la proposta del Piemonte per i piemontesi che andranno oltre il 2000.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Dopo le dichiarazioni dell'Assessore Leo dell'altro giorno, sono in discussione i capitoli di bilancio preventivo '98 relativi alla cultura piemontese.
C'è una parte importantissima di promozione culturale, di grandi tradizioni religiose, storiche, medievali (i castelli, ecc.), di tutta l'arte e la cultura del Piemonte.
A me pare che gli stanziamenti a bilancio della Regione Piemonte, per quanto riguarda il bilancio preventivo '98, siano comunque, a titolo personale, totalmente insufficienti per quanto riguarda tutta l'attività culturale e soprattutto la valorizzazione del nostro patrimonio.
Vanno bene i finanziamenti per il Teatro Regio, per Venaria, per tutti i palazzi reali torinesi, specialmente in questa fase della sacra Sindone che sta portando migliaia di persone a Torino, però vi sono altrettante realtà storico-culturali importantissime da valorizzare e quindi conseguentemente, bisogna tenerne conto, soprattutto su tutto l'arco del territorio del Piemonte sia collinare sia montano e sia di pianura.
Importantissimi sono anche gli aspetti che riguardano le attività per quanto riguarda i musei; in provincia di Alessandria e in tutte le altre province del Piemonte ce ne sono, così pure l'importante attività delle bande musicali.
Voglio ricordare l'importante aspetto delle società di mutuo soccorso che in anni passati sono state elemento, oltre che di cultura, di conservazione della tradizione piemontese e sono state anche momento di grande solidarietà, che spesso e volentieri oggi dimentichiamo; queste società hanno valorizzato il nostro Piemonte, specialmente alcune aree alessandrine e astigiane.
Per quanto riguarda il bilancio, farei rilevare che le attività di promozione culturale, specialmente periferiche, anche se l'ho già ribadito l'altro giorno, a mio avviso sono comunque carenti.
Queste realtà mi portano a citare, per esempio, tutto il patrimonio religioso e storico di Acqui Terme, e non solo il Premio Acqui Storia, che lo ripeto, voglio ancora rimarcarlo - mi sembra che possa rischiare del grosso per l'accoppiamento con il Premio Grinzane Cavour: è una grande preoccupazione da parte di tutti gli operatori acquesi.
Voglio citare solo i teatri alessandrini e di tutta la provincia di Alessandria, che comunque non hanno la dovuta considerazione per quanto riguarda la loro attività.
Ci sono le biblioteche comunali di tutta la realtà del Piemonte. Spesso e volentieri i Comuni cercano, tramite questa possibilità, di estendere cultura e hanno delle difficoltà notevoli per quanto riguarda il reperimento dei libri, ecc.; a volte chiedono a noi di intervenire in Regione per vedere se è possibile anche l'espandersi di una possibilità di aumentare il patrimonio delle biblioteche della nostra Regione e quindi un rapporto diverso con le scuole di ogni tipo.
Vi sono poi interessanti iniziative culturali, storiche, poetiche dialettali, di valorizzazione della nostra Regione, anche se esiste già una legge, un finanziamento che va verso questa valorizzazione; però, ripeto bisogna tenerle nell'assoluta considerazione.
Tutte queste iniziative al massimo recano il patrocinio della Regione Piemonte che, comunque sia, è sicuramente una presenza inadeguata per quanto riguarda un minimo di finanziamento, un minimo di valorizzazione.
Queste cose vengono rimarcate e soprattutto dette anche pubblicamente.
Intervengono le Casse di Risparmio, intervengono Enti promozionali: la Regione è carente o comunque è molte volte assente.
Dunque credo che su queste basi bisogna tenere in giusta considerazione tutto l'arco del Piemonte, anche perché - l'ho già ribadito prima - ci sono tante realtà (astigiane, alessandrine, cuneesi) molto importanti sul piano della cultura e della valorizzazione del grande patrimonio della nostra Regione, che va dai Castelli del Monferrato fino all'importantissimo patrimonio religioso; a proposito di quest'ultimo, l'altro giorno dicevo che non è tenuto in considerazione per quanto riguarda tutta una serie di scadenze di tipo religioso, che non sta a me qui formulare, ma che l'Assessore alla cultura dovrebbe ben conoscere.
E poi ci sono i Comuni, anche a vocazione turistica, che spesso lamentano il fatto che debbono fare da soli o, al massimo avere la presenza delle Province, mentre la Regione è lontana.
In tutto questo insieme bisogna rimarcare il ruolo delle Associazioni di volontariato nel campo turistico e culturale, che sono assolutamente locali e che, a mio avviso, danno dei grandi contributi per quanto riguarda la valorizzazione del patrimonio, del dialetto, delle tradizioni ovviamente spingono sulla Provincia e sulla Regione, ma la Regione è molto sorda su questo versante.
Volevo ancora ricordare un aspetto. Ci sono delle strutture regionali importanti, come per esempio la struttura di Vignale Monferrato, che mi risulta essere costata miliardi alla Regione. Volevo chiedere se questa struttura serve solo per la danza, se questa struttura, che è importante e che è costata dei miliardi perché tiene conto del Palazzo Calleri di Vignale, debba solo rientrare in una enoteca oppure se la Regione l'ha acquistata per altre finalità di valorizzazione di tutto un arco di territorio, che può essere la provincia di Alessandria o d'altro, perché mi risulta che non ci sia un grande utilizzo di questa grossa realtà culturale, che quindi potrebbe diventare anche uno spreco se non viene utilizzata.
Infine vorrei ricordare che in provincia di Alessandria esisteva un grande pittore, Pelizza di Volpedo, e che ricorreva il 130º anniversario della sua nascita. Voglio solo citare che ha fatto il IV Stato, quindi non ha fatto un'opera da poco. La Regione era totalmente assente alla valorizzazione di questo grande artista.
Ci sono dei problemi anche per quanto riguarda la struttura del suo studio, e io credo che la Regione Piemonte non possa dimenticare un grande artista che ha valorizzato il Piemonte e tutta l'Italia; la Regione non pu essere sempre assente a queste iniziative e soprattutto deve prendere in considerazione, così come il Palazzo Calleri di Vignale, anche il Palazzo di questo grande artista, che secondo me merita un intervento diverso e più incisivo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA



PRESIDENTE

Prima di dare la parola all'Assessore Leo, volevo solo comunicare che l'omaggio floreale è degli organizzatori della Turin Marathon, che io intendo rivolgere in particolare alle colleghe Consigliere ed a tutte le collaborazioni femminili che abbiamo avuto in questi lunghi giorni. Grazie.



LEO Giampiero, Assessore alla cultura ed istruzione

Cari colleghi, per onestà desidero dire che il mio non sarà un intervento breve. In genere si dice "sarò breve; io invece non lo sar perché gli spunti, le considerazioni, il livello d'intervento è stato tale da meritare, proprio per rispetto al Consiglio, non una risposta, ma una correlazione. Non si tratta di risposta, in quanto moltissime cose le condivido.
Partirò dal documento che è stato presentato, un documento eccezionalmente interessante e importante, e concluderò su quello, facendo delle considerazioni e cercando di dimostrare che ho seguito tutto il dibattito; dibattito che, vorrei ricordare, è iniziato la volta scorsa e molti interventi c'erano già stati. Un dibattito che ho seguito doverosamente, con estrema attenzione e gratitudine non tanto come Assessore alla cultura, ma come amante della cultura.
A volte in quest'aula è stato detto: "Guai se i cittadini piemontesi ci sentissero!". Io, invece - lo dico sinceramente - questa volta mi permetto di dire: "Magari i cittadini piemontesi avessero sentito tutto questo dibattito in tutti i suoi interventi!". Quella che era apparsa una notazione ironica in una notizia di giornale sull'appassionato dibattito oggi diventa realtà.
E' stato veramente un dibattito intelligentissimo, preziosissimo e appassionante, che ha dato grandi spunti. Vorrei dimostrare ai colleghi che l'ho seguito con grande attenzione; cercherò di tagliare alcune cose, ma sono combattuto fra il richiamo che mi è stato fatto l'altra volta ad essere esaustivo, ad avere attenzione, e la resistenza dei colleghi sapendo comunque che condivido totalmente il fatto che questo deve preludere ad un conferenza programmatica, ad un momento di approfondimento grande e tematico, anche perché le questioni sono così tante ed è entusiasmante affrontarle. Pensate all'eterna questione dei contributi o alla questione della concertazione - ha fatto bene a ricordarlo la collega Spagnuolo - che periodicamente toccano il Consiglio, ma raramente tali questioni hanno avuto la disponibilità e la possibilità di essere approfondite.
In premessa vi dico due cose: partecipo al dibattito della conferenza Stato-Regioni, coordino gli Assessori alla cultura di tutte le Regioni d'Italia, pertanto mi permetto di dire - è un omaggio al Consiglio regionale, non è una piaggeria - che il Consiglio regionale del Piemonte è giunto ad un livello di dibattito il più importante, il più dettagliato di tutta l'Italia, lo ha ribadito anche il Ministro Veltroni ieri. Nella conferenza Stato-Regioni è emerso che molte Regioni sono poco evolute rispetto a queste tematiche, lo stesso Ministro vorrebbe che anche le altre Regioni giungessero a tale risultato.
Questo è merito, indubbiamente, di tutti i 60 Consiglieri regionali, in particolare di coloro che hanno prestato molta attenzione a queste argomentazioni.
Cercherò anche di dimostrare come sia veramente difficile far comprendere il disegno di questo arazzo. L'arazzo è complicatissimo enorme, indubbiamente non è un unico disegno perfetto e omogeneo. Si è andati per logiche, per settori, grazie agli approfondimenti fatti molte volte in Commissione consiliare. Ha ragione la collega Suino quando dice che in Commissione si è fatto un grande lavoro in grado di sviluppare ipotesi direttive.
Sono felice che sia stato riconosciuto il lavoro sull'ostensione della Sindone. Dico questo anche con un pizzico di dispiacere perché sono stati gli Enti locali a spingere la diocesi su questa linea di apertura, di valorizzazione culturale. Inizialmente l'idea che aveva la diocesi era molto più riduttiva, noi avendo rispettato il dato religioso, e avendo presente quanto è stato detto tante volte in Consiglio regionale, abbiamo voluto dare un'apertura e un contesto di altre dimensioni.
Rispondo ora ai colleghi Rosso e Moro sul patrimonio linguistico. Su tale tema si è veramente fatto molto, non soltanto a fronte di un numero costante di interventi a favore di soggetti pubblici e privati che operano in questo campo, ma si è avuto un aumento di risorse economiche erogate tra il 1995 e il 1996; il 1997 ha visto una riconferma.
Ho ascoltato con grande interesse quanto i Consiglieri hanno esposto ma non sono in grado oggi di rispondere a tutti i loro quesiti.
Si è lavorato per la costruzione - come si chiedeva - di un sistema di rapporti consolidati con un buon numero di soggetti, perché è emersa con chiarezza l'esigenza di superare il Piano amministrativo, per sperimentare un dialogo di tipo organizzativo e programmatico con quei soggetti. Mi ricordo che il Consigliere Foco, intervenendo in Commissione, aveva dato atto che sul lavoro del patrimonio linguistico, essendo una legge nuova essendo una competenza nuova abbiamo potuto sperimentare proprio quello che, giustamente, i colleghi Consigliere autorevolmente chiedono, una programmazione, un sistema. L'Assessorato opera - questo è stato detto dalla collega Suino per quanto riguarda revisione delle leggi - sulla base delle leggi esistenti, quindi è giusto, intelligente, importante la grande considerazione di andare a modificare le leggi. Questo è un impegno infatti è stato detto da più colleghi che è necessario una aggiornamento legislativo, questo è fondamentale perché, bene o male, c'è comunque una strettoia quando la legge ha un certo senso. L'ultima legge sul patrimonio linguistico ci consente molte più dinamiche, perché è più recente.
Per quanto riguarda la questione posta dal Consigliere Racchelli sul ruolo della dirigenza dei funzionari, sottolineo che oggi vi sono diverse interpretazioni possibili da quella che attribuisce un ruolo quasi totale a quella che attribuisce un ruolo minore. Anche su questo bisognerà intendersi e il Consiglio regionale dovrà complessivamente fare chiarezza in modo che si capisca laddove sono le responsabilità. Il salto di qualità sul patrimonio linguistico, in parte acquisito, vogliamo potenziarlo ed estenderlo, perché riteniamo che sia una risorsa di servizio pubblico come diceva anche il collega Chiezzi sulla questione del servizio pubblico per la cultura. Le iniziative, proprio in questo settore, legate allora alla spesa diretta, programmata, all'intervento coordinato che ha messo insieme i soggetti, hanno visto un incremento, grazie al Consiglio regionale, da 150 milioni del '97 a novecento milioni del '98. Ciò si è potuto realizzare a seguito di una scelta politica precisa, vi era la consapevolezza che i tempi erano maturi perché il corpo sociale e i soggetti che operano nel campo cominciavano a riconoscere una centralità di temi legati all'identità culturale e regionale. In questo senso ha ragione la collega Spagnuolo quando parla di matura di tempi, i tempi maturano e vanno fatti maturare tra politici consapevoli in grado di interpretare la società e non inseguendola soltanto.
Da questo punto di vista potrei fare una dettagliata relazione su tutte le cose che abbiamo fatto e che stiamo facendo, ma ve lo risparmio. Ho predisposto 60 copie di cartine del Piemonte inerenti il decentramento culturale in Piemonte. Ho ritenuto opportuno presentare tale documentazione anche per ridurre il tempo dell'intervento che sarà già cospicuo. Tali cartine dimostrano come dal 1994 ad oggi sia cambiata la dislocazione geografica sulla cultura. Tempo fa il Piemonte era quasi un campo vuoto con un grande accentramento su Torino, il Piemonte nel 1995, 1996, 1997 ha visto decentrarsi enormemente gli interventi della Regione in tale campo.
Sulla cartina sono anche citati gli interventi in modo da rendersene conto. Ricordo il dibattito sulla biennale, l'obiettivo era che si andasse dovunque, il più possibile, a regionalizzare.
Siccome credo nelle statistiche e anche nell'immagine visiva, vi prego poi, di prendere ognuno di voi uno di questi documenti dove è dimostrato con le cartine, come si è regionalizzata la cultura in Piemonte. Anche sul patrimonio di storia e cultura locale si è fatto molto. Questo filone di lavoro ha visto nei tre anni il passaggio da una semplice linea di risposta alle proposte eterogenee di soggetti esterni, al graduale disegnarsi e definirsi di una possibile mappa strategico-territoriale. E' giusto, quanto hanno chiesto i colleghi, che ci vuole una strategia; ebbene sul patrimonio di storia e cultura locale si è passati da un iniziale atteggiamento di risposta con in contributi, siamo passati ad un atteggiamento strategico ovvero designarsi e definirsi una possibile mappa strategico-territoriale.
Il ruolo regionale di proposta e di indirizzo generale ha cominciato ad emergere in modo sempre più netto; se nel '95 si sono mossi i primi passi in questa direzione, con la via del centro regionale etnografico linguistico e con la pubblicazione del volume "cantè bergera" dedicato alla ballata popolare del Piemonte, gli anni 1996 e 1997 hanno visto la programmazione e la realizzazione di alcune iniziative che costituiscono il tessuto connettivo da utilizzare di qui in avanti per le diverse iniziative nel campo. Basti pensare al laboratorio di Rocca Grimalda all'informatizzazione del centro etnologico canavesano e ai tanti gioielli sparsi nella Regione. So di avere una particolare carenza: il non riuscire a comunicare quanto fatto a tutti i colleghi Consiglieri, dall'eccellente livello di percezione della materia. Mi ricordo che l'Assessore Nerviani mi diceva, emblematicamente "Guarda, Leo, che l'Assessore è consapevole del 10% di quanto produce l'Assessorato; e i Consiglieri, di quel 10%, hanno percezione della metà!" Credo che in questo Consiglio regionale sia molto aumentata la percezione e dell'Assessore - cerco di seguire molto - ma soprattutto, del Consiglio. I dibattiti, che personalmente seguo da anni sono sempre meno generici, sempre più precisi, sempre più dettagliati.
Nonostante questo, mi rendo conto che è inevitabile che moltissime informazioni non possono essere acquisite. Di volta in volta i dibattiti in Commissione hanno prodotto risultati che non sono stati adeguatamente illustrati.
Rispetto alla regionalizzazione della cultura, vi rimanderei al documento a mie mani, molto corposo.
Si è svolto parecchio lavoro attraverso le rassegne e i festival, che nel territorio piemontese erano relativamente pochi. Non parlo soltanto di quello, storico, del canto delle pietre; basti pensare a quelli in ambito teatrale, che sono diventati numerosissimi e che si sono radicati nei vari territori piemontesi, secondo quel criterio di qualità che veniva richiesto.
Abbiamo anche operato un salto di qualità nel campo cinematografico credo vi stiate rendendo conto che il Piemonte, per la prima volta, e Torino, diventano luogo dopo tanti anni di sperimentazione cinematografica d'intervento sui film, ecc.
Chi lo desidera potrà leggere il documento, di cui in questa sede tralascio alcuni dati. Faccio solo una citazione: il discorso del cinema diffuso. Era stata richiesta qualità di interventi, non soltanto nel territorio metropolitano. Quella offerta è una risposta precisa: cinema diffuso, coordinato e organizzato con l'AIACE e l'AGIS, che ha fatto raddoppiare gli spettatori. L'incremento di intervento sono stati calcolati dal 90% al 100%. E non si tratta di interventi economici, ma di risultati di partecipazione.
Credo che su questi dati dovremmo riflettere in convegni pubblici; ma ritengo altrettanto importante fornirli. Penso che tutto questo si sia realizzato perché di volta in volta si è prestata grande attenzione ai dibattiti emersi dal Consiglio regionale.
Altre risposte.
Concordo con la considerazione secondo la quale vi è una grande fascia di popolazione deprivata culturalmente. La nostra è una grande sfida appassionante.



PRESIDENTE

Devo richiamare alla cortesia dei colleghi non di abolire il brusìo, ma perlomeno di contenerlo in limiti accettabili. C'è un rumore di fondo che protratto per le 10 e più ore di convocazione della seduta, diventa davvero fastidioso.



LEO Giampiero, Assessore alla cultura ed istruzione

Parte del mio intervento è messa per iscritto; mi sembra utile che i colleghi conoscano i dati, gli strumenti. Questo anche perché diverse risposte sono state espressamente richieste in Commissione consiliare.
Avviandomi alla conclusione, concordo con quanto detto dal Consigliere Salerno sulla necessità di un incremento, di una spinta. Come ha detto anche il Consigliere Moro, a volte il fatto che le risorse non siano sufficienti comporta delle scelte. Concordo anche sul discorso della deprivazione culturale di larga fascia della popolazione. E' reale; come tutti sappiamo, c'è carenza di lettura di libri, di frequentazione di teatri. E' su tali carenze che si è incentrato il grande sforzo di regionalizzazione, che ha portato festival d'eccellenza un po' in tutto il Piemonte. Vorrei che poteste vedere, anche graficamente, come questo è avvenuto.
Ripeto: gran merito è da attribuirsi alle richieste in sede di Commissione consiliare e trattasi di linea fortemente ribadita oggi dal Consiglio regionale.
La legge dei giovani. Condivido quanto sosteneva il Consigliere Cavaliere: è necessaria una nuova legge, che si corredi con quella nazionale, superandola; dovrà essere più avanzata di quella nazionale.
Una tranquillizzazione relativamente al discorso dei contributi, che toccano al massimo il 30% e solo eccezionalmente il 50% dell'importo. Non ci sono contributi oltre questa cifra.
L'investimento sul mondo giovanile è assai importante, e richiede una riflessione collegiale per comprendere dov'è meglio intingere, dov'è meglio intervenire. Insieme al collega Angeleri - ricordo suoi bellissimi interventi a convegni dell'allora Democrazia Cristiana o in altre, tante occasioni - si studiava come poter raggiungere queste masse giovanili.
Alcune sperimentazioni, che vanno perfezionate ed aggiornate, hanno avuto un impatto finalmente di massa. E' citabile il Salone della Musia, ma anche, con un certo orgoglio, la Biennale di giovani artisti, che, per volontà del Consiglio regionale, ha riguardato tutto il Piemonte, e che nella sola Torino ha coinvolto più di 100 mila giovani - e quindi non gruppi marginali.
Naturalmente, occorre un ulteriore grande sforzo, ma la direzione l'abbiamo intuita, la considerazione l'abbiamo fatta. Su queste questioni per fortuna, non si nasce oggi. C'è un lavoro in progress, che è importante che il Consiglio regionale riprenda, ma che è stato continuamente aggiornato.
Tutto ciò si collega anche con l'importante ragionamento del Consigliere Chiezzi sulla cultura d'élite e sul coinvolgimento di minima parte della popolazione.
Vorrei anche citare l'approvazione della legge sulle Università popolari, che io ed il collega Angeleri abbiamo sostenuto finanziariamente al momento della nascita, che comportano un deciso coinvolgimento aggiuntivo di fasce della popolazione.
Ripeto ancora una volta, a costo di essere noioso, la nostra presenza sul territorio piemontese, non è aumentata, in questi anni, del 10% per anno, è aumentata più del 100% ogni anno, in maniera assolutamente non proporzionale ai finanziamenti, bensì per un lavoro denso di creatività.
Relativamente al discorso dei musei c'è stata una proposta al Ministro Veltroni; quanto di relativo ai contributi andrà studiato a parte, per verificare quali meccanismi debbano regolarli. E' annosa, eterna questione, di cui l'Assessore per primo ha bisogno di avere contezza e chiarezza.
La Consigliera Spagnuolo sottolineava quanto sostenuto in altra seduta il collega Montabone: annualità e pluriannualità a scapito della episodicità degli interventi.
E' discorso che riprenderò, ma volevo ringraziare, per il dibattito della scorsa settimana, che ha centrato in pieno il discorso, raccogliendo indicazioni vitali. E' vero, è difficile per le associazioni ma anche per l'Assessorato non poter procedere ad una revisione pluriennale, che per molte di loro è rischio della loro stessa vita e autonomia.
Concordo con la collega Spagnuolo: esistono più filoni, sui quali occorrerà un ricco approfondimento, anche perché credo di poter apprendere molto dal Consiglio e, per parte mia, di poter portare molte informazioni molti dati, di cui, ovviamente, il Consiglio non può pienamente disporre.
Innegabilmente, la cultura fa crescere. Il fatto che sia così aumentata in questi anni la creatività giovanile è anche dimostrazione che gli investimenti sono stati giusti.
Riprenderò successivamente l'importantissimo documento illustrato dal Presidente della VI Commissione, Picchioni: concordo sulla richiesta di un ulteriore salto di qualità.
Il collega Peano ha sottolineato con grande attenzione il discorso dell'istruzione. Ho preparato in tal senso i dati richiesti anche dalla collega Spagnuolo; ho a mie mani i dati sulla presenza di giovani extracomunitari nelle nostre scuole. Lo studio svolto a seguito della richiesta della collega ci ha permesso di quantificare i dati, scuola per scuola, provincia per provincia: c'è stato un aumento del 90%, in breve tempo.
Si trattava quindi di una segnalazione più che opportuna. Non abbiamo ancora piena competenza sulla scuola, ma non ci sottraiamo ad alcuna responsabilità.
Il collega Montabone chiedeva, con la solita franchezza, un riconoscimento nei confronti di chi ha sollevato certe questioni riconoscimento che ritengo doveroso verso tutti quei Consiglieri che, anche oggi, hanno reso possibile affrontare determinate problematiche. Vorrei potermi servire della telepatia..., per farvi sentire la sincerità del mio ringraziamento.
Il collega Montabone sosteneva inoltre che sarebbe allarmato qualora si parlasse di "progetto culturale dell'Assessorato", e che invece molto più importante sarebbe parlare di "progetto per la cultura". Condivido pienamente quest'impostazione. Un progetto culturale dell'Assessorato saprebbe molto di regime, di dirigismo eccessivo. Ringrazio i colleghi che hanno sottolineato tale elemento.
La Consigliera Suino ha svolto due interventi molto ricchi evidenziando che il lavoro che viene svolto in Commissione è enorme; ha dato dei contributi enormi ed è quello che non va sui giornali. Quando io ero Presidente di Commissione facevo comunicati su ogni riunione e venivo un po' rimproverato per questo, ma credo che sarebbe opportuno perché la Commissione svolge davvero un lavoro enorme.
La Consigliera Suino ha evidenziato il fatto che per quanto riguarda il Teatro Regio siamo in una fase cruciale, non a caso ieri al Ministro Veltroni le due questioni che abbiamo posto con maggior urgenza sono state il Regio e lo Stabile nonché il sistema dei saloni.
Desidero informare la Commissione che il Ministro Veltroni ha ribadito che considera Torino e il Piemonte quale sede ideale per l'insediamento dei Saloni della cultura, che siano essi del Libro o della Musica, dei beni culturali ecc., quindi sarebbe un vero peccato perdere questa opportunità quando c'è addirittura un riconoscimento nazionale sulla vocazionalità del Piemonte per questo. La Consigliera Suino è stata anche la prima collega a parlare della pluriennalità degli interventi già in Commissione. Ripeto questo è vitale; il collega Picchioni, al quale devo poi collegarmi per l'intervento sul documento, con generosità e simpatia mi diceva che una parte del consenso deriva da affabilità e una parte dalle risorse, ha ragione, indubbiamente ha ragione. Altrettanto vero è, mi permetto di dire due cose: una, che a volte gestirle in queste difficoltà è anche un boomerang; seconda cosa, lo dico soltanto per notazione storica, la volta in cui ebbi più voti alle elezioni fu quando uscivo da un Assessorato poverissimo che era l'Assessorato alla gioventù che aveva proprio due lire anzi diverse volte la collega Spagnuolo come Assessore al Comune di Torino imprestava soldi al mio Assessorato per fare le iniziative, mentre gli allora Assessori alla cultura, benché dotati di grandi mezzi, non furono rieletti. Io penso che la ricchezza di un Assessore, mi sono permesso di citare questo fatto, sia nel sapere ascoltare. Nel sapere ascoltare le varie realtà sociali, la società civile, ma soprattutto il proprio Consiglio, che sia comunale, provinciale o regionale, cioè mettersi in rapporto, perché un Assessore che ascolta il proprio Consiglio moltiplica per 59 le possibilità di risposta ai bisogni della società. Faccio solo questa nota personale con franchezza, che credo sia più questo che altro a distinguere il mio modo di azione magari da altri colleghi del passato o contemporanei.
Vengo ora al grande discorso del documento presentato (sicuramente non sono stato completo e chiedo scusa). Sono lieto che tutto il Consiglio abbia fatto proprio questo documento, perché dà forza, perché vuol dire che non è una politica il documento che ha illustrato il collega Picchioni come Assessore lo recepisco integralmente.
Nell'ascoltare l'illustrazione e dalle cose emerse dal dibattito, non posso non dichiarare la mia grande soddisfazione nel vedere riconfermati e rilanciati i grandi temi delle politiche culturali che avevamo intuito come Regione che fossero fondamentali. Ha fatto emergere suggerimenti interessanti e proposto giustamente rettifiche parziali che rendano ancora più incisiva questa politica. Io considero molto importante questo giorno e lo dirò ai giornalisti, ai commentatori, anche a Gabriele Ferraris che scrive gli articoli di fondo: mi permetterò di dire, per quello che conta la mia voce o meno, che questo è un giorno importantissimo per la cultura in Piemonte, per questa ripresa di centralità da parte del Consiglio su questa vicenda.
Si è parlato delle Residenze Reali. Nella seconda parte del decreto applicativo della Legge Bassanini (art. 17) si dice che il Ministero pu partecipare a Fondazioni con Enti locali, banche e privati, a cui pu conferire il bene stesso. Questa è una condizione normativa per la creazione di una fondazione che sia innanzitutto un'agenzia in grado di gestire il bene e i servizi ad esso collegati. Questa, da tempo richiesta sarebbe un'ulteriore innovazione per quel che concerne l'amministrazione ed è stato anche oggetto di uno degli interventi col Ministro Veltroni ieri.
Abbiamo posto questa questione al Ministro.
Ma fino ad oggi che cosa è stato fatto? I grandi investimenti - tengo a dirlo a tutto il Consiglio e ai colleghi di Giunta - hanno visto la Regione Piemonte protagonista non solo come finanziatore, ma specialmente in fase progettuale.
Sono terminati i lavori al Castello di Rivoli; prossimamente sarà inaugurata la Manica nuova e quella sarà una grande ricchezza in più per il Piemonte.
A Racconigi, grazie alla convenzione con la Regione, è stato possibile finanziare le guide, al fine di consentire l'apertura della reggia di Racconigi e la fruizione del parco.
Analoga iniziativa è stata presa per il Castello Reale e per il Castello di Agliè.
A Venaria, con l'AVDA, garantiamo l'apertura della reggia, mentre a Borgo Castello, in attesa del grande finanziamento, grazie al contributo regionale è stato possibile restaurare gli appartamenti reali, già ora visitabili.
A Palazzo Carignano si sta lavorando all'apertura del Museo del Risorgimento. Inoltre ci stiamo impegnando con l'Ordine Mauriziano e con il Politecnico per fare entrare all'interno del sistema la Palazzina di Stupinigi e il Castello del Valentino.
Per Palazzo Madama, grazie al contributo di 1 miliardo e 400 milioni è stata restaurata la facciata, quella meravigliosa facciata che vedono i pellegrini della Sindone è stata restaurata - desidero che il Consiglio lo sappia - per intervento regionale (molti pensano magari a quello comunale) è così potuto tornare fruibile al grande pubblico.
Mi sembra perciò giusto in questo momento non abbassare la guardia: mettere al centro dei problemi, come è stato richiamato nel documento l'organizzazione dei servizi. Ora che il grande sforzo di restauro e ripristino è stato per la maggior parte svolto, è necessario incentrare l'attenzione sull'organizzazione dei servizi e la promozione.
Tutto questo è facilitato dalla proposta di associazione di diversi Comuni, impegnati a valorizzare le risorse che provengono dai beni culturali. Ad esempio, sarebbe utile estendere il sistema di prenotazione sperimentato con l'Ostensione della Sindone anche ai grandi siti. E qui ritorna questo passaggio sulla capacità con cui si sta gestendo una vicenda delicatissima come l'Ostensione della Sindone. Stiamo da subito lavorando anche all'Ostensione del 2000 che sarà certamente più caratterizzata dalla presenza di ospiti stranieri e quindi questa prova generale sarà estremamente preziosa.
L'impegno è quello di completare i cantieri svolti nel 1998 operando un riequilibrio verso quelle aree provinciali che hanno ottenuto meno finanziamenti per il Giubileo. Questo voglio dirlo ai colleghi di Cuneo, al collega Racchelli, al collega Rossi, a quei colleghi che hanno presentato l'ordine del giorno. Io ho cercato - chiedo perdono se me lo dico da solo di essere doverosamente molto attento alle varie proposizioni. Il collega Mancuso insieme al collega Casoni mi ha proposto questo ordine del giorno che prevede un riequilibrio verso quelle aree territoriali che non sono state beneficiate dall'intervento statale sul Giubileo. Ribadisco per ulteriore chiarezza che quella è stata una decisione statale, quindi non c'entra la Regione, però siamo disposti a farci carico di un riequilibrio per quelle zone con fondi propri regionali. E' previsto un ordine del giorno sottoscritto da diversi colleghi che dico subito che condivido.
Importante passaggio, sempre nel documento presentato dall'on.
Picchioni, sono i Sacri Monti che da quest'anno sono illuminati oltrech ripristinati al loro grande valore. In occasione del Giubileo del 2000 ancora meglio andranno proposti i servizi di ricettività e, per quello che concerne la mia delega, la fruizione di musei, siti archeologici, ecc.
Altro capitolo che è stato toccato sono le fortificazioni. Nel 2000 i due gioielli del Piemonte saranno pronti: è prossima l'inaugurazione del Forte di Exilles, di cui si sta completando l'ultima tranche di lavori.
Mentre per il Forte di Fenestrelle è in corso un importante progetto Interreg.
L'Amministrazione, rispetto all'importante passaggio che faceva il collega Picchioni relativamente alle residenze-ville private, è pronta a presentare un disegno di legge volto a sostenere gli interventi rivolti in questa direzione. Quindi sarà mia cura trasmetterlo alla Commissione quanto prima. Riconosco, sempre tardivamente rispetto alle sollecitazioni fatte ma sarà trasmesso questo documento alla Commissione in modo che si passi oggi che il Consiglio ne ribadisce l'importanza e la centralità, anche su questo.
Sui beni culturali permettetemi ancora di sottolineare il grande ruolo svolto anche a lavello nazionale. Non è un caso che la Regione Piemonte abbia ottenuto il coordinamento nazionale dei beni culturali e che sovente sia punto di riferimento per tante altre Regioni in questo campo.
L'accordo raggiunto con ANCI e UPI è molto importante e senza dubbio l'aver ottenuto diversi emendamenti al decreto applicativo in merito alle competenze lo dimostra. Quest'ultimo traguardo pone comunque problemi di gestione: la funzione di tutela per quel che riguarda i restauri; la trattativa nazionale su musei e beni culturali, che saranno trasferiti a Comuni e Province; le leggi nazionali che dovranno essere proposte in merito a questi beni trasferiti; il Comitato regionale che dovrà predisporsi e che potrà essere un reale organo di programmazione correlata tra Comuni, Province, Banche e Fondazioni.
Tutto questo potrebbe essere una svolta, quindi richiede un'attività legislativa estremamente importante e intensa. In questo senso l'importanza della Commissione e del Consiglio è sicuramente notevole.
A questo punto mi permetto di esprimere il mio disappunto che in Bicamerale ogni competenza è stata trasferita al sistema delle autonomie locali sia per l'ambito del lavoro che per l'industria e per i beni ambitali, ma per quel che riguarda la tutela dei beni culturali, questa sia rimasta ad esclusiva competenza dello Stato.
Questa è comunque una questione di natura nazionale.
Tutti gli Statuti comunali prevedono infatti già un ampio concorso delle Regioni nel campo della tutela, si pensi ai parchi, ai musei, alle biblioteche; su questo continueremo a batterci.
Altro punto importante è la riforma del Ministero dei Beni Culturali attraverso l'introduzione del Sovrintendente regionale, che ne definisce il quadro delle relazioni in materia. Su questo argomento mi impegno a riferire a questo Consiglio in un'apposita seduta.
Come vedete, ho cercato di cogliere vari spunti, vari stimoli per cercare di dare risposte e informazioni.
Nel campo dello spettacolo e delle arti visive, su cui non mi soffermo perché alcuni aggiornamenti sono contenuti in quel documento e di altro si è parlato in Commissione, ma vi è davvero molto e molto a sistema; trovo però suggestiva e piena di emozioni e fondamentale l'idea emersa da questo dibattito e dal documento di sollecitare le grandi istituzioni attive in questo settore in Piemonte a costituirsi in sistema col governo regionale.
Cito l'Accademia delle Scienze, che però non è stata dimenticata; abbiamo predisposto un disegno di legge ad hoc per un sostegno. Bisogna aumentarlo considero comunque l'importanza del richiamo sull'Accademia delle Scienze in sede di prima stesura del bilancio avevamo già previsto questo.
Credo che questa proposta vada approfondita, affrontata e portata in porto perché è strategica, stabilendo un vero e proprio patto di solidarietà e mutuo e reciproco riconoscimento e supporto, al fine di garantire l'attività coordinata, programmata e supportata nella quale la ragionevole competizione culturale tra le istituzioni si integri in un unico sistema di mutua solidarietà. Mi sembra questa la carta vincente per la politica culturale in Piemonte.
Importante mi pare anche che nella missione che viene consegnata a questo patto vi sia quella di garantire attenzione a nuovi soggetti, a fenomeni, idee, vi sia la garanzia di un sistematico ricambio culturale generazionale, questione questa posta dallo stesso Presidente Ghigo qualche tempo fa all'attenzione pubblica ed estremamente importante.
A questo proposito, mi trovo d'accordo con le cose dette rispetto al documento delle associazioni culturali, dove si chiede di trovare una sede di confronto, di coordinamento, ma anche questa pluriennalità dei finanziamenti.
Va comunque evitata una rottura tra le grandi istituzioni e le Associazioni culturali; non vanno contrapposte, ma deve avvenire un travaso di esperienze e professionalità: le associazioni devono essere luoghi di formazione e di idee che vanno travasate nelle istituzioni.
Guardate con quanta difficoltà troviamo manager culturali per gestire le istituzioni, una difficoltà che ci confermava ieri il Ministro Veltroni essere di carattere nazionale: dappertutto è difficile trovare manager culturali per le grandi istituzioni. Allora questo lavoro anche di formazione e di travaso va compiuto con coraggio, e le grandi istituzioni non possono essere cattedrali nel deserto e devono avere con le associazioni un grande contatto, in special modo con i processi di formazione.
Sul tema dei giovani ho già detto, ma ritengo importante una nuova legge, anche approfittando del fatto che per la prima volta in campo nazionale il Governo sia disponibile a intervenire in questa materia.
Ritengo che i suggerimenti che ho letto nel documento, anche quelli non illustrati, siano molto pertinenti e me ne farò carico.
Ritengo altresì - ripeto - che non sia un caso che la Biennale dei giovani abbia avuto esito a Torino e che sia stata a gran voce richiesta un'ulteriore edizione per il 2000, che farà del Piemonte la capitale culturale dei giovani di tutta Europa. Stiamo però studiando tutti quei meccanismi che possano non fare una riserva indiana, ma collegare questi giovani col mondo adulto, col mercato, col lavoro, ecc.
Tutto il lavoro ha posto al centro questa preoccupazione: come far sì che i luoghi deputati alla rappresentazione della cultura dei giovani vengano selezionati e possano entrare in contatto con i grandi circuiti professionali. Questa idea riveste una grande modernità.
In questo resta un punto fermo il forte rinnovamento generazionale del mondo della cultura, il campo degli operatori professionali o non; il campo dei fruitori deve essere allargato enormemente, quindi la considerazione del collega Chiezzi e la considerazione di altri colleghi che parlavano dell'obiettivo di allargare il campo dei protagonisti e dei fruitori mi sembra molto importante. Il collega Chiezzi ha ragione quando dice che bisogna allargare il campo dei fruitori, e dev'essere un obiettivo forte quello che il collega Chiezzi poneva sull'allargamento del campo dei fruitori e anche dei protagonisti.
Quindi - sono al termine - mi permetto di dire che la sfida che abbiamo lanciato qualche anno e che poteva sembrare velleitaria quando il Presidente della Giunta, quando la Giunta, quando una parte del Consiglio quando con un documento si iniziò a individuare nella cultura un grande momento sembrava una sfida impossibile, sembrava che, come per i trent'anni precedenti, la cultura dovesse rimanere una cenerentola per attenzione e importanza, sembrava che il Consiglio potesse non appassionarsi a questo dibattito, sembrava che potesse essere una cosa surrettizia, al massimo una ciliegina sulla torta.
Oggi si è fatto un grande approfondimento, si è dato contenuto, si è data materia di discussione. Io credo che questo debba proseguire a tutti i livelli, in Commissione, con documenti, con approfondimenti ulteriori perché mi rendo conto che il limite di oggi è che ci sono interventi e non può esserci un vero dibattito, una vera compenetrazione, come invece vi potrà essere in Commissione.
Penso che questa sfida vada raccolta, penso che l'importanza l'entusiasmo con cui la Presidenza della Giunta, la Giunta, l'Assessorato stesso l'aveva lanciata oggi ritrovi nel Consiglio una forte spinta propulsiva e un luogo di grande attenzione.
Per questo - e concludo - come qualche collega mi aveva chiesto di esprimere coraggiosamente e pubblicamente il ringraziamento al Consiglio lo faccio con convinzione, pensando che quello che ho detto prima, che se alcuni dibattiti non avremmo mai voluto che fossero trasmessi, avrei voluto che tutti gli interventi fatti da tutti i colleghi fossero conosciuti dai cittadini del Piemonte, soprattutto - e questo sarà un nostro impegno preciso - diventino sempre più concretezza, materia e operatività.
Grazie; perdonatemi la lunghezza, ma lo dovevo al Consiglio.



PRESIDENTE

Possiamo dunque passare alla parte più burocratica degli emendamenti.
Il primo capitolo che viene all'attenzione presenta un emendamento a firma dei Consiglieri Riba ed altri. Si tratta del capitolo 11250: richiesta di aumento di 2.700 milioni, firmato solo dal Gruppo PDS. Tale emendamento viene ritirato dai proponenti.
Emendamento presentato dai Consiglieri Moro, Papandrea e Simonetti: "La cifra 22,5 miliardi è sostituita dalla cifra 30 miliardi, mediante una riduzione di pari entità del capitolo 15950".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 30 contrari e 11 astensioni (non partecipa alla votazione 1 Consigliere).
I restanti emendamenti presentati allo stesso capitolo dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti vengono ritirati dai proponenti e conservati agli atti.
Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti: "Il capitolo 11260 è incrementato di lire 1.500.000.000 prelevando in diminuzione dal capitolo 15950." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 3 voti favorevoli, 30 contrari e 12 astensioni.
L'emendamento presentato dai Consiglieri Spagnuolo ed Angeli al capitolo 11260 è ritirato dai proponenti e conservato agli atti.
Emendamento presentato dai Consiglieri Moro, Papandrea e Simonetti: Capitolo 11265 - Contributi ai Comuni per scuole materne autonome (L.R. n.
61/96) "La cifra 5 miliardi è sostituita dalla cifra zero, e si opera un incremento di pari entità del capitolo 11910".
La parola alla Consigliera Simonetti per l'illustrazione.



SIMONETTI Laura

Grazie Presidente, dico solo due parole su alcune questioni che riguardano questo capitolo e che avevamo tentato di sollevare e di portare all'attenzione dell'Assessore nell'intervento iniziale sulla cultura qualche giorno fa.
Questo capitolo, e su molte delle osservazioni legate al mondo dell'educazione del diritto allo studio, purtroppo l'Assessore anche nella sua relazione conclusiva, che è stata comunque approfondita, non si è soffermato. Questo settore è stato un po' mal gestito, a nostro parere.
In particolare su questo capitolo, su cui non a caso abbiamo chiesto l'azzeramento per reintegrare le poste di bilancio rispetto ad altri settori di interventi sulla scuola pubblica e sul diritto allo studio l'esigenza è stata di spostare delle risorse che oggi sono stanziate rispetto alle scuole materne autonome a scuole pubbliche, quindi diritto allo studio ma anche edilizia scolastica.
Molte nostre osservazioni si legano alle grandi difficoltà e alle grandi carenze non solo gestionali, ma anche strutturali, in cui versa oggi il diritto allo studio pubblico; in particolare pensiamo alle scuole elementari che hanno delle condizioni strutturali assolutamente fatiscenti spesso non a norma di sicurezza.
In Commissione abbiamo fatto un'analisi approfondita sull'esigenza di introdurre dei parametri nuovi per l'intervento e l'adeguamento delle norme di sicurezza delle strutture scolastiche; su questo non c'è stata una risposta nemmeno in questo bilancio. Questo bilancio è gravemente insufficiente rispetto a questa tematica, alla tematica del diritto allo studio della scuola in generale, ma anche all'educazione intesa in modo più generico, penso ad esempio all'educazione permanente.
Ci pareva significativo dare un segnale spostando delle risorse da un capitolo che, tra l'altro, non ha dato i risultati in cui speravate rispetto alla legge, rispetto ai finanziamenti e ai progetti che non sono stati inoltrati; dare un segnale rispetto ad esigenze che sul territorio relativamente alla scuola pubblica, si levano in modo molto forte.
L'Assessore ha detto quasi nulla su questo e quindi noi vogliamo portare alla votazione questo emendamento, perché rimanga il significato politico, ma ci permettiamo anche di sollevare il fatto che questa partita la partita della scuola, nell'ambito della cultura complessivamente é stata poco approfondita e in generale mal gestita.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore alla cultura ed istruzione

Prima premessa: la Consigliera Simonetti ha ragione sul fatto che io nella replica non ho parlato di questo. Mi sono fermato perché temevo che il Consiglio avesse un'overdose di informazioni e non tutti hanno la pazienza di ascoltare.
Il vostro Gruppo mi ha chiesto di essere dettagliato, ma non volevo infliggere a tutto il Consiglio questa sopportazione.
Voglio dire due cose: una è che la questione della scuola, ha ragione la Consigliera Simonetti, è molto importante, non si può pensare una civiltà senza un intervento sulla scuola. Devo dire che su questo abbiamo lavorato abbastanza, essendo per lo più fondi statali abbiamo ottenuto per il biennio '97/'98 44 miliardi contro i 9/10 che il governo ci proponeva inizialmente. Questi li andremo a distribuire, sono una boccata d'ossigeno notevole.
Per il resto abbiamo stanziato contributi, come pure per le strutture di spettacolo; lei non ha parlato di questo, ma lo voglio citare contributi importanti per innescare mutui ecc. e complessivamente l'importo a oggi è pari a quello dell'anno scorso, non c'è stata nessuna diminuzione.
E' un importo pari anche se nella prima fase del bilancio eravamo in difficoltà. Quindi un importo pari per i fondi regionali; non escludiamo di aumentarli in assestamento, ne discuteremo in Commissione.
Invece c'è stato un forte incremento per la capacità di procurarsi i fondi statali che verranno erogati concordemente con Comuni, Province e Regioni. E' vero, non ho dato informazioni su questo, però si è lavorato viceversa sul cancellare i 5 miliardi alla scuola materna non statale siamo politicamente contrari.
Agli altri non daremo meno soldi dell'anno scorso e comunque all'assistenza scolastica per le scuole materne non statali confermiamo quei 5 miliardi, ma nelle scuole materne statali confermiamo la cifra dell'anno scorso, non andiamo in discesa.
Un altro settore del diritto allo studio, quello universitario, l'ho citato tanto volte e mi scuso, è aumentato cospicuamente; quindi dei tre settori, ritengo importante il contributo alla scuola materna non statale che è stata una volontà di larga parte del Consiglio, ricordo sempre non soltanto della maggioranza ma di gruppi importanti di minoranza come il PPI, che hanno dato questo assenso.
Sul diritto allo studio per la scuola statale non siamo andati indietro, sul diritto allo studio universitario abbiamo aumentato quasi del 300%, quindi complessivamente direi che la partita del diritto allo studio non è trascurata, anche se concordo che ci vorranno ulteriori attenzioni.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Moro Papandrea e Simonetti.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 7 voti favorevoli e 35 contrari (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
L'emendamento presentato dal Consigliere Montabone al capitolo 11265 è ritirato dal proponente e conservato agli atti.
Emendamento presentato dai Consiglieri Moro, Papandrea e Simonetti: Capitolo 11270 - Contributi a Comuni ed Enti per educazione permanente: "La cifra 0 miliardi è sostituita dalla cifra 1,5 miliardi, mediante una riduzione di pari entità del capitolo 15950".
Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 29 contrari e 7 astensioni.
I restanti emendamenti presentati allo stesso dai Consiglieri Moro Papandrea e Simonetti vengono ritirati dai proponenti e conservati agli atti.
Passiamo all'esame degli emendamenti presentati ai capitoli relativi all'area della cultura.
Gli emendamenti presentati al capitolo 11580 dai Consiglieri Moro Papandrea e Simonetti vengono ritirati dai proponenti e conservati agli atti.
Emendamento presentato dai Consiglieri Saitta, Gatti e Peano: "Il capitolo 11585 è aumentato di L. 240.000.000. Al suo finanziamento si provvede con la riduzione del capitolo 15950 per una somma di pari importo".
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Gli emendamenti che abbiamo presentato fanno riferimento al settore della cultura, anche se sono stati preparati prima dell'ultima nota di variazione. Noi li manteniamo, anche per testimoniare e rilevare al Consiglio regionale che, complessivamente, l'impegno della Giunta su questo settore, in termini economici, è stato insufficiente. Nel senso che il settore, nonostante gli sforzi compiuti anche da parte della minoranza individuando nuove forme di entrate, non hanno premiato a sufficienza il settore.
Siamo ancora dell'opinione che il settore della cultura, in termini economici, poteva trovare un'attenzione maggiore. Le modalità di finanziamento che noi abbiamo pensato per finanziare meglio il settore della cultura, perlomeno nello stesso livello dello scorso anno, è quella di una rivoluzione delle spese correnti, in termine di previsione, quindi con un impegno concreto che la Giunta in ogni caso poteva già assumersi all'inizio dell'anno se avesse deciso di comportarsi in questo senso: non lo ha fatto finora, forse lo farà in futuro. Mi rendo conto che la questione oggi è difficile porla in termini di spese correnti, ma sottolinearlo per noi è un fatto importante. Non è stato possibile farlo perché la Giunta non ha deciso di pensare ad una realizzazione delle spese correnti alla fine dello scorso anno. Noi siamo dell'opinione che ancora oggi è possibile farlo soprattutto fissando degli obiettivi - ripeto cose già dette - ai direttori regionali con la finalità di ridurre le spese correnti.
Questa è una modalità per finanziare un settore che ha delle carenze.
Per cui manteniamo questi emendamenti che abbiamo presentato che oltre a prevedere un aumento delle entrate, prevedono anche una riduzione di un numero consistente delle spese correnti e in modo particolare anche per quanto riguarda il costo del personale a tempo determinato e qui mi rifaccio ad alcune dichiarazioni fatte in passato.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Saitta Gatti e Peano.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 29 contrari e 2 astensioni.
Emendamento presentato dai Consiglieri Saitta, Gatti e Peano: "Il capitolo 11590 è aumentato di L. 50.000.000. Al suo finanziamento si provvede con la riduzione del capitolo 15950 per una somma di pari importo".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 29 contrari e 2 astensioni.
Emendamento presentato dai Consiglieri Saitta, Gatti e Peano: "Il capitolo 11600 è aumentato di L. 300.000.000. Al suo finanziamento si provvede con la riduzione del capitolo 15950 per una somma di pari importo".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 29 voti contrari e 2 astensioni.
Emendamento presentato dai Consiglieri Moro, Papandrea e Simonetti: capitolo 11610 - Promozione attività culturali (L.R. n. 58/78) "La cifra 4.810 milioni è sostituita dalla cifra 7 miliardi, mediante una riduzione di pari entità del capitolo 15950".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli, 28 voti contrari e 8 astensioni.
I restanti emendamenti presentati allo stesso capitolo dai Consiglieri Moro, Papandrea e Simonetti e dai Consiglieri Riba, Marengo, Suino Miglietti, Foco, Bertoli, Vindigni, Riggio, Bortolin e Manica vengono ritirati dai proponenti e conservati agli atti.
Emendamento presentato dai Consiglieri Saitta, Gatti e Peano: "Il capitolo 11610 è aumentato di L. 1.870.000.000. Al suo finanziamento si provvede con la riduzione del capitolo 15950 per una somma di pari importo".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 6 voti favorevoli, 28 contrari e 7 astensioni.
Emendamento presentato dai Consiglieri Moro, Papandrea e Simonetti: "Il capitolo 11615 è incrementato di L. 500.000.000 prelevando in diminuzione dal capitolo 15950".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli e 28 contrari.
L'emendamento presentato al capitolo 11615 dal Consigliere Montabone è ritirato dal proponente e conservato agli atti.
Emendamento presentato dai Consiglieri Saitta, Gatti e Peano: "Il capitolo 11615 è aumentato di L. 300.000.000. Al suo finanziamento si provvede con la riduzione del capitolo 15950 per una somma di pari importo".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 28 contrari e 4 astensioni.
Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti: "Il capitolo 11620 è incrementato di L. 2.200.000.000 prelevando in diminuzione dal capitolo 15950".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 7 voti favorevoli, 28 contrari e 7 astensioni.
Emendamento presentato dal Consigliere Montabone: "Il capitolo 11630 venga implementato di L. 500 milioni prelevati dal capitolo 15950".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli e 28 contrari.
Emendamento presentato dai Consiglieri Saitta, Gatti e Peano: "Il capitolo 11630 è aumentato di L. 450.000.000. Al suo finanziamento si provvede con la riduzione del capitolo 15950 per una somma di pari importo".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli e 29 contrari.
Gli emendamenti nn. 71, 72, 73, 74 presentati dalla Lega Nord al capitolo 11650 sono ritirati dai proponenti e conservati agli atti.
Emendamento presentato dai Consiglieri Saitta, Gatti e Peano: "Il capitolo 11650 è aumentato di L. 650.000.000. Al suo finanziamento si provvede con la riduzione del capitolo 15950 per una somma di pari importo".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 16 voti favorevoli e 29 contrari.
Emendamento presentato dai Consiglieri Moro, Papandrea e Simonetti: Capitolo 11670 - Museo di Scienze naturali "La cifra 300 milioni è sostituita dalla cifra 600 milioni, con una diminuzione di pari entità del capitolo 15950".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 16 voti favorevoli e 29 contrari.
I restanti emendamenti presentati allo stesso capitolo dai Consiglieri Moro, Papandrea e Simonetti vengono ritirati dai proponenti e conservati agli atti.
Emendamento presentato dai Consiglieri Saitta, Gatti e Peano: "Il capitolo 11670 è aumentato di L. 500.000.000. Al suo finanziamento si provvede con la riduzione del capitolo 15950 per una somma di pari importo".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 16 voti favorevoli e 29 contrari.
Emendamento presentato dal Consigliere Riba, Marengo, Foco, Bortolin Suino, Riggio, Miglietti, Bertoli, Vindigni, Manica e Bellion: "Il capitolo 11680 passa da 0 a L. 2.350 milioni prelevando in diminuzione dal capitolo 15950".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 17 voti favorevoli e 29 contrari.
Emendamento presentato dai Consiglieri Saitta, Gatti e Peano: "Il capitolo 11680 è aumentato di L. 2.350.000.000. Al suo finanziamento si provvede con la riduzione del capitolo 15950 per una somma di pari importo".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 18 voti favorevoli e 29 contrari.
Emendamento presentato dal Consigliere Montabone: "Il cap. 11680 è implementato di L. 2.350 milioni prelevati dal capitolo 15950".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 19 voti favorevoli e 29 contrari.
Emendamento presentato dal Gruppo di Rifondazione comunista: "Al cap. 11690 la cifra 800 milioni è sostituita da 4 miliardi".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Desidero intervenire su questo emendamento che chiede un notevole incremento a sostegno dell'attività teatrale per esporre le ragioni che sostengono, almeno per il Gruppo Rifondazione comunista, questa scelta e per rivolgermi oltre che alla Giunta e alla maggioranza, anche ai colleghi che sia pure con cifre diverse hanno sollevato il problema relativo alla necessità di questo incremento.
Il nostro incremento è così rilevante, cari colleghi, perché vorrebbe segnalare l'esigenza di un cambiamento di modo e di finalità nei contributi sul Teatro. Oggi noi sappiamo che questi contributi vengono erogati in modo diffuso senza una specifica politica per il settore teatrale (ne ha parlato prima anche la collega Suino). Noi riteniamo che, anche a ridosso della legge in discussione per il teatro, ci sia la possibilità di considerare questa attività culturale come una delle attività capaci di qualificare in modo diffuso sul territorio questo tipo di attività culturale.
Oggi ci sono situazioni che hanno forti difficoltà strutturali per poter svolgere in modo adeguato la propria attività. Oggi ci sono realtà anche vive in vari Comuni che però sono realtà che hanno solo delle rappresentazioni di teatri di ospitalità: ospitano produzioni svolte altrove. Allora il teatro potrebbe, per sua natura, essere invece un'attività che si lega al proprio territorio in modo specifico, quindi non solo che ospita produzioni che vengono da altre parti perché le si ritiene valide, ma se vogliamo dare una spinta a questo settore occorre un investimento per radicare sul territorio produzioni nuove. Produzioni che possono servirsi o di attività professionistiche svolte in quel luogo o che vanno in quel luogo, sia soprattutto dalle molte attività amatoriali che oggi si svolgono in modo poco sostenuto e poco finalizzato.
Allora, se noi vogliamo che la politica culturale nel settore del teatro si decentri sul territorio e sul territorio qualifichi le esperienze decentrate, quelle più diffuse a livello di massa che oggi sono un po' abbandonate a sé stesse, l'incremento di impegno della Regione non può che essere deciso e rilevante.
Cito solo una situazione a mo' di esempio: a Vigone c'è un teatro da restaurare, c'è una chiesa sconsacrata e ci sono dei gruppi di laboratorio teatrale che si stanno formando, allora di casi come Vigone ce ne sono altri in giro per il Piemonte e possono ricevere da una politica di sostegno, ma non di cento milioni, da una politica di sostegno finalizzata che ad esempio recuperi quel teatro o recuperi la chiesa sconsacrata, la strutturi, la dia in concessione, in affidamento o in comodato, e sostenga con contributi che finiscono in quel teatro a patto che una produzione locale sollevi un filone d'intervento, un progetto teatrale, allora diventa una cosa che ha un senso. Ma per fare questo ci vogliono di risorse ben diverse da quelle ordinarie.
Questo volevo dire anche ai colleghi per segnalare questo salto di qualità che chiediamo, perché è una politica tutta differente che vuole sostenere il teatro come una delle attività culturali che possono anche essere capaci di investire l'interesse di un settore giovanile largo, cioè un'attività che può rivolgersi, per la sua natura, per la sua immediatezza per la sua forma artistica, e ottenere, specialmente nelle periferie del territorio regionale, un'attenzione, una capacità di attrazione da parte dei giovani. Per questo, però, occorre di anno in anno svolgere grossi investimenti strutturali a sostegno di questa politica.



PRESIDENTE

Assessore Leo, intende dare una risposta? Ho lasciato un po' di regola "morbida", però se interviene l'Assessore poi tutti possono intervenire, ovviamente.



SPAGNUOLO Carla

Chiedevo se l'Assessore interveniva sull'emendamento di Rifondazione oppure se possiamo intervenire tutti.



PRESIDENTE

Ci sono tutti, cioè il capito 11690 ha degli emendamenti da parte di moltissimi Gruppi, perciò valuti lei. Se interviene lei, poi intervengono tutti; ovviamente possono intervenire indipendentemente dal suo intervento.
I Consiglieri che hanno presentato emendamenti sono (li ho in ordine un po' sparso): Saitta, Spagnuolo, Riba ed altri (leggo solo i primi). Questi colleghi hanno presentato degli emendamenti, se intendono svolgere un'illustrazione...



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, ci dice qualcosa anche sull'ordine dei lavori?



PRESIDENTE

Sì. Se riusciamo, votiamo gli emendamenti a questo capitolo e poi aggiorniamo di un'ora.
La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Non c'era in me alcuna intenzione a evitare la risposta dell'Assessore Leo però, poiché su questo capitolo numerosi Gruppi hanno presentato emendamenti tutti in incremento, a cominciare dal significativo incremento di spesa che ha presentato il Gruppo di Rifondazione comunista e che è stato illustrato dal Capogruppo Chiezzi, e in questa illustrazione - già fatta - anche per brevità ed economia di tempo nelle sue motivazioni sostanziali, noi ci riconosciamo. Però, mentre io potrei comprendere - è per questo che ho voluto intervenire prima dell'Assessore, almeno per la nostra parte - che per economia di bilancio un intervento di 4 miliardi potrebbe non trovarsi nelle pieghe del bilancio, però anche in relazione al dibattito che abbiamo fatto prima, mi sembra che incrementi minori dovrebbero trovare accoglimento, nel senso che noi per esempio noi abbiamo chiesto un incremento che non è modestissimo come cifra, ma che è simbolico rispetto alla progettualità, però almeno un incremento di 500 milioni o di 1 miliardo, in relazione alla progettualità, all'interesse del decentramento e di queste strutture di carattere culturale, dovrebbe essere accolto.
Io mi sono un po' stupita prima - per carità, la logica di Giunta la comprendo - perché per esempio rispetto alla questione del Teatro Stabile posso comprendere che la Giunta, per le ragioni - io non sono d'accordo comunque la Giunta ha fatto una scelta - ma l'Assessore alla cultura secondo me dovrebbe almeno astenersi. Allora, rispetto a questo io dico la mia, perché non vorrei poi trovarmi un articolo su Repubblica fra qualche giorno con su scritto di nuovo l'Assessore Leo che dice: "Io sono favorevolissimo all'incremento dello Stabile" e poi qua si vota per il non incremento, perché quando ci devono essere le lodi noi forse siamo anche troppo disponibili tra tutti nei confronti dell'Assessore Leo, comincio per prima da parte mia, però anche qui poi ci devono essere gli stessi comportamenti in aula e all'esterno.
Io credo che, a fronte anche del dibattito che noi abbiamo fatto, anche un emendamento di non grandissima portata economica in questo settore potrebbe essere accolto, perché c'è una coralità di interventi. Forse noi non l'abbiamo sufficientemente - come dire, Assessore al bilancio segnalato quando abbiamo dato le priorità, perché? Perché c'era stato un certo accoglimento nel maxiemendamento già presentato per la cultura, per su questo ci permetteremo, perché alcune cose le abbiamo anche riservate (penso anche i colleghi le abbiano riservate) al dibattito d'aula; ci permetteremo su questo capitolo, anche se non viene accolta la proposta dei 4 miliardi, che ci vedrebbe favorevoli - per carità - ma possiamo comprenderne l'entità su somme minori una forte sponsorizzazione perch questo accoglimento ci sia.



PRESIDENTE

Se non vi sono altre richieste di illustrazioni, do la parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore alla cultura

Dico subito alla collega Spagnuolo: certo che ovviamente in questo caso se vuole infliggermi un rimprovero nel senso di punizione, già il non poter votare a favore è già una punizione, un'autoflagellazione. Tuttavia io ho compreso questo ragionamento da un discorso molto corretto dell'Assessore Burzi e poi fatto coi Capigruppo e che del resto era la premessa - pensavo fosse chiaro prima, lo ridico per onestà, cari colleghi, cara collega Consigliera Spagnuolo, proprio soltanto per vedere se ho capito, perché pu darsi che non abbia capito nulla del dibattito fatto prima.
La questione era questa: l'Assessore Burzi ha spiegato - devo dire sempre, non soltanto in questa fase, l'avevo già detto ai giornali prima che ci sarebbe stato, collega Spagnuolo, con l'assestamento - mi permetto di dire solo qual era il ragionamento - e abbiamo anche detto che l'assestamento sarebbe stato figlio del lavoro in Commissione...



SPAGNUOLO Carla

Ci credo di più se mettete qualcosa.



LEO Giampiero, Assessore alla cultura

L'altro passaggio era stato - anche questo mi è stato spiegato, lo chiedo a testimonianza ai colleghi Capigruppo - che avevano concordato i colleghi Capigruppo, anche di minoranza, con l'Assessore Burzi quanto sarebbe stato accolto adesso e quanto successivamente.



SPAGNUOLO Carla

No.



LEO Giampiero, Assessore alla cultura

Allora la ragione... Perché io altrimenti mi sento un po' schizofrenico, nel senso che a me è stato spiegato esattamente questo.



SPAGNUOLO Carla

A noi non è stato spiegato.



LEO Giampiero, Assessore alla cultura ed istruzione

Io ho inteso in questo senso: che il dibattito in aula e il documento illustrato dall'on. Picchioni è la base per l'assestamento; su quello lavoreremo in Commissione, ma c'era già una disponibilità della Giunta su questo, ed era già stata annunciata.
In questo senso il mio voto non è, Consigliera Spagnuolo, pazzesco o paradossale, è perché la logica era questa. In questo senso, mentre continuo a sostenere - lo dico pubblicamente - che quello che ho sostenuto in Giunta e che ho sostenuto al campo di Comunione e Liberazione sugli squatters è quello che ho sostenuto in aula.
Su questa questione del bilancio, io avevo inteso che fossero questi gli accordi. Per parte mia, ci tengo a dire che in assestamento io sono dell'avviso di accogliere l'emendamento di 1 miliardo, quindi nel ragionamento che mi sono fatto è che in assestamento il ragionamento è questo.
Rispetto all'attività, per una volta mi soffermo, ci tengo a dire al Consigliere Chiezzi che questo è un emendamento particolarmente azzeccato perché su questo settore in realtà la struttura regionale ha lavorato in maniera molto progettuale. Noi abbiamo applicato la legge sulle compagnie professionali, ma nel far nascere le rassegne di teatro in tutta la Regione, sono cresciute le rassegne festival; per esempio è nato il festival delle "Colline torinesi", il festival del "Parco culturale Grinzane Cavour - Terre d'acqua", il festival delle "Rocche".
La proposta che avevate fatto di far nascere festival e rassegne nella Regione è stata mantenuta e da zero festival nella Regione si è arrivati a un buon numero di festival ed il successo è stato coinvolgente. E' veramente solo questione di risorse, nel senso che il lavoro metodologico il lavoro di coinvolgimento è stato fatto; è stato fatto pienamente, c'è anche il coordinamento "Teatro ragazzi" che è uno dei migliori d'Italia, ci sono stati anche investimenti in conto capitale.
Mi sento di dire che siamo notevolmente a posto, si è lavorato molto e ci tengo a dirlo perché il dibattito non risulti in questo caso virtuale.
Io non dico ai giornali "cose varie", collega Spagnuolo, dico quello che è stato fatto, e mi rivolgo anche ai colleghi Suino e Chiezzi; sono nate queste rassegne, si è seguito un metodo corretto e le cose hanno funzionato.
Io credo sia doveroso sottolinearlo.



PRESIDENTE

Pensavo di chiudere le votazioni su questo capitolo.
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Sarò brevissimo, così l'Assessore e la Giunta avranno modo di riflettere durante il pranzo.
Le considerazioni della collega Spagnuolo non sono considerazioni di tipo strumentale, e credo che l'Assessore Leo non le ritenga tali. Credo che l'Assessore Leo si renda conto come il settore della cultura sia stato oggetto di una serie di richieste da parte delle minoranze, richieste non banali che sono servite a correggere pesantemente una manovra che avrebbe sicuramente creato la morte del settore steso.
Se non ci fosse stato l'intervento pesante della minoranza il bilancio avrebbe sicuramente penalizzato pesantemente questo settore.
Credo che questo sia un fatto da riconoscere, ma non chiediamo riconoscimenti. Sarà il bilancio stesso, quando verrà approvato, a indicare le procedure che sono state adottate. Tutta la minoranza, in misura diversa, rimette in discussione soltanto parzialmente una questione che non è stata neppure affrontata nella nota di variazione. Le minoranze ripetono in questo momento, che questo capitolo richiede un'attenzione particolare possono essere i 4 miliardi, ma anche il miliardo richiesto dai Popolari o i 500 milioni richiesti dalla collega Spagnuolo, ma una risposta deve esserci. E non può essere la risposta "Stiamo facendo, abbiamo fatto": occorre un concreto finanziamento.
E' possibile, Assessore, che sia sufficiente da parte sua e da parte della sua Giunta ritenere che è sufficiente un impegno per il futuro? Se fosse valso questo criterio noi avremmo approvato il bilancio con dei capitoli a zero, perché l'impegno è che ci sarebbe stata una successiva nota di variazione che avrebbe finanziato questo capitolo. Io invito l'Assessore Leo a impuntarsi su questa vicenda - ma non lo faccio perch riteniamo che questo sia un punto di debolezza - assumendo anche un atteggiamento, se necessario, critico nei confronti della sua Giunta.
E' possibile che debba fare tutto la minoranza per quanto riguarda il settore della cultura? Sarei contento che l'Assessore Leo riconoscesse questo; alla fine dei conti, considerando i passi che si sono fatti, è la minoranza che ha privilegiato questo settore, tralasciando altri settori che avremmo potuto privilegiare con i nostri emendamenti.
Su questo noi chiediamo che ci sia uno scatto di orgoglio dell'Assessore Leo nei confronti della sua Giunta.
La Giunta ci pensi, ma questo capitolo in qualche misura deve essere finanziato, anche per indicare che esiste una volontà non soltanto parolaia ma concreta in termini finanziari. La Giunta ci pensi, l'Assessore e il Presidente Ghigo ci pensino nella pausa di riflessione, ma se questo non avviene non potremo che constatare che questo capitolo è stato oggetto di attenzione soltanto della minoranza, perché gli emendamenti sono della minoranza.
Riprenderemo la discussione dopo la pausa pranzo.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,40)



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