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Dettaglio seduta n.25 del 22/11/95 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bodo, Bortolin, Cotto e Griffini.


Argomento: Rapporti Regioni - Enti pubblici nazionali - Partecipazione e informazione: argomenti non sopra specificati

b) Comunicazione da parte della Presidente della RAI, Letizia Moratti, ai Presidenti del Consiglio e della Giunta regionali


PRESIDENTE

Leggo, anche a nome del Presidente della Giunta, una lettera della Presidente della RAI Radiotelevisione Italiana, che recita: "Egregio Presidente, mi riferisco alla sua lettera del 30 ottobre u.s.
con la quale pone alla mia attenzione l'ordine del giorno n. 48 votato dal Consiglio regionale piemontese, nel quale si esprime una certa preoccupazione in merito all'attuale momento della Sede regionale di Torino, con particolare riferimento al Centro Elettronico Aziendale.
Su questo specifico punto desidero assicurarle che il Consiglio di amministrazione della RAI non ha adottato alcuna delibera riguardo un'eventuale cessione della su menzionata struttura, né esistono ipotesi in tal senso all'esame del Consiglio stesso.
A tale proposito, mi preme informarla, inoltre, che non è nei piani dell'Azienda modificare l'attuale assetto della Direzione Sistemi Informativi (ex CEA); per questa struttura, come per le altre, sono in corso approfondimenti organizzativi ed analisi dei costi per una valorizzazione delle risorse interne e per il miglioramento dell'efficienza, nel quadro di una politica generale che persegue obiettivi di produttività.
Desidero, infine, comunicarle la mia disponibilità ad un incontro con lei e con il dottor Ghigo per un eventuale ulteriore approfondimento della questione.
F.to: Letizia Brichetto Moratti".


Argomento: Varie

Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale in merito alla dichiarazione del Santo Padre sulla pace in Bosnia e alla richiesta del Consigliere Cavaliere di costituire una Commissione di indagine sul comportamento dell'Assessore Botta


PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo, per alcune comunicazioni.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

In realtà, dovendo poi parlare anche dell'alluvione, volevo prima affrontare due argomenti molto dissimili l'uno dall'altro.
Il primo: volevo sensibilizzare tutti voi, ma sono sicuro che già lo siete, su un avvenimento di portata mondiale che credo debba rappresentare soddisfazione per tutti.
E' stato raggiunto, come voi sapete, l'accordo di pace per quanto concerne la Bosnia e mi farebbe piacere, in senso emblematico, leggere quella che è stata la dichiarazione del Santo Padre in relazione a questo avvenimento che raccoglie un po' il senso spirituale dell'evento.
Il Papa ha inviato oggi le sue fervide congratulazioni a tutti gli artefici del difficile negoziato per la Bosnia. Giovanni Paolo II ha ringraziato Dio per l'accordo raggiunto ed ha rinnovato un appello alla comunità internazionale, affinché dia un generoso sostegno alla ricostruzione materiale, sociale e spirituale delle città e villaggi distrutti dal conflitto.
Questo è anche molto in sintonia con le iniziative che il Consiglio regionale e la Giunta hanno preso per quanto riguarda gli aiuti alla Bosnia.
Credo che ci siamo mossi in quest'ottica e che nell'occasione giusta l'Assessore Goglio riferirà su questa iniziativa e sul suo stato di avanzamento.
Ho voluto fare questo riferimento perché credo sia e debba essere elemento di grande soddisfazione e riflessione per tutti noi.
L'altro argomento, e mi scuso per il susseguirsi di due temi che sono veramente uno all'opposto dell'altro, è relativo a quanto è avvenuto ieri in Consiglio regionale e ad una richiesta pervenuta alla Presidenza del Consiglio a proposito della costituzione di una Commissione di indagine su alcune dichiarazioni e segnalazioni fatte da un Consigliere.
Come Giunta, esprimo la nostra non volontà di perseguire questa iniziativa d'altro canto, ho chiesto all'Assessore in oggetto, l'Assessore Botta, di farmi una relazione specifica sugli elementi che sono emersi dal dibattito di ieri, relazione che mi impegno a leggere in aula nella prossima seduta di Consiglio.
Per quanto concerne invece le affermazioni specifiche fatte in seduta segreta dal Consigliere Cavaliere, mi limito semplicemente a dire che se il Consigliere Cavaliere ha degli elementi non solo ha il diritto, ma ha il dovere di trasferirli nelle sedi opportune. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Sulle ultime considerazioni del Presidente Ghigo vorrei osservare che la decisione di costituire una Commissione d'inchiesta è una decisione che deve prendere il Consiglio e non la Giunta, e quindi noi acquisiamo il parere. Lo ricordo, perché tutti sappiamo tante cose però le diciamo lo stesso. Quindi, ricordo che è il Consiglio regionale che deve assumere questa decisione, acquisito il parere contrario della Giunta.
Ed è una decisione che ritengo - non sedendo in Giunta - assolutamente doverosa. In quest'aula sono stati formulati dei fatti avvenuti in modo molto preciso e - si suppone - documentato, fino a prova contraria.
Comunque, questi fatti che sono stati illustrati non sono stati contraddetti dall'Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore regionale

Sono stati rifiutati.



CHIEZZI Giuseppe

In modo generico, cioè non ha detto: "Non è vero che la tal pratica..."; "Non è vero che il tal giorno...". E' stato rifiutato dicendo: "Ti querelo".



(Interruzione dell'Assessore Botta)



CHIEZZI Giuseppe

Però quando un fatto viene contestato e quando ne vengono contestati quattro o cinque, compreso quello delle pratiche accumulate in una stanza degli Assessorati, il conforto che può venire a chi è estraneo a queste contestazioni deriva dal fatto se a ciascuna delle contestazioni si risponde nel merito, dicendo: "E' vero", "Non è vero", "E' parzialmente vero".
Prendo atto che la reazione della Giunta regionale è di chiusura, e me ne dispiace perché che questi fatti possano trovare una risoluzione in sedi diverse da questa è possibile, ma non dà un giovamento ai lavori del Consiglio regionale.
A questi fatti - io ritengo - noi stessi dobbiamo dare una risposta: si può dare ragione all'Assessore Botta o si può dare ragione al Consigliere Cavaliere, ma mi stupisce e mi rammarica che non ci si renda conto della necessità che noi autonomamente in sede consiliare - quindi non in sede di Magistratura - di fronte a dei fatti che sono stati illustrati, dobbiamo poter avere modo di verificare - noi, non i magistrati - se questi fatti gravissimi corrispondono al vero o no. Dopodiché ognuno assumerà le proprie determinazioni, senza impedire o dichiararsi contrari ad un accertamento routinario nel senso quasi dovuto, perché nel nostro seno si sollevano eccezioni e si indicano comportamenti che sarebbero stati tenuti; quindi nel nostro seno dovremmo poter risolvere questo fatto.
Non so se queste parole produrranno qualche rimeditazione su una cosa che comunque tratteremo a livello di Capigruppo e in sedi successive, per volevo, a botta calda e immediatamente, esprimere le mie considerazioni a fronte di un atto che ritengo di chiusura immotivata da parte della Giunta sulla quale spero sia possibile anche rimeditare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che si tratti di puntualizzare, non nel caso specifico ma come metodologia nel rispetto del Consiglio, quello che è un caso iniziale, ma che, credo, potrà avere altre occasioni per essere dibattuto. Quindi, vi pregherei di credere che non esiste riferimento specifico a ciò che è successo ieri, ma che ne parlo in quanto aspetto metodologico e con un profondo rispetto per quella che deve essere l'autonomia del Consiglio.
Parto da un intervento del collega Chiezzi in cui - non credo a caso perché l'esperienza che gli accredito non mi permette di pensare che usi le parole in senso indebito - parlando di fatti gravissimi, parlando di necessità (mi riferisco ad alcune sedute precedenti), nell'ambito di alcuni suoi commenti, era emerso, un paio di volte, l'aggettivo "truffaldino".
Credo che non sarebbe difficile trovare in quale intervento l'aggettivo "truffaldino" era emerso. Credo che alcune riflessioni debbano essere fatte. Credo che in parte siano già state fatte, ma non mi sembra superfluo ricordarlo.
Se emergono a conoscenza di qualunque cittadino - a maggior ragione se Consigliere - fatti che sono ritenuti contrari alla legge, non trattasi di diritto, ma trattasi di dovere andare alla Procura della Repubblica ed esporre quanto di propria conoscenza.
Quindi, per quanto mi riguarda, ma credo che riguardi tutti (Consiglieri personale, pubblico): se qualcuno è a conoscenza di qualcosa che non va credo che trattasi di dovere - e non di diritto - andare all'autorità competente ed esporla.
Poi vi è un problema di natura amministrativa a cui il collega Chiezzi si riferiva prima.
Esistono delle critiche che non possono essere fatti gravissimi, perché, se sono fatti gravissimi, delle due l'una: o sono attinenti a responsabilità penali (ho già esaminato poc'anzi quale deve essere la via: non quale pu ma quale deve essere la via), oppure sono fatti gravissimi, magari da un punto di vista politico, ma non per altre responsabilità e allora ci deve essere un dibattito attinente all'autonomia del Consiglio oppure una visuale politica.
L'autonomia del Consiglio: il Presidente della Giunta ha ricordato che a fronte dell'intervento del Consigliere Cavaliere, ha richiesto una relazione completa da parte dell'Assessore sui fatti che sono stati citati.
Personalmente non ritengo sia opportuno aderire alla proposta di istituire una Commissione d'inchiesta formulata ieri, perché non mi sembra che ci sia la necessità. Tra l'altro - lo dico con molta tranquillità - credo che dovrebbe essere oggetto di dibattito di questo Consiglio il fatto che, per procedura, decidiamo che su qualche argomento sia utile dibattere a porte chiuse, e poi, fuori da quest'aula, che chiunque faccia scempio di questa necessaria riservatezza, utilizzandola a proprio uso e consumo. E' un'ipocrisia! Non ritengo sia utile dibattere a porte chiuse di qualcosa che poi venga usato, a proprio uso e consumo, soltanto un attimo dopo, al di fuori di quest'aula, ovviamente nell'assoluta discrezionalità dell'utilizzo di questa riservatezza.
C'è una relazione che è stata chiesta, e che credo possa essere la modalità sistematica che la Presidenza della Giunta richiede per comportamenti di questo o di quell'Assessore, quando qualche parte del Consiglio richiede dei chiarimenti.
Se così non è, se il Consiglio ritiene che esistono ragioni per istituire Commissioni d'inchiesta di natura diversa, credo che questo debba essere dibattuto in maniera ampia ed esauriente, coram populo, in modo che tutti sappiano, e affinché l'uso di queste informazioni non venga fatto in maniera discrezionale soltanto da chi utilizza l'informazione a proprio uso e consumo. In tal modo ciascuno si assumerà le proprie responsabilità.
Ritengo, quindi, che la richiesta da parte del Presidente della Giunta di una relazione sia più che esaustiva per quelli che non sono fatti gravissimi, ma normali comportamenti - per quanto ne so io - nell'ambito di un Assessorato, a meno che chi li ha sollecitati non abbia altri elementi.
In tal caso ho già detto in una fase precedente quale debba - non "possa" essere la via dell'utilizzo di questi elementi. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

La proposta della costituzione di una Commissione d'inchiesta è certamente un fatto inconsueto nella tradizione del Consiglio, ma tuttavia è un fatto assolutamente da considerarsi percorribile; è un percorso da considerarsi ordinario laddove esistano delle situazioni che si pongono in modo tale da richiedere un chiarimento, al quale evidentemente deve partecipare il Consiglio nelle sue rappresentanze come si prevede per una Commissione d'inchiesta.
Sono un po' sorpreso della posizione del Presidente della Giunta e anche del Capogruppo Burzi, perché in queste condizioni - dato che c'è la formalizzazione di una richiesta di procedura, peraltro prevista dallo Statuto - immagino che sarebbe nell'interesse dell'insieme del Consiglio ma certamente anche della maggioranza, e a maggior ragione della Giunta procedere in tal senso. Ma non voglio naturalmente ragionare sugli interessi dell'Assessore, il quale deve fornire chiarimenti ed anche avere un'occasione per precisare le caratteristiche, le circostanze, le modalità i contenuti dei fatti e degli atti per i quali viene richiesto un chiarimento a livello di indagine.
Vorrei solo evidenziare che il respingere l'utilizzo di questa procedura, che peraltro riconduce ad un'operazione interna al Consiglio, mi sembra sia un atto di sottolineatura, se non di un imbarazzo, di una reticenza ad utilizzare una procedura che permetterebbe la condizione di poter creare una sede, utilizzabile in modo sicuramente sereno, per accertare le circostanze di cui si è parlato nella seduta di ieri.
D'altra parte, di fronte ad una situazione che è diventata di pubblico dominio, non solamente per i fatti di ieri, ma perché ha preso le mosse da un atto esplicito, formale, certamente inconsueto, questo non è un giudizio di merito. L'atto inconsueto assunto dalla Giunta, e tutto il resto, è venuto di conseguenza: la portata, le dimensioni, le circostanze. Non sto dicendo che la Giunta abbia agito fuori dalle proprie competenze; sto semplicemente constatando che in una circostanza del genere bisogna poter praticare la strada dell'informazione e dell'approfondimento; se questa viene richiesta in maniera formale, non vedo l'opportunità di avere un atteggiamento reticente al riguardo. Immagino che, essendo formalizzata la richiesta, sarà messa in discussione, quindi posta ai voti.
Vorrei ancora che ci fosse un attimo di riflessione da parte della Giunta in merito al rifiuto della Commissione d'inchiesta. A questo punto anche per gli interessi della maggioranza, mi chiedo se non sia un rimedio peggiore del male, nel senso che la materia continua a necessitare di un chiarimento proprio, perché travalica, nei precedenti, nella sua stessa portata, lo spazio possibile di discussione a livello di interpellanza e di risposta. Tra l'altro, l'interpellanza era già stata presentata ed è proprio dalla risposta che sono nati i motivi e le ragioni di una richiesta di approfondimento.



(Il Consigliere Chiezzi chiede la parola)



PRESIDENTE

No, aspetti, Consigliere Chiezzi. Non abbiamo aperto una discussione su questo argomento: sulle comunicazioni del Presidente ci può essere una brevissima... Anche lei per fatto personale? Ho capito.
Ha ora la parola il Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Grazie, signor Presidente. Ieri ho assistito ad un attacco volgare ed inverecondo nei confronti di un Consigliere regionale, indipendentemente che sia - ed incidentalmente è - un Assessore. Un attacco violento, volgare ed inverecondo, perché non si trattava di un attacco di merito, ma anche e soprattutto di un attacco personale, se non intimo. Quindi, già questo, a mio avviso, pur apprezzando talvolta i toni aspri, io stesso, di quello che è il dibattito politico, non posso che rifiutarlo come metodo. Ma questo ovviamente sta non alla sensibilità dei singoli, ma alla loro educazione alla loro forma di rispetto umano nei confronti degli altri ed un po' al loro stile: c'è chi ce l'ha e chi non ce l'ha, dopodiché ne risponda davanti a chi ne deve rispondere.
Non è questo che ci interessa, però questo lo volevo sottolineare perché credo che anche nella politica un minimo di stile, pur nella passione che anima le idee e i gruppi contrapposti, ci debba sempre essere.
Non c'è stato, pazienza! Ho assistito ad una seduta, a porte chiuse no, perché non ci sono le porte, però ci sono le tende, una seduta oscurata: ho sentito che nei corridoi, dopo la seduta a tende chiuse, c'è stata una conferenza stampa a microfoni aperti, e allora mi chiedo, anche qui, quale sia il metodo seguito. Per carità, il metodo seguito può essere giusto per chi lo propone; secondo me, anche in questo caso è sbagliato.
E' quasi una presa in giro nei confronti di tutto il Consiglio regionale, il fatto che noi andiamo in apnea per tre quarti d'ora e poi le stesse cose vengano dette alla luce del sole, di fronte a tutti. Ci mancherebbe altro, è giusto farlo: la prossima volta io non partecipo all'apnea e vado a sentirmi la conferenza stampa, così sto all'aria, perch mi piace poter entrare ed uscire. Si poteva fare direttamente la conferenza stampa.
Se un Consigliere regionale, anche nella sua qualità di pubblico ufficiale, presenta un'interrogazione che vuole essere una denuncia pubblica, estremamente circostanziata anche nei suoi particolari, quasi presupponendo la configurazione di un'ipotesi di reato, di fronte ad un'ipotesi di reato il pubblico ufficiale non ha solo il diritto, ma ha il dovere di andare nelle sedi opportune. Non è una semplice interrogazione al Consiglio regionale la sede opportuna, ma - almeno, questo è il taglio che è stato dato - essendo molto più grave la questione, trattandosi di casi non vaghi, ma estremamente circostanziati, il posto a cui rivolgersi era uno solo ed anche abbastanza vicino, cioè la Procura della Repubblica.
Questo innanzitutto, se si ritiene che ci siano degli elementi per alzare così il tono di questa polemica; polemica nella quale non voglio entrare, perché posso essere a conoscenza solo di quello che è stato sostenuto da parte di un Consigliere e di quello che è stato risposto da un Assessore. Non entro neanche nel merito della questione, sto solo facendo una questione di metodo generale.
La Procura della Repubblica, a mio avviso, se si configurano questi metodi gravissimi di illecito, di prevaricazione di qualsiasi tipo di prassi assessorile, deve essere competente a sanzionare chi deve essere sanzionato.
A questo proposito, come Capogruppo di Alleanza Nazionale, sono fermamente contrario al tribunale del popolo, perché che si tenti di coinvolgere in un fatto che sembra configurare un reato un Consiglio regionale che andrebbe ad istituire una sorta di tribunale del popolo, per giudicare una vicenda di cui non sarebbe assolutamente competente, in quanto si tratta di fatti e atti troppo precisi per non essere di competenza di qualcun altro, cioè del Tribunale vero, mi sembra una manovra propagandistica, politica, che può avere la sua dignità polemica (in quanto propagandistica e politica è polemica), però completamente priva di qualche significato reale e soprattutto completamente priva di una sua validità.
Si tratta di un semplice, normale - da parte di chi lo fa evidentemente, legittimo, ma posso condividerlo anch'io - atto di strumentalizzazione politica, cioè di uso di un fatto per fare un po' di clamore, sapendo bene che comunque questo fatto non potrà trovare risoluzione davanti al tribunale del popolo. A questo proposito, tribunale del popolo e/o Commissione consiliare, ci trova assolutamente contrari.
Io, anziché dalla presunzione di malafede, che si usa solo per fare clamore, parto sempre - altrove, quando faccio l'opposizione - da una posizione di buona fede.
Proprio perché parto da un presupposto di buona fede, per me è assolutamente sufficiente che l'Assessore chiamato in causa faccia una relazione esaustiva di quello che, riguardo il fatto in oggetto, è stato il suo atteggiamento. Questo a me basta e avanza, come Gruppo di Alleanza Nazionale. Dopodiché chi anche in questo comportamento, anche in questa relazione dell'Assessore rilevasse dei fatti, questa volta, una tantum, non commissivi ma anche omissivi, cioè che questo Assessore così cattivo, oltre a fare le cose brutte, non dice neanche la verità, avrà un motivo in più molto più forte per portare nella sede opportuna, che continua a non essere il tribunale del popolo, tutta la sua verità.
Concludo dicendo che siamo nettamente contrari a questo ricorrere alle Commissioni d'inchiesta che, a nostro avviso, devono essere istituite per esaminare atti e fatti di tutt'altra rilevanza, non chiamate in causa per quello che può anche essere - facciamo attenzione a metterci su questa strada! - il legittimo, discrezionale interesse, che credo non possa essere negato a nessun Consigliere regionale, nei confronti di pratiche che ahimé! - purtroppo anche in questa Regione, in molti Assessorati, talvolta stazionano settimane e mesi senza che i titolari degli interessi legittimi che queste pratiche propongono alla Regione trovino soddisfazione.
Attenzione ad andare a valutare anche sulla discrezionalità! Vi porto l'esempio, colleghi - e concludo - di un caso concreto che mi è capitato. Domani un cittadino potrebbe segnalarmi di aver fatto una domanda all'Amministrazione regionale, valutata precedentemente dalle Commissioni tecniche, le quali hanno espresso un parere favorevole, e di essere semplicemente in attesa che la Regione, in taluni settori carente d'organico, gli invii una risposta.
In mancanza di questa risposta che attende da diversi mesi (il parere favorevole era già stato espresso diversi mesi fa), questo cittadino ha già ricevuto da un Comune un avvertimento: se entro 30 giorni non abbiamo tutti gli atti che la Regione ti deve spedire in quanto ne hai diritto, noi provvederemo alle sanzioni amministrative del caso. A questo punto, il cittadino dovrebbe rivalersi nei confronti della Regione.
Allora io, Consigliere regionale che vengo a conoscenza di questo fatto, non ho forse il diritto di segnalare ad un Assessore qualunque che un cittadino, leso già una volta in un diritto soggettivo, sta protestando e si sta lamentando di un fatto concreto? Non faccio un'indagine generale? Facciamo molta attenzione, perché secondo me ci mettiamo su un terreno improprio, ingiustificato e pericoloso.
Questo per dire che noi siamo totalmente contrari alla Commissione d'inchiesta e al tribunale del popolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo brevemente, in quanto il collega Burzi ha detto che io avrei usato il termine "truffaldino" in occasione di questa discussione od altre.



PRESIDENTE

Altre, altre.



CHIEZZI Giuseppe

A me non risulta, è un termine che non penso rientri nel mio vocabolario.
Volevo solo pregare il Consigliere Burzi di documentare questa cosa.
Grazie.



VAGLIO Roberto

Te lo mando io; ce l'ho io il verbale!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Trovo insolita la comunicazione del Presidente della Giunta, che avrebbe potuto esprimere il giudizio della sua forza politica o della Giunta che rappresenta quando il Consiglio e il Presidente del Consiglio mise all'o.d.g. l'argomento.
Mi pare un modo un pochino indiretto per modificare i ruoli anche delle decisioni. Ma, come dire, il Presidente Picchioni non valuta quando non gli conviene politicamente...



PRESIDENTE

No, valuto che è stata una comunicazione del Presidente della Giunta sulla quale, a termine di Regolamento, si può iniziare una discussione. E' inutile che lei interpreti il Regolamento come vuole, a giorni pari e a giorni dispari!



CAVALIERE Giuseppe

Io interpreto gli eventi politici...



PRESIDENTE

Lei interpreta tutto, lo sappiamo.



CAVALIERE Pasquale

Come lei!



PRESIDENTE

Lei è molto più intelligente di quanto sarebbe necessario!



CAVALIERE Pasquale

Questo non dipende da me...



PRESIDENTE

Lo so.



CAVALIERE Pasquale

Ho trovato insolita questa comunicazione e, non essendo esperto di cose segrete come il Consigliere Burzi ed altri, non credo di aver prevaricato il Consiglio decidendo, e dicendolo nella seduta a porte chiuse di ieri che mi sarei assunto la responsabilità di rendere pubbliche non già le cose dette qui dentro, ma quelle dette in aula da me. Vivaddio, posso ancora esprimere, qui dentro non sempre, ma fuori di qui, cosa penso.
Credo che nelle argomentazioni del Presidente Ghigo, ma anche in quelle di coloro che hanno suffragato questa ipotesi, ci sia una completa abdicazione della politica, nel senso che ci sono dei comportamenti, delle questioni che possono avere rilevanza penale fuori da quest'aula, ma che non hanno alcuna rilevanza politica per quel che può riguardare noi (per intenderci, riguardano qualche Consigliere, perché è così).
Credo profondamente in questo, così come credo, al contrario, che ci possano essere degli aspetti che hanno una profonda rilevanza politica di censura di un comportamento, che in politica non si fa e che in queste sedi non si dovrebbe fare, i quali possono non avere alcuna rilevanza penale.
Questo è ciò che penso. Penso che i comportamenti, i dibattiti, gli atti dei Consiglieri, degli Assessori vadano analizzati, discussi confrontati in quest'aula, perché questa è la sede deputata a discutere e a ragionare sui nostri atti: è questa. Che poi dei comportamenti, delle questioni possano avere rilevanza penale o meno, questo ci può certo riguardare, ma è un'altra cosa; altrimenti veramente consegniamo la politica alla Magistratura.
Io credo...



(Commenti del Consigliere Burzi)



CAVALIERE Pasquale

Sì, ma poi vi contraddicete, perché vi conviene.



PRESIDENTE

Anche lei.



CAVALIERE Pasquale

No, io non mi contraddico, perché sono sempre stato accusato di voler fare politica con la Magistratura proprio da tutti coloro che, come voi, mi hanno sempre detto: "Vai alla Magistratura". Io poi ci andavo, perché...



(Commenti in aula)



CAVALIERE Pasquale

Termino subito, Presidente.
Credo che le questioni su cui l'Assessore Botta, a valutazione sua, non ha ritenuto di entrare nel merito, le ho espresse tutte in quest'aula nella forma di dibattito che il Presidente ha ritenuto che si dovesse fare.
Se la maggioranza dei Consiglieri si preclude il diritto e il dovere di analizzare certi comportamenti, certe questioni, che io posso documentare (non posso documentare se prevalesse questa opinione tra voi), questo vi toglie una possibilità, Presidente Ghigo.
Ieri - e siete voi che cambiate idea da un giorno all'altro, ma è certo tutto nel nostro interesse - l'Assessore Botta ha annunciato ai giornali (se non intende rettificare): "Sono io per primo a chiederla". Beh, ho visto. Grazie.



PRESIDENTE

Possiamo ritenere chiusa la discussione.
Vorrei solamente informare l'assemblea che mi è arrivata una lettera firmata dai Capigruppo della minoranza, se non erro (non l'ho qui presente), in cui si domanda l'istituzione di una Commissione d'inchiesta.
Questa richiesta sarà esaminata dall'Ufficio di Presidenza in ordine all'art. 19 dello Statuto e all'art. 60 del Regolamento, perché non mi pare che la cosa possa essere così pacifica, ad una prima lettura interpretativa.
Inoltre è giunta all'Ufficio di Presidenza una lettera da parte dell'Assessore Botta in cui si domanda al Consigliere Cavaliere, tramite nostro, la relazione scritta di quanto lui ha affermato per poter procedere e adire alle vie che l'Assessore Botta riterrà opportune.
Comunque di queste cose e della valutazione complessiva dell'assemblea in ordine anche ai problemi sollevati dal Consigliere Ghiglia relativi alla seduta segreta e alle sue amplificazioni al di fuori di quest'aula, cioè a tende aperte e non a tende chiuse, se ne farà carico l'Ufficio di Presidenza nella seduta di venerdì prossimo alle ore 11.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Calamità naturali

Comunicazioni della Giunta regionale in merito alla situazione post alluvione novembre 1994 - Esame ordine del giorno n. 80


PRESIDENTE

Passiamo quindi alle comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione post-alluvione novembre 1994, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, svolgerò una comunicazione sulla situazione post-alluvione che prenderà in esame gli aspetti di carattere generale e lo status legislativo attuale nei confronti di questo evento; poi ci sarà un intervento specifico dell'Assessore Cavallera per quanto riguarda l'aspetto di tutela del territorio dal punto di vista idrogeologico e la situazione degli interventi relativi ai lavori pubblici.
Infine, se avrete ancora la pazienza di ascoltarci su questo tema interverrà l'Assessore Viglietta che puntualizzerà alcuni elementi relativi al settore artigianato e commercio sempre in concomitanza con l'evento alluvionale.
Dò ora lettura della mia relazione.
"E' passato un anno dall'alluvione e gli interventi dello Stato per aiutare il sistema delle imprese danneggiate non sono ancora stati del tutto perfezionati.
Il Parlamento ha approvato alla fine di ottobre un provvedimento (DL n.
364/95 convertito con la legge n. 438/95) che intervenendo sulla percentuale di rimborso prevista in conto capitale (il fondo perduto è passato dal 20 al 30%) produrrà vantaggi indubbi al sistema delle imprese danneggiate, ma nello stesso tempo notevoli complicazioni al sistema bancario che dovrà rideterminare oltre 3.000 contratti di finanziamento.
Infatti, dalla costante verifica settimanale che facciamo con il mondo delle banche risulta che, in questo momento, si sta proprio occupando di questo aspetto specifico, cioè la ripresa in esame di tutte le pratiche per modificare la percentuale del fondo perduto passata dal 20 al 30%, ma siamo vicini ad una soluzione.
Non è l'ultimo provvedimento all'esame del Parlamento: infatti, entro il 2 dicembre dovrà essere convertito il DL n. 415 che tratta di esenzioni e proroghe di natura fiscale. Il sistema bancario è stato interessato dai provvedimenti di legge per operare la concessione di credito agevolato e l'erogazione del contributo a fondo perduto: questo collegamento tra i due momenti ha fatto sì che molti istituti abbiano preferito lasciar cadere le operazioni 'a fondo perduto' richieste dall'imprenditoria danneggiata piuttosto di avere a che fare con aziende 'a rischio'. Questo possiamo definirlo il 'peccato originale' di tutto il caso alluvionale.
Si spiegano in questo modo le continue richieste di modificazioni all'impianto legislativo in materia di garanzie (elevazione dall'80 al 100 per le aziende artigiane e dal 90 al 100% per le altre tipologie di impresa); l'erogazione di 50 miliardi al sistema dei confidi (una parte considerevole di quei fondi forse non verrà utilizzata); la necessità di avere decreti del Ministero del Tesoro che puntualizzino la normativa da applicare (e che probabilmente hanno determinato modificazioni alle normative interne agli istituti di credito).
Ciò che è mancato è il riferimento ad una norma generale (che non esiste) e che potrebbe essere realizzata sotto forma di legge quadro per gli interventi al sistema delle imprese danneggiate da eventi calamitosi. Tale carenza assume le caratteristiche di una colpa grave da parte dello Stato verso quei settori produttivi che talvolta in percentuali massicce producono la ricchezza del Paese.
E' sufficiente pensare che nel corso delle ultime tre alluvioni verificatesi (1992, 1993 e 1994) lo Stato, tramite il Parlamento, ha messo in piedi normative molto differenziate e, allo stato della situazione attuale, poco efficaci: per il 1992 l'organo individuato è stata la Prefettura; per il 1993 hanno operato le Camere di Commercio (che ad oggi esattamente a venticinque mesi di distanza, stanno erogando i primi contributi pari a poco meno del 10% del danno subìto); mentre per il 1994 come è noto, sono stati individuati gli istituti di credito speciale (Artigiancassa e Mediocredito centrale) in coordinamento con gli istituti di credito ordinario.
L'esigenza di una legge quadro è data dall'accentuarsi in misura critica dei fenomeni alluvionali di eccezionale intensità: le statistiche ci dicono che ogni diciotto mesi l'Italia è colpita in zone più o meno vaste del suo territorio, e ogni volta viene inventato un meccanismo diverso per la cui messa a punto si perdono mesi preziosi. Infatti, il regime di aiuto alle imprese per l'alluvione 1994, non ancora perfezionato oggi, ha potuto mettersi in moto soltanto a maggio 1995 (dopo la legge n.
35 del febbraio 95, dopo i decreti del Ministero del Tesoro e le deliberazioni della Conferenza Stato-Regioni).
Dalla legge quadro si potrebbe avere al contrario l'individuazione di tutti gli organismi e degli enti che potrebbero collaborare per ottenere lo scopo di accelerare la ripresa produttiva dopo gli eventi calamitosi.
La Regione, ad esempio, potrebbe svolgere un ruolo determinante nel costituire una punta avanzata e presente sul territorio per le diverse operazioni, parte delle quali realizzate in collaborazione con le Camere di Commercio, che comunque in casi di questo genere occorre prevedere: individuazione e censimento delle aziende colpite specificazione delle tipologie aziendali e censimento dei danni avvio di una procedura verso le strutture centrali dello Stato per ottenere i fondi necessari previsti dalla legislazione quadro istruttoria delle domande di finanziamento e/o contributo erogazione delle somme spettanti in collaborazione con gli istituti di credito (quest'ultima operazione soprattutto nel caso di finanziamenti agevolati) ed eventualmente con la supervisione o collaborazione diretta della finanziaria regionale. I provvedimenti allo stato attuale sono ancora all'esame del Parlamento.
La conversione del DL n. 364/95 avvenuta con la pubblicazione della legge n. 438/95 non soddisfa interamente le aspettative della Regione Piemonte e delle aziende danneggiate dall'alluvione. Infatti, nonostante le diverse riunioni effettuate presso la Regione Piemonte con il gruppo ristretto di parlamentari e con i tecnici delle associazioni e dell'Artigiancassa, con tale provvedimento si profila un appesantimento del regime d'aiuto per effetto dei punti sottoelencati: l'aumento del contributo in conto capitale dal 20 al 30% potrebbe determinare un blocco delle procedure per la rideterminazione contrattuale di ciascuna pratica di finanziamento; infatti, se il contributo subisce l'aumento dal 20 al 30%, ciò farà contestualmente scendere (l'aiuto complessivo non può evidentemente superare il tetto della perizia asseverata) dal 75 al 65% (oppure dal 75 al 70%, ma questo dettaglio non è specificato) della spesa ammissibile la somma relativa al finanziamento agevolato, con evidente necessità di rivedere i contratti. Come si pu notare, la situazione su questo tema specifico non è ancora completamente chiara.
La ritenuta al 4% è stata eliminata per i contributi in conto capitale ma non per i finanziamenti a tasso agevolato.
Dagli emendamenti è stata stralciata la questione relativa all'alluvione del 1993 (è stata considerata anticostituzionale da parte del Parlamento per cui non è stato ammesso l'emendamento); ciò significa che l'art. 5 comma 6 bis, della legge n. 265/95 continuerà ad essere inapplicabile.
Infatti, la Conferenza Stato-Regioni in data 29/9/1995 ha proceduto al riparto dei 40 miliardi (11 dei quali giungerebbero al Piemonte), ma per effetto di quell'articolo nella stesura vigente non sarà possibile spenderli. La Presidenza della Camera ha giudicato inammissibili tali argomenti nel contesto del DL n. 364/95. Su questo ci stiamo adesso battendo per inserire nuovamente questo emendamento nell'ultimo decreto legge in fase di conversione.
Deve essere noto che le aziende danneggiate dall'alluvione 1993 hanno ricevuto indennizzi pari a poco meno del 10%: le somme provenienti dalla ripartizione dei 50 miliardi previsti dalla legge n. 471/94, ripartizione avvenuta con Decreto Ministero Industria del giugno 1995, non sono ancora a disposizione dell'azienda (nella misura del 14,5%, sulla base del riparto dell'intera somma tra le aziende danneggiate) perché le Camere di Commercio ricevono dal Ministero assegnazioni di somme mensili modeste, a seguito di una disposizione di legge che, negli emendamenti proposti, veniva corretta.
Per tutte queste considerazioni, la Regione Piemonte ha indirizzato una lettera al Presidente del Consiglio Dini per proporre il testo di un ulteriore decreto di legge.
La Regione Piemonte ha, nel corso dei mesi passati, attivato una serie di iniziative volte a favorire il pronto ripristino delle condizioni di attività delle imprese danneggiate. Dopo aver approvato la legge n. 59/94 la Regione Piemonte ha istituito (in modo non formale) un gruppo di lavoro composto da funzionari dei settori regionali maggiormente interessati ai problemi dell'alluvione, che hanno ricevuto l'incarico di seguire il 'dopo alluvione'.
E' stato successivamente istituito un comitato ristretto per l'esame delle problematiche che emergevano dall'applicazione dei provvedimenti di legge varati dal Governo e dal Parlamento.
E' stato infine istituito un Numero Verde per le imprese alluvionate la cui operatività è indicata nell'allegato alla presente relazione.
Si ricorda che a fine ottobre la Regione ha inviato alle 7.176 imprese piemontesi danneggiate una lettera con la quale si rammentavano le condizioni e le possibilità offerte dalla legislazione operante.
Infine si allega inoltre lo stato di attuazione della L.R. n. 59 (erogazione di L. 2 miliardi al sistema dei confidi locali) che la Regione Piemonte ha approvato nel dicembre 1994 (quindi immediatamente a ridosso dell'evento) per aiutare il sistema delle imprese danneggiate tramite un aiuto concreto al sistema delle garanzie".
La mia relazione di carattere generale è terminata, se l'Assessore Cavallera vuole entrare nel merito dei temi prima citati, gli cedo la parola.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore ai lavori pubblici e alla tutela del suolo

Grazie, Presidente. Abbiamo già avuto occasione di trattare il tema dell'alluvione in diversi momenti, non ultimo la scorsa settimana in un incontro in Commissione. Questa è l'occasione per riassumere lo stato dell'arte.
L'ordine del giorno presentato all'attenzione del Consiglio, che ritengo si dovrà mettere in votazione, ha registrato una larga convergenza.
Quindi, è opportuno avere un raccordo con il Consiglio, di fronte ad una materia così ampia, in modo da attivare fin da subito - usciti dall'emergenza più acuta - una gestione chiara e di collegamento tra la Giunta e il Consiglio.
Sono noti a tutti i provvedimenti che si sono susseguiti dal mese di novembre 1994 fino ai giorni nostri.
Purtroppo, come diceva il Presidente, non avendo mai fatto, fin dall'inizio di questa vicenda, una riflessione complessiva da parte di coloro che sono titolari del potere di legislazione a livello nazionale, ed avendo sempre previsto interventi di tipo limitato o settoriale, è chiaro che le norme, che si calano nelle varie realtà, nei vari settori, mettono in risalto delle incongruenze che devono essere successivamente corrette.
Ecco la giustificazione del susseguirsi di decreti legge, di conversioni in legge e di documenti della Conferenza Stato-Regioni.
Dal punto di vista delle opere pubbliche e degli interventi riguardanti gli Enti locali e le Province, i provvedimenti più rilevanti sono la legge n.
22, la legge n. 35 e la legge n. 265 che, nel momento in cui hanno messo a disposizione dei Comuni i fondi per indennizzare i privati che avevano subìto danni, hanno anche previsto consistenti finanziamenti per quanto riguarda le opere pubbliche.
Questi finanziamenti, in parte, sono sotto forma di trasferimenti in conto capitale: circa 545 miliardi a favore della Regione Piemonte e circa 1.000 miliardi complessivi per quanto riguarda mutui della Cassa Depositi e Prestiti a totale carico dello Stato.
Nel caso di contributi in conto capitale, i finanziamenti transitano tramite le casse regionali, ad eccezione dei finanziamenti fino a 100 milioni, che sono stati assegnati direttamente alle Amministrazioni comunali nel caso di mutui della Cassa Depositi e Prestiti a totale carico dello Stato. Pertanto la Regione provvede all'attribuzione di questi finanziamenti e successivamente ad una contrattazione diretta tra l'ente beneficiario e la Cassa Depositi e Prestiti.
I provvedimenti scaturiti da queste iniziative legislative - sempre conseguenti a decreti legge d'urgenza del Governo - hanno consentito di approvare nel tempo una serie di deliberazioni della Giunta regionale.
Tutte sono originanti dall'indagine sui danni alle opere pubbliche nella Regione Piemonte; tra l'altro, tale indagine era contenuta all'interno di quel cosiddetto "Libro verde", discusso poche settimane dopo l'alluvione in un incontro allargato ad Alessandria, a cui avevano partecipato Ministri rappresentanti regionali e di enti locali.
Sulla base di tale indagine, erano state formulate le richieste delle Regioni, che hanno trovato risposta e soddisfacimento nell'ambito dei provvedimenti di assegnazione: un primo provvedimento del 29/12/1994 della Giunta regionale per i contributi in conto capitale; un secondo provvedimento della Giunta regionale del marzo 1995 per quanto riguarda le assegnazioni sotto forma di mutui della Cassa Depositi e Prestiti a totale carico dello Stato.
Nel frattempo, all'interno di tutti gli organismi previsti dai provvedimenti d'urgenza, è stato costituito il gruppo di lavoro, cioè un momento di concertazione tra lo Stato e la Regione. Fanno parte del gruppo di lavoro i rappresentanti dei settori regionali e delle varie Amministrazioni statali. Il gruppo di lavoro ha sede a Torino ed è incaricato di sovrintendere all'approvazione dei progetti e all'emanazione di direttive tecniche per la ricostruzione.
Nel corso dei mesi il gruppo di lavoro ha subìto delle modificazioni dal punto di vista dei compiti, che successivamente avrò modo di precisare.
Nel mese di agosto 1995 è stata completata l'assegnazione di ulteriori finanziamenti per le opere di sistemazione idrogeologica. A questo punto è necessario fare una premessa.
Occorre rilevare che tale discorso è valido per le infrastrutture danneggiate, ovviamente individuate, monitorate e poi finanziate che hanno una rilevanza soprattutto dal punto di vista comunale, diversamente bisogna procedere per quanto riguarda le opere classificate come opere di sistemazione idraulica o rilevanti dal punto di vista idrogeologico.
Pertanto è chiaro che queste opere devono essere tutte contenute all'interno di una pianificazione che è stata impostata a livello di Autorità di bacino, ed è, ovviamente, anche stata supportata e facilitata da specifiche norme di legge, che hanno fissato dei limiti entro i quali dovevano essere approvati anche dei provvedimenti stralcio per poter dare immediatamente le direttive.
Quindi vi sono vari provvedimenti dell'Autorità di bacino. Il più rilevante è l'approvazione del Piano Stralcio 45, cosiddetto PS45, che è stato approvato nel mese di maggio 1995, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e sui Bollettini Ufficiali della Regione Piemonte. A questo Piano Stralcio si accompagna anche un provvedimento che definisce delle fasce di interdizione temporanea, per un periodo massimo di tre anni. All'interno di queste fasce non si possono fare interventi, salvo quelli che lo stesso provvedimento prevede come fattibili e che non vanno molto al di là del ripristino di quelli che sono gli edifici esistenti, senza fornire la possibilità di aggravare il carico urbanistico, pur dando delle direttive, come per esempio la possibilità di alzare i livelli delle costruzioni nelle zone alluvionate.
Credo che di questo si sia già parlato a lungo nell'audizione in sede di Commissione della scorsa settimana.
Questo Piano Stralcio è stato anche notificato a tutte le Amministrazioni comunali in modo tale che potessero rendersi operativi dopo 15 giorni dalla pubblicazione nell'Albo pretorio, questi vincoli.
Quindi, le opere di rilevanza idrogeologica di sistemazione idraulica pur previste nei provvedimenti della Giunta regionale da un punto di vista amministrativo, sono comunque concertate e contenute all'interno del Piano Stralcio che via via è stato implementato fino ad arrivare all'inizio del mese di novembre quando si è provveduto ad approvarne un aggiornamento.
Ovviamente tutti siamo d'accordo che gli interventi lungo le varie aste fluviali, siano esse principali o secondarie, devono essere eseguiti con criterio, perché tutto ciò che si fa in un determinato punto ovviamente si ripercuote lungo tutta l'asta fluviale.
A fianco di questi interventi di una certa rilevanza, e che richiedono anche un certo impegno per la progettazione e per l'esecuzione, è stata anche portata avanti tutta un'azione per svolgere interventi cosiddetti di somma urgenza, anche per quanto riguarda la facilitazione del deflusso delle acque nei corsi d'acqua.
L'evento alluvionale ha fatto registrare sovraccumuli di materiale litoide, soprattutto nella parte di competenza regionale che è quella più a monte; siamo di fronte a materiali di scarsissimo valore, frammisto a tronchi sradicati, rami di alberi e così via.
Pertanto per poter operare con la massima tempestività è stata richiesta e abbiamo avuto decisione unanime con il Sottosegretario della Protezione civile - una Conferenza dei servizi in sede di Regione Piemonte che si è svolta nel mese di luglio di quest'anno, guarda caso successivamente all'entrata in vigore della legge n. 265 che in qualche modo correggeva i provvedimenti precedenti che non facilitavano gli interventi sui corsi d'acqua.
Questa legge non solo ha previsto delle modalità, ma anche degli stanziamenti specifici, quindi è stato possibile concertare, con il coordinamento della Protezione civile, con la presenza della Regione Piemonte, con la presenza del Magistrato per il Po, tutta una serie di interventi di somma urgenza che sono stati a loro volta revisionati nel giro di pochi giorni con deliberazione del primo agosto, da parte dell'autorità di Bacino e poi sono stati, con ordinanza della Protezione civile del 10 agosto, attivati ed avviati.
Fermo restando che non prevedendo, la legge dell'alluvione, il superamento della legge n. 431, è stato necessario, limitatamente a questi interventi di somma urgenza, convocare una Conferenza dei servizi - che si è svolta verso il 20 agosto - che ha approvato questi provvedimenti affidati poi agli esecutori che sono prevalentemente i Comuni. Sono provvedimenti che riguardano la parte di reticolo idrografico di competenza della Regione ed ovviamente la parte del Magistrato per il Po che è stata progettata, prevista e individuata sotto la responsabilità di questo organismo.
In sede di Conferenza dei servizi si è anche registrata una grossa preoccupazione in ordine alle procedure di approvazione di una certa quantità di lavori da parte dell'ANAS. Con ordinanza straordinaria, ai sensi della legge n. 225, il Presidente del Consiglio dei Ministri ha assegnato a questo gruppo di lavoro Stato-Regioni, che opera a Torino, il potere della Conferenza dei servizi, per cui tutta una serie di ripristini dell'ANAS, che erano fermi da tempo, dei quali si leggeva su tutti i giornali del Piemonte, sono state esaminati approfonditamente, in parte approvati e in parte rinviati per adeguamento dei progetti. Ma sotto questo profilo la macchina tecnico-approvativa si è rimessa in movimento; in sostanza, stiamo migliorando rispetto al periodo del primo semestre 1995 che, sarà un giudizio personale, è stato caratterizzato da una sostanziale inerzia da parte dell'ANAS - Compartimento di Torino; probabilmente hanno cambiato la direzione ed ovviamente il Governo è intervenuto in modo più incisivo. Con il sottosegretario Barberi si era ipotizzata questa modalità che, a mio avviso, sta funzionando abbastanza.
Un altro provvedimento, che nel frattempo è stato adottato - non ricordo la data esatta, ma a cavallo tra la vecchia e la nuova Giunta - è stato quello di individuare una modalità diversa di partecipazione delle Amministrazioni locali alla progettazione.
In un primo tempo, sulla base dei provvedimenti finanziari, che fissavano in 100 milioni il limite al di sotto del quale il Ministero dell'Interno dava i fondi direttamente ai Comuni, si era fissato in 100 milioni il limite al di sopra del quale tutto doveva essere visto da parte del gruppo di lavoro. E' chiaro che alcune opere, già in base alla nostra legge regionale sulle opere pubbliche, sono escluse dall'esame regionale. Mi riferisco in particolare a tutte quelle opere, che sono le maggiori, che ovviamente hanno un'attinenza ed un'interferenza con i corsi d'acqua e con zone sottoposte al vincolo di qualsiasi natura e che per una serie di ragioni sono in percentuale altissima rispetto al 100% del totale.
Allora, proprio il monitoraggio di ciò che era successo nei primi mesi post-alluvionali ha consentito alla Giunta regionale di approvare un provvedimento che elevava a 500 milioni il limite al di sotto del quale era competente direttamente l'Amministrazione regionale, salvo quei casi in cui, per scelta del Comune, dell'Amministrazione del Comune, della Comunità montana o della Provincia, questi enti sottoponevano al parere tecnico del gruppo di lavoro tutta una serie di interventi che, nel momento in cui si assegnavano i fondi, pur essendo al di sotto dei 500 milioni l'Amministrazione regionale prevedeva come interventi da assoggettare al visto e al controllo del gruppo di lavoro stesso. Ricordo ai colleghi che comunque, il parere dal punto di vista dei beni ambientali è da richiedere anche se con procedura, prevista dalla Giunta regionale, più snella ed assistita da un termine abbastanza preciso per l'approvazione stessa.
Parallelamente a queste iniziative che riguardano gli interventi di tipo strutturale vi è stato, anche a seguito di iniziative che avevano visto coinvolti anche i Consiglieri regionali, un incontro in Sala Giunta dove erano presenti anche dei docenti del Politecnico. Si sono messi a fuoco alcuni problemi ambientali riguardanti la necessità del monitoraggio delle falde sotterranee e anche la necessità di intervenire per quanto riguarda il recupero di particolari porzioni del territorio che erano state interessate dal trasporto di sostanze accumulate in discariche più o meno controllate, più o meno regolari, esistenti sul territorio.
Siamo intervenuti con una procedura che ha coinvolto fortemente le Amministrazioni provinciali, che sono state incaricate di individuare i siti in cui si erano verificati questi fenomeni di trasporto indesiderato e di accumulo di rifiuti, e ovviamente sui quali si era già intervenuto con criterio d'urgenza, con le opere di somma urgenza per eliminare le situazioni di pericolo, ma anche con interventi di completamento per la sistemazione di discariche oppure l'attivazione di procedure di monitoraggio per quanto riguarda la falda sotterranea o nell'ambito del bacino del Tanaro.
Quindi, è stata prevista per il monitoraggio una convenzione con l'Università e in parte anche con il Politecnico, ridefinendo programmi di monitoraggio che sono stati irrobustiti dal punto di vista quantitativo e del sostegno finanziario, proprio per avere la possibilità nei prossimi mesi e nei prossimi anni di tenere sotto controllo la falda nelle zone che sono state interessate dalle maggiori inondazioni e dai maggiori dissesti.
Nel frattempo è andata avanti la pianificazione all'interno dell'Autorità di bacino; è stato approvato l'aggiornamento del Piano Stralcio 45 che è corredato da tutte le schede che riguardano i vari corsi d'acqua opportunamente catalogati e gli interventi per le varie sezioni e i rispettivi affluenti. Questo documento è in corso di esame; devo dire ai colleghi che proprio questa mattina ho concertato con il prof. Passino di tenere entro il prossimo periodo natalizio non meno di due incontri opportunamente dislocati nella Valle del Tanaro, per far sì che l'Autorità di bacino possa presentare alle Amministrazioni locali lo stato dell'arte della pianificazione del Piano Stralcio, articolato nei vari documenti: quelli già approvati, che entrano subito in vigore, e quelli in fase di elaborazione o semplicemente adottati, sui quali deve essere avviato il confronto anche con le comunità locali.
Ovviamente il Piano Stralcio e questi documenti di pianificazione, ai quali il Piemonte arriverà sotto il profilo del bacino prima di altre Regioni, anche in conseguenza di quelli che sono stati gli eventi alluvionali che ci hanno interessato pesantemente, sono articolati in vari sottoprogetti (ad esempio, il sottoprogetto I che riguarda il deflusso nei tratti di fondovalle del Tanaro e degli affluenti maggiori, il sottoprogetto II che riguarda la programmazione, la pianificazione degli interventi di sistemazione idrogeologica dei versanti e della rete idrografica minore del Tanaro).
Questa mattina, rispondendo ad un'interrogazione, ho messo in risalto le centinaia e centinaia di frane che sono in essere nell'ambito delle Langhe e così via; tutti questi interventi a cui ci siamo approcciati prevalentemente con una tempestiva attività di monitoraggio dovranno trovare poi una composizione, delle direttive di intervento nell'ambito di questi documenti.
E' un'impresa non facile perché, bisogna anche riconoscerlo, si è trattato in questi mesi anche di recuperare dei ritardi o comunque di accelerare rispetto ad obiettivi che non possono più essere mitici o da raggiungere non si sa quando. Sono stati fissati quindi dal legislatore e anche dalla Regione Piemonte, d'intesa con l'Autorità di bacino, dei tempi certi e le risposte, a mio avviso, cominciano ad arrivare.
Noi, come rilevavo prima, avremo nel giro di breve tempo la possibilità di disporre di questi strumenti di pianificazione, anche stralcio, nel senso che non riguarderanno il 100% delle problematiche, ma comunque affronteranno complessivamente il problema del dissesto, che è quello che riguarda maggiormente la nostra regione. Allo stesso modo è stato approvato nell'ultimo Comitato istituzionale dell'Autorità di bacino la bozza del Piano Stralcio per la delimitazione delle fasce di pertinenza fluviale.
Avremo modo anche di illustrare tali approcci negli incontri che programmeremo in due località importanti della Valle del Tanaro, ma che stiamo ancora definendo dal punto di vista logistico, proprio perch vengano previste le fasce che devono garantire il deflusso delle piene sulla base dei tempi di ritorno che il Piano definirà - si parla di tempo di ritorno di non meno di duecento anni, come punto di riferimento - nonch l'individuazione di quella che è stata la fascia allagata in conseguenza dell'alluvione e della quale ovviamente si deve tenere conto per le conseguenze che può avere sia dal punto di vista della protezione civile in futuro, a fronte del ripetersi di eventuali simili fenomeni e, soprattutto sia dal punto di vista della pianificazione urbanistica. Laddove cesseranno gli interventi di tipo strutturale, verranno definiti anche gli argini di contenimento, o similari, e ovviamente dovranno poi subentrare le normative urbanistiche tipiche della pianificazione urbanistica comunale.
Nel frattempo è stata anche rafforzata l'attività di monitoraggio meteorologico da parte della Regione Piemonte, che già aveva in essere iniziative ed attività di questo tipo; nel momento in cui questa attività è stata rafforzata dal punto di vista quantitativo, si è anche provveduto ad un migliore e maggiore collegamento con il Centro dei servizi tecnici nazionali e, di conseguenza, con il Dipartimento nazionale della Protezione civile.
Siamo intervenuti nei confronti del prof. Barberi (ma, ovviamente, abbiamo sfondato una porta aperta) anche per fare presente che in Italia non tutte le Regioni hanno strutture di questo tipo: la Regione Piemonte è tra quelle che sono dotate di strumentazioni di monitoraggio meteorologico; però, nel momento in cui si fa uno sforzo per segnalare dati che consentono previsioni abbastanza puntuali, la Regione Piemonte si attende anche che, a fianco di un rafforzamento della struttura della Protezione civile, ci sia anche una maggiore precisione degli allertamenti.
Tutto ciò consentirebbe di evitare un sistema che è durato molto a lungo; ancora recentemente ha avuto momenti di questo tipo. Quando vi è un allertamento di carattere generale, che magari riguarda non solo una, ma tre o quattro Regioni confinanti, alla fine può divenire una disattenzione di carattere generale a segnalazioni di questo tipo.
Invece è opportuno che ci sia un monitoraggio preciso e che, di conseguenza, come Protezione civile ci sia anche un allertamento il più possibile mirato.
Mentre si portavano avanti i provvedimenti relativi all'alluvione del novembre 1994, da parte della Regione si procedeva, dal punto di vista della pianificazione, in un'ottica di valutazione complessiva anche degli interventi previsti a seguito dell'alluvione 1993. Infatti in certe zone del Piemonte i fenomeni si sono ripetuti, per cui ai dissesti del 1993 nelle stesse località si sono aggiunti i dissesti del 1994! Ed allora ecco l'iniziativa intrapresa dalla Regione Piemonte e condivisa dalle altre Regioni. I finanziamenti previsti dalla legge n. 471 mettevano i mutui per gli interventi a parziale carico anche dei Comuni. Ma trovandoci noi, come Regione, di fronte a tanti Comuni piccoli impossibilitati ad accollarsi una parte del mutuo (per certi Comuni anche le poche decine di milioni all'anno per x anni sono insopportabili dal punto di vista finanziario!), abbiamo fatto uno sforzo e abbiamo chiesto al Parlamento di modificare la legge (che è stata modificata) per cui anche gli eventi alluvionali del 1993 e del 1994 ante mese di novembre sono stati portati a finanziamento con mutuo a totale carico dello Stato.
Ciò ha consentito ai primi di agosto (essendo compreso questo provvedimento nella legge n. 265, che è entrata in vigore l'1 luglio) di provvedere, mentre si facevano le deliberazioni di completamento dei finanziamenti per il 1994, a dare finanziamento completo e definitivo a tutti gli interventi del 1993 con mutui a totale carico dello Stato; questo ovviamente ha sbloccato, per quanto riguarda la Regione Piemonte, 168 miliardi in certe vallate del torinese che veramente attendevano questa certezza per poter partire.
Sono state fatte anche due o tre riunioni, zona per zona, da parte degli organi tecnici regionali, Settore Opere Pubbliche e Genii Civili, per coordinare la stesura dei progetti e per sollecitare le Amministrazioni.
Abbiamo registrato che la sommatoria di tutti questi provvedimenti e l'emanazione di provvedimenti d'urgenza (come quello dell'art. 4 della legge n. 265 che ha messo immediatamente in movimento gli interventi di estrazione dei materiali di sovralluvionamento) hanno sorpreso le Amministrazioni comunali: sappiamo che molti piccoli Comuni sono dotati di segretari a scavalco, per cui è stato molto diffuso il caso in cui si è dovuto da parte nostra sollecitare le Amministrazioni ad avvalersi delle deroghe operative che i provvedimenti consentivano. Deroghe che non sono infinite, ma mirate e limitate nel tempo, perché scadono al 31/3/1996.
E' chiaro che, una volta attuati, tutti questi interventi porteranno certamente ad interventi significativi e rilevanti - mi auguro il più possibile consoni alle direttive redatte all'interno dell'Autorità di bacino. Tutto sarebbe vanificato se non crescesse, da parte di tutti, una maggiore consapevolezza della necessità di una manutenzione periodica e costante nel tempo.
Sotto questo profilo devo dire che la Giunta regionale sta sensibilizzando tutti gli Enti locali formalmente competenti, anche se il problema non si risolve solamente richiamando ciascuno ad una competenza formale nel momento in cui ci troviamo di fronte non solo a leggi, ma a regi decreti e ad una situazione legislativa che, mi auguro, sia al più presto rivista, resa organica a livello nazionale, a livello di bacino e anche a livello regionale. Credo che sia opportuno che da parte della Regione Piemonte vengano impartite precise disposizioni per quanto riguarda l'esecuzione di questa manutenzione.
E' prevista una deliberazione che classifica in modo definitivo cosa si intende per manutenzione ordinaria nel caso delle varie tipologie di intervento, anche per dare delle direttive precise al Corpo Forestale dello Stato o ad altre autorità di controllo e mettere al riparo chi procede alla manutenzione da eventuali reazioni.
Con il collega Vaglio, nel momento in cui abbiamo inserito nel Piano Stralcio 45 i finanziamenti per le opere di sistemazione idraulico forestali, abbiamo anche inteso - la Giunta intende - d'ora in avanti esaminare a fondo tutti gli interventi, così come tra l'altro era già avvenuto negli ultimi tempi dopo l'alluvione, di sistemazione idraulico forestale in modo da accentuare la valenza manutentoria e la valenza di sistemazione del suolo rispetto ad altri interventi, magari significativi sotto altro profilo, ma non rilevanti da questo punto di vista.
Credo in qualche modo di aver tratteggiato quello che è stato l'impegno della Regione: qui non è solo l'Assessore che parla, ma sono i predecessori e tutto quello che è il complesso della Regione Piemonte che ha lavorato a fondo in questi nove o dieci mesi.
Ringrazio anche tutti i tecnici, di ogni settore, che hanno operato in questa materia, e sono convinto che l'iniziativa che porta avanti l'ordine del giorno che andremo a votare, e quindi la possibilità di avere un raccordo maggiore con il Consiglio, tutto sommato porterà senz'altro a risultati significativi.
Concludo dicendo che è in fase di avanzata definizione con l'Autorità di bacino anche l'esame di quelle infrastrutture che interferiscono con i corsi d'acqua, anche ai fini di assegnare i finanziamenti previsti per il rifacimento dei ponti o delle infrastrutture similari.
Anche di questo credo che si parlerà senz'altro nel corso di quei due incontri che abbiamo previsto sul territorio regionale con l'Autorità di bacino. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Cavallera, e grazie anche per tutto l'impegno che d'altra parte, trasuda dalla sua lunghissima relazione. Ringraziamo anche tutti i tecnici che sono stati suoi preziosissimi collaboratori, per i quali spero, mi auguro, che il Consiglio regionale possa in un prossimo futuro fare anche un riconoscimento formale ed altamente simbolico.
La parola all'Assessore Viglietta, per completare la relazione dell'Assessore Cavallera.



VIGLIETTA Matteo, Assessore al commercio e artigianato

Aggiungo solo alcune considerazioni sulla situazione relativa alle imprese alluvionate nel settore del commercio, dell'industria dell'artigianato e dei servizi, escludendo i settori non di mia competenza come l'agricoltura, che seguono un canale tutto particolare.
Le prime stime, immediatamente successive all'alluvione, ed elaborate dalle Organizzazioni sindacali ed imprenditoriali, rilevavano un danno complessivo al sistema delle imprese pari a circa 15.000 miliardi, cifra che forse non avrebbe consentito alcuna possibilità di ripresa al sistema economico delle zone interessate.
La Regione Piemonte, consapevole della necessità di avere a disposizione risorse ingenti per la ripresa, intraprese una battaglia su due fronti. Innanzitutto nei confronti del Governo per ottenere risorse da erogare sotto forma di contributi a fondo perduto e sotto forma di abbattimento del tasso di interesse per crediti agevolati a medio-lungo termine e, in secondo luogo, nei confronti del sistema creditizio per ottenere il credito agevolato.
Mentre il Governo elaborava le proprie proposte, scaturite con il DL n.
691/94, convertito poi in legge n. 35/95, le banche, piemontesi in particolare, avevano aderito alla proposta della Regione di mettere a disposizione fondi per complessivi 2.650 miliardi a tassi variabili dal 5 al 7%, con scadenze, purtroppo, molto ravvicinate: uno, massimo due anni.
Fino a quel momento era la possibilità migliore da utilizzare, perché si trattava di risorse il cui costo era pari o addirittura inferiore a quello della provvista.
Con il provvedimento del febbraio scorso, legge n. 35/95, il Parlamento mise a disposizione delle imprese danneggiate risorse pari a 100 miliardi per contributi in conto capitale (20% del danno) ed altri 800 miliardi in tre anni, per finanziamenti agevolati al 3% a dieci anni, con restituzione del capitale interessi solo all'inizio del terzo anno.
In dicembre la Regione, in collaborazione con le Camere di Commercio riuscì a fare un quadro, sia pur ancora molto approssimativo, della situazione, e il danno venne ridimensionato alla stima di 2.500/3.000 miliardi, dato certamente ancora molto elevato, ma meno drammatico dei 15.000 del primo, su cui l'intervento dello Stato avrebbe potuto incidere significativamente, se rapido e tempestivo come tutti quanti auspicavano.
Il Piemonte chiese ed ottenne che alle Regioni fosse attribuito un ruolo più significativo anche nel settore delle attività produttive compromesse.
Con il DL n. 691 del dicembre scorso vennero istituiti due comitati tecnici, operanti all'interno della Conferenza Stato-Regioni, per affrontare le questioni interpretative poste dall'entrata in vigore dei provvedimenti, sia in materia di opere pubbliche sia in materia di attività produttive.
La Regione Piemonte, intanto, dava attuazione alla propria legge n.
59/94, con la quale sono state destinate al sistema dei confidi risorse per 2 miliardi, per aiutare le imprese danneggiate sul fronte delle garanzie.
Lo Stato è intervenuto su questo versante soltanto a seguito dell'entrata in vigore di questa leggina, che ha aperto la strada per la prima volta ai risarcimenti alle imprese danneggiate da eventi calamitosi e alla garanzia pubblica.
Nel frattempo, i dati relativi ai danni cominciavano a delinearsi con molta precisione.
I provvedimenti governativi, le prime delibere della Conferenza Stato Regioni, avevano individuato le Camere di Commercio come il primo punto di riferimento delle imprese alluvionate, da cui ricevere il certificato di impresa danneggiata. E se a febbraio le imprese danneggiate risultavano ancora in numero superiore alle 10.000, nei mesi successivi - grazie ad un'opera di pulizia degli archivi, delle presenze doppie o triple di richieste di certificati, presentate perché i danni riscontrati in un primo tempo non corrispondevano più ai danni accertati dopo alcuni mesi dall'evento, per l'azione di alcuni fattori come ad esempio la presenza di umidità, macchinari con alta componente elettronica, ecc. - il numero delle imprese si attestava a 7.176, numero che ad oggi si considera definitivo.
Anche la stima del danno si è ridimensionata abbastanza, e ad oggi si aggira sui 1.600 miliardi: 254 nel settore dell'artigianato, 435 nel commercio, 770 nell'industria, 153 nei servizi. Da questo computo sono stati esclusi, come dicevo prima, i danni alle imprese agricole.
I danni si sono così verificati nelle aziende divise per provincia: Alessandria 463 miliardi Asti 306 miliardi Cuneo 554 miliardi Torino 197 miliardi Vercelli 82 miliardi per un totale di 1.602 miliardi.
La situazione dei risarcimenti alla data del 10/11/1995 è la seguente: per i contributi in conto capitale le richieste pervenute al sistema bancario sono 6.522, per un totale di 170 miliardi; quelle trasmesse all'Artigiancassa e Mediocredito sono 6.399 per 167 miliardi sui 170 mentre quelle approvate sono 5.821 per 162 miliardi. Quindi, ci troviamo 162 miliardi approvati rispetto ai 167 trasmessi e ai 170 richiesti.
Per i finanziamenti agevolati le richieste sono state 3.586 per 799 miliardi; quelle trasmesse all'Artigiancassa e Mediocredito ammontano a 629 miliardi, e quelle approvate a 496 miliardi.
Quindi si ritiene che l'iter dovrebbe concludersi entro la fine dell'anno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Farassino.



FARASSINO Giuseppe

Ho ascoltato una relazione a fiume dettagliatissima, prima da parte del Presidente e poi dall'Assessore Cavallera, cui sono grato per la sua particolareggiata relazione, dalla quale si evince che abbiamo somme erogate (peraltro poche), somme da erogarsi (ma ferme per intralci burocratici) e somme ancora in fase di erogazione; inoltre, abbiamo una richiesta finale di 795 miliardi pervenuta all'Artigiancassa ed un'altra di 969 miliardi che rappresenta le richieste raccolte dalla clientela delle varie banche. In tutte queste dettagliate notizie, non ho assolutamente sentito parlare dei famosi 1.200 miliardi di prestiti pervenuti dall'Unione Europea. Allora esigo di sapere dal Presidente o dall'Assessore se questi soldi sono arrivati, e se non sono arrivati, dove sono finiti.
A chi non lo sapesse, vorrei ricordare che, in merito ad una richiesta di solidarietà, con una relazione che ho presentato al Parlamento europeo nella sessione di marzo 1995, approvata all'unanimità, l'Unione Europea aveva erogato (a parte una prima erogazione in ECU equivalente a circa 8 miliardi di lire a fondo perduto) un prestito di 1.200 miliardi (prestiti BEI), 600 dei quali mi sembra siano stati consegnati, da quanto si è evinto anche dalla stampa, che ne aveva dato notizia il 5/5/1995 (prima consegna di metà di questa somma); dell'altra somma ancora non si sa niente (neanche della prima parte già erogata).
Ad Alessandria, nella manifestazione degli alluvionati, avevo detto tutto questo al Presidente Ghigo, di fronte anche al Prefetto. Il Presidente aveva detto: "Siamo appena arrivati, mi interesserò subito".
L'ho ribadito anche nel convegno del CDU tenutosi due domeniche fa ad Asti.
Pensavo che tutto questo venisse menzionato, perché si tratta di 1.200 miliardi, non di noccioline, e quindi bisogna sapere dove sono.
Se ci fossero, questi 1.200 miliardi coprirebbero quasi l'80% delle richieste pervenute sia all'Artigiancassa che dalla clientela dell'ABI (in tutto fa 1.800 miliardi, e andremo già a coprire i 2/3).
Il Presidente o, soprattutto, l'Assessore Cavallera, che è stato così puntuale nella sua relazione, vorrebbero dirmi qualcosa per la soddisfazione, non soltanto mia, ma anche dei colleghi e di tutte quelle persone che sono in attesa di questi fondi e che devono risolvere la loro situazione debitoria?



PRESIDENTE

La Giunta è in grado di rispondere alla richiesta dell'on. Farassino oppure si riserva di rispondere nel corso della seduta?



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Posso dare una risposta che chiaramente - mi rendo conto - non è formalizzata nella maniera che sarebbe giusto fosse; comunque mi impegno nell'arco della seduta, di fornire i dati in maniera più precisa.
C'è tuttavia una considerazione di fondo, ed è il motivo per cui questi soldi non sono stati recepiti.
Questi soldi erano disponibilità finanziarie in conto interessi, con un interesse di mercato dell'8% (a me risulta così), che è esattamente lo stesso interesse che le banche hanno applicato nei confronti degli alluvionati.
Di conseguenza, trattandosi semplicemente del classico rapporto offerta/domanda, sul mercato c'erano delle offerte migliori, tali per cui questa non è stata recepita; inoltre, era indicata solo per gli aspetti relativi all'artigianato e solo ed esclusivamente per certe fasce dell'artigianato.
Comunque, raccogliendo le considerazioni del Consigliere Farassino fornirò dati più precisi. Avevo già promesso - e mi scuso di non averlo fatto - di dare un chiarimento nella riunione di fine agosto ad Alessandria; in seguito mi ero informato e mi avevano dato queste risposte.
Non le ho formalizzate in maniera corretta e giusta, ma lo farò entro la fine della seduta.



FARASSINO Giuseppe

Grazie, Presidente, anche perché se gli interessi erano all'8% vado a protestare a Bruxelles, in quanto mi era stato assicurato il 3%!



PRESIDENTE

Cerchiamo di avere certezze in materia.
La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Considero all'altezza della situazione il lavoro svolto dalla Giunta Ghigo, così come lo fu quello svolto dalla Giunta Brizio, e desidero associarmi all'encomio che il Presidente Picchioni ha espresso al lavoro svolto dai nostri funzionari. Tutto questo in un quadro nazionale che si è dimostrato drammaticamente carente di comportamenti, di finanziamenti e di normativa.
In un ordine del giorno che prevede la costituzione di quello che abbiamo chiamato il Comitato per la ricostruzione, abbiamo sintetizzato tutti quegli elementi che hanno rappresentato un dato di convergenza tra le varie forze politiche. E' doveroso che non riprenda qui tutti gli elementi delle intenzioni che abbiamo per il futuro.
Ci resta tuttavia da constatare che oggi in Piemonte abbiamo un territorio fortemente violentato dagli avvenimenti del 4 e 5 novembre dell'anno scorso e ci stiamo - con qualche fatica - costruendo una cultura per l'emergenza, una cultura per la gestione dei nostri rapporti con la natura reale del territorio di questa Regione.
Questa situazione è molto complessa, perché in realtà finora - e gli interventi, in particolare degli Assessori Cavallera e Viglietta, hanno messo in luce un lavoro puntuale di inventario dei danni, di sistemi di intervento adottati, di limiti e di parti che hanno funzionato - quello che credo il Consiglio regionale non abbia ancora messo a punto, né forse poteva, è una filosofia dell'intervento per la ricostruzione e la messa in sicurezza del territorio e la creazione di una prospettiva di convivenza sicura con il territorio di cui disponiamo e con gli elementi che lo caratterizzano dal punto di vista del suolo, della sua orografia e, più in generale, dei suoi bacini fluviali.
Su questo punto probabilmente la discussione avrà bisogno di notevoli approfondimenti, perché bisogna comporre due filosofie che costituiscono elementi anche di antinomia. Dobbiamo avere un territorio sicuro, dobbiamo avere una condizione di vita sicura sul territorio. Questo naturalmente rappresenta un obiettivo sul quale siamo tutti d'accordo. Come arrivare a questa situazione è un elemento che comporta qualche difficoltà e qualche sforzo di convergenza dei ragionamenti.
Preliminarmente dobbiamo prendere atto dello stato di rischio che riguarda l'insieme del nostro territorio, e non soltanto le aree che sono state alluvionate questa volta, perché tra le altre possiamo ricordare anche la Valle Mosso, la Valle Ossola, la Valle Orco, la Val Soana (a turno un po' tutti i territori del Piemonte sono stati messi a soqquadro): si parla di 100.000 miliardi come esigenza stimata già nel 1987 per la messa in sicurezza generale del territorio della Regione, ma evidentemente non possiamo accedere a dimensioni finanziarie di questa natura.
Tuttavia occorre, a questo punto, uscire speditamente da una situazione di indeterminatezza che, secondo me, fa carico alla responsabilità del Magistrato per il Po e dell'Autorità di bacino, la quale finora ha realizzato la propria esenzione da responsabilità costituendo le cosiddette fasce di rispetto (anche i Comuni hanno implicitamente applicato l'art. 9 bis della legge n. 56), e noi viviamo in una situazione che, in qualche maniera, è sotto tutela. Tuttavia, anche fisicamente, lo stato della devastazione non è stato recuperato là dove si tratta di letto fluviale mentre le città sono state rimesse a posto.
Su come ricostruire questi percorsi fluviali, su come mettere in sicurezza i territori, su come disporre di un piano di protezione civile la cui mancanza è stata la causa principale della perdita delle 68 vite umane come osserva anche la relazione dell'Autorità di bacino, segnaliamo enormi ritardi.
Con la riunione di oggi ci si potrebbe addentrare in tutti gli aspetti ma ritengo che data l'ora e anche il livello di dibattito che su questi argomenti è intervenuto, ancorché non in Consiglio, ma attraverso le iniziative dei Gruppi, delle varie forze politiche e dei Comitati degli alluvionati, possiamo soprassedere ad un approfondimento della discussione in questa sede, anche perché la costituzione del Comitato per la ricostruzione (una sorta di Stati Generali della geologia del Piemonte) al fine di lavorare sul progetto della costituzione della sicurezza del territorio in relazione alle sue caratteristiche di adiacenza a fiumi importanti, ci consentirà di avere uno strumento di lavoro costante che aggiornerà il Consiglio e che ci metterà in contatto con gli altri settori di responsabilità che riguardano lo Stato in generale (Ferrovie, ANAS ed altri soggetti) che coagiscono con noi.
Concludo il mio intervento segnalando un errore (si tratta di un refuso dattilografico) presente nell'ordine del giorno che verrà posto in votazione, che è il testo firmato da tutti i Capigruppo che sostituisce il precedente essendo più completo.
Al punto 3) del dispositivo di impegno alla Giunta occorre eliminare la frase "con la partecipazione degli Enti locali" che è inserita alla prima riga del terzo capoverso. Si trattava comunque di un elemento non sostanziale che generava degli elementi di confusione operativa; il resto del testo presuppone e praticamente decide la costituzione del Comitato per la ricostruzione.
Segnalo infine l'impegno a carico dell'Assessorato alla montagna per l'utilizzazione dei forestali rispetto ad un progetto di messa in sicurezza del territorio montano. Può diventare un percorso di utilizzazione razionale e forse apre una prospettiva migliore per l'impiego di questi operai che fanno capo alla Regione con un'utilizzazione in genere abbastanza improvvisata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Ringrazio gli Assessori e il Presidente per le comunicazioni che hanno svolto che ci hanno dato un quadro generale di riferimento per quanto riguarda questo problema. Credo però che manchi completamente una prospettiva generale.
Questo evento ha determinato, almeno nella sua prima fase, delle profonde riflessioni sull'uso del territorio, sull'economia e anche su come dovremmo riorganizzare l'agricoltura nei prossimi decenni nella nostra Regione. Queste riflessioni però, da quel che percepisco, mi pare che man mano non trovino più spazio, vengano meno, per lasciare invece il tempo e lo spazio - consentitemi anche se non è il termine giusto - ai normali ragionamenti delle cose, certo utili e tutte giuste, da fare. Mi spiego meglio.
Su questo dato si è riflettuto subito dopo: il Piemonte, storicamente, è una delle Regioni più interessate da fenomeni di tipo alluvionale. Pensate che il 14% di tutte le aree che in Italia sono state alluvionate almeno una volta dal Dopoguerra si trovano in Piemonte rispetto ad una media nazionale del 7%. Questo lo dicono gli studi degli organismi ufficiali: storicamente il Piemonte è stata la Regione più colpita.
Veniva perciò da ridere quando qualche incauto diceva: "E' un evento che ci ha colto di sorpresa" in aree come la provincia di Alessandria dove ci sono paesi che si chiamano Alluvioni Cambiò! Dire che ci ha colto di sorpresa fa ridere! Ma quale sorpresa? Le riflessioni da fare sono sulle capacità di ritenzione idraulica da parte dell'ecosistema, capacità di ritenzione che riguardano, in primo luogo, la montagna.
Cosa è accaduto negli ultimi decenni nella montagna, di cui il nostro territorio è in gran parte composto? La montagna ha perso negli ultimi decenni il 30% della sua capacità di assorbire le precipitazioni piovose! Un sistema di bosco trattiene il 90% della precipitazione, mentre l'asfalto chiaramente il 10%, questo è evidente! Se questi sono i problemi bisogna cercare di non cadere nei luoghi comuni, perché se ne sono sprecati tanti, e quasi tutti attinenti al problema della pulizia degli alvei.
Vorrei che su questa cosa - ed invito l'Assessore a farlo in qualche modo, anche in Commissione - si facesse un approfondimento di carattere scientifico, e non un generico pour parler.
Il Magistrato per il Po, che purtroppo ha sempre più potere - e anche se abita a Parma nello stesso palazzo dell'Autorità di bacino non ha con quest'ultima scambi né di informazioni né di ragionamenti - ha autorizzato altri milioni di metri cubi di estrazione, sempre in base al ragionamento riguardante la pulizia degli alvei che, da qualsiasi angolazione lo si guardi, rimane sempre un problema.
Gli unici posti dove si sono effettuati, a cura del Magistrato per il Po e dell'Autorità di bacino, degli studi veri sul livello di profondità sono sul Po, e hanno dimostrato che questo, oltre ad avere aumentato i suoi argini, ha delle situazioni di sottoalveo, cioè situazioni dove deve essere portato del materiale e non tolto. A Crescentino e a Saluggia, dove ci sono state le maggiori polemiche ("è accaduto perché non sono stati fatti pulire i fiumi") bisognerà portare del materiale, perché ci sono i plinti di fondazione dei ponti scoperti.
Questo non vuol dire che non ci sono dei luoghi dove non debbano essere fatti dei disalvei, ma bisogna farli con dei ragionamenti scientifici, da parte di chi deve organizzare, studiare ed affrontare il problema.
Altrimenti le responsabilità dell'industria di cavazione ricadrebbero sul Magistrato per il Po che ha autorizzato certi tipi di estrazioni che avvenivano magari dove il materiale era più ricco e non occorreva togliere e non dove magari il materiale era più povero, ma occorreva togliere.
Queste cose non le dice il fondamentalista verde, ma le dice il Sottosegretario alla Protezione Civile, dottor Barberi, secondo cui l'inaccettabile strapotere dei cavatori in Piemonte determina scelte sbagliate nella gestione dei fiumi nella nostra Regione. Questi sono gli argomenti e i problemi che dobbiamo affrontare.
Inoltre vi è la questione urbanistica. Non mi dilungo su tutti i ragionamenti che abbiamo fatto in Commissione, ma dove ci sono più contraddizioni.
Si andrà all'applicazione - spero quanto prima - dell'art. 9 bis della legge sull'urbanistica, ma il problema non si risolverà, perché, scaduti i termini, se i Comuni non avranno apportato le varianti ai Piani Regolatori dopo tre anni faranno quello che vorranno. Quindi, qualcuno deve fare o decidere qualcosa.
Non è sempre la dicotomia tra chi non vuole che si costruisca e chi valuta il rischio compatibile; non è quello il problema. Certo non possiamo decidere di non abitare più Alba e di spostarla da un'altra parte! Bisognerà fare opere di prevenzione.
Il fatto di dire che non si costruisce - cioè che non avvengono espansioni edilizie dove c'è il rischio, nonostante le prevenzioni, di eventi di quella natura - mi pare non sia fondamentalismo, ma estremo buon senso che, in qualsiasi nazione civile, deve essere considerato ed attuato.
Inoltre c'è un'altra questione fondamentale. Credo che una parte mancante del ragionamento, che mi sarei aspettato soprattutto dal Presidente della Giunta, che certo ha sottolineato tutti i passaggi e tutti i problemi, è relativa al ruolo del nostro Ente, epicentro dell'avvenimento nazionale dello scorso anno, considerando che nel nostro Paese dal 1968 in poi (perché sono gli anni di cui abbiamo dei dati) sono stati spesi 200 mila miliardi per pagare i danni.
Si è ormai compreso che ci deve essere una proposta, che deve partire dal Piemonte, ma non solo. Tuttavia, in questo la Regione Piemonte deve fare da capofila nel nostro Paese. Mi pare che in questo senso ci sia una maturazione anche nel resto del Paese, nelle sfere politiche ma soprattutto professionali.
Ci dovrà essere un investimento di qualche migliaia di miliardi nelle opere di prevenzione, soprattutto nella nostra Regione, se non vogliamo che tutto sia accaduto per nulla.
Quindi, è auspicabile un forte investimento nelle opere di prevenzione perché questo è quello che veramente occorre alla nostra Regione: un investimento che deve essere e che è anche un new deal dell'ambiente, ma che può estendersi anche al mondo del lavoro.
Una Regione, che sta attraversando una grande crisi di identità industriale, può trovare, al pari di moderne Regioni del nord, un volano anche economico nel ripristino del territorio.
Ci sarebbero tante cose da fare, su cui si può cominciare a ragionare ad esempio modificando la legge regionale relativa ai cantieri di lavoro che ora assegna solo ai Comuni, e non alla Regione, la loro costituzione.
Invece, nel caso di grandi opere di ripristino, dovrebbe essere la Regione stessa a costituire dei grossi cantieri di lavoro.
E' necessario anche considerare l'ipotesi della costituzione di una società regionale per la ricostruzione basata su questi ragionamenti.
Queste sono alcune delle questioni che credo debbano essere centrali nel dibattito odierno. Mi pare tuttavia che oggi non si siano affrontate almeno come approccio generale alla problematica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Nonostante i convegni commemorativi, le trasmissioni televisive, ad un anno dalla drammatica alluvione del 5-6 novembre 1994, che ha durissimamente colpito i Comuni delle Province di Cuneo, Alessandria ed Asti, si continua ancora a discutere poco delle cause e a perdere tempo prezioso.
Le risposte si confermano poco chiare e piene di gravi contraddizioni e ribadiscono le forti carenze governative nel superare l'improvvisazione e l'incapacità di analisi.
Desidero per un momento ricordare l'assurdità dell'iniziale decreto legge pro-alluvionati, modificato per ben nove volte, della burocrazia insuperabile, dell'insensibilità incredibile delle banche preposte al pagamento, al vergognoso mancato o insufficiente pagamento dei danni a numerosissime ditte, o ai singoli cittadini, che ha determinato rabbia e scavato un fossato profondo verso le istituzioni (Stato, Regione, Province e Comuni).
Alla domanda pressante della gente del perché dell'alluvione, dell'esito così disastroso, anche in vite umane, della paura del ripetersi dell'evento, specie nella stagione autunnale, le risposte governative sono state molto carenti.
Si escludono pochi lavori di ricerca, non conosciuti; la tesi della fatalità continua a prevalere e vengono solo riproposte la responsabilità dei ponti o di tratti di autostrada, mentre gli interventi riguardano i fiumi, Tanaro e Belbo, da allargare, scavare, incanalare, togliere il fango dal Tanaro, i ponti da liberare e da rifare.
Per situazioni complesse, come l'attuale condizione del territorio Piemonte sud, occorre modificare l'azione politica di governo dell'ambiente e del territorio con il metodo della programmazione e degli interventi coordinati.
Per la difesa del suolo, la tutela delle acque e dell'assetto idrogeologico occorre operare per una svolta culturale, per la quale esistono le leggi ed analisi compiute.
Sono i compiti che le produzioni normative degli ultimi anni assegnano attraverso i Piani territoriali alle Province in accordo con i Comuni. E' anche importante il ruolo che la Regione deve assumere nella decisione degli indirizzi dell'Autorità del bacino del Po.
Ad Alessandria il 5-6 novembre 1994 la pioggia caduta fu di 200 mm in 48 ore, la stessa intensità che causò la piena del 1951, ma non ha prodotto analoghi disastri.
Le cose che sono cambiate, tra il 1951 e il 1994, rappresentano i motivi di fondo del carattere e delle dimensioni dell'alluvione dello scorso anno e riguardano l'aumento di urbanizzazione della fascia di pertinenza del fiume che è cresciuta dall'8% al 22%.
Il cambiamento dell'uso agricolo del suolo ha fatto sì che a novembre i terreni prospicienti il fiume si siano presentati nudi, mentre prima, nel 1951, vi erano siepi, piccoli boschi ed alberi.
E' su queste trasformazioni del territorio, che hanno rappresentato le cause non dell'alluvione, ma della sua violenza distruttiva, che andrebbero indirizzati gli interventi dell'autorità per la sicurezza fluviale e delle popolazioni. Invece il Sottosegretario Barberi parla di sicurezza fluviale solo nel Duemila. Sinceramente tale analisi è preoccupante e pone angoscia e paura tra la gente, specie in questa stagione autunnale maggiormente a rischio alluvionale per la maggiore piovosità.
La stessa Protezione Civile, prospettata a livello regionale provinciale e dai Comuni importanti, come ad Alessandria, è ancora improvvisata ed autonoma rispetto ai vari Enti locali, quando per legge poi è la Prefettura che coordina e presiede tale importante materia, per cui se non si coordinano seriamente con un unico organismo è purtroppo possibile che molte risorse finanziarie vengano vanificate o sprecate.
Credo che la Giunta regionale, per le proprie competenze istituzionali ed anche per la possibilità di agire autonomamente, abbia la possibilità politica di un intervento positivo ed urgente su progetti risolutivi di sicurezza fluviale, assetto idrogeologico del territorio con una diversa cultura, definizione dei dovuti finanziamenti alle ditte singole ed ai cittadini che ancora non hanno ricevuto, se non in modesta entità, i dovuti risarcimenti dei gravissimi danni subìti.
Auspichiamo che, dopo un fallimentare anno di promesse non mantenute finalmente il Piemonte abbia un improvviso scossone economico, sociale e produttivo che allontani lo spettro di una gravissima crisi occupazionale perché altrimenti alla nuova vergogna si aggiungerebbe anche l'allontanamento inesorabile dall'Europa con maggiori aree di povertà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bertoli.



BERTOLI Gian Pietro

Ho apprezzato anch'io la puntigliosità della relazione dell'Assessore Cavallera sui fatti e dò un giudizio complessivamente positivo sull'operato della Regione Piemonte, dei suoi funzionari, alcuni dei quali ho avuto come compagni in quei giorni di disavventura e che, con me, hanno scarpinato nel fango per andare ad individuare i punti di maggiore crisi.
Quello che invece è estremamente carente è l'immagine di estrema precarietà e di approssimazione del comportamento dello Stato: decreti che decadono in continuazione, lo Stato italiano è precario, cambiano i Governi in tempi troppo rapidi. E' necessario un riferimento ad una legge quadro un riferimento che sia fermo, che aiuti ed orienti. Qui invece i ripensamenti legislativi sono stati continui.
Non è tanto su questo che vorrei soffermarmi, piuttosto vorrei sottolineare alcune specificità di pericolosità che sono caratteristiche della nostra Regione.
E' un fatto che l'involucro in cui è rinserrata la terra, l'effetto serra a cui è sottoposto il nostro pianeta, impedendo alla radiazione solare di disperdersi nello spazio, dà e darà sempre di più nel futuro maggiore violenza al fenomeno perturbativo, aumentando la temperatura media nel nostro pianeta.
Questo fatto, spostando lo zero termico in alto, fa sì che il Piemonte che ha delle montagne che raggiungono l'altezza di 4.000 metri, sia investito da un fenomeno di aumento della velocità di corrivazione dei bacini; quindi, vi è una maggiore quantità d'acqua che immediatamente arriva a valle che quindi, anche per questo verso, determina una maggiore virulenza del fenomeno delle alluvioni.
Inoltre il terreno piemontese è estremamente precipite; ad esempio, per passare dai 4.000 metri del Gran Paradiso ai 300 metri di Courgné c'è soltanto una distanza di 30 chilometri.
In generale, quando si determina il fenomeno delle alluvioni e quando masse d'aria da sud salgono verso il nord, queste ultime, incontrando questi baluardi molto verticali, sono costrette a salire rapidamente e vengono spremute come delle spugne. Questa è una particolarità del Piemonte che fa sì che i fenomeni alluvionali siano più forti che altrove.
Inoltre, le aste dei fiumi piemontesi sono estremamente brevi, diritte quindi precipite e travolgenti con effetti corrosivi molto forti; non ci sono laghi che hanno una funzione elastica come in altre regioni d'Italia e questo complesso di cose porta a constatare che in Piemonte il fenomeno delle alluvioni deve essere tenuto molto presente. Questa questione deve quindi, essere affrontata in termini preventivi, intanto con iniziative di allertamento; non credo sia cambiato molto a questo proposito, ogni volta che viene individuata la possibilità di una perturbazione particolarmente forte viene inviato un telegramma a tutti i Comuni e questo non serve per allertare le popolazioni, perché fa venire in mente soltanto la storia del pastore e del lupo, ma è solo uno scarico di responsabilità.
Questo è un problema estremamente importante che deve essere risolto perché dalla possibilità di allertare le comunità locali deriva poi la possibilità di agire tempestivamente almeno per salvare le vite umane.
Vorrei soltanto ancora sottolineare un aspetto che non è ancora stato evidenziato in questa discussione, ma che è abbastanza importante soprattutto per la particolare conformazione del territorio piemontese, che è quello della sua ecclività, dell'essere molto precipite, che ha bisogno sia per i fenomeni franosi che anche per rallentare il deflusso delle acque, di essere molto boscato. La fascia di terreno piemontese che va dai 500 ai 1.500 metri all'incirca è densamente boscata e tutt'al più ci sarebbe un problema di controllo del sottobosco, su cui non mi intrattengo.
Mentre varrebbe forse la pena, anche avvalendosi di uno strumento tecnico importante, di cui la Regione dispone, come l'IPLA, vedere come è possibile andare oltre i 1.500 metri con le fasce boscate. Questo contribuirebbe a consolidare il nostro terreno e a diminuire la velocità di discesa delle acque rendendo il suolo più assorbente, e quindi dando minore irruenza alle alluvioni.
Non mi intrattengo oltre anche se di cose da affrontare, di argomenti da trattare ce ne sarebbero molti, ma ci sarà sicuramente occasione in Commissione per affrontare con maggiore precisione e puntualità questo problema, che credo debba essere messo bene in evidenza nel calendario dei lavori della Regione Piemonte per le cose che ho inteso sottolineare brevemente nel mio intervento. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie per il suo contributo, Consigliere Bertoli.
Non essendovi altri interventi, passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 80, a firma dei Consiglieri Marengo, Riba, Foco, Angeli Cavaliere, Chiezzi, Casari, Vaglio, Ferraris, Ghiglia ed altri, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che: a) l'entità dei danni prodotti dall'alluvione del 5-6 novembre 1994, come indica l'Autorità di bacino, è conseguenza diretta di una elevata vulnerabilità del sistema che si è venuto progressivamente a creare in ragione dell'intenso processo di urbanizzazione, verificatosi negli ultimi quarant'anni, non accompagnato da una adeguata gestione del territorio in relazione allo stato di rischio idrogeologico b) emergono come cause rilevanti degli allagamenti: le tipologie inadeguate di ponti e manufatti di infrastrutture viarie autostradali e ferroviarie la mancanza grave (un vero e proprio stato di abbandono) di manutenzione dei siti fluviali, nonché situazioni di errata utilizzazione agronomica delle aree golenali la mancanza di strutture di regolamentazione, di aree di esondazione programmata, di infrastrutture per la difesa spondale l'affollamento di insediamenti civili e produttivi in zone ad alto rischio c) la mancanza dei piani di protezione civile previsti dalla legge 22/2/1992 n. 225 istitutiva del servizio medesimo è risultata la causa principale della pesante perdita di vite umane d) il sistema di intervento a favore delle aziende è risultato troppo complesso ed oneroso. In particolare è risultato inopportuno che anche i finanziamenti in conto capitale siano stati assegnati alla competenza delle Banche anziché di una struttura pubblica. Situazioni di grave disagio sono state causate dall'atteggiamento di alcuni Istituti di credito delegati ai finanziamenti e) alla data del 6/10/1995, a fronte della domanda di 922 miliardi di finanziamenti e contributi, risultavano erogati soltanto 405 miliardi, pari ad appena il 43,9% delle richieste f) per le aziende agricole si riscontrano rischi e danni ulteriori dovuti: al ritardo degli indennizzi, dopo l'erogazione del pronto intervento causati dalle farraginose procedure previste dalla legge n. 185/92 e da modalità di applicazione troppo lente e restrittive all'insicurezza dei terreni ora esposti a rischi di sommersione per il semplice divagamento dei corsi d'acqua privi di arginatura il grave deterioramento delle reti idriche e viarie g) anche il lavoro di semplice rimozione dei materiali di ostruzione, che ai sensi dell'art. 4 della legge n. 36/95 n. 261 deve essere concluso entro il 31 dicembre prossimo, procede in modi e tempi del tutto inadeguati che rendono difficile il rispetto di detto termine considerato che la Regione è comunque titolare di tutta l'attività di gestione delle acque pubbliche di quarta e quinta categoria e di quelle non classificate nonché della sicurezza del territorio, e in particolare del territorio montano che l'eccezionalità della situazione e la necessità di un'adeguata partecipazione di organismi istituzionali e sociali alla formazione delle decisioni per la ricostruzione richiede la costituzione di una sede di coordinamento, anche per superare la frammentarietà delle conoscenze e delle informazioni che è alla base delle continue motivate proteste degli Enti locali e dei cittadini constatato che eventi calamitosi, sia pure di gravità minore, si susseguono con ricorrenza su porzioni di territorio (il Piemonte ha subìto alluvioni nel 1992, 1993 e 1994) e che per ogni situazione sono stati finora inventati meccanismi diversi che hanno richiesto lunghe e faticose messe a punto legislative. Per le alluvioni del 1994 sono finora intervenuti: tre leggi nove decreti legge, due PCM, tre decreti del Ministero del Tesoro, due Decreti del Ministero dell'Industria e dodici delibere della Conferenza Stato-Regioni, in tutto ventotto provvedimenti promuove la costituzione del 'Comitato per la ricostruzione' per la programmazione e la verifica degli interventi di carattere economico, territoriale ambientale ed urbanistico occorrenti per la ricostruzione post-alluvione e la messa in sicurezza dei territori e degli insediamenti civili e produttivi. Il Comitato è formato con la partecipazione del Consiglio e della Giunta, degli Enti locali, delle imprese produttive, delle associazioni ambientali, nonché delle espressioni scientifiche, tecniche e culturali interessate alla ricostruzione e alla tutela del territorio impegna la Giunta regionale 1) a sottoporre al Consiglio entro 15 giorni il provvedimento per la formale costituzione del 'Comitato per la ricostruzione' 2) a verificare lo stato di attuazione in Piemonte della legge n. 225/92 sull'istituzione del servizio nazionale di protezione civile 3) ad effettuare una dettagliata verifica delle opere infrastrutturali interagenti con i percorsi fluviali per accertarne l'idoneità e la sicurezza in relazione alle portate di piena, predisponendo le proposte per l'eventuale demolizione e ricostruzione delle opere inadeguate. In questo ambito si richiede il potenziamento delle strutture tecnico-operative per la difesa del suolo 4) a disporre, per il tramite dell'Assessorato all'agricoltura, un progetto per la messa in sicurezza e la destinazione agronomica delle aree adiacenti ai corsi d'acqua considerati a rischio utilizzando gli apporti tecnici opportuni 5) a disporre, tramite l'Assessorato alla montagna, un piano straordinario di impiego degli operai forestali in lavori di sistemazione idraulica e idrogeologica 6) a predisporre una proposta di legge al Parlamento per la definizione di una normativa generale (legge quadro) per gli interventi a favore delle imprese e dei territori colpiti da calamità naturali".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Produzione e trasformazione dei prodotti

Esame testo unificato dei progetti di legge n. 30 e n. 13: "Interventi regionali per lo sviluppo del sistema agroindustriale piemontese"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del testo unificato dei progetti di legge n. 30 e n.
13, di cui al punto 16) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Riba, che ha facoltà di intervenire.



RIBA Lido, relatore

Dò per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Illustre Presidente, egregi consiglieri, il disegno di legge in esame è relativo agli 'Interventi regionali per lo sviluppo del sistema agroindustriale piemontese' ed è frutto di un impegnativo lavoro, iniziato già nella scorsa legislatura, atto ad avviare una riconversione profonda della politica agraria regionale, orientando la strumentazione di intervento allo sviluppo del sistema agroindustriale.
Il provvedimento era già stato discusso ed approvato in quest'aula il 15 febbraio scorso. Il Governo l'aveva, però, rinviato a nuovo esame del Consiglio, sulla base di due rilievi; il primo riferito all'art. 6, comma quarto, lettera a), che si poneva in contrasto con la normativa della legge n. 359/92, che aveva soppresso la garanzia dello Stato per il rischio di cambio; il secondo relativo all'inadeguatezza del riferimento dell'art. 16 comma primo, al DPCM 29/11/1995 circa la determinazione dei tassi minimi a carico dei beneficiari dei mutui agevolati in agricoltura. Anche la Commissione europea aveva formulato alcune richieste di chiarimenti e di modifica del testo.
La conclusione del mandato amministrativo ha impedito di recepire i rilievi e di riapprovare la legge in tempi stretti.
All'inizio della VI Legislatura, la Giunta regionale ed alcuni Gruppi di minoranza hanno espresso l'intenzione di dare nuova forza alla proposta di legge riproponendo il testo, modificato sulla base di rilievi mossi dal Governo e dalla Commissione europea. L'articolato in esame è, pertanto formalmente, un testo unificato di due proposte, sostanzialmente identiche della maggioranza e della minoranza presenti in quest'aula.
Gli assunti sui quali fonda il provvedimento sono: la necessità di un approccio alla pianificazione non solo come pianificazione degli interventi di urbanizzazione e di edificazione dovendosi privilegiare metodi di programmazione e gestione equilibrata dell'intero territorio, con un'evidente e necessaria rivalutazione delle funzioni dell'agricoltura, in coerenza con la politica regionale dell'Unione Europea la presa d'atto che la internazionalizzazione dell'economia agroalimentare, prima ancora che una minaccia, costituisce una grande opportunità da utilizzare al fine di porre le basi per il superamento della crisi dell'agricoltura dei Paesi avanzati, Italia e Piemonte compresi crisi a carattere strutturale, oltreché legata a fenomeni socio-culturali l'opportunità di riferirsi all'agricoltura come settore omogeneo, essendo presente, anche nella nostra Regione, una struttura agricola bipolare, dove accanto ad imprese mercantili, già o potenzialmente competitive, esiste ed ha ragione di persistere un'agricoltura che trae la sua giustificazione non tanto dalla funzione di produzione di alimenti (quantitativamente trascurabile ancorché spesso qualitativamente pregevole e da valorizzare in rapporto alle risorse territoriali) quanto dallo svolgimento di funzioni ambientali e di attività turistiche, agroturistiche, artigianali, ecc. (dal che si deduce la necessità di attuare politiche specifiche per le due realtà di imprese) l'esistenza non già di una sola agricoltura bensì di tante 'agricolture' (quante sono cioè le filiere), tutte aventi peculiarità proprie e quindi esigenze diverse in termini produttivi, strutturali, di qualificazione dell'offerta, di promozione, ecc.
la consapevolezza che il Piemonte è penalizzato rispetto alle altre regioni padane, in quanto particolarmente deficitario nella lavorazione dei prodotti. La mancanza di un'agricoltura di filiera e la relativa esportazione del prodotto grezzo comporta l'assenza del valore aggiunto in termini di ricchezza e di forza lavoro impiegate.
Su tali basi è parso necessario configurare un disegno organico che preveda istituti di natura diversa (programmatici, finanziari, formativi di qualificazione dei processi produttivi e dei prodotti, promozionali ecc.), tutti finalizzati a favorire il rafforzamento delle realtà della trasformazione e commercializzazione delle produzioni agricole e zootecniche in un'ottica globale. Ciò nella convinzione che dall'accentuazione dei collegamenti tra le fasi della produzione agricola della trasformazione e della distribuzione (compresa quella moderna) possano derivare positive conseguenze per il settore agricolo in termini di sicurezza della collocazione dei prodotti e quindi di reddito e, più in generale, in termini di occupazione diretta o indotta.
Nello specifico, il disegno di legge: riordina tutti gli interventi regionali in materia di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli e zootecnici, a favore delle imprese cooperative e non, degli imprenditori agricoli a titolo principale (per quanto attiene agli interventi ordinari e agli interventi di impianto) in modo che il provvedimento legislativo assume la caratteristica di testo unico innova la strumentazione di intervento regionale in materia agroindustriale: disciplinando l'elaborazione di piani di settore e la promozione di marchi collettivi; ampliando la gamma dei possibili beneficiari e delle azioni ammissibili al finanziamento; istituendo la Commissione consultiva regionale per l'agroindustria e l'Osservatorio sul sistema agroindustriale piemontese armonizza la politica regionale in materia in modo che tutto il territorio piemontese, ancorché non facente parte delle zone rurali dell'obiettivo 5b), possa usufruire del sostegno pubblico razionalizza i regimi di aiuto suddividendoli per categoria di possibili beneficiari e tipologie di intervento (ordinari e di impianto consolidamento e sviluppo) massimizza gli effetti finanziari della legge nella misura in cui prospetta ai fini degli interventi l'utilizzazione di fonti finanziarie diverse (Regolamenti comunitari, leggi di spesa nazionali, Fondo Investimenti Piemonte).
Un'importante innovazione rispetto alla legge n. 40/87, ma più in generale rispetto al corpus legislativo regionale in materia agricola, è costituita dall'introduzione dei piani di settore.
Si tratta di una ripresa del metodo programmatico in riferimento ai settori produttivi agricoli più importanti della nostra Regione.
Si dispone, infatti, che per accedere alle provvidenze previste dalla legge, i programmi e le iniziative dei soggetti interessati (interventi di impianto, consolidamento e sviluppo), nonché gli interventi ordinari, cioè finalizzati al sostegno della gestione, debbano essere coerenti con gli obiettivi, le politiche ed i contenuti individuati dai piani. Merita sottolineare ancora che i piani di settore fissano le priorità per la formazione delle graduatorie dei progetti da avviare al finanziamento sul Regolamento CEE n. 866/90 per il periodo 1994/1999, costituiscono la base per la redazione delle schede guida di cui al Fondo Investimenti Piemonte (FIP) e concorrono alla definizione degli strumenti di pianificazione territoriale secondo il disposto della legge urbanistica regionale.
Da segnalare, in proposito, che è previsto si possa accedere al Fondo Investimenti Piemonte (FIP) per gli interventi di consolidamento e sviluppo, nonché per gli interventi ordinari con determinate caratteristiche. Al FIP potranno accedere anche quei progetti di trasformazione agroindustriale presentati sul citato Regolamento CEE n.
866/90, ma non selezionati dalla Regione per carenza di fondi.
La Giunta regionale potrà inoltre attivare la finanziaria della Regione (Finpiemonte S.p.A.) a partecipare al capitale sociale di società finanziarie agroindustriali.
Merita ancora richiamare, tra gli elementi più significativi del disegno di legge, l'istituzione della Commissione regionale consultiva per l'agroindustria a carattere intersettoriale e la previsione di un Osservatorio sul sistema agroindustriale piemontese.
La Commissione esprime parere su: piani di settore, criteri per i contratti di cessione, ecc., può inoltre fornire indicazioni sull'andamento dei mercati e sulla programmazione contrattata delle produzioni a livello regionale.
L'Osservatorio si prospetta come uno strumento atto ad elaborare le analisi dei settori, delle filiere e dei distretti, nonché come supporto per le scelte di mercato degli operatori economici in un'ottica di marketing. Dovrà operare in stretto rapporto con l'Istituto di Ricerche Economiche e Sociali della Regione (IRES) e con diverse strutture analoghe a livello nazionale e regionale, nonché con Centri di ricerca universitari e le Associazioni dei produttori agricoli, della trasformazione e della distribuzione. Una grande attenzione nella stesura del provvedimento è stata dedicata al doveroso ed obbligato raccordo con altri strumenti normativi e finanziari a livello comunitario e regionale, che incidono o potranno incidere, in materia di trasformazione agroindustriale nel prossimo futuro, al fine di mantenere un'unitarietà di intenti programmatici e di massimizzare l'efficacia e la quantità delle risorse finanziarie.
Da sottolineare, infine, che la dotazione finanziaria del provvedimento per il triennio 1995/1997 è di 103 miliardi per investimenti ragionevolmente preventivabili in 200 miliardi, compresa l'attuazione del Regolamento CEE n. 866/90.
La III Commissione ha rassegnato il provvedimento all'aula con un parere favorevole a larghissima maggioranza ed è auspicabile che tale parere si traduca in un voto unanime, stante la grande importanza che il provvedimento riveste per il settore primario della nostra Regione".
Vorrei ancora utilizzare qualche minuto del tempo che ormai scarseggia per segnalare quanto segue: questo provvedimento di legge è nato sostanzialmente dal dibattito che si svolse in questo Consiglio regionale nel 1994, essendo allora Assessore all'agricoltura il collega Fiumara, in un Consiglio monotematico sulla questione dell'agricoltura.
Rilevammo in molti, in quella occasione, che il dato di crisi principale dell'agricoltura piemontese non era presentato dalle sue condizioni organizzative, tecnologiche ed imprenditoriali, ma dalla circostanza che la filiera agroalimentare del Piemonte è pesantemente amputata, nella sua fase finale dell'organizzazione, per la mancanza di industrie di trasformazione del prodotto piemontese che finisce per emigrare allo stato grezzo, facendo perdere al Piemonte le opportunità occupazionali e di acquisizione di valore aggiunto e all'agricoltura naturalmente il potenziale economico che gli deriverebbe da un ciclo completo e dalla possibilità di presentarsi sul mercato con marchi propri! Sarò brevissimo, colleghi. E' una legge strutturale, quindi se le dedichiamo anche solo i due minuti che la relazione richiede credo che ci sia utile.
Faccio alcuni esempi, che magari suscitano di più l'attenzione. Per esempio, la frutta di Lagnasco viene commercializzata con il marchio del Conerpo: è un marchio nazionale finché si vuole, ma è un marchio modenese! Per esempio: il latte del Piemonte viene ampiamente commercializzato con il marchio Parmalat. I suini del Piemonte vengono commercializzati con il marchio Prosciutto di Parma o Prosciutto di San Daniele. Le farine del Piemonte vengono commercializzate con il marchio Barilla Mulino Bianco; e potrei continuare.
Questo vuol dire che, anche dal punto di vista dell'evoluzione del sistema economico, perdiamo largamente gli spazi intellettuali che completano questo tipo di ciclo, e oggi si sa che l'intellettualità impegnata in un ciclo produttivo è un elemento che determina i maggiori livelli di valore aggiunto. Perdiamo poi il marketing, l'organizzazione della promozione e gli elementi finanziari che si collegano all'ultimo ciclo della produzione.
Partendo da queste constatazioni, mi permetto di sottolineare che erano certamente un dato strutturale della nostra agricoltura, ma non erano mai state inventariate organicamente. Si è definito un approccio che ha avuto un largo consenso nell'opinione degli interessati e nel settore delle organizzazioni professionali agricole di tutti gli orientamenti.



PRESIDENTE

Siccome è un argomento molto importante, come lo era stamani l'argomento sulla Cuneo-Nizza - che è passato tra il disinteresse generale! quando sono dei problemi focali per l'economia piemontese, richiamo, per cortesia, l'attenzione dell'aula!



RIBA Lido

Mi permetto anch'io di sottolineare che questo Consiglio ha sicuramente un debito di responsabilità verso il settore agricolo, il settore produttivo primario.
E' una responsabilità che si deve assumere perché, al di là della legge che oggi variamo - spero all'unanimità, come praticamente all'unanimità è stato deciso in Commissione - non è che il varare la legge significhi poi realizzare un adempimento completo nei confronti di un settore che ha bisogno di essere conosciuto, che ha bisogno di poter contare su elementi di informazione da parte del Consiglio regionale come premessa per potersi riadeguare per recuperare (anche questo è un dato di cui mi sento abbastanza sicuro) circa trentamila posti di lavoro nel settore della trasformazione agroindustriale, e con tutto quello che ne consegue a livello di volume di affari.
Comunque la situazione è quella che è, con i colleghi dedicheremo maggiore attenzione ad altre cose, però devo sottolineare questo aspetto perché è un lavoro che è iniziato nella scorsa legislatura, ha prodotto una legge che era stata approvata all'unanimità.
L'osservazione del Commissario del Governo avrebbe potuto essere rigettata, ma l'abbiamo accolta, perché si riferiva esclusivamente all'eliminazione richiesta di un fondo di garanzia per i rischi di cambio.
Naturalmente è intervenuto un cambio di maggioranza. A me fa piacere che la nuova maggioranza abbia riadottato il provvedimento negli stessi termini sostanziali. Questo ci ha consentito un supplemento di discussione che vorrei comunicare molto sinteticamente.
Si è riferita a tre elementi: la possibilità di inserire le aziende e i produttori singoli tra le imprese ammesse ad usufruire degli investimenti per la costruzione di impianti agroindustriali e l'inserimento delle aziende non collegate al settore agricolo, cioè delle industrie vere e proprie, per una quota, grosso modo, del 20% del finanziamento per ognuna di esse.
Si è così completato un quadro che consentirà alla trasformazione agroindustriale di avvalersi di un finanziamento di circa 100 miliardi in tre anni, mettendo in movimento investimenti per 200/250 miliardi. Reputo che questa sia una condizione di cui l'agricoltura non ha potuto usufruire in precedenza, ed è condiviso che rappresenti questa l'avvio di una strategia che potrà consentirci, almeno nelle ambizioni, di poterci equiparare nel giro di un decennio - meno non basta - alle caratteristiche organizzative del sistema agroalimentare delle grandi regioni agricole padane: la bassa Lombardia, l'Emilia, il Veneto, il Trentino Alto Adige che non è padano, ma ha le stesse caratteristiche.
Vorrei ancora aggiungere qualcosa, Presidente. Con l'approvazione della legge sulla montagna, con questa legge sull'agroindustria, e con quelle che sono in discussione presso la Commissione che ho la fortuna e l'onore di presiedere sui distretti agroindustriali, si completa un quadro legislativo che considero significativo dal punto di vista della modernizzazione e dell'approccio della Regione Piemonte nei confronti dei nostri sistemi economico-sociali dell'agricoltura e della montagna.



PRESIDENTE

Ringrazio i colleghi per il lavoro di ieri, oltre che per il lavoro di oggi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Casoni; ne ha facoltà.



CASONI William

Nel preannunciare il voto favorevole di Alleanza Nazionale a questo provvedimento, anch'io desidero ringraziare la Commissione che è pervenuta ad alcune modifiche del testo che riteniamo abbastanza importanti.
In particolare, volevo segnalare la disponibilità di tutta la Commissione ad accogliere gli emendamenti presentati da me, dal Consigliere Toselli e da altri Consiglieri del Polo, riguardanti l'inserimento degli imprenditori agricoli a titolo principale fra i destinatari di questi fondi regionali e anche all'inserimento delle aziende private che, sicuramente impiantandosi in questo settore possono creare nuovi posti di lavoro in regione e il valore indotto della trasformazione può rimanere in Piemonte.
Questi due emendamenti sono stati per noi fondamentali per approvare definitivamente, in Commissione, questa legge. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossi.



ROSSI Giacomo

Grazie, Presidente. Ho chiesto la parola nella discussione sul testo unificato: "Intervento regionale per lo sviluppo del sistema agroindustriale piemontese" per esprimere i motivi del voto favorevole del Gruppo Federalista Liberaldemocratici.
Questa legge sottolinea la necessità di dare vigore all'agroindustria piemontese, oggi gravemente in ritardo rispetto alle necessità del comparto agricolo regionale.
Troppe sono le occasioni in cui i prodotti della nostra regione, per essere trasformati e commercializzati, devono essere trasferiti in aziende extra-regionali.
Buona parte del valore aggiunto non ricade quindi sulla nostra economia, ritardando lo sviluppo di questo settore e spesso creando le premesse per una difficile sopravvivenza sul mercato nazionale e comunitario.
Naturalmente le premesse del testo legislativo tenevano principalmente conto dell'importanza di canalizzare tutte le risorse su grandi iniziative prima cooperative ma anche private.
La serie di emendamenti approvata dal Consiglio riconsidera l'attuale natura del settore agroindustriale, destinando parte delle risorse ai singoli agricoltori a titolo principale: sono risorse destinate all'adeguamento di impianti di trasformazione e commercializzazione che consentiranno al singolo imprenditore di investire in nuove tecnologie e di aumentare la propria competitività sul mercato.
E' una fascia non trascurabile di imprese che possono costituire un fertile substrato per lo sviluppo della più grande iniziativa industriale e che comunque sono già fin d'ora in grado di assicurare un indiscutibile potenziale occupazionale.
Tra le finalità della legge in esame il nostro Gruppo segnala la necessità di valorizzare le produzioni agricole e zootecniche tipiche e tradizionali piemontesi, le sole che possono dare identità e riconoscibilità alle aree di provenienza anche dal punto di vista della qualità dei prodotti trasformati.
In questo senso consideriamo di grande interesse l'integrazione verticale dei componenti delle diverse filiere agroindustriali, sempre che non servano a promuovere iniziative poco qualificanti che entrino in competizione con analoghe iniziative già presenti altrove.
Riteniamo invece prioritario l'intervento sulle imprese che mirano alla specificità del prodotto Piemonte in termini di qualità di produzione e trasformazione, su quelle imprese cioè che operano per la promozione dell'immagine della nostra Regione.
Concludendo voglio sottolineare l'impegno, la disponibilità e l'intelligenza che Giunta e Consiglio, che l'Assessore Bodo e il Presidente della III Commissione Riba e tutti i colleghi che hanno collaborato alla definizione del testo di legge che stiamo per approvare, hanno saputo dimostrare, superando le intenzioni di chi sta operando per creare un clima politico tormentato. Il Consiglio regionale del Piemonte in occasioni come questa sa dimostrare che sui grandi temi, nell'interesse dei nostri concittadini, l'interpretazione è sempre oggettiva e svincolata da impostazioni pregiudiziali.
Concludo ricordando che, in piena coscienza, il Gruppo Federalisti Liberaldemocratici si esprime a favore del testo di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Toselli.



TOSELLI Francesco

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, desidero non aggiungere altro agli interventi testé fatti dai colleghi Consiglieri. Intervengo soltanto per esprimere il voto favorevole del mio Gruppo. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bellion.



BELLION Marco

Anch'io, brevemente, annuncio il voto favorevole del Gruppo PDS; è un voto favorevole fortemente voluto.
Vorrei, però, brevissimamente ricordare che questa legge arriva in un momento in cui l'agricoltura piemontese ha vissuto, negli ultimi anni processi di ristrutturazione e di riconversione - come già ricordava il Presidente Riba - ampi ed importanti, sia per intensità che per qualità con medie decisamente superiori a quelle nazionali.
Se da una parte abbiamo un quadro abbastanza disastroso, dal punto di vista del calo della superficie totale delle aziende agricole, il drastico ridimensionamento del patrimonio bovino piemontese, la situazione delle aziende a vino, dall'altra occorre sottolineare come l'ammodernamento strutturale e il progresso tecnico abbiano grandemente aumentato la produttività dell'agricoltura piemontese.
Se dal '70 ad oggi, con meno della metà delle giornate di lavoro, il valore della produzione vendibile è aumentato sicuramente in termini reali di oltre il 40%, malgrado ciò, l'import export agroalimentare piemontese è in saldo negativo e questo avviene con costanza nel tempo. Proprio in considerazione di questi ultimi dati assume una rilevanza importante l'approvazione della legge per lo sviluppo del sistema agroindustriale piemontese, che pone come destinatari degli interventi, come veniva già ricordato, sia le cooperative agricole e i loro consorzi, le associazioni dei produttori riconosciute, sia gli imprenditori agricoli a titolo principale, sia le società di capitali e gli imprenditori, le imprese di trasformazione, seppure limitatamente ad una parte degli interventi finanziabili.
Le finalità della legge, che il Presidente Riba ha illustrato riteniamo però possano essere perseguite nella loro interezza solamente se la Giunta e l'Assessore sapranno con celerità dare attuazione a tutte le scadenze previste e alla messa in campo di quegli strumenti di pianificazione territoriale quali possono considerarsi i piani di settore e i distretti.
Mi si consenta, infine, una raccomandazione alla Giunta e agli Assessori Bodo e Vaglio, affinché nelle istruzioni operative riguardanti i particolari criteri e le metodologie per l'applicazione della presente legge - istruzioni operative che la Giunta dovrà provvedere a formulare la collina e la montagna piemontese non vengano per l'ennesima volta dimenticate, rendendo anche in questo settore vuoti e vani i dettami della legge nazionale sulla montagna, laddove se ne richiama la necessità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeli.



ANGELI Mario

Vorrei solo annunciare il voto favorevole del mio Gruppo e ringraziare il Presidente della Commissione agricoltura e gli Assessori che ci hanno aiutato per gli emendamenti. Hanno permesso di avere l'unanimità con la loro capacità di sopportare - possiamo dire del Presidente Riba - il nostro modo di atteggiarci. Crediamo di aver fatto un buon lavoro e voglio ancora ringraziare gli Assessori che hanno partecipato, in modo particolare il Presidente Riba.



PRESIDENTE

Ringrazio tutti voi per il lavoro che avete svolto.


Argomento: Problemi energetici

Comunicazione del Presidente del Consiglio relativa alla visita alla Centrale nucleare Superphenix e sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Prima di passare all'esame degli articoli e alla loro votazione desidero informare il Consiglio che le autorità francesi ed i dirigenti della centrale Superphenix hanno accolto la richiesta di una visita da parte della Regione Piemonte, per cui nella settimana che va dall'11 al 15 dicembre è possibile organizzare tale visita in quella centrale probabilmente ipotizzando le giornate di mercoledì 13 e giovedì 14.
Probabilmente occorrerà un giorno e mezzo; ci metteremo d'accordo sia nella Conferenza dei Capigruppo, sia per quanto concerne le Commissioni interessate, proprio per organizzarci al meglio.
Il secondo avviso che devo fare è il seguente: è pervenuta alla Presidenza la necessità di approvare una proposta di legge relativa a "Interventi per la realizzazione dei nuovi ospedali di Biella ed di Asti" interventi che devono essere approvati entro il 30 novembre.
Di conseguenza domani, contrariamente alle previsioni che mi ero fatto visto che abbiamo esaurito quasi tutti gli argomenti alla nostra attenzione, il Consiglio si riunirà nuovamente alle ore 11 (d'altra parte era stata programmata una sessione di tre giorni), successivamente alla riunione della IV Commissione (fissata per le ore 10), della I Commissione (fissata per le ore 10,15) e della IV Commissione (fissata nuovamente per le ore 10,30).
Il Consiglio domani inizierà alle ore 11 precise; crediamo di poter chiudere i nostri lavori entro le ore 13.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Produzione e trasformazione dei prodotti

Esame testo unificato dei progetti di legge n. 30 e n. 13: "Interventi regionali per lo sviluppo del sistema agroindustriale piemontese" (seguito)


PRESIDENTE

Passiamo ora alla votazione degli articoli del progetto di legge n. 30.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 37 astensioni 4 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 37 astensioni 4 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 37 astensioni 4 L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 37 astensioni 4 L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 37 astensioni 4 L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 37 astensioni 4 L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 37 astensioni 4 L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 37 astensioni 4 L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 37 astensioni 4 L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 37 astensioni 4 L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 37 astensioni 4 L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 37 astensioni 4 L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 37 astensioni 4 L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 37 astensioni 4 L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 37 astensioni 4 L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 37 astensioni 4 L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 37 astensioni 4 L'art. 17 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 51 hanno risposto SI' 47 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche) - Ricerca scientifica (Istituti regionali di studi e ricerche)

Esame proposta di deliberazione n. 86: "Centro studi e ricerche storiche sull'architettura militare del Piemonte con sede nel Forte di Exilles (L.R. 10/11/1992, n.


PRESIDENTE

48, art. 8) - Statuto"



PRESIDENTE

Esaminiamo infine la proposta di deliberazione n. 86, di cui al punto 18) all'o.d.g.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 50 Consiglieri presenti (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,55)



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