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Dettaglio seduta n.24 del 22/11/95 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interpellanza n. 25 dei Consiglieri Chiezzi e Simonetti relativa all'assistenza medica agli anziani malati cronici dell'Istituto di Corso Unione Sovietica ed interpellanza n. 73 dei Consiglieri Chiezzi, Moro e Simonetti relativa alla riorganizzazione dell'Ospedale di Varallo Sesia


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo congiuntamente l'interpellanza n. 25 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Simonetti e l'interpellanza 73 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Moro e Simonetti.
Risponde l'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

L'interpellanza dei Consiglieri Chiezzi e Simonetti attiene principalmente all'assistenza medica agli anziani ospiti presso l'Istituto di Corso Unione Sovietica, Istituto di riposo per la vecchiaia con 286 posti letto.
Nell'interpellanza si fa riferimento anche all'Istituto Carlo Alberto di Corso Casale.
In entrambi gli istituti l'assistenza medica infermieristica e riabilitativa è fornita dalla Divisione di Geriatria delle Molinette (diretta dal prof. Fabris), altamente qualificata a rendere questo servizio. La convenzione è stata rinnovata nel luglio scorso e ha scadenza il 31 dicembre.
Domani in Assessorato incontrerò, unitamente all'Assessore Migliasso il Direttore generale della USL 1 e della USL 2, Unità sanitarie locali territoriali di pertinenza per quanto riguarda i due istituti, e il Direttore generale delle Molinette dottor Carnevali per prolungare la convenzione per quanto riguarda l'assistenza medica, infermieristica e riabilitativa con il prof. Fabris e con l'équipe di riferimento.
La convenzione sarà rinnovata solamente per il 1996, perché per quanto riguarda il 1997 e gli anni successivi sarà necessario che i Direttori generali delle UU.SS.LL. 1 e 2 decidano sul da farsi.
Per quanto riguarda invece la richiesta di informazione in merito all'assistenza agli anziani, e ferma restando la competenza precipua del collega Goglio, posso segnalare quanto segue: ad oggi, oltre ai 204 posti attivi presso l'Istituto Carlo Alberto e i 286 presso l'Istituto di Corso Unione Sovietica, è funzionante a Torino, in Via Valgioie, una sola RSA con 40 posti letto. Ci è stato assicurato nei giorni scorsi che, a fine febbraio 1996, dovrebbe entrare in funzione con 78 posti letto la RSA di Via Braccini, dove, come sapete, si sperimenterà una gestione pubblico privata, nuova per quanto riguarda la sanità piemontese.
La USL garantirà l'assistenza medica, mentre sarà appaltata l'assistenza riabilitativa, infermieristica e quant'altro compete per ospitare gli anziani.
Devo altresì comunicare che sono già al CIPE i progetti per la realizzazione di altre tre RSA in Torino, e per la precisione RSA di 80 posti letto: una sarà in Via Plava, una in Via Tirreno ed un'altra in Via Botticelli.
Per rimanere in materia anziani, il collega e il sottoscritto sono consapevoli che il problema degli anziani è un problema che deve essere affrontato con assoluta priorità, utilizzando tutte le risorse disponibili che per il passato sono state, purtroppo, utilizzate marginalmente.
Mi riferisco all'assistenza domiciliare integrata e ai molti fondi dell'ex art. 20 della legge n. 67/88 per quanto riguarda l'edilizia sanitaria.
Nel nuovo Piano sanitario, che spero di portare in Consiglio per fine maggio od inizio giugno, verrà prevista, in osservanza ai dettati legislativi entrati in vigore con i decreti n. 502 e n. 517, la riconversione di alcuni ospedali con meno di 120 posti letto, in particolare, quello di Varallo e quello di Canelli. Sono gli unici due ospedali con meno di 120 posti letto per i quali si prevede nell'immediato la riconversione.
In ottemperanza all'art. 3 della legge n. 724/94 che dava disposizione per la chiusura o la riconversione degli ospedali con meno di 120 posti letto, debbo comunicare quanto segue.
Gli ospedali della rete pubblica che al 31/12/1994 risultano con una dotazione di posti letto inferiore a 120, e devono quindi essere oggetto di adempimenti (ex art. 3 legge n. 724/94) sono i seguenti: a Torino l'Einaudi, all'USL 5 Giaveno, Susa, Avigliana, all'USL 6 Lanzo Canavese all'USL 12 Trivero, all'USL 11 Varallo, all'USL 13 Galliate, all'USL 15 Caraglio, Busca, Boves, all'USL 19 Canelli.
Applicando i criteri definiti dalla deliberazione di Giunta n. 7346441 del 1995, la ridefinizione delle funzioni di tali presidi porterebbe alla situazione sotto elencata: trasformazioni in RSA, con disattivazione delle funzioni ospedaliere per gli ospedali di Lanzo Torinese, Trivero, Caraglio, Busca e Boves riconversione in sede distaccata senza autonoma accettazione con attività di sola area medica per gli ospedali di Varallo, Galliate e Canelli mantenimento in funzione quale ospedale autonomo in considerazione dei lavori edilizi in corso (perché sono i finanziamenti dell'ex art. 20) e dei ruoli assegnati al presidio in ragione della sua localizzazione e delle caratteristiche della Valle di Susa. Quindi, l'ospedale civile di Susa nonostante abbia meno di 120 posti letto, sarà rafforzato per quanto riguarda le strutture, perché gode di circa 7 miliardi previsti dall'ex art. 20, e anche per l'ubicazione del nosocomio stesso mantenimento transitorio in funzione e a supporto dell'ospedale di riferimento in attesa del completamento con il piano pluriennale di investimenti per Giaveno ed Avigliana. L'ospedale di riferimento è l'ospedale di Rivoli. Quindi, gli ospedali di Giaveno ed Avigliana continueranno ad essere a tutti gli effetti ospedali, ma per Giaveno ed Avigliana si prevede in un futuro non immediatissimo la trasformazione in struttura di lungodegenza e riabilitazione, comunque in strutture dove verrà mantenuta solo l'area medica.
Infatti, il grosso problema - che non è solamente economico - sono i reparti materno-infantili e i reparti di chirurgia. A fronte di spese notevoli che vanno messe indubbiamente in secondo luogo, perché è il cittadino che deve avere questa centralità nella nuova sanità, ci sono i rischi del reparto materno-infantile e del reparto di chirurgia che non abbiano a supporto tutto quanto necessita per le emergenze.
Tornando all'argomento degli anziani, sottolineo che oltre alle RSA che considero addirittura marginali nel momento in cui andremo ad avere un servizio di assistenza domiciliare integrato veramente degno di tale nome è prevista un'assistenza ospedaliera domiciliare valida, un day-hospital geriatrico, un ospedale chirurgico day-surgering e centri per malati di Alzheimer che sono previsti all'Einaudi e - se riusciamo a concludere l'atto di compravendita - all'INRCA di Via Farinelli. Quest'ultimo oltreché attrezzarlo per un poliambulatorio - il miglior poliambulatorio di Torino - potrebbe divenire un centro di riabilitazione di lunga degenza ed un centro di Alzheimer unitamente all'Einaudi, dove c'è stata data assicurazione che a metà dell'anno prossimo sarà già in funzione un centro di Alzheimer, riattando una scuola elementare.
La cosa più importante è istituire in tutte le UU.SS.LL. le unità di valutazione geriatrica. Questo come strumento per offrire il servizio più compatibile con la complessità del bisogno assistenziale. Quindi, non assistenza domiciliare integrata a tutti, ma un esempio di gestione dipartimentale di un problema sanitario cercando di razionalizzare le risorse disponibili.
Concludo dicendo che se effettivamente funzioneranno sia l'assistenza domiciliare integrata sia l'ospedalizzazione, e se riusciremo a razionalizzare il tutto, non avremo più bisogno degli ottomila posti letto per anziani, che in realtà rappresenterebbero il 10% di quelle ottocentomila persone che hanno più di 65 anni di età in Piemonte.
Quanto ho detto è una bozza di programmazione per quanto riguarda il problema anziani.
Presenterò in Giunta, prima di fine anno - tra l'altro questo è anche un motivo per evitare i ricoveri impropri - l'organizzazione di un telesoccorso per anziani, che esiste già in molte nazioni europee. Tale soccorso consisterebbe in una centrale operativa 24 ore su 24 e collegata con appositi apparecchi, agli anziani che ne fanno richiesta.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non sono totalmente soddisfatta della risposta fornita dall'Assessore.
L'Assessore si è dimostrato bravo ad essere molto vago, ci ha descritto la situazione dei piccoli ospedali al di sotto dei 120 posti letto, però in riferimento all'interpellanza che abbiamo presentato sull'istituto di Corso Unione Sovietica, sull'assistenza medica agli anziani, sono state poche le risposte precise che desideravo avere.
A proposito del servizio di geriatria delle Molinette, l'Assessore ha semplicemente detto che la convenzione sarà rinnovata perché ha scadenza il 31 dicembre, scadenza che dovrà essere prolungata per far fronte ad alcuni servizi.
Anche in riferimento agli interventi che la Regione intende attuare nei confronti delle UU.SS.LL. che non funzionano, in quanto prive di servizi e di strutture adeguate per l'assistenza medica agli anziani, le risposte precise che volevo sono state poche.
Si è detto che bisogna far funzionare le UU.SS.LL. con una forma di organizzazione e di razionalizzazione, per fornire migliori servizi anche per quanto riguarda la geriatria che, come sappiamo, è un problema da affrontare; però quali siano i tempi non si è detto.
Oltre ai buoni propositi, alla buona volontà di intervenire - perch sono servizi che servono, di cui i cittadini hanno bisogno - come si intende intervenire? Con quali interventi precisi, con quali tempi? O non ho appreso io, o non è stato detto nulla in proposito.
Innanzitutto le RSA sono un problema forte, perché nella cintura di Torino esiste una sola RSA. Anche gli Assessori Goglio e D'Ambrosio dovrebbero porsi tale problema, che non è da poco.
L'Assessore ci ha detto che, di fronte alla riorganizzazione della rete ospedaliera, alcuni ospedali verranno trasformati in RSA; attendiamo che il CIPE licenzi i tre progetti che prevedono la loro trasformazione in residenze assistenziali.
Ma per quando? Con quali tempi? Il fatto che in Via Plava, in Via Tirreno e in Via Botticelli ci sia un progetto non significa nulla; questo potrebbe essere realizzato fra trent'anni. Il buon proposito serve a poco se non a tranquillizzare, magari, i cittadini.
Penso a Giaveno. Non è il caso di difendere l'indifendibile, per cui non ci sentiamo di difendere tutti gli ospedali anche con meno di 120 posti letto, però è anche vero che se dico a quei cittadini che tolgo l'ospedale ed offro altri ospedali in alternativa, devo anche assicurare che, nel momento in cui quell'ospedale viene riconvertito e trasformato in qualcos'altro, avranno un altro servizio sanitario, un altro ospedale che funzioni, che offra loro dei servizi; altrimenti i cittadini si sentono presi in giro!



PRESIDENTE

La parola all'Assessore D'ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Comprendo la posizione della Consigliera Simonetti, comprendo la sua, a volte, velata ironia. La sua posizione contraddittoria è comprensibile, ma penso di aver risposto alle domande poste nella sua interpellanza.
Lei mi chiede cosa facciamo nell'immediato per quanto riguarda l'istituto di Corso Unione Sovietica e del Carlo Alberto. Penso di averle risposto che cosa intendiamo fare nelle UU.SS.LL., affinché si attivino per la costruzione e per l'assistenza agli anziani. Penso di averle detto che i fondi che la Regione Piemonte aveva da ormai quattro o cinque anni non sono stati utilizzati e che le RSA potevano essere costruite già da tempo.
Le tre RSA di Torino, nel momento in cui il CIPE licenzierà le pratiche, secondo me, potranno essere costruite in breve tempo.
Indubbiamente ci sarà il problema della gestione, però sono cose che penso non siano fantasiose nel momento in cui le rispondo in questi termini.
La USL 11 di Vercelli e la USL 5 di Rivoli sono quelle che hanno incontrato maggiori difficoltà e che effettivamente hanno maggiori difficoltà. Infatti l'USL di Vercelli ha cinque presidi sanitari (Borgosesia, Gattinara, Varallo, Santhià e Vercelli) e l'USL di Rivoli ne ha quattro (Rivoli, Susa, Avigliana e Giaveno).
A prescindere dalla necessità assoluta di una rivisitazione di questi ospedali, e quindi di una programmazione diversa, per quanto riguarda Varallo debbo dire che indubbiamente ci saranno manifestazioni di protesta in tutti i Comuni, perché mi rendo perfettamente conto che il cittadino vuole che l'ospedale sia "costruito" vicino alla porta di casa.
Non è questa l'idea che si deve avere di una sanità pubblica moderna ed efficiente: l'ospedale deve essere il luogo riservato alle patologie acute e non ai tantissimi ricoveri impropri, come avveniva nei piccoli ospedali.
L'ospedale di Varallo Sesia (67 posti letto con tasso di utilizzo del 57%) era sicuramente tra quelli che dovevano essere riconvertiti.
Il Direttore generale della USL il 22/9/1995, con deliberazione n.
2830, ha presentato un progetto di riconversione funzionale dell'ospedale di Varallo basato sulla trasformazione in sede staccata dell'ospedale di Borgosesia, con dotazione di reparti di sola area medica. Precisamente, si tratterebbe di un reparto di medicina per lungodegenti, in collegamento funzionale con l'ospedale di Borgosesia e con un reparto di recupero e riabilitazione funzionale di nuova istituzione. Per il reparto di recupero e riabilitazione, il Direttore generale della USL di Vercelli ha concordato una convenzione con la Fondazione Salvatore Maugeri - Clinica del lavoro e della riabilitazione di Veruno.
Farò avere copia di tale convenzione che, a noi, è parsa ottimale soprattutto perché recepisce interamente le richieste degli amministratori della zona, quindi non solo del Sindaco di Varallo, ma di tutti i Sindaci della zona.
Mi sono recato due-tre volte a Varallo per cercare di dialogare e convincere la popolazione del fatto che questa struttura non poteva continuare ad essere una struttura ospedaliera. Ovviamente ho dato rassicurazioni sul fatto che, nel momento in cui il Pronto Soccorso come tale non funzionerà più, ci sarà comunque stabilmente un'ambulanza medicalizzata, oltre al fatto che sono stati previsti nella convenzione tutti gli ambulatori, così come da richiesta dei Sindaci della zona.
Per la precisione, nel presidio di Varallo resterà l'ambulatorio di pronto intervento diurno ed accettazione, un centro di prelievo, un servizio di radiodiagnostica, un servizio (questo è stato uno sforzo da parte della Direzione generale della USL) di neuropsichiatria infantile e un modulo di neurologia. Siccome c'era una tradizione neurologica in tale ospedale, il Direttore generale ha fatto in modo che tali servizi rimanessero a Varallo.
Vi sarà inoltre un servizio di recupero e di riabilitazione, un day hospital, una piastra ambulatoriale plurispecialistica, un ambulatorio di terapia antalgica e il modulo di neurologia già accennato. Questo è quanto si prevede non in futuro, ma nell'immediato, per Varallo.
Ovviamente la contestazione continua; ho saputo nei giorni scorsi che il Presidente della Provincia di Vercelli ci farà pervenire la richiesta di istituzione di una USL valsesiana. Da tale richiesta si sono dissociati gli amministratori di Gattinara e di Borgosesia. A me pare che la richiesta nonostante le considerazioni di zona montana, abbia delle difficoltà ad essere accettata.
Secondo il mio parere, per quanto riguarda queste zone montane, sarebbe prioritario garantire un servizio di emergenza "118" veramente ottimale perché solo così potremmo far fronte alle esigenze della popolazione locale.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Con l'interpellanza n. 73 desideravamo semplicemente sapere se l'ipotesi di riconversione dell'ospedale di Varallo fosse ritenuta legittima dalla Regione Piemonte.
L'Assessore ha garantito che, nell'immediato, tale riconversione sarà effettuata; quindi, su questo punto mi ritengo soddisfatta.
Approfitto dell'occasione per invitare l'Assessore, anche di fronte ad altre interpellanze, a tenere un tono un po' più preciso perché talvolta mi pare che, anche in Commissione, i problemi siano valutati un po' superficialmente, mentre siamo di fronte ad una situazione per cui lei Assessore, deve governare la sanità.
In Commissione, ad esempio, l'Assessore ha esposto il suo programma secondo me non era un programma, ma solo delle valutazioni di buona volontà. In riferimento a ciò mi ritengo molto insoddisfatta.
Quindi, mi auguro che, di fronte ad alcune situazioni pur esaminate caso per caso, l'Assessore esponga anche in Consiglio, in una forma di dibattito, la modulistica per attuare seriamente una politica sanitaria.



PRESIDENTE

La parola ancora all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Consigliera Simonetti, traspare sempre nei suoi interventi una vena polemica.
In Commissione non ho presentato la programmazione sanitaria della Regione, ma delle linee di massima. Mi rendo conto che non era né un piano sanitario né una programmazione definita - e questo in quella sede l'ho precisato - ma ho toccato ugualmente tutti i punti su cui stiamo lavorando.
Mi consenta almeno una considerazione senza alcuna polemica. Il mio lavoro all'Assessorato è iniziato quattro mesi fa. Non ho né la bacchetta magica né, tanto meno, la possibilità di attuare una programmazione definita senza conoscere innanzitutto le realtà del Piemonte.
Ricordi, Consigliera Simonetti, che una delle cose più gravi è il fatto che la sanità piemontese è sempre stata torinocentrica.
Ho visitato tutte le UU.SS.LL. del Piemonte (non ho ancora visitato l'ospedale di Tortona); quindi, ad oggi, ho la cognizione personale precisa di tutte le situazioni per quanto riguarda le varie problematiche locali posti letto compresi. Lei ritiene che l'Assessore poteva ugualmente venirne a conoscenza, nonostante i miliardi che si sono spesi per la rete informatica negli anni scorsi? Ho dovuto, USL per USL, ospedale per ospedale, farmi dire il numero dei posti letto presenti nei vari reparti: in chirurgia, in medicina, e in quanti altri.
In Commissione ho detto che sono disponibile ad essere presente, alla fine di ogni mese, per relazionare sullo stato di lavoro relativo alla definizione del Piano sanitario e della programmazione.
Sono disponibile e consapevole delle inderogabili priorità; mi permetta perciò di non accettare che lei mi dica di essere confusionario in quanto le cose non sono definite. Il sottoscritto, le posso assicurare, non è assolutamente confusionario. La ringrazio.



PRESIDENTE

Assessore, la ringraziamo anche per il lavoro che ha sempre svolto, che conosciamo e che la provincia piemontese conosce.


Argomento: Viabilità

Interrogazione n. 61 dei Consiglieri Manica e Riba relativa alla variante ai centri abitati di Correggio e Borgomanero


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 61, presentata dai Consiglieri Manica e Riba, alla quale risponde l'Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

In merito all'interrogazione n. 61 si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La sospensione dei lavori del secondo lotto della variante all'abitato di Borgomanero e della relativa perizia di variante fu attuata per due motivi: 1) richiesta da parte del Comune di Borgomanero di riprogettare lo svincolo di uscita e di accesso alla variante in località Santa Cristina 2) richiesta di modifica del progetto da parte del Servizio regionale OO.PP., per la parte relativa all'attraversamento del torrente Gevola; era stata proposta una soluzione progettuale non accettabile dal punto di vista idraulico, per l'elevata incompatibilità dell'infrastruttura stradale in caso di esondazione del torrente.
La perizia di variante, che prevede una ridefinizione altimetrica del progetto originario e non planimetrica, è attualmente in corso di approvazione da parte dell'ANAS, e dovrà successivamente essere approvata dagli organi regionali competenti.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Molto brevemente rispetto alle cose dette dall'Assessore. Ho appreso della difficoltà di ordine tecnico delle richieste avanzate dalle Amministrazioni locali. Solleciterei l'Assessore ad un'attenzione particolare a questo problema e magari ad una verifica, con un incontro specifico con i Comuni interessati e l'Amministrazione provinciale che proprio in questi giorni, si sta occupando della vicenda specifica. Sarebbe importante determinare un tavolo triangolare.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Manica.


Argomento: Viabilità

Interrogazione n. 62 del Consigliere Riba relativa alla circonvallazione dell'abitato di Montà d'Alba - SS n. 29


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione n. 62 presentata dal Consigliere Riba.
Risponde l'Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

In merito all'interrogazione n. 62 si forniscono i seguenti elementi di risposta.
I lavori di costruzione della variante all'abitato di Montà d'Alba furono sospesi dall'ANAS nel marzo 1993, in quanto i lavori erano stati aggiudicati con trattativa privata, successivamente ritenuta non legittima dall'Autorità giudiziaria, in quanto non sussistevano i motivi di urgenza e indifferibilità necessari per attivare l'aggiudicazione a trattativa privata; il contratto di appalto non fu mai perfezionato.
Ci sono allora da fare queste considerazioni: attualmente il progetto è all'esame della Direzione generale dell'ANAS per la definizione del contenzioso tra ANAS ed impresa aggiudicatrice dei lavori. Su di esso deve pronunciarsi la Commissione nazionale istituita ai sensi dell'art. 6 del DL n. 400/95.
La variante in oggetto è stata compresa nell'accordo di programma tra Stato-Regione-ANAS siglato nell'aprile 1994 e del quale attendiamo risoluzioni definitive.
Il finanziamento di 70 miliardi per il completamento dell'opera è previsto nella proposta di programma triennale ANAS 1994/1996 non ancora approvato e finanziato, per le note vicende di cui si è parlato ieri anche in Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Non dico che la risposta non mi abbia soddisfatto, ma credo che la situazione non soddisfi nessuno, neanche l'Assessore Masaracchio.
Ho sollevato il problema perché su questi punti c'è stata una confusione che, in qualche modo, abbiamo il dovere di chiarire.
Credo sia successo questo: l'ANAS ha assegnato i lavori a trattativa privata sulle basi delle vigenti disposizioni, poi ci sono state le vicende di Tangentopoli, è cambiato il Ministro e hanno sospeso i lavori per una revisione. Ho ragione di ritenere che in queste condizioni si paghino delle penali che costeranno più dell'opera, perché l'azienda che ha regolarmente concluso un contratto ha diritto alla penale per tutti i giorni in cui non gli è consentito di lavorare. E' vero, Assessore Masaracchio? La spesa sta quindi diventando esorbitante. Non soltanto, ma l'ANAS e il Ministro hanno avuto tutto il tempo per rivedere ciò che eventualmente era necessario rivedere, ed attualmente la situazione giace senza che esista un percorso previsto e dei tempi certi o anche soltanto incerti, ma approssimativamente comunicati, nei quali si prevede che possano essere ripresi questi lavori.
In tutta la provincia di Cuneo esiste una situazione che ha dell'inverosimile; la circonvallazione di Fossano finisce con una rampa alta tre metri e si butta nel vuoto, si butta nel vuoto con una rampa alta tre metri e i lavori sono stati sospesi e mai più ripresi; problemi di progetto, di finanziamento, per cui è difficile venirne a capo.
Gli interventi sulla strada del Colle della Maddalena - oggetto di un'interrogazione successiva, alla quale credo l'Assessore Masaracchio risponderà - sono stati ugualmente consegnati alle ditte e poi ne è stata ordinata la sospensione. Questa è una strada statale di grande comunicazione che si svolge attraverso tornanti, i quali accedono poi al centro abitato dove frequentemente i TIR si incastrano l'uno con l'altro bloccano il traffico per alcune ore, buttano giù naturalmente i balconi una situazione da Terzo Mondo.
Chiedo all'Assessore Masaracchio e alla Giunta che ci sia un atto specifico di convocazione dell'ANAS presso l'Assessorato e gradirei poter partecipare a questo incontro per avere un quadro esauriente, in modo che le notizie di merito non circolino attraverso il mercato clandestino, per cui di volta in volta - non accuso voi, naturalmente - nella indisponibilità di materiale di informazione, si apprendono notizie in genere sbagliate, ne viene data comunicazione attraverso gli organi di stampa e poi, per dirla in termini anche un po' rozzi, noi facciamo una figura da "cioccolatai" su queste cose.
Nessuno sa niente, nessuno dice niente, nessuno capisce niente, le imprese dicono: "Lasciate pure, tanto noi riscuotiamo le penali, che è meglio che fare i lavori!". Ma si può consentire all'ANAS di mantenere una situazione di questo genere? I tempi li hanno avuti tutti, ormai sono passati mesi, hanno cambiato il direttore generale, ora c'è D'Angiolino.
Quindi, se l'Assessore concorda, ritengo sia necessaria una sede di incontro, in cui, se si ritiene opportuno, siano convocati anche i Consiglieri del territorio interessato - chiedo di poter partecipare anch'io - per poter fare chiarezza su questa annosa questione, difficile da sostenere nei termini in cui ora si pone.



PRESIDENTE

Assessore, vuole dare una risposta aggiuntiva al "burocratese" di prima?



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Devo dire, Presidente, che comunque fra le righe della mia risposta si intuivano i problemi che sono stati posti dal collega Riba.
Mi corre l'obbligo di affermare questo giudizio: le interrogazioni non sempre sono strumentali, ma possono essere l'occasione opportuna anche per la Giunta affinché vi sia una presa di posizione ufficiale da parte del Consiglio.
Quindi, ringrazio il collega Riba e lo rassicuro di una cosa molto importante: in Giunta è stata già posta la priorità politica delle situazioni che riguardano sia la zona del cuneese, in condizioni così tanto precarie per taluni fatti che sono all'ordine del giorno, sia per quanto riguarda talune altre situazioni nel territorio della provincia di Torino.
Questo ha fatto nascere un certo scandalo perché sui giornali si è detto che il sottoscritto pare sia il "leviatano" che decide dove fare le strade oppure no. Ma non è vero! Le competenze sono del Governo, e quindi anche dell'ANAS. Forse non dovrei dirlo, ma è l'occasione buona per ribadirlo: pare che l'ANAS abbia dei motivi ostativi nei confronti del Piemonte.
Non so che cosa sia successo nel passato attraverso le società autostradali o gli imprenditori delle strade, ma certo è che D'Angiolino quando si parla del Piemonte, dà risposte non rassicuranti, come se l'ANAS ci fosse avversa.
Si sta tentando di ovviare al problema con un rapporto diretto con l'ANAS. La mia indicazione è di indire una mini conferenza di servizi per esaminare questi problemi; la Commissione dovrebbe essere presente, quindi anche il Consigliere Riba che è interpellante e Consigliere interessato nel territorio. Torno a ringraziare e cercherò di adempiere a questo dovere.



PRESIDENTE

La ringrazio per la sua integrazione.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza n. 173 dei Consiglieri Chiezzi, Papandrea e Simonetti relativa ai tagli occupazionali al GFT


PRESIDENTE

Prima di esaminare l'interpellanza n. 173, desidero fare una breve precisazione in merito all'interpellanza n. 162 dei Consiglieri Chiezzi Simonetti e Papandrea relativa alla linea metropolitana Torino-Collegno: tale interpellanza possiamo ritenerla superata perché l'Assessore Masaracchio ha già risposto nella seduta di ieri.
Esaminiamo ora l'interpellanza n. 173 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Papandrea e Simonetti.
La parola al Consigliere Papandrea per l'illustrazione.



PAPANDREA Rocco

Per quanto riguarda l'aspetto sindacale, la vertenza ha già trovato soluzione, credo che l'Assessore nella sua risposta lo dirà. Però voglio illustrare l'interpellanza, perché questa vertenza, sebbene sia meno significativa di quella dell'Alenia, dell'Olivetti e di altre situazioni piemontesi, tuttavia riguarda 190 lavoratori in esubero, che non sono pochi.
Una prima considerazione è il fatto che spesso ci troviamo a discutere di queste cose. Purtroppo, troppo spesso! Sabato scorso la maggiore azienda della nostra regione, la FIAT, ha annunciato che si torna ad utilizzare la cassa integrazione ordinaria per smaltire un eccesso di produzione e che, a partire dal mese di dicembre/gennaio, a rotazione saranno messi in cassa integrazione tra i 6/7 mila lavoratori. Questo sicuramente avrà delle ricadute sull'indotto auto: probabilmente altre aziende collegate alla FIAT adotteranno provvedimenti simili.
Ricordo che, poco tempo fa, avevamo discusso della FIAT. La risposta che mi aveva lasciato insoddisfatto, era basata sull'ottimismo: "Le cose stanno andando bene", "I tempi sono migliori rispetto ad un paio di anni fa".
Invece, purtroppo, vediamo che, come anche il caso FIAT dimostra, c'è di nuovo un'emergenza, e che la fase di ripresa è stata una parentesi.
Nella nostra regione c'è un'emergenza occupazionale seria e credo che da parte nostra, occorra, al di là dei singoli casi e della soluzione che trovano e di cui poi vedremo, un approccio globale all'intera questione.
Occorrerebbe avere l'occasione di discutere in modo globale il problema occupazione, studiando gli strumenti e i modi con cui frenare, da una parte, il processo di deindustrializzazione nella nostra regione e dall'altra, affrontare il problema occupazionale, che è già di per s grave, ma che rischia di diventare insostenibile se si aggiungono sistematicamente i fenomeni di crisi.
Credo quindi che, oltre alla risposta per i singoli casi, dovremmo andare ad una discussione e ad un approccio globale del problema.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Per quanto riguarda la risoluzione del problema devo confermare quanto detto dal Consigliere Papandrea.
Ci troviamo di fronte ad un caso che potrebbe essere emblematico: un'azienda che si accolla tutto l'onere della formazione professionale, del collocamento - da qui a poco - di almeno cinquanta unità, e poi di quello che si definisce, con termine esterofilo, autoplagement (l'azienda, in mancanza di tutto ciò che si attende dalle attività interinali, diventa essa stessa Ufficio di collocamento) attraverso un'attività che, come risulta dal documento sottoscritto dai Sindacati e che ho consegnato agli interroganti perché ne avessero diretta cognizione, è molto apprezzabile.
Si spera che nel tempo questo possa accadere con le altre aziende, di modo che la politica attiva dell'Assessorato al lavoro possa diventare una cosa seria più di quanto non lo sia stata nel passato.
Per quanto riguarda poi il rapporto con i Sindacati - ne approfitto scherzosamente per dirlo, visto che una nota graziosissima comparsa su un foglio di Rifondazione Comunista mi indica in un continuo stato confusionale tra una riunione e l'altra fra Sindacati e lavoratori che perdono il posto - voglio precisare che non sono certo io ad essere in una situazione confusionale, ma l'economia della Regione Piemonte che ancorquando presenti un quadro di trend positivo nel complesso generale del territorio, registra punti critici molto pericolosi per quel che riguarda la città di Torino e la sua area metropolitana. Io l'ho detto quando nessuno ancora voleva crederci. Avremmo potuto avere, da qui alla fine dell'anno, circa cinquemila posti di lavoro in meno; mi sembrava che questo fosse un limite massimo, purtroppo c'è da registrare che, in effetti, la perdita di posti di lavoro potrebbe essere molto più accentuata.
Sicuramente è effetto della tecnologia che apporta delle trasformazioni nell'ambito del mondo del lavoro, ma è anche effetto di tutta una problematica del mondo economico. E noi siamo davvero tanto in ritardo nella politica della riconversione delle attività economiche, quindi delle attività lavorative.
Dopodiché: come attivarci? Ieri sera in Giunta si è parlato del bilancio quale punto di riferimento per una progettualità che coinvolga tutti gli Assessorati, perché la politica attiva dell'Assessorato al lavoro comprende anche l'attività dell'Assessorato all'industria, alla formazione professionale, alla viabilità (sembra essere una struttura soltanto per fare lavorare le aziende che investono nel rifacimento dei manti stradali o nella costruzione delle nuove strade) un settore molto delicato, che dovrà coinvolgere tutte le problematiche dell'economia del territorio, anche quelle della montagna.
Questo è il progetto della Giunta, questo si discute in Giunta, questo sarà il problema che verrà posto all'attenzione del Consiglio regionale, e se tutti saremo uniti - e non certamente in "stato confusionale" - senza fare confusione fra i ruoli e le competenze delle parti ideologiche, il Piemonte potrà risolvere tanti problemi; altrimenti faremo soltanto delle chiacchiere e la demagogia scorrerà come fiumi per le strade di Torino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Spesso sento l'Assessore denunciare questa demagogia, ma la ritrovo anche nei suoi interventi.
Ad un Assessore si richiedono risposte più puntuali; mi rendo conto che l'Assessore Masaracchio è Assessore di un settore che, purtroppo, presenta dei grossi problemi, ma proprio questo richiede il massimo di serietà.
Faccio anche un esempio delle cose che ha detto lui e del tipo di accordo che, secondo me, è parzialmente positivo.
Ho letto l'accordo e non direi che è globalmente positivo, perch questa azienda alla fine riduce i posti di lavoro, cosa che non è facilmente accettabile da un gruppo finanziario, come la Gemina, che mi sembra abbia sperperato quantità enormi di denaro con operazioni finanziarie, magari sui cambi. Non si sono volute, anche in questo caso tentare strade diverse che mantengano i posti di lavoro.
Se, per esempio, per tutte le situazioni di crisi esistenti le aziende diventassero uffici di collocamento, si favorirebbero strumenti per trovare nuovi posti di lavoro; ma dove, se sono tutte in quella situazione? Il problema non è affinare il modo in cui si offre lavoro: se la domanda resta carente, se non si fa una politica di creazione di posti di lavoro, diventeranno tutti bravissimi nel formare lavoratori che non troveranno occupazione, cioè diventeranno degli ottimi uffici di collocamento che daranno al massimo lavori a termine e cose di questo genere, mentre l'intento della Regione è quello di bloccare questo tipo di processo.
Mi rendo conto che non si può dare una risposta nel momento in cui si discute del GFT. Però, proprio perché abbiamo discusso di più casi, come Viberti, Morteo ed ELCAP (potremmo fare un elenco lunghissimo), credo che occorra prendere coscienza ed intervenire in modo diverso. Il problema non è semplicemente affinare le tecniche, ma soprattutto ripensare una politica occupazionale.
Chiudo facendo un esempio: alla FIAT, ma soprattutto all'Olivetti (dove dicono di dover buttar fuori più di mille lavoratori), ci sono dei reparti dove si lavora il sabato e la domenica. Sabato scorso alla FIAT parecchia gente è andata a lavorare, ma non si fa il trasferimento da un reparto all'altro; i lavoratori di alcuni reparti vengono messi in cassa integrazione, oppure addirittura espulsi, mentre altri lavorano oltre 40 ore, spesso anche oltre 50 ore settimanali. La spiegazione va ricercata nella politica di queste aziende che tendono a massimizzare le risorse che hanno; probabilmente è una politica che non guarda in prospettiva gli interessi dell'azienda e del Paese. Dobbiamo almeno tentare, nel momento in cui ci sarà un confronto con queste aziende, di inserire questi problemi.


Argomento:

Sollecito risposta ad interpellanza


PRESIDENTE

Nel frattempo, Assessore, volevo dirle che era stata sollecitata dal Capogruppo del PDS la discussione sull'interpellanza sulle funzioni del dottor Peretti. Le sarei grato se potesse dare una risposta.



MASARACCHIO Antonino, Assessore regionale

Oggi no, perché non ho il testo della deliberazione votata in Giunta.
Se avessi la deliberazione la leggerei.



PRESIDENTE

Siccome era stata data assicurazione da parte del Presidente che sarebbe stata discussa in questa sessione consiliare, e non la vedo iscritta nelle comunicazioni della Giunta, volevo solamente ricordarglielo.



MASARACCHIO Antonino, Assessore regionale

Mi piacerebbe fare cenno diretto alla deliberazione.



PRESIDENTE

Come desidera.


Argomento: Norme generali sui trasporti

Interpellanza n. 187 dei Consiglieri Vindigni, Marengo e Manica relativa all'iscrizione all'o.d.g. dei lavori consiliari del secondo Piano regionale dei trasporti


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 187, presentata dai Consiglieri Vindigni, Marengo e Manica, alla quale risponde ancora l'Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Ho tutta una relazione che riguarda la politica dei trasporti, ma ne ho fatto cenno poco fa. E' vero che tutto il sistema dovrà essere riveduto corretto ed armonizzato, anche perché con l'avvento - mi si consenta questo termine - dell'Alta Velocità, sempreché si riesca a realizzare quest'opera tutto il sistema dei trasporti andrà rivisto e riorganizzato.
Nell'ambito di questa riorganizzazione posso preannunciare che sono stati fatti degli incontri con coloro i quali sono direttamente interessati, non tanto come utenti, ma come prestatori di strumenti di servizio.
Per non dilungarmi troppo dico che non è mai stato dedicato un reale interesse all'intermodalità, e dunque alla costituzione di nodi di interscambio, mentre per quanto riguarda il trasporto delle merci non si è mai andati al di là del finanziamento di alcuni centri intermodali lasciando nell'ombra le complesse problematiche ad esso relative.
Stiamo registrando, man mano che si va avanti nell'evoluzione delle cose e dei tempi e della politica, senza voler addebitare responsabilità a nessuno di quelli che hanno gestito precedentemente l'amministrazione della Regione, tutta una serie di problematiche che vanno risolte. Effettivamente vanno affrontate con la disciplina di ciò che è consentito non soltanto dalle risorse della Regione, per le competenze specifiche dei capitali che ci vengono dati per gli adempimenti, ma anche da quelle provenienti dalla politica nazionale.
Non ci sono autonomie: come per la politica del lavoro concordo pienamente con quello che è stato affermato dal Consigliere Papandrea. La Regione non può gestire l'attività imprenditoriale; semmai si vada a fare questo discorso ai sindacati che poi firmano la contrattazione ed, alla fine, addivengono ad un concordato. Ci diano le competenze specifiche per intervenire direttamente ed io, che sono stato sempre uno statalista, vi dico che lo Stato potrebbe essere la Regione Piemonte. Che venga lo Stato della Regione Piemonte, oltre agli Stati Generali di cui ha sempre parlato egregiamente il Presidente del Consiglio. Avremo anche uno Stato della Regione Piemonte. Interveniamo direttamente, poi ciascuno metterà in campo le proprie capacità, non dico le proprie competenze.
Sul piano della lettura esatta delle cose mi pare che, sapendo leggere e scrivere, alla fine tutti abbiamo degli intendimenti, tranne che non ci sia una volontà perversa, da parte di chi gestisce il potere, di gestirlo malamente in modo che le cose vadano "a ramengo" e, alla fine, si possano trovare soluzioni di una rivoluzione che sta oltre il confine.
Detto questo, riguardo all'interpellanza - e sono qui disposto a fornire il testo integrale della risposta che articola tutta la lettura delle problematiche indicate nell'interpellanza - molto semplicemente dico che, per quanto riguarda le linee strategiche del secondo Piano regionale dei trasporti e quindi anche il disegno di legge di modifica della legge n.
1/86, è mia intenzione sottoporre entrambi alla Giunta regionale entro il mese di gennaio, con la trasmissione al Consiglio di tutti gli atti per avviare la prevista procedura di approvazione, perché anche in questo settore il Consiglio possa dire la propria opinione, per determinare una nuova politica nell'ambito dei trasporti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vindigni.



VINDIGNI Marcello

Ringrazio l'Assessore per l'impegno che ha preso a che, entro la fine del mese di gennaio, si possa avere un documento, le cui caratteristiche (cioè se sia un documento di indirizzi o un Piano generale o un Piano dei trasporti) non ho ben inteso: mi auguro che questo aspetto ci sarà chiarito nel corso della seduta odierna. Lo ringrazio per aver fissato un termine cioè il mese di gennaio, entro il quale avere qualcosa di preciso e di certo relativamente alla pianificazione dei trasporti nel nostro territorio regionale.
Devo ricordare sommariamente, a me stesso oltreché ai Consiglieri, che la decisione di aggiornare il Piano regionale dei trasporti, approvato dal Consiglio regionale nel 1978 e tuttora vigente, risale al 1986, legge n. 1 dello stesso anno. Tale legge seguì al fatto che il Consiglio dei Ministri aveva approvato il primo Piano generale dei trasporti che fissava gli indirizzi generali per il Paese e che avrebbe dovuto essere articolato in Piani regionali secondo criteri e direttive forniti dal CIPET.
Tempestivamente, la Regione, non appena approvato il Piano generale dei trasporti, quindi il Piano nazionale, approvò questa legge e avviò delle intense fasi di consultazione e di studi anche molto impegnative dal punto di vista economico.
A distanza di quasi dieci anni, dobbiamo constatare che questo Piano non è stato ancora fatto, e credo che non sia stato fatto essenzialmente perché ci sono stati molti cambiamenti politici nella responsabilità dell'Assessorato; quindi, l'interesse a predisporre il Piano è stato discontinuo nel tempo.
Da allora ad oggi, quello che era un atto ed un contesto che derivava da una certa cultura di intendere la politica regionale, attraverso piani e programmi, e da un raccordo con l'iniziativa nazionale, cioè il Piano generale dei trasporti, è mutato radicalmente, in quanto sono molto più forti le spinte oggettive che incombono sul nostro territorio e che richiedono la predisposizione di questo strumento.
Devo ricordare che, rispetto al 1986, nell'opinione pubblica, nelle forze economiche, nelle stesse forze politiche c'è maggiore consapevolezza della centralità che ha ormai il Piemonte nel sistema nazionale e comunitario (ieri dicevo appunto che il Piemonte è l'unica frontiera comunitaria che, a seguito della creazione del Mercato Unico, è fortemente sollecitata da un sistema di comunicazioni e di relazioni), c'è maggiore consapevolezza del rapporto molto stretto che esiste fra sviluppo economico e dotazione infrastrutturale del territorio regionale. Questi due elementi il nuovo quadro europeo - che con l'allargamento alla Spagna e al Portogallo e con la creazione di Eurotunnel sicuramente vede il Piemonte non più in una posizione marginale nel quadro nazionale europeo, ma collocato in un nodo essenziale - e la consapevolezza del fatto che per reimpostare in termini nuovi lo sviluppo regionale bisogna recuperare il ritardo infrastrutturale che nel tempo si è accumulato, rendono di grande attualità la formazione di un Piano dei trasporti per la nostra Regione.
Questo Piano dei trasporti non è solo il Piano relativo alle infrastrutture che mettono in relazione il nostro sistema regionale con altri sistemi regionali, ma attiene anche alla corretta scelta delle politiche infrastrutturali in correlazione alle politiche di sviluppo economico e sociale a livello regionale e alle politiche di tutela e valorizzazione delle aree più delicate dal punto di vista ambientale.
Ma c'è un ulteriore elemento che deve connotare il Piano dei trasporti cioè la valorizzazione dei sistemi urbani locali. La nostra Regione è ricca di sistemi urbani locali di città di medie dimensioni che, in prospettiva sono destinate ad assumere un ruolo sempre più importante; inoltre è ricca di sistemi locali formati da piccole città che, se messe in rete, possono diventare attrattive di investimenti, con discrete capacità residenziali.
Il Piano deve riuscire a dare una risposta a questo insieme di esigenze, ed un Piano avente queste caratteristiche non è più rinviabile.
Di qui la domanda che facevo, e che ripropongo, in merito al carattere che assumerà il documento che si vuole portare all'approvazione del Consiglio entro la fine di gennaio.
In subordine, la proposta che avanzo è che ci sia un'apposita discussione sul documento prima della sua approvazione preventiva e definitiva in Commissione, in maniera tale da poter raccogliere orientamenti, suggerimenti e proposte che potrebbero venire da tutto il Consiglio, in quanto ritengo che dotare la Regione di un Piano forte e qualificato sia interesse generale.
Aggiungo, in ultimo, che le anticipazioni fatte in merito alla Finanziaria 1996 rendono ancora di più pressante e pregnante attualità il fatto che la Regione si attrezzi con un Piano dei trasporti. Dico questo perché - se ricordo bene - entro cinque mesi dall'approvazione della Finanziaria, il Governo dovrà definire meglio le deleghe alle Regioni nel campo dei trasporti. Si parla già di regionalizzazione dell'ANAS, si parla di trasferimento, da parte delle FS ad apposite società da costituire su base regionale, delle linee di interesse regionale; quindi, in prospettiva l'impegno della Regione nel campo dei trasporti è destinato a crescere.
L'impegno è destinato a crescere anche perché le risorse finanziarie che saranno trasferite alla Regione, sia con la possibilità di utilizzare una parte della tassazione sulla benzina sia con la possibilità di incrementare o mettere delle tassazioni proprie sulla stessa benzina, consentiranno di avere un Piano che non sarà un libro dei sogni, ma un Piano che si articola in progetti da realizzare.
Siamo in un momento - mi si consenta l'espressione - magico per affrontare in maniera innovativa, corretta e corrispondente alle necessità attuali il problema della pianificazione dei trasporti, per uscire dalla fase di stallo, di incertezze, di rinvii, di mancanza di indirizzi precisi che ha caratterizzato l'ultimo decennio; incertezze che altri hanno coperto, come ho detto ieri a proposito delle Conferenze intergovernative che hanno tolto potere alla Regione.
Mi auguro che con un Piano forte ed autorevole si ristabilisca il giusto equilibrio fra Regione e Stato, fra Regione e comunità locali.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Masaracchio per una breve replica.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

E' giusto che si riconoscano i valori. Gli interventi del Consigliere Vindigni sono sempre una utile lezione, fra l'altro di queste cose ne abbiamo parlato anche fuori dal Consiglio.
Prima ancora di apprendere anche il "mestiere" dei trasporti, mi era parso, politicamente, di immaginare una società mista, ma forse è meglio pensarla come un consorzio misto, perché tutta la vicenda dei trasporti possa avere una dimensione di diverso intervento di capitalizzazione delle risorse di cui la Regione dispone. Poi abbiamo anche appreso che ci saranno delle competenze specifiche attribuite alla Regione, quindi vedremo cosa fare anche dei rami secchi e quante metropolitane a cielo aperto faremo.
Intanto al primo di gennaio si spera di avere il biglietto unico integrato che già pone l'avvio serio all'interrapporto fra aziende pubbliche e private ed anche con le Ferrovie dello Stato. Difficoltà ce ne sono, perché bisogna propagandare questo nuovo sistema che penalizza talune fasce sociali.
E' certo comunque che le carenze e i ritardi sono dovuti non tanto alla mancanza di volontà politica, ma soprattutto alle strutture di Corso Bolzano.
Abbiamo degli eccellenti dirigenti e dei bravi funzionari e dipendenti però quella è una struttura che non regge, tant'è che ieri sera con il Presidente Ghigo si è deciso di esaminare la possibilità di stipulare una convenzione a tempo determinato - nella speranza che non nascano scandali in tal senso - con un gruppo di cinque-sei ingegneri ed architetti, poich le nostre strutture non ce la fanno. Io potrei ribaltare a titolo personale il sistema di questi rapporti, infatti si parlava di un "consociativismo operativo", ma non so se mi sarà consentito, attraverso la Commissione o attraverso la disponibilità di taluni Consiglieri che hanno titolo specifico di alta qualità professionale, di ovviare a tutto questo perch se ne faccia una questione che riguardi l'intero Consiglio e non soltanto la Giunta, visto che il problema è veramente molto pesante.
Prendo atto che attraverso questa interpellanza il Consiglio ha avuto modo di esprimersi affinché siano sollecitate le competenze di dovere.


Argomento: Viabilità

Interrogazione n. 63 del Consigliere Riba relativa alla SS n. 21 del Colle della Maddalena


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare un'altra interrogazione di competenza dell'Assessore Masaracchio: si tratta dell'interrogazione n. 63 presentata dal Consigliere Riba.
Prego, Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

In merito all'interrogazione n. 63 del Consigliere Riba si comunica quanto segue.
I lavori di protezione paramassi della SS n. 21 eseguiti per il 50 furono sospesi dall'ANAS, nel maggio 1993, in quanto i lavori furono aggiudicati con trattativa privata, successivamente ritenuta non legittima dall'Autorità giudiziaria in quanto non sussistevano i motivi di urgenza e indifferibilità necessari per attivare l'aggiudicazione a trattativa privata; il contratto di appalto non fu mai perfezionato.
Attualmente il progetto è all'esame della Direzione generale dell'ANAS per la definizione del contenzioso tra ANAS ed impresa aggiudicatrice dei lavori. Su di esso deve pronunciarsi la Commissione nazionale istituita ai sensi dell'art. 6 del DL n. 400/95.
E' nient'altro che quello che avevo detto in risposta all'interrogazione precedente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Vale quello che ho detto prima.


Argomento: Calamità naturali

Interpellanza n. 157 dei Consiglieri Chiezzi, Simonetti e Papandrea relativa all'alluvione del novembre 1994 e alle calamità franose in Alta Langa (Comuni di Mombarcaro e Bossolasco). Probabili ulteriori smottamenti a seguito piogge. Necessità di attivare un piano operativo per ridurre i rischi


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interpellanza n. 157 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Simonetti e Papandrea, cui risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore ai lavori pubblici e tutela del suolo

Con l'interpellanza in oggetto i Consiglieri regionali Chiezzi Simonetti e Papandrea vogliono conoscere, con riferimento all'alluvione del novembre 1994, la situazione delle frane nella zona dell'Alta Langa (in particolare nei Comuni di Mombarcaro e Bossolasco) e le azioni in proposito intraprese dalla Regione Piemonte.
Per una corretta comprensione dell'atteggiamento assunto dall'Amministrazione regionale nei confronti delle problematiche richiamate nell'interpellanza, occorre innanzitutto ricordare quanto segue.
A) Fin dai primi anni '80 è operante all'interno dell'Amministrazione regionale il Settore per la Prevenzione del rischio geologico meteorologico e sismico, al quale è demandato oltre che l'attività istituzionale di gestione delle leggi afferenti la corretta gestione del territorio, anche il compito di attuare o coordinare studi e ricerche volti alla mitigazione del rischio geologico.
B) In quest'ottica è attiva presso il Settore apposita Banca Dati nella quale, suddivisi in opportuni archivi, sono allocati i dati tematici riguardanti fenomeni franosi, processi di attività fluviale e aree inondabili, oltre a tutte le informazioni relative a viabilità, ponti e infrastrutture danneggiate o distrutte nell'ultimo secolo. Le elaborazioni cartografiche di tale materiale sono a disposizione di Amministrazioni Enti di ricerca e tecnici del territorio presso apposito "sportello" attivato dal Consorzio per il Sistema Informativo (CSI) dal 1990.
C) Nell'intento di approfondire particolari situazioni di "arealizzazione" di dissesto o di dissesti puntuali particolarmente pericolosi per il territorio piemontese, la struttura della Banca Dati ha anche nel passato recente, iniziato studi mirati alla comprensione di queste particolari situazioni, tra le quali uno studio delle Langhe, già individuate come area con processi franosi diffusi e ripetuti nel tempo.
Ciò premesso, in risposta alle questioni poste dagli interpellanti si comunica quanto segue.
Fin dalle prime ore successive all'evento dello scorso novembre terminati gli interventi per ripristinare condizioni di sicurezza per la pubblica incolumità, i funzionari regionali hanno provveduto al censimento dei dissesti e danni ad essi collegati.
In questo quadro la drammatica situazione della zona Langhe assumeva i caratteri di priorità in quanto i processi franosi, ivi esplicatisi in gran numero, si ponevano sovente a margine di abitazioni o le coinvolgevano così come ampia parte della viabilità principale e secondaria.
In secondo luogo, parte dei processi si mostrava in uno studio intermedio o iniziale, presupponendo in un futuro prossimo ulteriori condizioni di instabilità anche per settori di versante non direttamente coinvolti.
Dal Settore Geologico era allora avanzata la proposta di concentrare su quest'area parte degli sforzi, cosa che era recepita dall'Amministrazione che, con deliberazione della Giunta regionale del 6/12/1994, n. 23-41587 formalizzava l'istituzione di una "Commissione tecnico-consultiva multidisciplinare di supporto alla Regione Piemonte in merito ai processi di instabilità per scivolamento planare", formata da funzionari del Servizio Geologico, da ricercatori dell'IRPI-CNR e da docenti del Dipartimento di Ingegneria Strutturale del Politecnico di Torino, avente il compito di: individuare le diverse tecnologie di frane attivatesi, con particolare riguardo agli scivolamenti planari, individuandone l'estensione e la gravità definire le geometrie e gli elementi morfostrutturali che caratterizzano l'insieme (corpi, fatture principali, ecc.) ed il grado di evoluzione nel contesto della situazione pregressa, già riconosciuta nei lavori precedenti individuare a partire dal modello geomeccanico interpretativo gli elementi significativi da tenere sotto controllo definire le modalità pratiche di misura di tali elementi e i suggerimenti inerenti i criteri interpretativi di tali misure, al fine di una valutazione delle possibili evoluzioni del fenomeno.
Già nel mese di febbraio di quest'anno, espressamente per quanto riguarda le frane della zona Langhe, la Banca Dati geologica licenziava come documento di lavoro la carta 1-25.000 contenente l'ubicazione, i lineamenti, le caratteristiche principali e i danni derivati dal punto di vista qualitativo di 471 frane per scivolamento planare attivatesi a seguito delle prolungate ed intense piogge del 4-5 novembre 1994.
Questa prima cartografia è immediatamente diventata la base di partenza per un approfondimento in scala 1:10.000, in corso di completamento, di ogni singolo fenomeno franoso di questo tipo, mentre apposita tabella allegata alla cartografia consentiva immediatamente di evidenziare i centri abitati o parte di essi coinvolti dai movimenti di versante.
Contestualmente, in collaborazione con l'autorità di bacino del fiume Po, era attivata la schedatura anche di altri fenomeni franosi aventi meccanismo evolutivo e geometria completamente diversi da quelli delle frane per scivolamento.
E' stata così censita e rilevata in apposite schede anche gran parte delle centinaia di frane per colata dei terreni superficiali, che nelle stesse ore del sabato 5/11/1994 hanno completamente interrotto la viabilità collinare e del fondo valle, danneggiando abitazioni e provocando alcune vittime.
Il complesso di attività di rilevamento e di analisi dei dati del dissesto dell'area delle Langhe, qui peraltro schematicamente riassunto già nei primi mesi primaverili di quest'anno si andava trasformando in attività operative volte al ripristino o perlomeno al controllo delle condizioni di sicurezza in questo territorio.
Per quanto riguarda il piano operativo di intervento, a seguito dell'evento alluvionale del novembre 1994, il Settore Geologico di concerto con il Settore Opere Pubbliche e Difesa del suolo ha fatto predisporre nei programmi di finanziamento due voci così articolate: monitoraggio in Comuni vari ed interventi per sistemazione movimenti franosi in Comuni vari prevedendo rispettivamente 5 miliardi di lire per i monitoraggi relativi alle Province di Cuneo, Asti ed Alessandria, e 24 miliardi per interventi di sistemazione.
Durante la primavera 1995, a seguito di scrupolosi sopralluoghi sui siti maggiormente colpiti da movimenti di versante, che, per la loro natura, minacciano centri abitati, furono individuati quaranta Comuni della Provincia di Cuneo sui quali predisporre monitoraggio di tipo geotecnico e topografico, in grado di stabilire nel tempo l'evoluzione dei movimenti di versante relativi agli scivolamenti di tipo planare. Il tutto in stretta correlazione con il monitoraggio sugli afflussi meteorici rilevati da un'implementazione della rete meteorologica regionale.
Con deliberazione del 14/3/1995 venivano finanziati interventi per 2.573 milioni di lire a favore dei seguenti Comuni: Alba, Albaretto Belvedere, Borgomale, Bosia, Camerana, Castelletto U., Cerreto, Ceva Cissone, Diano d'Alba, Dogliani, Feisoglio, Gottasecca, Igliano, Lequio B.
Levice, Mango, Monesiglio, Montelupo, Murazzano, Perletto, Prunetto Roccacigliè, Roddino, Rodello, S. Benedetto, Saliceto, Serravalle, Somano Torresina, Treiso e Trezzo.
Successivamente, con deliberazione del 5/5/1995 venivano finanziati 647 milioni di lire per i seguenti quindici Comuni della Provincia di Asti: Calamandrana, Castelnuovo Don Bosco, Celle Enomondo, Cisterna d'Asti Costigliole, Dusino S. Michele, Ferrere, Incisa Scapaccino, Isola d'Asti Loazzolo, Monale, Moncucco, Roccaverano, Rocchetta Palafea, S. Giorgio Scarampi.
Con successiva deliberazione del 16/10/1995 sono stati finanziati ulteriori Comuni in Provincia di Cuneo e in Provincia di Alessandria prevedendo monitoraggi geotecnici a controllo di centri abitati. Tali Comuni sono: Bossolasco, Levice, Niella Belbo, Pezzolo U., Perletto Prunetto, Cabella Ligure, Rocchetta Ligure, Visone.
I dati di tali monitoraggi perverranno al Settore Geologico, così pure i controlli periodici sulle strumentazioni installate in situ. Tali controlli e rilevamenti avranno lo scopo, oltre che di capire l'evoluzione del fenomeno, di progettare eventuali interventi di bonifica.
Si fa presente che a tutt'oggi sono iniziate le indagini in numerosi Comuni e si prevede per fine anno di aver espletato l'intero programma di monitoraggio.
In considerazione della gravità in cui versano determinati centri abitati, di concerto con il Settore Opere Pubbliche Difesa del Suolo sentita l'Autorità di Bacino del fiume Po, si è provveduto ad un primo stanziamento di fondi al fine di consentire ai Comuni più danneggiati di provvedere alla predisposizione di un progetto generale che potesse tenere conto, in primo luogo, delle indagini geotecniche effettuate e, in secondo luogo, delle fasi di controllo dell'area, e di predisporre soluzioni compatibili con le indicazioni del Piano Stralcio 45, sottoprogetto SP2 dell'Autorità di bacino, verificando l'efficacia delle tecniche di intervento mediante i risultati dei controlli effettuati sulle strumentazioni.
Con deliberazione del 7/8/1995 sono stati stanziati inoltre 13.560 milioni a favore dei seguenti Comuni: Brosso, Forno C., Quincinetto, Alba Benevello, Borgomale, Bosia, Castelletto U., Cissone, Diano d'Alba Dogliani, Feisoglio, Gottasecca, Levice, Marsaglia, Nucetto, Pezzolo Valle Uzzone, Priola, Prunetto, Roddino, S. Benedetto Belbo, Scagnello Serravalle Langhe, Somano, Torre Bormida.
A tale proposito, la Regione si è già attivata al fine di migliorare le condizioni di stabilità delle aree coinvolte dall'evento alluvionale creando i presupposti per una maggiore sicurezza degli stessi.
In ultimo, non per importanza né per fase di attivazione, già nel gennaio di quest'anno, il Settore Geologico affrontava la predisposizione della proposta di applicazione dell'art. 9 bis della L.R. n. 56/77 e s.m.i., secondo quanto fissato dalla deliberazione della Giunta regionale del 17/12/1994 per i Comuni colpiti da calamità ed inclusi negli appositi elenchi. Questo comparto di attività indirizzata espressamente alla prevenzione tramite un più approfondito momento conoscitivo delle realtà locali è riassumibile dalla frase contenuta nella sopracitata deliberazione: "Con riferimento agli eventi alluvionali calamitosi avvenuti nella prima decade del mese di novembre 1994, si sottolinea che codesto Comune ricompreso negli elenchi di cui ai Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri del 26/11/1994 e 29/11/1994, dovrà dotarsi, in sede controdeduttiva, dello specifico parere del Settore Regionale Prevenzione Rischio Meteorologico e Sismico che, sulla base delle risultanze di un'approfondita indagine idrogeologica aggiuntiva prodotta dal Comune sancirà la congruità delle previsioni avanzate nello strumento urbanistico in esame con le situazioni a rischio".
Queste sono le comunicazioni che hanno ricevuto i Comuni interessati dal punto di vista urbanistico.
La proposta tecnica di applicazione dell'art. 9 bis della L.R. n. 56/77 sopra citata è stata in questi mesi oggetto di valutazione e confronto tecnico con i Comuni interessati e sarà nelle prossime settimane presentata all'attenzione della Commissione consiliare competente.
La Commissione è già stata investita e, quindi, avrà lo sviluppo conseguente.
Concludo dicendo che, in sostanza, già da quanto impostato fin dal mese di dicembre 1994, la Giunta regionale, in materia di dissesti idrogeologici, soprattutto a fronte di queste situazioni di frane diffuse sul territorio, procede attraverso una puntuale indagine corroborata da adeguati monitoraggi, e all'interno delle risorse complessivamente allocate (mi auguro in modo sufficiente) nel Piano Stralcio 45 alle successive specificazioni.
Agli attenti osservatori delle deliberazioni della Giunta regionale non è sfuggito, e non sfuggirà in futuro, che anche settimanalmente o periodicamente pervengono questi ulteriori dettagli su cifre individuate dalla Comunità montana e dall'insieme dei Comuni di una determinata zona.
Questo è il modo con il quale stiamo procedendo ed affrontando il problema gravissimo del nostro territorio.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FOCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Intervengo brevemente in quanto successivamente si svolgerà la discussione generale.
Prendo atto delle dichiarazioni. Facevo parte della Commissione in cui si è discusso ampiamente il problema; credo però che, per gli aspetti generali, sia opportuno rinviare al punto che affronta globalmente il problema.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio agli allievi della Scuola Media "Saba"


PRESIDENTE

Desidero salutare gli alunni della Scuola Media "Saba" che sono in visita al nostro Consiglio.


Argomento: Valutazione impatto ambientale - Linee elettriche - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interpellanze n. 122 del Consigliere Cavaliere e n. 134 dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea ed interrogazione n. 151 della Consigliera Spagnuolo relative all'elettrodotto Moncenisio-Piossasco


PRESIDENTE

Esaminiamo ora congiuntamente l'interpellanza n. 122 presentata dal Consigliere Cavaliere, l'interpellanza n. 134 presentata Consiglieri Chiezzi e Papandrea e l'interrogazione n. 151 presentata dalla Consigliera Spagnuolo.
Risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'energia

Le interpellanze e l'interrogazione citate in oggetto si riferiscono entrambe all'"Elettrodotto a 380 kV, in doppia terna, Moncenisio-Piossasco e raccordo a 380 kV, in semplice terna, dell'elettrodotto Venaus-Piossasco alle Acciaierie Ferrero", presentato dall'ENEL S.p.A.
Il progetto in esame è stato presentato per la procedura di Valutazione Impatto Ambientale (VIA) al Ministero dell'Ambiente, al Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali e alla Regione Piemonte in data 12/7/1995.
Esso costituisce una versione riveduta e ridimensionata del precedente progetto di "Elettrodotto 380 kV, doppia terna, Moncenisio-Piossasco" su cui era stata richiesta la pronuncia di compatibilità ambientale in data 19/10/1992, sul quale la Regione aveva espresso il proprio parere ai sensi dell'art. 6 della legge n. 349/86 con DGR n. 139-22303 del 18/1/1993.
In tale sede, la Giunta regionale aveva sostanzialmente segnalato una serie di carenze, nei contenuti dello studio di impatto, che non consentivano di pervenire ad un bilancio definitivo di compatibilità ambientale.
La procedura si era conclusa con un decreto del Ministero dell'Ambiente (DEC/VIA 1807 del 5/1/1994) che esprimeva parere negativo sul progetto presentato.
Tale decreto, riconoscendo, comunque, la rilevanza strategica dell'opera, conteneva indicazioni per una sua successiva riprogettazione.
L'istruttoria regionale prevede, oltre al lavoro dei funzionari tecnici del gruppo interassessorile, nominati per il progetto in esame, il coinvolgimento degli Enti locali, nel Tavolo di concertazione.
Finora si sono svolte le seguenti sedute: 24/7/1995, seduta di insediamento con breve illustrazione del progetto e della procedura 13/9/1995, approfondimento delle problematiche con la partecipazione del proponente 28/9/1995, approfondimento delle problematiche con la partecipazione del proponente e di alcuni rappresentanti della Commissione VIA del Ministero dell'Ambiente.
Nel corso della riunione del 28 settembre sono stati forniti dall'ENEL alcuni documenti di chiarimento sulle questioni dibattute nel corso della seduta precedente.
L'interpellanza n. 122 constata che questa opera comporterebbe gravi danni paesaggistici, un'ulteriore compromissione della Valle di Susa, già gravata da un gran numero di infrastrutture, preoccupazioni in ordine ai danni alla salute procurati dall'esposizione ai campi magnetici.
Il documento sottolinea inoltre l'insufficienza della documentazione presentata, la mancanza di definizione, rispetto allo scenario piemontese di un quadro globale delle infrastrutture di trasporto dell'energia.
L'interpellanza n. 134 constata che questa opera andrebbe a turbare un equilibrio ambientale già compromesso e fragile, esprime preoccupazioni in ordine ai danni alla salute procurati dall'esposizione ai campi magnetici e sottolinea inoltre l'insufficienza della documentazione presentata.
Pertanto, gli interpellanti richiedono: di verificare puntualmente le caratteristiche dell'elettrodotto in questione di provvedere a far predisporre agli uffici regionali un'apposita VIA e di conoscerne i risultati di predisporre un disegno globale delle infrastrutture adibite in Piemonte al trasporto dell'energia.
L'interrogazione n. 151, constatando che questa opera potrebbe determinare effetti rilevanti su un paesaggio naturale già gravemente compromesso e sulla salute pubblica, in relazione ai campi magnetici chiede come la Regione intenda verificare le caratteristiche dell'opera e come intenda tutelare le caratteristiche dell'ambiente circostante.
In relazione alle prime due richieste dell'interpellanza n. 134, è da chiarire innanzitutto che il progetto presentato, come disposto dalla normativa vigente, è corredato di uno Studio di Impatto Ambientale, redatto a carico del proponente dell'opera. La presentazione di questi elaborati avvia automaticamente la procedura ai sensi dell'art. 6 della legge n.
349/86, che prevede la pronuncia di compatibilità ambientale sul progetto da parte del Ministero dell'Ambiente, di concerto con il Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali, sentita la Regione interessata.
Nell'ambito della suddetta procedura, quindi, è stata avviata, come di consueto, l'istruttoria sul progetto da parte del gruppo di lavoro interassessorile.
Nello specifico, nell'ambito dell'istruttoria regionale sono in corso di approfondimento, tra gli altri, proprio i temi richiamati dalle interpellanze in oggetto, che si illustrano qui di seguito.
Il ruolo del collegamento e la sua strategicità nell'ambito del sistema elettrico nazionale e regionale.
Le condizioni di sicurezza di esercizio delle reti transeuropee sono state oggetto di direttive e proposte in sede comunitaria rispettivamente nell'ottobre 1990 e all'inizio e alla fine del 1994. A tale proposito nella riunione del Consiglio Europeo tenutasi ad Essen il 9 e 10 dicembre 1994, la Presidenza del Consiglio ha approvato il rapporto relativo alle "questioni economiche e finanziarie", facendo proprie le "raccomandazioni principali del rapporto del gruppo Christophersen" in materia di trasporti di energia e di ambiente nell'ambito delle reti transeuropee.
L'allegato I del rapporto evidenzia la lista dei progetti ritenuti prioritari tra i quali, per il settore energia, vengono richiamati i collegamenti elettrici Italia-Grecia e Italia-Francia, per la cui realizzazione viene previsto l'avvio lavori - a breve termine - entro il 1997 (è implicito il riferimento a quelle opere già programmate e progettate e, in particolare, al progetto individuato come b6 Italia Francia nella carta allegata alla proposta di decisione 94/C 72/05 del febbraio 1994). In particolare, l'organismo internazionale che cura la gestione del "parallelo europeo" ha evidenziato come sia indispensabile garantire progressivamente la massima integrazione delle reti per ottenere la massima sicurezza di esercizio attraverso opportuni collegamenti internazionali e 380 kV.
Nelle ultime elaborazioni e proposte dell'organismo internazionale e della Comunità Europea vengono riconfermati i collegamenti strategici dell'Italia con i Paesi confinanti nell'area nord-occidentale e, in particolare, negli assi di interconnessione piemontesi a nord con la Svizzera e a nord-ovest con la Francia.
Con ciò si consolida sempre più la funzione di "area di servizio" del Piemonte nord-occidentale come nodo di vettoriamento elettrico nel quadro della collocazione spaziale del Piemonte e della più complessa macro regione delle Alpi occidentali che, come rileva l'IRES, deve essere rafforzata nei collegamenti anche con l'obiettivo di migliorare gli scambi.
Funzione, quindi, che non è certamente destinata a coprire in modo rilevante ed esclusivo il deficit piemontese, ma a rinforzare il sistema di rete (e di scambio) dell'Italia del nord la cui debolezza strutturale non può essere risolta da un ingente parco di micro-sorgenti di produttori terzi per i motivi prima citati.
La carta, fornita dall'ENEL nel corso dell'istruttoria, concernente il Rèseau d'interconnexion, partie centrale, prodotta dall'Unione per il Coordinamento della Produzione dei Trasporti e dell'Energia Elettrica UCPTE, edita l'1/1/1995, rappresenta in modo chiaro ed esaustivo l'architettura europea delle reti elettriche di trasporto a 380 kV e 220 kV. Le rappresentazioni sono in coerenza con le raccomandazioni comunitarie del 1994 e con i più specifici orientamenti deliberati dal Consiglio europeo ad Essen il 9 e 10 dicembre 1994.
La stessa carta consente, tra l'altro, di individuare i nodi di potenza elettrica piemontese a 380 kV, definendo chiaramente la funzione di transito piemontese e di trasporto funzionale al rafforzamento del sistema di rete nazionale.
Gli aspetti paesaggistici.
E' oggetto di attenta valutazione la visibilità dell'opera in relazione ai diversi contesti paesaggistici ed ambientali attraversati, soprattutto con riferimento alle aree particolarmente delicate ed a punti di vista di elevata fruizione.
Le interferenze con l'ambiente naturale.
Il progetto viene verificato soprattutto per quanto riguarda i tratti di interferenza con le zone boscate, nei confronti delle quali il passaggio della linea elettrica può comportare tagli di contenimento. E' da sottolineare che le soluzioni progettuali che permettono di evitare al massimo i tagli (tralicci più alti, ad esempio) sono quelle che comportano maggiore impatto dal punto di vista paesaggistico. A tale proposito sono in corso verifiche specifiche in relazione alle aree considerate maggiormente sensibili.
Gli aspetti sanitari.
Le distanze dei conduttori dagli edificati o dalle zone di permanenza prolungata della popolazione sono fissate da normativa specifica (DPCM 23/4/1992): queste potranno essere dettagliatamente verificate solo in sede esecutiva, ferma restando, comunque, trattandosi di un'opera di nuova costruzione, l'assoluta obbligatorietà del rispetto di tali distanze. In questa fase si sta cercando di evidenziare le aree di interferenza linea edificati per le quali si dovrà porre particolare attenzione con la ricerca di soluzioni progettuali ottimali. In questo senso la cartografia di progetto 1:10.000, fornita nel corso dell'istruttoria, consente l'evidenziazione di tutte le situazioni potenzialmente critiche. Inoltre, è stato prodotto anche un inventario degli edificati ricadenti in prossimità della linea, che fornisce indicazioni più precise sul numero di fabbricati interessati, in una fascia di 200 metri in asse con la linea.
Gli aspetti urbanistici.
Le interferenze tra la costruzione di linee elettriche e l'assetto urbanistico sono raramente di tipo "funzionale", poiché il passaggio di una linea elettrica aerea esterna costruita secondo i dettami di legge (DPCM 23/4/1992) non può essere definita "incompatibile" in senso stretto con alcuna destinazione d'uso, purché rispetti le distanze di sicurezza previste. Il rispetto delle distanze può comportare in alcuni casi una sottrazione di aree all'uso cui erano state destinate. La compromissione urbanistica che l'opera determina è, per lo più, di tipo percettivo paesaggistico, ed in questo senso si rivolge particolare attenzione a quelle zone che lo strumento di pianificazione prevede di tutelare e valorizzare.
L'interferenza e la compresenza con altre infrastrutture.
Gli ambiti territoriali coinvolti dall'opera in esame sono già attualmente caratterizzati da un elevatissimo livello di pressione antropica, sia in termini di insediamenti, sia soprattutto in termini di infrastrutture già presenti. Anche se lo studio di impatto proposto tende a trascurare questo effetto di sommatori di impatti, si è cercato, nel corso dell'istruttoria, di evidenziare gli aspetti più critici. In quest'ottica si sta cercando di verificare quali possibilità di intervento ci siano negli stessi ambiti attraversati dalla linea, per la razionalizzazione della rete di distribuzione elettrica esistente. E' molto importante cercare anche di avere qualche delocalizzazione di linee esistenti.
E' da precisare che la documentazione aggiuntiva presentata dall'ENEL nel corso dell'istruttoria si configura, dal punto di vista procedurale come un chiarimento (non quindi un'integrazione di atti, la cui richiesta peraltro, sarebbe di competenza del Ministro) prodotto in sede di istruttoria, in quanto si limita ad esplicare alcuni aspetti trattati in maniera più superficiale nella documentazione originaria.
Tutti gli aspetti e le problematiche sopra richiamati sono attualmente oggetto di approfondimento da parte del gruppo interassessorile regionale.
La conclusione dell'istruttoria fornirà tutti gli elementi e le valutazioni tecniche utili alla Giunta regionale per assumere le opportune determinazioni nel merito della vicenda.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Cavallera.
La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Ringrazio l'Assessore per la risposta dettagliata, ma credo che ci siano da fare anche alcune considerazioni più generali.
Intanto, comunico al Presidente l'intenzione di trasformare l'interpellanza, con le opportune modifiche, in mozione o ordine del giorno, da votare, se possibile.
Le considerazioni generali da fare riguardano innanzitutto il Piano Nazionale Energetico e il rapporto tra il Piano Nazionale Energetico e il Piano regionale, che non esiste, nel senso che non abbiamo un riferimento generale regionale di quelle che sono le fonti di approvvigionamento, delle esigenze, di quante sono le centraline di captazione, ad esempio relativamente ai torrenti, ai corsi d'acqua, o di quanti sono gli impianti.
Non abbiamo un quadro generale, per cui, di volta in volta, si va a ragionare su progetti o piani proposti in maniera disarticolata.
Assessore, dobbiamo considerare che le procedure utilizzate sono lineari, complesse ed anche serie, ma, se utilizzate in maniera avulsa dal contesto generale, rischiano di diventare non serie. Porto un esempio: la vecchia legge Merli (che, purtroppo, è stata affondata - è il caso di dirlo) prevedeva dei criteri, delle tabelle per gli scarichi che, in modo serio, stabilivano che "oltre un certo limite, questo elemento non pu essere". Il problema è che veniva considerato lo scarico singolo, mentre non si considerava il fatto che magari proprio vicino a quello scarico ve ne erano altri sette, per cui magari quell'elemento rientrava sì nella tabella per quello scarico singolo, ma il corso d'acqua era fuori tabella.
Questo per dire che non possiamo vedere in maniera singola e limitata il problema.
Questo è particolarmente indicato per la zona dove si va a ragionare di questo progetto, perché dobbiamo decidere cosa si vuol mettere nella Valle di Susa in relazione alle grandi infrastrutture.
L'autostrada ha comportato un pesante impatto per quel territorio e ha determinato, e determina ancora, dei gravissimi problemi per come si è dovuta costruire, data la conformazione geomorfologica del territorio; si è dovuta intubare tutta la Dora per poter costruire quell'autostrada.
Sull'Alta Velocità, al di là delle posizioni e di quello che pensiamo, vi sono progetti concreti sulla stessa Torino-Milano, quindi si sta ragionando fattivamente su un percorso. Ma ci sono delle incompatibilità; di sicuro tra l'elettrodotto, l'autostrada, l'Alta Velocità, questo è indubbio: scusate la grettezza, ma non ci può stare tutto in quell'ambito. La mancanza di un quadro generale fa sì anche che ci siano delle strumentalizzazioni di carattere economico.
Mi riferisco alle Acciaierie Ferrero che, a volte, utilizzano i dati un po' a convenienza per poter beneficiare o meno dei finanziamenti per le ricollocazioni, quindi fanno leva sul ricatto occupazionale, ma questo argomento non regge perché i dati sono stati confutati dallo stesso ENEL.
Credo sia questo il punto: ci dobbiamo pronunciare, signor Assessore non sulla procedura limitata alle nostre competenze. Dobbiamo governare il territorio, quindi dobbiamo naturalmente dare dei giudizi tecnici specifici in merito alle competenze che ci sono attribuite dal procedimento, ma dobbiamo anche dare dei giudizi generali. Altrimenti chi lo fa questo? Chi tutela le istanze particolari e generali del territorio se non il nostro Ente? In questo senso mi pare che non ci sia da parte della Regione un'indicazione di merito generale - che dovrebbe esserci - che dica le cose che conosciamo relativamente all'impatto di quell'area.
Questo è il problema generale e poi vi è nel merito un problema abbastanza serio.
Ho reiterato la proposta di legge che il mio Gruppo aveva già presentato nella scorsa legislatura relativamente al problema dei campi elettromagnetici.
Gli studi - recenti e non - effettuati da organismi istituzionali riconosciuti a livello internazionale, e quindi non di parte, ci dicono che quel tipo di impianto, così com'è costituito, determina gravi pericoli alla salute delle popolazioni. Non possiamo dire: "Non c'è una legislazione che norma questa materia, per cui non compete a noi dare un giudizio". Non ci si può girare dall'altra parte quando ci sono problemi di questa natura! Ecco perché relativamente alla procedura il giudizio non può essere meramente tecnicistico.
Per questo sarebbe opportuno presentare un ordine del giorno o una mozione, verificando anche i tempi e i modi in cui ciò è possibile affinché si prenda una posizione più generale e - mi permetta, anche se pu sembrare incongruente - più nel merito del vero problema.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Starò senz'altro nei cinque minuti che sono il tempo concesso per una replica alla risposta all'interrogazione. Una risposta alla quale non dir che sono né favorevole né contraria, Assessore, perché la materia è di una certa complessità e, per la verità, lei si è orientato nel dare degli elementi in suo possesso che testimoniano proprio una difficoltà oggettiva in questa materia e in questo territorio.
E' una materia sulla quale non si è mai fatta chiarezza, perché più volte abbiamo chiesto, anche in passato, di poter fare un punto della situazione reale sulla problematica dell'energia.
Sappiamo che siamo anche al centro di strumentalizzazioni - vogliamo chiamarle così? - che non ci hanno consentito, fino a questo momento, di fare un vero punto della situazione. Inoltre anche nella sua relazione mi ha colpito una cosa che riguarda il modo di lavorare del Ministero dell'Ambiente.
Se non erro, lei ha detto che il Ministero dell'Ambiente, in prima battuta, ha bocciato il progetto e che, nel fare ciò, ha però dato le indicazioni per la riprogettazione.
Se il Ministero dell'Ambiente su una questione è contrario, deve elencare le ragioni per le quali è contrario. Se invece il Ministero dell'Ambiente boccia un progetto e, nello stesso tempo, prescrive: "Se lo volete fare, dovete farlo così", mi sembra che in questo modo vada oltre le sue competenze.
Esiste sempre questo attrito tra le competenze delle Regioni e le competenze del Ministero dell'Ambiente; il Ministero dell'Ambiente varia il proprio modo di procedere a seconda delle esigenze, dei territori e di chi gli pone i problemi, inventando o modificando la procedura.
Conosco altre situazioni per le quali, normalmente, la valutazione di impatto ambientale non veniva richiesta; però in via propedeutica si fa.
Oppure, abbiamo letto delle valutazioni di impatto ambientale favorevoli con una serie innumerevole di "conché", su questioni magari gigantesche.
Questo è il serio problema del rapporto del Ministero dell'Ambiente rispetto a questa grande progettualità.
Poi esiste una questione territoriale.
Due minuti, quelli che mi restano, sono più che sufficienti per dire che quando su un territorio costruiamo, con queste caratteristiche di genericità, linee per l'Alta Velocità, l'autostrada e l'elettrodotto (oltretutto lei ha parlato di area di servizio, perché di fatto finisce per essere quello), si compromette gravemente un territorio per il quale poi non servono piccoli interventi. Si possono anche accontentare situazioni specifiche: sentire un Sindaco, far aprire una finestra o far chiudere una porta, ma questi interventi non servono a nulla.
Abbiamo sostanzialmente cancellato le caratteristiche di un territorio assolutamente pregevole come quello della Valle di Susa. La tematica paesaggistica costituisce un corollario, ma le questioni centrali sono quelle dell'energia e del quadro di utilizzo dell'energia. Questo territorio è profondamente alterato nelle sue condizioni di vita.
Esiste anche la questione salute, che di per sé occuperebbe già una sua parte. E' evidente che un'autostrada, l'Alta Velocità, l'elettrodotto Moncenisio-Piossasco non potranno che produrre un intreccio sinergico di problematiche attinenti alla salute che se hanno un impatto 10 in una situazione normale, in questa situazione produrranno un impatto moltiplicato.
Concludo dicendo che le questioni toccate, pur esaminate approfonditamente, non possono convincere per come sono presentate. Infatti è la sommatoria degli impatti che stanno avvenendo sul territorio che fa sì che i progetti, uno con l'altro, diventino intollerabili per le comunità locali.
Ritornerò sulla questione in Commissione, magari per delle puntualizzazioni, ma nel frattempo mi rifaccio alla sensibilità dell'Assessore in particolare per quanto riguarda il rapporto con il Ministero dell'Ambiente. Ho toccato questo tema anche nella seduta di insediamento della Giunta regionale, durante la discussione sul programma dicendole: "Assessore, rivendichiamo criteri, linearità e chiarezza". Lei ieri è stato presente alla Commissione d'inchiesta per l'ACNA; anche in questa sede il Ministero va, rientra, torna, modifica, cambia idea: non c'è una posizione certa. Sul fatto di tenere, da parte della Regione, delle posizioni molto determinate, vale la pena di formularle e di difenderle rispetto ad una politica ambientale nazionale che non esiste, nei casi migliori.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Spagnuolo.
La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Mi associo alla richiesta del Consigliere Cavaliere di formulare un ordine del giorno, anche se penso che sarebbe più utile rinviare la discussione alla prossima seduta del Consiglio, in quanto venerdì avremo l'audizione con gli Enti locali della Valle di Susa. Credo sia utile aspettare anche questa scadenza.
Ricordo che su questo argomento è stata consegnata al Consiglio una petizione con raccolta di firme fatta in Valle - tra l'altro con ruolo attivo da parte dei Comuni e delle Comunità montane - che esprime un giudizio nettamente contrario a questa opera, che si aggiunge non solo a quelle che hanno ricordato i Consiglieri precedentemente, ma anche agli elettrodotti che esistono attualmente. Sarebbe un ulteriore elettrodotto che si aggiunge a quelli già esistenti nella regione.
Per non dilungarmi non riprendo le considerazioni già fatte sui problemi relativi alla salute e ad altri problemi che la petizione ricordava.
Mi sembra che la raccolta di firme sia stata consistente: in poco tempo sono state raccolte 10.000 firme per quanto riguarda la prima tranche, ma credo che la raccolta sia proseguita.
Credo che la gente che vive lì abbia già avuto un impatto ambientale negativo. La popolazione è ampiamente contraria, e penso che in qualche modo se ne debba tenere conto, per le ragioni che si ricordavano prima: temono per la sorte della Valle di Susa. In quel tratto viaggiano linee elettriche; cosa comporterebbe l'inizio dei lavori dell'Alta Velocità? C'è il problema dell'autostrada ancora non risolto; tutte queste cose ci venivano ricordate.
Chiudo con il problema delle Acciaierie Ferrero, che ha implicazioni anche a Settimo, perché le Acciaierie Ferrero hanno due localizzazioni, una a Settimo ed una in Valle di Susa.
Attualmente i lavoratori dell'area di Settimo sono in fase di mobilitazione, in fase di sciopero, e credo che siano poche le acciaierie che, in passato, abbiano richiesto di collegarsi ad una potenza come questa: in Italia credo non ce ne sia nessun'altra.
Non si capisce bene la necessità che avrebbe l'Acciaieria Ferrero di utilizzare questo tipo di potenza; l'unica spiegazione che si pu intravvedere è che voglia chiudere lo stabilimento di Settimo, fare una speculazione sui terreni, sulle due aree, sia su quella dove attualmente esistono le Acciaierie Ferrero, sia su quella (sempre di proprietà della Ferrero) su cui dice di volersi collocare. Ma questo non è sicuro: si potrebbe immaginare, da questa richiesta, che vogliano localizzare l'impianto in Valle di Susa, quindi gli effetti occupazionali nei confronti dell'area di Settimo sarebbero pesanti.
Dico questo anche perché le Acciaierie Ferrero hanno richiesto alla CEE dei fondi per la dismissione di queste aree, e le Organizzazioni sindacali hanno chiesto alle Acciaierie Ferrero di ritirare tale richiesta, che finora non è stata presa in considerazione dall'azienda.
Quindi, i fondi chiesti alla CEE per dismettere le aree di Settimo lasciano presumere che lo spostamento, probabilmente, avverrà nella Valle di Susa.
Ho avuto una discussione anche con i lavoratori dell'azienda; sembra che il tipo di lavorazione effettuato non sia dei più salutari, anzi, pare che aggraverebbe i problemi di salute che la popolazione ha già per altri motivi.
Per cui anche questo elemento dovrebbe essere approfondito con maggiore attenzione.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 179 del Consigliere Cavaliere relativa agli interventi edilizi nell'ex area industriale del Comune di Ciriè


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 179, presentata dal Consigliere Cavaliere, alla quale risponde l'Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urvanistica

L'interrogazione riguarda un intervento di attuazione del Piano regolatore, demandato dall'attuale legge regionale all'esclusiva competenza dell'autorità comunale.
Gli uffici dell'Assessorato all'urbanistica sono stati interpellati dal Comune di Ciriè sull'argomento due volte: la prima nel settembre 1992, per un parere, in generale, sugli oneri di urbanizzazione, al quale è stata data risposta il 2/10/1992; la seconda volta con una, per la verità insolita, richiesta del luglio di quest'anno, con la quale il Comune trasmetteva alla Regione copia di un PEC proposto sull'area in questione, e formulava numerosi dubbi sull'applicazione delle disposizioni previste dal Piano regolatore, facendo rilevare "la complessità della vicenda" e richiedendo alla Regione un'interpretazione per scegliere criteri di comportamento ed assumere una decisione.
La Regione, con lettera del 16/10/1995, ha risposto al Comune di Ciriè con il suggerimento di risolvere eventuali contraddizioni o dubbi interpretativi del Piano regolatore attraverso una variante dello stesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Intervengo semplicemente - in modo che sia agli atti - per chiarire come l'ha definita l'Assessore Botta, l'insolita richiesta che ha fatto il Comune.
La richiesta è stata fatta proprio sulle sollecitazioni che sono venute dal basso, perché in quel Comune vi è una norma del Piano regolatore molto discutibile, sulla quale si vogliono dare delle interpretazioni ancora più discutibili.
Credo che la risposta degli uffici dell'Assessorato al Comune sia stata abbastanza corretta; questo anche per dire che bisogna far lavorare in modo libero i funzionari degli Assessorati.


Argomento: Psichiatria

Interrogazione n. 262 dei Consiglieri Spagnuolo e Angeli relativa alla psichiatria


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione n. 262, presentata dai Consiglieri Spagnuolo e Angeli, cui risponde l'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonino, Assessore alla sanità

Consiglieri Spagnuolo e Angeli, vi sono grato per questa interrogazione, e accetto ben volentieri la proposta di dibattere in aula il tema della psichiatria, e tutto quanto non è stato fatto nell'attuazione della legge n. 61/89, in quanto si tratta di un problema di grande rilevanza sociale.
A Torino pare che i pazienti con problemi psichiatrici siano più di 30 mila, per cui è comprensibile l'importanza che bisogna riconoscere ad una patologia come questa.
Di conseguenza, più che rispondere all'interrogazione, signor Presidente, esprimo la mia disponibilità ad un dibattito consiliare preceduto senz'altro da una comunicazione scritta che farò a tutti i Consiglieri su quanto, tra l'altro, si propone la Giunta per la psichiatria. Sono sicuro che un dibattito sulla psichiatria in questa sede sarà utilissimo alla sanità piemontese, per gli utili contributi che verranno senz'altro da tutte le parti politiche.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Ringrazio l'Assessore D'Ambrosio per la disponibilità. Questa interrogazione nasce da due esigenze: una è quella dell'applicazione della legge n. 61, sino ad oggi sostanzialmente disattesa per ragioni varie sulle quali il dibattito in aula a cui l'Assessore si è impegnato darà una risposta.
Con i Presidenti di Giunta e Consiglio abbiamo visitato, qualche giorno fa, il reparto delle Vallette dove sono avvenuti dei suicidi e nel quale ci hanno spiegato, le persone "ricoverate" sono portatrici di gravissime difficoltà di carattere psicologico; quindi, quella era una delle ragioni che poteva stare alla base degli eventi drammatici lì verificatisi.
Dobbiamo anche dire che il fenomeno della debolezza che coinvolge l'individuo e quindi della difficoltà, della fatica, delle condizioni di vita e di salute che portano al fatto psichiatrico è decisamente in aumento nella nostra società, e tocca non soltanto direttamente gli ammalati, ma anche, e in maniera gravissima, le famiglie.
E' questo un tema sul quale desidero richiamare la sua attenzione Assessore, e pongo in quest'aula un punto: in questa materia - cioè quella dell'assistenza alle famiglie che hanno in casa un ammalato psichiatrico il quale di fatto tende a cambiare l'organizzazione della vita delle famiglie stesse (perché questo avviene: gente che deve lasciare il lavoro per assistere un figlio, una madre, un marito, un familiare) - non si potrebbe prevedere un aiuto anche di carattere economico? Lo dico proprio in termini interrogativi, d'apertura di dibattito.
Capisco che il problema sia amplissimo, ma proprio per l'assistenza psichiatrica la famiglia viene coinvolta da tutta una serie di problemi di natura psicologica, di rapporto con il sociale, di rapporto con l'ambiente di carattere economico, perché molto sovente la famiglia è l'unica entità che si prende cura del malato.
E' un problema ampio, me ne rendo conto, un problema ampio di coinvolgimento anche del bilancio della Regione Piemonte, ma credo che anche questa sia una priorità che dovrà pur essere affrontata.
La legge n. 61, che pur esiste e che è molto importante, fino a questo momento non ha potuto né trovare applicazione né dare delle risposte soddisfacenti.
Credo che la mia proposta - anche se mi rendo conto che non è facile debba essere esaminata, perché può avere parecchi risvolti.
Dobbiamo poter dare una risposta non solo al problema del malato, ma anche al problema dell'assistenza in famiglia e al ruolo delle famiglie perché vi sono delle sacche di disperazione amplissime.
Se consideriamo i 30 mila malati, dobbiamo pensare che l'impatto riguarda migliaia e migliaia di cittadini torinesi e piemontesi che sono in una situazione di abbandono dal punto di vista sociale, di disperazione dal punto di vista personale e sovente anche in una situazione di dramma sotto l'aspetto economico.
La ringrazio, Assessore. So che anche altri colleghi hanno presentato dei punti interrogativi sulla questione sanitaria; ho voluto porre anche questo punto, perché è giusto parlare di assistenza agli anziani, magari di aiuto anche alle famiglie che tengono in casa un anziano (e sappiamo quanto coinvolge tutti gli aspetti che ho richiamato prima), ma la questione diventa ancora più drammatica quando tocca questi soggetti che sono, in qualche modo, non un'emergenza recente come quella dell'arcipelago anziani ma un'emergenza antica, nel passato considerati una vergogna da nascondere a cui abbiamo dato un determinato tipo di risposta anche con la legge n.
180, ma il problema è tutto aperto e oggi ancora più drammatico.
Anche a livello internazionale - e concludo - i dati ci dicono che una larghissima parte dei barboni, della gente sola, delle donne che si aggirano per le strade, non soltanto del nostro Paese ma anche a livello internazionale (basta essere stati a New York o in altre parti del mondo) sono dei malati di mente; quindi, il problema va affrontato, e va affrontato con e anche per le famiglie.



PRESIDENTE

Ringrazio la Consigliera Spagnuolo anche per la sua sensibilità. Ce ne facciamo memoria, Assessore, per cui calendarizzeremo una discussione generale su questo argomento così importante.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bodo, Bortolin, Chiezzi e Cotto.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g. relativo alle comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione post alluvione novembre 1994, data l'assenza temporanea del Presidente Ghigo per motivi istituzionali l'Assessore Cavallera chiede di poter rinviare questo punto alla seduta pomeridiana.
Per quanto riguarda inoltre la comunicazione sulla situazione rischio amianto, di cui al punto 5) all'o.d.g., che avrebbe dovuto svolgere la Giunta, l'Assessore D'Ambrosio gentilmente domanda di rinviare tale comunicazione a tempi successivi per una documentazione più completa che egli sarà in grado di offrire all'attenzione dei Consiglieri prossimamente.
Se non ci sono problemi possiamo accettare l'invito dell'Assessore D'Ambrosio.
Passiamo pertanto all'esame degli ordini del giorno ancora da discutere.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame ordine del giorno n. 72 relativo alla necessità di disciplinare organicamente l'intera materia connessa con i trapianti di organi. Impegno a rivedere il testo approvato al Senato introducendo il concetto di silenzio-assenso


PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame dell'ordine del giorno n. 72, presentato dai Consiglieri Riggio, Marengo, Bortolin, Suino, Manica, Burzi e Ghiglia iscritto all'o.d.g. nel corso della precedente seduta, relativo ai trapianti di organi.
La parola al Consigliere Riggio per l'illustrazione.



RIGGIO Angelino

La questione dei trapianti è alla ribalta da diverso tempo.
I pazienti in attesa di trapianto sono moltissimi, circa 7.000 solo in Piemonte, un terzo dei quali morirà prima ancora di poter ottenere un trapianto.
Ultimamente la Francia ha compiuto un gesto piuttosto clamoroso perch ha deciso di respingere i trapiantandi che provengono dall'Italia, nel senso che ha voluto sottolineare come le unità di trapianto che esistono in Italia sono sicuramente all'avanguardia e molto efficaci, ma la motivazione che spingeva i nostri connazionali ad andare all'estero era soprattutto la mancanza di "pezzi di ricambio", come è stato detto in modo abbastanza crudo dal Ministro della Sanità francese.
E' un forte rimprovero che pesa, secondo me, sul nostro sistema politico in generale, in quanto l'Italia è un Paese con una lunga tradizione di tanatofobia: infatti, per motivi di carattere culturale ed anche di carattere elettorale, nessun partito vuole schierarsi decisamente rispetto a questa vicenda, soprattutto per quello che riguarda una rivoluzione nel senso del consenso al trapianto.
Oggi esistono alcune associazioni che raccolgono la disponibilità dei singoli aderenti a donare gli organi.
Innanzitutto la dizione "donazione di organi" è sbagliata, in quanto si dona finché si è in vita, quando si è morti si parla di "autorizzazione all'espianto".
Al momento attuale la legge prevede che, anche se il singolo cittadino aveva aderito ad una di queste associazioni, il consenso debba essere dato dai familiari, e deve essere dato a cadavere ancora caldo, che è una situazione psicologicamente non adatta ad esprimersi rispetto ad una questione di questo genere.
Per dare un'idea dell'atteggiamento generale del Parlamento su questa vicenda, ricordo che esiste una legge che è stata proposta da un deputato valdostano (la legge Caveri) all'inizio del 1994, ma non è ancora stata posta in discussione.
Nelle due Camere del Parlamento sono o, perlomeno, dovrebbero essere in discussione sia la legge sul consenso sia quella sull'organizzazione.
Ho avuto sollecitazioni dalle varie associazioni di trapiantati preoccupati per la legge sull'organizzazione dei trapianti attualmente in discussione in Parlamento. Tale legge purtroppo riflette l'attuale clima politico di forte confusione e di mediazione, per cui la legge sull'organizzazione licenziata dal Senato è estremamente complicata e potrebbe far fare all'Italia un ulteriore passo indietro rispetto alla questione dei trapianti.
Voglio ricordare che per molti pazienti il fatto di poter essere trapiantati è l'unica possibilità di sopravvivere; che con gli organi di una persona morta è possibile far sopravvivere o far vivere meglio ben otto persone; che ci sono dei casi, che sono venuti alla mia osservazione personale professionale, di viventi che sono stati costretti a donare organi a propri congiunti o ad amici, quando organi perfettamente utilizzabili non vengono utilizzati.
C'è stato il caso del giovane Nicholas che, in una certa misura, ha stimolato alla donazione, ma c'è un problema per quanto riguarda il consenso.
Bisogna rovesciare completamente la logica del consenso così com'è oggi, nel senso che bisogna fare in modo che passi, esattamente come avviene in tutti i Paesi civili d'Europa, la legge del cosiddetto silenzio assenso.
La proposta di legge che dovrebbe essere in discussione al Parlamento prevede che entro un tempo dato (nella proposta di legge è previsto in diciotto mesi) ogni singolo cittadino può fare apporre sulla propria carta d'identità, e ad ogni rinnovo della stessa, un timbro in cui si dichiara "non donatore"; diversamente tutti quanti dovremmo essere considerati automaticamente donatori. Questo tipo di legge, che è una legge semplicissima, stenta ad andare avanti.
Quindi, l'ordine del giorno propone tre cose.
La prima è un invito al Parlamento a rivedere profondamente la legge così com'è stata licenziata al Senato per quello che riguarda l'organizzazione, perché dobbiamo andare verso un meccanismo che semplifichi l'espianto degli organi e non che lo complichi, come invece purtroppo avviene con la legge licenziata al Senato.
La seconda cosa che si chiede è che si approvi in tempi rapidi la legge sul silenzio-assenso, allineandoci quindi ai Paesi più civili d'Europa.
Per ultimo si chiede di impegnare la Giunta, quindi l'Assessore alla sanità, ad un programma di educazione sanitaria specifico, proprio perch quella dei trapianti è una questione di carattere culturale che può essere affrontata attraverso una grossa iniziativa di carattere educativo.
Vorrei sottolineare che nell'ordine del giorno si parla di un piano di educazione sanitaria pluriennale, in quanto, come il collega D'Ambrosio sa i piani di educazione sanitaria quando sono estemporanei rischiano addirittura di avere degli effetti controproducenti.
Quindi, bisogna costruire qualcosa che abbia una caratteristica costante, e che rimanga per un certo numero di anni per determinare anche un viraggio di comportamenti rispetto alla questione dei trapianti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Farassino.



FARASSINO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è per una riflessione su questo ordine del giorno, su questo tema importantissimo, quello della donazione degli organi.
Quello che ci lascia perplessi è proprio il discorso del silenzio assenso, perché così formulato è ambiguo.
Tant'è vero che, come forse il Presidente saprà, proprio la settimana scorsa è stata approvata dal Parlamento Europeo la mia relazione riguardo all'unificazione europea di tutte le patenti di guida. La nuova patente di guida sarà come una carta di credito plastificata, e ci sarà un microprocessore all'interno, che sarà di facile lettura da tutte le forze dell'ordine e anche dall'interessato. In questo microprocessore saranno inseriti dei dati a richiesta dell'individuo e uno di questi dati, sul quale ho insistito molto, oltre al gruppo sanguigno od alle eventuali allergie, è la volontà di essere donatore di organi.
Perché il Gruppo Lega Nord Piemont la pensa in questo modo? E' ambiguo il discorso del silenzio-assenso, perché figuriamoci se ci si ricorda quando rilasciano la carta di identità, di andare all'anagrafe per fare apporre una nota di diniego di questa volontà.
Dovrebbe essere esattamente il contrario: dovrebbe esserci la volontà espressa dell'individuo al sì. Ossia, una sorta di censimento degli uffici anagrafici con il quale si interpellano i cittadini, i quali possono esprimere la loro volontà di essere donatori. Altrimenti basta una dimenticanza, e quindi va nella legge del silenzio-assenso. In questo senso, secondo me, diventa ambiguo.
Ci rendiamo conto della terribile attualità e necessità, anche in segno di civiltà, della donazione degli organi.
Riteniamo che il discorso del silenzio-assenso sia formulato in modo ambiguo, cioè va contro quella che è la nostra coscienza di cittadini e di uomini.
Quindi, nell'approvare l'ordine del giorno, che ci vede fondamentalmente d'accordo, vorremmo invitare il Presidente a metterlo in votazione per parti separati, stralciando il passo che dice: "Invita il Parlamento ad approvare al più presto la legge... del silenzio-assenso".
Siamo d'accordo sul merito, ma per quanto riguarda la meccanica del silenzio-assenso preferiremmo esprimerci con una forma di astensione.
Quindi, se è possibile, chiediamo che l'ordine del giorno venga posto in votazione per parti separate.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

E' comprensibile la richiesta testé avanzata. Però devo far notare proprio perché il Consigliere Farassino è parlamentare europeo, che in Europa si va avanti con il silenzio-assenso.
L'Italia è l'ultimo Paese d'Europa nella donazione di organi, anche se il Piemonte è la prima Regione d'Italia per quanto riguarda gli espianti e i trapianti.
Per cui per quanto riguarda il silenzio-assenso, faccio mia la proposta del Consigliere Riggio.



PRESIDENTE

E' stata avanzata la richiesta di votazione per parti separate.
Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte rilevato che la problematica correlata ai trapianti è di estrema importanza ed urgenza per numerosi motivi: per coloro che si trovano all'ultimo stadio della malattia renale il trapianto di rene costituisce la migliore possibilità di riabilitazione e di sopravvivenza a lungo termine e per la collettività anche un risparmio in quanto il trapianto renale costa circa un terzo rispetto al trattamento dialitico per coloro che hanno una grave insufficienza cardiaca o epatica il trapianto è addirittura l'unica terapia che può salvare loro la vita sono circa 7.000 i pazienti in attesa di trapianto di organi e di questi quasi 6.000 attendono il trapianto di rene. Circa il 30% di coloro che attendono un trapianto di cuore o di fegato morirà prima che sia stato trovato un donatore d'organo rilevato che sono in discussione al Parlamento due nuove leggi che trattano una l'organizzazione dei prelievi e dei trapianti di organi e l'altra la manifestazione di volontà per il prelievo di organi, tessuti e cellule per il trapianto terapeutico esprime la propria preoccupazione in quanto il testo della legge sull'organizzazione come licenziato al Senato non rappresenta un passo in avanti, anzi introduce meccanismi farraginosi e di complicazione già superati da precedenti leggi rischiando di diminuire il già basso numero di trapianti effettuabili oggi, poich l'Italia quanto a donatori è al penultimo posto in Europa auspica per tali motivi una profonda revisione alla Camera di questa legge invita il Parlamento ad approvare al più presto una legge sulla manifestazione di volontà che allineandosi alla maggioranza dei Paesi europei sia basata sul concetto del silenzio-assenso.
Il Consiglio regionale del Piemonte infine, nella consapevolezza che la questione dei trapianti comporta complessi e delicati temi di atteggiamento culturale impegna la Giunta regionale a predisporre un piano specifico sulla materia di educazione sanitaria pluriennale rivolto alla popolazione piemontese e che coinvolga Enti locali, scuole, esercito, apparati religiosi e volontariato".
Pongo in votazione l'ordine del giorno ad esclusione della parte da "invita il Parlamento" a "sul concetto del silenzio-assenso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
Pongo ora in votazione la parte compresa tra le parole "invita il Parlamento" e le parole "sul concetto del silenzio-assenso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 32 voti favorevoli e 5 astensioni.


Argomento: Norme generali sui trasporti

Esame ordine del giorno n. 77 relativo alla paventata chiusura della tratta ferroviaria Cuneo-Nizza-Ventimiglia


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 77, presentato dai Consiglieri Dutto, Riba, Casoni, Moro, Rosso, Rossi, Bellingeri, Galli, Cavaliere Toselli, Vindigni, Deorsola e Chiezzi, iscritto all'o.d.g. nel corso della seduta precedente.
La parola al Consigliere Dutto per l'illustrazione.



DUTTO Claudio

"Questa ferrovia non s'ha da fare" dovevano aver detto i bravi di qualche oscuro Don Rodrigo alle povere FS nei panni di Don Abbondio.
A parte gli scherzi, è difficile spiegare il motivo della profonda avversione a questa linea da sempre esistente nelle direzioni romane delle FS.
Ci vollero trentacinque anni per vederla ricostruita, ultima fra tutte le linee danneggiate nel secondo conflitto mondiale. Trentacinque anni di pressanti richieste delle nostre popolazioni, di pressioni politiche, di interventi su tutti i livelli, e da quando è stata ricostruita immancabilmente ne viene annunciata la chiusura, un anno sì e l'altro anche.
In effetti fu ricostruita, ma lo fu a metà. Non beninteso nel senso della lunghezza, ci mancherebbe altro, ma la ferrovia fu ricostruita senza uno dei suoi elementi basilari: furono ricostruiti i ponti, riaperte le gallerie, furono posati nuovi binari, ma la linea aerea, la linea di alimentazione elettrica, ecco quella venne a mancare, anzi una scelta miope ed incomprensibile portò ad abbattere la palificazione esistente (e per lo più allora riutilizzabile).
Dunque sulla linea non possono transitare convogli a trazione elettrica, ma solo a trazione diesel.
Considerando che un locomotore diesel del tipo D. 345 (in uso sulle linee cuneesi) ha una potenza di 990 kilowatt, mentre un locomotore elettrico ha una potenza anche superiore ai 5.000 kilowatt, e che la potenza è direttamente proporzionale alla forza di trazione ed alla velocità, si può capire come la linea sia rinata handicappata.
In effetti, abbiamo visto fallire l'esperimento di un modesto servizio per la resa dei carri merci vuoti, l'esperimento di un collegamento con un espresso internazionale fra la Svizzera e la Riviera, e risulta improponibile in queste condizioni un servizio merci, come pure risulta improponibile l'utilizzo per il traffico Torino-Ventimiglia-Nizza in alternativa alla linea Torino-Savona-Ventimiglia, più lunga di 75 km.
Da queste premesse già ci rendiamo conto come la forte potenzialità di tale linea non venga sfruttata. Il servizio è puramente locale (e pertanto con un bacino di utenza limitato) e purtroppo risulta scadente in qualità e quantità, con tempi di percorrenza eccessivamente lunghi, corse scarse e mal distribuite, assurde mancanze di coincidenza a Cuneo da e per Torino, a Bra per Nizza, a Ventimiglia per la Costa Azzurra e la Riviera di Ponente.
Se ne trae un quadro da cui si può concludere che peggio di così le FS proprio non potevano fare. Dopo aver fatto di tutto per allontanare i viaggiatori, certo che saltano fuori i deficit di gestione! Le ferrovie hanno per di più costi fissi (per il personale, per l'amministrazione, per la manutenzione della linea, per l'ammortamento dei rotabili), mentre i ricavi sono chiaramente direttamente in proporzione al traffico. Ed il traffico che rende maggiormente alle ferrovie è quello merci che, come abbiamo già detto, qui manca del tutto.
Ecco che adesso le ferrovie tentano di accollare ad altri i loro deficit; e per ottenere ciò paventano la chiusura della linea. Vi è un punto ove sicuramente le FS hanno ragione: la convenzione prevede che la gestione del tratto in territorio francese competa alla SNCF - le ferrovie francesi - ma che le passività vengano ripianate dalle FS. In sostanza, i francesi possono spendere e spandere, a loro discrezione, e le nostre FS pagano il conto.
La convenzione va rivista; certo, sarà dura imporre ciò ai francesi: dobbiamo comunque provarci, magari sfruttando i tavoli di trattativa per altri progetti che ai francesi interessano (e tanto). Mi riferisco in particolare alla linea ad Alta velocità Torino-Lione, ma si potrebbe portare sul tavolo della trattativa anche l'autostrada Cuneo-Nizza.
Per fortuna proprio ieri già si è espressa a favore una Commissione intergovernativa. Dunque, dobbiamo richiedere a gran voce che il servizio continui: Cuneo non può perdere questa ferrovia, significherebbe vanificare anni ed anni di lotte che i precedenti amministratori fecero in passato significherebbe perdere un capolavoro dell'ingegneria ferroviaria, una linea su cui, comunque, sono stati investiti miliardi, ma significherebbe soprattutto perdere l'unica via di comunicazione ferroviaria tra Cuneo e il mare, fra Cuneo e la Francia, proprio in un momento in cui si comincia a parlare della Regione delle Alpi del mare; significherebbe perdere un grossa opportunità per il rilancio turistico della città e delle vallate.
Ma dovremo soprattutto chiedere l'elettrificazione, il servizio merci i veloci espressi internazionali, i famosi "pendolini" nati nelle officine di Savigliano, che potrebbero unire Torino e Ventimiglia in meno di due ore e Torino e Nizza in poco più di due ore.
In definitiva, la linea dovrà servire bacini di utenza ben più vasti degli attuali: Torino e Nizza, il Piemonte e la Liguria, addirittura la Svizzera e la Costa Azzurra.
A questo punto, forse, non si parlerà più di passività; la linea sfruttando appieno la sua potenzialità, potrà arrivare al pareggio di costi e ricavi, o comunque ben vicino ad esso. E non sto sognando; questi obiettivi non sono irraggiungibili. Certo, non sarà facile ottenere tutto questo: ci vorrà del tempo; dovremo procedere a piccoli passi, con piccole conquiste quotidiane. Dovremo riuscire a convincere soprattutto le FS.
Possiamo iniziare a proporre un miglioramento degli orari, anzi, la revisione completa degli stessi, studiando un orario per i giorni feriali ed uno, apposito, per i sabati e festivi, introducendo alcuni servizi (fra cui quello di trasporto di biciclette al seguito dei viaggiatore) che oggi mancano, cominciando così ad ottenere sin da subito un miglioramento dell'affluenza dei viaggiatori.
Continueremo poi con altre richieste, senza mai dimenticare gli obiettivi finali che ho testé citati.
Questo è l'impegno che chiedo al Presidente, alla Giunta e a tutto il Consiglio regionale. Consiglio a cui mi rivolgo, chiedendo il voto favorevole all'ordine del giorno da me presentato, all'unanimità.
La ferrovia Cuneo-Nizza deve essere al di sopra di qualsiasi divisione tra maggioranza e minoranza o fra Gruppi politici; è nell'interesse di tutti, del Piemonte, di Torino e di Cuneo, che venga mantenuta attiva, che offra un servizio sempre migliore, che venga potenziata ed elettrificata.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Viglietta, che interviene in qualità di Consigliere.



VIGLIETTA Matteo

L'allarme lanciato dagli organi di stampa, in relazione alla situazione della ferrovia Cuneo-Nizza-Ventimiglia, non è purtroppo legato ad un fatto estemporaneo.
Emerge infatti in modo eclatante una situazione di insostenibilità della gestione, che allo stato dei fatti prevede un passivo di circa 10 miliardi all'anno. Al di là dell'esigenza di coinvolgere le autorità francesi nel sostenere gli oneri di una linea che viene ampiamente utilizzata anche da cittadini transalpini, esiste dunque un problema di carattere per così dire strutturale da affrontare e da risolvere per superare il deficit gestionale.
Tale passivo è originato dal fatto che la linea riaperta nel 1978, dopo un'interruzione di trentacinque anni, e considerata dalla comunità cuneese come un momento centrale per infrangere l'isolamento verso la Francia, non ha invece soddisfatto queste promesse per oggettive carenze strutturali e per la mancata attuazione di una strategia di potenziamento.
Nonostante le pressioni susseguitesi per molto tempo, le Ferrovie dello Stato non hanno mai inserito tra i loro programmi l'elettrificazione della linea, inibendone di fatto l'utilizzazione per il trasporto merci.
La Cuneo-Nizza, pur con tutte le difficoltà di una linea a forte pendenza, se adeguatamente attrezzata potrebbe rappresentare una valida alternativa per il traffico merci, collegando l'interporto di Orbassano all'autoparco del Roya a Ventimiglia, attraverso la Torino - Airasca Saluzzo - Cuneo, ora in parte disattivata. Si avrebbe il doppio vantaggio di abbreviare il percorso fra Torino e la Riviera ligure, e di usufruire di linee non intasate e senza problemi di affollamento di convogli passeggeri.
Inoltre, esiste certamente la possibilità di rafforzare il richiamo turistico della Cuneo-Nizza, che per il suggestivo percorso potrebbe ben collocarsi tra i percorsi ferroviari storici, a cavallo dell'arco alpino.
Ciò permetterebbe di abbinare offerta turistica locale cuneese, ligure e nizzarda, con un servizio ferroviario di alto livello, adeguato ad un turismo ferroviario con ampie prospettive di sviluppo, perché rivolto ad una fascia di pubblico medio-alta.
La responsabilità di parte italiana, per non aver saputo sfruttare tali potenzialità sia nel traffico merci sia nel settore turistico, sono affiancate ad un disinteresse da parte francese che risale a lunga data.
Fin dal dopoguerra, la Francia si è sempre dimostrata restia alla ricostruzione di una ferrovia che, per forza di cose, avrebbe ricostruito un collegamento tra le popolazioni della Val Roya, da poco passata sotto la sovranità francese, con l'antica matrice piemontese e cuneese. La contrarietà di Parigi a ricostruire questo cordone ombelicale fra Tenda e Cuneo ha fatto sì che l'iniziativa fosse quasi interamente sostenuta, da parte italiana, grazie alla volontà delle Amministrazioni locali che nell'arco di oltre venticinque anni di impegno, attuarono ogni forma di pressione, compreso, negli anni '60, uno sciopero amministrativo: evento straordinario per l'epoca, che vide aderire tutti i Comuni.
La scarsa convinzione francese si è ripercossa sulle condizioni di gestione e non è stata efficacemente controbattuta dal nostro Ente ferroviario, che si è anzi adagiato su una gestione minimale, mantenendo il servizio al lumicino.
Dopo gli entusiasmi dei primi anni, alimentati anche dalla novità, il traffico è costantemente calato, e sono mancati anche gli interventi di manutenzione necessari a garantire la sicurezza della tratta.
Il passo più importante da compiere, a mio avviso, è il riconoscimento del carattere "internazionale" della linea, nel quadro dell'incremento dei rapporti transfrontalieri ampiamente prevedibile per l'intensificarsi dell'integrazione comunitaria. Se la linea viene dichiarata di livello internazionale, si possono individuare tutte le strategie di sviluppo volte a migliorare sia il servizio che la redditività.
L'accordo stipulato la settimana scorsa a Parigi, nell'ambito della Commissione intergovernativa per i problemi di frontiera, è un passo importante, perché ammettendo, da parte francese, la necessità di rivedere la convenzione e i conseguenti oneri, si riconosce implicitamente e, di fatto, il rilievo sovranazionale della linea. Da questo punto di partenza diventano possibili altri interventi di potenziamento.
Inoltre, l'impegno delle Ferrovie dello Stato italiane a compiere i lavori indifferibili per la sicurezza, per un importo di circa 50 miliardi (interventi che riguardano infrastrutture in gran parte in territorio francese e a cui la Francia contribuirà con un seppur modesto importo) rappresenta un altro importante passo avanti.
Infine, non si deve dimenticare che, allo stato attuale, seppur deficitaria, la linea assolve anche ad una funzione insostituibile: quella di essere il collegamento più "sicuro" tra il Cuneese e il ponente ligure e nizzardo, vista la precarietà o la stagionalità degli altri collegamenti viari.
Il tunnel di Tenda, che ha oltre centodieci anni di vita, è minacciato da crolli e richiede lavori di manutenzione sempre più pesanti, con frequenti interruzioni; il valico del Colle della Maddalena è reso precario dalle valanghe; gli altri valichi sono aperti solo tre-quattro mesi in estate.
La ferrovia ha già dimostrato la sua validità come mezzo di trasporto anche in casi di emergenza, con i valichi stradali bloccati, come è avvenuto nel recente passato per la chiusura del Colle di Tenda e per le frane verificatesi nella bassa Valle Roya.
L'azione della Regione è stata dunque tempestiva per assicurare la continuità del servizio, che allo stato attuale non appare minacciato.
La Regione deve comunque promuovere una strategia di intervento di più vasto raggio, affinché dalla fase di emergenza si passi con gradualità ad una soluzione effettiva del problema Cuneo-Nizza, con una linea potenziata e non onerosa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Signor Presidente, è una questione che non possiamo risolvere immediatamente, ma è importante che la riunione di oggi segnali una presa di coscienza (più che di atto) da parte della Giunta.
Credo che la competenza sia dell'Assessore Masaracchio, il quale consentirà che si faccia anche riferimento alla Presidenza della Giunta nella persona del Presidente Ghigo, e alla Presidenza del Consiglio, perch si tratta di un'opera che da oltre un secolo interessa profondamente la caratterizzazione logistica del sud-ovest del Piemonte.
La riunione svoltasi a Parigi è stata oggetto di interpretazioni ottimistiche, però anche distorcenti. Anche il TG3 ieri sera ha trasmesso delle notizie che a me risultano non esatte; la stessa stampa scrive che i francesi avrebbero assunto un impegno finanziario a sostegno delle passività della ferrovia Cuneo-Nizza; inoltre avrebbero anche assunto l'impegno a concorrere annualmente alle spese di gestione, oltre alla parte da assumersi in proprio, a mezzadria.
Invece non è così: questa è stata soltanto la richiesta avanzata nel Comitato di buon vicinato riunitosi a Parigi.
Continua a persistere una situazione che richiama anche in causa la correttezza delle informazioni: non mi riferisco assolutamente a chi scrive, il quale riceve degli input e deve tradurli in elementi di informazione sommari ed urgenti.
In realtà, su questa ferrovia non si è assolutamente deciso nulla, e neanche noi possiamo continuare a rivendicare il mantenimento di quel pezzo di ferrovia, senza che contemporaneamente vi sia attribuita una funzione di altra natura e di altro rilievo.
Per molti anni la provincia di Cuneo sostenne il collegamento autostradale, o comunque stradale, con nuovo traforo tra Nizza e Cuneo. Per molto tempo ci fu risposto che non era di alcun interesse sul piano della logistica internazionale, e quindi non era un elemento generatore di una disponibilità ad una spesa rilevante da parte del nostro Governo, e ancor meno di quello francese, per mettere in comunicazione due poli che rappresentavano centomila persone nell'area cuneese e trecentomila nell'area di Nizza.
La questione invece assunse tutta la sua dimensione, e mise in moto il meccanismo di cui siamo tutti a conoscenza.
Intanto voglio esprimere un apprezzamento per il lavoro che sta svolgendo la Commissione intergovernativa per il Mercantour, presieduta dall'ing. Macori, nominato dal Governo italiano. E' un lavoro che si svolge con un notevole coinvolgimento degli Enti locali. Inoltre quel progetto è diventato interessante su scala internazionale e gestibile a livello regionale nel momento in cui è diventato un segmento della linea di comunicazione est-ovest, che parte dai Balcani e, via Trieste, attraversa la Padania inferiore (Alessandria-Asti-Cuneo) e raggiunge Nizza-Marsiglia Barcellona e la penisola Iberica. In tal modo si può discutere e si possono trovare le condizioni di interesse che motivano i relativi investimenti.
Per la tratta Cuneo-Nizza - il collega Dutto e l'Assessore Viglietta hanno già parlato in questo senso - si tratta non tanto di discutere della salvaguardia del vecchio tronco di collegamento interno (che risale allo Stato sabaudo) tra Cuneo-Ventimiglia e tra Breil-Nizza; si tratta invece di sistemare e rendere organico al corridoio est-ovest il tratto della ferrovia che attualmente, via Torino, raggiunge Cuneo e prosegue verso la costa arrivando a Nizza.
Questo richiede delle opere significative: l'elettrificazione, la circolazione di motrici con una capacità di trazione che consenta il trasporto merci.
Se potessimo organizzare una gita sui treni che da Cuneo vanno a Ventimiglia, potremmo constatare che siamo a livello di un mezzo per un trasporto di tipo locale e turistico, rispetto alle caratteristiche di ferrovia internazionale che ha quel percorso.
A questo punto, e concludo, signor Presidente, ritengo che il Consiglio regionale del Piemonte su questo argomento debba ponderare, perché si tratta di decisioni che riflettono un orientamento di carattere molto strategico.
Il Consiglio regionale, a suo tempo, ha varato i progetti per i porti liguri e per l'autostrada Voltri-Sempione (il Sempione è ancora una linea di trasporto internazionale), i passaggi attraverso la Valle di Susa, e adesso si tratta dei percorsi est-ovest.
In questa prospettiva occorre varare una proposta di legge al Parlamento per uno stanziamento scaglionato nel tempo, che ci consenta di avere le risorse per dotare la tratta Cuneo-Nizza delle caratteristiche tecniche di struttura capaci di rientrare nell'ambito della rete dei trasporti sia per le merci sia per i passeggeri.
L'ordine di grandezza lo determineremo, ma credo occorrano più di 50 miliardi solo per il raddoppiamento dei binari tra Fossano e Cuneo, poi ci vuole l'elettrificazione per il restante tratto; ci sono delle modifiche ed alcuni ritocchi da fare. A quel punto possiamo parlare di un'opera e di un progetto che interessa l'intero Piemonte.
Tra l'altro mi risulta che, a livello governativo, la disponibilità e l'interesse ci sia, perché riguarderebbe la definizione e il completamento con la linea ferroviaria del corridoio est-ovest attraverso il Mercantour.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Solo per comunicare talune notizie, dato che la discussione è stata articolata.
Le cose stanno così: non corrisponde al vero il fatto che la Regione sia stata assente, nel momento in cui c'è stato, la settimana scorsa, un incontro fra l'Italia e la Francia, seppure attraverso delegati; quindi, in quel momento abbiamo potuto registrare notizie estremamente positive.
Innanzitutto la conferma che la Francia intende rinegoziare il tutto e quindi, aprire, attraverso la rinegoziazione, il rapporto definitivo sugli stanziamenti. Pare che la Francia sia disposta a stanziare più di quanto non abbia già confermato l'Italia; l'Italia invece è ferma ai 50 miliardi che fra l'altro, per quello che ha detto il collega Riba in questo momento sembra che siano quelli che occorrono per l'ammodernamento della ferrovia.
Tuttavia non mi pare che sia solo questo quello che occorre.
C'è da dire, così come è stato affermato dai colleghi che sono intervenuti, che le Ferrovie francesi, contrariamente a quanto diffuso dal TG3, hanno contribuito nell'ordine del 10% di quel 20% che incide sul loro territorio e per opere ed interventi di ordinaria manutenzione, non certo per interventi strutturali veri e propri.
Quindi, questa Ferrovia, che ci ricorda momenti storici e che adesso diventa un punto di riferimento ben preciso nei collegamenti internazionali con la Francia, nel complesso generale di questi rapporti interregionali sicuramente avrà una risoluzione positiva. Cosa potrà fare la Regione? Una proposta di legge di iniziativa regionale potrebbe essere un utile strumento di intervento anche per avere risposte concrete e definitive, al di là di ciò che le finanziarie potranno consentire di volta in volta per strutture di questo genere.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di intervento, pongo in votazione l'ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso: che le FS hanno nuovamente paventato la possibile chiusura della ferrovia Cuneo-Ventimiglia-Nizza in quanto non intendono accollarsi ulteriormente le passività d'esercizio, annunciate in L. 10 miliardi annui che secondo le FS i contributi dello Stato previsti dalla finanziaria non comprendono la copertura delle passività di questa linea e pertanto le stesse FS hanno in alternativa richiesto alle Regioni Piemonte e Liguria di accollarsi questa passività, ma che al momento le Regioni non hanno competenza in materia e tanto meno dispongono di fondi da assegnare a tale scopo considerato: che il servizio offerto è di quantità quanto mai scadente, con orari che prevedono corse scarse e mal distribuite, tempi di percorrenza eccessivamente lunghi, assurde mancanze di coincidenze sia a Cuneo (per e da Torino) che a Ventimiglia (per e dalla Riviera di Ponente e Costa Azzurra) che non è mai stato istituito il servizio merci che la linea non viene utilizzata quale itinerario alternativo alla Torino-Savona-Ventimiglia, nonostante questo percorso sia più lungo di 75 km (90 per chi deve raggiungere Nizza!) che tanto meno non vi sono stati instradati convogli internazionali a lunga percorrenza che pertanto la linea è sottoutilizzata e viene sfruttata solo una minima parte della sua potenzialità impegna il Presidente e la Giunta regionale del Piemonte a: effettuare pressanti azioni presso le FS al fine di ottenere: la totale revisione degli orari ed un adeguato miglioramento del servizio in modo da attirare una maggiore utenza; l'istituzione del servizio di trasporto di biciclette al seguito dei viaggiatori; l'istituzione del servizio merci; la classificazione della linea fra quelle 'internazionali' con conseguente impostazione del livello qualitativo del servizio interpellare le vicine autorità francesi della Valle Roya e della Costa Azzurra affinché intervengano presso il loro Governo e presso la SNCF al fine di ottenere pari comportamento per quanto di loro spettanza, ma soprattutto per ottenere un contributo ai costi di gestione della linea oggi totalmente a carico delle FS mentre i dati statistici dimostrano come l'utenza sia al 30% di nazionalità francese richiedere al Governo che vengano reperiti i fondi non solo per ripianare le passività d'esercizio, ma per eseguire tutta una serie di investimenti (fra cui l'elettrificazione della tratta Limone Piemonte Ventimiglia) destinati al potenziamento della linea, al fine di riportarla verso la parità di bilancio, grazie al suo appropriato utilizzo ed all'affluenza di nuovo traffico".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.


Argomento:

Interrogazioni ed interpellanze (annunzio)


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13)



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