Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.226 del 30/03/98 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Botta, Casoni, Farassino e Leo.


Argomento:

Verifica numero legale


PRESIDENTE

Si proceda all'appello nominale per la verifica del numero legale.



(Il Consigliere Segretario Toselli effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Si constata la presenza del numero legale, essendo presenti in aula n.
31 Consiglieri.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Presidente Gallarini; ne ha facoltà.



GALLARINI Pierluigi

Chiedo la parola perché in questi ultimi giorni a Torino è successo un grave fatto: il suicidio dell'anarchico e tutto quanto è avvenuto.
Forse anche altri avrebbero voluto o chiederanno congiuntamente a noi che si ritagliasse un momento a livello di Capigruppo per parlare di questa questione. Il periodo più opportuno potrebbe essere all'interruzione della mattinata.
Noi ci siamo dati come ordine dei lavori, mi sembra da parte del Presidente Deorsola, all'ultima Conferenza dei Capigruppo dalle ore 9.30 con tolleranza alle 10 fino alle 13.30; forse, se concordassimo alle ore 13.30, si potrebbe fissare una riunione dei Capigruppo per parlare di questo fatto e per ragionare insieme su che cosa eventualmente si può fare.



PRESIDENTE

Credo di dover acconsentire senz'altro a questa richiesta; fisso per le ore 13.00 la Conferenza dei Capigruppo.


Argomento: Bilanci preventivi

Proseguimento esame progetto di legge n. 371: "Bilancio di previsione 1998 e pluriennale 1998-2000"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del disegno di legge n. 371, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Affrontiamo l'emendamento presentato dai Consiglieri Spagnuolo Montabone e Angeli, già illustrato nella seduta precedente dal Consigliere Montabone, accantonato nella passata riunione.
1/1) Emendamento presentato dai Consiglieri Spagnuolo, Montabone e Angeli: "Il capitolo 10045 è diminuito di L. 11 milioni, spostando la somma sul capitolo 15950".
Tale emendamento, ripeto, era già stato illustrato e c'era stata una risposta da parte dell'Assessore Burzi.
Ci sono dichiarazioni di voto? Prego, Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

La risposta dell'Assessore Burzi è venuta prima di un'altra risposta sul capitolo successivo; se ben ricordo, questa è un'integrazione all'assicurazione sugli infortuni, quindi un aumento di massimale rispetto agli infortuni che possono avere gli Assessori.
Assessore Burzi, mi faccia un cenno con la testa.
No? Cos'è, allora? Non ricordo più, perché mi ha dato una risposta prima di...



PRESIDENTE

Forse è opportuno che faccia una puntualizzazione il Consigliere Papandrea, solo per economia di interventi. Prego.



PAPANDREA Rocco

Non ricordavo che avessimo affrontato questo punto. Avevamo fatto delle dichiarazioni di voto, tra l'altro diversificate come Gruppi, e successivamente avevamo votato l'ordine del giorno sul Tibet, ma questo emendamento non mi pare fosse già illustrato.



PRESIDENTE

Era stato affrontato e accantonato, guardi: n. 1/1.
Prego, Assessore Burzi.



BURZI Angelo, Assessore al bilancio

Solo per completezza per quanto sta dicendo il Consigliere Montabone.
Questo è un incremento di L. 1 milione rispetto alla competenza 1997 per pure ragioni di inflazione, cioè di costo di polizza. Riguarda, com'era stato detto la volta scorsa, gli infortuni che possono avvenire nell'esercizio delle competenze per quanto attiene alla Giunta.
Non è una integrazione: è una polizza per quanto attiene l'infortunio sul lavoro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Assessore, come lei sa e come tutti i colleghi sanno, tutti i Consiglieri sono assicurati per gli infortuni che possono capitare sul lavoro, sull'attività che loro svolgono.
Appare strano che ci sia un'ulteriore polizza - e per la verità io mi ricordo con assoluta certezza forse di averne anche usufruito di questa - e mi accorgo adesso che c'è questa polizza...



GALLARINI Pierluigi

L'ho fatta io.



MONTABONE Renato

Mi sembra strano che si possano fare delle distinzioni rispetto agli infortuni che possono capitare. Badate, non dico rispetto alle possibilità che capitino più infortuni agli Assessori che certo sono più sul territorio, girano di più, hanno più da fare, ma rispetto al fatto che se capita un infortunio ci sia una valutazione di un Consigliere che vale "tot" e di un Assessore che vale "tot-altro". A me sembra che questa integrazione, perché è una polizza vera e propria, ma che va a integrare un'altra polizza di cui usufruiscono già tutti i Consiglieri.
A me sembra estremamente inopportuno che ci siano delle distinzioni di valori in campo fra i risarcimenti degli infortuni che possono prendere gli Assessori e i risarcimenti che possono prendere i Consiglieri.
Può darsi che quella polizza di infortuni riguardante i Consiglieri che peraltro è stata aumentata ultimamente, non abbia sufficienti massimali da ricoprire quelli che sono i valori in campo anche degli Assessori, ma mi sembra altrettanto... Quindi si possono rivedere i massimali di quella polizza per rappresentare dignitosamente gli eventuali risarcimenti di ciascuno di noi. Mi sembra assurda una polizza ulteriore, a favore degli Assessori e interamente pagata dal bilancio regionale, che crea distinzione fra Assessori e Consiglieri.
Mi permetto di riflettere rispetto all'emendamento che la collega Spagnuolo ed io abbiamo presentato, non tanto per voler cancellare la cifra iscritta, che è poca cosa rispetto al bilancio della Regione, ma per dare un segnale alla Giunta regionale rispetto alle posizioni che la Giunta stessa deve avere nei riguardi dei Consiglieri. La dignità del Consiglio e dei Consiglieri si verifica anche sotto questo aspetto.
Non m'importa del fatto che la polizza fosse già stata stipulata tempo fa; non m'interessa nemmeno che io ne abbia inconsapevolmente usufruito per un certo periodo. Mi interessa rappresentare quelle che devono essere le dignità di tutti i Consiglieri, senza distinzione di sorta. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Credo che le argomentazioni sviluppate dal Consigliere Montabone siano corrette. Siamo di fronte ad un trattamento differenziato, e aggiuntivo.
Non si tratta di riempire un nulla: esiste già un trattamento per i Consiglieri. Probabilmente, occorrerebbe ragionare nell'ambito di quest'ultimo e non stabilirne uno specifico per gli Assessori, rivedendo questo tipo di spesa ed addivenendo anche ad un risparmio tramite la stipula di un unico contratto assicurativo.
Condividiamo l'indicazione del Consigliere Montabone e votiamo a favore dell'emendamento ad un capitolo che, tra l'altro, era incorso in un "infortunio" all'inizio della discussione, data la previsione, per errore di un aumento di un miliardo. Riteniamo, comunque, che si possano evitare anche gli 11 milioni attualmente inseriti, secondo il tipo di considerazioni già illustrate dal Consigliere Montabone.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Volevo solo affermare un concetto che sulla base di quest'emendamento viene ribadito e rimarcato: la pari dignità dei Consiglieri regionali nella loro globalità. Pur con una piccola cifra a bilancio, si tende invece a rimarcare maggiormente i rischi o quanto meno l'attività amministrativa e legislativa degli Assessori.
Ritengo si tratti di discriminazione che non ha alcun senso rimarcare a bilancio: in segno di protesta, non parteciperò al voto.



(Considerazioni fuori microfono del Consigliere Griffini)



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, può chiedere al Consigliere Griffini, per favore, di non commentare gli interventi del collega Moro?



PRESIDENTE

Si prega di non commentare: il commento o la diversificazione si deve realizzare attraverso la richiesta di parola.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Scusi, Presidente, non ho a mie mani l'emendamento in discussione.



PRESIDENTE

Glielo facciamo pervenire quanto prima, intanto, gliene do lettura: "Il capitolo 10045 - oneri assicurativi Assessori - è diminuito di lit.
11.000.000, spostando la somma sul capitolo 15950 - fondo di riserva."



RIBA Lido

Intervengo per dichiarazione di voto.
Penso che l'emendamento sia stato necessario ed utile per affrontare il problema della differenziazione, dell'aggiunta, o della copertura assicurativa speciale che dir si voglia, relativamente agli Assessori.
Questione di cui si è discusso a lungo.
Chiederei soltanto, che l'Assessore Burzi - anche perché non avevo il testo dell'emendamento - relazionasse, nei due minuti che avevo per la mia dichiarazione di voto, su come recepisce la valutazione e lo spostamento attuato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Burzi.



BURZI Angelo, Assessore al bilancio

Non ho alcuna difficoltà a ripetere che la Giunta regionale è contraria all'emendamento, anche sentite le ultime dichiarazioni dei colleghi.
E' evidente che esistono competenze di tutti i Consiglieri regionali ed altrettanto evidente che esistono competenze ed incarichi specifici degli Assessori, essenzialmente per quanto riguarda i loro spostamenti nell'esercizio delle loro competenze.
La polizza in discussione copre specificamente - non in maniera aggiuntiva - quelle competenze degli Assessori che li differenziano dai Consiglieri, sempre in termini di esercizio delle loro funzioni.
L'incremento di valore è appunto dovuto, come ho già ripetuto nell'intervento precedente, a mere ragioni inflative. Colgo l'occasione per ribadire che si sta cercando, nell'ambito dell'intero patrimonio assicurativo dell'Ente Regione, e non soltanto per quanto attiene specificamente al discorso Consiglieri/Assessori, di provvedere ad un'anagrafe completa e poterne successivamente fare oltreché una relazione una revisione ove possibile critica, tesa sia la miglioramento dei premi da pagare sia alle coperture, qualora in alcuni casi, queste ultime non esistessero o fossero insufficienti.
La Giunta regionale, dunque, non intende accogliere l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Credo sia impossibile, Assessore, che una polizza copra le competenze una polizza può coprire infortuni sulle competenze, ma in questo caso a me sembra di aver capito che questa è una polizza aggiuntiva che aumenta i massimali di infortunio degli Assessori. Cioè qui ci sono gli Assessori che valgono per esempio un miliardo e i Consiglieri che ne valgono mezzo! Quindi non è che siano assicurate delle competenze, perché le assicurazioni di competenze non ci sono. L'unico che vi può assicurare per le competenze è il Presidente della Giunta che vi ha dato delle deleghe.
Io sono convinto, Assessore, e la ringrazio per avermi dato la risposta già la volta scorsa, che questa sia una polizza aggiuntiva rispetto a un risarcimento di infortunio che eventualmente gli Assessori hanno, che aggiunge quindi dei massimali alle polizze che già i Consiglieri hanno. Se non è così, io ho ancora diritto a parlare per qualche minuto, ma li usi lei per dire se non è vero che questo è per un maggiore risarcimento in caso di infortunio degli Assessori. E se invece è, come ha detto lei prima l'assicurazione sulle competenze, mi spieghi che razza di assicurazione è perché non esiste una assicurazione sulle competenze! Che gli Assessori facciano di più o che dovrebbero fare di più, siamo tutti d'accordo; che quindi siano più soggetti a eventuali incidenti, siamo d'accordo, ma non siamo d'accordo laddove si cambiano i valori fra i Consiglieri e gli Assessori nella assicurazione. Quindi non ho capito cosa vuol dire "sono assicurati sulle competenze". Sulle competenze non si è assicurati, lo ripeto! Perché poi ci sono altre assicurazioni (quelle dal punto di vista legale, che si paga ciascuno di noi, se lo vuole o meno), ma non credo che siano queste le assicurazioni.



PRESIDENTE

Secondo l'Assessore era già chiaro.



PAPANDREA Rocco

Chiedo la parola.



PRESIDENTE

Consigliere Papandrea lei è già intervenuto per dichiarazione di voto.



PAPANDREA Rocco

E' per una richiesta di chiarimento.



(Commenti dai banchi della maggioranza)



PAPANDREA Rocco

Non mi sembra di essere l'unico che richiede la parola.



PRESIDENTE

Ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Vorrei sapere cosa succede quando un Assessore cambia, perch l'assicurazione dovrebbe essere nominale.



PRESIDENTE

Credo non sia sulla persona, ma sul ruolo.



PAPANDREA Rocco

Va bene.
La seconda considerazione che intendo fare è che l'anno scorso in Italia l'inflazione è stata sotto il 2%, mentre qui l'aumento è del 10%.



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto, pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.



PRESIDENTE

CHIEZZI



PRESIDENTE

Chiediamo l'appello nominale.



PRESIDENTE

Va bene, lo facciamo mediante procedimento elettronico.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 43 votanti 41 hanno risposto SI' 12 Consiglieri hanno risposto NO 29 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'emendamento è respinto.


Argomento:

Sulle modalità di votazione


PRESIDENTE

Prego, Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Chiedo la parola sulle modalità di votazione.



PRESIDENTE

Ne ha facoltà.



SALERNO Roberto

Visto che siamo dotati di questo sistema elettronico che dovrebbe individuare personalmente il voto di ciascun Consigliere, al di là di eventuali verifiche di numero legale per appello nominale, io le chiedo come peraltro già fatto in altre sedute, che non si proceda, per tutta la durata dell'esame del bilancio, all'appello nominale per l'espressione di un voto, ma semplicemente attraverso il sistema elettronico.



PRESIDENTE

Questa è una scelta che compete al Presidente, che con il suo prudente apprezzamento valuterà di volta in volta quale modalità seguire.
Per i Consiglieri c'è il diritto di ottenere l'appello nominale, ma la modalità è riservata al Presidente.
Ha chiesto la parola il Consigliere Montabone; ne ha facoltà.



MONTABONE Renato

Colgo l'occasione dell'intervento del Consigliere Salerno per ribadire in aula una richiesta ben precisa che ho già avuto modo di fare alla Conferenza dei Capigruppo.
Quando c'è la verifica del numero legale, me lo suggeriva proprio il collega Salerno prima, sarebbe opportuno che, qualora richiesto, la verifica venisse fatta immediatamente attraverso questo sistema di cui ci siamo dotati, perché è capitato nei giorni scorsi che la verifica del numero legale iniziasse a un'ora e finisse un quarto d'ora dopo! La verifica del numero legale si fa di norma simultaneamente a ciò che si sta facendo, avendo fatto più volte la richiesta...



PRESIDENTE

Consigliere Montabone, mi scusi, ma questo è un argomento sul quale mi è già stato riproposto molte volte - non è che voglia interromperla - ma ribadisco: il diritto ad ottenere l'appello nominale esiste, le modalità sono invece riservate al Presidente.



MONTABONE Renato

Lo so, ma non l'ho certo introdotto io questo argomento, l'ha introdotto il Consigliere Salerno!



PRESIDENTE

Io ho risposto al Consigliere Salerno.



MONTABONE Renato

Voleva discutere in aula le modalità di voto, il Consigliere Salerno?



PRESIDENTE

No, non è così.



MONTABONE Renato

Come no?



PRESIDENTE

Io ho risposto che non è materia a cui il Presidente pro tempore pu rinunciare.



MONTABONE Renato

Io le sto solo dando un suggerimento, non voglio un pronunciamento immediato.



PRESIDENTE

Di volta in volta deciderà...



MONTABONE Renato

Siccome abbiamo visto che questa mattina la maggioranza ha fatto uno sforzo che ci ha portato soltanto a 35 minuti di ritardo, anziché a...



PRESIDENTE

Mi permetta, Consigliere Montabone, ma questo non attiene ai lavori che sono già stati sanzionati con il ritardo.



MONTABONE Renato

Sanzionati in che modo? Attraverso la presentazione di quella sua proposta di legge che prevede di togliere l'indennità?



PRESIDENTE

Consigliere Montabone, non c'è materia di discussione.
La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Io credo che non sia accettabile che vengano dati consigli al Presidente circa le modalità di votazione. C'è un regolamento da applicare e questo deve essere applicato. Bisogna ricordare a tutti che esiste un regolamento e quindi un Consigliere non può intervenire sui meccanismi regolamentari.
Rispetto invece a quanto sosteneva il Presidente, io non metto in dubbio che sia una prerogativa, però vorremmo avere degli elementi di comprensione su come lei esercita questa prerogativa. Posso anche accettare che lei dica "questa è una mia prerogativa", però dovrebbe essere esercitata in condizioni simili, cioè non che di volta in volta si cambia il criterio in cui quella prerogativa viene esercitata.
Vorremmo sapere come avviene la discrezionalità, perché non pu dipendere ad esempio dalla simpatia o meno verso un Consigliere: deve avere dei criteri minimamente obiettivi.



PRESIDENTE

Nel rispetto del Regolamento, è una competenza del Presidente quella di scegliere una modalità tra quelle che sono offerte.


Argomento: Bilanci preventivi

Proseguimento esame progetto di legge n. 371: "Bilancio di previsione 1998 e pluriennale 1998-2000" (seguito)


PRESIDENTE

Continuiamo l'esame del progetto di legge n. 371, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Sono stati presentati i seguenti emendamenti dai Consiglieri Rosso Dutto e Bellingeri.
4) "Il capitolo 10080 'Spese per l'esercizio dell'iniziativa popolare nonché per lo svolgimento di referendum popolari (art. 40 della legge regionale 16 gennaio 1973, n. 4)' è incrementato di lire 1.000.000 (unmilione).
Al suo finanziamento si provvede con la riduzione dal capitolo 11590 per una somma di pari ammontare".
5) "Il capitolo 10080 'Spese per l'esercizio dell'iniziativa popolare nonché per lo svolgimento di referendum popolari (art. 40 della legge regionale 16 gennaio 1973, n. 4)' è incrementato di lire 1.000.000 (unmilione).
Al suo finanziamento si provvede con la riduzione dal capitolo 11595 per una somma di pari ammontare".
6) "Il capitolo 10080 'Spese per l'esercizio dell'iniziativa popolare nonché per lo svolgimento di referendum popolari (art. 40 della legge regionale 16 gennaio 1973, n. 4)' è incrementato di lire 30.000.000 (trentamilioni).
Al suo finanziamento si provvede con la riduzione dal capitolo 11590 per una somma di pari ammontare".
7) "Il capitolo 10080 'Spese per l'esercizio dell'iniziativa popolare nonché per lo svolgimento di referendum popolari (art. 40 della legge regionale 16 gennaio 1973, n. 4)' è incrementato di lire 5.000.000 (cinquemilioni).
Al suo finanziamento si provvede con la riduzione dal capitolo 14720 per una somma di pari ammontare".
Chiedo, con il consenso dei proponenti, che la discussione avvenga contestualmente su tutti e quattro gli emendamenti.
La parola al Consigliere Bellingeri.



BELLINGERI Gian Franco

Signori Consiglieri, direi che i nostri emendamenti, rivestendo un carattere specificamente politico, possono essere discussi tutti assieme come da richiesta del Presidente Deorsola.
Perché un valore politico a questo capitolo? Perché un valore politico ai nostri emendamenti? Direi che ci troviamo davanti a dei fatti molto importanti, ci troviamo davanti a una Bicamerale che ha partorito il pannolino caldo di un disegno federalista ridicolo, una Bicamerale che ha cancellato il nome sussidiarietà, una Bicamerale che non intende, e l'ha chiarito molto bene procedere verso le riforme che la gente vuole, che tutti desiderano e non solo il partito che io rappresento in questo momento.
Noi vediamo il procedere di queste riforme come una posizione inquieta di disturbo, così come non capiamo e non siamo nemmeno molto d'accordo su tutte queste iniziative trasversali che vengono a formarsi. Porto ad esempio l'iniziativa a cui ha partecipato il Presidente Ghigo, con i Sindaci e i Presidenti delle Province e delle Regioni, che fanno patti federalisti, ma su quale federalismo? Qua di federalismo se ne parla a proposito e a sproposito.
C'è il partito trasversale della Chiesa sul federalismo solidale, c'è il partito degli economisti sul federalismo fiscale, c'è il partito di chi non ha capito niente che parla del federalismo possibile; sarebbe bene che questa Regione si facesse carico, con piena dignità, di un progetto di autonomia ed autogoverno che sono le due parole che ormai vogliono sentire gli elettori "autonomia e autogoverno"; è la traduzione di devolution quella che hanno avuto gli scozzesi ed è quella per cui noi ci battiamo.
Abbiamo cancellato nel nostro congresso la parola "secessione", perch ci intingevano il biscotto tutti, non capendo cosa volesse dire la scrollavano come un qualcosa che poteva essere terribile.
Noi l'abbiamo cancellata. Parliamo di autonomia e autogoverno.
Desidereremmo che tutte le forze qua rappresentate, tutte quelle che continuano a raccontare storie ai propri elettori parlando di federalismo e di riforme, uscissero allo scoperto, dicessero chiaramente cosa vogliono fare, si rivolgessero ai piemontesi per dire qual è lo Stato che desideriamo avere e qual è la forma di governo di questa Regione che desideriamo avere. Desideriamo una prova di coraggio di questo Consiglio e di questa Giunta e desideriamo che le forze politiche si decidano a parlarne, a discuterne.
Noi sentiamo parole molto belle, l'altro giorno abbiamo sentito la "specificità" del territorio, però non c'è e non vediamo negli atti una volontà politica per questo. Ecco perché desideriamo che ci sia un segnale molto forte su quello che vuol fare questa Giunta, sul prosieguo di questa grande riforma.
Quindi, 80 milioni nel capitolo 10080 sono una presa in giro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Volevo approfittare di questo ragionamento per parlare del capitolo specifico e della prerogativa specifica del Consiglio in materia di referendum e chiedere quindi al Vicepresidente Majorino o all'Assessore Pichetto, che ha la delega - però il problema l'aveva seguito e lo conosce bene il Vicepresidente Majorino - dell'unica iniziativa referendaria che fu messa in essere dalla Regione Piemonte e che non vede ancora l'applicazione, che era quella sulla legge della caccia.
E' ancora fermo il quesito per l'opposizione delle Giunte susseguitesi opposizione al Consiglio di Stato e ai vari iter e di fatto una prerogativa che non è stata applicata. In termini semplici cosa chiesero i cittadini con la raccolta di oltre 50.000 firme; chiesero l'abrogazione di una legge specifica.
Le successive leggi, messe in essere per superare il quesito referendario, palesemente non hanno superato il quesito referendario quindi mi domando cosa osta all'applicazione di questa volontà popolare e chiedo informazioni sull'attuale iter della questione che interessa questo Consiglio da quasi 10 anni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Noi separiamo il voto e l'articolo, che è quello sui referendum, dalle argomentazioni dei promotori.
I promotori non parlano dei referendum, parlano di un referendum, di un problema che con i referendum può c'entrare o non c'entrare, parlano di un problema politico che è di altra natura, che può anche ad un certo punto portare a fare un referendum, ma è un problema diverso.
I referendum possono essere questo, come possono essere una molteplicità di altri. Pensiamo che, rispetto al problema referendum, ci siano le difficoltà costantemente emerse nell'applicare questa legge, che rischia di esistere solo sulla carta, ma non ha altro valore. Occorre per tenere presente il principio di permettere, su determinate questioni, ai cittadini, di esprimersi con un voto diretto e poter decidere con una votazione diretta.
Rispetto a questo, pensiamo che la presa d'atto della difficoltà di promuovere i referendum stia alla base del fatto che questa voce viene ridotta. Noi pensiamo che la voce non debba essere ridotta e la presa d'atto delle difficoltà di intervento attraverso il referendum dovrebbe portare ad una modifica della legislazione in merito, per facilitare l'esercizio del referendum.
In sostanza, non si tratta di dire: "Visto che questo esercizio non si riesce ad applicare, riduciamo le poste di bilancio", ma: "Vediamo come affrontare e cercare di eliminare una serie di ostacoli affinché questo esercizio si possa praticare".
Siamo quindi per un aumento dell'incremento di questo capitolo, ma con questo tipo di logica, che non è assolutamente legata ad un argomento specifico, ma all'esercizio della possibilità, da parte dei cittadini piemontesi, di esprimersi attraverso un referendum, che può presentare una serie di contenuti e di tematiche molto più ampie che non quella del federalismo, della creazione di nuovi Stati o della dissoluzione degli Stati esistenti.
Credo che l'ottica con cui la Lega affronta il problema sia molto limitata, perché non si accompagna necessariamente ad una maggiore sovranità popolare. Non è detto che laddove si creano Stati federali ci sia un maggior esercizio di potere popolare: sono due questioni abbastanza separate. Un maggiore esercizio di sovranità popolare vuol dire la dissoluzione di una serie di ostacoli a quell'esercizio stesso, e non introdurre ulteriori ostacoli, come potrebbe avvenire anche attraverso il federalismo. Non è che gli Stati più piccoli garantiscano meglio l'esercizio della sovranità popolare; semplicemente, si tratta di entità statali diverse.
Il problema dell'esercizio della sovranità popolare è altra cosa.
L'ente centrale ha una serie limitata di poteri, magari quelli più importanti, quelli che danno le direttive, mentre l'esercizio concreto dell'amministrazione viene avvicinato il più possibile ai cittadini. Credo che questi siano problemi di natura diversa.
Tra l'altro, in questa fase si aggiunge il problema che il potere statale viene prevalentemente superato attraverso la creazione di poteri sovranazionali, piuttosto che attraverso la dissoluzione verso il basso.



GHIGLIA Agostino

E' una visione statalistica.



PAPANDREA Rocco

No, io sono per la distruzione dello Stato, quindi non ho assolutamente una visione statalistica. Noto, però, come esiste un processo di superamento del potere statale attraverso istituzioni sovranazionali, che poi vengono legittimate prevalentemente dal potere economico e che dipendono e rispondono al potere economico. Credo che questo discorso andrebbe inserito nel quadro delle osservazioni sollevate dall'intervento del Consigliere Bellingeri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vindigni.



VINDIGNI Marcello

Quando fui eletto Consigliere regionale e mi fu dato il kit del Consigliere, che comprendeva fra l'altro anche l'agenda della Regione, fui favorevolmente sorpreso dal fatto che nell'agenda era pubblicato il testo dello Statuto della Regione Piemonte.
Dalla lettura dello Statuto - peraltro a questa sorta di appendice ho fatto ricorso più volte per rinfrescarmi la memoria sui principi che ispirarono i legislatori che diedero vita al primo Consiglio regionale fui sorpreso favorevolmente dal fatto che uno dei principi ispiratori era ed è quello di favorire la partecipazione dei cittadini al processo normativo regionale.
Quanta attuazione è stata data a questo principio, in questi primi 25 anni di vita del Consiglio regionale? Sarebbe opportuno dare una risposta a questa domanda.
Io, poiché ho visto che l'Ufficio di Presidenza del Consiglio ha deliberato di stanziare una somma per sviluppare un insieme di attività connesse con il venticinquesimo anniversario di istituzione della nostra Regione, mi permetto di suggerire una riflessione sul tema che ho posto prima.
Certamente il referendum è lo strumento principe per favorire la partecipazione dei cittadini alle decisioni della propria comunità. Voglio ricordare che circa novantacinque anni fa, quando l'Amministrazione comunale di Torino decise di creare l'Azienda Elettrica Municipale iniziativa che comportava degli investimenti, ricorse proprio allo strumento del referendum per far pronunciare i cittadini su questa scelta importante, che alla lunga si è rivelata decisiva, non solo per lo sviluppo economico-industriale dell'area metropolitana torinese, ma, come vediamo oggi, anche per lo stato finanziario del Comune di Torino.
Pertanto l'attuazione della legge regionale che norma la partecipazione dei cittadini alla vita politica regionale attraverso lo strumento del referendum richiederebbe proprio un maggiore impegno, non solo in termini politici, ma anche in termini economici.
Ognuno di noi ha delle posizioni diverse nell'interpretare l'attuazione di questa legge regionale nel 1973. C'è chi vuole vedere in questo utilizzo a go-go dell'istituto referendario un modo per scardinare l'attuale assetto istituzionale; c'è chi addirittura parla di dissoluzione dello Stato.
Per noi significa più semplicemente mantenere fermo il principio ispiratore che portò il legislatore del Piemonte a prevedere l'istituto del referendum tra gli istituti della partecipazione dell'iniziativa popolare.
Da questo punto di vista, pur non condividendo le premesse che hanno portato i colleghi del Gruppo della Lega Nord a proporre degli emendamenti migliorativi in termini economici del capitolo, noi riteniamo che la preoccupazione qui manifestata, di non fare affievolire la partecipazione dei cittadini al processo normativo, debba essere rafforzata. Questa preoccupazione è condivisa da noi e quindi voteremo a favore dell'emendamento presentato dal Gruppo della Lega Nord.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Ho sentito con attenzione l'intervento del collega Bellingeri, che ha voluto inserire, rispetto a questo capitolo del bilancio, un tema che non può essere liquidato soltanto con le competenze riferite al capitolo stesso.
Lo stanziamento su questo capitolo, che oggi ha 80 milioni di previsione per il 1998, può essere sufficiente, può anche essere troppo elevato, può essere nulla, a seconda delle iniziative che intende assumere la Regione su temi specifici.
Per cui, se la Regione crede che i referendum popolari possano servire di materia per assumere questo tipo di iniziativa ce n'è molta; però il referendum va fatto crescere nella conoscenza e nella coscienza degli elettori.
Gli 80 milioni stanziati per l'anno 1998 sono comunque nulla, se si dovessero spiegare ai cittadini piemontesi alcune tematiche, far crescere la loro coscienza su alcuni temi e poi chiamarli ad un referendum, su alcune tematiche - dicevo - importanti per la nostra Regione.
Mi collego ora al tema del federalismo a cui accennava il Consigliere Bellingeri prima e ad altri temi di rilevanza importantissima per le Regioni da ora in avanti.
Il Presidente della Giunta regionale, in uno degli scorsi Consigli, ci ha dato un documento che ritengo sia stato sottoscritto da tutti, visto che è titolato "Stati generali per il federalismo di Comuni, Province e Regioni Patto per il Federalismo tra Comuni, Province e Regioni". In questo documento si individua quella che potrebbe essere l'ipotesi, sottoscritta (io credo) dai Presidenti delle Regioni, con i rappresentanti delle Città e delle Province; si individua quella che dovrebbe essere la funzione della Regione per il futuro.
Leggo testualmente: "La riforma delle Regioni: le vecchie Regioni apparato, intese come Enti substrutturali inclini a riprodurre a loro volta centralismi (e fin qui siamo d'accordo, è uno stato di fatto, questo dettato per lo più dalle giuste esigenze che i Comuni hanno), vanno trasformate in federazioni di città e autonomie".
Il fatto che in questo momento i Presidenti delle Regioni sottoscrivano che le Regioni debbono diventare federazioni di città e di autonomie è di una gravità assoluta. Perché questo? Perché con questo documento sottoscritto dai rappresentanti delle Regioni italiane, si tende ad individuare o si individua nella riforma futura delle Regioni il fatto che la Regione possa diventare un maxi-Comune, che assumerebbe delle competenze di carattere amministrativo di valenza sovracomunale e sovraprovinciale.
Beh, signor Presidente, se lei pensa che le Regioni debbano diventare un maxi-Comune, io non so se da questa parte dei banchi dove tutti prestano poca attenzione a questo argomento sia tra Consiglieri di maggioranza che di minoranza siamo molto d'accordo.
Dico questo, perché in più occasioni, da più parti di questo Consiglio molto spesso si è voluto fare un distinguo fortissimo fra quelle che erano le competenze delle città e delle Province e le competenze delle Regioni proprio in funzione di quelle deleghe che le Regioni, dal punto di vista amministrativo, dovrebbero dare ai Comuni, ma tenendo sempre con forza quelle che dovevano essere le funzioni legislative della Regione.



(Scampanellìo del Presidente)



MONTABONE Renato

Se noi dovessimo diventare come è scritto in questo documento... Abbia pazienza, l'argomento è piuttosto rilevante: magari rinuncio a degli interventi successivi.
Dicevo, se dovessimo rinunciare a quelle competenze di carattere legislativo che in tutto questo documento non sono accennate in nessuna delle parti, ebbene, credo che la Regione non avrebbe veramente più funzione, perché si tratterebbe solo di dimensione.
Le stesse Province potrebbero rappresentare i territori; le città, che oggi determinano tutto anche nei confronti del Governo centrale, potrebbero avere le funzioni per tutta la Provincia, ma soprattutto verrebbe a mancare quello che è il principio ispiratore del federalismo in cui noi crediamo.
Collega Bellingeri, è importantissimo che lo Stato centrale determini quali sono le competenze che intende tenere per sé, perché se determina le competenze che intende tenere per sé, tutte le altre competenze vanno alle autonomie, e fra queste anche alle autonomie federali delle Regioni.
Le competenze, però, non possono essere quelle amministrative, perch le competenze amministrative - l'abbiamo detto - debbono essere delegate agli Enti locali: non può lo Stato centrale trattenere per sé competenze di carattere amministrativo; non possono le Regioni, domani, tenere per sé le competenze di carattere amministrativo che spettano agli Enti locali.
Tuttavia, deve essere fatto un distinguo netto tra gli Enti locali con potere amministrativo, e le Regioni e lo Stato centrale, con potere legislativo.
Dico questo, perché allacciandomi all'emendamento presentato dai colleghi della Lega sull'iniziativa popolare, cioè per i referendum popolari, ho detto prima che bisogna far crescere la coscienza dei cittadini su alcune tematiche.
Ma come si fa a far crescere, per esempio, la coscienza dei cittadini su queste tematiche, se gli stessi Consigli regionali, gli stessi Presidenti delle Giunte, gli stessi Presidenti dei Consigli, che ci vanno a rappresentare in un organizzazione dove si vedono assieme Città, Province e Regioni, pensano di trasformare le Regioni in un maxi Comune? Come possiamo noi pensare di far crescere la coscienza dei cittadini e magari chiamarli ad un referendum su questo tema, se neanche noi, e neanche chi ci rappresenta a livello nazionale in una riunione congiunta come questa, sa che cosa vuol fare della Regione? Non voglio con questo intervento sminuire le competenze del Presidente della Giunta; voglio semplicemente dire che il Presidente della Giunta regionale, se non tratta l'argomento nello specifico nelle varie Commissione - come da tempo noi chiediamo - si limita a rappresentare solo se stesso.
Non è sufficiente che mi si dica che anche il Presidente della Toscana che è del PDS, è d'accordo. Anche il Presidente della Toscana, se non fa un ampio dibattito all'interno del Consiglio regionale, rappresenta solo se stesso. Mi sorge il dubbio che questi Presidenti rappresentino i loro rispettivi partiti.
Con altri colleghi ho cercato di creare un nuovo capitolo nel bilancio sull'applicazione dei decreti Bassanini che, ad oggi, in questo bilancio non vede alcuna voce.
Avremo occasione di discutere dell'argomento, però per discuterne sarà necessario - e non sarà possibile - che il Presidente del Consiglio e il Presidente della Giunta ci presentino un'ampia relazione su quello che è lo stato dell'arte rispetto a delle ipotetiche convenzioni o trattative o sottoscrizioni di documenti tra Comuni, Province e Regioni.
Concludo dicendo che se la nostra forza a queste riunioni è soltanto questa, probabilmente dobbiamo abbandonare quel sogno di diventare sempre più ente legislativo e non amministrativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galli.



GALLI Daniele

Il collega Papandrea ha un'affermazione - probabilmente altri colleghi non hanno colto il significato - abbastanza grave. Ha affermato che personalmente era per la distruzione dello Stato. Non so se il Consigliere Papandrea intendesse dire veramente questo, ma constatato che ci sono forze politiche presenti in quest'aula che sono indagate per aver voluto solamente proporre di modificare la struttura dello Stato italiano, reputo l'affermazione del Consigliere Papandrea estremamente grave.
Chiederò al Consigliere Papandrea di operare una smentita rispetto a questa frase, che mi sembra inaccettabile rispetto allo Stato Costituito e alla Costituzione italiana.
Per quanto riguarda il capitolo di Bilancio, esprimerò il mio pensiero personale. Si tratta di un capitolo importante; non reputo, come hanno detto alcuni colleghi, che il non rimpinguare questo capitolo rispetto all'anno scorso sia discriminante rispetto alla possibilità che ovviamente, questa maggioranza riconosce, anzi tutela, che è quella della operatività dei referendum popolari. Inoltre ritengo che questa maggioranza abbia più volte garantito un avvicinamento a tesi operative federaliste.
Questo è stato evidenziato nella proposizione di alcuni temi referendari ufficializzato nella conferenza Stato-Regioni con alcune proposte concertate con altre Regioni del nord.
Direi piuttosto che a livello governativo centrale invece si è giocato su un doppio binario, operando nel senso del motto "dividi ed impera" giocando sul rapporto con le grandi città, con le Province e con le Regioni. Volutamente si è creata confusione tale da poter annacquare determinate proposte. Questo lo considero molto grave, per un Governo che si era assunto l'impegno di gestione totalmente nuova, di una riforma completa dei rapporti con gli Enti locali.
Inoltre il discorso sul principio della sussidiarietà è stato più volte richiamato. Penso a tutti gli atti della Commissione Statuto: le forze di maggioranza e anche quelle di minoranza hanno sempre posto l'accento sul discorso della sussidiarietà.
Pertanto le intenzioni di questa maggioranza sono molto chiare; non è possibile accusarla di aver assunto comportamenti contrari ai principi del federalismo.
Mi sento, purtroppo, di poter anche dire che non vedo quanto lo Stato centrale abbia operato e realizzato in questi termini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Sono in discussione quattro emendamenti presentati dal Gruppo della Lega Nord relativi alla tematica sui referendum ed al federalismo regionale, che - credo - abbiano come principio ispiratore la partecipazione di iniziativa popolare.
La voce "bilancio preventivo '98" sui referendum non va assolutamente ridotta, ci deve essere una modifica positiva della legislatura in atto per eliminare gli ostacoli limitativi al libero pronunciamento popolare che, a mio avviso, è decisivo e qualificante per una Regione.
Incrementare il capitolo di bilancio preventivo '98, per far sì che i cittadini piemontesi possano esprimersi chiaramente su tematiche importanti e non solo sul federalismo, è elemento di libertà e di giustizia.
Il potere popolare deve, quindi, essere determinante e decisivo sulle questioni referendarie e deve avere il supporto anche finanziario per essere esercitato.
Come Gruppo comunista siamo favorevoli a questi emendamenti, appunto perché il pronunciamento popolare è espressione genuina di democrazia e di libertà per una società regionale importante come il Piemonte che è cerniera con l'Europa. Le riforme sulle Regioni, sulle autonomie locali non possono che essere sancite da referendum propositivi; mi riferisco anche ai referendum su accorpamenti o scorporamenti di Comuni, di Comunità montane di ASL. Credo sia molto importante oggi una discussione politica in Consiglio regionale, anche in relazione all'importante tema del bilancio.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

L'emendamento al cap. 10080 "Spese per l'esercizio dell'iniziativa popolare", nonché per lo svolgimento di referendum popolari di cui si chiede l'incremento di un milione, come per altri emendamenti non credo si debba tanto ragionare sull'entità della cifra, quanto sul significato. Per quanto riguarda l'entità della cifra l'Assessore Burzi potrebbe tranquillamente accoglierlo perché non sconvolgerebbe in alcun modo gli assetti di bilancio e le previsioni di bilancio. Potrebbe essere anche accolto per il significato racchiuso in esso.
Come molti altri colleghi hanno prima ricordato, stiamo ragionando in questi mesi, in questi anni con un'attenzione grande da parte delle Amministrazioni locali e della comunità piemontese su una più diretta partecipazione dei cittadini alle sedi di decisione e alla decisione politica ed amministrativa insieme a importanti momenti non solo di decentramento, ma di vero e proprio federalismo.
In questo momento stiamo appunto ragionando e discutendo di importanti leggi in materia, che già stanno modificando profondamente l'assetto del nostro Stato, anche a Costituzione invariata; penso alle leggi Bassanini.
Da questo punto di vista, non solo ragioniamo di un riordino più complessivo dell'assetto dello Stato, delle funzioni dello Stato centrale delle Regioni, degli Enti locali e delle autonomie locali, ma mentre ragioniamo di un momento di decentramento e di federalismo, sempre più forte si fa la richiesta di una verifica, di un rapporto diretto rispetto alle sedi della rappresentanza. Quindi non solo la rappresentanza su base elettorale, le sedi elette in quanto sedi che decidono, ma su grandi questioni o su questioni di particolare interesse per quel territorio è sempre più importante e diventa sempre più significativo il ricorso a referendum popolare.
Noi vediamo come molte Amministrazione, anche in questa fase (penso ad esempio al recente esempio dello scorso anno del referendum tenutosi al Comune di Bologna o in altre realtà), sempre più frequentemente realtà comunali e non solo ricorrono all'utilizzo dello strumento referendario per affrontare questioni che attengono sostanzialmente alla modifica degli assetti di vita quotidiana oltre che di grandi questioni delle proprie realtà e delle proprie comunità. Spesso queste iniziative, quasi sempre direi, portano a una soluzione di problematiche che altrimenti sarebbero estremamente conflittuali, determinando elementi di confronto anche e di consenso più alto in direzione di scelte difficili; pertanto, io penso che non solo in sintonia rispetto ad un clima più complessivo e generale che riguarda momenti di decentramento e di federalismo, ma di un rapporto più forte e diretto tra le sedi della rappresentanza e le cittadine e i cittadini come elementi di confronto diretto su alcune problematiche possono essere utili non solo alle istituzioni in quanto tali, alle Amministrazioni (regionale, provinciale, comunale) in quanto tali per affrontare meglio alcune problematiche, ma queste stesse problematiche potrebbero essere affrontate eliminando elementi di conflittualità e costruendo su queste un consenso e una convinzione più ampia delle popolazioni, facendo quindi e in sostanza scelte su questioni molto problematiche che abbiano una verifica e una legittimazione più ampia evitando in questo modo problemi, conflitti, difficoltà a deliberare e a legiferare in momenti successivi.



PRESIDENTE

Per fatto personale, la parola al Consigliere Papandrea, che era stato citato nell'intervento del Consigliere Galli.



PAPANDREA Rocco

Devo dire che io mi stupisco dello stupore del Consigliere Galli perché evidentemente la mia frase era la risposta all'accusa di statalismo che... con la mia risposta ricordavo quelle che sono le mie origini politiche.
Io sono marxista e i grandi pensatori marxisti, a partire da Marx ed Engel, hanno scritto testi importanti che credo sia utile magari conoscere oltre a "Il Capitale" stesso che sta alla base, ma proprio testi contestualizzati rispetto al problema delle forme di Stato... si tratta della "Critica al programma di Gotha", che tra l'altro sta alla base di una discussione sulla formazione della social-democrazia, e poi anche "Stato e Rivoluzione" di Lenin che affrontano questo tipo di tematiche; ovviamente sono tematiche di un certo livello, non affrontano il contingente, non parlano dell'obiettivo politico del giorno dopo, parlano di quello che è il percorso storico che si vuole andare a percorrere e il percorso storico porta all'abolizione degli Stati, cioè all'abolizione della burocrazia all'abolizione degli eserciti, delle diplomazie e all'autogestione delle popolazioni.
Ovviamente questo è un discorso programmatico di lungo periodo, non di breve periodo, ma io continuo a muovermi dentro questo tipo di logica; io spero che si possa arrivare - e lavoro perché si possa arrivare - in un momento in cui non ci siano gli Stati che regolano con la forza le loro questioni, come avviene perché lo Stato poi è sostanzialmente l'espressione della forza nei rapporti tra le comunità, mentre invece appunto si arrivi al fatto che non ci sia più la separazione tra l'altro tra i cittadini e chi fa la politica e gli specialisti della politica, ma a delle società che effettivamente sanno autogovernarsi e darsi delle regole di autogoverno.
Quindi non credo di aver detto nulla di sconvolgente e di nuovo; credo che sia qualche secolo, perché poi già anche prima di Marx queste cose erano ampiamente discusse da grandi e illustri pensatori.



PRESIDENTE

La Giunta intende dare una risposta articolata? Prego, Presidente Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Credo che poi interverranno più nel merito il Vicepresidente Majorino e l'Assessore al bilancio Burzi.
Volevo rispondere in parte, spero in maniera soddisfacente, alle considerazioni che sono state fatte dal Consigliere Montabone su un documento sottoscritto dai rappresentanti dei Comuni, delle Province e delle Regioni, intitolato "Stati Generali per il federalismo".
Non vorrei aver perso alcuni passaggi dell'intervento del Consigliere Montabone, ma credo di averne colto il significato e, in relazione a questo, vorrei ricordare al Consigliere Montabone che le considerazioni fatte sulle indicazioni che questo documento esprime in relazione all'assetto delle Regioni obiettivamente vanno un po' ampliate, soprattutto vanno lette in relazione a quello che nello stesso documento viene detto a proposito del cambiamento dei Comuni e delle Province, perch obiettivamente il documento prevede una assunzione di funzioni reali di governo politico unitario delle dimensioni regionali e di programmazione ma a fronte di una modifica degli Statuti regionali che dovrà avvenire in relazione anche all'attuazione dei decreti Bassanini attraverso la creazione della Camere delle autonomie, cioè un meccanismo. D'altro canto ai Comuni, che sono 8.100 in Italia, viene detto e indicato un percorso di razionalizzazione per quanto riguarda i servizi; alle Province viene detto che devono rivedere il loro assetto originario, anche in relazione alla creazione delle Aree metropolitane che è un dibattito ancora tutto aperto.
Ritengo importante che si sia fatto uno sforzo unitario, che sia trovata una linea comune - sarebbe stato molto più semplice, com'è avvenuto tante volte in passato, che le Regioni assumessero le loro posizioni e così Comuni e Province - nell'interesse di un federalismo che riteniamo possibile.
Concludo il mio breve intervento, con una considerazione che credo debba essere colta nella sua totale importanza. Com'è scritto alla fine del documento "nessun federalismo politico costituzionale o amministrativo pu farsi, tuttavia, senza un autentico federalismo fiscale".
Frase scolpita nella pietra; come Enti abbiamo più volte sostenuto, nei confronti con il Governo, che tutto il nostro sforzo per trovare unitarietà nell'applicazione dei decreti Bassanini - e voglio ricordare che nella seduta della scorsa Conferenza Stato-Autonomie, lo stesso Presidente Prodi ha avuto parole di compiacimento nei confronti del lavoro svolto da Comuni Province e Regioni - è l'elemento che mettiamo come condizione all'intera discussione.
Inoltre, per quanto riguarda le Regioni, riteniamo che già dalla prossima legge finanziaria debba essere inserito un elemento di compartecipazione significativa ad una tassa come l'IRPEF, per dare obiettivamente autonomia di carattere fiscale a questo decentramento, che è in atto.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Majorino.



MAJORINO Gaetano, Vicepresidente della Giunta regionale

Solo due parole per dire che la Giunta è contraria ai quattro/cinque emendamenti, sostanzialmente riuniti nella discussione in atto, in quanto accogliere gli stessi, sotto il profilo del bilancio attuale e dei capitoli di bilancio indicati, sarebbe cosa perfettamente inutile.
Infatti, nel corso del 1998 non è possibile che vengano svolti dei referendum: le richieste di referendum, in base alla norma vigente, quella nella quale si inserisce la proposta di emendamento, vanno formulate fra il primo aprile il 30 settembre; dopo un complesso iter procedurale, le stesse richieste vanno valutate entro il 31 dicembre.
Nel 1997 non ci sono state richieste di referendum, e qualora ci fossero state sarebbe già dovuta essere fissata la data della consultazione. Nell'anno 1998, seppur ci saranno richieste di referendum entro il 30 settembre 1998, verranno esaminate dall'Ufficio di Presidenza entro la fine dell'anno; qualora le stesse ne superassero l'esame positivo il Presidente della Giunta dovrà indire la consultazione tra il 15 aprile il 30 giugno 1999.
In sostanza, inserire nel capitolo di bilancio interessato dagli emendamenti un aumento piccolo o grande che sia, sarebbe cosa perfettamente inutile, perché nel 1998 non potrà esserci questa spesa. (A parte il fatto che qualora dovesse prendersi in considerazione il costo di un referendum si andrebbe di gran lunga oltre i 20/40 milioni proposti dall'emendamento).
Dunque, per il 1998 il problema non si pone.
Rispondo anche, brevissimamente, alle richieste del Consigliere Cavaliere, il quale ha rilevato che l'unico referendum abrogativo - l'unico istituto consentito nel nostro ordinamento - riguardava la caccia, che non si è tenuto per una serie di ragioni. Il collega ha chiesto le motivazioni della mancata consultazione e a che punto sia il contenzioso che ne è nato.
Torniamo molto indietro: ai tempi della Giunta regionale Beltrami siamo nel 1985 - aveva superato l'esame dell'ammissibilità un referendum su certe normative relative alla caccia, che il Consiglio regionale, pendente la procedura del referendum, modificò.
In conseguenza della modifica sostanziale della legge venne applicato quel principio contenuto sia nella legislazione statale sia in quella regionale in forza del quale l'allora Presidente della Giunta regionale cancellò l'indizione del referendum.
I motivi della non indizione sono dunque da imputare al mutamento della legge.



(Considerazioni del Consigliere Cavaliere fuori microfono)



MAJORINO Gaetano, Vicepresidente della Giunta regionale

L'allora Presidente della Giunta regionale ritenne che la legge regionale, regolarmente approvata, avesse superato i quesiti. Questo il pensiero motivato nel provvedimento dell'allora Presidente della Giunta.
Si aprì un contenzioso da parte dei promotori del referendum, che non condividevano la non indizione. Contenzioso che in un primo tempo approd al TAR del Piemonte, successivamente al Consiglio di Stato; attualmente sotto altro profilo, è pendente un contenzioso davanti alla Corte di Cassazione.
Questo quanto per delineare la vicenda dell'unico referendum proposto da elettori piemontesi anni or sono.



PRESIDENTE

La Giunta ha espresso la sua valutazione.
La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Non intendo entrare nel merito né replicare né approfondire il dibattito.
Vicepresidente Majorino, ho molto chiaro il percorso della richiesta di referendum e il contenzioso che ne è seguito; quest'ultimo, però, ha vissuto fasi successive nel periodo di gestione di questa Giunta, seguita direttamente da lei, ma nella responsabilità politica dell'intero esecutivo.
Avete condiviso il giudizio delle Giunte di allora secondo il quale le leggi di modifica avrebbero superato i quesiti? Condividete quel giudizio? Mi pare, infatti, che abbiate compiuto atti di opposizione di una certa natura.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Majorino.



MAJORINO Gaetano, Vicepresidente della Giunta regionale

Invito il collega a presentare, eventualmente, un'interrogazione e in tal caso potrò sicuramente essere più preciso.
Non potevamo né condividere né non condividere il pensiero e l'atteggiamento dell'allora Giunta, visto il provvedimento del Presidente Beltrami di diniego al referendum. Conseguentemente, si è aperto un contenzioso davanti ai giudici amministrativi - di legittimità - che è proseguito nel tempo: non potevamo, anche volendolo, tornare sui passi del provvedimento dell'allora Giunta Beltrami.



PRESIDENTE

Credo che la Giunta abbia espresso il proprio intendimento.
La parola al proponente, Consigliere Bellingeri, per dichiarazione di voto.



BELLINGERI Gian Franco

Devo dire che sono abbastanza disilluso per il dibattito che ho sentito in quest'aula sul tema che noi abbiamo posto questa mattina. Avevo premesso tutto il mio discorso in un modo molto chiaro: non si parlava né di quantizzare, cioè di decidere quanti soldi porre in un capitolo, né di fare dell'ostruzionismo. Attraverso questo emendamento noi avevamo posto un problema politico e la risposta è stata da una parte deludente e dall'altra gratificante, perché vuol dire che i partiti politici che siedono in quest'aula non sanno quello che sta avvenendo, non hanno recepito quelli che sono i desideri degli elettori piemontesi che si accorgeranno sempre di più di tutte le favole che state raccontando sul federalismo falso di cui tutti parlate e un bel giorno verrete scavalcati e premiati per quello che meritate! Abbiamo sentito delle vuote dichiarazioni da parte delle forze stataliste di sinistra (dove ci sono loro, referendum sulle riforme nemmeno a parlarne); abbiamo visto la maggioranza che mentre si discuteva di questo era tutta impegnata a vedere dov'è che il signor Burzi darà dieci milioni in più o dieci milioni in meno, era in gioco la spartizione dei vari Assessorati.
Abbiamo preso atto di questo, ma - ripeto - così come c'è stata la disillusione, c'è però anche la gratificazione: speriamo di andar presto alle elezioni.



PRESIDENTE

La parola per dichiarazione di voto al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

E' evidente che si è assunto, l'ho detto prima, questo capitolo di bilancio per poter parlare di cose più importanti delle cifre, non dei contenuti dei referendum. Ed è altrettanto evidente che la risposta che è stata data dal Presidente rispetto a tutto l'intervento che ho svolto io, è soltanto in parte soddisfacente. Ci saranno altre occasioni.
Quello che però io intendevo sottolineare qui, Presidente, ma veramente con tre parole, è che se noi ci confondiamo con gli Enti locali che hanno funzioni amministrative e non diciamo che noi vogliamo assumere il potere legislativo in un'autonomia totale di livello regionale, allora veramente facciamo il grosso Comune come è scritto qui! E' proprio anche scritto! C'è scritto che "le Regioni devono essere trasformate in un governo politico unitario - poi non so cosa voglia dire "un governo politico unitario" - a dimensioni regionali. A questo fine è essenziale che i nuovi Statuti regionali siano approvati attraverso procedure che assegnino ai rappresentanti delle autonomie locali un effettivo potere di codecisione (Consigli regionali delle autonomie)".
Se noi continuiamo a mischiare il dovere-potere di amministrare, che è tipico degli Enti locali, col dovere-potere di legiferare, che è tipico delle Regioni che abbiano assunto un'autonomia nei confronti dello Stato si può dire tutto quello che si vuole a contorno di questo, ma non ci sarà mai l'autonomia regionale! Se non si richiama fortemente quello che è lo Stato centrale sui poteri che deve continuare ad assumere a sé e di conseguenza i poteri che deve delegare assolutamente dal punto di vista legislativo alle Regioni, io credo che non risolveremo mai il problema.
Se si dice che lo Stato centrale delega a tutti - Enti territoriali siamo chiamati qui - non facendo quel distinguo tra potere legislativo e potere amministrativo, io credo che non riusciremo ad attuare veramente nessuna autonomia federale.
Qui c'è scritto anche che i nostri vetusti Statuti devono essere rinnovati. Avevamo messo mano, attraverso una Commissione, a questo; a me piacerebbe anche sapere (magari l'emendamento successivo ci permetterà di rispondere, se il Regolamento non prevede una risposta immediata) cosa intende fare la maggioranza rispetto alla Commissione Statuto, che è ferma da qualche mese e che - ho l'impressione per questioni di dispute interne su Presidenze o meno - continua a non essere insediata. Perché è essenziale, se si vuole che le Regioni modifichino i loro Statuti, che quella Commissione Statuto che aveva iniziato a modificarlo almeno per le parti legislative già in corso, possa operare in termini propositivi. E magari potrebbe essere proprio quella Commissione Statuto, insieme all'VIII Commissione, a dare quei suggerimenti al Presidente della Giunta quando va a queste conferenze Stato-Regioni-Città, affinché lui non assuma solo delle posizioni che sono soltanto sue o del suo partito o del partito del Presidente della Toscana o del Sindaco di Napoli o del Sindaco di Torino che ormai determinano la politica di tutta Italia! Noi dobbiamo essere preoccupati se lo Stato italiano pensa di attuare il federalismo decentrando tutto il potere direttamente ai Sindaci delle città, perch vivremo in un caos totale! Perché i Sindaci delle città - vivaddio! devono amministrare, ma non possono legiferare per la loro città! Se così fosse, veramente prima o poi Bossi ci chiederà di avere le autonomie dei singoli paesi! Lo farà prima o poi! Quando farà il rilancio, nel gioco di questo poker, finirà che il potere legislativo dovrà attuarlo il Comune di Moncenisio! Perché? Perché lo Stato centrale ha dimostrato prima, il governo regionale ha dimostrato adesso, di non saper coordinare questa attività di carattere legislativo, e addirittura se si calano le braghe lo si delega alle città e alle Province il potere legislativo, io non so cosa poi succederà! Sciogliamo il Consiglio regionale! Ma non lo sciogliamo per i motivi di cui diciamo sempre: perché non serve più a niente! Se questo Consiglio non è in grado di mantenere la sua logica di potere legislativo a cosa serve? Serve a far decidere ai vari Assessori i dieci o quindici milioni di contributo a pioggia che danno alle varie associazioni? Serve a questo? Allora vadano a fare gli Assessori comunali perché lì c'è la libertà assoluta per poter fare questo. Lì c'è la libertà assoluta! Si possono dare due milioni di contributo o 500.000 lire come alcuni degli Assessori che siedono in quest'aula oggi davano quando erano Assessori da un'altra parte!



VINDIGNI Marcello

E continuano a fare!



MONTABONE Renato

Esatto: e continuano fare.
Se invece volete fare le leggi per governare questa Regione, è impensabile che si possano sottoscrivere documenti di questo genere.
Altrimenti quando facciamo le leggi, così come abbiamo delegato le Olimpiadi a Castellani, andiamo a chiedere a Castellani che leggi vuole che si facciano e invertiamo il potere. Lui fa le leggi e noi le attuiamo con i soldi che abbiamo.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Vindigni, l'Assessore Burzi ha chiesto di fare una puntualizzazione. E' evidente che dopo le sue parole potranno intervenire per dichiarazione di voto i Consiglieri che hanno già parlato.



BURZI Angelo, Assessore al bilancio

Ci tenevo a riprendere due temi che in dichiarazione di voto i Consiglieri Montabone e Bellingeri hanno toccato, perché pur nella differenza dei due interventi hanno toccato un tema che a mio avviso è quello idoneo, data la sede di dibattito che stiamo avendo su un capitolo dello Statuto.
Un capitolo del bilancio che tocca un tema, nell'ambito dello Statuto dell'iniziativa popolare, che è uno dei tanti temi dello Statuto non risolti. Chi ha partecipato alla Commissione sa che attorno al tema dell'iniziativa popolare, in questo caso penso specificamente al Capogruppo Rosso per quanto attiene alla Lega, ma anche al Capogruppo Montabone personalmente auspico che la Commissione Statuto venga rivista velocemente in tal senso credo che lì possa trovare lo spazio per dare soluzioni legislative ad alcuni aspetti che sono stati a suo tempo sollecitati alcuni dei quali sono riemersi oggi, sia che vengano poi definiti autonomia o federalismo o applicazione delle cosiddette leggi Bassanini che comunque implicheranno scelte da parte dell'amministrazione e conseguenti stanziamenti a favore della modalità con cui queste scelte vengono riviste.
Insisto nel dire che il non modificare il capitolo non attiene alla volontà o meno di questa maggioranza, di questa Giunta, di non toccare il tema dell'iniziativa popolare, come pure del capitolo successivo che riguarda fusioni tra comuni e comportamenti nell'ambito circoscrizionale perché altra è la sede dove credo con più chiarezza emergano condivisioni operative e legislative su questi temi più di quanto possa emergere semplicemente dalla visione di un singolo capitolo.
Per quanto attiene alla Commissione Statuto, credo che la Giunta quanto prima si attiverà, anche se è una Commissione consiliare per proporre tramite i gruppi che la rappresentano una veloce ripresa finalizzata a tempi certi della revisione dello Statuto, all'interno del quale, tra l'altro, il tema dell'iniziativa popolare è uno dei temi già nell'ambito della legislazione vigente che può trovare applicazioni specifiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vindigni.



VINDIGNI Marcello

Mi dà uno spunto per il mio intervento piuttosto importante ed essenziale, laddove dice che è altra la sede nella quale si possono esaminare in concreto le diverse posizioni e impostazioni di bilancio su capitoli attinenti alla riforma istituzionale a cui la Regione è chiamata a partecipare. E' proprio questo il punto, quale è la sede? Se non è il bilancio che consente di fare una discussione generale non tanto sui singoli capitoli che pure siamo poi chiamati a fare, ma sugli obiettivi generali che la Regione si propone di raggiungere nel periodo di validità degli atti che il Consiglio è chiamato ad approvare, sia il piano annuale che il piano triennale, se non è questa la sede, qual è? E' il bilancio la sede nella quale il Consiglio nel suo insieme, nella sua interezza ha una visione degli obiettivi che ci prefiggiamo di raggiungere e degli strumenti in questo caso finanziari con cui questi obiettivi vogliamo raggiungere.
In realtà il bilancio che voi avete presentato, in mancanza di questa cornice che avrebbe dovuto essere fornita in primis dalle dichiarazioni che l'accompagnano, è quello che è stato già definito efficacemente uno spezzatino, per cui la capacità di ricreare questa visione unitaria è lasciata al Consiglio con la propria autonoma iniziativa, quindi è inevitabile che noi prendiamo spunto dai singoli capitoli di bilancio per cercare di ricostruire le idee forza e gli obiettivi su cui si vuole caratterizzare il lavoro della Regione nel periodo che abbiamo davanti a noi.
Voi non avete avuto la capacità di individuare le idee forza e gli obiettivi perché rimanga una politica, perché quello che vi tiene assieme è un modesto collante di un potere di basso profilo; magari fosse un collante di un potere che si manifesta nell'attuazione di una politica! Qui siamo alla quotidianità, siamo ai contributi delle 500.000 lire, siamo a rincorrere il consenso su iniziative che nascono senza che la Regione abbia la capacità di collegarle in una visione d'insieme.
Da questo punto di vista io non trovo una contraddizione tra questo modo di concepire la politica della Regione e l'adesione al documento che prima veniva richiamato dal collega Montabone, che è stato approvato dagli Stati generali delle autonomie locali che si è tenuto la settimana scorsa a Roma, perché la visione che promana, che viene fuori da questo documento, è di un sistema delle autonomie locali di cui la Regione fa parte con compiti esclusivi di coordinamento, rinunciando proprio a quella che è la visione principale e fondamentale della Regione così come scaturirà dalla riforma del titolo II della Costituzione laddove si riattribuiscono i poteri alle Regioni sulla base di una definizione dei poteri che vengono mantenuti dallo Stato, quindi trasferimento alle Regioni di un potere legislativo pieno in talune materie.
Questa visione dagli Stati generali non è venuta fuori e giustamente viene chiesto al Presidente della Regione, che partecipa a queste iniziative, di concorrere in rappresentanza della Regione Piemonte a che questa funzione specifica per cui le Regioni esistono, che è quella legislativa, venga mantenuta e rafforzata.
Ma perché ciò avviene? Perché il Presidente Ghigo, che pure rappresenta la Conferenza dei Presidenti in questo tavolo di concertazione delle autonomie locali, non è riuscito a proporre questa affermazione della potestà legislativa della Regione che non ne fa un ente locale o un organo di coordinamento degli enti locali.
Questo è grave, Presidente Ghigo.
Ha ragione il collega Montabone quando sollecita un confronto più stringente fra Giunta e Consiglio sui temi della riforma istituzionale che oggi non ha sede e manca, per cui lei si presenta a questi incontri senza avere il polso della situazione del Piemonte, che solo in parte trova esposizione attraverso quanto ci dice qui il collega Bellingeri che ci preannuncia situazioni catastrofiche di stravolgimento del sistema politico del nord, salvo poi sapere che si va nella direzione di accordi cementati da una certa operazione politica e da un certo quadro politico.
Poi questa contraddizione ce la spiegherà il collega Bellingeri, visto che ha partecipato recentemente ad un congresso che questa contraddizione non l'ha risolta, collega Bellingeri, perché voi dite delle cose che poi contraddite nei fatti.
Nella sostanza è inutile gridare al lupo al lupo; qui c'è una volontà di ricostruire un quadro di rapporti nuovi fra Stato e Regioni che si basi sulla costruzione di un federalismo a partire da un trasferimento di poteri e di potestà legislative alla Regione, che dovremo misurare e verificare attraverso la formulazione del titolo II della Costituzione. In questo quadro dobbiamo far nascere un'iniziativa dal basso, sviluppare fino in fondo le potestà che il nostro Statuto, che ci siamo dati tanti anni fa già contiene e quindi anche l'attuazione piena di questo titolo della legge relativa ai referendum deve essere un segnale che noi diamo all'opinione pubblica e al sistema delle autonomie del Piemonte in vista della quale ci vogliamo muovere.
Ed è per questo motivo che votiamo a favore solo dell'emendamento presentato dalla Lega Nord, che fa riferimento ad un aumento della posta di bilancio che ha una sua ragione d'essere, quello dei 30 milioni.
Gli altri emendamenti, quelli che prevedono un aumento di 1 milione e di 5 milioni, non li votiamo perché hanno un valore esclusivamente propagandistico. Noi crediamo che il problema esista veramente e vada affrontato anche in termini economici con le risorse necessarie e pertanto votiamo a favore dell'emendamento che prevede di incrementare il capitolo 10045 di 30 milioni.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MINERVINI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Grazie, Presidente. Vorrei fare, come Gruppo comunista, sulla tematica referendaria e federalista in discussione, alcune brevi considerazioni politiche in relazione anche alle dichiarazioni di voto.
La voce bilancio di previsione '98 sui referendum non va assolutamente ridotta, anzi va incrementata e vi deve essere una modifica positiva della legislazione regionale in atto per eliminare gli ostacoli limitativi al libero pronunciamento popolare che è invece decisivo, qualificante e democratico.
Incentivare il capitolo di bilancio di previsione '98 per far sì che i cittadini piemontesi possano esprimersi chiaramente e liberamente sulle tematiche importanti e non solo sul federalismo è elemento di libertà, di giustizia e di modernità. Il potere popolare deve essere determinante e assoluto e deve avere un supporto finanziario per essere esercitato dai cittadini piemontesi.
Desidero gentilmente chiedere al Presidente del Consiglio o al Presidente che in questo momento presiede il Consiglio, in relazione anche al dibattito sulle tematiche dello Stato che in quest'aula sono state ampiamente dibattute, anche con polemiche, se nella biblioteca regionale vi siano tre importantissimi scritti che possono dare risposte non solo ideologiche a questa tematica decisiva ed importante sullo Stato e su tutta la questione legislativa in materia. Chiedo se nella nostra biblioteca c'è "Il Capitale" di Marx, "Critica del programma di Gotha" sempre di Marx, e "Stato e Rivoluzione" di Lenin. Credo che queste tre opere, come ho già detto, non solo sul piano ideologico, possano dare importanti indicazioni e quantomeno debbano essere considerati da chi non li avesse ancora presi in visione.
In relazione ai quattro emendamenti presentati dalla Lega Nord sui referendum e sul federalismo, come Gruppo comunista siamo favorevoli appunto perché il pronunciamento popolare, a nostro avviso, è espressione genuina di democrazia e libertà, per una società regionale importante come il Piemonte, che è cerniera con l'Europa.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA



PRESIDENTE

Mi premurerò di informarla, prima della fine della riunione, se i suddetti testi sono presenti.
La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

E' già intervenuto prima il collega Galli, il quale ha espresso una posizione personale ma che è largamente condivisa. Ha svolto alcune considerazioni che non intendo assolutamente riprendere, ma svolgerne altre in funzione dello sviluppo del dibattito che c'è stato, in modo molto sintetico. Una delle ragioni per le quali, molti anni fa (lo diceva il Consigliere Cavaliere prima), non fu fatto il referendum sulla caccia è che il costo in allora sarebbe stato di 23/25 miliardi. Oggi probabilmente sarebbero 30/35.
Si strozzano le iniziative anche attraverso metodi del genere, perch una Regione che può disporre di 130 miliardi facoltativi, come nel '97, o finora di 80, come nel '98, se ne storna 25 per fare un referendum si trova di fronte a un deterrente pressoché insormontabile.
Sull'altra questione; non so come l'Assessore Burzi si atteggerà sulla richiesta complessiva di circa 33 milioni di aumento; adesso ha affermato che dirà di no, e penso vada anche bene, quindi prenderemo posizione su questo no, perché immagino che i proponenti stessi non abbiano impostato la loro azione politica anche come stimolo al dibattito - e questo è un risultato gratificante, come diceva il collega Bellingeri.
Sui 33 milioni in più o in meno, a fronte di quei 25 miliardi di cui parlavamo prima, necessari per impostare il referendum sulla caccia o su altro. Mi sembra di cogliere, collega Bellingeri, un atteggiamento molto positivo, emerso anche se solo di sfuggita, in occasione del vostro congresso svolto in questi giorni. Il fatto di non aver accennato dall'inizio alla fine al termine "secessione" significa che esistono e possono esistere - noi ci auguriamo che vengano coltivate nel prossimo futuro - le condizioni affinché si arrivi ad incidere attraverso un'azione politica, non fatta tanto di slogan, quanto di alleanze e collaborazioni per arrivare al nocciolo del problema. L'ha già detto il Consigliere Galli prima: è stato il governo Prodi a voler affossare il tavolo delle Regioni perché non si può, collega Vindigni, accusare il Presidente Ghigo di non rappresentare in modo sufficientemente incisivo a Roma la posizione dei Consigli regionali. I Consigli regionali, rappresentati prima al tavolo delle Regioni, portavano - guarda caso - Piemonte, Lombardia e Veneto (il 50% quasi della popolazione nazionale e più del 50% del PIL) a quel tavolo in un certo modo, rappresentandoli in modo incisivo. Allora, il governo Prodi ha sentito la necessità di annacquare questa posizione introducendo i Sindaci, il 95% dei quali sappiamo da che parte stanno. Queste sono le vere ragioni dell'affossamento in questione.
Consigliere Vindigni, io rispetto la sua posizione, si può leggere la vicenda da destra, da sinistra, da sopra e da sotto, ma la lettura che noi diamo è diversa. Nel momento in cui al tavolo non si può più far valere quella voce, qualcuno potrebbe anche fare il "Pierino" di turno e mettersi a strillare, ma abbiamo visto a che cosa serve in tutti questi ultimi anni soprattutto su una questione di fondo come questa. Allora, ben venga l'azione politica che noi abbiamo intravisto nei giorni scorsi affinché si giunga a formare quelle alleanze che sole possono realmente incidere su questi problemi. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Vorrei ritornare sulla questione del referendum non effettuato perch essa assume un particolare significato proprio nel dibattito attuale. C'è una prerogativa importante e basilare prevista dallo Statuto, quindi fu violato un patto con gli elettori e i cittadini. Ringrazio il collega Gallarini per aver detto, credo per memoria storica, la verità, o perlomeno uno dei motivi fondamentali per cui non venne effettuato. Credo che questo sia un problema, perché bisognava dire che non si fa il referendum perch non ci sono i soldi, ma a suo tempo. Non si poteva dire: "Non si fa il referendum, perché dal punto di vista giuridico i quesiti sono stati superati dall'entrata in vigore della legge", perché né la L. 60 né quella dello scorso anno hanno superato i quesiti sui quali erano state raccolte le firme necessarie dei cittadini.
Tra l'altro, non è vero che la Giunta ha dovuto solo prendere atto perché l'attuale Giunta, qualsiasi Giunta poteva esprimere un parere diverso, con un decreto. Quella decisione fu infatti presa con un decreto del Presidente dell'allora Giunta regionale; un altro Presidente avrebbe potuto emanare un decreto di revoca di quella decisione ed assumerne un'altra.
Credo che dal punto di vista politico-giuridico ciò sarebbe stato del tutto corretto.
Ho dunque chiesto, e chiedo ancora, al Vicepresidente Majorino qual è la posizione politica dell'attuale Giunta sul problema; poi il referendum magari, non si fa, perché non abbiamo, oggi come ieri, i soldi.
Si apre dunque un ragionamento, ovvero i ragionamenti che sono stati fatti con lo Stato, se una Regione può, con queste risorse, fare dei patti di questa natura con i cittadini oppure no (se poi non li può onorare).
Questo è il punto politico - Vicepresidente - nel momento in cui la Lega, per un problema più generale, diverso, ha posto il problema di questo istituto e della sua gestione.
Poiché, nella fattispecie storica, si è verificato un caso di non applicazione, chiedo, proprio in questa occasione, al Vicepresidente Majorino di specificare se anche questa Giunta, che voleva rappresentare la correttezza, la novità, ecc., ha ritenuto invece di non onorare il patto con i cittadini.



PRESIDENTE

Non ci sono altre richieste di intervento. Credo che sia opportuno, pur non volendo suggerire nulla, che i Consiglieri che ritengono di avere ulteriori approfondimenti presentino delle interrogazioni.
Il Presidente Majorino mi ha fatto sapere che risponderà molto esaurientemente, in tempi ristrettissimi, dopo il bilancio.
Prego, Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Credo, invece, che sia del tutto legittimo, nel momento in cui si chiede, con un emendamento, l'implementazione di un capitolo proprio per far funzionare meglio un istituto dello Statuto, che la Giunta risponda sul fatto che è in itinere un contenzioso sul riconoscimento di questo diritto poiché alcuni colleghi hanno detto che il motivo fondamentale è la questione finanziaria, la Giunta dica se è cosi, se è un problema economico oppure se ritiene che i quesiti siano stati superati giuridicamente.
Credo che questo problema, Presidente, che ci stia tutto dentro l'argomentazione e dentro il problema che stiamo discutendo, per cui non ritengo fuori luogo una risposta immediata, brevissima e tempestiva della Giunta.



PRESIDENTE

Questo sicuramente, ma il Presidente Majorino ha già dato una risposta nei limiti e nei termini in cui ha ritenuto di darla, perciò concordo con lei che il problema è attinente, ma la risposta è già stata data.



CAVALIERE Pasquale

Per quella piccola parte non l'ha data.



PRESIDENTE

Se la Giunta ritiene, se il Presidente Majorino ritiene di integrare la sua brevissima risposta, come fatto assolutamente eccezionale quanto anomalo, per orientare il Consiglio, do la parola al Vicepresidente Majorino.



MAJORINO Gaetano, Vicepresidente della Giunta regionale

Io pensavo di essere già stato molto chiaro. Sono state fatte dichiarazioni di voto, saremmo irritualmente fuori tempo, tuttavia le ribadisco che il provvedimento dell'anno '85-'86 (non ricordo con esattezza l'anno), dell'allora Presidente della Giunta Beltrami, era stato nel senso molto motivatamente, ricordo - di ritenere che una legge regionale sopravvenuta durante le more della procedura referendaria avesse mutato la sostanza delle norme e quindi in base non...



CAVALIERE Pasquale

Però allora lei si oppose, come Consigliere...



PRESIDENTE

Scusate, però non possiamo aprire un dibattito.
Presidente Majorino, brevissimamente, lei risponda.



MAJORINO Gaetano, Vicepresidente della Giunta regionale

Allora, il Presidente della Giunta la pensò in una certa maniera, lui come organo monocratico, sentita la Giunta.
Disse la legge sul referendum che "il Presidente blocca o vieta con provvedimento l'indizione (mi pare fosse già fissata la data, se ben ricordo) di quel referendum", e poiché era sopravvenuta - lo dico per la terza volta - una legge modificativa, ad avviso della Giunta dell'epoca e dall'allora Presidente si ritenne di bloccare o non indire più il referendum.
Si aprì un contenzioso da parte dei soggetti proponenti il referendum che passò attraverso il vaglio del TAR del Piemonte, del Consiglio di Stato, e l'opinione - in allora la questione era certo giuridica, ma giuridico-istituzionale - era stata nel senso di confermare l'opinamento del Presidente, perché l'unico modo per bloccare una volontà politica referendaria è quella della non indizione per il sopravvenire di una nuova legge che disciplina l'intera materia.
Quindi noi non potevamo fare diversamente, soprattutto di fronte ai pronunciamenti del TAR Piemonte e del Consiglio di Stato che la pensarono nella stessa maniera del Presidente della Giunta dell'epoca.



PRESIDENTE

Non essendoci altre richieste di parola per dichiarazione di voto indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico sull'emendamento n. 4.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 49 votanti 48 hanno risposto SI' 15 Consiglieri hanno risposto NO 29 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'emendamento è respinto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Precedentemente avevo già sollevato, sulle modalità di votazione, il problema; sono andato comunque a leggermi l'art. 66 del Regolamento inerente le forme di votazione. In questo articolo non è prevista la discrezionalità di cui parlava il Presidente, pertanto ribadisco l'esigenza che, qualora il Presidente decida in un modo, piuttosto che in un altro ci renda edotti del perché assume determinate decisioni.



PRESIDENTE

L'interpretazione è sistematica, le fornirò la risposta successivamente.
Chiedo all'aula di poter adottare lo stesso risultato per l'emendamento.
La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Non pensavo che l'illustrazione fosse cumulativa di tutti gli emendamenti.



PRESIDENTE

Così avevo detto all'inizio...



PICCHIONI Rolando

Però la discussione si può fare?



PRESIDENTE

Avevo chiesto di riunire le discussioni.



PICCHIONI Rolando

Chiedo, scusa, non avevo colto.



PRESIDENTE

Il primo firmatario, il Consigliere Bellingeri, aveva acconsentito a questa illustrazione cumulativa. Possiamo però prevedere una dichiarazione di voto.



PICCHIONI Rolando

Mi pare siano all'ordine dei lavori alcune valutazioni che non trattano direttamente l'istituto referendario portato dagli emendamenti della Lega.
Lo ha già ricordato puntualmente il Consigliere Gallarini, ma occorre riprendere questa valutazione. Siamo all'indomani di un fatto politico importante, valutabile per quello che è, assoggettabile agli umori dell'on.
Bossi, però, certamente, testimoniante di una valutazione, di un cambiamento di rotta che l'assemblea del Consiglio regionale non pu assolutamente non prenderne atto.
Ieri, se avete letto le cronache del Congresso della Lega, c'è stata una chiara presa di posizione da parte del suo leader, rispetto ad una mozione basata sul nazionalismo padano del Segretario regionale di Como Galli, che portava alla rivendicazione del diritto alla legittima difesa.
Alla rappresaglia simbolica e proporzionale all'offesa e che praticamente faceva intravedere la costituzione di un possibile braccio secolare armato una specie di ETA padana, che avrebbe potuto contrapporsi ad una concezione gandhiana del movimento, quale oggi Bossi sta portando avanti.
Credo che tali considerazioni debbano essere svolte nel dibattito di quest'aula. Se la concezione gandhiana non è solamente un coup de théatre di questo funambolico leader, ma certamente un grosso "animale politico" noi dobbiamo prendere atto dell'evoluzione, non voglio dire del miglioramento, ma certamente della riflessione aggiuntiva che la Lega oggi offre all'intero Paese.
Quando si parla, Presidente, di un Padania-office che verrebbe ad essere una sorta di Scottish-office - ormai si parla così - per cui questi sono problemi che attraversano tutta l'Europa occidentale, praticamente sono dei fatti che al di là degli umori congressuali, offrono, anche ad un'assemblea come la nostra, qualche elemento di valutazione aggiuntiva.
Qui non si fa nulla.
Presidente, lei non ha alcuna colpa, lei appartiene alla colpa generalizzata del Governo di questo Paese, di questo popolo, dei suoi Partiti politici, dei quali noi tutti abbiamo delle responsabilità precise.
Però, quando si giunge a fare, dopo tre anni di discussione, con una bicamerale che oggi come oggi si presenta come il porto delle nebbie, dove la forma di Stato, dove la forma di governo, dove la forma federale vengono messe in discussione, oggi come oggi noi ci troviamo in una situazione estremamente grave. Estremamente grave perché, al di là di tutto, se leggiamo questo documento, Presidente, lei può fare le grida saranno grida manzoniane, però il Partito dei Sindaci è venuto all'attenzione del nostro Paese facendo delle grida! Forse ha ragione il Consigliere Gallarini quando dice che questo Partito dei Sindaci è un Partito monocolore e pertanto ha un grande passato dietro alle spalle: ma non è un passato uniforme, è un passato variegato dove l'Ulivo, dove forze diverse sono presenti. Però le grida, Presidente non possono essere delegate solamente all'on. Formigoni, ma possono avere anche una voce piemontese. Allora certamente il regionalismo, il federalismo, le forme diverse più o meno surrettizie del federalismo, non esisteranno mai nel nostro Paese! Il documento sottoposto alla nostra attenzione è di un'arretratezza incredibile, dove si corre ancora una volta - per carità, tutti siamo protagonisti, tutti siamo vittime - all'ennesimo compromesso all'italiana.
Perché quando si parla delle Regione che devono essere trasformate in federazioni di città, come ha detto giustamente il Consigliere Montabone le nostre città sono delle ex capitali, specialmente le città che sono capoluogo di provincia, ed è chiaro che se il legislatore avesse avuto un coraggio suppletivo di individuare uno status legislativo ed amministrativo per le città, differenziato da quello dei Comuni, è chiaro che è lì che si deve incidere. Ma non si deve compromettere, oppure trovare un minimo comune denominatore, abbassando l'alto portandolo in basso e prendendo il basso e portandolo un pochino più in alto, perché lì si fa un compromesso che è poi di ingestionabilità del territorio. Ingestionabilità delle competenze: qui si pone veramente il problema grosso del nostro federalismo.
L'altro giorno, nella conferenza, indetta dalla minoranza, dei Presidente, dei Sindaci, è stato denunciato con grande correttezza istituzionale dalla Presidente Bresso il problema dell'art. 117 e quelli dei Decreti Bassanini.
Per esempio sull'agricoltura la stessa Presidente Bresso dice: "Ma come facciamo noi oggi - e questa è una competenza di questo Consiglio, non è competenza della Lombardia - a dare una parvenza di credibilità al nostro agire, se l'art. 117, se l'applicazione della Bassanini vanno a rilento con questo attardamento storico, con questa incapacità, con questa insolvenza complessiva da parte della Regione?".
Sull'applicazione temporale ci sono dei fatti che sono al di fuori di quest'aula, dei fatti che coinvolgono quest'aula che non possono più essere demandati alle calende greche.
L'ultima annotazione, certamente voterò a favore, perché è il principio politico, non è il milione.
Assessore Burzi, lei che è così intelligente, ma perché non capite che alcune voci di questi emendamenti si potrebbero risolvere in 50 secondi? In 50 secondi, se capiste effettivamente la portata politica di queste cose! Ma perché si deve discutere per ore, come anche l'altro giorno sui 50 milioni? Ma che cosa significa questo? Vulnerare forse la credibilità di un progetto di bilancio, oppure significa un'elasticità mentale per cui dando un milione si fa un segno politico preciso nei confronti di una direzione assumendo o sottendendo in questo segnale politico forse tutte le riflessioni comuni del Consigliere Vindigni e di altri, perché certamente su queste cose non si può non discutere? Presidente, mi permetta ancora un minuto per concludere.
Mi dispiace che non ci sia la signora Spagnuolo, ma c'è l'Assessore Burzi, c'è la continuità praticamente legislativa, sia pure preparatoria dello Statuto, però credo, Presidente Deorsola, che nel corso di questo dibattito lo Statuto debba essere uno dei punti fondamentali con i quali questa Regione, al di là della gestionabilità e della sua alta, bassa o media amministrazione, si prospetta per gli anni che verranno. Per cui su questo non ci possono essere più moratorie di sorta: la maggioranza faccia le sue proposte, la minoranza collaborerà. Qui vedo che gli Statuti dovrebbero essere concertati con le autonomie locali, ecc.; queste sono cose che verranno, si tratta sempre di estendere i problemi per non risolverli, però la Regione Piemonte faccia il suo dovere e dia la sua carta costituzionale e istituzionale come i tempi suggeriscono e come le forze politiche da tempo propongono.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rosso.



ROSSO Roberto

Io sono felice che il Consigliere Picchioni abbia interpretato nella maniera migliore quella che era la nostra intenzione, che non è di spostare un milione o venti milioni su questo capitolo di bilancio: la nostra intenzione, Presidente Ghigo, era quella di aprire un dibattito serio combinazione, poi, abbiamo avuto anche la fortuna di discutere questi emendamenti proprio il giorno dopo la conclusione del nostro congresso federale.
Ha ragione il Consigliere Picchioni quando parla delle nuove proposte che sono emerse dal nostro congresso: il padania office, il discorso della devolution.
Lei non può venire in quest'aula a continuare a parlarci di federalismo fiscale, prendendo le proposte di un governo centralista che ha deciso, a fronte delle richieste dei cittadini piemontesi, lombardi e veneti di riforme. Loro cos'hanno fatto invece a Roma? Rispondono con delle controriforme nel senso inverso.
Non è una questione di dreno fiscale, qui è una questione politica. Il nord vuole poter legiferare. Ma non vi accorgete quanto poco contano in questo momento le Regioni? E io mi aspettavo, Presidente, che proprio perché i nostri emendamenti erano stati fatti sulla questione referendaria lei ci dicesse qualcosa. I suoi colleghi Galan e Formigoni hanno lanciato nei mesi scorsi l'idea di chiedere al popolo che cosa ne pensa delle riforme; perché il Piemonte, questa Giunta di centro-destra non ha risposto agli inviti che venivano dal nord-est? Non possiamo omologarci a quello che stanno facendo a Roma, non può firmare quei documenti, non può senza protestare, battere i pugni, altrimenti a che cosa serve questa Regione, a che cosa serve il suo governo? Bisogna smetterla per un attimo di pensare solo alle cifre, ai più e ai meno e cominciare a fare un ragionamento. Io le chiedo, Presidente, la sua maggioranza di centro-destra ha deciso di seguire in tutto e per tutto la via di questa Bicamerale, la via dei documenti che lei ha firmato, oppure c'è una possibilità di lavorare per il popolo piemontese e per tutti i cittadini che hanno votato questo Consiglio regionale, in maniera da costruire le riforme vere che devono passare non solo dal problema dei soldi, ma soprattutto dal problema politico delle deleghe? Noi dobbiamo avere possibilità di legiferare. Allora, che cosa pensate della devolution? Che cosa pensate di quello che è stato fatto da Tony Blair per la Scozia e il Galles? Questi sono i problemi, e io mi aspettavo che, a fronte di queste aperture di discussione fatte dal collega Bellingeri, quest'aula aprisse una discussione su questi temi.
Ho sentito pochi interventi, di cui il più centrato sicuramente è del Consigliere Picchioni. Che cosa ne pensa la sua maggioranza, cosa ne pensa lei? E' ora veramente, Presidente, di contare qualcosa in questo paese perché troppe volte l'Italia ci ha messo i piedi in testa. Questo è il momento in cui i cittadini vogliono delle risposte. Se non è capace a dargliele, dia le dimissioni e andiamo a votare: vedrà che i cittadini sapranno riconoscere le persone che portano avanti le riforme e le persone che si cagano sotto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Noi su questo siamo già intervenuti nella parte generale sulla tematica, anche se credo che l'intervento del Consigliere Picchioni indubbiamente centrato sull'attualità politica, abbia aperto delle possibilità diverse, nel senso che ha affrontato il tipo di dibattito che si è svolto ieri, delle novità politiche che ci sono, anche se verifichiamo in questa sala, dall'intervento del Consigliere Rosso, le difficoltà di trasposizione di un progetto di alleanza, vediamo come concretamente incontri ostacoli; proprio gli stessi soggetti che vengono chiamati a questo tipo di alleanza poi qui in Piemonte stentano a trovare. Tra l'altro credo che la Lega sia in contraddizione da una parte a lanciare un ponte verso le forze di centro-destra e poi avere l'atteggiamento che ha qui concretamente, non riesco a capire che raccordo ci sia tra la politica generale e poi la politica particolare che viene svolta per ogni singola assemblea; d'altro canto credo che ci siano delle contraddizioni più vaste perché poi il tipo di proposta che viene fatta, viene fatta nei confronti anche di forze che hanno una forte caratteristica centralistica e statalista, quindi credo che sia un tentativo per uscire dall'isolamento ma che incontra una serie di contraddizioni significative.
Al di là di questo, però, io volevo intervenire sull'emendamento per dire che noi, a differenza di come abbiamo fatto nel primo emendamento, non voteremo a favore, perché ci interessava la problematica dei referendum (non solo di questo referendum specifico) e riteniamo che non si possa offrire l'alibi alla Giunta di cavarsela approvando una richiesta minima in questo caso non basta il segnale politico, ci vuole un qualcosa di più.
Se si vuole rendere effettiva la strada dei referendum, bisogna anche dare una dotazione finanziaria in qualche modo significativa.
Il primo emendamento, pur non rispondendo del tutto... era un emendamento che chiedeva un po' di più che non semplicemente una cifra ridicola, perché 5 milioni di differenza sono ridicoli. Noi rispetto a questo, proprio per il rispetto che abbiamo della tematica referendaria e del problema appunto se si vuole organizzare, riteniamo che non basti chiedere un segnale che dica 85 invece di 80, perché la sostanza in questo caso sarebbe la stessa, cambierebbe di pochissimo.
Quindi su questo emendamento non parteciperemo al voto, perch riteniamo che, pur essendo d'accordo sullo spirito, però non abbia nella quantità una richiesta che sia adeguata a quello che si intende sollevare come problema.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Intervengo a questo punto del dibattito dopo aver ascoltato con estremo interesse gli interventi dei colleghi Consiglieri.
Il documento che ho voluto fornire al Consiglio è stato presentato a Roma, il 25 marzo, in sede di dibattito per il federalismo degli Stati Generali e sottoscritto da Sindaci appartenenti al movimento della Lega e rappresentanti istituzionali degli Enti locali, Province e Comuni, sia del Polo sia dell'Ulivo.
Di fronte ai temi sottolineati, quello presentato può essere considerato un documento debole, che non pone in rilievo un percorso più forte, di contrasto, nell'ambito del dibattito in corso nel Paese dibattito che dalla Bicamerale si è ora spostato nelle aule parlamentari: il vero momento di riforma istituzionale sta avvenendo in tali sedi.
Voce del Piemonte, della Lombardia e del Veneto. Ricordo al collega Rosso e a tutti, che la proposta referendaria che abbiamo proposto è stata seguita anche dalla Regione Toscana - governata dall'Ulivo.
Vorrei anche ricordare a tutti voi - e mi sembra sia stato rimarcato anche dal collega Gallarini - che la volontà di creare un fronte comune fra Regioni, Province e Comuni, è stata una risposta al tentativo abbastanza subdolo da parte del governo, di porre diversi tavoli di trattativa, in modo che, in realtà, non si arrivasse nemmeno ad un fronte comune di proposta.
Quest'ultimo, condivisibile o meno, ha dato risultati di grande impatto per quanto riguarda la discussione all'interno della Bicamerale, ma in tale sede - ahimé - il discorso è adesso in mano ai partiti rappresentati anche da Consiglieri all'interno in quest'aula. Questi stessi partiti, nel dibattito interno alla "Bicameralina" nella quale si sta discutendo, per esempio, l'attuazione dei decreti Bassanini, stanno creando delle lobby trasversali per evitare l'applicazione di quel minimo decentramento, non ancora compiuto, che, comunque, i decreti prevedono.
Non voglio far riferimento ad alcuna forza politica in particolare, ma è sotto gli occhi di tutti che all'interno della "Bicameralina" il Parlamento sta contrastando l'attuazione dei decreti Bassanini. Immaginate cosa potrà emergere dal dibattito sulla Bicamerale.
Fino ad ora, come rappresentante della Giunta regionale piemontese, ho assunto un ruolo istituzionale che ponesse la Regione Piemonte nell'alveo di una legittimità di rapporto nei confronti del governo centrale, come del resto hanno fatto Lombardia e Veneto. Abbiamo presentato emendamenti nella Bicamerale e svolto una grande discussione per quanto riguarda l'attuazione dei decreti Bassanini; abbiamo inoltre presentato questo documento, ma la nostra funzione non finisce qua: sappiamo benissimo che la vera partita si gioca nell'ambito del dibattito sulla Bicamerale. Questo quanto i partiti che hanno rappresentati a Roma dovrebbero fare, nell'interesse delle autonomie locali e che, ahimé!, ho l'impressione non faranno.
La Regione Piemonte e questa Giunta hanno ben presente che dovranno fare battaglie diverse da quelle fatte fin ad oggi se le risposte della Bicamerale saranno quelle che oggi sembrano essere.
La Regione Lombardia ha già nel suo Statuto la possibilità di indire referendum abrogativi; nel nostro Statuto quest'istituto è assente.
L'augurio che faccio - senza assolutamente antepormi alla legittima autonomia della Commissione Statuto e di questo Consiglio - è che nell'ambito di una discussione che anch'io ritengo debba essere ripresa al più presto, si possa inserire nello Statuto della Regione Piemonte questa possibilità. Opportunità che potrà essere utilizzata o meno in relazione alle risposte che la Bicamerale saprà dare sul tema così importante come quello delle riforme.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Racchelli.



RACCHELLI Ettore

Negli interventi susseguitisi sui due blocchi di emendamenti presentati dalla Lega, abbiamo ascoltato interpretazioni sostanzialmente identiche tutte volte al riaffermare la necessità di federalismo e di decentramento.
Se però andiamo a "grattare" quanto ognuno di noi, all'interno di questo Consiglio, rappresenta politicamente, verifichiamo che siamo partiti da una citazione troskista: dissoluzione dello Stato. Affermazione fatta da una forza di governo di opposizione all'interno del Consiglio regionale del Piemonte, ma di maggioranza a livello nazionale.
Da quest'affermazione di per sé grave se detta in ambito di un Consiglio come questo, noi possiamo, facendo un passo più avanti, guardare a quanto fa il governo nazionale: come giustamente diceva il Presidente Ghigo, ostacola l'applicazione dei decreti Bassanini, che dovrebbero essere interpretati come l'anticamera di un possibile federalismo. Anticamera molto lontana: "l'anticamera dell'anticamera". In effetti si tratta del nucleo di un neo centralismo che intende burocratizzare la gestione della politica locale.
Dalle aperture viste e sentite al congresso della Lega, dobbiamo trarre, come Gruppo di Forza Italia, delle valutazioni. Ho ascoltato dal Consigliere Picchioni un'interpretazione di grande considerazione per quest'avvenimento. Come Gruppo di Forza Italia dobbiamo, per interpretarlo in un unico modo: se quanto abbiamo ascoltato è l'acquisizione, da tutte della Lega - di una grande parte di elettorato della necessità di rientrare nel gioco della politica, lo si deve fare partendo dal punto in cui siamo, accettando le regole del gioco.
Il punto in cui ci troviamo è di grande empasse, di grande palude nella quale la soluzione di federalismo compatibile è condizione essenziale: la capacità delle Regioni di poter legiferare, il federalismo legislativo funzionale ad un altro tipo di federalismo, quello fiscale. Si può legiferare senza coperture finanziarie? Si può pensare ad una politica di sviluppo, sociale, d'intervento, ad una politica di apertura verso le territorialità che una Regione rappresenta, se non si ha la capacità poi di spendere sulle leggi che si fanno? No! Quindi i passaggi sono essenzialmente questi: rivendicare una politica legislativa, un federalismo legislativo e un federalismo fiscale.
Siamo molto lontani, ma siamo molto lontani anche come capacità territoriale. Quando si parla del federalismo delle città, noi ci sentiamo cittadini di una capitale del Piemonte? Questa domanda ce la dobbiamo porre. Torino ha la vocazione a capitale o Torino fino ad oggi non ha dimostrato o potrà dimostrare in futuro di essere la capitale di un territorio articolato con più di 1.100 Comuni con sviluppi diversi? Perch in questo Consiglio si è ascoltato anche un nuovo termine durante il dibattito sul bilancio: gli sviluppi del Piemonte.
Ecco, Torino è capace di interpretare una politica federalista dello sviluppo? Che sia capace di interpretare le necessità territoriali, per cui una capacità legislativa sappia poi di fatto rendere questi sviluppi compatibili con leggi finanziate adeguatamente possano risolvere i problemi occupazionali? O pensiamo che la "rottamazione" sia uno strumento centralista che ha fatto pagare la comunità italiana, quindi a tutti noi somme rilevanti del bilancio della nazione, possa essere ancora in futuro uno strumento capace di risolvere i problemi occupazionali, sociali ed economici di questo Paese? O pensiamo forse che questa enorme montagna di denaro, questa enorme quantità di benessere, questa enorme quantità finanziaria, dovesse essere destinata alle Regioni, quindi al Piemonte, per sostenere l'economia delle Regioni in funzione di quello che le economie delle Regioni chiedono per poter dare le risposte ai propri cittadini, alle proprie imprese, alla propria occupazione? Io credo che si debba partire da qui, altrimenti ci troveremo di fronte ancora nei prossimi mesi ad interventi statalisti (inventeranno la "rottamazione 2", come i titoli dei film), perché con la "rottamazione 2" si penserà di risolvere i problemi e i danni creati dalla rottamazione 1 perché quando le macchine non si venderanno più la gente dovranno licenziarla! Non è stata trovata un'economia alternativa che possa assorbire quello che l'economia dell'auto non può più sostenere.
Se vogliamo partire da oggi, noi di Forza Italia, insieme a quello che dal congresso della Lega è uscito e insieme alle altre forze politiche che interpretano realmente un federalismo compatibile con l'economia italiana facciamo un documento che è l'unico documento politico che può esistere: un ordine del giorno (non serve il milione del bilancio, il milione del bilancio è una provocazione, noi con le provocazioni non possiamo continuare) nel quale riaffermiamo i principi di un federalismo compatibile per la Regione Piemonte, per le Regioni del Nord e anche un federalismo compatibile con il Sud perché il federalismo può esistere al Sud, deve esistere al Sud! Io non condivido quello che ha detto il Capo dello Stato cioè che il Nord ha devastato il Sud. Sarebbe gravissimo, ci saranno stati dei casi, ma attraverso un federalismo applicato alle Regioni del Sud senz'altro il Sud troverà uno strumento politico, legislativo, finanziario per risolvere i suoi problemi e i problemi del Paese.
Quindi l'invito che io faccio è questo, e credo che su questo dibattito si debba fare ancora molta strada, ma insieme, partendo e rientrando nel gioco con quello che il punto di oggi ci permette di considerare il "punto zero".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è chiaro che il tema che stiamo affrontando meriterebbe un approfondimento maggiore, cioè non soltanto una discussione ai margini di un emendamento che in ogni caso ha posto un problema di grandissimo interesse.
Per quanto ci riguarda, il nostro Gruppo aveva chiesto già qualche tempo fa che questo tema venisse trattato in modo più organico, non appunto - ai margini di un emendamento, ma questo non soltanto per registrare le posizioni diverse da parte delle forze politiche o le posizioni dei Consigliere regionali, ma per fare assumere un'iniziativa come Regione Piemonte, autonoma su questo tema in modo che il Piemonte potesse incidere realmente sul dibattito intorno al tema del federalismo.
Pur essendo d'accordo sull'emendamento che è stato presentato perché ci dà - ripeto - la possibilità di discuterne, continuo a notare che c'è una grande superficialità nel dare alcuni giudizi sul processo in corso attraverso la Legge 59 (la legge Bassanini).
Quando il collega Racchelli dice che la Legge 59 ha messo in moto un processo di tipo centralistico mi pare obiettivamente che non conosca la materia. Non è assolutamente vero! Io credo che questa legge - ma mi sembra questo un fatto scontato e credo che non potrà che confermarlo - abbia messo in moto, a Costituzione invariata, uno dei più importanti e complessi processi di federalismo amministrativo. Semmai c'è un limite: è che c'è un ingorgo.
Consigliere Racchelli, io non ho condiviso quello che lei ha detto cioè che la legge Bassanini ha messo in moto uno dei più grandi processi di tipo centralistico; non è vero! La L. 59 ha messo in moto l'unico, reale federalismo di tipo amministrativo che sia stato mai realizzato in Piemonte. Semmai c'è un limite: è che c'è una concentrazione di trasferimenti amministrativi che stanno creando dei grandi problemi.
Se noi mettiamo insieme la questione dei trasporti, la questione dell'agricoltura, la questione del lavoro, quella dei carburanti e le altre questioni che sono in corso, le Regioni obiettivamente oggi sono in difficoltà, in affanno, a dare attuazione a tutto questo processo perch probabilmente si pensava di avere più tempo. Se mai c'è un limite a questo processo che è stato messo in moto è che attraverso la Bassanini si è deciso di fare in fretta dando al Governo una delega enorme attraverso i decreti legislativi di operare questo trasferimento, quindi non sufficiente riflessione sulle questioni che si stanno trasferendo, ma in ogni caso il processo è in corso. Ed è un processo di carattere rivoluzionario dal punto di vista amministrativo, che va seguito con attenzione. Semmai dobbiamo fare una riflessione critica perché non siamo in grado di seguirlo con attenzione.
Sulla questione dei trasporti. Io ho visto la bozza che ha preparato l'Assessore, una proposta anche interessante, ma noi siamo già al mese di aprile ed entro il mese di maggio dovremo approvare la legge regionale per i trasporti, per dare attuazione al decreto Burlando, e ancora una riflessione non l'abbiamo compiuta! Perché è pieno di implicazioni quello che decideremo, ma sapete cosa vuol dire che bisogna mettere in appalto i servizi di linea, mettere in appalto la gestione del servizio a Torino introdurre il mercato? Dal punto di vista della provocazione è una provocazione di tipo liberista; e ho la sensazione che anche questa Giunta, che ha una connotazione di tipo liberista, per forza di cose non assumendo in tempo un'iniziativa, assumerà una posizione di tipo statalista! Immaginando una gestione del sistema dei trasporti anziché col modello francese, che appalta tutto, col modello tedesco: l'ente pubblico che gestisce direttamente il servizio, che non è lo spirito della Bassanini perché è una grande innovazione. Cioè è una vera sfida! Stiamo attenti: quando discuteremo, se discuteremo, della questione dei trasporti, verrà fuori il nodo importante, succederà anche per l'agricoltura, ma in modo particolare sui trasporti.
Allora io dico questo, Presidente: continuo a sollecitare che i lavori di questo Consiglio dedichino anche del tempo a questo tema. E' importantissimo il bilancio, assumete un'iniziativa politica perché si proceda in fretta, ma non trascuriamo questi aspetti.
Io non concordo, Presidente, lo ripeto e l'ho già detto, sul fatto che i Sindaci e i Presidente delle Regioni su questi temi assumano delle iniziative autonome. Sono iniziative personali; io non concordo che in questo documento sia stato scritto che è importante per la riforma delle Regioni l'elezione diretta del Presidente della Giunta regionale.
Non concordo perché, secondo me, questo è un modello che svuota l'assemblea legislativa, cioè è in linea con un processo di carattere autoritario che c'è nelle nostre istituzioni, che porta una sorta di deriva plebiscitaria con una forte personalizzazione della politica. Semmai è da fare una riflessione su ciò che è stato fatto attraverso l'elezione diretta del sindaco, soprattutto nelle grandi città, se quel modello non deve essere rivisto, non tanto l'elezione diretta, ma di un potere maggiore ai Consigli comunali, semmai è lì da fare la riflessione. Per cui immaginare di copiare un modello che in ogni caso vale per i comuni che svolgono prevalentemente funzioni amministrative e mutuarlo per una Regione è improprio, perché qui c'è l'assemblea legislativa, non c'è un Consiglio comunale.
Io non credo assolutamente all'elezione diretta del Presidente della Giunta regionale e non so a quale titolo il Presidente Ghigo, o Chitti, o Mori sostengano questa proposta che non è un proposta dell'ente, della Regione.
Io ho la sensazione, Presidente, che se lei dovesse discutere di questi temi e chiedere un'opinione a questo Consiglio regionale non so se lei avrebbe la maggioranza, perché il problema non è questo. La questione del federalismo non è un problema di elezione diretta del Presidente della Giunta regionale, non si illuda, come non devono illudersi i sindaci, i grandi sindaci in modo particolare, che basti l'investitura diretta per avere la soluzione dei problemi, che basti la personalizzazione della politica per risolvere il problema; non è assolutamente vero, non ci sono mai stati uomini soli che hanno risolto i problemi.
O su questi temi si pensa che lo strumento è quello di garantire il massimo coinvolgimento possibile dell'assemblea, altrimenti i problemi non si risolvono.
L'altra proposta che voi avete fatto, quella sulle aree metropolitane di cui la Camera non ha ancora approvato l'articolo complessivamente, è una proposta che lede il ruolo delle Regioni. Prevedere l'area metropolitana parliamo di Torino, con un riconoscimento di carattere costituzionale, non con la legge 142, vuole dire che oltre al potere che hanno gli enti locali la delibera, hanno anche un potere normativo quasi simile a quello delle Regioni.
Nella Regione Piemonte avremmo un contrasto enorme di carattere istituzionale tra l'area metropolitana di Torino e il resto della Regione ma poi è proprio vero che quel modello è il modello più utile? Io ho la sensazione che immaginando quel tipo di modello di rafforzamento dell'area metropolitana si vada indietro anche su una modalità con cui lo stesso collega Racchelli ha inteso lo sviluppo del Piemonte, perché quel modello tende a privilegiare Torino e la sua area metropolitana, la quale deciderà per conto proprio e la Regione non potrà intervenire.
Il modello che tutti quanti abbiamo in mente è un modello di tipo reticolare, l'area metropolitana torinese, forte da un punto di vista costituzionale, che distrugge quel tipo di modello. Voi pensate quando si discuteva dei finanziamenti qualche anno fa sulla tensione abitativa, dove sono andati i soldi, i finanziamenti? Sono andati tutti a Torino nell'area metropolitana; ma per forza di cose, i sindaci oggi sono maggiormente protagonisti, quindi io invito tutti quanti a riflettere su queste scelte sono scelte pericolose, oltre che contraddittorie, utili a raggiungere un accordo "Mettiamoci assieme e chiediamo l'elezione diretta del Presidente della Giunta regionale", i sindaci delle grandi città diventano ancora più grandi perché hanno un ruolo più importante, ma questo non è il problema che noi abbiamo, che è quello del federalismo, che non è soltanto e non pu essere soltanto una parola che evochiamo pensando che questa sia la soluzione dei problemi italiani.
Io ho anche l'impressione, Presidente, che dopo avere invocato per tantissimi anni il federalismo, l'autonomia regionale, il regionalismo dopo aver criticato per tanti anni il centralismo statale, nel momento in cui dobbiamo assumerci delle responsabilità non siamo sufficientemente attenti a potercele assumere; il problema dell'agricoltura è significativo non è soltanto quello del Piemonte, è anche di altre Regione governate dall'Ulivo.
Nel momento in cui dobbiamo assumere delle responsabilità non siamo in grado di poterle assumere. Questo è il problema vero, sul quale dobbiamo interrogarci, per vedere come nella nostra Regione riusciamo a superare delle difficoltà, perché poi se ci si trova tutti insieme, Presidenti delle Regioni ecc., è chiaro che c'è una sorta di autoassoluzione collettiva quella del Polo e quella dell'Ulivo, ma questo non è che ci debba soddisfare.
E' chiaro che non è riuscito ad applicare il decreto sulla (...) e dice "Non ce l'abbiamo fatta e allora ci assolviamo", ma le autoassoluzioni non servono.
Io non credo e non sono in grado di dare delle bacchette magiche, ma invito nuovamente - l'ho già fatto in passato - il Consiglio e in modo particolare il Presidente a trattare questi temi con una maggiore integrazione tra ciò che fanno gli Assessori in relazione all'applicazione della Bassanini e ciò che alcuni Assessori, come l'Assessore Cavallera stanno facendo e l'Assessore Cavallera sta dando un grande contributo per quanto riguarda quella materia. In termini più completi credo che sia necessario fare un approfondimento, altrimenti, per forza di cose, alcune posizioni di tipo radicale che assume la Lega non potranno che diventare delle posizioni credibili, se le istituzioni non sono in grado di esercitare i poteri che in qualche maniera finalmente stanno arrivando alle Regioni stesse.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Interrompiamo alle 13.00, Presidente, secondo quanto ci ha detto.
Oppure no?



PRESIDENTE

Dopo il suo intervento aggiorniamo.



CAVALIERE Pasquale

Io sarò brevissimo, perché condivido praticamente tutto quanto ha detto il collega Saitta poc'anzi, perché credo ci sia un problema anzitutto politico. Da alcuni mesi non vediamo quest'aula espropriata di questo dibattito, apriamo i giornali e leggiamo le dichiarazioni del Presidente della Giunta che assume di volta in volta delle posizioni - non voglio entrare nel merito - che mi paiono molto politiche, cioè di chi gioca a fare la Bicamerale, questo è anche il gioco di chi interviene sulle grandi riforme dello Stato e gli sembra di segnare la storia del paese, senza poi avere la dimensione reale dei problemi.
Faccio un esempio: sui temi ambientali l'Assessore Cavallera fa una mediazione come Presidente degli Assessori all'ambiente, non conosco il termine esatto di questo istituto, coordinatore, così va a discutere con il governo per le questioni riguardanti l'ambiente. L'Assessore Cavallera come coordinatore di questi Assessori conosce bene, poi non credo che abbiamo le stesse posizioni, ma conosce bene il problema delle deleghe rispetto alle questioni ambientali, ai beni culturali, alle acque. Come si fa a dare la competenza sull'autorità di bacino alle Regioni e non considerare il fatto che il Po tocca diverse regioni? Ci sono dei problemi quelli ambientali in particolare, che riguardano più regioni, quindi le posizioni del Governo, in particolare del Ministero dell'Ambiente, hanno posto l'attenzione e la preoccupazione che nel calderone del federalismo chiacchierato, più che praticato, fossero trattati in maniera congrua.
Mentre l'Assessore tratta e ragiona con posizioni non fondamentaliste queste questioni, il Presidente Ghigo prende posizione netta contro chi non vuole dare le deleghe alle Regioni sui beni culturali e sull'ambiente. Per dire, Presidente, che si trattano le questioni in modo molto politico e non si considera invece il vero stato delle cose, forse perché non lo si conosce tutto, ma proprio perché non c'è un dibattito ed un approfondimento su qual è il vero stato delle capacità delle Regioni.
Nel famoso documento già richiamato leggo una cosa molto importante laddove si dice: "Le vecchie Regioni apparato, intese come Enti substatali inclini a riprodurre a loro volta centralismi, vanno trasformate in federazioni di città ed autonomie dovranno dismettere molte funzioni...", ecc. Ma, in merito alla dismissione delle funzioni, cioè delle deleghe vostre, quante volte abbiamo evidenziato che vi è un atteggiamento molto più lento sul decentramento da parte della Regione che non dello Stato? Questo è il punto da precisare.



PRESIDENTE

Sono quasi le 13,00. Propongo di sospendere la seduta e proseguire i lavori nel pomeriggio, alle ore 14,30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,00)



< torna indietro