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Dettaglio seduta n.223 del 23/03/98 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA


Argomento:

Richiesta di inversione all'ordine del giorno e questione preliminare su appello rivolto dal Consigliere Riba alle forze di centro dell'attuale maggioranza, poste entrambe dal Consigliere Chiezzi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Ho fatto verificare che il numero legale sia garantito dalla maggioranza per evitare discussioni. Le condizioni per l'inizio dei lavori ritengo ci siano.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, può fare un appello nominale? Vorremmo cambiare l'ordine dei lavori, cioè spostare le comunicazioni. Chiedo di votare l'ordine dei lavori, comprese le comunicazioni, in quanto chiedo che le comunicazioni si facciano dopo: l'aula si pronunci se farle adesso o dopo.



PRESIDENTE

Non ci sono comunicazioni, Consigliere Chiezzi; comunque le do la parola.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Chiedo un voto dell'aula sulla proposta di spostare le comunicazioni del Presidente successivamente alla proposizione di alcune questioni preliminari. Chiedo che l'aula si pronunci sulla proposta di spostare le comunicazioni alla fine della seduta.



PRESIDENTE

Abbiamo iniziato l'esame del DDL 371 e oggi i lavori proseguiranno con l'esame dello stesso.



CHIEZZI Giuseppe

L'ho interrotta, Presidente, per chiederle di far pronunciare l'aula su questo diverso ordine dei lavori: non procedere alle comunicazioni del Presidente. E' un richiesta di procedura, non di contenuto.



PRESIDENTE

Il problema non si pone, perché il Presidente non fa comunicazioni.
Iniziamo con la discussione generale.



CHIEZZI Giuseppe

Vorrei porre una questione preliminare.



PRESIDENTE

Prego, Consigliere.



CHIEZZI Giuseppe

La questione è preliminare solo nella denominazione, nel senso che la questione che sto per porre è molto rilevante. Nei giorni scorsi, fuori da quest'aula, ma in forma pubblica (quindi ritengo che debba doverosamente essere riproposta nella forma pubblica dell'aula), è stata resa nota una proposta del Capogruppo del PDS, Lido Riba, che ha lanciato un appello alle forze di centro dell'attuale maggioranza, esortandole a mutare la loro iniziativa politica e a non appoggiare più l'attuale maggioranza, in modo tale da poter determinare una maggioranza diversa. Questa proposta, come ben sappiamo, non nasce a caso, nel senso che è difficile pensare che...



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere, sta ponendo una questione pregiudiziale sul bilancio?



CHIEZZI Giuseppe

E' pregiudiziale, perché per riuscire a capire quale comportamento come Gruppo, noi terremo nella discussione del bilancio, vorremmo capire se questa proposta, che probabilmente è la punta di un iceberg, sottende situazioni - e in questo caso è così - importanti e complesse, che a loro volta l'hanno determinata. Non può essere che un Gruppo politico, il maggior Gruppo di opposizione, faccia una proposta a casaccio. Sono proposte sicuramente non improvvisate, dovute ad iniziative che non si vedono, a prese di posizioni che non si vedono, e che l'hanno determinata.
Dato che siamo tutti in quest'aula, vorremmo capire, dagli interessati, che cosa sta succedendo. Questa proposta, insomma, vive? Ha delle adesioni? Perché, se non capiamo questo, diventa difficile regolare le nostre forze nel prosieguo del dibattito, perché se questa proposta venisse accettata discussa o diventasse portatrice di decisioni in aula, allora il nostro atteggiamento in merito al dibattito può mutare. Chiedo quindi un chiarimento sulla proposta fatta dal Consigliere Riba su un quotidiano, un giorno della scorsa settimana, in ordine all'appello rivolto a molti colleghi di accostare la propria iniziativa a quella dell'Ulivo, in modo tale da sapere come comportarci. Presidente, lei sa che questa proposta ci vede del tutto estranei. Noi non seguiamo questo tipo di ragionamento, ma perché, se salta questa maggioranza, si proceda alle elezioni anticipate come tutti sanno. Però, ci interessa sapere se questo fa parte di una iniziativa conclusa, perché è stato risposto di no...



PRESIDENTE

Credo che il Consiglio sia sufficientemente informato.



CHIEZZI Giuseppe

Chiederei preliminarmente di avere una risposta ad una notizia pubblica che ho letto su un quotidiano e che, secondo me, richiede qui, in quest'aula, una risposta in un senso o nell'altro. Non possiamo iniziare nel vuoto e nell'incertezza su una proposta di cambiamento di maggioranza della quale non si sa se sia stata o respinta o accettata in modo incondizionato. Chiedo di sapere questo. Grazie.



PRESIDENTE

Il suo intervento è stato chiaro. Non posso qualificarlo come una questione pregiudiziale, che riguarda il fatto che un dato argomento non debba discutersi. Lei non ha chiesto questo. Non è una questione sospensiva. Come qualifica questa sua richiesta? Chiede che il Consiglio si pronunci sul fatto di iniziare un dibattito relativo alla questione politica?



CHIEZZI Giuseppe

Prima, pregiudizialmente rispetto alla discussione sul bilancio.



PRESIDENTE

In realtà noi ne abbiamo già iniziato l'esame, ma se questo può servire per l'ordinato svolgimento dei lavori, si può mettere in votazione la proposta del Consigliere Chiezzi di iniziare un dibattito politico. Credo che con un intervento a favore ed uno contro, ancorché non obbligatorio, si possa passare alla votazione. In sostanza il Consigliere Chiezzi chiede di verificare se la maggioranza del Consiglio intende andare avanti sull'esame del bilancio oppure passare all'esame di una questione politica, da lui stesso posta.
La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Per esprimere un parere contrario alla richiesta del Consigliere Chiezzi, non per esimerci da un eventuale dibattito politico che senz'altro ci sarà nel corso del bilancio, ma per continuare la discussione sul bilancio stesso che deve essere approvato e sul quale siamo già molto in ritardo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la proposta del Consigliere Chiezzi. Chi è d'accordo con la proposta del Consigliere Chiezzi, cioè di non passare all'esame del bilancio per affrontare la discussione politica, voterà sì; chi non è d'accordo con la proposta del Consigliere voterà no.
Si proceda alla votazione per appello nominale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Riba; ne ha facoltà.



RIBA Lido

Non credo di dovermi addentrare in un'esegesi di ciò che ho detto delle posizioni che ho espresso, così come tutti i Gruppi ne hanno espresse relativamente al passaggio di crisi che riguarda la situazione dell'istituto regionale. In quelle posizioni ho detto che secondo me, e i giornali l'hanno riportato fedelmente, quando una situazione politica si dissolve, va in crisi, ha concluso il suo ciclo, esiste il passaggio, la via maestra di interpellare gli elettori, ma questo è un dato che è stato sostenuto da tutte le forze politiche del sistema democratico.
Naturalmente ho anche detto che poiché questo non può essere l'atto derivante da una posizione unilaterale di un gruppo, di un singolo, pur restando noi favorevoli a questa ipotesi principale, se questa non è possibile, secondo me, in Piemonte non esiste soltanto il buio oltre il Polo, lo sintetizzo così e ritornerò con questo concetto, esiste una grande Regione, esiste un sistema democratico, esiste un'istituzione e l'istituzione dovrà trovarsi delle altre risposte.
Per quanto mi riguarda ho espresso questo tipo di valutazione anche considerando la dinamica in corso tra le collocazioni delle forze politiche che non nascono da un'informazione riservata, ma da una normale lettura del processo politico in corso. Detto questo, per quanto mi riguarda, quegli argomenti non sono per me messi tra parentesi o confinati in un passaggio giornalistico e basta, ma sono uno degli elementi con i quali continuerà la discussione in questo Consiglio, anche relativamente alla materia del bilancio che per conto del mio gruppo richiede preliminarmente lo scioglimento dei nodi politici di questo Consiglio regionale. Tanto, come dire, ad ulteriore informazione del Consiglio, ritenevo di dovervi esporre.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 50 hanno risposto SI' 7 hanno risposto NO 33 si sono astenuti 10 Consiglieri La proposta è respinta.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni - Giunta, organizzazione e funzioni

Dimissioni del Consigliere Cavaliere da Presidente della Commissione d'Indagine sulla questione dell'Assessorato Economia Montana


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Intervengo brevemente rispetto alla richiesta di mie dimissioni da Presidente della Commissione consiliare d'indagine sui progetti montani dell'Assessore Vaglio, sollevata da Alleanza Nazionale. Richiesta pervenuta successivamente alla votazione della Commissione, che ha registrato il voto positivo di tutti i membri (meno una scheda bianca, del sottoscritto) alla mia nomina a Presidente.
Prendo atto della posizione di Alleanza Nazionale e rassegno le mie dimissioni sia dalla Commissione sia, ovviamente, da Presidente della stessa.



PRESIDENTE

Informo il Consiglio che alla Presidenza non è pervenuta alcuna comunicazione in merito, né da parte di qualche Consigliere né di alcun Gruppo. L'insediamento della Commissione avvenuto nei giorni scorsi è quindi assolutamente regolare, visto anche il risultato della votazione unanime tranne una scheda bianca, sia relativamente al Presidente sia relativamente al Vicepresidente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglietti.



MIGLIETTI Franco

Signor Presidente, credo che le dichiarazioni, riportate sui giornali del Consigliere Salerno sull'elezione del Presidente e del Vicepresidente della Commissione conoscitiva, siano state alquanto inopportune.
Personalmente, non essendoci stata alcuna dichiarazione in merito, ho considerato che il voto del Consigliere Salerno avrebbe potuto essere quello della scheda bianca, visto che sia la votazione del Presidente sia quella del Vicepresidente ha riportato esattamente lo stesso, identico risultato, sia in termini di assenso sia in termini di scheda bianca (una per l'elezione del Presidente ed una per il Vicepresidente). Ora, ognuno ha il diritto di interpretare il voto di scheda bianca come meglio crede, ma anche tale espressione di voto ha significato adesione totale.



(Dichiarazione del Consigliere Cavaliere: "La scheda bianca era la mia")



MIGLIETTI Franco

Prima di questa tua dichiarazione, potevo intendere quel voto come ho detto. Le considerazioni di inopportunità sono legittime relativamente a colui che le formula, ma sicuramente non rispecchiano la volontà della Commissione in rappresentanza del volere del Consiglio regionale, nello stabilire chi dovesse essere Presidente e Vicepresidente della Commissione stessa. Personalmente, ritengo quindi che quella votazione sia ampiamente positiva, che abbia dato il risultato della volontà espressa dai membri della Commissione: invito il Presidente Cavaliere a ritirare le sue dimissioni e respingo la valutazione di Alleanza Nazionale. Nel momento in cui s'insedia la Commissione credo che il compito di ogni commissario sia di essere trasparente, puntuale ed onesto fino in fondo nello svolgere il proprio mandato.
Se questo non fosse e se io avessi la sensazione che ciò non è, sarei il primo a dimettermi dalla Commissione. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Presidente, innanzitutto credo che non debba nascere alcun caso relativamente alla mia lettera.
Già in sede di insediamento della Commissione, avevo fatto presente - i Consiglieri Miglietti e Cavaliere probabilmente ricorderanno...



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere, quale lettera? Sull'episodio non ho ricevuto nulla.



SALERNO Roberto

...durante la seduta d'insediamento della Commissione avevo osservato essendo il Consigliere Cavaliere uno dei promotori dell'iniziativa che ha portato all'istituzione della Commissione d'indagine, che da un punto di vista anche etico potesse esservi un'incompatibilità di natura psicologica poiché non c'è alcuna incompatibilità di ordine giuridico - ad esserne il Presidente.
Nel sollevare tale questione, signor Presidente e collega Cavaliere, mi è stato risposto che l'interpellanza urgente a monte dell'iniziativa che ha portato all'istituzione della Commissione, riportava la firma di tutta l'opposizione.
Se così fosse stato era naturale che tutti i firmatari sarebbero stati incompatibili e quindi compatibili: non ci sarebbe stato alcun problema.
In realtà, l'interpellanza - che ho letto - porta la firma di 4/5 Consiglieri, tra cui il collega Bellion che non è Capogruppo, e di Pasquale Cavaliere.
Ribadisco al collega Cavaliere che chiaramente non si tratta di questione personale nei suoi confronti; non capisco dunque le dimissioni non solo da Presidente, ma anche da commissario.
Chiedo soltanto che la Presidenza della Commissione, organo della stessa importanza, anche se primis inter partes, di indirizzo della Commissione, venga assegnata ad un Consigliere non firmatario di quell'interpellanza. Fra i non firmatari c'erano il collega Moro ed il collega Miglietti: non vedo perché, per fatto squisitamente di stile, di etica, la Presidenza debba essere assegnata al collega Cavaliere.
Naturalmente, nutro la massima fiducia, a priori, sull'operato che avrebbe potuto svolgere lo stesso collega.
Si tratta di questione di stile; il Consigliere Cavaliere dovrebbe dimettersi soltanto dalla carica di Presidente e non da membro della Commissione.
Non credo debba nascere alcun caso dalla questione, molto facilmente risolvibile.



PRESIDENTE

Le osservazioni del Consigliere Salerno giungono in ritardo; restano una valutazione politica che ha titolo di esprimere, ma io non posso che confermare la piena regolarità della votazione avvenuta nei giorni scorsi ed invito quindi la Commissione ad andare avanti nei suoi lavori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeli.



ANGELI Mario

Intervengo per una questione preliminare, non su questo argomento.
Se ricordo bene - o comunque la prego di spiegarmelo - la volta scorsa eravamo d'accordo che ci venisse consegnato un parere scritto pro veritate per quanto riguarda la questione del bilancio, ovvero su cosa succedeva se non veniva approvato in tempi utili. Stamattina pensavo di vederlo tra le carte: lo stavo cercando, ma non l'ho trovato.
Volevo sapere quando ci verrà consegnato e come, prima di iniziare la discussione sul bilancio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Credo che non il dibattito, ma le cose dette da alcuni Consiglieri in aula, a proposito della Commissione di indagine che è stata composta (ricordo che è stata composta con il nostro voto contrario, e quindi eravamo tra coloro che ritenevano che non fosse il caso di fare una Commissione di indagine su questo), abbia un vizio di fondo di una gravità enorme.
Non si è mai visto, in questo Consiglio, che ciò che avviene, seppure preliminarmente, all'interno di una Commissione di indagine venga dato ai giornali o con lettera o con dichiarazioni anche solo rispetto alla nomina dei suoi componenti o della Presidenza.
Ho l'impressione che, se si usa giocare in termini di comunicazione esterna le Commissioni di indagine, si stia imboccando una gravissima posizione dai parte dei singoli Commissari.
Collega Salerno, la Commissione di indagine deve riferire, prima di tutto ed esclusivamente, molto spesso a porte chiuse, al Consiglio regionale che l'ha composta.
Se ogni singolo Commissario, a partire dalla nomina di un Presidente (che poi hanno votato all'unanimità, se ho capito bene, io non sapevo neanche chi fosse il Presidente di questa Commissione), all'unanimità lei compreso - manda alla stampa delle lettere sulle sue posizioni particolari, guardate che questo Consiglio e quella Commissione si mettono su una brutta strada.
Io non voglio dire se è giusto o meno che si sia nominato Presidente il collega Cavaliere o il collega Miglietti od altri (non so neanche chi sia il Vicepresidente), però mi sembra una questione di opportunità che i lavori di una Commissione di indagine non solo non finiscano preliminarmente sui giornali, ma tengano l'assoluto riserbo rispetto a cosa si fa all'interno della Commissione di indagine.
Collega Salerno, questa sì è una questione morale, questa sì è una questione etica, non quelle che richiamava lei prima: e glielo dice uno che era contrario a questa Commissione di indagine, quindi veramente al di sopra di ogni sospetto.
Se ogni volta che viene composta una Commissione di indagine, questa anziché riferire al Consiglio riferisce alla stampa, io sono estremamente preoccupato.
Ho svolto solo alcune riflessioni, perché la Commissione di indagine probabilmente, non è ancora entrata nel merito, ma se a ogni sua seduta i singoli componenti si sentono in dovere di fare il comunicato stampa per far sapere cosa hanno fatto all'interno della Commissione, questo Consiglio viene veramente esautorato delle sue prerogative principali.



SALERNO Roberto

Vorrei solo chiarire... Non è polemica!



PRESIDENTE

Consigliere Salerno, abbia pazienza: non chiarisca più niente. Ho chiarito già io qual è stato l'iter di formalizzazione della volontà che ha portato all'elezione del Presidente.
Peraltro, dobbiamo codificare le dichiarazioni del Consigliere Salerno come una dichiarazione di tipo politico, non attinente ai lavori della stessa Commissione.
Il Consigliere Cavaliere chiede la parola: su che cosa?



CAVALIERE Pasquale

Sulla questione, Presidente, perché si sono svolti due fatti.
In prima istanza, la dichiarazione del collega Salerno sull'opportunità o meno circa la carica del Presidente (e fin qui siamo nella valutazione politica di ognuno di noi).
Inoltre - e questa è la questione che io non posso tralasciare - vi è stata la richiesta ufficiale da parte di Alleanza Nazionale, non solo del collega Salerno...



PRESIDENTE

Scusi, questa non c'è stata, perché...



CAVALIERE Pasquale

Non sarà stata inoltrata a lei, Presidente, però è stata...



PRESIDENTE

Non possiamo fermarci alle dichiarazioni giornalistiche...



CAVALIERE Pasquale

Mi lasci terminare, per cortesia. Non sarà stata inoltrata a lei, ma questa richiesta è stata inoltrata a me, e io l'ho recepita.
Presidente, la questione è troppo delicata e, dal punto di vista istituzionale, la mia responsabilità fa sì che io, in forma del tutto ufficiale, nella sede del Consiglio regionale, quindi prenda questa comunicazione come il massimo dell'ufficialità, rassegni le mie inderogabili dimissioni da Presidente e dalla Commissione.



PRESIDENTE

Questo verrà esaminato in un tempo successivo...



CAVALIERE Pasquale

Per me è così, Presidente: prenda atto di questo.



PRESIDENTE

Ne prendo atto, perché è riportato a verbale, però sul punto non possiamo andare avanti ulteriormente: lo porteremo all'attenzione dei Capigruppo e a successiva votazione.
Su questo argomento, specialmente dopo le dichiarazioni del Consigliere Cavaliere, non c'è null'altro da aggiungere, se non che lo vedremo in tempo successivo.



PAPANDREA Rocco

Io vorrei svolgere...



PRESIDENTE

Questo argomento è superato...



PAPANDREA Rocco

No, non è superato.



PRESIDENTE

Tra l'altro, questo è un argomento che non era iscritto all'o.d.g.; c'è stata una puntualizzazione, su questo argomento, abbia pazienza, non le posso...



PAPANDREA Rocco

Lei sa, ha visto che l'ho chiesta prima, la parola, non dopo.



PRESIDENTE

Sì, lei l'ha chiesta prima, ma se è sull'argomento Commissione, diventa assolutamente inutile, perciò è superato.



CHIEZZI Giuseppe

Hanno parlato tutti!



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Non è che debbano parlare tutti. Ci sono le dimissioni formalizzate...
Parli uno per volta.
Consigliere Griffini, aiuti cortesemente il Presidente a mantenere l'ordinato svolgimento dei lavori.



PAPANDREA Rocco

Come vede, io sono ordinato.



PRESIDENTE

Ma il suo intervento sulla questione Commissione di indagine è assolutamente inutile.
Abbiamo appreso oggi che ci sono le dimissioni...



PAPANDREA Rocco

Quello lei non lo può decidere a priori.



PRESIDENTE

Lo porteremo alla Commissione dei Capigruppo: lei, che cosa pu aggiungere? Le do un minuto, solo per chiudere la vicenda.



PAPANDREA Rocco

Vorrei solo che lei, prima ancora di sentire un intervento, non ne decretasse l'utilità o l'inutilità.



PRESIDENTE

No, sulla vicenda non può portare ulteriore elementi, perch l'argomento non è definitivamente chiuso: semplicemente, lei parli rapidamente.



MORO Francesco

Se le avesse consentito di parlare, a quest'ora avrebbe già finito!



PAPANDREA Rocco

Credo che le valutazioni siano soggettive di ognuno di noi, quindi...
Due considerazioni. Io credo che bisogna sicuramente affrontare l'argomento delle dimissioni da Presidente della Commissione e anche da membro in un momento successivo.
Voglio solo fare questa considerazione: mi pare non comprensibile la richiesta del Consigliere Salerno, perché praticamente pone tutti quelli che condividono i contenuti di quell'interpellanza nelle stesse condizioni del Consigliere Cavaliere.
Il problema non può essere semplicemente l'aver apportato una firma cioè chiunque (come me, o forse, dalle considerazioni che ha fatto, anche il Consigliere Moro) condivida quel tipo di impostazione, si ritrova nella stessa situazione. Tra l'altro, questo farebbe sì che qualsiasi Presidenza non possa essere assegnata a chi condivide il fatto che si sollevi il problema. Mi pare che sia non corretto.
Vorrei inoltre capire se ci sono stati dei problemi al momento dell'elezione, perché da quello che mi è stato detto il voto quantunque segreto di Cavaliere è stato esplicito. Mi pare quindi che al momento dell'elezione tutti abbiano votato a favore e non riesco a capire che cosa sia emerso dopo; forse sono successe cose strane.



PRESIDENTE

E' già stato chiarito che la votazione (io ho provveduto a termini di Regolamento all'insediamento) è stata assolutamente regolare. Do ancora la parola al Consigliere Miglietti e poi chiudiamo questa antipatica prolusione.



MIGLIETTI Franco

Credo che non sia soltanto antipatica, ma anche che mini alle fondamenta la libertà di ogni singolo Consigliere di partecipare a delle Commissioni.
Io le chiedo, signor Presidente, di rimuovere i motivi per cui il Presidente della Commissione d'indagine ha presentato inderogabilmente le proprie dimissioni, altrimenti il sottoscritto si dimetterà da quella Commissione e non parteciperà più assolutamente a nessuna Commissione di indagine che venga proposta da questo Consiglio! Rimuova le cause che hanno determinato questa presa di posizione del Presidente della Commissione altrimenti il sottoscritto - lo dichiara oggi e per tutto il tempo che rimarrà qui, fossero due giorni o duecento mesi - non parteciperà più a nessuna Commissione d'indagine che venga proposta da questo Consiglio regionale!



PRESIDENTE

L'argomento sarà portato all'attenzione dei Capigruppo.


Argomento: Bilanci preventivi - Bilancio pluriennale

Esame progetto di legge n. 371: "Bilancio di previsione 1998 e pluriennale 1998-2000" (seguito)


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del progetto di legge n. 371 relativo al bilancio.



PAPANDREA Rocco

Signor Presidente, le ricordo che nel corso dell'ultima seduta avevamo chiesto una comunicazione scritta in proposito.



PRESIDENTE

La comunicazione è in fase di distribuzione.
Sono comunque aperte le iscrizioni per la discussione generale.
Devo inoltre ricordare, e anche di questo farò distribuire un appunto scritto, che l'art. 126 della Costituzione regola...



CHIEZZI Giuseppe

Ci sta leggendo il documento che è in fase di distribuzione?



PRESIDENTE

No. C'è una comunicazione del Presidente del Consiglio, che è quella che sto per leggervi, ed una comunicazione del Direttore responsabile del Bilancio che il Presidente della Giunta ha richiesto e che è in fase di distribuzione.
Io devo solo ricordare che l'art. 126 della Costituzione precisa quali sono i presupposti per lo scioglimento del Consiglio regionale.
Questo appunto non è firmato, ma è sicuramente riferibile, anche perch sto per leggervelo e verrà quindi messo a verbale.
"Le cause di scioglimento del Consiglio regionale sono precisamente individuate in Costituzione: quando compia atti contrari alla Costituzione o gravi violazioni di legge, o non corrisponda all'invito del Governo di sostituire la Giunta o il Presidente che abbiano compiuto analoghi atti o violazioni quando, per dimissioni o per impossibilità di formare una maggioranza non sia in grado di funzionare per ragioni di sicurezza nazionale.
L'articolo 126 della Costituzione prevede anche che lo scioglimento del Consiglio sia disposto con decreto motivato del Presidente della Repubblica, sentita una Commissione di Deputati e senatori costituita per le questioni regionali, nei modi e nei limiti stabiliti dalla legge".
In realtà la legge n. 62 del 1953 "Costituzione e funzionamento degli organi regionali", all'articolo 51, prevede semplicemente che lo scioglimento del Consiglio venga proposto al Presidente della Repubblica dal Presidente del Consiglio dei Ministri, previo parere della Commissione parlamentare e previa deliberazione del Consiglio dei Ministri.
Non è specificato se il Consiglio dei Ministri, prima di proporre al Presidente lo scioglimento, proceda diffidando il Consiglio a provvedere.
La legge quindi sembra lasciare i margini per eventuali "prassi".
Peraltro non è mai intervenuto uno scioglimento di Consiglio regionale quindi non è possibile avere alcun riscontro.
La Regione Calabria infatti, pur approvando il Bilancio 1997 a novembre 1997 ha ricevuto semplicemente alcune note di sollecito da parte del Commissario di Governo perché venisse urgentemente approvato il bilancio nelle quali veniva altresì ricordato che, in caso contrario, si sarebbe provveduto allo scioglimento del Consiglio. Questi solleciti però non hanno mai avuto seguito (anche perché c'è stata, nel mese di novembre del 1997 l'approvazione del bilancio).
Peraltro, secondo le disposizioni dello Statuto della Regione Calabria l'esercizio provvisorio non poteva avere una durata superiore a tre mesi.
La Regione Calabria, nonostante fossero scaduti i termini per la durata dell'esercizio provvisorio ha continuato ad applicare l'articolo 7, comma 3, della legge n. 62 del 1953, secondo il quale in pendenza dell'approvazione del bilancio "la Regione è autorizzata a gestire in via provvisoria il bilancio limitatamente ad un dodicesimo della spesa prevista da ciascun capitolo, ovvero nei limiti della maggior spesa necessaria, ove si tratti di spese obbligatorie tassativamente regolate dalla legge e non suscettibili di impegno o di pagamento frazionabili in dodicesimi.
Di conseguenza l'approvazione anche tardiva sana l'inadempienza e riconduce in condizioni normali il funzionamento dell'Assemblea".
Questa è una comunicazione molto oggettiva; rilevando, peraltro, che non compete all'assemblea di giudicare quale sarà il prosieguo dei suoi lavori in assenza o in presenza di determinati fatti, perché questo compito viene demandato dal nostro ordinamento ad altre istituzioni, ad altri organi.
E' stato distribuito il documento tecnico fatto predisporre dal Presidente della Giunta. Se ritiene di leggerlo è nelle sue facoltà.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Si tratta di un parere puramente tecnico che si aggiunge a quello test rappresentato dal Presidente del Consiglio.
"La legge di bilancio è 'legge autorizzativa' nel senso che: autorizza l'accertamento e la riscossione delle entrate, nonché l'impegno e il pagamento delle spese.
Con l'approvazione del bilancio il potere legislativo autorizza il potere esecutivo a riscuotere le entrate e a erogare le spese.
Nel caso in cui il disegno di legge per l'approvazione del bilancio non venga approvato dal Consiglio regionale entro il 31 dicembre dell'anno antecedente quello di riferimento, al fine di evitare la paralisi amministrativa e finanziaria, deve essere autorizzato dal Consiglio regionale, con legge, l'esercizio provvisorio del bilancio annuale che non può comunque superare i quattro mesi (art. 81 della Costituzione, art. 79 dello Statuto regionale e art. 36 della legge regionale 55/81 come modificato dall'art. 5 della legge regionale 41/91).
L'art. 5 della legge regionale 41/91 che sostituisce l'art. 36 della legge regionale 55/81 precisa che la legge per l'approvazione del bilancio deve entrare in vigore entro il 30 aprile dell'anno di riferimento: ciò per evitare soluzioni di continuità nell'espletamento delle attività amministrative e finanziarie.
L'entrata in vigore della legge di bilancio dopo il 30 aprile, fa venire meno per tutto il periodo di ritardo, il presupposto legislativo per l'accertamento e la riscossione delle entrate e per l'impegno ed il pagamento delle spese; durante tale periodo, che coinvolge responsabilmente anche il Tesoriere regionale, è possibile effettuare le spese obbligatorie come indicate dal comma dell'art. 38 della legge regionale n. 55/81 e cioè: 'Spese per il personale e per l'ammortamento dei mutui e dei prestiti nonché le spese stanziate per le garanzie regionali ed i crediti, non prescritti, reclamati dai creditori dopo l'eliminazione dal conto dei residui'. La riscossione delle entrate è limitata al fabbisogno di cassa per effettuare le spese obbligatorie. Il protrarsi del ritardo nell'entrata in vigore della legge di bilancio potrebbe configurare l'ipotesi di 'grave violazione di legge' e comportare, in applicazione dell'art. 51 della legge 10 febbraio 1953 n. 62, lo scioglimento del Consiglio regionale".
La suddetta nota tecnica è stata predisposta dal dottor Pierluigi Lesca, direttore regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Chiedo di intervenire su queste due comunicazioni non inerenti al bilancio, perché ci consentono di capire quale sarà la situazione nel caso in cui non venisse approvato il bilancio entro il 30 aprile di quest'anno.
Mi sembra ci sia abbastanza chiarezza sulla situazione che ci attende. Nel senso che - al di là di quanto successo nella Regione Calabria, che fa già parte di un accaduto - il parere tecnico, firmato dal dottor Lesca, ci informa che dopo il 30 aprile la Regione si limiterà a pagare solamente gli stipendi.
Inoltre, il dottor Lesca dice che questo protrarsi del ritardo - quindi oltre il 30 aprile - potrebbe configurare l'ipotesi di grave violazione di legge. In cosa consisterebbe la grave violazione di legge? Certo pu esserci una discussione al riguardo, però penso che sia una discussione molto priva di senso se non considera già la non approvazione di bilancio una grave violazione di legge.
Mi sembra indubitabile che non approvare il bilancio sia grave violazione di legge, perché, come ci è stato riferito, immobilizza la Regione, ne rende inutile l'esistenza per tutti gli atti positivi da compiere: rimane il fardello delle cose fatte, della situazione del presente. Mi sembra che il fatto di trovarci, dal primo maggio in avanti in una grave violazione di legge, sia indubitabile.
Quanto duri la violazione di legge, per giungere, da parte del Presidente del Consiglio, a chiedere la convocazione delle Commissioni parlamentari, sentirle, fare un decreto, questo è elemento da verificare.
Evidentemente, nella Regione Calabria, negli otto mesi successivi all'esercizio provvisorio, c'era una discussione, un ragionamento, un colloquio di carattere politico che ha indotto le istanze superiori, il Governo, pur sollecitando la risoluzione della crisi, a ritenere che la crisi poteva essere risolta, come in effetti è stato.
Qui la questione, tecnicamente, è chiarissima; politicamente è da chiarire ed é determinante, nel senso che noi potremmo anche dichiarare il 3 maggio una grave violazione di legge senza esito, perché si metta in moto lo scioglimento del Consiglio. Questo mi sembra molto importante, perch fino adesso...



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Chiezzi, oggi siamo a fine marzo, dobbiamo in qualche modo seguire un ordine dei nostri lavori, non possiamo ipotizzare dei comportamenti come se fossero accaduti, o come se non potessero accadere: è questa un'attività non tollerabile. Nel senso che abbiamo, come argomento all'o.d.g. la discussione generale sul bilancio.
E' l'aula delle libertà, Consigliere Chiezzi, ma non delle licenze. Lei ha dichiarato che non intendeva intervenire come discussione generale. Noi non abbiamo la facoltà di stabilire quale sarà il seguito dell'attività del nostro Consiglio; in questo senso ho detto che non è tollerabile, perché è inutile.
La prego di concludere questo suo intervento, poi passeremo alla discussione generale. Se così non fosse, io andrei a tollerare un'attività non proficua. Nel senso che é un'attività non finalizzata alla discussione del documento di bilancio, ma finalizzata a discussioni politiche che in questo momento non sono all'o.d.g..
Prego, Consigliere Chiezzi, continui.



CHIEZZI Giuseppe

Ritengo intollerabile questa sua censura alle idee che vengono espresse. Le idee dipendono dalla comunicazione fornita che ci informa delle procedure di scioglimento del Consiglio. Dato che i comportamenti nostri, di tutti, maggioranza e minoranza, sono quelli in base ai quali pu o meno determinarsi la grave violazione di legge, mi sembra importante discutere di questo e capire.
Mi sembra non irrilevante - per capire i comportamenti della maggioranza e della minoranza - discutere e sapere cosa succederà dopo. La mia opinione, che ho espresso, è che dopo il 30 aprile, se non ci sarà la possibilità, come dice la Costituzione, di formare una nuova maggioranza dato che siamo in presenza di una grave violazione di legge, ci saranno questa é la mia opinione tollerabile o meno - tutte le condizioni per chiedere al Consiglio dei Ministri lo scioglimento del Consiglio. Questa è l'opinione del Gruppo di Rifondazione Comunista in merito alle due comunicazioni.



PRESIDENTE

La tollerabilità - torno a ripetere - è sul fatto che questi discorsi devono essere inseriti nella discussione generale, non come un prologo che non può portare a nessuna valutazione sul documento di bilancio.
La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Presidente, innanzitutto credo che la produzione di questi documenti non sia stato un atto di cortesia, ma una richiesta politica e tecnica preliminare posta dalle minoranze per conoscere lo scenario, anche tecnico entro il quale svolgeremo il dibattito, la discussione del bilancio.
C'è un punto, credo importantissimo, per il quale è fondamentale conoscere quale dato tecnico intenderà applicare la Giunta in presenza di determinate circostanze. Lascio da parte la questione dello scioglimento del Consiglio regionale, perché credo che occupi un approfondimento diverso, e certamente più importante, però mi pare precipuo che la Giunta esprima un parere e ci dica qual è il parere autentico, quindi quello che intenderà applicare sul superamento dell'ipotesi di scadenza dell'esercizio provvisorie. Abbiamo due pareri; uno del dirigente del settore, secondo cui l'entrata in vigore della legge di bilancio dopo il 30 aprile fa venire meno, per tutto il periodo di ritardo, il presupposto legislativo per l'accertamento e la riscossione delle entrate e per l'impegno e il pagamento delle spese. Durante tale periodo, che coinvolge responsabilmente anche il tesoriere regionale, è possibile effettuare le spese obbligatorie come indicate dall'art. 38 della legge regionale 55/81, e cioè: spese per il personale, per l'ammortamento dei mutui e dei prestiti, nonché le spese stanziate per le garanzie regionali ed i crediti non prescritti, reclamati dai creditori dopo l'eliminazione dal conto dei residui. La riscossione delle entrate è limitata al fabbisogno di cassa per effettuare le spese obbligatorie. Questo credo sia molto chiaro. Il parere non firmato prodotto dal Presidente del Consiglio, dice, facendo un esempio, che la Regione Calabria, nonostante fossero scaduti...



PRESIDENTE

Non ho fatto un esempio, ho riportato un fatto verificatosi.



CAVALIERE Pasquale

Sì, un esempio, quindi è suo questo documento, Presidente. Dicevo nonostante fossero scaduti i termini per la durata dell'esercizio provvisorio, ha continuato ad applicare l'art. 7, comma 3, della legge 62/53, secondo il quale, in pendenza dell'approvazione del bilancio, la Regione è autorizzata a gestire in via provvisoria il bilancio limitatamente ad un dodicesimo della spesa prevista da ciascuno capitolo ecc.. Sono due applicazioni completamente diverse.
Credo sia preliminare sul punto sapere quale norma intenderà, nel caso in oggetto, applicare la Giunta. Questo è fondamentale per entrare nel merito, per tutti i motivi che conosciamo, della discussione del bilancio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Questo punto sollevato dal Consigliere Cavaliere è importante. Noi abbiamo ricevuto due documenti, uno, tra l'altro, anche firmato, l'altro mi pare di capire - esponente l'opinione del Presidente. Credo siano importanti, perché evidenziano due aspetti significativi.
Ho incontrato l'Assessore al bilancio del Comune di Torino, che mi ha parlato di problemi analoghi. Per noi è importante capire cosa avviene perché secondo il documento letto dal Presidente non avviene nulla di diverso da quanto è avvenuto in questo periodo, perché sembrerebbe che l'esercizio provvisorio non scada, ma si protragga indipendentemente dai tempi che la legge prevede. Diversamente, l'altro documento sostiene che c'è un fatto nuovo, finisce anche l'esercizio provvisorio e si applica la legge n. 62/53. Credo sia un problema importante. E' sicuramente pregiudiziale non tanto il dibattito, quanto tutta l'impostazione della discussione in questa fase.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Presidente, brevemente per sottolineare anch'io che le questioni e gli interrogativi posti dai colleghi di Rifondazione Comunista e dal Gruppo Verdi sono tutt'altro che pretestuose. Gli scenari prospettati dal documento del dott. Lesca e dall'altra nota sono ben identificati perch tutt'altro che ipotetici, anzi davvero probabili. Per come sono espressi e posti, esigono una definizione da parte della Giunta, perché occorrono i necessari chiarimenti, nel momento in cui ci avviamo a discutere un bilancio che, per la complessità anche politica che contraddistingue il passaggio della relativa discussione ed eventuale approvazione, richiederà tempi non brevi. Si tratta di riscrivere, approfondire e tratteggiare gli scenari di riferimento.
Non ripropongo qui cose dette in Commissione né voglio anticipare i temi del dibattito generale, ma chiedo al Presidente della Giunta cosa intende fare nel caso che ricorrano le ipotesi di non approvazione del bilancio nei termini del 31 marzo, per non trovarci nella situazione di inagibilità finanziaria ed amministrativa della Regione. Chiedere cosa si intende fare in un'ipotesi del genere è assolutamente logico. D'altra parte, credo che la Giunta abbia sicuramente valutato questa possibilità ed abbia in mente di definire una propria linea ed un proprio atteggiamento scegliendo o percorrendo le ipotesi che vanno dalla richiesta di scioglimento del Consiglio, secondo le procedure che sono identificate e che sono quelle che trovo prospettate in queste note (d'altra parte ne siamo a conoscenza), oppure altre ipotesi, che comunque è anche doveroso da parte della Giunta valutare, esprimere e sottoporre al Consiglio.
Dato che siamo nel contesto dovuto, queste note rappresentano un documento sul quale non soltanto è legittimo, ma è anche inevitabile aprire un minimo di confronto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Non volevo inizialmente intervenire, adesso invece una considerazione mi sento di farla, ma non tanto su quella che sarà la risposta della Giunta.
Ovviamente la Giunta ha titolo, responsabilità e capacità per rispondere, ma immagino che in ogni caso gli atteggiamenti che la Giunta e la maggioranza hanno sempre assunto in questi primi tre anni di legislatura siano di massimo rispetto dei cittadini piemontesi; atteggiamenti quindi che vanno nella direzione di tutelare al massimo i diritti della cittadinanza piemontese che ci ha eletto per amministrarla.
Svolgo alcune riflessioni sulla seconda questione, quella relativa al "cosa avverrà se...". Io sono Consigliere regionale da undici anni; c'è chi, come l'Assessore Majorino, è qui da molti più anni ma, quando sono stato eletto la prima volta, mi sono preso la briga di andare ad esaminare un po' di verbali precedenti per capire in che ambiente ero stato "paracadutato".
Non mi risulta che, dall'esistenza della Regione ad oggi, quantomeno in questi ultimi undici anni di vita vissuta all'interno dell'Ente, sia mai successo che 38 giorni non fossero sufficienti per approvare un bilancio.
Oggi è il 23 marzo; da qui al 30 aprile ci sono 38 giorni; penso ci sia il tempo sufficiente anche per riscriverlo in lingua piemontese, magari per far piacere agli amici della Lega Nord! Mi sembra che 38 giorni bastino e che ci sia la possibilità di esaminare il bilancio in tempo utile e con la massima disponibilità, come del resto è avvenuto negli anni scorsi.
Il bilancio è stato esaminato in Commissione, tutti l'abbiamo visto; di lì è uscito col voto compatto della maggioranza. Colgo l'occasione per ribadirlo anche in quest'aula, perché penso che, a fronte di continui interrogativi e dubbi che si autoalimentano, vadano pure fatte alcune considerazioni banali e di una semplicità elementare.
Quindi, va bene esaminare tutto, ma ci sono ancora 38 giorni di tempo.
Non vedo perché dobbiamo stare qui, oggi e anche nei prossimi giorni, ad arrovellarci su come fasciarci la testa, visto che non ce la siamo rotta.
Personalmente, e penso di non essere il solo, sono anche molto fiducioso sul fatto che alla fine, cioè in tempi ragionevoli, prevalga un senso di responsabilità che fra l'altro viene esercitato non nel chiuso di una capsula Apollo a dieci milioni di km dalla terra, ma in mezzo ai cittadini piemontesi che osservano e giudicano quanto avviene in quest'aula.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Intanto volevo avere chiarezza su un documento, che è quello intitolato art. 126 della Costituzione, che non è firmato e vorrei capire da chi è stato redatto.



PRESIDENTE

L'ho letto io, non è null'altro che il documento che ho letto e me ne faccio carico personalmente.



SIMONETTI Laura

Quindi lo firma lei, Presidente? Sì. C'è un'incongruenza fra questo documento e quello invece firmato dal direttore regionale, dott. Lesca rispetto a due questioni; una, la possibilità di gestione regionale in data oltre il 31 aprile.
Nel documento firmato da lei, Presidente del Consiglio, si dice che la Regione è autorizzata a gestire in via provvisoria il bilancio limitatamente ad un dodicesimo della spesa prevista da ciascun capitolo ovvero nei limiti della maggiore spesa necessaria, ove si tratti di spese obbligatorie.



PRESIDENTE

Scusi, la inviterei a leggerlo con attenzione e a controllare anche dove ci sono le virgolette. Non c'è scritto quello, Consigliera.



SIMONETTI Laura

C'è scritto: "La Regione è autorizzata a gestire in via provvisoria il bilancio limitatamente a un dodicesimo..."



PRESIDENTE

Consigliera, la invito a leggere tutto il periodo e ad intenderlo secondo le regole.



SIMONETTI Laura

Mi lasci per favore finire il mio intervento, poi può commentare.



PRESIDENTE

Legga dall'inizio. Se lei lo legge così non riuscirà mai a capire.



SIMONETTI Laura

Scusi, mi lascia terminare l'intervento?



PRESIDENTE

Io l'ho solo invitata a leggere dall'inizio la frase.



SIMONETTI Laura

Io invito lei a leggere dall'inizio nuovamente, se vuole, il documento.
Io la inviterei, Presidente del Consiglio, ad essere un pochino più delicato nei confronti dei Consiglieri che chiedono la parola e intendono esprimere pienamente il loro pensiero; può essere condiviso o non condiviso, poi i commenti si possono fare o non fare.
Noi vorremmo portare l'attenzione dei Consiglieri sulla contraddizione che a noi è parsa rispetto al documento firmato dal dott. Lesca, dove viene precisato come dopo l'entrata in vigore del bilancio oltre il 30 aprile viene meno in tutto il periodo del ritardo il presupposto legislativo per l'accertamento e la riscossione delle entrate. Quindi, sostanzialmente, si dice che si possono pagare gli stipendi e i debiti, in modo particolare viene definito che è possibile effettuare le spese obbligatorie; a me pare che nella lettura dei due documenti ci sia questa incongruenza.
Visto che il Presidente del Consiglio ha firmato e ha fatto proprio questo documento potrà darci delle chiarificazioni; mentre in un documento quello firmato dal Presidente del Consiglio, viene sottolineata la possibilità non solo delle spese obbligatorie, ma anche il continuo di esercizio in dodicesimi, nell'altro viene sottolineata solo la funzione di accesso e accessibilità alle spese obbligatorie.
Seconda questione: mentre nel documento firmato dal Presidente del Consiglio viene sottolineato come l'approvazione anche tardiva "sana l'inadempienza e riconduce comunque in condizioni normali il funzionamento dell'assemblea", nell'altro documento firmato dal dott. Pierluigi Lesca si dice che il protrarsi invece del ritardo può ipotizzare sostanzialmente grave ritardo di violazione di legge, quindi ai sensi degli articoli lo scioglimento del Consiglio regionale.
A nostro parere c'è questa incongruenza che riteniamo un po' contraddittoria e sulla quale, date le sue comunicazioni, chiederemmo delle spiegazioni per potere procedere.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Montabone, desidero invitarla Consigliera Simonetti, a riflettere sul fatto che ognuno ha libertà di parola, ma la libertà di parola ha anche una conseguenza; le parole che uno dice, vengono giudicate.
Sull'appunto distribuito, dato che la comune interpretazione fa sì che si debbano leggere le frasi complete, c'è scritto: "La Regione Calabria" è un dato di fatto, riportato ampiamente sui giornali - "nonostante fossero scaduti i termini per la durata, ha continuato ad applicare l'art. 7" secondo il quale "la Regione è autorizzata"; è virgolettato, cioè è una norma di legge, non è una mia interpretazione.
Nello svolgere gli argomenti ognuno può comportarsi come ritiene, per leggerli e comportarsi di conseguenza.
La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Anch'io credo che questo parere sia estremamente importante prima di cominciare a discutere il bilancio, soprattutto credo sia importante la nota che il nostro direttore regionale, Lesca, ha fatto pervenire al Consiglio.
In questo documento si evince con chiarezza che la Regione non sarà in ritardo nell'approvazione del bilancio, qualora entro il 30 aprile il bilancio stesso non venga approvato. In questo documento si evince con chiarezza che la Regione Piemonte è già in ritardo, a far data dal 31 dicembre, rispetto all'approvazione del bilancio; tant'è vero che entro quella data la Regione Piemonte ha cominciato a gestire i dodicesimi con l'esercizio provvisorio.
Quindi emerge, con estrema chiarezza, da una relazione tecnica, un dato politico inconfutabile: la Regione Piemonte è in ritardo ad oggi neanche di tre mesi, qualora fossimo alla fine del mese di marzo, ma di quattro mesi perché entro il 31 dicembre del 1997 il bilancio della Regione Piemonte avrebbe dovuto essere approvato con il visto del Commissario di governo. E quindi siamo in ritardo di quattro mesi e credo che questo vada detto nel massimo rispetto dei cittadini piemontesi, come peraltro si è sempre avuto in quest'aula da parte della maggioranza e della minoranza, perlomeno per quanto mi compete, ma anche per il rispetto dei Consiglieri stessi che devono conoscere, attraverso note tecniche e pareri come questi, quale è la loro funzione politica nel momento della discussione del bilancio stesso.
Per rispetto ai Consiglieri ed ai cittadini del Piemonte va detto Gallarini, che non abbiamo 38 giorni di tempo, perché 38 giorni di tempo ci porterebbero a un ritardo non di quattro mesi, come dicevo prima, ma addirittura di 30 giorni ulteriori, perché entro il 30 aprile il bilancio non deve essere approvato dal Consiglio regionale, ma deve entrare in vigore e cioè deve avere il visto del Commissario di governo, altrimenti quelle attribuzioni che vengono date dal potere legislativo, così come c'è nella nota del dott. Lesca, al potere esecutivo, che sono quelle di riscuotere le entrate e di erogare le spese, fra 38 giorni avrebbero già un ulteriore mese di ritardo e cioè per un mese la Regione Piemonte sarebbe sicuramente bloccata, cioè l'esecutivo della Regione Piemonte non potrebbe riscuotere le entrare ed erogare le spese.
Inoltre, c'è un riferimento che non può essere che di carattere politico, quello alla Regione Calabria. Credo che quest'ultima potrebbe stare anche tre anni senza gestire il bilancio; politicamente, la non gestione del bilancio porrà la Regione Calabria di fronte ai suoi cittadini con un bilancio bloccato, quindi senza possibilità di poter accedere n alla riscossione delle entrate né all'erogazione delle spese.
E' dimostrato, signor Presidente, dall'esperienza della Regione Calabria, che un Ente regionale può continuare a mantenere fissi i posti dell'esecutivo, anche se, per otto mesi, non gestisce nulla: partecipa soltanto alle spese obbligatorie - sostanzialmente, gli stipendi dei dipendenti - senza assumere alcuna iniziativa di carattere politico. Il problema, da tecnico, si pone dunque sul piano politico.
Da quattro mesi siamo politicamente bloccati sulla spesa dei dodicesimi; quindi, sono i "dodicesimi" dell'anno scorso a fare la politica e non la Regione. Si evince dunque che l'esecutivo di questa Regione non sta svolgendo la politica di quest'anno, ma quella dei dodicesimi dei capitoli dell'anno scorso.
Vorremmo sapere, qualora entro il 31 marzo, tempo necessario all'approvazione da parte del Consiglio affinché venga approvato entro il mese successivo dal Commissario di Governo e diventi finalmente esecutivo il bilancio fosse bloccato per un ulteriore mese oltre ai quattro di bilancio provvisorio, che tipo di iniziative politiche assumeranno il Presidente e la Giunta regionale del Piemonte? Si accontenteranno, come hanno fatto in questi quattro mesi, di gestire i dodicesimi del bilancio dell'anno scorso o si accontenteranno per l'ulteriore uno/due/tre mesi di ritardo di pagare solo gli stipendi ai dipendenti regionali e non assumere politicamente alcuna iniziativa importante per i cittadini della Regione Piemonte? Vorremmo sapere, rispetto a queste considerazioni, quali saranno le posizioni dell'esecutivo della Regione Piemonte, con ritardi ormai certi basterebbero non 38 giorni, ma quattro o cinque e già i ritardi partirebbero.
Potrebbero anche dire che non è causa loro la non approvazione del bilancio.
Colleghi, bisogna fare attenzione! Quando una maggioranza non riesce ad approvare un bilancio nel giro di 5 mesi, le cause, probabilmente, vanno ricercate fino in fondo.
Qualora il Presidente e la Giunta regionale ritenessero di star ben saldi sulle loro sedie, soltanto ed esclusivamente per pagare gli stipendi ai dipendenti e non per incidere sulle politiche di cui necessita la Regione Piemonte, alcune iniziative politiche potranno venire, a seconda delle decisioni che assumeranno il Presidente e la Giunta stessa.
Per questi motivi, questo "fatto preliminare alla discussione del bilancio" - chiamiamolo così - non è cosa soltanto burocratica, ma un atto dovuto ai Consiglieri, affinché sappiano, fino in fondo, non nella loro azione ragionieristica, ma nella loro azione politica, cosa faranno nel momento in cui cominceranno a discutere il bilancio. E mi si deve dire vedo autorevoli colleghi, che sono stati Assessori al bilancio scuotere la testa - nuovamente quasi per parere pro veritate, se al 31 marzo il bilancio non viene approvato, cominciano i ritardi di 1/2/3/4/5 giorni o in quest'aula abbiamo tempo fino al 30 aprile per approvare il bilancio? Vorrei che l'Assessore al bilancio o il Presidente della Giunta mi dicessero se abbiamo tempo, senza che si accumulino ulteriori ritardi oltre i quattro mesi - fino al 30 aprile e se i cittadini della Regione Piemonte, approvando il bilancio il 30 aprile, non avranno alcuna minima ripercussione, poiché dopo il mese di aprile si potrà fare tutto quanto si vorrà, senza ritardi.
E' assolutamente necessario che noi si sappia cosa andiamo a fare con la discussione di questo bilancio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rosso.



ROSSO Roberto

Presidente Deorsola, come Gruppo avevamo posto una domanda molto semplice: cosa succede se, per caso, non viene approvato il bilancio entro fine mese.
Lei ci fornisce due risposte, una l'antitesi dell'altra. Vorrei capire se viviamo in uno stato di diritto, dove vengono rispettate le leggi, o se vada da considerarsi per buona la relazione del Presidente Deorsola che mi fa capire che viviamo in uno stato borbonico, dove si può fare di tutto.
Tra l'altro, lei ha citato, Presidente Deorsola, la Regione Calabria: bell'esempio di correttezza, visto che lei commenta dicendo che "di conseguenza, l'approvazione anche tardiva del bilancio sana l'inadempienza e riconduce in condizione normale il funzionamento dell'assemblea".
Accettare quest'interpretazione significherebbe accettare che i Consigli regionali siano una sorta di "Olimpo", in cui i Consiglieri sono intoccabili per 5 anni. Se non si considera grave inadempienza la non approvazione del bilancio, ditemi voi quale può essere un motivo di scioglimento del Consiglio regionale.
Hanno dunque ragione quei Consiglieri che nei corridoi dicono: "Fate pure tutto il casino che volete, tanto il Consiglio non si scioglierà mai".
Potrebbe anche essere vero, ma, Presidente Deorsola, potevate anche dircelo! Senza darci due interpretazioni, lasciando aleggiare il dubbio.
Avevamo posto questa domanda, insieme ad altri colleghi di minoranza perché per noi è fondamentale capire cosa succederà dopo, anche perch diventa difficile in questo momento pensare che in questi pochi giorni il bilancio possa essere approvato.
Il Consigliere Gallarini diceva: "Dobbiamo andare avanti, perché la gente ci guarda".
Hai perfettamente ragione: ci guarda da diversi mesi! Sono sette i mesi in cui ci sta guardando con particolare interesse, e sono sette i mesi in cui in questo Consiglio non si fa praticamente nulla.
Sarebbe molto curioso andare a spiegare alla gente che, proprio un organo legislativo, e cioè la Regione Piemonte, che chiede ai cittadini di adeguarsi, rispettare le leggi che la Regione fa, non rispetta le leggi previste anche in Costituzione; non rispetta neanche le sue leggi.
Che senso ha mettere dei termini ultimi per un esercizio provvisorio quando poi, tranquillamente, si può andare oltre? Se passa questo principio, allora non abbiamo tempo 34 giorni, come diceva il Consigliere Gallarini, abbiamo tempo tranquillamente fino al prossimo bilancio: magari questo bilancio potremo approvarlo anche a settembre! Nel frattempo, si pagano gli stipendi, penso anche quelli dei Consiglieri regionali: se questi non si pagassero, penso che o lo scioglimento o l'approvazione del bilancio arriverebbero più in fretta.
Occorre dunque capire l'importanza della richiesta che aveva fatto il Consigliere Chiezzi questa mattina, e che noi condividiamo, e cioè di parlare della situazione politica di questo Consiglio. Sono due cose strettamente legate, perché quello su cui si interroga la Lega è: se non venisse approvato questo bilancio, quali sono gli scenari? Presidente Ghigo, lei lo sa: ogni azienda che si rispetta fa degli scenari per il futuro, non si può ragionare dicendo: "Quando ci troveremo nelle condizioni di..., vedremo". No, dobbiamo conoscere in anticipo gli scenari, sono le possibili vie da percorrere.
Se non venisse approvato, ci sarà o no lo scioglimento? Gli inviti che ha fatto il Consigliere Riba ad alcune componenti della maggioranza sono o non sono condivisi, accettati? E' per questo che, secondo me, prima di iniziare a discutere di questo bilancio, in questo momento, in una situazione politica regionale particolare, era necessario fare sì il dibattito o comunque - Presidente Deorsola - avere un'interpretazione unica.
Io sposo - se così si può dire - l'interpretazione del dott. Lesca anche perché è l'interpretazione che garantisce un minimo di diritto; se dovesse passare l'ipotesi calabrese, diventerebbe difficile pensare di essere in uno Stato di diritto. Ciò considerando anche un'altra cosa Presidente: che noi non abbiamo i finanziamento dello Stato per avere 18.000 forestali o per tutte le altre cose che hanno in Calabria. Forse la Calabria può anche permettersi di non avere un bilancio approvato: noi no.
Ci sono dunque solo due strade, non ribaltini o ribaltoni: o si inizia a discutere del bilancio, e voi siete in grado di portarlo a termine (difficile), oppure si prende atto e si cambia andando ad elezioni, e la prossima maggioranza, forse, avrà la forza di dare un bilancio a questa Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galli.



GALLI Daniele

Presidente, Consiglieri, penso che sia iniziata la fase dell'ostruzionismo rispetto al bilancio che presenta la maggioranza in questo Consiglio.
E' chiaro. Queste pregiudiziali, questo voler saper in anticipo cosa succederà nel caso che, forse...
Io penso che i miei colleghi sappiano leggere le disposizioni dello Statuto, le disposizioni di legge, da avere un'idea propria.
Ritengo che si possa affrontare compiutamente cosa avverrà quando avverrà; non è il caso di farlo preventivamente, anche perché i tempi come ha detto il mio Capogruppo - sono abbondanti, tali da consentirci, se correttamente sviluppato, un dibattito che ci porti ad avere un bilancio approvato nella Regione Piemonte.
Le responsabilità per cui siamo arrivati a fine di marzo e non abbiamo ancora approvato un bilancio a livello regionale, a questo punto, non le andrei a scaricare sulla maggioranza: obiettivamente, non mi sembra che sia la maggioranza a non aver voluto approvare il bilancio.
Vorrei inoltre intervenire su due fatti tecnici.
Prima di tutto, qualora operassimo in dodicesimi, lo faremmo sul bilancio preventivato per il '98, e non certo su quello del '97 (e questo è un dato tecnico).
In secondo luogo, noi stiamo esaminando il disegno di legge n. 371 e caso mai, quelli che sono gli investimenti che può fare la Regione, li fa sul bilancio di cui al disegno di legge n. 371.
Quindi - è un richiamo etico, quello che voglio fare - invito a confrontarsi, con tutto il tempo necessario, in una dialettica che porti a costruire un bilancio sulla Regione Piemonte.
Però, cari signori, l'interesse della Regione Piemonte è, prima di tutto, avere un bilancio, e il cittadino della Regione Piemonte richiede alle forze che ha eletto, sia in minoranza che in maggioranza, di avere un comportamento etico rispetto ai propri interessi.
Pertanto, penso che l'ostruzionismo che vedo iniziare rispetto agli interessi legittimi degli abitanti della Regione Piemonte, debba mettere a fronte delle proprie responsabilità le persone che vogliono attuarlo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Ci troviamo di fronte a due documenti diversi, distinti ed in netta contrapposizione tra loro, circa la mancata approvazione del bilancio preventivo '98 della Regione Piemonte da parte del Consiglio regionale e delle conseguenze nel caso ciò si verificasse.
Questi due documenti - ripeto - così distinti e in grave contraddizione tra loro, partono da considerazioni diverse.
Quello che lei ha firmato parte dalla considerazione che "la Regione Calabria, nonostante fossero scaduti i termini per la durata dell'esercizio provvisorio, ha continuato ad applicare l'art. 7, comma 3, della legge n.
62 del 1953, secondo il quale, in pendenza dell'approvazione del bilancio 'la Regione è autorizzata a gestire in via provvisoria il bilancio limitatamente ad un dodicesimo della spesa prevista da ciascun capitolo...".
Poi, invece, ci troviamo di fronte ad un altro documento importante, in cui si dice che "l'entrata in vigore della legge di bilancio dopo il 30 aprile fa venir meno, per tutto il periodo di ritardo, il presupposto legislativo per l'accertamento e la riscossione delle entrate e per l'impegno ed il pagamento delle spese; durante tale periodo, che coinvolge responsabilmente anche il Tesoriere regionale, è possibile effettuare le spese obbligatorie come indicate dal comma dell'art. 38 della legge regionale n. 55/81, e cioè "Spese per il personale e per l'ammortamento dei mutui e dei prestiti, nonché le spese stanziate per le garanzie regionali ed i crediti, non prescritti, reclamati dai creditori...", ecc., ecc.
Si dice anche che "il protrarsi del ritardo nell'entrata in vigore della legge di bilancio potrebbe configurare l'ipotesi di 'grave violazione di legge'", quindi una di quelle conseguenze che porta allo scioglimento del Consiglio regionale.
Trattandosi di due documenti distinti e diversi, come Gruppo chiediamo dunque un'audizione dei Capigruppo con il dott. Lesca, prima ancora della discussione sul bilancio, in quanto ciò consentirebbe di avere una chiarezza complessiva su questa delicata controversia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Solo un minuto, signor Presidente, per dire al Consigliere Galli molto cordialmente perché è un collega sempre corretto, sempre disponibile (lo dico senza ironia, ma con profonda obiettività) di evitare di utilizzare espressioni come l'ostruzionismo, come dire preliminari di colpevolizzazione dei comportamenti. Lo dico con la convinzione e anche con il titolo che deriva a me e al mio Gruppo dal fatto di non avere mai - dico mai! - fatto ostruzionismo. Se ricordo di averlo fatto in quest'aula credo che sia durato non più di un'ora o un'ora e mezza nel giro di cinque anni.
Quindi cerchiamo di evitare di considerare ciò che è un passaggio politico anche forte, anche stringente, anche duro, come quello che stiamo affrontando, non per colpa nostra, ma per una situazione che è oggettiva e sotto gli occhi di tutti, tale da poter essere interpretata con la stessa oggettività da parte di tutti, come atti che preliminarmente tendono a parare, a delegittimare i comportamenti.
Questo te lo dovevo e te l'ho detto con la grande affabilità che contraddistingue i rapporti anche personali, ma perché non si scada fin dai preliminari in un atteggiamento che non sarebbe una buona premessa per il difficile passaggio che aspetta tutti.
Era doveroso metterlo in chiaro.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Credo che in questo preliminare - così voglio definirlo - di dibattito sulla manovra di bilancio, vadano fatti alcuni chiarimenti, oltre naturalmente a sposare in maniera completa le considerazioni fatte dal Capogruppo Gallarini, che poi riprenderò. Io credo valga la pena di fare alcune considerazioni e almeno nelle mie intenzioni tentare di dare alcune risposte che possano essere chiarificatrici di un dibattito che necessariamente dal mio punto di vista deve intraprendere un percorso di discussione nel merito di un bilancio, che questa maggioranza - e dico questa maggioranza - ha rappresentato nelle sedi competenti che sono le Commissioni e che dopo un voto che non ha mai avuto momenti di flessione ha permesso al documento di bilancio di approdare in quest'aula.
Sono poi stati chiesti la volta scorsa dei chiarimenti su quello che eventualmente poteva succedere nel caso in cui il bilancio non venisse approvato nei termini previsti. Su questi chiarimenti, che ogni Consigliere aveva ben presente, ma che non erano comunque così sconvolgenti o illuminanti rispetto a prassi che tutti i Consiglieri conoscono in maniera molto approfondita e articolata, si è voluto aprire un ulteriore dibattito.
Il dibattito parte da un presupposto politico al quale io tenterò di dare una risposta chiara, precisa e mi auguro netta.
L'opposizione immagina che la discussione del bilancio possa essere l'occasione per mettere in crisi questa maggioranza. Questa maggioranza come ho già detto, ha approvato il bilancio; questa maggioranza non è in crisi, conta 33 Consiglieri e io credo che le votazioni e lo svolgimento del dibattito in aula sul bilancio rappresenteranno questa situazione.
Ho già avuto modo nelle mie scarne dichiarazioni di sostenere in più sedi che il bilancio esiste e l'ho fatto in maniera articolata anche nel mio intervento di venerdì scorso, intervento nel quale ho dato le motivazioni politiche di scelte del bilancio ed anche le motivazioni tecniche e specifiche per ogni singolo settore. Questo aspetto in passato non era mai stato percorso ed io ho voluto in questa occasione, su vostra sollecitazione, soddisfare la richiesta di avere maggiori elementi di valutazione rispetto a questo documento di bilancio.
Il documento di bilancio - ripeto - esiste, può piacere tanto o pu piacere poco, ma dal punto di vista politico per quanto mi concerne dà le risposte necessarie a governare questa Regione soprattutto per quanto riguarda gli investimenti che sono la quota principale e determinante sul territorio di questo bilancio che ha un supporto numerico e non solo numerico di convincimento e di coinvolgimento da parte della maggioranza nella realizzazione di questa politica di bilancio.
Di fronte a questa certezza, che ho verificato sia nelle discussioni della Commissione sia nelle riunioni di maggioranza che abbiamo tenuto, il tema di sapere che cosa fare nel caso in cui non si verificasse l'approvazione del bilancio non me lo devo porre. Non me lo devo porre! Questo bilancio deve essere approvato perché ha una maggioranza che l'ha sostenuto e l'ha votato in Commissione. Perciò quello che qualcuno pretende io prenda in considerazione io non lo prendo neanche in considerazione! Il bilancio deve essere discusso; ho già detto più volte, nel totale rispetto delle opposizioni. Questa maggioranza è disposta, nell'ambito del merito di questo bilancio, a fare delle valutazioni anche rispetto alle proposte dell'opposizione e non in tutte le amministrazioni questo succede.
Devo dire onestamente che più disponibilità di questa, più tranquillità, più correttezza nei confronti delle opposizioni di quella che questa maggioranza ha usato nella discussione di questo bilancio è obiettivamente difficile immaginare. Perciò quello che io mi permetto di sottolineare è di esortare ad entrare nel merito della discussione del bilancio perché ci sono tutti i presupposti, tutte le valutazioni, tutte le considerazioni che devono essere fatte, di questo mi rendo conto, ma che devono esulare da quelle che sono le considerazioni di carattere politico che secondo me in relazione alle cose che ho detto non hanno motivo di essere poste.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonino

Signor Presidente, intervengo su questa comunicazione che è la conseguenza della pregiudiziale posta in precedenza, perché mi pare che il Presidente Ghigo abbia iniziato ad affrontare la questione politica centrale del dibattito che si svolgerà attorno al bilancio di previsione per il 1998, e parto cercando di dare una risposta a una giusta osservazione che il Presidente Ghigo e credo tutta la maggioranza fa nei confronti della minoranza.
Credo che giustamente e legittimamente la maggioranza si chieda che senso ha che la minoranza impedisca di approvare il bilancio quando la maggioranza ha i numeri per poterlo fare approvare. Anche dal punto di vista dei rapporti e della democrazia obiettivamente è apparentemente un non-senso. Tuttavia la minoranza continua e almeno per quanto ci riguarda continuiamo a sottolineare alcuni aspetti politici che ci inducono a rimarcare come questo bilancio è il figlio, è il risultato, è il parto di una maggioranza in crisi. Questo è il problema vero. Lei Presidente controbatte che la maggioranza non è in crisi; noi diciamo che la maggioranza è in crisi. Lo diciamo non perché ci piaccia evocare una situazione che arriverà in futuro, ma perché lo è di fatto e le non-scelte contenute nel bilancio lo dimostrano. D'altronde, enfatizzare - come fa il suo Assessore Burzi o come fa lei stesso Presidente - scelte non contenute nel bilancio vuol dire che è il segno di una crisi. Perché quando ci sono non-scelte, richiamo quelle della formazione professionale o quelle della cultura di cui si è parlato a lungo e si dice che questo non è un problema "tanto, in qualche maniera, a un certo punto si risolveranno le questioni" oppure si arriva addirittura a introdurre elementi di provocazione, dicendo che "questo è un bilancio semestrale", obiettivamente lei Presidente non può non sottolineare il fatto che c'è parecchia pazienza da parte della minoranza. Parecchia pazienza da parte della minoranza! E quello che anche oggi noi vogliamo rilevare è che è ormai da sei mesi che questa situazione di crisi continua, almeno sei mesi! Non sto qui a rifare il percorso di questa lunga e non conclusa crisi, che certamente non si è conclusa con l'estromissione del Presidente Picchioni da Presidente del Consiglio. La crisi continua perché il centro, ad un certo punto, chiese ed ottenne con forza - ed in parte condividiamo quel passaggio - un documento politico sottoscritto anche da lei, Presidente, nel quale veniva detto chiaramente: "impegno a realizzare entro gennaio 1998 un percorso di revisione della Giunta regionale, considerate le criticità via via riscontrate per conseguire gli obiettivi prioritari indicati nel documento del Presidente Ghigo".
Mi pare inutile ogni commento. Le criticità non venivano riscontrate solo dalle minoranze, ma da parte di 32 Consiglieri. Cosa è successo dopo quel rilievo e quella firma solenne dell'atto? Assolutamente nulla. E mi pare che da dicembre ad oggi le criticità siano notevolmente aumentate.
In quel documento veniva ancora detto: "Impegno a dotare di strutture organizzative e risorse finanziarie i settori ritenuti da evidenziare nella seconda parte di legislatura".
Un esempio (ne sono stati citati tanti): c'è scritto "formazione professionale". Presidente lei sa, forse non lo sa l'Assessore Masaracchio che mancando la direttiva e non essendoci ancora la direttiva annuale, i corsi di formazione professionale 1998/99 non possono iniziare; lei sa inoltre, che, probabilmente per alcune scelte leggere, compiute in passato non si è in grado di avere le risorse sufficienti per poter avviare i corsi, e la Giunta non ha ancora evidenziato una modalità, che lei ha indicato, nella sua relazione, come una "modalità concreta di risorse proprie per poter avviare i corsi".
Questo lo dico perché noto una contraddizione: a dicembre è indicata questa necessità e oggi, nel bilancio, ci sono almeno 100 miliardi in meno per la formazione professionale e addirittura un capitolo che contiene 53 miliardi che sono stati in parte e saranno impegnati per i costi 1997/1998.
Mi fermo sul bilancio, per dire - e lo sottolineo - che lei Presidente, e la maggioranza dovete prendete coscienza di aver sottoscritto un documento di allora, che era un documento di crisi politica.
Presidente e Giunta, il bilancio che portate all'approvazione non consente di fare assolutamente dei passi avanti; non contiene scelte grandiose, c'è soltanto la scelta del cofinanziamento regionale per avviare il DOCUP, riguardo al quale abbiamo dei dubbi anche sui tempi, perché i soldi vengono realmente impegnati. Ripeto, è un bilancio che non contiene scelte grandiose; non per nulla l'Assessore Burzi nel suo documento rimanda ad un secondo momento le scelte di carattere politico.
Potrei sottolineare altri aspetti, ma mi fermo qui per dire alla maggioranza che avere la presunzione di essere forti, determinati, bravi politicamente, di essere una maggioranza che tiene, è una strada sbagliata per aprire un confronto.
Se non c'è la modestia di ritenere che scelte modeste sono state compiute, che non scelte sono state fatte, che c'è un documento che dichiara la crisi, e si vuol dire che tutta la colpa per ciò che non funziona è della minoranza, allora il confronto non può che essere mirato a cambiare totalmente questo bilancio, assumendoci anche noi - come minoranza delle responsabilità. Lo dico al Consigliere Gallarini, che sicuramente è sensibile su questo verso, ma lo dico soprattutto agli amici del centro: occorre avviare un'operazione intelligente dal punto di vista politico e che non ottiene delle risposte in questo bilancio.
Occorre il tempo necessario per fare un bilancio vero e non un altro bilancio tecnico. Dopodiché, il futuro non so come sarà, potrà esserci un "Ghigo bis", o altre situazioni, ma ciò che occorre è che questa situazione di crisi venga superata. Se non c'è intenzione di superarla, è chiaro che il percorso sarà lungo, perché la minoranza non può che rilevare i limiti le contraddizioni e l'insufficienza del bilancio.



PRESIDENTE

Grazie. Siamo così entrati nella discussione generale. La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Presidente, sarò molto breve; mi riserverò sulla discussione generale un intervento nel merito del bilancio. Intervengo per affrontare in poche battute l'elemento pregiudiziale, chiamiamolo così, immesso dal Presidente ed anticipato in alcuni interventi dei Consiglieri Gallarini, Galli ed altri.
Credo, Presidente, che noi non potremo più accettare, come è avvenuto in passato, di non considerare la vostra come una crisi che sta paralizzando il Piemonte. Lei non si trova di fronte all'opposizione più cattiva d'Italia; se voi siete stati oggetto di grandi pressioni da parte dell'opposizione, che vanno oltre la dialettica normale, è perché vi siete resi responsabili di un non governo della Regione.
Quindi, responsabilità nostra, proprio quella responsabilità che richiamava il collega Gallarini, è quella di chiamare le cose con il loro nome e porre di fronte al Consiglio regionale ed ai cittadini del Piemonte il vero problema. E il problema vero è che la crisi c'è o non c'è, non in virtù dei 31, 33, 35, 29 voti di cui lei può disporre di volta in volta mettendoli assieme, facendo i bilanci in itinere, con un emendamento che può accontentare i due voti, con un altro emendamento che ne accontenta tre. La maggioranza la si ha sulla capacità di governo che lei, soprattutto in questi ultimi mesi, non ha.
La nostra responsabilità è di richiamare fortemente questo e la sua vera responsabilità è di prendere atto di questo. Se ha veramente la maggioranza, si dimetta e proponga una Giunta in grado di governare fino al 2000, perché lei non è neanche in grado, in questo momento, di sostituire un Assessore.
Questa è la realtà. Questo non è un provvedimento come un altro; è un momento in cui debbono necessariamente, per responsabilità, venire al pettine tutti i problemi, perché abbiamo la responsabilità di non fare andare avanti il Piemonte in questo modo per altri due anni. Questa è la nostra vera responsabilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglietti.



MIGLIETTI Franco

Presidente dovrebbe chiarirmi se siamo entrati nella discussione del bilancio o se siamo ancora alle dichiarazioni preliminari. Se siamo ancora alle dichiarazioni preliminari, lascerei la parola a chi vuole intervenire mi riservo di prendere la parola all'apertura della discussione sul bilancio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Per ricordare al Presidente che nel corso dell'intervento del Consigliere Moro avevamo richiesto di riunire i Capigruppo rispetto al fare chiarezza sulle comunicazioni che abbiamo ricevuto.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Rispetto a quest'ultima proposta avanzata dal Consigliere Moro noi siamo d'accordo a fare una riunione dei Capigruppo, però in coda al Consiglio dopo la discussione generale.



PRESIDENTE

Credo che non essendoci l'unanimità e ritenendo che i due documenti non siano assolutamente in contrasto in quanto nel mio documento mi sono semplicemente limitato a trascrivere in qualche modo l'art. 126 e a prendere atto di un fatto, così come è accaduto, credo che possiamo iniziare la discussione generale.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Insisterei, a nome del Gruppo, per chiedere un pronunciamento adesso del Consiglio, per il fatto che non mi pare corrisponda alla situazione reale la dichiarazione in cui lei afferma che i documenti non sono in contraddizione, perché non è chiaro se la Regione Piemonte, in caso di non approvazione del bilancio, applicherà la legge regionale nostra n. 55/81 come dice la Giunta regionale, o se applicherà, come dice lei, la legge n.
62/53, legge nazionale applicata dalla Calabria.



PRESIDENTE

Ribadisco ancora, io non ho dato alcun suggerimento, ho preso atto di un comportamento che è stato tenuto altrove. Punto.



CHIEZZI Giuseppe

Che è contraddittorio con quello proposto dalla Giunta regionale.



PRESIDENTE

Ma non c'è nessuna mia valutazione, c'è solo il recepimento di una situazione.



CHIEZZI Giuseppe

La sua valutazione c'è, perché lei in calce al documento scrive: "Di conseguenza l'approvazione anche tardiva sana l'inadempienza e riconduce in condizioni normali il funzionamento dell'assemblea". Questa è una frase sua, non nostra.



PRESIDENTE

E' la conseguenza di cosa è accaduto in Calabria.



CHIEZZI Giuseppe

Allora lei ha fatto propria la decisione della Calabria e ce lo suggerisce. Quindi le contraddizioni ci sono. Poi io non dico che debba essere approvata la legge della Calabria o la nostra legge, ma sono due cose diverse.



PRESIDENTE

Per sua chiarezza io espungo dal parere quell'ultima frase.



CHIEZZI Giuseppe

Ah, la toglie.



PRESIDENTE

La tolgo per chiarezza. Per evitare che non ci sia chiarezza.



CHIEZZI Giuseppe

Chiedo di votare la nostra proposta. Sospendere ed ascoltare il dott.
Lesca nella riunione dei Capigruppo.



PRESIDENTE

Direi che i Consiglieri a favore e contrari si sono già espressi.
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 50 hanno risposto SI' 6 hanno risposto NO 32 si sono astenuti 12 Consiglieri La proposta è respinta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio" comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Miglietti, informo che hanno fatto pervenire congedo per l'odierna seduta i Consiglieri Farassino e Spagnuolo.


Argomento: Bilanci preventivi - Bilancio pluriennale

Esame progetto di legge n. 371: "Bilancio di previsione 1998 e pluriennale 1998/2000" (seguito)


PRESIDENTE

Si apre la discussione generale.
La parola al Consigliere Miglietti.



MIGLIETTI Franco

Dopo che si è relegata questa Regione per ben quattro mesi all'esercizio provvisorio, arriviamo questa mattina ad entrare nel merito del bilancio della Regione Piemonte con due relazioni, da noi insistentemente volute nella I Commissione, ma credo che anche altri Consiglieri abbiano chiesto nelle altre Commissioni le relazioni del Presidente della Giunta, oltre che la relazione dell'Assessore al bilancio.
Da una lettura approfondita di tutti i documenti che sono stati prodotti dall'insediamento della Giunta Ghigo, faccio riferimento al programma di legislatura all'indomani del 1995 del Presidente della Giunta siamo arrivati a questa relazione che personalmente considero abbia al proprio interno un vuoto pneumatico, cioè un vuoto che difficilmente è possibile colmare, anche se a supporto di tutto ciò vi è un documento che si chiama "Governo Ghigo 1996. Un anno di attività", il quale è stato presentato in uno show pubblico al Teatro Carignano il 19 dicembre 1996. In quel documento, sfogliata la copertina, vi è un titolo: "Un futuro da protagonisti per il terzo millennio".
Con un titolo come questo, mi sarei atteso che nella sua relazione il Presidente utilizzasse gli strumenti che questa Regione si è data nel tempo ed ai quali, in alcuni passaggi, viene fatto riferimento; ad esempio, gli studi dell'IRES. Vi è un accenno nella relazione del Presidente Ghigo all'istituto IRES; leggo testualmente: "La situazione economica e occupazionale in atto nella Regione, come si evince dalle più recenti analisi dello stato e delle tendenze del sistema produttivo nelle sue articolazioni territoriali e settoriale svolte tra l'altro dall'IRES, pone l'esigenza di predisporre...". Dopo un'attenta lettura della relazione non ho trovato una sola parola che illustrasse lo stato dell'economia piemontese, nelle diverse province o globalmente; non ho trovato una sola parola sullo stato di salute dei cittadini, anche se vi sono i due volumi prodotti dall'Assessorato alla sanità in un recente convegno; non ho visto il minimo accenno alla notizia più clamorosa fra quelle apparse sui giornali da non molto tempo, emersa proprio dagli studi dell'IRES: la percentuale di povertà della Regione Piemonte è aumentata nell'arco degli ultimi cinque anni dell'1,2%. Lo stato di assoluta povertà della popolazione piemontese è passato dal 4,3% al 5,5 Proseguendo nella lettura della relazione al bilancio, documento di programmazione economica della Regione Piemonte, non ho trovato alcun accenno a quanto hanno prodotto i bilanci dal 1995 - anche se, sicuramente si ci può riferire anche a bilanci precedenti. Quanto ha prodotto il governo Ghigo dal 1995 al 1998 in termini di cambiamento - di miglioramento o peggioramento - dello stato dei cittadini piemontesi? Leggo a pag. 9: "L'avvio dei programmi di intervento previsti dal DOCUP 1997/99, che complessivamente prevede investimenti per 3500 miliardi ed una dotazione finanziaria di fondi pubblici pari a 1500 miliardi circa interesserà alcune migliaia di aziende nelle aree a declino industriale".
Dopo un'affermazione di questo tipo pensavo di leggere cosa avrebbero prodotto 3500 miliardi in termini occupazionali, di sviluppo organizzato di qualità della vita: in che modo 3500 miliardi si sarebbero coniugati e quali avrebbero potuto essere le altre esigenze all'interno dell'economia piemontese per "rendersi protagonisti per il terzo millennio"! Non solo, ma anche in che modo i 22000 miliardi del bilancio del 1998 si sarebbero posti in termini produttivi, di qualità della vita, di miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita degli stessi cittadini piemontesi rapportato anche alle diverse province.
Infatti leggiamo, sempre dalla relazione del Presidente, che mentre nel Cuneese e in alcune altre province permane una certa stabilità della manodopera, per altre province, come quella di Torino ed Alessandria, dalla stessa relazione si evince un gravissimo calo dell'occupazione e conseguentemente un calo del sistema economico e quindi della qualità della vita di quelle popolazioni.
Tutto ciò non è stato minimamente sfiorato.
Stando alla relazione del 1996, di ben 200 pagine, redatte probabilmente dai funzionari della Regione Piemonte, come si rapporta il consuntivo di tre anni di governo ed in che modo questi ultimi si possono rapportare al bilancio del 1998? Queste le considerazioni di tipo generale sulle relazioni, sia del Presidente del Giunta sia dell'Assessore competente nella materia.
Vorrei far rimarcare, aprendo la prima pagina del bilancio, come la Regione Piemonte stia sconfessando le giuste rivendicazioni apparse sui giornali a livello nazionale, verso la fine del 1995, in cui la Regione Piemonte era ai primi posti per l'utilizzo dei fondi di trasferimento dello Stato a destinazione vincolata e da parte dell'Unione europea.
Infatti, dalla differenza del capitolo 02, "avanzo finanziario presunto alla chiusura dell'esercizio 1997", e fra le previsioni di competenza dell'anno 1998 in confronto a quelle dell'anno 1997 - sicuramente vi saranno spiegazioni tecniche meno superficiali di quelle che sto facendo in questo momento - la prima cosa che viene all'occhio è che chiunque si appresterà a leggere il bilancio senza la guida della relazione del Presidente della Giunta e dell'Assessore competente rileverà che in un anno i fondi disponibili non spesi ammontano a 700 miliardi.
700 miliardi! Credo sia un dato da prendere in seria considerazione principalmente da chi, alcuni minuti fa, ha dichiarato che in democrazia sono in numeri che contano, non il tempo! Personalmente, credo che i numeri debbano anche essere rapportati al tempo; non può trattarsi di variabili che non s'incontrano. Diversamente, al 31 dicembre 1998 pur avendo già dovuto approvare il bilancio preventivo del 1999, ci troveremo ancora in esercizio provvisorio quindi con un accumulo di fondi non spesi che sarebbero imputabili a chi governa questa Regione.
Ci troviamo di fronte a altro documento. Dal novembre 1997, quando è stato presentato il disegno di legge n. 371, la settimana scorsa, quindi nel mese di marzo 1998, ci è pervenuta dalla Giunta una variazione di bilancio - prende il nome di emendamento in quanto non essendo stato approvato il bilancio, non poteva essere titolata "variazione di bilancio" che rasenta, in termini globali, i 140 miliardi. Probabilmente tale cifra si è addivenuti cogliendo i suggerimenti pervenuti dalle riunioni di Commissione.
E' vero che ci sono stati i 70 miliardi della deliberazione CIPE per quanto riguarda l'agricoltura; è vero che ci sono stati 15/16 miliardi di aumento dei mutui per quanto riguarda l'indebitamento, ma sicuramente una nota di variazione a bilancio - non ancora approvato al mese di marzo - ci fa riflettere sul fatto che sicuramente alcune correzioni sono avvenute: anche in quest'aula vi sono state delle prese di posizioni, da parte delle minoranze, che hanno fatto riflettere, in modo puntuale, la maggioranza.
Altra cosa, assolutamente incredibile, è che da parte del Presidente della Giunta - cosa, badate che fanno i Sindaci delle città di 15 mila abitanti, 50 mila abitanti - non vi sia stato un pronunciamento su che cosa ha fatto questo governo. Per quel breve periodo che ho avuto l'onore di rivestire la carica di Sindaco mai una volta ci siamo dimenticati di fare una considerazione puntuale, a seconda dell'appartenenza politica, su qual è il documento di programmazione economica del governo. Invece, da parte del Presidente della Giunta regionale del Piemonte non è stata proferita parola sui benefici o malefici che il documento di programmazione economica del Governo aveva sulla Regione.
Non una parola sul fatto che questa Regione - sono iscritto al movimento federalista europeo da almeno 22 anni - è una regione d'Europa.
Stiamo parlando di federalismo, di integrazione europea, stiamo parlando del fatto che stiamo entrando a far parte della comunità europea e non una parola di come si colloca questa Regione in quella che è l'Europa delle regioni.



PRESIDENTE

Non voglio toglierle la parola, ma ricordarle di stare nei tempi.



MIGLIETTI Franco

Spero che i miei colleghi mi permettano di avere ancora qualche minuto a mia disposizione. Ringrazio il mio Gruppo.
Ripeto, non una parola sugli obiettivi che ci si pone per il rilancio dell'economia: se la regione verrà esclusa da alcune direttive, ad esempio delle linee di trasporto, pagherà dei prezzi incredibili. Voglio capire se la linea ad alta capacità - non parliamo di Alta velocità, altrimenti apriremo delle discussioni che non finiscono più - che parte da Londra passa per Parigi e arriva a Lione, dopodiché una parte va a Barcellona e l'altra parte va nei paesi dell'est, passerà al di là delle Alpi, anzich passare al di qua delle Alpi. Dato che il Piemonte con tutte le disgrazie che ha, si chiama Piemonte perché è ai piedi dei monti, e quindi è confinato in uno stretto ambito e si trova da una parte le Alpi e dall'altra parte gli Appennini, vorrei sapere come si colloca in questo discorso.
La Liguria ha la fortuna, o la disgrazia, di avere un porto, il porto di Genova, che, con il porto di Rotterdam, potrebbe esse in qualche modo coinvolto se siamo in grado di leggere la carta politica dell'Europa. Una linea che colleghi Genova, non so se Alessandria, Chivasso o altro e Rotterdam, penso potrebbe essere uno strumento per rendere il Piemonte meno isolato di quello che è stato fino ad oggi.
All'interno del documento stilato dalla Giunta vi erano degli obiettivi sulle grandi linee di comunicazione estremamente interessanti, scritti probabilmente dai funzionari. Obiettivi anche per rilanciare la città di Torino, ma non soltanto la città di Torino, per rilanciare la Reggia di Veneria, il castello di Rivoli, con tutti i beni culturali. Si vede che lei, Assessore Leo, l'anno scorso era molto più gradito all'interno della Giunta Ghigo, oggi un po' meno, infatti l'anno scorso le sono stati conferiti oltre cento miliardi fra spese di investimento e spese di partita corrente, quest'anno le sono stati conferiti soltanto il 50%.
Uno di quelli che erano i pilastri dello sviluppo dell'economia piemontese con il turismo - sicuramente non con l'assistenza sociale l'attivazione dei beni culturali con quelli che sono gli interventi a sostegno dell'artigianato, della cooperazione e dell' industria avrebbero dovuto dare quel volano e quel protagonismo alla Regione Piemonte. Non so che cosa sia avvenuto all'interno della Giunta Ghigo; sarebbe molto simpatico che, entrando nel merito del bilancio, venisse anche spiegato questo "terremoto" di risorse - da parte mia non assolutamente giustificabili.
Dimostreremo, con gli emendamenti che stiamo proponendo, tutti di merito, nessuno ostruzionistico, che potrete ancora aumentare le capacità di prospettiva di quella che è l'economia piemontese, tramite il documento di programmazione economica.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Angeli; ne ha facoltà.



ANGELI Mario

Colleghi Consiglieri, ci troviamo in una situazione che ritengo già di per se stessa imbarazzante, e cerco di spiegare il perché. Abbiamo approvato i due bilanci '96 e '97 in modo non proprio formalmente corretto anche se amministrativamente corretto; ossia, ci è stato detto: "Passiamo prima le spese fisse", che poi fisse tutte non erano, come in quello di quest'anno, e poi a marzo si mettevano quei 70-80-100 miliardi che potevano essere destinati ai vari Assessorati per le spese non obbligatorie.
Sono quindi stati approvati due bilanci, cosa che non è riuscita quest'anno perché siamo entrati in esercizio provvisorio, per il quale - vi assicuro - non mi scandalizzo più di tanto, perché l'esercizio provvisorio si è già attuato in passato nella Regione Piemonte, così come in tanti Comuni e in tante Province, quando non venivano predisposte le finanziarie.
Oggi avevamo la possibilità di ragionare su un bilancio che avesse una prospettiva e di farlo in tempo utile.
Non l'abbiamo fatto per mille e uno motivi che sono già stati detti: situazioni di crisi complessive che non venivano risolte e quindi situazioni che ci portavano nel tempo a dare delle valutazioni diversificare rispetto alle prospettive del Piemonte.
Ci troviamo quindi oggi ad iniziare un ragionamento, dopo circa tre mesi, sul bilancio della Regione Piemonte. Un bilancio che, a parer mio rispetto a quello che diceva il Consigliere Miglietti, ossia rispetto alle previsioni fatte nel primo documento, lascia molto a desiderare.
Ne capisco anche le motivazioni, pur se non è stata citata la finanziaria: le strette economiche effettuate a livello nazionale, quindi i trasferimenti che non sono più certi come prima; le situazioni imbarazzanti che si vanno a creare.
Credo però che ci sia perlomeno una volontà politica, che è emersa faticosamente leggendo a più riprese le varie introduzioni che sono state fatte a questo bilancio sia dall'Assessore Burzi che dal Presidente Ghigo.
Quella del Presidente Ghigo è addirittura una nota tecnica letta in un secondo tempo rispetto alla nota di programmazione di tipo politico amministrativo.
Ci troviamo di fronte - ripeto - ad una situazione imbarazzante, perch non abbiamo fatto le previsioni in tempo utile. E' questo che io ritengo sia molto più importante rispetto al bilancio preventivo, anche se io, pur avendo fatto il Sindaco come il collega Miglietti, ho una sorta di idiosincrasia nei confronti dei bilanci di previsione: preferisco andare a valutare i bilanci consuntivi, cosa che non facciamo mai qui! L'anno scorso avevo esaminato attentamente il bilancio consuntivo: avevo visto come erano andate alcune cose e volevo fare un certo tipo di ragionamento.
Poi, in considerazione del fatto che all'interno di questo Consiglio il bilancio consuntivo non interessava a nessuno, ho richiuso i documenti che mi ero predisposto sulle spese che avevamo fatto, anche con le variazioni fatte dalla minoranza, con le richieste di variazione poi accantonate perché sono andate in avanzo di amministrazione (questi avanzi di amministrazione da qualche parte provengono!).
Il bilancio consuntivo è invece il documento che dimostra l'effettiva capacità di intervento di una Giunta e di una maggioranza alla quale è stato assegnato il compito di governare il Piemonte.
Vista la situazione, come ho detto prima, ho ritenuto di richiudere la mia documentazione, dicendomi: "Visto e considerato che, probabilmente, il bilancio consuntivo non serve a nulla, è meglio non parlare", per cui quel bilancio è passato senza colpo ferire.
Oggi mi ritrovo a fare questo tipo di valutazione che è del tutto personale: credo che questo bilancio abbia una grandissima carenza, non avendo a suo tempo predisposto il Piano pluriennale di sviluppo del Piemonte.
Il Piano di sviluppo è importante, anche se è un'idea della Prima Repubblica. Io mi ritengo un arnese della Prima Repubblica, dove ancora con Giolitti si facevano i libri bianchi per la programmazione; si programmava quello che si voleva fare, si prefiggevano degli obiettivi e, qualche volta, si raggiungevano.
Oggi non esiste, se non a parole, qualche obiettivo ben definito, se non affermazioni che lasciano il tempo che trovano e che non vengono tenute in considerazione.
Mi riferisco a due o tre punti principali, perché ragionando capitolo per capitolo su tutto il bilancio perderemmo delle giornate, come quelle che in parte abbiamo perso nelle Commissioni delle quali io faccio parte ed anche nelle Commissioni a cui non partecipo.
Facendo questo tipo di ragionamento, noi diciamo - e lo diciamo tutti: lo dice l'IRES, lo dice la Giunta, lo dice la minoranza, lo dice la maggioranza - che abbiamo la povertà, la nuova povertà che aumenta anche in Piemonte.
Nella mia Provincia, quella di Alessandria, si è passati a circa il 7,5% in più di disoccupazione! Vuol dire che se andiamo a fare una ricerca sulla nuova povertà, la troviamo nell'occupazione dei giovani (altro problema che vorrei affrontare anche se abbastanza marginalmente, ma vedo che siete abbastanza disinteressati e lo capisco, sono cose poco interessanti), nelle persone anziane che vivono in Piemonte, e che sono un numero elevatissimo.
I tagli più marcati in questo bilancio - io non so se per scelta politica o per l'eccessivo liberismo o per altre cose - sono stati fatti proprio sulla formazione professionale, sul lavoro e sull'assistenza.
Il problema di fondo risulta essere quello di trovare delle strade per arginare la disoccupazione, per rendere meno difficile la vita dei nostri cittadini; però, immediatamente dopo, operiamo in modo completamente rovesciato, trovandoci nella famose condizioni di quello che dice alla nuora perché suocera intenda quello che deve fare.
Ora, se lo avete fatto perché volevate che noi, come minoranza, vi ponessimo degli emendamenti per recuperare certe situazioni, anche questa potrebbe essere - lo dico in modo molto semplice - una politica, un modo per cercare di accontentare i rappresentanti delle cosiddette masse operaie e del sottoproletariato, un modo per dare delle risposte sufficienti a coloro che si attendono qualche cosa da noi. Se invece è una scelta fatta da questa Amministrazione, credo che non si possa che essere contrari a questo tipo di politica.
Ciò tenendo anche conto di un'altra situazione. Continuiamo a parlare dell'Obiettivo 2 e dell'Obiettivo 5b, relativamente ai Fondi CEE (non tenendo conto dei quattrini che dovrebbero arrivare per il turismo) tuttavia, nel giro di due o tre anni, terminato questo triennio, ci ritroveremo di fronte ad una situazione del tutto rovesciata: l'Italia non sarà più nella condizione di poter avere tutte le aree ad Obiettivo 2 e Obiettivo 5b, se entreranno le altre Nazioni dei Paesi dell'Est.
Anzi noi saremo delle Nazioni altamente sviluppate e quindi non potremo più usufruire di certi finanziamenti.
Secondo me, dovremmo dunque cominciare sin da oggi - ecco perché mi riferivo prima al Piano di sviluppo - a pensare a come risolveremo i nostri problemi interni, essendo entrati in Europa, essendo nell'Euro, avendo fatto i sacrifici giusti, corretti che sono stati chiesti (anche se in certi momenti e per certe situazioni in modo esorbitante); però era giusto fare questo sacrificio e, rifacendomi ancora ad un discorso già fatto sull'Alta velocità, credo che un pensiero, una nota per cercare di non restare tagliati fuori dai legami internazionali ed essere marginalizzati si debba fare per avere effettivamente la partenza di queste linee ad alta capacità. E' stata sbagliata l'impostazione: sono anni che prendono soldi dall'Europa per fare queste linee e nel 1997 non sono stati spesi dall'Italia i fondi CEE per la vicenda Necci. Credo quindi che questo tipo di scelta debba ripartire con forza perché darà occupazione e darà la possibilità ai nostri porti di poter funzionare e di continuare ad essere i porti dell'Europa.
Mi fermo qui Presidente, perché ho raggiunto i dieci minuti a mia disposizione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FOCO



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Non soltanto per molti cittadini, ma anche per gran parte degli amministratori pubblici, il bilancio di previsione è ancora un oggetto misterioso.
In genere è considerato uno strumento contabile, tecnicamente complesso, che viene affidato agli uffici di ragioneria intesi come detentori unici della conoscenza di quegli strani meccanismi che ne regolano il processo di formazione, la struttura, gli equilibri, i procedimenti di gestione.
Il bilancio di previsione dell'ente pubblico, che indica, descrive e quantifica le entrate e le spese, costituisce invece lo strumento fondamentale di sintesi e di riferimento della gestione da parte dell'esecutivo ed è sottoposto all'esame e all'approvazione da parte dell'organo assembleare, nel nostro caso anche legislativo, tant'è che l'atto in discussione ha forza e valore di legge (regionale nel nostro caso), come quello nazionale approvato dal Parlamento.
In questo senso il bilancio è un atto di governo, anzi è l'atto di indirizzo programmatico fondamentale di breve e medio periodo.
In questo senso non è inutile rilevare come il documento contabile rivesta un notevole grado di difficoltà nonostante i lodevoli sforzi di semplificazione e di chiarificazione che si cercano di sviluppare.
La politica di bilancio consiste nello stabilire la regolazione dei flussi delle entrate, quantomeno nelle poche, per non dire residue, parti riservate all'autonomia dell'ente regionale, e nel determinare le risorse necessarie nelle voci di spesa per realizzare gli interventi ritenuti rilevanti nella visione programmatica della maggioranza che sostiene l'esecutivo chiamato a presentare il documento contabile annuale e pluriennale.
Il bilancio come strumento di governo impegna quindi in prima linea gli organi di direzione politica dell'ente; è il momento fondante di scelte che devono concretizzarsi in fatti concreti per superare la politica delle parole che sempre più stanca i cittadini, perché non contribuisce a risolvere i problemi del quotidiano.
Che non bastino le parole è risaputo. Anche Chi sicuramente sapeva convincere le folle con la "Parola", ha dovuto in alcune circostanze calmare gli animi moltiplicando i pani e i pesci.
Scendendo nel concreto del nostro documento contabile e sulla base delle premesse appena richiamate, non possiamo non rilevare come il bilancio 1998, nell'esame svolto nelle Commissioni, appaia esiguo nelle risorse disponibili e appalesi in pieno la precarietà del sistema di finanziamento delle Regioni.
Le risorse realmente disponibili ammontano a poche decine di miliardi in spesa corrente ed a circa 200 miliardi nella partita degli investimenti.
Le altre migliaia di miliardi del bilancio sono destinate a dare copertura a spese già definite ed imposte da leggi nazionali o regionali. Un dato per tutti: 7.500 miliardi vincolati alla partita sanitaria.
A prescindere dalla legittimità della dialettica politica, è difficile essere credibili ed essere messi in condizione di realizzare "fatti" con risorse disponibili così modeste.
Se non sbaglio, questa situazione si è ripetuta non solo negli anni passati in questa legislatura, ma è stata lamentata da tutti gli Assessori al bilancio e in tutte le coalizioni che si sono succedute negli ultimi lustri alla guida della Regione, sia quando il Centro era alleato della sinistra che, allo stato attuale, nell'alleanza di centro-destra.
Questo però non ci impedisce di denunciare ancora una volta, a chiare lettere, proprio come obbligo morale, che il sistema di finanziamento delle Regioni sta rasentando, per alcuni aspetti, la schizofrenia.
Tra sigle incomprensibili, ARIET poi APIET, poi Ecotassa sulle discariche, ed oggi IRAP, la nuova imposta regionale sulle attività produttive, in parte sostitutiva di altri balzelli (tassa partita IVA ICIAP, ecc.), ma dal gettito assolutamente incerto, mentre incerti non sono i conseguenti tagli dei trasferimenti statali, la predisposizione del bilancio da parte dell'Assessore non può che essere quella del "realisticamente possibile", teoria oggi decantata anche dalla sinistra.
In quest'ottica di piccoli passi la proposta politica della Giunta che non intende aumentare la pressione fiscale e tributaria sui cittadini piemontesi, senza peraltro ridurre la progettualità dell'esecutivo e senza produrre tagli draconiani, appare allo stato condivisibile.
Questo comporta l'esigenza di: dare copertura alle spese rigide e vincolate ricercare tagli alla spesa finanziaria rivedendo la posizione dei mutui in essere non aumentare, come detto, i tributi regionali per i quali il Consiglio ha, nei mesi scorsi, approvato una significativa razionalizzazione programmare adeguatamente l'impiego delle risorse che risulteranno disponibili.
Proprio su quest'ultimo punto, anche in corso d'opera assicuro attenzione particolare da parte dei Gruppi di Centro per evitare che vengano perpetrati tagli inopportuni quanto improponibili sulle partite che riteniamo prioritarie, dalla cultura ai servizi sociali ed all'attenzione alle fasce deboli della società, dallo sviluppo delle imprese ad una politica per il lavoro senza demagogie.
Non pensiamo di essere presuntuosi, presumiamo con molta modestia di dover approvare il bilancio per dare uno strumento di governo a questa Regione.
Per questo desidero, con l'estrema chiarezza che mi contraddistingue rimarcare che il nostro accordo su una sorta di "bilancio a base zero" è una scelta obbligata dalle contingenze che ho, in estrema sintesi, cercato di tracciare in precedenza, ma deve essere letta proprio nello spirito che ha ispirato anche nella sua formulazione astratta questa teoria.
Vogliamo dunque intendere come azzerata la base di bilancio (per la parte disponibile) come una provocazione volta ad iniziare un nuovo cammino interamente fondato sull'analisi della spesa nelle sue caratteristiche strutturali ed operative.
Ben sappiamo che spesso a questa condivisibile teoria non si fa seguire la pratica, a volte per una serie di motivi che riguardano l'incertezza del quadro finanziario (e questo lo abbiamo messo in conto), soprattutto con riferimento ai trasferimenti da parte dello Stato, le difficoltà di carattere organizzativo e la mancanza di professionalità adeguate (ma in questo la nuova struttura dell'ente e gli incentivi alla dirigenza devono concorrere a superarle, altrimenti occorrerà rivedere uomini e strutture mi pare ovvio).
Non deve però accadere che l'elaborazione tardiva cui spesso, come in questo caso, si assiste, diventi frettolosa e superficiale, ricalcante lo strumento di bilancio precedente cui si apportano variazioni sommarie e magari di tipo incrementale, allo scopo di adempiere ad un obbligo di legge in tempo per non incorrere nelle sanzioni previste in caso di inottemperanza.
Questa abitudine all'improvvisazione non avrebbe il nostro consenso.
Per questo mentre ribadiamo il nostro voto favorevole al documento proposto dall'esecutivo, assicuriamo la puntuale e costante verifica in corso d'opera anche per apportare, a risorse certe e conosciute, quegli adeguamenti che riteniamo necessari per assicurare al nostro Piemonte le scelte che riteniamo più coerenti e più corrette.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA



PRESIDENTE

Non ho altre richieste di parola. Informo anche che ci sarà una sospensione per dare modo al Gruppo di Rifondazione Comunista di tenere una conferenza stampa. Se non ci sono altre richieste d'intervento, aggiorniamo la seduta alle ore 14,15.



(La seduta, sospesa alle ore 13,00, riprende alle ore 15,00)



PRESIDENTE

*****


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

Sempre in merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Per la seconda parte della seduta hanno chiesto congedo i Consiglieri Dutto, Farassino e Ghigo. Comunico, inoltre, che il Presidente Ghigo è impegnato per qualche minuto in un colloquio con il Consiglio di Amministrazione della RAI, un colloquio formale, perciò lo possiamo scusare.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Peano che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



PEANO Piergiorgio

Presidente, non intervengo riguardo all'andamento del Consiglio, ma intervengo perché una lettera che mi riguarda in modo molto grave sta pervenendo al Presidente Ghigo, al Presidente Deorsola e ai Capigruppo. Non è firmata, c'è scritto "un gruppo di funzionari", vorrei leggerla poiché mi riguarda in modo particolare. I commenti, poi, li lascio a ciascuno di voi.
"Gentili signori, siamo un gruppo di funzionari dei vari Assessorati della Regione Piemonte e la situazione di disagio in cui, da qualche tempo ci troviamo ad operare assolvendo le nostre funzioni, nonché un certo rigore morale al quale ancora ci sentiamo legati ed ispirati ci hanno finalmente portati alla determinazione di segnalare quanto segue.
Ormai da qualche tempo il Consigliere regionale signor Peano Pier Giorgio è uso incaricare i funzionari della Presidenza di recarsi personalmente nei vari Assessorati, o di contattare telefonicamente tali uffici, al fine di richiedere informazioni circa l'esistenza di richieste di contributi, permessi per opere pubbliche, piani regolatori da approvare contributi destinati ad enti pubblici o privati, con esclusivo riferimento a quelle domande provenienti dalla provincia di Cuneo; avute queste informazioni dai funzionari in questione il Consigliere regionale contatta i richiedenti (Sindaci, Assessori, privati) per comunicare loro gli esiti si noti: esclusivamente quelli positivi - delle domande avanzate facendo intendere che ciò è avvenuto grazie al suo intervento.
Si fa presente che a seguito di questi fatti si sono ricevute numerose telefonate da Sindaci e pubblici amministratori della provincia di Cuneo i quali, nel manifestare stupore per aver ricevuto la telefonata del Consigliere Peano, mai sollecitato ad intervenire nelle loro pratiche chiedono spiegazioni; in particolare vogliono conoscere il ruolo rivestito dal signor Peano chiedendo, comunque, che simili ingerenze ed interventi non richiesti non abbiano a ripetersi.
Gli stessi Sindaci prendendo spunto dalla specifica circostanza che li porta a lamentarsi dell'ingerenza, riferiscono di non trovare molto corretto che la moglie del Consigliere Peano amministri o comunque presieda tre cooperative di assistenti domiciliari sovvenzionate dalla Regione Piemonte allorquando per il conferimento di tali sovvenzioni risulta aver partecipato lo stesso Peano; queste cooperative a nome 'Essere 1', 'Essere 2' e 'La Grolla' destinano i soci quasi esclusivamente ad operare nelle case di cura aperte dal signor Franco Mondino di Mondovì con retribuzione oraria di L. 25.000, delle quali al socio vanno L. 9.000, tanto che si spiega anche per tale fatto come i ricoverati abbiano rette mensili che si aggirano sui 3.000.000 di lire.
Poiché la situazione che si è venuta a creare nel contesto lavorativo a causa degli 'incarichi' che il Consigliere Peano, creando disagio e difficoltà che nessuno osa evidenziare per timore di ritorsioni e comunque per la delicatezza delle circostanze, è tale da portare i funzionari, da un lato, a dover eseguire gli incarichi ricevuti pur se non pertinenti alle funzioni che essi debbono svolgere per non disobbedire ad un Consigliere e dall'altro, a non poter adeguatamente svolgere il lavoro cui - viceversa sono tenuti, che comunque la situazione non pare corretta e moralmente accettabile, che comunque ritengono doveroso segnalare le doglianze dei pubblici amministratori ed i loro dubbi anche perché il comportamento fosse anche solo frainteso, di un singolo non vada a detrimento dell'operato corretto e serio dei più; chiedono comunque venga recepito questo sfogo e sia la saggezza e l'esperienza di chi ci legge a decidere al riguardo, con la precisazione - tuttavia - che qualora non si faccia chiarezza sulle circostanze di cui sopra si provvederà ad informare di questi fatti la Magistratura.
Distinti saluti.
Un gruppo di funzionari".
Intendevo portare il Consiglio a conoscenza di questa lettera; il fatto più specifico riguarda mia moglie, una delle tre cooperative che mia moglie presiede.
Dichiaro serenamente e tranquillamente che, iscritta come cooperativa sociale di tipo A, non ha mai avuto contributi dalla Regione, non mi sono mai permesso di chiedere contributi.
Inoltre, lavora in più case, non soltanto in quella di Franco Mondino non conosco la retribuzione oraria né quello che i soci prendono perché non è mia competenza.
Per il resto, svolgo un lavoro come Consigliere, come credo che tutti quanti voi facciate, quello di sentire i funzionari dei vari Assessorati per quanto riguarda esigenze di pratiche, di Sindaci o di altre situazioni pubbliche o private, di riferire a questi per quanto viene richiesto, a volte anche con lettera o attraverso fax.
Questa è la mia posizione, però lascio serenamente la Presidenza di decidere sul comportamento nei miei confronti, pronto e disponibile Presidente - se lei ritiene, a lasciare il mio posto in Ufficio di Presidenza per evitare che questo possa creare disagio ai Consiglieri, alla maggioranza, alla minoranza e a quant'altro. Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Io credevo che lei intendesse intervenire sulla questione del bilancio e perciò avevo tenuto prima qualche parola scherzosa.
Il fatto che lei denuncia - mentre lei la leggeva mi hanno fatto pervenire questa lettera che è arrivata un'ora fa alla Presidenza e abbiamo protocollato in data di oggi - dalla lettura che lei ne ha dato e dal confronto con questo foglio che mi è pervenuto non presenta fatti specifici, se non un qualcosa di generico.
Mi pare assolutamente normale che un Consigliere regionale possa chiedere notizie, anche perché c'è un provvedimento specifico che lo consente, circa fatti che riguardano l'istituzione regionale.
Per quanto è a mia conoscenza non c'è nessun comportamento del collega Peano che anche solo lontanamente possa far pensare ad un'attività men che corretta.
Io ho conosciuto in questi anni, come voi, il Consigliere Peano - con il quale ho anche condiviso la presenza in Ufficio di Presidenza - per un Consigliere, e non solo per la sua attività di Consigliere, assolutamente privo di qualsiasi connotazione che possa risultare negativa.
A lui tutta la mia personale stima. Lo invito a non trarre delle conclusioni affrettate su questioni che nessuno gli ha posto, e perciò a lui la mia stima, immutata come prima di conoscere questo foglio. Se queste parole potessero arrivare a chi l'ha compilato, sarebbe bene che questi fogli non venissero mandati in giro, a meno che documentati da fatti specifici.
Porterò questo punto all'Ufficio di Presidenza, per puro scrupolo. La stima è immutata come prima.
Torniamo ai lavori. Credo che il documento del bilancio sia quello più qualificante dell'anno, chiedo perciò che ci siano degli interventi. Il documento è all'esame da molto tempo. I problemi sono molti, trovo assolutamente improprio che non ci siano richieste di interventi.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15,04, riprende alle ore 15,20)


Argomento: Bilanci preventivi - Bilancio pluriennale

Esame progetto di legge n. 371: "Bilancio di previsione 1998 e pluriennale 1998-2000" (seguito e rinvio)


PRESIDENTE

Possiamo riprendere i lavori sull'esame del progetto di legge n. 371.
Il Presidente è ancora trattenuto da quell'impegno a cui avevo fatto riferimento prima, prego gli Assessori di prendere posto.
La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Ribadisco che non mi pare opportuna l'assenza del Presidente Ghigo e mi pare del tutto ovvio che l'importanza di questo dibattito contempli la sua partecipazione.



PRESIDENTE

Il Presidente Ghigo, come ho già detto, è impegnato in una riunione istituzionale. D'altra parte, la Giunta regionale è rappresentata a pieno titolo dal Vicepresidente.



CAVALIERE Pasquale

Questo, Presidente, non lo sappiamo più da tempo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Presidente, non intervengo nella discussione generale sul bilancio.
Visto che non ci sono apparenti desideri di intervenire da parte della minoranza, chiedo si passi all'esame dell'articolato; diversamente sembrerebbe mancare un minimo di metodologia nel procedere.



PRESIDENTE

Le avevo chiesto, Consigliere, se intendeva intervenire sulla conduzione dei lavori.



SALERNO Roberto

Sono intervenuto su altro: può darmi una sua indicazione in merito?



PRESIDENTE

Per una valutazione complessiva ritengo opportuno un numero più nutrito di interventi; continuerò ad invitare i Consiglieri di maggioranza e di minoranza ad intervenire, per arricchire la discussione generale, che finora, pur con interventi assai approfonditi, non è stata completamente rappresentativa delle forze presenti in assemblea.
Per chi eventualmente non fosse presente stamattina, desidero ricordare che sono intervenuti finora i Consiglieri Miglietti, Angeli e Cotto.
Interventi che ho seguito con particolare attenzione; se altre forze politiche che non sono ancora intervenute intendono farlo, sono ben disponibile a conceder loro la parola, con la solita tolleranza sui tempi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rubatto.



RUBATTO Pierluigi

Non intendo intervenire sul bilancio, ma chiedere di verificare se sia il caso di attendere oltre o di iniziare il dibattito sull'articolato.
Stiamo perdendo tempo! Se nessuno vuole intervenire è inutile sollecitare gli interventi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Non intervengo nel merito, cosa che farò non appena arriverà il Presidente della Giunta.
Mi pare si stia discutendo di un atto molto importante; la maggioranza inizialmente, non ha garantito il numero legale - cosa che peraltro aveva già fatto anche in Commissione la settimana scorsa. In realtà, a questo punto, la prima questione da capire è se la maggioranza è interessata o no all'approvazione del bilancio.
Seconda questione. Il bilancio tratta di un atto politico complessivo: condizione indispensabile per noi, per intervenire, è che ci sia il Presidente della Giunta, che peraltro ha aperto il dibattito con una relazione politica.
Sospendiamo il Consiglio regionale fino a che non arriva il Presidente della Giunta.
Consigliere Rubatto, non è che non intendiamo intervenire; noi vogliamo intervenire ed abbiamo anche delle cose da dire: non so tu, noi sì.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15,36, riprende alle ore 15,54)



(Entra in aula il Presidente della Giunta regionale Ghigo)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
E' aperta la discussione generale sul progetto di legge n. 371.
Sono le ore 15.56, se entro le ore 16.00 non ci sono richieste di parola, dichiarerò chiusa la discussione generale.



(Brusio in aula)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Credo che potremmo partire, collega Gallarini, da una constatazione: la minoranza - non dico "purtroppo": abbiamo anche noi dei problemi - non ha bisogno di fare ostruzionismo per bloccare una presunta attività di governo: come vede si blocca da sola. Questa situazione si sta protraendo da parecchio tempo. I contenuti e le forme di questo bilancio, che abbiamo approfondito a iosa, proprio perché è un bilancio "itinerante" e a dispense ne discuteremo ancora fino a giugno inoltrato come ci ha anticipato l'Assessore competente - è l'immagine - un po' come la Sindone - di questa Giunta.
Si tratta di un bilancio non legato ad alcun disegno progettuale, ad alcun progetto di governo. Abbiamo una dozzina, forse più, forse meno, di comparti stagno, che sono le competenze dirette degli Assessori che non sommano, messi insieme, neanche un'ipotesi di governo. Non vi è neppure un'idea di sviluppo; questo bilancio non si lega ad alcun strumento n concreto né altro, a nessun progetto programmatico.
Non vi è alcun disegno, non lo leggiamo in alcun spezzone, non vi è la dimensione generale, reale di cosa si voglia fare.
Quando non vi è un'idea non si è in grado di gestire un bilancio importante, come quello della Regione Piemonte, e si rischia di fare dei danni e dei danni concreti si stanno già verificando.
A fronte della continua, a volte propagandistica rivendicazione governativa che tutte le Regioni in questa spinta federalistica fanno nei confronti del Governo, non vi è nessuna idea da sottoporre al Governo in una piattaforma. Le uniche cose - è un paradosso - che si sono realizzate che sono in itinere, avvengono per un processo contrario: è il Governo che le propone.
Certo, Presidente Ghigo, la Reggia di Venaria ha trovato pronta la nostra struttura, si realizzerà - molto probabilmente - un buon intervento ma il paradosso è che tutto ciò è stato proposto dal Governo. Non che questo non debba avvenire in un Paese normale, ma di solito si hanno delle idee, delle istanze, delle questioni da sottoporre all'attenzione generale.
Questa Regione ne avrebbe di questioni da sottoporre. Lo ha detto in maniera didattica il collega Miglietti questa mattina quando ha disegnato i confini e i contorni, ha detto delle cose molto precise ed ha sottolineato che il Piemonte, più che altre Regioni del nord e del nord-est del nostro Paese, si trova in una condizione politica avanzata per prospettare quel disegno europeo che il nostro Paese comincia ad accarezzare, ma che in questo contesto, in questo modo, senza idee, senza progetti, si troverà in qualche modo svantaggiato. Per cui l'unico modo di essere europei, l'unico modo di proporre qualche cosa è quello di chiedere il finanziamento di alcune opera statali.
Non entrerò nel merito dell'Asti-Cuneo, dell'Alta velocità, perch forse il merito potrebbe dividerci con il Polo e nell'Ulivo, ma non è questo il problema. Il problema è che questo modello di sviluppo è un modello di sviluppo da Anni Sessanta! E' un modello di sviluppo da Anni Sessanta, nel senso che si intravedono semplicemente come occasione di sviluppo, di lavoro e di prospettiva, le classiche opere pubbliche senza inserire queste, o anche queste, in un disegno, in un progetto complessivo.
Questo evidenzia un forte arretramento della nostra azione di governo.
C'è poi il fallimento completo della concreta azione di governo manifestatasi nelle dimissioni di tanti Assessori e il fallimento completo della riorganizzazione burocratica del nostro Ente, perché vede Presidente, io ho letto ancora ieri, se non addirittura stamattina, quelle pagine sui giornali locali che rappresentano l'eredità del progetto di comunicazione globale: i cittadini leggono che adesso in Regione è finita con la burocrazia, i cittadini sanno finalmente come le loro istanze vengono raccolte, è finito insomma quel mostro burocratico che prima conoscevamo. A me pare invece che tutto continui come prima: non c'è nulla oltre la promozione di 40 dirigenti. Non che questo non andasse fatto, ma non è stato inserito in un progetto di riqualificazione della burocrazia che non ha obiettivi, che senza un indirizzo politico non può comunque operare nemmeno la propria autonomia.
E allora, Presidente, non c'è bisogno che l'opposizione faccia ostruzionismo. Con senso di responsabilità prenda atto di questa situazione e dia responsabilmente le dimissioni per permettere che si formi un governo serio di qui al Duemila e nulla toglie alla responsabilità del Polo di tentare di esprimere questo governo. Non possiamo più assistere Presidente, ad interventi della sua maggioranza come quelli della collega Cotto che sono un capolavoro di "deorsolismo", nel senso che ha parlato di "articolato appoggio alla Giunta Ghigo". Il Piemonte non si può più permettere l'articolato appoggio alla Giunta Ghigo! O c'è questa maggioranza, con le difficoltà che può avere qualsiasi maggioranza, oppure non c'è.
E' successo tante volte che il collega Gallarini, attraverso i suoi apostoli, ci chiamasse tutti dicendo: "venite ad assistere al miracolo" e noi siamo venuti. Il collega Gallarini tante volte ha detto: "Ghigo alzati e cammina!", noi lo abbiamo guardato, ha ripetuto "Ghigo alzati e cammina!" e poi non succedeva. Il miracolo non succedeva. Da questo abbiamo desunto che Gallarini non è Gesù...



GALLARINI Pierluigi

Io lo sapevo già da prima! Molti anni prima!



CAVALIERE Pasquale

...che Ghigo non è Lazzaro, ma soprattutto che il miracolo non è possibile! Questo è il problema fondamentale, al di là se si può essere o meno Gesù: il miracolo non è possibile.
Noi, per quanta fede abbiamo, a questo miracolo non crediamo, ma non perché non abbiamo fede, abbiamo assistito al tentativo molte volte. Tante volte siamo accorsi a vederlo e credo che questo debba essere constatato con realismo dall'intero Consiglio regionale.
Il nostro senso di responsabilità farà rimarcare questo. Le richieste di dimissioni, almeno per quel che riguarda il mio Gruppo, sono una condizione pregiudiziale di responsabilità per il Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grasso.



GRASSO Luciano

Devo ammettere che non volevamo intervenire in quanto non dobbiamo convincere nessuno della bontà del provvedimento della Giunta. Il bilancio è stato esaminato per giornate intere nelle varie Commissioni; è stato sviscerato in tutti i particolari, non ci sono state proposte di emendamento che abbiano inteso modificare il bilancio stesso. La maggioranza ha partecipato comunque a tutte le Commissioni e non ha mai espresso differenziazioni in merito al bilancio. Pertanto si ritiene che non ci sia bisogno di operazioni miracolistiche, come diceva prima il collega Cavaliere, per poter verificare l'esistenza di una maggioranza.
L'esistenza della maggioranza è verificata comunque nei fatti: siamo qui per portare ad approvazione il bilancio.
Per quanto riguarda l'intervento nello specifico io riterrei neppure indispensabile che venisse svolto subito. Nel corso dei lavori avremo la possibilità di entrare nel merito dei singoli aspetti.
Per quanto riguarda i problemi che sono stati sollevati, relativi alla necessità e a quanto deve fare il Piemonte per lo sviluppo della propria economia, delle condizioni di vita dei cittadini piemontesi, devo dire che da solo il Consiglio regionale, da sola la Giunta regionale non pu comunque attivare operazioni di sviluppo. Ci vuole una sinergia complessa da parte di tutte le azioni istituzionali, quindi partendo come primo attore dal Governo centrale.
In seconda battuta viene la Regione, in terza battuta vengono le Province ed in ultima battuta vengono i Comuni. Comunque, tutte le forze in causa devono mettere in piedi le proprie strategie per far sì che l'azione di sviluppo si possa concretizzare e verificare.
Quando si parla di disoccupazione, dell'esigenza di dare ai cittadini piemontesi un lavoro stabile, bisogna comunque partire dalle condizioni nazionali.
La nostra politica finora è stata una politica di profonde purghe passare da una politica di purghe ad una politica di sviluppo non è certamente facile. Tutte le azioni collegate al mondo del lavoro presentano dei vincoli, la nostra tassazione è certamente la più alta in Europa queste sono due delle condizioni indispensabili che devono essere modificate per poter arrivare ad uno sviluppo concreto del Piemonte.
Se andassimo a verificare due aspetti concreti, quello del commercio e quello dell'edilizia, capiremmo in che situazione ci troviamo.
Parlavamo prima di burocratichese, di questioni che impediscono di sviluppare attività lavorative; nel commercio è stato approvato un decreto legge di importanza determinante. Io ero tra i favorevoli alla liberalizzazione delle attività economiche, però constato che di fatto abbiamo bloccato per un anno qualsiasi tipo di nuovo insediamento di attività lavorative, perché se avete letto i giornali risulta evidente che oggi un giovane che voglia iniziare l'attività lavorativa nel mondo del commercio non lo può fare perché non è più possibile rilasciare alcun tipo di licenza.
Bloccare ogni tipo di attività, anche se partendo da un provvedimento che può anche essere per certi versi appoggiato ed accettato, ha dato di fatto una soluzione negativa ed ha bloccato tutte le nuove attività che potrebbero insediarsi.
L'attività edilizia: abbiamo la presenza di una legge sulla sicurezza dei cantieri che bloccherà, e se ne accorgeranno un po' tutti, le attività lavorative legate all'edilizia. E' una legge che pone dei vincoli terribili; per piantare un chiodo in un muro occorrerà la presenza di un responsabile, che qualcuno dovrà pagare, e sappiamo che chi paga è sempre l'ultimo anello della catena che dovrà tenere in piedi il sistema economico, quindi sarà il privato cittadino.
Sono tutti vincoli terribili, decisivi, che fanno sì che l'economia non si possa sviluppare.
Dire che è colpa della Regione se non si creano opportunità di sviluppo mi sembra particolarmente penalizzante.
Sul bilancio, chiaramente la maggioranza è favorevole, la maggioranza l'ha esaminato in tutti gli aspetti, quindi si porrà nelle condizioni di votarlo, restando in aula quanto sarà necessario. Dedicherà tutto il tempo necessario per svolgere questa pratica e comunque sarà una scelta convinta che partirà da una valutazione seria che ha fatto la Giunta e, di converso la maggioranza che appoggia la Giunta. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Grazie, Presidente. Colleghi Consiglieri, la relazione con la quale il Presidente Ghigo ha aperto la discussione sul bilancio (io non avevo avuto modo di sentirla perché ero assente per impegni romani, ma l'ho diligentemente letta) è un elenco di analisi e scelte generiche.
Oggi, dopo due anni e mezzo di questa Giunta e di questa maggioranza, a differenza della discussione sul bilancio che facemmo l'anno scorso, in cui ero un po' sconcertato dal genericismo col quale si affrontavano le questioni, non sono assolutamente stupito che le stesse vengano affrontate in questo modo.
Quando lamento la mancanza di un Piano di sviluppo, che non è solo la mancanza di un documento, anche se la Giunta non ha fatto neanche questo per la verità (e per fare un documento sul Piano di sviluppo si incaricano tre esperti che in una settimana lo scrivono, quindi può essere letto e presentato) mi riferisco al fatto che manca - e in questa relazione emerge ma emerge anche negli atti che sono stati fatti in questi due anni un'idea generale sulla quale indirizzare le scelte finanziarie, in mancanza della quale si rende impossibile qualsiasi bilancio vero ed adeguato ad affrontare i problemi del Piemonte.
Il primo paragrafo della relazione del Presidente Ghigo, che si riferisce ad un'analisi dell'IRES, dice: "La situazione economica ed occupazionale in atto della Regione pone l'esigenza di predisporre ed attivare adeguati strumenti di supporto all'evoluzione ed allo sviluppo dell'economia regionale e di promuovere nuove e diversificate occasioni di lavoro in un contesto di organizzazione e di interventi orientati a conseguire uno sviluppo sostenibile".
Questo è assolutamente vero, infatti io speravo in bene, leggendo questa prima affermazione. Successivamente, però, non c'è niente in termini di risposta a questa prima affermazione. E non c'è niente neanche sul piano dell'analisi.
Cosa sta avvenendo? Cerco di dirlo in termini succinti, per stare nei tempi: siamo di fronte ad una trasformazione molto profonda del tessuto economico e sociale, in tutto il Piemonte, a partire dall'area metropolitana torinese. La fine sostanziale, anche se di elementi ne esistono ancora, del modello fordista ha mutato profondamente i rapporti di lavoro; il sistema degli orari, le certezze che nel passato erano legate a questo modello, nel bene o nel male, che riguardava la fabbrica, ma anche le città, oggi non esistono più.
Riporto un esempio che ho fatto anche recentemente in altre discussioni, non in questa sede: pensiamo al giovane che, dopo essere stato allievo Fiat, veniva assunto alla Fiat e andava in pensione 35 anni dopo senza cambiare il suo posto e rapporto di lavoro. Oggi, questo non esiste più. E' mutata profondamente l'organizzazione del lavoro nella grande impresa, così come è mutato il rapporto tra le imprese e i rapporti di lavoro all'interno delle imprese, in una flessibilità generale che riguarda i servizi e il modo di rapportarsi. Entro questo ambito sono cambiati profondamente gli orari e il sistema degli orari.
Per questo motivo credo che lo stesso problema della riduzione di orario di lavoro (sulla quale sono d'accordo) vada visto all'interno del problema generale delle flessibilità che si sono create nel sistema degli orari, se vogliamo dare davvero risposte ai problemi dell'occupazione.
Il secondo aspetto che mi pare molto importante è la diversificazione territoriale dello sviluppo in Piemonte, tra le diverse province e all'interno delle stesse province, rispetto alle aree territoriali. Tant'è che gli economisti parlano di sviluppi, non più di un unico sviluppo, sia da un punto di vista settoriale che da un punto di vista quantitativo dello sviluppo, delle risposte che questo dà e delle ricadute che ha sui problemi occupazionali, diversificando fortemente da situazione a situazione; da Torino a Cuneo c'è un abisso rispetto al tipo di sviluppo, ma anche alla ricaduta che questo ha sul piano quantitativo occupazionale. Siamo, cioè di fronte ad una diversificazione che credo in Piemonte non sia mai stata conosciuta.
Il terzo aspetto che mi pare fondamentale è che sempre di più, a Torino, si stanno rafforzando le leve del potere finanziario che incidono non solo a Torino ma nel Paese, anzi addirittura a livello internazionale.
Penso a cosa significa la globalizzazione della Fiat; penso a ciò che significa il peso del capitale finanziario torinese all'interno di un settore strategico come quello della Telecom; penso a cosa significherà sul piano finanziario, un accorpamento di banche quale quello che avverrà tra l'IMI e il San Paolo, facendola diventare la più grande banca italiana con sede a Torino (in quanto sarà il San Paolo ad accorpare l'IMI e non viceversa), una delle cinque banche europee; penso ai capitali che hanno le Fondazioni bancarie (i 4500 miliardi della Compagnia del San Paolo; i 2.500 miliardi della Fondazione della Cassa di Risparmio).
Penso a potenzialità finanziarie e leve di potere vero, di quelle che contano, rispetto ad una scissione completa (questo problema non viene minimamente posto nella relazione) e quindi mi domando: quale interlocuzione vuole avere l'Amministrazione regionale rispetto a queste leve, a questi poteri, rispetto alla ricaduta positiva di alcuni investimenti finanziari nell'Area metropolitana torinese e nel resto della Regione? Il quarto aspetto è: il 3 maggio avverrà - mi pare che oramai sia dato per scontato, magari per scaramanzia è meglio non dirlo troppo forte, ma unicamente per motivi scaramantici, non concreti - l'ingresso nella moneta unica europea.
Mi pare che questo scenario imponga alcune necessità, sulle quali la Regione deve dire la sua e, soprattutto, deve fare delle scelte concrete.
La prima è quella di una infrastrutturazione che sia in grado di ammodernare il Piemonte. Stare sulle grandi direttrici europee è la prima opzione che Torino e il Piemonte devono fare. Parlo di direttrici di comunicazione, di trasporto europee; qui non interessa tanto affrontare la questione Alta Velocità ai 300 o ai 250 all'ora: non è questo il problema.
Il problema è che l'opzione deve essere quella di stare sulle grandi direttrici europee, altrimenti significa essere tagliati fuori dalle possibilità di sviluppo complessivo che l'ingresso in Europa può porre.
Nulla di preciso e di concreto su questo Piano c'è nella relazione che ha aperto questa discussione.
I grandi mutamenti del lavoro ai quali facevo riferimento prima: quale formazione? La Regione ha piena competenza sulla formazione: non ho trovato nulla che indichi quali programmi di formazione per affrontare questi mutamenti nel lavoro si intendano proporre.
Nella città di Torino c'è il 12% di disoccupazione, con la differenza anche qui - tra quartieri e quartieri; nelle periferie è più alta addirittura si raggiungono livelli del 28-29%, soprattutto per quanto riguarda i giovani.
Tra poco ci sarà - anzi, c'è già stata - la fine degli incentivi per la rottamazione, che pure avevano creato alcuni posti di lavoro nella grande impresa e nel suo indotto, alcune migliaia di posti di lavoro. Nel momento in cui finiscono gli incentivi per la rottamazione, quali sono le politiche che si intendono attuare? Con quali strumenti? Che cosa si fa in termini di contenuto a Torino? Che cosa propone la Regione, avendo piena competenza di intervento su questo rispetto ad un suo Piano di sviluppo? Il CREL, strumento che fu proposto ancora dalla nostra Giunta, quella del '94 - '95. E' talmente svuotato - credo non sia mai stato convocato forse - che le stesse Organizzazioni Sindacali o scrivono o hanno già scritto che abbandoneranno il CREL in quanto non è una sede di discussione.
Il CREL è il Comitato regionale Economia e Lavoro, cioè un tavolo, una sede nella quale mettere insieme le diverse forze culturali, istituzionali economiche e sociali per confrontarsi sulle idee, far crescere degli strumenti e delle possibilità di intervento. E' stato svuotato, non è mai stato convocato, non interessa a questa Giunta e a questa maggioranza.
Gli Stati Generali. Soprattutto la discussione che c'è stata ad Ivrea nel novembre scorso, aveva dato alcune indicazioni importanti rispetto allo sviluppo dell'Area metropolitana; non solo: aveva coinvolto uomini di Governo, a partire dal Ministro dell'industria, che avevano portato idee ed anche impegni che poi, in qualche misura, per alcune questioni di politica industriale sono anche andati avanti.
Indicazioni ne erano emerse: io non ne trovo più, in questa relazione di indicazioni, che pure erano emerse da una struttura guidata dall'allora Presidente del Consiglio regionale, che era espressione della maggioranza che tuttora governa questa Regione.
Non era uno dell'opposizione, quello che guidava gli Stati generali! L'avete cacciato dopo, all'opposizione (forse perché aveva guidato gli Stati Generali, visto che non sono stati più convocati); ripeto: delle indicazioni che erano state date non c'è più niente nella relazione che è stata presentata.
Se questi strumenti non vanno bene, quali sono i tavoli di concertazione che propone la Giunta per affrontare questi problemi? Qui non ne esiste traccia; può darsi, però, che qualche idea ci sia.
Intenderemmo sapere se c'è qualche idea per costruire dei tavoli di concertazione, che mettano insieme le forze di questa nostra Regione per riuscire ad affrontare questi problemi e a dare risposte rispetto alle grandi potenzialità che ci sono a livello locale.
Quali scelte e quali strumenti, quali interventi finanziari per incentivare lo sviluppo locale la Giunta intende attuare? Strumenti e interventi per incentivare lo sviluppo locale in un quadro complessivo di costruzione di un'area-sistema, e cioè la Regione, la quale sia in grado per il suo sistema qualitativamente alto in tre punti fondamentali (la produzione, la qualità del lavoro e la qualità dei servizi), di competere davvero con l'Europa.
Quali sono le scelte che si intendono fare? Intanto: si intendono fare scelte in questa direzione? Oppure non si intendono fare? E se si intendono fare, quali sono? Non esiste nulla di tutto ciò.
Oggi, io credo, se vogliamo stare al passo con la positività di ripresa economica, abbiamo bisogno di queste idee, di queste grandi idee.
Non basta il piccolo cabotaggio, Presidente Ghigo.
Io capisco bene che lei, anche per i problemi politici che ha all'interno della maggioranza e della Giunta che rendono difficili le scelte, sia quasi obbligato al piccolo cabotaggio.
Il problema è che, se fosse così, e cioè se stessimo solo al piccolo cabotaggio che si è delineato nel bilancio e nella sua relazione, ci sarebbe anche il danneggiamento delle potenzialità: non solo non si aiuterebbero queste potenzialità, ma verrebbero danneggiate anche le idee le scelte che vengono fatte a livello locale.
Tutto questo, peraltro, nel momento in cui si affrontano delicate riforme istituzionali: federalismo, innanzitutto. Come è noto, anche noi non siamo d'accordo con alcune scelte che ha fatto la Commissione Bicamerale. Abbiamo presentato emendamenti, con l'insieme delle Regioni stiamo facendo una battaglia politica affinché alcune questioni emergano in termini più precisi, ma quale forza ha una Regione così, che non è capace di fare scelte precise per rivendicare la riforma dello Stato in senso federalista? Una Regione così respinge il federalismo; una Regione che non ha avuto la forza di fare le proprie leggi delega, come può pensare di chiedere allo Stato di decentrare? Di dare non solo decentramento, ma potestà legislativa e capacità di intervento sul piano fiscale? E' una Regione che annulla una battaglia politica per il federalismo, che fa dire che è meglio che stia tutto a Roma piuttosto che venire qui ed essere gestito nei termini in cui è stato gestito finora.
Per questi motivi politici chiediamo le dimissioni della Giunta, per una chiarezza politica. Un bilancio può sempre essere emendabile e noi presentiamo emendamenti di merito al bilancio, non ostruzionistici; il problema è che la Giunta non è in grado di gestire un bilancio che per i nostri emendamenti prevede un Piano di sviluppo e delle idee generali quali quelle che ho cercato di trattare prima. E' la politica che è bocciata e non è emendabile; per questo, Presidente Ghigo, credo sia necessaria la chiarezza politica, altrimenti il bilancio non può passare, per questi motivi di ordine politici.



PRESIDENTE

Per arricchire il dibattito dell'alternanza degli interventi di maggioranza e minoranza chiederei ai colleghi Consiglieri chi intende intervenire in modo da poter dosare gli interventi.
La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Grazie Presidente. In attesa che si realizzi quel tanto sospirato decentramento di tipo federalista, di tipo amministrativo forte che dia alle Regioni degli effettivi strumenti di intervento sociali ed economici credo che oggi, anche in una Regione grande, economicamente importante come il Piemonte, non si possa non tenere conto della politica generale di questo Paese.
Diceva bene Marengo quando citava determinati "fenomeni", forse più grandi del Piemonte, più grandi di noi, il fordismo, la globalizzazione credo quindi che debba essere fatta una considerazione sulla politica di governo nazionale, perché i problemi del Piemonte sono poi i problemi dell'intera nazione, sono i problemi che per un fatto di politica nazionale si ripercuotono sulle nostre industrie, sulle piccole e medie imprese, sul lavoro.
Io non posso non tenere conto del grande disorientamento di oggi nel Paese e in Piemonte, non posso non tenere conto dei grandi strappi con tutte le categorie produttive, la Confindustria, gli artigiani e i commercianti e di una politica del governo che sembra penalizzare sempre di più l'apparato produttivo, sempre di più il sistema produttivo. Noi in Piemonte non possiamo non tenere conto di un dato negativo come questo; il fatto delle 35 ore, oggi sul tavolo della discussione, che ha fatto rompere le trattative alla Confindustria.
Siamo già in epoca di IRAP. Dal primo gennaio è in vigore l'IRAP che è un'imposta che tasserà incredibilmente il costo del lavoro, cioè l'occupazione e gli interessi passivi delle aziende già indebitate con le banche.
Io credo che questi siano dati di un'estrema importanza, altrimenti potremmo leggere quando vogliamo i dati del Piemonte così da soli, ma forse capiremmo un po' poco degli strumenti e delle soluzioni. Sono preoccupato di un governo che per arrivare al 3% dell'Unione Europea, per entrare a Maastricht, il famoso parametro, non interviene sul denominatore di quel famoso rapporto deficit-PIL, non interviene nel denominatore cercando di incentivare l'aumento del PIL con incentivi alla produzione, incentivi all'espansione economica, aldilà dell'unico incentivo creato appositamente per la FIAT - che mi è sembrato veramente una cosa enorme -; in un Paese con grandi problemi nell'industria la cosa più importante è stata la rottamazione, che per rimbalzo ha penalizzato tutti gli altri settori di consumo dell'economia nazionale.
Ebbene, anziché intervenire sul denominatore e creare le condizioni per un'espansione e ridurre quel rapporto per un fatto espansivo dell'economia il governo Prodi è intervenuto sul numeratore, cioè sul deficit, e qui ha agito sulla leva fiscale, sull'aumento della tassazione come se - e naturalmente non interessa ai Capigruppo di minoranza, ovviamente l'aumento delle tasse si potesse fare a PIL invariato, come se l'aumento delle tasse invece non influisse negativamente sul PIL che è il denominatore di quel rapporto.
Quindi un cerchio che si va a congiungere in maniera drammatica per il sistema produttivo nazionale.
Sono preoccupato, come piemontese, perché di fronte a questo disorientamento si pensa di varare il riccometro; qualcuno dice che in Italia bisognerebbe fare il poverometro. Questo riccometro è per colpire finalmente il vero nemico, l'evasore, finalmente per colpire le piccole e medie imprese che sono sì, queste, il vero nemico di questo governo! Le piccole e medie imprese che in Italia sono circa cinque milioni, che sono il traino di tutta la nostra economia nazionale e finalmente colpire l'evasione laddove forse questa evasione è proprio quel poco che rende possibile la sopravvivenza delle imprese stesse.
Sono preoccupato anche della qualità della vita delle città del nord Torino, Milano; parlo in termini generali, perché se consideriamo la qualità della vita, la qualità della sicurezza, le città italiane, quelle del nord Italia, le troviamo al quarantesimo posto se non oltre. E perch mai si dovrebbe venire in una città come Torino, nel nord Italia, quando non offre nemmeno garanzie di vivibilità, di qualità della vita, di ordine pubblico. Perché mai si dovrebbe venire in Piemonte ad investire quando la situazione, anche in questo senso, è drammaticamente negativa rispetto a tutte le altre città europee, non soltanto le altre città italiane! Naturalmente è un preambolo che ha, secondo me, una chiave di lettura fondamentale, perché, torno a ripetere, nessun problema regionale, pur avendo noi circa 4 milioni di abitanti e uno strumento di bilancio di circa 11 mila miliardi, nessuno di questi problemi può essere, regionalmente.
Passo rapidamente al bilancio, con la premessa fatta, che credo abbia reso palese ed evidente una politica nazionale totalmente assente e conseguentemente negativa sullo sviluppo economico e sociale di questi difficili anni di transizione.
Relativamente alla piccola e media impresa, uno dei punti cruciali è l'accesso al credito. Mi pare che su questo versante il Testo Unico sull'artigianato abbia ormai una dotazione di circa 45 miliardi incrementata di altri 13; siamo circa a 60 miliardi. Ve ne sono poi 12/13 sul Corsorzio artigiano di garanzia di secondo grado: il che significa aumentare la possibilità di accesso al credito, vero punto dolente dell'attività economica piemontese.
Anche sulla legge sul commercio c'è stato un notevole incremento per investimenti produttivi di chi entra nel settore. Il Presidente della Giunta regionale ha ricordato quante imprese si siano avviate, in Piemonte nel 1997.
Non si può non tener conto, sul bilancio, dell'incertezza globale, del fatto che 50 miliardi circa sono stati tagliati al bilancio della Regione.
C'è, inoltre, incertezza generale sul gettito dell'IRAP, che non si sa bene a quanto ammonterà; non si riesce a capire se, addirittura, porterà alla chiusura di alcune aziende. Molte altre, probabilmente, sposteranno la produzione all'esterno: in questo modo, si incrementerà il lavoro nero e quello sommerso.
Di fronte a tale situazione di incertezza, la prudenza nell'impostare i residui fondi di bilancio credo sia stata, alla fin fine, un'operazione coerente. Al di là di un certo atteggiamento dell'Assessore, alle volte forse un po' duro, un po' arcigno, credo che l'impostazione data sia stata la più coerente, vista la necessità di finanziare in assenza di circa 50 miliardi rispetto al 1997, e l'incertezza dovuta al gettito che l'IRAP darà al Piemonte.
Nonostante ciò, l'operazione di ristrutturazione del debito è stata di gran buon senso e logica; si pensa che farà risparmiare alla Regione circa 100 miliardi.
Personalmente, ho fatto alcune verifiche con i vari Assessori e mi è stato ribadita la possibilità, ad esempio per la cultura, della garanzia del 50% di soddisfacimento di tutte le urgenze, e dell'impegno dell'intera Giunta per il restante 50% di interventi nel mese di giugno. Ho verificato nel settore trasporti, la volontà di grandi investimenti: il passante ferroviario, come se fosse l'ultima cosa. I grossi appuntamenti ormai non sono più questione regionale, ma del Governo. L'Alta velocità la facciamo o no? La nostra partita l'abbiamo già giocata; aspettiamo, ora, che qualcun altro si muova. Oppure, rimaniamo per anni fermi, con un cantiere che si chiude ed un altro che si sospende, continuando ad essere indietro di vent'anni rispetto all'Europa.
Relativamente alla spesa sanitaria, previsione di circa 30 miliardi c'è stato impegno ed ampia volontà a fornire strumenti per poter agire sulla delega.
In sostanza, vista la pochezza della possibilità di spesa, dovuta anche al taglio di 50 miliardi di cui dicevo prima e all'incertezza derivante dai vari budget che i Direttori generali dovranno fornire per essere strumenti di spesa, credo che la politica di bilancio, prima ancora di quella più generale, sia stata di buon senso, di allocazione minima delle risorse a disposizione, in attesa - credo - del secondo semestre, nel quale, forse avremo la possibilità di sbloccare le residue risorse.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

L'ultimo intervento, quello del collega Salerno, mi pare indicativo della difficoltà complessiva della maggioranza: esprime, infatti, mancanza di cultura di governo, perlomeno per la parte politica cui appartiene il Consigliere Salerno.
Ripensando alla struttura del suo intervento, emerge che oltre il 90% è stato di opposizione al governo nazionale, trascurando le responsabilità che le forze politiche di maggioranza hanno relativamente al governo del Piemonte.
Il collega Salerno conosce le critiche, giuste a nostro giudizio rivolte al bilancio e in tal senso ci rassicura, dicendo "Ho sentito tutti l'Assessore D'Ambrosio, l'Assessore Vaglio...": state tranquilli: gli impegni verranno mantenuti.
Naturalmente, nutriamo fiducia nei rapporti del collega Salerno, ma in quest'aula facciamo politica e rispondiamo con atti politici e non con atti di volontà o con le dichiarazioni di alcuni Assessori al collega.
Il Consigliere conclude, dicendo "Alta velocità? Abbiamo fatto la nostra parte: adesso sta al governo muoversi".
Vorrei che sulla vicenda si ritornasse, un giorno, con attenzione.
Accuso la Giunta Ghigo di non aver svolto la sua parte sull'Alta velocità.
Quando venne promossa l'iniziativa di costituire un Gruppo di lavoro con gli amministratori, non so se l'Assessore Masaracchio abbia veramente seguito le indicazioni del Presidente Ghigo di farne una sede dove affrontare le questioni - perlomeno per la Torino-Lione - o se non sia stato un ulteriore elemento di divisione. A posteriori, credo che alla Giunta Ghigo, e forse anche all'Assessore Masaracchio, vada dato un premio per essersi alleato con chi era contrario all'Alta velocità: non è stata data alcuna risposta alle questioni poste.
Relativamente alla linea Torino-Milano ricordo l'intervento conclusivo del Ministro Burlando, al Lingotto, che sosteneva: "Alta velocità, Torino Milano: le Regioni si diano da fare". Lasciò il testimone per trovare soluzione ad alcune questioni rimaste sul tappeto.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Lei dovrebbe anche sapere cos'ha detto il Presidente del Consiglio stamattina a Milano...



SAITTA Antonino

Per quanto riguarda le responsabilità di questa Giunta, però, non mi pare sia stata assunta alcuna iniziativa particolare per arrivare in tempi ragionevoli con una proposta definitiva alla Conferenza dei Servizi. Tranne quella di Novara, le altre questioni, mi riferisco in modo particolare a Santhià, sono rimaste irrisolte, perlomeno non gestite sul piano politico.
Venendo al bilancio, credo che il collega Marengo abbia con efficacia fatto rilevare - ed io risottolineo - che il bilancio non risponde a quanto richiesto alla Giunta regionale del Piemonte, ma anche a tutte le istituzioni locali, indipendentemente dal loro colore politico: dare risposta alla crisi economico-sociale ed alla necessità della modernizzazione della Pubblica amministrazione.
Le questioni fondamentali sono due: in che modo questo bilancio contribuisce a dar loro risposta? Per quanto riguarda la crisi economica, obiettivamente la relazione del Presidente Ghigo fa riferimento ad uno studio dell'IRES ormai superato. Si tratta di un riferimento molto generico che non tiene conto della trasformazione, ad esempio, del polo torinese da polo industriale a polo di carattere finanziario e che non costituisce - proprio perché la lettura è sbagliata - una risposta ai problemi che derivano dalla trasformazione soprattutto in termini occupazionali. Non si può partire dalla constatazione del dato di fatto che sempre più la FIAT, per forza di cose andrà a produrre le automobili laddove le venderà. Quindi c'è un grande problema occupazionale che è la vera emergenza cui bisogna dare una risposta. Risposta che andava data, Presidente Ghigo, un anno e mezzo fa.
Già il compianto Consigliere Ferraris, un anno e mezzo fa, aveva sollecitato un grande accordo sul lavoro, il patto del lavoro, la conferenza sull'occupazione. Tale proposta è stata ritenuta inutile: ma è possibile che sul tema dell'occupazione - grande dramma - la Regione Piemonte non sia in grado di dare alcun tipo di contributo? Mi sembra veramente impossibile. D'altronde se la lettura della situazione socio economica è quella che leggiamo dalla relazione del Presidente Ghigo, la risposta non può che essere negativa: non è in grado di dare alcuna risposta.
La risposta non può essere soltanto inerente il turismo, la cultura deve essere per forza di cose in termini occupazionali: scelga tra le attività industriali quelle più confacenti alla nostra realtà, potrebbe essere la ricerca, oppure l'alta tecnologia.
E' possibile che nella relazione non si parli di spazio, non si parli di Alenia! Questioni che possono diventare caratterizzanti di un nuovo sviluppo della Regione Piemonte. E' possibile, dopo aver richiamato queste questioni, non dare un'indicazione di governo sul come affrontarle! Per la verità anche rispetto alle questioni dette dal Presidente Ghigo c'è una grande scissione, una grande schizzofrenia tra indicazioni generiche e scelte di bilancio. Si continua a non applicare la legge sulla programmazione regionale, legge del 1994. Una legge magnifica e stupenda che stabiliva un rapporto tra programmazione e bilancio.
Passiamo ad altro argomento: il FIP. Il FIP è l'elemento centrale della legge sulla programmazione. L'intervento finanziario del FIP consiste nell'erogazione di contributi in conto capitale da rimborsare: una delle più grandi innovazioni che avrebbe potuto permesso di alimentare un flusso di investimento.
Il Presidente Ghigo in proposito scrive - io non so se le relazioni del Presidente Ghigo vengono lette - "ci prendiamo un anno di meditazione e di riflessione sul FIP" - questo è quanto è scritto nelle note tecniche - "per risolvere le difficoltà operative emerse negli anni passati e pertanto il capitolo FIP, iniziative nuove, non reca finanziamenti".
Mi chiedo, a questo punto, come abbiamo utilizzato il FIP, forse per fare edilizia residenziale pubblica? Presidente, era questo l'obiettivo del FIP? Non è quello di promuovere investimenti nel settore privato? Siamo di fronte ad un uso improprio di uno strumento regionale. Uno strumento importante che alla Regione non costa, un volano automatico per lo sviluppo degli investimenti, strumento totalmente distrutto. Dopo tre anni ci consegnate uno strumento interessante dal punto di vista della programmazione, ma che non funzione più. Siamo di fronte alla certificazione che lo strumento è finito, non esiste più.
Presidente, quando facciamo dei rilievi critici nei suoi confronti, non sono di carattere personale, ma politico; un forte rilievo di carattere politico per l'incapacità complessiva di esprimere una politica in grado di governare i problemi del Piemonte.
Parliamo adesso della questione inerente alla modernalizzazione della Pubblica Amministrazione. Prima l'Assessore Gallarini, poi l'Assessore Burzi ci avevano annunciato la grande rivoluzione della legge n. 51 e l'applicazione della legge n. 59. Una grande rivoluzione che avrebbe risolto i problemi del Piemonte, avrebbe attuato la sburocratizzazione.
Beh, sono trascorsi dei mesi, mi pare che le questioni si siano complicate.
Quella legge crea un meccanismo, quello della separazione delle competenze che se non è supportato da una forte capacità politica rischia, come sta rischiando, di creare la paralisi e di lasciare il governo di alcune questioni politiche direttamente alla struttura.
Fino a poco tempo fa complessivamente gli Assessori e la Giunta avevano la capacità di esprimere una posizione politica in termini più forti, oggi non hanno più questa capacità, non soltanto per debolezza, ma perché è stato messo in moto un meccanismo pericoloso e anche costoso.
Mi chiedo, Presidente, qual è il vantaggio di aver creato 32 direttori regionali, di avere speso otto miliardi in più, oltre agli oneri diretti che cosa è cambiato? Qualcuno è in grado di esprimere che cosa è cambiato? Abbiamo le stesse persone di prima, che svolgono le stesse funzioni di prima, ma costano otto miliardi in più. E' questa, Assessore Burzi, la rivoluzione! Tutto ciò significa aver appesantito ulteriormente la macchina regionale. Quella legge va rivista. Quando da parte nostra si diceva che il numero dei direttori generali era eccessivo manifestavamo la preoccupazione di aver creato un "mostro". Voi non riuscirete più a governare questo fatto.
Tutta la parte sui DOCUP, sul documento della programmazione, sui fondi strutturali, non lo gestirete voi, lo gestiranno i funzionari - abbiamo visto la questione del turismo. E' questo che volete? E' questa la funzione politica alta che richiedete? Ho l'impressione che molto spesso alcuni Assessori - non tutti per la verità - quando si recano sul territorio si fanno consegnare la relazione dai funzionari e poi ripetono quanto i funzionari hanno deciso.
Richiamo la Giunta ad avere l'orgoglio della politica: tema fondamentale. Non perché si vuole "imbrigliare" i funzionari all'insegna di una premeditazione della politica, ma perché la politica deve svolgere il proprio ruolo e se non lo svolge è un fatto pericoloso.
Assessore Burzi, quanto lei ci ripete sul bilancio non è un'impostazione politica. Lei, da un po' di mesi a questa parte, ci ripete quello che le dicono i funzionari, i quali oggi, giustamente, temono di più la Corte dei Conti rispetto al passato. Pertanto le dicono di esaminare il progetto di legge n. 371, di esaminare l'esercizio provvisorio, poi la nota di variazione, poi gli emendamenti, poi l'assestamento. In altre parole lei sostiene che occorre fare una politica in due fasi per arrivare poi all'apoteosi di giugno, quando tutte le questioni non affrontate verranno affrontate in fase di assestamento di bilancio.
Assessore, quante risorse saranno realmente disponibili, per scelte discrezionali, al momento dell'assestamento? E' possibile che non si conosca oggi questo dato? Siamo ad aprile! Possiamo anche dire che non siamo in grado di scrivere alcune poste, ma che cosa vogliamo fare dobbiamo saperlo! A tutte le domande si risponde che poi in fase si assestamento si risolveranno: questo non è assolutamente vero. Questo è il bilancio annuale. Per cui ho la sensazione, Assessore Burzi, che anche le giuste sofferenze del collega Leo, non saranno soddisfatte, ma neppure quelle della formazione professionale.
Per quanto riguarda la parte libera della risorse, quelle che lei definisce "libere": 13 miliardi in più di costo del personale, maggiori oneri finanziari, 15 miliardi (circa 30 miliardi in meno da spendere) non si creano trenta miliardi, bisogna finanziarli e l'unica modalità di finanziamento che esiste, fermo restando i trasferimenti statali, è quello di pensare a delle economie.
Ma è possibile, Assessore Burzi e Presidente Ghigo, che non sia venuto in mente, al momento dell'applicazione della legge regionale n. 51, dire ai dirigenti "vi paghiamo in più, vi paghiamo come la dirigenza privata (forse anche di più), ma vi diamo un obiettivo: riduzione della spesa corrente"? Probabilmente si poteva anche aprire una trattativa con i dirigenti: condizionare una parte della maggiore indennità al raggiungimento di un obiettivo.
Probabilmente non erano d'accordo, anzi sicuramente non erano d'accordo, ma questo era lo sforzo che bisognava compiere: si raggiunge l'obiettivo, si dà l'aumento di stipendio. Se ne dava una parte per le maggiori funzioni, ma una parte doveva essere in funzione del risultato ottenuto, e un risultato qual era, Assessore e Presidente? Era quello di ridurre le spese correnti! Ma è possibile che ripetiate continuamente che le spese correnti non si possono toccare? Che è una spesa rigida? Questa è una bufala! Non è vero! Perché nessuno è in grado di dire che le spese normali, le spese di gestione vanno bene e che non ci sono sprechi. Le spese correnti possono essere diminuite.
Io ho avuto un'esperienza nel mio Comune: quando riuscimmo a introdurre questo principio di dare l'indennità a conclusione, a risultato ottenuto che era la riduzione delle spese correnti, il giorno dopo ricordo che i dirigenti scrivevano sul retro del foglio! Questo è solo un esempio.
Possibile che su un bilancio di spese correnti di 11.000 miliardi non si possano recuperare 40, 50 o 100 miliardi? Se questa operazione non si fa, ho l'impressione che l'Assessore Leo non avrà risposte; la formazione professionale non avrà risposte; nessuno avrà risposte. Questo è il problema vero.
Non si aggredisce assolutamente questo problema, che non è di alta organizzazione strutturale, ma semplicemente di fissare un obiettivo: riduzione della spesa corrente. Questo per noi è un dato possibile.
In questo senso io credo che l'operazione che è stata fatta, per quanto riguarda i dirigenti e il rapporto con il resto del personale, è un'operazione che danneggerà la macchina regionale. D'altronde, i dirigenti nel 1998 costeranno, senza considerare gli oneri indiretti, 36,9 miliardi il resto del personale 96 miliardi! Ripeto: 36,9 - 96; 370 persone - 3000 persone. E' un non-senso, non regge un'organizzazione simile! Non regge non può reggere! Giustamente tutti gli altri dipendenti non possono che lamentarsi perché c'è una concentrazione di risorse in pochissime persone.
Ma come fa a reggere una macchina così? Voi potete inventare l'assestamento, le variazioni, tutte le altre questioni che molto brillantemente l'Assessore Burzi ogni tanto ci presenta, ma non regge la macchina così! Il rapporto tra costo dei dirigenti e il resto della macchina oggi è del 38%! L'anno scorso era del 32%! Non regge! Ma così è anche la spesa corrente. Sapete che la spesa corrente rispetto allo scorso anno aumenta del 10%? E rispetto al 1995, con queste previsioni, aumenta del 33%? Si liberano così le risorse? No! Così erodiamo delle risorse, per investimenti seri, ma anche per spese correnti serie! Quindi è un richiamo a un rigore che non emerge.
Io ho la sensazione, Presidente Ghigo, che in questi anni, da quando lei ha avuto questa responsabilità, si è trovato una situazione dal punto di vista economico buona, con un FIP che funzionava, un grande rigore che era stato attuato nei mesi precedenti; ebbene, nel giro di due anni è stato distrutto tutto, tutto! Non ci sono più risorse, non ci sono più risorse! E ciò che è stato speso non ha provocato effetti positivi sulla macchina regionale! Voi non sburocratizzate niente! Avete complicato ancora di più il funzionamento della macchina regionale.
Questo bilancio non contiene scelte, perché l'Assessore Burzi ce le rimanda nella seconda fase, alla seconda dispensa. Io credo che questo bilancio vada rivisto e spero che queste sollecitazioni, che non mi sembrano demagogiche, siano tenute presenti anche da parte dei colleghi che non hanno seguito bene l'impostazione complessiva, perché il lamento dell'Assessore Burzi, continuo, ci sembra quasi voler dire "dobbiamo farlo perché non c'è altra soluzione": no, non è così! Qui si governa, non si fa ciò che ci dicono i dirigenti! Si governa! Quando i dirigenti dicono: "la spesa è rigida" non è assolutamente vero! Lo dimostro con un semplice conto che è la nostra proposta di correzione della manovra del bilancio. In questo bilancio, senza demagogia con grande senso di responsabilità, per dare una risposta immediata (poi ci sono le scelte complessive strategiche che non sono contenute e per la verità ho una grande sfiducia che siano prodotte da questa Giunta), è possibile fare una semplice operazione di riduzione delle spese correnti ma quelle banali, quelle che ognuno di noi se avesse un'azienda andrebbe a toccare (la cancelleria, l'illuminazione, le spese di gestione). Ad esempio, bloccare l'assunzione di personale: ma è possibile che abbiamo 8 miliardi di costo del personale a tempo determinato? Otto miliardi! Ma è possibile che questa macchina regionale non possa fare a meno, per un anno di bloccare il turnover? Ma sapete le risorse che si possono ricavare bloccando il turnover? Io non credo che questa Regione, che ha 3700 dipendenti, con 300 o 400 persone in meno si blocchi! Non vedo sudore che scorre negli uffici, c'è gente che lavora di più, ma proprio il sudore(...) Allora, se noi bloccassimo il turnover, se noi riducessimo alcune spese, se noi bloccassimo le consulenze perché o ci sono i dirigenti ben pagati e non si danno più le consulenze, ma non si possono avere sempre le stesse consulenze e 8 miliardi in più per i dirigenti, no! Non funziona! Un'operazione di questo tipo (questo è il senso dei nostri emendamenti) porta a una riduzione di 51 miliardi delle spese correnti! E' un'operazione possibile, è un'operazione che consente, a nostro avviso ed è la proposta che faremo, di finanziare una parte delle spese relative alla cultura, in modo particolare Teatro Regio e Teatro Stabile perché io trovo che sia il senso di un disfacimento completo, quello di non intervenire sul Regio e sullo Stabile, ma subito! Si rimandano altre cose, ma non la cultura! Inoltre, consente di finanziare la formazione professionale - l'altro problema - perché i corsi vanno avviati. Non si può dire, come ha detto l'Assessore Masaracchio (mi è stato riferito così), alle agenzie professionali: "fatela con il volontariato". O la formazione professionale ha un senso nel ragionamento più completo oppure ridiamo, questo diventa ridicolo, questa è barzelletta!



SAITTA Antonino

MASARACCHIO, Assessore alla formazione professionale



SAITTA Antonino

L'ho detto. Sì, l'ho detto e poi ti spiego perché.



SAITTA Antonino

E poi c'è il problema dell'assistenza.
Questa Giunta non ha il coraggio di fare un'operazione di governo; è una Giunta che fa operazioni di spesa, però le risorse sono finite incominciano a esserci i problemi.
Per questo motivo, le nostre richieste di dimissioni al Presidente Ghigo non sono un atto ostruzionistico. Non sono un atto ostruzionistico lo ripeto. L'atto ostruzionistico è da parte di questa Giunta che non si rende conto di questi problemi, non ne aggredisce neppure uno e non riesce a dare delle risposte ai problemi del Piemonte. E' questo l'atto ostruzionistico! La nostra è una posizione finalizzata a combattere questo ostruzionismo sui problemi, su una non-soluzione dei problemi che la Giunta Ghigo non vuole assolutamente dare.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Grazie, Presidente. Non si può non notare che oggi, in quest'aula, il dibattito sul bilancio viene affrontato in un clima e con un atteggiamento su cui ho cercato di riflettere in queste ore, complessivo da parte della maggioranza, "di rassegnazione". Anche da parte della Giunta, per quello che io vedo.
In Commissione c'è stato un iter di sviluppo, del dibattito intorno al bilancio, molto dettagliato, per iniziativa delle minoranze indubbiamente tanto da fare un po' perdere, talvolta, la visione dell'insieme, però da darci la sensazione - che io personalmente ho avuto partecipando come Capogruppo a molte Commissioni - che gli Assessori, più sovente di quanto immaginassi, quando si entra a fondo dentro le cifre, si trovino in difficoltà.
Io voglio essere sempre rispettosa, perché mi sono sempre resa conto che le attività di governo e di esecutivo complessivamente sono molto difficili, per carità, quindi cerco, pur dalla parte dell'opposizione, di essere molto rispettosa; ma talvolta mi sembrava, nella ricerca spasmodica che l'Assessore di turno aveva del suo dirigente, di vedere come una sorta di ricerca di insegnante di sostegno, di quello che comunque ti dà le risposte.
Prima Saitta nel suo intervento diceva che nelle scelte politiche di bilancio non bisogna seguire in maniera così determinata quelle che possono essere le indicazioni dei dirigenti, perché giustamente loro rispondono ad altre logiche, di natura completamente diversa, che sono anche logiche di tutela, comprensibili e giustificabili.
E' chiaro che abbiamo visto in questo dibattito, e prima in Commissione, in modo molto approfondito, una grande difficoltà da parte di molti Assessori nel dare delle risposte e abbiamo chiesto dei supplementi o meglio abbiamo dovuto chiedere dei supplementi di valutazioni, di analisi, che in alcuni casi ci sono stati dati. Me ne è stato dato uno che riguarda Villa Gualino, ringrazio l'Assessore Leo; in altri casi non abbiamo avuto ancora tutte le risposte che abbiamo chiesto, ma complessivamente la sensazione è stata di scarsa conoscenza dei meccanismi interni che invece ogni membro dell'esecutivo, rispetto al suo settore dovrebbe avere.
E questo è un atteggiamento.
L'altro elemento, che abbiamo già sottolineato in Commissione, è stato l'atteggiamento dell'Assessore al bilancio che complessivamente noi non abbiamo trovato come portatore di un approccio di natura politica al bilancio stesso; l'abbiamo detto più volte, l'Assessore ci ha consegnato le sue note in due pagine stringate. Non è tanto il fatto che le pagine siano due o ventidue, non è assolutamente questo il problema, ma anche lì c'è stato un approccio molto tecnicistico.
Certamente le questioni di metodologia di bilancio, di metodologia di ricerca delle risorse sono importanti, ma siamo stati sempre convinti e siamo ancora convinti adesso che un Assessore al bilancio debba esprimere delle politiche o la somma di politiche che invece, fino a questo momento per la verità, in quest'aula i vari Assessori non hanno manifestato; non sono intervenuti. Mi è stato chiesto, a suo tempo, se era nella prassi o se era obbligatorio; certo questo non è obbligatorio, non era nemmeno nella prassi, però probabilmente non era nella prassi perché gli approcci al dibattito di bilancio da parte degli Assessori o da parte del Presidente di Giunta pro tempore erano, mi permetto di dire, profondamente diversi.
La relazione che il Presidente di Giunta ci ha fatto era organizzata in due fasi: una prima fase era di valutazioni politiche, che ci sono sembrate complessivamente abbastanza generiche, nel senso che le cose che ci ha detto il Presidente della Giunta regionale sono argomentazioni o propositi politici che per la verità sarebbe difficile che un Presidente di Giunta regionale non avesse. Le cose che ci ha detto nella sua relazione il Presidente della Giunta regionale sono - calate nella realtà di oggi e con le problematiche politiche economiche e istituzionali del nostro tempo "normali" ed espresse in maniera anche un po' generica.
L'altro elemento, su cui ragionavo nei giorni scorsi all'interno del nostro gruppo e con i colleghi dell'opposizione, è la mancanza all'interesse di governo, accanto a questo atteggiamento di rassegnazione che c'è nella maggioranza; come la mancanza di passione politica alla quale questa maggioranza ormai ci ha abituati e non ci colpisce più assolutamente, e questo è negativo perché è un'assuefazione. Ma ci colpisce la mancanza all'interesse di governo.
Il collega che mi ha preceduto faceva riferimento alla questione della formazione professionale; è intervenuto, seppure fuori microfono, il collega Masaracchio il quale ha detto "Vi spiegherò poi io perché ho fatto determinate proposte". Noi avremmo voluto conoscere decisamente prima tutta una serie di valutazioni e di posizioni politiche, perché non si raccorda minimamente l'elencazione che ci è stata data, anche l'emendamento che ci è stato dato, con un disegno di carattere programmatico.
In sostanza, se noi dovessimo chiederci perché questo è il bilancio della Giunta Ghigo, così come ha voluto chiamarsi inizialmente con il suo documento, e che cosa caratterizza questo bilancio rispetto a questo governo di centro destra, le risposte non soltanto non le troviamo nei numeri perché non ci sono, ma non le troviamo nemmeno nelle dichiarazioni che via via hanno fatto i vari Assessori e poi l'Assessore al bilancio e poi la Giunta.
Anche l'approccio è molto diverso, perché io avevo partecipato, credo come molti altri Consiglieri regionali, alla lettura del programma iniziale della Giunta, ma penso per esempio a quella iniziativa che la Giunta regionale aveva organizzato, se non sbaglio, al Teatro Carignano, dove vi era un atteggiamento, anche da parte di questa Giunta, da parte del suo Presidente, completamente diverso, che voleva presentarsi al Piemonte con un atteggiamento di governo che dava delle priorità, delle indicazioni, che dava una linea di condotta.
Abbiamo sfiducia assoluta che di rinvio in rinvio ci si dica "non c'è la politica adesso, ma poi ci sarà"; non troviamo neanche più l'atteggiamento e quindi in realtà proprio questa rassegnazione che c'è nella Giunta, che c'è nella maggioranza, questo disinteresse - così pare salvo pochissime eccezioni - a governare il Piemonte. Non interessano le nostre proposte, ma sembra quasi che non interessi assolutamente parlare alla comunità piemontese.
Noi presenteremo degli emendamenti rispetto ad alcuni settori: la sanità; il settore giovanile, così profondamente trascurato; le problematiche della cultura già richiamate; anche quelle della formazione (vogliamo soltanto passarle rapidamente).
Per esempio, questa del bilancio poteva essere una grande occasione per fare un riferimento forte all'impianto problematico, organizzativo, di modificazione politica che il recepimento di tutta la normativa Bassanini impone. E anche se ogni tanto, qua e là, c'è qualche accenno, questo grande discorso di preoccupazione e di preparazione al recepimento della normativa Bassanini manca, il che ci preoccupa, perché un bilancio avrebbe dovuto nella sua parte programmatica, fare riferimento a questa materia.
Invece tutto va avanti in maniera molto ripetitiva, determinando - è stato ricordato in parte e io ne ho parlato sovente nella discussione in Commissione - situazioni molto gravi dal punto di vista del governo del Piemonte. Molto gravi perché, ad esempio, le spese per il personale sono aumentate in relazione ad una scelta che ha riguardato i dirigenti, sulla quale siamo già intervenuti e non vogliamo ulteriormente intervenire.
Esiste una vasta preoccupazione ed un vasto scontento nel resto del personale della Regione Piemonte che non potrà non avere delle conseguenze sull'operatività, sulla stessa capacità e possibilità per l'esecutivo di operare in maniera serena anche rispetto all'ordinaria amministrazione.
Ma ciò che più colpisce è che, a fronte di questa situazione oggettiva ne parlavo con dei dirigenti sindacali nazionali che ho avuto occasione di incontrare nei giorni scorsi e che si ponevano questo problema particolarmente presente nella Regione Piemonte - la questione delle consulenze va avanti nello stesso modo.
E non per volerci ritornare, però abbiamo chiesto all'Assessore al bilancio l'entità della spesa per consulenze sia nei capitoli specifici sia nei bilanci delle società collegate alla Regione Piemonte (pensiamo all'Ires, a Finpiemonte e a tutte le altre collegate).
L'entità della spesa per consulenze, affiancata all'aumento di spesa per i dirigenti della Regione, è tale da far sì che, certamente il personale della Regione Piemonte non possa che sentirsi completamente demotivato. Perché, se all'entità delle consulenze aggiungiamo le altre voci, c'è da chiedersi, rispetto a tutto il tam tam fatto a suo tempo sull'efficienza di questa macchina burocratica che doveva essere assolutamente ricostituita, sulla modernità, sulle caratteristiche di privatizzazione ecc., dove sia finita tutta la serie di propositi enucleati ed enunciati, che sono stati completamente disattesi. Quindi il dibattito continuerà e avremo modo di fare delle altre riflessioni.
Già oggi la nostra valutazione rispetto a tutte le questioni che abbiamo cercato di porre, sia pure nel poco tempo che ci è stato dato (comunque ringrazio il Presidente per questi minuti che mi ha voluto concedere), è di preoccupazione; una preoccupazione tutta politica per il non governo della Regione Piemonte da parte di questo esecutivo e per l'atteggiamento di rassegnazione che esiste nella maggioranza.
Ciò ci fa pensare e ci fa assolutamente ritenere che ci siano dei comparti, che si vanno sempre più allargando dentro la maggioranza consapevoli della grande difficoltà che il Governo sta attraversando.
Mi permetta, Presidente Ghigo, mi sembra che in questo dibattito di bilancio - e ho finito - comparti della sua maggioranza siano spettatori non solo più della crisi, ma del fallimento dell'esecutivo. Ho anche sempre di più la sensazione che questo atteggiamento di rassegnazione delle forze della sua maggioranza stia, giorno per giorno, vedendo pezzi della maggioranza che si attivano - perché si rendono conto della gravissima crisi - per cercare qualche altra soluzione che possa far sì che il Piemonte venga governato.
Presidente, mi sembra che il modo con cui si è affrontato il bilancio della Regione Piemonte (che non si può neanche definire sotto tono, perch non si è soltanto sotto tono, si è di fronte ad un atteggiamento di carattere rinunciatario), faccia parte di questa politica, dove le opposizioni fanno ciò che devono fare in maniera molto esplicita determinata ma anche normale, ma pezzi di questa maggioranza hanno una funzione ormai non soltanto di critica, ma proprio di rassegnazione e di osservazione, che a nostro avviso richiedono, anche da parte del Presidente della Giunta, una riflessione molto precisa, che però - ancora una volta ci sembra non sia arrivata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Presidente, mi riferisco innanzitutto ad un discorso di metodo, che iniziammo venerdì scorso e che ebbe scarsa audience in questa assemblea.
Perché l'albagìa intellettuale dell'Assessore Burzi è stata molto più dura di ogni nostra sollecitazione ad avere da lui, dalla sua cultura e dalle sue funzioni, quelle chiavi di lettura di un bilancio che fino a quel momento non ci era conosciuto.
L'irritazione di quel mattino, e che il relatore Consigliere Gallarini registrò in quest'aula, fece sì che la sua disponibilità e la sua competenza (credo anche la sua cortesia) rimandassero ad un tempo successivo la relazione del relatore al bilancio.
Lei, sollecitato, ci dette qualche scampolo di politica di bilancio.
Come ha ricordato l'amico Saitta, un precotto dell'IRES, uno spezzatino direi indolore, incolore e insapore di come la politica si pu raffazzonare, assemblare, proporre a questa assemblea piemontese.
Non è vero quanto lei ha detto stamattina - e guardi che io non faccio assolutamente nessun attacco personale, perché le riconosco molte doti anche quella della gentilezza - che è stata tale da non avere riscontro negli anni passati: assolutamente no. Dall'Assessore Ferraris, dal Presidente Brizio, noi abbiamo sempre avuto la carta nautica del bilancio ma non per un vezzo culturale o intellettuale, bensì per trovare dei punti di riferimento possibili, che poi erano anche discutibili, ma che erano necessari per dare un coordinamento generale alle proposte che l'autorità del Governo via via ci veniva a proporre.
Io non voglio ritornare su un argomento che è stato qui sollecitato con molta forza dal Consigliere Saitta e dalla Consigliera Spagnuolo. Perch però, una volta tanto, in un'occasione così formalmente importante e politicamente solenne come il bilancio, non utilizziamo i 20 miliardi di consulenze affinché lei si presenti qui con tutti i titoli politici culturali, programmatici, per far sì che lei sia un Presidente non per caso, ma che ha tutta la possibilità di interpellare il mondo culturale piemontese e dare a noi quello che la cultura del sapere è in grado di darci? Non capisco; è domanda che pongo senza alcuna polemica. Le sue "Tavole della legge" si sono ridotte a tre articoli: non rinunciamo alla progettualità, non ricorriamo alla tassazione, ci opporremo - ci opponiamo a tagli drastici. Questo è un bilancio di basso profilo, Presidente, di bassissima congiuntura, di piccolissimi passi. Come ha detto, mi pare, la Consigliera Spagnuolo un momento fa, è un bilancio rinunciatario. Se anche fosse vero - e così mi auguro - che questo bilancio "a rate" o a più dispense, troverà il suo compimento e il suo epilogo a luglio di quest'anno, perché non abbiamo utilizzato, Assessore Burzi, tutto questo tempo per azzerare, per proporre un bilancio a base zero, e far sì che l'imponente massa di residui passivi comportasse anche una revisione coraggiosa della spesa storica? Ritornando a quanto detto dal collega Saitta in precedenza, sarebbe stato, in questa logica - vivaddio! - un bilancio di piccoli passi, ma con una sua innervatura culturale, di coraggio politico, facilmente accettabile. Quanto forse non abbiamo fatto sufficientemente bene negli anni 1990-'95 trovava una precisazione che aveva tutta la dignità di una rinuncia, ma anche tutta la dignità di un'inversione di tendenza, che deve entrare in campo.
Assessore Burzi, al di là del suo vient de paraître così universale e futuribile, ovvero il problema della revisione dei fondi statali, della loro devoluzione, il problema della rinegoziazione e dei mutui, c'è la questione della definizione degli obiettivi dei Direttori. Innanzitutto rivendichiamo a noi stessi, maggioranza e minoranza la titolarità politica della proposta. Non c'è nessuna legge n. 59 che può far sì che la Giunta declini le proprie responsabilità.
La capacità di indirizzo politico proviene dalla Giunta e dai suoi Assessori; semmai, i Direttori potranno, nell'ambito delle risorse di loro competenza, dare degli indirizzi di articolazione e di approfondimento preciso.
Non credo che l'Assessore Burzi sia così rinunciatario da non capire queste cose, anche perché, Presidente, l'interlocuzione esterna della sua Giunta tante volte non viene fatta da lei o dai suoi Assessori, che pure ne hanno tutti i titoli e le probità culturali per farlo, ma dai funzionari.
Leggo, ultimamente, la polemica di Baricco sul problema della cultura.
Assessore Leo, è lei che ha autorizzato il dott. Vanelli a rispondere a suo nome? E' lei ventriloquo di Vanelli o Vanelli è ventriloquo suo? Dobbiamo dire queste cose; posso benissimo essere d'accordo con l'Assessore Leo posso esserlo un po' meno con il dott. Vanelli - peraltro persona che stimo moltissimo perché, naturalmente, s'impanca su un campo che non è il suo. Le direttive della politica culturale in questa città, su com'è fatta e su come non dev'essere fatta - ringrazio ancora la Consigliera Suino per il bellissimo convegno - non le può dare il dott. Vanelli, che è soltanto una "voce del coro", dell'amministrazione nel suo complesso: è la forza politica che deve dare indicazioni precise.
Se anche fosse così, Assessore Burzi, lei mi sa dire quante spese in conto corrente e in conto capitale ha inserito per i suoi Direttori generali in rapporto a quante spese in conto corrente e in conto capitale c'erano nel 1997? Per essere assolutamente conseguenti occorre verificare quali erano le poste in bilancio allora e quali quelle attuali. Si verifica dalle poste di bilancio se quanto lei ha affermato è qualcosa in cui lei crede oppure se si tratta di uno dei suoi grandi artifici dialettici con il quale lei, tante volte, fa anche ballare le foche.
Al di là della revisione della spesa storica, quando vediamo, signor Presidente, che la politica della spesa è passata nel 1995 dal 93,5 all'82% nel 1997 s'impone un'altra grande riflessione.
Problema sulla taumaturgia della legge sul personale: si ripropone con fatti evidenti - non li ho fatti io i calcoli, ma la Federpiemonte ed altri. Pertanto, questo ripropone a noi tutti, nella funzione di quest'esame del bilancio, che cosa dobbiamo fare. Cosa deve fare lei Assessore. In quella specie di anno sabbatico, che potrebbe essere questo cosa si può fare per far sì che la spesa sia effettivamente pari alle esigenze della Regione Piemonte? Ci sono tante malizie nei suoi silenzi, Assessore. Non so se questo sia quanto io auspico, o se sarà un "colpo di teatro" che lei farà prima delle ferie, o se questo significherà nient'altro che una preparazione al grande boom - o sboom - delle spese preelettorali per il 1999 - posto che lei ci sia e che ci sia ancora la Giunta.
Se su tali questioni potesse dirci qualche parola più rassicurante e qualche risposta meno maliziosa di quanto siano state e di quanto sono le mie domande, probabilmente queste cose potrebbero essere maggiormente chiarite.
Signor Presidente, dov'è il Piano regionale di sviluppo in questo bilancio? Dove sono i focus, termine suggestivo dato dal vostro indice sui Piani regionali di sviluppo? Il Consigliere Marengo ha parlato, giustamente, non di una cosa astratta: passare da una natura e da un'organizzazione fordista della città e del Piemonte ad una natura e ad un'organizzazione, o meglio preorganizzazione postindustriale e postmoderna, è punto fondamentale che non si può eludere. Tutta la nostra stessa pedagogia minuta o maiuscola viene ad essere sconvolta da questo rapporto diverso nell'organizzazione del territorio. Si tiene conto del fatto che siamo, in Piemonte, di fronte ad un problema di controurbanizzazione? di teleurbanizzazione? di una Regione sempre più reticolare? Cosa comporta, tutto ciò, a livello dei servizi ed anche di quelle infrastrutture che vengono contestate, per esempio, da una parte della minoranza? Cosa diciamo, su questo? Presidente, ringrazio il Consigliere Luciano Marengo: quando ad Ivrea abbiamo partecipato ad "una specie" - Consigliere Saitta - di Conferenza sull'occupazione, abbiamo tratto una grande possibilità di governo, per lei, Presidente. La governance è la possibilità di concertare sul territorio interessi diversi, pubblici o privati, di cui la Regione deve far conto e in cui la Regione riconosce la sua alta amministrazione.
Perché tutto questo è finito, così, lungo il cammino? Perché lei Presidente, in occasione del viaggio del Presidente Prodi non prende in mano questa situazione e fa sì che l'agenda nei confronti del Presidente del Consiglio sia non solamente quella di Torino ma l'agenda di tutta la Regione? Non faccio polemica, Presidente, voglio solamente che lei, come Presidente della Regione, nonché nostro, ne sia assolutamente convinto.
Perché noi non vogliamo governare, per esempio, il problema delle deleghe? La replicabilità del centralismo, un'accusa corrente e strisciante nei confronti della Regione, viene innanzitutto da un assunto elementare: il centralismo è sopra di me, ed è un fatto naturale.
Vi è un bellissimo articolo di questa mattina sul Corriere della sera che recita: "Le Regioni, l'industria e la nuova gerarchia"; articolo firmato da Aldo Bonomi che, non a caso, è un collaboratore degli Stati Generali. Bonomi sostiene che il Ministro dell'industria Pierluigi Bersani ha trasferito alle Regioni competenze per l'accompagnamento e il supporto dello sviluppo industriale. "Questo problema - leggo sul quotidiano - fa sì che le Regioni si attrezzeranno per applicare al meglio poteri e funzioni di politica industriale... Da oggi in avanti le politiche regionali potranno dotarsi di risorse prima trattenute dal centro. Il dubbio vero che assale è se la legge, come spesso accade, non arrivi in ritardo rispetto ai processi reali. Sotto la spinta della competitività dell'internazionalizzazione i distretti industriali..." - altro problema che lei, Presidente, deve affrontare a "piedi giunti" - "i sistemi produttivi regionali, vera ossatura del capitalismo italiano sono cambiati." Poi fa un esempio molto significativo: "...Se esaminiamo il distretto orafo di Valenza Po, che si è esteso a sei comuni della Provincia di Alessandria e a tre comuni della Provincia di Pavia (ecco un primo problema, sarà la Regione Piemonte o la Regione Lombardia ad occuparsi delle politiche per le imprese localizzate nei comuni pavesi?)" e così via.
Questa è una delle questione da affrontare, perché i distretti territoriali - per i quali gli Stati Generali hanno messo in campo una specie di triangolazione con gli istituti di credito, affinché questi ultimi riescano, attraverso finanziamenti propri, ad accompagnare i patti territoriali delle Province, altrimenti esse finiscono per essere solamente delle fotocopie - fanno sì che ancora in questo campo la Regione possa acquisire uno spazio specifico.
Vorrei ancora fare alcune considerazioni sul bilancio politico.
Stamattina ho ascoltato la Consigliere Cotto; un intervento molto tecnico molto contabile, per la parte politica in punta di piedi, con delle riserve perché molte volte le cose scritte e non dette, possono valere più delle cose dette. Spero di avere interpretato bene l'intervento della Consigliera Cotto.
A questo punto voglio riallacciarmi a quel "famoso" documento del mese di dicembre. Presidente, mi riferisco a quel documento, che io non volevo firmare, che il collega Montabone non voleva firmare, che la Consigliera Benso non voleva firmare, che il Consigliere Angeleri non voleva firmare: lei lo ha presente perché è una persona d'onore. Quando questo documento venne firmato da 35 persone, attraverso esso la Giunta si impegnò, entro il mese di gennaio del 1998, a dotare di strutture organizzative e risorse finanziarie adeguate, di campi d'intervento più importanti per la seconda parte della legislatura, tra i quali lo sviluppo, il lavoro, la formazione professionale, la solidarietà, il federalismo, la semplificazione.
Presidente, le pongo questa domanda: dov'è finito tutto questo? Voglio ancora fare un accenno alla formazione professionale. Lei ha detto, Assessore Masaracchio - non la consideri una polemica, per carità ma lo ha ricordato anche il Consigliere Saitta -, che ci dobbiamo ormai aiutare con il volontariato o con il mecenatismo; così è stato detto. Le sarei grato, Assessore Masaracchio, se volesse poi rispondermi - non faccio lesa maestà -.
Mi ricollego anche alle osservazioni del Consigliere Marengo. Quando in questa città - anche questa è una linea politica - esistono 4500 miliardi (la fondazione S. Paolo) e 2500 miliardi (un'altra fondazione), beh signori, il problema del mecenatismo è stato opportunamente posto, perch il problema della formazione non può essere succedaneo all'erogazione spicciola, più o meno clientelare, di queste fondazioni, a favore dell'amico o dell'amico dell'amico, ma deve essere invece un'impostazione organica e mirata in vista un'alta formazione professionale, perché anche in questo modo si affronta il problema dell'occupazione.
Mi pare che Cofferati abbia recentemente affermato che solamente il venti per cento del lavoro è sicuro, mentre il restante ottanta per cento è incerto.
Ebbene, quando si parla di Fondazioni miliardarie, che operano ancora nell'ottica del piccolo cabotaggio, magari clientelare, del passato, altro è distribuire manciate di milioni ad iniziative isolate di corto respiro ma ben altro è impostare, in un'ottica di medio e lungo periodo, la gestione di capitale di rendita, in una prospettiva per cui la formazione avanzata costituisce un fattore di ricchezza ineguagliabile e la diffusione di tale ricchezza costituisce un dovere primario di ogni società che si voglia definire civile.
Comunque c'è un problema politico. Lo rilevo con molto garbo. Eppure che il Presidente Ghigo sia troppo forte per non condizionare questa maggioranza, ma anche troppo debole per agirvi efficacemente. Pertanto il problema politico si pone nei confronti dei componenti della maggioranza.
Capisco la posizione di Alleanza Nazionale, una posizione di assoluta difesa, perché più che difendere una persona si difende la forma. Per penso che, senza traumatizzare nessuno, ci possa essere, Presidente, anche la possibilità di un ricambio nell'ambito dello schieramento moderato. Non vogliamo - io stesso assolutamente non voglio per la parte che mi compete espropriare i moderati dalla partecipazione al governo di questa Regione.
Credo che occorra, non dico fare un passo indietro, ma verificare. In una seduta di Consiglio, quando lei non era in aula ma a Bruxelles, forse sono stato troppo duro nei suoi confronti e me ne dispiace, ma questo è un discorso esclusivamente politico. Credo che lei, insieme alla sua maggioranza e alle forze federate di centro, al di là di quello che avviene e succede in campo nazionale, debba fare una riflessione "clinica" della situazione che non può essere legata solamente ad un mandato elettorare certamente importante, ma legata alle prospettive della Regione, forse più importante del mandato elettorale. Se il mandato elettorale presuppone alcuni traguardi, alcuni impegni programmatici e politici, lei ha il dovere di studiare tutte le strade e tutte le possibili convergenze. Ha ragione la Consigliera Spagnuolo il clima, cosiddetto rinunciatario, di oggi, domani deve essere trasformato.
Non è un discorso di muro contro muro, Consigliera Cotto, e non è nemmeno un discorso di Regolamento, perché il Regolamento può avere una sua probità anche culturale se difende qualcosa nella quale si crede, non qualcosa che qui viene difeso e fuori, nei corridoi, smentito. Si deve trovare la condivisione necessaria e pertanto anche la coesione morale, la coesione psicologica affinché questo tracciato possa andare avanti, perch per me questi sono valori. Credo che la Regione Piemonte, proprio per l'innervatura dei tanti problemi che la coinvolgono e che la sottendono possa meritare una prospettiva diversa da qui all'anno 2000.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Come Gruppo abbiamo chiesto le dimissioni di questa Giunta e le abbiamo chieste da subito perché riteniamo che l'atto più grave sia stato la presentazione di questo bilancio, molto più del fatto che non verrà approvato. Poi entreremo nel merito, ma se guardiamo al tipo di bilancio cui ci troviamo di fronte, vediamo che è la prova di un fallimento che per molti versi non ci stupisce, ma certamente estremamente clamoroso. Noi riteniamo quindi che già sulla base di questo sarebbe stato più utile che il Presidente della Giunta si dimettesse prima di avviare questo dibattito.
Le relazioni che abbiamo avuto, in particolare quella dell'Assessore competente, si commentano da sole. Non si tratta di relazioni politiche che ci indicano cosa succederà, quali sono i progetti, bensì di relazioni puramente ragionieristiche. Infatti questo bilancio sostanzialmente è un assemblamento di numeri, senza politica alle spalle, ma con delle novità.
La rinuncia al bilancio è una rinuncia esplicita, perché ci è stato detto "abbiamo fatto un pezzettino, ne abbiamo aggiunto un altro pezzettino adesso", poi in Commissione l'ultima volta ne è arrivato ancora un altro ci sarà poi una seconda parte tra qualche mese e forse ce ne sarà una terza. Il bilancio quindi non c'è: si naviga a vista, ogni tanto si fanno delle correzioni, ma un progetto vero, una strategia non c'è; di volta in volta si vedrà come far fronte alle emergenze.
Questo punto per noi è gravissimo perché testimonia come l'elemento che noi abbiamo molte volte sottolineato, cioè il non essersi dotati di strumenti di programmazione, non aver neanche cercato di pensare la programmazione, ha portato a questo, al cercare di sopravvivere, di vivere alla giornata.
Noi crediamo che si potesse, anzi si dovesse fare delle scelte diverse.
Lo hanno già detto molti altri colleghi prima di me: anche a fronte delle difficoltà evidenziate con i tagli delle entrate che si sono determinati si doveva fare diversamente. Si poteva utilizzare questa situazione per azzerare gran parte del bilancio e predisporre dei progetti, all'interno di un piano regionale di sviluppo, su cui investire in una seconda fase.
Invece questo non è stato fatto: si sono iscritte molte cifre in questo bilancio dicendo "sul resto si vedrà", però intanto viene fatta tutta una serie di interventi. Molti di questi sono già stati ricordati da altri Consiglieri e noi lo abbiamo fatto sistematicamente: ad esempio le consulenze che vengono riconfermate! C'è un taglio di bilancio, però le consulenze vengono riconfermate tutte! Vengono riconfermate molte voci di spesa che si potevano contenere e che vengono considerate fisse.
Penso a un problema che abbiamo sollevato più volte come quello della gestione del parco automezzi, sul quale, in una fase come questa di relativa austerità di bilancio, si potevano dare dei segnali precisi. Penso anche alle scelte che sono state fatte sui direttori regionali che a mio avviso sono errate perché sono all'origine di una situazione difficile con il personale della Regione perché è stato deciso, indipendentemente da una verifica di risultati, di applicare la legge ai suoi massimi e in un modo indistinto. Per cui abbiamo, nei vari Settori, i direttori regionali che danno dei giudizi sui lavoratori e una parte del salario di questi lavoratori è legata ad obiettivi da raggiungere, ma chi deve dare una valutazione sui suoi dipendenti non ha progetti! I direttori hanno avuto da subito il massimo, e questo io ritengo che sia incredibile! Oltretutto poi con delle situazioni per cui a fronte di un non-aumento del carico di lavoro, addirittura una riduzione della parte di propria competenza, si ha un aumento di salario estremamente consistente. Dato che gli altri lavoratori vivono una realtà diversa, già a partire dagli altri dirigenti ma ancor di più tutti gli altri lavoratori, questo tipo di scelta non pu non essere all'origine delle tensioni che ci sono all'interno della Regione e inevitabilmente ha innescato quei problemi che abbiamo già affrontato. Io credo che il non essersene resi conto sia grave.
Vengo ad altre considerazioni. Questo bilancio si legge più per le cose che non ci sono che per quelle che ci sono. Quelle che ci sono, ho cercato in parte di ricordarle: si fa una ripetizione della spesa storica e non si fanno scelte.
Il primo elemento, quindi, è che non si fanno scelte.
Detto questo, cioè che non si fanno scelte, ci sono delle cose ancora più drammatiche e clamorose. Gli avvenimenti della scorsa settimana ci hanno ricordato che il problema centrale di questo Paese è l'occupazione ma non solo al Sud! Noi viviamo in una Regione del Nord e alcune delle nostre Province sono quelle che vivono più drammaticamente il problema della disoccupazione. Lunedì scorso c'è stata una manifestazione davanti all'Unione Industriale; ci sono continuamente tensioni, fabbriche che vivono processi di ristrutturazione con chiusure; ci sono processi più in generale di destrutturazione dell'economia con l'avanzare di lavori atipici e di strutture di contratto atipiche che stanno creando dei disastri occupazionali, ma non solo quello, perché c'è gente che non perde il lavoro, però si trova di fronte a un taglio salariale incredibile.
Ebbene, su questo noi che cosa facciamo? La Regione Piemonte che cosa fa? A pag. 55 del bilancio è indicato quanto la Regione investe sul lavoro o meglio quanto prevede di investire nel 1998 sul lavoro. Nel 1997 era stata fatta una spesa di 17,305 miliardi che noi avevamo criticato e avevamo cercato di rafforzare, ma non ci eravamo riusciti perché i 5 miliardi che noi avevamo fatto mettere in bilancio l'anno scorso, con l'opposizione tra l'altro dell'allora Assessore al lavoro che non li voleva perché li aveva già presi e messi nei trasporti, sono poi andati sul bilancio 1998. Infatti, quei 5 miliardi sono tra le poche spese che ritroviamo sul Fondo occupazionale: sono però quelle dell'anno scorso, non sono nuove! Sono quelle sulle quali l'anno scorso avevamo discusso a lungo quando ci eravamo riuniti a latere del Consiglio per decidere sul Fondo Occupazione, però sulla parte corrente si passa da 17,305 miliardi a 1,2 miliardi! Così è scritto! Ci sono due sole voci: una di 1 miliardo (prima era 1,972 miliardi) e una di 200 milioni, per il resto sul lavoro è zero! Con questa cifra non sta in piedi neanche l'Assessorato! Non si capisce come si possa tenere in piedi una struttura del genere.
Io credo che il Presidente della Giunta, l'Assessore al bilancio e l'Assessore al lavoro, dovrebbero avere il coraggio di andare dai cittadini piemontesi a spiegar loro queste scelte oppure dimettersi! Perché a parole abbiamo sentito dire che il problema del lavoro viene considerato come un problema grave! Per noi è grave, tant'è vero che nelle proposte che faremo questo è uno degli aspetti centrali.
Il livello attuale di disoccupazione non si è ridotto, nonostante abbiamo avuto un anno buono, un anno positivo dal punto di vista dell'economia. Gli effetti della "legge sulla rottamazione" - mi dispiace che non sia presente il Consigliere Salerno, perché lui oggi ha detto delle cose su quel provvedimento di legge che avete sentito spesso dire da parte nostra. Da questi banchi avete sentito spesso criticare quel provvedimento volevo ricordargli che il governo, che ha adottato quel provvedimento, l'ha adottato anche su sollecitazione di tutti i parlamentari piemontesi, meno quelli di Rifondazione Comunista.
Quindi mi stupisco che prima si chieda un provvedimento e poi, quando i buoi sono usciti, molto tardi, ci si accorga che è un provvedimento che non ha avuto i risultati sperati. Su questo non condivido chi l'ha vantato come un provvedimento positivo, che è costato allo Stato oltre 2000 miliardi, di cui una buona metà sono andati fuori, forse avranno contribuito all'occupazione alla Mercedes o alla Wolkswagen. In ogni caso hanno contribuito all'aumento dei profitti di quelle aziende.
Per quanto riguarda l'Italia l'unica azienda che ne ha beneficiato è la FIAT, con circa la metà, un migliaio di miliardi sono andati lì: risultato tremila posti di lavoro in meno. Non sono stati creati posti di lavoro anzi ce ne sono tremila in meno nel settore automobilistico, a fronte di quel tipo di investimento e sarebbero cinquemila se non fossero state assunte 2100 persone con contratti a termine che scadranno a giugno.
Quindi la situazione è drammatica rispetto ad un tipo di investimento pesante che è stato fatto. I risultati sono questi e noi temiamo che ci sia una fase, dopo la fine della rottamazione, preoccupante, perché mentre i lavoratori sicuramente non hanno goduto dei vantaggi della rottamazione rischiano di pagare tutte le conseguenze del dopo.
Mi pare che giovedì scorso ci fosse sul Sole 24 un'intervista all'amministratore delegato della FIAT, nella quale lui prevede per quest'anno, comunque, un mercato in calo di 200.000 vetture e tenendo conto che succederà nell'ultima fase dell'anno, noi ci troveremo nella seconda fase dell'anno di fronte a una drammatizzazione del problema occupazionale.
Da questo punto di vista io trovo non solo incomprensibile il tipo di manovra fatta, ma particolarmente nefasta. Me la spiego alla luce del fatto che il Polo in questi giorni ha annunciato una mobilitazione al fianco della Confindustria; c'è il problema della riduzione di orario, che è stato qui ricordato e abbiamo sentito gli esponenti del Polo fiancheggiare la Confindustria.
Credo che sarebbe bene discutere approfonditamente del problema.
Abbiamo chiesto più volte la Conferenza occupazionale, credo che siamo i primi, abbiamo presentato ordini del giorno, credo che varrebbe la pena discuterne, perché farsi portavoce di quelli che in Italia licenziano, di quelli che di fronte a qualsiasi provvedimento fa affrontare dicono che per affrontare i problemi bisogna ridurre drasticamente l'occupazione, credo sia una scelta di campo. Non mi stupisce che questi vogliano mantenere i livelli di disoccupazione a quelli di oggi e forse aggravarli, perché a loro è servito per introdurre flessibilità all'interno delle aziende, a comprimere il costo del lavoro, a creare drammi a decine di migliaia di persone.
Però non credo possa essere la logica di chi governa.
C'è stato questo tipo di scelta di campo, però credo che oltre a discutere della riduzione di orario bisognerebbe discutere delle politiche come ho cercato di fare adesso sul problema della rottamazione, che abbiamo anche adottato noi e che hanno sempre avuto un'altra impostazione, che era quella di dare soldi alle imprese, non ai lavoratori. Soldi alle imprese creare loro delle agevolazioni di vario tipo: le ultime sono i patti d'area, si creano delle agevolazioni ulteriori che si aggiungono a quelle che ci sono già, ma che non hanno mai portato occupazione. Hanno portato forse benefici alle aziende, soprattutto ai proprietari delle aziende, ma sicuramente non hanno portato agevolazioni né ai territori che le ospitano né ai lavoratori.
Noi pensiamo invece che questo sia il problema da affrontare, in particolare dentro la nostra Regione. Certamente una politica occupazionale richiede anche una serie di altre misure; mi soffermo brevemente su un tema che è stato sollevato qui ed è quello della formazione professionale.
Io sono preoccupato per un elemento che probabilmente si evidenzierà nel bilancio di quest'anno. Credo che possa essere interessante andare a vedere se i soldi ce li devono dare le Fondazioni o se ci deve essere mecenatismo, però sono molto più preoccupato che l'Assessorato alla formazione professionale con il suo operare abbia determinato il fatto che quest'anno i fondi europei ci vengono tagliati.
Si sta discutendo di questo a Bruxelles; c'è un giro di 30 o 50 miliardi in meno che possono arrivare alla formazione professionale, legato al modo in cui sono stati spesi nel '95/'96.
Credo che molti abbiano ricevuto delle comunicazioni da parte di operatori che intervengono nel settore, c'è stato un confronto con l'Unione Europea che a fronte del modo in cui sono stati spesi i soldi da parte di questa Regione, di questo Assessorato, ci dice che sono stati spesi male e sulla base di una serie di criteri per cui vengono elargiti noi quest'anno rischiamo di trovarci meno soldi dall'Unione Europea e meno soldi dallo Stato. Quindi è un taglio che può ripercuotersi anche in termini occupazionali nella formazione e che può coinvolgere alcune centinaia di persone.
Credo che prima di andare a chiedere i mecenati sarebbe meglio non sprecare, non buttare via le risorse che si hanno a disposizione, che tra l'altro sono risorse indirette, perché paghiamo prima le tasse che poi ci vengono restituite.
Anche di questo bisognerebbe chiedere conto agli Assessori competenti ma anche alla Giunta, per il loro modo di operare.
Rispetto a questi problemi abbiamo presentato degli emendamenti, li discuteremo nella fase successiva e cerchiamo di definire questo tipo di proposta.
Noi cerchiamo di individuare delle proposte che sono da una parte di azzerare il bilancio e rinviare il grosso della spesa in un secondo momento, reimpostando le leggi; in ogni caso ci sono delle priorità, ci sono delle cose su cui non si può rinviare. Noi pensiamo che si possa mettere al centro la politica del lavoro insieme a una serie di altre emergenze che ci sono nella nostra Regione, come il permanere dell'emergenza territorio e dell'emergenza ambiente. L'anno scorso avevamo sottolineato l'esigenza di un intervento in questo campo, che per ora non ha dato i risultati che ci proponevamo; ribadiamo un intervento di questo genere, ma noi pensiamo che un intervento sul territorio, soprattutto di tutela del territorio, di protezione del territorio stesso e anche sui centri urbani, in particolare sulle periferie, possa intrecciarsi anche con soluzioni di lavoro socialmente utile e creare lavoro. Per quanto riguarda altri aspetti, come la cultura, che riprenderemo anche nella fase successiva, pensiamo che la spesa corrente, la spesa spicciola, la spesa a pioggia possa anche essere rinviata, mentre invece ci sono una serie di interventi non rinviabili, anche se invece sono stati rinviati e non vengono scelti nel bilancio, come quello sul Regio. La Fondazione pu nascere adesso e noi pensiamo che ci debba essere un contributo da parte della Regione, così come pensiamo ci voglia un contributo alle strutture teatrali. Se facciamo un intervento sulle strutture possiamo anche legarlo a un problema di occupazione.
Un discorso analogo vale per quanto riguarda una serie di servizi sociali, dagli asili nido alle scuole, a una serie di residenze per anziani su cui noi pensiamo occorrerebbe fare una scelta mirata da questo punto di vista di intervento sulle strutture, perché possa avere una qualificazione anche di tipo occupazionale. Infine noi pensiamo a una politica sull'occupazione, noi chiederemo che la spesa occupazionale venga riportata ai livelli necessari che sono determinati dal problema, chiederemo 15 miliardi su progetti di lavori socialmente utili, perché questa esperienza della nostra Regione è stata positiva; si sono fatti convegni per dire quanto è stata positiva l'esperienza dei lavori socialmente utili, poi per c'è zero. C'è zero a fronte anche di un prevedibile taglio dei finanziamenti statali. Per cui crediamo che si possa e si debba intervenire come Regione con una spesa decisamente superiore, che è quella di 15 miliardi, per mantenere quanto è stato fatto finora.
Infine chiederemo, sempre sull'occupazione, la creazione di un fondo che avrà la sua efficacia più nell'ultima parte di quest'anno, ma soprattutto il prossimo e quello dopo, di 50 miliardi per aiutare le piccole e medie aziende che vogliono ridurre l'orario, che vogliono anticipare la manovra di riduzione d'orario, anche a fronte dell'elemento che ricordavo prima.



(Brusìo in aula)



PAPANDREA Rocco

Noi, questo autunno, rischiamo di trovarci... Presidente, se pu richiamare l'ordine, oltre che battere il tempo a mio disposizione.



PRESIDENTE

Il tempo complessivo... E' comunque un richiamo all'attenzione rispetto all'intervento che viene svolto.



PAPANDREA Rocco

Non lo richiama a nessuno il tempo...



CHIEZZI Giuseppe

Richiama solo noi.



PAPANDREA Rocco

Come dicevo, un investimento di 50 miliardi per aiutare le aziende che intendono anticipare la riduzione d'orario e che, a fronte di crisi occupazionali - ripeto, piccole e medie aziende, non grandi, su quelle io credo ci debba essere un intervento dello Stato - vogliono anticipare questa misura senza dover ricorrere, in possibili e prevedibili momenti di difficoltà, alla Cassa Integrazione e all'espulsione attraverso le varie flessibilità, in particolare, appunto, con la Cassa Integrazione a zero ore e la mobilità. Un investimento rivolto anche alle aziende che vogliono assumere.
Riteniamo occorra un impegno diretto per la creazione di posti di lavoro e che quanto proponiamo possa essere utile a tal fine.
Tra l'altro questa è anche manovra di politica economica, perché se riusciamo a rilanciare l'occupazione nella nostra Regione, facciamo anche una manovra di ridistribuzione del reddito, che avrà un'efficacia sui consumi e sull'economia in generale.
Questo è uno dei buchi neri della politica degli ultimi anni; oltre alle politiche concretamente adottate sul terreno della flessibilità del mercato del lavoro (che hanno creato disagio per chi subisce quegli strumenti, ma non hanno creato occupazione), uno degli elementi mancanti è stato proprio quello della ridistribuzione del reddito, che in questa fase è avvenuta, in modo massiccio, verso l'alto (lo dicono le statistiche della Banca d'Italia).
Noi pensiamo che una politica che invece metta al centro la riduzione d'orario e la distribuzione del lavoro possa invertire questo tipo di tendenza; portare più redditi tra i lavoratori, tra gli strati bassi della popolazione; rilanciare consumi, con un effetto benefico sull'economia nel suo insieme.
Queste, ripeto, sono le caratteristiche della manovra che noi enunciamo, e lo facciamo perché vorremmo potesse essere oggetto della campagna elettorale che si dovrebbe fare da subito. A nostro parere, la cosa migliore per questa Regione, che ha avuto appunto il coraggio di presentare questo tipo di bilancio, sarebbe quella delle dimissioni del Governo, la chiusura di questo Consiglio, per andare alle elezioni portando ai cittadini del Piemonte i nostri programmi, le nostre proposte.
E' appunto con questo scopo che abbiamo fatto questo tipo di proposte.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Casari.



CASARI Raimonda

Ho ascoltato con attenzione gli interventi dei colleghi dell'opposizione e le critiche che essi hanno mosso al bilancio, bilancio nel merito del quale non entro in questo momento, ritrovandomi pienamente con quanto è stato detto questa mattina dalla collega Cotto.
Devo dire, sinceramente, che il fatto che le minoranze giudichino negativamente i provvedimenti della maggioranza non ha di per sé nulla di straordinario: fa parte, in effetti, della quotidiana dialettica politica e non è, a mio avviso, motivo sufficiente a giustificare la richiesta di dimissioni del Presidente della Giunta, richiesta che è stata avanzata da molte parti.
Il Consigliere Saitta dice che questo bilancio "non consente scelte grandiose"; evidenzia che su alcuni temi, come la cultura o la formazione professionale, non ci sono state scelte.
Il Consigliere Cavaliere dice che il bilancio "non è legato ad alcun progetto di Governo"; poi lo paragona alla Sindone. Il collega in questo momento non c'è, ma sarei stata curiosa di avere qualche delucidazione su come queste due cose possano essere paragonate.
Tuttavia, se l'opposizione giudica questo bilancio così disastroso vorrei capire perché, nei quattro mesi in cui l'opposizione ha, volutamente e pretestuosamente, tenuto fermo il disegno di legge di cui stiamo dibattendo nelle Commissioni, non un emendamento di merito sia stato presentato.
Erano le Commissioni il luogo preposto a migliorare e ad emendare questo bilancio, prima che arrivasse in aula! Ora, comunque, il disegno di legge n. 371, approvato a maggioranza, a testimonianza che la maggioranza c'è, anche se forse qualcuno ha sperato il contrario, è in aula. E non è la mancanza di progettualità politica del Presidente, della sua Giunta, della maggioranza tutta a far sì che un regolamento vecchio e superato (anche se il Consigliere Picchioni non la pensa così), che consente all'opposizione di bloccarne l'approvazione con la minaccia di presentare migliaia, decine di migliaia - ho sentito oggi di emendamenti ostruzionistici, volti ad esercitare un forte condizionamento politico, non sempre - e questo è proprio uno di quei casi nel merito di ciò che si sta dibattendo.
Allora, colleghi, delle due, una: se si pretendono le dimissioni del Presidente Ghigo, dimissioni che sono state chieste da più di un Gruppo politico, per giungere ad un ribaltamento dell'attuale maggioranza, che si presume divisa e in crisi, io dico che non siamo noi ad avere l'onere di provare quotidianamente di essere uniti; non siamo noi, collega Spagnuolo a dover dimostrare che non è vero che "pezzi della maggioranza si attivano per cercare altre soluzioni per far sì che il Piemonte possa essere governato".
E a questo proposito, vorrei anche, solo per un attimo, affrontare il punto del Gruppo federato di centro, sul quale spesso i commenti si sono sprecati.
Noi siamo stufi di dover ogni giorno dimostrare chi e quanti siamo. Il CCD si è federato nella consapevolezza che fosse necessario rafforzare il centro del centro-destra, per aumentare la visibilità ed il ruolo della componente moderata del Polo. L'approvazione del bilancio, in tutte le Commissioni, da parte di tutta la maggioranza, credo sia una risposta più che sufficiente a quanti, quotidianamente, immaginano ipotesi alternative.
Non siamo noi dicevo - ad avere l'onere di provare di essere uniti, tutti i giorni. Sta all'opposizione, se ne è capace, trovare un Presidente ed una maggioranza alternativa. Quando e se ciò avverrà ne prenderemo atto.
Se invece il problema è quello dell'inadeguatezza del bilancio correttezza vuole che si presentino degli emendamenti di merito, volti a migliorarlo, emendamenti che stamattina il Presidente Ghigo annunciava di essere disposto a discutere, dichiarando di voler fare delle valutazioni sul merito del bilancio, ascoltando anche tutte le proposte dell'opposizione.
Si presentino dunque degli emendamenti di merito; si lavori con serietà e impegno, con la consapevolezza che questo è quanto i piemontesi si aspettano da noi, che questo è ciò di cui il Piemonte ha bisogno. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Signor Presidente, è in discussione l'aspetto politico più importante e delicato dell'Ente Regione Piemonte: il bilancio di previsione 1998 e quello pluriennale 1998-2000.
Dal documento di bilancio del relatore, Consigliere Gallarini, a nome della maggioranza e dell'esecutivo, manca in modo grave un'adeguata organizzazione del bilancio 1998 che dica in modo chiaro e trasparente le vere risorse finanziarie della Regione Piemonte, in tutti i settori economico-sociali, istituzionali, e le priorità assolute.
Mancano assurdamente i progetti di una linea di governo regionale e di scelte economico-produttive strategiche verso il 2000, che traghettino il Piemonte in uno sviluppo economico e di ingresso in Europa.
Tutto ciò è invece, nel bilancio 1998, assolutamente inesistente e dà forti preoccupazioni ed incertezze per un futuro nebuloso del Piemonte e soprattutto, per il suo sviluppo produttivo, occupazionale, e di prospettiva per i giovani.
Così, pure l'aspetto economico di bilancio rigido, ragionieristico è molto negativo, perché non dà alcuna possibilità di discussione per una diversa programmazione progettuale. Necessita, quindi, una linea di governo dell'Ente Regione nuova, di svolta economico-produttivo-occupazionale, di grande capacità di programmazione della Regione Piemonte.
Dal bilancio 1998 è anche totalmente assente la sostanza intellettuale ambientale, sanitaria e socio-assistenziale: problemi fondamentali per il Piemonte. I veri bisogni della gente piemontese si risolvono incredibilmente con la deliberazione del bilancio ed in modo incerto aleatorio, nel lungo periodo.
Il bilancio 1998 della Giunta regionale piemontese è anche ideologico tipico del centro-destra; ricalca le vecchie e superate tecniche di dare forti margini di manovra all'esecutivo, di carattere clientelare attraverso contributi a pioggia.
Bilancio che non deve essere approvato perché, essenzialmente, assai negativo.
Il nostro è un giudizio politico estremamente negativo, sia sulla Giunta regionale sia sulla maggioranza di centro-destra, che ha elaborato il bilancio.
E' totalmente assente il processo di delega alle Province, che invece è previsto dalla legge Bassanini.
Gli Assessori, con le cifre a bilancio regionale - bilancio rigido rinunciano di fatto al ruolo di programmazione dell'Ente, per essere soli gestori della risorse pubblica regionale. Viene solo rimarcato l'aspetto dell'immagine esterna del Piemonte, dell'esecutivo e dei membri della Giunta regionale.
Non vi è, inoltre, il Piano regionale di sviluppo per il Piemonte, che doveva rimarcare le aree territoriali ed i progetti di sviluppo incisivi per un forte ruolo del Piemonte in Europa.
Un Piemonte con il ceto medio in forte crisi, una preoccupante disoccupazione non solo giovanile, un degrado ambientale, dei trasporti della sanità e così via.
Sul problema delle deleghe ai Comuni e alle Province vi sono forti preoccupazioni dei Sindaci, dei Presidente delle Province, delle Comunità montane di tutto il Piemonte e soprattutto sul principio della sussidiarietà.
La Regione Piemonte, così com'è gestita, è vista anche come un intoppo al federalismo e alle indicazioni democratiche.
Gli stessi Stati Generali del Piemonte non colgono i forti limiti della Giunta, per cui sono messi in discussione circa la loro validità politica legislativa, per un diverso e più incisivo Piemonte, proiettato verso il Duemila.
Ad oltre metà della legislatura, il nostro giudizio politico sull'esecutivo, che riteniamo in una fase conclusiva, è molto negativo.
Esso gestisce male la Regione Piemonte e non è capace nemmeno di gestire l'ordinaria amministrazione, il minimo indispensabile per l'attività istituzionale dell'Ente.
Oltre al giudizio molto negativo espresso sull'esecutivo e sul bilancio 1998, il gruppo di Rifondazione Comunista ha posto anche in discussione un importante progetto innovativo, per un futuro socio-economico produttivo del Piemonte, che parte dai valori dell'ambiente, dal socio-assistenziale e da altri grandi settori, per dare concrete risposte alla difficilissima disoccupazione piemontese ed ai problemi urgenti del Piemonte, totalmente disattesi da questo bilancio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Presidente e colleghi, credo che la congruità o meno di un bilancio si giudichi non sulla base delle rivendicazioni di opportunità ed adeguatezza come fa la maggioranza o aprioristicamente, ponendo un problema di inadeguatezza pregiudiziale per questione di atteggiamento, di collocazione politica.
Premetto che la spesa della Regione, al netto delle partite di giro supera 11 mila miliardi, il che corrisponde circa all'8% del PIL del Piemonte. Nel bene o nel male, si tratta quindi di una partita destinata ad incidere profondamente sulla traiettoria economica, sullo sviluppo del sistema-Piemonte e sulle caratteristiche socio-culturali della nostra Regione.
Le caratteristiche, i bisogni, le domande, gli interessi delle diverse aree, sia sociali sia geografiche della nostra Regione possono essere eterogenee in relazione alle differenze storiche delle singole Province, ma c'è un dato che contraddistingue ed unifica il Piemonte nel suo insieme ed è la domanda...
Presidente, pensavo di rinunciare ad intervenire: è uno sforzo quello che faccio. Uno sforzo perché ci sembra che, tutto sommato, si viva qualcosa di scontato, Presidente Deorsola, di dovuto, di banale. Decida lei; piuttosto che aggiungere un intervento, evidentemente noioso, ad una situazione di stanchezza, prendiamo atto del fatto che si è logorato il clima, e passiamo subito alla fase dei conflitti.
Diversamente veda lei di ristabilire...



PRESIDENTE

Consigliere, ha perfettamente ragione.



RIBA Lido

Lo dico per tutti, approfittando del fatto che sto intervenendo e che mi sembra ci sia già stata, per tutta la giornata, una situazione...



PRESIDENTE

Mi permetta, Consigliere Riba, chiedo ai colleghi di restare al proprio posto e di seguire con attenzione gli ultimi due interventi, calendarizzati per ultimi poiché rappresentano i due più grossi Gruppi presenti in aula.



RIBA Lido

C'è un dato, Presidente, che contraddistingue ed unifica il Piemonte nel suo insieme: la domanda di sviluppo come condizione per rispondere al bisogno di lavoro, di sicurezza, di certezze individuali e collettive all'interno di una realtà totalmente coinvolta dalle sfide, dai rischi dalle incertezze della mondializzazione.
Una sfida che una Regione come il Piemonte, fra le più avanzate del Paese, tra le prime in Europa, non solo non deve cercare di eludere, ma deve saper assumere, come una nuova frontiera, delle opportunità per il proprio sviluppo, per il futuro della sua popolazione.
Il bilancio regionale, questo ordine di spese - ripeto - pari all'8 del PIL del Piemonte, va impostato, governato, manovrato in funzione di queste esigenze, delle sfide di sistema che ci viene imposta dalla congiuntura storica.
E' al limite dell'assurdo che noi discutiamo di un bilancio sul quale gravano le responsabilità senza la stella polare di uno sviluppo. Un piano che conosciamo solo per indici e che la Giunta in tre anni non è stata in grado di proporre e portare all'adozione da parte del Consiglio.
Altrettanto mi pare avventuroso discutere del bilancio di mezza legislatura senza aver affrontato quei dibattiti, quei Consigli monografici sull'agricoltura, sulle comunicazioni, sulla cultura, sugli altri temi che caratterizzano l'essere stesso dell'economia della società piemontese e che noi continuiamo a relegare, parcellizzare e disperdere in ragionamenti slegati (per non dire occasionali) all'interno dei confronti nelle Commissione tra pochi addetti, tra qualche esperto, che peraltro non ha alcuna opportunità di mettere le proprie esperienze a disposizione dell'intero Consiglio.
In Piemonte sono in atto processi di trasformazione che affrontano le sfide della globalizzazione da posizioni non subalterne. Questo processo non deve essere appannaggio esclusivo delle imprese - che in larga maggioranza dimostrano di volerlo affrontare e di saperlo affrontare - ma deve essere capito e assunto come bussola del proprio lavoro dall'istituzione, in particolare dalla Regione, la cui dimensione fisica costituisce, sia in termini geografici che socio-economici, l'area sistema l'area di identità di un sistema di coesistenza e di coesione tra imprese individui, istituzioni chiamate a vivere e vincere - se è possibile - la sfida del cambiamento.
Torino non mi sembra un'area bisognosa di assistenza. Torino è la capitale industriale, per alcuni aspetti anche finanziaria, certamente è stata e può diventare ancora una capitale intellettuale. Sicuramente Torino è uno dei capoluoghi geograficamente più favoriti del sud Europa.
Contemporaneamente la fine del modello industriale fordista - oggi ripetutamente citato dai Consiglieri Marengo, Picchioni e altri - ha prodotto perdita di certezza, tassi alti di disoccupazione, rischi veri di recessione sociale e di perdita dell'aggancio tra il tempo delle certezze che è in crisi - e quello delle opportunità che non è ancora una realtà.
Capisco, Presidente Ghigo, che lei è provato dal dibattito di questi giorni, ma sto sforzandomi di portare qualche argomento che per me, per il mio Gruppo rappresentano comunque un dato oggettivo di valutazione degli elementi, dei comportamenti, delle scelte di questo bilancio.
Non dico, Presidente Ghigo, che lei non ha capito queste cose. Ci mancherebbe, lei è un uomo di impresa. Il suo Partito, Forza Italia, ha fatto delle cultura di impresa la bandiera della propria identità, spero che non sia soltanto della propria propaganda politica.
Quello che sconcerta è che, pur conoscendo queste cose, lei Presidente, non le abbia assunte come le questioni politiche di questa Regione, come i temi strategici del bilancio 1998 e pluriennale e di avere invece pensato, in tutti questi anni, alla propaganda, alla sua immagine.
All'immagine contingente, all'immagine del saper fare, all'immagine operativa: di aver utilizzato i media non per dibattere i problemi del Piemonte, ma per un'operazione tutta illustrativa dell'attività dell'esecutivo. Ai colleghi della maggioranza dico: guardate che l'atteggiamento che assumete - non tutti perché poi soggettivamente e singolarmente ci sono dei grandi approfondimenti - di fare sempre quadrato come se il fare quadrato fosse un dato politica indispensabile per sopravvivere, a me francamente mi sembra un'assurdità. Non ne avete bisogno! Avete 33 voti, ne avevate 35, ne potete perdere ancora, in questa Regione si è governato a volte con 30, con 31 voti; piantiamola di fare questa parte! Affrontiamo il merito delle questioni. Mi verrebbe da protestare rispetto a questa situazione, perché sono quattro mesi, sei mesi che si stanno ponendo delle questioni e tutte le volte ci viene risposto: "ma noi siamo la maggioranza".
Credo che un ruolo forte su questi ritardi l'abbia avuto e continui ad averlo l'area conservatrice della sua coalizione, Presidente Ghigo, perch Alleanza nazionale continua a rappresentare da destra le resistenze al cambiamento, rincorrendo ogni rivendicazione sociale, (siano le proteste dei commercianti o gli atteggiamenti contro l'immigrazione) per mantenere uno status quo, per opporsi ai cambiamenti impedendo oggettivamente alla Regione di assumerli come valore, ciò che avrebbe dovuto essere naturale distintivo per una maggioranza che vuole interpretare la cultura delle imprese e la filosofia del liberismo economico.
Noi riteniamo che il bilancio della Regione per il 1998 debba assumere tre centralità: una nuova funzione di Torino come capitale e non solo come capoluogo del Piemonte. Per far sì che l'intero Piemonte si riaggreghi come area sistema capace di affermarsi nella realtà europea.
I collegamenti interni ed internazionali stradali, autostradali ferroviari e telematici perché il Piemonte rimanga un'area centrale nell'Europa collegata alle Regioni contermini e non baipassata dalle direzionali dello sviluppo.
La riaggregazione della società piemontese attorno ad un progetto di crescita dei redditi, del lavoro, del benessere diffuso e dello sviluppo culturale. Il che richiede una breve riflessione su che cosa si intende per lavoro, sviluppo e sistema di imprese.
Non c'è una omogeneità e una neutralità nel modo di concepire il lavoro, probabilmente questa è una distinzione che c'è tra la sinistra, il centro, la destra e il resto del Consiglio.
Richiamo il tema centrale del lavoro per dire che per noi si tratta di un irrinunciabile diritto di cittadinanza, non di una variabile nel processo produttivo. D'altra parte il lavoro pone il problema della qualità dello sviluppo e anche del modello imprenditoriale. Presidente Ghigo lei parla a riferimento con le imprese ma nella politica ne parla pochissimo.
Mi stupisco, Consigliere Scanderebech, che lei abbia parlato di Dante, di Beatrice, di Virgilio e non del lavoro delle imprese e dei sistemi economici. La poesia fa parte di una attrazione che tutti possiamo sentire perché l'essere politici significa in qualche maniera avere delle suggestioni romantiche, ma qui non possiamo portare quelle suggestioni, qui dobbiamo portare la centralità dei temi che sono quelli oggettivi dell'economia, dello sviluppo degli elementi e delle risorse.
Desideriamo sfatare l'idea, se ancora qualcuno ce l'ha, di una sinistra poco attenta alle problematiche dell'impresa. Nel cuneese, con 70.000 aziende su 550.000 abitanti, con un rapporto abitante PIL tre volte superiore alla media nazionale, si possa parlare di un rapporto "naturale" tra società civile e imprese che non implica mancanza di conflitti, anzi ma definisce i caratteri di un'economia a tasso relativamente alto di occupazione e di reddito.
Naturalmente ci può essere, c'è una concezione di impresa come pura macchina dei profitti, che prescinde da ogni coerenza e punta solo al guadagno. Non è questa l'impresa che vogliamo, questo è il capitalismo "mordi e fuggi"; questo è un antagonista dei bisogni di una comunità che deve essere il sistema democratico anche sulla base di una democrazia economica. Ma c'è anche - e mi sembra ancora prevalente in Europa - un'idea di impresa concepita con la funzione di creare profitti ma anche di creare qualità, innovazione, lavoro, investimenti, capacità di adottare criteri di attenzione all'ambiente, di affrontare la mondializzazione mantenendo forti legami con il territorio. Per farla breve la Ferrero, di Alba, è un'azienda mondializzata da anni - i colleghi della mia provincia lo sanno bene - che ha mantenuto dei legami con il territorio che hanno fatto crescere il territorio nel suo insieme. La Miroglio, sempre di Alba, è un'azienda "mordi e fuggi" che ha creato disastri, li sta creando in altre zone del mondo... non c'è una nostra neutralità di un giudizio ottuso sulle imprese tutte sullo stesso piano.
Questa digressione può apparire forse poco coerente con i problemi del bilancio, ma ho voluto farla perché la qualità del sistema produttivo è fondamentale per garantire i caratteri democratici dello sviluppo. I Partiti in quanto tali possono privilegiare la politica dei conflitti antagonistici o della concertazione. Ma l'istituzione Regione non può che condurre una politica di grande concertazione tra mondo delle imprese mondo del lavoro, istituzioni e soggetti della rappresentanza sociale per definire progetti, obiettivi, metodi e ruoli all'interno di questo grande processo di ridefinizione della identità regionale: identità socio economica, identità produttiva, ovviamente, e non soltanto identità linguistica o recupero del senso storico dell'appartenenza.
Il Piemonte - come ricorda spesso Marengo e lo ha fatto anche oggi proviene da una grande tradizione industriale. Sappiamo bene che la piccola impresa è la base di un forte dinamismo, di una ricchezza imprenditoriale diffusa, così come sappiamo però che la grande impresa resta la base della forza economica e della competizione globale di sistemi. Credo che dobbiamo innovarci nel solco del nostro sistema non ricorrendo a provinciali imitazioni del Nord-Est. In questo senso ha ragione il Segretario regionale della CGIL, Marcenaro, a proporre Torino come distretto industriale dell'auto, così come possiamo realizzare un'industria agro-alimentare da primato, una grande industria turistica, un'industria del sapere, delle conoscenze e della comunicazione attorno ai centri di ricerca e al nostro sistema universitario.
Il mio Partito in quest'ultimo periodo ha promosso molti convegni: sulla cultura, sulla mobilità e infrastrutture, sui sistemi di sviluppo locale. Posso garantirvi che dovunque ci sono le volontà di confronto, le idee, le domande tipiche di una società positiva, in forte e crescente contrasto con una Giunta regionale in crisi irreversibile perché priva di analisi, di progetti, di risposte, di strategie per il governo. C'è una totale difformità tra la domanda di governo, la fiducia, l'esigenza di essere governati, e la modesta, la evanescente capacità di realizzare questa funzione da parte dell'istituto regionale in questo momento.
Il bilancio è privo di strategie perché la Giunta è priva di strategie.
La Giunta del Polo, Presidente Ghigo, non è stata all'altezza, non ha saputo interpretare la ricchezza e la complessità del Piemonte.
Nella prima fase della legislatura ha usufruito di un corpo di progetti di legge che per la loro obiettività, per l'oggettività con cui erano stati lasciati in eredità dalla Giunta precedente hanno potuto essere utilizzati.
C'è poi stata la zona franca dei due anni di tutela imposta per legge dal mantenimento della maggioranza. Troppi, devo dire, alla luce della esperienza, anche perché l'istituzione disponeva già di una certezza di maggioranza garantita dal sistema elettorale con il cosiddetto premio di maggioranza, il Tatarellum.
L'unica operazione politica lanciata dalla maggioranza è stata il progetto degli Stati Generali. Non a caso mi sembra che il suo ideatore sieda oggi nei banchi dell'opposizione. Non voglio dire di più perché è stata una delle grandi occasioni - come dire? - non usufruite, non portate avanti.
Non è un caso, Presidente Ghigo, che oggi le critiche più aspre al "bilancio-non bilancio" proposto dalla Giunta provengano proprio dalle categorie degli imprenditori che denunciano anche l'assurdo dei quasi 2.000 miliardi di residui di fondi statali (non reimpostati) sui 3.000 iscritti nell'esercizio 1997.
Una situazione "tecnica inevitabile"? No! Questa è la conseguenza di un accumulo di una lunga gestione inadeguata di tutta la partita finanziaria.
Su questo sottoscrivo integralmente quello che hanno già detto i colleghi Saitta e Picchioni sul fatto che per tempo, e con i tre anni utilizzati, si poteva mettere mano ad una profonda riforma anche di organizzazione e gestione dei temi del bilancio.
E' da tempo, ad esempio, che denunciamo l'invecchiamento di un corpo legislativo di oltre 700 leggi sulla spesa che occorre disboscare semplificare, reimpostare.
Ricordo l'ambizione di inizio legislatura dei testi unici che ha avuto come esito l'unico tentativo - prendiamolo per tale - del "testo unico sulla montagna".
Come si può governare il territorio senza una nuova legge urbanistica (peraltro in gestazione da molto tempo, Assessore Botta) che rifletta una cultura delle nuove centralità, dalla difesa dell'ambiente alla qualità della vita nei centri urbani e ai modelli di mobilità? Come si può governare un grande processo di trasformazione economica con le complessità a cui abbiamo accennato, senza un piano di sviluppo? Come è possibile lasciar deperire uno strumento di programmazione economica come il FIP che rischia di dissolversi per l'incapacità di alimentarlo e utilizzarlo in modo opportuno? E ancora, come si può governare la logistica senza un piano dei trasporti? E devo aggiungere, alla luce del metodo inaccettabile, per impreparazione e incompetenza, con cui la Giunta affronta il problema delle deleghe, la grande preoccupazione che ce ne deriva per la costruzione del federalismo. Il federalismo poggia su una naturale centralità della Regione, ma una Regione in crisi come il Piemonte, viste anche le difficoltà sia tecniche che politiche che incontra ad adottare i provvedimenti di recepimento dei decreti Bassanini, rischia di non essere più in grado di collocarsi come soggetto forte della riforma federalista.
Rischia di inventare più un ostacolo che una risorsa per la riforma del sistema istituzionale.
La sua Giunta, Presidente Ghigo, è in crisi da mesi. Lei stesso lo ha più volte ammesso annunciando un rimpasto che non ha poi saputo o potuto compiere, ed è stato qui opportunamente riportato il documento che impegnava la maggioranza ad una rivisitazione della Giunta entro il 31 gennaio.
Oggi bisogna decidere. La maggioranza dei numeri vi dà diritto a governare, ma non a sfruttare l'istituzione Piemonte! A chi chiede e propone una "tregua d'armi" sul bilancio, rispondo subito, a nome di un Gruppo che non ha mai praticato l'ostruzionismo, che non intendiamo fare alcuna guerra con l'arma dei regolamenti e dei diritti d'aula, bensì porre al Consiglio un tema che viene prima del bilancio che è quello della registrazione politica del fallimento di questa Giunta che si riflette anche sulla proposta di questo inaccettabile bilancio.
Voglio essere del tutto chiaro. Nessuno contesta alla maggioranza il diritto di essere tale e di governare, ma questo implica il dovere di esprimere dei governi all'altezza dei compiti e, quando occorre, di saperli anche cambiare. Altrimenti si entra comunque in uno stato di illegittimità politica, di occupazione, di crisi della forma democratica.
Noi entriamo volentieri nel merito del bilancio per discuterlo riscriverlo, consentirne l'adozione, a patto che prima si risolva il problema politico.
Sappiamo bene che la crisi del centro-destra è in larga parte causata dal fatto che il Polo da alleanza strategica è passato a semplice coalizione politica, fortemente competitiva, non più coesa dall'unità dei fini e del progetto politico.
Guardiamo a questo processo con l'attenzione ed il rispetto che meritano le vicende della democrazia politica. Aggiungo che quando si esaurisce una fase politica - questa continua ad essere la nostra preferenza - bisognerebbe tornare dagli elettori.
E' vero però, anche alla luce del processo in atto da parte delle forze del centro, che in questa Regione probabilmente non esiste soltanto il buio oltre la maggioranza del Polo, essendo possibile, nel quadro della linea irrinunciabile dell'alternativa bipolare, esaminare altre ipotesi per rilanciare il governo e le prospettive della Regione per i due anni che ci separano dalla fine della legislatura, se non risulta possibile anticipare il confronto elettorale.
Concludo su questo per dire che noi non possiamo affrontare questo passaggio in modo elusivo rispetto al problema che se da un lato nessuno mette in discussione il diritto della maggioranza ad esser tale, ad esprimere la Giunta, altrettanto però la maggioranza deve essere consapevole del fatto che deve esprimere una Giunta all'altezza della situazione. Non può bloccare la situazione perché questo diventa comunque un atto di occupazione politica.
Credo che le ipotesi possano essere diverse, a partire però dal riconoscimento del fatto che questa crisi non è inventata, è una crisi oggettiva e che tutti quanti, come Consiglieri dell'insieme del Consiglio regionale, dobbiamo darle una risposta perché altrimenti discutere del bilancio senza affrontare questo tema sarebbe un atto irresponsabile da parte di tutti. Certamente è una forma di responsabilità che la minoranza non ha mai manifestato come consapevolezza dei problemi dell'istituzione e non vuole cominciare a manifestare adesso.
Vi ringrazio e chiedo scusa per la lunghezza dell'intervento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

In effetti non so se con il nostro intervento finirà la discussione generale della giornata odierna, relativamente al bilancio e alle considerazioni politiche che sono emerse dal primo all'ultimo intervento ma segnatamente ad alcuni interventi tipo questo ultimo del collega Riba.
Quindi non si sa se affrontare il problema dalla testa o dalla coda salvo poi stabilire qual è la testa e qual è la coda. Di sicuro non è facile perché stiamo parlando del bilancio che dovrebbe essere l'atto politico più importante che, a questo punto della legislatura, si trova a fare da spartiacque tra i primi tre anni di legislatura, dei quali ormai un bilancio si può già tracciare, e gli ultimi due che rappresentano ancora sotto certi aspetti, un'incognita in un periodo temporale rispetto al quale ci si può porre con una progettualità che abbia la presunzione di continuare per certi versi l'impostazione dei primi tre anni e se possibile migliorarne la incisività affinché in questa legislatura possano essere realizzati quei programmi con i quali, per quanto ci riguarda, ci si presentò agli elettori nel 1995.
Non sapendo da che parte cominciare finiremo con l'essere forse disorganici, ma mi sembra che la precedenza vada data al bilancio, perch rispetto ai due problemi credo sia quello più reale; l'altro è reale purtroppo o per fortuna, solo nella misura in cui viene continuamente evocato. Se io, dalla mattina alla sera, continuo a ripetermi che esiste un problema, effettivamente...
Non credo che i problemi esistano, l'abbiamo anche riconosciuto in quest'aula nei mesi scorsi, ma paradossalmente nel momento in cui il problema è alle spalle viene sottolineata del problema l'acuzie, come se fosse esplosa in questi giorni. Non è così. E penso che anche questa sia una considerazione reale.
Iniziamo dal bilancio. La Giunta e la maggioranza nel suo complesso si sono trovate a dover disporre di risorse inferiori - situazione in cui non si è trovata solo la Regione Piemonte, ma tutte le Regioni - per minori erogazioni statali e per problemi che nel frattempo sono sopravvenuti tipo nel caso nostro, la votazione della legge n. 51 sul personale, di conseguenza, io dico, non la spesa maggiore sul personale, ma l'investimento che necessariamente ha dovuto essere fatto sul personale se si vuole - e qui concordo con Saitta e con altri colleghi che hanno affermato questo - che passato il primo periodo di sperimentazione si raccolgano i frutti. E non credo, Saitta, che dopo 60 giorni si possa già tracciare un bilancio definitivo sul lavoro dei Direttori generali, la nuova organizzazione, il bilancio per comparti, ognuno dei quali in capo ad ogni singolo dei 32 Direttori e così via, non penso proprio! Che i tempi oggi abbiano accelerazioni dieci volte superiori rispetto al passato, che si vivano tempi in cui effettivamente la velocità di esecuzione e di movimento sia esasperata rispetto al passato, questo è vero, ma io penso che un tempo ragionevole quale quello esposto dall'Assessore Burzi in Commissione relativo ai primi sei mesi, per poter trarre entro fine giugno un bilancio da questa prima esperienza e in base a questo bilancio correggere la rotta, se sarà il caso di correggerla e aggiornare gli obiettivi e così via, ritengo che sia un tempo congruo e non si possa obiettivamente a metà marzo o al 23 di marzo tirare le somme e dire "le cose non hanno funzionato".
Quindi, la Giunta si è trovata, a fronte di questa carenza di risorse a dover impostare una strategia e direi che ha fatto una scelta che noi condividiamo, ma non penso possa essere definita la scelta di non scegliere.
Visto che ci sono 52 miliardi in meno, ci sono 20 miliardi di investimento sul personale, fra investimento diretto e investimento indotto, si è potuto disporre di risorse notevolmente inferiori; esistevano due strade, una era quella di tagliare alcuni filoni di intervento azzerare alcune iniziative e mantenerne in vita solo altre. Ovviamente perché 130 miliardi negli 80 non ci stanno, mancano 50 miliardi.
Questa sarebbe stata una strada politicamente responsabile alla vigilia della presentazione e della discussione del Piano regionale di sviluppo? Sicuramente no, perché o il Piano regionale di sviluppo è uno strumento letterario per cui lo si aspetta e lo si invoca solo per poterlo poi inserire in un cassetto chiuso a chiave e non parlarne più fino al duemila ma non pensiamo sia questa l'aspirazione di tutto il Consiglio nel suo complesso, a prescindere dai ruoli che ognuno di noi recita, o invece il Piano regionale di sviluppo deve essere l'occasione all'interno della quale enucleare alcune linee di intervento privilegiato da alimentare con risorse fresche e aggiuntive rispetto a quelle o che nel passato sono state insufficienti o che addirittura nel passato non c'erano.
Se questo è il concetto io penso che avere fatto la scelta di mantenere in vita le iniziative dei primi tre anni, che hanno privilegiato i due filoni cultura e turismo - e anche qui è vero che non sono esaustive rispetto al tutto - è vero che sicuramente cultura e turismo per quanto integrati non possono essere il pilastro sostitutivo di una FIAT che viene meno e di tutta un'industria storica e tradizionale che non ha più la spinta e la potenzialità che ha avuto, tanto per stare agli ultimi venti o trent'anni, da quando nacque la Regione ad oggi. Ma è altrettanto vero che rappresentano una soluzione alternativa da privilegiare e incrementare quindi da percorrere per alleviare le sofferenze che ci vengono sull'altro versante e per progettare una linea di sviluppo che possa consentire nel tempo una progettualità alternativa, risorse alternative, occupazione alternativa, economia alternativa.
Se questa è l'ipotesi, e penso che debba essere questa, direi che la scelta della Giunta è stata ragionevole, la Giunta ha scelto di mantenere in vita le iniziative dei primi tre anni senza pregiudicarne alcuna e quindi a marzo, giorno più o giorno meno, avverrà l'approvazione, o al massimo ai primi di aprile; sono molto più fiducioso dopo il dibattito di oggi, dopo aver ascoltato gli interventi di oggi, quattro o cinque dei quali, non voglio discriminare alcuno ovviamente, sono stati di grossa caratura, sono fonte di stimolo e di stimolo energetico valido secondo me.
Io immagino che la maggioranza e la Giunta non solo abbiano ascoltato per ascoltare e non solo siano disponibili a dialogare. Sotto certi aspetti rimpiangiamo che in questi quattro mesi si sia teso a verificare nelle Commissioni il numero legale o fatti marginali di questo genere; se i discorsi che sono stati fatti oggi, se le proposte che sono venute fuori oggi in quest'aula fossero venute fuori a dicembre, noi avremmo avuto quattro mesi - anziché di contrapposizione sterile tra i numeri che c'erano e non c'erano e chi verificava quei numeri - a disposizione per coltivare queste proposte, per far sì che a queste si aggiungesse non so se più povere o più ricche quelle che la maggioranza era in grado di esprimere e quindi sarebbe sicuramente venuta in quest'aula una sintesi di qualità molto più alta nell'interesse non della maggioranza, non dell'opposizione ma del Piemonte che tutti penso qui in modo degno vogliamo rappresentare.
Questo semmai è il rimpianto, ma dicevo, nonostante questo io sono molto più fiducioso stasera, dopo aver ascoltato l'intervento dei colleghi Picchioni, Saitta, Spagnuolo e Riba; scusate, non voglio dimenticare quelli dei colleghi Miglietti, Papandrea e degli altri. Sono molto più fiducioso.
Perché? Perché fino a stamattina si sentiva parlare semplicemente di "dimissioni propedeutiche", del fatto che "assolutamente la Giunta...", che "assolutamente Ghigo..., che "assolutamente...".
Oggi, invece, abbiamo sentito delle proposte, all'interno delle quali secondo noi, ci sono idee valide da coltivare e proposte degne di attenzione, che abbiamo ascoltato per come sono state esposte.
Penso che l'ascolto si potrà anche tradurre in discussioni nel merito degli emendamenti, che consentano di recepire, per quanto possibile, le idee prima ancora che le lire per andarle a finanziare, visto che quel Piano di sviluppo, come abbiamo detto, sarà presentato solo a fine marzo.
Ritengo che quella debba essere l'occasione in cui, maggioranza ed opposizione, nel confronto sul Piano, possano individuare alcune linee di sviluppo da privilegiare.
Poi, quando la Giunta e l'Assessore Burzi verranno a giugno, o presumibilmente a luglio, perché viviamo la realtà e quindi sappiamo anche che siamo in ritardo, per mille aspetti, nell'approvazione di questo bilancio, per cui non so se entro il 30 giugno è realistico prevedere che si possa approvare l'assestamento, ma se non sarà a giugno potrà essere a luglio...



(Commenti del Consigliere Cavaliere)



GALLARINI Pierluigi

Potrà essere un bilancio balneare, ma solo per il fatto che nel mese di agosto il Commissario di Governo lo dovrà approvare; non penso possa chiamarsi balneare perché si intende dare il respiro del mese di agosto.
Guai se così fosse! Sarebbe veramente il fallimento ed io penso proprio che, così come non c'è stato finora, nessuno di noi ambisca al fallimento.
Come dicevo, la scelta della Giunta, secondo noi, c'è stata; è stata una scelta razionale, cosciente, che, a fronte di carenza di risorse, ha mantenuto in piedi le iniziative, salvo poi una specie di surplace, sotto certi aspetti, per non pregiudicare nulla delle potenzialità sviluppate finora.
Nel momento in cui ci sarà il Piano regionale di sviluppo si potranno sicuramente azzerare certe iniziative a vantaggio di altre che dovranno essere privilegiate; altre che magari nei tre anni sono già state individuate o altre ancora che individuate non sono state e che scaturiranno dalle idee contenute nel Piano regionale di sviluppo e dalla discussione che nascerà.
Giustamente, si è parlato degli Stati Generali, anche con un po' di sarcasmo. Non penso che le cose siano andate in quel modo: ognuno di noi, a prescindere dalla collocazione e dalla posizione politica, apprezza (e per quanto ci riguarda apprezziamo) l'idea iniziale e i contenuti che in quell'idea sono stati iniettati durante i primi due anni e mezzo della Presidenza Picchioni.
Ciò non significa che quell'esperienza sia finita. Non è assolutamente finita. Io penso che il Piano regionale di sviluppo dovrà recepire anche quanto è emerso finora dagli Stati Generali, che non essendo finiti continueranno a fare emergere idee e proposte.
Il tutto dovrà costituire il progetto per gli ultimi due anni della legislatura; sotto questo aspetto, capisco che è riduttivo, ma non è neanche questo l'obiettivo.
Io penso che la discussione intorno al Piano regionale di sviluppo porterà via un bel po' di tempo, se lo vorremo fare, se vorremo recepire tutte le idee che nasceranno dalla nostra società piemontese e le critiche che nasceranno in seno a quel Piano. Probabilmente sarà il progetto maiuscolo per la prossima legislatura.
Caspita! E' un compito ambiziosissimo, che questa legislatura si accinga a predisporre non solo lo spizzico dell'ultimo anno-anno e mezzo di questa legislatura, in cui ci sono dei ruoli che possono anche essere sovvertiti la prossima volta, dopo la tornata del Duemila, ma che addirittura abbia l'ambizione di predisporre uno strumento, un progetto socio-economico che possa costituire stella polare per quanto riguarda la prossima.
Mi sembra che questo progetto valga da solo l'ambizione di poter partecipare non in modo sterile e riduttivo, creando premesse, preamboli saracinesche chiuse; valga la pena invece di predisporsi a discuterne portando il proprio contributo pur - come dicevo - nel rispetto dei ruoli che ognuno di noi deve recitare.
Il Consigliere Marengo e anche altri interventi hanno detto: perché non parliamo di federalismo? L'ultimo del collega Riba, soprattutto, è stato un intervento organico razionale, che si è posto il problema di quello che deve essere o che il Capogruppo del PDS vorrebbe che fosse il progetto intorno al quale discutere. Allo stesso modo i Consiglieri Saitta e Picchioni hanno portato in questa direzione idee e contributi.
Però, una domanda - direbbe qualcuno - nasce spontanea. E qual è la domanda? Un po' lo abbiamo già detto prima: se noi, in questi sei-sette mesi, anziché appiattirci per sedute intere (e le sedute non erano altro che il concentrato di settimane intere durante le quali ci si contrapponeva, si inseguivano pseudo-irregolarità o irregolarità amministrative, virgole fuori posto e cose di questo genere, che non hanno portato dal punto di vista della sostanza assolutamente ad alcunch nell'interesse del nostro Piemonte), avessimo discusso intorno a questi problemi, il bilancio di oggi sarebbe potuto essere la sintesi di proposte di discussioni e di confronti, ciò che invece non ha potuto essere.
A questo proposito, ovviamente, ognuno di noi ha le proprie responsabilità, e io non voglio assolutamente sottrarmi a quelle che sono le nostre.
Per quanto riguarda l'investimento per il personale, tema toccato soprattutto dal collega Saitta, direi che è, per l'appunto, un investimento che la Giunta fa in questo bilancio (20 miliardi e più o quel che è); di questo investimento vedremo il ritorno, ma è troppo presto per pretendere di tirare le somme e dire: "Il ritorno è zero"; "Il ritorno è mortificante"; "Il ritorno è nullo".
No, assolutamente. A fine giugno, probabilmente, si potrà avere qualche flash, ma ritengo che per la fine del '98 si potrà avere un bilancio.
Infine, il FIP. Io dissento, ma non perché non nacque con la maggioranza "Brizio uno" della quale io facevo parte; anzi, l'idea nacque proprio dal compianto Paolo Ferraris, quando eravamo tutti assieme in maggioranza.
Scusate, così come inizialmente un po' tutti eravamo convinti che il FIP sarebbe stato un grosso strumento per favorire gli investimenti, a tre anni di distanza dobbiamo dire che questo strumento è inadeguato o che comunque ha dimostrato dei grossissimi limiti, sotto due aspetti.
Il primo. Sia il privato che il pubblico tendono ad evitare questo meccanismo attraverso il quale avere dei finanziamenti; privilegiano altri finanziamenti, cioè il canale che non sia il prestito con la restituzione seppure a tasso zero.
Non solo, ma a due anni di distanza - e l'Assessore lo potrà dire così come l'ha già detto in Commissione - si registra anche che poi i Comuni non solo non restituiscono, ma fanno quadrato per farsi ascoltare su ipotesi e proposte di non restituzione. Questo è anche segno di una certa immaturità da parte dell'Ente pubblico; poi, per carità, la Giunta e il Consiglio regionale potranno anche accedere ad ascoltare queste istanze, ma non è questo il metodo. Quando si fa un contratto, questo va rispettato.
Il FIP è nato, appunto, come erogazione e prestito che poi deve essere restituito; purtroppo finora...



(Commenti in aula)



GALLARINI Pierluigi

Io vi ringrazio dell'attenzione. In ogni caso, ho apprezzato anche il passaggio in merito del collega Picchioni.
Secondo me è possibile che questo passaggio venga "spremuto" per l'energia che può dare a tutto il nostro processo di sviluppo del Piemonte: Ivrea, Governance e documento dei 35.
Certo, il documento dei 35 (lo sappiamo) è stato firmato in allora, ma credo che, dopo la considerazione iniziale, sia superfluo ribadire che nel bilancio le risposte a quei problemi non potevano essere ritrovate, se non con risorse aggiuntive. Ad esempio, quelle di spese correnti, di cui abbiamo parlato: dalla sovrattassa sul metano e da quanto relativo al flusso proveniente un po' per tutte le Regioni, indirettamente, dalla rottamazione delle auto. Il cittadino che cambia l'auto, ne acquista una nuova che, in media, ha 2,5 cavalli in più rispetto alla precedente. Questo dato statistico porta ad una maggiorazione del 10% di introito sulla tassa di circolazione. Nel nostro caso, su 450 miliardi all'anno di introito su tale tassa, significherebbe 40/45 miliardi in più. Magari non sarà così; il Piemonte, magari, sarà al di sotto della media: sono comunque grosse cifre.
Chiudo con una considerazione politica: la domanda posta dal collega Picchioni e soprattutto dal collega Riba: perché la maggioranza fa quadrato? Che senso ha che continui a dire - quanto meno - di far quadrato? Immagino che alcuni sperino, innanzitutto, che la maggioranza non faccia quadrato e, in secondo luogo, che il far quadrato sia un'apparenza dietro la quale non ci sia sostanza. E' vero che si fa quadrato, molte volte lo si ostenta, ma a fronte, sostanzialmente, del fatto che ci si stimola continuamente. L'ha detto molto bene la collega Casari: "Ogni giorno ci viene chiesto se siamo maggioranza, se siamo 33, 32, 31...". Ogni giorno, appena si esce di casa, è la prima domanda. E' come ne "Il processo" di Kafka: "Tu sei colpevole", "Ma di cosa?", "Di cosa non si sa ma sei colpevole!" In quest'aula, è la stessa cosa. Di fronte allo stillicidio di attacchi e di pressing del ge nere che ho detto, si è costretti a far quadrato ad ogni pie' sospinto.
Speriamo di andare incontro ad un futuro in cui il tempo non debba essere speso a far quadrato, ma a raccogliere le energie - mi auguro che già questo bilancio possa esserne l'occasione - affinché il quadrato esca nell'interesse della nostra Regione.



PRESIDENTE

Si è così conclusa la discussione generale.
I lavori proseguiranno mercoledì mattina.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,10)



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