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Dettaglio seduta n.221 del 10/03/98 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 17, 18, 19, 22, 23, 24 dicembre 1997 e del 20, 21 e 27 gennaio 1998 si intendono approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Botta, Casari, Casoni, Farassino Majorino, Montabone, Picchioni, Rubatto e Vindigni.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Incarichi e consulenze esterne - Norme generali sull'agricoltura

Interrogazione n. 1838 inerente a: "Procedura informatizzata del CSI per l'UMA e proteste Codiretti"


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g. "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 1838 presentata dai Consiglieri Saitta Peano e Gatti.
Risponde l'Assessore Bodo.



BODO Giovanni, Assessore all'agricoltura

In risposta all'interrogazione del Gruppo P.P.I. in merito ai ritardi dell'Ufficio Motori Agricoli (UMA) di Torino si precisa: 1) L'utenza dell'ufficio ammonta a 23.000 ditte regolarmente iscritte che comportano annualmente un carico di lavoro così suddiviso: Emissione carburante 22.000 circa Dichiarazioni annuali 23.000 circa Pratiche di immatricolazione, volture aggiornamenti vari 6.500 circa Il sistema informatico per la presentazione delle verifiche annuali sui floppy-disk per l'ottenimento anche dei buoni per il carburante agricolo agevolato, detto "Agriuma 2", è entrato in funzione in via sperimentale nel 1997; poiché con questo sistema sono state trattate circa 7.000 verifiche annuali, sul totale di 22.000 e si è potuta constatare la funzionalità in termini di semplificazione e velocizzazione delle operazioni (riduzione dei tempi dalla presentazione della pratica all'emissione dei buoni, meno di una settimana, rispetto ai 15 giorni minimo del sistema tradizionale) e di riduzione del personale addetto (una persona in una giornata lavorativa pu emettere circa 3.000 buoni, contro i 700 emessi da due impiegati e più, che lavorano col sistema tradizionale).
Di fronte a questi positivi risultati ottenuti in via sperimentale dall'UMA di Torino, si è deciso di estendere il sistema a tutti gli uffici UMA regionali per l'anno 1998; infatti gli uffici UMA stanno ricevendo da tutte le organizzazioni professionali e di categoria le verifiche su floppy disk - ovviamente al sistema detto "Agriuma 2/98" sono e saranno apportate le modifiche per renderlo sempre più efficiente ed affidabile, evitando così, come avviene ora, che siano scartate circa il 20% di ditte, perch hanno avuto modifiche strutturali nel 1997.
Il sistema, se correttamente usato dalle organizzazioni professionali e di categoria, farà raggiungere sia ai loro Uffici che agli Uffici UMA regionali altissimi livelli di efficacia e di efficienza. Peraltro gli Uffici regionali stanno recuperando e comunicando al C.S.I. tutte le modifiche ed i miglioramenti, suggeriti dalle stesse organizzazioni, che si riterranno necessarie per rendere il sistema ancora più efficiente.
A questo proposito gli uffici UMA stanno aspettando da almeno sei mesi (30 settembre 1997) di essere collegati, con le nuove postazioni, ormai pronte, sulla rete "Piemonte in rete" che renderà possibili i collegamenti dei diversi terminali, già in dotazione agli uffici e che fa capo alla TELECOM, di fatto il ritardo del collaudo da parte della TELECOM coinvolge in modo pesante tutti gli uffici UMA, ma ancor più quelli come Torino, le cui vecchie postazioni sono state sempre insufficienti a svolgere una grande mole di lavoro.
In merito alle 619 pratiche giacenti, di cui si lamenta il ritardo queste sono state presentate nei mesi di gennaio e febbraio 1998 relative alla voltura di titolarità ed assegnazione carburante, si segnala che molte di esse, (oltre la metà), non sono complete della documentazione occorrente, cosa che già è stata segnalata ai responsabili delle varie organizzazioni.
Le pratiche presentate nel mese di gennaio e che sono risultate complete di documentazione sono già state evase.
Si fa rilevare come ripetutamente è stata richiesta l'assegnazione di personale al suddetto ufficio, personale possibilmente a tempo indeterminato al fine di evitare periodicamente, trattandosi di lavoro di tipo altamente professionale, i lunghi tempi necessari per l'inserimento e l'apprendimento del lavoro dei nuovi assunti.
Di recente si è prospettata la concreta possibilità che venga assegnato all'ufficio del personale trasferito dalla formazione professionale.
L'ufficio garantisce che tutte le pratiche potranno essere evase entro i prescritti termini.
Relativamente al secondo punto dell'interrogazione si comunica che, con deliberazione della Giunta Regionale n. 181-14668 del 29/11/96, sono state approvate le commesse al C.S.I. di sviluppo 1996. Fra le commesse di sviluppo, fra le attività relative all'UMA, era compreso anche l'aggiornamento della procedura AGRIUMA con l'inserimento di nuove funzioni quali: a) sviluppo della nuova funzione "Ricezione basi dati UMA" che consente ai Soggetti presentatori (20 Organizzazioni o Associazioni dei produttori) di recepire la base dati delle ditte UMA b) perfezionare la funzione "Verifica e richiesta carburanti" c) sviluppare la funzione "Stampa modello UMA 125/S" d) sviluppare la funzione "Trasmissione verifiche e richieste all'ufficio UMA" da parte dei soggetti presentatori e) revisione delle altre funzioni della procedura.
Il costo di tale aggiornamento - valido per tutti gli Uffici UMA della regione - è stato pari a Lire 14.730.000, IVA al 19% esclusa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Intervengo sia per avere la risposta scritta sia per domandare se la richiesta avanzata dagli uffici di avere un aumento del personale sia fine a se stessa, oppure l'Assessore al personale o chi per esso ha dato disposizioni affinché l'ufficio venga potenziato. Il problema mi pare questo.
Chiedo all'Assessore di rispondere in merito.


Argomento: Incarichi e consulenze esterne - Nomine - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione n. 1680 inerente a: "Nomina Responsabile Regionale della sede di Roma"; interpellanza n. 1683 inerente a: "Affidamento incarico al dott. Mondino"; interrogazione n. 706 inerente a: "Nomina Responsabile Regionale della sede di Roma" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo ora alle interrogazioni n. 1680 presentata dal Consigliere Cavaliere e n. 1706 presentata dalla Consigliera Spagnuolo e all'interpellanza n. 1683 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Papandrea e Simonetti inerenti lo stesso argomento.
La parola all'Assessore Burzi per la risposta.



BURZI Angelo, Assessore al personale e sua organizzazione

Con riferimento all'interpellanza n. 1638 si precisa che il comma 5 dell'art. 15 della L.R. 51/97, nel trattare delle strutture della Presidenza della Giunta regionale, stabilisce che i responsabili dei settori istituiti nell'ambito di detta struttura speciale possono essere assunti con contratto di diritto privato a tempo determinato. Con l'affidamento dell'incarico di responsabile di settore al dott. Mondino la Giunta ha ritenuto esercitare la facoltà consentita dal citato comma 5 art. 15 della L.R. n. 51/97.
Lo stesso comma prosegue specificando che i contratti di diritto privato devono essere disposti in analogia a quanto previsto dall'art. 26 e dall'art. 29, comma 2. La norma, in altre parole, non richiede la precisa e totale applicazione dell'art. 26, ma una applicazione per analogia: l'art.
26, infatti, stabilisce quali sono i requisiti di cui devono essere in possesso le persone esterne all'Amministrazione per il conferimento dell'incarico di direttore regionale. L'incarico di responsabile di settore conferito al dottor Mondino non ha certamente la rilevanza dell'incarico di direttore regionale, ma a questo è subordinato. Pertanto, e come si pu evincere anche dai provvedimenti di nomina, nella definizione dei requisiti di cui richiedere il possesso da parte di coloro che dovevano essere nominati, la Giunta regionale ha effettuato una "taratura" dei requisiti ex art. 26 rispetto all'incarico da attribuire.
Si badi bene, che i requisiti così richiesti dall'Amministrazione sono quelli stabiliti dal D.P.C.M. 18 ottobre 1994, n. 692 in applicazione del comma 1 dell'art. 21 del d.lgs. 29/93, espressamente richiamato dall'art.
26. Gli stessi vengono adottati per le nomine dei dirigenti generali dello Stato con contratto privato e sono comunque riferiti ad un incarico ben superiore rispetto a quelli attribuiti dalla Giunta regionale.
Essi consistono nei seguenti elementi: cittadinanza italiana non rivestire cariche pubbliche elettive, ovvero cariche in partiti politici o in sindacati e non avere incarichi direttivi o rapporti continuativi di collaborazione o di consulenza con le predette organizzazioni; non aver rivestito le suddette cariche ed assunto i predetti incarichi nel biennio precedente di nomina qualificata esperienza professionale, nel settore al quale si riferisce la nomina o l'incarico, fondata sull'esercizio di una libera professione per almeno 10 anni o, in alternativa, particolare e documentata qualificazione, nel campo di attività al quale si riferisce la nomina o l'incarico, desunta dal corso di studi e dalle concrete esperienze di lavoro, nonché da eventuali pubblicazioni scientifiche che abbiano i requisiti richiesti dall'art. 67 del D.P.R. 3/5/57, n. 686.
Dall'esame del curriculum e dalla documentazione prodotta il dottor Mondino risulta in possesso dei sopraindicati requisiti e pertanto, in applicazione dei criteri approvati con D.G.R. n. 50-23245 del 24/11/97 la Giunta regionale ha approvato la nomina.
Si precisa che la Presidenza del Teatro Stabile di Torino non è carica elettiva e poiché il regolamento in attuazione del comma 1, art. 21 del d.lgs. 29/93 fa riferimento a cariche pubbliche elettive, non vi è contrasto con la norma.
La stessa applicazione "in analogia" è stata adottata per l'applicazione dell'art. 29, comma 2, che determina il trattamento economico da attribuire.



PRESIDENTE

La collega Spagnuolo deve ancora giungere in aula. Chiedo di interrompere la discussione dell'interpellanza in oggetto, in attesa che la Consigliera Spagnuolo giunga in aula.


Argomento: Spettacoli: teatro, musica, cinema, danza - Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Interrogazione n. 1598 inerente a: "Conferenza Nazionale del Libro" interrogazione n. 854 inerente a: "Primo Salone della Musica" (rinvio)


PRESIDENTE

La discussione delle interrogazioni nn. 1598 e 854 presentate dal Consigliere Ghiglia, vengono momentaneamente sospese in quanto è assente il Consigliere Ghiglia.


Argomento: Caccia

Interrogazioni nn. 998, 1014 e 1020 inerenti a: "Abbattimento cervi nel Comune di Pragelato"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare le interrogazioni n. 998 del Consigliere Cavaliere, n. 1014 del Consigliere Salerno e n. 1020 della Consigliera Spagnuolo tutte inerenti a: "Abbattimento cervi nel Comune di Pragelato".
La parola all'Assessore Bodo.



BODO Giovanni, Assessore alla caccia e pesca

In relazione a quanto forma oggetto delle interrogazioni si ritiene opportuno premettere quanto segue: 1. Gli interroganti lamentano un presunto stravolgimento dei criteri fissati dalla circolare dell'Istituto nazionale per la Fauna selvatica di cui all'art. 10 comma della legge n. 157/92 in ordine alle dimensioni degli ambiti territoriali di caccia e dei comprensori alpini.
In merito si fa presente che la Regione Piemonte, nella passata legislatura, con l'approvazione della legge regionale 11 aprile 1995, n.
53: "Disposizioni provvisorie in ordine alla caccia programmata e al calendario venatorio", ha provveduto ad adeguare parzialmente la normativa regionale in materia venatoria ai principi e alle norme della legge quadro 11 febbraio 1992, n. 157.
Con tale normativa si è inteso disciplinare, in attesa del recepimento globale della citata legge n. 157/92, la gestione programmata della caccia su quella parte del territorio agro-silvo-pastorale regionale non destinato a protezione della fauna o alla gestione privata della caccia.
In attuazione della L.R. 53/95 e nel rispetto di quanto previsto dagli articoli 10 e 14 della legge n. 157/92 la Giunta regionale, d'intesa con le Province, ha proceduto all'individuazione dei comprensori omogenei.
I comprensori omogenei, previsti dall'art. 10, comma 7 della legge 157/92, corrispondono, secondo il Primo documento orientativo sui criteri di omogeneità e congruenza per la pianificazione faunistico-venatoria elaborato dall'Istituto nazionale per la Fauna selvatica - a fasce territoriali ben caratterizzabili sotto il profilo territoriale e faunistico.
Per la loro individuazione si è tenuto conto, innanzitutto, di parametri geografici, climatici, geomorfologici, vegetazionali e faunistici.
Tale territorio (comprensorio omogeneo) è stato quindi ripartito in ambiti territoriali di caccia e in comprensori alpini, di dimensioni sub provinciali, in armonia con le disposizioni di cui all'art. 14, comma 1 della legge 157/92.
Il legislatore regionale, nel rispetto dei principi della legge quadro nazionale, con la L.R. 53/95 ha individuato in 25.000 ettari il limite minimo e, ove possibile, in 50.000 ettari il limite massimo degli ambiti di caccia.
La Giunta regionale, pertanto, con il provvedimento n. 179-45728 dell'8 maggio 1995 ha costituito complessivamente n. 21 ATC e n. 17 CA stabilendo altresì, il numero massimo di cacciatori ammissibili per ogni ambito sulla base di indici di densità venatoria pari a 1:19.01 per l'ambito territoriale di caccia e a 1:49.49 per il comprensorio alpino, definiti con decreti del Ministero per le risorse agricole, alimentari e forestali n.
17869 del 13 dicembre 1992, n. 20319 del 30 gennaio e n. 23033 del 9 luglio 1993.
Per tali ragioni si ritiene che il legislatore regionale non abbia stravolto i criteri definiti dall'Istituto nazionale per la Fauna selvatica con il primo documento orientativo sopra richiamato. Peraltro l'indicazione dell'Istituto nazionale per la Fauna selvatica relativa al limite massimo di 15.000 ettari delle dimensioni degli ambiti di caccia ha valore di suggerimento, in quanto la legge 157/92 lascia ampia facoltà decisionale in tal senso alle Regioni.
La scelta delle dimensioni degli ambiti operata dalla Regione Piemonte in particolare per quanto riguarda i comprensori alpini, risulta quindi aderente all'assetto organizzativo in atto nella nostra Regione, ormai consolidato da circa vent'anni.
Si fa ancora rilevare che per la pianura la presenza di una fitta rete di strade e la dispersione sul territorio di insediamenti umani limita, per effetto delle norme di sicurezza durante l'esercizio dell'attività venatoria, la superficie utile a tale attività e che in molte zone la vocazionalità ambientale per molte specie oggetto di prelievo venatorio risulta decisamente bassa.
Anche per tali considerazioni non è stato ritenuto opportuno individuare ambiti territoriali di piccole dimensioni.
Per quanto riguarda la zona Alpi le dimensioni dei comprensori alpini sono state definite sulla base della tipologia faunistico-ambientale espressa dal territorio, per cui le dimensioni mediamente più alte rispetto agli ATC hanno tenuto conto delle caratteristiche delle zoocenosi presenti come peraltro suggerisce l'Istituto nazionale per la Fauna selvatica con il citato documento orientativo sui criteri di omogeneità e congruenza per la pianificazione faunistico-venatoria.
Si consideri inoltre che la superficie venabile della Regione Piemonte è di 1.522.715 ettari. Applicando a tale superficie il limite massimo di 15.000 ettari, come suggerito dall'Istituto nazionale per la Fauna selvatica si sarebbero individuati oltre 100 ambiti di caccia.
E' di tutta evidenza l'impraticabilità per la nostra Regione di un assetto organizzativo così definito. Si rischierebbe, infatti, in relazione alla eccessiva frammentazione del territorio in tante piccole unità gestionali e alle ridotte risorse finanziarie che affluirebbero nei bilanci degli organismi di gestione, di non consentire il pieno svolgimento dei compiti loro assegnati.
Molteplici sono i settori di intervento dei Comitati di gestione degli ATC e dei CA soprattutto nel campo ambientale e faunistico. In particolare spetta ai Comitati di gestione: la ricognizione delle risorse ambientali e della consistenza faunistica la programmazione degli interventi per il miglioramento degli habitat l'attribuzione di incentivi economici ai conduttori dei fondi per le attività volte alla ricostituzione di una presenza faunistica ottimale.
I Comitati di gestione devono ancora assicurare il funzionamento e la gestione dell'ATC e del CA. In proposito vi è tutta una serie di costi fissi di amministrazione ritenuti indispensabili per perseguire i fini istituzionali che fanno carico direttamente all'ATC e al CA. Si fa riferimento alle spese per l'acquisto di beni durevoli, per il personale per il godimento e la manutenzione dei locali, per l'utenza dei servizi per l'uso e manutenzione di automezzi e altri strumenti tecnici e per le attività di vigilanza.
2. Le considerazioni sopra svolte si ritiene siano ancora attuali anche a seguito dell'approvazione della legge regionale 4 settembre 1996, n. 70 che ha recepito la legge quadro 157/92, e ha stabilito la nuova estensione degli ATC e dei CA in misura non inferiore a 20.000 ettari e ove possibile tenuto conto della conformazione geomorfologica e dei confini naturali, non superiore a 40.000 ettari.
La citata L.R. 70/96, come è noto, prevede all'art. 6, l'adozione da parte delle Province dei piani faunistico-venatori, che devono essere articolati per comprensori omogenei, e all'art. 5 la predisposizione del piano faunistico-venatorio regionale da parte della Giunta regionale. Il piano è approvato dal Consiglio regionale entro un anno dall'entrata in vigore della L.R. 70/96 e cioè il 25 settembre 1997.
Il piano faunistico-venatorio regionale è il risultato dell'azione di coordinamento della Regione rispetto ai piani provinciali e deve recepire quindi, le indicazioni contenute nei medesimi - eventualmente correggendole ed integrandole - anche per quanto riguarda la eventuale individuazione di ambiti di caccia interessanti anche due o più province contigue.
Tutte queste considerazioni portano inevitabilmente alla convezione che prima di apportare eventuali modifiche alle dimensioni degli ATC e dei CA occorra lasciare un congruo periodo transitorio, al fine di poter valutare l'efficacia dell'attuale organizzazione venatoria.
Escludendo al momento la revisione delle dimensioni degli ambiti di caccia, si fa presente che l'art. 16, comma 5, della L.R. 70/96 prevede la possibilità di istituire all'interno degli stessi aree specifiche con indirizzi particolari di gestione faunistico-venatoria.
In altri termini la creazione di tali zone ha l'obiettivo di consentire l'insediamento e la riproduzione di nuclei di fauna selvatica di interesse venatorio con la possibilità, poi, di prevedere un prelievo programmato calcolato sulla base della produttività annua accertata mediante la conduzione di specifici censimenti e la partecipazione ai piani di prelievo di un numero di cacciatori rapportato ai capi prelevabili. Tale organizzazione venatoria sicuramente potrà evitare in futuro il verificarsi di concentrazioni di cacciatori in aree ristrette.
3. In ordine all'estensione del comprensorio alpino CA TO 1, che secondo quanto affermato dagli interroganti è pari a 90.000 ettari, si osserva che la dimensione del comprensorio alpino corrisponde in realtà a una superficie venabile di 56.875 ettari. In base a tale superficie il numero di cacciatori ammissibili risulta pari a 1149.
Per la stagione venatoria 1996/97 nel comprensorio alpino risultano ammessi n. 1065 cacciatori, al di sotto, quindi, delle capacità di ammissione del medesimo comprensorio alpino.
4. In relazione a quanto richiesto dagli interroganti circa i provvedimenti che si intendono assumere nei confronti del comprensorio alpino TO 1 e dei cacciatori coinvolti nell'episodio accaduto il 5 dicembre scorso in Comune di Pragelato, si fa presente che la Provincia di Torino opportunamente interpellata sull'accaduto, ha comunicato di aver inoltrato in merito alla Procura della Repubblica di Pinerolo notizia di reato e trasmesso la documentazione raccolta.
La stessa Provincia, a cui compete a norma dell'art. 51 della L.R.
70/96, la vigilanza sull'applicazione delle leggi e delle disposizioni in materia venatoria, non ha dato comunicazione circa la contestazione di infrazioni a carico dei soggetti che hanno partecipato all'attività di prelievo selettivo nel Comune di Pragelato.
Quanto agli atti assumibili a carico di eventuali trasgressori vale considerare che in presenza di possibile connessione con ipotesi di reato qualsiasi adempimento dell'autorità amministrativa (sospensione del tesserino regionale compresa) non può prescindere dalla previa esclusione della sussistenza dei presupposti di cui all'art. 24 legge 689/81. Torino Uno che, secondo quanto affermato dagli interroganti, è pari a 90.000 ettari, si osserva che la dimensione del Comprensorio alpino corrisponde in realtà ad una superficie venabile di 56.875 ettari. In base a tale superficie, il numero di cacciatori ammissibile risulta pari a 1.149.
Per la stagione venatoria 1996/97 nel Comprensorio alpino risultano ammessi 1.065 cacciatori, al di sotto quindi delle capacità di ammissione del medesimo comprensorio alpino.
In relazione a quanto richiesto dagli interroganti circa i provvedimenti che si intendono assumere nei confronti, nel Comprensorio alpino Torino Uno, dei cacciatori coinvolti nell'episodio accaduto il 5 dicembre scorso nel Comune di Pragelato, si fa presente che la Provincia di Torino, opportunamente interpellata sull'accaduto, ha comunicato di avere inoltrato in merito alla Procura della Repubblica di Pinerolo notizia di reato, trasmessa alla documentazione raccolta.
La stessa Provincia a cui compete, a norma dell'art. 51 della legge 70/96, la vigilanza sull'applicazione delle leggi e delle disposizioni in materia venatoria, non ha dato comunicazione circa la contestazione di infrazione a carico dei soggetti che hanno partecipato all'attività di prelievo selettivo nel Comune di Pragelato.
Quanto agli atti assumibili a carico di eventuali trasgressori, vale considerare che, in presenza di possibile connessione con l'ipotesi di reato, qualsiasi adempimento dell'autorità amministrativa (sospensione del tesserino regionale compresa) non può prescindere dalla previa esclusione della sussistenza dei presupposti di cui all'art. 24 della legge 689/81.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Prendiamo atto.


Argomento: Spettacoli: teatro, musica, cinema, danza - Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Interrogazione n. 1598 inerente a: "Conferenza Nazionale del Libro" interrogazione n. 854 inerente a: "Primo Salone della Musica" (seguito)


PRESIDENTE

Passiamo alle interrogazioni nn 854 e 1598 presentate dal Consigliere Ghiglia, alle quali risponde l'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore alla cultura ed istruzione

Le interrogazioni sono molto articolate, serie ed importanti. Cercher di rispondere nella maniera più acconcia possibile, aggiungendo anche qualche informazione verbale.
In ordine all'interrogazione n. 1598, presentata dal Consigliere Agostino Ghiglia, si desidera precisare che la scelta di avvalersi della Fondazione del Salone del Libro e della Musica è derivata dal fatto che la stessa è costituita da Regione Piemonte, Comune di Torino e Provincia di Torino, allo scopo generale di promuovere il libro e la lettura.
Tra le finalità della Fondazione, infatti, non vi è la sola realizzazione dei Saloni, ma anche l'organizzazione di convegni ed altre iniziative, tutte volte a qualificare l'azione regionale verso l'editoria e le altre problematiche connesse al libro e alla lettura.
Aggiungo una prima nota che il Consigliere Ghiglia non troverà sulla risposta scritta, perché è recentissima: il Ministero e l'Associazione Editori hanno interpellato proprio la Regione Piemonte per studiare iniziative sulla diffusione del libro, facendo riferimento direttamente alla Regione, sull'incremento della lettura, perché - come si sa - in Italia si legge poco (in questo dato non facciamo media noi Consiglieri che siamo costretti a leggere tantissimo, ma mediamente si legge poco e su questa nuova proposta ci sarà anche tutta la mia vigilanza ed attenzione personale).
Si ricorda, inoltre, che la Presidenza della Fondazione del Salone del Libro e della Musica è stata assunta dalla Regione Piemonte, nella persona del Presidente Ghigo, quindi il Presidente della Fondazione pro tempore è il Presidente della Giunta regionale.
In tal senso, da parte della Regione Piemonte è parso non solo opportuno, ma forse addirittura doveroso, avvalersi dell'Ente che il Consiglio regionale ha istituito proprio per tali finalità. Avviso di questa Amministrazione è però assolutamente indispensabile distinguere le finalità della Fondazione gestita da Regione, Provincia e Comune di Torino orientate alla promozione e alla diffusione del libro, dalla conduzione amministrativa di prosa sulla quale sono in corso le opportune verifiche amministrative richieste.
Appare conseguente e necessario operare una distinzione tra le responsabilità politiche ed istituzionali della Fondazione e quelle amministrative della società di gestione.
La scelta delle personalità - punto delicato e oggettivamente rilevante; dicevo al collega Burzi che, essendo un politico di lungo corso per me questo continua a non rimanere un fatto formale, ma sostanziale perché è tramite questi atteggiamenti che si garantisce o non si garantisce il pluralismo di informazione, la visibilità e quindi anche il rispetto della democrazia nella società - delle organizzazioni e degli interventi sono il frutto di un lungo lavoro svolto dal Ministero per i beni culturali ed ambientali, ufficio centrale per i beni librari, le istituzioni culturali e l'editoria, con la collaborazione di quattro Commissioni costituite dal Governo, per l'approfondimento di diversi problemi connessi al libro e alla lettura.
Nell'ambito di tali Commissioni è prevista la partecipazione delle Regioni, degli Enti locali, dell'Associazione degli editori, dei librai dei bibliotecari e degli autori.
La segreteria scientifica della manifestazione è stata assunta dalla Editrice Bibliografica, casa editrice di grande esperienza fra le editorie in Italia.
La scelta dei relatori - concordo - deve, d'ora in poi, garantire un'attenzione maggiore, perché la scelta è stata fatta "su considerazioni accademiche valide" - forse - ma comunque non tenendo conto della rilevanza politica della questione.
Non avendo, dunque, gestito in prima persona questo, ma avendo invece dopo l'interrogazione, notato il giusto rilievo, mi sono fatto parte diligente con segnalazione personale, sia alla Fondazione sia alla Commissione centrale sia al Capo Gabinetto, il dott. Meschino, che d'ora in poi gradiremmo essere interpellati.
Devo dire che in successivi convegni, se vogliamo minori, ma altrettanto importanti, ci siamo preoccupati di garantire questo fatto con un'attenzione che non è antica o altro, ma che è dovuta perché altrimenti comporta gradualmente uno stravolgimento ed una visione deformata della società e, di conseguenza, un circolo non virtuoso, ma vizioso.
La Giunta regionale, con DGR del 10/9/97, ha approvato la partecipazione regionale alla conferenza autorizzando un contributo di 120 milioni. La partecipazione regionale alla conferenza è motivata dal fatto che il Piemonte è stato designato dal coordinamento delle Regioni referenti per le Regioni per l'ambito culturale, quindi si è ritenuto di dover aderire.
La Regione Piemonte, inoltre, grazie all'esperienza maturata in questi anni, ha individuato nel campo della promozione del libro e della lettura uno dei punti di forza della propria azione, essendosi conquistata - lo aggiungo, non è legato strettamente a questo - il titolo di "Regione all'avanguardia per l'editoria", come testimoniato da numerosi riconoscimenti ricevuti nel corso della conferenza stessa e successivamente, da una serie di riconoscimenti nazionali, non ultimo il fatto di essere non solo coordinatori per i beni culturali, ma di essere stati chiamati anche - così lo comunico - nel direttivo del Comitato per lo Spettacolo.
Oggi la Regione Piemonte è presente (mentre in passato non era presente in nessuno di questi organismi, e ci tengo a sottolinearlo), non in qualcuno, ma in tutti gli organismi dove però è doveroso - ed è un impegno che ribadisco o, meglio ancora, voglio prendere con vigore adesso - far rispettare quei criteri di pluralismo che sono stati opportunamente ricordati e ringrazio per questo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Io sono soddisfatto della risposta dell'Assessore Leo soprattutto per quanto riguarda la parte successiva all'interrogazione.
Se non sbaglio questa era l'interrogazione relativa alla Conferenza nazionale del Libro, perché poi ce n'è un'altra sul Salone della Musica e all'inizio mi sembrava che la risposta fosse analoga.
Sulla Conferenza nazionale del Libro io ho espresso delle riserve perché come avviene per il Salone del Libro e quello della Musica purtroppo manca da parte della Fondazione un controllo sul pluralismo culturale, e questo secondo me è il dato principale che mi ha portato, da due anni a questa parte, a svolgere tutta una serie di considerazioni, di indagini, di approfondimenti sulla gestione dei Saloni.
L'organizzazione della Conferenza nazionale del Libro ha dimostrato ancora una volta - ce ne fosse stato bisogno - che qualcuno, io posso anche individuarlo, ma è intuibile, sta tentando, tenta e usa da anni questi strumenti, anche se la Conferenza nazionale è la prima volta che c'era come strumenti politici di controllo sugli accadimenti culturali che avvengono attraverso queste mostre e queste conferenze.
La Conferenza nazionale del Libro è stata organizzata così, perch l'Assessore mi dice "c'è stata una selezione dei relatori in base a considerazioni accademiche", io dico all'Assessore, che peraltro su questo era problematico, che non è vero, perché cosa ci sia andato a fare l'on.
Colombo e in base a quali considerazioni accademiche rispetto a migliaia di altri non si capisce! Dell'on. Colombo ho il massimo rispetto e la massima stima per le sue capacità di uomo politico, di imprenditore e di giornalista, ma non si capisce davvero perché dovesse star lì! Oltre tutto tra gli accademici, le tonnellate di accademici anche dell'Ulivo, non si capisce perché dovessero andare a prendere proprio un parlamentare! Tra l'altro è una conferenza nazionale, non è una conferenza - che so - del libro di Torino o del Piemonte, dove l'on. Colombo magari può anche avere un risalto particolare. No! Quindi questo dimostra secondo me il settarismo di chi ha pensato questa cosa. Che è lo stesso settarismo con cui si organizzano e si sono organizzati in passato il Salone del Libro e il Salone della Musica su cui torneremo semmai sulla prossima interrogazione.
Il dato fondamentale, Assessore Leo, è questo: la Regione, come ente finanziatore (stessa cosa io ho chiesto al Comune di Torino e stessa cosa viene chiesta alla Provincia), ha un diritto e un dovere.
Il dovere è quello di assicurare il pluralismo culturale e che queste manifestazioni non si trasformino o non si camuffino, rispetto a quello che dovrebbero essere, in happening politici e in un'espressione politica di parte. Questo è il dovere che secondo me ha la Regione.
Il diritto che può esercitare, e poteva esercitare quando lo sollecitai la prima volta due anni fa, è quello di essere parte attiva nella nomina di un Comitato dei garanti che è previsto dallo Statuto della Fondazione e che non è mai stato nominato.
Ora, i poteri del Comitato dei Garanti non sono ben definiti dallo Statuto della Fondazione, ma credo che anche gli altri Enti non avrebbero nulla in contrario, né potrebbe essere altrimenti a mio modesto avviso, a dare a questo Comitato dei Garanti la valenza di un Comitato di garanzia del pluralismo culturale della manifestazione, perché non sono dei revisori dei conti (è una Fondazione), non sono degli amministratori perché già ci sono, manca chi garantisca il pluralismo culturale.
La cosa che io chiedo all'Assessore Leo e al Presidente Ghigo, che è il Presidente di turno della Fondazione, è di contattare il più urgentemente possibile, prima dell'organizzazione della prossima edizione del Salone del Libro, il Sindaco di Torino e la Presidente della Provincia per addivenire alla nomina del Comitato dei Garanti, perché possa essere il Comitato di garanzia del pluralismo culturale. Altrimenti, io lo preannuncio, ma l'ho già fatto, a prescindere dal fatto che c'è da due mesi un'indagine in corso della Magistratura torinese sulla gestione del Salone del Libro e della Musica, a prescindere dal fatto che i revisori dei conti della Provincia di Torino per il secondo anno consecutivo consigliano la Provincia di non erogare il contributo perché sono i primi a non vedere chiaro in questa gestione, io chiedo per le prossime edizioni delle garanzie sulla gestione sulla trasparenza della gestione e sul pluralismo culturale.
Queste garanzie ci devono essere date, con la nomina di un Comitato dei Garanti, con l'impegno in prima persona del Presidente o dell'Assessore con la formula che io lascio alle vostre capacità e alle vostre conoscenze tecniche di assicurare la trasparenza e il pluralismo culturale, che è un nostro dovere, ma è anche un nostro diritto.
Altrimenti - ripeto, lo preannuncio - sul Salone del Libro quest'anno il mio Gruppo sarà rigidissimo! Noi chiederemo, anzi lo chiedo già formalmente, che tutto passi nella Commissione di merito, cioè nella Commissione Cultura, al fine dell'erogazione dei contributi, perché se ci accorgessimo che anche quest'anno fosse la solita organizzazione di prosa ebbene quest'anno, a fronte dell'apertura di un'inchiesta e del rifiuto della Provincia di ottemperare al versamento del contributo, noi non potremmo più tacere! Questo lo chiediamo con molto garbo, ma con altrettanta fermezza, visto che sono due anni che lo facciamo in tutti gli enti che finanziano perch poi io insisto a dire che queste cose vengono fatte coi soldi pubblici! Poi c'è chi lucra, in privato, ma vengono fatte coi soldi pubblici, per cui dobbiamo garantire il nostro diritto-dovere. Soprattutto in una situazione delicata come questa! Io so che trovo nell'Assessore Leo il più alto livello di sensibilità culturale e politica nei confronti delle garanzie del pluralismo e chiedo a lui o al Presidente di turno della Fondazione, che è il Presidente Ghigo che questa volta non transigano sulla presenza reale e oggettiva "metapolitica" del pluralismo, che non è stata assicurata nelle precedenti edizioni.
Dico questo così evito di intervenire in replica anche sulla seconda interrogazione perché è la cosa che mi preme di più e vi pregherei veramente di tenerne conto.



PRESIDENTE

Sullo stesso argomento gli uffici mi ricordano che esistono altre interrogazioni presentate dai Consiglieri Cavaliere e Saitta. Ritengo pertanto che la risposta data dall'Assessore debba essere intesa anche come risposta a tali interrogazioni, perciò se i Consiglieri Cavaliere e Saitta intendono fare delle dichiarazioni circa le affermazioni dell'Assessore ne hanno facoltà.
La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Grazie signore Presidente.
La questione sollevata già alcuni mesi fa dal collega Ghiglia ha una certa rilevanza e crediamo ci debba essere un approfondimento da parte della Giunta, perché i rilievi posti, anche con un esposto alla Magistratura così mi è parso di aver letto nei mesi passati, sono per l'appunto di una certa rilevanza. Poi non so se in ultimo il collega Ghiglia ha cambiato obiettivo, nel senso che è passato dalla gestione complessiva, economica e organizzativa del Salone, alla gestione culturale politica.



(Commenti del Consigliere Ghiglia)



CAVALIERE Pasquale

Sì, ma è un'altra cosa. E' un'altra cosa.



GHIGLIA Agostino

Non sei attento.



CAVALIERE Pasquale

E' un'altra cosa perché pare che "si parli a nuora perché suocera intenda".
In ogni caso, chiedo al Presidente Ghigo, visto che il collega Ghiglia ha sollevato da alcuni mesi la questione, se l'ha approfondita e cosa ha da dire in merito ai rilievi posti dal collega.



CHIEZZI Giuseppe

La firmo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Questa interrogazione del collega Ghiglia, e le altre che anche noi abbiamo presentato in momenti successivi, solleva un problema notevole dal punto di vista dei rapporti tra gli Enti e delle scelte che l'Amministrazione regionale fa in ordine al Salone del Libro.
I rilievi formulati dal collega Ghiglia, non soltanto in questa sede ma soprattutto in sede - mi pare - della Magistratura (perché, se non sbaglio, ad un certo punto della vicenda il collega Ghiglia ha fatto un esposto alla Magistratura), sono questioni che chiamano in causa il ruolo dell'Assessore e del Presidente.
Se il collega Ghiglia, facendo questo esposto, ha voluto richiamare alcune responsabilità compiute dal Presidente e dall'Assessore, mi pare che siamo di fronte ad un fatto grave, nel senso che un componente autorevole della maggioranza qual è il collega Ghiglia, Capogruppo di un partito notevole, mette in discussione le scelte che sono state compiute.
E' grave, questo fatto! Nel senso che un componente della maggioranza sicuramente ha degli strumenti diversi rispetto al ricorso in Magistratura: può sicuramente incontrare l'Assessore e il Presidente Ghigo e fare dei rilievi, chiedere di intervenire oppure chiamare l'Assessore Leo.
Il fatto che invece lanci questo dubbio, questi pesanti dubbi attraverso i giornali mette in discussione un ruolo fondamentale che il Salone del Libro ha svolto e svolge a Torino.
Credo che questa vicenda debba essere in qualche maniera chiarita perché se la posizione della Regione è quella del collega Ghiglia, la conseguenza logica non può che essere un intervento forte da parte della Regione per i rilievi sollevati oppure di uscire dal Salone del Libro.
Non mi pare questa la posizione della Giunta regionale. E allora, se non è questa la posizione della Giunta regionale, credo che occorra una risposta secca, precisa al collega Ghiglia, perché ha avanzato dei dubbi che possono diventare estremamente pericolosi sui rapporti con il Comune di Torino.



GHIGLIA Agostino

Sta dicendo un sacco di panzane.



SAITTA Antonino

Mi rendo conto che è difficile, per il collega Ghiglia, assumere le due posizioni, una di minoranza in Comune e una di maggioranza qui; però, credo che un minimo di coerenza debba esserci, in qualche maniera.
Pertanto richiedo - anch'io - al Presidente Ghigo qualche parola più risolutiva rispetto a questa vicenda, per sapere se la posizione della Giunta regionale è quella del collega Ghiglia oppure quella dell'Assessore Leo.
Noi concordiamo su ciò che ha detto l'Assessore Leo e sull'operato che ha svolto, nel senso che gli strumenti per garantire un pluralismo nell'organizzazione esistono e sono stati indicati: le Commissioni, i Gruppi, ecc., cioè la Regione può svolgere questo ruolo.
Non mi pare di notare che ci sia stata una sorta di monopolio culturale; è chiaro che il pluralismo può essere sempre allargato, ecc.
può esserci stato qualche passaggio che può aver dato questa impressione ma non ci sentiamo nelle condizioni di esprimere sfiducia nei confronti dell'Assessore Leo, per il modo con cui ha agito e anche per le modalità con cui il Salone del Libro si è svolto.
Se poi il collega Ghiglia ritiene che dal punto di vista della gestione, della contabilità, della società, ci sono questioni su cui l'Assessore, la Giunta debbono intervenire, lo dica chiaramente, anzich andare in Procura! Mi sembra obiettivamente non molto corretto come metodologia: sembra quasi il collega Cavaliere!



PRESIDENTE

Preciso che l'interrogazione presentata dal Consigliere Saitta era la n. 1639 - così mi ricordano gli uffici - rispetto alla quale ha dichiarato di voler aggiungere la propria firma il Consigliere Chiezzi, che ha pertanto facoltà di intervenire.
Gli uffici non riescono ancora a trovare l'interrogazione del collega Cavaliere, ma proseguiamo la ricerca: eventualmente lei potrà apporre la firma a questa.



CAVALIERE Pasquale

Come al solito, si è persa.



PRESIDENTE

Prego, Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

In questa nostra città, in questa nostra Regione, rispetto alla quale molti medici individuano ipotesi di cura dal punto di vista di un rilancio sia dell'immagine stessa della Regione, ma soprattutto delle attività di questa Regione che nel suo capoluogo si svolgono, è fuor di dubbio che l'invenzione - perché di tanto si deve parlare - di un Salone del Libro e successivamente di un Salone della Musica rientra tra le novità del panorama culturale in senso molto lato che sono presenti nella nostra Regione.
La prima considerazione è che una politica che aiuti il sorgere di queste iniziative è una politica da non smettere, anzi, ben vengano altre iniziative del genere...! Mi sembra che ci sia un largo consenso sul fatto di avere idee e iniziative similari.
Quindi, prima considerazione: non critichiamo questi eventi, queste manifestazioni che sono inventate da qualcuno e portano economia, cultura lustro (almeno in teoria) alla città e ai piemontesi. E' chiaro, però, che queste attività devono essere svolte in modo corretto.
Secondo. Il fatto che siano attività di cooperazione pubblico-privato rendono ancora più necessarie trasparenza e correttezza, perché la Regione Piemonte, assieme ad altri Enti pubblici, finanzia: non so se in tutto, in parte o in che parte, né so i profitti degli organizzatori. Tuttavia la Regione finanzia congruamente un'attività promossa da privati, che penso non agiscano a scopo di beneficenza, ma con mentalità e finalità imprenditoriali. Allora, va bene per le attività (uno); attenzione al pubblico-privato (due); tre: dobbiamo toglierci i dubbi che il Consigliere Ghiglia ci ha fatto venire, perché è una delle poche volte, se non la prima volta, in cui all'interno della maggioranza che governa si sollevano dubbi sulla correttezza, sulla liceità, addirittura sulla rilevanza penale di attività promosse da questa maggioranza stessa.
Questo è molto grave ed imbarazzante, perché di fronte ad un esposto alla Magistratura e a quanto ha detto il Consigliere Ghiglia qui, come minoranza chiediamo chiarezza, che può essere fatta in due modi.
1) Respingere in modo documentato, netto, chiaro, esauriente e senza ambiguità tutte le illazioni fatte dal Consigliere Ghiglia. Prima risposta: "Il Consigliere Ghiglia ha fatto un esposto infondato; è inaccettabile il merito dell'esposto, siamo tranquilli (questo illustrando un'ipotetica risposta).



GHIGLIA Agostino

E' il Magistrato che risponde sulla fondatezza degli esposti, non è il Presidente: non può neanche entrarci!



CHIEZZI Giuseppe

Va beh, ma il Presidente della Giunta, dal punto di vista politico pu dire: "Io respingo tutte le illazioni - per quanto compete al Presidente della Giunta - contenute in quell'esposto".



GHIGLIA Agostino

Ma non può farlo!



CHIEZZI Giuseppe

Dal punto di vista politico, certo che lo può fare! Sul merito politico delle scelte lui può dire "Respingo ogni tipo di illazione", evidenziando la correttezza di tutti gli atti amministrativi e di aspetto economico.
Questo non è compito della Magistratura. E' compito del governo dire esplicitamente: "Sono tutti atti amministrativamente corretti e - a noi non risulta - di alcuna rilevanza penale"; è suo compito fare chiarezza.
Se la Giunta regionale non è in grado di dare questa risposta allora si apre una crisi, perché se a noi della minoranza che nulla abbiamo eccepito vengono messe queste pulci nell'orecchio e non vengono risolte, cari colleghi, fermatevi un momento, fate le vostre riunioni e successivamente prendete le decisioni che dovete prendere. Per questo mi associo al fatto che l'Assessore Leo e il Presidente Ghigo, che di queste manifestazioni fa uno dei momenti di maggior presenza politica....
Il Presidente Ghigo non c'è, ma parlo all'Assessore affinché riferisca perché il Presidente Ghigo è presenzialista quando c'è la televisione e quando va su qualche giornale a inaugurare il Salone del Libro e il Salone della musica, ma quando nell'aula che ha conferito al Presidente Ghigo il potere di fare ciò, si parla di ciò che il Presidente Ghigo ha fatto allora lo stesso è disinteressato, perché sta facendo altre cose, ma questo riguarda la modestia della levatura politica e di rispetto che il Presidente ha per quest'aula.
E' presente l'Assessore Leo, il Presidente Ghigo è bene che risponda anche in merito all'ultimo punto sollevato dal collega Ghiglia, quando ha detto, frase grave, che in queste manifestazioni non è stato rispettato il pluralismo delle presenze, se ricordo bene i termini sono questi e la frase è un po' agghiacciante. Cosa intende il collega Ghiglia per pluralismo delle presenze? Sulla base di quali atti e scelte concrete svolge questa critica? E ancora, quali sono gli strumenti a giudizio del collega Ghiglia che devono presiedere al pluralismo delle presenze? E' l'Assessore, ecco, Ghiglia l'ha detto. Quando Ghiglia farà l'Assessore garantirà il pluralismo, ma dato che adesso Ghiglia non è Assessore, lo è Leo, e dato che Ghiglia dice che la funzione propria per competenza non ha rispettato il pluralismo delle presenze, c'è di nuovo una chiara critica e contrapposizione non solo ad aspetti economicamente dubbi, secondo Ghiglia, ma ad aspetti di piena competenza di questa aula e di questo governo, perché Ghiglia dice "Fossi io Assessore", ma l'Assessore è Leo e Leo l'hai votato tu, Ghiglia, non l'abbiamo votato noi! Allora se c'è questa critica, che è tutta politica, mi pare di capire non è che si pensi a un'architettura della decisione che comprenda qualche struttura capace di fare l'equilibrio delle presenze e del pluralismo: no! L'equilibrio delle presenze è una politica, la politica è fatta dall'Assessore, se questa politica non va bene si tolga questo Assessore.
Se vogliono toglierlo le maggioranze, figuriamoci se non vuole toglierlo la minoranza e con lui tutta la Giunta. Sia Leo sia il Presidente Ghigo sono pregati di dare una esauriente risposta, altrimenti questo diventa un nuovo incidente politico, perché nuovamente e su un fatto importante, sui due avvenimenti culturali che sono nati a Torino da poco vediamo che non c'è una maggioranza e che si dettano critiche sul passato e prescrizioni di comportamento per il futuro. Prescrizioni che, se accettate, comprendono l'autocritica per il passato. Allora Leo venga a fare autocritica per il passato.
Non si possono tenere i piedi in troppe scarpe, caro Assessore Leo.
Risponda a tutti, a chi l'ha criticata e a chi non l'ha criticata e chiudiamo questa vicenda, altrimenti rimane aperta e si aggiunge a tutte le altre vicende di merito politico sulle quali ormai, purtroppo, da qualche mese ci costringete a impegnarci.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MINERVINI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Abbiamo iniziato la discussione sull'interrogazione del collega Ghiglia, poi il Presidente ha richiamato anche un'interrogazione da me presentata nel mese di dicembre, sulla quale sono intervenuto un po' a memoria. Però l'interrogazione pone un quesito specifico al Presidente della Giunta regionale e conclude dicendo "il Consiglio regionale interroga il Presidente della Giunta regionale e l'Assessore competente per sapere quale sia il giudizio del Presidente della Giunta regionale Enzo Ghigo sull'iniziativa del Capogruppo di AN e i suoi giudizi espressi o riportati dagli organi di stampa"; io chiedo che prima di concludere questa discussione il Presidente risponda in modo esplicito a questa domanda, che era il quesito dell'interrogazione, altrimenti resta aperta la discussione.



PRESIDENTE

Consigliere Saitta non vedo in aula il Presidente Ghigo, spero che arrivi.



CAVALIERE Pasquale

E' al bar.



PRESIDENTE

Io non so, perché sono qua. Non posso sapere se è al bar o meno. Come ho dato la parola al Consigliere Saitta la do al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Grazie Presidente. Ovviamente il Presidente fa quello che vuole, per mi sembra abbastanza originale il fatto che in diretta un Consigliere senza averla neanche depositata, faccia un'interrogazione e pretenda la risposta immediata.



PRESIDENTE

Non credo che fosse in diretta. Era già un'interrogazione presentata altrimenti non glielo avrei fatto fare, Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Chiedo scusa.



PRESIDENTE

Presidente Ghigo, intende rispondere?



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Io chiederei, vista la complessità dell'argomento, di poter rispondere in una prossima seduta del Consiglio, perché sono stato distratto, non ho seguito completamente gli interventi, né quello del Consigliere Ghiglia, n gli interventi che si sono succeduti.
Se mi date la possibilità di riorganizzare...
Questo è un compito, siccome non sono stato attento io, di cui mi faccio carico e nel prossimo Consiglio posso tranquillamente esprimere la mia opinione, oppure se ritenete lo posso fare in Commissione.



PRESIDENTE

Mi sembra di poter sospendere l'esame dell'interrogazione fino al prossimo Consiglio.
La parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore alla cultura ed istruzione

Mi pare che l'intervento che il Presidente farà nella prossima seduta di Consiglio sarà assolutamente importante in risposta ai quesiti posti.
Volevo soltanto dare un'informazione rispetto alla politica dei Saloni e dire, anche se non convincerò mai il Consigliere Chiezzi...



(Commenti in aula)



LEO Giampiero, Assessore alla cultura ed istruzione

...argomenta così abilmente che...desideravo colloquiare con il Consigliere Chiezzi, speravo di averlo tutto in una trasmissione radiofonica, purtroppo l'ho voluta avere, è stata comunque un'ottima trasmissione, altrimenti non riesco mai a spiegarmi abbastanza e non mi faccio comprendere.
Ringrazio molto il collega Saitta per il discorso sui Saloni; noi intendiamo proseguire su questa politica.
Il Consigliere Chiezzi ha fatto rilevare come il Salone sia un'opportunità per il Piemonte, tant'è che l'abbiamo inserito una diversa gestione. Lo dico anche per tranquillità del Consigliere Ghiglia, non attribuendolo alle due gestioni precedenti. Abbiamo così un salone dei beni culturali e un ulteriore salone che si è voluto aggiungere per l'attenzione, il dinamismo, i buoni rapporti tra tutte le Regioni.
Desidererei, in Commissione o in aula, illustrare preventivamente quali sono i passaggi. La politica dei saloni in qualche modo è una risposta assolutamente importante. Concordo con quanti hanno detto che queste politiche vanno fatte nell'assoluta trasparenza.
Sul pluralismo credo di avere un miliardo di difetti, sicuramente, ma credo che questa amministrazione si muova con la massima attenzione per il pluralismo. Questa è una linea che avevo dal '75 che non è mutata, non ho mai cambiato atteggiamento di rispetto per chi non è al potere, di rispetto per chi, pro tempore, ha funzioni di minoranza: chi mi conosce sa che è un atteggiamento essenziale di correttezza politica.


Argomento: Incarichi e consulenze esterne - Nomine

Interrogazione n. 1680 inerente a: "Nomina Responsabile Regionale della sede di Roma"; interpellanza n. 1683 inerente a: "Affidamento incarico al dott. Mondino"; interrogazione n. 1706 inerente a: "Nomina Responsabile Regionale della sede di Roma" (seguito)


PRESIDENTE

Passiamo ora alle interrogazioni n. 1680 del Consigliere Cavaliere; n.
1706 della Consigliera Spagnuolo ed interpellanza n. 1683 dei Consiglieri Chiezzi, Papandrea e Simonetti inerenti lo stesso argomento.
La risposta delle suddette interrogazioni era già stata fornita dall'Assessore competente ma erano state sospese in attesa della Consigliera Spagnuolo.
La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Innanzitutto la ringrazio per avere soprasseduto per la conclusione di questa interrogazione; nel frattempo ho avuto modo di leggere la risposta scritta che l'Assessore Burzi ha fornito. Purtroppo, devo rilevare che la risposta fornita dall'Assessore Burzi ci trova completamente insoddisfatti.
Non per una questione rituale, talvolta abbiamo presentato delle interrogazioni nello spirito di fornire dei suggerimenti alla Giunta o di porre dei quesiti che talvolta sono stati anche accolti, e ci siamo anche dichiarati soddisfatti. Quindi il fatto, Assessore Burzi, che questa volta la nostra insoddisfazione è veramente totale attiene al merito della questione e alla natura della sua risposta.
Noi abbiamo presentato questa interrogazione sulla base di una considerazione non di natura tecnica. E' evidente che una Giunta, che affida un incarico esterno di così rilevante importanza, avrà, quanto meno si suppone, valutato la rispondenza di criteri tecnici ad aspetti di natura formale attinenti l'incarico stesso (mi veniva da dire "consulenza" perch in questa circostanza la cosa assume questa caratteristica).
Siamo insoddisfatti perché nella risposta non si delinea alcuno sforzo di calare le questioni e le interpretazioni di natura formale al soggetto interessato. Nel senso che lei Assessore ci ha citato il D.P.C.M n. 692, ci ha citato una serie di criteri approvati con D.G.R. del 24/11/97, ma non ci ha detto per quali ragioni il soggetto interessato risponde a quel tipo di criterio. Ciò che noi vogliamo contestare e che venga affidato un incarico di questo tipo a persona che non conosce per nulla l'attività e la vita della Regione Piemonte. Per svolgere l'incarico di rappresentanza all'ufficio di Roma - incarico che peraltro la sottoscritta conosce benissimo - è indispensabile conoscere chi si va a rappresentare. Quindi conoscere la Regione Piemonte, conoscerne organizzazione, le competenze, le problematiche: non è assolutamente un requisito sufficiente quello di aver fatto il parlamentare. Oltretutto dal periodo nel quale il soggetto interessato ha fatto il parlamentare ad oggi sono trascorsi tantissimi anni, per cui anche le problematiche di rapporto tra il Parlamento e la Regione Piemonte sono cambiate. Noi riteniamo assolutamente non idonea la persona scelta perché non ha alcuna competenza della pubblica amministrazione intesa come Enti locali, intesa come Regione. Ho atteso anche un po' di tempo a presentare questa interrogazione, ho stilato l'interrogazione quando ho appreso che l'interessato faceva varie telefonate per dire "ma, ditemi qualcosa, perché non so assolutamente niente della Regione Piemonte, ma la devo rappresentare...".
La mia interrogazione è stata presentata successivamente a quella degli altri Consiglieri, perché io sono stata incerta, peraltro l'aula mi darà atto e darà atto al nostro Gruppo, che noi non siamo mai intervenuti in questa vicenda, né quando si è trattato del Teatro Stabile, né quando si è trattato di altre polemiche di natura squisitamente politica che hanno coinvolto il soggetto interessato, perché non volevamo dare la bench minima impressione che noi intervenissimo perché la persona interessata negli anni passati, anzi in tutta la sua vita politica, era collegata ad una storia politica che non è certamente quella che lo vede in questo momento coinvolto ed interessato a gruppi della maggioranza.
Noi ci siamo astenuti in allora per ragioni di opportunità, se vogliamo anche di delicatezza in qualche modo, mentre invece l'interrogazione adesso l'abbiamo fatta per la profonda convinzione che questa scelta sia profondamente sbagliata, che la Regione Piemonte avrà un danno da questa scelta perché, ripeto, la persona interessata non conosce in niente né la Pubblica Amministrazione e tanto meno la Regione Piemonte e lo ha dimostrato.
Allora siamo molto insoddisfatti e vogliamo dire che per questa serie di ragioni ultime noi vogliamo mettere in evidenza un unico motivo per cui evidentemente questa persona è stata scelta e in qualche modo è il percorso politico ultimo, l'appartenenza ultima, perché altrimenti non ci sono ragioni e motivazioni di competenza, di natura tecnica perché non si tratta di un parlamentare che viene dal Comune di Torino, che era prima stato Consigliere comunale o Consigliere provinciale o Consigliere regionale; mi viene in mente un collega della Regione Piemonte che in questo momento è parlamentare, se un giorno gli dessero l'incarico - vado a concludere recupererò tre minuti in meno nel prossimo intervento - di rappresentare la Regione Piemonte all'ufficio di Roma avrebbe tutti i titoli perché sa di che cosa parla.
Qui abbiamo l'impressione, e vogliamo denunciarlo, che la scelta sia stata un'esclusiva scelta di carattere politico della quale pesantemente ci rammarichiamo e devo dire che lo riteniamo un aspetto di non buon costume politico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Anche noi siamo estremamente insoddisfatti e preoccupati dalla risposta che ci è stata data. Siamo preoccupati per come viene applicata la legge 51 questo è uno dei primi atti di applicazione della legge 51 - e crediamo che dimostri che si parte con il piede sbagliato, nonché, il tipo di risposta è estremamente reticente a mio avviso, non entra nel merito, cerca di aggirare i problemi molto precisi che abbiamo posto con la nostra interpellanza.
Ad un certo punto fa riferimento ai criteri previsti nel D.L. 29; a lungo noi abbiamo detto che si poteva semplicemente trasformare il D.L. 29 in legge del personale, senza tutto il lavoro che abbiamo fatto, però lo abbiamo fatto, Assessore Burzi. Le ricordo che non c'è solo il D.L. 29, c'è la legge 51 che in Piemonte è l'applicazione di quella legge lì. E' un'applicazione che abbiamo discusso a lungo, tanto è vero che si assume il soggetto in questione applicando per analogia l'art. 26 della legge medesima, però se ne applica una parte. Si usa l'analogia sulla legge, per se ne applica una parte e non tutta; cioè la parte che riguarda il contratto privato, ma non tutto.
Ad esempio si dice "L'esperienza dirigenziale non è fondamentale" mentre l'art. 26 prevedeva anche esperienze di tipo dirigenziale. Io credo che si sarebbe dovuto non fare riferimento al D.L. 29 ma alla legge 51 e qui sarebbe stato più difficile giustificare il provvedimento preso.
Io sono d'accordo con le considerazioni finali che ha svolto la Consigliera Spagnuolo; l'unica spiegazione è politica, si tratta dell'applicazione più becera del cosiddetto spoil system, cioè affidare gli incarichi agli amici quando si è al governo. Di questo si è trattato perché il soggetto in questione è laureato in Scienze politiche, con tesi di laurea in Diritto internazionale, però dovendo scegliere tra l'altro tra i due incarichi, quello a Bruxelles e quello a Roma, non gli si è dato quello a Bruxelles che forse qualcosa con il Diritto internazionale poteva avere, ma quello romano.
Ha insegnato credo poco, ha tenuto qualche corso di formazione per conto di società di consulenza all'Olivetti di Ivrea, poi ha fatto il Capo ufficio Studi della Sipra, è stato membro del Parlamento italiano per una serie di anni, vicepresidente della delegazione italiana alle assemblee parlamentari dell'Unione Europea, la NATO diciamo - in italiano di scrive NATO e non OTAN, bisognerebbe dirlo ai nostri funzionari - e al Consiglio Europeo di Strasburgo e poi è stato membro del Consiglio di amministrazione dell'Istituto Studi Europei di Torino e poi Presidente dello Stabile di Torino.
Tutti incarichi politici, tutti incarichi che hanno molto a che fare con la politica e poco con attività professionali; tra l'altro nella risposta ci è stato detto che non è fondamentale l'esperienza dirigenziale però il presentatore della richiesta di ricoprire quell'incarico ha ritenuto fosse importante, perché lui invece oltre ai dati che ricordavo prima si dilunga sul fatto che è stato Presidente per alcuni anni del Teatro Stabile e dice che questa Presidenza che è una carica assimilata a una carica politica, non è altro, "è il tipo di attività dirigenziale che ho svolto io".
Noi crediamo appunto che anche questo fatto sia erroneo, perché molti politici vengono mandati a ricoprire degli incarichi di Presidenza, ma sono incarichi normalmente di tipo di rappresentanza, non sono incarichi operativi di Direttore amministrativo di un ente, quindi non c'è questo tipo di professionalità. Ricorda, tra le altre cose, che lui ha coordinato l'attività dei singoli settori dell'azienda anche mediante apposite riunioni, cioè ha presieduto a delle riunioni, ma questo essendo Presidente pensiamo lo abbia fatto.
E' questo il tipo di professionalità che ha il soggetto in questione e ripetiamo, anche lui riteneva di doverlo dire che ha svolto un incarico dirigenziale. Non avendo altro ha usato solo quel tipo di carica.
Noi, ripetiamo, siamo molto preoccupati per il modo in cui viene applicata questa legge, per il modo in cui viene abbastanza calpestata, è una pessima legge, noi abbiamo votato contro, però anche questa pessima legge, anche quelle pezze di appoggio, quando si diceva "si può andare ai contratti privati, però chiediamo che ci siano delle garanzie", le garanzie vengono calpestate. Questa è la prova che vengono calpestate, vengono piegate alle esigenze di spartizione degli incarichi, di favori che si devono in qualche modo forse restituire perché ad un certo punto questa persona ha ritenuto di avere un'evoluzione politica che lo favorisse nell'assumere determinati incarichi.
Quindi noi riteniamo che si tratti di una scelta molto grave da parte di questa amministrazione e dell'Assessore che dovrebbe controllare l'applicazione di questa legge e riteniamo che sarebbe stato più utile dare una risposta diversa e tener conto delle interpellanze che ci sono state tra cui la nostra, perché riteniamo che si stia facendo danno alla Regione mantenendo questo incarico. La legge prevede che si possa recedere anche prima dei quattro anni e noi riteniamo che ci siano tutte le condizioni per far questo, proprio alla luce anche delle reazioni che ha provocato quel tipo di scelta in Consiglio, perché il Consiglio, rispetto all'applicazione della legge 51, possa anche dire la sua.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Mi associo a quanto ha detto, in maniera precisa, la collega Spagnuolo.
Vorrei aggiungere un'altra considerazione di carattere politico. Questo tipo di ufficio è superato dall'attuale dibattito sul ruoto istituzionale delle Regioni. Quando, cioè, era stato istituito, le Regioni si rapportavano al Governo centrale in un modo diverso. E' superato dai fatti: infatti le Conferenze Stato-Regioni e altre iniziative trattano gli aspetti fondamentali del rapporto tra il Governo e la Regione, per cui sarà sempre più superato.
Prendiamo atto di questa nomina completamente immotivata e che fa riferimento ad altre dinamiche, e non certo alla necessità di far funzionare la Regione. Si tratta di un ufficio molto costoso (dispone di diversi impiegati, di auto di servizio, di uffici, di struttura); quindi al di là del fatto che poi comunque per la nomina fatta non può servire obiettivamente, noi, in sede di bilancio, ne proporremo l'abolizione perché crediamo che questa sia una moderna concezione di rapporto tra la Regione ed il Governo. Ma credo che su questa scelta del nostro Gruppo e di altri Gruppi della minoranza (incentrare anche su questo punto una proposta di bilancio molto precisa) incida e abbia inciso la scelta politica, e non tecnica, della Giunta, di addivenire ad una nomina che accentua l'inutilità di questo ufficio.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Cavaliere. L'interrogazione è così discussa.


Argomento: Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanze nn. 791, 1346 e 1335 ed interrogazione n. 787 inerenti a: "Progetto installazione 'Centro Ecologico Polifunzionale in Comune di Boscomarengo (AL)'" - Presentazione ordine del giorno n. 576 collegato


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame delle interpellanze n. 791 dei Consiglieri Chiezzi e Moro; n. 1346 dei Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti; n. 1335 del Consigliere Cavaliere e all'interrogazione n. 787 del Consigliere Cavaliere, inerenti a: "Progetto installazione 'Centro Ecologico Polifunzionale in Comune di Boscomarengo (AL)'".
La parola all'Assessore Cavallera, per la risposta.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente. Desidero premettere che, al momento, non ci sono novità rispetto alla situazione conosciuta. E' opportuno rispondere a tutte queste interrogazioni ed interpellanze che da troppo tempo sono ferme quindi, per certi versi, vengono fornite conferme di notizie già conosciute dagli stessi Consiglieri. Per ragioni di organicità, leggerò la risposta per non rischiare - andando a braccio - di saltare qualche passaggio.
"Per rispondere alle interrogazioni citate in oggetto, tutte riferite all'area Fabbricazioni Nucleari di Bosco Marengo, anche alla luce di alcune considerazioni di merito già espresse precedentemente nel procedimento avviato lo scorso anno, (ovviamente non è più lo scorso anno, ma sono due anni fa) al fine di provvedere alle osservazioni di cui al D.L.vo n.
230/95, torna utile ripercorrere l'iter dal punto di origine, per comprendere la valenza e gli effetti del primo parere regionale rispetto a quanto maturato successivamente anche alla luce dei chiarimenti richiesti al MICA in ordine alla nuova istanza di disattivazione pervenuta alla Regione e per la quale è in corso il procedimento istruttorio. Correggo dicendo che non è più in corso, è stato completato, tant'è che al 20 di ottobre è stata poi formulata la delibera della Giunta regionale di cui dirò successivamente).
In relazione all'istanza dell'agosto 1996 di autorizzazione alla disattivazione degli impianti Fabbricazioni Nucleari S.p.A. di Bosco Marengo e alla relativa documentazione, la Regione, come previsto dall'art.
56 del D.L.vo 230/95, ha provveduto con D.G.R. 7/10/1996 a formulare le proprie osservazioni dirette all'ANPA.
La Regione ha espresso le osservazioni predette a seguito di istruttoria espletata previa attivazione del proprio Comitato tecnico consultivo n. 4 della Protezione Civile che si interessa di nucleare e con il coinvolgimento degli enti territorialmente interessati.
Tali osservazioni hanno evidenziato la mancata rispondenza del piano di disattivazione presentato dalle F.N. alla definizione data al termine 'disattivazione' dell'art. 7 c.1 lett. p, e dalle norme UNI in materia. In particolare, nella norma UNI 9498 (parte I) viene esplicitamente affermato che il processo di disattivazione non può ritenersi concluso se non con il raggiungimento di una situazione senza vincoli di tipo radiologico per l'impianto e per il suo sito (c.d. uso incondizionato).
Nel predetto piano del 1996, invece, è stata più volte espressa l'intenzione della società di richiedere, a disattivazione compiuta l'autorizzazione all'esercizio di un deposito di materie nucleari, ai sensi dell'art. 52 D.L.vo n. 230/95.
In via generale, pertanto, la Regione ha rimarcato, per molteplici aspetti, il carattere lacunoso di tale piano.
In tal senso, è stata evidenziata la mancanza di un inquadramento ambientale e territoriale del sito, così come l'omissione di riferimenti ambientali importanti per stabilire l'effettiva efficacia della bonifica prevista nell'ambito del procedimento di disattivazione.
Inoltre, la mancanza di una dichiarazione esplicita, nel Piano, circa lo stato finale degli impianti ha alimentato il dubbio se si trattasse di rilascio totale o di rilascio parziale del sito (art. 7 lett.p).
Entrando nel merito dei contenuti del Piano, la Regione ha osservato la mancanza delle caratteristiche operative che, di contro, lo stesso avrebbe dovuto possedere.
In particolare, il Piano è stato considerato riduttivo, dal momento che rappresentava solo in sintesi le azioni da portare a termine, senza disciplinare nel dettaglio le varie fasi e la relativa tempistica, e difettava degli elementi necessari per valutare se fossero state predisposte tutte le precauzioni atte ad evitare situazioni di rischio ovvero quelle azioni capaci di agevolare un pronto intervento in caso di eventuali incidenti.
In sostanza, si è ritenuto che il Piano così predisposto non potesse qualificarsi quale Piano di disattivazione ai sensi dell'art. 7 lett. p del decreto citato, bensì ricondursi ad un intervento coordinato di parziale dismissione di impianto e di bonifica di una zona del sito, con una riorganizzazione delle attività residue tramite esercizio di nuovi depositi.
Queste, in sintesi, le osservazioni trasmesse dalla Regione all'ANPA ai sensi dell'art. 56 D.L.vo n. 230/95 nel 1996.
Nel merito dell'articolazione del piano, la legge richiede che unitamente all'istanza di autorizzazione, siano presentati il piano delle operazioni da eseguire, una descrizione dello stato dell'impianto comprendente anche l'inventario delle materie radioattive presenti l'indicazione dello stato dell'impianto al termine della fase, le analisi di sicurezza concernenti le operazioni da eseguire e lo stato dell'impianto a fine operazioni, l'indicazione della stima degli effetti sull'ambiente esterno ed un programma di radioprotezione anche per l'eventualità di un'emergenza, unitamente all'indicazione della "destinazione dei materiali radioattivi di risulta", il cui allontanamento costituisce formalmente e sostanzialmente il raggiungimento delle condizioni di disattivazione di cui al citato art. 7.
Come già detto, il Piano formulato nel 1996, non illustra in modo esauriente i presupposti delle operazioni di disattivazione.
In ogni caso, dalla lettura del decreto legislativo citato ed, in particolare, dalla definizione normativa di disattivazione, si ritiene che solo ad operazioni compiute, coincidenti cioè con lo "smantellamento finale o comunque con il rilascio del sito esente da vincoli di natura radiologica" si possano ipotizzare attività economiche diverse purch compatibili con la caratterizzazione del sito.
Infatti, l'eventuale permanenza di vincoli di natura radiologica (peraltro soggetta a regime prescritto e di sorveglianza, ai sensi degli artt. 52 e 54 del D.L.vo n. 230/95), nel caso di stoccaggi non meglio temporalizzati dovrebbe costituire oggetto di valutazione organica e complessiva da parte di chi esercita responsabilità di controllo e di chi per legge, ha competenza ad esprimere osservazioni il cui fine ultimo è quello di definire prescrizioni di natura vincolistica e di tutela ambientale e sanitaria.
Tra l'altro, per quanto riguarda il Centro Ecologico Polifunzionale, si precisa che la L.R. 59/95 attribuisce alle Province funzioni relative all'organizzazione dello smaltimento rifiuti (art. 4) e delega, alle stesse, funzioni di approvazione e autorizzazione dei progetti dei nuovi impianti di smaltimento non sottoposti alle formali procedure di pronuncia di compatibilità ambientale (art. 28) di competenza ministeriale.
Va inoltre evidenziato che l'approvazione del progetto deliberata dalla Provincia di Alessandria faceva riferimento alle normative preesistenti al D.L.vo n. 22/97 che peraltro prevede nuove classificazioni di rifiuti, con il conseguente adeguamento delle autorizzazioni già rilasciate.
Pare, ancora, opportuno ricordare che la Provincia ha approvato il progetto relativo alla predetta piattaforma o Centro polifunzionale subordinando però l'efficacia dell'atto al parere dell'Agenzia Nazionale per la Protezione Ambientale circa le possibili interazioni tra impianti diversi all'interno di uno stesso sito o di siti contigui nella medesima proprietà, di cui uno destinato a deposito di sostanze radioattive. Analisi che l'ANPA sta compiendo, avendo comunque disposto la revisione totale del piano di dismissione nucleare richiedendo una proposta maggiormente allineata al D.L.vo 230 e, soprattutto, alle norme tecniche unificate europee, alla fine allineandosi completamente ai contenuti del deliberato regionale dell'ottobre del 1996.
Nel deliberato, di fatto, si evidenzia la necessità di non valutare in modo parcellizzato attività e processi, presenti e programmati, ritenendo invece necessario "analizzare la situazione complessiva del sito, gli effetti sull'ambiente circostante e quelli introdotti dalle attività in essere ovvero programmate".
Elemento nuovo che compare nella vicenda è costituito dalla presentazione di un nuovo piano che annulla e sostituisce quello precedente, per dichiarazione stessa della FN, riaprendo il procedimento istruttorio di cui all'art. 56 del D.L.vo 230/95 come da chiarimenti richiesti dalla Regione al MICA.
Preliminarmente, corre l'obbligo di evidenziare come la Società non ricorra più alla richiesta di autorizzazione a mantenere un deposito di materiale nucleare (combustibile nucleare fresco), di cui all'art. 52 del D.L.vo 230/95 in quanto i vari detentori (ENEA, ENEL, Politecnico di Torino, INFIN) hanno deciso di vendere, alienare o trasferire il materiale in argomento.
Come primo approccio, anche a seguito di riunione apposita del Comitato Tecnico n. 4 che si occupa di sorgenti nucleari, si può affermare che il piano è allineato, come articolazione e contenuti, ai disposti del citato decreto legislativo e, di fatto, costituisce la prima fase della progettata dismissione in quanto permarrebbe sul sito, seppur in forma provvisoria ma non precisamente temporalizzata, un deposito di rifiuti radioattivi come residuo delle attività di dismissione dell'impianto.
A scopo di chiarimento, va precisato che i rifiuti di cui si sta trattando si compongono di capi di vestiario ed elementi frazionati plastici, metallici e cartacei, tutti oggetto di residui dei lavori di disattivazione e che, in ogni caso, si esclude la presenza di materiale contaminato da Plutonio.
La prima licenza di esercizio dello stabilimento F.N., che risale agli inizi degli anni '70, prevedeva l'autorizzazione all'assemblaggio di ossidi misti urano-plutonio, come sorgenti già sigillate e quindi non contaminanti, per impianti del tipo Garigliano.
Presso gli impianti F.N. non esistono più tali materiali e lo stesso Decreto Ministeriale del 1993 che rinnova per 5 anni la licenza di esercizio degli impianti non prevede più tali lavorazioni.
Di ciò, naturalmente, si chiede formale chiarimento all'ANPA nel corpo delle osservazioni che la Regione sta formulando.
L'allontanamento finale di tali rifiuti, insieme a quelli già esistenti, è subordinato alla definitiva localizzazione del sito nazionale per lo stoccaggio finale e definitivo di tutti i rifiuti radioattivi.
Solo in questo caso si compirebbe, dunque, la seconda fase dell'iter di disattivazione che costituirebbe il rilascio incondizionato del sito libero da qualsiasi rischio radiologico residuo, come previsto dalla norma.
La permanenza sul sito di un ulteriore deposito di rifiuti per un periodo che non può essere precisato e la caratterizzazione complessiva dell'area di proprietà della società F.N. sono state anche oggetto di discussione in appositi tavoli di concertazione con l'ANPA, l'ARPA e i soggetti locali coinvolti, che l'Assessorato ha convocato a Torino nei mesi di luglio e settembre.
Gli stessi argomenti sono stati poi ampiamente discussi e allargati al progetto del Centro polifunzionale, in alcune riunioni che l'Assessorato ha organizzato per sentire i Comitati locali più rappresentativi, presso il Comune di Alessandria, e gli uffici regionali decentrati sempre nei mesi di luglio e settembre.
In una occasione partecipavano anche i Consiglieri regionali Chiezzi Moro e Gatti, i quali portavano uno specifico contributo che corrobora, in altra misura, ciò che già è detto nel dispositivo regionale del 1996.
In sostanza, l'intera area di proprietà della F.N. S.p.A. ricade sotto la competenza autorizzatoria ministeriale e la vigilanza dell'ANPA attribuzioni che parrebbero rivestire carattere sovraordinato sugli atti di pianificazione locale, relativi all'area di proprietà F.N. oggetto di licenze di esercizio nucleari passate e presenti. Tali competenze potrebbero incidere sulla efficacia di qualsiasi atto amministrativo locale (comunale e provinciale) che preveda destinazioni future per l'area nel suo complesso, tanto più in presenza di un nuovo stoccaggio di rifiuti, seppur provvisorio, ma non precisamente temporalizzato, e in assenza delle "eventuali prescrizioni connesse con lo stato dell'impianto e del sito al termine delle operazioni" (art. 57 D.L.vo cit.).
Emerge in ogni caso, a questo proposito, il problema connesso all'applicabilità dell'art. 1 lett. c) del D.P.C.M. 377/88 che prevede l'obbligo di sottoporre a valutazione di impatto ambientale i progetti relativi agli stoccaggi di rifiuti radioattivi. E' ben vero che la norma si riferisce ad uno stoccaggio definitivo, mentre nella fattispecie trattasi di uno stoccaggio provvisorio, ma è anche vero che mancando una "temporalizzazione" lo stoccaggio non può non essere assimilato, in via conservativa, ad uno definitivo. Peraltro, che siano fatte salve le "disposizioni vigenti in materia di dichiarazione di compatibilità ambientale" oltre che di bilancio generale, è espressamente ribadito nello stesso D.L.vo n. 230/95 (vedasi per esempio l'art. 33).
Il piano in argomento, in conclusione, seppur descritto in modo formalmente corretto, anche se suscettibile di precisazioni, nel rappresentare le operazioni sottese al decommissioning, non raggiunge lo stadio finale descritto all'art. 7, c. 1, lett. p) del decreto citato, vale a dire di smantellamento totale, con rilascio del sito esente da vincoli di natura radiologica. Per un periodo di tempo indeterminato (condizionato dalla definizione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi), infatti una parte del sito medesimo (edificio BLD 8) continuerà a contenere rifiuti solidi radioattivi infustati e supercompattati già esistenti ed etichettati, là dove un'altra parte (magazzino B 106, all'interno dell'edificio BLD 1) sarà adibita a stoccaggio dei rifiuti radioattivi non supercompattati e di quelli risultanti dalle attività di disattivazione.
In conclusione, il piano delle Società F.N. non risponde alle esigenze e ai principi introdotti dal D.L.vo 230/95 e dalle norme più generali di tutela ambientale proprio per il carattere di incompletezza delle attività che devono culminare nella rimozione totale del rischio radiologico, per l'indeterminatezza temporale dell'esercizio di installazioni finalizzate allo stoccaggio di rifiuti radioattivi e, ancora, per l'evidente necessità di strutturare le installazioni sopra citate nel quadro di un disegno progettuale più ampio e articolato, in analogia con le analisi di compatibilità ambientale, teso a rispettare i principi di tutela e sicurezza prima richiamati.
Per le ragioni sopra descritte la Giunta regionale, con proprio provvedimento n. 41-22750 del 20 ottobre 1997, ha espresso il proprio parere definendo "non accoglibile" il Piano presentato il 20 giugno scorso dalla società Fabbricazioni Nucleari per la disattivazione dell'impianto di Boscomarengo "nella considerazione che esso configura il solo rilascio parziale del sito, stante la permanenza, a tempo indeterminato, di depositi di rifiuti radioattivi".
Il provvedimento viene ora inviato, come prevede la legge, all'ANPA (Agenzia nazionale per la protezione ambientale) che dovrà esprimere un parere che sarà ulteriormente sottoposto alla verifica finale dei Ministeri competenti e della Regione Piemonte ed infine inviato al Ministero dell'Industria per i provvedimenti conseguenti. Faccio presente che sono competenti anche i Ministeri alla Sanità e al Lavoro.
In sostanza ci troviamo di fronte ad una vicenda complessa, che è congelata, in attesa che l'ANPA finalmente faccia sapere il suo punto di vista. E' previsto nei prossimi giorni un mio incontro con il nuovo Presidente dell'ANPA, dott. Ganapini, e non mancherò in quella sede di richiamare anche al nuovo Presidente, così come avevo fatto con il precedente Presidente dott. Signorino, l'importanza che noi attribuiamo ad una corretta conclusione di questa vicenda, illustrando anche compiutamente tutte le critiche che fino adesso abbiamo mosso a questo Piano di disattivazione.
Vi era anche un ordine del giorno collegato. Io chiederei eventualmente di differirne la discussione a quando si potranno avere magari maggiori informazioni (se i colleghi lo ritengono) sullo stato dell'arte, cosa pensa l'ANPA, almeno a che punto è la questione in casa ANPA.
Ovviamente, mi era giunta notizia della presentazione di qualche integrazione anche da parte dei Gruppi di maggioranza: se abbiamo una panoramica complessiva, forse è meglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

E' politicamente grave rispondere solo ora all'interpellanza urgente sull'installazione del Centro Ecologico Polifunzionale di Bosco Marengo che risale al 3/9/1996.
Certamente molte sono le cause politiche di questo ritardo ingiustificato. Tutto penso dipenda dall'instabilità politica di questo Consiglio regionale e della Giunta.
A questa data, molti fatti rilevantissimi sono avvenuti, tra cui il passaggio di delega ambientale dalla Regione Piemonte alla Provincia di Alessandria.
Nell'interpellanza urgente si ponevano al Presidente della Giunta regionale e all'Assessorato competente - anche se poi oggi l'Assessore Cavallera ha risposto in modo burocratico, comunque puntuale - gravi interrogativi ed immediate risposte, che non sono arrivate e che hanno determinato un continuo disagio e rabbia per la salute da parte delle popolazioni residenti in quell'area della Fraschetta che - è bene ricordare consta di otto Comuni.
In particolare, si richiamava il fatto che l'Enea, tramite la società Fabbricazioni Nucleari, aveva presentato all'Ente Provincia di Alessandria un progetto di installazione per il trattamento ed il recupero di rifiuti speciali a Bosco Marengo, in un'area già ad alto rischio ambientale per la presenza di industrie chimiche quali l'Ausimont. L'Assessore non ha risposto a questo quesito rilevantissimo.
La natura del terreno dell'area della Fabbricazioni Nucleari è di tipo alluvionale, con consistenti strati di sabbia e ghiaia, ed il progetto per l'installazione del Centro Ecologico Polifunzionale non risolve il problema occupazionale dei 120 lavoratori, perché prevede l'impiego di 23 addetti.
L'interpellanza, ormai superata dai fatti, con l'aggravarsi anche della posizione politica della Provincia di Alessandria che ha approvato la delibera, chiedeva qual era reale possibilità della Provincia di Alessandria di svolgere quelle Conferenze dei servizi, ormai comunque avvenute perché è passato tantissimo tempo.
Volevo rilevare che le grandi proteste della gente della Fraschetta hanno anche determinato una situazione abbastanza anomala o, quanto meno di grosso disagio tra gli Enti territoriali, cioè tra i Comuni che sono in quest'area e la Provincia stessa.
E' inoltre già stato ricordato dall'Assessore l'esistenza di un ordine del giorno che dovrebbe essere discusso a lato di questa interpellanza, in cui si chiede con forza che venga discussa e votata in questo Consiglio regionale una soluzione, altrimenti - veramente - entriamo nel ridicolo.
Comunque sia, entriamo in una logica di due Regioni: da una lato quella centrale a Torino; dall'altro, la periferia, dove tutto quello che avviene non viene tenuto nella stessa considerazione.
E' un problema drammatico quello che sto sottoponendovi; comunque è all'attenzione di tutti lo stesso Assessore lo ha ampiamente rilevato nella sua risposta, seppur non tempestiva rispetto alle domande che gli abbiamo posto.
La Provincia di Alessandria, com'è noto, ha deliberato la concessione del progetto di installazione, vincolandolo però all'Agenzia nazionale per la protezione ambientale. L'efficacia dell'autorizzazione viene quindi subordinata al parere dell'Agenzia nazionale per la protezione ambientale in ordine alle possibili interazioni tra impianti diversi all'interno di uno stesso sito e tra siti contigui nella medesima proprietà, di cui uno destinato a deposito di sostanze radioattive. Per cui è stato un assurdo secondo me la deliberazione della Giunta provinciale di Alessandria. A mio avviso, come è stato poi fatto dalla Giunta regionale, questa delibera è da ritenersi contestata.
Credo che non sia più possibile da parte della Regione dare l'esercizio della delega a questa Provincia perché ha dimostrato su questa materia un ritardo, quanto meno una insensibilità direi clamorosa.
Ritengo che anche per serietà verso una zona così importante del Piemonte, drammaticamente colpita da questa presenza, oggi il Consiglio regionale dovrebbe finalmente approvare l'ordine del giorno da tanto tempo atteso perché quest'area si aspetta che il Piemonte le sia vicino.



PRESIDENTE

Vista l'importanza dell'argomento ha richiesto la parola l'Assessore Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

In realtà è per un'aggiunta di tipo burocratico, nel senso che la risposta era pronta dal 30 ottobre 1997. Non so se la colpa è del regolamento dei nostri lavori, però avendo assunto la delibera il 24 ottobre 1997 la documentazione era agli atti, poi purtroppo fino ad oggi non si è mai potuto discuterne.



PRESIDENTE

Ritengo pertanto discusso questo gruppo di interrogazioni e di interpellanze.


Argomento: Cave e torbiere

Interpellanza n. 800 inerente a: "Cava di argilla in località Cagnarello nel Comune di Pozzol Groppo (AL)"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'interpellanza n. 800 dei Consiglieri Chiezzi e Moro, cui risponde ancora l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore alle cave e torbiere

Ho una risposta in due puntate, nel senso che nel frattempo c'è stato un aggiornamento di cui riferirò a conclusione della risposta formulata in data 20/11/96.
Con l'interpellanza urgentissima riferita alla cava di argilla in Località Cagnarello nel Comune di Pozzol Groppo (AL) i consiglieri regionali interpellanti intendono sapere: se si intende predisporre atti di controllo e supervisione dei lavori di coltivazione della cava Cagnarello quali iniziative si intenda adottare per impedire il deturpamento dell'ambiente in palese violazione delle norme in materia quali provvedimenti si intenda adottare per le responsabilità dei pubblici amministratori.
In proposito si riferisce che l'attività di cava in località Cagnarello è stata autorizzata dal Consiglio Comunale di Pozzol Gruppo con deliberazione n. 10 del 3/4/1992 previa acquisizione del parere della Commissione Tecnico-Consultiva per le Cave.
Nel corso dei lavori di coltivazione, a seguito di relazione a firma dell'ingegner Cremonte Giorgio ed alla nota, di richiesta sopralluogo da parte del Sindaco del Comune di Pozzol Groppo datata 8/9/1993 n. 1522 funzionari dei Servizi Regionali Cave e Torbiere e Polizia Mineraria hanno eseguito un sopralluogo nella cava in località Cagnarello in data 23/11/1993.
Accertando in sintesi quanto segue: la coltivazione ed il conseguente recupero ambientale non erano eseguiti secondo i lotti previsti nell'autorizzazione le canalette per la regimazione delle acque di ruscellamento non erano state realizzate non erano stati definiti i lotti sui quali realizzare gli interventi di recupero ambientale sperimentali non era stata definita chiaramente l'ubicazione del deposito di terreno agrario.
Inoltre la ditta non aveva ottemperato ad eseguire le planimetrie annuali di aggiornamento topografico; le risultanze del sopralluogo sono state inviate all'Amministrazione Comunale di Pozzol Groppo per i provvedimenti conseguenti ai sensi della delega prevista dall'art. 4 L.R.
n. 69/1978 "Coltivazione di cave e torbiere.
Durante un successivo sopralluogo in data 11/7/1994 i medesimi funzionari accertavano quanto segue: in data 30/3/1994 la ditta aveva provveduto ad inviare all'Amministrazione Comunale la planimetria di aggiornamento annuale il piazzale era profilato con opportuna pendenza per facilitare lo sgrondo delle acque le canalette di regimazione erano state realizzate nella fascia vincolata, ai sensi dell'art. 1 lett. c), legge n. 431/1985 erano stati realizzati senza autorizzazione depositi di terreno agrario e di materiale sterile.
Con nota 18/7/1994 veniva inviata relazione dettagliata alla Procura di Tortona ai sensi dell'art. 347 del Codice di Procedura Penale.
In sede di sopralluogo copia del verbale di accertamento contenente le specifiche irregolarità riscontrate è stato consegnato al Sindaco del Comune di Pozzol Groppo per l'adozione dei provvedimenti di competenza previsti dal già citato art. 4 della L.R. 69/78.
In relazione a quanto accertato con ordinanza n. 4 del 4/10/1994 il Sindaco disponeva la sospensione dell'attività estrattiva e prescriveva alla ditta la messa in pristino dell'area secondo quanto previsto dall'autorizzazione.
A questo punto occorre sottolineare che durante lo svolgimento dell'incarico del Procuratore di Tortona, il Servizio Cave ha richiesto alla Comunità Montana delle Valli Curone, Grue e Ossona copia del parere previsto dalla L.R. 69/1978 e richiamato nella deliberazione n. 10 del 3/4/1992.
A seguito di ripetute richieste la Comunità Montana inviava in data 5/8/1994 un parere sfavorevole all'ampliamento della cava espresso dalla Commissione permanente per la gestione del P.R.G.I. della Comunità Montana stessa.
L'Assessorato, ritenuto che il parere citato non fosse conforme alle norme della L.R. 69/78 in quanto espresso ai sensi della L.R. n. 56/1977 senza quindi valutare l'istanza sotto gli aspetti eminentemente tecnico estrattivi e socio-economici connessi con l'attività estrattiva, ha richiesto ulteriormente alla Comunità Montana la documentazione occorrente per una valutazione completa.
Anche la Commissione Tecnico Consultiva Regionale per le Cave, nel frattempo informata dei fatti, da parte sua, nella seduta del 16/2/1995 richiedeva alla Comunità Montana il parere formulato secondo il dettato della L.R. n. 69/78.
Parallelamente, in forma cautelativa ed in attesa di acquisire il parere citato, con deliberazione della Giunta Regionale del Piemonte n.
157/43859 datata 14/3/1995, si è provveduto a sospendere l'efficacia della deliberazione del Consiglio Comunale di Pozzol Groppo n. 10 in data 3/4/1992.
In data 14/3/1995 la Giunta della Comunità Montana ha espresso parere negativo all'ampliamento della cava, ampliamento peraltro già autorizzato con la deliberazione n. 10/92.
Il parere è pervenuto all'Assessorato il 17/3/1995.
A questo proposito occorre sottolineare che il parere della Comunità Montana non è vincolante per le determinazioni dell'Amministrazione Comunale; circa poi eventuali illeciti amministrativi relativi alla deliberazione autorizzativa si sottolinea come la Procura competente stia indagando in proposito.
Il Tribunale Amministrativo Regionale con ordinanza n. 783/95 datata 11/10/1995 ha accolto l'istanza cautelare di sospensione della D.G.R. n.
157/43859 del 14/3/1995; attualmente si è in attesa della sentenza di merito.
In data 4/10/1994 il Sindaco di Pozzol Groppo ha revocato la precedente ordinanza di sospensione sulla base di un rilievo topografico e relazione eseguiti dall'ing. Massimo Romano, nel frattempo subentrato all'ing.
Cremonte nella veste di consulente del Comune, dalla quale risulta che i lavori di cava sono conformi all'autorizzazione ed ai rilievi di aggiornamento presentati dalla ditta esercente.
Infine, in merito all'accertamento di eventuale interferenza tra la zona dove è presente copertura arborea ed i lavori di coltivazione in data 21/3/1995, congiuntamente a funzionari del Corpo Forestale dello Stato, si è effettuato un rilievo topografico le cui risultanze sono state trasmesse alla Procura della Repubblica competente.
In data 2/10/1996 è stato effettuato un ulteriore sopralluogo nella cava.
Dal verbale risulta che la ditta ha provveduto ad inviare al Comune di Pozzol Groppo le planimetrie con l'individuazione dei lotti di coltivazione relativi al triennio '95-'97 e la relazione tecnica in cui è descritta l'area di deposito del terreno agrario; inoltre dagli elaborati citati non risultano ulteriori aree oggetto di recupero ambientale, rispetto a quelle già accertate, in quanto a causa della sospensione dell'attività di coltivazione non sono attualmente disponibili nuove aree utili allo scopo.
Durante il sopralluogo si è altresì accertata la mancanza delle canalette al piede del fronte superiore di scavo a causa del ribasso, attualmente in corso del piazzale; il responsabile dei lavori ha dichiarato che la canaletta verrà ricostituita compatibilmente con l'evoluzione dei lavori di ribasso. Infine è stato accertato che la ditta non ha provveduto ad inviare la relazione relativa alla sperimentazione di recupero ambientale eseguita sulle aree individuate in progetto.
Anche in questo caso è stata data segnalazione al Sindaco affinch provveda in relazione a quanto accertato.
In relazione ai punti salienti proposti dall'interpellanza quanto sopra riportato pone in evidenza che l'Assessorato è più volte intervenuto tramite propri funzionari, per verificare l'andamento dei lavori segnalando di volta in volta all'Amministrazione Comunale infrazioni di ordine amministrativo ed alla Procura competente quelle di carattere penale.
L'Assessorato, inoltre, ha inviato puntuale rapporto, in data 18/7/1994, nell'ambito di un incarico ricevuto dalla Procura stessa; il contenuto del rapporto è coperto da segreto istruttorio.
In ultimo, eventuali responsabilità di pubblici amministratori in ordine alla non corretta applicazione delle norme vigenti sono tuttora all'esame della Magistratura. La data della relazione risale al 20 novembre 1996, noi abbiamo un sistema che fa sì che la risposta rimanga per oltre un anno negli uffici. Quindi a gennaio del 1998 è stata mandata avanti un'integrazione che recita: "Si fa seguito alla nota del 20 novembre 1996 mediante la quale questo ufficio forniva gli elementi atti a rispondere all'interpellanza in oggetto per confermare gli stessi e comunicare, ad ulteriore integrazione, che successivamente al sopralluogo del 2/10/1996 è stato effettuato un nuovo sopralluogo in data 20 maggio 1997 e sono stati rilevati i seguenti fatti: fronti di scavo con ampie aree erose dal ruscellamento delle acque meteoriche la coltivazione procede esclusivamente sul fronte est, sul fronte sud ovest i lavori di profilatura proseguono a rilento non sono state definite le aree sulle quali devono essere eseguiti i lavori sperimentali di recupero ambientale".
A seguito dei rilievi verbalizzati ed a seguito di ulteriore nota dell'Assessorato in data 2 giugno 1997 il comune di Pozzol Groppo, con deliberazione n. 19 del 11/7/1997, ha stralciato dall'area di cava l'area individuata boscata a seguito di rilievo topografico e di sopralluogo congiunto tra il servizio cave e il corpo forestale dello Stato. Questo sopralluogo è avvenuto il 21 marzo 1995.
Peraltro la suddetta area non è mai stata interessata a lavori di cava.
Inoltre con la deliberazione citata è stato fatto obbligo alla ditta a presentare relazione agronomica relativa agli interventi di recupero ambientale indicando la cronologia di esecuzione e a produrre una proposta progettuale con l'individuazione delle aree da sottoporre a sperimentazione per quanto concerne il recupero ambientale.
Mi scuso per la lunghezza della risposta, ma trattandosi di fatti svoltosi in più anni, ho ritenuto opportuno essere esauriente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Do atto all'Assessore della puntualità, indipendentemente dal ritardo che non dipende certamente da lui. Lo ringrazio sia per la risposta alle gravi rilevanze che avevamo posto per quanto riguarda il centro polifunzionale di Boscomarengo sia per quanto riguarda la cava di argilla in località Cagnarello. La mia rilevanza era soprattutto rivolta a rimarcare i problemi drammatici che avvengono in provincia di Alessandria che non sono mai stati toccati con la giusta puntualità in questo Consiglio regionale.
So che l'Assessore è presente e puntuale, però qui in Consiglio regionale un problema drammatico, come quello sollevato nella precedente interpellanza, non è mai approdato nella giusta discussione.
Per quanto riguarda invece la cava di argilla devo rilevare che le risposte date dall'Assessore sono state comunque molto puntuali, ovviamente la rilevanza della nostra interpellanza allora urgentissima che risale al settembre del 1996, rilevava che nel territorio di Pozzol Groppo, in località Cagnarello, c'era funzionante una cava di argilla che sollevava preoccupazioni. La cava era stata poi oggetto di sopralluoghi da parte dello studio tecnico dell'ing. Giorgio Cremonte di Tortona che aveva segnalato delle irregolarità alle varie istituzioni preposte. La coltivazione era in corso ancorché nella relazione ci dovesse effettuare solo nella stagione estiva. I lavori di movimento del materiale argilloso della cava hanno interessato i reparti entro le fasce dei 150 metri del rio Cagnarello, in contrasto con le disposizioni di cui alla legge n. 431 del 1985. Risultava anche riportato materiale argilloso di substrato per un pendio coltivato a cava in precedenza e con manto erboso già attecchito.
L'operazione era ritenuta inopportuna in quanto l'attecchimento del manto erboso e di piante non potrà avvenire per molti anni. Inoltre vi sono dei rilievi di ordine penale ai quali l'Assessore ha puntualmente risposto.
Noi riteniamo di chiedere la risposta scritta, comunque volevo sottolineare che le considerazioni, le rilevanze anche per il Piemonte sud debbano essere tenute nella dovuta considerazione d'ora in avanti.


Argomento: Problemi energetici

Esame proposta di deliberazione n. 497: "Interventi di risparmio energetico negli edifici di proprietà degli enti locali piemontesi adibiti ad uso pubblico - Criteri e procedure per la concessione ed erogazione di contributi in materia di uso razionale dell'energia, risparmio energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili di energia in attuazione dell'art. 8 della legge 9 gennaio 1991, n. 10"


PRESIDENTE

Esaminiamo la deliberazione n. 497, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Il provvedimento in Commissione ha avuto la seguente votazione: favorevoli i Gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, CDU, CCD, PDS e Gruppo misto; si sono astenuti i Gruppo di Rifondazione comunista e PPI non ha partecipato alla votazione il Gruppo dei socialisti del patto dei democratici.
La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'energia

Come avevamo già detto in Commissione si tratta di introdurre una piccola modifica nell'impostazione dei nostri bandi al fine di rendere effettiva una riserva di fondi per il settore pubblico.
In sostanza voi sapete che gli enti locali sono stati investiti di una serie di funzioni di controllo verso gli impianti che utilizzano i prodotti energetici.
A questo punto gli stessi Comuni hanno detto che nel momento in cui devono svolgere una funzione verso terzi sarebbe opportuno che si potesse intervenire anche sugli impianti propri, perché altrimenti la situazione potrebbe essere discutibile.
Nell'ambito degli orientamenti che si sono consolidati in questi anni e che hanno fatto sì che quelle che erano le risorse pregresse venissero utilizzate, noi nel corso del 1997 abbiamo formulato questa proposta ovviamente sospendendo l'emanazione di ogni bando in attesa delle determinazioni del Consiglio.
Noi pensiamo, in termini salomonici, di riservare almeno il 50% delle risorse alle proposte degli enti pubblici; ovviamente fissando dei criteri di rilevanza energetica sotto il profilo delle fonti rinnovabili soprattutto puntiamo anche a quegli interventi che possono avere poi un risvolto di tipo occupazionale.
Nelle nostre vallate, e noi non a caso siamo pedemontani, si potrebbe fare ricorso alla combustione delle biomasse, il famoso discorso, che abbiamo già fatto in parecchie sedi, della filiera forestale, che dà dei vantaggi occupazionali, energetici e ambientali, e che peraltro consente un ritorno alla manutenzione del bosco.
In sostanza questo è un obiettivo prioritario che si potrebbe in qualche modo favorire.
Ovviamente, vi sono una serie di altre ipotesi; addirittura si arriva anche all'ipotesi estrema, per certi edifici pubblici, magari ubicati in zone montane del fotovoltaico. Per il fotovoltaico ovviamente sono previsti degli obiettivi in termini di costo con correlativo risparmio in termini di gigajoul per milione di tipo diverso.
Confermo l'importanza di questo provvedimento che consentirà, entro pochi giorni dalla deliberazione, di dare corso all'annuale delibera di Giunta regionale e alla pubblicazione sul Bollettino dei bandi.
Peraltro vi è una tradizione di scadenze ad aprile e ottobre e adesso siamo proprio in zona Cesarini; se andiamo oltre rischiamo anche di fare perdere al sistema l'abitudine che ha consolidato in questi anni.



PRESIDENTE

Grazie Assessore.
La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Noi apprezziamo lo spirito della deliberazione, anche se non abbiamo votato a favore, in parte proprie per le ragioni che l'Assessore ha esposto. Ci pare, cioè, che privilegiare da una parte gli enti pubblici e dall'altra, all'interno di questo, poter individuare dei progetti che favoriscono sia l'incremento dell'occupazione, sia un risanamento ambientale, sia un aspetto estremamente positivo. Per questo noi riteniamo che sarebbe utile incrementare la quota che deve essere affidata agli enti pubblici, anche un po' per risanare una situazione pregressa in cui appunto, generalmente, i beneficiari non sono stati gli enti pubblici. Le quote che vanno ai privati sono quote che sostanzialmente hanno come funzione di ricevere finanziamenti all'interno dei progetti che mirano e ottengono il risparmio energetico, i criteri che vengono adottati per i fondi da dare agli enti pubblici, che realizzano lo stesso tipo di obiettivo, sono anche collegate ad altri aspetti, ricordati dall'Assessore medesimo, l'occupazione e la tutela dell'ambiente. Per questo abbiamo presentato un emendamento di incremento, perché le divergenze sono su questo, ma non sullo spirito che invece si sembra positivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bellion.



BELLION Marco

Grazie Presidente, anche noi diamo un giudizio positivo su questa delibera. Intanto già per il fatto che esista. Altro elemento che rimarchiamo positivamente è la concessione del finanziamento agli enti locali. Per cui non ci resta che ribadire il nostro voto favorevole su questa deliberazione anche in considerazione della quota di concessione del contributo che riteniamo congrua e soprattutto utile a corresponsabilizzare gli stessi enti locali.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'energia

Mi sembra che il Consigliere Papandrea abbia illustrato anche un emendamento. Ringrazio i colleghi che sono intervenuti, mi sembra che ci sia una larga convergenza sulla necessità di andare avanti su questo provvedimento.
L'emendamento che è stato proposto, elevare al 70% qualora si ipotizzasse l'accoglimento, dovrebbe essere integrato da una dizione che riserva, in caso di mancata presentazione da parte di enti pubblici, la graduatoria agli interventi privati.
Noi diamo una priorità agli enti pubblici, dato che i fondi se non li spendiamo poi vanno in economia e in parte sono fondi statali, dobbiamo per forza spenderli. Riserviamo la priorità agli enti pubblici perché vogliamo premiare anche la progettualità di coloro che vanno in questo senso.
Quindi proporrei un'integrazione di questo tipo che non snatura l'emendamento, ma rende fluida la cosa.
La considerazione da fare qual è. E' che adesso decolla la rottamazione degli alloggi e allora gli uffici proprio stamattina mi suggerivano la possibilità, limitatamente a questi periodi, di andare oltre un limite che noi avevamo pensato in altre epoche, circa un anno fa, che era del 50%.
Ovviamente ritengo che non vi siano ragioni per opporsi a un emendamento modificato così come io dicevo, cioè di prevederlo come una priorità e non come un obbligo e allora se in questo senso siamo d'accordo io lo accoglierei con questa precisazione. Giustamente mi viene ricordato che questa norma era già prevista, quindi con questa precisazione sta bene l'accoglimento dell'emendamento.



PRESIDENTE

Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Simonetti, Papandrea e Moro: 1) Si propone di sostituire al primo comma, dopo la parola "delibera", le parole "il 50% dei fondi" con le parole "il 70% dei fondi".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.
La Giunta accetta l'emendamento.
Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea, per dichiarazione di voto.



PAPANDREA Rocco

A questo punto, il nostro voto sarà favorevole. Ho già espresso prima la convergenza rispetto agli obiettivi; l'unico aspetto ci pareva questo.
Siamo favorevoli; tra l'altro l'Assessore sa che eravamo tra quelli che sollecitavano un provvedimento del genere, ci rendevamo conto dell'importanza che finalmente il Consiglio lo potesse approvare. Quindi non abbiamo avuto un atteggiamento contrario e non lo avremmo avuto neanche nell'altra dizione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la proposta di deliberazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Proposta di deliberazione n. 574: "Secondo prelievo dal fondo di riserva di cassa, di cui al capitolo n. 15970 dello stato di previsione della spesa del bilancio 1998, al fine di consentire pagamenti relativi alla gestione dei residui"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 574, di cui al punto 6) all'.o.d.g.
Ricordo che in Commissione hanno votato a favore i Gruppi: Forza Italia, Alleanza Nazionale, CDU, CCD, Gruppo Misto; contrario il Gruppo di Rifondazione Comunista; astenuti il Gruppo della Lega Nord per l'indipendenza della Padania. Non hanno partecipato al voto i Gruppi PDS e PPI.
La parola all'Assessore Burzi.



BURZI Angelo, Assessore al bilancio

E' una delibera di secondo prelievo dal fondo di cassa, di cui è stato discusso nella penultima I Commissione, che regolamenta una serie di capitoli solamente per cassa. Quindi, con decisioni che erano già state prese per quanto attiene al bilancio di previsione 1997; sono code dell'esercizio 1997.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglietti per dichiarazione di voto.



MIGLIETTI Franco

Grazie, Presidente. Questo prelievo di cassa, che mi pare sia il terzo viene effettuato in assenza di un bilancio politico di questa Amministrazione, per i noti impedimenti che hanno portato il Consiglio regionale ad autorizzare per ben due volte l'esercizio provvisorio.
Anche nella presentazione del maxi emendamento, quello dell'applicazione delle risorse libere, al progetto di legge n. 371, che prevedeva l'approvazione del bilancio cosiddetto tecnico, non vi é - a nostro giudizio - un indirizzo complessivo di tipo politico ed economico quindi di scelte politiche per quanto riguarda il sistema regionale.
Si opera obbligatoriamente, ci rendiamo conto che non sarebbe possibile bloccare tutta l'attività dei pagamenti senza intervenire con questi prelievi di cassa, ma, proprio per le ragioni che ci hanno portato a non poter discutere il bilancio previsionale della Regione Piemonte, ed operando imprudentemente - io ritengo - in esercizio provvisorio, il nostro voto sarà negativo.
Ci auguriamo che almeno questa vicenda dei due passaggi di esercizio provvisorio porti la Giunta, quando si riprenderà il discorso sull'approvazione del bilancio previsionale per il 1998, a fare una relazione ampia e dettagliata delle condizioni di tipo generale in cui oggi si trova la Regione Piemonte e, con l'applicazione di quel bilancio, quali saranno le previsioni e quale sarà il futuro del Piemonte.
Questa è una raccomandazione che facciamo sia all'Assessore che alla Giunta, in particolare al Presidente della Giunta, On. Ghigo, perch altrimenti avremo sicuramente perso del tempo.
Il nostro voto - ripeto - sarà totalmente contrario.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, pongo in votazione la proposta di deliberazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 24 voti favorevoli, 13 contrari e 2 astensioni.


Argomento: Commercio - Commercio al dettaglio

Esame ordini del giorno nn 694, 705 e 707 inerenti a: "Liberalizzazione e problematiche del commercio" (rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 8) all'o.d.g. che prevede l'esame degli ordini del giorno n. 694 presentato dai Consiglieri Salerno, Mancuso, Cotto Griffini, Ghiglia, Casoni, Gallarini e Rubatto; n. 705 presentato dai Consiglieri Spagnuolo, Picchioni, Foco, Peano, Bortolin, Manica, Riba Saitta, Montabone, Cavaliere e Angeli e n. 707 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti, tutti inerenti a: "Liberalizzazione e problematiche del commercio".
La parola alla Consigliera Spagnuolo, per l'illustrazione.



SPAGNUOLO Carla

Temporalmente dovrebbe forse intervenire qualcuno dei presentatori però io ho alzato la mano...Se per voi va bene, posso intervenire.



PRESIDENTE

Consigliera Spagnuolo, le posso chiedere scusa? L'Assessore Pichetto chiede di intervenire un attimo. Le spiace?



SPAGNUOLO Carla

No, anzi, può essere interessante.



PRESIDENTE

Grazie. La parola all'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio e artigianato

Approfittando dello stato di impasse in merito alla predisposizione degli altri ordini del giorno, volevo preliminarmente solo fare alcune considerazioni relativamente anche all'operato della Giunta regionale nell'ambito della Conferenza Stato-Regioni e nei rapporti con le altre Regioni e poi col Ministero dell'Industria sullo schema di decreto in questione, senza entrare ancora nel merito dei contenuti degli ordini del giorno presentati in questa sede.
Sarà distribuita fra un attimo (o è in fase di distribuzione) una bozza, un documento che contiene una serie di osservazioni che la Regione Piemonte ha trasmesso al Ministero dell'Industria, con una premessa: quando è uscito lo schema di decreto, le Regioni italiane, come Giunte regionali si sono incontrate nella sede della Regione Liguria (Regione capofila per i problemi inerenti al commercio) e si è stesa una prima elencazione di quelle che erano le osservazioni che le Regioni facevano.
Queste osservazione iniziali avevano come riferimento in parte il ruolo programmatorio in parte le valutazioni sulle dimensioni. Ad esempio mettevano in luce come una eccessiva unificazione del vincolo sui 300 metri degli esercizi commerciali non potesse o avesse un impatto negativo su alcune realtà, come il Piemonte e la Lombardia, che presentano una tipologia, una dimensione, una morfologia territoriale dei Comuni diversa da altre realtà d'Italia; se pensiamo che il Piemonte ha 1209 Comuni e che la Lombardia ne ha 1500, l'impatto che avrebbe in alcune vallate una dimensione di 300 è decisamente superiore a quello che è una valutazione di dimensioni fatta sui Comuni del Mezzogiorno, dove ci sono esclusivamente grandi Comuni o grandi frazioni.
Le Regioni trovarono una serie di punti di convergenza che avevano come riferimento proprio queste segnalazioni; erano segnalazioni fatte alla Conferenza poi dei Presidenti, alla Conferenza Stato-Regioni, per analizzare questa serie di problematicità, comprese le problematicità relative alla formazione professionale, perché il grande elemento innovativo in questo schema di decreto - poi diventerà decreto - è quello di trasferire dagli attestati ai fatti concreti, con quei contenuti, alla formazione professionale, alla discussione relativa al fatto di togliere il REC per alcune tipologie di vendita.
Devo dire che sul REC, dopo discussioni, la mediazione a livello di Regioni è stata quella di essere d'accordo nel togliere il REC su quelli che erano i prodotti non alimentari, anzi si è chiesto di fare precedere formazione a quelle alimentari anche per una questione di omogeneità di mercato. Siamo in una realtà dove chi produce determinati prodotti che vanno sul mercato non ha nessun obbligo di controllo, mentre altri che li vendono confezionati avevano l'obbligo di controllo. Quindi di portare sul fronte della formazione quello che era ormai diventato un puro adempimento burocratico (quello del REC).
Questo è stato trasmesso alla Conferenza dei Presidenti perché se ne facessero portatori nei confronti del Ministero, peraltro anche con scambi col Ministero dell'Industria abbastanza frequenti.
A seguito di queste osservazioni, la Regione Liguria (Regione capofila) ha incontrato ANCI e UPI. Di lì è nato un tentativo di altra mediazione che ha visto anche una divisione forte su alcune modalità, quindi non sono state accolte da alcune Regioni che vanno avanti per loro conto.
Successivamente a tutto questo, la Regione Piemonte, con un impegno che era stato assunto da parte del sottoscritto con le organizzazioni che rappresentano i commercianti, ha aperto un tavolo per una prediscussione di questi temi. Ricordo che questa prediscussione era anche su un altro tavolo già in corso per quanto riguarda la legge 112, che era quella sull'ambulantato e che vedeva il confronto sulla bozza di normativa dell'ambulantato.
Da questo è emerso un documento che è una bozza di emendamenti all'accordo che c'era, che sono stati trasmessi al Ministero come contributo da parte della Giunta regionale, dell'Assessorato per le valutazioni opportune, e questo contributo naturalmente è poi stato trasmesso anche ai parlamentari piemontesi che fanno parte della Bicameralina di farsene portatori.
Naturalmente in questo documento finora ci sono alcune parti che non sono state accolte né dal Ministero dell'Industria né dalla Bicameralina.
Diciamo che la Regione Piemonte e le associazioni di categoria concordavano sul fatto che le tabelle fossero almeno 4, individuando la distinzione tra non alimentare, alimentare, abbigliamento in senso esteso e una tabella speciale simile all'VIII attuale sulla grande distribuzione.
Questi, finora, i risultati della Bicameralina e ci dicono che non è stato accolto.
Ancora un'ultima considerazione per quanto riguarda la Regione Piemonte ma su questo si sono associate diverse Regioni, comprese la Liguria e la Lombardia - si è posto il problema rimarcandolo e raccomandandolo al Ministero per l'emanazione del suo decreto legislativo sulla pubblica utilità, su quello che è il ruolo di pubblica utilità che alcuni esercizi commerciali svolgono in molte realtà (in questo caso della nostra Regione ragionando sul Piemonte), in particolare nei Comuni più piccoli.
Questo d'accordo sul fatto anche di estendere quelle che sono le tipologie di vendita, anzi con la possibilità che queste si trasformino e abbiano come un riferimento di alcuni servizi pubblici che altrimenti in quelle realtà probabilmente non verrebbero svolte. Tutto questo come raccomandazione e contributo alla valutazione.
Questo per la trafila di ciò che sono stati gli atti compiuti. A oggi per informativa, risulta che la Bicamerale ha espresso un parere. Il parere della Bicamerale dà alcune modifiche che riguardano la metratura; per informazione, la Bicamerale raccomanda al Ministero di mettere più fasce rispetto ai 300 metri, lasciando alle Regioni la facoltà, in sede programmatoria, di determinare gli ambiti delle varie fasce, quindi non vincolare i 300 metri, di estendere il sistema di formazione; c'è una serie di correzioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Spagnuolo; ne ha facoltà.



SPAGNUOLO Carla

Devo dire che, mentre nell'intervento che avrei svolto prima dell'intervento dell'Assessore Pichetto, mi sarei limitata a parlare dell'ordine del giorno che insieme alla collega Bortolin e a tutti gli altri firmatari certamente discuteremo, dopo questo intervento, che peraltro ci propone dei documenti importanti (il commento al decreto legislativo sul commercio; la posizione della Regione Piemonte; poi ci ha dato adesso questo parere delle Regioni e degli Enti locali in questa materia; poi abbiamo avuto, in contemporanea, l'ordine del giorno che mi sembra rechi come primo firmatario Scanderebech e lo stesso Assessore Pichetto), credo che la questione si faccia più complessa.
Infatti, noi abbiamo una posizione che è illustrata nell'ordine del giorno n. 705, che fa tutta una serie di riflessioni, che partono sostanzialmente da una considerazione: che questo decreto, che viene chiamato - con una formula non tecnica - "di liberalizzazione del commercio", di fatto rappresenta la più grande rivoluzione del commercio dai decreti Battaglia ad oggi.
Allora ci fu la grande rivoluzione dei decreti Battaglia - siamo alla fine degli anni '80 - l'atto più innovativo nel campo del commercio da allora ad oggi è senz'altro questo tipo di decreto, sul quale le organizzazioni del commercio si sono soffermate e hanno fatto anche tutta una serie di loro osservazioni di cui, nel nostro documento, invitiamo il Governo a voler tenere conto.
Non so se gli altri colleghi saranno d'accordo, ma io mi fermerei qua perché mi chiedo - e chiedo ad esempio al Presidente della Commissione e anche agli altri Capigruppo - se una materia di questo tipo, con gli aggiornamenti che ci ha dato l'Assessore Pichetto, che noi possiamo valutare ma in maniera assolutamente superficiale ed approssimativa sulla base del suo intervento, non debba essere oggetto - in settimana, però - di una riunione della Commissione.
Ricordo di aver chiesto una riunione di Commissione al Presidente Scanderebech, anche con la presenza delle organizzazioni, almeno tre o quattro settimane fa.
Questa non vuole essere una ragione di polemica, ma mi sembra che le questioni poste anche dall'Assessore Pichetto debbano essere oggetto di riflessione. E lo debbano essere - e mi rivolgo anche al Presidente Ghigo perché ha un senso che noi approfondiamo le questioni poste e riusciamo ad esprimere una posizione prima della parola definitiva della Conferenza Stato-Regioni, che avverrà la prossima settimana, (da quello che io sento dire).
Diversamente, noi ci riuniremo e la Regione Piemonte, su una materia che riguarda migliaia e migliaia di attività commerciali di esercizi piccoli o grandi, prenderà una posizione che noi non conosceremo perché non è stata discussa in nessuna sede, né consiliare né di altra natura pertanto credo che debba avere una corsia assolutamente di carattere preferenziale.
Chiedo espressamente che ci possa essere una posizione del Consiglio regionale del Piemonte su questa materia, sull'insieme delle questioni poste, in un momento che rappresenta - ripeto - la più grande trasformazione, dai decreti Battaglia ad oggi (sono passati, credo, 7 anni se non 8, una decina d'anni).
Ricordo che ero Assessore al Comune di Torino quando ci fu il decreto Battaglia e il Ministro disse, parlando con noi come Consulta nazionale del commercio: "Certamente questo è un salto nel vuoto".
Noi sappiamo che il commercio ha bisogno di liberalizzazioni per vivere, ma sappiamo anche che ha bisogno di regole ed anche che non ci siano dei salti straordinari.
Chiedo dunque un momento di riflessione in questa settimana rapidissimo in Commissione, e che la Conferenza Stato-Regioni si pronunci dopo che anche la nostra Regione in questa materia ha potuto dire la sua.
Altrimenti mi stupirei un po', Assessore, di come lei non abbia sentito l'esigenza, se non oggi. Voglio precisare che al dibattito di oggi ci si è arrivati perché l'abbiamo chiesto noi Capigruppo, e nella fattispecie io ma si erano già espressi anche i colleghi di Alleanza Nazionale e il Capogruppo Gallarini; ci arriviamo perché noi abbiamo chiesto che oggi si facesse e si facesse non oltre oggi.
Sommessamente, dico che questi documenti, o un'informativa, forse ci potevano arrivare anche prima; per questo mi permetto di sottolineare l'esigenza in maniera pressantissima.



PRESIDENTE

Sulla proposta testé fatta dalla Consigliera Spagnuolo propongo di sentire il parere dei Gruppi; inoltre ricordo - scusi Consigliera Bortolin la farò parlare subito - che domani, tutto il giorno, e giovedì sono previste delle riunioni di Commissione. Lo ricordo, perché è mio dovere farlo.
Prego, Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Lei ha fatto bene a ricordarci gli impegni di questa settimana. Il decreto, però, non è di qualche giorno fa.
Arriviamo oggi alla discussione di questo problema attraverso - mi consenta, Assessore - ordini del giorno presentati in questo Consiglio diversamente la Regione Piemonte e il Consiglio regionale, i Consiglieri né in Commissione né in quest'aula avrebbero avuto occasione di affrontare un problema così importante - io non ripeto le cose che ha detto la collega Spagnuolo, perché le condivido - ed anche così profondamente innovativo nell'ambito, certo, della distribuzione e del commercio nella nostra Regione così come nel nostro Paese, ma anche della cultura, della mentalità, del rapporto tra il commerciante e il cittadino (perché anche di questo si tratta).
Abbiamo in ballo questioni che riguardano migliaia di piccole imprese commerciali; abbiamo in ballo questioni che riguardano il modo di organizzare la vita nella nostra Regione così come nelle altre Regioni.
Io mi riferisco al Piemonte, perché la nostra Regione, peraltro, ha una realtà diversa rispetto alle altre del nostro Paese; ha, per esempio, la realtà estremamente parcellizzata della montagna, e quindi del piccolissimo commercio, che già era in grave difficoltà, che già era non solo agonizzante ma per molti aspetti morto, e che noi dobbiamo riprendere perché vogliamo valorizzare attraverso leggi specifiche quelle realtà montane.
Presidente, io faccio un'interruzione, per dire che lei è molto attenta a sottolineare il problema dei telefonini nella nostra aula, ma se ognuno di noi si mettesse davanti un computer e ci lavorasse, disturbando oltretutto, i Consiglieri che intervengono, credo che la soluzione di quest'aula sarebbe quella di una totale indifferenza rispetto agli argomenti di cui discutiamo.
Io non so se sia compatibile con i lavori del Consiglio che ci si porti anche il personal computer: a me pare di no! Comunque non voglio fare questione ai miei amici di Rifondazione: è una questione di carattere generale.
Dicevo che discutiamo di un argomento che tocca nel profondo l'organizzazione della vita...
Il Consigliere Chiezzi, poi, si interrompe anche, se non lo ascoltano quando interviene: lui lavora e disturba contemporaneamente! Non so su quale argomento, mi piacerebbe saperlo, ma non riesco a leggere fin lì.



(Commenti in aula)



MASARACCHIO Antonino, Assessore regionale

Sta registrando il tuo intervento.



PRESIDENTE

Andiamo avanti. Consigliera Bortolin, prosegua.



BORTOLIN Silvana

Lei però, Presidente, tenga l'ordine in aula: io vado avanti.



(Commenti in aula)



BORTOLIN Silvana

Io preferisco essere dimenticata da Rifondazione.
Allora, il problema è un problema molto importante.
Assessore, la Giunta ha presentato un documento che è il frutto anche di un lavoro fatto con le associazioni di categoria, ma la Giunta si presenta in quest'aula divisa! Io glielo voglio sottolineare: qual è la posizione della maggioranza? Stiamo discutendo di documenti che sono stati a noi consegnati! E' la posizione del Gruppo di Alleanza nazionale, e come lei si riconosce, che attacca in modo - scusate - davvero non utile, non produttivo nemmeno facendo opposizione al Governo nazionale? Attacca il decreto governativo con argomenti che sono in netto contrasto con quanto lei ci ha detto poc'anzi, con le argomentazioni, in modo succinto e disordinato, che io ho tentato di portare rispetto alla questione che abbiamo da affrontare anche come Piemonte. O è il documento e come si rapporta col documento, che è la somma, credo, della posizione di Forza Italia e che è stata a noi consegnata attraverso un ordine del giorno? Scusate, ma qual è la vostra posizione? Noi come Gruppi dell'opposizione ci siamo rapportati con un ordine del giorno che fa delle proposte, anche critiche, anche di modifica rispetto al decreto governativo, che pone delle questioni di correzione che mi pare siano in sintonia, Assessore, con quanto lei ha poc'anzi illustrato, che non contrastano, ma poi io qui non sono in grado di andare oltre perché non ho capito francamente qual è invece, lo ripeto, la posizione della maggioranza e della Giunta stessa! Lei parla a titolo personale, parla a titolo di tutta la Giunta, a nome del Presidente sicuramente, ma anche dei suoi colleghi Assessori, o di una parte? E' chiaro che in questa condizione ancora una volta - scusate, non è polemica - non si può discutere un argomento serio. Rapportatevi un pochino fra di voi, diteci qual è la sintesi della posizione della maggioranza andiamo pure in Commissione a discutere gli ordini del giorno in linea sparsa! Anche l'Assessore Vaglio lavora al computer, Presidente del Consiglio in quest'aula c'è davvero il totale disinteresse, per cortesia vietateli! Mettiamoci in rapporto fra di noi via Internet, così evitiamo anche di dare un costo alla comunità attraverso il gettone che riceviamo per la nostra presenza in quest'aula! Torniamo pure in Commissione, dicevo, ma con urgenza! Altrimenti noi non ci sentiamo assolutamente tranquilli rispetto ai nostri interlocutori esterni che sono le associazioni di categoria, gli operatori commerciali rispetto ai problemi che abbiamo come Regione Piemonte. Io ricordo qui che come Consiglio abbiamo anche approvato una legge regionale sul piano regolatore dei tempi che è strettamente correlato all'organizzazione del commercio, non solo, ma anche e soprattutto. Quindi ai problemi che noi come Regione peraltro abbiamo puntualmente molte volte affrontato e sottolineato.
Torniamo in Commissione, diteci qual è la vostra posizione politica o se venite in ordine sparso; affronteremo tutte le posizioni che qui ci avete illustrato.
La nostra non la riprendo perché la collega Spagnuolo l'ha illustrata chiaramente ed è quella unanime presentata con l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Grazie Consigliera Bortolin.
Per quanto riguarda l'invito a non usare il computer in aula, non sta a me dire quello che devono o non devono fare i Consiglieri, che sono maggiorenni e vaccinati.
La parola al Consigliere Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato

Mi dispiace che la collega Bortolin abbia polemizzato anche a fronte di quattro ordini del giorno che dimostrano la volontà di questo Consiglio una volta tanto, di essere propositivo e incisivo rispetto a questa vera e propria rivoluzione del commercio.
E' vero che ci sono state delle tempistiche determinate in modo improprio, però chi era presente in Commissione, proprio nell'ultima seduta, sa che si era convenuto che si doveva addirittura procedere con una Commissione specifica a fare delle audizioni, però l'Assessore Pichetto ci aveva annunciato che c'erano dei tempi stretti, nel senso che entro una settimana si doveva dare il parere. Cioè si dovevano esprimere gli indirizzi che erano stati richiesti a tutte le Regioni e ricordo che l'Assessore Pichetto, proprio all'indomani della nostra Commissione, aveva già programmato una riunione con tutte le categorie. Ora è arrivato quel documento che ha concordato con le categorie; ritengo quindi che sia corretto ritornare in Commissione. Posso suggerire - però qui mi deve aiutare il Presidente del Consiglio - di poter fare la Commissione domani sera in coda all'ultima Commissione (non so se sarò ancora io a presiedere questa Commissione). Comunque questo non ha importanza; importante è arrivare in Commissione e dibattere un argomento così importante, c'è la volontà di tutta l'aula e di tutti i Consiglieri di partecipare attivamente ad un confronto e questo è un segno positivo.
Mi dispiace che la collega Bortolin abbia rilevato tutto questo come un segno negativo. Io invece sono dell'avviso che questa è una grossa novità di quest'aula e quindi ritorniamo in Commissione. Ci dica il Presidente dell'aula se è d'accordo, dopodiché procediamo.



PRESIDENTE

Ricordo a tutti i Consiglieri che domani pomeriggio è già convocata la IV Commissione e in coda alla IV c'è la VI Commissione. Ci sono quindi già due Commissioni convocate; voglio solo ricordare questo aspetto.
Mi dice l'Assessore che potremmo convocarla addirittura oggi visto che il Consiglio, appena terminata questa discussione, si concluderà. Se saranno tutti d'accordo si può convocare oggi, comunque vedremo come va nel prosieguo.



SPAGNUOLO Carla

Conché ci sia anche l'Assessore.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio e artigianato

Sì.



CHIEZZI Giuseppe

Qual è l'ordine dei lavori della Commissione di domani?



PRESIDENTE

Sappiamo che sono convocate la VI e in coda la IV Commissione. Si vedrà che cosa fare per il resto. Domani mattina ci sarà l'insediamento delle Commissioni; domani pomeriggio - ripeto - ci saranno la VI e in coda la IV e poi di nuovo la VI! Dopo la IV c'è di nuovo la VI Commissione.



CHIEZZI Giuseppe

Dato che Scanderebech chiedeva invece di andare in coda alla VI, volevo dire due parole su quello.



SCANDEREBECH Deodato

Possiamo anche farla oggi pomeriggio.



PRESIDENTE

Vediamo che accordo prenderà l'aula.
Possiamo continuare?



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, al di là dell'orario e dell'ordine con cui la Presidenza sollecita gli incontri della Commissione io volevo far rilevare ai colleghi e soprattutto al Presidente della Giunta, che continuiamo a trattare materie così complesse e delicate con grandissima superficialità e molto spesso in modo estemporaneo.
Ricordo che la volta scorsa il Consiglio si era assunto un impegno, mi pare condiviso anche da lei Presidente, perché si svolgesse un dibattito politico possibilmente ampio che si concludesse con l'indicazione di qualche criterio per affrontare tutta la questione dell'applicazione della Bassanini.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Mi permetta di interromperla, Consigliere Saitta.
Questo è un tema diverso, perché in realtà non fa parte dei decreti Bassanini ed è oltretutto un'iniziativa sulla quale è giusto che quest'aula esprima la sua posizione, ci mancherebbe! D'altro canto, noi come Regioni, attraverso la partecipazione di un numero considerevole di Assessori alla materia competente, abbiamo rappresentato degli emendamenti al decreto del Ministro Bassanini.
Prima l'Assessore ha detto una cosa imprecisa: questo non ritorna neanche più in Conferenza Stato-Regioni nel senso che il Ministro Bersani recepirà quello che riterrà di recepire e noi ufficialmente, in sede istituzionale come Regione, su questa proposta di disegno di legge non abbiamo altre sedi dove poterci esprimere, se non quello che io mi auguro emergerà come ordine del giorno, auspico con la più ampia maggioranza. Una sede ufficiale dove poter trasferire quello che da quest'aula o dalla Commissione emergerà non c'è più.
Sui decreti Bassanini, sono d'accordo con lei Consigliere Saitta faremo un discorso più ampio, ma su questo non c'è più occasione.



PRESIDENTE

Prosegua, Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

In ogni caso, questa è l'applicazione dell'art. 4 della legge n. 59.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Certo.



SAITTA Antonino

Quindi il riferimento alla Bassanini mi pare più che opportuno.
Allora, che cosa dobbiamo constatare? Credo che convenga a tutti fare una constatazione, al di là delle posizioni politiche che assumiamo all'interno del Consiglio.
Che tutta questa partita concernente il trasferimento di funzioni competenze, ecc. non può essere soltanto delegata oppure oggetto di incontri dei soli Presidenti (parlo del commercio, ma anche di altre questioni).
Mi riferisco ai decreti legislativi e alle successive leggi regionali di applicazione, ma mi riferisco anche ai decreti legislativi in fase di formazione, dove le Regioni e i Presidenti esprimono delle opinioni.
Credo che sia utile anche per i Presidenti delle Regioni - e in questo caso mi riferisco a lei, Presidente - che le opinioni che essi esprimono in quella sede siano il più possibile socializzate e sostenute dal Consiglio regionale in modo più ampio: ciò aiuterebbe i Presidenti delle Regioni ad avere maggiore incidenza nei confronti del Governo.
Questo è un aspetto importante, in quanto si sta determinando una sorta di avanguardia di classe dirigente politica e di Presidenti delle Regioni che poi non è seguita dal punto di vista politico, perché si creano delle enormi fratture, perché costituiscono delle avanguardie. Mi sembra che in certi momenti l'impressione che sta maturando nel dibattito politico è che i Presidenti delle Regioni siano più attenti ad esercitare un ruolo maggiormente riferito al loro futuro istituzionale.
Se ci fosse un'attenzione invece su questi problemi politici, cercando di avere il consenso di tutte le componenti politiche, o della maggioranza ho la sensazione che i Presidenti sarebbero rafforzati anche politicamente.
Diversamente, perché altrimenti si ripete uno schema dove, da una parte, c'è il Governo e, dall'altra, ci sono i Presidenti indipendentemente dal colore politico, e si crea la contrapposizione? Questa difficoltà può essere superata attraverso un consenso politico e deve maturare in tutte le Regioni.
Dunque, che cosa chiedo, Presidente? Che quell'impegno che ci siamo assunti la settimana scorsa venga mantenuto.
Mi è stato risposto (ho sollevato il problema alla Conferenza dei Capigruppo): "C'è un bilancio, non si discute più di questi temi".
Io la invito, per il suo ruolo, a creare uno spazio, affinché avvenga un dibattito su questo tema; ricordo che c'è ancora un tema di cui si sta discutendo in questo periodo: l'altro decreto Bassanini.
Io sono curioso di sapere qual è l'opinione che esprime il Presidente nella Conferenza Stato-Regioni su questi temi. Ho letto alcune dichiarazioni: non so se tutti condividiamo quelle opinioni! Probabilmente Presidente, è opportuno che lei ci dica qualcosa in merito.
Non so se la sede più opportuna sia il Consiglio - io credo che lo sia ma, probabilmente, a questo punto, c'è una sorta di emergenza istituzionale, che impone a tutti i Gruppi consiliari di essere continuamente aggiornati sulle posizioni che vengono assunte e sulle posizioni che lei deve assumere.
Un'altra sede potrebbe essere la Conferenza dei Capigruppo, ma occorre un riferimento continuo e, quando c'è la necessità di un approfondimento di tipo politico, andare in aula perché ci sia una presa di posizione forte.
E' un consiglio che mi sento di darle, altrimenti...
Però qualche meccanismo va creato, il fatto che i Presidenti corrano vadano a Roma, ecc., su materie delle quali noi siamo totalmente a digiuno sulle quali non abbiamo espresso un'opinione e - per quello che ho capito sulle quali lei esprime anche delle opinioni neppure condivise dalla sua Giunta, è un problema - io credo - serio.
Per evitare che ci siano polemiche all'ultimo momento e all'ultima ora nel caso intervenga il potere sostitutivo, ricordo: decreto legislativo trasporto pubblico (19/11/97, scade a maggio); una riunione seria o non seria non l'abbiamo ancora dedicata né in Commissione né in aula né nei Capigruppo.
mercato del lavoro (23/12/97, scade a giugno) carburanti ed altro.
Presidente, decida lei una modalità. Si proponga, in ogni caso, un meccanismo che permetta di avere un confronto su questi temi, in modo da dare un contributo alla Conferenza Stato-Regioni e in modo che il suo ruolo, dal punto di vista politico, sia rafforzato con il consenso non soltanto della sua maggioranza, ma possibilmente anche degli altri.
Credo che questo aiuti complessivamente anche il ruolo delle Regioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Anche rispetto alle ultime questioni poste dal Consigliere Saitta esprimo un rammarico: visto che l'organizzazione del Consiglio permetteva l'elezione dei Presidenti delle Commissioni nella giornata di oggi, l'aver fatto "saltare" la VII Commissione di domani mattina mi sembra una leggerezza, in quanto avevamo previsto - ed è già la seconda volta che salta e a questo punto non sappiamo quando si potrà fare l'approfondimento degli aspetti legati ai decreti Bassanini. E' saltata, ne prendo atto: non mi resta che rammaricarmi che sia successo. Sulla questione del mercato del lavoro dovevano venire gli Assessori ad illustrarci lo stato dell'opera; adesso non so quando questo sarà possibile, perché la prossima settimana sarà impossibile, perché ci sono cinque giorni di Consiglio.
Rispetto al problema, se viene mantenuta la richiesta di rinvio in Commissione, vi accedo, forse è opportuno, viste anche le novità, tipo l'ultimo ordine del giorno che è stato presentato, che non capisco bene se è della Giunta o di Forza Italia, perché ha alcuni aspetti istituzionali altri invece di una forza politica che lo presenta. Al di là di questo come dicevamo molti, si tratta di una materia complessa, si tratta forse di uno dei comparti economici più importanti, sicuramente anche per la quantità di addetti che ci lavora. Credo che ci siano dei problemi, che sono costantemente emersi in questo settore, e io non penso che il modo in cui vengono affrontati dal decreto legislativo Bersani sia il modo giusto per affrontare questi problemi, né ci sentiamo di accodarci al coro di "Viva il liberalismo" (che è la liberalizzazione), che viene fatto da molti.
Noi abbiamo espresso, anche nazionalmente, queste critiche, abbiamo appoggiato anche molte iniziative di protesta contro questo decreto legislativo: cerco di portare alcune argomentazioni.
Come dicevo prima, ritengo che ci siano dei problemi legati spesso alla burocrazia, alle lungaggini burocratiche con cui si trovano a confrontarsi gli operatori. Questo indubbiamente è un problema che riguarda lo Stato riguarda anche gli Enti locali; è un problema su cui sarebbe necessario intervenire, però è altra cosa con la liberalizzazione del settore.
Un settore che ha milioni di soggetti, di tutti i tipi, da micro aziende familiari fino ad aziende enormi, passando in mezzo a tutti i livelli: commercianti medi, commercianti grandi, piccoli esercizi commerciali che fanno parte di reti, cooperative, grandi supermercati piccoli supermercati, ipermercati, e di ognuno di questi ce n'è un "casino".
Dire che è un settore che richiede liberalizzazione mi sembra che significhi parlare due linguaggi diversi.
Un settore in cui i soggetti sono tantissimi è un settore sufficiente libero.
Se io penso ad un settore poco libero in Italia mi viene in mente l'automobile, dove c'è un solo produttore.
Su quello, magari, ci sarebbe da discutere come mai, però sicuramente nel commercio non siamo di fronte a pochi operatori, ad una scarsa possibilità di entrare nel settore.
Penso a molti cassintegrati della Fiat, che hanno preso la liquidazione e hanno aperto un negozio, cioè è abbastanza facile, non è difficile entrare in questo settore.
Quindi la logica che ispira il nostro ordine del giorno è quella di mantenere una regolazione di questo settore, non eliminarla.
Devo dire che molti degli ordini del giorno, così come dei provvedimenti, sono contraddittori, perché quasi tutti gli ordini del giorno - anche il nostro, quindi è una cosa che condividiamo - chiedono il blocco delle autorizzazioni per i grandi centri, che è una misura sicuramente non liberista, è una misura che cala dall'alto e interviene sul mercato.
E perché lo si fa? Perché ci si è resi conto che l'aver lasciato fare al mercato in questi anni, in questo settore, ha creato disastri ed ha, tra l'altro, favorito la distruzione del piccolo commercio (non è l'unico elemento, sarebbe banale attribuirlo solo a questo, ma sicuramente ha influito) e la concentrazione verso l'alto.
Un altro elemento nella crisi del commercio che viene spesso sottovalutato - non è in discussione, ma è bene ricordarlo - ha a che fare con la capacità di consumo degli utenti, dei cittadini: o si è in grado di rendersi conto che esiste anche questo oppure non si capiscono le origini vere di determinate crisi.
Come dicevo, ci sono due aspetti contraddittori. Da una parte, appunto si interviene in modo dirigistico, con il blocco a determinati operatori ripeto, condiviso da noi, quindi non è una critica - per cui ci si rende conto che il mercato non funziona; dall'altra, si inneggia al mercato e si dice: "Bisogna liberalizzare tutto". Ciò in modo assurdo, perché anche Consiglieri come la collega Bortolin, che condivide la filosofia che io stavo criticando, poi dice: "Però il Piemonte è un territorio specifico".
Credo che siano specifiche anche la Calabria, la Sardegna, la Basilicata (la Basilicata è quasi tutta montuosa, la Calabria è all'80 montuosa), cioè ogni Regione ha le sue particolarità.
Se poi pensiamo che la spinta a liberalizzare certe regole viene da Bruxelles, dall'Unione Europa, che tende ad introdurre regole generali che vanno dalla Scandinavia fino alla Sicilia e alla Grecia, ci rendiamo conto ancora di più dell'assurdità, in certi casi, di avere una logica di questo genere.
Avere criteri di apertura degli orari dei negozi uguali è assurdo perché non tiene conto di queste specificità; le specificità ci sono ed introdurre delle regole vuol dire fare apparentemente quello che si negava precedentemente, cioè vuol dire favorire gli operatori più impersonali ovvero i grandi centri commerciali, i grandi soggetti e non i piccoli perché sono gli unici che, in qualche modo, hanno quel tipo di ragionamento e non vedono di buon occhio le specificità, per cui vogliono avere delle regole generalizzate, indipendentemente dalle singole realtà.
Quindi noi riteniamo che i regolamenti che vengono introdotti, che sono di stampo chiaramente liberista, alla fine tendano comunque a favorire l'affermarsi degli operatori più grossi del settore, la grande distribuzione, a danno della piccola.
Penso al fatto che si riducono a due le specificità commerciali, su cui sembra si sia disposti ad intervenire, però per adesso il decreto è questo penso agli orari.
Io, ad esempio, vado a comprare in latteria; lo faccio per scelta anziché andare al supermercato, perché penso che questi debbano sopravvivere, anche se spendo qualche decina di lire in più.
Però ritengo che obbligare il mio lattaio ad aprire tre ore in più sia un'assurdità, perché lui venderebbe la stessa quantità di latte; la quantità di prodotti che vende tutta una serie di piccoli esercizi presenti nei quartieri non aumenta in proporzione al numero di ore che stanno aperti, perché il consumo è quello.
Così facendo, si creano delle difficoltà a quegli esercizi di tipo familiare, creando quindi un aumento dei costi, ma anche di costi umani perché chi è obbligato a passare più ore all'interno di quel negozio vede ridotta la propria parte di vita libera, che è quella che conta.
Anche lì, si tende a favorire la chiusura, non l'apertura: la concorrenza che si introduce, alla fine, costituirà una selezione ed una riduzione ulteriore.
Dicevano prima che leggi precedenti - e chiudo - hanno introdotto determinati meccanismi e oggi si tratta di ripensare a quanto è stato fatto. I difetti di quelle leggi sono, per l'appunto, rilevati dieci anni dopo, per cui oggi tutti chiedono il blocco del grande commercio.
E' un coro praticamente uniforme, però gli effetti di quella norma si sono visti solo molti anni dopo. Anche in questo caso si vedranno gli effetti dopo qualche tempo, ma io credo che, se lo si vuole, si possano vedere già oggi.
Per questi motivi, il nostro ordine del giorno introduce una serie di elementi rispetto alle questioni che ricordavo prima: gli orari; le superfici; la tipologia degli articoli che possono vendere i commercianti.
Ciò anche il fatto che noi non pensiamo che ci possa essere un'apertura selvaggia, che ognuno apra il negozio senza regole, dove più gli è comodo per cui si avranno delle vie più concentrate di negozi, (perché sono quelle dove passa più gente) ed altre, magari in periferia, ancora più abbandonate di come lo sono oggi.
Riteniamo che da parte delle istituzioni locali ci debba essere la possibilità di programmare non solo la quantità di esercizi commerciali (perché, se se ne aprono troppi, ad un certo punto si determina quel processo di selezione successivo), ma anche la collocazione territoriale che sia funzionale anche alle esigenze di chi utilizza gli esercizi commerciali, in quanto questi hanno pure una pubblica utilità.
Quindi noi pensiamo che occorrano delle regole e non il loro abbattimento, com'è nella filosofia di questo provvedimenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Noi siamo d'accordo nel rinviare il dibattito sugli ordini del giorno per cercare un'azione, se vogliamo dire comune (anche se ho delle perplessità su quale potrebbe essere l'azione tra noi e l'opposizione su un ordine del giorno di questo genere), su un argomento delicato di questo genere. Ciò a patto, però, che rientri in Commissione per giungere nuovamente in Consiglio regionale in tempi strettissimi e, naturalmente riportando, nel caso non ci sia questo aggiustamento, le posizioni di tutti i Gruppi, di tutte le forze politiche tali quali come potrebbero emergere dal dibattito in Commissione.
Quindi, innanzitutto, tempi certi, tempi velocissimi, perché la discussione di questo argomento è di estrema attualità e, naturalmente l'intenzione di portare le singole posizioni, nel caso non ci sia un aggiustamento.
In merito agli ordini del giorno, credo sia comunque doveroso precisare alcune cose che ho avuto modo di sentire negli interventi precedenti.
Io non credo che il nostro giorno - Consigliera Bortolin - sia un ordine del giorno non discutibile in nessuno dei suoi aspetti.
Tengo a precisare che l'ordine del giorno di Alleanza Nazionale è stato il primo ad essere presentato di fronte alla valanga - potrei definirla così - distruttiva che è stato il decreto Bersani, così come è uscito e come è apparso sugli organi di informazione e di comunicazione.
Di fronte alla valanga, che cosa si fa? Si mette una barricata, si cerca di fare una diga, quale quella che abbiamo cercato di fare noi con l'ordine del giorno, nel quale citiamo anche l'art. 3 della Costituzione che dice che ogni cittadino è uguale di fronte alla legge, senza le varie distinzioni.
Infatti, il decreto Bersani, come ben sapete, introduceva delle questioni così forti e così fondamentali nella storia e nella vita delle piccole attività commerciali che era autenticamente lesivo dell'art. 3 della Costituzione.
Il decreto Bersani, nella sua stesura iniziale, in pratica azzerava il valore di ogni piccola impresa commerciale, non dava più alcun valore a quella licenza, che magari si deteneva da più di una generazione e che rappresentava per quella piccola impresa familiare un fondo di liquidazione. Come sapete, le piccole imprese commerciali non hanno liquidazioni, hanno quel piccolo e magro recupero previdenziale della pensione delle gestioni INPS Commercianti: ebbene, quel fondo di liquidazione, quel valore progressivo era azzerato, non aveva più alcun valore. Quindi un'attività commerciale che era, magari da tre-quattro generazioni, in mano ad una, di colpo aveva un valore zero.
Questa mi sembra una cosa grandissima, fa parte di quella valanga che è arrivata e contro la quale noi abbiamo fatto un ordine del giorno di istinto, reattivo, immediato.
Cos'altro dire del decreto Bersani? Che non si può pensare di liberalizzare il commercio in questa maniera, cara opposizione! Bisognerebbe che si capisse, finalmente, che cosa vuol dire liberalizzare il commercio, che non vuol dire fare ognuno quello che si vuole: non è questa la liberalizzazione! La liberalizzazione significa introdurre degli elementi di opportunità per tutti di svolgere l'attività, e non decidere, dall'oggi al domani, fare un decreto di questo genere e mandare in crisi, non tanto le grandi catene di distribuzione, che credo abbiano pochi problemi (rimangono aperte fino alle 21,00, forse domani si potrà decidere l'apertura fino alle ore 24,00) ma le piccole attività.
Le micro attività commerciali di cui parlava il collega Papandrea sono molto spesso, a regime familiare e non possono sostenere alcun tipo di prolungamento di orario. Significherebbe strangolarle e ridurre loro la possibilità di essere sul mercato, di essere competitive; sarà la lotta del più forte, di chi potrà stipendiare un dipendente in più, e sappiamo quanto oggi sia difficile avere dei dipendenti, per il costo del lavoro, per la situazione attuale molto precaria dell'attività commerciale.
Questo è dunque un decreto che scatena un autentico Far West.
Spero ci sia, da parte dell'Assessore Pichetto e del Ministro Bersani la disponibilità e la volontà di trovare degli aggiustamenti, perché ci si è accorti ormai tutti che, così com'era, il decreto rappresentava un pericolo per la sopravvivenza di migliaia di attività commerciali. Speriamo che si arrivi a degli aggiustamenti che tengano conto per lo meno di una certa civiltà commerciale ed economica, che ancora non abbiamo.
Ribadisco quindi l'intenzione e la volontà di riportare il provvedimento in Commissione, a patto che venga inserito subito all'ordine del giorno della Commissione ed a patto che ritorni immediatamente in Consiglio regionale e riporti quelle che potrebbero essere le posizioni di entrambi o di tutti i Gruppi politici. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Non entro nell'argomento sul commercio, l'ha fatto molto bene, prima di me, la collega Bortolin.
Mi richiamo invece all'intervento che ha fatto il collega Saitta a proposito dell'urgenza di aprire un dibattito in Consiglio sull'attuazione dei decreti Bassanini.
Voglio ricordare quello che abbiamo deciso ieri in VIII Commissione dove il Presidente della Commissione ha ricevuto mandato di chiedere al Presidente della Giunta ed al Presidente del Consiglio che, a tempi brevissimi, riferiscano sullo stato di attuazione dei decreti Bassanini per quanto riguarda la nostra Regione; che, in tempi altrettanto brevi venga istituito un seminario di informazione sia per i Consiglieri sia per lo staf dirigente della Regione Piemonte e, al più presto, si arrivi in Consiglio regionale per un dibattito sui decreti Bassanini che dia un mandato preciso al Presidente della Giunta perché rappresenti, in sede nazionale, non la posizione dell'esecutivo o, peggio ancora, quella del suo partito o, ancora peggio, la propria personale, ma la posizione dell'intero Consiglio regionale del Piemonte.



PRESIDENTE

Mi pare che tutti i Gruppi siano d'accordo nel tornare in Commissione.
Convoco dunque d'ufficio la Commissione per le ore 15,00.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. i seguenti provvedimenti: ordine del giorno n. 725 presentato dai Consiglieri Toselli, Gallarini Masaracchio, Cotto, Ghiglia, Dutto, Angeleri, Benso, Grasso, Scanderebech Minervini, Racchelli, Gatti e Angeli, inerente a: "Legge di ristrutturazione dell'autotrasporto" ordine del giorno n. 721 presentato dai Consiglieri Griffini, Rosso Angeli, Salerno, Gallarini, Benso, Cotto, Angeleri e Rossi, inerente a: "Atti di vandalismo e teppismo a Torino" ordine del giorno n. 722 presentato dai Consiglieri Gallarini, Cotto Ghiglia e Angeleri, inerente a: "Eventuale provvedimento legislativo del Governo per la riduzione dell'orario di lavoro" ordine del giorno n. 724 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro Papandrea, Simonetti, Riba, Miglietti, Gatti e Cavaliere, inerente a: "Sostegno ai lavoratori della ditta SIMET" ordine del giorno n. 723 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro Papandrea, Simonetti e Angeli, inerente a: "Linee ferroviarie ad Alta Velocità sul territorio piemontese".
Ha chiesto la parola la Consigliera Spagnuolo, per una questione pregiudiziale.



SPAGNUOLO Carla

La pregiudiziale è questa: gli Assessori firmano gli ordini del giorno? Vorrei dire e ribadire che gli Assessori non firmano gli ordini del giorno.
Poi, se ne possono fare di tutti i colori, però gli Assessori non firmano gli ordini del giorno perché sono una prerogativa consiliare. L'Assessore ha una posizione di Giunta e aderisce o meno a un ordine del giorno che maggioranza o opposizione presentano. Questo è quanto è sempre avvenuto poi è chiaro che si può anche cambiare, cambiando il Regolamento.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliera Spagnuolo, ma l'Assessore mi aveva già fatto notare che questo ordine del giorno (il n. 585) è da ritenersi superato.
Pongo pertanto in votazione l'iscrizione all'o.d.g. degli ordini del giorno nn. 725, 721, 722, 724 e 723 sopra citati.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono iscritti all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.


Argomento:

Sull'ordine del lavori


PRESIDENTE

Ricordo che lunedì 16, alle ore 9,00 sono convocati i Capigruppo.



RIBA Lido

Chiedo la parola, Presidente.



PRESIDENTE

Prego, Consigliere Riba.



RIBA Lido

Dal momento che lei dà alcune comunicazioni e il Consiglio si riconvoca per la settimana prossima, volevo farle presente, Presidente, e lo chieder al Presidente Deorsola ed alla gentilezza dei colleghi Capigruppo, che la settimana prossima il mio Gruppo ha due impegni che erano già stati organizzati; giovedì mattina, un convegno sulla cultura, che si svolge in Sala Viglione e per il quale chiederemo che il Consiglio ne tenga conto, e se posso - il Partito Popolare lunedì mattina ha un convegno già annunciato con manifesti ed altro, che si svolge a Torino, con l'impegno di tutto il Gruppo consiliare, come relatori.
Le faccio presente questo perché la decisione di convocare il Consiglio per tutta la settimana è stata ipotizzata, dopodiché queste iniziative erano già organizzate e penso che i Capigruppo ne debbano tenere conto.
Grazie.



PRESIDENTE

Consigliere Riba, io ero presente a quella riunione dei Capigruppo e ricordo che il Presidente Deorsola ha detto chiaramente che, non essendoci lui venerdì, non si sarebbero riuniti i Capigruppo, per cui il Consiglio sarà convocato tutti i giorni della settimana prossima, da lunedì a venerdì.



RIBA Lido

Il Presidente Deorsola avrà fatto la convocazione dicendo che non si sarebbero più riuniti Capigruppo, ma i nostri impegni erano calendarizzati.
Naturalmente i Capigruppo non sono informati di tutto ciò che avviene complessivamente e nella scorsa riunione non abbiamo affrontato nel dettaglio l'argomento. Adesso poniamo il problema di questi due impegni che non possiamo disdire e che hanno una concomitanza. Dopodiché, per carità se non si vuole accedere, non c'è problema.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Mi permetto di fare mia questa richiesta, perché indubbiamente ritengo che il Presidente e l'ufficio di Presidenza possano, nell'ambito della calendarizzazione della settimana prossima, tenere conto di queste due esigenze che probabilmente non erano nella mente o nell'agenda e che possono e devono, nel rispetto degli impegni politici che ogni Gruppo assume sul territorio, essere tenuti presenti. Perciò io credo che la soluzione potrà facilmente essere trovata con una calendarizzazione che permette in quelle due mattinate lo svolgimento dei convegni.



PRESIDENTE

Chiedo scusa all'aula un attimo. Mi fa rilevare un Consigliere che c'è un ordine del giorno che avrebbe bisogno di essere votato oggi.
Richiede al Presidente della Giunta e al Presidente del Consiglio di adoperarsi presso le sedi competenti a livello governativo affinché le ragioni degli autotrasportatori siano tenute nelle dovute considerazioni ed invita altresì il Presidente del Consiglio ad avviare un confronto con la FAI per evitare che i cittadini colpevoli debbano subire le conseguenze.
Chiedo scusa, ma mi chiedono il voto... dice che è stato firmato da tutti... io voglio sapere dall'aula se lo votiamo o meno oppure se lo rinviamo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Toselli; ne ha facoltà.



TOSELLI Francesco

Vorrei chiedere la cortesia all'aula... collega Foco, mi scusi. Pur condividendo ciò che lei ha appena sostenuto, vorrei ricordare che venerdì 13 c'è un incontro certamente importante che dovrebbe andare a verificare rivedere la riforma della struttura complessiva dall'autotrasporto in Italia, un incontro fatto fra le associazioni di trasporto ed il Presidente del Consiglio dei Ministri.
Io richiederei cortesemente all'aula, visto che si tratta di un problema che penso riguardi tutti, di porlo in votazione, se riteniamo opportuno non discuterlo. Soltanto perché è venerdì 13, altrimenti avrei accettato volentieri di metterlo in discussione la settimana prossima.
Assolutamente si chiede soltanto di dare una mano a coloro i quali oggi rivendicano, in base alle loro posizioni legittime o meno, di dar forza alla loro voce affinché possano incontrare il Ministro competente unitamente al Presidente del Consiglio, alle problematiche connesse.
Vi ringrazio se questo oggi avviene.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Io credo che non si possa, oppure si decide che si prolunga il Consiglio e si discutono gli ordini del giorno, perché io ho presentato un ordine del giorno in cui il problema riguarda solo 27 persone, che però nei prossimi giorni rischiano il posto di lavoro; c'è l'incontro nei prossimi giorni.
Sono solo 27 persone e probabilmente i problemi elettorali sono minori perché appunto sono poche persone, però è un problema anche lì a scadenza.
Allora o teniamo conto dei problemi di scadenza e affrontiamo quelli che ci sono oppure non ce ne sono di serie A e di serie B.



PRESIDENTE

In effetti è vero: c'è anche l'ordine del giorno che riguarda gli operai della SIMET, mi pare, che ha una scadenza, ragione per cui dichiarerei chiuso il Consiglio. Vi ringrazio. Buongiorno.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.52)



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