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Dettaglio seduta n.220 del 04/03/98 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE DEORSOLA


Argomento:

Verifica del numero legale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Si proceda all'appello nominale per la verifica del numero legale. Se c'è il numero legale, iniziamo i lavori; in caso contrario, aggiornerò la seduta alle ore 11.



(La Vice Presidente Minervini effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Constatata la mancanza del numero legale, essendo presenti in aula n.
28 Consiglieri anziché 30 (sono in congedo n. 2 Consiglieri), la seduta è sospesa, ai sensi dell'art. 52 del Regolamento del Consiglio regionale.
Il Consiglio è aggiornato alle ore 11.



(La seduta, sospesa alle ore 10.40 riprende alle ore 11.23)


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Credo che ci siano le condizioni per dare inizio ai lavori.
E' pervenuto alla Presidenza il documento, già anticipato, relativo al Piano di sviluppo, documento che è stato riprodotto in copia e verrà distribuito quanto prima.
Credo che, dopo l'esito del Consiglio di ieri sera, sia opportuno - e in questo senso ho inteso anche le indicazioni dei Capigruppo - iniziare i lavori di oggi con una breve riunione dei Capigruppo, per individuare il percorso dei lavori di questa mattina del Consiglio.
Perciò il Consiglio è aperto e chiedo alla cortesia dei Capigruppo di procedere immediatamente ad una riunione in sala A, riunione che mi auguro possa essere contenuta nell'arco di 10-15 minuti. Grazie.



(La seduta, sospesa alle ore 11.25 riprende alle ore 11.47)



PRESIDENTE

La seduta riprende.



SIMONETTI Laura

A che ora chiude il Consiglio?



PRESIDENTE

Appena risolveremo qualche problema.



SIMONETTI Laura

Ma all'una e mezza sono convocate le Commissioni!



PRESIDENTE

Lo so che ci sono delle Commissioni.
Ha chiesto la parola il Consigliere Picchioni; ne ha facoltà.



PICCHIONI Rolando

Signor Presidente, ieri pomeriggio avevo sollevato una questione di grande rilevanza politica che atteneva alla situazione nazionale, che mi pare abbia riverberi assolutamente significativi in quest'aula.
Poiché non voglio assolutamente sconvolgere l'ordine naturale delle cose e mi attengo - perché ci dobbiamo attenere - a quanto stabilito dalla Conferenza dei Capigruppo, rinvierei questa questione pregiudiziale (perch mi pare possa essere una questione pregiudiziale sulla topografia politica di questo Consiglio) ad un'altra seduta.
Raccomando, però, alla sua futura memoria che questa discussione oppure la questione che ho sollevato possa essere effettivamente discussa, in quanto ritengo che la pregiudiziale politica, pregiudiziale nel senso positivo del termine, non possa essere assolutamente elusa.



PRESIDENTE

La ringrazio di questa sua disponibilità ad affrontare in un tempo successo l'argomento e assicuro che prenderò buona nota dell'argomento che vedremo di affrontare nelle prossime riunioni.
Prima di iniziare i lavori in senso vero e proprio, desidero fare una puntualizzazione su una vicenda che è emersa verso la fine della riunione travagliata e molto lunga di ieri del Consiglio.
Credo di dover invitare, come era già stato fatto peraltro più volte nel passato, tutti i Consiglieri ad utilizzare, nel corso del dibattito e degli interventi, dei termini che siano consoni all'aula, cioè all'oggettiva rilevanza che ha la nostra assemblea regionale, e possibilmente ad utilizzare, al fine di evitare equivoci e discussioni che possono risolversi in perdite di tempo, una terminologia tecnico-giuridica in senso proprio.
Questo proprio per facilitare lo svolgimento dei lavori e la miglior comprensione degli interventi stessi.
Ovviamente questo non vuole essere una richiesta di limitare il giudizio, la pesantezza dei giudizi verso chicchessia, ma vuole essere una forte richiesta di chiarezza; in particolare, termini che hanno anche un significato giuridico-penale devono essere utilizzati solo con tale valenza formale.
Sul fatto specifico, ho rilevato dalla discussione che si è fatta a livello dei Capigruppo che il Consigliere Cavaliere non aveva intenzione nel suo intervento, di toccare aspetti che avessero rilevanza penale, per cui termini con rilievo penale da lui utilizzati devono essere intesi in un senso generico di critica a livello politico-amministrativo, non come una valutazione di fatti penalmente rilevanti riferita a chicchessia rispetto all'intervento che ha effettuato e, meno che mai, a componenti di questa assemblea.
Credo di aver riassunto il senso dell'intervento di ieri e le chiarificazioni che sono venute stamattina in sede di Capigruppo.
Ricordo che eravamo arrivati ad esaminare il primo emendamento, che era stato votato e respinto.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Simonetti; ne ha facoltà.



SIMONETTI Laura

Prima di passare all'o.d.g., riproporremmo la stessa richiesta di ieri cioè se non è stata iscritta, di iscrivere all'o.d.g. la nostra proposta di deliberazione sulla riduzione del numero delle Commissioni e possibilmente, passare alla sua analisi oggi, visto che per le ore 13.30 sono state convocate le Commissioni.



PRESIDENTE

Sì, passiamo all'iscrizione dei provvedimenti; poi proseguiremo con l'esame del provvedimento relativo ad Expo 2000.
Ricordo che ieri sera abbiamo chiuso il Consiglio registrando che non esisteva più il numero legale.
Pertanto, sentiti anche gli uffici, possiamo ripartire da quel tentativo di votazione, per chiederei all'assemblea di iscrivere (è necessario il quorum di 31 voti) il progetto di legge n. 356 "Riordino delle funzioni e dei compiti amministrativi della Regione e degli Enti locali e prima attuazione del decreto legislativo 4 giugno 1997, n. 143" che era stato prenotato a suo tempo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' iscritto all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Propongo di iscrivere all'o.d.g. anche i seguenti provvedimenti, per cui occorrono 40 voti (ma superiamo ampiamente tale quorum): proposta di deliberazione n. 573 "Modifica al Regolamento interno del Consiglio regionale ordine del giorno n. 715 "Ricorso dell'ACNA avverso il decreto del Ministro dell'Ambiente sull'attivazione del Re-Sol. Provvedimenti", a firma dei Consiglieri Bellingeri, Foco, Cavallera, Cotto, Grasso, Peano Picchioni, Angeleri, Rossi, Toselli, Spagnuolo, Riba, Chiezzi, Rubatto Casoni, Cavaliere, Angeli, Moro, Griffini e Casari.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono iscritti all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
Comunico che il Consigliere Angeli aggiunge formalmente la sua firma al documento.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Proseguimento esame progetto di legge n. 384: "Sottoscrizione del terzo aumento di capitale della Società per Azioni Expo 2000"


PRESIDENTE

Passiamo adesso alle votazioni sul ddl 384, Expo 2000. Ricordo che è stato distribuita l'integrazione formulata della Giunta rispetto al Programma regionale di sviluppo 1998-2000; chi ne volesse altre copie, sono disponibili.
Ha chiesto la parola il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Non entro nel merito dei contenuti del documento che è stato consegnato questa mattina; rileviamo che non ha le caratteristiche che aveva ieri cioè non ci troviamo semplicemente di fronte ad un indice di argomenti di un testo, ma ad un'illustrazione, probabilmente del testo medesimo, di quelle che possono essere le linee.
Dico questo scorrendolo velocemente; se dovessi entrare nel merito esprimerei una certa insoddisfazione, ma non lo faccio considerato che l'accordo non prevedeva di discutere il testo medesimo.
Pertanto, ritiriamo gli emendamenti che sono stati depositati nelle sedute precedenti (non ricordo esattamente quali) sul provvedimento relativo a Expo 2000.



PRESIDENTE

La ringrazio. Pertanto gli emendamenti numerati dal n. 2 al n. 199 si intendono ritirati.
La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Io, invece, confermo gli emendamenti sui quali Rifondazione comunista aveva consentito l'apposizione della mia firma, il che me ne permette il mantenimento.



PRESIDENTE

Gli emendamenti che vanno dal n. 2 al n. 199 rimangono dunque in discussione, in quanto ripresentati dallo stesso Consigliere Cavaliere.
La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Il Presidente Ghigo si era impegnato ad informare il Consiglio delle ultime concertazioni con la Provincia e con il Comune in ordine al provvedimento di Expo 2000. Pertanto chiedo che pervenga questa informazione, prima di procedere nei lavori.



PRESIDENTE

Oggettivamente, in una delle ipotesi, peraltro in qualche modo superata, si era previsto che il Presidente facesse questo intervento. Tale intervento era già previsto per la seduta di ieri sera, e inserito in un'ipotesi di percorso che in qualche modo oggi viene momentaneamente superata.


Argomento:

Questione pregiudiziale sollevata dal Consigliere Picchioni in merito alla sottoscrizione degli emendamenti presentati dal Gruppo di Rifondazione comunista sul PDL 384 e da parte del Consigliere Cavaliere


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Poiché ci stiamo avviando ad un ulteriore avvitamento su un provvedimento cui pochi minuti fa la conferenza dei Capigruppo aveva dato licenza, pregherei il Presidente del Consiglio regionale - mi scusi se la chiamo in causa - di rivolgersi al Capogruppo dei Verdi, il Consigliere Cavaliere, per capire, al di là delle richieste di ulteriori informazioni del Presidente della Giunta, come mai egli abbia sottoscritto o desideri sottoscrivere gli emendamenti del Gruppo di Rifondazione comunista. Questo è anche un atto di chiarezza nei confronti del Consiglio. Non vorrei infatti che scattassero provvedimenti di "ritorsione" o di "rappresaglia" rispetto ad un altro provvedimento, ma se questa è la ragione credo che ci debba essere la necessaria contezza, da parte di tutto il Consiglio, sulla ragione reale per cui oggi, dopo defatiganti riunioni di Capigruppo, si possa ancora ritornare al punto di partenza.
Credo che il Consiglio debba richiamare tutti, cominciando da me stesso, ad un senso non solamente di disciplina ma di compatibilità complessiva. Non solamente sull'ordine dei lavori, ma anche sulla funzione che questo Consiglio deve svolgere. Mi dispiace fare una "preghiera" di ordine pedagogico a tutti quanti, ma credo che su questo punto non ci possano essere assolutamente delle confusioni e che si possa procedere su un cammino già stabilito. In tal senso mi permetto anch'io di rivolgermi al Consigliere Cavaliere, in modo che la sua democraticità e la sua correttezza istituzionale facciano sì che i lavori possano essere effettivamente sbloccati. Con le garanzie che lei, Presidente del Consiglio, deve dare anche a tutti coloro che sono i soggetti politici di quest'aula e pertanto della legittimità dei loro atti politici e legislativi.



PRESIDENTE

Avevo, nella conferenza dei Capigruppo, suggerito un percorso che effettivamente non mi era parso un percorso relativo al provvedimento che ieri è stato portato in aula e che non aveva incontrato delle difficoltà.
Faccio mia la richiesta del Consigliere Picchioni.
La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Intervengo per dichiarare che io non ho partecipato alla conferenza dei Capigruppo fino alla fine e pertanto non ho colto le conclusioni del percorso di discussione del provvedimento inerente a Expo 2000 in aula.
Però ieri, quando se ne è parlato, mi sembrava che il Presidente della Giunta regionale fosse disponibile ad una brevissima informativa sul rapporto Comune-Provincia che è emerso, se non sbaglio lunedì scorso in collegamento a questo argomento.
Sulla questione mi sono espressa già in sede di conferenza dei Capogruppo: non abbiamo nessuna volontà dilatoria, ma vorrei che questa informativa ci fosse; magari non coincide perfettamente con quanto avete deciso nella riunione dei Capigruppo, ma richiederebbe pochissimo tempo.



PRESIDENTE

Voglio solo ricordare che avevamo ipotizzato che il provvedimento relativo alla Riserva dell'Orrido potesse andare in V Commissione, come primo punto all'o.d.g., venerdì, per essere presentato nella prossima riunione di Consiglio.
La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Ringrazio il collega Picchioni per aver posto il problema. Quando da parte della maggioranza non vi è il minimo rispetto istituzionale degli accordi politici con i Gruppi consiliari - e questo accordo è venuto meno per quanto riguarda il mio Gruppo non vi è alcuna disponibilità alla mediazione su punti sui quali la mia posizione di merito è contraria: essendo venuto meno quel minimo di necessaria mediazione che ci può essere nel rapporto con la maggioranza, per quanto mi riguarda rispetto ai provvedimenti che mi vedono nel merito contrario, utilizzerò tutti gli strumenti previsti dal Regolamento vigente per svolgere la mia opposizione democratica.
(Commenti del Consigliere Scanderebech)



PRESIDENTE

Vi prego di non intervenire in questo modo, ho appena rivolto un invito a chiedere la parola se si intende intervenire.
La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Ritengo che l'ordine del giorno possa essere discusso e, per quanto ci riguarda, possa essere votato.
La questione che ha opportunamente sollevato prima il collega Picchioni, sulla quale si è collocato poi l'intervento del collega Cavaliere, pone tuttavia una questione di garanzia sulla gestione del rapporto all'interno del Consiglio.
Capisco che la situazione che si è creata possa indurre tutti quanti a sollecitare il collega Cavaliere ad un atteggiamento di disponibilità, per qui c'è una condizione di garanzia che deve essere assolutamente ripristinata.
Quello che è successo a proposito dell'Orrido di Foresto, come a proposito dell'iscrizione all'o.d.g. del progetto di legge sui decreti Bassanini, ritenevo che potesse essere, oltre che molto grave di per sé, in qualche maniera recuperato se questa mattina lei avesse potuto definire d'intesa con la sua maggioranza, parlo al Presidente del Consiglio in questo caso...



PRESIDENTE

Non è la mia maggioranza. Io sono Presidente del Consiglio.



RIBA Lido

Allora d'intesa con la maggioranza che lo ha votato, della quale fa parte, diciamo. Comunque io sono disposto a collaborare per la mia parte se questo può essere utile, ma posso collaborare, come credo altri siano disponibili a collaborare, soltanto se dall'altra parte c'è una condizione di affidabilità, nel senso che lei non può riportare qui segmentate le posizioni dei Gruppi della maggioranza e poi magari ancora articolazioni all'interno dei Gruppi.
Su questa questione, che rischia di essere dirimente, anch'io sono per chiedere al collega Cavaliere di soprassedere ad un ulteriore ampliamento dell'iniziativa su questo punto, però sono solidale con lo stesso Cavaliere quando interroga la Giunta, il Consiglio, la Presidenza, sulla sua capacità di garantire il rispetto degli impegni che si assumono. Questo di volta in volta, perché quando si deroga da questo punto di vista non siamo più nella condizione di sollecitare atti di disponibilità, perché gli atti di disponibilità diventano atti di sottomissione o atti di remissione. Arriva il Consigliere Ghiglia, ha già tutto detto e dice "no". Lo dice legittimamente, io non sto assolutamente intercettando la sua posizione per l'amor di Dio, ci mancherebbe! Sono il primo a voler essere il tutore dei diritti di tutti i Gruppi e di tutti i Consiglieri, però traiamone le conseguenze.
Non sono nella condizione di sollecitare il Consigliere Cavaliere ammesso che risponda positivamente, a contenere l'ambito della sua iniziativa di opposizione su questo punto, se però lei è in grado di ripristinare una assoluta affidabilità degli impegni che la Giunta o che la maggioranza di volta in volta assume.
La questione si è posta adesso dopo due giorni di questa "chamaillis" (era un termine che aveva utilizzato De Gaulle che si traduce bene con un termine gergale che è bene non dire), ma se non si riesce a superare questa "chamaillis" non si riesce neanche a procedere sulla base di una normale esecuzione degli ordini del giorno contenendo gli atti di opposizione a quelli che consideriamo compatibili con i tempi della prosecuzione dei lavori, o dell'inizio a questo punto.
Tenga conto che sono già le ore 12,10 e siamo ancora ai preliminari anche questa mattina.



PRESIDENTE

Io ho esposto in Conferenza dei Capigruppo e riproposto qui in aula un percorso che, non avendo incontrato delle espresse differenziazioni, credo che sia comunemente accettato, ma in questo senso vorrei al limite una valutazione espressa.
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, esprimo da parte del nostro Gruppo la volontà di procedere all'approvazione di questo disegno di legge perché non si può continuare con questa modalità di gestione dell'aula e con questa modalità di rapporti che ci sono all'interno del Consiglio regionale.
Rilevo soltanto che ciò che manca - ed è la causa di ciò che si sta determinando - è una gestione politica dei problemi e dei rapporti. Non è soltanto un problema di percorso procedurale: è un problema di gestione dei nodi politici.
D'altronde non credo che la seduta di oggi, che è la prosecuzione di quella di ieri, possa essere totalmente separata dagli accadimenti di ieri che sono stati accadimenti gravi per il Presidente e per la maggioranza non solo per l'Orrido di Foresto, ma anche per la legge Bassanini, nel senso che il Presidente è andato in minoranza due volte.
Queste questioni, che sono importanti, vanno affrontate non lasciandole alla gestione degli interventi dell'aula, ma con la gestione politica di chi ha la responsabilità politica della Giunta regionale, nel senso che vanno poste e vanno indicate delle modalità politiche per la loro soluzione. Non si va più avanti per questo fatto, perché non viene indicata una modalità politica con cui affrontare i problemi.
Noi siamo d'accordo che si proceda alla votazione, ma rilevo che fino a quando non c'è questa modalità di gestione dei problemi, le questioni poste dal collega Cavaliere sono questioni che non possono essere risolte con una invocazione alla buona volontà, in sostanza, perché il problema che lui pone è un problema diverso.
Concludo sottolineando che iniziare la seduta a mezzogiorno è un fatto grave. Si sarebbe dovuto iniziare puntualmente ed io lo rilevo perch questo mi pare un altro elemento che indica una certa spensieratezza nella gestione della cosa pubblica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Rispetto al problema sollevato dal Consigliere Picchioni e dal Consigliere Cavaliere noi pensiamo che il problema posto dal Consigliere Cavaliere esista.
Indubbiamente ieri ci siamo trovati di fronte ad un atteggiamento da parte delle forze di maggioranza di ostruzionismo nei confronti di un provvedimento, comunque mascherato.
Chi governa solitamente non fa ostruzionismo e non ha una tattica di rinvio dei provvedimenti. Invece ci siamo trovati di fronte ad un atteggiamento di questo genere: una richiesta di approfondimento all'ultimo momento quando il provvedimento poteva essere affrontato comodamente in Commissione. Tutti i problemi sollevati potevano essere comodamente affrontati in Commissione. Ieri non è emerso nessun fatto nuovo che giustificasse questi ritardi, quindi noi comprendiamo l'atteggiamento del Consigliere Cavaliere che vede non rispettati degli accordi presi e con dei pretesti, con atteggiamenti non giustificati.
D'altro canto c'è pure il voto espresso ieri sera su cui non si pu semplicemente soprassedere.: il Presidente della Giunta, che è anche Assessore competente, è stato messo in minoranza, il che non è una questione da poco. Noi ci saremmo attesi una dichiarazione da questo punto di vista, che in qualche modo fosse rassicurante da parte proprio del Presidente della Giunta anche in merito al provvedimento in questione.
Poiché avevamo fatto delle richieste, delle quali in qualche modo si è tenuto conto e si è dato seguito a quanto convenuto, rispetto al provvedimento, pur mantenendo la nostra posizione, abbiamo ritirato gli emendamenti. Comprendiamo però il problema posto dal Consigliere Cavaliere e riteniamo che occorra una risposta politica e non procedurale. Occorre cioè una risposta che rassicuri da un punto di vista politico perché la procedura non rassicura nulla. Anche ieri c'era una procedura che è saltata, quindi questo di per sé non dà garanzie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Non vorrei inventare un proverbio, ovvero "Non vorrei che per un burlone saltasse la Regione", nel senso che questa posizione assolutamente legittima del collega Cavaliere, di mantenere in vita gli emendamenti presentati da Rifondazione Comunista e sottoscritti anche da lui, avessero l'obiettivo, ovviamente non dichiarato perché indichiarabile, di "farla pagare" in qualche modo alla Giunta regionale o alla maggioranza del Consiglio, che ieri si è macchiata del gravissimo "reato" di chiedere che un suo progetto di legge andasse in Commissione.
Io non credo che questo sia lo spirito che anima il collega Cavaliere conoscendone l'onestà intellettuale. Devo dire peraltro che questa vicenda ha già causato molti inconvenienti ai nostri lavori; ieri, addirittura, un provvedimento sull'edilizia pubblica sovvenzionata è stato messo a rischio da atteggiamenti analoghi. Io vorrei ribadire, anche se credo non serva, ma lo faccio ugualmente, la nostra totale e assoluta disponibilità a discutere nella prossima Commissione dell'orrido e del progetto di legge connesso che riveste un'importanza vitale per tutta la comunità piemontese. Senza alcuna volontà dilatoria.
Devo tuttavia anche dire che su Expo 2000 è tutto molto chiaro. Le relazioni del Presidente e la relazione per sommi capi presentata ieri sera, su richiesta delle minoranze, all'interno del Piano di sviluppo, sul futuro delle partecipate, degli enti strumentali e regionali, così come delle collegate, chiariscono definitivamente l'odierna situazione di Expo 2000 oggi. Quindi, gli emendamenti presentati hanno il sapore di essere (bisogna dirlo, non si può avere paura dei termini, soprattutto quando sono legittimi e garbati, come legittime e garbate sono altre posizioni) assolutamente, sterilmente, inequivocabilmente strumentali. Di conseguenza nel riconfermare la piena disponibilità, mia e del mio Gruppo, a discutere sempre e comunque i provvedimenti da qualunque parte vengano, anche quelli della minoranza, devo anche ribadire che questo modo di procedere, per cui siamo ai preliminari, come qualcuno sembra accusare, non è dipeso quasi mai in questi mesi, dalla maggioranza, ma dipende, troppo spesso, "ahinoi" o "ahipiemontesi", nel senso di "poveri" piemontesi dalla minoranza. A causa di posizioni legittimamente, ma pretestuosamente e strumentalmente politiche i "poveri" piemontesi, vedono bocciati i loro interessi legittimi, se non addirittura, e lo abbiamo visto ieri sera con la delibera sull'edilizia sovvenzionata, i loro diritti soggettivi, a causa di atteggiamenti che non hanno più niente di politico e mediativo, ma soltanto di strumentale.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Signori Consiglieri, credo di aver colto, in alcuni interventi di questa mattina, l'intenzione - e di questo non posso che compiacermene - di ricondurre il dibattito sui provvedimenti all'interno di questo Consiglio così come la vita e il rapporto tra i Consiglieri, sia essi di maggioranza che di opposizione, cioè in un alveo che permetta, pur nelle giuste posizioni e contrapposizioni, a questo Consiglio di essere democraticamente tutelato e a tutti i Consiglieri di avere la possibilità di esprime la loro posizione, la loro criticità, la loro legittima volontà di controllo e verifica nei confronti degli atti che questo Governo assume.
Nondimeno, io non posso non constatare, perché sarebbe dal mio punto di vista mettere la testa sotto la sabbia, che ieri sera obiettivamente si è verificato - non posso più chiamarlo incidente perché questo termine l'ho già usato una volta - un equivoco. Su un provvedimento che la Commissione aveva deliberato c'è stata la richiesta di un approfondimento in Commissione. Sicuramente questo gesto è stato interpretato dal Consigliere proponente il provvedimento come una violazione di un accordo raggiunto all'interno della Conferenza dei Capigruppo. Ammettendo e riconoscendo che questo accordo obiettivamente si era realizzato, non su un voto positivo o negativo, ma sul fatto che il provvedimento venisse comunque discusso e votato, ritengo di dover assumere in questo momento, per il ruolo che, al di là degli equivoci, mi è riconosciuto da questa maggioranza, di Presidente di questo esecutivo, un impegno formale nei confronti del Consigliere Cavaliere, sul fatto che questo provvedimento verrà discusso come del resto mi è già stato confermato dal Presidente della Commissione venerdì, per essere poi inserito, naturalmente se la Conferenza dei Capigruppo addiverrà a questa proposta, al primo punto della prossima seduta di Consiglio.
E' ovvio che il corso degli avvenimenti non dipende mai solo da una parte, perché onestamente devo dire che la tensione e la criticità sono anche emerse per l'esasperazione, da parte dell'opposizione, di certe posizioni, e la maggioranza ha ritenuto di dover assumere altre posizioni ma accolgo favorevolmente - e ritorno agli aspetti che ho sottolineato all'inizio del mio intervento - l'atteggiamento, che mi sembra di aver colto questa mattina, propositivo da parte della maggior parte di questo Consiglio, teso a qualificare l'immagine di questo Consiglio all'esterno al di là del ruolo di maggioranza e opposizione. Mi preme sottolineare questo aspetto, in modo che i piemontesi possano avere un'immagine di un Consiglio, al di là delle divisioni tra maggioranza e opposizione, che affronta seriamente e nei dovuti modi i problemi che riguardano il Piemonte, ferma restando ogni legittima posizione che ogni Consigliere ha legittimamente il dovere di esprimere.
Credo che l'impegno di rimettere nella giusta dimensione questo Consiglio noi oggi dobbiamo assumercelo, me compreso, perché le critiche che l'opposizione muove nei confronti miei e della maggioranza sono critiche che non solo ascolto, ma che valuto e che mi fanno riflettere.
Ritengo però che l'istituzione Regione, soprattutto nell'ambito di questa assemblea, debba oggi fare un salto in avanti, e riassumere quel ruolo che per tante sedute e per tanti anni ha avuto. Le parole che l'On. Picchioni ha voluto esprimere in apertura di dibattito sono l'essenza di questo proposito. Le considerazioni svolte dalla Consigliera Spagnuolo, la sua grande esperienza, credo debbano essere prese nella dovuta considerazione.
Faccio queste considerazioni perché, a fronte dell'impegno che personalmente ho assunto nei confronti del provvedimento in oggetto, chiedo al Consigliere Cavaliere di ritirare gli emendamenti per permettere al provvedimento di Expo 2000 di riprendere il suo corso e di essere democraticamente votato nell'ambito di quest'aula. Grazie.



PRESIDENTE

Ci sono delle richieste di parola? Prego, Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Pensavo di essere stato chiaro, ma voglio chiarire ulteriormente.
Collega Ghiglia, la mia posizione è notoriamente contraria nel merito a questo provvedimento, e credo di averla anche motivata.
In un rapporto corretto fra maggioranza e minoranza, anche quando c'è una posizione di contrarietà, si conviene che la maggioranza si assuma le sue responsabilità e la minoranza le proprie. Quando però vengono meno i filtri del rapporto istituzionale e saltano quelle minime regole che lei ieri ha chiamato di "convivenza democratica e civile dell'aula", le posizioni diventano posizioni pure sui provvedimenti. Quindi io non posso essere disponibile, a fronte del fatto che la Giunta si è rimangiata un accordo politico trasparente - non un rimaneggiamento sottobanco trasparente nel senso che le assunzioni di posizione sono avvenute pubblicamente in Commissione, non da altre parti. Quindi, Presidente, io non posso credere alle sue parole, perché lei è stato continuamente smentito e quindi non c'è... avevo appunto creduto ai suoi impegni, ma io ritengo che sia meglio invece che lei prenda atto che non può prendere alcun impegno politico col Consiglio e rassegni le sue dimissioni.



PRESIDENTE

Ci sono richieste di intervento? Se può essere utile individuare un altro percorso, in questo senso la domanda che faccio al Consigliere Cavaliere è questa: è ipotizzabile da parte sua un diverso percorso del progetto di legge sull'Orrido, in modo da accelerare il tutto, o può essere ipotizzato un diverso percorso, in modo da arrivare ad una votazione favorevole sia del provvedimento relativo all'Orrido sia di quello relativo all'Expo 2000 in tempi più ravvicinati? A maggior chiarezza: lei ritiene che potrebbe essere possibile e utile una convocazione straordinaria - chiamiamola così - della Commissione, in modo che possa valutare o diverse valutazioni sul rinvio in Commissione? Ha chiesto la parola il Consigliere Griffini. Prego.



GRIFFINI Massimo

Volevo fare una proposta al Presidente del Consiglio: se fosse possibile, nel primissimo pomeriggio o comunque nel più breve tempo possibile, poter convocare la V Commissione, per esaminare il disegno di legge n. 89 ("Istituzione della Riserva Naturale Speciale dell'Orrido di Foresto e Stazione di Juniperus Oxycedrus di Crotte San Giuliano") che come sapete, è stato rimandato in Commissione. E' il Presidente del Consiglio che ufficialmente deve...



PRESIDENTE

Già fatto.



GRIFFINI Massimo

Allora se fosse possibile convocare nel più breve tempo possibile...



PRESIDENTE

Immediatamente, per me va bene. Grazie, Consigliere Griffini.
Per tornare alla domanda che avevo posto al Consigliere Cavaliere: questo percorso diverso, può essere utile per un'approvazione in tempi ridotti? Lo dico in aula, in modo che resti alla memoria. Può essere utile?



CAVALIERE Pasquale

Cosa vuol dire che si fa adesso la Commissione?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Se il percorso - perché non ho capito bene - è quello di convocare immediatamente la Commissione e quindi di procedere poi all'esame in aula del provvedimento, mi vede concorde.



PRESIDENTE

Credo che si possa...
Prego, Presidente Griffini.



GRIFFINI Massimo

Chiedo che venga convocata la Commissione, venga licenziato il provvedimento e messo in coda alla giornata, non che rientri in Commissione e passi subito: lo mettiamo in coda alla giornata.



PRESIDENTE

La Commissione lo esamina come unico punto, però.



GRIFFINI Massimo

La Commissione lo esamina come unico punto e torna in Consiglio a fine seduta. L'o.d.g. del Consiglio, dopo Expo 2000...



PRESIDENTE

Questa è una proposta, diciamo così. Cominciamo a procedere passo dopo passo.
Io credo che si possa convocare la sua Commissione, esaminare il provvedimento e riportarlo in aula; poi i Capigruppo decideranno delle indicazioni sull'ulteriore svolgimento.
La inviterei, allora a convocare immediatamente in sala A la V Commissione.
Grazie.
Il Consiglio è sospeso per il tempo strettamente necessario all'effettuazione della Commissione.



(La seduta, sospesa alle ore 12.34 riprende alle ore 13.03)



PRESIDENTE

Riprendiamo i lavori. Chiedo al Presidente della V Commissione Griffini, di riferire in ordine all'esito dei lavori della sua Commissione.



GRIFFINI Massimo

La Commissione ha licenziato il provvedimento all'unanimità e nella relazione del Consigliere Cavaliere è stata aggiunta una parte che egli stesso leggerà ed illustrerà.
Comunque, ripeto, la Commissione ha raggiunto l'unanimità.



PRESIDENTE

Possiamo dunque considerare che il provvedimento è ritornato all'attenzione dell'aula.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Comunicazione del Presidente della Giunta regionale in merito a incontro tra Provincia e Comune su EXPO 2000


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta regionale, Enzo Ghigo ne ha facoltà.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Mi ero impegnato a relazionare brevemente sul risultato dell'incontro avvenuto lunedì mattina con il Consiglio d'amministrazione di Expo 2000 alla presenza del signor Sindaco di Torino e della Presidente della Provincia di Torino.
L'amministratore delegato e il Presidente di Expo 2000, dott. Sartoris hanno relazionati sull'andamento pregresso economico di Expo 2000.
Da parte nostra - e l'avevo già detto nel mio intervento - ma anche da parte di tutti i Consiglieri nominati nella passata legislatura, si è preso atto di un percorso di risanamento e di ristrutturazione anche per quanto concerne gli organici del nuovo Consiglio d'amministrazione, il quale ha operato con grande successo per quanto riguarda il portafoglio fieristico e ha compiuto un'importante razionalizzazione per quanto riguarda l'aspetto congressuale.
A tale proposito, voglio ancora ricordare che la maggior parte del deficit, anzi, quasi tutto il deficit che noi ripianiamo nella gestione di Expo 2000, è imputabile all'aspetto congressuale, perché i costi fissi della struttura sono di un certo tipo: insomma, i motivi sono quelli che in quest'aula sono già stati ampiamente sviscerati.
In buona sostanza, ho chiesto, cosa che avevo fatto ufficiosamente, ma che ho fatto in quella sede ufficialmente, al Sindaco Castellani e alla Presidente Bresso se in rappresentanza dei loro due Enti erano disponibili ad entrare nel capitale sociale di Expo 2000.
Questa disponibilità mi è stata rappresentata.
In questi giorni, il Consiglio d'amministrazione di Expo 2000 dovrà quantificare il valore delle quote, in modo che Comune e Provincia possano in relazione al valore delle quote, comunicarci il numero di quote che hanno intenzione di comprare.
A fronte di questa disponibilità, ci saranno due possibilità: o comprare quote (ma è difficile dal punto di vista societario, stiamo facendo delle verifiche), cedendo quote di Enti ad altri Enti, oppure calcolare la disponibilità finanziaria che Comune e Provincia hanno deciso di destinare per il loro ingresso in Expo 2000 come aumento di capitale sul complessivo capitale della società.
Io giudico estremamente positivo questo fatto, non perché nelle decisioni che la Regione dovrà andare ad assumere, come forse qualcuno ieri malignamente ha detto, "ci saranno Castellani e la Bresso vicino a me ad aiutarmi a decidere", ma proprio in considerazione del fatto che il costo complessivo e la passività sono da imputare principalmente all'aspetto congressuale (che è quello che ha più immediata ricaduta sulla Città di Torino), ho ritenuto che fosse assolutamente necessario inserirli in questo elemento di grande sviluppo che noi riteniamo sia il Lingotto.
Non dimentichiamoci che le dietrologie sono sicuramente un buon esercizio, che i commenti positivi o negativi su come e perché è stato fatto il Lingotto sono sicuramente tutti legittimi, ma che comunque il Lingotto c'è, esiste ed è assolutamente necessario. Occorre inoltre tenere in considerazione il fatto che Torino e il Piemonte nel mondo sono anche conosciuti per il Lingotto, che ha fatto Renzo Piano - i meccanismi, alla fine, sono anche di questa semplicità - ed è opportuno, in relazione alla candidatura del 2006, che si intraprenda questa nuova costituzione societaria.
Preciso: tutto questo viene prima di prendere in considerazione qualsiasi eventuale elemento di acquisizione, di incremento di affitto o qualsiasi altro aspetto.
Questo ingresso significa entrare in Expo 2000 per, attraverso la presenza degli altri due Enti, rappresentare la volontà che Expo 2000 costituisca un elemento di crescita per la nostra città, la nostra Provincia e la nostra Regione.
Non si è assolutamente parlato di eventualità di acquisto o di aumento di affitto, perché questi sono elementi che lo stesso Consiglio d'amministrazione ha ritenuto dovessero essere valutati in un secondo momento.
Il primo punto è l'ingresso di Comune e Provincia; dopo, con questo nuovo assetto societario, si affronteranno i problemi che si ritiene debbano essere affrontati.



PRESIDENTE

Dopo questa informativa, credo che possiamo passare, avendo già svolto i preliminari di discussione, alla votazione; dopo, se ho inteso bene, c'è la disponibilità del Consigliere Cavaliere - che non vedo in aula - di ritirare gli emendamenti che aveva fatto suoi: attendiamo solo pochi secondi che rientri in aula...
E' rientrato il Consigliere Cavaliere, gli chiedo che ho interpretato bene, cioè nel senso che c'è la sua disponibilità a ritirare gli emendamenti.



CAVALIERE Pasquale

Sono ritirati.



PRESIDENTE

Consideriamo dunque ritirati gli emendamenti.
Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 voti favorevoli 31 voti contrari 6 astensioni 12 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 voti favorevoli 31 voti contrari 6 astensioni 12 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 voti favorevoli 31 voti contrari 6 astensioni 12 L'art. 3 è approvato.
La parola al Consigliere Papandrea per dichiarazione di voto.



PAPANDREA Rocco

Noi manteniamo il voto contrario sul provvedimento in esame per una serie di ragioni che non sono state superate da quanto è avvenuto in questi dieci giorni che hanno seguito la discussione in aula. Noi, con le richieste avanzate, avevamo voluto sottolineare come questo provvedimento così come altri provvedimenti importanti della Regione, non si inseriscono nella capacità di programmazione della Regione. Infatti i due documenti presentati sottolineano come finora non esistono dei documenti fondamentali, e si possa intuire in che misura venga inserita un'attività come quella fieristica e una società come Expo 2000 all'interno di ipotesi scelte di sviluppo, economiche di questa Regione né come si possa inserire all'interno di una ristrutturazione, di un coordinamento delle partecipate che la Regione ha.
In questi giorni sono però successi due fatti che giudico significativi. Lunedì scorso quando ci sono state le audizioni sul bilancio in genere tutti le forze economiche, le categorie presenti alle consultazioni hanno sottolineato come la Regione sia priva di una programmazione. Questo elemento che noi avevamo sottolineato è stato poi espresso da parti non sospetto di simpatie nei nostri confronti. Per esempio la Federpiemonte ha fortemente sottolineato questo aspetto. Questo in qualche modo non ci rende soddisfatti, saremmo più contenti di poter discutere su qualcosa che c'è, però ci conforta nel dire che non poniamo dei problemi astratti, ma seri. Chiunque operi in Piemonte è costretto a confrontarsi con gli stessi problemi.
Per quanto riguarda le partecipate è emerso dal confronto con una di esse, la Finpiemonte, un fatto significativo. Per esempio su due enti sui quali noi avevamo focalizzato l'attenzione, l'Ecdic e Consusa - ci siamo accorti che non eravamo i soli, vi erano anche le forze di minoranza che ci avevano appoggiati - aveva assunto comportamenti più "pesanti" perché non aveva poi sottoscritto aumenti di capitale in questione e aveva determinato in un caso la chiusura di uno di questi enti, avesse dei giudizi, delle perplessità del tutto simili alle nostre.
Devo dire che una cosa non mi è piaciuta in questa consultazione che è emerso l'elemento di atteggiamento della Finpiemonte, mentre qui in aula c'era stato detto una cosa diversa. In aula c'era stato detto che tutti avrebbero sottoscritto l'aumento di capitale, non erano state espresse perplessità. Per quanto riguarda Consusa se fossero state note le perplessità di Finpiemonte che poi l'hanno portata ad assumere quel comportamento, forse il voto in aula sarebbe stato diverso.
Noi riteniamo che da questo punto di vista ci sia stata una grave scorrettezza, da parte del Presidente della Giunta e della Giunta, a non comunicare questo tipo di atteggiamento che indubbiamente doveva essere noto agli esponenti della Giunta.
Questo è il primo problema. Il secondo è che noi pensiamo che chiunque partecipi ad un aumento di capitale di una società, privata o pubblica debba conoscere quali sono le ipotesi di sviluppo. Non si può partecipare ad un aumento di capitale di una società che è strutturalmente passiva solo per ripianare il deficit, perché in questi casi si chiude. Quando si decide di ripianare il deficit si chiude, non si continua. Si continua se ci sono delle ipotesi serie di risanamento e quindi di uscita di questa passività.
Il discorso fatto anche questa mattina dal Presidente Ghigo non ci soddisfa perché non ci dice quali sono le ipotesi, ci dice semplicemente che intanto dobbiamo permetterle di sopravvivere, quindi ripianare, poi si vedrà. Su tutto c'è vaghezza, addirittura sugli affitti perché non ci è stato detto qui in aula che non si aumenteranno gli affitti o non comprerà il Lingotto, si deciderà. Su cose importantissime come l'acquisto o meno dei locali si demanda. Credo che il sottoscrivere l'aumento di capitale ad buio sia un atteggiamento irresponsabile.
Mi pare che sia il Comune di Torino che la Provincia, pur esprimendo un interesse abbiano detto che valuteranno sulla base dei programmi che ci verranno delineati: loro fanno bene. Noi invece decidiamo prima di avere in mano questi programmi. Questo è un fatto grave.
Concludo il mio intervento dicendo che alla luce di questi interventi quindi di un'assenza di una decisione su quello che può essere il ruolo di questa società dentro un programma di sviluppo della Regione e addirittura in assenza di un programma specifico di questa società di ripianamento dei propri debiti per far sì che vengano superati nel futuro, noi riteniamo che siamo di fronte a uno spreco di denaro pubblico, che si perpetua perch solo due anni fa noi avevamo sottoscritto una quota analoga dicendo che "poi sarebbe giunto il momento in cui voltare pagina e che ciò non sarebbe più avvenuto".
Noi diciamo che si tratta di uno spreco di risorse pubbliche che non ha senso ed è per questo che noi votiamo contro, ma la nostra non è un'opposizione a sostenere le attività fieristiche, però un conto è sostenere Expo 2000, un altro è sostenere le attività fieristiche. Avevo già detto nella fase iniziale di questo dibattito che per quanto riguarda le attività fieristiche ci sono delle leggi specifiche che le prevedono possono anche essere aumentate le quote per queste società, però - ripeto sono due cose diverse: un conto è la società, un altro è sostenere un'attività economica. Sul secondo aspetto andremo a discuterne anche in sede di bilancio, però qui è stata creata una confusione fra questi due aspetti e noi riteniamo che anche da questo punto di vista non sia utile.
Per tutti questi motivi Rifondazione comunista esprime un voto contrario.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Benso.



BENSO Anna

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a proposito dell'aumento di capitale di Expo 2000 vorrei dichiarare a nome del Gruppo misto il nostro voto favorevole, ma allo stesso tempo desidero sottolineare delle perplessità rispetto ad alcune dichiarazioni apparse sui quotidiani.
E' sicuramente positiva la dichiarazione del Presidente Ghigo che scinde, come avevamo richiesto, l'operazione relativa all'aumento di capitale da quella dell'acquisizione. Positivo, da un lato, è il coinvolgimento delle due istituzioni interessate in modo diretto (Comune e Provincia). Si esprime invece preoccupazione rispetto alle dichiarazioni del Sindaco Castellani e della Presidente Bresso che, leggendo i giornali entrerebbero con una quota, ahimé minima del 5%. Mi chiedo se questa possa essere definita una posizione seria, se si considera che il Comune e la Provincia di Torino hanno dichiarato di puntare sul turismo e su un importante polo fieristico.
Mi chiedo ancora come si possa pensare di fare tutto ciò con degli spiccioli, quando città come Verona e Bologna, che hanno investito seriamente in centri fieristici, spendono miliardi! Ma non è tutto. Infatti, la più grande preoccupazione è che il PDS Rifondazione e PPI, desideravano prendere tempo in Comune a Torino, come dire "aspettiamo con tutta calma". Poi si comprende che la calma sopracitata fa riferimento al cambio della guardia ai vertici del Consiglio d'amministrazione di Expo 2000.
Crediamo che sarebbe utile, nell'interesse di tutti, che il Presidente richiedesse ulteriori chiarimenti al riguardo e ne seguisse con attenzione gli sviluppi, così come ha dichiarato questa mattina in aula.
Ribadisco comunque il voto favorevole del Gruppo misto al progetto di legge n. 384.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Meno male che ogni tanto riusciamo anche a parlare di qualche provvedimento, altrimenti rischiamo di distrarci troppo e di autoconvincerci che veniamo qui per fare altre cose, quindi discussioni più o meno amene, ma soprattutto inutili per la collettività piemontese.
Nell'annunciare il voto favorevole di Alleanza nazionale su questo provvedimento, non posso che preoccuparmi per l'atteggiamento, che peraltro avevo previsto nel mio intervento della scorsa seduta sempre riguardante Expo 2000, assunto dal Comune di Torino e dalla Provincia di Torino.
Tra dichiarazioni ufficiali e ufficiose dei Partiti, delle Giunte, dei vari Assessori, si è scelto ancora una volta di non scegliere. Si è scelto da parte di questi Enti ancora una volta di non essere interpreti ed attori del rilancio di Torino, del rilancio dell'immagine della città e del Piemonte, rilancio di cui il Comune di Torino e la Provincia di Torino godono e usufruiscono, però come al solito gratuitamente.
Io non posso dire e non dico in quest'aula che tanti soldi vengono sprecati da quei due enti inutilmente, perché non è questa la sede, devo però dire che mi sembra singolare e grave che una città come quella di Torino, che aspira a diventare addirittura una città metropolitana, non si preoccupi di diventare attrice del rilancio fieristico turistico di Expo 2000 e quindi della città! Questo forse trova spiegazione nel fatto che il Comune di Torino, nonostante i programmi, metta nel bilancio preventivo ben o sarebbe meglio dire "appena" - 700 milioni in un anno per le attività connesse al turismo, che sarebbe come dire niente! Dimostrando quindi una insensibilità e un'indifferenza nei confronti di un'industria, quella del turismo, che è l'unica che potrà, insieme con l'artigianato, le piccole e medie imprese, il commercio e si spera il terziario non troppo esterofilizzato, assicurare un futuro alla città e a gran parte del Piemonte, perché il Piemonte non è torinocentrico, è la Provincia di Torino che è metà del Piemonte, questo è il fatto! Per cui qualche volta viene accusata la Regione di essere torinocentrica; non è colpa di nessuno se in questa Provincia vive più di metà della popolazione piemontese, è la realtà dei fatti.
Allora questo rilancio, al quale evidentemente gli Enti locali di questa Regione sono indifferenti, servirebbe proprio a far sì che domani noi non ci troviamo con dieci, cento, mille "Lingotti"! Non quelli d'oro ma i calcinacci che ci sono in via Nizza, cioè quelle strutture ormai fatiscenti e costosissime di inizio secolo, nelle quali una volta lavoravano, e si chiamavano così, adesso hanno cambiato nome, le "masse operaie", e che adesso sono desolantemente vuote! Perché nella cultura post industriale e nella globalizzazione dei mercati, la FIAT - che ormai, è vox populi, compare addirittura sui bollettini della UIL! - chiuderà definitivamente o Rivalta o Mirafiori entro fine secolo e noi ci troveremo questi calcinacci. Quindi, se non c'è la cultura di sostituire al calcinaccio qualcos'altro che possa assicurare sul territorio torinese e metropolitano un livello di occupazione accettabile anche attraverso il rilancio di un polo fieristico-turistico, la nostra città diventerà molto peggio della Detroit degli Stati Uniti.
Per questo motivo, trovo grave ed incomprensibile questa indifferenza.
Come si fa a non mettere in un bilancio preventivo di una città metropolitana neanche un gesto di buona volontà? I Comuni sono in crisi, perché sono stati "tagliati" - come per le Regioni - i trasferimenti dello Stato. E' vero che al Comune di Torino, e quindi alla Provincia, sono stati tagliati tanti fondi, ma è altrettanto vero che, di fronte a scelte strategiche, una città come Torino non può non mettere in bilancio 200 milioni per il Lingotto. Una Provincia come quella di Torino non può fare la "melina" e rifiutarsi di partecipare al rilancio del polo fieristico e turistico della Regione Piemonte.
Questa non è indifferenza o insensibilità politica, è crimine verso il futuro e verso la possibilità che questa città abbia un futuro.
La volta scorsa ho chiesto al Presidente della Giunta di cercare di intervenire presso il Sindaco e presso la Presidente della Provincia affinché la possibilità della riconversione di Torino e della sua area metropolitana fossero chiariti a queste due istituzioni. Al di là del Lingotto, che comunque in questo momento è il simbolo del possibile e potenziale rilancio fieristico e turistico di Torino e del Piemonte, si tratta di condividere tutti assieme, al di là delle posizioni, un percorso di rilancio di questa città. Il reinventarsi una città ed un'area metropolitana che - l'ho già detto - rappresentano metà del Piemonte. Come si fa a non capire questo? Per me il Lingotto è un calcinaccio, ma, proprio per questo motivo, è un monito, è un simbolo perché Torino non si riduca ad una città di calcinacci e perché Torino si possa reinventare come Polo turistico e fieristico della piccola e media impresa, dell'imprenditoria diffusa e del terziario.
Credo allora che il Presidente Ghigo, nonostante le sollecitazioni, sia riuscito a ottenere dal Sindaco e dalla Presidente della Provincia solo dei "vedremo", dei "decideremo". Ma cosa c'è da decidere? Un aumento di capitale addirittura misero, perché se la Regione Piemonte può mettere due miliardi e rotti, non può una città come Torino e una Provincia come la nostra non mettere 200-300 milioni in un bilancio, per partecipare ad una società potenzialmente così importante per il rilancio dell'immagine del Piemonte.
La Regione Piemonte, con larga condivisione, ha fatto bene ad aumentare il capitale per evitare che quella società portasse i libri in tribunale e fosse costretta a chiudere e che la città di Torino, prima fra tutti perdesse già da quest'anno un sacco di opportunità fieristiche (saloni e quant'altro).
Mentre la Regione Piemonte dimostra grande sensibilità e rispetto istituzionale, offrendo un grande aiuto alla città di Torino che versa in una situazione difficilissima di povertà e disoccupazione diffusa altrettanta sensibilità non è stata data dagli apicali delle altre due istituzioni (Comune e Provincia), e questo è un fatto grave.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Gallarini; ne ha facoltà.



GALLARINI Pier Luigi

Finalmente questa dichiarazione di voto ci consente di tornare sulle questioni urgenti ed importanti che interessano i 4.300.000 abitanti della nostra regione.
Su Expo 2000, nello specifico, siamo stati favorevoli dal primo momento, quindi ribadiamo il nostro voto favorevole all'aumento di capitale.
Anche noi, come ha detto la collega Benso, abbiamo apprezzato le dichiarazioni del Presidente Ghigo dello scorso Consiglio, quando ha introdotto l'argomento Expo 2000, relativamente allo scorporo fra questione società e questione immobiliare. E questo perché, leggendo i giornali, si aveva la sensazione, fino a qualche giorno fa, che ormai fosse quasi firmato il compromesso relativamente all'acquisizione del Lingotto da parte della Regione e, forse, del Comune e della Provincia di Torino.
Leggendo sempre quei giornali ed osservando l'impegno che - come ha detto il collega Ghiglia - si è estrinsecato sostanzialmente in alcuni "vedremo" da parte del Comune e della Provincia, è stato facile presumere che di quei 250 miliardi (costo dell'immobile) 245 avrebbe dovuto versarli la Regione, o li dovrebbe versare nel caso in cui si acquisisse, mentre i 5 miliardi, forse in diversi esercizi finanziari, Comune e Provincia sarebbero anche disponibili a buttarli sul piatto per far pendere la bilancia da una certa parte.
Abbiamo apprezzato - dicevo - le dichiarazioni del Presidente Ghigo perché riteniamo che la società sia su un piano e l'immobile sia su un altro piano. Riteniamo cioè che, se la Regione - ed invitiamo la Giunta ad approfondire questo tema - riesce a prevedere investimenti dell'ordine delle centinaia di miliardi, meglio potrebbero essere investiti questi miliardi a sostegno dell'imprenditorialità piemontese, e non per acquisire un immobile tipo il Lingotto.
Quindi, attraverso il coinvolgimento del mondo imprenditoriale piemontese, delle Camere di Commercio e di tutto quanto ruota attorno all'economia - come ha già ricordato il collega Ghiglia in qualche intervento precedente - in questi ultimi anni, ma a maggior ragione nei prossimi, si dovrà spostare il pilastro baricentrico dalla monocultura dell'auto alle piccole e medie imprenditorie, quindi ad economie alternative fra le quali il turismo.
Se siamo convinti di questo fatto, dovrebbe diventare automatico e conseguente valorizzare nella direzione del sostegno del mondo imprenditoriale e non verso l'acquisizione dell'immobile Lingotto, il quale potrebbe essere usato attraverso comodati onerosi o forme di leasing.
Questo, per quanto riguarda una scomposizione del problema: la questione Lingotto, intesa come immobile o calcinaccio - come lo chiamava il collega Ghiglia - ed invece la questione societaria.
Non posso che riprendere, ancora una volta, una considerazione fatta dal collega Ghiglia, relativamente al grigiore del Comune e della Provincia di Torino, che non hanno ancora la sensibilità per capire quale ruolo potrebbero svolgere nel rilancio dell'economia e del turismo della nostra regione.
Ho apprezzato moltissimo l'intervento che il collega Picchioni ha fatto l'altro giorno riguardo a questi argomenti, perché ha avuto il respiro ampio e capace di abbracciare quello che può essere uno sviluppo futuro della nostra regione, che passi attraverso la valorizzazione delle enormi potenzialità che la nostra Regione può esprimere.
Io ho fatto una battuta, alla fine del suo intervento: forse cominceremmo a superare questo grigiore se in città (Torino in particolare ma anche in provincia) si passasse dall'entusiasmo per la rottamazione all'entusiasmo per la valorizzazione di altre questioni. Le altre questioni sono le potenzialità che questa città e questa Regione hanno.
Quindi soddisfazione, dicevo, perché l'aumento di capitale sicuramente consente di rilanciare la società. Noi vorremmo che, oltre a Comune di Torino e Provincia di Torino, fossero stimolate anche le Province periferiche della nostra Regione. Perché? Perché alcune di queste (tipo Novara, Verbania, ma probabilmente anche Alessandria) gravitano anche fuori Regione, gravitano soprattutto su Milano e sulla Lombardia.
Allora io penso che la scommessa vincente dovrebbe essere quella di far sì che, attraverso questo aumento di capitale, ci sia anche una iniezione di managerialità e di iniziativa tale da catturare l'attenzione di quanti fino a oggi investono e gravitano in altre direzioni.
Ovviamente, se i centri gravitazionali sono di un certo tipo è perch esistono le condizioni per catturare questa gravità; se Torino finora purtroppo, non ha saputo svolgere questo ruolo è perché non è stata all'altezza del compito.
Noi ci auguriamo che attraverso questi 2,8 miliardi di aumento di capitale e attraverso - riteniamo - una nuova anima che deve essere inserita all'interno della società per quanto riguarda i progetti, il respiro degli stessi e l'ambizione degli stessi, altrimenti Expo 2000, nei confronti di Milano e della Lombardia, sarà quello che è purtroppo ancora oggi Caselle nei confronti di Malpensa 2000, e cioè Novara e la provincia di Verbania continueranno a gravitare su Milano, continueranno ad andare alle fiere e alle esposizioni milanesi e così via.
Penso che per invertire questa tendenza occorre offrire opportunità di grande qualità; non è sufficiente aumentare le azioni, per offrire opportunità di grande qualità occorre anche iniziativa e qualità dell'iniziativa.
Il fatto che il Comune di Torino e la Provincia di Torino, purtroppo reagiscano in modo così piatto e grigio, probabilmente significa anche che non riescono a dare di più di questo grigiore, e questa è una constatazione, ma a maggior ragione riteniamo che la Regione nel suo complesso, a iniziare dal Presidente Ghigo, debba cercare di coinvolgere e stimolare il più possibile in questa direzione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Ferrero.



FERRERO Caterina

Anch'io intervengo per preannunciare il voto favorevole del mio Gruppo a questa delibera di aumento di capitale sociale di Expo 2000 e anch'io vorrei fare alcune considerazioni, intanto su quanto sosteneva il Consigliere Papandrea.
Nel suo intervento riteneva questa decisione che la Giunta ha portato in Consiglio una sottoscrizione sostanzialmente al buio, senza una prospettiva futura, senza dei programmi sui quali poter lavorare.
Personalmente non concordo su questa valutazione che il Consigliere ha voluto dare, perché ritengo che nell'ambito delle valutazioni che sono state fatte di futuro rilancio nell'ambito della tematica fieristica turistica, culturale che attraverso Expo 2000 si vorrebbe fare e che tra l'altro è stata anche ampiamente discussa, anche con un notevole contributo di tutte le parti che in questo Consiglio sono rappresentate, non ritengo che dopo l'ampia discussione che c'è stata nel corso dello scorso Consiglio si possa dire che, perlomeno da parte della Regione Piemonte, ci sia un atteggiamento di sottoscrizione al buio tanto per non far presentare i libri in tribunale ad Expo 2000.
Ho invece delle grosse perplessità anch'io su quanto ho letto sui giornali, su questo atteggiamento della Provincia di Torino e del Comune di Torino quasi di sfiducia, se vogliamo, nei confronti di una grossa potenzialità che è un settore emergente come quello fieristico, turistico e culturale possono avere in un contesto che, soprattutto nell'ambito della Provincia di Torino, vede l'aspetto occupazionale con delle enormi carenze.
E allora io mi domando come sia possibile che, a fronte di una richiesta che arriva dagli stessi Comuni della provincia piemontese, che attraverso la possibilità che si dà utilizzando i fondi strutturali si possono presentare dei progetti integrati che vadano nell'ordine dello sviluppo turistico sul territorio, a fronte di tante domande che sono state presentate dai Comuni del territorio piemontese, io mi domando come sia possibile che i Comuni della provincia abbiano percepito questo importante segnale che si deve dare al problema dell'occupazione e un Comune importante come Torino e un Ente importante come la Provincia di Torino non assecondino questo indirizzo che sostanzialmente pare invece essere quello un pochino di tutti quelli che cercano di trovare delle soluzioni al problema enorme che c'è in questo momento dell'occupazione.
Quindi anch'io mi aggiungo alle note perplessità che tutti quelli che mi hanno preceduto hanno sollevato su questo tipo di atteggiamento; anch'io invito il Presidente della Giunta a portare nelle discussioni - se ci saranno - ulteriori con Comune e Provincia queste valutazioni, perché a questo punto se soltanto la Regione dimostra di credere in questo indirizzo e non dimostrano di credere in questo indirizzo Comune o Provincia, allora chissà se ne vale tanto la pena poi innescare tutti i discorsi che sono altrettanto importanti di acquisto di un'ipotetica sede come quella del Lingotto, che diventerebbe solo ed esclusivamente uno strumento per poter creare dei problemi finanziari solo ed esclusivamente alla Regione.
Io mi auguro che il Presidente queste valutazioni le possa portare nell'ambito delle prossime discussioni che ci saranno, perché la Regione Piemonte, con questo atto, dimostra di credere nel futuro di questo settore; ci auguriamo che anche gli altri dimostrino di crederci.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'on. Picchioni; ne ha facoltà.



PICCHIONI Rolando

Presidente, io credo che questa mattina lei abbia avuto non solamente la soddisfazione, non abbia solamente la soddisfazione di vedere approvato un provvedimento sul quale lei ha investito molto della sua credibilità, ma anche un mandato politico; un mandato politico preciso, che viene da Anna Benso, che viene da Caterina Ferrero, che viene da Agostino Ghiglia e da Pierluigi Gallarini e, se mi permette, anche da lei.
Cioè il problema strutturale di questa strutturale di questa città, di questa Regione fa sì che la sua figura, la sua precedenza, il suo mandato lo ponga in termini contrattualistici - diciamolo pure in termini molto brutali - con il Comune di Torino e con la Provincia di Torino.
Quello che ha detto la Consigliera Anna Benso mi pare abbia centrato uno degli aspetti fondanti di questi rapporti.
Vede, lei è stato promotore, con altri, delle Olimpiadi, però non vorrei che le Olimpiadi le venissero o le fossero state tolte di mano o sfilacciate di mano da parte della Provincia o da parte del Comune di Torino. Allora qui si pone anche il problema di una visibilità della Regione che non è la visibilità di cui abbiamo parlato tante volte, ma è una visibilità tanto più credibile e tanto più coerenta, tanto più concreta nella misura in cui si mantengono le redini del gioco. Non perché le redini del gioco non devono andare naturalmente all'azionista di maggioranza, ma perché la valenza e soprattutto lo spettro della sua azione (dell'azione della Regione voglio dire), ma anche della capacità finanziaria che la Regione ha, fa sì che la Regione debba essere comunque l'azionista di riferimento in queste joint-venture dove, tante volte, vediamo il Comune di Torino e la Provincia di Torino assumere una posizione prevalente.
I progetti strutturali, dei quali ha parlato adesso la Consigliera Caterina Ferrero, dove noi siamo comunque, certo, non dico corrivi, ma tante volte ufficiali pagatori di progetti che sono condivisibili, ma non sono nostri; le tante altre cose, per esempio le Fondazioni culturali, per esempio i problemi - Assessore Leo - del Teatro Stabile come del Teatro Regio, non ci possono vedere in una posizione che vorrei dire subalterna supportata, forse perché altri equilibri, equilibri contrattualistici diciamolo pure chiaramente, con tutta la legittimità che devono avere questi equilibri - con Rifondazione comunista: tutto ciò fa sì che alcune operazioni vengano di fatto formalmente sottoscritte, ma con tutte le riserve mentali di cui hanno parlato prima gli altri colleghi.
E allora qui si pone un problema molto chiaro nei confronti del Comune e della Provincia di Torino: o loro credono non in un'operazione di basso livello quale potrebbe essere appunto l'attuale sottoscrizione di una cosa ma credono in alcune soluzioni portanti per l'avvenire della città, che non sono solamente il recupero di qualche piccolo spicchio di centro storico come la Cavallerizza, ecc., ecc., ma sono le strutture portanti per far sì che questa città conosca effettivamente, alla fine di questo secolo, un suo nuovo Rinascimento. Oppure, se con 50 milioni o pochi spiccioli, ecc.
credono di poter avere il titolo morale per decimare una classe dirigente che comunque, come lei ha detto, ha fatto sì che ci fosse un percorso di risanamento di Expo 2000, allora lei ha un mandato politico: di non permettere queste cose.
Non permetterle né nei confronti dell'Assessore Alberione né nei confronti del Consigliere Morione né nei confronti di chicchessia, perch l'operazione che si sta facendo non riguarda un'olandese preso alcuni anni fa in una città dell'Olanda, chiuso poi nel suo empireo qui a Torino, con 300 milioni all'anno di cash, un certo signor Bunnich - quindi parliamo chiaramente - ma riguarda un Consigliere, un delegato nominato da lei ecc., che non ha mai preso una lira di stipendio e che, conoscendo la situazione locale, torinese e soprattutto regionale, ha fatto sì che questo percorso di risanamento venisse intrapreso, con quello che lei ha detto sia per il portafoglio fieristico sia per la razionalizzazione di fatti congressuali.
Ora, poiché conosciamo i giochi e i giochetti delle varie assemblee per cui si crede che il risanamento possa dare il titolo, attraverso 50 milioni di lirette, a far sì che tutta una classe dirigente del passato venga decimata in maniera così inconsulta o perlomeno in maniera sommaria il mandato politico che lei ha - anche il mio, Presidente - è quello di vigilare affinché quello che c'è stato di bene del passato sia mantenuto e quello che è stato certamente non convincente del passato possa essere estirpato. Questo è un primo problema.
Il secondo problema si pone nei confronti della Fiat. La Presidente Spagnuolo, tempo fa, ha presentato e ha parlato in questa e in altre sedi del problema del Salone del veicolo industriale.
Ma sapete perché i Saloni del veicolo industriale non sono stati fatti a Torino? Lo si sa? L'assemblea lo sa? Lo sa perché i Saloni del veicolo industriale vengono fatti a Bruxelles oppure ad Hannover oppure ad Amsterdam? Lo sapete che i Saloni del veicolo industriale non vengono fatti a Torino perché, forse, la materia prima che la grande azienda multinazionale Fiat poteva presentare non era sufficientemente competitiva con le altre materie prime presentate in altri Saloni e pertanto non voleva avere in casa propria un termine di confronto che poteva essere certamente negativo per la nostra azienda? Dunque, se si parte da questo passato, che non riguarda la classe dirigente nominata dagli organi politici o assembleari, ma riguarda una classe dirigente di cui certamente - non Expo 2000 - una parte ha fatto sì che questa stessa grande iniziativa venisse ad essere cancellata o perlomeno non venisse più riproposta per la città di Torino, anche nei confronti della Fiat è un problema aperto.
E allora - Consigliere Scanderebech, lei che è anche segretario di Forza Italia - il percorso nei confronti della Fiat deve essere molto attento, e non per oggi pregiudicare quello che potrebbe essere un acquisto o un affitto di domani.
Stiamo attenti a che alcune multinazionali, che poi sarebbero delle società nazionali residenti a Bologna, non abbiano domani - io non so se questo può essere permesso con la nostra legge - la possibilità di entrare a piedi giunti, anch'esse per una piccola elemosina, ecc., ecc., nel Lingotto, facendo sì che le grandi fiere - come hai detto tu, Gallarini di Verona e di Bologna vengano privilegiate e poi il Lingotto venga fatto lentamente morire.
Anche su questo ci sono dei problemi molto chiari; problemi che non attengono solamente ad un business, ad una ricaduta di benefici, ecc.
ecc., ma attengono effettivamente a quelle linee portanti di un rinnovamento produttivo della nostra città, per la quale vale la pena anche di investire.
Se dovessimo fare una minima attività comparativa tra gli investimenti a perdere che si stanno facendo da parte di tutte le Amministrazioni e invece gli investimenti che possono essere una scommessa sul futuro, credo che il Lingotto, al di là di tutte quelle che possono essere le opinioni di origine, ecc., meriti effettivamente ancora una scommessa.
Per cui - ho finito - dichiaro con questo il voto favorevole del Gruppo MPPE-Rinnovamento italiano; è comunque un voto condizionato ad un mandato politico che mi auguro lei possa rappresentare nel migliore di modi, in tutte le sedi pertinenti, in tutte le sedi istituzionali, con tutti gli interlocutori che non si possono permettere, per qualche elemosina in più di poter fare quello che l'elemosina non permette loro di fare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bertoli; ne ha facoltà.



BERTOLI Gian Pietro

Noi riteniamo questo provvedimento necessario, ma non sufficiente, per cui il nostro voto sarà di astensione. Ho già avuto occasione di dire nella discussione generale, prima di entrare nel merito dell'articolato, che riconosciamo ad Expo 2000 un'importanza strategica, ma soprattutto che noi individuiamo in questo provvedimento una necessità di mantenere la maggioranza pubblica all'interno di questa società.
Io richiamerei l'avvertimento di Cassola che campeggia quest'oggi su un giornale, che grida questo avvertimento: "Subito nuovi spazi o il Salone morirà. Se entro due anni la società Expo 2000 non realizzerà il nuovo Padiglione espositivo del Lingotto, il Salone dell'auto potrebbe davvero morire".
Quindi, se noi non adottassimo questo provvedimento, la quota pubblica all'interno di EXPO 2000 scenderebbe sotto il 50% e non riusciremmo più ad ottenere il 70% dei finanziamenti europei, previsti solo per le società a maggioranza di capitale pubblico, ma soltanto il 15%, quindi l'operazione rischierebbe di saltare.
Questa è dunque una necessità; però il nostro sarà un voto di astensione, come ho avuto occasione di dire, perché ci pare - e anche le vicende di queste ultime ore lo dimostrano - che questo problema non sia stato affrontato con la necessaria lucidità.
Si arriva tardi, si arriva male, si arriva per ripianare perdite della società a piè di lista, né sono chiari gli obiettivi per cui si concedono i finanziamenti. Le stesse vicende di queste ore, lo stallo in cui abbiamo rischiato di impattarci ieri e oggi, non riuscendo a distinguere tra questioni importanti e questioni minori, ha fatto sì che gli ostacoli diventassero effettivamente burroni, nei quali abbiamo rischiato di far precipitare il provvedimento.
Richiamo ancora il ruolo trainante che la Regione ha sempre avuto in passato istituendo Expo 2000 e governandola senza che la Provincia e il Comune di Torino avessero un ruolo prioritario. Questo accenno polemico sul fatto che la Provincia e il Comune di Torino intendono partecipare solo con il 5%, non lo comprendo: non sarà forse ancora un impegno sufficiente, ma comunque testimonia un interesse da parte di questi enti negli ultimi mesi.
Per rincuorarli a questo proposito, per farli diventare più incisivi, credo debbano riscontrare nella Regione, che ha un ruolo prioritario l'interlocuzione più credibile e una maggiore lucidità.
Quindi l'invito che noi rivolgiamo è che in merito ad una questione così importante, la Regione recuperi il ruolo che ha avuto in passato rassicurando anche gli altri enti sulla credibilità di Expo 2000 quale strumento strategico per garantire alla nostra città quell'elevato tasso di internazionalizzazione di cui c'è bisogno.
Occorre quindi un Expo 2000 efficiente ed efficace per affrontare in modo adeguato le sfide che il terzo millennio ci pone.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Grazie Presidente. Sostanzialmente svolgo due considerazioni che si aggiungono all'intervento che già abbiamo fatto nel corso del dibattito.
Una riguarda la comunicazione che ci ha fornito il Presidente della Giunta quando ha relazionato sull'incontro Regione-Provincia. Non c'è dubbio che l'atteggiamento della Provincia di Torino, ma in particolare, come mi sembra, del Comune di Torino, sia un atteggiamento di grande ritardo l'atteggiamento di chi enuncia una politica per poi nascondersi dietro ad un dito. Noi assistiamo sovente a dibattiti che hanno un loro riscontro sulle pagine dei nostri quotidiani. La città di Torino si pone il problema della sua internazionalizzazione e del suo ruolo turistico.
Abbiamo assistito anche ad un vivacissimo dibattito tra gli stessi Assessori della Giunta comunale di Torino; penso al confronto tra l'Assessore Alfieri e l'Assessore Perone sul ruolo della città di Torino e sul rilancio del turismo. Una struttura fieristica che può avere una dimensione di carattere internazionale non è stata finora presa in considerazione dal punto di vista della partecipazione del Comune di Torino, ben sapendo che se se vogliamo avere un ruolo bisogna che una struttura di questo tipo esista. D'altro canto mi risulta - il Presidente della Giunta non lo ha riferito - che nell'incontro avvenuto, a fronte della presa di posizione dei membri del Consiglio di amministrazione di Expo 2000, che avevano chiesto questo momento di incontro, sia il Comune che la Provincia di Torino abbiano fatto una domanda del genere: "perch non ce ne avete parlato prima?".
Evidentemente grandi società come queste non credo abbiano bisogno che il loro Consiglio di amministrazione pongo il problema della partecipazione del Comune e della Provincia di Torino, anche perché evidentemente a tutta una serie di grandi e importanti iniziative a vocazione turistica nazionale e internazionale, la presenza della Provincia e del Comune potrebbe fare da volano.
Certamente su questi aspetti c'è una grande carenza. Così come mi permetto di dire, dissentendo forse dall'intervento del collega Picchioni riferendomi alla vicenda del veicolo industriale che le cose andarono in quel modo perché fu per iniziativa della grande azienda piemontese che si decise di spostare questo salone quando gli spazi erano già venduti. Per non mi risulta - ne parlammo già quando discutemmo l'interrogazione - che il Consiglio di amministrazione di Expo 2000, a fronte di una perdita di alcune centinaia di milioni, abbia fatto i salti mortali, opponendosi venendo in Regione, rappresentando la situazione, battendosi anche contro un modo di fare da padroni. Pertanto, probabilmente, è necessario recuperare - comprendo che sia anche difficile - da parte dell'intero Consiglio di amministrazione di Expo 2000, una maggiore autonomia di gestione, una maggiore combattività nei confronti di una serie di ingerenze forti e influenti, che non hanno assolutamente aiutato Expo 2000 a superare i suoi problemi, aggravandoli in larga misura.
Queste sono le ragioni per le quali noi riteniamo che la Giunta regionale del Piemonte e il suo Presidente debbano attentamente vigilare sulla gestione e sulle politiche di Expo 2000. Pur essendo favorevoli sulla necessità che Torino e il Piemonte abbiano un grande salone internazionale di carattere espositivo/fieristico, tuttavia ribadiamo il nostro voto di astensione.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, su tale provvedimento.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 53 votanti 52 hanno risposto SI' 32 Consiglieri hanno risposto NO 7 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere La legge è approvata.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Ordine del giorno n. 715 inerente a "Ricorso delll'ACNA avverso il decreto del Ministro dell'Ambiente sull'attivazione di Re-Sol"


PRESIDENTE

Passiamo ora, per velocità di lavori, alla votazione dell'ordine del giorno sull'ACNA che è stato sottoscritto da tutti i Gruppi e quindi ritengo possa essere approvato, essendo conosciuto, senza particolari discussioni.
Tale ordine del giorno recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte avuto conoscenza dello Schema di protocollo d'intesa predisposto tra Ministero dell'Ambiente, Ministero dell'Industria Commercio Artigianato Ministero della Sanità, Regione Liguria, Regione Piemonte, Enichem S.p.A.
ACNA in liquidazione, Organic Chemical s.r.l. per la realizzazione da parte di queste Società del Gruppo Enichem di un piano di bonifica globale del sito ACNA preso atto con soddisfazione della volontà del Ministro dell'Ambiente di proporre ricorso al Consiglio di Stato sulla sentenza di accoglimento del ricorso avanzato dall'ACNA contro il Decreto Ministeriale negativo sull'attivazione del RE-SOL valutata positivamente la necessità di pervenire, finalmente, alla bonifica del sito ACNA, quale presupposto indispensabile del risanamento della Valle Bormida e della tutela ambientale e socio-economica delle popolazioni piemontesi e liguri ritenuto che tale piano debba essere adottato con tutte le garanzie derivanti dalle vigenti disposizioni di legge e dalla conoscenza acquisita e da acquisire, nella totale trasparenza delle procedure e delle azioni considerato che, a tal fine, occorre che il piano venga realizzato: con l'impegno del Ministero dell'Ambiente di stabilire gli indirizzi (limiti, procedure e criteri) in analogia con quanto previsto dall'art. 17 c.l. del Decreto legislativo 22/97 e che tali indirizzi siano concordati con la commissione mista tecnico-scientifica costituita con Decreto del Ministro dell'Ambiente in data 28/3/1997, a seguito di specifica risoluzione parlamentare a condizione che la stessa Commissione mista sovrintenda alle operazioni e alle eventuali variazioni delle operazioni nel corso dell'avanzamento del progetto ai fini dell'approvazione da parte del Ministro dell'Ambiente ai sensi del c. 14 dell'art. 17 del Decreto legislativo n. 22/97 a condizione che le Regioni Liguria e Piemonte, avvalendosi delle Agenzie per l'ambiente Piemontese e Ligure, d'intesa con l'ANPA, costituiscano un osservatorio ai fini di garantire un continuo monitoraggio in tutte le fasi che assicuri oltre al rispetto delle norme di legge anche l'attuazione delle indicazioni formulate della Commissione mista, per tutti gli aspetti della bonifica ivi compresi quelli relativi allo smaltimento al di fuori del Sito ACNA e della Valle Bormida dei lagunaggi e del materiale conseguente alla bonifica a condizione che le Società ENICHEM, ACNA e ORGANIC CHEMICAL garantiscano congiuntamente l'attuazione a loro carico della bonifica ai sensi dell'art.
17 del Decreto legislativo n. 22/97 ritenuto che tali condizioni debbano far parte integrante del protocollo d'intesa e che nello stesso tempo vengano contemplate le ulteriori seguenti precisazioni: che la Regione Liguria si impegni, a bonifica ultimata, a non prevedere nel sito alcuna attività concernente lo smaltimento di rifiuti che le Società Enichem S.p.A., ACNA in liquidazione e Organic Chemical s.r.l. si impegnino: a cessare immediatamente l'accumulo di scarichi allo stato liquido e/o semisolido nei lagunaggi a ridurre drasticamente l'attuale prelievo dal fiume Bormida di circa 1800 mc/ora secondo le indicazioni della commissione mista tecnico scientifica che dovrà pronunciarsi entro tre mesi impegna la Giunta regionale a firmare il protocollo d'intesa alle condizioni suddette".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 53 Consiglieri presenti.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Questa mattina dovremmo ancora procedere all'esame della deliberazione relativa alla modifica del Regolamento, così come ci è pervenuta dalla Commissione, perché questo agevola poi l'insediamento delle Commissioni esaminare la proposta di legge sull'Orrido di Foresto e poi iniziare la discussione sul progetto di legge n. 356 che è stato iscritto in precedenza.



(Commenti del Consigliere Salerno)



PRESIDENTE

Riepilogo: prima il Regolamento, poi l'Orrido, infine le deleghe.



SALERNO Roberto

Ricordo che, a proposito dell'ordine del giorno sul commercio, tutti i Gruppi hanno convenuto sull'urgenza e la gravità della situazione, quindi sull'importanza di doversi soffermare a discutere.
Vorrei sapere se è possibile avviare la discussione anche su questo documento.



PRESIDENTE

Dipende solo dalla velocità con la quale riusciamo ad affrontare questi provvedimenti che hanno la priorità.



SALERNO Roberto

Può quindi essere inserito come ultimo punto?



PRESIDENTE

Sì, ma ci sono anche altri ordini del giorno, ad esempio quello sul Tibet.



(Commenti del Consigliere Salerno)



PRESIDENTE

Il problema è che non c'è un solo ordine del giorno sul commercio.
Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta e poi il Consigliere Ghiglia.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Qui siamo sulle questioni incidentali. Io sono disponibile anche a non chiudere i lavori dopo i punti che ho testé indicato, però questi dobbiamo affrontarli.
La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Solo una parola, Presidente. Per due volte ai Capigruppo, larga parte del Consiglio ha ravvisato l'esigenza di discutere, anche congiuntamente credo, gli ordini del giorno sul commercio. E' un tema, questo, che secondo me prevale su tutti gli altri ordini del giorno che sono all'o.d.g. e credo che su questo abbiano convenuto molti colleghi. Quindi io la pregherei proprio di inserirlo come ultimo punto, ma non dopo altri ordini del giorno: come punto da affrontare, se possibile, nella seduta di oggi.



PRESIDENTE

Io sono disponibile, però questa proposta di deliberazione deve essere affrontata prima dell'insediamento delle Commissioni, così come la legge che riguarda l'Orrido di Foresto e l'inizio della discussione sulla Bassanini. Poi facciamo gli ordini del giorno sul commercio.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Esame proposta di deliberazione n. 573: "Modifica al regolamento interno del Consiglio regionale"


PRESIDENTE

Procediamo pertanto con l'esame della proposta di deliberazione n. 573 presentata dai Consiglieri regionali Chiezzi, Moro, Papandrea, Simonetti Cavaliere e Dutto, di modifica al Regolamento che è stata licenziata dalla Commissione per il Regolamento con la seguente votazione: favorevoli: Rifondazione comunista; non partecipa: PDS; contrari: CCD CDU e Forza Italia. Assenti gli altri Gruppi consiliari.
La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Svolgerò un intervento brevissimo per non far perdere tempo al Consiglio.
Questa proposta di modifica del Regolamento riguarda solo il numero delle Commissioni, che è l'unico punto del Regolamento che si discute generalmente in occasioni come questa.
Abbiamo verificato tutti che otto Commissioni rendono difficile il funzionamento del Consiglio. E per facilitare il funzionamento dell'insieme del Consiglio, in particolare dei lavori di Commissione, noi proponiamo che si torni a sei Commissioni com'era nella precedente legislatura. Noi siamo convinti che questo faciliterebbe molto il nostro lavoro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Noi ci siamo espressi in modo contrario già in Commissione e non perch sulla sostanza non sia condivisibile la proposta. Io penso che tutti in questi due anni e mezzo abbiamo riscontrato come il numero delle Commissioni sia eccessivo e come si stenti a raggiungere il numero legale e anche sotto certi aspetti a far sì che le Commissioni, così come sono strutturate, funzionino in modo razionale.
Nonostante questo, abbiamo espresso, e lo ribadiamo in aula, un voto contrario. Questo perché riteniamo che il numero delle Commissioni sia un elemento che insieme ad altri rappresenta un mosaico al quale dobbiamo mettere mano, e per mosaico intendiamo il Regolamento. Certo, il numero delle Commissioni è un semplice aspetto, non secondario, ma neanche riteniamo semplicemente principale. I problemi sono molti e noi in Commissione Regolamento abbiamo presentato un ordine del giorno che andrà in discussione, nel quale abbiamo evidenziato i punti che secondo noi sono degni di attenzione e ai quali occorre mettere mano. Certo, l'ordine del giorno è aperto a suggerimenti, ad inserimenti e ad integrazioni che l'esperienza di ognuno all'interno di quest'aula può portare come contributo di arricchimento.
Riteniamo quindi che il problema delle Commissioni e del loro numero vada affrontato. Probabilmente sarà molto difficile che si arrivi ad aumentarle, ma è anche probabile che anziché 6 possa essere un numero diverso, inferiore a 8.
Affinché non sia una proposta paracadutata dalla sera al mattino, ma sia invece una proposta che scaturirà alla fine della costruzione di una modifica che per quanto possibile vada nella direzione di un migliore funzionamento e del Consiglio e di quanto indotto e di preliminare agisce e opera intorno al Consiglio, riteniamo che sia più razionale ed opportuno procedere alla modifica del numero delle Commissioni alla fine di questo processo e non all'inizio, prima di avere intravisto e definito una certa fattibilità di questo processo di revisione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Signor Presidente, devo esprimere la nostra contrarietà non solo alla proposta di deliberazione presentata dal Gruppo di Rifondazione comunista ma anche al modo, secondo me, non regolamentare in cui questa delibera è arrivata in Consiglio regionale.
La settimana scorsa, di fronte alla richiesta del collega Chiezzi di convocare una Commissione Regolamento per analizzare la proposta del Gruppo di Rifondazione inerente la diminuzione del numero delle Commissioni da 8 a 6, io avevo chiesto, prima in sede di Capigruppo e poi in sede di Commissione, che fosse, come avviene da sempre e come prevede anche il Regolamento oltre che la nostra prassi consolidata, iscritta all'o.d.g.
prima la proposta di riforma del Regolamento presentata ormai circa quattro mesi fa dal Gruppo di Alleanza nazionale.



PAPANDREA Rocco

Due mesi fa.



GHIGLIA Agostino

Noi l'abbiamo presentata prima del Santo Natale, ma dato che tu non lo festeggi rimuovi questo periodo.
Andiamo in Commissione Regolamento e all'o.d.g. in effetti c'è la proposta di Alleanza nazionale.
La Commissione Regolamento dibatte due ore sulla proposta di inversione dell'o.d.g., proposta fatta da Rifondazione Comunista affinché la loro delibera venisse messa in discussione e votazione per prima.
Il Consiglio regionale, nella persona dei suoi rappresentanti in Commissione Regolamento, boccia la proposta di inversione dell'o.d.g.
quindi riafferma la necessità che la discussione debba partire (e questa è stata la volontà del Consiglio regionale) dalla proposta di deliberazione di Alleanza Nazionale.
Si chiude la Commissione ed incredibilmente - ed infatti le ho scritto una lettera, signor Presidente del Consiglio - e, secondo me inspiegabilmente, non so se l'Ufficio di Presidenza, il Presidente del Consiglio o il Presidente della Commissione Regolamento decidono di riconvocare con grande urgenza la Commissione Regolamento, mettendo inspiegabilmente - secondo me anche irregolarmente - all'o.d.g. quella stessa deliberazione di Rifondazione Comunista che era stata, a furor di voti, respinta come proposta prioritaria da discutere.
La questione che pongo e sulla quale chiedo un pronunciamento formale dell'Ufficio di Presidenza, è la regolarità di questa prassi, perché io, al di là della sua capacità - signor Presidente del Consiglio - e della sua sicura buona fede non vorrei che, come spesso accade, questa convocazione addirittura tumultuosa, estemporanea e - lo ribadisco - irregolare nella forma, nel metodo, nella composizione dell'o.d.g. della Commissione Regolamento, sia dipesa ancora una volta da qualche minaccia, ma non solo quelle che vengono fatte in aula, che sono pubbliche; le minacce possono essere ventilate, pubblicate, scritte, pensate, immaginate, ecc., certi colleghi sono espertissimi in questo.
Se non è così, e io ne sono lieto per la dignità del Consiglio, chiedo di formalizzarmi - non di darmi una risposta così, perché così è già stata convocata la Commissione e a me le cose così non piacciono - i motivi per cui è stata presa questa decisione, lo ribadisco per l'ennesima volta irregolare. Se è così, l'o.d.g. delle Commissioni, l'importanza dei provvedimenti, la presentazione dei provvedimenti stessi non ha più alcun valore e noi andiamo a stravolgere delle regole, soprattutto dopo che c'è stato un pronunciamento preciso del Consiglio regionale in sede di Commissione.



PRESIDENTE

Le rispondo subito in modo puntuale. Dopo la effettuazione della riunione della Commissione Regolamento, c'è stata una riunione dei Capigruppo. Nella riunione dei Capigruppo è emersa la richiesta di formalizzare una votazione su un determinato provvedimento. Io ho sentito i Capigruppo presenti, ho sentito anche la Presidente della Commissione, non ricordo valutazioni contrarie a convocare la Commissione Regolamento nei tempi e nei modi previsti, cosa che é stata fatta con puntualità, con un solo punto all'o.d.g..
Non mi esimo, quindi, dal portare all'attenzione dell'Ufficio di Presidenza il punto da lei sollecitato e sono fermamente convinto peraltro, che la procedura sia stata assolutamente nei limiti del Regolamento.
La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Non voglio far perdere ulteriore tempo, ma prima di tutto vorrei precisare che noi non facciamo assolutamente minacce. Evidentemente il riferimento era nei nostri confronti.
Aggiungo che la sera in cui è stata bocciata l'inversione dell'o.d.g.
nonostante la disponibilità di Rifondazione Comunista a stare anche ore per discutere il provvedimento precedente, su proposta dei presentatori di quel provvedimento è stato deciso di aggiornare la discussione perché quel documento richiedeva molto tempo.
Quindi, si è bocciata l'inversione dell'o.d.g. per non discutere prima il provvedimento di Rifondazione Comunista; dopo un'approfondita discussione, è stato chiesto di soprassedere perché il loro provvedimento richiedeva un'ampia discussione.
Evidentemente era un atteggiamento pretestuoso per non far discutere il provvedimento di Rifondazione Comunista.



PRESIDENTE

Devo assicurare che, né come Presidente del Consiglio né ad altro titolo, io mi presto e tengo in considerazione minacce varie che peraltro non ho mai ricevuto e meno che mai - per rassicurare il Consigliere Papandrea - ho ritenuto di essere stato minacciato.
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Concordiamo sulla necessità della riduzione del numero delle Commissioni. Mi pare che questa sia una volontà molto diffusa in Consiglio anche perché questa è un'opinione condivisa dalla maggioranza del Consiglio.
Ci siamo resi conto che otto Commissioni sono eccessive, complicano l'attività di preparazione dal punto di vista legislativo. D'altro canto riteniamo che il metodo per ridurre il numero delle Commissioni non sia quello proposto dagli amici di Rifondazione, così come il metodo per risolvere le questioni, soprattutto in termini regolamentari, non sia quello proposto da Alleanza Nazionale.
Questioni così complesse sulla qualità del lavoro del Consiglio regionale e sul modo in cui affrontare le questioni regolamentari, non possono essere proposte di singoli Gruppi, ma vanno esaminate con un consenso ampio e soprattutto con un accordo dal punto di vista politico che non emerge. Questa modalità è inutile e non produce alcun risultato.
Per questo motivo non partecipiamo al voto, pur condividendo la necessità della riduzione del numero delle Commissioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Scopro dal Consigliere Saitta che in Consiglio regionale e nelle Commissioni non si lavora più sui progetti di legge, atti formali e proposte di delibere perché questo sarebbe il metodo di Alleanza Nazionale.
Mi chiedo quale sia il metodo usato solitamente dal Consigliere Saitta quando vuole portare avanti qualche provvedimento; forse quello della fantasia, delle idee. Non so, io ho sempre pensato di dover portare un documento e di doverlo discutere, ma non importa, è secondario.
Vorrei dire, invece, al Presidente che non sono convinto della sua spiegazione. La ringrazio, non dubitavo che lei non me la portasse formalmente.
Mi sembra singolare che, nel momento in cui una Commissione si esprime un Capogruppo chieda di non tenere conto dell'espressione di parere e di voto della stessa e porti ugualmente all'o.d.g. un provvedimento. Non vorrei insistere oltre su tale argomento, proprio perché a noi non sembra serio questo metodo di affrontare "a picconatine" strumentali il Regolamento.
Annunciamo comunque la nostra non partecipazione al voto.



PRESIDENTE

Grazie. Per dire che non è un'improvvisazione, posso citare anche per sdrammatizzare, se questo può servire, un principio latino: "Res melius perpensa" e si cambia impressione.
La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Presidente, per collegarmi alla sua espressione latina, il punto interrogativo che mi porrei sarebbe su quel melius - mi permetta - perch se dobbiamo essere seri, allora lo stupore del Consigliere Ghiglia di ieri...



PRESIDENTE

Non è nel merito: è sulla procedura.



SPAGNUOLO Carla

Seguendo un ragionamento sulla stessa linea, vorrei aggiungere anche un certo stupore rispetto a questa mattina, quando abbiamo interrotto il Consiglio e convocato la Commissione V. Mi spiega perché in quel momento abbiamo interrotto il Consiglio e convocato la Commissione V? Non glielo chiedo: è solo un interrogativo che pongo a me stessa e all'aula.
Questa è una strada che abbiamo intrapreso tutti, maggioranza e opposizione: c'è chi la patisce un po' di più, chi la patisce un po' meno ma questa è una strada rispetto alla quale credo che il giudizio di ognuno prima o poi, debba essere emesso.
Torniamo all'argomento. L'argomento è quello delle Commissioni.
Personalmente, faccio parte della Commissione Regolamento, ma non ho potuto partecipare alla Commissione di quel mattino.
L'esigenza oggettiva sarebbe quella, come è già stato detto, di avere un numero di Commissioni più ristretto, perché 8 Commissioni, più le Commissioni speciali, le Consulte e quant'altro complicano molto.
C'è poi un altro aspetto: forse ci fanno vivere anche troppo insieme.
Avremmo bisogno di vivere meno insieme, per rendere anche migliore qualità al nostro lavoro.
Ma al di là di questo, pur essendo convinti dell'opportunità di un minor numero di Commissioni, per esperienza ci rendiamo anche conto che la metà di legislatura forse non è il momento ottimale per arrivare a questo tipo di proposta.
Pertanto, su questa proposta il nostro Gruppo si asterrà.
Tuttavia colgo l'occasione per dire che - e in questo senso voglio fare una riflessione di carattere personale, non voglio neanche coinvolgere il collega del mio Gruppo - che il percorso con il quale si è arrivati (a conoscere da parte della maggioranza e a rispondere da parte dell'opposizione) a tutta la vicenda della composizione delle Commissioni è stato non troppo chiaro e lineare; un percorso un po' ispirato, per la verità, a questo metodo che ormai siamo abituati a vivere, probabilmente della non chiarezza, nel quale vengono avanti delle risposte, non si sa attraverso quale percorso né attraverso quali motivazioni.
In sostanza, personalmente non ho capito le ragioni per le quali la maggioranza, in un primo tempo, ha negato le Commissioni; poi ne ha accordate due; poi ne ha accordate tre; poi ha accordato quelle tre e non altre tre. Intendo dire che siamo in assenza assoluta di motivazioni rispetto alla gestione sia delle ragioni positive che di quelle di dissenso.
Non capiamo perché la maggioranza, rispetto alle Commissioni che verranno votate oggi pomeriggio, ha dato quel tipo di risposta e perché: manca il perché di tutto questo.
Credo che tutto ciò, in realtà, serva abbastanza a poco e che non aiuti il percorso di ognuno nel lavorare serenamente dentro un Consiglio che avrebbe invece bisogno - ripeto e concludo - di una maggiore chiarezza di rapporti tra noi, di un patto tra persone di buon senso (e nelle persone di buon senso voglio mettere tutti i 60 Consiglieri, perché ognuno di noi ha un quoziente di buon senso, piccolo o grande, da mettere sul tappeto) per migliorare la qualità del rapporto e conseguentemente la qualità del lavoro.
Volevo fare queste osservazioni, perché - ripeto - mi sembra che il percorso attuato sia non lineare, senza una chiarezza di motivazione e nemmeno una chiarezza di carattere istituzionale.
Desidero altresì dire che il nostro Gruppo parteciperà alle votazioni di oggi pomeriggio...



(Brusìo in aula)



SPAGNUOLO Carla

Se disturbo i vari funzionari che hanno cose più importanti da dirsi non ha importanza, perché l'essenziale e poter esprimere le proprie idee poi se si è ascoltati è un lusso...



PRESIDENTE

Cortesemente, se i Consiglieri prendono posto... L'uso del telefono in aula per cose urgenti è accettabile, ma eventualmente ci si può apprestare in corridoio.
Cortesemente, cerchiamo di concludere: il tono del brusìo deve essere tenuto basso, altrimenti...
Prosegua, Consigliera.



SPAGNUOLO Carla

Grazie, Presidente. Volevo aggiungere una cosa che, in realtà, era la più importante rispetto al percorso non chiaro Si è avuta l'impressione, nei "palli" di incontri di carattere ufficiale tra minoranze e maggioranza, che ci fosse quasi, per una certa fase, un "do ut des" su un documento che è poi stato formalizzato dalla maggioranza e che attualmente è all'esame della Commissione Regolamento; un documento che prevede un'enucleazione molto precisa e puntuale di punti che dovrebbero essere oggetto di modifica di Regolamento e che è scaturito nella presentazione di un ordine del giorno.
Non ci sembra assolutamente che un ordine del giorno sia il documento più congruo per arrivare ad una discussione, dopo che la Commissione Regolamento su questi temi, in realtà, nell'arco di questi due anni e mezzo, in precedenza, si è riunita molto, molto poco.
Pertanto, arrivare piombando con tutta una serie di questioni importanti (alcune di queste importantissime) richiede una discussione della Commissione Regolamento approfondita, che noi ci siamo dichiarati dal primo momento disponibili ad avviare sin da subito. Non può però essere un ordine del giorno, così come è stato formulato, che fa arrivare a delle conclusioni che hanno, peraltro, un'implicanza non soltanto di carattere regolamentare, ma anche di carattere statutario.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Cotto; ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Sull'opportunità di ridurre le Commissioni, nei corridoi ci siamo scambiati, tra tutti, pareri favorevoli, perché in effetti 8 Commissioni più Commissione Statuto, Commissione Regolamento, Comitato di solidarietà Commissioni speciali, Commissione Nomine, sono veramente tante.
Per esperienza, posso dire che, a volte, mi è anche capitato di dover partecipare a 5 riunioni nello stesso giorno: chiaramente un Consigliere non può lavorare bene in questa situazione.
Però sarebbe interessante conoscere le motivazioni, le argomentazioni che nel passato hanno portato le Commissioni da 4 a 6; poi a 8; poi di nuovo a 6. Conoscere le relazioni e le argomentazioni di allora sarebbe utile per non rischiare di istituire sei Commissioni e, fra qualche anno ripetere l'esperienza di istituirne otto.
Ringrazio il Gruppo di Rifondazione comunista per aver presentato la proposta. Da tale proposta si può iniziare una riflessione che deve essere più completa, anche per analizzare quali compiti attribuire alla Commissione di controllo. Nei corridoi si parla seriamente di tante cose poi manca sempre il tempo per parlarne in Consiglio.
Quindi annuncio il voto contrario alla proposta presentata oggi: è necessario più tempo per approfondire e conoscere le argomentazioni, le esperienze, da parte di chi ne ha, per capire il perché di questo "ondeggiare" sul numero delle Commissioni.
Dell'intervento del Consigliere Ghiglia condivido solo una frase: "le cose così non mi piacciano"; le cose così non piacciono neppure a noi.
Troppe volte si decide una cosa e poi se ne fa un'altra. Come portavoce dei dieci Consiglieri dei Gruppo confederati di centro ho spesso difficoltà a riferire cosa abbiamo deciso perché poi nel frattempo succedono altre cose.
Tale atteggiamento non si è manifestato soltanto nell'ultimo periodo: succede da quando sono in Consiglio regionale.
Chi ha una visione pratica dei problemi ed è venuto in Consiglio regionale per tentare di portare avanti delle proposte, di realizzare delle cose concrete, chiaramente nasconde il proprio disagio nel silenzio: non si può agire diversamente.
Mi auguro che questa discussione, questa riflessione aiuti tutti a trovare il buonsenso necessario per portare avanti le proposte, ovvero per fare quello per cui riceviamo un'indennità (qualcuno può dire che è poco per me è tanto), di fronte ai cittadini piemontesi abbiamo il dovere di rispondere in modo costruttivo.
Ero tra i Capigruppo che hanno deciso di accogliere la proposta del Gruppo di Rifondazione comunista: chiedere alla Presidente Minervini di presiedere nuovamente una Commissione Regolamento.
Bene ha fatto la Presidente Minervini a riunire la Commissione Regolamento, bene facciamo noi ad affrontare i problemi possibilmente in modo sintetico, per andare avanti e veramente costruire qualche cosa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rosso.



ROSSO Roberto

Grazie Presidente. La Lega è favorevole alla proposta del Gruppo di Rifondazione comunista di ridurre da otto a sei il numero delle Commissioni. I motivi li hanno esposti in tanti, anche quelli che voteranno contro o si asterranno. Secondo me è il momento giusto per affrontare adesso il discorso sul numero delle Commissioni perché dovremo rinnovarne i Presidenti e i Vicepresidenti.
La prima ad essere d'accordo con questa proposta dovrebbe essere la maggioranza stessa, che tante volte non riesce a garantire il numero legale in Commissione; sicuramente con sei sole Commissioni avrebbe la possibilità di convincere i propri Consiglieri ad essere più presenti. Sicuramente ci sono altri vantaggi ad esempio per i piccoli Gruppi, che hanno difficoltà a presenziare a cinque o sei Commissioni in un giorno. Capisco anche che cominciando a circolare il discorso per cui nessuna Presidenza di Commissione sarebbe stata assegnata alla minoranza, diventa difficile tanto per capirci, ridurne il numero da otto a sei, perché poi non ci sono più abbastanza Commissioni da dare alla minoranza.
Quando parlo di minoranza mi riferisco in questo caso al centro sinistra, in quanto noi non abbiamo chiesto nulla e non vogliamo nulla.
Vorremmo solo che le Commissioni funzionassero meglio e vorremmo anche avere un po' di tempo, tra una Commissione e l'altra, per organizzare il nostro lavoro.
Questo è il motivo per cui siamo favorevoli alla proposta di Rifondazione comunista. Il Consigliere Ghiglia parlava di una riforma strutturale di tutto il Regolamento. Anche in questo caso, con la presentazione di un ordine del giorno, non si risolve il problema. Capisco che abbiate bisogno di approvare un bilancio e che quindi volete in qualche modo mettervi d'accordo con i colleghi della sinistra, però non è con quell'ordine del giorno che si risolve il problema. Il Regolamento va affrontato con diverse proposte: bisogna confrontarsi, ogni Consigliere si pronuncerà sulle varie proposte.
E' molto pericoloso intraprendere questi percorsi istituzionali, come qualcuno li definisce, senza sapere bene dove si andrà a parare. Abbiamo di fronte delle settimane molto impegnative, settimane di esame del bilancio: non vorrei che questa maggioranza arrivasse impreparata ad un così importante appuntamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Intervengo soltanto per riconfermare quello che abbiamo espresso nella riunione di Commissione: la necessità imprescindibile che ogni ritocco su questioni che attengono all'impostazione strutturale del Consiglio, come quella del suo modo di organizzare e suddividersi i lavori di merito, debba essere vista nel quadro di un contesto più complessivo che naturalmente non nega, ma neanche avalla a priori delle ripartizioni di tipo diverso. Ha perfettamente ragione la Consigliera Cotto quando ricorda che in questo Consiglio, non in questa legislatura (legislatura del tutto infelice) mettendo insieme le esperienze storiche si è lavorato con otto Commissioni bene con sei, male con quattro (male con quattro perché gli o.d.g. erano così chilometrici che si terminavano le riunioni di Commissione alle 19.30 circa).
Il nostro Gruppo ha sempre assicurato la presenza che non è tanto da misurare in termini di numeri, ma in termini di organizzazione del lavoro e dei contributi da gestire; dico questo per una rapida sintesi di rendicontazione dell'impegno dei miei colleghi e compagni.
Io ero d'accordo, dato che la questione era stata sollevata da Rifondazione comunista, di sostenere la relativa discussione in anticipo rispetto alle Commissioni e ad una incidentalità connessa, ma contemporaneamente con la stessa chiarezza dico che mi sembrerebbe del tutto buia, tanto astrattamente politica, la discussione di una ridefinizione del numero delle Commissione sulla base di un percorso assiomatico e non deciso attraverso un'idea di organizzazione più approfondita sull'organizzazione dei nostri lavori. Pertanto confermo la contrarietà del nostro Gruppo; in avvenire potremmo decidere assetti che attribuiranno alle Commissioni compiti diversi, ma questo fa parte di un lavoro che affronteremo in futuro se riusciremo a ripristinare l'ordinarietà del Consiglio.



PRESIDENTE

Passiamo quindi alla votazione.
Ricordo che ai sensi dell'art. 23, quarto comma, dello Statuto, "Il Consiglio approva a maggioranza assoluta dei Consiglieri assegnati alla Regione a scrutinio palese, articolo per articolo e con votazione finale il proprio Regolamento".
Pertanto, per l'approvazione di questa modifica sono necessari 31 voti.
Non essendovi altri interventi, pongo in votazione la deliberazione test discussa, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 4 voti favorevoli, 32 contrari e 2 astensioni (6 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione).


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Chiezzi, Gatti Masaracchio e Montabone.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 89: "Istituzione della Riserva Naturale Speciale dell'Orrido di Foresto e Stazione di Juniperus Oxycedrus di Crotte San Giuliano" (seguito)


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del progetto di legge n. 89 relativo all'Orrido di Foresto di cui al punto 20) dell'o.d.g.
La relazione del Consigliere Cavaliere era stata data per letta nella scorsa seduta.
Se desidera comunque integrarla, ne ha facoltà.



CAVALIERE Pasquale

Semplicemente per dire che in Commissione è stata concordata l'aggiunta della seguente frase nell'ultima parte della relazione: "ribadendo comunque, fatto salvo il principio sancito dalla Legge n. 157/92, ove previsto per la zona delle Alpi, che le Regioni garantiscano la protezione della fauna selvatica per una percentuale del territorio dal 10 al 20%".



PRESIDENTE

L'argomento è stato approfondito ed è conosciuto.
Pertanto, non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 40 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 40 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 40 L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 40 L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 40 L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 40 L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 40 L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 40 L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 40 L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 40 L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 40 L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 40 L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 40 L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 40 L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 40 L'art. 15 è approvato.
Indìco infine la votazione nominale, mediante procedimento elettronico dell'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI' 38 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati - Province - Comuni - Associazioni intercomunali

Esame progetto di legge n. 356: "Riordino delle funzioni e dei compiti amministrativi della Regione e degli Enti locali e prima attuazione del Decreto Legislativo 4 giugno 1997, n. 143"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del progetto di legge n. 356 sul riordino delle funzioni e dei compiti amministrativi della Regione e degli Enti locali.
Credo che dovremmo individuare un tempo per la discussione di questo tema.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Per quanto riguarda le Commissioni credo che non possiamo fare due cose in una, perciò le Commissioni, dovendo il Consiglio svolgere ancora qualche compito, verranno riconvocate.
Il Consiglio non mi può chiedere, ripeto, di fare due cose contemporaneamente. Chiedo all'aula di esprimersi.
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Presidente, ritengo opportuno e necessario che alla conclusione dei lavori del Consiglio si proceda all'elezione del Presidente. Credo sia una necessità proprio per il proseguo dei lavori.



PRESIDENTE

Ho inteso dire che, essendo la I Commissione convocata per l'insediamento ed essendo adesso quasi le 15,00, naturalmente l'aula è sovrana rispetto allo svolgimento dei lavori.
Vorrei avere delle indicazioni.
La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Presidente, arrivati a questo punto dobbiamo iniziare la discussione del disegno di legge n. 356. Dopodiché, alla fine di questa discussione valuteremo cosa fare.
Perché vogliamo già porci il problema di cosa faremo dopo? In Commissione, sul disegno di legge n. 356, abbiamo sostenuto, e ne siamo ancora convinti, che - essendoci una scadenza fissata dal Governo, alla Conferenza di Presidenti, in base alla quale, se il Consiglio non delibera il Governo commissaria la Regione e adotta un provvedimento - un provvedimento di questo genere sarebbe mortificante nei confronti di un'istituzione quale la Regione Piemonte, nel momento in cui rivendica maturità, autorevolezza, federalismo, ecc..
Siamo ancora in tempo per impedire che questo avvenga, siamo in tempo per far sì che il provvedimento sia quello adottato dal Consiglio regionale e non dal Consiglio dei Ministri; non vediamo perché ci si debba arrendere al fatto che la Regione dichiari e avalli una propria impotenza e faccia sì che il Governo intervenga in luogo del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Presidente, il Consiglio era stato convocato per questa mattina, con seduta pomeridiana, e le Commissioni erano state convocate perfettamente in cronologia con l'ordine dei lavori.
Noi avevamo anticipato che verso le 15,30 saremmo stati impegnati in ambito di lavori del Gruppo dell'Ulivo, per cui possiamo anche cercare di protrarre fino alle 16,00, ma d'altra parte la seduta era convocata questa mattina, noi c'eravamo, abbiamo lavorato, la seduta è andata deserta alle 9,30 perché non c'era la presenza del numero legale.
Non credo che si possa rinviare un adempimento come quello della ricostruzione degli organismi delle Commissioni, anche perché devo ricordare al Presidente Deorsola che lui, anche personalmente, ha avuto la disponibilità dell'ex Presidente o del Presidente in carica della VI Commissione a convocare la medesima, sulla base della convocazione della riunione per l'elezione degli organismi delle Commissioni.
Quindi, saremmo di fronte ad una situazione assolutamente complessa e per noi inaccettabile, sia dal punto di vista procedurale che politico.
Credo, dunque, che si possa affrontare ancora la discussione generale del problema della Bassanini, naturalmente se si ritiene di andare avanti con la giornata di lavoro, ma a questo punto possiamo tranquillamente svolgere l'adempimento dell'elezione dei Presidenti delle Commissioni e poi proseguire.
Per quanto mi riguarda garantiremo una presenza in aula per proseguire il lavoro una volta che abbiamo esperito la nomina dei Presidenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente. Credo invece che dovremmo assolutamente procedere in questo ordine dei lavori, perché, senza alcun timore, la convocazione delle Commissioni ed il rinnovo dei Presidenti delle Commissioni è importante, ma ancora più importante è votare un atto senza il quale questa Regione - non per colpa sua - subirebbe l'onta di una sostituzione da parte del Governo, visto che solo recentemente sono stati fissati i termini perentori entro i quali dovevamo adempiere a questo provvedimento.
Credo che a fronte di questo, non ci sia null'altro di ugualmente importante. Per noi il problema di cosa votare adesso non si pone neanche l'onta di subire, non per colpa nostra - ripeto - perché questo provvedimento è all'o.d.g. da tempo, un commissariamento da parte del Governo, credo sia di una gravità tale da rendere indispensabile l'approvazione del provvedimento stesso. Questa urgenza deve prevalere su ogni altra considerazione.



PRESIDENTE

Ci sono altri interventi, in modo che possa avere una valutazione senza passare attraverso la formalità della Conferenza dei Capigruppo? La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Penso si possa intraprendere, come d'altro canto mi sembra abbia suggerito anche il Consigliere Riba, la discussione generale del provvedimento. Dopodiché verificheremo, nel momento in cui questa discussione generale sarà terminata, cosa il Consiglio deciderà di fare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Presidente, non ho detto questo. Ho detto che se abbiamo le convocazioni delle Commissioni, può essere previsto questo tipo di lavoro può sicuramente essere svolto così come è stato proposto e concordato dopodiché, se vogliamo riprendere il lavoro del Consiglio, da parte del nostro Gruppo c'è la disponibilità a farlo, anche se diverso era l'ordine della convocazione. Se non c'è la possibilità di concludere un dibattito come quello che concerne la ricostruzione di un progetto di legge che deve essere ricostruito, se lo si vuole affrontare nella sua attuale situazione e per la sua portata politica, se di questo si tratta, noi garantiamo la nostra presenza per discutere anche l'altra parte che è all'o.d.g..



PRESIDENTE

Ricordo solo che per l'insediamento della Commissione occorrono due ore, perciò, anche incominciando subito, ci sarebbe il problema di ricominciare i lavori alle 17,00 abbondanti.
La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Vorrei ricordare - e già lo hanno ricordato alcuni colleghi - che, ieri sera, alle ore 21.30 è stata posta in votazione l'iscrizione all'o.d.g. di questo provvedimento, che non è stato possibile iscrivere nonostante il voto favorevole delle opposizioni sostanzialmente perché mancava la maggioranza..



PRESIDENTE

Adesso è iscritto.



SIMONETTI Laura

Adesso è iscritto, ma io volevo ripercorrere anche la disponibilità di molti Consiglieri dell'opposizione rispetto all'attuazione e al modo di lavorare in Consiglio.
Questa mattina alle h. 9.30 non c'era la maggioranza, non c'era il numero legale; il Consiglio è stato aggiornato alle ore 11 ed è iniziato sostanzialmente, alle ore 11.50.
L'organizzazione dei lavori del Consiglio prevedeva la chiusura nel pomeriggio verso le h. 15.30, anche su richiesta di alcuni Gruppi, con la valutazione dei Presidenti di Commissione.
Adesso ci troviamo, alle h. 15, a discutere, per cui o si trova la soluzione in sede di Capigruppo oppure il Presidente faccia una proposta purché sia chiara, si sappia quali sono i tempi di lavoro, ci sia un'organizzazione minima del Consiglio.
Non si può viaggiare così, secondo noi!



PRESIDENTE

Se c'è una richiesta di convocazione dei Capigruppo, io non mi oppongo ovviamente.
La parola alla Consigliera Cotto.



(Commenti della Consigliera Simonetti)



COTTO Mariangela

La mia proposta era di andare avanti un'ora sul provvedimento e poi di passare alle elezioni delle Commissioni, anche perché abbiamo qualche Assessore che si è allontanato perché pensava di essere impegnato fino alle 15: per avere la possibilità di farlo ritornare per votare, perché il voto è individuale e quindi...
Abbiamo questa esigenza tecnica, ma alle 16.30 lo possiamo fare.



PRESIDENTE

Tra l'altro - mi informava l'Assessore Botta - c'è una manifestazione che riguarda l'Assessore Cavallera.
Mi pare che la maggioranza degli interventi possa essere riassunta nell'intervento conclusivo della Consigliera Cotto.
Credo che si possa andare avanti un'ora su questo provvedimento e poi valuteremo.
Sono le h. 15.05: potremmo chiudere intorno alle ore 15.45-16.00 minuto più, minuto meno.
Passiamo dunque al disegno di legge n. 356.
Relatore è il Consigliere Gallarini, che ha facoltà di intervenire.



GALLARINI Pier Luigi, relatore

"Il contesto legislativo costituzionale e nazionale in vigore definisce le Regioni come Enti di normazione, di programmazione, di pianificazione e di controllo dell'attività svolta dal complesso delle Autonomie locali; le funzioni amministrative, cioè, dovrebbero essere normalmente esercitate dagli Enti locali.
In realtà, le Regioni hanno invece assunto compiti di amministrazione attiva, con la conseguente limitazione delle funzioni di innovazione legislativa, programmazione, indirizzo e coordinamento, e l'occupazione di spazi gestionali propri degli Enti locali territoriali.
Lo Stato, con la legge 8 giugno 1990, n. 142, "Ordinamento delle autonomie locali", ha disciplinato il superamento della condizione di accentramento di funzioni amministrative in capo alla Regione, delineando accanto agli istituti della delega di funzioni e dell'uso degli uffici previsti dall'articolo 118 della Costituzione - l'attribuzione diretta di funzioni amministrative ai Comuni ed alle Province, nelle materie e nei casi previsti dall'art. 117 Costituzione, con leggi regionali, "ferme restando" alle Regioni solo "le funzioni che attengono ad esigenze di carattere unitario nei rispettivi territori" (art. 3, I comma).
A tale scopo, sempre l'art. 3 della legge 142 riconosce alle Regioni un rilevante ruolo nell'individuazione delle funzioni locali e nella loro assegnazione ai diversi soggetti territoriali, ispirandosi ai principi di un forte decentramento.
Il dettato legislativo delle legge 142 trova conferma e rafforzamento nelle disposizioni della legge 15 marzo 1997, n. 59: "Delega al Governo per il conferimento di funzioni e compiti alle Regioni ed Enti locali, per la riforma della pubblica amministrazione e per la semplificazione amministrativa", in cui viene ribadito l'obbligo delle Regioni di conferire a Province, Comuni ed altri Enti locali tutte le funzioni amministrative che non richiedano l'unitario esercizio a livello regionale, e previsto un termine di sei mesi dalla data dei decreti legislativi emanati in applicazione della legge 59 per provvedere attraverso l'adozione di leggi regionali specifiche.
La legge 59 accentua inoltre l'importanza del principio di sussidiarietà nell'ambito del conferimento di funzioni: la sua applicazione richiede l'avvicinamento della decisione amministrativa e della gestione dei relativi procedimenti ai destinatari della medesima.
In tal senso sembra perciò possibile leggere nella norma la volontà di considerare il Comune - l'Ente locale più vicino al cittadino - come il principale destinatario delle funzioni amministrative da conferire.
Il presente disegno di legge si propone dunque di dare inizio all'attività regionale per il conferimento agli Enti locali delle funzioni amministrative attualmente svolte dalla Regione attraverso la formulazione di una disciplina generale che individui i criteri con cui avverrà il conferimento, che definisca la natura dei compiti amministrativi riferibili alla Regione e agli Enti locali, e istituisca, come organismo consultivo della Regione, il Comitato d'intesa Regione - Autonomie locali, composto da rappresentanti regionali e locali.
Si propone inoltre di disciplinare la prima attuazione del decreto legislativo 4 giugno 1997, n. 143, rinviando a successivi provvedimenti legislativi da adottare in tempi brevi la puntuale individuazione delle nuove competenze assegnate alla Regione e agli Enti locali dal decreto legislativo stesso.
Tale soluzione è stata scelta esclusivamente per dare un segnale formale di rispetto delle scadenze prescritte dalla legge 59/97 e dal decreto legislativo 143/97, posto che nella sostanza la Regione Piemonte ha già predisposto due provvedimenti legislativi di attuazione della normativa contenuta nel decreto legislativo citato, provvedimenti che sono in attesa di approvazione da parte del Consiglio regionale.
La complessa attività legislativa regionale di conferimento di funzioni verrà così indirizzata da criteri e modalità omogenee ed uniche per tutti gli Assessorati promotori di provvedimenti di legge; verrà inoltre garantita a tutti i rappresentanti degli Enti locali la possibilità di esprimere, a livello istituzionale e sistematicamente, le proprie richieste, opinioni e necessità nell'ambito della complessa riorganizzazione di funzioni amministrative che il Piemonte sta per affrontare.
Illustrazione analitica del provvedimento Il disegno di legge è composto di tre titoli: nel titolo I si disciplina il riordino delle funzioni e dei compiti amministrativi; il titolo II prevede l'istituzione del Comitato d'intesa Regione - Autonomie locali; nel titolo III viene normata la prima attuazione del decreto legislativo 4 giugno 1997, n. 143.
L'art. 1 enuncia le finalità del provvedimento, vale a dire l'attuazione della riorganizzazione amministrativa prevista dalla legislazione nazionale.
L'art. 2 individua i criteri in base a cui deve venire effettuato il conferimento di funzioni agli Enti locali; essi sono mutuati da quelli contenuti nella legge Bassanini.
Gli art. 3 - 4 e 5 definiscono sinteticamente la natura delle competenze amministrative regionali, comunali, provinciali e di Comunità montana e delle associazioni di enti locali.
L'art. 6 istituisce il Comitato d'Intesa Regione - Autonomie locali definendone la natura, la sede, e alcune modalità operative.
L'art. 7 individua la composizione del Comitato, mentre nell'art. 8 viene prevista la disciplina per la nomina dello stesso e la sua durata in carica; le funzioni del Comitato vengono elencate nell'art. 9.
L'art. 10 individua gli ambiti, i soggetti e le modalità del conferimento di funzioni per la prima attuazione del decreto legislativo 4 giugno 1997, n. 143.
L'VIII Commissione sul disegno di legge n. 356 ha esperito le consultazioni con gli Enti e le Associazioni interessati e, dopo ampia discussione generale, ha licenziato il testo che viene proposto all'approvazione dell'Aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vindigni.



VINDIGNI Marcello

La materia che ci accingiamo a trattare costituisce una delle più importanti che forse questo Consiglio regionale deve affrontare nell'arco del suo mandato. Infatti il Paese sta vivendo una fase di profonde trasformazioni che ne possono radicalmente segnare la struttura, in termini evolutivi, per i prossimi decenni, se si saprà cogliere la grande occasione offerta dalla legge n. 59.
Occasione che in parte era offerta del DPR 616 del 1976 e dalla legge n. 142 che non sono state entrambe recepite e portate avanti, forse perch lo spirito riformatore che accompagnava questi due provvedimenti che avrebbero dovuto segnare le Regioni non era così convinto e profondo come quello che ha animato l'approvazione delle legge n. 59. Forse questa è una delle cause della crisi dell'istituto regionale.
Se noi sapremo utilizzare in pieno le potenzialità della legge n. 59 e del provvedimento che ad essa si accompagna, dandone attuazione incisiva moderna e intelligente, forse potremo invertire la tendenza alla marginalizzazione dell'istituto regionale, stabilendo un dialogo proficuo e positivo con il sistema regionale, le istituzioni e le organizzazioni così vive e vitali, presenti nella nostra Regione.
Da questo punto di vista le condizioni in cui siamo chiamati ad affrontare questa materia, attraverso il provvedimento n. 356, costituisce un campanello d'allarme che, spero, venga sentito da questo Consiglio regionale; campanello d'allarme che certamente trova nel nostro Gruppo e nelle altre componenti di minoranza, con una mole di emendamenti che configurano un vero e proprio testo di progetto di legge, un ascolto e una responsabilizzazione adeguata rispetto alla posta che abbiamo in gioco.
Perché dico questo? Perché la legge n. 59 si basa su un principio fondamentale che cambia radicalmente il modo di amministrare in questo Paese. Si basa sul principio della sussidiarietà, secondo il quale ogni istituzione al suo livello deve esercitare pienamente e totalmente i compiti che in quel livello territoriale sono esercitabili. Ne consegue una radicale ridefinizione delle competenze dello Stato, delle Regioni, dei Comuni singoli o associati e delle Province. La scommessa che ha lanciato il Parlamento al Paese, approvando la legge n. 59, può essere raccolta e vinta se si rispettano le tappe previste dal provvedimento. Però il rispetto non può essere formale, ma sostanziale.
Vediamo ora brevemente quali sono le tappe di attuazione della legge n.
59 del 15 marzo 1997.
La legge stabilisce quali sono i compiti, i settori nei quali lo Stato mantiene la capacità di intervento, non solo di legiferazione, e stabilisce che tutti gli altri compiti - non indicati espressamente dalla legge n. 59 sono trasferiti alle Regioni. Dopodiché, i compiti trasferiti alle Regioni devono essere determinati con specifici decreti legislativi dal Governo entro il 31 dicembre 1997. Questi provvedimenti, nel momento in cui vengono assunti, impongono alle Regioni di attivarsi facendo a loro volta delle leggi regionali che individuano i compiti che vengono trattenuti dalle Regioni e quelli trasferiti a Comuni e Province nei sei mesi successivi all'adozione del decreto legislativo nazionale. Se nei tempi fissati, ovvero nei sei mesi successivi, le Regioni non hanno provveduto ad approvare le leggi di loro competenza, decorsi tre mesi, il Governo adotta dei decreti legislativi che sono sostitutivi, rispetto a quelli che le Regioni avrebbero dovuto assumere, non in via definitiva, ma per tutto il tempo necessario affinché le Regioni colmino questo ritardo. Questo è quanto stabilisce la legge n. 59.
Qual è lo stato di attuazione, cioè quali sono i decreti legislativi che sono già stati approvati dal Governo? Ho chiesto prima ai funzionari che seguono questo settore di rinfrescarmi la memoria. Sulla basa dell'elenco dei decreti legislativi già approvati, abbiamo ricostruito a memoria il quadro della situazione abbastanza significativo del modo un po' improvvisato con cui la Regione Piemonte segue questa materia.
Riepiloghiamo quindi la situazione. Abbiamo il decreto legislativo n. 143 inserito nel titolo del disegno di legge n. 356, che attiene alla materia dell'agricoltura, delle foreste e dell'agriturismo. Questo decreto è stato approvato dal Governo il 4 giugno 1997. Sono stati successivamente approvati i decreti n. 468, n. 469, n. 422, che attengono ad altre materie (trasporto, mercato del lavoro) E' in via di preparazione, nel senso che non è ancora stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, un decreto importante che attiene allo sviluppo economico, quindi alle attività artigianali, industriali ecc. Con questo ultimo decreto, sostanzialmente il quadro dei poteri trasferiti alle Regioni è concluso.
Analizziamo ora il decreto relativo all'agricoltura. Questo decreto come dicevo prima, è stato approvato il 4 giugno, la Regione avrebbe dovuto legiferare entro sei mesi, quindi entro il 4 dicembre. Che cosa ha fatto la Regione Piemonte? Ha approvato due disegni di legge il n. 372 e il disegno di legge n. 373. Questi disegni di legge sono stati approvati dalla Giunta regionale e trasmessi qualche settimana fa alla competente Commissione ovvero la terza, la quale ha avviato l'iter di esame. Nel frattempo praticamente con la giornata odierna termina il periodo dei tre mesi concesso come "cuscino", come riserva alle Regioni per procedere all'approvazione delle leggi di loro competenza. Questo non è avvenuto.
Proprio perché era evidente che i disegni di legge n. 372 e n. 373 non sarebbero stati approvati entro il quattro/cinque di marzo, cosa ha fatto la Giunta regionale? Ha aggregato al disegno di legge n. 356, che era stato assegnato alla Commissione nel settembre scorso, un terzo titolo attinente alle materie dell'agricoltura, pensando così di trovare una corsia preferenziale per poter approvare i provvedimenti di sua competenza nei termini previsti dalla legge n. 59. Già il fatto che si sia utilizzato questo escamotage la dice lunga sull'atteggiamento, direi quasi burocratico, con il quale noi ci collochiamo rispetto alla legge n. 59 che, per le cose che prima dicevo, apre degli scenari molto interessanti per la Regione. E proprio perché è stata fatta una semplice aggiunta ad un disegno di legge che era nato per altre finalità, inevitabilmente il nostro Gruppo si è trovato nella condizione di dover esaminare la materia assumendosi le proprie responsabilità.
Abbiamo preparato una quantità cospicua di emendamenti assieme alle altre forze di minoranza: si tratta di 51 emendamenti, il che sta a dimostrare la particolarità del nostro impegno.
Poiché abbiamo recepito il segnale che ci è arrivato dal Parlamento pensiamo che l'insieme degli emendamenti presentati possano essere trasformati con facilità in uno specifico disegno di legge, che affronti in maniera molto più ampia di quanto non sia stato fatto con il DDL 356, cioè il disegno di legge preparato dalla Giunta, le tre questioni fondamentali che sono sul tappeto.
La prima è attinente ai principi generali dei trasferimenti, delle deleghe ai Comuni ed alle Province, definendo i compiti trattenuti dalla Regione. La seconda, anch'essa molto importante, attiene alla partecipazione del sistema degli Enti locali del Piemonte al processo legislativo e programmatorio regionale, che trova nell'attuazione della legge 59 un terreno prioritario ed immediato di impegno, ma non solo.
Infatti, questo processo legislativo e programmatorio riguarda gli atti fondamentali attraverso i quali si articola il lavoro della Regione; la nostra proposta di istituire una vera e propria Camera (si chiama Conferenza per non darle particolare ampollosità), ma è una Camera, delle autonomie locali vuole far sì che i Comuni e le Province abbiano una loro sede di confronto e di dialogo con la Regione.
La terza questione è quella specifica delle deleghe date nel campo dell'agricoltura. I materiali che abbiamo prodotto, nella loro articolazione (51 emendamenti, 26 articoli di legge) configurano un terreno di confronto e discussione con la Giunta; ci siamo sentiti in dovere di prepararli, sia pure in tempi molto rapidi, proprio per collocarci all'altezza della sfida che si apre alla Regione.
Non riteniamo che questa sfida possa essere giocata semplicemente con il disegno di legge 356, quindi invitiamo la Giunta a misurarsi, al di là dell'occasionalità e dell'emergenza, con il tema dell'attuazione della Bassanini, con un respiro molto più ampio.
E in questo confronto bisognerà tener presente che incombono sul Consiglio gli altri decreti legge che sono già stati approvati dal Governo e che quindi sono in dirittura di arrivo, nel senso che i sei mesi dalla data della loro approvazione, entro cui la Regione deve predisporre gli atti di sua competenza, cioè della legge regionale, sono di prossima scadenza...



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere, vorrei invitare anche i Consiglieri di maggioranza che sono meno numerosi in questo momento rispetto ai Consiglieri di minoranza, ad assistere al dibattito perché è di estremo interesse e su una materia di prospettiva molto significativa per la nostra regione.



VINDIGNI Marcello

Grazie, Presidente. Quali sono i decreti che incombono sui lavori del Consiglio? Sono il decreto sul trasporto pubblico locale, che è stato approvato all'inizio di dicembre, il decreto sul mercato del lavoro approvato a fine gennaio e questo importante decreto sulle attività economiche che dovrebbe essere di prossima pubblicazione.
Tutto ciò ci porta a dire che il Consiglio deve rapidamente affrontare nel suo insieme, questa materia, individuare dei percorsi, delle sedi, dei modi di formazione delle leggi regionali di attuazione che, pur stando nei tempi fissati dalla legge 59, consentano di acquisire il necessario contributo delle istituzioni e delle forze rappresentative economiche e sociali presenti sul nostro territorio, interessate all'attuazione della 59.
Questo appuntamento non è più rinviabile; riteniamo che il Consiglio debba essere chiamato quanto prima, ad horas, a tornare su questo argomento in maniera tale da potere, nel giro di poche settimane, cominciare ad approvare i provvedimenti di sua competenza, che sono le specifiche leggi regionali.
Naturalmente, le leggi regionali attuative sui singoli settori dovrebbero essere precedute dall'approvazione di una legge che definisca nelle linee generali, i criteri e le caratteristiche dei compiti trattenuti dalla Regione e dei compiti trasferiti al sistema delle autonomie locali considerando questo sistema come una risorsa importante per il Piemonte per la sua crescita civile ed economica.
Da questo punto di vista la Regione può giocare un ruolo innovativo molto forte, che va al di là degli schieramenti politici, al di là delle tradizionali forme della rappresentanza.
Noi abbiamo, nella nostra Regione, una vivacità di partecipazione anche istituzionale che si manifesta in termini nuovi e che dobbiamo avere la capacità di recepire, di assecondare, di favorire, perché lo sviluppo economico, sociale e civile passa attraverso un dialogo con queste nuove realtà, che non deve essere ingessato attraverso un processo di sviluppo a cascata.
La discussione sull'attuazione della legge 59 può essere l'occasione per affrontare in termini moderni ed innovativi questo processo, al di là ripeto - degli schieramenti politici o della difesa degli interessi di bottega.
In questo senso, la formulazione che noi abbiamo dato al secondo titolo, quello relativo alla conferenza delle autonomie locali, ha una precisa caratterizzazione che può essere arricchita o completata. E' il sistema delle autonomie che si deve esprimere anche nelle forme nuove in cui oggi si sta articolando sul territorio.
Noi siamo i primi a dire che la formulazione, cioè il livello di approfondimento a cui noi oggi siamo arrivati, nel corso della discussione futura potrà essere arricchito, ma è a questo confronto che noi chiamiamo la maggioranza, la Giunta, perché siamo convinti che si può arrivare ad un punto di sintesi importante. Un punto di sintesi che faccia della legge 59 una grande occasione per il rilancio della Regione.
Questa è un'occasione che non possiamo perdere, che non ci possiamo giocare sul piano formale e burocratico ed è questa la ragione per cui, al di là di formali difese di interesse e di immagine dell'istituzione regionale nei confronti del Governo, oggi chiediamo un confronto e lanciamo una sfida per costruire nei prossimi mesi una Regione forte e autorevole, a partire dalla Legge 59. Siamo disponibili anche ad accettare un minimo di mortificazione oggi, dicendo "va bene, facciamo scattare il potere di surroga transitorio e limitato del Governo sulla Regione Piemonte per avviare un percorso positivo e costruttivo che ci giochiamo nel giro di 3-4 mesi per definire un nuovo modo di essere della Regione nel rapporto con le Autonomie locali e nell'attuazione piena e innovativa della L. 59".
Questo è il messaggio che vogliamo dare con questo intervento che è andato oltre i dieci minuti di solito consentiti, ma che voleva fornire al Consiglio alcuni, non tutti, elementi di discussione e di riflessione.
Ci aspettiamo che la Giunta recepisca questa richiesta che si traduce nell'invito, sostanzialmente, a sospendere l'esame del progetto di legge n.
356, riarticolare lo stesso individuando la parte generale e la parte specifica, riportare in Commissione questi esami, avviare rapidamente l'esame nelle altre Commissioni di merito dei decreti attuativi per il trasporto pubblico locale, per le attività economiche, per il mercato del lavoro, e riportare quindi, in un percorso e con tempi da definire nelle apposite sedi, tutta questo materia - ripeto - nel giro di 3-4 mesi in Commissione.
Se la Giunta è disponibile, evidentemente si prende atto di questa disponibilità; se ciò non fosse, noi presentiamo gli emendamenti all'occorrenza presentiamo la nostra proposta di legge e avviamo un confronto che nell'aula deve avere l'approfondimento e il tempo necessario e imposto dall'importanza del tema che stiamo discutendo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Presidente Ghigo, io credo che lei sia sempre in tempo ad esprimere la sua indignazione nei confronti della sua maggioranza per l'insensibilità con cui segue un tema così importante. Può sempre farlo e se lo facesse avrebbe sicuramente il nostro plauso, anche perché contrariamente a quello che normalmente si ritiene, la minoranza che potrebbe assumere una posizione di distinguo mi sembra che attraverso la discussione e il dibattito stia cercando di dare un contributo su una sollecitazione che lei ci ha fatto con forza nella riunione dei Capigruppo dicendo che c'era un problema importante.
Il collega Vindigni ha inquadrato bene il tema e ha anche indicato una metodologia per compiere un lavoro utile per la Regione Piemonte. Se per la maggioranza è disinteressata (non lei Presidente perché è qui presente insieme a pochi Assessori) oppure è più protesa a pensare come ripartire le Presidenze delle Commissioni, io credo che questo dibattito non sia molto utile e diventi una cosa molto ipocrita. Se siamo distratti da questioni contingenti e da questioni che fanno più riferimento alla tavola pitagorica del potere che non alle questioni politiche, è chiaro che le questioni politiche diventa difficile poterle affrontare. Per cui, Presidenti, mi riferisco sia al Presidente del Consiglio che al Presidente della Giunta decidete voi come richiamare quest'aula ad affrontare questo tema, non perché mi interessi avere spettatori rispetto alle considerazioni che intendo fare, ma perché quest'aula dovrebbe essere composta da attori che avviano un processo veramente riformatore della Regione e della Pubblica Amministrazione.
Così non è e questo fatto ci conferma in una considerazione che il collega Vindigni ha fatto: che di questo processo di riforma della P.A.
determinato ancora prima dalla Legge 142 e poi dalle leggi Bassanini, credo che soltanto in pochi abbiano percepito il valore e il significato, lo noto dalla distrazione complessiva, perché è una vera rivoluzione. A lei dico niente, Presidente, perché sicuramente nella Conferenza questi temi li avete valutati, ma non essendo percepito dalla maggioranza il valore e il significato del processo in corso, io credo che gli atti che vengono qui proposti non siano sicuramente segnati da questa sensibilità. Credo che siano soltanto segnati da una volontà, da una necessità di compiere atti formali, anziché mettere in moto dei processi realmente riformatori, che per essere riformatori debbono per forza di cose rimettere in discussione il ruolo della Regione così com'è oggi. Perché è evidente e chiaro, fin dalla lettura dell'art. 1 della legge Bassanini, che si tratta di trasferimento di funzioni e compiti amministrativi che per forza di cose debbono avvenire, e spero che avvengano, e per forza di cose debbono determinare anche un trasferimento di risorse e di personale.
E' un processo difficile, com'è difficile anche da parte dello Stato difficilissimo. E un processo così complesso non può essere affrontato Presidente, attraverso un emendamento a un disegno di legge sul quale si sono effettuate le consultazioni. Processi di questo tipo richiedono innanzitutto un ampio consenso da parte degli Enti locali e da parte delle OO.SS., poi una volontà reale da parte degli Assessori a liberarsi di ruoli di gestione a cui sono per forza di cose legati e appassionati, perché è così. La Legge 59 ci impone di svolgere un'azione di spoliazione di ruoli che è una cosa di grande complessità.
Credo che questo processo non sia chiaro, allora io suggerisco al Presidente anche la nostra disponibilità a lavorare per un processo veramente reale, che non sia soltanto formale, che deve partire da una riflessione molto più ampia sul valore e sul significato della legge Bassanini, sui decreti legislativi, in modo che ci sia la convinzione diffusa in tutta l'aula, e con una presenza più partecipata, del lavoro che dobbiamo compiere che è un lavoro, come diceva il collega Vindigni, non delegabile a qualche componente o di maggioranza o di minoranza, ma è un compito complessivo di tutti e impone a tutti di svolgere un ruolo veramente politico. Ed è un compito che non può essere delegato in qualche circostanza a margine o in preparazione di una riunione della Commissione per eleggere il Presidente. Mi pare che non possa essere fatto così.
Che cosa occorre quindi per svolgere una riflessione ampia sulla Bassanini, sui decreti legislativi? Un dibattito in aula, preparato partendo da qualche documento significativo, non dico dalle proposte di legge, ma qualche documento significativo su come si intenda procedere perlomeno con riferimento ai decreti legislativi che sono stati già approvati: questione trasporto, questione agricoltura, questione lavoro questione sviluppo economico, come già ricordato dal collega Vindigni.
Un dibattito di questo tipo sicuramente può fornire, spero, e questo deve essere l'obiettivo del Presidente del Consiglio e anche del Presidente della Giunta, qualche indicazione, qualche orientamento, per mettere le Commissioni che dovranno lavorare nelle condizioni di lavorare attorno a qualche obiettivo riferito alla realtà piemontese.
Se non avviene questo, il lavoro che faremo sarà un lavoro, per forza di cose, confuso o frutto di una mediazione sul momento che non è necessaria. Non si tratta di mediare posizioni, si tratta di riformare la Regione. Se l'obiettivo di cosa vogliamo fare è chiaro, ha senso la mediazione, ma se l'obiettivo non è chiaro diventa mediazione pura e semplice, magari con una proposta della maggioranza che mi sembra (non voglio però esagerare il mio giudizio) un po' burocratica, mi sembra più affidata alla stesura, alla proposta da parte di qualche volenteroso e capace funzionario, senza un'anima politica che indichi obiettivi alti. E' questo il problema che noi poniamo.
Allora, Presidente, io mi sento di dover rivolgere a lei, a nome del mio Gruppo, un impegno a procedere in tempi veloci, cioè la prossima settimana, all'avvio di un percorso che in tempi ragionevoli porti a una legge regionale che veramente riordini le funzioni e i compiti amministrativi della Regione e degli Enti locali e non compia soltanto un atto per evitare un potere sostitutivo che in ogni caso - in ogni caso! non crea particolare danno. Può creare un danno politico, ma obiettivamente compiere un gesto che è inutile e formale e che non produce risultato è ancora più dannoso.
Quale può essere dunque il percorso? Innanzitutto l'avvio - ripeto - di un dibattito qui in aula, che fornisca attraverso un ordine del giorno, un documento, i punti cardinali in modo che le Commissioni si possano orientare per il lavoro da compiere in ordine ai decreti legislativi, in tempi veloci, attraverso appunto una preparazione con i documenti; dopodiché, il lavoro in Commissione per giungere poi alla stesura di un testo che tenga conto di questi problemi ed anche delle opinioni, delle organizzazioni degli Enti locali (tutte); tenga anche conto delle opinioni delle categorie interessate ai trasferimenti che è altrettanto importante.
Vorrei ricordare che la Bassanini, non nell'art. 5, ma mi pare nell'art. 3, dice chiaramente che le Regioni devono per lo meno sentire gli Enti locali. Richiede questo, e qui lo abbiamo fatto sul DL 356, ma non lo abbiamo fatto sul Titolo terzo, che è il tema reale per il quale oggi siamo riuniti.
Questo è il percorso che mi sento di fare; dopodiché mi rendo perfettamente conto che avremmo potuto procedere come altre Regioni, cioè approvare entro ieri (cosa che hanno fatto altre Regioni) le leggi regionali in riferimento al decreto n. 143, però è anche vero che le altre Regioni hanno proceduto ma innestando le loro leggi regionali su un processo riformatore già avviato.
Credo di non essere particolarmente negativo nei giudizi nei confronti di questa Giunta, ma mi pare che la Regione Piemonte sia doppiamente inadempiente, non soltanto perché non è giunta in tempo nell'applicazione del decreto n. 143, ma perché tutto il processo riformatore indicato dalla L. 142/90 in termini di trasferimenti agli Enti locali non è avvenuto altre Regioni hanno già provveduto, per cui l'applicazione del decreto n.
143 si innerva su un processo già avviato, più o meno forte, più o meno debole, ma questo è già avvenuto.
Non solo, ma per non parlare solo della Toscana e parlare anche di altre Regioni, per quanto riguarda l'applicazione dei Bassanini qualcosa è già avvenuto; non per nulla le Regioni che ieri hanno provveduto nell'applicazione di questo decreto hanno approvato un unico articolo, il che è segno che qualcosa si era già avviato, e che purtroppo bisogna recuperare del tempo.
Su questo, Presidente, siamo interessati a far recuperare del tempo e a dare il nostro contributo.
Credo - e concludo - che se questo percorso verrà ritenuto interessante (io spero di sì) da parte del Presidente, ciò comporterà che questo tema non sia delegato ad un solo Assessore. Non è un tema che può essere delegato all'Assessore Vaglio (ma potrei dire l'Assessore Majorino): è un tema che, per la sua rilevanza e per la sua complessità e collegialità deve essere assunto e seguito direttamente dal Presidente della Giunta regionale.
Questa è un'altra garanzia, è un altro elemento che ci aiuta sicuramente ad affrontare e a tenere conto della interdisciplinarietà delle questioni che stiamo affrontando. Non è soltanto la riforma di un pezzo dell'Amministrazione: è una riforma complessiva.
Per noi è importante che ciò venga fatto attraverso questo metodo e anche attraverso un'assunzione di responsabilità diretta da parte del Presidente della Giunta regionale, che sicuramente ne ha la competenza anche per il ruolo di Vicepresidente che svolge nella Conferenza Stato Regioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moro; ne ha facoltà.



MORO Francesco

E' in discussione in questo Consiglio, credo con scarsa attenzione questa importantissima tematica istituzionale del disegno di legge 356 relativo al riordino delle funzioni e dei compiti amministrativi territoriali.
La relazione del Consigliere Gallarini e poi l'intervento del Presidente dell'VIII Commissione, Vindigni, e del Capogruppo Saitta hanno dimostrato l'importanza di questo disegno di legge.
Il DL 356 è stato presentato dall'esecutivo piemontese in forte ritardo per l'approvazione, che era prevista per il 5 marzo dal decreto legge e rimarcato più volte anche dalla Conferenza Stato-Regioni. Come è già stato ampiamente rilevato in modo critico in VIII Commissione, soprattutto da parte delle minoranze, il disegno di legge n. 356, per l'estrema importanza che riveste in applicazione della legge 143 e della L. 59 (che deve essere approvata entro domani, pena l'intervento doveroso del potere centrale attraverso la deliberazione del Consiglio dei Ministri) pone quindi un fatto politico gravissimo e molto rilevante di incapacità governativa e legislativa da parte della Regione Piemonte.
Se non vi sarà applicazione della Regione Piemonte al decreto legge 143, la nostra Regione avrà una significativa e grave bocciatura politico istituzionale a livello nazionale.
La bocciatura, però, è di chi governa la Regione, che ne deve trarre tutte le gravissime conseguenze per l'incapacità dimostrata e per i danni istituzionali che questo comporta.
Il testo di legge 356 tratta delle deleghe amministrative in materia di agricoltura, che avrebbe dovuto anch'esso essere discusso in III Commissione, e profondamente, assieme all'Assessore regionale all'agricoltura per le specifiche e importanti materie delegate.
Ciò non è avvenuto, per cui è grave e sconcertante, e non so come questo possa essere giustificato.
Vi è in Italia, in materia di riordino delle funzioni amministrative una situazione istituzionale diversificata tra le Regioni; il Piemonte è in forte ritardo di legislazione, avendo vanificato l'opportunità del decreto nazionale n. 143 da oltre sei mesi.
Il recepimento legislativo non si è discusso nella sua seria e corretta interpretazione e oggi si viene a porre l'urgenza per l'approvazione, senza un'adeguata discussione e soprattutto senza una corretta, a mio avviso visione complessiva che avrebbe dovuto avvenire anche con riunioni congiunte tra l'VIII e la III Commissione.
Nelle 8 Province piemontesi vi è dunque una forte perplessità e critica alla Regione Piemonte in materia di deleghe - e in modo specifico in quella dell'agricoltura - per cui è politicamente necessario accelerare la risoluzione positiva in questo settore istituzionale e regionale.
A questo punto, occorre un'accelerazione istituzionale della Regione altrimenti vi sarà un ulteriore degrado politico-istituzionale e naturalmente aumenteranno le forti perplessità.
Anche se andremo all'approvazione di questo disegno di legge, rimangono tutte le rilevanze e i rimarchi negativi, perché andava discusso in un modo più corretto e quindi tutte le varie argomentazioni delle materie soprattutto quelle delegate in agricoltura, andavano approfondite in modo più serio e più corretto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Ci siamo trovati a discutere questo provvedimento un po' in fretta, ma non certo - come è stato erroneamente sostenuto poc'anzi - per colpa della Giunta.
Infatti, il disegno di legge - e bastava leggere la copertina - è stato presentato il 30 settembre 1997: non ci voleva una particolare fantasia per vedere che la Giunta non è stata né inadempiente né ritardataria nel presentare questo provvedimento! Ripeto: sarebbe bastato leggere - senza la solita miopia strumentale - la copertina della presentazione per accorgersi che la data risale alla fine di settembre dell'anno scorso.
E questo credo che sia un punto di merito per la Giunta regionale che prima di molte altre, ha tentato di rendere operativa l'applicazione di una parte dei decreti Bassanini. Ma perché solo un inizio di applicazione? Perché, senza i decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, di fatto non vi è l'effettività del trasferimento delle funzioni alle Regioni. Si sa che dovranno essere trasferiti alle Regioni determinati compiti, però oggi non è così perché non sono stati effettivamente trasferiti.
Questo è il secondo punto, sul quale respingiamo le accuse di inadempienza da parte della Giunta regionale; per il momento l'inadempienza sta tutta in un governo fortemente centralista, fortemente statalista che ha, su certi temi e quindi sulla quantità e qualità dei trasferimenti delle visioni assolutamente non univoche all'interno della sua maggioranza.
Se qualche inadempienza c'è - al di là delle grandi declamazioni di principi generici e vaghi o della materia per argomenti - ad oggi non c'è stata - ci sarà sicuramente presto - una presa di posizione definitiva ed effettiva sulla qualità dei trasferimenti di competenza della Regione.
Credo che il disegno di legge della Giunta regionale sia tutt'altro che un provvedimento di carattere tecnico o esclusivamente tecnico; noi vorremmo che fosse un disegno di legge di carattere più politico perch questo significherebbe che il governo ha delle intenzioni serie sul federalismo e che non cerca di ammantarsi di una patina di federalismo soltanto con la creazione dell'IRAP. Quindi per quanto riguarda la gestione e il computo delle entrate fiscali con l'appesantimento e la confusione.
Noi avremmo voluto, quasi rovesciando i termini, che le Regioni, salvo le competenze dello Stato, avessero potuto, sulla base di leggi quadro decidere politicamente da subito materie da gestire direttamente e a loro volta poter dare agli altri Enti locali delle competenze dirette. Però il Governo Prodi è un Governo centralista e per adesso, al di là dell'agricoltura, non è stato in grado di realizzare grandi cose. Per il fatto stesso che già c'era un Assessorato all'agricoltura con delle competenze comunque forti, potremmo addirittura dire che, al di là del fatto che in questi anni la Regione ha spesso impropriamente assunto anche compiti di amministrazione, non è che ci siano state grandi novità da un punto di vista autenticamente federalista.
Quindi credo che la Giunta non avrebbe politicamente potuto fare di più, perché non può decidere: decide sulla base delle direttive di Roma.
Questo mi ricorda le richieste sul Piano regionale di sviluppo: Roma dà i titoli, per adesso, poi non fa i decreti; abbiamo solo il sommario! Quando si ragiona su un sommario ci sono tutte le limitazioni di un sommario quelle stesse limitazioni che alcuni colleghi, ieri, evidenziavano e rilevavano sul Piano regionale di sviluppo. Potremmo dire, "mutatis mutandi", che noi abbiamo le stesse particolarità e lo stesso modo di agire del Governo centrale con una differenza fondamentale: il Governo centrale può decidere su queste cose, noi no. Non mi sembra questa una differenza di poco conto.
Quindi credo che la scelta forte e il richiamo fortissimo al principio della sussidiarietà, quindi la volontà esplicitata di tornare ad essere un ente che vara delle leggi e non un ente ad amministrazione diretta, credo sia una presa di posizione assolutamente inequivocabile da parte della Giunta e della maggioranza di centro-destra. Non solo, ma anche la dimostrazione che il centro-destra nella Regione Piemonte e anche nelle altre Regioni del nord, si è convinto che un federalismo autentico, basato sul principio di sussidiarietà può essere un metodo, un modo migliore per gestire la cosa pubblica. Poi i posteri ci diranno come, soprattutto altri enti, sapranno gestire meglio la cosa pubblica quando avranno le competenze dirette.
Chi ha un po' di esperienza nei Comuni sa quanto poca capacità possibilità, anche per la loro strutturazione abbiano i Comuni nell'adempiere a quelle poche competenze che hanno. Faccio un esempio di un Comune che conosco, ma che non menziono, perché già questa mattina qualcuno mi voleva mandare un bigliettino ricordandomi che non mi trovavo nel Comune di Torino, ma io lo sapevo! Io criticavo il Comune di Torino, ma sapevo che ero da un'altra parte. Per esempio un Comune che non nomino, ma di cui ho una certa esperienza, dopo cinque anni che ha impostato la lotta all'evasione ha ancora il 25% di evasione o di elusione per esempio sulla tassa raccolta rifiuti; ha quasi un 30% di evasione e/o elusione sull'ICI ed è un grande Comune. Non è una Comunità Montana, un Consorzio di Comuni tra loro magari non limitanei, quindi con tutte le difficoltà che poi ci potranno essere, e la storia ci dimostrerà quanto Province e Comuni sapranno gestire meglio magari di quanto abbia fatto in passato la Regione.
Il fatto fondamentale è che c'è la volontà autenticamente federalista da parte della Giunta che ha presentato il documento più politico che poteva, rispetto a delle dichiarazioni di principio a cui sicuramente seguiranno dei fatti da parte del Governo centrale.
Considero ingiusto sostenere che questo documento tecnico si poteva fare meglio, che è troppo limitato nella sua visione, che richiede - come al solito - sempre un maggiore approfondimento, uno studio complesso che tenga conto di tutte le subordinate, preordinate, sottordinate e ordinate! Poiché c'è stata una proposta in tal senso, negli ultimi giorni, mi viene da chiedere: visto che i decreti Bassanini ormai sono vecchi, hanno un anno, come mai, chi dice oggi di essere in grado di avere una visione prospettica di così ampio respiro, una volta (magari il 1' ottobre, se non il 30 settembre) depositato il DDL della Giunta, come è avvenuto per altri DDL della Giunta, non ha presentato un PDL di alto respiro, di prospettiva e di maggiore sostanza, e si arriva agli ultimi giorni per dire: "non approvate questo, non discutiamo, perché noi abbiamo idee migliori"? Per carità, tutto può essere emendato, ma visto che ad oggi non è stato presentato null'altro, credo si possa lavorare su questo documento, che considero uno strumento corretto, scritto in maniera estremamente appropriata e che propone comunque delle cose estremamente importanti; il principio di sussidiarietà, la composizione del Comitato di intesa Regione e Autonomie locali, mi trova d'accordo, però mi sa di dinosauro! Io ho sempre paura di questi comitati, non perché succeda qualcosa di male, ma perché alla fine mi sembrano strutture non decisionali, strutture consultive che possono anche avere una loro importanza, ma io ritengo che per consultarsi non sia il caso di costituire dei comitati di intesa ad hoc, perché comunque ci sono già le conferenze, le riunioni periodiche o semmai ci sono le organizzazioni che raggruppano i Comuni, le Province.
Quindi, basterebbe anche solo un tavolo a tre o a quattro, escludendo magari i Comuni capoluogo. Lo dico così, en passant, non è un presupposto ideologico, è il timore della non funzionalità dello strumento, ma anche questo è un altro argomento.
Ciò che invece è importante - e mi avvio alla chiusura - è che, per quanto è stato possibile, nel titolo terzo, all'art. 10, è stato immediatamente recepito l'intendimento del Governo in materia di risorse agricole, alimentari e forestali che era l'unica materia, fino ad oggi, che dai Bassanini era stata trasferita alle Regioni. Quindi, anche in questo caso, non c'è stato un ritardo, e di questo ringrazio la Giunta e soprattutto l'Assessore Vaglio, che in maniera così pronta e tempestiva presentò (è un po' colpa nostra se siamo qui a discuterne oggi) il 30 settembre 1997 questo DDL.
Ribadisco e concludo, è un DDL che forse strumentalmente non vogliamo ritenere così importante, ma lo è, perché è un passo deciso verso quella concezione federale dello Stato a cui tutti, ormai, diciamo di volerci appellare e diciamo di riconoscere come strumento ottimizzante della gestione della cosa pubblica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Sarò sintetico e non riprenderò una serie di argomenti nel merito del provvedimento.
Voglio esprimere una preoccupazione per quanto è avvenuto e pu avvenire, perché c'è una serie di provvedimenti che dovranno essere discussi e varati dal Consiglio regionale nei prossimi mesi. Sono preoccupato perché la situazione non è quella che ha detto il Consigliere Ghiglia, perché ha letto un documento ma si è dimenticato di informarci sull'insieme del problema. E' bene ricordare che il provvedimento che votiamo oggi è stato integrato, con emendamenti, da due provvedimenti (il 372 e il 373) che probabilmente scompaiono dalla discussione e che riguardano, almeno uno, proprio l'economia montana, in cui la tempestività è stata un po' minore: il provvedimento non è arrivato il 30 settembre, ma il 2 dicembre. Così è successo con il provvedimento 373, che è arrivato al momento in cui scadevano i termini, cioè all'ultimo momento. Ricordo anche che la Giunta regionale ha presentato emendamenti ai due testi, uno il 12 febbraio e alcuni il 3 marzo.
Quindi, non è esatto dire che si è tempestivi, con questi tempi. Non siamo tempestivi, siamo nella solita situazione in cui si impone al Consiglio di non discutere perché c'è fretta, perché con questi tempi (tra l'altro con la sospensione per le vacanze natalizie) e sapendo che era già stato presentato il DDL 371, cioè il bilancio, con tutto quello che conseguiva, vuol dire che non si vuole discutere.
Sono preoccupato perché oggi, nei fatti, siamo nell'impossibilità di discutere, ma credo che questo debba servire per le prossime scadenze, e non si debba rispondere con la saccenza di alcuni Consiglieri di maggioranza, come il Consigliere Ghiglia, che è molto meno abile nell'entrare nel merito delle questioni.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Signor Presidente, io rinuncio all'intervento di merito, anche se devo dire che mentre ascoltavo il Consigliere Ghiglia ancora una volta mi sono chiesta a che gioco stesse giocando e quale contributo veramente volesse portare a questa maggioranza. Ho concluso che è stato un contributo distruttivo.
Chiedo però a lei, Presidente, di avere copia stenografica dell'intervento del Consigliere Ghiglia, perché vorrei che i Sindaci, gli amministratori del Piemonte, anche i suoi, conoscessero le meditazioni profonde che il Capogruppo di Alleanza nazionale, su un provvedimento che è rivoluzionario per il nostro Paese, ha fatto in quest'aula.
Io voglio fare solo due precisazioni che mi sono d'obbligo.
La prima, e mi sorge strano che non sia a conoscenza dei Consiglieri e dei Presidenti dei Gruppi in modo particolare, è che quando un provvedimento è destinato dalla Giunta, licenziato e inviato al Presidente del Consiglio, e poi successivamente in Commissione, da quel momento ha un iter regolamentare da seguire, comprese le consultazioni. Quindi sarebbe il caso, prima di pronunciare sentenze accusatorie nei confronti di chi quell'iter cerca di seguirlo con molta attenzione, accelerando al massimo i tempi, di conoscere almeno che la Giunta stessa sul progetto di legge n.
356 a febbraio, ma ancora ai primi giorni di marzo, se non ricordo male, ha presentato emendamenti.



VINDIGNI Marcello

Tutto il Titolo III!



BORTOLIN Silvana

Testo peraltro già consultato. Il Titolo III è stato aggiunto all'ultimo momento! E se volessimo essere rigorosi, come qualcuno qui vuol farci credere di essere, dovremmo chiedere a lei, Presidente del Consiglio di rimandare in consultazione questo testo, perché è un abuso quello che si sta facendo in quest'aula discutendo un Titolo di merito, che introduce elementi che non sono stati oggetto di consultazione! E' questo il rispetto che abbiamo dei nostri amministratori locali? E' questo il rispetto che abbiamo delle associazioni di categoria? Io dico che è davvero un caso emblematico o un infortunio emblematico in cui ancora una volta il Consigliere Ghiglia è incappato in quest'aula introducendo elementi di polemica davvero fuori luogo! La seconda questione e precisazione, Presidente del Consiglio, e mi permetto di difendere anche lei in questo caso, se mi consente, è che i due provvedimenti che sono all'esame della III Commissione sono stati consegnati sì al mese di dicembre, ma noi abbiamo richiesto - e io posso avere tutta la Commissione come testimone - agli Assessori l'opportunità di illustrare i provvedimenti in Commissione, e abbiamo avuto estrema difficoltà, non per responsabilità individuali, ma per tanti impegni che si sovrappongono.
Abbiamo di tutta fretta indetto le consultazioni, ed è alla sua attenzione il calendario, cercando di lavorare il venerdì e il sabato obbligando i dipendenti del Consiglio regionale a fare anche, peraltro straordinari non retribuiti. Abbiamo quindi anche qualche difficoltà a seguire un iter così veloce, ma il tutto per corrispondere il più possibile alle necessità dei nostri interlocutori che non sono, per fortuna nostra, a livello di questo Consiglio regionale come sensibilità sui problemi. Le sensibilità che dimostrano sono altre e le opportunità che sono offerte dai decreti Bassanini le vogliono cogliere e vogliono coglierle, insieme agli Assessori certamente e ad una parte del Consiglio, appieno, introducendo elementi di vera e profonda riforma nella gestione della cosa pubblica, e non elementi di superficiale modifica dell'assetto istituzionale del nostro Paese e del decentramento in primo luogo.
Allora, questi due provvedimenti, cari Assessori, sono stati da voi corposamente emendati nei giorni scorsi e saremmo stati per chiedervi venerdì di riapprovare in Giunta un nuovo provvedimento perché in queste condizioni noi non siamo in grado di portarli in consultazione.
Io non entro nel merito, posso condividere gli emendamenti che voi avete presentato, però questa è la situazione! Allora, quando qui qualcuno si vuole ergere a giudice del lavoro di altri Consiglieri, credo che debba prima di tutto conoscere la materia di cui sta parlando e per materia di cui sta parlando intendo se non altro i lavori delle nostre Commissioni e il lavoro della Giunta.



PRESIDENTE

Mentre lei pronunciava il cognome Ghiglia ho visto una mano alzata del Consigliere Ghiglia perciò devo intendere che sia per fatto personale. Ho inteso bene?



RIBA Lido

Non sono fatti personali! Sono fatti politici! Ma dov'è il fatto personale?



PRESIDENTE

Citazione del Consigliere.



(Commenti del Consigliere Ghiglia)



RIBA Lido

Ma "piantla lì"!



GHIGLIA Agostino

"Piantla lì" lo vai a dire qualcun altro, perché a me ti rivolgi in italiano e con maggiore educazione!



PRESIDENTE

Consiglieri, vi prego però di contenere al massimo le repliche.
La parola al Consigliere Ghiglia.



(Proteste del Consigliere Riba)



GHIGLIA Agostino

Io sono una persona moderatamente educata, a differenza di altri. Sento delle urla che credo vengano fuori dall'aula! Ringrazio per le graziose, cortesi e garbate bacchettate della Consigliera Bortolin e accetto la sua sfida. Io le do i francobolli, a spese del mio Gruppo, per inviare le mie considerazioni, prive di sostanza agli amministratori del Piemonte...



SAITTA Antonino

Dov'è il fatto personale?



GHIGLIA Agostino

Potrà rispondere lei.



SAITTA Antonino

Ma che fatto personale!



GHIGLIA Agostino

Il Consigliere Saitta è l'interprete della volontà popolare?



(Commenti dai banchi delle opposizioni)



GHIGLIA Agostino

GHIGLIA



GHIGLIA Agostino

Quando la Consigliera Bortolin darà a me i francobolli per poter spedire tutta la sostanza con cui da parte di tanti in questi mesi si sono bloccati i lavori del Consiglio, delle Commissioni e anche di questi provvedimenti importanti!



SAITTA Antonino

La devi smettere! Sei tu l'elemento ostruzionistico di questa maggioranza! E non te ne rendi conto! Sei tu che fai ostruzionismo!



(Commenti del Consigliere Ghiglia)



PRESIDENTE

Consigliere Saitta e Consigliere Ghiglia, aiutatemi a tenere la discussione...



(Proteste del Consigliere Ghiglia)



PRESIDENTE

Abbia pazienza, Consigliere Ghiglia, lei non ha più la parola.
Cortesemente, la prego.
Desidero solo fare una precisazione: l'eventualità dei francobolli che vengono forniti dovrebbe essere a titolo personale e non a titolo di Gruppo perché potrebbe essere un utilizzo improprio.
Comunque, a parte questa battuta, era iscritto a parlare il Consigliere Angeleri a cui raccomando particolare sinteticità visto il protrarsi dell'ora; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Anche per la richiesta che ha fatto il Presidente cercherò di contenere il mio intervento in pochissimi minuti.



RIBA Lido

Qui ci siamo trovati! Non è che siamo in una seduta di Consiglio, qui ci si trova!



ANGELERI Antonello

Io ritengo che questa sia ancora un'aula di Consiglio e la rispetto come tale.
Penso che il disegno di legge n. 356 possa essere definito come un disegno di legge sufficiente nella stesura a garantire l'applicabilità del decreto legislativo n. 143/97.
Perché dico questo? Perché sufficiente e non buono, mediocre e non ottimo? Non per colpa di chi l'ha steso, non per colpa sicuramente di questa Giunta, ma probabilmente perché qui è in atto una modifica dell'assetto istituzionale dell'intero Paese (noi sappiamo di tutte le discussioni che avvengono all'interno della Bicamerale e che sono state molto spesso oggetto di polemica), con profonde modificazioni che però non arrivano da una realtà convinta, da un Governo che la pensa in modo unitario! Correttamente, all'interno di questo Governo ci sono molte teste, ci sono molte correnti di pensiero. E' quindi evidente che il risultato di queste indicazioni che arrivano con il decreto n. 143 è che siano indicazioni di larghissima massima, che difficilmente possono essere interpretate, anche con tutta la buon volontà che da un punto di vista politico ci si può mettere.
E allora mi chiedo, per esempio, se i DPCM che entro il 31/12 dovevano essere presentati dal Governo - quindi parlo di due mesi e mezzo or sono siano o meno arrivati: erano e sono uno strumento indispensabile per proseguire un dibattito ed entrare nel merito? Qualcuno può dire: "Arriviamo all'ultimo minuto ad approvare un documento importantissimo che questa Regione, che ha scritto nel suo programma alcune cose proprio sulle deleghe e sulla riforma, e non sono cose di poco conto..."...
Ebbene, mi chiedo se un disegno di legge, presentato dalla Giunta regionale in data 30 settembre '97, non sia stato presentato in tempi utili.
Poi è bene ricordare, per l'ennesima volta in quest'aula - Consigliera Bortolin - che dai primi di ottobre ad oggi quest'aula ha avuto probabilmente qualche altro argomento su cui discutere, qualche altro argomento che proprio l'opposizione, che ha in fondo lo stesso colore del Governo a cui facciamo riferimento, ha proposto in quest'aula.
E allora, noi arriviamo oggi a discutere, ai margini di una giornata faticosa anche rispetto a quella di ieri, un disegno di legge importantissimo per il futuro e per l'assetto istituzionale della Regione delle Province, dei Comuni, devo dire senza quell'interesse che in quest'aula noi vediamo su altri argomenti.
Non vedo, per esempio - non mi interessa, ma lo dico rivolto un po' a tutti - nelle sedie che di solito sono sempre popolate su altri argomenti né giornali né televisioni; si vede che questi, che sono importanti, in realtà non sono argomenti da cronaca nera o comunque da cronaca rosa della politica.
Questa è una constatazione. Mi spiace, perché in quest'aula troppo spesso ci sono dibattiti che non avrebbero motivi di essere trasferiti all'esterno; invece, su argomenti che è indispensabile affrontare con serietà e che sono indispensabili per il futuro dell'assetto istituzionale anche di questa Regione, non c'è assolutamente interesse.
Siamo arrivati all'approvazione di questo documento che - badate bene è un documento che abbiamo verificato approvare in Regioni come la Toscana coma la Liguria, dove - è vero - si è applicata anche la L. 142 (si è detto), ma la si è applicata già dalla legislatura precedente.
Nella legislatura precedente molti di noi non erano presenti probabilmente questa attenzione al trasferimento delle deleghe che oggi le Province ci chiedono correttamente, probabilmente non c'è stata.
Il problema è che chi chiede oggi il trasferimento delle deleghe questa è una domanda che mi pongo - è la stessa persona che faceva parte della Giunta regionale nella precedente legislatura.
Questi sdoppiamenti sono incomprensibili da un punto di vista politico e allora penso che il lavoro che ha fatto questa Giunta sia un lavoro sufficiente; sufficiente non è il giudizio che noi diamo a questa Giunta sufficiente è il lavoro che è stato fatto, perché è stato consentito di fare quel lavoro e non andare oltre.
Mi auguro, vista l'occasione di un disegno di legge come questo, di una materia importante come questa, che ci possa essere da parte della Giunta perché noi crediamo in questa riforma istituzionale e crediamo veramente nelle deleghe - un prosieguo naturale e che non finisca con la nascita di questo Comitato di intesa, ma possa proseguire realmente in deleghe concrete e applicabili.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vaglio, per un suo contributo.



VAGLIO Roberto, Assessore agli Enti locali

Non vi farò perdere molto tempo, solo poche annotazioni.
Devo rilevare con soddisfazione che quello indicato dai colleghi dell'opposizione, con i 50 e rotti emendamenti, è l'identico percorso che era stato sollecitato dalla Giunta nelle ultime Commissioni su questo argomento, e cioè a dire la condivisione sulla necessità di istituire una Conferenza delle Autonomie locali; la condivisione di effettuare una rapida ma puntuale consultazione degli Enti locali sul territorio per le materie concernenti l'economia montana, le foreste e l'agricoltura; la condivisione del fatto che dobbiamo darci un percorso, una legge di percorso che ci consenta di accelerare per recuperare quel gap che è evidente.
La Regione Piemonte non ha applicato la L. 142, e questo è un gap da recuperare. La differenza fondamentale tra il disegno di legge che abbiamo in esame oggi con i disegni di legge approvati dai nostri colleghi degli altri Consigli regionali è questa: è lo stesso identico disegno di legge con la differenza che il Consiglio regionale della Toscana, il Consiglio regionale della Liguria e gli altri Consigli regionali che hanno approvato leggi di questo genere avevano già applicato la legge 142.
Ebbene, la Giunta è profondamente d'accordo su questo processo di accelerazione, sul fatto di coinvolgere gli enti locali in questo processo d'accelerazione, nel responsabilizzare l'intero Consiglio regionale su quello che giustamente Vindigni ha definito "un processo epocale", per voglio ricordare che questo processo di delega è stato oggetto di ben quattro comunicazioni alla Giunta regionale; è stata oggetto di un ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale già nel mese di giugno dell'anno passato; è stato oggetto di una decina di riunioni informali, ma ufficiali, tra il governo regionale e gli Ente locali, le Province, le Comunità montane, l'ANCI, L'UNCEM, la Lega delle autonomie, ai quali sono stati sottoposti criteri e principi e sono stati discussi ed approvati criteri e principi.
Il disegno di legge n. 356 - mi dispiace che nessuno lo abbia sottolineato - all'art. 4 reca "Funzioni e compiti amministrativi dei Comuni". La Regione identifica nel Comune l'ente che esercita le generalità delle funzioni amministrative di tipo gestionale. Questa è una scelte politica forte ed è un recepimento in toto delle linee indicate dalla Bassanini 1, dalla legge n. 59. E' il Comune l'ente fondamentale di riferimento e di gestione, non sono il Comune e la Province; non sono il Comune, le Province e le Comunità montane; non sono il Comune, le Province le Comunità montane e le Camere di commercio.
Questo è l'articolo che non dobbiamo annacquare; è profondamente giusto il suggerimento che arriva dalle opposizioni e dalla maggioranza. Su questo testo di legge è necessaria una risposta pronta al governo. Un risposta pronta alla perentorietà delle date indicate dal Governo, ma, analogamente è necessario un rapido coinvolgimento di tutte le forze politiche, di tutte le intelligenze di questo Consiglio all'interno della Commissione competente, per dirimere questi passaggi fondamentali: qual è l'Ente di riferimento? Qual è l'ente fondante della nostra regione? Come devono essere attribuite in cascata le competenze? Dobbiamo ridisegnare una piramide che parta dalla Regione e, attraverso le Province, scenda ai comuni o dobbiamo invertire completamente e coraggiosamente questo flusso? Questo è il momento dirimente sul quale confrontarci. A questo punto credo di aver detto a sufficienza, non voglio tornare sul problema che conosciamo tutti dell'impossibilità di applicare il decreto legislativo n.
143 come se fosse la legge n. 142: non è così. Sapete tutti benissimo - lo sanno le nostre Regioni confinanti e quelle che già hanno operato - che il n. 143 non è un decreto applicabile. E' una mera dichiarazione di principi che non siamo in grado, fino alla stesura e all'approvazione dei DPCM, di applicare.
Per cui sollecito i colleghi a ragionare - poi sarà ovviamente il mio Presidente a indicare la via da seguire - sulla possibilità di ritornare alla soluzione precedente ad oggi, così come è stata configurata dai vostri emendamenti e scorporare la parte applicativa delle leggi n. 142 e n. 143 nelle materie dell'agricoltura, dell'economia montana e delle foreste.
Dopodiché seguire l'iter che è stato giustamente avviato in III Commissione e concludere rapidissimamente, dopo uno stringente confronto, l'esame del decreto n. 356 integrato con tutte quelle modifiche, con tutte quelle possibilità, con tutti i ragionamenti sulle camere delle autonomie locali.
Credo che questa debba essere la strada da seguire, che non è la bandiera di nessuno, perché come ho avuto occasione di sentire da due soggetti diversi, anche politicamente, le buone idee non hanno bandiere e non hanno paternità.
Mi auguro che in Consiglio le buone idee siano patrimonio del Consiglio affinché si possa legiferare al meglio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bodo che ha chiesto la parola per una brevissima puntualizzazione.



BODO Giovanni, Assessore all'agricoltura

Una breve considerazione. L'art. 3 del disegno di legge n. 356, recita: "la Regione esercita funzioni di programmazione, di vigilanza e di indirizzo..." su tale articolo siamo tutti d'accordo.
Sottolineo che per quanto ci riguarda non vogliamo sottrarci al confronto, alle consultazioni con gli Enti locali - consultazioni che il collega Vaglio aveva già avviato qualche tempo fa.
Sostanzialmente si chiedeva di giungere come Regione Piemonte ad una definizione, almeno sulle linee generali, del riordino delle funzioni, dei compiti delle amministrazioni. Per quanto riguarda il settore dell'agricoltura meno che mai mi sottraggo ad un confronto che ritengo positivo sia con le organizzazioni agricole, sia con gli Enti locali. Ho sempre detto, e in particolare alle Province, che sono ben lieto di delegare molte competenze che riguardano oggi il mio Assessorato o farvi fronte personalmente.
Alla Presidente vorrei solo fare una piccola osservazione. Questo testo di legge come altri, non ovviamente per colpa della Presidente della Commissione, ma per le circostanze dei fatti, che credo siano anche dovuti ad un certo andamento dei lavori, dall'aula ritornano in Commissione non avendo il tempo materiale per esaminarli. Più rimangono fermi i testi più ovviamente sono soggetti a delle modifiche perché vengono avanti delle nuove visioni, modifiche, ecc., ma questo sia chiaro, non vuole essere sicuramente una considerazione di sottolineatura nei confronti della Presidente della III Commissione alla quale devo dare atto che quando mi sono rivolto per chiedere l'iscrizione all'ordine del giorno di un argomento è stata sempre molto puntuale.



PRESIDENTE

La parola al Presidente Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Nonostante la poca attenzione, ma - ahimè - due giorni di Consiglio sono obiettivamente piuttosto impegnativi, io credo che invece da parte di più interventi ci sia stata la possibilità di recepire utili contributi a questo percorso attuativo dei decreti Bassanini che di per sé costituiscono una vera rivoluzione copernicana dell'Amministrazione pubblica.
Al di là infatti di ciò che ha rappresentato la legge 142, oggi ci troviamo di fronte a un processo di trasferimento di deleghe da parte dello Stato su temi che sono già stati ricordati. Oggi discutiamo quello delle foreste e quello dell'agricoltura, ma c'è il decreto Montecchi, c'è il decreto dei trasporti e ci sono poi, a scadenze successive, altri decreti che entrano in attuazione. Pertanto, un ragionamento complessivo su quello che dovrebbe essere il percorso e le indicazioni di questo percorso, credo che potrebbe essere utile nell'ambito del dibattito consiliare.
Io mi sono permesso di sollecitare questo dibattito e naturalmente auspicavo che esistesse la possibilità, forse esisteva, forse non siamo riusciti a trovare la giusta mediazione, anche noi, di approvare un articolo che ci permettesse di soddisfare le richieste che il Ministro Bassanini, disattendendo impegni che aveva assunto insieme al Ministro Pinto, ha deciso di non onorare. Non dobbiamo dimenticare infatti che tutte le Regioni si sono trovate in questa situazione perché a un certo punto, a fronte di impegni specifici che il Ministro Bassanini aveva assunto, cioè di non procedere ai poteri esecutivi nel caso di inadempienza o di dare alle Regioni più tempo per attuare i decreti, questo ha deciso di non farlo e ha messo tutte le Regioni in una situazione particolare.
Alcune Regioni, è bene qui ricordarlo, sono riuscite ad applicare e approvare questo articolo che permette di non incorrere nei poteri sostitutivi. Lo dico senza alcun tono polemico, ma semplicemente perch l'ho anche detto nella riunione dei Capigruppo: questo è avvenuto in quelle Regioni governate dall'Ulivo con la collaborazione dei movimenti del Polo.
Io questa collaborazione l'ho chiesta in quest'aula e per certi versi mi è stata fornita. Forse non c'è stata da parte nostra la volontà di interpretare in senso positivo o non c'è stata la volontà da parte dell'opposizione di addivenire a questa soluzione, sta di fatto che oggi abbiamo se non altro iniziato la discussione generale di questo provvedimento. A me personalmente, devo dire, piacerebbe che si approvasse almeno un articolo, ma lo faccio come richiesta perché questo non significa che poi il provvedimento non possa tornare in Commissione com'è stato chiesto (può benissimo tornare in Commissione, mi sono informato presso gli uffici). D'altro canto ciò metterebbe la Regione Piemonte nella possibilità di dire al Governo che il dibattito è in corso e probabilmente avere poi la possibilità nell'arco di queste settimane di approvare il testo definitivo.
Comunque, al di là di questa richiesta che faccio all'aula, il percorso potrebbe essere quello di svolgere un dibattito generale sui decreti Bassanini in senso lato, dopodiché ritornare in Commissione per l'approvazione in tempi stretti dei vari testi. Un dibattito generale sui decreti Bassanini è utile al dine di recepire quelle che sono le linee generali di questo percorso che è strategico ed importante; è obiettivamente il caso che si sappia e non c'è motivo per non mettere al corrente tutta l'aula al punto in cui siamo nell'ambito dell'attuazione di ogni singolo decreto Bassanini.
Dopodiché, però, io ritengo di dover chiedere all'aula dei tempi certi per tornare in Commissione per la discussione e l'approvazione delle leggi legate ai decreti.
Questo è quello che io mi sento di proporre. Torno a ripetere: sarebbe per me motivo di particolare soddisfazione, come d'altro canto era anche stato paventato in alcuni contatti che avevo avuto con taluni Consiglieri dell'opposizione, approvare almeno un articolo per in un certo senso dimostrare che non si è solo fatta la discussione generale, ma si è anche approvato un articolo (tra l'altro il primo articolo del disegno di legge di fatto recita il titolo del disegno di legge).



PRESIDENTE

Su questa richiesta del Presidente Ghigo di approvare un articolo e poi rinviare il disegno di legge in Commissione, se ho ben inteso, per un approfondimento, c'è la condivisione da parte dell'aula oppure no? C'è una disponibilità in tempi strettissimi, ovviamente.
La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Signor Presidente, occorre che si rilevi il comportamento molto attivo impegnato e disponibile che c'è stato da parte delle opposizioni complessivamente.



PRESIDENTE

Do atto pienamente.



RIBA Lido

E non come gli atteggiamenti provocatori che invece vengono da qualche settore della maggioranza, dimostrando nel merito anche una non conoscenza e una irresponsabilità singolare, ma questo sia detto tra parentesi perch non voglio originare altri fatti personali né mi interessa se ci sono, non sto ad ascoltarli, anche perché...



PRESIDENTE

Non ha individuato nessuna persona in particolare.



RIBA Lido

Anche perché la pazienza è una risorsa non illimitata.
Io rispondo alle sollecitazioni del Presidente Ghigo ribadendo la piena disponibilità nostra a ridurre i tempi, a fare in fretta, a ritornare in Commissione e prendere in considerazione tutto il materiale, partendo dal fatto che abbiamo acquisito, per quanto ci riguarda, non molto perch abbiamo acquisito quello che già avevamo portato qui, una elaborazione.
Abbiamo raccolto molto materiale, siamo in grado di cominciare da lunedì ma anche prima, e portare avanti questo lavoro in tempi molto più brevi di quelli che si aspetta il Ministro Bassanini. Però anche per una chiarezza di rapporti tra le istituzioni (Conferenza Stato-Regioni, Presidenti Ministro ed altri) bisogna che l'istituzione sia messa in condizioni di lavorare, dato che abbiamo preso in consegna queste proposte fornite dall'Assessore Vaglio esattamente ieri mattina in Commissione. Il lavoro che è già stato fatto è una quantità pantagruelica rispetto agli elementi dati e alle condizioni messe a disposizione.
In queste condizioni io le ribadisco per il mio Gruppo, ma credo di potermi esprimere anche a nome di altri colleghi, che noi siamo disponibili a partire da subito, per intendersi lunedì prossimo, ed arrivare in tempi molto più brevi di quelli che, probabilmente a fini puramente formali richiede il Ministro Bassanini che dice "30 giugno". Noi siamo in grado di fare questo tipo di lavoro nel giro di venti giorni, un mese, un mese e mezzo, dipende da quanto vogliamo renderlo completo ed ampio, da quanto lo vogliamo rendere più formale, più snello, più smilzo; ma questa disponibilità che le diamo si aggiunge anche a quella di cominciare da subito il lavoro e concluderlo in tempi abbastanza brevi.
Al di là di questo però - aiutatemi, non vorrei usare delle parole forti - significherebbe prendere tutta un'istituzione come la Regione qualunque essa sia, e ridurla, umiliarla a dover svolgere un ruolo tambur battente perché così si assolve ad un problema di comportamenti formali. La Liguria, la Toscana e l'Emilia hanno la Conferenza Regione-Enti locali; noi francamente la proposta fatta di un'intesa Esecutivo regionale più Province ed Enti locali, che però fa parte di questo documento, non la riteniamo una proposta all'altezza.
Hanno già fatto un provvedimento generale sulle deleghe; con tutto questo non si tratta di svolgere una concorrenza tra Regioni: si tratta di rivendicare la dignità e i tempi del nostro tipo di lavoro, sapendo perché lei Presidente ne è a conoscenza - che le sollecitazioni che sono state rivolte hanno ricevuto una risposta che era impegnativa anche da parte nostra.
Stiamo cercando di concorrere con la massima urgenza possibile in modo da mettere il Consiglio regionale in condizioni di discutere una proposta all'altezza della situazione; mi sembrerebbe che andare oltre, oggi, in qualche maniera semplificherebbe la situazione non a noi, ma ad altri che devono decidere che cosa fare sulla base di una situazione che - a quanto pare - riguarda più Regioni. Tutto lì.
Mi pare che si possa tranquillamente e serenamente (uso questo termine sommessamente perché mi pare un avverbio poco praticabile) riprendere questo tipo di lavoro nelle Commissioni di merito, nell'VIII e nella III in modo da accelerare il lavoro e recuperare nella seconda fase, se volete anche quella credibilità che può essere mancata in questo momento alla Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Mi pare che non ci siano le condizioni per proseguire nell'esame del disegno di legge e che possa essere accettata dall'aula la proposta di ritorno in Commissione VIII di questo disegno di legge.
Se c'è unanimità su questo provvedimento, non c'è bisogno di votazione diversamente si passa alla votazione, ma mi pare di cogliere l'unanimità sul rinvio in VIII Commissione. Il provvedimento viene dunque rinviato in VIII Commissione.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Gallarini; ne ha facoltà.



GALLARINI Pier Luigi

Eravamo d'accordo che ci saremmo sentiti, l'avevamo detto prima, dopo la chiusura di questo provvedimento, per quanto riguarda le Commissioni.
A questo punto chiederei se non riteniamo di convocare una Conferenza dei Capigruppo.
Noi riterremmo che sarebbe opportuno per due ordini di questione.
La prima. Noi ci siamo lasciati, all'interno della Conferenza dei Capigruppo, sulla questione delle Commissioni (intendo dire Presidenze tutte alla maggioranza o Presidenze, alcune confermate, alle opposizioni) con dei ragionamenti interlocutori sia per quanto riguarda la questione del Regolamento che altre questioni tipo congentamento dei tempi che già il Regolamento prevede, ecc., ma soprattutto la questione Regolamento.
Prima di procedere, ritenevamo che fosse il caso di avere una riunione dei Capigruppo sulla quale cercare di chiudere quei discorsi interlocutori.
La seconda questione è dovuta al fatto che siamo alle ore 17, quindi transitiamo sostanzialmente con 3 ore e mezza di ritardo; ci siamo quasi appiattiti sull'orario dei treni di questo periodo: l'importante è non deragliare prima di sera.
Siamo dunque con tre ore e mezzo di ritardo rispetto a quanto previsto le presenze in quest'aula dimostrano come ci siano molte assenze: valutiamo se esistono le condizioni per procedere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Come ha detto il Consigliere Gallarini, siamo in ritardo e credo che rispetto ai tempi previsti ci sia uno slittamento abbastanza consistente.
Personalmente, non credo che sia necessario vederci per l'ennesima volta alla Conferenza dei Capigruppo, perché credo che ormai questa Conferenza dei Capigruppo stia diventando veramente una specie di "parlacordo" dove tutti parlano e nulla si decide.
Qui ci deve essere una chiarezza da parte della maggioranza nei confronti della minoranza, una chiarezza assolutamente imprescindibile.
Due sono le questioni, e io stesso sono stato proponente di una razionalizzazione dei rapporti tra maggioranza e minoranza o perlomeno di una chiarificazione, allorquando ho proposto, quando ero Presidente, il problema delle Commissioni di merito e il problema della Commissione di controllo.
Questo mi pare che non sia stato possibile attuare: il percorso era certamente innovativo e pertanto estremamente accidentato e problematico.
Questo, pertanto, non mi pare che possa essere nell'agenda dei nostri lavori, della nostra considerazione; rimane l'alternativa.
Rimane l'alternativa sulla quale, caro Gallarini, la maggioranza deve prendere le sue responsabilità...



GALLARINI Pier Luigi

Così come le opposizioni.



PICCHIONI Rolando

Sì, così come le opposizioni, certamente, ma poiché le opposizioni non sono - almeno per quanto mi riguarda - con il piatto in mano e non vengono a pietire nulla di quanto possa essere riconosciuto alla funzionalità del Consiglio - almeno per quanto mi riguarda - se le opposizioni credono che nei confronti del passato, si possa riproporre un quadro complessivo di compatibilità politiche fra la vostra rappresenta e quella delle minoranze credo che questo possa essere ancora un fatto.
Ma se diventa una questione di puro mercantilismo, dove i numeri diventano impossibili, perché quadratura del cerchio non c'è, e dove la stessa idoneità dei personaggi a ricoprire le Commissioni diventa un fatto quasi di verifica pregiudiziale, allora tanto vale - almeno per quanto mi riguarda - che la maggioranza si tenga la piena responsabilità del funzionamento delle Commissioni e la minoranza si riservi almeno la dignità politica della sola partecipazione.
Purché si vada avanti! E non faccio un processo al passato, perch diventerei io stesso stucchevole nei confronti di me stesso.
Dopo tre mesi dalla loro scadenza naturale, ancora a proiettare in un indefinito futuro una soluzione, che sappiamo non essere prossima per via delle difficoltà che una parte di questo Consiglio incontra: mi pare che questa sia una mistificazione dei fatti che non si può più certo tollerare e che la minoranza deve assolutamente, nel suo complesso, respingere.
A mio parere, la questione dalle Commissioni è un fatto talmente oggettivo, non soggettivamente contrattato da nessuna parte per il loro funzionamento (posto che noi seguiamo una linea politica precisa che non è quella della contrapposizione, ma è quella delle compatibilità reciproche) che se questo non è possibile e se questa vicenda, che è assolutamente naturale perché è sempre stato così dalla storia di questo Consiglio, trova delle insormontabili difficoltà, benissimo: ognuno assuma le proprie responsabilità.
Le assumiamo anche noi, con tutte le conseguenze che sono necessarie ma anche con tutta la dignità che compete a delle forze che non sono qui a domandare nulla, ma a richiedere semmai una condivisione della gestione del suo esercizio legislativo e null'altro, perché le Commissione non portano certamente una condivisione di potere.
Credo - e mi rivolgo al Capogruppo di maggioranza relativa - che queste siano delle considerazioni che, al di là della passione con cui parlo possono essere effettivamente oggetto di una vostra riflessione. Però non si può essere assolutamente ricattati o ricattabili da una parte della maggioranza - ricordate bene quando dico da una parte della maggioranza perché nel condominio interno non si trova la soluzione gradita o perlomeno la soluzione massimale; non si può essere ricattati da una parte della minoranza e pertanto quasi paralizzare quello che è l'esercizio proprio naturale, delle Commissioni.
Domani mattina cosa facciamo nella VI Commissione? E allora? Il bilancio quando passa? Qual è la responsabilità delle forze che la compongono? Il Presidente Chiezzi c'è o non c'è? Non ci sarà, non lo so.
La Vicepresidenza si assumerà lei, ovviamente, le funzioni del vicariato; però, al di là del fatto che ci sia o non ci sia, c'è un problema politico, perché mi pare che il Presidente Chiezzi abbia detto chiaramente che la funzionalità della VI Commissione non è possibile e non è permessa, se non si verifica a monte quella che è la normalizzazione della rappresentanza delle singole Commissioni.
Credo che questo debba essere effettivamente il minimo comune denominatore della nostra riflessione e dell'assunzione della nostra responsabilità politica, ma prima ancora che politica, istituzionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Le affermazioni del collega Picchioni meritano delle considerazioni.
Innanzitutto nessuno ha mai immaginato piatti in mano o cose di questo genere. Collega Picchioni, tu forse hai avuto il torto di sollevare oggi il problema, quando il problema è stato affrontato per almeno tre volte - mi diano conferma i colleghi Capigruppo - all'interno della conferenza dei Capigruppo. Conferenza convocata non in sala A, ma con tutta l'autorevolezza in sala Morando con all'ordine del giorno esclusivamente questo punto.
Collega Picchioni queste precisazioni li devo fare. Noi non è che pretendevamo l'ennesima convocazione dei Capigruppo per avere un'ennesima interlocuzione anche oggi su questa questione, ma semplicemente perché il discorso era iniziato in quella sede e riteniamo che debba finire dignitosamente in quella sede. Dopodiché le difficoltà non possano essere addebitate soltanto ad una parte di questo Consiglio, anche perché abbiamo acceduto anche a rinviare fino a lunedì o martedì la discussione. Dopodich ci impegniamo, per quanto ci riguarda, a trovare una soluzione. Ho sentito solo il parere del Consigliere Picchioni, non so se sia rappresentativo di tutti i Gruppi interessati. Se ritenete di svolgere una conferenza dei Capigruppo affinché sia esaustiva e conclusiva nei confronti di questo problema, noi siamo d'accordo, come siamo d'accordo sull'intenzione di discuterlo qui in aula.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Non interverrò tanto sulla questione della convocazione della conferenza dei Presidenti o del discutere il problema qui in aula, per quello che ci riguarda vanno bene tutte e due le soluzioni.
Sulla riduzione del numero delle Commissioni abbiamo detto che - al di là del numero che sarebbe auspicabile venisse ridotto - giunti a metà legislatura probabilmente non c'erano le opportunità per farlo. Avevamo detto in maniera molto esplicita che tuttavia che da parte nostra non erano accettabili in alcun modo, come dire, condizionamenti tra la attribuzione di Commissioni consiliari alle opposizioni e alcuni punti già individuati del Regolamento. Su questo credo debba essere fatta chiarezza; nelle parole del Consigliere Gallarini mi pare di aver colto di analizzare il problema nella conferenza dei Capigruppo perché dobbiamo decidere sul Regolamento sul contingentamento dei tempi. Una questione è che si avvii una discussione sul Regolamento, questa va fatta l'abbiamo detta in più circostanze, altra questione è - l'abbiamo detta prima è lo vorrei per ribadire adesso - il fatto che si condizioni la concessione, o la valutazione della Presidenza di Commissioni alle opposizioni purché ci sia il concerto anche da parte delle opposizioni su alcuni punti del Regolamento. Noi crediamo invece che si debba aprire una discussione anche su tutta una serie di questioni, ma che queste decisioni non debbano assolutaemente assumere la caratteristica politica della contropartita alla quale noi saremmo assolutamente contrari.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Riprendo le considerazioni che ha espresso il Consigliere Picchioni come indirizzo di risposta alla proposta del collega Gallarini.
Per quanto riguarda la funzione della conferenza dei Presidenti, io mi sento un po' responsabile anche nei confronti del mio Gruppo, di esercitare questa prerogativa, credo che tutti nutriamo questa preoccupazione di esercitare questa prerogativa secondo modalità, tempi obiettivi che siano compatibili con la funzione generale dell'aula, del Consiglio e non sostitutivi sia in termini di deliberazione, ma soprattutto sostitutivi del tempo politico che si utilizza e delle modalità dell'azione politica. Non mi sottraggo neppure questa volta all'interrogativo che viene riproposto dalla maggioranza sulla disponibilità a ridiscutere o a prendere in considerazione elementi di modifiche regolamentari. Non ne accenno ad altre perché tutte le altre sono conseguenze di un Regolamento e quindi tutto è ricompreso in tale discorso. Pertanto accetto di "declassare" la proposta - già avanzata dal PDS di rivedere, di ridiscutere il Regolamento ad una disponibilità: più di questo non vi posso dire. Noi avevamo già proposto di discutere tale argomento tanto tempo fa, potrei citare gli interventi del Capogruppo Marengo dove più volte sottolinea al fatto che noi siamo un Gruppo che ritiene fondamentale che la carta operativa, il documento costituente delle modalità di funzionamento del nostro organismo sia sicuramente oggetto di una attenta valutazione in modo da farne un atto di modernità e non un atto di conservazione né di diritti né di vincoli.
Detto questo, quello è un processo impegnativo, non so come potremmo cercare di semplificarlo; la gatta frettolosa fa sempre i gattini ciechi pertanto arriviamo ad un punto e poi dobbiamo riprendere dall'inizio come in un infinito gioco dell'oca dove per saltare i passaggi non riusciamo a fare il percorso: questa è ormai una ricorrenza in questo Consiglio regionale. Presidente Deorsola, il Regolamento è quello che ci è stato consegnato da un lungo lavoro durato tanti anni, corretto, aggiornato modificato: è funzionato? Non è funzionato? Noi sentiamo la necessità di riconsiderarlo, lo ha detto anche la Consigliera Spagnuolo, mi pare che da parte delle opposizioni si senta questa necessità. Il problema è di mettersi in condizione oggi di fare dei lavori che hanno una sostanza politica che si fa soltanto in tempi di convergenza politica, non in termini di divergenza politica di conflitti, né tanto meno di ipoteche dei tempi o di avvenimenti.
Non so se quanto dirò verrà condiviso da tutto, ma avendolo detto in Commissione, in diverse sedi, in sede di Commissione Statuto, di Commissione Regolamento, lo ripropongo oggi qui: un lavoro di questo genere, Presidente Deorsola, richiede un insediamento politico-culturale del Consiglio e anche della Presidenza del Consiglio che costituisca la condizione in cui si ripropone questo. Detto questo da parte nostra la proposta la declasso in disponibilità.
sottoscrivo quanto detto dal Consigliere Picchioni per un elemento di chiarezza da parte nostra: non si barattano, non è questa l'intenzione...



GALLARINI Pier Luigi

E' per individuare un percorso.



RIBA Lido

Ma non si barattano percorsi che richiedono grandi tempi con modalità che hanno già la loro difficoltà a collocarsi. Tutto lì.
Quindi la risposta, la sollecitazione una volta tanto volevo darla in aula, alla presenza di tutti, per ciò che rappresenta un'area di ragionamento, di disponibilità, di impegno politico.
Qui siamo nella situazione di dover - ripeto quanto ha detto il collega Picchioni e quindi lo faccio molto in fretta - segnalare che non siamo nell'ambito di una ridiscussione di rapporti o di intese, siamo nell'ambito della prosecuzione di una modalità dell'impegno di tutti che è già stato definito in termini che non sono paritari, ma si contano già, a fronte di una differenza numerica fra maggioranza e opposizione che si è andata riducendo, consentirete anche dal punto di vista delle rappresentatività questo è un fatto recente. Non si propone di rivedere niente, si ripropone soltanto l'ipotesi di partenza e soltanto la prosecuzione di una condizione.
Se c'è questa condizione per proseguire una situazione che consenta un determinato livello o caratteristica dell'impegno di tutti, c'è la disponibilità ad assumere queste responsabilità, ad accettare tutte le verifiche sul merito, sul metodo, sulle modalità di svolgimento di questi lavori, cosa che anzi rivendichiamo perché alle volte magari poi si liquidano le cose senza avere fatto un esame più approfondito delle condizioni e del prodotto che ciò ha costituito per la democrazia delle istituzioni.
Se ci sono queste condizioni, la questione è virtualmente chiusa altrimenti è una questione che, consentite, attiene all'ambito della maggioranza che deve pervenire a questo tipo di condizioni che erano poi quelle che il Consiglio aveva già definito e rispetto alle quali noi riteniamo ancora di poterci collocare.



PRESIDENTE

Ha richiesto la parola il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Io ho colto e raccolgo la disponibilità espressa da alcuni colleghi di condividere, non ancora delle proposte, ci mancherebbe altro, ma almeno un percorso istituzionale, e su questo farò fra brevissimo una proposta.
La cosa che non condivido è il fatto che si rischi, nella condivisione vaga di alcuni principi o di un percorso, di dilazionarlo e portarlo sempre avanti nei tempi, rispetto ad una situazione politica contingente che secondo me non deve inficiare il lavoro istituzionale che è un lavoro più importante, che è un lavoro di prospettiva, che è un lavoro che non ha nulla a che fare e non deve secondo me aver nulla a che fare col contingente, con la quotidianità politica del dibattito e dello scontro.
A questo proposito, visto che sono mesi, se non anni, da parte di qualcuno in maniera più o meno episodica ed estemporanea, che noi rileviamo (quasi tutti i Gruppi) l'esigenza di una modifica del Regolamento, visto che mi rendo conto che pur avendo cronologicamente come tempi presentato come Gruppo per primi una proposta, ma non di modifica completa del Regolamento, bensì su alcuni aspetti che ritenevamo patologici del Regolamento stesso, ma rendendomi conto che essendo un proposta di parte questa proposta avrebbe un iter difficile perché tutti noi partiremmo comunque da una posizione di prevenzione politica (lo dico con molta schiettezza, perché probabilmente se una proposta di modifica del Regolamento fosse stata presentata da un altro partito, magari delle minoranze, io stesso mi sarei trovato in qualche difficoltà a partecipare con animo candido alla discussione della proposta medesima), faccio la seguente proposta di percorso.
Nell'Ufficio di Presidenza è rappresentata parte della maggioranza e parte della minoranza: ebbene, sulla base della democrazia decidente che ha ispirato il nuovo Regolamento della Camera dei Deputati; sulla base della democrazia direi "iperdecidente" che ha ispirato, visto che noi siamo tutto sommato un ente intermedio, il Regolamento del Consiglio comunale di Torino; sulla base anche, per esempio, del Regolamento della Regione Umbria che contiene alcuni elementi caratteristici; sulla base non delle proposte (io posso anche ritirare dalla Commissione la proposta di AN), ma dei consigli dei vari Gruppi; entro un termine che stabiliamo tutti insieme, ma non enormemente lontano nel tempo perché i problemi li conosciamo tutti l'Ufficio di Presidenza (in un mese o due, non lo so) predisponga un progetto di legge da inviare in Commissione e sul quale cominciare a confrontarci, con la possibilità ovviamente di stravolgerlo, emendarlo sostituirlo, ma avere comunque una base sulla quale cominciare a discutere.
Altrimenti, tutte le nostre disponibilità e tutte le nostre convinzioni sul fatto che il Regolamento è obsoleto, ecc. ecc, alla fine non trovano mai un punto di sintesi e di discussione.
Questa proposta credo che potrebbe essere garantista nei confronti di tutto il Consiglio e comunque rimarrebbe sempre una bozza di proposta che però non potrebbe più, essendo presentata dall'Ufficio di Presidenza trovare in alcuni di noi magari delle riserve mentali a dover invece approfondire il dibattito e il discorso sulla proposta presentata da un solo Gruppo politico.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Questa è una materia molto delicata e quindi occorre essere molto precisi.
Su questo argomento ci sono le Commissioni che sono previste dallo Statuto: esiste la Commissione Regolamento ed esiste la Commissione Affari istituzionali. Fra i compiti dell'Ufficio di Presidenza questo non rientra: allora, o tutta l'aula è d'accordo su questo o io la invito, Presidente, a voler fare rispettare gli organismi che sono previsti dallo Statuto e dal Regolamento.
Noi non siamo favorevoli a che l'Ufficio di Presidenza sia la sede nella quale avviare un percorso di revisione regolamentare perché gli istituti previsti dal nostro Regolamento e dal nostro Statuto sono altri.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Papandrea che l'ha chiesta volevo ricordare a me stesso e all'aula che effettivamente nelle attribuzioni dell'Ufficio di Presidenza c'è uno spunto, ma è estremamente tenue. Il nostro Regolamento prevede la Commissione per il Regolamento in termini molto chiari, poi dà all'Ufficio di Presidenza la funzione di coordinare le Commissioni, ma è uno spunto così tenue, per cui o si vuole individuare all'interno della Commissione per il Regolamento oppure in un organismo tecnico di supporto, che era già stato anche ipotizzato, magari con la collaborazione di ex-Consiglieri per la particolare conoscenza della materia. In prima battuta però tra le attribuzioni dell'Ufficio di Presidenza non c'è sicuramente quella di curare il Regolamento perciò è un argomento che deve essere ancora approfondito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Parto da questo ultimo problema per esprimere il disaccordo del mio Gruppo rispetto a questo percorso.
Noi abbiamo votato contro l'Ufficio di Presidenza, non ci sentiamo rappresentati dall'Ufficio di Presidenza, per il modo in cui è stato composto...



PRESIDENTE

Cioè, non contro l'Ufficio, ma contro le persone dell'Ufficio.



PAPANDREA Rocco

E' chiaro, contro la composizione attuale dell'Ufficio di Presidenza.
Non ci sentiamo garantiti da questo tipo di composizione, quindi non siamo d'accordo su questo tipo di percorso.
Annuncio anche che non parteciperemo, come credo abbiamo fatto finora a riunioni di Capigruppo che abbiano all'o.d.g. la spartizione delle Commissioni.
Ancora una questione. Per correttezza, il Presidente della VI Commissione, che oggi è assente, aveva convocato la Commissione domani perché gli era stato garantito che avrebbe avuto il nuovo Presidente.
Se questo non avviene, credo che ci sia un problema e che bene farebbe il Presidente a "sconvocare" la Commissione medesima.



PRESIDENTE

Dovendo riassumere questo dibattito, che si è in qualche modo incentrato sul problema delle Commissioni, e richiamando la proposta di effettuare una Conferenza dei Capigruppo, anche se effettivamente, in qualche modo, abbondiamo di queste riunioni...



SAITTA Antonino

Abusiamo.



PRESIDENTE

Mi sento di dire solo "abbondiamo".



SAITTA Antonino

Però si chiude il Consiglio.



PRESIDENTE

Anche per valutare quest'ultima indicazione, che ben ricordo (cioè che il Presidente della VI Commissione, Chiezzi, ha convocato sul presupposto dell'insediamento delle Commissioni), credo sia opportuno convocare questa Conferenza.
Sentiamo però la Consigliera Cotto, che tra l'altro è Vicepresidente di quella Commissione.



COTTO Mariangela

Volevo dichiarare la mia disponibilità a presiedere la Commissione. Il Presidente Chiezzi sapeva che io non ero d'accordo sul suo comportamento anche se qualcuno mi suggeriva questa procedura, io non potevo convocare la Commissione al suo posto (altrimenti l'avrei fatto), in quanto lui non era impedito, e mi è stato detto che nel passato non era mai successo.
Il Presidente Chiezzi è molto attento alle procedure, molto rispettoso delle istituzioni e ha mandato una lettera a tutti i componenti la VI Commissione, dove è scritto che: "... sentito il Vicepresidente, ho il dovere di informarla che la VI Commissione è convocata per il giorno 5 marzo con il seguente o.d.g...".
Quindi, personalmente, ritengo che sia doveroso permettere ai componenti la VI Commissione, così come hanno fatto tutte le altre Commissioni, di poter discutere sul parere di competenza in merito alla variazione di bilancio; se altri lo ritengono inopportuno, non è per mancanza di disponibilità della sottoscritta.



PRESIDENTE

Se non ci sono altre richieste di interventi, convocherei la Conferenza dei Capigruppo.



(Commenti della Consigliera Simonetti)



PRESIDENTE

Con questo argomento, il Consiglio si è esaurito. Cortesemente, i Capigruppo in sala A.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17,22)



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