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Dettaglio seduta n.216 del 24/02/98 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellingeri, Casari, Cavallera Farassino, Foco, Racchelli e Vindigni.



(Il Consigliere Salerno espone un manifesto)



PRESIDENTE

Prego cortesemente - lo dico al collega Salerno, come lo dico a tutti di non esporre cartelli con indicazioni, al di là della condivisione o meno; prego il collega di rimuovere il cartello.



SALERNO Roberto

Presidente, in apertura di lavori, volevo sollevare una piccola pregiudiziale, se la si vuole definire in questa maniera, e cioè il 2 marzo (lunedì prossimo) scadrà il termine per migliaia di imprenditori...



PRESIDENTE

Abbia pazienza, ma abbiamo già definito un argomento da trattare. Nel corso della giornata lei potrà sviluppare le sue osservazioni, ma adesso siamo già in leggero ritardo...



SALERNO Roberto

Presidente, mi lasci solo terminare; credo che terminare sia una questione di qualche secondo.



PRESIDENTE

No, abbia pazienza. Nel corso della giornata le darò la parola, ma adesso è previsto un intervento del Presidente Ghigo, che successivamente si dovrà assentare.
Consigliere Salerno, le darò la parola quanto prima nel corso della giornata.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni - Giunta, organizzazione e funzioni - Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

Esame proposta di deliberazione n. 572: "Istituzione Commissione Regionale d'Indagine conoscitiva su Progetti Interreg" e collegato ordine del giorno n. 708


PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Ero stato sollecitato, mi sembra anche in relazione a quello che avevano convenuto i Capigruppo, a fare una comunicazione sulla questione Vaglio.
Sono a conoscenza della presenza di alcune interrogazioni sull'argomento; voglio semplicemente confermare, in relazione a una successiva coda di polemica relativa ad alcune dichiarazioni rilasciate dall'Assessore Vaglio ai giornalisti - così appariva dalle Agenzie ANSA poi pubblicate nella stessa serata - che tali comunicazioni sono già state smentite dall'Assessore stesso, il quale ha affermato di non aver rilasciato dichiarazioni in senso ufficiale e comunque ha poi, nella giornata successiva, realizzato un comunicato che stemperava in maniera considerevole le affermazioni incautamente riportate dall'ANSA il giorno precedente.
Io credo, per aver discusso di questo argomento nell'ambito della Giunta, che l'incidente possa obiettivamente - almeno questo è il mio punto di vista - ritenersi chiuso per quanto riguarda l'aspetto di questa coda di polemica.
Invece, per quanto riguarda la Commissione d'indagine, che come voi ricordate a fronte di una mia dichiarazione era da ritenersi iscritta alla successiva seduta di Consiglio, la posizione mia personale e della buona parte della maggioranza è quella di votare la costituzione di questa Commissione, che - voglio ricordarlo - nella sua enunciazione presuppone l'analisi di un comportamento, di una filiera, di un procedimento.
Credo che per l'immagine della Regione Piemonte, in considerazione del fatto che su questo argomento sono state fatte da persone considerazioni di malfunzionamento, sia assolutamente auspicabile che questa situazione venga chiarita attraverso una Commissione ad hoc, che possa mettere definitivamente l'Ente Regione nella situazione di poter rispondere in maniera chiara, esplicita e determinata a queste voci, che per mio modesto punto di vista sono comunque delle voci che non presuppongono nessuna responsabilità da parte dell'Ente; comunque ritengo assolutamente necessario porre una parola fine a questa vicenda attraverso la costituzione di una Commissione d'indagine.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

A me pare che i fatti e le notizie di questi giorni contraddicano in gran parte quanto affermato poc'anzi dal Presidente Ghigo. Anzitutto perch abbiamo potuto vedere la cosiddetta smentita dell'Assessore Vaglio, che nei fatti conferma quanto era stato precedentemente detto, e poi anche perch in questi giorni abbiamo ricevuto alcune lettere da parte di Presidenti di Comunità montane che, quasi per clonazione, esprimono gli stessi contenuti espressi nei giorni scorsi dall'Assessore Vaglio (gli stessi assunti, gli stessi esempi).
Mi pare che in questo ci sia un atteggiamento poco istituzionale da parte dell'Assessore, che fa sì che la questione venga considerata quasi una competizione tra l'Assessore e qualcos'altro. Si tratta invece di verificare alcune questioni che noi riteniamo gravi.
Crediamo che la Commissione dovrà accertare come si sono svolte queste vicissitudini; chiedo al Presidente del Consiglio, che dovrà nominare la Commissione, di poterne fare parte. Grazie.



PRESIDENTE

Come Commissione consiliare viene votata dal Consiglio, non nominata dal Presidente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Sarebbe, Presidente, persino inopportuno credo per la stessa Giunta ma la parte che mi riguarda di più è il Consiglio - chiudere questo dibattito in una maniera affrettata, con il semplice recupero di quello che è stato definito un disguido tecnico. Ovviamente non era così, perché nel frattempo sono pervenuti dei fatti nuovi; ho sentito il collega Cavaliere che li stava accennando.
Ho qui la lettera di un Presidente di Comunità montana - non so se l'hanno ricevuta tutti i Presidenti - di cui do lettura di un pezzo: "Egregio Presidente le scrivo (...) Ultimamente ad ogni Consiglio regionale le forze di opposizione utilizzano ogni pretesto per scagliarsi contro l'Assessore Vaglio e il suo operato. L'Assessore alla montagna ha sempre tenuto un comportamento corretto nei confronti di tutte le amministrazioni delle Comunità montane senza badare al colore politico delle Giunte impostando il suo lavoro sulla collaborazione e sul reciproco impegno per risolvere i problemi reali della montagna (...) Non posso sapere come si concluderanno le vicende del Consiglio regionale, ma come Presidente della Comunità Alto Canavese mi auguro, ribadendogli la mia fiducia e il mio completo appoggio, che si lasci lavorare Vaglio per i prossimi due anni (...)".
Questo è il tono della lettera. Se siamo ad un circolo didattico allora diciamo all'Assessore Vaglio di venire accompagnato dai parenti e con la giustificazione. Mi sta bene anche la lettera del signor Antonio Cresto già Sindaco di Pertusio poi sconfitto dalla sinistra, essendo lui del Polo.
Adesso è tuttora Presidente della Comunità montana, mi dicono per la pesante intercessione o comunque per un serio impegno dell'Assessore Vaglio, al quale esprime la sua gratitudine. Chi non lo farebbe se gli venisse sollecitato o richiesto.
Presidente Ghigo, vuole fare venire i suoi Assessori accompagnati dai genitori quando hanno qualche problema con l'opposizione? Se il dibattito è su questo tenore, allora anch'io abbasso completamente il tono, e chiedo la verifica di cinquecento dettagli e sommergo l'Assessore, la Giunta, il Presidente, inopportunamente, di una serie di questioni che vanno dal fatto se i GAL erano stati registrati alla Camera di commercio o se non erano stati registrati; come sono state costituite le équipe, ecc. Tutti elementi che ho già sottolineato in altre occasioni, perché faranno parte di una Commissione di indagine alla quale metterò a disposizione i materiali, se mi verranno richiesti.
Quello che invece è ulteriormente un elemento di affaticamento, di pregiudizio, è che insorga un Presidente, fin troppo individuato, il quale dice che l'Assessore Vaglio si è comportato bene con tutte le Comunità montane; ci mancherebbe che aggiungesse nella vita pubblica. L'ex Sindaco di Pertusio ha forse titolo per dare giudizi generali di questo genere? E' forse una persona alla quale sono state affidate delle responsabilità di ordine generale? Nella mia vita di dirigente politico mi è successo di avere delle segnalazioni di raccomandazioni per dei candidati alle elezioni, l'unica cosa è che in quel caso li abbiamo sempre esclusi, perch ritenevamo che il percorso fosse quello che gli istituti della politica gli organismi dei partiti si dovessero comportare sulla base della loro sovrana responsabilità. L'Assessore Vaglio non ha mantenuto un dovuto, non voglio dire scrupoloso, rispetto del dibattito in corso. Questa non è l'unica lettera pervenutami, ve n'è un'altra di un Presidente di Comunità montana, magari meno sospettabile di quello dell'Alto Canavese, ma comunque interessato affinché la sua Comunità montana non perda il Comune di cui è Sindaco, che segnala un altrettanto ottimo impegno dell'Assessore Vaglio.
Inoltre ci sono lettere di Sindaci di tutte le zone. A questo punto la situazione che preoccupa è che c'è effettivamente un'assunzione di ruoli impropri nei confronti delle Comunità montane: questo è quanto emerge.
Vede, Assessore Vaglio, tu sei in qualche maniera convinto - perlomeno in passato mi era sembrato di cogliere la consapevolezza - che le Comunità sono un tessuto molto fragile, sono soggetti fragili del sistema istituzionale e sono soggetti verso i quali operando con grande rispetto con grande sensibilità, con grande consapevolezza si può pensare di far loro crescere attorno un clima di solidità, di fiducia, di stabilizzazione nell'ambito del sistema istituzionale. Se invece vengono assunte come spazio di penetrazione e di affermazione politica soggettiva da parte di chiunque, Assessori, Consiglieri, o quant'altro, questo segna in modo inequivoco, irreversibile, irrecuperabile il destino della Comunità montane. Il fatto che la gente più debole, anche per difendersi e anche perché ha vissuto storicamente così - questa è una ragione della sua strutturale debolezza - sia portata a farsi "cliente", anche nel senso romano: chi è cliente non è più cittadino, chi è cliente non è più libero chi è cliente è un portatore di consensi dovuti, aprioristici, esagitati: non seri.
Noi siamo in presenza di tale situazione, ed è per questo che noi chiediamo le dimissioni dell'Assessore, perché la Commissione di indagine accerterà elementi di natura amministrativa, di natura conseguente alla gestione e all'impostazione delle pratiche, ma i problemi di natura politica sono di questo genere. Non è casuale che l'Assessore Vaglio durante il dibattito, non abbia né partecipato attivamente spiegando il suo punto di vista sui problemi della montagna, magari evidenziando quanto ho detto io, perché l'Assessore Vaglio ne è a conoscenza. L'Assessore Vaglio sa bene il rischio di cadere nella pratica della sottomissione clientelare da parte di soggetti, di istituti così deboli; sa bene che in una situazione di povertà, dove un Consiglio comunale, rispetto ad un altro Consiglio comunale delle stesse dimensioni, presenta nell'anno da un quarto ad un decimo di pratiche di ristrutturazione edilizia, tanto per misurare che cosa avviene nella vita economica di quei territori, sa bene che per quel Sindaco l'avere ottenuto i classici duecento, trecento o cinquecento milioni per un'opera, magari proposta come un fatto da visibilità costituisce comunque un successo.
Proprio per questo c'è un debito di sensibilità, di riservatezza, se vuole, Assessore Vaglio, anche di collegialità nel porre delicatamente il problema a questi territori fragili e vulnerabili, a queste istituzioni deboli e perciò per loro natura a rischio di sottomissione politica e clientelare.
Quando uso il termine clientelare non intendo usare un termine dispregiativo: il cliente romano dal mattino alla sera alla corte del signore il quale era tenuto a dargli da sopravvivere, da vivere, perch loro glorificavano il signore, glorificavano il patrizio, il nobile. Qui siamo in presenza di un istituto di questo genere: la glorificazione, le lettere, le segnalazioni, le raccomandazioni. Il tutto ci riporta di fronte ad una procedura che al di là, magari di una iniziale volontà ottimistica di agire, di fare, è caduta in una pratica di controllare, di sovrastare di sottomettere.
Tutto questo, Presidente Ghigo, richiede una risposta da parte sua.
Sono disposto, ma credo lo siano tutti i colleghi, a portarle degli elementi che non hanno nessuna rilevanza né giuridica, né tanto meno penale, ma hanno una rilevanza politica imprescindibile che creano un dato di caratterizzazione definitiva di un modo di lavorare sulle problematiche della montagna che richiedono di voltare pagina.
Dobbiamo tutti insieme ragionare su come superare una condizione di questa natura: il Piemonte non vive nell'ambito di un sistema di Comunità montane rispetto alle quali non c'è stato in precedenza un approccio ricco di sensibilità e di sollecitudine politica! Abbiamo anche acquisito una specie di soggettivo primato come Regione costituendoci come punto di riferimento, ma per delle normative che avevamo adottato rispetto alle quali la legge Vaglio, tuttora in corso, non ha creato stabilizzazione! Io vorrei dirvi colleghi: andate a "indagare" (nel senso di cercare di assumere elementi e non indagare nel senso di procuratori) e vi renderete conto dello spavento che ha creato la presentazione della legge Vaglio che sopprimeva una quantità di comunità montane, proprio a ridosso dell'Alto Canavese. Potremmo portare non le lettere (di questo francamente io sentirei profondo imbarazzo), ma il dibattito svolto nelle adiacenti comunità della Val Chiusella, Baltea Canavesana e Valle Sacra (dibattito al quale hanno partecipato oltre al sottoscritto tanti altri amministratori e il collega Bertoli) e lei Presidente si farebbe l'idea di qual era l'adiacente giudizio rispetto a quello così pomposamente portato fin qui, quanto incautamente, dal Presidente della Comunità montana dell'Alto Canavese.
Da questo punto di vista, i colleghi di AN che hanno rifiutato, per una ragione tutta politica evidentemente, la Commissione di indagine, ritengo che sarebbero meno sciolti, meno sicuri, quando si trattasse di assumere invece, ma opportunamente, positivamente, una posizione, un giudizio, una valutazione sul merito di un comportamento, di un'azione politica, di una metodologia politica più generale, perché le due cose hanno pesi, funzioni e rilevanze di tipo contestuale perché ne stiamo discutendo contestualmente. Non l'avrei riproposta la questione delle dimissioni dell'Assessore Vaglio avendo definito, lavorato e discusso di quell'argomento in una sede sulla base di un argomento, ma mi trovo di fronte a dichiarazioni dell'ANSA che sostanzialmente vanno a dire: "cosa vuole il PDS se sono i suoi amministratori che hanno avuto più finanziamenti di altri?". Perché scopriamo adesso per caso che il PDS, così come l'Ulivo, hanno una forza maggiore di quella del Polo nei territori della montagna? Non siamo banali! E capisco anche che questa può essere la premessa, l'antefatto che porta ad una iattanza di iniziative finalizzate alla penetrazione politica. Ma è proprio questo: quel tessuto, che ha una sua sensibilità, una sua leggerezza, una sua - direi - modestia politica amministrativa, istituzionale, ha bisogno di tanta attenzione e di tanto rispetto! Invece siamo in presenza di queste dichiarazioni che se vogliono essere difensive sono un po' del tenore dell'Assessore e del Presidente della Comunità dell'Alto Canavese. "Venite accompagnati dai parenti che così ne parleremo con quelli che vi devono tutelare"! Siamo a questo punto! Se invece sono la maniera con cui si vuole affrontare questo dibattito sulla necessità di una reimpostazione globale della politica fin qui svolta, del metodo politico adottato nei confronti della montagna, allora abbiamo aperto il capitolo che mi porta a dire "qui bisogna cambiare l'Assessore" perché bisogna cambiare una politica rispetto alla quale abbiamo prima espresso la nostra sorpresa. Non eravamo nella traiettoria dell'originale Assessore Vaglio, poi abbiamo manifestato perplessità, poi abbiamo portato degli elementi, poi abbiamo denunciato dei fatti e alla fine siamo qui a prendere atto che bisogna rimuovere una situazione che pare non possa né voglia essere altrimenti recuperata.
Ho finito, Presidente Deorsola, ma lei consente che questo dibattito bisogna svolgerlo qui perché altrimenti sembra che anche le lettere del Presidente dell'Alto Canavese hanno la loro, per quanto un po' strana dignità visto che sono state inviate con l'intendimento di esercitare un ruolo, non penso ad una interferenza, ma comunque di esercitare e di porre in essere una funzione nei confronti delle decisioni del Consiglio regionale.
Poi se il Presidente Ghigo vuole ulteriormente approfondire il perché e il percome le ragioni, i territori, i luoghi e le modalità di questa inopportuna politica, non sottraendola al Consiglio, ma creando la sede opportuna o destinando una seduta adeguata, io ho veramente una lunga ed ampia area di argomenti che il Presidente della Giunta deve assolutamente sapere in connessione con questo dibattito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, ieri pomeriggio ho ricevuto un fax proveniente, penso di interpretare, dalle Officine Meccaniche Cresto - perché è scritto Off. Mecc. Cresto - quindi un fax che proviene da un luogo produttivo, però stranamente firmato non dal titolare dell'azienda, che non so se sia il dottor Cresto, ma firmato da un Presidente di Comunità montana.



GHIGLIA Agostino

Ha risparmiato soldi pubblici.



CHIEZZI Giuseppe

Però mischia il sacro con il profano, mischia i ruoli e quando cominciamo a mischiare i ruoli, pubblici e privati, confondendoli e non affiancandoli nella reciproca autonomia, ci mettiamo su strade scivolose.
Tant'è che accanto a questa procedura che non fa del bene né alle logiche pubbliche né a quelle private, se leggete questo fax che mi sembra sia stato spedito dalle Off. Mecc. Cresto anche agli altri Gruppi, vedete come non funziona proprio questo modo di adire, direi questa cultura del governo pubblico, che poi probabilmente è la stessa cultura di Vaglio. Come fa un Presidente di Comunità montana da un'officina meccanica scrivere una lettera ai Presidenti di alcuni Gruppi consiliari... Non so se l'ha scritta a tutti i Presidenti dei Gruppi consiliari. Gallarini, tu l'hai ricevuta?



GALLARINI Pier Luigi

No.



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, la prego di ritrarre il documento.



CHIEZZI Giuseppe

Quindi solo ad alcuni Gruppi consiliari è pervenuta una lettera nella quale, non so se dire questa persona perché l'ha spedita da un'officina meccanica, o dire questo Presidente di Comunità montana, vedete un po' voi dice che "le forze di opposizione" (senza distinguere una forza dall'altra perché c'è modo e modo di agire, più volte ci siamo distinti, no, qui si dice "le forze di opposizione", cioè individua un nemico indistinto - il nemico! - individua il nemico di Vaglio, poi!, che evidentemente è protetto dalle Officine Meccaniche Cresto, non so se le frequenta, non lo so) allora individua il nemico perché dice "le forze di opposizione utilizzano ogni pretesto per scagliarsi contro l'Assessore Vaglio". Ma chi gliel'ha detto? Gliel'hai detto tu, Vaglio? Non lo so. Come fa a pensare una cosa di questo genere? Come fa a scriverla? E come si permette di scrivere una simile fandonia? Lo facesse come privato cittadino andrebbe bene, invece si firma Presidente della Comunità montana! E poi cosa dice? Dice che l'Assessore regionale alla montagna è il migliore Assessore del mondo; infatti dice: "ha sempre tenuto un comportamento corretto nei confronti di tutte le amministrazioni delle Comunità montane"? Ma cosa ne sa! Come può sapere se l'Assessore Vaglio ha tenuto comportamenti corretti con tutte le comunità montane? Al massimo può dire se l'Assessore Vaglio ha tenuto un comportamento corretto con la comunità montana che questa persona dirige e presiede! Ma per le altre comunità montane cosa ne sa? Non ne sa nulla.
Allora vedete che siamo sempre al nodo, nel mischiare i ruoli pubblici con quelli privati, le responsabilità pubbliche con le amicizie private, i ruoli pubblici con le simpatie private? Non si può lavorare come pubblici amministratori in questo modo! Io non so se questo signore sia amico personale dell'Assessore Roberto Vaglio e non mi interessa saperlo; vorrei solo che questi rapporti privati non determinassero la politica pubblica, in un modo in cui si violenta la logica del governo pubblico.
Allora è chiaro che la lettera in oggetto è la lettera di una persona che difende un amico in modo improprio. Anche riguardo a certe qualificazioni come: "gli amministratori di montagna hanno trovato in Vaglio "l'uomo di montagna", non so se l'Assessore Vaglio sia uomo di montagna e cosa c'entri che l'Assessore Vaglio sia uomo di montagna, alta o bassa, di collina, ecc..



SALERNO Roberto

Un po' di rispetto, Presidente, è offensivo!



CHIEZZI Giuseppe

Caro Presidente, questa è una lettera che io leggo, non è merito mio se in una lettera del Presidente del Consiglio di una Comunità Montana si dice che l'Assessore Vaglio è un uomo di montagna, come se questo fatto fosse quello che determina automaticamente un beneficio per la stessa.
Non lo determina automaticamente; ci sono uomini di montagna che sono pessimi amministratori delle zone di montagna e uomini di pianura che sono buoni amministratori delle zone di montagna.
Dico questo per mettere in luce la stonatura di questa presa di posizione, da tutti i punti di vista, pubblici e privati. Tant'è che si dice: "Si lasci lavorare l'Assessore".
E' veramente una lettera di generica ostilità verso le forze di opposizione, di qualunquismo da parte di un uomo politico, che ha una responsabilità politica, quando dice che spera che vengano superate le considerazioni e le ragioni della politica.
Lo dice una persona che fa politica tutti i giorni! Come può un uomo politico, perché svolge un ruolo politico, è un Presidente di una Comunità Montana, dire di lasciare da parte le ragioni della politica? C'è del qualunquismo, un'improprietà di ruolo, è una lettera propagandistica.
Mi viene una curiosità: questa lettera, l'Assessore Vaglio l'ha subìta anche lui vittima di questa iniziativa, o l'ha promossa? Mistero, chi lo sa! Forse la Commissione di indagine potrà verificare se l'Assessore Vaglio subisce questa iniziativa contro la quale potrebbe anche affiancare chi ha criticato la stessa, se, viceversa, l'ha promossa o se, ancora, pensa sia utile e ad egli favorevole, nell'esplicitazione del suo ruolo.
Come la interpreta, Assessore? Non è indifferente questo fatto.
E' una lettera propagandistica, qualunquistica ed impropria dal punto di vista istituzionale, che difende un Assessore che ha comportamenti similari, in quanto dichiara, e poi non smentisce, che vede gli amministratori pubblici confondendo il ruolo di amministratore con le forze politiche presso le quali quell'amministratore è stato candidato e dalle quali non è stato eletto Sindaco o Assessore, perché i Sindaci e gli Assessori sono eletti da queste assemblee e i partiti c'entrano niente.
Quando si diventa Assessore, si è Assessore di tutta la comunità (Comune Provincia o Regione), si è l'Assessore di tutti e non l'Assessore del PDS o il Sindaco di Alleanza Nazionale.
Un Amministratore pubblico, che è Amministratore pubblico e basta, che vede le istituzioni come persone che occupano un ruolo per conto di un partito, è un Assessore che - secondo la mia opinione - dovrebbe dimettersi già soltanto per questo motivo...



MASARACCHIO Antonino, Assessore regionale

Era così, ora non lo è più.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, dia la parola all'Assessore Masaracchio, perché non ho sentito bene.



PRESIDENTE

Dopo, se la richiederà. Lasciamo svolgere al Consigliere Chiezzi il suo intervento, non facciamo duetti in aula.
Prego, Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Mi sembra indubitabile - dicevo - che ci troviamo di fronte ad una sorta di analfabetismo istituzionale, nel senso che l'alfabeto istituzionale, per chi lo conosce, impedisce di dire: "Sindaco del PDS" o "Amministratore del PDS". E' un'affermazione che non esiste. Se esiste nella testa di un Amministratore, è meglio che questo vada a chiarirsi le idee, prima di svolgere il proprio ruolo, perché la stessa accusa che l'Assessore Vaglio fa al PDS (dicendo: "I Sindaci del PDS) mi fa dedurre che lui pensi di essere l'Amministratore del Gruppo Federalisti Democratici.
Assessore Vaglio, pensa di essere un Amministratore di tutti o pensa che il proprio potere gli derivi dall'appartenenza ad un partito? Per tutte queste ragioni ed anche per una ragione di correttezza verso i colleghi (come il Consigliere Angeleri, che nel momento in cui c'è stata una Commissione di inchiesta ha liberato dall'impaccio l'Istituzione e la Commissione stessa, perché è imbarazzante per tutti operare un'indagine su un componente della Giunta che continua a svolgere il proprio ruolo) chiedo che l'Assessore Vaglio si comporti con la stessa correttezza istituzionale che hanno assunto altri colleghi con problemi analoghi.
Siamo quindi disposti ad intraprendere una Commissione di indagine e vorremmo avere qualche risposta in merito agli interrogativi che abbiamo posto. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente. Nell'annunciare la mia personale non partecipazione al voto su questo argomento - che poi motiverò - e nell'annunciare anche che lascio libertà di voto e di coscienza al Gruppo, per cui i Consiglieri di Alleanza Nazionale si esprimeranno come meglio credono (perché sono abituati tutti a pensare con la propria testa e non a lasciarsi andare ad emozioni o a convinzioni indotte da altri o ad una vox populi presunta tanto insistente quanto violenta, nel momento in cui intende demonizzare qualcuno), esprimo tutta la mia personale simpatia ed approvazione al Presidente della Comunità Montana, che io non citerò, perché a differenza di altri colleghi ho rispetto per la privacy, e se dovessi fare dei nomi chiederei la seduta segreta.
Invece, in quest'aula, qualcuno ritiene, pubblicamente, di poter prendere in giro, irridere, insultare una persona, davanti a tutti citandola con nome e cognome, senza neanche il garbo e la considerazione di chiedere una seduta segreta.
Lo dico facendo anche notare un particolare, che a mio avviso non è insignificante in questa mentalità: mentre il Presidente di Comunità montana che "difende" (tra virgolette, perché siamo sicuri che l'Assessore Vaglio non ne ha bisogno) e che è del Polo (cioè ha questo difetto, non è di sinistra), viene citato con nome, cognome e Comune di appartenenza l'altro Presidente di Comunità montana, che è di sinistra...



RIBA Lido

Questo non è detto.



GHIGLIA Agostino

Non viene citato. Sarà di centro... sinistra.
Non viene citato, perché per lui valgono tutte le garanzie democratiche, cioè lui è di centro-sinistra, va protetto e coperto; l'altro è del Polo, va sberlinato pubblicamente in aula, senza chiedere la seduta segreta.
Questa è la differenza, secondo me importante, nella mentalità...



(Commenti in aula: "E' regime")



GHIGLIA Agostino

Esatto. Ha ragione il collega, che non cito, altrimenti poi lo si prende per attaccarlo. Ha ragione il collega: è il regime. Il regime che in qualche modo, difende e garantisce chi sta dalla sua parte; offende e sbeffeggia chi non la pensa come lui.
Oggi abbiamo addirittura i Magistrati che, nonostante siano implicati in processi, rivendicano la libertà di parola; abbiamo dei Pubblici Ministeri che si rifanno all'art. 21 della Costituzione sulla libera espressione delle opinioni. Tuttavia questa libera espressione delle opinioni viene negata, per esempio, ad un Presidente di Comunità montana che non è coinvolto in alcun processo e che non deve fare il Pubblico ministero di nessuno.
Si arriva a questi paradossi. Ma la logica è sempre la stessa: ci sono gli assassini e ci sono i compagni che sbagliano.
C'è sempre questa doppia logica in certi ragionamenti che, purtroppo dobbiamo notare ancora oggi in quest'aula, hanno un filo rosso conduttore che è sempre lo stesso - ma non è colpa nostra - da tanti anni a questa parte.
E allora, perché è lecito solo offendere? Perché è giusto e meritevole solo chi attacca, solo chi tende a mettere - chiunque di noi, chiunque anche un semplice Consigliere - alla berlina? Perché si deve difendere soltanto chi accusa e non chi esprime, da un punto di vista umano, delle considerazioni e, da un punto di vista istituzionale, delle considerazioni sulla bontà dell'operato di un Assessore? Se un Assessore deve subire, tutti i giorni, delle critiche enormi ufficiali ed istituzionali...! Perché vorrei ricordare a qualche collega che lo dimentica - ma siamo sempre nella stessa logica - che qualche mese fa, in questo Consiglio regionale, si è perpetrato un vero e proprio atto di killeraggio nei confronti delle istituzioni, quando Presidenti della Provincia e Sindaci del PDS e dell'Ulivo hanno pubblicamente, con un documento, una conferenza stampa ed un incontro, criticato il bilancio e la gestione della Regione Piemonte. Ve li ricordate? Io li potrei menzionare ma non li menziono.
Il Presidente della Provincia di Torino, il Sindaco della Città di Torino sottoscrivono un duro documento di attacco alla Giunta, nonostante il loro altissimo ruolo istituzionale! Ecco: loro lo possono fare! Nessuno, in quel momento, si è alzato a difendere il rispetto delle istituzioni, il rispetto e la differenza dei ruoli! Ma se un povero Presidente di Comunità montana, che non sta a sinistra si permette di mescolare il pubblico con il privato, l'istituzione con gli interessi, ecco che diventa un cliente, da additare al pubblico ludibrio diventa una persona degna soltanto di esser presa in giro e sbeffeggiata pubblicamente.
Cari colleghi - ripeto - da un punto di vista personale, queste logiche non le condivido.
Io non sono all'altezza di dire: "Non ci sto", perché non ho la caratura morale né politica né intellettuale né la trasparenza e la specchiatezza di chi usa questi termini.
Dico semplicemente che questa mentalità è una mentalità pericolosa, è una mentalità massimalista, è una mentalità violenta.
Questo è il tentativo reale, con i fatti e con gli atteggiamenti, di cancellare l'avversario, di annullarlo, perché è lecito parlare - come nelle migliori logiche che non vogliamo neanche ricordare - soltanto a chi sta con il regime; chi non sta con il regime, non ha garanzie, non ha tutele: è un paria.
Ho sentito delle frasi, in quest'aula, che mi fanno sinceramente preoccupare. Quando sento parlare di clientele, quando sento dire che i Presidenti di Comunità montane, di fatto, sono dei clienti, perché sono il soggetto debole nei confronti degli erogatori dei soldi, questo significa che un Ente, un'istituzione ha solo clienti. Significa che quando un Comune eroga dei finanziamenti alle associazioni, queste sono tutte dei miseri clienti che vanno a pietire i soldi dal padrone; quando un'azienda prende un contributo dell'Unione Europea o della Regione o dello Stato per una costruzione, per incrementare la propria attività, è un cliente, è un servo, è uno che chiede l'elemosina, non è un soggetto istituzionale degno di rispetto, che rispetta le leggi dello Stato e che è obbligato a chiedere a degli Enti sovraordinati delle cose.
No. Diventa un cliente, soprattutto se non sta da una certa parte. Se sta da una certa parte, può dire quel che vuole; se non sta da una certa parte, cioè se è del Polo, se non fa parte del regime, è un cliente.
A me, sinceramente, questa mentalità massimalista preoccupa: "pesanti intercessioni dell'Assessore nelle nomine dei Presidenti delle Comunità montane".
Beh, anche questa mi sembra un'affermazione pesante. Io non conosco il Sindaco di quel Comune (a cui ribadisco tutta la mia stima, simpatia solidarietà, sarei onorato e lieto di conoscerlo); certo che - complimenti Assessore Vaglio! - io non sapevo che lei fosse tanto potente! Se lei è stato in grado, nonostante gli attacchi che questa Giunta quotidianamente subisce, di essere così determinante nella scelta dei Presidenti delle Comunità montane, che così abilmente ha trasformato anche in clienti, io le devo fare i miei complimenti! Noi l'abbiamo sottovalutata! Lei ha molti più poteri, ha avuto molti più poteri di quelli che, in realtà, ha dimostrato. E capisco che questo possa dare fastidio a qualcuno.
Però si è detto: in questi comportamenti dell'Assessore, non c'è rilevanza giuridica né penale. E allora? Allora - scusate - se non c'è rilevanza giuridica né penale, né amministrativa, come è stato detto in quest'aula, la Commissione di indagine che la facciamo a fare? Per censurare i comportamenti politici? Eh no, perché qua si arriva di nuovo allo stesso discorso, quello del regime, solo il regime censura le parole i comportamenti e gli atteggiamenti politici. Perché se, come dire, non ci sono queste rilevanze, se c'è comunque già la Magistratura di mezzo, per cosa la facciamo la Commissione di indagine? Per niente, spero non per censurare la politica, spero ci sia ancora consentito liberamente di appartenere a un partito anziché a un altro, a uno schieramento anziché a un altro, a un polo anziché a un altro. Mi auguro ancora per qualche anno di poter pensare e aderire liberamente a movimenti di pensiero e di opinione.
La cosa però che mi preoccupa veramente, e concludo, è che il regime sta diventando sempre più insinuante, il regime diventa violento, il regime minaccia "Se voi non fate così noi avremo tonnellate di elementi": tirateli fuori, in quest'aula, ma non sotto condizione - mi spiace che non ci sia il collega Riba - non sotto condizione! Tirateli fuori in quest'aula! Perché io di sentirmi dire "Fate questa Commissione, cacciate l'Assessore X o Y altrimenti abbiamo i sacchi pieni che potremmo fare sfracelli", tirateli fuori, perché credo che in democrazia sia legittima la politica strumentale, che sia legittima la polemica, non credo sia legittima la minaccia e il ricatto; mi spiace, io questa la vivo come una minaccia, io non voglio vivere con la spada di Damocle di qualcuno che sa e non dice, perché se sa e non dice omette.
Siamo tutti pubblici ufficiali, se sappiamo delle cose non abbiamo il dovere, abbiamo l'obbligo di dirle e di denunciarle e quindi il mio invito è di dire e di denunciare le cose, non limitarsi a insinuarle. Perché le insinuazioni non servono e la mia considerazione finale che mi preoccupa ho letto l'Ansa del 17 febbraio e poi ho letto la precisazione e la smentita dell'Assessore Vaglio, però l'Ansa non diceva niente...
Presidente, Riba ha parlato 18 minuti, Chiezzi 14, quindi io chiedo di arrivare almeno a 16 per una proporzione fra i gruppi.
L'Ansa non diceva niente, rendeva conto di un dato di fatto, che esistono sindaci del PDS e Presidenti di Comunità del PDS, ma mica c'è da vergognarsi. Io sarei onorato di essere definito come sindaco di Alleanza Nazionale, o come Presidente di Comunità montana di Alleanza Nazionale che fa gli interessi di tutti, perché io credo che questi esponenti amministratori del PDS siano delle ottime persone che fanno gli interessi dei cittadini, ma non per questo devono rinunciare al loro credo, alla loro bandiera, alle loro convinzioni.
Non è possibile che non solo chi tocca il PDS o la sinistra, ma addirittura chi cita la sinistra, muore. Non è possibile! Ognuno di noi pu essere toccato, è una semplice realtà, cosa c'è di male? Io non ci vedo niente di male, tutti noi che facciamo politica siamo schierati l'importante, quello che discrimina veramente non l'amministratore - e dico l'uovo di Colombo - è l'essere una persona per bene o per male, fare gli interessi dei cittadini o fare gli interessi di una fazione. Il fatto di essere schierato non mi spaventa, non mi spaventa! Chi viene spaventato e chi si sente toccato evidentemente ha qualche nervo scoperto e noi che nervi scoperti non ne abbiamo crediamo nella legittimità di essere ciò che si è e difendiamo la possibilità di essere del PDS anche ai Presidenti delle Comunità montane e ai sindaci.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vaglio.



VAGLIO Roberto, Assessore al coordinamento delle politiche per la montagna

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, il mio intervento è solo per rivolgere una preghiera ai colleghi di Giunta invitandoli ad aderire alla richiesta del Presidente Ghigo e quindi a votare a favore dell'istituzione di questa Commissione e lo chiedo come un favore personale, perché i colleghi mi daranno modo di dimostrare che la Giunta non ha nessun timore di queste forme di indagine perché sa come si è sempre comportata e come può dimostrare di essersi sempre comportata.
E per una piccola precisazione, Presidente Riba, che è doverosa ma su un merito che non coinvolge nessuna polemica; lei ha detto che sul problema della montagna noi abbiamo idee convergenti. Mi era sembrato di tutta evidenza già nel Convegno con l'On. Maciotta a Cuneo che io e lei non abbiamo la stessa idea su come affrontare i problemi della montagna, anzi.
Proprio su questa profonda divergenza sono nate le difficoltà di rapporto personale che una volta non esistevano.
Io sono profondamente convinto, Presidente Riba, che le Comunità montane non siano un soggetto debole, ma che siano esattamente il contrario, l'unico strumento che hanno i piccoli Comuni di montagna e quindi le comunità locali di potersi difendere in modo unitario e molte sono le differenze che abbiamo su queste interpretazioni. Chiaramente io dico che questo è un bene per il nostro territorio, perché in una logica di spoil system, in una logica di interventi di forze politiche diverse in periodi diversi questo significa che al mio pessimo operato di questi anni potrà in un'altra legislatura, potrà in un altro momento politico sostituirsi una diversa concezione dello sviluppo montano che sicuramente porterà dei benefici.
Ma mi permetta di sottolineare, Presidente Riba, il problema è eminentemente politico; abbiamo due visioni diverse e io ringrazio nostro Signore che noi si abbia due opinioni diverse sullo sviluppo della montagna, perché queste due opinioni diverse potranno sicuramente portare dei benefici quando si sostituiranno o quando - Dio voglia - potranno collaborare per risolvere quei problemi.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, Io non voglio, Assessore Vaglio, entrare nel dibattito che ha visto ancora oggi il Consiglio diviso su questioni che avremo modo peraltro di continuare ad approfondire e chiarire. Io credo che il Presidente del mio Gruppo, Riba, accetti completamente la sfida che è stata lanciata dal Capogruppo di Alleanza Nazionale di portare in quest'aula le questioni di merito che noi contestiamo.
La accetterei e spero e penso che il Capogruppo Riba lo faccia anche al più presto; però, Assessore, ho ascoltato con attenzione lei e le devo dire che pur tra le profonde differenze, altrimenti apparterremmo agli stessi Gruppi e non è così, io devo sottolineare a lei prima di tutto, ma anche alla sua Giunta, che nonostante quanto si dica in quest'aula e si tenti di far credere, sempre di più noi stiamo bloccando l'attività delle Comunità montane. A distanza di due anni, vi sono Comunità montane che ancora non sanno che fine faranno; sono state per mesi - e lo sono tuttora - in grave difficoltà per gestire un eventuale bilancio: lo devono ancora fare? Devono proseguire? Saranno accorpate? Per quale ragione accorpate le une e non le altre? Perché alcuni Comuni sono esclusi e altri no? Vi è un grande pasticcio nell'assetto delle Comunità montane della nostra Regione e, nonostante gli sforzi che sono stati fatti in Commissione, non si è riusciti a concludere una proposta di legge, una disegno di legge che avesse la pretesa di essere un Testo Unico, perché la Commissione bilancio ha respinto un articolo di quel testo, ha fatto delle osservazioni pesanti su quel testo, per una serie di questioni politiche ma anche burocratiche.
Ma siamo qui e le Comunità montane non sanno che fine faranno: è indecente - passatemi il termine - per amministratori regionali avere come interlocutori Presidenti e membri di Consigli e di Comunità montane che ci chiedono che cosa devono fare e non potergli rispondere.
Se abbiamo davvero a cuore quello che lei diceva, il futuro dei nostri Comuni montani, vanno affrontati i numerosi problemi, perché sempre più la sfida nazionale, ma anche europea, richiede puntuale politica, precisi indirizzi, finanziamenti chiari, trasparenti, limpidi per poter sostenere progetti affinché le Comunità montane siano tra loro coese e non divise con il dubbio che l'una rispetto all'altra sia stata beneficiata da un finanziamento clientelare.
Dobbiamo fare chiarezza soprattutto per queste ragioni, e chiedo a lei e alla Giunta di farlo in fretta. Non ne siete stati capaci, perché questa richiesta noi l'abbiamo avanzata più volte, in più sedi, in molte occasioni; la ripeto qui: è urgente dare delle risposte precise sui programmi, sui Piani di sviluppo delle Comunità montane (cosa devono essere, che fine faranno). Non si tratta solo di portare avanti questioni che diano lire alle Comunità montane - che pure è importante - ma anche questioni di prospettiva generale, di interessi generali dei nostri Comuni montani, dando la certezza che si è al di sopra di questioni di parte, di ragioni di parte.
E io credo che abbia fatto bene - con toni che possono non essere condivisi, con accenti che possono lasciare qualche perplessità ad altri il Capogruppo Riba a sottolineare l'inopportunità che un Presidente di una Comunità montana prenda una posizione così palese in sua difesa, perché non è di questo che abbiamo bisogno.
Abbiamo bisogno che si discuta in modo collegiale, in modo corretto perché tutti possano avere la convinzione che la Regione fa una politica di difesa della montagna, ma in quanto tale e non perché le une o le altre Comunità sono di appartenenza.
Da questo punto di vista, credo che vada sottolineata l'urgenza Presidente della Giunta, di prendere provvedimenti per chiarire, per superare questo lungo, troppo lungo periodo di impasse e per riprendere a lavorare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Intervengo per confermare l'opinione favorevole alla costituzione della Commissione, così com'è stato indicato in quella richiesta da parte delle minoranze e condivisa anche dal Presidente Ghigo.
Intervengo anche per sottolineare come la Commissione richiesta non sia una Commissione di esame politico dell'Assessore o della Giunta.
Noi sappiamo che il confronto sulle questioni politiche avviene in termini diversi e in sedi diverse, non attraverso la Commissione d'indagine; sappiamo che ci sono delle differenze.
Quella che avevamo posto, tanto per riprendere l'origine della richiesta, era una questione di gestione dell'Assessorato. Sono stati posti alcuni quesiti ai quali non sono state date delle risposte sufficienti per chiarire alcune procedure in relazione ai rapporti che sarebbero esistiti secondo alcuni di noi, tra alcuni professionisti che hanno redatto i Piano e hanno svolto anche un ruolo per quanto riguarda la Regione.
Il problema è esclusivamente questo. Lo dico perché il collega Ghiglia ha voluto dare un'interpretazione un po' diversa e ha voluto, in tono sarcastico, dire a che cosa serve una Commissione.
La Commissione serve perché in questa sede non sono state date risposte esaurienti a dei problemi che hanno posto i colleghi di minoranza. E allora, proprio perché sono stati posti dei quesiti e non sono state date le risposte, anche il suo Presidente, anche il Presidente Ghigo, ha ritenuto utile che sia fatta chiarezza.
Mi pare la questione di una limpidezza notevole, e allora è questo il motivo, non è della Commissione, non è mettere sotto inchiesta sul piano politico il collega Vaglio; semmai questa vicenda dimostra - com'è già successo in altre occasioni - come il ruolo della Regione sia un ruolo che si è diffuso anche sulle questioni gestionali, e quando si parla di gestione, quando si trattano le questioni gestionali abbiamo sempre notato che molto spesso gli Assessori commettono delle scorrettezze sul piano istituzionale e sul piano amministrativo. Quindi è un'ulteriore sollecitazione a far sì che la Regione svolga un ruolo più di carattere legislativo e più di carattere programmatico.
Ma detto questo, il nostro parere è evidentemente un parere favorevole alla Commissione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

L'abbiamo detto tante volte in quest'aula: noi siamo contrari a una politica che affronta i problemi con il ricorso alla Magistratura; siamo perplessi sull'opportunità del rischio che richieste di Commissioni d'indagine possano trasformare quest'aula in un ruolo diverso da quello che noi tutti auspichiamo.
Siamo favorevoli alla richiesta della Commissione d'indagine dopo aver sentito il parere dell'Assessore Vaglio e dopo aver sentito anche il Presidente Ghigo dire: "Vogliamo rispondere in maniera chiara, esplicita determinata a tutti i dubbi esistenti".
A me spiace che non siamo riusciti a dare risposta a dubbi esistenti nelle varie Commissioni. Ricordo una riunione congiunta di due Commissioni (III e VIII) nel mese di settembre; in quella seduta l'Assessore Vaglio aveva dichiarato che, per dissipare il clima di diffidenza insorto ed anche in considerazione dell'approssimarsi di alcune scadenze di rilevante importanza, intendeva fornire alle Commissioni III e VIII, qualora lo avessero ritenuto opportuno, un'informazione sullo stato di avanzamento del programma leader. Aveva affermato: "Ci sono veleni che purtroppo stanno rendendo estremamente complicata la gestione di questo programma, che dovrà assegnare 100 miliardi nelle zone".
Il Consigliere Chiezzi aveva chiesto di precisare in che cosa consistessero questi veleni; l'Assessore aveva risposto, chiarendo che in provincia di Cuneo erano state avanzate ipotesi su alcune forzature da parte dell'Assessore regionale alla montagna e degli uffici dell'Assessorato in ordine alla scelta dei consulenti, considerato che tali accuse sono destituite da ogni fondamento e preso atto del clima politico preferiva avere l'occasione di dissipare in Commissione tali dubbi.
Noi siamo favorevoli alla costituzione della Commissione di indagine perché, come è stato precisato dal Consigliere Saitta, non si tratta di una Commissione di indagine sull'Assessore, ma sui dubbi intorno all'attività svolta da alcuni professionisti sui progetti INTERREG.
Tant'è che i dubbi sull'attività di professionisti li aveva avanzati anche, sempre in quella Commissione, il Presidente dell'VIII Commissione che ha dichiarato: "al proposito ricordo che nella fase iniziare di presentazione degli studi di base per l'applicazione del programma leader circolavano dei progetti fatti in altre Regioni e adattati sommariamente alle singole realtà locali. Si è dato anche il caso che a seguito di una mera dimenticanza sia stato presentato da un GAL dell'astigiano, un progetto fatto in origine per la Garfagnana." Il Presidente dell'VIII Commissione prende spunto da tale episodio per sottolineare la necessità da parte della Regione, di fissare delle procedure precise che consentano un'interpretazione univoca.
Non faccio parte dell'VIII Commissione, non so se l'argomento sia stato poi ripreso, ma evidentemente i dubbi non sono stati dissipati se ci troviamo qui in quest'aula a dover approvare una Commissione di indagine per chiarire i diversi ruoli.
Nel ribadire, quindi, il parere favorevole, chiedo al Presidente di voler dare qualche suggerimento circa la composizione di questa Commissione di indagine. Penso che per poter funzionare bene e in fretta debba essere una Commissione abbastanza snella, quindi ridotta nel numero dei componenti; presieduta, ovviamente, da un Consigliere della minoranza.
Se è necessario, non so se l'art. 40 del Regolamento, citato nella proposta di deliberazione, estende la Commissione a più componenti. In questo caso penso sia meglio precisare, sempreché i colleghi siano dell'avviso di fare una Commissione ristretta.



PRESIDENTE

La richiesta della Consigliera Cotto è formalizzata nel seguente emendamento, presentato dalla stessa: sostituire il terzo capoverso e la prima parte del punto 1) del dispositivo nel seguente modo: "visti lo Statuto e il Regolamento delibera 1) di istituire una Commissione d'indagine conoscitiva composta da sei Consiglieri e presieduta da un Consigliere di minoranza..." La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Volevo ricordare che noi siamo tra coloro che hanno sottoscritto l'avvio di una Commissione di inchiesta, ai sensi degli art. 18 e 19 dello Statuto. L'abbiamo chiesta non nello spirito, collega Cotto, di avviare logiche di indagini paragiudiziarie o politiche, ma per avere uno strumento in grado di fare chiarezza anche su molte attività di carattere amministrativo o collaterali all'attività amministrativa. Come abbiamo ricordato nella seduta precedente, sappiamo bene come sull'attività degli amministratori, qualunque essi siano, possono ruotare tutta una serie di sollecitazioni e tutta una serie di collateralità che magari sono a conoscenza o che magari non sono a conoscenza dell'Assessore o della Giunta.
Pertanto noi non partiamo dalla convinzione che ci debbano essere delle scorrettezze di tipo politico da parte dell'Assessore, ma riteniamo invece, che si debba fare chiarezza nell'interesse di tutti su un metodo che può essere stato adottato e del quale, in qualche modo, anche la nostra amministrazione può aver ricevuto danno. Quindi in questo senso noi voteremo a favore della Commissione di inchiesta. Il nostro Gruppo Presidente, a differenza di altri Gruppi, non intende fare parte di questa Commissione di inchiesta su un punto intendiamo in qualche modo differenziarci (...)



PRESIDENTE

Scusi Consigliera Spagnuolo, si tratta di una Commissione di indagine.



SPAGNUOLO Carla

Chiedo scusa, avevo ben chiaro che si intendeva Commissione di indagine, ho proprio sbagliato termine, anche perché tutta la filosofia dell'intervento che ho fatto è relativa ad una Commissione di indagine e non di inchiesta, altrimenti non potremo parlare di approfondimenti di carattere amministrativo.
Su un punto intendo differenziare il mio intervento da quelli che mi hanno preceduto. Anch'io ho letto e ricevuto delle lettere di Presidenti di Comunità montane, ritengo per la verità che nella logica che può legare dei membri dell'esecutivo, anche nello sviluppo dell'attività di lavoro con altri esponenti di carattere istituzionale, possa esserci un atto di solidarietà che un Presidente di Comunità montana ha espresso, senza dare una valutazione di merito di quanto è stato detto. Anche perché se noi non facessimo questa considerazione vivremo davvero in una logica di doppia morale.
Infatti, spesso rappresentanti istituzionali, vicini alle posizioni dell'opposizione, hanno espresso in maniera formale delle proprie valutazioni a sostegno di posizioni dell'opposizione. Pertanto riteniamo che anche questi comportamenti possano stare dentro quel dibattito politico e dentro quella libertà di opinioni che noi, come Gruppo, riteniamo debba essere riconosciuta a tutti.
Con questo spirito e con queste considerazioni noi voteremo a favore della Commissione di indagine, auspicando che il lavoro di questa sia anche breve nel tempo, e ribadiamo il fatto che riteniamo di non doverne far parte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Intervengo brevemente in quanto le motivazioni sul fatto di aver aderito a questa Commissione di indagine le avevamo già esplicitate nella seduta di Consiglio della scorsa settimana.
Noi aderiamo all'emendamento proposto dalla collega Cotto, perché ci sembra che snellezza, efficacia e rapidità vadano nel segno e a sostegno delle motivazioni per le quali sia il Presidente Ghigo sia l'Assessore Vaglio si sono dichiarati d'accordo. Ovvero fugare il più in fretta possibile dubbi, arrière-pensée e zone d'ombra che riguardano non l'operato dell'Assessore Vaglio, ma l'operato di professionsti esterni alla Regione nel segno di tutelare l'immagine della Regione.
Qualche minuto fa, conversando con il collega Picchioni, ci si domandava quale possibilità aveva la Commissione di indagine di sentire questi soggetti esterni. Noi riteniamo che ci possa essere, come c'è stata in altri casi, collaborazione da parte di soggetti istituzionali e anche di professionisti, la cui tutela del nome interessa innanzitutto loro stessi.
Noi siamo fiduciosi che si possa arrivare in tempi brevissimi a fugare zone d'ombra ed eventuali zone di dubbio e si possa accertare l'operato cristallino dell'Assessore e della Giunta, nella quale noi crediamo, lo abbiamo già detto la settimana scorsa nella precedente seduta del Consiglio.
Altro invece è il comunicato stampa, ma su questo l'Assessore stesso ha fatto la smentita della quale abbiamo preso atto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, io penso che oggi si faccia un gravissimo sbaglio, quello di insediare una Commissione di indagine che in qualche modo scavalca quella che sarebbe l'indagine necessaria che la Giunta nel suo insieme dovrebbe fare rispetto a fatti che sono emersi in aula. Io credo che sia sbagliato che i Consiglieri sopperiscano a carenze che la Giunta stessa non dovrebbe avere.
Dico questo perché nelle varie riunioni dei Capigruppo che si sono succedute dei Capigruppo su questo tema, io avevo chiesto, rispetto ad alcune posizioni che i Consiglieri avevano assunto in aula, che il Presidente della Giunta, attraverso per esempio un monitoraggio dei progetti che sono pervenuti alla Regione, ci dicesse semplicemente se era vero che quei progetti perlopiù erano fatti dagli stessi professionisti.
Questo non si è voluto fare, io credo ancora una volta per scaricare quelle che sono le proprie responsabilità! Io non sono convinto che il Presidente della Giunta ogni qualvolta c'è una richiesta che supera le sue funzioni, delle quali è titolare, cioè quella di verificare che i comportamenti della Giunta siano lineari, acceda a questa soluzione. Vale a dire, il Presidente della Giunta si alza e dice: "noi siamo d'accordo che si faccia la Commissione d'indagine". Io capisco Assessore, che lei lo possa fare per la sua tranquillità, per la linearità dei suoi comportamenti e possa dimostrare, anche attraverso una Commissione composta da colleghi, che non ha nulla da nascondere rispetto a queste cose, ma non ritengo che il Presidente della Giunta possa accedere a questi tipi di soluzione! Perché nel momento in cui il Presidente della Giunta dice ai Gruppi di maggioranza di accedervi tranquillamente, è come se su di lei avesse dei sospetti. Lei può dire: "io accetto di essere, tra virgolette, per quello che compete a questo Consiglio, indagato", ma il Presidente della Giunta deve dire: "non è necessaria questa indagine perché ho già svolto io quella funzione, quel monitoraggio". Così Presidente, si difendono i propri Assessori! Ancora una volta, per aver acceduto a questa Commissione, lei ha delegato ad altri le sue responsabilità. Siamo sempre sulla falsariga dello stesso discorso. Io le avevo chiesto, Presidente - lo ripeto perché è tornato in aula - che facesse un monitoraggio, semplicissimo monitoraggio rispetto non a progetti che si stanno facendo nei Comuni dei quali noi non siamo titolari ad indagare proprio un bel niente! Per le libertà, per le privacy e per un sacco di altre cose! Ma i progetti pervenuti in questi anni in Regione sono facilmente verificabili se hanno lo stesso timbro dello stesso studio di professionisti! E' un monitoraggio semplicissimo: 1 a questo, 10 a quello, 100 a quell'altro; vuol dire che forse ci sono delle discrepanze. Allora poi sì si può andare a verificare il perché, ma se questo non è, cosa serve questa Commissione di indagine? E io dico alla maggioranza che fa molto male ad accedere a questa soluzione, perché in qualche modo, pur comprendendo le posizioni che assume l'Assessore Vaglio, anch'essa accede a una responsabilità che non le è propria.
Nella mia breve storia di Consigliere regionale ho visto fare anche Commissioni d'inchiesta, ma i temi erano ben altri! Nella scorsa legislatura una Commissione d'inchiesta fu fatta sulla sanità. Anche i nuovi della politica sanno che cosa ha comportato il problema della sanità per la Regione Piemonte. Di ben altra natura è questa Commissione di indagine! Io credo che la si debba smettere di fare la politica e l'amministrazione a colpi di ANSA! Una caratteristica di questa Giunta è sempre stata la comunicazione. Fior fior di comunicatori, quelli che una volta si chiamavano semplicemente i segretari degli Assessori sono diventati i "comunicatori"! Quelli che portavano l'immagine all'esterno del proprio Assessore o l'immagine all'esterno, coordinata, della Giunta, del suo Presidente! Ebbene, vedete che a furia di comunicare si rischia di fare la politica a colpi di ANSA e siccome i giornalisti fanno il loro mestiere, ascoltano anche quello che si dice nei corridoi e questa Giunta nei corridoi ne dice di tutti i colori! Dice il contrario di quello che poi dice in aula! Allora smettiamola tutti insieme! Smettiamola di comunicare nei corridoi cominciamo a dire all'ANSA che smetta di comunicare sulle cose non ufficiali; smettiamola di rispondere alle comunicazioni dell'ANSA con altri comunicati ANSA, perché questi non sono documenti sui quali noi possiamo basare un'ipotesi sana per svolgere la nostra attività politica! Io credo che in merito a questo, al discorso dell'ANSA, lei Assessore con assoluta tranquillità (già l'intervento del collega Picchioni nella scorsa seduta ha chiarito qual è la nostra posizione), avrebbe dovuto semplicemente alzarsi in aula - non ha fatto accenno, se lo farà mi farà piacere - e dire "smentisco quanto è stato riportato dall'ANSA", non rispondere con un'altra ANSA! Altrimenti poi a quell'ANSA si risponde ancora in un altro modo e diventa ANSA su ANSA! Semplicemente: "Smentisco quello che l'ANSA ha comunicato", in aula! A quest'aula! Per la dignità che tutti i singoli Consiglieri regionali devono avere e senza la necessità di andare a leggere tutte le ANSE! Io non riesco più a leggerle tutte le ANSE! E poi mi viene l'ansia.
Pertanto, io dichiaro che il nostro Gruppo non solo non parteciperà alla Commissione d'indagine, ma non parteciperà neanche alla votazione per l'istituzione della Commissione d'indagine, perché riteniamo che questo nello specifico, non sia un caso da Commissione d'indagine, ma da semplice indagine, doverosa, che il Presidente della Giunta deve fare all'interno della Giunta stessa e che deve comunicare all'aula che non esiste il problema! Se questo non verrà fatto, voi componete pure la vostra Commissione d'indagine, questo però non sostituirà quei doveri che il Presidente della Giunta ha su questo e su altri casi che si sono verificati e che si verificheranno in quest'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rosso.



ROSSO Roberto

Grazie, Presidente. Anche il Gruppo della Lega Nord è favorevole all'istituzione della Commissione di indagine, anche se mi stupisce che non sia stato lo stesso Assessore Vaglio a chiedere - come a suo tempo aveva fatto l'Assessore Angeleri - di fare chiarezza immediata sulla vicenda.
Vede, Assessore, nel momento in cui lei tace per tutta una giornata di Consiglio e poi fa, o non fa, le dichiarazioni all'ANSA, prontamente smentite anche oggi, io un quesito me lo pongo. Non è la prima volta che accade questo; anche l'Assessore Masaracchio ha fatto delle dichiarazioni pesanti in aula, che hanno coinvolto anche il centro-sinistra, e poi, in sede di Capigruppo, è stato azzittito e ha dovuto dire di essersi sbagliato, di avere scherzato nel fare determinate dichiarazioni.
Oggi, l'Assessore Vaglio dichiara alcune cose, poi dice di non averle dichiarate, di essersi sbagliato.
Assessore Vaglio, una volta tu eri con la Lega; noi - e ti ricordi non abbiamo mai avuto paura di dire le cose, tanto è vero che quando lo facciamo la reazione non è politica, ma ci murano le sezioni, ci inquisiscono, ci vogliono dare l'ergastolo, ecc.! Allora, se ci sono delle cose da dire noi le vogliamo sapere, perché è ora che ci sia la trasparenza anche in questo Consiglio. Diversamente, le ipotesi sono due: o tu e l'Assessore Masaracchio parlate e non sapete quello che dite, oppure viene il sospetto che il Polo e questa maggioranza abbia più da nascondere di quanto ha da dire.



(Commenti dell'Assessore Masaracchio)



ROSSO Roberto

Mi dispiace che non abbia capito, Assessore. Sto dicendo che lei ha fatto delle accuse, ma anche l'Assessore Vaglio nel comunicato stampa ha fatto delle accuse; mi dispiace che alcuni Assessori della Regione dicano delle cose e poi siano costretti a "rimangiarsele".



(Commenti dell'Assessore Masaracchio)



PRESIDENTE

Interverrà dopo, Assessore, per fatto personale, se crede. Lasciamo terminare l'intervento al Consigliere Rosso.



ROSSO Roberto

Siccome io sono convinto che questa Giunta abbia delle cose da dire inviterei gli Assessori, invece di lanciare la pietra e poi nascondere la mano, a prendersi le loro responsabilità e quando fanno determinati discorsi ed accuse di portarli a fondo. Altrimenti, non ci si può lamentare di essere sempre attaccati, perché diventa naturale; non si possono fare delle dichiarazioni e poi venire in aula e smentirle.
assessore Vaglio, se hai qualcosa da dire, dilla. Diversamente stai zitto e, a questo punto, se stai zitto, mi associo nella richiesta del centro-sinistra di chiedere le tue dimissioni. Non c'è alternativa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Grazie, Presidente. Credo sia stato parecchio scadente, politicamente il comportamento istituzionale e di governo dell'Assessore regionale alla montagna in questi due anni e mezzo di attività.
E non è certamente corretto ed esaltante esprimere lettere di lode ed apprezzamento, coinvolgendo anche i Presidenti delle Comunità Montane del Piemonte in forma indiretta. Le clientele politiche, anche di esponenti pubblici, non pagano con forti interessi elettorali e politici, semmai suscitano perplessità e sconcerto nei confronti di chi li cerca.
Credo che, se si deve parlare di comportamenti, occorra anche fornire dei dati esaltanti in questo delicato settore del Piemonte, che è la montagna.
Il Piemonte è stato enfatizzato come una regione con un Assessorato specifico, che oggi, invece, lo vede coinvolto in un'attività scadente o quantomeno non di alto profilo politico.
Il Piemonte ha drammatici e gravissimi problemi montani di degrado, di occupazione, di presenza fisica nelle 47 Comunità Montane, quindi ha bisogno di una linea politica e di governo decisamente diversa nelle iniziative, nei contenuti di governo politico-istituzionali e realizzativi per consentire - come dicevo - la presenza umana in montagna, attraverso un diverso reddito. Le recenti calamità drammatiche hanno dimostrato come col degrado della montagna ci possa essere anche un degrado ambientale ed una fuga da queste zone.
Come Gruppo di Rifondazione Comunista siamo assolutamente d'accordo sulla Commissione di inchiesta regionale per fare piena e totale luce sulla vicenda politica, amministrativa ed istituzionale che vede coinvolto l'Assessore regionale in questa attività.
I miliardi dei progetti Interreg devono essere valutati con più serietà ed obiettività da parte di questa Commissione. Occorre dare più serenità all'attività politica della montagna piemontese e tollerare anche le opinioni critiche delle minoranze, che non sono comunque opinioni da regime.
Una Commissione di inchiesta potrebbe essere un elemento positivo di chiarezza nei contenuti e nei rapporti politici ed umani tra i Consiglieri ed anche se il Piemonte, invece di legiferare, continua ad approvare Commissioni di inchiesta - che non giovano certamente al proprio prestigio istituzionale - bisogna fare in modo che una chiarezza politica avvenga avvenga negli interessi del Piemonte e soprattutto delle disagiate popolazioni che risiedono in montagna.



PRESIDENTE

La Consigliera Cotto mi ha sollecitato a fare alcune puntualizzazioni.
La proposta di deliberazione, così come è stata formulata, e con il richiamo all'art. 40 del Regolamento che, a sua volta, precisa e rinvia per il funzionamento di Commissioni speciali, alle modalità previste dal Regolamento per le Commissioni permanenti, fa sì che questa istituenda Commissione speciale abbia una composizione simile a quella delle Commissioni permanenti.
Ha chiesto la parola, per una precisazione sul punto, il Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Grazie, Presidente. Condivido l'emendamento della collega Cotto, ma credo che già l'itinere normale preveda questo, nel senso che la Commissione potrà essere stabilita nel numero dal Presidente e dalla Commissione stessa.



PRESIDENTE

Questa è un interpretazione; credo sia preferibile che venga precisato solo per comodità di sviluppo dei lavori.
In realtà, il Regolamento, all'art. 30 - non citato nella proposta di deliberazione - parla di indagini conoscitive; dato che nel corpo della deliberazione si parla di Commissione speciale di indagine conoscitiva credo che il riferimento alle indagine conoscitive, perciò all'attività di una Commissione già esistente, non sia da intendere come oggetto di questa delibera.
Perciò, se viene recepito l'emendamento o viene precisato, il che ai fini della votazione è lo stesso, il numero dei Consiglieri, credo sia preferibile per l'ulteriore corso della pratica.
Non so chi se possa far carico: potrebbe essere il primo firmatario, il Consigliere Cavaliere.
Se il Consigliere Cavaliere desidera precisare o accetta l'emendamento o lo riformula in qualche modo, gradirei che ci fosse l'indicazione specifica del numero dei Consiglieri.
Prego, Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Presidente, ripeto: sono d'accordo con il fatto che la Commissione sia la più snella possibile, per poter operare con velocità ed efficienza credo però che un conto sia la facoltà di indagine conoscitiva delle Commissioni stesse, altro conto sia la Commissione di indagine così come prevista dallo Statuto e dal Regolamento, che può prevedere il numero che si decide, stabilito dall'Ufficio di Presidenza e dalla Commissione dei Capigruppo.



PRESIDENTE

Dato che c'è un emendamento, si può pensare... Cioè si vota separatamente. Questo lo chiedo a lei come primo firmatario, solo per semplicità di...



CAVALIERE Pasquale

Io non ho nulla in contrario a questo emendamento.



PRESIDENTE

Lo accetta, perciò? Possiamo dunque variare... Beh, si può votare comunque e poi faremo il testo coordinato.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Noi non abbiamo alcuna preferenza sui numeri della composizione della Commissione.
Come ricorderete, in occasione della Commissione sull'operato dell'Assessore Angeleri non abbiamo chiesto di farne parte, non vi abbiamo partecipato; per questa Commissione, viceversa, riteniamo opportuna una nostra presenza.
Quindi i numeri siano quelli che siano, ma dato che è una Commissione consiliare, informo i colleghi che, in ogni caso, chiediamo il diritto di farne parte.
La Commissione snella va bene per tutti. La scorsa volta vi abbiamo rinunciato, non abbiamo partecipato per consentire la snellezza, ma volevo informare i colleghi di questa nostra richiesta - se è condivisa nell'ambito di qualsiasi numero venga prescelto.



PRESIDENTE

Teniamo conto di queste dichiarazione. Passiamo dunque alla votazione di questo emendamento.



CHIEZZI Giuseppe

Chiediamo l'appello nominale.



PRESIDENTE

Per appello nominale. Prego, Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Prima di votare, come Gruppo, un emendamento che limita i Consiglieri a 6, vorrei sentire qualcosa; altrimenti voto contro, perché l'unica garanzia è una Commissione in cui vi siano le rappresentanze di tutti i Gruppi.
Quella garanzia ce l'ho, perché me la dà il Regolamento. Se si vuole restringere il numero, per cortesia, la maggioranza di questo Consiglio dica che va bene: il numero è ristretto, ma Rifondazione Comunista potrà accedervi; altrimenti devo votare contro l'emendamento.



PRESIDENTE

L'altra alternativa è di indicarli nominativamente.
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Come minoranza, ma credo anche le minoranze con le quali velocemente ci siamo scambiati un'opinione, nulla osta evidentemente - anzi - a che vi sia una rappresentanza per conto delle minoranze di Rifondazione comunista.
Credo che, come succede in tutte le Commissioni, bisogna forse che il numero sia dispari: anziché 6, indicare 7 o 5.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Basta prevedere la prevalenza del Presidente.



SAITTA Antonino

Va beh, in ogni modo, portarla a sette non è... Anzi, suggerisco di portarla a 7.



(Commenti del Consigliere Cavaliere)



SAITTA Antonino

Allora lasciamola così.



PRESIDENTE

Dobbiamo intenderlo come un subemendamento o viene recepito? La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Ricordo che per la precedente Commissione di indagine il numero era 6 era paritetica: 3 e 3; anzi, all'inizio si voleva fare solo di 4, se ben ricordo, poi è stata ampliata e non c'era la prevalenza del voto del Presidente.
Io penso che la riunione debba essere di nuovo paritetica, per cui se le minoranze hanno esigenze di presenza, e a me sembra giusto garantire la presenza del Gruppo di Rifondazione comunista, da 6 si può portare ad 8 altrimenti penso che il numero di 6, come abbiamo fatto per la precedente Commissione, possa essere sufficiente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Io che, ovviamente, non partecipo al voto neanche sull'emendamento visto che siamo già arrivati ad 8 o 9, perché tutti sono così ansiosi di partecipare a questa Commissione...



(Commenti in aula)



GHIGLIA Agostino

Siamo a 6, ma ad 8 se entra Rifondazione: non lasciate fuori Rifondazione! Io chiederei che la Commissione si riunisse addirittura in Consiglio regionale, così, palla al centro, ci giochiamo tutti.
Presidente, mi sembra veramente che anche questa discussione dimostri una volta di più, l'inconsistenza e la risibilità di questa iniziativa.



PRESIDENTE

L'esame in aula non ha dato risultati finora pari alle aspettative perciò credo che non sia opportuno proseguire.
Chiedo solo alla Consigliere Cotto se...



COTTO Mariangela

Va bene 6.



PRESIDENTE

Indìco dunque la votazione nominale, mediante procedimento elettronico sull'emendamento, che ho letto in precedenza.



CHIEZZI Giuseppe

Avevo chiesto l'appello nominale, con il sistema tradizionale.



PRESIDENTE

Procediamo pertanto alla votazione dell'emendamento per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 50 Consiglieri votanti 40 Consiglieri hanno risposto SI' 39 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non hanno partecipato alla votazione 10 Consiglieri L'emendamento è approvato.
Prima di passare alla votazione della proposta di deliberazione come emendata, do la parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Grazie Presidente, interveniamo adesso in fase di dichiarazione di voto per riconfermare che voteremo a favore per le ragioni dette alla Commissione d'indagine alla quale ribadiamo come gruppo di non voler partecipare e volevo motivare la ragione per la quale nel voto all'emendamento precedente non abbiamo partecipato, nel senso che riteniamo che la definizione del numero dei componenti della Commissione sia una competenza ed una prerogativa del Presidente del Consiglio regionale e dell'Ufficio di Presidenza e pertanto che da esso doveva discendere, anche sulla base di una valutazione approfondita e serena, la definizione del numero e delle caratteristiche della Commissione stessa.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola si proceda alla votazione per appello nominale della proposta di deliberazione come emendata, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 50 votanti 43 hanno risposto SI' 42 Consiglieri si è astenuto 1 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 7 Consiglieri La deliberazione è approvata.



CHIEZZI Giuseppe

Chiedo che per cortesia venga posto in votazione l'ordine del giorno collegato alla discussione.



PRESIDENTE

D'accordo. Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno n. 708, a firma dei Consiglieri Chiezzi, Moro, Simonetti e Papandrea, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte vista la seguente dichiarazione dell'Assessore Vaglio lanciata dall'ANSA alle ore 20,05 del 17/2/98 a conclusione dei lavori del Consiglio regionale: 'Le Comunità montane e i comuni sono liberi di incaricare chi vogliono e la Regione non ha alcun ruolo, anzi, devo rilevare che nessuno ha avuto più incarichi di altri e che le amministrazioni delle comunità montane e dei comuni interessati sono perlopiù vicine al PDS. I progetti più rilevanti riguardano comuni guidati da sindaci del PDS e il più importante di questi è del Comune di Ormea, nel cuneese, governato da un sindaco che è pidiessino oltreché Consigliere provinciale della Quercia' preso atto che l'attacco politico lanciato dall'Assessore Vaglio ad un partito costituisce un fatto istituzionalmente gravissimo, dal momento che l'Assessore svolge la propria funzione per conto dell'intera comunità piemontese ad in tale ruolo non può assumere iniziative politiche di attacco ad un partito preso atto che nel momento in cui un Assessore attacca un qualsivoglia partito nega il proprio ruolo, lo degrada ed in definitiva vi rinuncia e squalifica l'istituzione, che viene strumentalizzata a fini di polemica politica contro un partito preso atto che l'Assessore Vaglio scrive che ci sono 'Comuni guidati da sindaci del PDS' affermazione blasfema nei confronti dell'istituzione in quanto esistono soltanto Sindaci e non Sindaci di partito, almeno da quando la Costituzione italiana ha sostituito il regime fascista preso atto che l'Assessore Vaglio ha offeso la funzione di Assessore screditandola nei confronti della collettività, ha occupato tale ruolo con affermazioni proprie di un'iniziativa di partito politico, ha vilipeso la funzione di Sindaco degradandola a funzione assegnata ad un partito preso atto che tale comportamento è stato assunto a seguito di una riunione di Consiglio regionale nella quale tali argomenti, allusivi di una propensione alla ritorsione, non sono stati da alcun gruppo neppure accennati preso atto che tale comportamento di mancato rispetto dei ruoli istituzionali, di mancata conoscenza delle funzioni istituzionali, di insufficiente alfabetizzazione in materia di rapporti istituzionali arreca gravi danni alle istituzioni, al loro reciproco rapporto ed ai rapporti di esse con la comunità preso atto della inadeguatezza dell'Assessore Vaglio a svolgere con correttezza e rispetto istituzionale la funzione di Assessore tutto ciò premesso esprime il proprio disappunto e protesta per le dichiarazioni offensive sopra richiamate richiede le immediate dimissioni dell'Assessore Vaglio a seguito del ritiro da parte del Presidente Ghigo delle deleghe affidate".
Pongo in votazione l'ordine del giorno con il sistema elettronico, dato che siamo in ritardo rispetto ai tempi previsti.



(Proteste dai banchi di Rifondazione comunista)



PRESIDENTE

Questi non sono diritti, il diritto è di richiedere l'appello nominale.
Le modalità risultano individuate...



(CHIEZZI fuori microfono: "Questo qualifica l'equanimità della conduzione dell'aula".)



PRESIDENTE

Si proceda quindi all'appello nominale per la votazione dell'ordine del giorno n. 708.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 50 votanti 46 hanno risposto SI' 17 Consiglieri hanno risposto NO 29 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri L'ordine del giorno è respinto.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Avevamo convenuto di esaminare il punto relativo ad Expo 2000.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cavaliere; ne ha facoltà.



CAVALIERE Pasquale

Presidente, quando si è richiesto di discutere dell'Agenzia per il turismo, lei è stato vago e non si è convenuto alcunché.
Presumo che il Presidente Ghigo voglia finalmente dirci qualcosa sull'Agenzia per il turismo, visto che in questi giorni sta per fare delle scelte importantissime.
Non voglio credere che il Presidente non voglia parlarci di queste scelte e faccia apposta a posticipare la discussione. Credo che, prima che si facciano queste scelte, ne voglia - almeno 10 minuti - parlare in Consiglio, visto che l'Agenzia non c'entra niente con la Regione.



PRESIDENTE

Voglio solo ricordare che il Presidente Ghigo deve assentarsi per i motivi istituzionali ben noti e che avevamo detto di svolgere, dalle ore 11.30 (adesso è già mezzogiorno), l'esame del provvedimento relativo ad Expo 2000. Credo perciò che dobbiamo passare a questo provvedimento.
Consigliere Chiezzi?



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, anch'io le ricordo che la richiesta di discutere questo argomento - Agenzia per il turismo - è stata sollevata alla riunione dei Capigruppo, e non vi è stata un'unanimità di consensi in direzione di discutere immediatamente la situazione di Expo 2000.
Proprio per l'economia dei lavori, perché il Presidente tra una mezz'oretta (mi sembra) dovrà lasciare quest'aula, e sicuramente, non essendo quello di Expo 2000 un provvedimento da mezz'oretta, riterrei, in questa mezz'ora, di sentire una comunicazione su un tema importante e decisivo, sul quale abbiamo visto l'impegno diretto del Presidente anche in quest'aula, in modo tale da esaurire questa materia nel giro di mezz'ora e poi passare ad altri argomenti.
Viceversa, anziché impedire questa discussione su un fatto così importante, che ha visto il Presidente Ghigo attivo, per fare una cosa assolutamente improduttiva - perché non porterà a nulla, visto che il Presidente della Giunta se ne andrà e quindi sarà assolutamente impossibile concludere - io la invito a tener conto della economicità ed efficienza dei nostri lavori e acconsentire alla nostra richiesta di parlare dell'Agenzia per il turismo. Grazie.



PRESIDENTE

La grande maggioranza dei Capigruppo presenti si è orientata verso un'altra calendarizzazione dei lavori, perciò - pur non volendo limitare adesso passeremo all'esame del provvedimento su Expo 2000.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame progetto di legge n. 384: "Sottoscrizione del terzo aumento del capitale della Società per Azioni EXPO 2000"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 7) all'o.d.g., che prevede l'esame del progetto di legge n. 384.
La parola alla relatrice, Consigliera Ferrero.



FERRERO Caterina, relatrice

La Regione Piemonte ha costituito, con L.R. 7/91, la Società per Azioni Expo 2000, sottoscrivendone il 30,77 per cento del capitale sociale. La Giunta regionale con il disegno di legge n. 384, oggi all'esame, propone la "sottoscrizione del terzo aumento del capitale della Società per Azioni Expo 2000"; infatti, a seguito della fusione di tale Società con Torino Esposizioni, la quota di capitale detenuta dalla Regione è scesa al 10,31 per cento.
L'assemblea straordinaria della Società, in data 30 giugno 1994, ha deliberato un aumento del capitale sociale da 6.015 milioni a 7.535 milioni, di cui per 20 milioni mediante emissione di azioni di categoria "A" riservate alla Regione Piemonte, e per 1.500 milioni mediante emissione di azioni di categoria "B" da offrirsi in opzione agli altri azionisti.
La Regione, quindi, avendo sottoscritto (L.R. 10 novembre 1994, n. 44) la quota di azioni di categoria "A", si è attestata su una percentuale di capitale pari all'8,49 per cento.
Con L.R. 13 agosto 1996, n. 62, la Regione ha sottoscritto un secondo aumento di capitale deliberato dall'assemblea del 2/4/1996.
A seguito di tale sottoscrizione, la quota di partecipazione regionale è passata al 32,6 per cento del capitale, aumentato fino a 10.300 milioni.
Successivamente, in conseguenza di una perdita di esercizio 1996 di circa 6.800 milioni, dovuta essenzialmente agli alti costi fissi della struttura nonché agli investimenti operati in nuove manifestazioni l'assemblea straordinaria del 26 giugno 1997 ha deciso di ridurre il capitale sociale da 11.258 milioni a 2870,79 milioni rimandando ad una successiva assemblea ogni decisione sul reintegro del capitale stesso.
Il 2 ottobre 1997 l'assemblea straordinaria degli azionisti ha deliberato di aumentare il capitale da 2870,79 milioni a 11.483,16 milioni mediante l'offerta in opzione agli attuali azionisti di n. 3 azioni del valore nominale di lire 2.550 per ogni vecchia azione posseduta (sia di cat. "A" che di cat. "B"); l'opzione dovrà essere esercitata entro la metà di marzo 1998 e tutta l'operazione di aumento di capitale dovrà comunque essere conclusa entro il 1º aprile 1998.
Il nuovo capitale sociale risponde al fabbisogno necessario per proseguire l'attività di gestione, ma soprattutto quella di sviluppo trattandosi in particolare di rilanciare gli investimenti in nuove manifestazioni proseguendo sul trend già manifestatosi nel 1996/1997.
La Regione Piemonte, al fine di garantire alla Società un'autonomia operativa e una capacità di sviluppo che consenta al sistema fieristico regionale di competere con i grandi sistemi fieristici internazionali intende sottoscrivere l'aumento di capitale.
Tale sottoscrizione risulta indispensabile per il mantenimento di una quota partecipativa che, aggiunta a quella della Camera di Commercio garantisca la maggioranza pubblica nella Società, indispensabile per poter concorrere all'ottenimento di provvidenze europee connesse anche a progetti a direzione regionale.
Non può poi non evidenziarsi come l'attività di Expo 2000 ed, in particolare, le manifestazioni fieristiche e congressuali dalla stessa organizzate, abbiano un grande impatto economico - diretto ed indiretto quantificabile in alcune centinaia di migliaia di miliardi con una ricaduta occupazionale di notevole rilievo. Oltre a ciò la presenza di un qualificato centro polifunzionale conferisce alla città di Torino e alla Regione un ruolo ed una immagine estremamente importante, accrescendone il livello di internazionalizzazione.
In ogni caso l'aumento di capitale rappresenta un presupposto indispensabile finalizzato a conferire un assetto stabile ed organico ad Expo 2000 sia in termini patrimoniali, sia in termini gestionali.
La sottoscrizione avverrà mediante uno stanziamento di lire 2.815.200.000.
Si raccomanda pertanto una sollecita approvazione del testo licenziato dalla I Commissione con un parere favorevole espresso a maggioranza dei votanti ed, in considerazione dell'imminenza della scadenza del termine per la sottoscrizione delle nuove azioni, si richiede altresì la dichiarazione d'urgenza della legge.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Chiedo scusa al Consiglio regionale, ma impegni istituzionali implicano la mia presenza a Roma e, di conseguenza, volevo fare alcune considerazioni propedeutiche e chiarificatrici allo svolgimento del dibattito.
La prima osservazione da sollevare con chiarezza e determinazione è che oggi si discute l'aumento di capitale di Expo 2000, ma non si discute di altro. So che è volontà di alcuni Gruppi dell'opposizione proporre come argomento di dibattito l'eventuale acquisto dell'immobile nel quale si svolgono attualmente le fiere e i congressi, ma oggi si discute dell'aumento di capitale.
Voglio anche dire, avendone avuto l'autorizzazione da parte del Sindaco di Torino e del Presidente della Provincia, che l'ipotesi di ingresso del Comune di Torino e della Provincia nel capitale sociale di Expo 2000 è stato, in un certo senso, ufficializzato come impegno da parte dei rappresentanti dei due Enti.
Lunedì mattina ci sarà una riunione allo scopo di formalizzare l'ingresso del Comune e della Provincia all'interno di Expo 2000.
Questo era l'obiettivo che innanzitutto mi ero posto, in relazione soprattutto ai problemi che emergono dalla parte "congressuale" di Expo 2000, la parte che, come emergerà dal dibattito successivo, crea i maggiori problemi, ma che garantisce immediatamente una ricaduta positiva sulla città di Torino.
Gli incrementi di presenze negli alberghi, dei commerci e dei trasporti sono obiettivamente benefici che ricadono positivamente sulla città di Torino, che è pur sempre la capitale della Regione Piemonte, ma io ho ritenuto di sollecitare l'ingresso nella società di Expo 2000 del Comune e della Provincia.
In una fase successiva tenteremo anche di far sì che all'interno di Expo 2000 entrino anche tutte le altre Province della regione Piemonte considerando il centro fiere Lingotto come polo fieristico regionale.
Una volta raggiunto questo nuovo equilibrio all'interno dell'Ente Expo 2000, quella nuova costituzione assumerà o non assumerà le decisioni che riterrà opportune. Esiste una proposta da parte della proprietà del Lingotto nei confronti dell'Ente Regione, ma l'Ente Regione ha sempre detto, in maniera chiara ed esplicita, che il primo passaggio doveva essere l'ingresso di Comune e Provincia all'interno della società Expo 2000 e che dopo, in un secondo momento, si sarebbe eventualmente presa in considerazione l'offerta o la proposta che l'attuale proprietà di Expo 2000 ha intenzione di presentare.
Voglio dire in maniera chiara ed esplicita, affinché su ciò non sorgano dubbi - ed è per questo che secondo me la questione non è oggi oggetto di discussione - che non esiste nessun impegno, né formale né sostanziale n informale da parte della Regione Piemonte per quanto riguarda l'acquisto di Expo 2000. Condizione assoluta e imprescindibile, ineludibile per qualsiasi valutazione di un'eventualità di acquisto di tale immobile, è che all'interno di Expo 2000 partecipino Comune e Provincia.
Posso ufficialmente dire, perché sono stato autorizzato in questo senso, che Comune e Provincia, nella persona dei loro rappresentanti, mi hanno espresso la loro disponibilità.
Lunedì prossimo, alle ore 9.30, vi sarà una riunione presso la Giunta regionale, nella quale esporremo le modalità di una nuova configurazione di Expo 2000, con l'ingresso del Comune e della Provincia di Torino.
Quanto viene oggi chiesto, ovvero l'aumento di capitale, è relativo alla gestione del 1997. Le prospettive future di Expo 2000 verranno espresse nel dibattito della giornata. Mi permetto di cogliere l'occasione per ringraziare, e in un certo senso rappresentare, la soddisfazione da parte dell'Ente Regione per la gestione che Expo 2000 ha condotto in questi anni. Certo, c'è una passività, ma vi chiedo di analizzare gli elementi che hanno prodotto questa passività, ma il lavoro che Expo 2000 ha svolto è giudicato soddisfacente dalla Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Angeleri; ne ha facoltà.



ANGELERI Antonello

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho ascoltato con molta attenzione sia la relazione della collega Ferrero sia l'intervento del Presidente Ghigo in ordine al disegno di legge che prevede la sottoscrizione del terzo aumento di capitale della S.p.A Expo 2000.
Ho ascoltato con attenzione quanto detto dal Presidente perché in quest'aula, ma soprattutto fuori da quest'aula, erano sempre più insistenti le voci di un'operazione di carattere finanziario di notevole portata che prevedeva l'acquisizione del Lingotto, attraverso una complicata operazione di alchimia finanziaria che qualcuno aveva, non so se volontariamente o involontariamente, legato al passaggio di questo disegno di legge oggi all'esame del Consiglio regionale.
Dico queste cose non solamente perché si sono sentite nei corridoi e in alcuni ambienti economici di questa città, ma anche perché, per esempio, è curioso per il sottoscritto vedere che ci sono due relazioni presentate che scrivono due cose diverse. In una relazione, datata 4 febbraio - mi riferisco sempre al disegno di legge n. 384 - e nell'altra, letta dalla Consigliera Ferrero con data 10 febbraio - data in cui è stato approvato in I Commissione il disegno di legge - vengono scritte cose diverse. Nella prima relazione c'è scritto, a pag. 2, dopo tutta la spiegazione in ordine alla percentuale e all'aumento di capitale che, tra parentesi, anche con l'acquisizione della proprietà del centro fieristico e del cento congressi nella relazione successiva, e da quanto ho capito su richiesta della Consigliera Ferrero, questo non è più scritto. Allora, probabilmente non era solamente una voce che esisteva nei corridoi o in quest'aula, ma c'è qualcosa di quanto meno particolarmente strano che avviene anche in chi batte a macchina le relazioni.
Devo dire che l'affermazione del Presidente all'inizio del dibattito dopo la relazione della Consigliera Ferrero, ha mi pare con estrema chiarezza tolto questo equivoco, e di questo io personalmente sono particolarmente lieto perché questa operazione mi sembrava un tantino avventurosa. Si tratta tra l'altro di un'operazione, così mi è stata spiegata, abbastanza complicata dal punto di vista finanziario. E' un'operazione molto consistente anche dal punto di vista della durata; si parla di un'operazione di trent'anni e come si sa le operazioni di trent'anni sono finanziariamente molto complicate. Oserei dire che quando i soggetti da una parte sono un privato e dall'altra un ente pubblico un'operazione di trent'anni inizia a pormi qualche interrogativo, qualche preoccupazione, qualche perplessità.
Ma con le parole del Presidente queste preoccupazioni vengono messe da parte, ritengo che su questo si debba fare un ragionamento serio, che parte prima di tutto da una proposta che questa Regione deve fare in ordine innanzitutto alla politica regionale che riguarda le società partecipate.
Io non sono poi così entusiasta che Expo 2000, come molte altre società espositive, abbia perso 6,8 miliardi. Essendo io un amministratore pubblico comprendo che ci siano realtà che hanno una funzione importante, pubblica ma non posso condividere il fatto che queste realtà siano perdenti già in partenza, e allora come amministratori pubblici penso che ci si debba orientare quanto meno verso il pareggio di una realtà importante come questa.
La prima domanda che mi pongo è: quale politica regionale in ordine alle società partecipate? Visto che questa amministrazione ha lavorato per promuovere l'immagine della Regione Piemonte e tutto ciò che era ed è legato al terziario, in particolare al terziario avanzato, mi chiedo se Expo 2000 non sia, e sono convinto che lo sia ancora oggi, uno dei tasselli fondamentali - parlo ovviamente del sistema espositivo, del sistema fieristico - per rilanciare l'immagine della Regione non solo in termini di immagine, ma anche in termini di contenuto e quindi economici.
Pertanto, la seconda domanda che mi viene da porre è la seguente: qual è la politica in ordine al sistema fieristico di questa Regione? Noi abbiamo visto in questi anni, in particolare negli ultimi, un rilancio direi notevole di quello che è il sistema fieristico della nostra Regione, che però non riesce ancora a competere con le realtà di altre Regioni (me ne vengono in mente due che anche in Commissione ha richiamato intelligentemente il Presidente Picchioni). Quando si parla di Bologna e di Milano si vedono realtà che aggregano, realtà che attraggono tutto un sistema che in questa città vede ancora delle debolezze. Allora, la terza domanda che mi pongo è: come mai a Bologna, come mai a Milano queste realtà riescono ad attrarre? Perché in un territorio come quello della nostra città capoluogo, della nostra Regione, questo non riesce ad avvenire? Tra l'altro con una struttura che non ha nulla da invidiare alle realtà che ho appena citato.
Mi chiedo se non sia indispensabile un grande rapporto di collaborazione istituzionale con le altre realtà presenti, in particolare nella città e nella Provincia. Il Comune di Torino e la Provincia di Torino, che sono evidentemente i maggiori beneficiari di un intervento della Regione Piemonte in ordine al rilancio del sistema fieristico nel capoluogo piemontese, mi chiedo - parzialmente sono contento mi abbia risposto il Presidente Ghigo - dove siano stati fino adesso. Io son ben felice nell'apprendere che il Sindaco Castellani e la Presidente Bresso hanno dichiarato al Presidente Ghigo la disponibilità ad entrare; rispondo io da questa parte: "finalmente l'hanno fatto, finalmente si sono resi conto che questo può essere un punto di riferimento importante per il rilancio economico di questa città, di questa Provincia e soprattutto di tutta la Regione".
Qualcuno potrebbe, lo dico per estrema chiarezza, domandare a chi ha fatto l'Assessore alle fiere internazionali il perché queste cose io le dica adesso e magari non le abbia dette prima. A parte il fatto che alcune affermazioni di questo genere le avevo già fatte allora, le dico perché io ho appreso l'altro giorno che il 27 marzo 1997 è stato fatto un incontro con Comune, Provincia e Regione in ordine alle problematiche che stiamo trattando oggi. Ripeto che queste cose io le ho apprese solo l'altro ieri il 27 marzo 1997 ero ancora in carica, ma non è una polemica, è solo per evitare che poi qualcuno dall'altra parte dica "ti alzi adesso, vieni a spiegare delle cose quando le potevi spiegare prima": non ne ero a conoscenza, come non ero a conoscenza dei problemi che riguardavano Acqui Terme oppure lo Stadio, ma sono ben contento così. Voglio solo affermare in questa sede, visto che ho l'opportunità di dirlo e queste cose di affermarle perché poi sono andato a cercare anche informazioni in merito che da parte del Presidente di Expo 2000 c'è stata una grande disponibilità a chiarire alcuni punti che a me erano oscuri, e allora sono contento di poterlo affermare in questa sede. E' una sottolineatura importante su cui ragionare per il futuro economico di questa Regione; gradirei in ordine alle tre domande che ho posto comunque una risposta da parte della Giunta regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bertoli.



BERTOLI Gian Pietro

Grazie, Presidente. Penso siamo in molti a convenire che arriviamo ad un importante appuntamento per la Regione, per l'aspetto economico rilevante che ha questo disegno di legge. Non è la prima volta che la maggioranza arriva ad un appuntamento così importante con, almeno in questo caso, il fiato grosso, in ritardo e non con prospettive di sviluppo prospettive strategiche, ma soltanto per riconquistare il posseduto, cioè consolidare quello che di fatto la Regione Piemonte aveva. Consolidare quello che sia, quando la realtà intorno a noi è in vorticoso avanzamento non è un grande risultato. Se non si sottoscrivesse questo terzo aumento di capitale, previsto dal disegno di legge,, un grave danno ricadrebbe sulla Regione Piemonte e su Torino in particolare.
Voglio ricordare tre aspetti. Il primo: questa sottoscrizione risulta indispensabile per il mantenimento di una quota, il 32,6%, per quanto riguarda la Regione Piemonte, che, aggiunta al 18% della Camera di Commercio, raggiunge più del 50% alla quota pubblica, quota indispensabile anche per ottenere quelle previdenze europee relative al necessario e progettato ampliamento del Centro fieristico con la ricostruzione del padiglione.
Se si mancasse a questo importante impegno finanziario, se non si raggiungesse questa quota, si perderebbero delle sovvenzioni estremamente importanti.
Le manifestazioni fieristiche e congressuali organizzate da Expo 2000 hanno un grande impatto economico, diretto ed indiretto, quantificabile in parecchie centinaia di miliardi.
Credo, tra l'altro, che in una situazione economica come la nostra, di postfordismo, dove le società avanzate si terziarizzano rapidamente, non coltivare e fare sviluppare presenze come queste, non far assumere a Expo 2000 il ruolo che dovrebbe avere, sarebbe pericoloso e non confacente al ruolo che dovrebbe avere la Regione Piemonte.
Inoltre, la presenza di un qualificato centro polifunzionale conferisce alla Città di Torino, e alla Regione di cui è capitale, quel ruolo di immagine estremamente importante, accrescendone il livello di internazionalizzazione. Questa immagine è necessaria in un mondo sempre più ristretto, dove i rapporti si vanno mondializzando e quindi è indispensabile non rimanere arretrati rispetto agli altri.
Rinunciare quindi a questi risultati già acquisiti sarebbe irresponsabile e si arriverebbe in ritardo.
Fatte queste considerazioni sulla necessità di riottenere almeno quei risultati a cui eravamo già pervenuti, vogliamo individuare alcuni limiti oltre a quello dei ritardi con cui si giunge a questa ricapitalizzazione.
Vogliamo sottolineare che si tratta di una scelta non più adeguata, per le cose che ho detto prima, cioè una scelta non rispondente alle esigenze di sviluppo in questo settore, nel quale, tra l'altro - è già stato sottolineato da altri - non siamo a livelli di eccellenza. Milano e Bologna ci stanno davanti e se Torino deve svolgere quel ruolo economico di cui ha bisogno per far crescere il sistema Regione, ha anche la necessità di avere un centro fieristico adeguato a questa situazione, rispondente al ruolo economico che il Piemonte ha.
C'è poi l'aspetto del ripiano delle perdite di esercizio, ripiano fatto sempre a piè di lista, di cui non si conoscono bene le cause, non si sa per quali obiettivi si sono fatti gli investimenti. Quindi un ripiano fatto senza che vengano affidati dei compiti, senza che gli obiettivi strategici siano ben individuati.
E' un ripiano a piè di lista - come dicevo - solo per colmare una lacuna, un deficit, solo per permettere il funzionamento dell'esistente.
Questi finanziamenti fatti a piè di lista, questo denaro pubblico che viene dato senza sapere bene per quali cause, senza sapere bene quali sono gli obiettivi che si vogliono perseguire, devono poi essere sommati ad altri finanziamenti che vengono erogati alla società per singole manifestazioni. Quindi un finanziamento indistinto che non permette alla Regione, al Consiglio, ai Consiglieri e agli Assessori di sapere con chiarezza in quali direzioni ci stiamo muovendo e quali sono le cause di alcune incongruenze, di alcune pesantezze economiche.
Chiediamo dunque che in prospettiva ci sia un impegno - e il nostro impegno lo prodigheremo - sia per fare un'analisi sintetica, ma anche precisa, di quali sono le principali voci che hanno determinato queste perdite sia di indicare con chiarezza gli obiettivi per cui verranno e sono erogati i finanziamenti regionali.
Ci vuole eventualmente uno sforzo di rivisitazione della legge istitutiva, ci vuole uno sforzo di progettualità per indirizzare Expo 2000 verso il futuro e per attrezzarsi ad affrontare il terzo millennio e le sue sfide anche con strumenti come questi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Intervengo sulle comunicazioni del Presidente, e poi valuterò se intervenire sul dibattito generale, per sollevare tre problemi; ovviamente questi problemi sono collegati all'entità dell'investimento proposto.
Questo alle spalle del fatto che un provvedimento simile, argomentato nello stesso modo, è stato oggetto di una lunga discussione non in quest'aula, perché eravamo sopra, però in questo Consiglio. Anche allora gli argomenti che venivano portati parlavano di perdite congiunturali, di svoltare pagina, che si sarebbe avviato un nuovo percorso, e così via. Se andassimo a cercare quelle relazioni, ci accorgeremmo che sono molto, molto simili addirittura nelle parole, a quelle oggi in discussione.
Come dicevo, i problemi che voglio sollevare in rapporto a questo fatto sono tre.
1) La presenza del Presidente. Riteniamo che per questo sia necessaria la presenza del Presidente.
Tra l'altro, proprio per chiarire quell'aspetto che è stato messo in rilievo dal Consigliere Angeleri rispetto alle due relazioni, a me non stupisce che ci siano due relazioni. Una è la relazione che è giunta in Commissione e l'altra è quella che la Commissione fa al Consiglio.
Quindi ci sono due relazioni, e non sempre una è fotocopia dell'altra però c'è un elemento: che la relazione giunta in Commissione è la relazione della Giunta. C'è questo aspetto, cioè è la Giunta che nella sua relazione ci dice che c'è un rapporto stretto tra l'aumento del capitale e l'acquisto degli immobili.
Infatti, nella relazione giunta in Consiglio in data 4 febbraio c'è scritto esattamente questo: che in ogni caso l'aumento del capitale rappresenta un presupposto indispensabile per l'altro fatto. Poi non viene ripreso...



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Questo vuol dire un'altra cosa: se non facciamo l'aumento di capitale Expo 2000 non c'è più.



PAPANDREA Rocco

Chiaro, però questo problema, che è importantissimo, è legato a questo aumento di capitale. Non significa che non ci sia: si fa finta che non ci sia; prima si dice che l'aumento di capitale è un presupposto indispensabile, poi non c'è. No. C'è, eccome! Questo è dunque il primo problema: la presenza o meno del Presidente.
2) Riteniamo indispensabile, per una seria discussione di questo provvedimento (considerato il momento di difficoltà finanziaria in cui si trova la Regione e avendo coscienza che facendo questo atto rischiamo di doverne fare una serie di successivi altrettanto impegnativi da un punto di vista finanziario), avere una relazione sullo stato delle partecipate e le intenzioni della Giunta rispetto a questo.
3) Riteniamo importante ed indispensabile che la Giunta ci sappia anticipare, per quanto concerne questi aspetti, le linee del Piano regionale di sviluppo; non tutto il Piano regionale di sviluppo, ma le linee che riguardano gli aspetti che sono coinvolti sul progetto.
Riteniamo che questo possa essere fatto rapidamente dalla Giunta, cioè che almeno su questi aspetti possa essere fatto rapidamente uno stralcio e permettere una discussione che abbia tutto questo terreno di fronte.
Diversamente, non possiamo andare avanti spizzichi e bocconi, perch l'apparenza è che non esista un Piano regionale di sviluppo, bensì una somma di decisioni che, ad un certo punto, diventano - perché ci sono state il Piano regionale di sviluppo, e non il contrario.
Teniamo conto che ieri, addirittura, la Federpiemonte chiedeva in sede di discussione di bilancio un minimo di programmazione. Anche il rappresentante della Confedilizia e quello degli industriali chiedevano questo.
Sappiamo bene che queste parti hanno una certa fobia per la programmazione e i Piani: arrivare loro stessi a porci questo problema significa che tutti si rendono conto del modo arraffazzonato e privo di qualsiasi progetto con cui si muove la Regione Piemonte.
Ultima considerazione, e chiedo però, a nome del Gruppo, che su queste mie parziali pregiudiziali il Presidente del Consiglio dia una risposta (la fretta, le scadenze, ecc.).
Nella relazione svolta per il Consiglio, quella della Consigliera Ferrero, ci viene detto che il 2 ottobre 1997 l'assemblea straordinaria degli azionisti ha deliberato un aumento di capitale, ecc.,ecc.
Abbiamo poi chiesto come mai il provvedimento è giunto in Consiglio il 4 febbraio; il Vicepresidente Majorino ci ha detto: "E' un provvedimento importante, abbiamo dovuto riflettere molto".
Bene, noi pensiamo che sia giusto riflettere. Quello che continuiamo a non capire è perché loro possono riflettere molto e noi dobbiamo avere sempre agire con la fretta, perché loro sono stati tutto questo tempo a pensare.
Abbiamo bisogno di riflettere e discutere anche noi! Credo dunque che per parte nostra, avere questi elementi di conoscenza ulteriori, oltre alla presenza del Presidente quando si discuterà la materia, sia indispensabile per fare questa riflessione.
L'importanza di questa riflessione è testimoniata dalla Giunta stessa che ci ha messo quattro mesi. Ripeto, non ci ha detto: "E' stata una disattenzione, non abbiamo avuto tempo", No; ci ha detto: "Abbiamo dovuto riflettere, perché era un problema serio".
Bene, noi siamo d'accordo, però anche noi abbiamo bisogno di riflettere e, soprattutto, di avere gli elementi su cui riflettere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Intervengo anch'io per esprimere qualche dubbio e qualche perplessità su questa proposta della Giunta, non tanto sull'opportunità dell'aumento di capitale, che deve essere fatto; semmai sottolineo un certo ritardo. I rilievi che intendo fare si riferiscono più che altro alle modalità con cui questo ed altri aumenti di capitale di società partecipate vengono fatti dalla Regione Piemonte.
Ormai è una consuetudine: il Vicepresidente Majorino e il Presidente con una cadenza orami quasi fissa, ci presentano degli aumenti di capitale dicendo: "E' necessario; è importante; è stato deliberato". Una volta per la Finpiemonte; una volta per il BIC, che bisognava chiudere...: ad ogni modo, continuamente aumenti di capitale.
Questi aumenti di capitale non sono mai - e anche questa volta collegati ad una prospettiva di ampio respiro politico.
Viene invece sempre evidenziata una necessità ed un'urgenza di procedere in ogni caso, altrimenti si crea del danno economico.
Però, Presidente, ormai è la solita storia: non si può continuare in questa maniera, continuare ad impegnare denaro pubblico su alcune società decotte o su alcune società che non hanno prospettive.
In questo caso, ci troviamo in questa situazione. Quando nella relazione viene scritto, in modo esplicito, che la società che si vuole ricapitalizzare - Expo 2000 - nel 1996 ha avuto 6,8 miliardi di perdita di esercizio. Mi chiedo cos'è che oggi fa ritenere che con l'aumento di capitale nel 1997, nel 1998 non ci sarà un'identica perdita di esercizio.
Potrebbe non esserci una perdita di esercizio se EXPO 2000 stesse ferma, se non facesse attività espositiva.
Se invece fa attività espositiva io credo che dovrà pagare gli alti costi fissi della struttura, come è scritto nella relazione, e quindi facendo attività espositiva molto probabilmente avremmo gli stessi costi.
Quindi dobbiamo sapere che questo non è un aumento di capitale per consolidare, per dare più peso alla società, per aumentare la capacità di investimento, ma è aumento di capitale che copre una perdita di esercizio è soltanto questo. Quindi dobbiamo mettere sul conto che nei prossimi anni questo aumento di capitale bisogna sempre sottoscriverlo, 6 miliardi e 800 milioni, 7 miliardi all'anno.
Mi sembra, obiettivamente, un modo di procedere non molto corretto, non consono a un buon amministratore. Avrebbe senso se oggi il Presidente Ghigo ci dicesse "Aumentiamo il capitale, partecipiamo con il nostro aumento di capitale 2.870.000.000, però vi assicuro che questa società nel giro di due o tre anni non presenterà più una tale perdita d'esercizio".
Io credo che il Presidente questo non possa dirlo, perché gli alti costi fissi dell'attività espositiva continueranno ad essere alti costi fissi, perché la struttura è molto costosa e questo è il vero problema.
Da questa constatazione io credo che abbiano un senso non tanto le voci ma quello che sta capitando in termini di riflessioni da parte di Regione Provincia e Comune, e credo proprietà del Lingotto, sul futuro del Lingotto. Questo è il problema.
Per oggi non posso che constatare che il pubblico, la Regione, la Provincia e il Comune quando sarà, in ogni caso in questo momento la Regione, come dire, sopperiscono a dei costi enormi di gestione, quindi in qualche maniera finanziano un'operazione di grande intelligenza, perch sicuramente è stata una bellissima operazione del Lingotto, altamente costosa e l'ente pubblico contribuisce. Questo è il problema.
E allora se il problema è questo, anziché nascondersi o dire nulla sul futuro dicendo "Questo non c'entra nulla con il futuro del Lingotto" sarebbe molto più corretto dire che il futuro del Lingotto ci interessa e affrontare chiaramente il problema; verificare se questa disponibilità della FIAT a cedere il Lingotto è un'ipotesi seria e incominciare a vedere chiaramente quali sono le condizioni in cui l'ente pubblico può partecipare a queste operazioni, perché probabilmente è più serio, cioè anzich continuare ad impiegare miliardi ogni anno probabilmente bisogna pensare ad acquisire forse il fabbricato. Cominciando a capire che cosa vale sulla base dei costi di gestione, perché le questioni sono connesse.
Probabilmente alti costi di gestione, elevati così hanno la conseguenza che il valore dell'edificio è sicuramente consistente, ma con un costo così il valore è minore.
In sostanza invito il Presidente a prendere il coraggio di affrontare questo tema nei rapporti con la proprietà, altrimenti noi non rendiamo un buon servizio alla comunità piemontese; impieghiamo dei quattrini per sopperire a dei deficit nel costo di gestione complessivo dell'edificio.
Allora la posizione dei Popolari sicuramente è non contraria all'aumento di capitale; si sarebbe tentati a votare contro all'aumento di capitale questa sarebbe forse la posizione più logica, ma siamo anche dell'opinione che un atteggiamento che impedisse l'aumento di capitale sarebbe negativo per la comunità piemontese, questo è il dato di fatto, però questa è una responsabilità, Presidente, della Regione che non ci mette nelle condizioni di poter esprimere un'opinione su un pacchetto molto più articolato.
Quindi è vero, le ricadute ci sono, non sto qui a discutere sul valore sull'utilità di partecipare all'aumento di capitale, quello che rilevo è che questo aumento di capitale non è legato a una prospettiva seria sul problema più generale della politica fieristica, sul problema del Lingotto e sui costi di gestione. Per cui sentiremo le risposte del Presidente Ghigo e dell'Assessore competente e ad oggi, non avendo nessuna prospettiva il nostro voto è un voto di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Grazie Presidente, io condivido gran parte delle cose che hanno detto i colleghi che mi hanno preceduto e vorrei aggiungere che è evidente che i problemi di EXPO 2000, almeno in questa fase, e del Lingotto, sono intrecciati e collegati non solo in maniera diretta ma in forma strutturale.
Molte volte i dirigenti di EXPO 2000 ci hanno comunicato che gran parte dei costi, delle spese, dei deficit della società sono derivati dai costi di gestione e soprattutto di affitto della struttura e quindi vorremmo capire quanto del pesante deficit è dovuto a questo e come è stato possibile che si facessero scelte che portavano inevitabilmente a una situazione pesante di deficit, quando era evidente ed esponenziale un dato relativo alle spese di gestione.
Del resto la propensione di molti enti a riempire la scatola vuota del Lingotto è in un modo o in un altro stata molto forte, nel senso che al Lingotto vanno a destinazione tutta una serie di cose che in qualche modo vedono la mano pubblica coordinarle.
Al Lingotto è andato inspiegabilmente l'Auditorium della RAI, con delle spese di gestione altissime da parte della RAI, è andato Expo 2000, vanno altre cose. Questa problematica la sfiora, ma del resto la comunicazione del Presidente l'ha messa dentro appieno nel capitolo Lingotto, che avevamo sollevato attorno al problema del Delle Alpi nello scorso Consiglio. C'è proprio di fondo la vera grande questione e cioè che la società Lingotto non ce la fa a gestire quel progetto, quell'idea, un'idea e progetto che nacque totalmente fuori, come molte altre cose di questa natura, dal coordinamento e dalla pianificazione pubblica, nel senso che il Lingotto fu un'idea tutta dei proprietari che si inserì in un certo contesto. Molti dissero allora che non poteva funzionare per le scarse relazioni, proprio perché non pianificate. Di fatto ora non funziona, ed è forte il tentativo di coinvolgere gli Enti pubblici, che in un certo qual modo sono gli unici a poter disporre o non disporre (possono anche non disporre, ma poi di fatto si impegnano) di una non giustificazione economica della spesa. Cioè noi, come Regione, potremmo decidere di spendere 200-300 miliardi, dando una ragione pubblica, economica di vasto respiro, cominciando a immaginare tutta una serie di utilizzi strategici e quant'altro per quel complesso.
Vi è un dato oggettivo: che quella struttura fu realizzata in deroga a molte normative urbanistiche, le quali deroghe valorizzarono - e di molto quella struttura, che ora è a bilancio della società che la detiene, con il valore di mercato che detiene, ma è un valore che è stato in qualche modo sublimato da decisioni pubbliche prese a cose fatte.
In definitiva, presentato com'è, il provvedimento, come primo tassello perché di fatto così si connatura - dell'operazione acquisto pubblico del Lingotto, dove la Regione chiede la collaborazione fattiva di Comuni e Province, messa in questi termini questo stesso disegno di legge di Expo 2000 ci vede in forte contrarietà proprio per come lo si inserisce in un'operazione che globalmente non possiamo condividere e sarebbe nefasta per gli Enti pubblici.
Ho avuto modo di confrontarmi su questo argomento con gli esponenti di massimo livello del Comune e della Provincia, i quali hanno espresso la posizione - credo condivisibile - che i proprietari dovrebbero regalare questa struttura agli Enti pubblici, proprio perché gli Enti pubblici, per poterla gestire, dovrebbero investire per poterla gestire, cioè la gestione di questa struttura sarebbe un costo veramente immane. E questo è quello che mi è stato trasmesso da... e quindi ci troviamo invece la posizione possibilista; poi nelle segrete trattative noi non siamo, quindi non sappiamo, ma possiamo osservare che è trasparso dall'atteggiamento della Giunta regionale un interesse - e qualcosa più di un interesse - a ragionare sull'acquisto del Lingotto a partire dal prezzo di mercato del Lingotto, con tutti i ragionamenti che ci stanno dietro.
Per tutte queste ragioni noi ci opporremo fermamente al provvedimento in oggetto, anche perché per l'ennesima volta si procede a una forma tecnica per coprire una perdita, cioè il classico aumento di capitale per coprire una perdita, non analizzando perché c'è quella perdita e qual è la prospettiva perché questa non sia più una perdita e questa società possa perlomeno avere un pareggio di gestione.
Si può fare un'operazione di questo tipo solo se si dà una prospettiva economica seria, posto che questo non è il primo caso e la prima volta che si giunge a una determinazione del genere, ma già altre volte è stata usata questa formula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Signor Presidente, mi spiace di non aver potuto seguire il dibattito con le sue indicazioni, con le sue proposte e con le sue riflessioni pertanto può darsi che sia ripetitivo o forse sia messo fuori gioco dalle considerazioni dei colleghi, però mi pare che il Presidente - oltre che il relatore - abbia correttamente indicato anche i tempi e la strategia di questo nostro provvedimento, sulla base di alcune riflessioni che possono essere "toccare il Lingotto", però possono essere rapportate al sistema generale fieristico italiano.
Noi dobbiamo far presente e dobbiamo considerare anche che il sistema fieristico italiano in questi anni ha rappresentato, per il Prodotto Interno Lordo, la bellezza di 13 mila miliardi annui e che questo sistema fieristico ha svolto un ruolo importante per le città in cui si localizza facendo quasi da volano, da city marketing delle città stesse, determinando anche quel circolo virtuoso per cui, da una struttura fieristica o congressuale, si è arrivati ad un'impostazione direi strutturale per la città, per le sue infrastrutture, per la sua logistica generale.
Credo che queste considerazioni non possano assolutamente non riguardare la città di Torino, il Piemonte stesso, nel momento stesso in cui si invoca e si cerca anche di portare a termine - o perlomeno di mettere in atto - quella che è la sua riconversione produttiva, lasciando però certamente intatta quella che è la sua vocazione manifatturiera.
Dobbiamo dire che il problema del Lingotto è il problema di una scelta che è stata fatta negli anni passati forse con delle filosofie diverse; il grande contenitore del Piemonte, al quale si rapportavano tutte le Province o avrebbero dovuto rapportarsi tutte le Province, l'abbiamo già ricordato una volta...



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere Picchioni, se la interrompo.
Colleghi, spegnete quei telefonini! Il telefonino sia utilizzato personalmente, non lasciato lì come uno strumento di disturbo.
Continui pure, Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Il Piemonte, al quale si potevano o si debbano rapportare tutte le Province per fare il marketing dei propri prodotti, della propria economia dei propri investimenti.
In effetti mi pare che, con le innovazioni tecnologiche, questo discorso, questa filosofia della legge sia passata in second'ordine. Per dobbiamo ricordare che il Lingotto ha avuto un impatto economico non indifferente nell'economia cittadina: si parla di 410 miliardi per l'attività fieristica in se stessa e di 127 miliardi per l'attività congressuale, per un totale di circa 537 miliardi. L'occupazione determinata dal fattore Lingotto è di circa 9700 unità, elemento assolutamente non irrilevante; il turismo d'affari, rappresentato da questo grande volano, ha raggiunto l'85% del turismo complessivo. La quota stranieri è passata dal 25% del 1992 al 31% del 1996, pertanto con un incremento assolutamente significativo.
Questi sono i dati che fanno del Lingotto un'operazione politicamente in attivo, non in perdita.
Quali sono i punti di forza del Lingotto? Innanzitutto, la presenza di una struttura polifunzionale che mi pare a detta di molti, all'avanguardia delle strutture europee. Un'ubicazione geografica che, stante ancora la mancanza di infrastrutture, è comunque baricentrica rispetto ai Paesi dell'Unione europea. Essere presenti in un centro metropolitano è importante, al di là di quelle che sono oggi le localizzazioni di Verona e di Bologna, sulle quali ritorner successivamente. Inoltre vi è la volontà degli imprenditori locali di utilizzare o di voler utilizzare al massimo le iniziative che si possono svolgere in tale struttura, la facilità di collegamenti - ahimé questo è abbastanza discutibile - del Lingotto con le ferrovie e con l'autostrada.
Quali sono invece i punti di debolezza? E' necessario valutare queste cose prima di decretare la morte, oppure prima di decretare l'astensione da una politica che serve a potenziare e a migliorare la struttura del Lingotto.
Sono indicati, come punti di debolezza, l'immagine della città che non riflette il momento innovativo del Lingotto nel suo ambito; la dispersione e la carenza alberghiera; i collegamenti ferroviari e autostradali che, pur essendo in via di miglioramento, soprattutto quelli aerei, non riescono ancora a fornire alla città quella valenza terziaria che la città, forse si merita.
Credo che la città di Torino debba sviluppare la proposta di far sì che questo polo fieristico e congressuale, malgrado le deficienze che ho elencato, possa essere sempre più un volo per inserire la città stessa e il suo polo congressuale e il suo polo fieristico nel circuito mondiale.
Per fare questo occorre assolutamente migliorare e modificare le proprie strutture. Ha ricordata la Consigliera Ferrero che nel 1991 Expo 2000 è stata istituita e nel 1992 ha avuto praticamente in consegna, dopo un congruo affitto, il complesso fieristico e congressuale. Il capitale sociale in tale epoca era di 3250 miliardi, che nel 1993 il Lingotto ha assorbito anche Torino Esposizione, portando il capitale sociale a 6000 e oltre miliardi; nel 1996 ci sono stati 36 eventi fieristici, 151 eventi congressuali; l'incasso o l'introito di tutte queste attività ha raggiunto la bellezza di 26 miliardi, peraltro non sufficienti a supplire un deficit di 6 miliardi e 800 milioni.
Nel giugno 1997 - lo ha ricordato la Consigliera Ferrero - c'è stata una riduzione del capitale sociale da 11258 miliardi a 2870 miliardi. Il 2 ottobre 1997, l'assemblea straordinaria dei soci ha deciso l'aumento del capitale da 2870 miliardi a 11483 miliardi.
Prima di parlare delle prospettive del Lingotto vediamo che cos'è il Lingotto, perché è importante fare una disamina molto approfondita.
Innanzitutto, domandiamoci se il Lingotto è un "Lingotto" da fiere da pubblico o di fiere da specialisti, da professionisti.
Noi abbiamo ancora un Lingotto ridotto ad essere una grande struttura da fiere da pubblico - che occupa da tremila a trentamila metri quadrati per esempio il pubblico di "Idea sposa". Pubblico di queste manifestazioni che certamente attraggono una grande massa di visitatori, però non fanno ancora da volano rispetto ad altri operatori commerciali e professionali che potrebbero invece trovare nel Lingotto, non dico la complementarità, ma comunque l'alternativa alle strutture di Verona e di Bologna.
Per cui il problema è che il Lingotto soffre di questa sua angustia, di questo suo "target" che fa sì che sia un Torino Esposizioni più grande, ma non sia l'alternativa a Torino Esposizioni. Questo è necessario per capire che cosa si deve fare del Lingotto.
Le caratteristiche tecniche e tecnologiche sono ancora da sfruttare sono sottodimensionate e in più c'è che, forse, il Lingotto, per una politica dell'azienda di cui è proprietaria, non è in linea con i prezzi delle altre strutture mercatali e congressuali e fieristiche del nord Italia.
Il problema si pone certamente nei confronti di che cosa si deve fare.
Il centro fieristico e congressuale - abbiamo visto negli anni passati - ha avuto degli effetti di caduta rilevanti. La presenza di una struttura assolutamente moderna e polifunzionale che si pone così all'avanguardia in campo europeo necessita, però, di un portafoglio di manifestazioni che non possono essere assolutamente quelle definite oggi dal Lingotto.
La necessità però di coinvolgere, non tanto le Province, secondo la vecchia filosofia della legge, ma gli Enti locali per dare continuità e sviluppo e potenziamento nei confronti di questa struttura.
Al di là di questi principi si dovrebbe allestire per le fiere professionali di grande richiamo internazionale, il quarto padiglione.
Inoltre, favorire l'arrivo di operatori dotati di redditi e vendite internazionali, non so se sia mai stata fatta una politica promozionale di questo genere. Ancora, offrire all'associazione nazionale di categoria la possibilità di rilocalizzare al Lingotto le proprie presenze e la propria attività, cercando però di incentivare la loro localizzazione con un'attività promozionale che porti degli sconti, che sia competitiva nei confronti delle strutture congressuali e fieristiche di Verona e di Bologna.
Occorrerebbe, nel più breve tempo possibile occuparsi di parcheggi trasporti, di ricettività affinché siano un delta di qualità: oggi assolutamente non è così.
Per le fiere da pubblico occorre che si faccia, sulla base di studi di marketing, un investimento diretto soprattutto alla creatività. Se noi crediamo che il Lingotto debba essere una clonazione di Torino-Esposizione e che non abbia assolutamente nessuna capacità innovativa, nessuna tecnica espositiva, il Lingotto rimarrà un grande mammuth fermo, con nessuna capacità di andare al di là della sua fisiologica esistenza.
Per quanto riguarda i congressi, occorre sottolineare che la grande lacuna del Lingotto è il costo eccessivo dell'attività congressuale, eppure è quella che determina, al di là del turismo domenicale, il grande influsso turistico. Occorre coinvolgere l'Università, il Politecnico: questa città è sezionata in tanti settori incapaci di comunicare tra di loro. Presidente credo abbia letto l'inserto economico del "Il Corriere della sera" dove vi era scritto: "Una Mole piena di potere", inserto molto interessante perch citavano i grandi poli come quello di Mediobanca, il grande polo delle assicurazioni, il grande polo turistico (Alpitour e Francorosso), il grande polo delle attività manifatturiere. Comunque si diceva che c'è una grande vitalità da parte di tutta l'economia piemontese, però l'istituzione cammina con il "vecchio bastone della nonna", mentre il potere economico cammina con lo "stivale delle sette leghe".
Se tutte queste attività, che hanno una sede non solamente legale, ma anche naturale a Torino, riescono a far convogliare nella struttura del Lingotto la gamma delle loro attività, lo spettro dell'esercizio delle loro attività, credo che anche l'Associazione Congressuale del Lingotto possa trovare quelle possibilità di sviluppo che oggi, inevitabilmente, per un attrito anche di avvio, non si riesce ad avere.
Se queste sono le prospettive, credo che debbano essere assolutamente accompagnate.
Voglio ricordare, qualcuno forse lo ha già detto, che gli Enti locali sia a Verona che a Bologna, investono moltissimo, moltissimo! E non crediamo di fare la politica della lesina, la politica micragnosa, pensando che per una congiuntura astrale favorevole a Torino si debba, oggi come oggi, innovare tutta l'attività espositiva! Per quanto riguarda il Comune e la Provincia prendiamo atto di quanto ha detto il Presidente della Giunta che anch'essi diventeranno una parte fondativa del nuovo Lingotto. Questi devono pensare non solamente a partecipare ad un azionariato di alto livello, ma devono garantire a questa struttura la possibilità che Torino possa trovare quella diversificazione che essa merita e che comunque tutti invocano.
Credo che, oggi come oggi, questo aumento del capitale sociale sia un primo passo (ridisegnare la compagine societaria, è un piano finanziario adeguato allo sviluppo, una nuova gestione da domani, il problema dell'Ente pubblico anche in funzione della Comunità Europea e delle norme europee) ma è certo che questo sarebbe un fatto sterile, un fatto senza nessuna conseguenza, se domani noi non affrontassimo il problema del Lingotto con quell'ampiezza, con quella prospettiva e con quel coraggio che questa città merita e che noi tutti dobbiamo assicurare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

La posizione del nostro Gruppo, che è già stata espressa dal collega Papandrea, raccoglie e riassume in parte le preoccupazioni che sono state espresse da altri colleghi della minoranza, però, oltre a questo, noi vogliamo porre con molta chiarezza, in modo molto esplicito, al Presidente Ghigo e anche agli altri colleghi che sono intervenuti, il seguente problema.
Ci troviamo di fronte, la si legga come vuole, a una scelta di politica finanziaria pubblica che va a coprire economicamente dei buchi di bilancio.
Possiamo dire tutte le belle parole che si vuole, ma la storia di Expo 2000 è la storia di una dissipazione di denaro pubblico, ripeto: dissipazione di denaro pubblico! E oggi sono altri 2,8 miliardi.
Soldi sprecati, dilapidati; una politica pubblica, Presidente Ghigo vecchia! Il vecchio passo di un cammino consumato da anni di bassa qualità delle scelte pubbliche; anni di bassa qualità che lei ripercorre pari pari! Sono i soldi dei contribuenti che finiscono in strutture che non funzionano e che richiedono sempre nuove risorse.
A fronte di questo ci sono invece le carenze, le economie che si fanno dei soldi pubblici, quando servono, in altri settori: tutti i settori dei servizi. Lì bisogna stare attenti, qui invece i soldi vanno avanti.
Quello che volevo dire è che qui ci sono delle pregiudiziali Presidente Ghigo, che noi poniamo con molta forza e determinazione, perch non siamo disponibili a sfogliare il carciofo con i soldi pubblici. Fossero i privati, i privati possono tranquillamente fare il loro mestiere, per non so se un privato farebbe la relazione che ha fatto Caterina Ferrero non so se un privato butterebbe 2,8 miliardi in quel modo in un'attività economica.
Noi chiediamo che di fronte a questo problema non si facciano bei discorsi e poi si paghi, ma si paghi avendo a disposizione un progetto credibile, discusso e definito, altrimenti sono i soliti inni alla buona amministrazione che poi finiscono in questo modo: con sottoscrizione di azioni e aumenti di capitale al buio! Perché oggi siamo al buio! Allora, Presidente Ghigo, la nostra posizione è la seguente. Il Lingotto non può essere trattato a pezzi, nemmeno al proprio interno! Non è quindi possibile in un provvedimento, così come l'avete presentato oggi decidere di spendere 2,8 miliardi. Il problema del Lingotto è tutto intero: così come voi avevate accennato che fosse nella prima relazione della Giunta. Va trattato tutto intero e non è possibile discutere questo acquisto di azioni senza sapere, risolvere e affrontare il cuore del problema Lingotto, che è l'assetto proprietario! E' inutile che la contiamo: l'assetto proprietario è il cuore del Lingotto, dall'inizio, dal primo minuto, e rimane ancora lì! Perché il Lingotto è diventato il centro fieristico, perché si son fatte scelte che si sono accostate agli interessi di una proprietà immobiliare privata. Scelte che la proprietà immobiliare spero ritenesse economicamente vantaggiose, perché pensare che fin da allora ci fosse una certezza sulla diseconomicità dell'operazione economica, tanto poi gli Enti pubblici avrebbero pagato e si sarebbe scaricato tutto su di loro, non giungo a tanto! Io spero che almeno all'inizio vi fosse una proprietà privata che in ogni modo ha portato la politica urbanistica di una città a individuare quella proprietà come un centro fieristico, congressuale, che a quell'epoca - mi ricordo - erano anche attività enfatizzate oltre misura, perché era il momento in cui si diceva "le fabbriche chiuderanno, diventeranno tutti uffici, supermercati attività terziarie, di ricerca". Quindi c'era anche questa enfasi.
Dunque, Presidente Ghigo, ci spieghi - non dopo questo aumento di capitale, ma prima di questo acquisto di azioni - qual è la sorte del Lingotto. E la sorte del Lingotto ha i due elementi: proprietà e gestione che vanno insieme. Senza ciò, questo è un altro pessimo modo di procedere della Pubblica Amministrazione, e non ci fate fretta, Presidente Ghigo! L'ha già detto Papandrea prima: non ci fate fretta! Perché avete impiegato quattro mesi a discutere non si sa bene cosa, e la cosa che avete discusso è finita in Commissione in un modo, dopo quattro mesi, e ne è uscita in un altro, sfilando il tema centrale della proprietà. Quindi - ripeto - non ci fate fretta.
Noi siamo disponibili a discutere seriamente il problema del Lingotto solo se questo problema viene affrontato in modo tale che noi possiamo esprimere politicamente un giudizio su un progetto e non su un provvedimento. Questo è un provvedimento che occulta una parte del problema.
Il Lingotto va trattato alla luce del sole con i problemi che oggi ci sono, compreso - e soprattutto - quello della proprietà. Dato che tutti sanno che da tempo state trattando questa ipotesi di acquisto, non occultatela, discutetene in quest'aula e collegatela con questo elemento.
Secondo: un provvedimento di questo genere non può essere trattato a pezzi anche rispetto alla politica delle partecipate, su cui siete in forte ritardo e probabilmente siete anche inosservanti di impegni presi o in modo verbale o addirittura in modo formale, perché mi ricordo - non so se con un ordine del giorno, una mozione o un impegno da parte del governo - che parecchio tempo fa avevate detto che sulla politica delle partecipate era necessario fare il punto della situazione ed individuare una nuova politica per la Regione Piemonte.
Allora, Presidente Ghigo, con questo atto chiediamo che venga preventivamente discussa la politica delle partecipate, che non avete mai presentato.
Riteniamo che fare una politica su questa partecipata senza avere il quadro complessivo del vostro progetto sia una dissipazione di denaro pubblico, che farebbe aumentare - oggi che lo Stato italiano cerca di rimettere a posto i propri conti, e quindi in controtendenza - il disavanzo pubblico.
Terzo aspetto. Un'ipotesi di sviluppo del Lingotto (supponiamo anche che sia l'ipotesi del Consigliere Picchioni) non è un'ipotesi che pu reggere e avere una serietà di progetto di governo: può diventare un progetto di governo solo se viene inserita in un Piano regionale di sviluppo.
Le cose che ha detto il Consigliere Picchioni sono prospettive di sviluppo di una attività marginale, in un luogo marginale, per settori economici marginali e di dimensioni limitate. Non è la struttura di Torino Esposizioni spostata al Lingotto perché là c'era la FIAT. Anche nell'ipotesi fatta dal Consigliere Picchioni viene detto: "Proviamo progettiamo uno sviluppo di una attività che adesso è lì", ma che sia tale da generare sintonie di intenti e sinergie economiche, da chiamare a s nuove energie, inventando quando c'è da inventare, consolidando e, quindi costruendo un progetto non solo per il Lingotto, ma per il Piemonte, in cui sia riconoscibile questo elemento di novità e di innovazione.
Allora, se il Piano regionale di sviluppo non c'è e non fa capire con scelte che bisogna compiere che questa è una linea di indirizzo, accettare di votare questo provvedimento come un provvedimento qualunque vorrebbe dire, signor Presidente, accettare di spendere 2 miliardi e 800 milioni di soldi pubblici senza sapere dove vanno a finire, per quale progetto e per quale motivo.
Allora, vogliamo discutere di questa realtà, una realtà nata male, una realtà costosa, una struttura che è stata tutta rinnovata ed utilizzata in forza di una prepotenza della proprietà e non in forza di ragioni n funzionali né culturali legate alla struttura stessa? E' una delle cause della disarmonicità di tutta questa operazione. Probabilmente sta nel non aver commisurato le esigenze fieristiche e congressuali sulla base di una razionalità e di una modernità di strutture, ma nell'aver voluto salvare tutte le pietre che esistevano nel Lingotto, anche quelle strutture che non hanno nessun valore che, anzi, costituiscono un inciampo alla modernità, al richiamo anche di immagine a livello internazionale, perché il Salone dell'EXPO 2000 alle Presse penso che sia il più brutto salone di fiere costruito ultimamente, se il completo rinnovamento in pratica corrisponde alla costruzione di un centro fieristico.
Non c'è parte al mondo dove si costruiscono centri fieristici con pilastri così fitti e in quelle strutture. Ma proprio perché ci portiamo dietro tutta questa cosa, allora trattiamola - Presidente Ghigo - in modo che si consenta anche al nostro Gruppo di capire dove vanno a finire i 2 miliardi e 800 milioni. Se dite che sono destinati all'acquisto di azioni perché la storia dell'EXPO 2000 è stata una storia di denaro pubblico bruciato e che continua ad essere bruciato, allora noi non ci stiamo.
Voi avreste dovuto responsabilmente, e da moltissimo tempo, compiere quei due atti fondamentali che sono propedeutici a questa discussione: il Piano sulle partecipate e il Piano regionale di sviluppo. Sul Lingotto non potete sfogliare il carciofo e dirci: "Approviamo 2 miliardi e 800 milioni e per la proprietà si vedrà".
Quindi, queste sono le tre coordinate per consentire al Gruppo di valutare serenamente se lì esiste una prospettiva e se questa prospettiva è condivisa o non è condivisa. Non è che necessariamente debba essere condivisa, ma vogliamo e chiediamo di poter discutere di un progetto che veda organicamente collegato l'insieme del Lingotto all'insieme della politica delle partecipate e del Piano regionale di sviluppo.
Questo è il motivo per cui, prendendoci tutto il tempo che è necessario, chiediamo alla Giunta regionale, preventivamente all'apertura della discussione su questo disegno di legge, di presentare le proprie carte e - mi limiterei a dire - di fare il proprio dovere, che era quello di presentare il Piano regionale di sviluppo, la politica delle partecipate e poi, per quanto riguarda il Lingotto, di non fare quell'operazione di mascheratura di una relazione togliendo una certa frase che, dopo quattro mesi, evidentemente non vi eravate ancora decisi a togliere, per eliminarla solo nella seconda relazione. Facciamo chiarezza per capire se la proprietà di questa struttura è in via di definizione, perché non vorrei trovarmi di fronte ad una decisione, signor Presidente, che avrebbe poi dei tempi inspiegabilmente lunghi. E' un po' come l'acquisto che ha fatto l'Assessore Burzi in due mesi, per poi dirmi: "No. Non sono due mesi: è incominciato prima".



PRESIDENTE

Colleghi, per cortesia, non disturbate, perché le argomentazioni svolte dal Consigliere Chiezzi sono interessanti. E' per questo che c'è un po' di sforamento dei tempi consentiti.



CHIEZZI Giuseppe

Non capisco se queste attività - non so se svolte dal Presidente Ghigo di trattativa con la proprietà del Lingotto siano formalizzate o no. E se sì, in quale modo. Ci sono dei contatti informali, ma di cui si ritiene di poter già svolgere una comunicazione? Sappiamo che un governo pubblico non può svolgere trattative di carattere privato, Presidente Ghigo.
Non si dice sì: si delibera di accertare, si delibera di incaricare un ufficio, si delibera di prendere dei contatti.
Non so se, come Giunta regionale, voi avete assunto deliberazioni congrue e quindi decisioni di governo e non rapporti personali o di altra natura con la proprietà del Lingotto.
Questo è un po' il quadro che richiede il Gruppo di Rifondazione Comunista.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Le chiedo solo di far azzerare il tempo, anche se lo do la garanzia che non solo non parlerò 17 minuti (perché molte cose sono state dette), ma recupererò anche il tempo preso dal collega Chiezzi.
Mi ricollego un po' alle riflessioni fatte in una seduta precedente sulla questione dello Stadio, come valutazioni di principio.
Una grande Città ed una grande Regione hanno e devono indubbiamente avere l'obiettivo di caratterizzarsi, di muoversi, di presentarsi per grandi opere, per grandi iniziative di vasto respiro, che diano un'impronta al modo con il quale una Regione, una grande Città si presentano nel panorama regionale, ma anche in quello nazionale e di carattere internazionale.
In sostanza, ritengo che, come Regione Piemonte, non possiamo rinunciare a pensare in grande e a lavorare per cercare di ottenere o percorrere una strada che ci porti ai grandi risultati che in questo terreno delle attività fieristiche sono stati raggiunti in altre Regioni.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Ma anche qua.



SPAGNUOLO Carla

Non dimentichiamo che per anni abbiamo lamentato il fatto che la Regione Piemonte è stata caratterizzata esclusivamente da una sorta di monocultura industriale, da una sorta di cappa che la grande industria avrebbe posto allo sviluppo economico ed anche ad una certa mentalità culturale nella nostra Regione.
Negli anni abbiamo poi anni identificato la questione degli investimenti pure nel campo terziario, nel campo fieristico, nel campo dell'esportazione come una politica che ci avrebbe fatto fare - ripeto - un salto di qualità e ci avrebbe anche - questo sì - portato a nuove dimensioni di carattere economico, nuovi spazi di carattere occupazionale anche una nuova immagine della Città e della Regione.
Queste sono delle premesse che ci farebbero guardare positivamente, non tanto al disegno di legge che è stato presentato, quanto al fatto di sostenere una politica delle grandi infrastrutture (laddove sono necessarie), delle grandi opere, dei grandi progetti, e quindi dentro questi grandi progetti anche la questione di tutto ciò che attiene al settore fieristico, al settore espositivo e all'internazionalizzazione come tipo di proposta.
Quindi, dal punto di vista teorico e della progettualità, noi non siamo contrari a questa impostazione.
Bisogna però dire, calandoci nel disegno di legge che è stato presentato, che abbiamo qualche dubbio.
Oggettivamente, questo disegno di legge arriva abbastanza tardi; mi pare che sia stato presentato all'inizio di febbraio, dunque a ridosso del periodo delle scelte che la stessa relazione evidenzia, e quindi dell'opzione che dovrà essere esercitata entro la metà di marzo del '98 per cui mi pare che tutta l'operazione debba essere conclusa molto a ridosso e forse con una discussione che non è stata sufficientemente approfondita.
Questo può essere un aspetto, ma non è quello più importante.
Quello che ci sembra manchi complessivamente, non tanto - ripeto - a questo disegno di legge, ma all'azione che fin qui è stata condotta rispetto ad Expo 2000, è una certa progettualità, e non perché noi dobbiamo sempre, per poter sostenere una proposta, avere il quadro e l'insieme del quadro di riferimento.
Io ricordo dei dibattiti, ad esempio, sulla politica urbanistica; non è che tutte le volte che fai o non fai una variante che riguarda un determinato progetto, la fai o non la fai se non hai l'insieme del Piano regolatore, l'insieme di tutta la programmazione che va in quella direzione; probabilmente sarebbe chiedere troppo al nostro tempo, che è caratterizzato in maniera ormai molto differenziata.
E però necessario un minimo di progettualità, che si evinca sostenendo questo aumento di capitale. Devo dire che dalle relazioni che dall'esecutivo fino a questo momento abbiamo sentito, ed anche dal testo della relazione al disegno di legge che è stato presentato, da questo punto di vista sono abbastanza carenti. Quindi noi richiederemmo di poter avere un minimo di progettualità.
Presidente, so che ha chiesto di intervenire adesso; noi saremo molto attenti a questa parte dell'intervento del Presidente, perché 2 miliardi e 800 milioni non sono una cifra straordinaria (è una cifra alta, per carità ma non è una cifra straordinaria), ma è alta o bassa in relazione ai progetti che si intendono sviluppare.
In carenza assoluta di una progettualità, due miliardi e 800 milioni sono tantissimi, perché rischiamo di essere buttati via.
Se invece siamo a fronte di una progettualità anche contestuale per quello che può riguardare le problematiche che attengono al Lingotto (ci rendiamo conto che le due questioni sono abbastanza intrecciate), allora due miliardi e 800 milioni possono anche essere giustificati.
Di per sé queste cifre possono non dire niente. Poi la relazione ci dice: "Vi è una perdita di esercizio '96 di 6 miliardi e 800 milioni dovuta essenzialmente agli alti costi fissi della struttura".
Beh, chiunque abbia collocato Expo 2000 dove è collocato sa - è indubbio - che gli alti costi della struttura ci sono, ci saranno e non possono sostanzialmente essere eliminati.
Nel momento in cui si fece quella scelta, si sapeva che saremmo stati sottoposti ad alti costi fissi di struttura: mi sembrano difficilmente ricuperabili.
Quello che ci sembra essenziale è di capire la progettualità vera concreta.
E a questo proposito torno ad un'interrogazione che feci, credo due anni fa, sulla questione - adesso voglio ricordare bene - della Rassegna biennale del veicolo industriale.
Quello fu un caso emblematico, perché un Ente che vuole progettare in grande - ed è giusto, e io credo che la nostra Regione debba avere una struttura che la pensi così, che lavori per pensare in grande, per progettare a dimensione europea - non può vendere gli spazi, non per una "mostriciattolina", ma per il Salone biennale del veicolo industriale vendendo quasi tutto il plateatico e poi, ad un certo punto, chi conduce la danza di questo settore decide che non si fa più lì, perché si deve fare se non vado errato - in un'altra parte dell'Europa...



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

In Olanda.



SPAGNUOLO Carla

Comunque, in un'altra parte dell'Europa. In quel caso, c'è stata una perdita decisa, perché gli spazi erano venduti.
Ricordo che alla mia interrogazione il Presidente non rispose di no disse: "Sì, è vero, è avvenuto, è spiacevole...".
E' spiacevole in sé; è spiacevole due volte, perché evidentemente con questo tipo di impostazione non sembra che i nostri rappresentanti, il Presidente, il Consiglio d'amministrazione, ecc., siano protagonisti delle scelte e che noi concorriamo ad essere protagonisti delle scelte, perché io mi ricordo che l'altra domanda che feci al Presidente era "Ma la Regione Piemonte era informata che c'è stata questa perdita?", di parecchie centinaia di milioni che si aggiungeva a tutto questo. Il Presidente mi disse di no.
Io non stento a credere che la Regione Piemonte non fosse informata altrimenti si sarebbe adoperata per tempo a non far vendere quel tipo di spazio che è emblematico per il settore a cui si riferisce, oltretutto il Salone del veicolo industriale è una delle tante potenze nel mondo, non soltanto delle case costruttrici di questo tipo di veicoli, ma della nostra casa costruttrice che in tutta la vicenda mi sembra abbia una parte importante.
Il ruolo della Regione, che è sempre stato negli Enti strumentali oggi si chiamano Partecipate - è abbastanza carente; non voglio dire che tutto avvenga oggi, è un ruolo che deve essere costruito, però nel momento in cui, ripeto, facciamo questo tipo di scelta che può essere grande o piccola noi la valuteremo come grande o piccola in relazione agli obiettivi che noi siamo convinti che questa scelta, e quindi la valuteremo positivamente o negativamente, debba e possa fare perseguire nel concreto perché, e concludo, se la vicenda che ho citato è stata una vicenda emblematica abbiamo la sensazione, anche dal ruolo dei nostri rappresentanti dentro EXPO 2000, che molte volte non soltanto la Regione sia un po' spettatrice, ma che anche i nostri rappresentanti, anche quando hanno dei ruoli importanti siano abbastanza spettatori in questa vicenda.
Quindi il nostro voto sarà modulato molto anche in relazione a quelle che saranno le repliche dell'esecutivo. Concludo dicendo che ci ha lasciati abbastanza perplessi l'intervento dell'ex Assessore Angeleri, perché ci ha posto dei dubbi abbastanza forti su come, anche su tematiche così grosse e importanti, dentro la Giunta, probabilmente, a sentire il suo intervento non ci sia quel raccordo che sarebbe invece indispensabile.
Quindi a maggior ragione saremo molto attenti alla replica del Presidente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia. Dopo il suo intervento faremo una sospensione di un'ora per la pausa pranzo.



GHIGLIA Agostino

Grazie Presidente, io sarò molto breve, non voglio far slittare ulteriormente la pausa pranzo. Innanzitutto vorrei ringraziare il Presidente della Giunta per l'inizio del suo intervento che ha un po' sgomberato il campo da possibili interpretazioni maliziose dietro logiche sulle intenzioni della Giunta in merito a EXPO 2000 o sul fatto che l'iniziativa di oggi della Giunta su EXPO 2000 preluda a ulteriori azioni o preluda necessariamente ad un acquisto da parte della Regione dell'area in oggetto.
Quindi non mi voglio neanche esprimere su questa possibilità, perch non è materia di oggi quindi ringrazio il Presidente per la chiarezza e la determinazione con la quale ha ristretto un po' i confini dell'interpretabile attorno a EXPO 2000.
Una società che ha una storia complessa alle spalle, fatta di innamoramenti e tradimenti da parte dei privati; innamoramenti quando si pensava che potesse rendere, tradimenti quando ci si accorgeva che invece andava in perdita. Ma questo purtroppo, per quanto riguarda la città di Torino, è una cosa che con i privati è sempre avvenuta e non solo per l'area del Lingotto.
Presidente, lei all'inizio ha detto che il Sindaco di Torino, la Presidente della Provincia di Torino e sembra anche altri Presidenti di Provincia hanno manifestato un interesse a partecipare attivamente alla società EXPO 2000 e al suo assetto. Quello che le chiedo è di dirci, anche solo con una comunicazione scritta, io non chiedo continue comunicazioni in aula sulle quali poi si dicono spesso per mesi di fila le stesse cose quali sono poi le risultanze concrete dell'impegno della città di Torino e della Provincia di Torino, perché io mi auguro che ci siano delle manifestazioni concrete di impegno visibile e di interesse visibile.
Per manifestazioni concrete intendo ovviamente soldi; partecipazione societaria vuol dire mettere dei soldi per investire in un progetto. Io questi intendimenti, per quanto riguarda il Comune, fino adesso non li ho colti. Mi auguro di essere smentito, perché credo che un centro fieristico importante come quello del Lingotto possa dare lustro anche alla città di Torino, ma per avere questo lustro bisogna anche parteciparvi, meritarselo e non solo goderne qualora altri provvedano a pagare.
Quindi una città che vuole rilanciare se stessa, che ha necessità di un grande polo fieristico e di incontri, come deve essere il Lingotto, deve testimoniare in maniera evidente e consistente questo interesse. Le dichiarazioni sono poca cosa e sono assolutamente insufficienti.
Io mi auguro che si concretizzi questo impegno, ma che si concretizzi anche eventualmente da parte delle altre province interessate, perch l'EXPO 2000 possa diventare veramente il polo fieristico regionale per antonomasia e non soltanto una società. Talvolta, anche se ben gestita, non ho nulla da dire sulla gestione, ha quasi dato la sensazione di essere una società che veniva mantenuta perché comunque c'era una struttura nella quale si facevano delle cose.
Secondo me il cambiamento di mentalità che può essere un cambiamento dettato anche dall'impegno diretto di altri enti, in questa società deve essere questo. Da società che sta lì perché qualcosa bisogna fare, a società che diventa il polo fieristico regionale per antonomasia in cui anche gli altri enti pubblici dimostrano di credere e di crederci tanto da versare anche dei capitali per partecipare alla sua gestione e alla sua conduzione.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Io mi rimetto alla volontà del Consiglio, in considerazione del fatto che comunque ho deciso, vista l'importanza del dibattito, di rimandare il mio viaggio a Roma e di partecipare in prima persona al dibattito su Expo 2000, proprio per il valore e la considerazione che pongo a questo provvedimento.
Perciò io ho intenzione di svolgere alcuni ragionamenti; a seconda di cosa sceglie il Consiglio lo posso fare adesso o alla ripresa. Decidete voi.



PRESIDENTE

Se sono considerazioni che si mantengono nell'arco di 10 minuti possiamo sentirle, in modo che ci sia più tempo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Allora faccio una proposta io. Interrompiamo e alla ripresa farò la mia relazione.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,50)



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