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Dettaglio seduta n.205 del 21/01/98 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Art. 14 Statuto, art. 4 Regolamento interno - Adempimenti conseguenti alla scadenza del mandato dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale Nomina del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
L'o.d.g. prevede, secondo l'art. 14 dello Statuto e l'art. 4 del Regolamento interno: "Adempimenti conseguenti alla scadenza del mandato dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale".
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, se si potesse capire, prima di iniziare ad entrare nel merito di questo problema, come e con quali ausilii si svolgerà la votazione. Vorrei capire come si vota, in quale modo si vota, con quali schede, aver conto di tutto questo.



PRESIDENTE

La votazione è segreta, la garanzia del voto è segreta, pertanto credo debbano essere ovviamente evitati ed eliminati tutti i segni di riconoscimento. Credo che però le modalità del voto, della votazione segreta, o per palline o per scheda, o per schede prestampate, ecc., possa essere oggetto di un riferimento alla Conferenza dei Presidenti, se lo ritengono opportuno.
Credo che nel corso della mattinata si potrebbe anche verificare questa possibilità e pertanto adempierla. Non so se questa è una discussione d'Aula oppure se vale la pena una sede più ristretta, comunque sempre autorevolissima. Non credo possa essere una questione dell'Ufficio di Presidenza, credo che forse, per la delicatezza dell'assunto, possa essere affrontata dai Capigruppo, per cui nel corso della mattinata verifichiamo un momento opportuno per stabilire quali sono le regole del gioco, che sono naturalmente rispettose del Regolamento e ovviamente anche dello Statuto.
Non essendoci altri interventi, mi do la parola, se mi permettete.
Signori Consiglieri, il giorno 16 gennaio, il Presidente del Consiglio regionale, alla vigilia della convocazione dell'assemblea di Palazzo Lascaris, ha preso atto di un comunicato della situazione di grande disagio che si registra da più tempo per il mancato rinnovo dell'Ufficio di Presidenza e fa appello, in una sua dichiarazione licenziata alla stampa alle ore 17,30 circa, e i tempi in questo caso hanno un valore emblematico a tutti i Gruppi politici e ai singoli Consiglieri affinché gli adempimenti istituzionali, con il concorso della sensibilità democratica di ognuno possano o potessero trovare una risposta concreta, plausibile, immediata secondo quanto previsto dalla Conferenza dei Capigruppo.
In questo comunicato che è stato riportato dalla stampa in termini estremamente succinti e sommari, e comunque sufficienti per dare esca a diverse interpretazioni, si diceva anche che non sfuggirà a nessuno come l'Ufficio di Presidenza rappresenti la massima funzione di garanzia per l'assemblea regionale e la comunità piemontese, "nel momento stesso in cui la sua elezione potrebbe essere condizionata da circostanze non connaturate alla trasparenza delle regole istituzionali". Questo è stato il leit motiv del comunicato, proposto in maniera millesimata, proprio perché non potesse offendere le suscettibilità di nessuno.
Di qui, allora, la necessità di affrontare e risolvere, nella sede deputata per eccellenza, cioè il Consiglio regionale stesso, questo delicato nodo politico, che non poteva essere eluso o tralasciato, facendo sì che l'istituzione consiliare potesse proseguire nel rispetto del ruolo di ciascuna componente nella sua piena, credibile, partecipata operatività.
I termini sono stati soppesati, perché io mi rivolgevo al Consiglio nella sua interezza e non nelle sue parti.
Quanto sopra affermato - dicevo - attiene all'imparzialità del ruolo ascritto al Presidente del Consiglio, nell'esercizio del proprio mandato, e pertanto al senso di responsabilità che soprattutto nella circostanza attuale lo deve accompagnare.
Su questo documento si sono sprigionate interpretazioni le più diverse le più ovvie, le più incredibili. Non le voglio raccogliere perché questo non è né il momento né la sede né la funzione di questo mio discorso. Per mi duole solamente dire che un richiamo di tal fatta, un richiamo alla piena responsabilità di questo Consiglio, alle sue prerogative democratiche e liberali, ai suoi principi ed ai suoi valori informativi e fondativi abbia avuto come risposta irridente e beffarda che era un discorso inutile che non avrebbe dovuto essere fatto.
Io credo che nella tutela delle istituzioni, ho voluto, secondo la mia coscienza, solamente corrispondere alla funzione di un mandato che non poteva essere in qualunque modo contrattato a seconda dei voleri e dei poteri delle parti. Questo doveva essere ed è stato e lo sarà ancora, il mio dovere. Perché se volessi fare una carrellata a ritroso, come si fa ad esempio su certi set cinematografici, dove si passa dal particolare al generale, dove si passa dalla posizione ravvicinata ad una posizione d'ambiente, allora io dico come questo mio comunicato abbia un cuore antico, che è stato dato non solamente dalle prese di posizioni dell'Ufficio di Presidenza e del Presidente stesso, ma già da alcune esternazioni della stampa che datano addirittura il 4 ottobre, dalle vociferazioni che si sono consumate via via lungo i corridoi nelle sedi più o meno deputate, dalle sedi politiche per eccellenza (per carità, nessuno vuole espropriare la sede politica per eccellenza).
Ricordo sempre una frase di un grandissimo costituente, l'onorevole Mortati, quando disse, una volta, nel momento in cui si fondava la costituzione della prima Repubblica, che i partiti sono la democrazia che si organizza e pertanto non sono proprio io a dover mettere in calo o in mora la funzione dei partiti, la funzione delle sedi politiche, la funzione di chi queste sedi politiche rappresenta di fronte all'opinione pubblica e di fronte al Paese.
Detto questo, questa carrellata all'indietro mi porta a riepilogare brevemente quelli che sono stati i miei doveri istituzionali. I miei doveri istituzionali sono stati espletati quando, in tempi non sospetti (e poi dirò perché anche questo comunicato è venuto in un tempo non sospetto), ho sentito tutte le forze politiche della maggioranza e della minoranza individuando con la massima correttezza - e credo che qui nessuno me lo possa smentire - qual era il tragitto per il rinnovo di un mandato, che non presupponeva, né all'inizio né alla fine, la riconferma del Presidente in carica.
Pertanto ebbi modo di parlare con tutti i Gruppi, verificando quali erano le possibilità in tempi certi, in tempi funzionali, in tempi democraticamente plausibili, di poter giungere al rinnovo dell'Ufficio di Presidenza.
Questo è stato il mio primo atto.
Il secondo atto è stato il discorso fatto in questo Consiglio regionale il 19 dicembre scorso. Un discorso che è stato dominato soprattutto dalle assenze, più che dalle presenze. Un discorso che mi era stato sollecitato da tutti i Capigruppo per verificare quali erano stati i miei giudizi temperati dalla mia esperienza sulla fisiologia del Consiglio regionale sulla fisiologia dell'Ufficio di Presidenza, sulla fisiologia dei Gruppi consiliari; quali erano i rapporti che dovevano intercorrere fra un Ufficio di Presidenza ed un Consiglio, direi proprio per la sua stessa composizione, per le sue stesse dinamiche, per la sua stessa topografia politica che ha portato certamente qualcuno di noi a contrapporsi a qualcun altro.
E poi ancora l'Ufficio di Presidenza con le Commissioni, l'Ufficio di Presidenza con i Consiglieri, perché via via, anche se non ce ne accorgiamo, anche se non risiede nelle auree regole degli Statuti, si è fatto qualcosa di più di quelle che sono state le contrapposizioni politiche: si è istituita, per esempio, una certa costituzione materiale.
Quando le Commissioni vanno in giro per il Piemonte, quando richiedono una visibilità, quando vogliono entrare nei problemi del territorio, si dice che, secondo una vecchia tradizione giudaico-cristiana, è "la cosa" l'istituzione, la politica a non fermarsi sul territorio, ma a realizzasi nella traversata, cioè nel conoscere, nel capire, nel comportarsi.
Le cose che si sono fatte qui, a livello quasi di una accomunazione progressiva di esperienze, sono un segno di come il Consiglio regionale si dovrà muovere nei confronti di una comunità che non può essere anche fisicamente ridotta al suo torinocentrismo da questa assemblea, ma deve trovare lo spazio, le motivazioni e gli incentivi per rendersi interprete della comunità piemontese, affinché la comunità piemontese si possa riconoscere nella sua assemblea regionale.
Poi i problemi della Giunta e del Consiglio. Problemi certamente dinamici; problemi a volte non di facile soluzione. Mi ricordo la vigilia di Natale del 1995. Dopo aver fatto una brevissima previsione su quello che poteva essere l'iter della legge sul personale, venni messo in mora, quasi per due mesi, dall'esecutivo di allora perché avevo osato dire che il re poteva essere non nudo ma mezzo vestito e che pertanto le procedure e la consequenzialità delle stesse dovevano conoscere l'impatto duro di un'assemblea.
Dico questo per ricordare come non tutto era facile, come non tutto era sedimentato o assestato, ma che proprio nella fisiologia di questi stessi rapporti ci potessero essere certamente dei motivi conflittuali, ma ci potessero anche essere dei motivi di arricchimento reciproco nell'assunto che il confronto non è mai supposizione pregiudiziale, ma il confronto che cerca, ovviamente con l'esperienza dei vecchi Consiglieri e con la novità e il dinamismo dei nuovi Consiglieri, di trovare dei punti di assestamento e dei punti di equilibrio.
Inoltre, ci sono stati i problemi del Consiglio regionale con le proprie strutture.
Noi abbiamo lavorato con tutti voi, con l'impegno dei "nuovi" e degli "anziani", allo scopo di dare dignità alla funzione del Consigliere regionale. Non solamente una dignità economica, ma una dignità funzionale delle sedi e delle strutture. Non abbiamo ancora fatto tutto; dobbiamo fare ancora molto di più. Il Processo legislativo incomberà sul prossimo Ufficio di Presidenza e su come si ridovrà rinnovare e potenziare.
Ricordo i rapporti con l'esterno, quasi dando visibilità ad un Consiglio che non poteva essere la cassa di risonanza né morta né muta nei confronti di un esecutivo di per sé già sovraesposto per via di una legge elettorale che lo portava, e lo porta, certamente a degli appelli di ordine quasi plebiscitario nei confronti dell'opinione pubblica.
Tutte queste cose le abbiamo dette e tutte queste cose sono state scritte a futura memoria, come giudizio mio implicito od esplicito, di una bontà oppure di una criticità, cose che comunque rimangono nella storia di questo Consiglio regionale e rimangono non solamente per il suo bilancio morale, che comunque sempre spetta alla volontà e soprattutto al lavoro delle persone, ma rimangono anche come segnacolo, come indicazione di quello che deve essere fatto, non certamente come un letto di Procuste, ma come un'indicazione sufficientemente eloquente e riassuntiva di quelle che sono le sfide del futuro. Perché il futuro c'è; non c'è una crisi del futuro, non c'è la bonaccia delle Antille, c'è certamente una sollecitazione, direi anche estrema, sulle cose che devono essere fatte.
Non voglio parlare adesso dei decreti Bassanini e delle deleghe, ma queste cose aspettano all'uscio di casa.
Tutte queste cose le abbiamo dette il 19 dicembre. Eppure il 24 dicembre noi abbiamo visto una presa di posizione da parte dei Gruppi di maggioranza; anch'io l'ho firmata. Una presa di posizione in cui si pensa che il rafforzamento del Governo debba passare attraverso una verifica complessiva del quadro dell'esecutivo, dei ruoli istituzionali della coalizione del Polo. Una verifica complessa, difficile, che io mi sono permesso di definire come un percorso di guerra, e poi dopo un percorso di guerra quasi come un corso di sopravvivenza se questo percorso di guerra non avesse o non potesse portare a quelle soluzioni che questo documento si è proposto.
Nelle note a margine della mia dichiarazione del 16 gennaio si è scritto, da parte di un ex Deputato, che non ci sono Santuari intoccabili.
Noi non assumiamo, nella nostra volontà politica ma soprattutto nella nostra educazione politica, nessuna richiesta di privilegio per istituti che semmai appartengono all'epoca medioevale. Non ci sono santuari intoccabili! Non c'è nulla che non debba essere rivisto o rivisitato. Per per la dignità che io devo rappresentare in questo Consiglio regionale, mi permetto di dire a tutti che l'unico santuario toccato o toccabile violentato e violato è stato l'Ufficio di Presidenza! Quasi che nell'Ufficio di Presidenza ci fosse l'elemento massimo della criticità di questa assemblea, quasi che tutto si dovesse consumare su questi banchi, quasi che tutte le criticità che sono al di fuori di questo Ufficio di Presidenza, fossero nient'altro che un fatto puramente esornativo e retorico, per dire all'opinione pubblica che l'unico colpevole è Rolando Picchioni e il suo Ufficio di Presidenza! Allora io ho diritto, ho diritto di domandare il perché? Ho diritto di domandare perché? Ho diritto - ripeto - di domandare perché? Perché se è un fatto comportamentale me lo si dica. Se è un fatto di lesione politica me lo si dica. Se è un fatto di lesione istituzionale me lo si dica. Perché io voglio difendermi di fronte all'opinione pubblica sulla correttezza del mio mandato che, al di là delle omissioni e al di là di quelle che possono essere stati certamente i miei errori, ritengo di essere sempre stato all'altezza della tradizione di questa assemblea, rappresentata da tanti illustri Presidenti, ultimo dei quali la Consigliera Spagnuolo.
Ho diritto di domandarlo. Perché, se per caso nell'opinione pubblica si fosse solamente inverato e continui ancora ad essere inverato il sospetto che io sono la causa nascosta dei mali che trafiggono o perlomeno sottendono questa Regione, io ho il diritto - lo dico in questa assemblea istituzionale, non nelle dichiarazioni stampa - di domandare il perché e desiderare che questo atto di accusa me lo si precisi! Non per rinnovare il mio mandato, perché quando alle ore 17.30 del giorno 16 gennaio ho dato alla stampa quel comunicato, era per il preciso motivo che un Capogruppo della maggioranza mi aveva detto quattro ore prima che le cose si stavano mettendo bene e si stavano mettendo bene con la "B" maiuscola, avrei potuto tacere. Non sarei stato infatti così suicida nel fare un appello all'istituzione regionale quando le cose potevano essere aggiustate secondo il metodo italiano "Tarallucci e vino", e quando potevo portare a casa quanto desideravo.
Di fronte all'opinione pubblica, caro Presidente Ghigo, non è una cosa inutile difendere l'onore delle persone. Forse lei non è abituato a difendere l'onore delle persone. Io per me stesso, ho pagato tante volte in vita mia, perché non sono mai stato nelle "casematte" del potere, ma sono sempre stato in trincea, in prima linea. Personalmente, sono abituato a difendere prima di tutto il mio onore e poi l'onore dei miei amici.
Voglio aggiungere un'altra cosa.
Cari amici, se questo è stato il percorso istituzionale, con accenti diversi ed anche, certamente, con l'accento di questa mia passionalità politica, non significa che non rispetti e non consideri tutti coloro che hanno operato in quest'assemblea. Li considero per quanto mi hanno dato dalla maggioranza, dalla minoranza, contributi di intelligenza, contributi di riflessione.
Per carità, nessuno parla - meno male - in virtù della caratura dei numeri che rappresentano i Consiglieri; nessuno si può permettere di fare né la prima donna né l'ultima, in quest'assemblea. Tutti parlano perch hanno un'idea in testa; tutti possono parlare anche quando quest'idea non esiste: saranno gli altri a giudicare. Tutti possono fare politica, anche guardando un bidone di benzina vuoto; tutto possono naturalmente esercitare il proprio mandato con la lealtà che spetta loro.
Rivendico qui, di fronte a tutta l'assemblea, che negli ultimi 5 anni del governo Brizio sono stato lealissimo e l'ho supportato nelle vicende dolorose, drammatiche e critiche di quel quinquennio; lealtà che mi ha portato a far sì, con onore, di portare a casa 18 Consiglieri: quanti eravamo all'inizio di quella legislatura, nonostante le vicissitudini conosciute a tutti.
Rivendico qui quella lealtà: a due anni e mezzo dalla fine del mio mandato l'ho data pienamente alla Presidenza della Giunta qual è oggi essa rappresentata dal Presidente Ghigo.
Voglio ora dire, semplicemente, caro Presidente, che il discorso che sto facendo non è un "tentativo di azzardo", com'è stato detto: è un discorso che rivolgo all'assemblea, che mi conosce nelle luci e nelle ombre, della mia passionalità. Credo però, al di là dei miei anni, di poter ancora avere e meritare il riconoscimento di essere, certo, una persona ricca di mestiere, ma non povera di credibilità. Se ho la forza delle idee qualunque esse siano, sbagliate o giuste, me ne si deve rendere atto.
Vedete, c'è un'unica cosa che rimpiango vista la nuova candidatura caro Sergio, ti faccio gli auguri più sinceri: se tu sarai eletto, avrai tutta la mia collaborazione, collaborazione che ti è dovuta, in quanto istituzione. Caro Presidente Ghigo, in quanto leader della maggioranza, lei mi ha scippato di mano gli Stati Generali. Ed è stato uno scippo politico e morale gravissimo, perché degli Stati Generali, con Paolo Ferraris, sono stato l'ideatore, il propugnatore, il coltivatore.
Forse lei non ha compreso esattamente queste cose; forse, lei ha pensato che quella fosse un'esternazione a latere di quanto lei sta facendo. Eppure, le ho dato due/tre grandissimi strumenti, affinché potesse realizzare l'alta amministrazione, non la quotidianità banale della gestione dei soldi, delle elemosine da dare ai singoli petenti: quando le ho parlato della "governance", delle azioni di accompagnamento delle Province piemontesi, che rivendicano una loro consanguineità con questo Piemonte, quando ho pensato che attraverso delle triangolazioni tripolari con il CNEL e con l'Istituto San Paolo si potesse, attraverso questa capacità di grande patronaggio-patronato politico e culturale, far lievitare soprattutto le Province periferiche. Ma lei, forse, non l'ha compreso. Lei ha creduto che questo fosse un giocattolo da barattare: un povero, meschino, inerme elemento da mettere come greca sul cappello da parte del Presidente del Consiglio dell'epoca.
Non è così: mi dispiace. Sa, Presidente, con queste cose si va poco lontano; l'identità di un Paese, di un Consiglio, di una presenza, non sta nel rivendicare antiche o vecchie memorie, ma nella capacità di relazioni in questo imprinting moderno con cui noi dobbiamo conoscere e soprattutto riconoscere la comunità piemontese. Capacità di dare, al di là delle nostre bandiere politiche, una possibilità di rilancio, di concertazione, di consenso. Questo è il senso del nostro Piemonte e della crisi che attraversa. Questo è il coraggio liberale e democratico che ci deve animare. Questo è il coraggio liberale e democratico che credo spetti a tutta l'assemblea; assemblea che credo non si senta assolutamente sotto processo, dalle mie parole.
Dice un grande poeta cristiano, Charles Peguy: "Un Partito vive della sua mistica e muore della sua pratica"; non vorrei che qualche Partito appena nato, dopo aver vissuto della sua mistica solo pochi anni fa morisse già oggi della sua pratica.
Voglio anche ricordare, con un grande pensatore del passato, a coloro che pensano a giocare sulla lavagna, a far traghettare numeri da una parte all'altra e che possono così parlare di cambiamento politico, che non siamo noi o i miei amici ad abbandonare un potere, ma è un potere che si abbandona da sé, quando non c'è capacità di affrontare i problemi, ma solo quella di eluderli, di fuggire o di galleggiarvisi sopra.
Presidente, non voglio dire nulla anche se, certamente, c'è una responsabilità politica: non è il PPE che se n'è andato. Ho sempre detto agli amici e agli avversari che sarei stato l'ultimo ad abbandonare la nave, essendo io frutto del sistema maggioritario. Ma qui una parte dell'equipaggio, con lei corresponsabile, ci ha buttati giù, fuori dalla nave. Dobbiamo prendere atto di questa situazione.
Non importa: la vita va avanti lo stesso.
Vorrei chiudere, per sdrammatizzare un po' questo nostro discorso, con una bellissima poesia del Belli, che non vorrei potesse riguardare qualcuno può riguardare innanzitutto me, prima degli altri - ma che può essere anche riassuntiva di come sono le vicende delle cose umane. "La lumachella della vanagloria, che era strisciata sopra l'obelisco, guardò la bava e disse: 'Ora capisco: lascerò un'impronta nella storia'". Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FOCO



PRESIDENTE

Ci sono richieste di parola?



CHIEZZI Giuseppe

Dopo tutto questo, il Presidente Ghigo non ha niente da dire?



PRESIDENTE

I Consiglieri che intendono intervenire sono pregati di iscriversi.



CHIEZZI Giuseppe

Il Presidente Ghigo non ha niente da dire? Sarebbe non stupefacente che parlasse il Presidente Ghigo a questo punto. E' stupefacente che non parli!



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Marengo; ne ha facoltà.



MARENGO Luciano

Solo per capire, perché l'intervento di Picchioni - pare chiaro - è una sua ricandidatura. Vorrei capire se ci sono altre candidature, perché è ovvio che per il dibattito, soprattutto ai fini del voto, è indispensabile capire ce ci sono altre candidature o se c'è solo quella di Picchioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

L'intervento del Consigliere Marengo mi impone di annunciare, a nome della maggioranza, la candidatura di Sergio Deorsola, dopodiché ci riserviamo di fare successive valutazioni se le condizioni del dibattito lo richiederanno.
Per ora mi limito alla formalità, quindi noi abbiamo raccolto le 32 firme dei Consiglieri del Polo per quanto riguarda la candidatura di Sergio Deorsola che formalizziamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Noi chiediamo come contributo al dibattito le dichiarazioni programmatiche, le intenzioni politiche, i ragionamenti di merito, da parte del Presidente designato, Consigliere Deorsola.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Scusi Presidente, vorrei ricordare che un mese e mezzo fa su una candidatura noi avevamo un documento programmatico legato a quella candidatura e su quello ci saremmo confrontati decidendo la nostra posizione. Ora vorremmo conoscere, dopo la candidatura annunciata formalmente da parte del Capogruppo del partito di maggioranza relativa, le motivazioni e il programma di chi si candida a presiedere il Consiglio regionale e non un qualche posto della maggioranza. La carica di Presidente del Consiglio regionale è di garanzia di tutti i Consiglieri.



PRESIDENTE

Poiché viviamo in una situazione estremamente delicata, il Vicepresidente Deorsola e il Presidente del Consiglio pro-tempore hanno deciso di non presiedere questa assemblea, lasciando all'altro Vicepresidente vicario, il Consigliere Foco, di presiedere lui l'assemblea.
Pertanto da questo momento noi siederemo ai banchi dell'Ufficio di Presidenza, ma lasceremo al Consigliere Foco questa incombenza.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FOCO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Deorsola; ne ha facoltà.



DEORSOLA Sergio

Desidero innanzitutto ringraziare della indicazione che è stata fatta dal Capogruppo Gallarini in ordine agli adempimenti che si svolgeranno nelle prossime ore.
Il dibattito di oggi, come del resto quello dei giorni scorsi, riguarda il ruolo del Presidente del Consiglio regionale e più in generale dell'Ufficio di Presidenza.
Credo che il primo obiettivo del Presidente e dell'Ufficio di Presidenza debba essere quello di garantire una governabilità efficace della Regione dal punto di vista legislativo rispetto alle esigenze che ci sono in campo. Quello della governabilità efficace è un concetto che deve essere collegato a tutta una serie di interventi di modificazioni che sono stati evidenziati in questi ultimi anni da fenomeni sia interni che esterni.
Per dare un riferimento sintetico a quello che intendo per governabilità efficace credo di dover mutuare dalle parole del Presidente della Camera dei Deputati, on. Violante, quando parla di "democrazia decidente". Cioè una democrazia che sia certo rispettosa dei ruoli di tutte le componenti delle assemblee (noi parliamo ovviamente della nostra assemblea regionale), che sia rispettosa perciò dei diritti delle minoranze sia come Gruppi sia come singoli Consiglieri, che prenda come base di partenza, per quanto riguarda i ruoli interni, l'acquisizione del dato del bipolarismo e perciò del ruolo alternativo della maggioranza e della minoranza, anche se questo ruolo alternativo della maggioranza e della minoranza deve essere visto come un'esigenza che quando si tratta di determinare le regole del funzionamento della assemblea devono in qualche modo, queste regole, essere determinate dal più largo consenso possibile cioè nel senso che l'assemblea deve essere sì momento di governabilità efficace, ma rispettando tutte le regole che l'assemblea stessa si è data e la possibilità di offrire una proposta politica, di offrire un doveroso controllo sull'operatività della maggioranza, sull'operatività che si svolge e anche la possibilità ai singoli Consiglieri di essere tutelati nei loro diritti.
Il ruolo dell'assemblea, perciò, come momento concretizzatore a livello legislativo delle linee direttrici di una politica che abbia avuto il consenso dei cittadini, di una politica che sappia rispondere alle grandi trasformazioni dei prossimi anni; grandi trasformazioni che sono richieste dalle scelte che sono state fatte dal nostro Paese, delle grandi scelte di trasformazione che sono in atto con il lavoro della Commissione Bicamerale peraltro non ci è dato conoscere oggi in che misura e quando potranno essere utilizzate come momento di riferimento. Perciò nei prossimi due anni e mezzo la nostra assemblea sarà chiamata a delle scelte molto importante da una parte se utilizzare tutte le possibilità che offre la nostra Costituzione, così come oggi è scritta e determinata, oppure attendere questa nuova dimensione dell'assetto istituzionale. Questa è un'indicazione che mi porta a parlare dell'esigenza che la nostra assemblea compia delle scelte più audaci, più ferme, più decise, anche rispetto al ruolo e al rapporto con gli altri enti locali. Credo che debba essere acquisita in tutta la nostra produzione legislativa il principio della sussidiarietà, un principio che non solo ci viene raccomandato dall'unione europea, ma che si trova nel pensiero di molti statisti, di molti operatori della politica e credo che sia un principio che deve essere da noi tutti acquisito. Perci il discorso della Statuto, il federalismo così potremo realizzarlo, una scelta di attuare delle riforme: personalmente credo che si debbano fare tutte le riforme possibili, tutte le riforme che sono possibili già a Costituzione invariata e questo a costo anche di dover ripercorrere in qualche misura un lavoro che potrebbe essere diverso con l'approvazione di tutta o parte della normativa prevista dalla Bicamerale, ma credo che quella di una risposta al dato federalista non possa essere rimandata oltre perché così chiedono la stragrande maggioranza dei cittadini anche del nostro Piemonte, ma non solo. Riassumendo il ruolo centrale dal punto di vista legislativo del come momento di garanzia e di attuazione dei programmi votati dai cittadini grande attenzione al ruolo di garante, di difensore che deve avere il Presidente e l'Ufficio di Presidenza nel suo complesso dei diritti non solo della minoranza ma anche di tutti i singoli Consiglieri e coinvolgimento il più ampio possibile per dettare in qualche modo delle regole diverse di funzionamento di quest'aula sulla base di quello che è stato deciso dalla Camera dei Deputati per riuscire a dare una capacità di formazione della volontà di tempi più ridotti rispetto alle lungaggini che hanno caratterizzato a volte anche i nostri lavori. Questo in estrema sintesi il riferimento che credo debba essere preso come punto di partenza; grande rispetto per le opinioni e per il lavoro che costituzionalmente è garantito, ma che è proprio connaturato allo schema bipolare, all'impegno e al lavoro di controllo e di proposta che deve avere l'opposizione, ma assemblea che deve essere in grado di essere il momento di acquisizione a livello legislativo della volontà dei cittadini.
Il lavoro che attende l'assemblea regionale piemontese è molto ampio spetterà a noi e a voi tutti cari colleghi di assumere quelle determinazioni che siano in grado di riportare il nostro Piemonte in uno schema, in un mondo globalizzato, tendente alla globalizzazione dal punto di vista economico a poter affrontare questa competizione che è affascinante, ma anche estremamente ardua e difficile per questo confronto con Paesi che hanno normative diverse rispetto alle nostre, normative che anche meno tutelano da un punto di vista dei diritti dei singoli cittadini che spingono cittadini ad uscire dalle loro patrie e nazioni e noi dobbiamo anche sotto questo aspetto saper essere difensori delle esigenze complessive della nostra realtà, ma anche dei singoli cittadini.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Presidente, le chiederemmo una breve sospensione vista l'eccezionalità dell'avvio di questa assemblea per una valutazione come gruppi consiliari di opposizione.



PRESIDENTE

Penso che non ci siano problemi a concedere questa sospensione vista la delicatezza dell'argomento che stiamo affrontando.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11,00 riprende alle ore 12,15)



PRESIDENTE

Anche se con un certo ritardo, necessario ai fini della discussione possiamo riaprire i nostri lavori.
Vi sono stati gli interventi dei due candidati; invito ora i Consiglieri a chiedere la parola per il dibattito generale, se ritengono di doverlo fare.
Ha chiesto la parola la Consigliera Cotto; ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Aspettavo ad intervenire solo perché pensavo che la minoranza volesse ragguagliarci circa l'incontro che aveva avuto, non per altro motivo.
Grande interesse per una politica di Centro, attenzione alle proposte formulate recentemente per riaffermare i valori della solidarietà sociale del liberalismo e del federalismo; rilancio del programma che nel 1995 ha avuto il consenso della maggioranza dei piemontesi per riassorbire la disaffezione di molti cittadini verso le istituzioni.
Questo è stato il significato politico e programmatico e le linee guida della federazione tra i Gruppi consiliari del CCD, CDU, Pensionati per l'Europa e Misto indipendenti in questo Consiglio regionale.
Abbiamo voluto creare una federazione aperta tra i Gruppi che si ispirano idealmente al centro del sistema politico, per rilanciare alcuni temi forti che devono trovare adeguate risposte nell'azione della Regione.
In particolare, in campo sociale è necessario portare a compimento la legge sulla famiglia; rilanciare la legge regionale sulla scuola libera predisporre interventi a favore delle categorie deboli, anziani e disabili incrementare le risorse a favore delle associazioni di volontariato rifinanziare i buoni casa; approvare una specifica legge regionale a favore degli usurati.
In campo economico si propone la predisposizione di adeguati interventi nel comparto agricolo, attualmente penalizzato, e del lavoro autonomo con azioni di snellimento delle procedure e di sostengo economico alle piccole e medie imprese, assicurando il pieno utilizzo delle risorse comunitarie in particolare a favore delle nuove imprese e dell'occupazione giovanile.
In campo istituzionale è indispensabile un rilancio di una politica di autentico federalismo, adeguando la normativa regionale nel settore delle deleghe agli Enti locali, supportato con adeguate risorse economico finanziarie.
L'iniziativa assunta, quindi, non ha alcuna valenza di "rivendicazione" di posti o privilegi, ma è a tutti gli effetti iniziativa politica che mira a creare un organismo forte, unitario, che rimetta in moto la situazione consentendo di ricostruire un vero Centro dinamico.
Certo, si tratta di una partita molto complessa: occorre saper vincere le resistenze dei partiti che hanno raggiunto una loro presenza politica e degli uomini e delle loro, seppur legittime, ambizioni.
Il patriottismo politico, che a volte sembra prevalere, è certo un macigno che ostacola l'incontro, così come i personalismi troppo marcati ma questo incontro è necessario, oggi più che mai, e in questo mi rivolgo anche a coloro che condividono valori comuni, sia pure affidandosi a leader diversi e forse anche militando in schieramenti diversi.
In questa situazione, è stato importante passare dalle parole ai fatti agendo con rapidità, pur non dimenticando i tradizionali valori della prudenza e della saggezza necessarie.
Siamo in un certo senso orgogliosi che in Piemonte, in questo Consiglio regionale, si siano creati i presupposti per realizzare quanto a livello più ampio si sta cercando di concretizzare; altrimenti il rischio è una complicazione della scena politica, la confusione, forse anche il caos istituzionale che repentini quanto inopportuni passaggi di uomini e situazioni rischiano di provocare.
Per questo sono necessari una grande volontà ed una ancor più grande umiltà.
D'altra parte, o si crea una grande aggregazione di forze o tutto diventa frammentazione e personalismo, creando un grande senso di disfatta che si impadronisce dei potenziali elettori che invece stanno moltiplicando gli appelli, affinché si ritrovi un'operante unità.
Siamo convinti che questo risultato si possa ottenere attraverso un'operazione che si fondi su un sano federalismo, assicurando che ogni forza mantenga una sua visibilità ed una consistenza, trovando nel rapporto federato la comunione di proposte indispensabili con i quali guardare al futuro, facendo sì che vengano fatti emergere i valori comuni.
Con questo presupposto abbiamo creato questa federazione di centro, che qualcuno ha erroneamente voluto bollare come operazione di potere e che invece, come ho cercato di spiegare, è ben altro.
Ai detrattori richiamo il dato numerico delle posizioni di governo o di visibilità politica che il centro ha occupato in questa Regione ed in questo Consiglio fino ad oggi e di quelli che ricoprirà in seguito: il decremento è evidente ed è la prova provata di quanto sostengo.
Altro discorso è invece la necessaria visibilità politica che riteniamo doverosa in un rapporto corretto e di pari dignità con le altre componenti della maggioranza che è stata chiamata a governare il Piemonte dal voto del popolo sovrano e che non può essere messa in discussione da scelte più o meno strategiche e più o meno felici di taluni componenti.
Coerenza con gli obiettivi programmatici e assoluta volontà di rimarcare la nostra presenza politica.
Con questi presupposti, proponiamo che un componente del centro sia chiamato a guidare questo consesso e con questa volontà chiederemo ai nostri rappresentanti nell'esecutivo di portare avanti la nostra linea politica, confermando leale collaborazione alla Giunta ed al suo Presidente, sempre rivendicando le precise priorità che riteniamo di dover concretizzare per il bene del nostro Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Presidente e colleghi, credo che tutta l'Aula, tutti i Consiglieri di maggioranza e opposizione, ascoltando l'intervento iniziale del Presidente Picchioni, si siano resi conto, indipendentemente dalla collocazione di maggioranza e di minoranza, di come questa Regione sia in una grandissima difficoltà di governo.
Il suo intervento, ispirato ad un forte valore istituzionale contenente anche una grande tensione ideale, ha messo a nudo con franchezza, con sincerità, l'inadeguatezza della maggioranza di centro destra e soprattutto l'incapacità del Presidente Ghigo di essere leader di questa maggioranza.
Il problema è il Presidente Ghigo, vorrei che fosse chiaro; tutti ci rendiamo conto, possiamo fingere, simulare e dissimulare - come diceva il Cardinale Mazzalino nel suo breviario della politica, di cui il Presidente è diventato un grande interprete - ma comunque abbiamo il dovere di affrontare il vero problema politico di questa Regione: l'inadeguatezza del Presidente Ghigo.
Lei, Presidente, si è dato l'immagine di "naif della politica", ha voluto far credere di essere un ingenuo, ha costruito la sua immagine su questa presunta ingenuità, che non esiste - l'abbiamo sentito anche dall'intervento del Presidente Picchioni - e l'ha contrapposta, facendola sembrare quasi un disprezzo nei confronti di chi ha l'arte della politica.
Lei ha detto diverse volte di non conoscere l'arte della politica; lei ha dato questa immagine incantando tanti componenti della sua maggioranza e, in qualche momento, anche qualche componente della minoranza.
Noi Popolari, con grande solitudine, fin dall'inizio abbiamo detto che la sua era una finzione, che il problema reale è la sua incapacità di essere leader della maggioranza.
Il Presidente della Regione Piemonte e della Giunta regionale non pu disinteressarsi dell'elezione del Presidente del Consiglio.
Ricordo che lei, in privato - ma in politica le parole hanno un senso aveva detto: "Mi dimetterò se il Presidente Picchioni non verrà eletto".
Poi ha ripetuto: "Il Presidente Picchioni è il mio candidato" - aggiungendo "però se la maggioranza mi dice cosa devo fare...".
Mi scusi, Presidente, ma lei chi rappresenta in questa maggioranza? Rappresenta qualcuno? Lei, Presidente, non sente il dovere, ogni tanto, di rispondere quando qualcuno fa qualche riferimento alla sua incapacità, come è stato fatto oggi? Ma è possibile che lei, Presidente, continui ad avere disprezzo nei confronti del Consiglio regionale, disinteresse, attenzione enorme ed esagerata soltanto a comparire in televisione, non pensando ai rapporti istituzionali, ai problemi del governo del Piemonte, ai problemi istituzionali? E' questo il problema che abbiamo di fronte e lei non ha dato alcun contributo utile per risolverlo.
Lei, con la sua incapacità e con la sua attenzione a governare soltanto qualche interesse particolare, ha messo la Regione in ginocchio, ha rovinato la sua maggioranza di centro-destra.
Noi, come partito di minoranza, vorremmo esprimere soddisfazione per questa sua incapacità, ma sentiamo anche il dovere di dire che la sua azione è estremamente dannosa per il Piemonte.
Le sue parole molto mirate, con le quali continua a ripetere che la Regione gode di buona salute, sono una grande bugia alla quale lei forse crede (io spero di no). Qui in Consiglio non ci crede più nessuno; forse all'esterno, in Provincia, dove non conoscono le vicende del Palazzo, la sua immagine può godere di qualche risultato positivo, ma le sue capacità di governo sono nulle.
Quando poco fa il Presidente Picchioni ha detto: "Lei, Presidente Ghigo, mi ha scippato gli Stati generali", non ha fatto un'affermazione qualunque; è una accusa pesantissima.
Noi avevamo già detto, e oggi l'intervento del Presidente Picchioni ci conforta, che la sua attenzione è stata rivolta a dare qualche elemosina qualcosa a chi chiede, questo è il senso e la sottolineatura di una sua incapacità.
Lei, Presidente, credo abbia il dovere di pensare realmente al suo ruolo. Presidente, la sua presenza si sta riducendo ad una vera difficoltà per la maggioranza di centro-destra, e lei rappresenta in modo emblematico le difficoltà del suo partito, del quale lei non è il leader.
Lei non è riuscito a convincere neppure il suo Gruppo - è quanto abbiamo letto sui giornali - sulla necessità di risolvere le questioni anche quelle più banali di potere: la questione dell'Assessorato, la questione della Presidenza, mentre è stato molto attivo a risolvere il problema del suo consulente, Garrone, quello che ha creato la sua immagine.
E' stato molto attivo; la Regione è paralizzata e lei ha affrontato con grande disinvoltura il problema di Garrone, il problema di Mondino e tantissimi altri problemi.
Questa è la situazione in cui ci troviamo; è una difficoltà che deriva dal fatto che il Gruppo di maggioranza relativa, Forza Italia, è in una crisi profonda perché non esprime una posizione di carattere politico.
Non voglio entrare nel merito di processi di aggregazione del centro che trovo tutti legittimi, ma il problema oggi è diverso; non c'è soltanto un problema di aggregazione di forze di centro, c'è un problema di ruolo non svolto dal partito di maggioranza relativa, non svolto dal partito di Forza Italia, non svolto dal suo leader, che è il Presidente Ghigo.
Penso che di fronte a questa situazione avvenga la certificazione ufficiale della crisi politica della maggioranza di centro-destra. Noi l'avevamo detto diversi mesi fa; il Presidente Ghigo ha voluto minimizzare le cose, ma quanto è avvenuto oggi, è evidente.
Quando il Presidente uscente dice ciò che ha detto, la certificazione è un fatto reale. Abbiamo assistito poco fa a tale situazione. La stessa collega Cotto ha richiamato il documento della maggioranza, l'ha fatto anche il Presidente Picchioni, quel documento della maggioranza dice: facciamo tante cose, perché non sono state fatte.
Questa è la verità; vi rendete tutti conto di non essere riusciti a dare espressione agli impegni elettorali che avete assunto, sentite la necessità di rimodulare la vostra presenza politica e non riuscite a farlo perché il Presidente minimizza i problemi.
Presidente, lei deve dimettersi, si deve convincere di questo fatto. Le dimissioni sono un atto dovuto, non sia legato a questo incarico, perch lei, così facendo, sta creando un danno istituzionale.
Dopodiché abbiamo il problema della Presidenza del Consiglio, problema delicato. Io credo che il Presidente più adatto, l'abbiamo detto anche alla riunione dei Capigruppo, sia un Presidente di garanzia istituzionale perché le Regioni sono in una fase di grande cambiamento, le riforme istituzionali, e allora occorre un Presidente che abbia l'autorevolezza politica, la sensibilità istituzionale, la capacità politica di guidare un processo innovativo dell'Ente, avendo la capacità di essere al di sopra degli schieramenti. Chi ha questa capacità ha diritto di governare, ha il diritto di essere il Presidente della Regione.
In questo senso oggi il Presidente Picchioni ha dato delle precise indicazioni su una modalità con la quale raggiungere il risultato. Con questo non voglio dire che noi diamo un giudizio positivo su come il Presidente Picchioni ha condotto l'assemblea in questi mesi. Infatti abbiamo anche assistito, in certi momenti, al suo tormento nello svolgere un ruolo non suo, ma toccatogli in quanto il Presidente Ghigo non lo ha saputo svolgere. Abbiamo anche assistito al richiamo rivolto agli Assessori da parte del Presidente Picchioni a non intervenire in quanto a volte gli stessi intervenivano a sproposito.
Quindi il Presidente Picchioni ha sentito il tormento, la difficoltà di una maggioranza che non riusciva a fare un gioco di squadra perché non ha un capitano, perché non ha mai avuto un capitano. Essere Presidente di un Consiglio regionale non significa soltanto, Consigliere Deorsola, conoscere le norme e il Regolamento: non è soltanto questo. Il suo compito è più ampio: deve avere grande capacità e grande consenso.
Se agiamo in questo modo usciremo dalle secche della contrapposizione che non devono interessarci. Oggi noi svolgiamo un ruolo importante, spero che il dibattito ci aiuti sotto questo aspetto a trovare la soluzione più utile affinché, nonostante ciò che pensa il Presidente Ghigo, l'immagine complessiva del Piemonte ritorni positiva.
Presidente, se ne ricordi di queste parole, non vorrei che lei vedesse troppa televisione e vedesse soprattutto le sue interviste e magari si convincesse anche di quanto le raccontano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Presidente, allora la montagna ha partorito il topolino! Dopo oltre due mesi di crisi reale, vera, di discussioni all'interno della maggioranza apprendiamo che non esiste un accordo: la maggioranza è gravemente spaccata. L'accordo di quel che resta della maggioranza è - come diceva poc'anzi il collega Saitta - diverso da quello prospettato dal Presidente Ghigo. Infatti, il Presidente Ghigo aveva detto che, qualora non venisse rieletto Presidente del Consiglio regionale il Consigliere Picchioni, lui si sarebbe dimesso. Lo ha detto anche in quest'aula oltreché ai giornali oppure lo ha detto solo ai giornalisti, ma non ha mai smentito la dichiarazione fatta.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

L'ho smentita in quest'aula.



CAVALIERE Pasquale

L'ha smentita in quest'aula, ribadendola nuovamente all'esterno; lei Presidente, assume spesso questo atteggiamento.
La cosa reale è che tutta questa crisi non è crisi politica, perché a mancare è proprio la politica. Non abbiamo, collega Cotto, in questi due mesi visto, ascoltato, letto di un conflitto vero sulle politiche sociali.
Non abbiamo mai assistito ad uno scontro tra il centro e Alleanza nazionale o parte di Forza Italia su problemi politici sui quali era lecito lo scontro, dividersi, discutere, per poi trovare una sintesi. Altro che risolvere i problemi della famiglia! Certo, il Presidente Ghigo risolve i problemi di alcune famiglie; della famiglia Mondino, della famiglia Garrone e di altre ancora: in questo senso la famiglia è molto tutelata dal Presidente Ghigo.
Parliamo ora del rimpasto. Inizialmente il Presidente Ghigo doveva fare il grande rimpasto, poi il piccolo rimpasto, successivamente il rimpastino ma alla fine non si deve toccare niente, perché l'Assessore da sostituire è messo in palio - si potrebbe proprio fare il palo con il sapone, come avveniva nelle feste di paese negli anni '50 - per tenere in piedi quelle firme che di tanto in tanto il Presidente raccoglie. Ogni seduta di Consiglio il Presidente raccoglie 35 firme, ma la seduta successiva sono solo più 32. Mi risulta che le voglia raccogliere nuovamente, non lo faccia Presidente, per scaramanzia, perché tutte le volte che raccoglie le firme poi la volta dopo sono due in meno. Questa seconda parte di crisi è stata la più scandalosa, mentre nella prima Repubblica a volte arrossivano, qui neppure questo succede. In queste settimane abbiamo letto, con estrema nonchalance, alla distribuzione delle cariche: a questo do la Cassa di Risparmio, a quest'altro EXPO 2000, a quell'altro due poltrone in cambio di tre contro uno. Abbiamo letto queste cose! Questo è stato l'oggetto della discussione della cosiddetta riproposizione del patto.
In questo modo - potrà non sembrare scandaloso, io lo trovo invece ancora e più scandaloso - avete offeso il Piemonte, Piemonte che meriterebbe un governo - anche di centro-destra, se lo ha votato - ma che esprima un programma. La candidatura del consigliere Deorsola, che io stimo come collega, mi pare ponga in modo sbagliatissimo la questione della Presidenza del Consiglio. Mi sembrava più una candidatura a governare, del resto in sintonia con quanto diceva la collega Cotto. Infatti ci sono tre aree che stanno cercando l'egemonia. I brevi tratti programmatici che ha delineato il Consigliere Deorsola erano più un'indicazione a come la maggioranza deve governare, a come la Giunta deve governare: ma questo non è compito del Presidente del Consiglio. Il Presidente del Consiglio deve governare i lavori del Consiglio dove si confrontano i ruoli della Giunta dell'opposizione e in questa sintesi c'è l'espressione istituzionale.
Abbiamo invece sentito dire che il problema è di come dovranno essere fatte passare le leggi della Giunta e che la crisi di questi due anni, le incapacità di questi due anni sono semplicemente state un dato di incapacità tecnica del Consiglio. Tra l'altro, cosa non da poco - e vorrei che in questa sede venisse esplicitato dal Presidente Ghigo - abbiamo appreso, sempre con questa concezione, che, e se fosse così sarebbe un fatto gravissimo, con la prossima rielezione delle Commissioni consiliari proprio per questo problema di poter tenere i 31/32/29 voti, le Commissioni non vedranno più le Presidenze delle minoranze. E' fatto gravissimo, che la dice lunga; era la richiesta di Alleanza Nazionale ad inizio legislatura; è fatto gravissimo perché non si tratta delle Commissioni di Province o Comuni, che non legiferano. Istituzionalmente, le Commissioni legislative hanno sempre e giustamente visto anche le rappresentanze delle minoranze.
Abbiate almeno il coraggio di dire quanto avete intenzione di fare! Credo che non vi sia molto da aggiungere; condivido in pieno quanto detto dal collega Saitta.
Chiudo con una battuta, Presidente Ghigo. Durante il primo o secondo Consiglio di questa legislatura le regalai un'immagine di Santa Dorotea, ma mi rendo conto di aver commesso un errore: lei ne ha fatto oggetto di venerazione e ne è diventato, credo, il più grande devoto; ma io, invece glielo avevo regalato come monito!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Nell'intervento di questa mattina, il Presidente Picchioni ha dovuto prender atto, credo suo malgrado, della crisi della maggioranza di cui faceva parte. Crisi non nuova, che stamattina si aggrava in modo evidente crisi, prima di tutto, di incapacità di governo. Non ci stupisce: l'avevamo previsto dal primo momento in cui questa Giunta era nata; riteniamo comunque che i trascorsi due anni e mezzo non abbiano fatto altro che confermarla e dimostrarne il continuo aggravamento.
Pensiamo a quanto avvenuto nel corso della seconda parte di quest'anno dopo le vacanze estive - siamo di fronte a cose incredibili! Dopo la legge sul personale non si è fatto più nulla; non si è più approvata alcuna legge; non si è stati in grado, in quattro mesi, di sostituire un Assessore! Ogni tanto si dice che quest'aula dovrebbe essere una sorta di Parlamento, che dovremmo tendere a chiamarci diversamente e ad avere non degli Assessori, ma dei Ministri. Un governo che per quattro mesi non riesce a sostituire un Ministro sarebbe deriso da tutti. Questo è quanto ci troviamo di fronte! Si tratta di crisi di maggioranza, di crisi del suo leader.
Si parla tanto del nuovo sistema di voto, che ci ha portato ad una sorta di semipresidenzialismo, ma il Presidente è assolutamente incapace di essere tale: incapace di governare: non riesce neanche a mettere d'accordo la sua maggioranza sulla sostituzione di un Assessore! Questo il dato più evidente; il dato di cui, indubbiamente, il Presidente Picchioni ha dovuto prendere atto, insieme al suo Gruppo.
Oggi ci troviamo di fronte ad un fatto nuovo: la maggioranza, oltre a non saper governare, "perde dei pezzi". Nonostante questo, non succede nulla. Da qualsiasi parte, di fronte ad una crisi di maggioranza evidente una parte dice: "ne esco" - ci si aspetta una dichiarazione del Presidente.
Non credo che il Presidente Ghigo l'abbia scoperta stamattina, che si sia trattato di un fulmine a ciel sereno; qualche segnale di crisi l'avrà già percepito! Ci aspettavamo, di fronte a un fatto di grande rilevanza, ovvero che il suo candidato naturale alla Presidenza del Consiglio non solo non si candida, ma addirittura esce dalla maggioranza insieme al suo Gruppo, una sua dichiarazione, Presidente. Dichiarazione che non arriva - forse arriverà: ce lo auguriamo. In ogni caso, l'unica dichiarazione possibile sarebbe rassegnare le dimissioni.
Come Gruppo, non ci stupiamo: fa parte di uno stile che ha caratterizzato la maggioranza, che non solo non sa governare, ma soprattutto non sa governare attraverso il Consiglio. Governa cercando di escludere il Consiglio, di svuotarne l'importante momento di governo. Stile che credo contrasti con i ripetuti discorsi sul federalismo e sul fatto che si vuol andare verso istituzioni più vicine ai cittadini. Nei fatti s'intende svuotarle di significato: si governa tranquillamente senza provvedere agli atti necessari: la prassi è usare gli Assessorati per "portare avanti" la macchina.
Si è arrivati all'incredibile. Ho sentito nelle dichiarazioni di alcuni Assessori il vantarsi di essere andati all'esercizio provvisorio del bilancio.
Dobbiamo a questo punto ricordare che nei quattro mesi di cui dicevo tra l'altro, non si è neanche provveduto al bilancio, nemmeno nella sua parte tecnica. E non è colpa delle minoranze, che pongono problemi politici in quest'aula: è assoluta incapacità di governo. E' nello stile della maggioranza vivere il Consiglio con fastidio, come momento che in cui è necessario illustrare le proprie posizioni e confrontarle con altre ipotesi. Se ne può fare a meno, tanto si va avanti lo stesso.
Tutto ciò costerà ulteriori difficoltà: i mesi passano e il bilancio continua a non essere discusso. Sicuramente, sopraggiungeranno ulteriori elementi di aggravamento della crisi, che portano fin da ora il nostro Gruppo a precisare che la cosa migliore sarebbe prendere atto della crisi profonda in cui versa la maggioranza ed andare ad un momento di verifica elettorale.
Assistiamo, oggi, ad un salto di qualità. Innanzitutto, la perdita di un pezzo di maggioranza che ripeto, a mio avviso, è atto politico e non problema di personalismi o poltrone: sono convinto vi sia qualcosa di ben più spesso ed importante. Salto di qualità emerso in modo esplicito nell'intervento del candidato alla Presidenza, Deorsola. Come prima cosa il collega ha asserito che occorre controllare il Consiglio, garantire la governabilità. Questo l'obiettivo: intervenire, magari sul Regolamento, se necessario; questa la priorità indicata dalla candidatura-Deorsola.
Candidatura grave, nata esclusivamente all'interno della maggioranza senza alcuna volontà di confronto con l'insieme delle forze politiche del Consiglio. Non si è voluta tentare la strada istituzionale, visto il ruolo super partes che svolge un Presidente del Consiglio. In pratica, la maggioranza ha detto: "E' roba nostra, di maggioranza".
La forza politica di centro nasce con l'importante obiettivo di imprimere una svolta politica, sulla quale vuol costruire la propria visibilità, con un nuovo progetto politico. Non è problema di poltrone, ma il primo atto è il rivendicare la poltrona della Presidenza del Consiglio.
Non è possibile rivendicare la poltrona di Ghigo, si rivendica quella più vicina. Come dimostrazione che non sono interessati alle poltrone non è da poco.
E' un fatto di maggioranza; è una Presidenza che nasce esclusivamente all'interno perché la maggioranza pensa che per poter continuare a sopravvivere con le difficoltà che ha al proprio interno ha bisogno di una Presidenza che la garantisca, di una Presidenza di maggioranza che non garantisca i Consiglieri e le forze politiche, ma garantisca sé stessa. Tra l'altro, non ci rassicura sentir dire qui che si applicherà il Regolamento e si tuteleranno i diritti dei Consiglieri e delle forze politiche di minoranza, ci mancherebbe altro! Se ci fosse un candidato a Presidente che dicesse che non vuole tutelare i diritti dei Consiglieri e dei Gruppi sarebbe davvero incredibile! Ci ha detto che applicherà il Regolamento alla lettera, magari cercando di limitarlo un po', ma non di più.
Siamo di fronte quindi ad un fatto politico grave, non per la persona (non c'è nulla di personale in quello che dico), ma per il modo in cui si è espressa, per le cose che ricordavo prima: è un problema di maggioranza, è un problema di poltrone perché c'è un Gruppo nuovo che sorge e pone un problema di visibilità attraverso esclusivamente il potere e le poltrone, e poi perché ha un programma che esplicitamente vuole intervenire su questo Consiglio per mettergli un po' di regole, un po' di museruola, per impedire che funzioni in modo tale da non permettere al governo di governare speditamente.
Noi non possiamo che essere contrari a questo metodo e a questa candidatura, però pensiamo che di fronte a quanto è avvenuto questa mattina occorrerebbe che alla fine o in altro momento di questo dibattito anche il Presidente Ghigo prendesse la parola per dirci cosa pensa lui rispetto a questa crisi della sua maggioranza. Noi modestamente gli suggeriamo che di fronte a questa crisi lui dia le dimissioni perché oggi probabilmente più che di Presidenza del Consiglio dovremmo discutere di questo aspetto ben più importante e più grave.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, per la verità le forze di opposizione e certamente il nostro Gruppo avrebbe voluto intervenire dopo qualche altro intervento politico della maggioranza, considerato l'intervento di apertura del Presidente Picchioni, ma siamo abituati ad essere di fronte a una maggioranza che parla il meno possibile, forse perché deve subire il trauma di ridursi sempre di più e quindi svolgiamo il nostro intervento in questo momento, prima di avere ascoltato l'intervento che il nostro Gruppo ritiene atteso, del Capogruppo del Movimento Popolare per l'Europa.
Un intervento, il nostro, che sarà abbastanza breve perché la situazione politica è di accentuazione ed accelerazione fortissima della crisi del centro-destra, ed è una situazione politica in qualche modo abbastanza chiara.
Noi ci siamo lasciati, alla fine di dicembre, con un documento politico firmato da 35 rappresentanti della maggioranza. Io ricordo che dissi al mio collega di Gruppo, Angeli, quando sentii il testo di quel documento: "Se piace al Presidente della Giunta, andrà bene per lui". Era un documento di esplicita dichiarazione di una situazione di crisi, anzi avevano sottoscritto i 35 che erano in crisi. Sono tanto in crisi che oggi sono 32 con ogni probabilità, o comunque noi abbiamo assistito ad un atto di apertura di questo dibattito da parte del Presidente Picchioni che certamente è stato un bilancio politico, una riflessione di carattere istituzionale, ma è stato, ed è, un pesantissimo atto di accusa politica al Presidente della Giunta regionale! E questo atto di accusa politica da parte del Presidente Picchioni al Presidente della Giunta regionale viene non dal Presidente del Consiglio in quanto tale, ma credo da una delle punte, se non addirittura la punta assoluta, della lista di maggioritario presentata dal Presidente Ghigo in allora. Quindi è un fatto politico di per sé.
Non solo, ma noi dobbiamo dire che come Gruppo politico talvolta - e il Presidente Picchioni lo sa - abbiamo rimproverato il Presidente del Consiglio, Picchioni, perché svolgeva in quest'aula troppo sovente un'azione di supplenza politica nei confronti della maggioranza di centro destra, ruolo che certamente non è proprio del Presidente del Consiglio regionale, ma a cui evidentemente egli era costretto per quella incapacità politica di questo centro-destra che noi abbiamo messo in evidenza e che oggi si appalesa con assoluta evidenza! Perché? Cerco di illustrare brevemente perché il centro-destra è ulteriormente in crisi, si tratta di una accelerazione di crisi senza ritorno.
Dal 24 dicembre sono avvenuti tre fatti politici. Un fatto politico è la costituzione del Centro. Noi siamo assolutamente convinti, collega Cotto, che il Centro sia un fatto politico: non è così come si è sviluppato e come potrà svilupparsi una sommatoria di Consiglieri che dicono alcune cose, perché vi è in questa vicenda una evidente interfaccia politica nazionale. Il Centro si è costituito, oggi esprime un suo candidato (candidato verso il quale abbiamo simpatia e anche considerazione politica), ma ci appare evidente - io non so Presidente Ghigo se lei non se ne è reso conto o se non se ne rendono conto singolarmente i colleghi di Forza Italia - che questo Centro, nel momento in cui si presenta, tiene duro, ottiene una posizione politica, non ha puntato ad una posizione di governo della Regione Piemonte, ma ha puntato alla poltrona di Presidente del Consiglio regionale in una sorta di cosiddetta "autotutela istituzionale" del Centro! In sostanza, il Centro non si mescola tanto nel momento in cui si presenta nelle vicende di governo; dimostra di non credere al governo di centro-destra, perché se questo Centro avesse creduto veramente a questo centro-destra avrebbe chiesto al Vicepresidente della Giunta regionale! Quanto meno! E allora diciamo che il Centro si presenta, ma guarda al futuro.
E mi permetta, Presidente Ghigo, di dirle quanto io sia stupita di una cosa. Mi sono chiesta mesi fa, credo come tutti i colleghi, perché si costituisse il Movimento Popolare per l'Europa. Me lo sono chiesto perch mi sembrava che in quel momento il Presidente Picchioni fosse sostanzialmente tutelato nella sua prospettiva e anche nella sua prospettiva di rinnovo alla carica istituzionale. Ciò che si è capito è che evidentemente vi era una volontà di porsi, di collocarsi e di essere politicamente presenti nella gestione della crisi di una realtà che è davanti agli occhi di tutti, nazionalmente e localmente, che è la crisi di Forza Italia. Oggi noi troviamo che alla Presidenza del Consiglio viene messo l'esponente del Centro che ha come prospettiva politica nazionale esattamente la stessa cosa. Esattamente la stessa cosa! Non solo, ma spondata, organizzata nazionalmente, con un supporto politico nazionale! Questo mi riesce difficile da capire. Mi riesce difficile capire perch questo centro-destra tranquillamente fa questa scelta. Colleghi di Forza Italia, singolarmente considerati, pensateci! Questo è il primo fatto politico: si è presentato il Centro come fatto politico dal 24 dicembre ad oggi. Si è presentato in aula, si è candidato istituzionalmente, ma con queste caratteristiche politiche.
Il secondo fatto politico è l'intervento del Presidente Picchioni oggi.
Vede Ghigo, anzi vedi Ghigo, voglio darti del tu per una volta come collega di Consiglio e anche come donna che ha dato alla politica la sua vita: la prima Repubblica aveva tantissimi difetti, ma ha avuto la passione politica, l'idealismo di alcuni, lo scontro, ma non si andava mai sotto la dignità politica e sotto la dignità personale. Io non ho mai sentito in trent'anni di vita politica, venti trascorsi nelle aule elettoralmente, non ho mai sentito la serie - permettimi - di attacchi personali che hai avuto dai colleghi di Forza Italia. Se io penso alle cose che hanno detto nell'ordine Caterina Ferrero, Benso, Angeleri e oggi Rolando Picchioni bisogna essere tosti! Se a Carla Spagnuolo, o ai capi della famigerata Prima Repubblica avessero detto l'insieme di quelle cose e alla fine fosse stato detto "lei Presidente Picchioni non è abituato a difendere l'onore delle persone", qualche risposta politica qualche vituperato esponente della Prima Repubblica si sarebbe alzato in piedi e l'avrebbe data! Ghigo, io non ti capisco! E' per questo che mi sembra di poter dire che ad una navicella debole, che ha avuto già una serie di buchi, come quella di Forza Italia in quest'aula, e non solo questo attacco permanente, oltre alle valutazioni politiche e quindi la perdita ulteriore di credibilità politica del dirigente della Giunta regionale del Piemonte, del capo del governo della Giunta regionale del Piemonte, sarà un'ulteriore elemento di indebolimento politico e certamente di crisi.
Io non voglio andare oltre Presidente; devo dire che rispetto ai fatti politici che sono intervenuti noi guardiamo con attenzione, serietà politica alla costituzione del centro. Abbiamo queste due candidature abbiamo ascoltato il patos profondissimo del Presidente Picchioni in quest'aula; in qualche modo, Presidente, lei aveva supportato troppo l'azione, erano troppo abituati, probabilmente, alla sua azione permanente di salvataggio e hanno pensato che di lei potessero fare a meno. Lei li ha abituati forse troppo bene.
Però, vede Presidente Ghigo, è a lei che voglio dire una cosa dal punto di vista conclusivo di queste riflessioni che consegno molto modestamente a ogni Consigliere regionale: Presidente Ghigo, ho un'impressione, non si faccia più illusioni. La sua stagione politica è finita, perché accanto alla crisi di Forza Italia si è verificato qualcos'altro, su cui non si pu tornare indietro, nel senso che la sua stagione politica è finita certamente perché forse lei è stato troppo in televisione, non ha governato bene, ma anche perché è finita una sua caratteristica, lei non può più accreditarsi come un uomo politico nuovo, lei non può più farlo.
Perché lei ha dimostrato non solo a quest'aula, ma alle forze politiche e quel che è peggio al Piemonte e agli elettori del Piemonte, che è un uomo dai vecchissimi costumi, perché è un uomo che in realtà ci ha fatto vedere anche in queste ultime ore di essere pronto a qualunque compromesso, anche ai piccolissimi compromessi e in questo senso il nostro gruppo, che è stato molto attento alla sua vicenda politica, si permette di dirle che forse una riflessione politica profonda, ma anche umana, le consentirebbe di prendere atto di questa situazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Grazie Presidente, è un po' difficile prendere la parola oggi, perch ci sono tante cose da dire e vengono toccati tanti argomenti che vanno ben oltre quella che è una scadenza statutaria, ma che è soprattutto nei fatti una scadenza politica. Si mescolano vicende umane, sentimenti, amicizie rapporti con l'attualità stringente e mai come in questo momento opprimente delle necessità della politica e dei suoi equilibri.
Io proprio per questo vorrei iniziare ringraziando il Presidente Picchioni per una parte del suo intervento, quello che io condivido in toto, cioè l'intervento che si è limitato ad una lezione di alta politica e ad un richiamo a dei valori quasi deontologici della nostra professione del nostro ruolo di eletti dai cittadini e di Consiglieri.
Questo ringraziamento non vuole essere la pacca sulla spalla che prelude al licenziamento; il ringraziamento è sincero, umano, fatto in totale amicizia parlando all'uomo e non parlando al politico e alla politica, perché passando dal campo dei rapporti umani al campo della politica, le strade della politica sono molto spesso imperscrutabili per i suoi attori e molto spesso queste strade portano a dei punti di arrivo che vanno aldilà del bene e del male, del giusto e dell'ingiusto e gli stessi termini di corretto e scorretto hanno in politica significati diversi secondo le contingenze, perché la politica è anche il governo delle contingenze ed è il governo delle differenze ed è il governo delle mediazioni ed è anche l'interpretazione dell'evoluzione che ciascuno di noi subisce nei propri posizionamenti teorici, ideologici o anche semplicemente contingenti.
Oggi noi ci troviamo di fronte a dei movimenti che non hanno natura localistica o regionale, oggi ci troviamo di fronte a dei movimenti e a delle tensioni che sono evidenti all'interno del Polo a livello nazionale tutti ci stiamo ridiscutendo, dal centro ad Alleanza nazionale che tra circa un mese svolgerà a Verona la propria assemblea programmatica.
E allora forse anche in questi termini noi affrontiamo oggi il dibattito in quest'aula ed è un dibattito che prescinde, e da parte mia vuole prescindere, da considerazioni sulle persone o sulla qualità delle persone.
Tutti i colleghi di quest'aula, per me, hanno la stessa dignità e le stesse potenzialità, ed è giusto che tutti possano esprimersi nei diversi ruoli.
Io, però, ho sempre creduto una cosa, facendo politica: che una maggioranza - è la prima volta che ne faccio parte, come tutta Alleanza Nazionale - sia, prima di tutto, una comunità di intenti in cui si cerca di dare attualità a dei valori di base che sono condivisi da tutti, quei valori di base su cui poi si costruiscono i programmi e la prassi del quotidiano.
Se questi valori sono condivisi, vengono ben prima e ben sopra tutto il resto, cioè sopra e prima di tutte le nostre posizioni personali e di tutto ciò che noi siamo chiamati a rappresentare in determinati momenti della nostra vita, della nostra carriera.
Ma se i valori fondanti e le premesse sono comuni e condivisi, e se questi valori e queste premesse ci hanno portati a stare insieme e a condividere un progetto, a mio avviso, pur comprendendo da un punto di vista umano l'amarezza di chi, a un certo punto, vede che la sua maggioranza, per quelle strade imperscrutabili a cui facevo riferimento prima, non gli rinnova la fiducia, avendo condiviso e condividendo dei valori di base, dei valori che però si sono concretizzati in un progetto credo che debba o possa - non so neanche come dirlo, perché ovviamente non può essere un consiglio (di cui certamente non si ha bisogno e che non sarei neanche all'altezza di dare), ma vuole essere una richiesta, debba comunque continuare a condividere quei valori che ci hanno fatti stare assieme, indipendentemente dalla posizione che ciascuno di noi va ad occupare.
Comunque, tutti noi siamo stati eletti sulla base di valori e di principi che hanno spinto tanti, milioni di piemontesi a preferirci ad altri.
E secondo me - lo dico prima di tutto a me stesso - questo è il motivo fondante della stessa esistenza di qualsiasi maggioranza.
Vede, Presidente Picchioni, chiaramente oggi si cerca di celebrare una festa, anzi un festino truculento, credo ai suoi danni. Ma come rappresentante di un partito politico io non ho paura - se mi passa il termine - delle conseguenze di un "Picchioni ferito". Io non ho paura.
Io ho paura che quelli che oggi blandiscono, per più o meno legittimi interessi di mettere in difficoltà ulteriormente questa maggioranza sicuramente - e non devo insegnarlo a lei - hanno sempre avuto e hanno tutti altri intenti.
Però, tornando e cercando di tornare alla politica e al nostro ruolo non sfuggo alle domande che sono state poste da alcuni colleghi della minoranza, alcune in maniera assolutamente banale e provocatoria, da gioco delle parti, altre invece in maniera più profonda.
Questa maggioranza ha due momenti di crisi, non irreversibili.
Uno l'ho già citato, ed è quello dell'interrogarsi sul proprio futuro a tutti i livelli, locali, nazionali, ecc.
L'altro è che questa maggioranza - e mi rivolgo al leader di questa maggioranza, che è il Presidente Ghigo - ha bisogno, da subito, da oggi, di un rilancio forte, convinto, politico, a costo di sfidare le ire di quella parte della minoranza, non tutta, che vuole interpretare sempre e soltanto il dibattito politico come dibattito di scontro e di ricerca del cavillo per non fare politica. Occorre andare avanti dritti per proseguire quel progetto che tutti assieme abbiamo creato due anni fa, anche sulla linea del documento che abbiamo firmato prima di Natale.
Io credo che questa maggioranza possa rinvigorirsi, trovare delle nuove ragioni di essere, soprattutto abbandonare la politica di bottega, soltanto se saprà essere autocrudele e fare un profondo esame. E partendo da questo esame fare tutti i passi possibili.
Io non ho dimenticato che il documento che tutti abbiamo firmato prima delle vacanze era ed è un documento politico: non può essere un documento di potere, perché, comunque, cambiando l'ordine dei fattori, il prodotto non cambia. Non è una questione di pedine sulla scacchiera: è un problema di rilancio.
La nostra immagine, oggi, non per colpa nostra, ma per una certa mancanza di reattività, rischia di essere appannata, cioè rischiamo di fare soltanto il gioco di chi ci porta su una strada che non è quella della politica, ma è quella della polemica, che è diverso.
E allora, l'invito che faccio al Presidente Ghigo è quello di andare dritto verso la strada della politica, lasciando ad altri (perché è anche il loro ruolo) la strada della polemica.
Io non cito autori e poesie, perché in questi anni mi sono accorto che la poesia e la politica non vanno quasi mai d'accordo; i politici talvolta diventano poeti, quando non fanno più i politici; i poeti non fanno quasi mai i politici, altrimenti dovrebbero abbandonare quel loro mondo positivo spesso un po' immaginario, che ci aiuta tutti quanti a vivere.
Questa maggioranza deve andare avanti sulla politica, sui valori, sui principi, sugli ideali che l'hanno formata e non deve pensare - questo secondo me è giusto - che il posto risolva il problema.
Nessuno di noi, Consiglieri regionali di maggioranza, deve pensare che il suo microposticino o quello che spera di avere risolva dei problemi: li crea e basta.
Quindi, semmai, tutti noi dobbiamo fare un passo indietro nelle richieste, che sono richieste legittime, di un equilibrio all'interno delle forze di maggioranza, all'interno della quale tutti devono trovare un ruolo.
Ma deve fare un passo indietro, non un passo in avanti, e mettersi a disposizione, come tutti noi 35, di quei valori, di quei principi, di quegli ideali che abbiamo condiviso e sui quali abbiamo fondato il nostro stare insieme in questi anni.
Non è una grechetta sul cappello da Presidente, da Vicepresidente, da questo o da quello, che ci rafforza o che ci rende migliori e più bravi.
Dobbiamo essere consapevoli del fatto che siamo innanzitutto dei Consiglieri regionali che devono fare i Consiglieri regionali, e poi tutto il resto, ovviamente, trova il proprio equilibrio.
Mi scuso se prendo un po' più di tempo, ma vedo che oggi il dibattito ha dei tempi meno rigidi, è anche giusto, si parla di politica.
Concludo, dicendo al Presidente dell'assemblea che in questi anni ho maturato dei crediti nei confronti di tanti colleghi, per cui potrei parlare per ore; non lo faccio, voglio solo dire una cosa con molto garbo lo dico come Alleanza Nazionale: noi siamo, non voglio dire i primi giudici di questa maggioranza, perché non spetta a noi, poi io questo ruolo l'ho sempre un po' patito, ma credo che forse tutti assieme dobbiamo essere i primi giudici di noi stessi, perché altrimenti da fuori arrivano dei giudizi viziati dalla polemica e non dalla politica.
Noi, da oggi, Presidente Ghigo, chiediamo una svolta definitiva, forte chiara, credibile, alta. Basta col cammino nella palude, abbiamo bisogno di un'iniezione di leadership, abbiamo bisogno...
Le risatine che fate perché pensate che quello che dico in qualche modo confermi alcune cose assolutamente fuori dal mondo che avete detto, non mi toccano; se volete possiamo giocare a provocarci...
Basta col cammino nella palude - dicevo - che qualcuno, la parte meno responsabile, più ideologica e con meno argomenti, della minoranza, ha cercato di creare attorno al cammino di questa Giunta e di questa maggioranza.
Cambiamo il taglio, non rispondiamo neanche, perché si risponde in termini politici, si risponde in termini di attività e questa Giunta nei due anni passati l'ha fatto, indipendentemente dalle critiche, perché gli atti sono quelli che parlano. Non li ripeto più e questo lo dico anche a tutti gli altri colleghi, anche a quelli del mio Gruppo, che vorranno intervenire, altrimenti diventiamo stucchevoli, ci diciamo sempre che abbiamo fatto questa o quella legge, ecc..
Non diciamolo più, facciamone altre, così chi critica avrà motivo di criticare almeno sul merito e non sempre e soltanto sulle cose vaghe.
Dico ancora una cosa, al centro. Io condivido tutto, ma credo che questi siano valori che non debbono avere una bandierina sopra. Li condivido tutti: famiglia (abbiamo presentato una legge anche noi di Alleanza Nazionale); scuola libera (ancora l'MSI si batteva a favore della parità di diritti per tutte le scuole); il volontariato; la legge sull'usura; l'aiuto alle piccole e medie imprese; gli autonomi.
Il centro, con la Consigliera Cotto, ha ridisegnato esattamente il programma del centro-destra del Polo a livello nazionale, dal '94 ad oggi.
Quindi io li condivido; se c'è una bandierina, mi permetto di aggiungere anche quella di Alleanza Nazionale, perché noi condividiamo tutto e allo stesso tempo crediamo che questo debba essere un patrimonio comune e non solo di qualcuno.
In ultima cosa (mi spiace, ma ad un po' di polemica bisogna anche rispondere) credo che il Presidente della Regione Toscana o il Presidente della Regione Emilia potrebbero venire a spiegarci come mai non hanno mai dato le Presidenze nel merito alle minoranze. Anche quelle sono Commissioni che legiferano, ma mentre i piemontesi rischiano di diventare antidemocratici, gli emiliani e i toscani, essendo dell'area della nazione moderata per eccellenza, possono violentare tranquillamente i diritti di qualsiasi tipo di minoranza, come peraltro fanno i loro colleghi di livello più basso (Sindaci, Presidente di Provincia e quant'altro).
Sulle nomine, e concludo, smettiamola di fare i nomi e i cognomi perché se dobbiamo fare i nomi e i cognomi, anche il collega Cavaliere dovrebbe sapere che autorevolissimi esponenti del suo partito si sono scontrati ed hanno nominato come loro consulenti addirittura dei candidati alle Presidenze delle circoscrizioni in contrapposizione a quelli del Polo.
Non c'è stato alcuno scandalo, anzi riescono persino a passare come esperti di ambiente (i nomi non li faccio perché sono una persona che rispetta le regole).
Voglio ancora ricordare a tutti i colleghi, ed anche ai colleghi della stampa, che nei mesi passati hanno potuto scrivere molto di più di quanto non sia avvenuto per la Regione, degli scontri virulenti delle maggioranze di centro-sinistra di Province e Comuni che, su questioni nobilissime di Consigli di Amministrazione, più volte hanno messo a rischio l'esistenza stessa delle loro maggioranze.



PRESIDENTE

Se c'erano crediti, con oggi li abbiamo sanati.
Ricordo di avere ancora quattro iscritti a parlare. Starei per concludere in mattinata la discussione generale, a meno che non ci siano altri Capigruppo che intendono ulteriormente intervenire. Penso che non sia opportuno interrompere la discussione; è meglio portarla a termine, se tutti restiamo nei dieci minuti.
La parola al Consigliere Rosso.



ROSSO Roberto

Grazie, Presidente. Quello che è accaduto oggi, mi riferisco al discorso del Presidente Picchioni, è un fatto molto grave.
Secondo me, un colpo decisivo alla maggioranza di centro-destra è un po' come la goccia che fa traboccare il vaso, perché ci troviamo di fronte ad un Consiglio regionale che, è vero, ha fatto tantissime sedute, ma è anche vero che da settembre è bloccato ed impraticabile.
Voglio solo accennare alle cause della crisi di questa maggioranza.
Si è iniziato con gli Assessori: chi inquisito, chi dimissionario.
Abbiamo assistito in particolare all'episodio dell'ex Assessore Angeleri che non si è dimesso per questioni giudiziarie, ma si è dimesso perché si è sentito poco tutelato dal Presidente Ghigo e dal suo Partito di Forza Italia.
Successivamente abbiamo vissuto altre vicende di altri Assessori e poi quasi come se la maggioranza non volesse interrompere la sua crisi, è partita sempre all'interno della maggioranza una lunga discussione sulla spartizione delle poltrone. Non ho sentito, nei due mesi di crisi di maggioranza, parlare di programmi. Ho solo sentito parlare di poltrone, di Presidenze del Consiglio; ho letto sui giornali - non mi risulta che i giornalisti siano stati querelati - di trattative all'ultimo sangue che riguardavano, però, Assessorati, posti sottogoverno ecc.
Pertanto non bisogna stupirsi che in tutto questo litigio il Presidente Picchioni non venga più ricandidato dal Polo. Non è una questione programmatica e politica, ma è semplicemente dovuta al fatto che questa maggioranza ero sorretta - prendo a prestito una definizione che ho letto sui giornali - da "quattro gambe". In questi due mesi, evidentemente, ci si è accorti che segarne una, due o tre avrebbe fatto cadere la maggioranza si poteva segare solo la quarta, quella che numericamente aveva meno Consiglieri e quindi consentiva alla maggioranza di rimanere in piede: così è stato fatto.
Tre Consiglieri in meno, quindi abbiamo una maggioranza di 32 Consiglieri, si va avanti lo stesso. Però non si sono fatti, secondo me alcuni calcoli. Il presidente Picchioni ha presieduto magistralmente il Consiglio, soprattutto per il Polo. Quante volte la maggioranza ha avuto dei problemi in quest'aula e quante volte il Presidente Picchioni li ha tolti dall'imbarazzo; quante volte ha suggerito a qualche Capogruppo, che magari in quel momento era distratto dalla lunghe ore di dibattito, alcune cose da fare per evitare, per esempio, di non avere i numeri sufficienti, o altri trucchetti del genere.
Come farà questa maggioranza senza un Presidente come Picchioni? Come farete ad andare avanti con una maggioranza di 32 Consiglieri, quando avete avuto grosse difficoltà ad andare avanti con 35 Consiglieri? Guardate, - di questo ce ne siamo accorti - ci sono tantissimi Consiglieri di maggioranza che ormai rappresentano solo più se stessi. Da questo momento sono sufficienti due persone che al mattino si sveglino con il piede sbagliato per ricattare il Presidente Ghigo, su tutto, su qualsiasi provvedimento, su qualsiasi poltrona.
Intravvedo delle difficoltà per questa maggioranza, ma anche per questa Regione, ad andare avanti.
Dall'altra parte abbiamo un centro-sinistra che in parte ha detto di voler andare a elezioni, però, quando si è offerta l'occasione, ha fatto marcia indietro.
Circa un mese fa in quest'aula c'era una crisi tangibile, mancavano dieci giorni alla fine dell'anno; dopo il 31 dicembre il Presidente della Repubblica, senza un bilancio, senza un esercizio provvisorio, avrebbe dovuto sciogliere questo Consiglio e dire ai cittadini: votate voi perch non sono stati in grado neanche di fare un bilancio! Non ho visto tutta questa opposizione da parte di alcune forze dell'Ulivo su questa "leggina" dell'esercizio provvisorio. Alla fine si tratta, si muovono le acque, si mescola, l'importante e non perdere il posto, perché la sedia verde qui in Consiglio regionale è la cosa più importante.
Voglio anche ricordare che ci sono due ricorsi al Capo dello Stato: uno presentato da noi della Lega e uno dal Gruppo di Rifondazione comunista sulla procedura seguita per la votazione del Presidente del Consiglio.
Ricorsi che, se accolti - - noi non adoriamo Scalfaro, però non è detto che faccia un regalo al Piemonte - potrebbero mandarci tutti a casa a votare.
Nel frattempo ci troviamo di fronte a due candidati. Il candidato ufficiale del Polo, il Consigliere Deorsola, che nel suo intervento dice che il Presidente del Consiglio dovrebbe garantire la governabilità efficace della Regione. E' alquanto strana tale affermazione detta da un rappresentanti del Gruppo che ha iniziato la crisi di maggioranza due mesi fa e che ha permesso a questa Regione di non far nulla per due mesi comunque si può sempre migliorare.
Dall'altra parte troviamo la ricandidatura del Presidente uscente, che è stato "scaricato dalla barca" così come ha detto lui stesso. Il Presidente Picchioni ha rivolto delle critiche pesanti al Presidente Ghigo.
Critiche, però, arrivate in ritardo. Appare strano che per due anni e mezzo ci sia stato questo aiuto fondamentale del Presidente Picchioni al centro destra e quando il centro-destra decide di scaricare il Presidente Picchioni, colpendolo sicuramente con una coltellata alle spalle casualmente iniziano le critiche.
Abbiamo visto in questo giorni voti che si muovono da una parte all'altra, contatti, promesse. Ho sentito parlare anche oggi addirittura di cariche di Presidente di Commissione che non verrebbe più affidate all'opposizione. Questa è la cosa che mi preoccupa di meno, non le abbiamo volute l'altra volta, non le vorremmo neppure questa volta; da parte nostra non ci sono assolutamente problemi sotto questo profilo.
Si è parlato molto di nuovi, possibili governi, nuove possibili maggioranze che si prospettano, non lo so. Il Presidente Picchioni è forse, un traghettatore da una maggioranza di centro-destra ad una maggioranza di centro-sinistra? Questo non lo sappiamo e non lo vogliamo sapere.
Noi abbiamo deciso, dopo aver preso atto di questi quattro mesi di disastro, di non partecipare a questo schifo. Mentre qui ci si dividono le poltrone, il Piemonte sta morendo economicamente, socialmente culturalmente e se andiamo avanti così ci si dividerà solo più la carcassa del Piemonte e non servirà più a niente fare tante lotte per essere Assessore: Assessore di nulla.
Se proprio volete giocare, noi vi lasceremo giocare. Quando venivo da spettatore in Consiglio regionale nel 1994 ci fu un grande movimento, due grandi, Picchioni e Marengo, fecero quello che pareva impensabile: la "grande Giunta" DC-PDS. Questi grandi personaggi, ancora qui tra noi, non è detto che non stiano lavorando allo stesso progetto - magari no, magari ci sbagliamo.
Come dicevo prima, noi non parteciperemo al voto; occorrerebbe scegliere fra due persone sicuramente lontane dalle idee espresse dal nostro movimento, dal nostro Gruppo. Noi lasciamo fare: scegliete chi volete. A mio avviso, chiunque verrà eletto Presidente del Consiglio non riuscirà a sciogliere il problema di inagibilità che il collega Picchioni ha già affrontato per quattro mesi, senza alcun risultato. Vedremo, se sarà eletto, se il Presidente Deorsola vi riuscirà.
Nel frattempo, stiamo a guardare. Non ritireremo la scheda per le votazioni che avverranno oggi; voi giocate: noi guardiamo oltre. Possiamo muoverci quanto vogliamo per riuscire a rimanere in quest'aula, ma prima o poi, nel 2000 - anche se io spero prima - queste "benedette" elezioni ci saranno. Qualcuno dovrà finalmente spiegare agli elettori piemontesi il motivo per cui in Consiglio non si è fatto nulla per cinque anni.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Consigliere Vaglio, che interviene in qualità di Consigliere. Pregherei i Consiglieri di non esigere, oggi, tutti i crediti di tempo di mezza legislatura...



VAGLIO Roberto

Non li esigiamo, Presidente, anche se il momento è sufficientemente grave e coinvolgente, dal punto di vista personale, da portare i colleghi a sforare.
Anche oggi, come abitudine ormai di sette mesi, i colleghi dell'opposizione non hanno perso l'occasione per riportare il "caso" della crisi politica della Giunta. E' il loro mestiere e lo sanno svolgere bene e personalmente ritengo che anche in quest'occasione abbiano il titolo per farlo. Come ho già detto nella mia introduzione, ritengo si tratti di "caso" inopportuno.
Non intendo comunque sottrarmi su tale terreno di confronto, così come sosteneva, con buon diritto, ovviamente, il collega Ghiglia.
Una considerazione: quale governo hanno voluto esprimere i piemontesi nel 1995? La spinta federalista, autonomista di quel voto indicava come prioritaria la via del decentramento. Ebbene, nonostante la confusione che sta regnando a livello di governo centrale, dove siamo bombardati di bozze e di decreti legislativi, dove l'on. Bassanini nega quanto fa il Ministro Pinto, il Ministro Pinto nega quanto fa l'on. Bassanini e il Ministro Napolitano nega quanto fanno tutti e due, la nostra Regione - non arrogo tutto il merito alla Giunta, ovviamente - sta camminando. Il processo è stato avviato, così com'è stato avviato un dialogo costruttivo con gli Enti locali, indipendentemente dalla collocazione politica degli stessi.
Il presupposto di tale avvio era la ristrutturazione del personale regionale; anche questa tessera è stata aggiunta al mosaico.
Altra indicazione dell'elettorato in allora, chiamato ad esprimersi su 5 anni, per consentire alle maggioranze di portare a termine i programmi era l'attenzione ai problemi della marginalità territoriale e sociale della nostra Regione.
L'amico Roberto Rosso diceva che il Piemonte è moribondo; direi che una maggiore attenzione al territorio induce ad altre considerazioni: il Piemonte è tutt'altro che moribondo; la spinta progettuale ed imprenditoriale della nostra Regione è ancora forte. E' l'attenzione del governo nazionale sta diventando sempre più debole; le leggi finanziarie mettono questo Consiglio, non questa Giunta, nell'incapacità di intervenire, di progettare un intervento che riesca a risolvere i problemi.
In questi settori abbiamo cercato di intervenire, come Consiglio regionale, su indicazione della Giunta in base al programma che questa si diede nel 1995 in modo strutturale, coinvolgendo Enti e associazioni, ed elaborando testi di legge di grande riforma. Erano anni che non si redigevano leggi così importanti, così strutturati: l'applicazione della legge Galli, il Testo Unico sull'artigianato, la riforma del turismo, il Piano regionale sanitario e, non ultima, la serie di interventi legislativi sulla montagna.
Vi è anche stata una grave carenza del Consiglio in generale. Spesso maggioranza e opposizione dimenticano, trascurano i problemi, mettendo in primo piano la propria immagine, usando l'eclatante per comparire e non la modestia, la capacità di intervento, il silenzioso impegno per assolvere al proprio mandato. Pecchiamo tutti di un'esagerata ambizione a comparire; me ne faccio carico, per quanto di mia parte.
Voglio comunque andare avanti, perché non è sicuramente di polemica che possiamo riempire la mattinata.
Qualcuno ha parlato di "montagna che ha partorito il topolino"; non credo ci si possa riferire alla maggioranza come ad una montagna; sarebbe presuntuoso, nonché stupido. Mi sembra comunque riduttivo parlare di topolino riferendosi ai risultati conseguiti in questi anni; risultati concreti, denaro "portato a casa", già impegnato e in buona parte speso. I colleghi dell'opposizione ne sono al corrente, perché quotidianamente informati attraverso le Commissioni, i comunicati, le informazioni che escono dagli Assessorati.
Fatalmente, però, la gente giustamente tende a dividersi in due categorie: c'è chi vede il bicchiere sempre mezzo pieno, chi lo vede sempre mezzo vuoto. Personalmente, non ho modo, per vicissitudini personali, di essere ottimista, ma credo che i risultati della Giunta Ghigo non siano della pochezza richiamata e reiteratamente sottolineata dall'opposizione.
Cerchiamo di essere onesti almeno in questi passaggi, particolarmente difficili per la nostra istituzione.
Risultati di tutto rispetto ci sono riconosciuti a livello nazionale anche da colleghi di altre Regioni.
Nel merito del rinnovo dell'Ufficio di Presidenza, rivendico alla maggioranza il diritto di scegliere il proprio candidato e di "giocarselo" con una votazione segreta, democratica, in cui potrebbe anche rischiare del suo.
Rapporti personali di stima, soprattutto, e da parte mia - ritengo di doverlo dire - di amicizia, mi portano a riconoscere dei grandi meriti all'operato di Rolando Picchioni. I risultati del suo mandato sono stati talmente importanti che io non potrò sicuramente in questo intervento ricordarli tutti. Uno per tutti però glielo devo: ha avuto il grande merito di coinvolgere gli Enti locali piemontesi, di tutti i livelli e di tutte le dimensioni, e voi sapete quanti e quali siano, nel processo di revisione dell'organizzazione istituzionale della nostra Regione. Ciononostante esiste un accordo di maggioranza sulla candidatura Deorsola e questo accordo non vuole - lo dico per me - assolutamente significare una critica né alla persona né all'operato di Rolando Picchioni, ma il riconoscimento di istanze che oggi sono rappresentate dal Centro neocostituito.
Ci sono momenti in politica in cui si viaggia appaiati sullo stesso sentiero di montagna e poi si trovano delle banali biforcazioni che sembrano non spostare più di tanto, ma che dopo poche decine di metri ci fanno ritrovare su quote diverse. Ebbene, io credo che quando ci si rende conto di queste situazioni, tenendo a mente gli impegni presi con l'elettorato, le mozioni interiori che ci hanno spinto a far partire questa nostra alleanza, bisogna avere il coraggio e l'umiltà di tornare al bivio scegliere una strada insieme e ripartire.
Io non credo che quello che succederà oggi decreti il tracollo, come qualcuno ha detto, della maggioranza. Gli ideali, le spinte emozionali, le idee, sono valori che ci hanno tenuto insieme fino ad oggi e che continueranno a tenerci insieme anche in futuro.
A nome quindi del Gruppo Federalista liberal-democratico dichiaro ovviamente il voto favorevole al candidato Deorsola, ma nel contempo rinnovo il ringraziamento, la stima e l'affetto nei confronti di Rolando Picchioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Egregio Presidente, colleghi consiglieri permettetemi una precisazione iniziale, che peraltro si ricollega alle parole del Presidente Picchioni.
Nessuno di noi dell'M.P.P.E. ha mai considerato la Presidenza del Consiglio un santuario intoccabile.
Nessuno di noi ha mai fatto riferimento ad anacronistici istituti medioevali di inviolabilità degli edifici sacri.
Dobbiamo però rilevare a questo proposito che, eventualmente, l'unico santuario violato è stato proprio l'Ufficio di Presidenza, la cui attività è lasciata al giudizio non solo di questo Consiglio, ma anche dell'opinione pubblica.
Mentre altri santuari, questa volta ritenuti tali proprio dai loro temporanei sacerdoti, e penso alla Presidenza della Giunta, agli Assessorati, all'esecutivo hanno goduto e godono di immunità, impunità ed omertà da parte della maggioranza. E ciò, nonostante il documento sottoscritto di recente dallo stesso Presidente Ghigo, documento in cui la maggioranza si impegnava a "realizzare, a fronte delle sue criticità, un percorso di revisione della Giunta regionale".
Ma tant'è. Il rinnovo dell'Ufficio di Presidenza è stato trattato e maltrattato come un problema non istituzionale, ma personale, senza alcun rispetto per chi nel suo ambito ha lavorato in questi anni.
Questo il percorso sino ad oggi, documentato, peraltro, anche dalle dichiarazioni inopportune di Ghigo, rilasciate in privato e smentite in pubblico, con la disinvoltura di cui il Presidente della Giunta è principe sovrano.
Queste considerazioni, colleghi, mi consentono di sostenere, a nome del mio gruppo, la candidatura di Rolando Picchioni alla Presidenza del Consiglio regionale. Una candidatura, anzi una ricandidatura, che Picchioni merita per la capacità e l'impegno con cui, servendo le istituzioni con correttezza ed imparzialità, ha riportato la Presidenza del Consiglio alla massima visibilità esterna, all'essere protagonista in Italia di un dibattito politico e culturale, che si è incentrato e consolidato negli Stati Generali. Senza dimenticare la revisione dello Statuto e l'analisi ininterrotta delle forme di federalismo e di neofederalismo.
In questo modo Picchioni ha svolto quella funzione di garanzia che alla Presidenza è connaturata, specie in un'assemblea estremamente difficile come la nostra, per quegli elementi di novità, che, se da un lato l'hanno resa più dinamica, dall'altro hanno contribuito all'aumento della sua instabilità.
Queste sono alcune delle ragioni che giustificano la credibilità di una candidatura, che mi permetto di riproporre all'attenzione istituzionale di tutti i gruppi politici e dei singoli consiglieri. Una candidatura che si contrappone ad un'altra emersa nella stessa maggioranza d'origine e alla cui individuazione non abbiamo potuto dare nessun contributo, perch esclusi dal dibattito, tenuti ben lontani da qualsiasi possibilità di confronto.
Contravvenendo così ad una regola elementare, secondo la quale l'errore proviene sempre dall'esclusione dal dialogo e ad una seconda regola, per la quale un gruppo federato non può considerare l'apporto dei suoi componenti sulla base di un semplice, meccanico rapporto di forza.
Per carità, anche questo è possibile. Nulla di nuovo sotto il sole. Ma la regola aurea di una coalizione o di una federazione politica è quella per cui nessuno dei suoi componenti possa essere, alla fine di un processo di riequilibrio, mortificato e penalizzato.
Nella fattispecie si dà il caso che i responsabili di Forza Italia abbiano svenduto, per meno di trenta denari ovviamente, la Presidenza del Consiglio in cambio di un Assessorato di seconda fila, nella presunzione che le persone appartengano alla categoria "usa e getta", così tipica della logica mercificante di qualche partito azienda.
Ora, non si vuole, certo contestare che i gruppi della maggioranza possano avere un valore aggiunto di 10, 20 o 30, ma quello che non si pu accettare è che un gruppo della maggioranza venga, per contro simmetricamente penalizzato. A meno che non sia la stessa maggioranza a cambiare (posto che lo voglia) la sua connotazione politica e numerica.
D'altronde, il centro, per riportare il dibattito politico nel suo luogo deputato, e cioè il Consiglio stesso, dove i segretari di partito non possono privare nessuno dei consiglieri del diritto di parola, mi sentirei di affermare, come moderato, che il centro, ripeto, non può essere inteso come un'associazione temporanea di impresa che, sulla base di un pacchetto azionario occasionale, rivendica dividendi politici che dovrebbero basarsi su ben altri supporti. E d'altro canto, il Presidente Ghigo, in una situazione di questo tipo, quale vantaggio potrebbe trarre se il centro non fosse portatore di quella reale funzione di equilibrio, che gli è tradizionalmente propria? Ma forse la stabilità di un assetto di governo bisogna in qualche modo meritarla meritarla. Innanzitutto con la consapevolezza del proprio ruolo che richiede chiarezza di comportamento e, in secondo luogo, con la capacità di tessere e mantenere un'alleanza, che nel presente e nel recente passato ha conosciuto crisi di credibilità e di tenuta. Lei, Presidente Ghigo, non conosce il valore della moralità di gruppo, che non è la disciplina di partito. Lei non paga mai di persona, né per i suoi collaboratori, né per coloro che l'hanno aiutata ad essere punto di riferimento della società piemontese.
L'identità del suo governo non sta nel narcisismo del suo carattere che si autostima, né nel linguaggio dei suoi cortigiani, che in fondo si consolano di essere in un modo o nell'altro amici del principe.
L'identità consiste nel difendere il messaggio e le promesse che Lei ha fatto alla Comunità Piemontese; nel credere nobilmente nel valore delle alleanze e nel non volerne fare una terra di spartizione.
Le è stato rimproverato di avere una vocazione plebiscitaria con i suoi appelli all'opinione pubblica, con il suo culto iconografico giornaliero ma Lei non è ancora e forse non sarà mai un'icona, non è, e forse non sarà mai, un oggetto di culto.
Lei è semplicemente un'occasione offertale in un momento della sua vita da un destino più grande della sua persona, quello del suo movimento.
Abbiamo creduto che la sua elezione potesse essere da Lei interpretata non come una rendita di posizione, ma come la possibilità affascinante, seppur fortuita, di essere l'uomo nuovo di questa sesta legislatura.
Invece, ahimé, Lei ha ripercorso del vecchio tutte le strade più sdrucciole, ne ha assimilato le abitudini più proterve, senza avere peraltro del passato quella nobiltà della cultura politica, che spesso perdonava ai protagonisti di allora di essere intelligenti, troppo intelligenti.
D'altra parte non è solo l'M.P.P.E. a denunciare queste cose. Non è solo la minoranza. C'è stato il silenzio di Viglietta più eloquente di ogni parola. Ci sono state le veementi accuse di Angeleri e di Anna Benso. Ci saranno, e come se ci saranno, altre dichiarazioni di altri personaggi, che si leveranno in quest'aula per denunciare l'ennesimo malessere, che non deriverà da incidenti di percorso, ma dalla sua stessa esuberante superficialità, che pur travestita da buonismo, nasconde il pericolo di una endemica debolezza e il rischio di una continua caduta.
Bene! Signori consiglieri. E' chiaro che oggi si apre un capitolo quello del nuovo assetto istituzionale della nostra assemblea; però si aprono anche "quei giochi senza frontiere", a cui parteciperanno quei gruppi, quelle squadre che non difettano né di elasticità politica né di tempismo decisionale.
Da questo punto di vista una particolare funzione, a nostro avviso, pu essere esercitata da quei gruppi politici, solo numericamente piccoli, che potranno indicare a quelle formazioni di maggiore consistenza i tempi e le prospettive per inseguire una strategia non velleitaria.
Si apre, dunque, una stagione in cui la libertà del confronto l'intelligenza del dialogo fra le forze politiche e soprattutto tra gli uomini di queste forze, non potrà non tener conto del progressivo inarrestabile sgretolamento dell'assetto bipolare consolidatosi nel 1994.
Un assetto bipolare incompleto e confuso che ha bisogno di un supplemento di razionalità e di coraggio ad ogni livello istituzionale.
E questo, nel nostro caso, per consentire al Piemonte, con le sue forze economiche, sociali, politiche, civili e culturali di affrontare le sfide del futuro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Signor Presidente, cari Colleghi.
L'atto di sovranità che il Consiglio è finalmente messo in grado di compiere con la nomina del Presidente in presenza della crisi politica e ormai, istituzionale che caratterizza da mesi la vita della Regione, deve essere per tutti, un atto di responsabilità, teso a ridare slancio e legittimazione alla nostra Istituzione fortemente logorata da questi due anni e mezzo di governo della Giunta Ghigo.
Presidente Ghigo, mi rivolgo direttamente a lei, perché il suo silenzio oggi sta imbarazzando, soprattutto me che sono testimone, e ce ne sono alcuni altri in quest'aula profondamente rinnovata, di come un suo predecessore, il Presidente Brizio, pur nella sua figura modesta, persine dimessa ai clamori dell'immagine, ad ogni passaggio impegnativo per l'aula per la maggioranza, per il Consiglio regionale era il primo ad intervenire e a porre i suoi ragionamenti come elemento di discussione e come elemento di riferimento al dibattito; cosa che oggi ha fatto Rolando Picchioni ancora una volta sostituendosi a quello che era - spero per l'ultima volta l'atteso compito, l'imprescindibile dovere del Presidente della Giunta.
La Sua Giunta, Presidente Ghigo, non è riuscita a darsi un profilo politico-programmatico convincente e la sua storia è storia di una faticosa navigazione a vista con inadempienze e cadute di stile che hanno portato la Regione ad essere nuovamente percepita come realtà negativa incapace di guidare il processo di sviluppo e di modernizzazione dell'economia e della società piemontese.
La sua Giunta di centro-destra è oggi percepita, al di là di quello che affermava il collega Vaglio poc'anzi, più come elemento di intoppo che di mobilitazione delle energie vitali della Regione.
Un ragionamento che considerasse però i problema di questa maggioranza come semplice conseguenza di conflittualità politiche e di potere non coglierebbe minimamente né le vere ragioni né l'irrecuperabile profondità della crisi.
E' certo che si è esaurita, per il centro-destra, la spinta propulsiva nata dall'affermazione elettorale di tre anni fa e che oggi questa Giunta per le disomogeneità cultuali e ideali e per le eterogeneità dei riferimenti e dei fini ed anche per la dispersione tra le sempre più numerose individualità di singoli e di gruppi, si trova nell'assoluta impossibilità di determinare adeguati indirizzi strategici, magari lontani da quelli che noi auspichiamo, ma capaci di costituire riferimenti forti per l'economia e le categorie sociali del Piemonte. Magari lontani da quelli che noi potremmo auspicare o rivendicare, come sinistra; magari anche di destra; magari più consoni alla cultura del collega Ghiglia, che oggi per la verità ha usato toni meno plateali del solito e assolutamente te ne do atto - confacenti alla serietà e alla severità dei problemi che incombono sulla vostra residua maggioranza.
La crisi della maggioranza è anche simmetrica al logoramento della capacità di guida e di aggregazione del partito di Forza Italia - lo si vede a livello nazionale, lo si riscontra qui - sempre più lontano dalla sua rappresentanza politica, slegato dalla sua stessa forza elettorale e sempre più vincolato alle vicende pubbliche, esistenziali, se non addirittura agli interessi del suo Presidente nazionale.
E' quasi naturale che la crisi di Forza Italia, il logorio del suo potere di coalizione porti al disagio persino di Alleanza Nazionale. Un disagio misurato fin che si vuole, ma comunque motivato dal fatto che la stessa Alleanza Nazionale non si sente più garantita (almeno non sempre) nella sua aspirazione a costituire, assieme a Forza Italia e al centro moderato, quell'insediamento più ampio, più solido, più sicuramente alternativo alle forze del centro-sinistra. Anche questo è un elemento di disgregazione, anche questo è un elemento che deve essere recuperato attraverso compensazioni in beni materiali, intendendosi per tali quelli tradizionali dello scambio politico.
A maggio ragione, si sentono escluse dal dialogo e dal confronto, dalla possibilità di influire maggiormente sulla connotazione politica e strategica del Polo, le forze moderate di centro che, fino ad ora, hanno scelto l'alleanza di centro-destra, dando l'impressione di ritenere che Forza Italia potesse in qualche modo rappresentare, rispetto alla perduta Democrazia Cristiana, una sorta di continuità politica. Il che si è rivelato irrealistico, ponendo le forze del centro - qui espresso dalla Federazione CCD-CDU-Pensionati e Indipendenti - nella necessità di promuovere un processo di definizione e affermazione della propria autonomia oltre che della propria autonoma identità politica.
Personalmente ho colto degli elementi ancora molto parziali; sono più quelli ventilati che quelli affermati, ma mi pare di aver colto questo in un passaggio dell'intervento della collega Cotto.
Sarebbe superficiale giudicare i passaggi politici in corso nella maggioranza solo con la mancanza di successi da riportare o con l'esubero di fallimenti da scaricare. Certamente c'è anche questo. Ma c'è, mi pare soprattutto, la mancanza di progetti comuni, di idee forza, che diano prospettive solide, strategiche alla coalizione. Di qui la necessità di trasformare le distinte caratteristiche in distinti obiettivi, distinti progetti, distinte politiche e, a questo punto, distinti destini (così mi è parso di cogliere).
Il Presidente Picchioni ha intuito a suo tempo che Forza Italia non era in grado di arricchire il movimento di centro-destra; questo è riecheggiato nel suo intervento di oggi e questo è stato ben riproposto dal collega Montabone.
Il Presidente Picchioni aveva capito che l'eterogeneità delle culture (e ne aveva parlato lui stesso) - dal liberismo economico sfrenato all'aziendalismo, alla filosofia del privato assoluto, alle suggestioni tatcheriane, al quasi-primato dei micro interessi di privati e di gruppi tutte queste culture insediatesi senza integrarsi nel movimento di Forza Italia avrebbero portato più a scontri di potere che non a proficui confronti politici.
L'idea del MPPE - così fu letta nelle aree dove ebbe più seguito (io appartengo ad una di queste ed è naturale che io lo richiami) - poteva per certi versi anticipare un progetto di emancipazione ed affermazione del Centro, certamente andando oltre Forza Italia e i suoi conclamati limiti politici, per ridare in qualche modo un'autonomia alle forze moderate ex democristiane diffusamente presenti, soprattutto nelle aree in cui più forte era stata la presenza della Democrazia Cristiana e dove esisteva ed esiste ancora, tra i moderati, voglia di autonomia e reticenza all'ingresso organico nel Polo, men che meno in Forza Italia.
A Picchioni rimproveriamo di non essere andato fino in fondo, forse di essersi fatto carico di guidare ancora e ricomporre gli elementi che si stavano già dimostrando di disintegrazione della maggioranza: sarà la sua riflessione a dircelo; gli rimproveriamo di non essere andato fino in fondo, dando vita, fin da allora, ad un più vasto centro moderato leale certo, con gli impegni presi nel centro-destra, ma sufficientemente autonomo da poter compiere anche altre scelte nel caso - oggi attuale - di crisi profonda, di grave caduta programmatica e di incapacità di governo della coalizione guidata da Forza Italia.
Comunque quel processo è andato avanti oggettivamente. Il Centro moderato ha cercato e cerca una sua strada. Lei è sollecitato in qualche modo da questa situazione a riprendere il cammino intrapreso e poi interrotto. E' un processo al quale siamo estremamente attenti. Sappiamo bene che parlare di Centro moderato non significa parlare tout court di ricostituzione della Democrazia Cristiana, che si tratta di un percorso in avanti e non a ritroso.
Sono comunque necessari dei percorsi, da parte di tutti; il Centro moderato, dopo le questioni che ha posto, non può ricomporsi in questa situazione ormai esaurita. Questo vale anche per voi.
Ritengo di poter legittimamente porre tali problematiche, perché le ho poste da sempre, magari con poco ascolto (non so se oggi ce ne sia di più) come una condizione necessaria per ridare fisionomia, prospettive, dignità e rilegittimare l'istituzione. Altrimenti diventa un arrembaggio di scontri, di ambizioni e di aspirazione a posti come scambio di tutto quello che manca: la dignità, il valore, la prospettiva.
E intanto, il Presidente Ghigo si riserva la facoltà di parlare per ultimo. Comprendo che farà, ancora una volta, un discorso rassicurante, ma non parlare della crisi, Presidente Ghigo, è per caso servito ad esorcizzarla? E' per caso servito ad impedirla? E' per caso servito a ricostituire un'immagine ed una potenzialità della maggioranza del Consiglio regionale? Evidentemente, è stata una modesta astuzia, una mancanza di senso politico.
E tuttavia, come non interrogarsi in un dibattito nel quale la vostra autonomia - e mi rivolgo ancora al Gruppo del Centro - è per ora soprattutto qualificata, o almeno descritta, come rivendicazioni, pur legittime, di potere, di posti, di visibilità, senza nuove indicazioni strategiche e programmatiche, su questioni fondamentali, a partire dai grandi problemi di innovazione del sistema istituzionale che si pongono con la riforma federalista o per quanto riguarda la collocazione del Piemonte della sua economia, della sua società nel futuro già in corso dell'Europa comunitaria? Scusate, forse si ripetono delle ovvietà, che possono essere condivise da tutti, ma se non si dà luogo a cambiamenti politici, se non si collega una prospettiva di pratiche diverse con il superamento di una situazione che è la causa stessa dell'attuale crisi - ve l'hanno detto in tanti, dal Consigliere Saitta alla Consigliera Spagnuolo - non sarà possibile elevare il basso profilo politico esistente! Si tratta di un problema di assetto politico e non soltanto della mancanza o dell'impossibilità di avere riferimenti a contenuti programmatici più alti! Vorrei dire al collega Deorsola - la cui candidatura è naturalmente del tutto legittima ed è posta da un collega al quale va la nostra considerazione e la nostra stima - di accogliere positivamente queste osservazioni, perché sono da un lato testimonianza di una forte attenzione e dall'altro elementi per l'avvio di un colloquio diretto con la componente moderata del Polo (posto che vogliate essere soggetti di un colloquio diretto ed esterno, e non soltanto soggetti di una maggiore articolazione del dibattito e delle discussioni all'interno del Polo).
Mi rivolgo al Presidente Ghigo per dirgli esplicitamente che la Regione non può essere tenuta in ostaggio dalla crisi del suo partito e della sua maggioranza, dalla crisi della sua leadership. Questo non è un fatto oggettivo: è un fatto soggettivamente quasi ricercato, questo riferimento all'immagine. Potrei dire di essere stato facile profeta due anni fa quando dissi che quella politica dell'immagine costituiva una truffa oggettiva l'intento di presentare per buono ciò che invece è superficiale, l'intento di presentare come elementi di contenuto e di sostanza ciò che è soltanto immagine, questo va bene nel mercato privato, questa è la linea della pubblicità, non può essere la linea scippatrice della sostanza in politica e questo è un elemento del quale oggi prendiamo atto tutti come elemento generatore di aspetti profondi di crisi, di sfiducia reciproca, l'apparire ha finito per essere più che l'essere, l'essere non l'apparire, non è l'essere o l'avere, l'apparire o l'essere; sono stati argomenti sui quali ci siamo interrogati con serietà.
Il Piemonte sta pagando la paralisi della nostra istituzione, lei tiene in ostaggio posti da Assessore e ruoli istituzionali scambiando per appannaggio privato del centro destra o di Forza Italia cariche ed incarichi che invece appartengono alla sovranità della Regione e d'altra parte, le ripeto, negare la crisi come lei ha fatto non è servito ad altro che ad aggravarla. Né una nuova stagione può essere seriamente immaginata sulla base di accordi politici conclusi a suono di incarichi e scambi questo lo dico con riferimento al centro, se è un passaggio sapete voi: dove si vuole andare? Gli elementi della visibilità, il discorso di Casini il discorso di Mastella, il fatto che Alleanza Nazionale deve diventare rispetto ad una nuova aggregazione politica un'appendice con la quale si fa un contratto elettorale, ditelo! Sono delle questioni che non convivono più con questa situazione: dopo tre anni siamo ai tempi supplementari per risolvere la crisi complessiva di questo progetto politico.
Permettetemi infine un accenno, anche se può sembrare fuori asse nello stato d'animo di stamattina, ma io lo devo fare, ai problemi che interpellano il Consiglio regionale e singolarmente i nostri partiti e i nostri gruppi.
C'è una profonda trasformazione in corso nel Piemonte che riguarda la crisi della funzione di guida industriale del Paese da parte del capoluogo Torino. Conseguentemente c'è una crisi di trasformazione degli assetti tecnologici e occupazionali e della stessa identità politico-economica e territoriale della Regione. Ma contemporaneamente il Piemonte si trova proiettato nel cuore dell'Europa e diventa, per l'Europa continentale la strada del Mediterraneo ed una sorta di crocevia dei grandi scambi tra Nord e Sud.
Passiamo da una fase di ferme certezze raffigurate dalla staticità del vecchio Piemonte agricolo al Sud e industriale al Centro e al Nord ad una fase in cui la nostra Regione sta diventando crogiolo di nuove iniziative economiche, di confronti tra culture e territori di legami transfrontalieri del tutto inediti.
Questi processi, queste maturazioni devono trovare in questa Assemblea una adeguata rispondenza culturale e politica. Per questo avevamo sostenuto con convinzione l'idea al progetto degli Stati Generali del Piemonte.
Proporre un appuntamento alla cultura, non ridondare di autosufficienza ma chiamare e offrire una sede al Piemonte, un'opportunità per le energie intellettuali del Piemonte per interrogarci sul comune futuro.
Tutto questo è in crisi perché è in crisi Forza Italia? E non sappiamo andare oltre, dobbiamo subire, dobbiamo regolare tutto sulla crisi dei Forza Italia? So benissimo che non siamo i soli a comprendere il nesso profondo che lega crisi di Forza Italia, crisi del Centro-Destra e crisi della Regione.
Anche diversi colleghi di Forza Italia hanno esperienze di militanza nelle formazioni laico-progressiste e socialdemocratiche e liberali. Facciamo appello alla loro sensibilità affinché concorrano, dalla collocazione che hanno o intenderanno assumere, a rendere possibile la svolta politica di cui c'è bisogno in Piemonte.
Questa Assemblea - credo che siamo la maggioranza a pensarlo - non pu proseguire al ritmo incerto e claudicante di una Giunta che ha da tempo esaurito il suo compito e le sue idee. Che deve prendere atto del suo fallimento e trarne le dovute conseguenze per consentire l'apertura di una nuova fase politica.
Sulle candidature. Riconosciamo naturalmente la piena legittimità della candidatura Deorsola che tuttavia si presenta - e credo che sia il primo ad esserne consapevole - come espressione del Polo sia pure nel quadro di un positivo processo di affrancamento del centro, ma come una riaffermazione e una riappropriazione di parte, mentre questo a maggior ragione dopo il dibattito di oggi deve essere un atto di sovranità, anche anticipando i connotati della nuova Regione nell'ambito di una riforma federale. Deve essere un atto di sovranità indipendente, a maggior ragione, anche dopo l'esperienza del Presidente Rolando Picchioni. Non era mai capitato in 27 anni di vita di questo Consiglio regionale che un Presidente fosse - non se l'abbia a male per l'espressione - defenestrato: ma deve essere ben grave la cosa! O è grave il comportamento o sono gravi le carenze o è grave, io credo, la crisi politica. Se il problema è inusitatamente grave, più di quanto lo sia mai stato in 27 anni in cui se ne sono viste di crisi e di problemi di tanti generi, allora colleghi prendiamone atto e traiamone tutte le debite conseguenze. Quello di oggi è un atto di sovranità che compete a noi, non alle Segreterie dei partiti - non perché non siano legittime - i partiti sono la democrazia che si organizza.
Facevo riferimento a quello che ha detto Montabone, perché mi pare che fosse particolarmente preoccupato di ciò che non per noi, ma per voi deve diventare un elemento di affrancamento che state cercando di portare avanti e che la situazione di oggi vi offre l'opportunità di affermare pienamente.
Ma proprio il processo di rottura all'interno del Polo porta oggi anche alla autonoma candidatura del Presidente Picchioni che offre l'opportunità di elezione di un Presidente espressione dell'Assemblea e non prioritariamente della maggioranza di Giunta. E' questo un fatto altamente positivo. Un passaggio che il PDS ha sempre auspicato e che riteniamo potrà consentire quella maggiore capacità di rappresentanza e di tutela del Consiglio che è condizione per affermare, anche nella prospettiva della riforma federalista, la centralità istituzionale dell'Assemblea come soggetto della sovranità regionale. Per queste valutazioni ed apprezzando il lavoro fin qui egregiamente svolto in questi due anni e mezzo di presidenza il nostro Gruppo darà i suoi voti al candidato Rolando Picchioni.



PRESIDENTE

Il Presidente Ghigo intende intervenire. Riteniamo di aprire, con il suo intervento, il Consiglio di oggi pomeriggio?



CAVALIERE Pasquale

Sull'ordine dei lavori, Presidente. Il Presidente della Giunta, che è stato più volte tirato in ballo, non è il Presidente uscente del Consiglio regionale né un candidato del Consiglio regionale né altro. Interviene nel dibattito come tutti gli altri Consiglieri, non fa le conclusioni del dibattito, perché altrimenti si riapre il dibattito sulla questione.
Abbia un po' di rispetto del nostro ruolo, visto che non l'ha avuto fino adesso.



PRESIDENTE

E' colpa mia, non mi sono spiegato bene. Siccome l'intervento del Presidente non può che collocarsi nella discussione generale, dobbiamo decidere se la discussione generale la chiudiamo prima della pausa pranzo oppure se l'intervento del Presidente avverrà dopo. Mi pare di aver capito che terminiamo la discussione generale prima della pausa pranzo.
All'inizio della discussione generale si era deciso che ci sarebbe stata la riunione dei Capigruppo per valutare le modalità della votazione.
Quindi, finita la discussione generale ci sarà la riunione dei Capigruppo.
La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Signore Presidente e colleghi Consiglieri, inizierei - anche se non è giornata - con una battuta relativa alla frase finale del Consigliere Riba e al suggerimento del Consigliere Marengo. Nel momento in cui il Consigliere Riba parla di incontri e di dialogo all'interno del Consiglio regionale, al di là dei partiti, giustamente c'è il Segretario regionale del suo Partito, seduto vicino a lui, che, ovviamente, corregge. Nel momento in cui il Consigliere Cavaliere dice "non vorremmo che si lasciassero, come al solito, le conclusioni al Presidente Ghigo", io, con molta pacatezza e serenità accetto che vengano lasciate al Consigliere Marengo. Ho fatto parte di questo Consiglio nella prima Repubblica e il Presidente della DC, Picchioni, parlava sempre per ultimo. Dico questo con molta pacatezza, è una considerazione molto serena ...



MARENGO Luciano

Per me non è un problema.



GALLARINI Pier Luigi

Consigliere Marengo, neanche per me è un problema. Siccome al Presidente Ghigo spetterebbero le conclusioni, ho solo voluto agganciarmi a questa affermazione.
Oggi non è giornata di battute; non intendiamo assolutamente farne erano semplicemente due spunti rispetto a quanto avevamo ascoltato finora per dire che molte volte le strumentalità e le letture dei fogli per il verso giusto o per il verso capovolto, dipende molte volte dalle posizioni che si occupano e dalle situazioni in cui ci si trova.
Avendo ascoltato dall'inizio della seduta con molta attenzione - come del resto cerchiamo di fare solitamente - tutti gli interventi che si sono susseguiti, deduciamo che praticamente sono ruotati intorno al seguente interrogativo: esiste il disfacimento di Forza Italia e questo sta coinvolgendo tutta l'assemblea: sentimenti, uomini, linee politiche e quant'altro.
Voi capite che a questo punto la responsabilità per ognuno che in quest'aula rappresenta il Gruppo di Forza Italia è grande. E' grande anche perché non condividiamo queste analisi. Sicuramente esistono dei grossi problemi all'interno della realtà che ognuno di noi vive in questi ultimi tempi. Comunque non è questo il punto che volevo trattare adesso, intendo dare la precedenza agli uomini e ai sentimenti.
Pertanto continuo il mio intervento concentrandolo sulla persona del Presidente uscente, Rolando Picchioni.
Rolando, anch'io un po' sulla falsariga di quanto ha detto il Consigliere Ghiglia, scomporrei l'intervento in due parti. So che è difficile quanto stai vivendo: l'ho provato anch'io sulla mia pelle. Anche se in allora soffrii meno, di quanto ho sofferto in questi ultimi giorni per la vicenda umana che ha riguardato lei, Consigliere Picchioni, e che io, come altri colleghi, ma forse molti altri hanno avuto la fortuna di conoscerti meno o di conoscerti da molto meno tempo.
Nel lontano 1994 ho vissuto una situazione pressoché analoga probabilmente la profondità dell'amarezza in allora fu meno profonda perché io non ero Presidente del Consiglio regionale. Però, capii e vissi la profonda amarezza che si prova in queste situazioni.
Quindi, sotto l'aspetto dei sentimenti - credimi Rolando, non è retorica, ci conosciamo, io ho la presunzione di conoscere te, penso che tu conosca molto bene anche me - io ti sono molto vicino. Però - l'ha detto il Consigliere Ghiglia può essere interpretato come brutale - gli equilibri politici all'interno di una coalizione, i soppesamenti, i bilanciamenti tutto quant'altro avviene oggi e avveniva nel passato. Mi sono riferito ad un esempio del passato, quando eravamo ancora in un periodo in cui non c'erano le fibrillazioni, la geografia politica era più stabile, i punti di riferimento costituivano ancora degli ancoraggi abbastanza certi. Oggi la geografia politica è a geometria variabile, quasi di giorno in giorno, con delle accelerazioni in questi ultimi tempi, che sotto certi aspetti fanno girare la testa per cercare di seguirli - scusate l'espressione.
Quindi, purtroppo, da dopo le ferie di agosto, fino ad oggi, abbiamo vissuto momenti soffertissimi, tormentatissimi, proprio perché si era in vista del traguardo della scadenza del 19 dicembre della Presidenza del Consiglio.
Ho la sensazione che, chi più, chi meno tutti immaginavamo che sarebbe stata una fase molto, molto tumultuosa.
Così purtroppo è stato. Rolando Picchioni, lei ha chiesto, nel suo intervento iniziale, a tutti noi il perché. Se ha compiuto qualcosa che non andava. Se non ha diretto i lavori del Consiglio con competenza, e capacità e con brillantezza di fantasia e di intuizione. La risposta è no. La risposta è no perché hai svolto il tuo compito molto bene e io ti ringrazio. Ti stimavo già prima e ti stimo ancora; ti ringrazio per quanto hai fatto in questi due anni e mezzo. Continuiamo a dire che siamo a metà legislatura e che mancano due anni e mezzo alla fine, in pratica mancano solo più due anni alla scadenza se facciamo bene i conti delle scadenze anticipate rispetto alle scadenze elettorali. Due anni sono pochi rispetto alle cose di cui parlavamo prima.
Quindi Rolando Picchioni non è - penso sia convinzione comune e non affermata in astratto ma verificata in tutte queste fasi di sofferenza che abbiamo vissuto tutti - questa fase acuita dal fatto che il Gruppo di Forza Italia era o è ancora - non so - federato con l'MPPE e penso che - e mi rivolgo in particolare al collega Montabone - sotto questo aspetto noi abbiamo dimostrato, in questi lunghi mesi, di essere corretti nei rapporti di avere fatto quanto era possibile per far sì che non fosse un rapporto "appiccicato con lo scotch", ma impostato sul confronto, sugli incontri.
Rapporto impostato su tutta quella intensità di rapporti che due Gruppi federati, fino a quando sono federati, ed è ovvio che sono federati in vista del raggiungimento di un obiettivo che può essere il superamento della federazione, devono percorrere. Noi abbiamo cercato di percorrere forse con poca sensibilità - non lo so, visti i risultati - ma abbiamo cercato con sincerità e con lealtà di percorrere fino in fondo le possibilità che esistevano - i fatti hanno dimostrato che purtroppo non esistevano - di superamento di quel rapporto attraverso una congiunzione finale che fosse la sintesi di lunghi mesi di federazione.
Il nostro Gruppo si colloca al centro, quando si parla di centro penso che questo centro sia costituito da spicchi di cerchio e penso che Forza Italia ha rappresentato e rappresenta ancora oggi...,il futuro, badate, non lo sa nessuno. Abbiamo visto che per cinquant'anni in questa Repubblica si sono impostate tavole rotonde alla TV e sugli organi di informazione che duravano ore a disquisire sul fatto che una forza politica era aumentata dello 0,1% ed un'altra era diminuita dello 0,2%. Negli ultimi anni, poi abbiamo visto migrazioni bibliche dalla sera al mattino: dal 30% al 5 dallo 0 al 30%.
Credo fermamente che in politica il futuro sia difficilmente ipotizzabile; prevedere oggi o, addirittura, "registrare all'anagrafe" che Forza Italia è morta, che Forza Italia non ha più nulla da dire, che Forza Italia è legata al suo leader, on. Berlusconi, e quindi, molto probabilmente, nel giro di 15 giorni, un mese, sei mesi, un anno, sarà quel che sarà, mi sembra una valutazione un po' superficiale.
In pochi mesi, sono crollati imperi rispetto ai quali nessuno aveva previsto alcunché.
Dal luglio del 1997 è finita la blindatura dei due anni e mezzo durante i quali la maggioranza e ogni suo componente ha vissuto quasi fosse in un acquario con il "ph" controllato elettronicamente, dal quale non si potevano cogliere segnali e vicissitudini della vita politica cresciuta nello stesso periodo; probabilmente, eravamo in un clima ovattato, che ci ha messo al riparo da tutto. Ci siamo svegliati a fine luglio, abbiamo come tutti trascorso le nostre ferie: dal primo settembre ci siamo trovati in mare aperto - sto parlando sempre alla maggioranza.
Ciononostante, in questi due anni, con i colleghi di Gruppo ho avuto modo di crescere ed ho visto altri crescere: dal punto di vista dei rapporti, sotto l'aspetto umano, come maturazione complessiva e collegiale.
Senza retorica, penso che il patrimonio che Forza Italia possiede oggi all'interno di questo Consiglio, non è sicuramente sulla lunghezza d'onda delle considerazioni - che rispetto, ma rigetto nella forma più categorica di chi con disprezzo vorrebbe già leggerne il necrologio ed è in attesa che passino le ore per vederne lo sfaldamento.
Analisi legittima, politicamente ogni forza politica ha il diritto di fare proprie analisi, ma che dista mille chilometri dalla realtà del Gruppo di Forza Italia, perlomeno per quanto riguarda questo Consiglio.
Riferendosi alla rielezione del Presidente del Consiglio e dell'Ufficio di Presidenza, il Capogruppo Ghiglia ha detto "le ragioni della politica sono imperscrutabili". Le "ragioni" le abbiamo sentite anche da altri interventi; purtroppo, molte volte, la politica non tiene conto nel modo dovuto della sensibilità, dell'umanità, dei sentimenti. Non è certo una consolazione, ma non è da oggi ad essere così.
Ho ascoltato l'intervento del Capogruppo MPPE, Montabone, che ha presentato ufficialmente la candidatura del collega Picchioni ed esposto la posizione politica del Gruppo; per parte nostra, stamattina abbiamo raccolto 32 firme sulla candidatura Deorsola; non abbiamo ancora preso atto che la maggioranza sia scesa da 35 a 32 componenti. Il tempo e le circostanze ci diranno...
Una considerazione politica: il Polo non ha presentato due candidature alla Presidenza del Consiglio: il Polo ne ha presentata una, quella del collega Sergio Deorsola.



(MARENGO, fuori microfono: prendiamo atto che l'avete presentata)



GALLARINI Pier Luigi

Visto quanto apparso sugli organi di informazione, la precisazione andava fatta.
Presidente Picchioni, non ho condiviso, della sua iniziale esternazione politica - dal punto di vista umano ho condiviso tutto e al di là del tutto il punto in cui, riferendosi al Presidente Ghigo, ha detto: "Mi ha scippato gli Stati Generali". A me personalmente, avendo vissuto due anni e mezzo all'interno del Consiglio, nonché all'esterno, durante le varie peregrinazioni degli Stati Generali nel nostro Piemonte, mi sembra che quanto lei ha detto non sia avvenuto.
L'enunciazione iniziale era che gli Stati Generali devono essere - in termini brutali - la "spremitura" di tutte le potenzialità, le intelligenze e di quant'altro vogliamo metterci, del nostro Piemonte su iniziativa del Consiglio regionale, affinché anche l'esecutivo possa inserire e recepire nei propri bilanci e nelle proprie linee di indirizzo politico quanto emerso. Personalmente, resto fermo a quell'enunciazione iniziale e a quel contenuto dell'iniziativa, che non mi sembra, per quel che so, per quel che vedo, per quel che vivo, sia stata né stravolta né scippata.
Qualche considerazione politica; è già stato sottolineato soprattutto dalla collega Cotto, a nome del Gruppo di centro o "semicentro" o "dei nove" - anche noi ci sentiamo quanto meno semicentro, come Forza Italia e quindi non accettiamo di esserne espropriati, lo dico con una battuta rispetto al baricentro politico della coalizione ed anche di quanto così convulsamente sta avvenendo a livello nazionale - che nei quattro mesi trascorsi da settembre ad oggi non abbiamo vissuto in un convento tanto da essere convinti che la maggioranza sia in perfettissima salute. Siamo coscienti che veniamo da quattro mesi molto sofferti, tant'è che difficilmente sono immaginabili, da oggi in poi, altri mesi di questo tipo.
Se non dovesse "tenere" il pilastro che tentiamo di mettere oggi, dal punto di vista politico, affinché le fibrillazioni possano diminuire di intensità e si possa passare dalla situazione di crisi o pseudocrisi o, comunque, di quanto abbiamo vissuto in questi quattro mesi, all'azione politica propositiva e propulsiva, difficilmente arriveremo a quattro mesi. Pur augurandomi che si arrivi al Duemila, sicuramente non è concepibile che si passino ancora lunghi mesi come quelli da settembre ad oggi. Ci rendiamo conto della situazione, così come l'abbiamo vissuta.
Ci troviamo di fronte alcune scadenze. Una, fondamentale è l'approvazione del bilancio. Dal 19 dicembre ad oggi, 21 gennaio essendoci tutti assentati per le vacanze di Natale - sono trascorsi 32 giorni: non credo che tale ritardo abbia fatto soffrire la Regione Piemonte. La sofferenza di tutti è stata dovuta alla situazione di disagio e di difficoltà politica, delle quali ho parlato in precedenza.
So che il collega Burzi e la Giunta nel suo complesso stanno lavorando affinché ci si rimetta in moto il più in fretta possibile. Come dicevo, la scadenza del bilancio è fondamentale, così come quella della revisione del Regolamento. Relativamente a quest'ultima, condividendo le affermazioni dei colleghi Saitta ed altri, ritengo che nessuno di noi si illuda che le difficoltà e le crisi politiche si superino attraverso un Regolamento, un colpo di magia. Siamo tutti coscienti che non può essere così; ci auguriamo che le difficoltà politiche vengano superate attraverso comportamenti politici, attraverso prese di coscienza politiche.
In ogni caso, sia di governo di centrodestra sia di governo di centrosinistra, quello del Regolamento è problema ineludibile.
Bilancio e Regolamento rappresentano sicuramente due cardini, due nodi attraverso i quali, già dai prossimi giorni, riteniamo si possa iniziare quell'azione di rilancio alla quale facevano riferimento i colleghi in precedenza. Azione nella quale noi, ad oggi, crediamo.
Quando si interviene al termine di un mattinata che a furia di viverla è già diventata pomeriggio, in coda ad un dibattito del tipo di quello di oggi, si corrono rischi di disorganicità nell'esposizione e nelle considerazioni.
Chiudo, Presidente, perché ritengo che, pur in modo disorganico abbiamo fatto le considerazioni che intendevano porre al Consiglio scomposte in due parti separate tra loro: lo ribadisco.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Colleghi Consiglieri, credo non si corra il rischio che io tragga per tutti le conclusioni del dibattito: né io né altri colleghi ne possediamo i titoli. Ritengo comunque che sarebbe stato molto più produttivo e più corretto che il Presidente Ghigo rispondesse immediatamente alle questioni poste dall'intervento del collega Rolando Picchioni e alle domande da lui poste al Presidente della Giunta. Sarebbe stato più corretto sia nei confronti del Consiglio sia nei confronti del collega Picchioni nonché di questo dibattito politico, rispondere a domande che pesano come macigni. Le due candidature, poste l'una da parte del Polo, l'altra, istituzionale posta dallo stesso intervento del collega Rolando Picchioni, confermata dal collega Montabone, mi pare siano la conferma più concreta della crisi di questa maggioranza e della Giunta regionale del Piemonte.
Nessuno conosce quale sarà il risultato della votazione in Consiglio sulle due candidature; paradossalmente, qualsiasi sarà il risultato, non cambierà assolutamente i termini politici della mia precedente affermazione relativamente alla crisi della Giunta e della maggioranza. Non cambierà assolutamente nulla, e non perché non vi siano differenze sostanziali fra le due candidature, colte peraltro in vari interventi. L'intervento del collega Rolando Picchioni ha posto questioni primarie di ordine politico sia nelle domande poste sia nell'analisi presentata al Consiglio.
Intervento del collega Deorsola. E' naturalmente legittimo per chiunque candidarsi, farsi candidare da Gruppi o da insieme di Gruppi; non è questo il punto, ma che il Consigliere Deorsola ha svolto un intervento nel quale ha posto, sostanzialmente, due questioni. La prima, che egli s'impegnerà per far attuare in Consiglio le decisioni della Giunta: altro che istituzionale! La seconda questione, posta come Presidente della Commissione Regolamento, relativa al compito che probabilmente non ha potuto svolgere in precedenza e che cercherà di svolgere adesso, se sarà eletto Presidente del Consiglio.
C'è una terza questione alla quale non si è risposto; una delle domande politiche poste dal collega Picchioni: cosa si pensa di fare degli Stati Generali. Non è questione da poco il fatto che un candidato alla Presidenza del Consiglio eluda il problema; non ne parli assolutamente. E' una questione politica di primaria grandezza: il collega Deorsola non ne ha parlato. Le differenze fra i due interventi sono evidenti.
Paradossalmente, dicevo, il risultato della votazione non cambierà quello che è un dato certo, oggi, adesso, all'inizio del Consiglio, anzi prima ancora, a dicembre 1997, del quale non si è voluto prendere atto. Si è rinviato tutto ad oggi, quando viene confermato questo dato certo. Ci sono, già oggi, due sconfitti: il Presidente Ghigo e il Gruppo consiliare di Forza Italia. E' agli occhi di tutti che si tratta di due vere sconfitte politiche.
Capisco il disagio di Alleanza Nazionale; lo si percepiva dall'intervento del collega Ghiglia. Collega le cui questioni io in genere non condivido; credo però che la sua analisi, sul piano politico generale sia giusta. E comprendo il disagio di un Gruppo come Alleanza Nazionale non solo perché in questa situazione qualsiasi Gruppo di maggioranza che si senta responsabile di un Gruppo, e non di singoli individui, si sentirebbe a disagio - ritengo che il collega Ghiglia non abbia parlato come singolo individuo, ma come Presidente di un Gruppo.
Capisco tale disagio, da questo punto di vista, ma credo ci sia una questione più profonda: il disagio di un Gruppo che ha comunque propri obiettivi politici, che ha compiuto scelte molto travagliate, che ha propri ideali che personalmente, assolutamente, non condivido, che ha propri valori, rispetto ad altri che valori non hanno.
Il partito azienda non ha valori e la crisi di Forza Italia è la crisi del partito azienda, che è abituato ad elargire mance, a far fare carriere a promuovere dirigenti purché diano il loro consenso; solo che oggi questo partito azienda è arrivato al capolinea.
L'onorevole Farassino era stato buon profeta quando all'atto di insediamento della Giunta Ghigo disse, a conclusione del suo intervento: "Caro Ghigo, finito champagne finito amore".
Ecco, lo champagne è finito, forse era già finito prima, ma oggi sicuramente siamo alla fine dello champagne.
Perché siamo alla fine dello champagne? Perché il partito azienda è arrivato alla fine del capo linea? Lo si vede: sto ai dati di fatto di ci che è avvenuto all'interno del gruppo di Forza Italia, le reali difficoltà che ci sono state a risolvere i problemi per il litigio che c'è all'interno del Gruppo di Forza Italia, per la crisi che ha un gruppo che non si basa su dei valori, ma appunto sul partito azienda nei termini in cui dicevo prima.
E' arrivato al capolinea perché non è più in grado di garantire un futuro politico ed una prospettiva, ed oggi il Gruppo consiliare di Forza Italia ai Consiglieri di Forza Italia non è in grado di garantire né futuro politico, né prospettiva politica, non è in grado di garantirlo e non essendo in grado di garantirlo è evidente che ciascuno cerchi di prendere il potere che c'è oggi, la spartizione di quel poco potere che c'è oggi, ma non è in grado di garantirlo perché non si è neanche posto il problema di un progetto per il futuro politico, per il futuro amministrativo, per una prospettiva nella quale ci sia anche una discussione magari molto aspra conflittuale, ma per un obiettivo, una progettualità, che credo sia l'unico modo per cercare di garantire un futuro politico.
Oggi questo non c'è più.
E allora è evidente, Presidente Ghigo, che a queste condizioni lei non è in grado di governare questa maggioranza e neanche il gruppo di Forza Italia. Vede, un Presidente di una Giunta regionale è una persona molto importante all'interno del proprio gruppo, del proprio partito, del proprio movimento, perlomeno da noi sarebbe l'uomo più importante che c'è all'interno del partito regionale, sicuramente. Quindi ciò che dice questo uomo così rappresentativo, dovrebbe contare, perché ha un grande consenso altrimenti non sarebbe Presidente della Giunta regionale, interno ed esterno, è uno che ha vinto le elezioni in questa Regione; quindi le sue parole contano, le sue indicazioni contano, ma qui mi pare che le sue indicazioni non abbiano contato assolutamente niente.
A dicembre lei ha detto "Se Rolando Picchioni non viene rieletto Presidente io mi dimetto", magari è stata una forzatura giornalistica, per carità, ma successivamente lei ha detto pubblicamente che il suo candidato era Picchioni e che quindi o passava questo candidato oppure lei ne avrebbe tratto fino in fondo le conseguenze.
Così non è stato, e allora a me pare che un Presidente della Giunta regionale, che non riesce a determinare nessuna scelta politica, neanche all'interno del proprio gruppo, abbia delle difficoltà oggettive a governare, gli altri e soprattutto una Regione come il Piemonte.
Per questo dico che i due sconfitti ci sono già, non abbiamo bisogno di aspettare il risultato di queste votazioni, ci sono già i due sconfitti.
Nessun conflitto interno è stato risolto e noi ci siamo trovati alcune settimane fa, mi pare immediatamente prima o dopo le feste, a dover affrontare la questione di alcuni Presidenti di Commissione, la Commissione Statuto, la I Commissione; alla Commissione Statuto si è dovuto soprassedere, alla I Commissione, accumulo di incarichi al collega Gallarini, perché come Capogruppo era l'unica figura istituzionale che poteva passare, altrimenti su qualsiasi altra proposta in quel momento ci sarebbe stata una lotta terribile all'interno del Gruppo di Forza Italia.
Questi sono dati di fatto, non è propaganda politica strumentale.
Questo è ciò che è avvenuto e allora partendo da questi presupposti io affermo che oggi politicamente per le opposizioni è una bella giornata, se non fosse che questa bella giornata è bella per le opposizioni qui all'interno di questo Consiglio, ma non possiamo gioire in quanto questa situazione non fa altro che aggravare i problemi del Piemonte, i problemi della necessità di governo della nostra Regione.
Il fatto che non ci sia credibilità da parte di questa Giunta nei confronti di nessuno non è un fatto che ci allieta, rende anche difficile fare opposizione. Lo abbiamo visto in questi mesi.
Prima Gallarini giustamente diceva che si è vissuti questi 4 o 5 mesi con gran difficoltà; il collega Vaglio invece, forse per il suo lavoro vive molto in montagna, quindi dimentica un po', non vede ciò che avviene in pianura e forse non ha visto le difficoltà che c'erano.
Credo che dobbiate andare a vedere le leggi più importanti: ne cito solo una, perché mi pare molto importante, ad esempio il testo unico dell'artigianato, ma potrei citarne tante altre, forse le avete fatte perché c'è stato un contributo propositivo da parte delle opposizioni.
Altrimenti quelle leggi non le avreste mai fatte, mai.
Tutte le leggi sulle quali avete cercato un confronto scontro con le opposizioni non ne avete fatta neanche una, perché vi siete spaccati anche all'interno della vostra maggioranza, anche sulle questioni più banali.
Ricordo Juvecentus, per ricordarne una per tutte, questione banalissima, ma sulla quale a voto segreto la maggioranza non c'è più stata. Non riuscite a risolvere il problema di un Assessorato, della sostituzione di un Assessore; sono passati 4 mesi. Figuriamoci un po' i problemi del Piemonte come riuscite ad affrontarli ed a risolverli! Problemi come il lavoro, l'occupazione; noi siamo di fronte ad una ripresa produttiva importante che rigurda anche il Piemonte e abbiamo per dei grandi problemi, che non imputo alla Giunta regionale, intendiamoci bene, sono dei grossi problemi per tutti che riguardano il lavoro e l'occupazione, ma bisognerebbe rispondere con degli strumenti che siano in grado di garantire, e questo lo imputo alla Giunta regionale. Non ho sentito un'idea a questo proposito da parte della Giunta regionale.
I fondi strutturali, anche le modifiche che interverranno anche a livello europeo, tutta la questione delle aree, non sarà più così come siamo abituati oggi, c'è stato un rinvio, c'è una gestione tutta tecnica dei fondi strutturali passati, non c'è nessuna guida politica per affrontare questa questione, le grandi infrastrutture, entreremo in Europa.
Il Piemonte come si presenta? Qual è il progetto che ha questa Giunta? Sulle grandi infrastrutture, dall'Alta Velocità in avanti, quali sono le iniziative concrete (non i convegni) che questa Giunta intende mettere in campo? Niente. Non abbiamo visto ancora niente.
Avete passato molte giornate a discutere con i segretari di partito.
Peraltro, credo che sia assolutamente legittimo, non lo dico come segretario di partito; anche se, devo dire, nel passato, nella prima Repubblica noi abbiamo fatto, ad esempio, la Giunta di centro-sinistra. Vi garantisco che a questa discussione non ha mai partecipato nessun segretario di partito: l'abbiamo risolta nella sede istituzionale in un confronto tra i Gruppi, senza la partecipazione di alcun segretario di partito.
Ma, soprattutto, avete litigato molto su chi doveva partecipare alle riunioni; per lo meno, così è apparso sui giornali e così risulta anche da informazioni di chi a quelle riunioni ha partecipato o non ha partecipato (perché c'erano i veti, a seconda se si era un rappresentante, regionale se si era federati o meno). Questa è una discussione che, tra l'altro, ho difficoltà a capire, quindi non mi addentro assolutamente in tali questioni.
Presidente Ghigo, a fronte delle sconfitte di questi mesi, io mi sarei aspettato un colpo di reni da lei, lo dico sinceramente; poi magari lei mi smentirà e nell'intervento successivo avrà questo colpo di reni, ma fino ad ora non c'è stato, per cui mi attengo a ciò che è avvenuto fino ad ora.
Da un uomo nuovo e non un consumato professionista della politica quale posso essere io ed altri che sono in questo Consiglio, un uomo nuovo eletto sulla base di un bipolarismo e con un potere che gli è stato dato non dall'elezione diretta formale (che non c'è stata), ma da una sostanziale elezione diretta da parte dei cittadini piemontesi, mi sarei aspettato un colpo di reni; un colpo di reni rivolto ai suoi, ovviamente, alla maggioranza, in cui si dicesse: "Cari ragazzi, così non può andare avanti: io mi dimetto".
Inoltre, mi sarei aspettato che lei dicesse: "Io mi dimetto, ma non per abbandonare: mi dimetto per cercare di ricostruire un Governo, una possibilità di governo. Se ci state è così, altrimenti io me ne vado".
No. Lei ha subìto tutti i compromessi più deteriori che le sono stati imposti e che hanno cambiato anche le scelte, le determinazioni che lei aveva.
Per questo la crisi è irreversibile. La decadenza dell'istituzione in questa crisi irreversibile è sua, Presidente Ghigo: ne tenga conto. E' sua.
Dico questo anche perché ritengo che in questo Consiglio ci siano forze e potenzialità per impedire un ulteriore decadimento che, se non si risolve nell'immediato, rischia di aggravarsi ulteriormente.
Oggi ci sono e si stanno ponendo le condizioni concrete perché questa Giunta se ne vada. E questo non è dato fornito solo dai numeri.
Prima, il Consigliere Gallarini, forse illudendosi un po', chiedeva ancora: "Siamo 35 o 32?"; dopo l'intervento del Consigliere Renato Montabone, a meno che non sia stato sentito, mi pare evidente quanti siete rimasti.
Ma non è tanto questo. In 32 si potrebbe anche governare. Anche in 31 si può governare.
E' che in 32, senza coesione (che non c'è); senza una guida sicura (che non c'è); senza un progetto vero di rinnovamento non solo istituzionale, ma di governo dei processi, adeguato ai processi che ci sono in Piemonte, come pensate di governare? Non avete governato neanche in questi due anni e mezzo, se non ci fosse stato - come già dicevo prima - un contributo propositivo, in alcuni momenti determinante, da parte delle opposizioni, di tutte le opposizioni chi in modo più responsabile, chi in modo meno responsabile; comunque, da parte di tutte le opposizioni c'è stato questo contributo determinante.
Non avete governato neanche con l'aiuto del Presidente del Consiglio regionale Picchioni.
Se ho un rimprovero da fare a Rolando Picchioni è che, in molte occasioni, ha fatto il Presidente di Gruppo di maggioranza, anziché il Presidente del Consiglio.
Credo che, fortunatamente, Rolando Picchioni, eletto nel maggioritario abbia compreso la fine di un percorso politico (non suo, della maggioranza), ed era evidente nelle sue considerazioni di questa mattina.
Quindi "l'uscita" di tre Consiglieri, e in particolare del Presidente del Consiglio Rolando Picchioni, ha un significato politico ben preciso un'uscita che è stata un po' "spontanea", in modo particolare da parte del Presidente della Giunta regionale, che non è riuscito ad impedirla, anche perché mi pare non si sia impegnato troppo per impedirla.
Credo dunque che, di fronte ad una maggioranza e ad una Giunta che è inesistente sul piano del governo dei processi, che è inesistente anche per i processi politici che stanno avvenendo all'interno della maggioranza, la costituzione del Gruppo di centro - che non è la costituzione di un Gruppo solo per voler raggruppare delle forze ex democristiane: chiedono qualcosa di più, chiedono una visibilità, è un dato politico nazionale, peraltro non è neanche solo locale - inevitabilmente avrà delle ripercussioni politiche all'interno della maggioranza.
Ma questa maggioranza, così inesistente sul piano del governo dei processi anche per effetto di questi dati politici, è una maggioranza, così come la Giunta, arrogante e cinica nei confronti delle persone e della loro dignità. E' avvenuto oggi nel momento in cui è stato "scaricato" Picchioni ma è avvenuto in altri momenti.
Qui più volte è stato ricordato il Presidente Brizio. Il Presidente Brizio, purtroppo per lui, si è trovato in condizioni disperate nella passata legislatura, ad esempio quando è stato arrestato un Assessore. Il Presidente Brizio, anche in quell'occasione, ha difeso l'operato di quell'Assessore. Io ero all'opposizione, quindi ovviamente non ho condiviso, non condividevo quell'atteggiamento, pur comprendendo il profondo rispetto per le persone, per la loro dignità e l'impegno politico unitamente alla coesione politica che c'era in quel momento.
Qui tutto questo non è mai avvenuto; anzi, al minimo sussulto, si "scarica". Si scaricano le persone, si scarica la loro dignità.
Vedete, Consiglieri della maggioranza, io al posto vostro mi preoccuperei molto, perché è toccato ad alcuni ieri, ma soprattutto pu toccare ad altri, oggi e domani, di dover fare i conti con l'arroganza ed il cinismo.
L'arroganza ed il cinismo sono inevitabili quando non esiste un cemento ideale, un cemento politico di progettualità, per cui l'unica cosa che conta, l'unico cemento è il compromesso deteriore del potere: in nome di questo, si può scaricare chiunque, la si fa pagare a chiunque, perché il compromesso permette sempre a qualcuno, al più forte, in quel caso, di mantenere il suo potere. Gli altri non contano niente. Gli altri non contano niente, per cui si favoriscono le carriere, come appunto avviene nel partito-azienda.
Ecco perché - e concludo - oggi è una giornata di svolta. Al di là di quello che dirà il Presidente Ghigo dopo (a meno che non dica le cose che ho detto prima io), a mio giudizio, Ghigo e la sua Giunta non ci sono più.
Credo che tutti i Consiglieri, ma in modo particolare quelli di maggioranza, siano consapevoli di questo stato di cose, e cioè del punto in cui siamo arrivati.
Per questo spero che si impegnino per contribuire a trovare delle soluzioni alternative in questo Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Intervengo perché ho fatto una dimenticanza e per cercare di lasciare le cose in ordine.
Desidero, Presidente Picchioni, chiederle scusa per un apprezzamento che le ho rivolto - sia pure da una postazione non ufficiale - accostando la sua funzione ai contenuti, un po' trogloditi, dell'intervento di un collega, contenuti che non accosto nella ricerca di attenuanti, n specifiche né generiche.
Accolga le mie semplici, rispettose scuse, Presidente Picchioni.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Il mio non vuole essere un intervento di conclusione, perché, così come succede molte volte, dall'opposizione mi è stato indicato. D'altro canto nella giornata di oggi ho ricevuto tanti apprezzamenti, tante considerazioni, tanti consigli, anzi, nell'ultimo intervento del Consigliere Marengo anche messaggi captati in più direzioni.
Le considerazioni che invece mi accingo a fare, nella loro semplicità (magari), nella loro chiarezza possono rappresentare un elemento di valutazione che mi auguro mettano se non altro un elemento di equilibrio tra quello che oggi in quest'aula, tra opposizione e maggioranza, si è sentito.
Questa è un'aula che rappresenta parti politiche, è un'aula che nella sua funzione, anche grazie all'operato dell'On. Picchioni, ha esercitato in questi due anni e mezzo posizioni, voci, contraddizioni, ragionamenti politici, i quali evidentemente hanno trovato, proprio in quest'aula, la loro giusta contrapposizione.
Così è avvenuto oggi. Oggi abbiamo assistito, sia pure nella coinvolgente emotività - e lo dico soprattutto per quanto mi riguarda - ad un dibattito che oltre ad avere un valore politico, ahimé e questo è un elemento di cui personalmente mi dispiace in maniera particolare, aveva anche delle implicazioni di tipo personale.
L'opposizione ha fatto giustamente la sua parte, ha sottolineato esasperato, comunicato - perché obiettivamente in questo senso dei passi avanti se ne sono fatti - il disagio o l'eventuale disagio che riscontra in questa maggioranza.
Il Consigliere Saitta, che ha un riferimento preciso, arriva naturalmente a suggerirmi anche dei sofismi, che dovrebbero - nelle mie comunicazioni ai cittadini piemontesi, in considerazione del fatto che queste occasioni non sono poi così tante; forse il Consigliere Saitta dovrebbe sapere che il sottoscritto non più di tanto le cerca e dovrebbe anche ricordare che in genere i media, ma non ne faccio una questione di vittimismo, nei nostri confronti non hanno un atteggiamento così positivo portarmi addirittura a dire che le cose vanno male, che il Governo della Regione Piemonte è un Governo che non funziona.
Obiettivamente, questo può essere il legittimo pensiero del Consigliere Saitta, così come è il legittimo pensiero di tutta o di buona parte dell'opposizione, ma non è chiaramente il mio pensiero, quello che, secondo la dialettica politica che mi posso permettere, corrisponde alla realtà.
Perché se l'Assessore Vaglio sta sulle cime e non vede la pianura, io nelle montagne qualche volta ci vado, ma generalmente sono in pianura e spesso sono in quel luogo in cui dovrebbe decidersi il futuro del Piemonte, che è Roma, che è il Governo Prodi, che è il Governo del Ministro Burlando, che è il Governo del Ministro Bindi. A Roma vado sovente, sono spesso a portare gli interessi della Regione Piemonte, che sono quelli che personalmente mi stanno più a cuore.
Quando il Consigliere Marengo parla di prospettive, di come questa Regione si pone nei confronti dell'Europa, di quali sono le prospettive legate all'occupazione, degli impegni sull'attuazione dei decreti Bassanini, dell'impegno di questa Regione nel processo di decentramento e di federalismo (ho citato questi argomenti, ma potrei citarne altri) io onestamente non mi sento di dire che questa Regione non è stata all'altezza, che questo esecutivo, questa Giunta, questa struttura della Regione - e colgo l'occasione per ringraziare tutte le persone che ci lavorano - non è all'altezza, tanto è vero che questa capacità che non ci viene riconosciuta in quest'aula, dove c'è una contrapposizione politica ci viene riconosciuta in altre sedi: presso l'Unione Europea, presso il Governo centrale, che avrebbe - essendo anche di uno schieramento politico diverso dal nostro - tutti gli interessi a minimizzare, a criticare.
Ebbene, l'operato e le iniziative della Regione Piemonte vengono, in quelle occasioni, sottolineate ed apprezzate dai componenti del Governo.
Questo ci tenevo a riferirlo e su questo farò le considerazioni riguardanti questi quattro mesi, che sono stati difficili.
D'altro canto, il metodo elettorale che mi ha eletto attraverso un'indicazione e ha bloccato la maggioranza per due anni ha riprodotto una situazione di fibrillazione che si ricollega a quanto in questo momento esiste a livello nazione, tale per cui era normale che alla fine di questi due anni si aprissero delle valutazioni politiche, che sono poi sfociate con un'aggregazione di nove Consiglieri in un'area di centro.
Io non posso dire - perché altrimenti contraddirei alcune considerazioni fatte dalla Consigliera Spagnuolo - di essere un politico di prima nomina; ormai qualche esperienza l'ho fatta. Questi cambiamenti questi assestamenti sono stati delle situazioni che ho dovuto prendere in considerazione.
Vede, Consigliere Marengo, io questa mattina ho sentito tante cose alcune un po' contraddittorie, nel senso che volevano sostenere delle tesi che contraddicevano altre, magari già sostenute. Ma questo è il gioco della politica.
Quando lei parla di "partito azienda" e fa i riferimenti che ha fatto nei confronti di Forza Italia, beh, quello che è successo forse sta a dimostrare che io non sono a capo di un Consiglio di Amministrazione (mi piacerebbe, probabilmente, per il tipo di esperienze precedenti che ho esercitato), ma sono a capo di una coalizione politica che è in movimento che mi ha messo di fronte a dei cambiamenti, che mi ha messo di fronte a delle legittime proposte, perché non sono un capo di Consiglio di Amministrazione, ma sono un esponente di una maggioranza e lo sono, motivo di più, perché sono finiti i due anni di blocco e di conseguenza sono espressione ancora di più di una maggioranza che nel frattempo si è modificata.
Questo, naturalmente fa parte della valutazione politica, all'interno della discussione politica, che è avvenuta all'interno della maggioranza.
Certo, questa maggioranza oggi probabilmente ne uscirà ridimensionata.
Di questo ne provo grande dispiacere, vorrei dire sofferenza; gli ideali del 1995, le prospettive che c'eravamo tutti insieme dati, sicuramente sono ancora per me il punto di riferimento e mi fa particolarmente soffrire che non lo siano più per tutti. D'altro canto oggi mi sono sentito dire di non essere stato sufficientemente generoso, di non essere stato sufficientemente attento a valutare la sensibilità, le caratteristiche, le aspettative di tutti. Può darsi che dal punto di vista politico qualche errore lo abbia compiuto, ma nessuno può con tranquillità affermare che di errori non se ne compiono mai. Quello che non accetto e che qualcuno interpreti questi fatti come carenze o insensibilità dal punto di vista personale.
Chiedo che le due cose vengano completamente distinte. Un conto sono le valutazioni di carattere politico, un conto, invece, sono gli aspetti di tipo personale ai quali personalmente ritengo di non aver mancato; ci tengo a sottolinearlo sia nei confronti del Presidente Picchioni sia nei confronti dei componenti del Gruppo MPPE.
Questa è una considerazione - permettetemi anche se personale - che ritengo di fare.
Oggi riteniamo - avendo presentato un documento sottoscritto da 32 Consiglieri - di eleggere il Presidente di Consiglio e l'Ufficio di Presidenza e di ridare a quest'assemblea quell'organo che per Statuto doveva essere rinnovato. Ciò significa che questa maggioranza, attraverso tale atto, ritiene di attuare una prospettiva di governo per i prossimi due anni e mezzo con una sensibilità - come è stato citato dalla Consigliera Cotto - maggiore a determinati temi che sono di particolare interesse per il nostro territorio e con la volontà assoluta di perseguire nell'interesse complessivo della Regione Piemonte, nel tentativo di contrastare l'atteggiamento - mi rendo conto non sempre voluto - che il Governo centrale ha nei confronti del nostro territorio. Mi creda Consigliere Marengo, non voglio aprire una polemica, è una contestazione.
D'altro canto quando lei, Consigliere Marengo, dice di non vedere cosa vogliamo fare sull'Alta Velocità, di non vedere che cosa si vuole fare sulle infrastrutture, di non vedere dove siamo sui fondi infrastrutturali le rispondo che sull'agenda 2000 il sottoscritto sta tentando di lavorare in totale carenza di proposta contrattuale da parte dell'attuale Governo presso la Comunità europea. Il Governo attuale sull'agenda 2000, cioè su quelli che saranno i fondi strutturali dal 2000 in poi, non c'è! Per fortuna che ci sono le Regioni e per fortuna che c'è una Regione, come la Regione Piemonte, che in prospettiva di questa criticità, che potrebbe segnare negativamente, dal punto di vista economico il nostro territorio dal 2000 in avanti, è presente, fa delle proposte. Infatti organizzerà un convegno con le altre Regioni qui in territorio piemontese con i parlamentari europei per rappresentare quelle che sono le criticità e per rappresentare quello che è il nostro programma nei confronti di questa iniziativa che giudichiamo importante. Come ci stiamo anche attivando per i decreti Bassanini. Non c'è ombra di dubbio che l'approvazione del bilancio sia un atto fondamentale cui la maggioranza deve assolvere. Atto attraverso il quale la maggioranza si misurerà per valutare la sua capacità propositiva, ma il vero impegno che questa maggioranza deve mettere in atto, è l'attuazione dei decreti Bassanini. Ci troviamo di fronte ad una rivoluzione culturale, per quanto riguarda la pubblica amministrazione, che cambierà sostanzialmente la faccia dell'ente Regione. Questo è un elemento sul quale noi operiamo quotidianamente, dove ci confrontiamo, dove valutiamo, dove troviamo la giusta corresponsione, il giusto coinvolgimento delle persone che operano all'interno della Regione Piemonte nei vari settori.
Voglio, in un certo senso, cogliere l'occasione di questo momento particolarmente travagliato per rappresentare la volontà di perseguire nel governo di questa Regione con prospettive, obiettivi, entusiasmo e volontà nuove in una situazione che sicuramente ha lasciato qualche segno; mi auguro, però, che non cancelli totalmente quanto insieme si è costruito.
Faccio presente al Consiglio la mia considerazione e la mia stima nei confronti del Presidente Picchioni.
Non mi permetterò mai di affermare che gli Stati Generali non siano stati voluti da Rolando Picchioni: d'altro canto lui ha ricordato che insieme a Ferraris avevano pensato alla costituzione degli Stati Generali.
Gli Stati Generali sono un'iniziativa di cui il Piemonte deve ringraziare principalmente Rolando Picchioni.
Mi auguro che in quell'iniziativa la maggioranza possa in un futuro ritrovare anche il contributo di quest'aula e di questo Consiglio.
Mi rendo conto che quanto è successo apre delle ferite, apre delle lacerazioni, mi auguro possa essere considerato - così è considerato da me non un fatto personale, perché dal punto di vista personale nulla è cambiato, ma un fatto politico, con le conseguenze che implica. Di fronte ad un fatto politico nessuno si sottrae, ma sicuramente quello che non vorrei che tutto questo venisse vissuto come un fatto personale.



PRESIDENTE

Come avevamo deciso convoco la riunione dei Capigruppo; i lavori del Consiglio riprenderanno alle ore 16.30.
La seduta è sospesa.



(La seduta sospesa alle ore 15,33 riprende alle ore 17,35)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FOCO



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Gli interventi a carattere generale sono terminati in mattinata.
Non essendoci richieste di dichiarazione di voto, do alcune indicazioni in merito alle modalità di voto. Alle mie spalle è stata predisposta la cabina elettorale; procederemo per appello nominale: ogni singolo Consigliere avrà a disposizione tre schede. Due schede riportano i nomi prestampati dei due candidati (sull'una, Rolando Picchioni, sull'altra Sergio Deorsola); la terza scheda è stata predisposta per chi intende esprimere "scheda bianca" oppure votare un altro candidato.
A ciascun Consigliere verrà fornita una biro, per poter eventualmente esprimere altro nome. Chi intende votare uno dei due candidati presentati in aula, non ha da fare altro che piegare una delle due schede con i nomi prestampati. All'uscita del seggio troverà due urne: una è la vera e propria urna elettorale nella quale metterà la scheda con cui intende votare, nell'altra urna, sempre piegandole in quattro, metterà le due schede che intende non utilizzare per il voto.
Mi auguro di essere stato sufficientemente chiaro.
Ricordo che il candidato, per essere proclamato eletto alla prima votazione deve raggiungere 31 voti; se nessuno dei candidati dovesse raggiungere tale quorum, trascorso il tempo necessario per scrutinare e predisporre nuovamente le schede, si procederà al ballottaggio dei due candidati.
Mi rendo conto che non solo l'aula sta partecipando con attenzione pregherei coloro che stanno seguendo i nostri lavori, di farlo nel massimo silenzio.
Vengano distribuite le schede per l'elezione del Presidente del Consiglio regionale.
Si proceda all'appello dei Consiglieri per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Tutti i Consiglieri hanno votato ad esclusione dei quattro Consiglieri della Lega Nord che non hanno ritirato la scheda.
Dichiaro chiusa la votazione.



(L'Ufficio di Presidenza, ad esclusione dei Consiglieri Picchioni e Deorsola, provvede allo spoglio delle schede)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 60 Consiglieri votanti 56 Consiglieri Hanno ottenuto voti: DEORSOLA 30 PICCHIONI 20 CHIEZZI 4 schede bianche 2



PRESIDENTE

Poiché nessun candidato ha ottenuto nella prima votazione la maggioranza assoluta richiesta, ai sensi dell'art. 4, comma 7 del Regolamento, si procede ad una votazione di ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti.
Verrà eletto il Consigliere che ottiene la maggioranza assoluta dei voti. A parità di voti viene eletto il candidato più anziano.
La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Io ho atteso qualche secondo prima di chiedere la parola, perché mi aspettavo un altro intervento prima del mio e cioè l'intervento del Presidente Ghigo che prendesse atto che alle 32 firme della maggioranza formale corrispondono 30 voti. La maggioranza non c'è più; mi pare che adesso non ci siano più scusanti, non ci siano giustificazioni, questo è un fatto concreto, la Giunta non ha più la maggioranza e quindi io credo che a questo punto la crisi debba essere aperta in modo formale, Presidente Ghigo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pier Luigi

Ritengo, senza offesa per nessuno, che qualcuno potrebbe anche essersi sbagliato. Il meccanismo che è stato messo in moto, sul quale abbiamo discusso per due ore, è un meccanismo di un certo tipo. In ogni caso noi chiederemmo, prima di procedere al ballottaggio, una breve sospensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Prima di intervenire sulla proposta di sospensione, ho alzato la mano perché attendevo qualche segno di vita, almeno di dignità, da parte del Presidente della Giunta Regionale, che, pochi minuti dopo una risposta data anche con una certa sufficienza e sicurezza, si vede privo di una maggioranza capace di governare, non capace di eleggere un Presidente del Consiglio. Perché con 30 voti non si governa e non si vota un bilancio.
Avete messo in moto una pratica un po' barbarica, un rito sacrificale vittima forse il vostro agnello migliore. un'operazione fallita che non mi ricordo di avere visto nei momenti di minor qualità dell'attività politica in quest'aula.
Penso che ci sia ancora un'occasione per un momento di dignità, di serietà e di rispetto dell'istituzione, Presidente Ghigo, dopo gli inciampi che lei ha avuto e che io non ho voluto nemmeno ripetere e ricordare, il Gruppo di Rifondazione comunista ha avuto un ottimo intervento con il compagno Papandrea, non abbiamo insistito più di tanto, ma si renda conto Presidente che stracciare così la dignità delle istituzioni nuoce a tutti anche a lei.
In politica ci sono delle regole, queste regole vanno rispettate, non si può fare finta di niente e far finta di avere una maggioranza che non c'è: ne prenda atto, si ricordi anche delle parole che le ha detto non con cattiveria, ma direi con dolce sofferenza anche la collega Carla Spagnuolo stamattina, una collega che l'ha vista lavorare all'inizio senza pregiudizi e pregiudiziali, come viceversa altri potevano avere nei suoi confronti cominciando dal sottoscritto; ma il suo percorso oggi in ogni caso dovrebbe prevedere una esplicita sosta e uscita di scena di questo tragitto, che mi pare sia definitivamente concluso.
Poi ci può essere il senso della tragedia o l'attitudine alla farsa.
Gallarini con questa uscita ha avuto più un'attitudine alla farsa invocando degli sbagli nel voto. Non è uno sbaglio di un voto, è la conclusione di un'esperienza che si è esaurita pian pianino e che oggi riduce questa maggioranza ad essere la metà dell'aula.
A questo punto le sue dimissioni, Presidente Ghigo, agevolerebbero gli interessi collettivi che il Piemonte chiede vengano ripristinati al più presto. Una sua impuntatura non so dove porterebbe, non riesco a capirlo in uno stallo dal quale lei probabilmente non esce vincitore. Comunque uno stallo che porterebbe sempre più questa aula, così come noi abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere, a prendere atto dell'esaurimento di una fase e a iniziare tranquillamente una seconda fase che dal nostro punto di vista dovrebbe riconsegnare agli elettori il compito di rinnovare la propria rappresentanza regionale, di dotare finalmente la Regione Piemonte di un progetto di sviluppo economico di riordino istituzionale, di riordino della Regione, di capacità progettuale: il Piano regionale di sviluppo che non c'è, il Piano dei trasporti e assistenziale.
Prenda atto di questo e, Presidente Ghigo, compia un dovere politico quello di assumersi la responsabilità di prendere atto di un fallimento.
Quindi prima di giungere alla votazione sulla sospensione chiedo al Presidente Ghigo se ritiene di meditare qualche minuto su questa vicenda e di dirci qualcosa.
Questa mattina abbiamo sentito un Presidente del Consiglio uscente, con la sua passione, con i suoi argomenti, con il suo senso della politica, con le sue sofferenze. Stamattina mi pare che non abbiamo avuto un Presidente della Giunta, che forse ci sarebbe stato se avesse immediatamente risposto da pari a pari, alle considerazioni svolte dal Presidente Picchioni. Esista almeno adesso Presidente Ghigo! Esista politicamente, prenda in mano anche dal suo punto di vista la situazione, consegni il suo mandato a quella che non è più una maggioranza di Consiglio, ma sono pur sempre 30 Consiglieri che hanno il suo sostegno e consenta a tutta questa aula di meditare sul percorso futuro.
Il mio Gruppo ha già detto qual è a nostro giudizio il percorso da seguire, però riconsegni dignità alla politica e anche alla sua persona Ghigo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Grazie Presidente, io prima vorrei un'informazione di ordine procedurale. Noi siamo in sede di votazione oppure possiamo reintervenire normalmente, anche se è prevista una votazione di ballottaggio, oppure siamo nella regolamentazione di una questione sospensiva? Questa è la prima domanda, poi vorrei aggiungere un'altra cosa.



PRESIDENTE

Ho preso atto che c'è una richiesta di sospensiva da parte del Consigliere Gallarini. C'è stato poi un intervento di Chiezzi, quindi prima di togliere la parola ai Consiglieri li lasciamo esprimere. Non siamo per ancora in votazione, perché dal dibattito potrebbero emergere degli elementi...



GHIGLIA Agostino

Visto che la votazione è sullo stesso argomento e si è svolta una discussione generale, se noi interveniamo di nuovo tutti mi sembra che non sia una prassi normale, ma questo lo lascio alla sua riflessione.



PRESIDENTE

Ghiglia, per tranquillità sua, siccome c'è stato un risultato elettorale di un certo tipo, il Regolamento dice che non possono entrare in competizione altri candidati, quindi su questo siamo tranquilli. Potrebbe esserci - io non lo posso sapere - uno dei due candidati in ballottaggio che si ritira: prima di formalizzare la votazione devo capire cosa vuol fare l'aula.
Ho però una richiesta di sospensiva.



GHIGLIA Agostino

Io mi pronuncio contro la richiesta di sospensiva del Consigliere Capogruppo Gallarini, perché ovviamente ritengo che si debba procedere alla votazione di ballottaggio subito.
Non credo neanche che il Presidente della Giunta debba aggiungere qualcosa a quello che ha detto molto chiaramente questa mattina.
A nostro avviso, non c'è in discussione la dignità del Presidente della Giunta, ma - semmai - la dignità di chi mette la firma sotto un documento e poi si dimentica di averla messa.
Quindi, come dice il Consigliere Gallarini, probabilmente c'è qualcuno che si è sbagliato, ma si è sbagliato ad interpretare un ruolo politico in quest'aula.
Questo per dire che siamo contrari all'ipotesi di sospensiva e vorremmo procedere alla votazione di ballottaggio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rosso.



ROSSO Roberto

Presidente Ghigo, ha visto che questa coltellata alle spalle al Presidente Picchioni non ha portato bene e che non era solo una questione di numeri palesi, ma che alla fine non c'erano neanche i 32? Evidentemente dal dibattito che si è svolto questa mattina è emerso un elemento enorme nuovo: questa maggioranza non ha più una maggioranza.
Qui non si sta votando un ordine del giorno su Juvecentus, dove possiamo anche capire che qualche Consigliere avesse avuto dei problemi e che quindi la maggioranza, anche se era andata "sotto", in realtà c'era ancora.
Qui lei non ha raccolto i 31 voti, e quindi una maggioranza minima, sul candidato del Polo, e cioè della forza che governa questa Regione, alla Presidenza del Consiglio.
Mi associo dunque alla richiesta di sospensione, perché evidentemente con questo fatto nuovo il mio Gruppo deve riorganizzare le idee.
Comunque, prima di procedere alla seconda votazione, ritengo necessarie delle comunicazioni da parte del Presidente Ghigo, perché - non solo io. ma penso anche gli altri Consiglieri - dobbiamo capire che cosa farà questa Giunta e quindi lo stesso Presidente Ghigo.
Non è ammissibile che si possa pensare di andare avanti senza una riflessione, come se nulla fosse accaduto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Ancora prima di esprimermi sulla richiesta del collega Gallarini, credo che questo risultato vada letto politicamente e non soltanto in termini numerici.
Sicuramente non può essere letto con la giustificazione del Consigliere Gallarini o del collega Ghiglia: c'è stato un errore. Obiettivamente questo mi pare molto ridicolo, bisogna essere sinceri fino in fondo e non dobbiamo sfiorare il ridicolo.
La realtà mi pare abbastanza chiara ed evidente: il Polo, la maggioranza di centro-destra nella Regione Piemonte non esiste più.
Questo è il dato politico e credo che chi ha esperienza, chi ha capacità, chi ha buon senso se ne renda perfettamente conto.
D'altronde credo anche che l'intervento conclusivo del Presidente Ghigo prima di procedere alla dimostrazione sia stato indicativo di un disfacimento.
Il suo intervento non ha convinto la sua maggioranza. L'altro giorno aveva una maggioranza di 35; poco fa di 32; adesso di 30. Quindi mi pare che, di fronte, abbiamo un Presidente che è in ritirata sul piano politico.
Io non sollecito le dimissioni; non le sollecito, perché le ho chieste prima e credo che a questo punto lo stesso Presidente, che molto spesso è impassibile rispetto ad alcuni rilievi, si renda conto che è il momento di fermarsi.
Anche perché non so che cosa andrà a dire in giro, in Europa, a Roma: ma che cosa rappresenta, Presidente? Non ha più una sua maggioranza.
Credo quindi che i lavori del Consiglio debbano fermarsi a questo punto, partendo da questo dato di fatto: il Polo non esiste più; la Regione, in base a questa maggioranza, non è più governabile.
E credo che tutte quante le forze politiche abbiano il dovere di esprimersi, dopo una pausa, sulla soluzione da dare a questa crisi del Piemonte: se dare un Governo al Piemonte oppure se procedere a nuove elezioni, così come ha chiesto diverse volte, ad esempio, la Lega.
Siamo di fronte ad un tema politico: c'è la crisi politica. E' evidente che se il Presidente oggi si esprimesse sarebbe un utile chiarimento perché eviterebbe di rapportarsi ad una posizione; se non lo fa, se non si esprime oggi, credo che, per forza di cose, le procedure per dare una soluzione alla crisi siano delle procedure diverse, che devono partire attraverso una serie di confronti tra tutte le forze politiche qui presenti in Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Spagnuolo; ne ha facoltà.



SPAGNUOLO Carla

Non vi è dubbio, Presidente Ghigo, che siamo di fronte ad un fatto politico molto importante.
Lei è a capo di una maggioranza che questa mattina si è presentata in aula con un documento firmato da 32 Consiglieri che proponevano l'elezione a Presidente del Consiglio regionale di un candidato, e cioè del collega Deorsola. Noi abbiamo registrato che il documento, e quindi la volontà politica, è stata disattesa da questa maggioranza.
Di conseguenza, Presidente Ghigo, noi verso di lei abbiamo un diritto.
Abbiamo il diritto, come Consiglieri, ma anche singolarmente, di chiederle se ritiene che la sua maggioranza sia in crisi o se ritiene che questo sia un errore. Questa è la prima questione. Noi abbiamo questo diritto e lei deve risponderci adesso.
Dopodiché, esiste un'altra questione, invece, che riguarda un altro Gruppo politico; un Gruppo politico (mi riferisco alla Lega) che ha detto: "Noi, di fronte a questo fatto politico, potremo dover cambiare o voler cambiare o fare un ragionamento su come ci attestiamo rispetto ad un'altra votazione e chiediamo un'interruzione".
Pertanto, non possiamo andare avanti in questo modo; l'unico modo con il quale possiamo andare avanti, anche per attestare la posizione di voto del singolo Consigliere, Presidente Ghigo, è che lei si pronunci su quanto ha detto il collega Marengo prima.
Ogni Consigliere, sulla base delle sue dichiarazioni, potrebbe mantenere la propria posizione oppure cambiarla; ciò al di là delle prese di posizione che sono state fatte, per esempio da un Gruppo politico, vale a dire quello della Lega.
Quindi, Presidente Ghigo, come Consigliere regionale, le chiedo di voler rispondere a questo diritto che abbiamo su una grande questione politica.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Chiedo la parola per rappresentare il desiderio e la richiesta di proseguire nella seconda votazione e, di conseguenza, passare alla fase del ballottaggio per l'elezione del Presidente del Consiglio.



PRESIDENTE

C'è una richiesta di riflessione, da parte di un Gruppo. Possiamo sospendere i lavori per un quarto d'ora o mezz'ora.
Consigliere Rosso, non posso rispondere io all'altra domanda che lei ha formulato. Mentre sulla richiesta di sospensione da voi posta, chiedo al Consiglio di non fare una votazione pro o contro; è un Gruppo che chiede mezz'ora di sospensione per potersi riunire.
La parola al Consigliere Bellingeri.



BELLINGERI Gian Franco

Signor Presidente, desidererei avere una spiegazione, una maggiore sicurezza. Qua si dice che nel caso del ballottaggio, viene eletto il Consigliere che ottiene la maggioranza assoluta dei voti: intendesi sempre 31?



PRESIDENTE

No, è in prima votazione che il Presidente deve ottenere 31 voti. Nel momento del ballottaggio deve ottenere la maggioranza assoluta dei votanti nel caso di parità di voto viene eletto il Consigliere più anziano. Le schede bianche, come le nulle, sono considerate votate.



BELLINGERI Gian Franco

Quindi, se votano 60 Consiglieri, devono essere 31?



PRESIDENTE

Se votano 60 Consiglieri, occorre la maggioranza dei votanti.
Probabilmente su alcune cose non ci capiamo: io intendevo 60 espressioni di voto.
La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Chiedo, Presidente, di convocare, subito dopo la sospensione o, se vogliamo, anche subito e fare in seguito la sospensione, la Conferenza dei Capigruppo, perché credo sia indispensabile, dopo questo tipo di votazione avere un chiarimento. Ci sono da discutere le modalità di votazione, oltre alle evidenti implicazioni politiche. Quindi chiedo la Conferenza dei Capigruppo, che non può essere decisa a maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rosso.



ROSSO Roberto

Presidente, se è possibile chiederei prima la Conferenza dei Capigruppo, perché dalle risultanze della Conferenza dei Capigruppo potrà il mio Gruppo decidere come comportarsi.



PRESIDENTE

Bene. Convoco la Conferenza dei Capigruppo in saletta A.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 19,11 riprende alle ore 20,37)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
C'eravamo lasciati per vedere le modalità di proseguo della seduta nella riunione dei Capigruppo sono state poste delle domande che abbiamo detto sarebbero state trasferite in aula, perché questa è la sede competente.
Ha chiesto la parola la Consigliera Spagnuolo; ne ha facoltà.



SPAGNUOLO Carla

Grazie, Presidente. Alla Conferenza dei Capigruppo sono stati posti alcuni problemi che per loro natura non possono che trovare una risposta in aula. In questo momento non vedo il collega Picchioni, ma penso che dovrebbe esserci, perché la sua presenza è necessaria.
Riepiloghiamo la questione, dal punto di vista statutario. L'articolo 4 del Regolamento, alla voce "Elezione del Presidente e dell'Ufficio di Presidenza", dice: "L'elezione del Presidente del Consiglio ha luogo a scrutinio segreto e a maggioranza assoluta dei componenti il Consiglio. Se nessun candidato ottiene tale maggioranza, si procede ad una votazione di ballottaggio tra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti".
Quindi il riferimento statutario a questo momento, perché siamo in questo comma dell'articolo, è un riferimento...
Mi devo fermare perché ritengo importante la presenza del Presidente Picchioni. Chiedo scusa, ma per la natura del quesito devono esserci entrambi i candidati. Noi siamo, dal punto di vista statutario, al punto 7) dell'art. 4 - faccio riferimento al Regolamento interno del Consiglio regionale - recita: "7. L'elezione del Presidente del Consiglio ha luogo a scrutinio segreto e a maggioranza assoluta dei componenti il Consiglio. Se nessun candidato ottiene tale maggioranza, si procede ad una votazione di ballottaggio tra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti".
Quindi noi siamo in una fase nella quale il confronto del Consiglio, di ciascun singolo Consigliere, si sviluppa e si rapporta con i candidati. Noi abbiamo visto che un Consigliere ha ottenuto 30 voti, un altro Consigliere ha ottenuto 20 voti, un altro Consigliere, Chiezzi, ha ottenuto 4 voti.
Quest'ultimo, però, sulla base della disposizione regolamentare e statutaria, in questo momento non può partecipare al ballottaggio tra candidati per l'assegnazione della Presidenza; sarà per un'altra volta.
Detto questo, il mio rapporto, come Consigliere regionale, in questo caso come Gruppo - e dirò poi perché come Gruppo oltreché come Consigliere regionale - è direttamente con i candidati Consiglieri Deorsola in prima battuta perché ha ottenuto 30 voti e in seconda battuta con Picchioni perché ha ottenuto 20 voti. Desideriamo chiedere se i Consiglieri Deorsola e Picchioni ritengono di dover essere ancora candidati per passare all'applicazione successiva del comma 7 dell'art. 4, cioè per passare alla votazione di ballottaggio. Se i candidati mantengono la loro candidatura noi andremo nell'urna con le due schede recanti il nome dei candidati e sempre la terza scheda perché si può presentare un voto bianco.
Non dimentichiamo che noi ci troviamo, per la prima volta nella vita della Regione Piemonte e dell'elezione del Presidente del Consiglio regionale, in questa fattispecie. Per la prima volta abbiamo due candidati che, qualora rimangano candidati, possono andare al ballottaggio.
Teoricamente entrambi potrebbero ritirare la loro candidatura, potrebbero condizionarla.
Quindi, formalmente e politicamente, anche dal punto di vista istituzionale, noi chiediamo prima di tutto se i candidati mantengono la loro candidatura. Qualora essi mantenessero la loro candidatura esistono delle problematiche che riguardano l'elezione dell'Ufficio di Presidenza.
Queste problematiche attengono alla rappresentanza delle minoranze e quindi potremmo porre degli altri quesiti, qualora si ritenesse di tutelare le minoranza come e con quali criteri. Questi sono quesiti successivi che come Gruppo, ci riserveremo di porre dopo aver ascoltato se i due Consiglieri mantengono la loro candidatura per la votazione di ballottaggio.
Adesso siamo usciti dalle logiche in qualche modo di maggioranza di opposizione rispetto all'aula, anche se la parte politica c'è tutta. Noi abbiamo già fatto un intervento precedente, abbiamo già detto dell'incidente politico gravissimo che ha portato 32 Consiglieri a presentarsi in un'aula senza però ottenere la maggioranza richiesta. Questa è una valutazione politica. Rispetto ai due candidati chiederei se mantengono la loro candidatura e di dilungarsi su quelle che sono le problematiche che attengono all'Ufficio di Presidenza in particolare sulla rappresentanza delle minoranze.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Il nostro Gruppo in questi due anni e mezzo ha cercato di dare il proprio contributo critico di opposizione a questa maggioranza, cercando sugli argomenti, di condurre le proprie battaglie, per quanto possibile con coerenza di comportamenti, con una certa progettualità.
Sono stati due anni e mezzo di confronti; una gestione pratica dell'aula che - pur con qualche momento di asprezza e anche di esagerazione dei quali mi sono scusato poco fa - consideriamo apprezzabile.
Oggi stupefatti - non ci credo ancora ora - ci siamo trovati di fronte ad un dilemma: vengono presentati due candidati, partoriti entrambi dalla maggioranza che ha vinto le elezioni. Con il Consigliere Deorsola, non direttamente impegnato in un ruolo di garanzia assoluta come vertice dell'Ufficio di Presidenza, abbiamo avuto poche occasioni di confronto. Il collega Picchioni, con il quale dovevamo scontrarci forse un po' di meno in quanto Presidente di Consiglio, invece ha portato spesso, nel modo di interpretare il proprio ruolo, argomenti esorbitanti il ruolo stesso e aperto discussioni.
Scherzosamente in questi due anni e mezzo il Gruppo di Rifondazione comunista più volte si è riunito per decidere se regalare una matita rossa e blu al nostro Presidente in modo che potesse dare i voti anche con dei segni colorati, oltreché con le bacchettate fornite attraverso i suoi argomenti.
Comunque ci troviamo di fronte a due candidati "estranei" sia al nostro movimento politico sia alla parte dell'aula che ha vissuto questi due anni e mezzo in minoranza.
Stamani abbiamo sentito un intervento di uno dei due candidati. Un intervento che ha arricchito tutti noi di un punto di vista di analisi originale sull'esperienza vissuta da questo candidato, sul rapporto con l'aula. Un intervento nel quale il candidato più che domandarsi che cosa si dovrebbe fare, guardando al futuro, ha chiesto più volte - non a noi, non potevamo dargli una risposta - per quale motivo non fosse più stato il candidato della vecchia maggioranza. A queste domande non so dare delle risposte, veda Presidente Picchioni se ritiene di aver ricevuto risposte o meno. Non penso che abbia ricevuto delle risposte, ma comunque il collega Picchioni ha posto un suo intervento di carattere istituzionale molto rivolto al passato, a cosa è stato fatto e in cosa eventualmente ha sbagliato. Un intervento ricco, politicamente stimolante, interessante e battagliero; un livello politico alto e bello, se alto e bello vuol dire confrontarsi con forza e anche con asprezza, con un credo politico, con un modo politico di leggere la realtà, di proporre con una fiducia nella capacità di progettare un punto di vista politico e anche, sulla base di questo, di scontrarsi. Un modo ricco, reciprocamente fecondo di confrontarsi, anche quando non si è d'accordo. L'altro candidato a seguito di sollecitazioni, ha fatto una relazione - come dire? - da Capo Settore, e ci ha letto, da dirigente, un po' di norme regolamentari. Pur rassicurando tutti di voler rispettare le regole, ha fatto qualche preoccupante accenno su una certa insofferenza alla dialettica democratica, che ha propri tempi e modi, faticosi ma unici, o comunque i meno peggiori sin qui inventati.
Non abbiamo però capito nulla di quanto intende fare. Ascoltandolo, ci siamo resi conto che bastava leggere il Regolamento, lo Statuto: non ci voleva un granché.
Si tratta di due candidati che, come avete visto, il nostro Gruppo non ha votato. Sarà un nostro limite, ma i giochi di palazzo non fanno parte della nostra storia né vogliamo ne facciano parte.
Abbiamo espresso come Gruppo, formalmente, un voto di bandiera al sottoscritto, non riconoscendo nei due candidati, uno sul quale poter porre la nostra fiducia, pur dando questa diversa lettura dei due interventi.
Candidati provenienti dall'area di maggioranza, di fronte ai quali, a questo punto, ci troviamo tutti. A questo punto, le bandiere, anche la nostra, possono anche diventare "cose e gambe". Faremo nostre valutazioni probabilmente, uno dei due candidati verrà eletto: vogliamo guardare al domani. Chiediamo, intanto, come ha già detto la collega Spagnuolo, se i candidati sono ancora due. Non mi stupirei, avendo un pochino di esperienza, che uno dei due candidati si ritiri e lasci il campo all'altro sulla base delle più varie motivazioni. Ad esempio, essersi reso conto di aver messo in moto, senza riuscire ad attuarlo, una sorta di sacrificio barbaro, oppure, viceversa, il riconoscimento di non voler perseguire una strada nuova. La prima cosa che chiediamo ai due candidati è riflettere. Se uno dei due candidati chiede all'aula qualche momento di riflessione, non sarà il nostro Gruppo ad esprimere parere sfavorevole a nessuno dei due, ci illustrino successivamente quanto intendono fare.
Dopo aver tanto atteso e incalzato la maggioranza per ottenere questa seduta - ricorderete che il nostro Gruppo ha chiesto reiteratamente di votare già a dicembre; abbiamo poi chiesto di farlo il 7 gennaio - la fretta nel risolvere questo tema istituzionale è soprattutto nostra. Non siamo per perdere tempo; vogliamo decidere in fretta, ma anche aver la possibilità di conoscere direttamente, dai due canditati, quali siano le loro intenzioni. Uno dei due candidati, il collega Picchioni, ha detto "voglio rivolgermi all'aula", e l'ha fatto, oggi. Ad entrambi i candidati il nostro Gruppo chiede di rivolgersi all'aula ed illustrare alla stessa in quale modo venga interpretato da entrambi il rispetto della logica istituzionale della "rappresentanza il più possibile ampia dei Gruppi consiliari, sulla base di un criterio di massima obiettività ...".
All'Ufficio di Presidenza si dovrebbe accedere su basi obiettive, che in un'aula elettiva sono determinate dalla consistenza numerica dei Gruppi e, se volete, dalla consistenza reale dei Gruppi, dalla presenza effettiva dei Gruppi ai lavori dell'aula.
I candidati ritengono che questo sia il criterio per accedere a responsabilità nell'Ufficio di Presidenza? I candidati ritengono che il termine del 30 mesi sia stato indicato dalla Statuto come termine capace di gestire in due momenti differenti una legislatura in modo da consentire ad un più ampio numero di Gruppi di esprimere delle rappresentanze nell'Ufficio di Presidenza, luogo di regolazione della nostra vita e di alcuni fatti pratici? Queste le domande che rivolgiamo ai due candidati.
Sulla base delle risposte e dei colloqui che vorranno tenere, capiranno gli orientamenti politici che li muovono e gli obiettivi politici che perseguono. Chiediamo a quest'aula di darci modo, dopo aver atteso in modo inconcludente i tempi della maggioranza, di effettuare una valutazione e poter collocare il nostro voto secondo un obiettivo politico meditato e per quanto possibile, accertato.
Presidente, continuo a chiedere sicurezza sul numero dei candidati e immediatamente dopo una risposta in tal senso, di concederci cortesemente il tempo per riflettere e capire le intenzioni dei due candidati.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Ad una delle domande del collega Chiezzi posso rispondere io confermando la candidatura del collega Deorsola.



CHIEZZI Giuseppe

Lo possiamo sentire da lui?



COTTO Mariangela

Capisco la fretta del Consigliere Chiezzi, che sta valutando se votare il collega Deorsola: ha quindi bisogno di tempo, non essendo stati sufficienti, probabilmente, gli interventi precedenti.
Volevo però porre due quesiti. Il primo. Chiedere agli uffici ed a lei signor Presidente, un'interpretazione autentica dell'art. 4, al punto 7 laddove si dice: "Se nessun candidato ottiene tale maggioranza - è il nostro caso - si procede ad una valutazione di ballottaggio tra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti." Chiederei un'interpretazione autentica di quel "si procede"; in quali tempi? Passer successivamente al secondo quesito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Confermo quanto ha detto la collega Cotto: è sì. Devo solo dire questo: confermo la mia candidatura.



PRESIDENTE

Consigliere Cavaliere, mantiene la sua richiesta di parola?



CAVALIERE Pasquale

Sì, solo per dire, signor Presidente, che per quanto volenteroso l'intervento della collega Cotto, per come ha spiegato bene prima la collega Spagnuolo, il rapporto del Consiglio in questo momento, per forza di cose, è con i candidati. Credo che loro debbano intanto dire se sono ancora candidati e poi se ritengono di darci qualche altro elemento di riflessione. Credo che lo debbano dire loro, ma non voglio costringere Deorsola a dire "sì, sono candidato" non credo che sia un grande sforzo (anche per lui), ma ritengo che questo rientri in una corretta applicazione del regolamento per quanto riguarda la fase istituzionale che stiamo attraversando.
Ribadisco quindi ai due candidati questa richiesta: vogliamo sapere intanto se sono candidati e poi se ritengono di fornirci argomentazioni in più rispetto a quelle già date.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picchioni.



PICCHIONI Rolando

Desidero innanzitutto ringraziarvi, signori Consiglieri, di maggioranza e minoranza ovviamente, per tutte le espressioni di stima, di riguardo e di rispetto che avete avuto per me, per il mio lavoro diciamo anche per le mie intenzioni. Certamente questo non mi fa dimenticare i nuovi e i vecchi compagni di questo viaggio e di questa giornata politica.
Credo che questa giornata passerà nella storia di questa legislatura come una giornata della autentica politica, dove le contrapposizioni ferrigne si sono forse nemmeno esaurite in quest'aula, però dove si è sentito veramente - come ha detto un momento fa Pino Chiezzi - alto e forte il senso della politica, dell'appartenenza, della discussione, del dialogo della dialettica. Per cui mi fa piacere poter essere stato, sia pure involontariamente, uno dei soggetti di questa nostra discussione che ha portato alle tarde ore della sera a delle decisione che mi auguro siano conclusive, definitive, di questa nostra tornata.
Io ho posto alcune domande; non ho avuto nessuna risposta, da nessuno se non quella del ricorso alla filosofia della nonna. Le nonne hanno sempre la saggezza antica, ricordano il passato, lo presentano a noi nipoti e poi lo trasmettono al futuro: la vita! La vita è così: ci sono delle regole fondamentali, immutabili. E credo che anche nella vita politica ci siano giustamente queste filosofie umane, che fanno capire qualche piccolo segreto, che danno qualche luce in più.
Però ho capito una cosa, Consigliere Gallarini, e la ringrazio del suo intervento che ho apprezzato; ho capito che c'era una ragion di Stato, che può essere la ragione della maggioranza, ma comunque una ragion di Stato che come tutte le ragion di Stato sono secretate, non si conoscono nella loro reale dimensione, nel loro reale spessore.
E ho capito anche, seppure qui non pronunciata, che c'era una conventio ad excludendum, non ad includendum, ma ad excludendum, di un Presidente che avrà avuto tantissimi difetti, peccati, lacune e omissioni, che però non si è avuto il coraggio di enuclearle, di denunciarle, di indicarle. Questo mi dispiace.
Mi dispiace anche perché questa conventio ad escludendum - signori Consiglieri, tutori della democrazia rappresentativa - non è passata attraverso un voto esplicito dei Gruppi di maggioranza. Ci sono state delle indicazioni dei partiti che i trentacinque Consiglieri della maggioranza hanno dovuto accettare, obtorto collo, senza una verifica! Quando domandiamo i valori della democrazia rappresentativa ricordiamoci dei fatti dei quali noi siamo testimoni e siamo protagonisti! Perché è inutile che noi eleviamo processi a quanto si fa al di fuori di qua, quando le regole elementari della selezione politica e della indicazione politica non hanno avuto la possibilità nemmeno di un confronto! Perché di fronte ad una regola rispettata della maggioranza non ci sarebbe stata assolutamente nessuna vocazione da parte mia di presentare una candidatura istituzionale! Ricordiamocelo questo, ricordiamocelo tutti perché lo Stato di diritto incomincia dall'uscio di casa e come dice quel vecchio proverbio iraniano: "Pulisci davanti a casa tua e avrai pulito tutta la città"! Detto questo, ringrazio anche il Presidente Ghigo e anche il Consigliere Ghiglia. Mi domando però, senza aprire nessuna polemica, se il voto del candidato di maggioranza si sottrae o no alla logica politica della maggioranza. Io mi sono rivolto al Consiglio; mi sono rivolto pertanto alle istituzioni (venti voti e ringrazio tutti coloro che me li hanno dati), ma di fronte a questo voto della maggioranza che non raggiunge il quorum predeterminato, ovviamente si pone un processo politico, si pone un interrogativo politico: che cosa vuol dire questo? E' un processo? Non è un processo? In evoluzione oppure in involuzione? E' una trasversalità che tocca tutto il Consiglio su un argomento che dovrebbe essere puramente istituzionale, ma è anche un argomento politico? Non lo so.
Allora è per questo che io, Consigliere Chiezzi, domando la possibilità di vedere, domando la possibilità di verificare, domando la possibilità di conoscere! Perché non voglio io nello stesso momento in cui accuso qualcuno, indico qualcuno, di un pregiudizio politico (il pregiudizio è sempre la negazione dell'intelligenza), esserne poi io stesso vittima.
Pertanto domando la possibilità anche a lei, Presidente Ghigo, che ritengo comunque il leader naturale, assuma Presidente Ghigo questa sua veste che nessuno le ha tolto! E che non può essere condizionata da nessuno! La assuma proprio per il rispetto di questa assemblea! Perché lei ha avuto un mandato elettorale! Lei ha tutti i pieni poteri, civili politici e morali, perché lei sia la maggioranza! Perché noi vogliamo che lei sia l'istituzione e non solamente la maggioranza, ma la assuma! Non si faccia condizionare da fatti che possono anche essere seducenti, che per non portano al rafforzamento di questa istituzione, alla sua visibilità esterna, alla sua credibilità. E le dico questo, Presidente Ghigo, perch malgrado tutte le cose che ci siamo detti o che io ho detto a lei, io le voglio bene, nel senso che proprio vedo, malgrado tutto, che la sua disponibilità che ha avuto nei confronti dell'assemblea, la sua tolleranza che comunque sempre è un grande segno di civiltà, è una forza, non è una debolezza di questo Consiglio, però l'assuma. Perché se noi oggi galleggiassimo ancora su una cosa, non prendessimo atto di quello che c'è del malessere e del disagio, certo possiamo giocare le nostre fortune politiche nel Duemila o anche prima, però qual è la prospettiva che ogni forza politica di questo nome si deve porre? Se non quella di protrarre se stessa al di là di un mandato elettorale e di presentarsi agli elettori dicendo: "Io ho fatto il mio dovere anche in condizioni difficili e pertanto ho il diritto morale di rivendicare il vostro voto". Allora questo io lo dico nei confronti di tutte le forze politiche.
Caro Pino Chiezzi ti ringrazio di quello che hai detto, del coraggio che hai avuto nell'ammettere alcuni fatti, alcuni sbagli, anch'io ne ho fatti tantissimi portati dalla mia passionalità, dal mio temperamento, ma guardate, - poi potrò anche essere perdente - si può avere bassamente ragione e nobilmente torto, non importa, ma guardate che noi abbiamo una funzione costituente in questo ultimo mandato, proprio all'indomani della Bicamerale.
Noi ritorneremo ad essere in quest'aula, a riversarci sui problemi non solamente combinatori dell'istituzione e della Costituzione, ma se questo non è il senso che dobbiamo avere in questo momento del Consiglio e pertanto dell'istituzione, quand'è che dovremmo averlo! Non sono solamente i trafori, non è solamente l'ambiente, non sono solamente le scelte amministrative, ma è la prefigurazione della strada di domani, della casa di domani e delle regole del gioco! Non può essere solamente un fatto di notariato, sia pure nobile, Regolamento ecc., perch sappiamo benissimo che al di là e al di sopra del Regolamento anche in questo Consiglio con l'opposizione dura delle opposizioni - e qui parlo ancora come ex Presidente - abbiamo sempre trovato un momento, un punto di contatto e di confronto che è stato positivo, perché per determinate leggi dall'art. 17 al PSR, allo stesso bilancio dell'anno scorso, alla stessa legge del personale - non sono amici i Regolamenti! - Non nascondiamoci dietro alle foglie di fico anche se sappiamo che la governabilità complessiva deve comportare delle nuove regole del gioco da parte della maggioranza e della minoranza.
Per cui, caro Consigliere Chiezzi, questo è il momento in cui il Consiglio diventa quasi una sede non tanto deliberante, ma costituente un'assemblea costituente.
Pensate solamente a quello che saranno le deleghe, i decreti, le applicazioni, quello che sarà la Bicamerale: questo credo che sia il nostro futuro, questo credo che sia pertanto la necessità che noi ci attrezziamo quando parliamo del Consiglio, che non è aggiungere una stanza in più, che non è aggiungere una struttura, un'attrezzatura in più, ma è aggiungere anche una mentalità e arricchire le nostre scienze umane che non sono le indennità che prendono i Consiglieri! Le nostre scienze umane arrivano dal concerto con la società: questo ti volevo dire, Chiezzi! E anche l'Ufficio di Presidenza non crediamolo come un fatto statico perché, certo, l'Ufficio di Presidenza è governato dal numero che il Regolamento vuole, però l'Ufficio di Presidenza proprio per la dimensione nuova che assume il Consiglio e proprio per quella dimensione politica che tutti voi avete sottolineato nei confronti non di un'alternativa alla Giunta, ma di una sua complementarietà, deve avere la possibilità al suo interno esistano gli osservatori - chiamiamoli come volete - dei vari gruppi politici, che senza avere diritto di voto hanno però certamente il diritto di parola.
Tanto l'amministrazione non c'è più, la quotidianità non c'è più, non compriamo né gessetti, né lavagna, ma nel momento stesso in cui noi recuperiamo una funzione dell'Ufficio di Presidenza, ne recuperiamo soprattutto la sua grande, alta valenza politica.
Su questo noi dobbiamo far sì che il coraggio della nostra innovazione sia rapportato alla visibilità complessiva e non discriminante di nessuna delle forze politiche.
Non voglio prolungarmi; ho detto, Consigliere Chiezzi, che nella mia relazione del 19 dicembre c'erano già tanti fatti, c'era già il futuro c'erano già dei segni di futuro. Cogliamoli per quello che possono valere emendiamoli se non vanno bene, completiamoli se sono solamente un fatto parziale, ma cerchiamo comunque su quella traccia, su quel canovaccio, su quel brogliaccio, di indicare noi stessi quello che possiamo fare per il bene dell'istituzione.
Non sono, amici della maggioranza, legato in particolare modo alla votazione di stasera, però per il dialogo che ho ancora con molti di voi e per il rispetto che ho per molti di voi, per tutti voi, se mi permettete credo che una decantazione di 24 ore - non lo so, poi facciamo tutte le votazioni che volete - per capire esattamente il corso dei processi, le cose che avvengono, sarebbe opportuna; certo, ho avuto un brevissimo colloquio con il Presidente Ghigo e lo avrò anche domani se ci sarà la possibilità, lo avrò con tutti, se è possibile, perché io stesso non essendo figlio di nessuna maggioranza e non avendo nessuna persona che mi possa dire in quest'aula "lui si presenta, lui si toglie", sono io stesso che in prima persona devo decidere se mantenere la candidatura oppure ritirarla.
Per il momento, visto che ci sono ancora molti punti da chiarire io la mantengo e ringrazio il Consiglio per i voti che mi ha dato.



PRESIDENTE

Chiedo scusa, ma mi sono stati posti dei quesiti regolamentari. Ho voluto lasciare passare qualche minuto perché nel momento mi sarebbe venuto da rispondere che siccome viene chiesto il parere dei Direttori generali bisognava sospendere la seduta odierna in attesa di questa risposta.
Ma siccome la domanda era mal posta, a mio parere, e mancava anche di rispetto nei confronti del Presidente perché, durante la seduta è solo lui che dà le interpretazioni regolamentari, ho lasciato passare qualche minuto e quindi con più tranquillità adesso ricordo l'art. 5 del Regolamento comma IV, per cui quando siamo in seduta le interpretazioni autentiche vengono date in questa sede e dal Presidente.
Però su questo punto vi devo confessare che come Ufficio di Presidenza nel suo complesso non siamo arrivati impreparati; c'era una memoria che è stata predisposta dagli uffici e uno dei punti è stato sicuramente quello del "quando" deve scattare il momento del ballottaggio, perché né lo Statuto né il Regolamento fissano ore e date di scadenza, se non che entro otto giorni comunque il ballottaggio deve avvenire.
Mi rendo conto, le mie sono questioni regolamentari, poi sapete, quando uno è Vicepresidente in quel momento può benissimo anche parlare e nessuno starlo a sentire.
Non ci sono riunioni in aula! O chiedete una sospensione della seduta oppure si prosegue nei lavori.
Per favore, se c'è una necessità di sospensione della seduta, dopo l'intervento del Presidente Picchioni, richiedetela.



CHIEZZI Giuseppe

La faccia lei.



PRESIDENTE

Non è pensabile...



CHIEZZI Giuseppe

Sospendiamo dieci minuti: stanno trattando...



PRESIDENTE

La seduta è sospesa per un quarto d'ora.



(La seduta, sospesa alle ore 21,19 riprende alle ore 22,05 )



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Abbiamo sospeso la seduta in attesa di conoscere...
Ha chiesto la parola il Consigliere Gallarini; ne ha facoltà.



GALLARINI Pier Luigi

Signor Presidente, Consiglieri, io chiederei di passare al voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rosso.



ROSSO Roberto

Noi non siamo intervenuti prima, comunque voglio dire che il mio Gruppo è favorevole a votare subito, così andiamo a verificare questa maggioranza per la seconda volta nella giornata.
In questa seconda votazione, però, l'atteggiamento della Lega cambierà cambierà per un motivo semplicissimo: noi continuiamo a sostenere quanto detto nel mio precedente intervento, e quindi che non voteremo né Picchioni né Deorsola.
Ma dal momento che ci siamo accorti che il candidato della maggioranza di centro-destra non ha ottenuto la maggioranza minima di 31 voti, non possiamo permettere che venga eletto in seconda battuta un Presidente che non abbia un minimo di maggioranza alle spalle, che quindi possa garantire questo Consiglio.
Per fare questo parteciperemo al voto e voteremo scheda bianca.
Lo dico già in anticipo, chiaro: Presidente Ghigo, se anche in questa seconda votazione il suo, il vostro candidato alla Presidenza del Consiglio non dovesse ottenere una maggioranza di 31 voti almeno, non ci sono dubbi che si dovrà aprire questa crisi di maggioranza.
E lei non dovrà neanche avere problemi a dimettersi, perché non è così grave dimettersi: è un atto ad un certo punto dovuto. Se ci sono delle persone che non hanno avuto il coraggio di intervenire pubblicamente e hanno ridotto la sua già miserabile maggioranza di 32 ad una minoranza di 30, queste dovranno prendersi le dovute responsabilità.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, possiamo passare alle operazioni di voto. Il meccanismo è quello precedente, quindi restano i due nomi sulle due schede - Rolando Picchioni e Sergio Deorsola - mentre la precedente scheda, usata sia come scheda bianca sia come ulteriore candidatura, questa volta viene usata solo per il voto di scheda bianca.
Vi chiedo solo qualche minuto di tempo per la preparazione delle schede.



(Il Consigliere Chiezzi chiede la parola)



PRESIDENTE

Le ricordo che siamo entrati nella fase d votazione, Consigliere Chiezzi, quindi non è possibile intervenire per dichiarazione di voto.
Il mio errore è stato chiedere se c'erano altri interventi, mentre avrei dovuto dire: "Ci sono altre dichiarazioni di voto?".
Ormai, siamo in fase di votazione.
Si proceda alla preparazione delle schede.
Si proceda con l'appello dei Consiglieri per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la votazione.
Nel frattempo comunico che la convocazione della I Commissione prevista per la giornata di domani è annullata.



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 60 Consiglieri votanti 60 Consiglieri Hanno ottenuto voti: DEORSOLA 32 PICCHIONI 20 schede bianche 8



PRESIDENTE

Proclamo eletto Presidente del Consiglio regionale del Piemonte il Consigliere Sergio Deorsola.



PRESIDENTE

Il Consiglio regionale è formalmente convocato per martedì 27 gennaio alle ore 9,30.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 23,12)



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