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Dettaglio seduta n.2 del 19/06/95 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


SPAGNUOLO CARLA


Argomento: Gruppi consiliari

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale relativamente alla composizione dei Gruppi consiliari


SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

La seduta è aperta.
Nella qualità di Presidente uscente e rieletta, ai sensi dell'art. 3 comma primo, del Regolamento interno del Consiglio regionale, assumo la Presidenza provvisoria di questa seduta.
Ho chiamato a svolgere la funzione di Consiglieri Segretari, ai sensi del comma secondo del citato art. 3 del Regolamento, i Consiglieri Goglio e Majorino, in quanto Segretari uscenti e rieletti, e li invito a prendere posto al banco della Presidenza.



(I Consiglieri Segretari Goglio e Majorino prendono posto al banco della Presidenza)



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Comunico, ai sensi dell'art. 13, comma quinto, del Regolamento interno del Consiglio regionale la costituzione dei seguenti Gruppi consiliari e dei relativi Presidenti: Forza Italia: Burzi Angelo Verdi Democratici: Cavaliere Pasquale Rifondazione Comunista: Chiezzi Giuseppe CCD - Centro Cristiano Democratico: Deorsola Sergio Lega Nord Piemont: Farassino Giuseppe Popolari: Ferraris Paolo Alleanza Nazionale: Ghiglia Agostino Partito Democratico della Sinistra: Marengo Luciano Partito Popolare Italiano: Montabone Renato APE (Alleanza Pensionati Europei) Pensionati: Rubatto Pier Luigi Patto dei Democratici: Spagnuolo Carla Federalisti Liberaldemocratici: Vaglio Roberto.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Adempimenti di cui all'art. 14 dello Statuto e art. 4 del Regolamento interno (seguito)


SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Il punto 1) all'o.d.g. prevede i seguenti adempimenti, di cui all'art.
14 dello Statuto e art. 4 del Regolamento interno: a) Elezione del Presidente del Consiglio regionale b) Elezione dei Vicepresidenti c) Elezione dei Consiglieri Segretari.
L'art. 14 dello Statuto recita: "Il Consiglio, come suo primo atto, procede all'elezione dell'Ufficio di Presidenza, composto dal Presidente, da due Vicepresidenti e da tre Consiglieri Segretari.
L'Ufficio di Presidenza deve essere composto in modo da assicurare la rappresentanza delle minoranze.
L'elezione del Presidente del Consiglio ha luogo a scrutinio segreto ed a maggioranza assoluta dei componenti il Consiglio. Se nessun candidato ottiene tale maggioranza, si procede ad una votazione di ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti. In caso di parità, è eletto il più anziano di età.
All'elezione dei Vicepresidenti e dei Segretari si procede con votazioni separate e ciascun Consigliere vota, a scrutinio segreto, con le modalità stabilite dal Regolamento.
I componenti l'Ufficio di Presidenza restano in carica trenta mesi e sono rieleggibili".
L'art. 4 del Regolamento, comma settimo, recita: "L'elezione del Presidente del Consiglio ha luogo a scrutinio segreto ed a maggioranza assoluta dei componenti il Consiglio. Se nessun candidato ottiene tale maggioranza, si procede ad una votazione di ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti. Viene eletto il Consigliere che ottiene la maggioranza assoluta dei voti.
In caso di mancata elezione, la votazione è rinviata ad una seduta successiva, da tenersi entro 8 giorni".
Come ricorderete, nella prima votazione nessun candidato ha ottenuto la maggioranza assoluta richiesta, per cui, ai sensi dell'art. 4, comma settimo, del Regolamento, oggi si procederà ad una votazione di ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti.
Verrà eletto il Consigliere che otterrà la maggioranza assoluta dei voti.
Stante la situazione della seduta precedente, viene posto in votazione il nome del Consigliere Picchioni. Quindi, in questo caso, l'elezione avverrà con la candidatura di un solo nominativo, e naturalmente si procederà alla votazione a scrutinio segreto.
E' stato convenuto, secondo la prassi abituale, che i Consiglieri possano chiedere la parola per dichiarazione di voto, in quanto siamo in una fase procedurale di votazione. Ricordo che le dichiarazioni di voto hanno come tempo massimo 5 minuti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Signora Presidente, colleghi Consiglieri, signore e signori del pubblico, nel riprendere il dibattito dopo la sospensione di una settimana credo sia cosa dovuta, nel rispetto di questa istituzione, fare un breve commento, che svolgerò nel mio ruolo di Capogruppo di Forza Italia.
E' stata una settimana di intenso dibattito politico e metodologico all'interno di tutte le componenti del Polo, una settimana fruttuosa perché la maggioranza esce ancora più compatta di quanto già non fosse prima. Soprattutto ne esce rafforzata da uno studio attento (ne sono certo o, almeno, me lo auguro) al metodo con cui questa maggioranza saprà da oggi in poi procedere verso ciò a cui l'elettorato ci ha chiamato il 23 aprile ovvero al buon governo della Regione Piemonte.
Ci sono già alcuni risultati del dibattito intercorso in questa settimana che, ripeto, personalmente giudico molto fruttuosa. Il primo è la necessità che l'esecutivo comprenda in maniera ancora più evidente alcuni dei principi programmatici che hanno ispirato il nostro programma, e che intendiamo ispirino in successione anche l'attività del governo. Alludo, in caso specifico, al principio del federalismo, che è stato la bandiera del nostro programma e che dovrà esserlo anche nelle azioni dell'attività della prossima Giunta.
E' per questo motivo che il rappresentante della componente politica dei federalisti verrà chiamato a far parte dell'esecutivo stesso conseguentemente, per la stessa logica, all'interno del Polo abbiamo rivisto in maniera assolutamente concorde la composizione dell'Ufficio di Presidenza.
Concludendo questo mio intervento, breve, ma rispettoso verso le istituzioni, e nel lasciare la parola ai colleghi, ribadisco che la candidatura del Polo per l'Ufficio di Presidenza è quella dell'on. Rolando Picchioni, che siamo in attesa di proclamare Presidente alla fine di questo turno di ballottaggio. E' stata decisione unanime del Polo lasciare la candidatura della Vicepresidenza ad una delle componenti del Polo stesso in quanto è stata ritenuta opportuna una candidatura espressione del Centro Cristiano Democratico; ciò per un continuo e sistematico colloquio con le minoranze e per dare visibilità a tutti. Per tale ruolo è stato individuato il Consigliere Sergio Deorsola, riconfermando invece alla carica di Consiglieri Segretari, a completamento della nostra proposta per l'Ufficio di Presidenza, le Consigliere Minervini e Benso.



(Nella tribuna riservata al pubblico entra una delegazione dei Sindaci dei Comuni alluvionati del Piemonte)



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Prima di dare la parola al Consigliere Salerno, desidero salutare a nome di tutta l'assemblea la delegazione composta dai Sindaci dei Comuni alluvionati del Piemonte.
Abbiamo convenuto di svolgere rapidamente, per quanto consentito, i lavori della seduta di Consiglio per l'elezione della Vicepresidenza e di procedere all'audizione della delegazione, venuta a sottoporci problemi importanti delle popolazioni piemontesi alluvionate.
Prego, Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Care colleghe, cari colleghi, signora Presidente, in questi ultimi giorni ho provato un certo senso di imbarazzo nel pensare di dover essere presente fra di voi in questa seduta importante, dopo essere stato sospeso dal partito lunedì scorso. E' un partito in cui credo e al quale mi onoro di appartenere, oggi più che mai; credo di appartenerci sin dalla sua nascita, sancita con il primo Congresso storico di Alleanza Nazionale di Fiuggi e - se me lo concedete - oggi lo sento un poco anche mio, quasi a simboleggiare quello spirito democratico di novità, di partecipazione che fu il suo primo spirito propulsivo.
Sono stato sospeso, perché qualche apprendista stregone, che male interpreta quello spirito, ha pensato di curare affrettatamente una malattia che, se era diplomatica (come taluno afferma), era proprio coerente con una dialettica che voleva essere assolutamente interna e che non doveva essere confusa con un virus letale e contagioso, in grado di sovvertire la maggioranza politica regionale.
Rivendico qui tutta la dignità di quello spirito verso quel partito di Fiuggi, dando la mia leale adesione alla candidatura proposta, così come la dò al Polo delle Libertà e del buon governo. Prevale in me il senso di responsabilità politica e il rispetto, prima di ogni altra cosa, della volontà degli elettori e, non ultimo, il desiderio che il Piemonte torni ad essere non più il dormitorio di extracomunitari e clandestini, ma il motore propulsivo dell'economia italiana e primo interlocutore con l'Europa commerciale e l'Europa del 2000.
Provo un malessere sincero - e non sono un "malato immaginario" alla Molière - anche se oggi voterò per il Presidente candidato per esclusivo senso di responsabilità; seppur con rammarico, mi dichiaro comunque virtualmente autosospeso sino a che non finiranno queste ingiuste e malevoli terapie alle quali si cerca di sottopormi.



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, rispetto alla riunione del 12 giugno scorso, che aveva visto il nostro Gruppo non partecipare alla votazione per l'elezione del Presidente del Consiglio regionale, si sono verificati alcuni decisivi chiarimenti rispetto ai problemi politici evidenziati. In particolare, è stato chiarito, nel senso da noi auspicato il significato politico della discontinuità rispetto alla passata esperienza della Giunta PPI/PDS. La discontinuità, come è evidente, non è necessariamente riferita alle persone, ma all'atteggiamento e alla linea politica.
Inoltre si è riaffermato il rigetto dell'atteggiamento consociativo nel rapporto maggioranza e minoranza e si è ribadita, anche oltre le previsioni statutarie, l'esigenza di autonomia del Consiglio rispetto all'esecutivo.
Tali chiarimenti si sono collocati in una settimana in cui si è meglio precisata la prospettiva di un accordo di collaborazione tra il nostro partito e il Partito Popolare Italiano, sia a livello locale che nazionale.
Vi è poi, non ultima considerazione, l'assoluta urgenza - da più parti rappresentata nella società civile, e oggi ne abbiamo una dimostrazione con la presenza dei Sindaci ai quali rivolgo un saluto - di porre in essere le condizioni per l'insediamento della Giunta presieduta dall'on. Ghigo, come espressione della linea uscita vittoriosa dalle elezioni e nella quale il nostro partito si riconosce.
In base a tali considerazioni il nostro voto sarà favorevole al candidato alla Presidenza del Consiglio regionale, on. Picchioni, e agli altri candidati indicati dal Capogruppo di Forza Italia.



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, penso che gli avvenimenti più recenti meritino una breve riflessione, così come è già stata fatta dagli altri colleghi Capigruppo.
Non c'è alcun stupore nelle mie parole; c'è semmai la consapevolezza che gli atti di nascita sono sempre atti travagliati.
Nel nostro caso, però, almeno a giudicare dalle apparenze, la nascita era già avvenuta ed il travaglio era già consumato: il risultato del 23 aprile sembrava un dato di fatto incontrovertibile.
Questa obiettiva presunzione di certezza avrebbe reso per chiunque imprevedibili ed inevitabili le difficoltà tipiche di tutte le fasi formative del governo, che potessero sfociare in una impasse non solo per la compagine della maggioranza, ma anche dell'assemblea. Così, purtroppo non è stato.
Le fibrillazioni, i sospetti, i tatticismi propri di ogni coalizione non sono stati fugati dal voto popolare, ma si sono riproposti con tutta la negatività del caso, pure in questa occasione.
Peraltro, la Presidenza del Consiglio - anche se rappresenta, per l'alto significato istituzionale, un ruolo "al di sopra delle parti" avendo la ventura di essere il primo atto temporale del nuovo Consiglio non poteva sottrarsi ad una verifica politica che credevamo consumata e che invece si è riproposta.
Al di là di ogni puntualizzazione, oggi prendiamo atto - per la dichiarazione congiunta delle forze di maggioranza - che esiste una precisa, inequivoca, organica maggioranza politica di supporto alla candidatura di Rolando Picchioni, che si presenta al confronto, e ci auguriamo anche al consenso dell'assemblea, come una candidatura capace di garantire quella cultura del dialogo che, al di là di ogni consociativismo rappresenta una conquista irrinunciabile del nostro dibattito civile e democratico.
La candidatura di Rolando Picchioni non è una candidatura qualsiasi per il ruolo che la persona ha svolto nel passato e per la funzione che pu svolgere nella futura veste di Presidente. E' una figura grazie alla quale il delicato trapasso dal vecchio al nuovo, tra le esigenze del cambiamento e i valori che, nel ventennale cammino del Piemonte, si sono consolidati può trovare un punto di equilibrio significativo.
Da questo punto di vista, il dilemma "continuità-discontinuità" pu essere un problema, ma non il problema; può essere l'elemento catalizzante di una polemica di retroguardia ed il punto di approdo di una riflessione sui modi e sui tempi d'innesto del nuovo nel vecchio.
"Ma che cosa è mai la storia, senza la politica?" - diceva Don Ferrante "Una guida che cammina e cammina, con nessuno dietro che impari la strada. Per conseguenza butta via i suoi passi, come la politica senza la storia è come uno che cammina senza la guida...". Senza voler dare una nota alta alle mie brevi riflessioni, l'innesto della politica nella storia pu essere il modo di affrontare in termini realistici il problema del passato e del presente.
"Talvolta sogni troppo avventurosi possono darci l'ebbrezza del cambiamento, ma anche la delusione della rinuncia e della caduta." Per questo, l'identità di un Presidente non deve essere ricercata tra questa o quella etichetta posticcia di questa o di quella corrente, o condizionata da questo o quel teorema, ma deve essere perseguita nel modo in cui vogliamo affidare alla sua funzione ed alla sua figura un ruolo di garantismo nei confronti di tutte le parti in gioco.
Non preoccupiamoci tanto di un discrimine reale tra passato e presente i cui confini - come si sa - sono sempre ambigui e non facilmente riconoscibili; preoccupiamoci piuttosto, più che di evocare il passato, di costruire laboriosamente il presente.
In caso contrario, non ci sarebbe che il piccolo cabotaggio di una politica mediocre e senza progettualità.
Occorre dare vita ad una maggioranza che, già da oggi, sia convinta delle sue regole e sicura delle sue certezze. Questa è la condizione imprescindibile affinché la sua azione possa diventare affidabile e creativa, capace di innescare un dialogo costruttivo con l'opposizione, che godrà in questo modo di un interlocutore attento, attendibile e concreto.
I giornali hanno riportato che per il superamento delle difficoltà registrate in sede locale, si sono svolte - oltre a Torino - consultazioni romane. Queste non sono state consumate - per ciò che mi è dato a sapere nelle trattorie di Trastevere e dintorni, ma in sedi politiche, nelle quali il problema Piemonte è diventato un tema di confronto anche per la prospettiva comune del PPI e del CCD.
Tale prospettiva, nelle premesse della riorganizzazione dell'area moderata, può trovare un modo di realizzare il centro che, proprio in questo Consiglio regionale, potrebbe avere il primo, significativo sviluppo.
Ma questo riguarda il futuro, e sono fatti che appartengono alla mobilità politica dei nostri tempi, all'intensa circolazione delle idee delle prospettive e delle soluzioni.
Oggi ciò che interessa è che i primi passi vadano nella direzione giusta, con andatura ferma e con speranze non vane, e che - nominato l'Ufficio di Presidenza - gli atti successivi siano immediati, ma adeguatamente ponderati, per dare alla governabilità della nostra Regione un "ruolino di marcia" sicuro e costruttivo, e all'on. Enzo Ghigo non solo il supporto di un auspicio, ma l'assicurazione di una convinta condivisione di impegno, di capacità e di lavoro.



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo per esprimere il giudizio del Gruppo regionale dei Popolari di Bianco sulla vicenda politica della Regione Piemonte. Sarò sintetico, perché vogliamo che si chiuda in fretta il sipario su questo miserando primo atto della VI legislatura piemontese che ha, contemporaneamente, i connotati della commedia e dell'opera dei pupi. Leggendo infatti le numerose cronache della stampa locale, gli ingredienti ci sono tutti: attori, comici, burattini e anche burattinai. E così, dopo dichiarazioni di fuoco e pesanti ultimatum, i Capigruppo della maggioranza stanno oggi consumando un rito autoassolvendosi reciprocamente, contenti di aver risolto il compito dell'organigramma che, da quanto abbiamo letto, ha richiesto numerose riunioni a Torino e a Roma: non so se in trattorie o pizzerie di Leinì o di Piazza Navona.
Il collega Burzi, poco fa, ha detto: "C'è stato un grande dibattito politico". Non so cosa intenda per politica! Questa non è politica. Mi è parso addirittura di capire, dalle dichiarazioni dei colleghi Burzi e Montabone, che i Capigruppo di maggioranza si aspettino anche l'applauso, perché, pur avendo perso del tempo, hanno lavorato bene.
Non illudetevi, cari colleghi, potrete al massimo applaudirvi tra voi in qualche riunione romana: lo spettacolo che avete offerto alla comunità piemontese è stato pessimo. Ve lo dico affinché non vi venga in mente di replicarlo - anche se potremmo averne convenienza come minoranza - perch sarebbe un danno enorme. Alla Regione Piemonte si continua a perdere tempo.
Fate uno sforzo per interessarvi dei programmi; dove sono i programmi che avete discusso? Si parla soltanto di organigrammi.
Ho letto con attenzione del grande attivismo attorno alle deleghe, alle Vicepresidenze del Consiglio; deleghe per far cosa? Quando ce lo spiegherete? Finora si è capito che è stata progettata un'assegnazione di incarichi per soddisfare ambizioni personali - legittime - esigenze politiche, esigenze di visibilità, l'equivalente della pari dignità di craxiana memoria. E così c'è stata un'assegnazione che consente a tutte le componenti della coalizione di controllarsi a vicenda, per evitare la supremazia di uno sull'altro.
Ebbene, on. Ghigo, visto che lei ha dimestichezza con i problemi aziendali, non ritiene sarebbe stato più coerente, più utile, più elegante più corretto, che la ripartizione delle deleghe e l'individuazione delle persone più adatte a ricoprirle fossero state funzionali alle priorità programmatiche, anziché ai vecchi riti della lottizzazione e alle tecniche della ripartizione? Non ritiene, on. Ghigo, che, in questa crisi, lei abbia ascoltato troppo chi le ha consigliato di non lasciarsi trascinare dalle beghe di bottega? Lei, infatti, è stato molto prudente, molto attento molto accorto. Ma ho la sensazione che si sia lasciato trascinare in una trappola che ha ormai depotenziato gran parte del suo patrimonio politico cioè l'autorità che le deriva dalla designazione popolare, la vera novità della nuova legge elettorale regionale. In realtà, on. Ghigo, la stampa l'opinione pubblica ha avuto la sensazione che lei sia stato poco autonomo nonostante le sue dichiarazioni nella scelta degli Assessori; si è spesso limitato a fare da notaio alle negoziazioni romane di proconsoli e via di seguito, che costituiscono il direttorio. E' stato inventato il direttorio romano! Martinat, Vietti, Zanoletti, Gubetti: vero campionario della peggiore partitocrazia. Basta leggere alcune dichiarazioni. Vietti: "Non voteremo mai Picchioni, assolutamente: discontinuità con il passato". Ma i colleghi Leo, Picchioni, Montabone, cosa sono stati nel passato? Niente? Gubetti: "Ho parlato con Berlusconi, e mi ha confermato l'impegno di Assessore": è la peggiore partitocrazia. Ma ciò che è più preoccupante, è la sensazione - speriamo non sia così, on. Ghigo - che la maggioranza regionale abbia una sorta di amministrazione controllata, a Roma. Questo sarebbe molto grave.
Personalmente, anziché una discontinuità con il passato, terrei in considerazione quanto di buono c'è stato: il grande senso del regionalismo che aveva il Presidente Brizio nei confronti di Roma; qui si sta perdendo il senso dell'autonomia regionale.
La maggioranza di destra ha certamente acquistato il diritto a governare, ma ha dimostrato, sin dalle prime battute, infantilismo divisioni interne profonde ed incapacità di interessarsi di politica, e propensione a gestire il potere nel modo più accentuato rispetto alla vecchia partitocrazia.
Ritengo - e mi avvio alla conclusione, cari colleghi - che per ora anche in Piemonte, non si possa parlare di seconda Repubblica; tale termine deve essere bandito, in quanto non ha alcun senso, non ci sono fondamenti storici né giuridici a livello nazionale; e a livello locale non c'è neppure il fondamento politico. Si è tanto parlato della fine della partitocrazia per ritrovarci di fronte agli stessi abusi, aggravati rispetto al passato. In particolare, l'occupazione del potere, delle istituzioni: gli stessi schemi della passata lottizzazione, delle negoziazioni extra-istituzionali e, addirittura, questa volta, fuori della Regione Piemonte.
Cari colleghi, spero che questa fase venga chiusa celermente, che la politica torni ad avere il proprio senso: un disegno, un progetto della società; una meta e non soltanto spartizione del potere sul quale vi siete accaniti e sul quale non abbiamo desiderio, assolutamente, di partecipare.
Concludo con un invito, cari colleghi. Un grande, Gregorio di Nazianzo Vescovo di Cappadocia, tanti anni fa ricordava quali fossero le enormi responsabilità dei politici, dicendo: "Quanto si rivolterà quest'uomo - il politico - come argento e oro da tutte le parti e in ogni genere di situazione ed eventi, non dovrà dare un suono di cattiva lega o far supporre che sia adulterato come rame, non dovrà portare in se stesso nessun materiale inferiore che richieda la depurazione di un fuoco più ardente". Finora, abbiamo sentito solo suoni adulterati; speriamo che nei prossimi giorni ci sia, invece, un suono genuino.



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo sia del tutto evidente che questa nuova maggioranza sia incentrata su una cultura politica largamente in continuità con il vecchio sistema di potere, ed anche dei partiti, che la stessa dice di rinnegare.
La diatriba cui abbiamo assistito nelle ultime settimane è perfettamente simile alle logiche e alle pratiche cui ci avevano abituati i vari pentapartiti.
Non è cambiato proprio nulla da quando le Amministrazioni locali erano oggetto di trattative, scambi e patteggiamenti romani; non esistono sedi istituzionali romane, collega Montabone, per discutere e decidere l'Amministrazione regionale! A dire il vero, qualcosa è cambiato: gli altri almeno un po' se ne vergognavano o, comunque, avevano l'alibi di un sistema elettorale che li obbligava alla trattativa. Ma ciò che preoccupa maggiormente non è tanto quel metodo di cui il collega Burzi parlava, ma per l'appunto, la cultura ispiratrice di tale metodo.
Se infatti i gravi e grandi problemi politici che vi dividevano e che ritardano la costituzione della Giunta non erano altro che qualche assetto di poltrone, come ampiamente dimostra la conclusione della vostra diatriba come possiamo pensare che verranno trattati da questa maggioranza i problemi e le scelte della nostra Regione? Se, come abbiamo capito, dietro la vostra impasse altro non c'è che l'eterna lotta dell'eterno gruppo doroteo? Come possiamo pensare che verranno affrontati i temi dell'Alta Velocità, dei Campionati mondiali di sci, della ricostruzione postalluvionale? Non possiamo che ritenere che li affronterete come avveniva in passato; anche a vedere i veri protagonisti di questa fase, che parlano ancora a nome e per conto di personaggi che pensavamo tramontati.
Abbiamo il presagio che in futuro il direttorio, con questa cultura e non solo con questo metodo, si occuperà non solo di Presidenze e di Vicepresidenze, ma anche di appalti e subappalti. Questi sono i motivi per cui non partecipiamo al voto per l'elezione del Presidente.
Tuttavia, per non apparire "il truce oppositore", voglio fare omaggio al Presidente incaricato Ghigo di un piccolo dono, frutto di un mio recente viaggio romano, proprio vicino a quelle trattorie di Trastevere prima citate.
Collega Montabone, in quella zona esiste il Convento di Santa Dorotea dove si svolse, come lei dovrebbe sapere, quella famosa riunione; lì ho trovato un'icona molto bella di Santa Dorotea, di cui vorrei farle dono Presidente Ghigo: lei accenda la prima candelina a questa icona, anche se purtroppo ho il presagio (mi auguro non sia così) che ne dovrà accenderne molte altre.



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Caro Presidente, cari colleghi, gentili cittadini, credo che molti di voi, come il sottoscritto, abbiano avuto un attimo di sgomento, questa sera, ascoltando un esponente autorevole della minoranza parlare di commedia dei pupi, riferendosi alla nuova maggioranza di centro-destra che si appresta a governare il Piemonte. Sarebbe risibile, se non fosse grottesco, il fatto che certe critiche provengano proprio dagli eredi della più famelica, arrogante, cattiva e feroce partitocrazia che per mezzo secolo ha esposto la nostra Regione e la nostra Nazione non certo ad una commedia dei pupi, ma alle peggiori tragedie che neanche i grandi poeti greci del passato avrebbero saputo immaginare.
Credo che tali personaggi non siano in grado e non siano tanto moralmente ineccepibili da potersi permettere lezioni di politica, lezioni di bon ton e lezioni di composizione di maggioranze. Sono stati citati diversi santi, oggi, forse troppi; la mano paradisiaca di un santo sicuramente oggi non vi ha toccati: quella di santo buonsenso, quel santo che dovrebbe sempre regolare le lingue e soprattutto collegarle al cervello prima di esprimere qualsiasi tipo di frase.
Con un lampante esempio di dissociazione, oggi alcuni colleghi hanno confuso una legittima protesta, un'opposizione politica nei confronti di un programma di Giunta con un'elezione di ballottaggio ed una conseguente dichiarazione di voto nei confronti di un candidato. Ma la politica ci abitua anche a questo, come ci abitua alle mascherate e agli omaggi fatti tanto per cercare di strappare qualche riga in più da qualche cronista troppo avido di inchiostro.
Come Gruppo di Alleanza Nazionale riconfermiamo oggi il nostro pieno fedele e convinto appoggio al prossimo Presidente di questo Consiglio, on.
Rolando Picchioni; siamo qui per sottolineare il nostro appoggio anche agli altri colleghi, al collega Deorsola, alla collega Minervini e alla collega Benso che lo accompagneranno nel compito, sicuramente importante, di gestire il Consiglio. Ciò sapendo che sicuramente non sono mai mancate loro né mancheranno mai quelle doti di alta intelligenza e di equilibrio che molto spesso servono a fare della politica una cosa alta ed importante e a non farla subito sprofondare nella sterile, pretestuosa polemica che, ben lungi dal fare gli interessi della collettività e del Piemonte, serve solo a creare un po' di dibattito all'interno di un'aula.
Ben venga pure questo dibattito politico anche forte, che sicuramente noi di Alleanza Nazionale, che non abbiamo scheletri nell'armadio e non abbiamo mai avuto rapporti né con l'on. Mancino né con l'on. De Mita sapremo affrontare con forza, coerenza e cognizione di causa.
Ci siamo presi semplicemente una settimana in più, perché le nostre differenze, anche culturali oltre che politiche, esigevano, nell'interesse questo sì - di tutti i piemontesi una maggior ponderazione, non delle poltrone e delle forze in gioco, ma una maggior ponderazione rispetto a quelli che sarebbero stati gli uomini migliori per portare avanti un grande progetto, il progetto del secondo Risorgimento piemontese. Se qualcuno non se ne fosse accorto, anche se la seconda Repubblica non è ancora nata, la seconda Regione è già nata e il fatto che Enzo Ghigo ne sia stato designato Presidente credo ne sia la prima, inconfutabile prova.
Per quanto riguarda poi le parole del Consigliere Salerno, non entro nel merito di una polemica politica interna di partito; concordo solo con lui in una frase. E' ovvio che è una malattia che attiene più al campo della psicoanalisi che non a quello della diplomazia politica, non si pu risolvere a colpi di cure drastiche. Ritengo però che quel senso di responsabilità e di impegno che tutti noi abbiamo assunto nei confronti degli elettori piemontesi quando essi hanno scritto i nostri nomi su una riga bianca, si debba usare soprattutto nel momento di votare e di essere determinanti in prima battuta per l'elezione del Presidente del Consiglio regionale. Questo non vuol essere né un monito né un avvertimento, ma solo un modesto consiglio perché si sappia sempre che Alleanza Nazionale non accetta i patteggiamenti e non accetta i ricatti né all'interno n all'esterno.



GHIGLIA Agostino

MAJORINO MAJORINO GAETANO



MAJORINO Gaetano, Presidente provvisorio

Ha chiesto la parola la Consigliera Spagnuolo; ne ha facoltà.



SPAGNUOLO Carla

Poche parole - anche in relazione ai problemi che ci attendono e che sono qui presenti - per la dichiarazione di voto. Sono passati otto giorni ed era normale che in questo lasso di tempo la maggioranza si riunisse, si incontrasse. Abbiamo assistito a tutta un'altra ampia serie di polemiche giornalistiche.
La volta precedente avevamo detto che la navigazione del centro-destra sarebbe stata difficile e ci sembrava che veramente fosse nata male: vecchie impostazioni, vecchi modi di fare politica (io lascerei perdere gli eredi, Consigliere Ghiglia, perché se ci guardiamo intorno di eredi ne troviamo tanti).
Abbiamo assistito a scontri che, in alcuni momenti, potevano far pensare a reali difficoltà di ricomposizione; soprattutto il criterio invocato della discontinuità poteva far ritenere insanabile il conflitto tra le diverse anime della maggioranza di centro-destra, anche se parlando di questo conflitto sarebbe più corretto dire tra le diverse anime della ex Democrazia Cristiana. Ma per chi è stato attento osservatore in questi anni di queste anime, l'ipotesi che si potesse arrivare ad una qualche composizione ce la siamo un pochino formulata.
Noi giungiamo al voto di oggi con la convinzione ancora più profonda che il peso e l'intreccio della politica nazionale influenzeranno e renderanno meno autonoma la Regione nelle sue scelte rispetto a quanto invece sarebbe auspicabile. Sono evidenti le tante interferenze nazionali e locali, che stanno segnando e che peseranno sul percorso del centro-destra.
Ed è pure spiacevole constatare che questa maggioranza si è ricompattata anche a fronte della carta che è stata utilizzata (l'abbiamo letto, l'abbiamo sentito) dal Presidente designato di possibili sue dimissioni, dimissioni che al centro-destra avrebbero aggiunto un'altra sconfitta accanto a quella della scorsa settimana, perché di sconfitta la scorsa settimana dobbiamo parlare.
Ci sembra di poter dire, tuttavia, ragionando e riflettendo, sentendo anche l'ultimo intervento, che il round di questa giornata non vede come protagonisti politici reali del centro-destra coloro che rivestiranno dei ruoli o che otterranno degli incarichi oggi o la prossima settimana nella Vicepresidenza del Consiglio, ma vede come protagonisti politici coloro che risultano numericamente ridimensionati, ma che rafforzano il loro ruolo di collante all'interno del centro-destra e rafforzano il loro peso rispetto a deleghe preannunciate importanti e delicate stante appunto le anticipazioni giornalistiche che abbiamo sentito sugli assetti della futura Giunta.
Mi fa piacere che sia rientrato il Presidente designato. Riteniamo che il Presidente designato della Giunta dovrà avere una profonda gratitudine politica verso la componente del centro-destra di Alleanza Nazionale, che con il buon senso, così come è stato chiamato, ha consentito non soltanto un suo solo formale ridimensionamento, ma un ricompattamento dell'attuale maggioranza. Questa ritrovata serenità, in sostanza, è il frutto quindi di un'ulteriore caratterizzazione a destra della maggioranza che governerà la Regione Piemonte.
Non riteniamo certo che si possa parlare di un ruolo determinante per il Centro Cristiano Democratico, che ci lascia un unico interrogativo politico, per la verità, quasi una curiosità lessicale, di che cosa voglia dire "discontinuità". Ma il Piemonte, per la verità, ha ben altri problemi urgenti che attendono, e ne è riprova la presenza oggi di centinaia di cittadini piemontesi, gli alluvionati, che attendono, questa volta sì risposte serie e chiare.
Allora chi ha vinto le elezioni si insedi e governi (senza scomodare Consigliere Ghiglia, il secondo Risorgimento) senza altre attese o dichiarazioni di finta discontinuità. Si insedi e governi se ne sarà capace, ma questo sarà un argomento per le prossime sedute.
Tutto è bene che avvenga nella chiarezza delle distinzioni politiche e dei ruoli che gli elettori stessi hanno determinato. Per questa esigenza di chiarezza politica, per riaffermare questo, pur esprimendo, come già ho fatto precedentemente, ragioni personali di stima verso il Presidente designato alla Presidenza del Consiglio regionale, dichiaro a nome del mio Gruppo la posizione di non partecipazione al voto.



MAJORINO Gaetano, Presidente provvisorio

Grazie, Consigliera Spagnuolo, per il suo intervento.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente, care colleghe e cari colleghi, sarà meglio che ci sbrighiamo. Comincerò a dare il buon esempio, perché mi sembra urgente dare risposta alle persone che attendono. E' passata una settimana: non sprecherò molte parole per descrivere quello che è successo, attiene più alla noia che allo sconcerto. Evidentemente di innovazione o discontinuità c'era bisogno: vi suggerisco una linea di interpretazione.
Evidentemente non c'era abbastanza ex Democrazia Cristiana nell'Ufficio di Presidenza. Erano ancora pochi, bisognava aggiungerne ancora qualcuno.
Picchioni, candidato Presidente, è stato eletto cinque anni fa Vicepresidente del Consiglio; adesso sotto l'ala protettrice di Forza Italia sarà Presidente. Forse - e mi rivolgo anche agli amici di Forza Italia - abbiamo assistito ad un litigio dentro il bozzolo della ex Democrazia Cristiana e hanno vinto loro; hanno vinto gli ex democristiani.
Il CCD ha vinto perché ha ottenuto un posto, e penso che l'on. Picchioni non possa non preferire un ex compagno al suo fianco.
E' un Ufficio di Presidenza ipertrofico di centro: incredibile! Se ragionate un attimo, l'Ufficio di Presidenza ha una maggioranza relativa di tre ex democristiani. Valutiamola da un altro punto di vista: l'Ufficio di Presidenza avrà in maggioranza relativa tre ex sostenitori della Giunta che sta tuttora operando, della quale l'on. Picchioni è stato artefice.
L'immagine politica più ravvicinata che possiamo avere del collega Picchioni è di persona politica capace, ben vista dal PDS, ben vista dai due rami del PPI. Se andiamo un po' più indietro nel tempo, l'immagine di Picchioni è quella di una persona ben vista dal pentapartito, pentapartito oggi immesso, anche in forza, all'interno di Forza Italia. Se poi andiamo ancora più indietro nel tempo, possiamo definire il collega Picchioni un maestro nella gestione dei sistemi di potere. Dei sistemi di potere, mi fermo qui; volevo dire democristiani, ma non è così perché Picchioni è maestro nella gestione dei sistemi di potere, siano essi democristiani siano essi di Forza Italia.
Quindi, non parteciperemo alla votazione, non per fatto personale, ma per un ragionamento politico che vorrei porre all'attenzione di tutti i sessanta Consiglieri regionali.
E' un ragionamento politico che attiene alle cariche istituzionali. Se si vogliono fare ragionamenti di tipo istituzionale - così è stato tentato di fare - non vi è nulla di più istituzionale dell'esito delle elezioni che, per tutti noi, dovrebbe essere un punto di riferimento.
Questa ipertrofia del centro, che alloggerà nell'Ufficio di Presidenza ha responsabilità di centro-destra, ma anche di minoranza. Se un'ipertrofia del centro viene immessa nell'Ufficio di Presidenza, lo si deve anche alla situazione che si è presentata nell'ambito delle minoranze, che è quella di un centro-sinistra che, così come da solo ha perso le elezioni rifiutando accordi a sinistra, così da solo si accomoda ad occupare qualche posto con ragionamenti prettamente politici che non condividiamo in alcun modo.
I guasti prodotti da quest'ultima Giunta trasformistica e di puro accordo di potere evidentemente non si aggiustano in una settimana o in pochi giorni. Per ricostruire dal punto di vista della sinistra una politica unitaria, è necessario lavorare un po' più a lungo.
Verifichiamo semplicemente che, allo stato attuale delle cose, non c'è il rispetto istituzionale dei pesi che i vari Gruppi hanno in base ai risultati elettorali: di questo dobbiamo purtroppo prendere atto.
Cercheremo di ricostruire dai banchi dell'opposizione un punto di vista di sinistra, ma non sarà un lavoro semplice.
Lasciamo in questo momento decantare le cose, si sfoghino i vari appetiti di maggioranza e di minoranza.
Noi non partecipiamo alle scelte relative all'Ufficio di Presidenza che fanno parte di logiche che non ci interessano e che stanno anche, per quanto riguarda le minoranze, alla fonte del successo delle destre.
Emarginare a sinistra non serve, pertanto lasceremo fisicamente l'aula - se ne dia atto a verbale - quando si voterà il Presidente del Consiglio regionale; voteremo scheda bianca per la votazione dei Vicepresidenti e non parteciperemo al voto per la votazione dei Segretari.



SPAGNUOLO CARLA



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri.
Consigliere Ghiglia: alle sprangate, anche verbali, preferisco tentare qualche ragionamento in quest'aula, perché credo sia utile per tutti.
Due fatti sono avvenuti in questa settimana dopo la fumata nera del 12 giugno.
Il primo è una riflessione nella maggioranza rispetto al rapporto con le opposizioni; richiesta che è stata fortemente accentuata da diversi interventi delle opposizioni ed ha fatto sì che fossero riconsiderate le posizioni della maggioranza. Questa mattina alla riunione dei Capigruppo il Capogruppo di Forza Italia ha ribadito - e mi risulta che ciò sia stato ribadito anche dal candidato a Presidente della Giunta, on. Ghigo, in una sede esterna, l'assemblea degli industriali - che il rapporto con le opposizioni si fonda sull'accettazione della richiesta fatta dalle opposizioni stesse. Credo quindi che un primo risultato da parte delle minoranze sia stato ottenuto, quello delle Presidenze di Commissioni prossimamente verificheremo quali. E' un primo risultato del quale credo l'opposizione debba andare fiera per averlo affermato con grande forza all'interno di questo Consiglio.
Il secondo fatto è che la maggioranza si è ricomperata - perlomeno per oggi - per l'elezione del Presidente del Consiglio. Dico "perlomeno per oggi", perché anch'io ho sentito gli interventi da parte di esponenti della maggioranza, sia di quelli ufficialmente nominati Capigruppo, sia di altri che Capigruppo non sono, ed ho sentito anche le sfumature che ci sono state. Comunque per oggi prendiamo atto che la maggioranza si è ricompattata, rispetto all'elezione del Presidente del Consiglio nella persona di Rolando Picchioni, sulla base di due elementi: un preambolo politico di discontinuità e la ridefinizione di incarichi che coinvolgono unificandoli, incarichi di Consiglio e incarichi di Giunta.
Per quanto riguarda il primo elemento, non so quale sia il preambolo politico. Ho letto alcune cose sui giornali e non ho capito, o meglio, ho capito fin troppo bene quanto le affermazioni fatte - io non regaler immagini sacre al candidato Presidente - fossero intrise di doroteismo per giustificare il Centro Cristiano Democratico. Rispetto all'elezione dell'on. Picchioni, quel linguaggio sulla discontinuità c'era tutto! Nella discussione avvenuta in Consiglio il 12 giugno e nelle affermazioni di autorevoli esponenti, in modo particolare dell'on. Vietti avevo capito che la mancata elezione del collega Picchioni era un grande fatto politico. Il tutto si è invece risolto con una Vicepresidenza del Consiglio al CCD e con la modifica di alcuni incarichi all'interno della maggioranza. Mi pare molto poco come fatto politico! Tra l'altro, la grande disinvoltura con cui è avvenuta la ridefinizione degli incarichi indica un'enorme contraddizione all'interno della stessa maggioranza; contraddizione enorme, perché la settimana scorsa l'on. Ghigo ha affermato - credo in assoluta buona fede - che l'elezione del Presidente del Consiglio era un fatto tecnico-istituzionale, mentre altra cosa era l'elezione della Giunta; il che è stato ribadito anche dal Consigliere Ghiglia nel suo intervento.
Cari colleghi, abbiamo tutti ascoltato il Capogruppo di Forza Italia Burzi, spiegare che il Consigliere Vaglio non è più candidato alla carica di Vicepresidente, in quanto farà parte dell'esecutivo. Con grande disinvoltura avete confuso i diversi incarichi, unificando, nella ridefinizione degli equilibri interni, gli incarichi di Giunta e quelli di Consiglio.
Facendo ciò avete sotterrato l'autonomia del Consiglio, che adesso non potete chiedere, perché voi stessi, per trovare la soluzione al vostro interno, l'avete sotterrata. Come era già ampiamente visibile in ciò che stava succedendo all'interno della maggioranza nei giorni prima del 12 giugno e nei giorni successivi, avete fatto confusione istituzionale trovando la chiave di volta con la quale è stato possibile fare l'accordo.
Questo è inaccettabile, perché va in una direzione diversa rispetto a quella da noi richiesta ed affermata nel dibattito in Consiglio. Ma non è tanto il fatto che vada in una direzione sbagliata, perché noi abbiamo sostenuto un'altra tesi, ma è proprio sbagliato istituzionalmente confondere e far coincidere gli equilibri tra l'esecutivo e i ruoli all'interno del Consiglio, il quale dovrebbe avere invece una sua autonomia istituzionale rispetto ai ruoli diversi dell'esecutivo, soprattutto all'interno del sistema maggioritario.
Per l'insieme di questi motivi politici e per il fatto che le Presidenze delle Commissioni non sono ancora state definite - anche se ritengo positivo il fatto di essere riusciti a muoverci nella direzione che sottolineavo prima - il nostro Gruppo non parteciperà al voto.
Approfitto del fatto che ho la parola per comunicare al Consiglio che candideremo all'incarico di Vicepresidente del Consiglio il collega Andrea Foco, che ha già fatto parte dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio nella passata legislatura.



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Ringrazio il Consigliere Marengo che ci ha consentito di risparmiare un po' di tempo nelle votazioni future.
Si era convenuto di procedere ad una sola dichiarazione di voto per Gruppo; ringrazio quindi il Consigliere Toselli per aver rinunciato al suo intervento, pur intendendo differenziare la sua posizione.
La parola al Consigliere Farassino.



FARASSINO Giuseppe

Grazie, signor Presidente e colleghi Consiglieri.
Prendiamo atto con piacere che, dopo intenso e fruttuoso dibattito politico - sono le parole del Consigliere Burzi - abbiamo "trovato la quaglia", abbiamo "quagliato" questo Consiglio. Ebbene, ne sono contento.
Prendiamo atto che, dietro le parole molto diplomatiche, in questa settimana di attesa, si è consumata una lotta tra le varie correnti dell'ex Democrazia Cristiana, che oggi troviamo in gran parte riciclata dentro l'attuale maggioranza.
Sono cose che si sapevano, che tutti sanno; speriamo che da questo momento, con l'elezione del Presidente del Consiglio, si possa dare inizio ai lavori. Abbiamo sentito anche che c'è una grande volontà di ritrovare il centro, e proprio su questa parola si basa la dichiarazione di voto della Lega. La Lega ha dimostrato di essere il centro, ha rischiato questa posizione sulla sua pelle, non cedendo assolutamente a lusinghe che venivano da più parti. Quindi, dovendo confermare questa sua postazione di centro, non può, nell'esprimere il voto al Presidente del Consiglio rischiare di vedere qualificato il suo voto a favore della maggioranza tanto meno di essere tacciata di fare l'occhiolino alla controparte, quindi alla sinistra.
Pertanto il voto della Lega sulla Presidenza del Consiglio sarà un voto di bandiera, mentre intendiamo astenerci per la votazione del Vicepresidente.
Al Presidente della Giunta, on. Ghigo, non mi sento di fare n raccomandazioni né di dare dei consigli - sappiamo sbagliare da soli - n tanto meno offro delle icone magiche che gli portino fortuna. Semplicemente gli rivolgo l'invito, che potrà anche cestinare subito dopo la sua formulazione, di essere molto attento, trasparente e soprattutto lucido nella sua posizione di Presidente, in quanto sarà il punto di riferimento non soltanto di quei cittadini che l'hanno votato, ma di tutti i cittadini piemontesi. La lucidità è molto importante. Signor Presidente, si stampi nella mente una piccola frase di Isabelle Vigou: "La lucidità è la ferita più vicina al sole".



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

La parola al Consigliere Vaglio.



VAGLIO Roberto

Intervengo per segnalare un certo disagio di fronte a determinate dichiarazioni dell'opposizione su un fatto che a me sembra di banale interpretazione. L'attuale maggioranza non ha avuto materialmente il tempo e la convivenza per riuscire a capire le minime sfumature di quello che si dice o di quel che si dovrebbe dire, così come accadde per i partiti tradizionali. Mi sembra però che questa maggioranza abbia dimostrato, al di là di ogni dubbio, che sono stati fatti parecchi passi in avanti sull'esperienza delle trascorse legislature.
Consigliere Saitta, probabilmente all'epoca lei era troppo impegnato a seguire le sorti delle vicende rivolesi per prestare un minimo di attenzione alla nostra istituzione. Vorrei ricordarle che nel 1990 le elezioni avvennero il 6-7 maggio; la Giunta fu presentata il 25 luglio. Di questo trascinarsi si ricorda sicuramente il qui presente Sindaco di Cortemilia, che all'epoca aveva sul tappeto, così come oggi, il grande problema del Re-Sol, del quale sollecitava una risoluzione, perché i problemi del Piemonte non potevano attendere. Quella Giunta attese tre sedute di Consiglio, nonostante si trattasse di persone che avevano una certa confidenza e, alle spalle, una lunga convivenza.
Ecco perché ritengo che questa maggioranza abbia dimostrato invece di riuscire a comprendersi e a trovare delle soluzioni che tengono conto del buon senso e delle necessità.
Di più non si dovrebbe dire e di più non avrebbero dovuto dire coloro i quali nel 1990 - mi riferisco ai colleghi dell'allora PCI, attuale PDS non riuscirono ad ottenere dalla loro maggioranza neanche una Vicepresidenza, perché questo aspetto istituzionale nelle Commissioni non fu recepito. Fu una sensibilità recepita successivamente, dopo circa quattro anni di contatti, discorsi ed accordi. Dopo quattro anni di continue discussioni con l'allora partito di maggioranza relativa si riuscì ad addivenire ad una conclusione che questa maggioranza ha invece ottenuto molto più rapidamente.
Quindi, minimizzando un dramma che le opposizioni oggi vogliono evidenziare, ma che in tutta franchezza non esiste, tengo a precisare che esisteva già da subito una disponibilità dei membri dell'attuale maggioranza ad assumere gli incarichi che il Presidente avesse ritenuto utili per il miglior funzionamento dell'istituzione e del governo.
Pertanto, a nome della lista dei Liberaldemocratici, confermo il voto a favore del collega Picchioni e degli altri Consiglieri indicati dal Capogruppo di Forza Italia.



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Non essendovi altri interventi, possiamo procedere all'elezione del Presidente del Consiglio regionale.
Dò atto che il Gruppo Rifondazione Comunista lascia l'aula.



(Il Gruppo Rifondazione Comunista esce dall'aula)



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Si distribuiscano le schede per la votazione.
Nomino come scrutatori il Consigliere Majorino e la Consigliera Ferrero in ordine di età, poiché la Consigliera Simonetti ha lasciato l'aula.
Si proceda all'appello appello nominale.



(Si procede all'appello nominale quindi l'Ufficio di Presidenza provvisorio procede allo spoglio delle schede)



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Comunico l'esito della votazione: presenti 56 votanti 38 ha ottenuto voti: Picchioni 33 schede nulle 5 non hanno partecipato alla votazione 18 Consiglieri.
Proclamo eletto Presidente del Consiglio regionale del Piemonte il Consigliere Rolando Picchioni.



(Applausi da parte dei presenti)



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Rivolgo i migliori auguri al nuovo Presidente del Consiglio, Picchioni.
A questo punto, la procedura prevederebbe l'elezione dei due Vicepresidenti del Consiglio e dei Consiglieri Segretari; tuttavia, poich abbiamo fatto attendere la numerosissima delegazione dei cittadini piemontesi alluvionati, mi sono permessa di consultare qualche Capogruppo e proporrei una sospensione della seduta al massimo di un'ora.
Invito i Capigruppo e quanti ritengano di parteciparvi a volersi trasferire in Sala Viglione per ricevere la delegazione.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16,30 riprende alle ore 17,30)



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

La seduta riprende.
Procediamo all'elezione a scrutinio segreto dei due Vicepresidenti del Consiglio regionale.



(Il Gruppo Rifondazione Comunista rientra in aula)



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Ricordo che, ai sensi dell'art. 4, ottavo comma, del Regolamento ciascun Consigliere può votare un solo nome e che, ai sensi del decimo comma, sono eletti Vicepresidenti i Consiglieri che hanno ottenuto il maggior numero di voti.
Si distribuiscano pertanto le schede e si proceda all'appello nominale.



(Si procede all'appello nominale quindi l'Ufficio di Presidenza provvisorio procede allo spoglio delle schede)



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 59 hanno ottenuto voti: Deorsola 30 Foco 17 Vaglio 1 schede bianche 11 Proclamo eletti Vicepresidenti del Consiglio Regionale del Piemonte i Consiglieri Sergio Deorsola e Andrea Foco.



(Applausi da parte dei presenti)



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Si proceda infine all'elezione dei Consiglieri Segretari.
Ricordo che, ai sensi dell'art. 4, nono comma, del Regolamento, ciascun Consigliere può votare solo due nomi e, ai sensi del decimo comma, sono eletti Segretari i Consiglieri che hanno ottenuto il maggior numero di voti.
Si distribuiscano pertanto le schede e si proceda all'appello nominale.



(Si procede all'appello nominale quindi l'Ufficio di Presidenza provvisorio procede allo spoglio delle schede)



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Comunico l'esito della votazione: presenti 60 votanti 56 hanno ottenuto voti: Benso 32 Minervini 30 Peano 22 schede bianche 2 non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri.
Proclamo eletti Segretari del Consiglio regionale del Piemonte i Consiglieri Teresa Anna Maria Benso, Marta Minervini e Piergiorgio Peano.



(Applausi da parte dei presenti)



SPAGNUOLO Carlo, Presidente provvisoria

L'art. 4, ultimo comma, del Regolamento, prevede che "dopo la proclamazione dei risultati delle elezioni dell'intero Ufficio di Presidenza, questo si insedia e procede ai successivi adempimenti".
Invito pertanto l'Ufficio di Presidenza neo eletto a prendere posto al banco della Presidenza.



(L'Ufficio di Presidenza neo eletto prende posto al banco della Presidenza)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Discorso inaugurale del Presidente del Consiglio regionale, Rolando Picchioni


PRESIDENTE

Colleghi Consiglieri, in questi ultimi giorni, in previsione della mia candidatura alla Presidenza del Consiglio, non posso e non voglio nascondere di essermi chiesto più volte come avrei potuto iniziare un eventuale intervento di ringraziamento e di saluto nel caso fossi stato eletto alla guida dell'assemblea.
Quanto è successo lunedì scorso mi ha portato invece a molti pensieri in libertà che si sono via via intrecciati ad ipotesi, a supposizioni, ad emozioni, che non desidero in questa occasione esternare perché, come ha detto Renato Montabone, gli atti di nascita sono sempre travagliati, specie in democrazia.
Per chiunque abbia deciso di fare della propria vita una "vita politica" è assolutamente naturale che raccolga il senso della sfida: quello che fa incontrare e talvolta scontrare le prospettive della volontà con il principio di realtà e le possibilità di realizzazione.
Ma non è questo il momento di ridurre la dialettica istituzionale ad una esternazione di passioni, sentimenti e desideri.
Se ho deciso di iniziare in questo modo è perché non potevo non accennare, sia pure fuggevolmente, a quanto è successo in quest'aula e al di fuori di essa, a quanto si è sviluppato nel dibattito quotidiano di questi ultimi giorni.
Si è parlato di "discontinuità".
Ed allora perché non parlare del nuovo; l'idea del nuovo sia come categoria interpretativa della complessità in cui viviamo, sia come presunto antidoto alla profonda depressione in cui versano le due mitiche società di oggi, quella politica e quella civile.
Ma soprattutto perché tacere dell'inadeguatezza e della superficialità con cui finora è stata accolta l'avanzata di questo aggettivo ambizioso che, a furia di sgomitare tra le pagine del vocabolario, non solo si è conquistato la dignità di sostantivo, ma è diventato la parola d'ordine di partiti e movimenti, sulla cui reale novità da tempo sono aperte le scommesse.
Il nuovo, dunque, come vertigine del cambiamento, come moralismo accordato sulla tonalità della giustizia sommaria, ma anche come complesso di valori che non cambiano ma che si esprimono in forme storiche diverse.
Tuttora chiusa a doppia mandata la porta del passato, appena aperta la finestra del futuro, non c'è rimasto che questo strano presente, dominato da posizioni politiche più confuse che conflittuali, essenzialmente incapaci di produrre progetti e di seguirne le linee di sviluppo ed applicazione. Alla politica è venuta a mancare d'improvviso la proiezione sull'avvenire. La fine delle ideologie, contrariamente a quanto pensava Raymond Aron, non ha dato luogo ad un'effettiva e confortante rinascita delle idee. Ciò non significa che il nuovo non possa diventare, attraverso un'attenta riflessione, il punto di svolta e di riorientamento.
Bisogna però fare chiarezza su alcuni aspetti preliminari.
Le novità più autentiche non sono mai totalmente nuove: hanno dei trascorsi, recano i segni di una storia. E d'altro canto, solo chi ha sete di novità, come recita la "Rerum novarum", e si fa carico della volontà di cambiare le cose, è capace di guardare al passato senza considerarlo un imbarazzo, ed al futuro senza considerarlo un miraggio.
Questa introduzione, signori Consiglieri, mi consente di passare agli argomenti, non a caso, più innovativi dell'attuale dibattito politico e quindi, da inserire necessariamente nell'agenda di questa VI legislatura della Regione Piemonte.
Inizierò, correndo il rischio dell'ovvietà, dal tema del federalismo.
Il Piemonte, a questo proposito, può vantare una storia di assoluto rilievo. Da Einaudi a Gobetti, da Ruffini a Treves, da Cabiati ed Agnelli sì Agnelli! - fino ad Olivetti, nella nostra Regione il federalismo europeo fu oggetto di confronti serrati, di polemiche ed approfondimenti e di un'intensa attività pubblicistica.
Gli intellettuali e i politici piemontesi si fecero promotori di quella "volontà di riforma e di luce" indicata da Franco Venturi, come radice di una mentalità e di un atteggiamento cresciuti alla grande scuola europea dell'illuminismo riformatore.
Ora, se questa ispirazione europeista sta scritta nel nostro codice genetico, sono convinto che il Piemonte non verrà meno ai suoi doveri ed ai suoi diritti, di fronte all'appuntamento odierno con il federalismo, questa volta di carattere nazionale, costituzionale e neo-regionalistico.
In questi anni sul federalismo si sono intrecciati - e peraltro ancora si intrecciano - le trame e gli orditi della politologia e della protesta.
Gli studiosi hanno richiamato il valore inalienabile, anche se in realtà incompiuto, dell'unità d'Italia e dei pericoli derivanti dalla prospettiva malaugurata di cessare di essere una nazione.
La retorica della Patria si è trasformata così in un'argomentazione molto seria, forse anche in una certezza ritrovata.
Sull'opposto versante, però, i latori della protesta hanno ricordato in diverse occasioni, ostentando le insegne del secessionismo, la necessità improrogabile di attuare il decentramento funzionale e di riconoscere di fatto l'autonomia istituzionale delle società locali.
Da questa fase turbolenta stanno emergendo indicazioni e percorsi estremamente significativi.
Innanzitutto la distinzione e la congiunzione tra federalismo e neo regionalismo, tra il livello istituzionale ed il livello economico, fra l'intenzione di creare nuove istituzioni ed il proposito di dare corso al governo regionale dell'economia.
Configurando, in questo modo, un federalismo in senso stretto, quello che definirei il "federalismo massimo", perché orientato alla revisione della Carta Costituzionale.
Per sottintendere, poi, l'esistenza e l'esigenza di un "federalismo minimo", di natura territoriale, che dovrà vedere coinvolte, in forma di contrattazione collettiva, le cittadinanze piemontesi interessate dagli interventi legislativi e deliberativi del Consiglio e della Giunta regionale.
Questo duplice federalismo consentirà inoltre di evitare l'inconveniente evidenziato di recente da un importante istituto di ricerca: e cioè che al centralismo statale così deprecato si sostituiscono tanti verticalismi regionali, con lo stesso distacco burocratico, la stessa albagia funzionariale.
Bisogna convincersi, invece, che l'attuazione di forme concertate di autonomia, attraverso la contrattazione con le comunità locali, di regole per la gestione del territorio, non solo non comporta la perdita di potere delle principali articolazioni di governo; al contrario, potenzia decisamente quella funzione specifica di redistribuzione delle risorse, che soltanto un organismo istituzionale di ordine superiore può assicurare in forma pianificata.
E qui si pone la necessità, già sottolineata, di un governo regionale dell'economia, che sovraintende alla ripartizione di costi e benefici, alla gestione dei flussi finanziari, alla predisposizione complessiva di aree insediative per le imprese, alla creazione di opportunità di lavoro.
In questa accezione, la conquista negoziale di spazi e tempi di autonomia non produce traumi, ma favorisce il ritrovamento di unità e solidarietà tra soggetti collettivi, in un quadro fortemente garantito dalla Costituzione.
"Costituzione", colleghi Consiglieri, rimane la parola-chiave. Certo occorre non cadere nel misticismo, nel culto delle reliquie e nell'idolatria di uno statuto ancestrale.
Le Costituzioni sono documento della storia. Ma quando la storia dà luogo a contesti politicamente eccezionali, i documenti che ne risultano portano impresso il marchio della straordinarietà.
La nostra Costituzione è, per l'appunto, un documento eccezionale e straordinario: la carta di identità di un popolo che, attraverso la Resistenza, ritornò a quei valori democratici che sono stati riconosciuti solennemente a Fiuggi, anche dal Congresso di Alleanza Nazionale.
Celebrarla oggi significa affermare il valore della pacificazione nazionale. Significa avere una più forte consapevolezza collettiva della pluralità delle ideologie in campo, della molteplicità delle forze politiche e culturali del nostro Paese, significa auspicare che ad un atto di giovinezza che ha fatto nascere la democrazia deve ora corrispondere la maturità della democrazia stessa.
I Costituenti avevano previsto le Regioni nello spirito dell'autogoverno democratico, come correttivo allo statalismo centralista.
Ma il principio dell'autogoverno regionale è stato attuato più come decentramento amministrativo che non come riconoscimento di specifiche identità regionali, facendo sì che le Regioni si rivelassero spesso strumenti di ulteriore mediazione politica, con la moltiplicazione a livello locale dei difetti del sistema generale.
Per questo è diventato improrogabile affrontare con determinazione le problematiche relative al loro ridisegno territoriale, all'autosufficienza economico-finanziaria, alle nuove competenze politico-amministrative.
Investimenti progettuali che chiamano a raccolta tutti gli eletti nei Consigli regionali d'Italia.
Noi, per conto nostro, abbiamo bisogno di un salto culturale, di uno scarto di mentalità, di un atto clamoroso che la faccia finita una volta per tutte con i vizi provinciali e caratteriali di questa Regione ancora troppo lontana dal suo confine con l'Europa.
E' un'idea, ve lo confesso, che ormai da anni mi accompagna ed accompagna anche un amico della minoranza, Paolo Ferraris.
Potrà sembrare una specie di ossessione o di autocompiacimento da Ancien régime.
Tuttavia, al di là di queste riserve, ritengo che la convocazione, nel corso di questa legislatura, di quelli che mi piace chiamare gli Stati Generali del Piemonte, potrebbe risultare veramente un atto clamoroso.
Una rottura con i vecchi schemi, senza remissione di appello. Un appuntamento, anzi, una serie di appuntamenti di portata storica per coinvolgere, nei luoghi emblematici del nostro territorio, intellettuali imprenditori, politici, artisti, creatori d'immagine e fautori d'idee, in una grande terapia di gruppo, in un'analisi plenaria del nostro senso di appartenenza e della nostra condizione spirituale.
L'obiettivo è produrre identità e storia, in una parola di orientare la società ed il governo piemontesi in un'epoca di transizione che "per gli economisti è il nuovo paradigma tecnologico, per i sociologi è la formazione del villaggio globale, per i politologi è una crisi delle forme di pattuizione sociale, per i filosofi è una revisione antropologica della nostra vita, dei nostri costumi, delle nostre tradizioni".
Sarebbe questo il modo migliore per raccogliere l'eredità, difficile da meritare, dei Presidenti del Consiglio regionale che mi hanno preceduto: penso a Vittorelli, a Oberto, a Viglione, a Sanlorenzo, a Benzi e a Rossa.
E sarebbe anche il modo più adeguato per ricevere le consegne da Carla Spagnuolo, alla cui persona, alle cui qualità, al cui impegno chiedo ai Consiglieri di indirizzare un caloroso ed affettuoso pensiero di omaggio.



(Applauso da parte dei presenti)



PRESIDENTE

In conclusione, colleghi, abbiamo di fronte cinque anni di attività legislativa, di amministrazione e di politica.
Occorre tenere alto il senso dell'istituzione come fonte di legittimazione dei partiti, dei movimenti, dei poli e delle alleanze che caratterizzano la compagine di questa assemblea.
Perché è la nostra condizione di classe politica, oggi come non mai, ad essere messa in discussione, ad essere storicizzata in una stagione in cui le regole spesso non hanno assecondato le nostre virtù ma alimentato i nostri difetti.
Ma oltre a marcare il primato delle istituzioni rispetto al sistema ed al gioco delle parti, dovremo anche sottolineare - ed è questo il compito più arduo - il primato della politica sui pregiudizi che l'hanno intaccata l'idea, avvalorata dalle vicende conclusive, ma non concluse, del "primo tempo" della Repubblica, che essa sia nient'altro che una trama di menzogne ed inganni prodotta da un'ideologia e da interessi deteriori.
Ha scritto uno dei massimi testimoni di questo secolo, la pensatrice ebreo-tedesca Hanna Arendt: "I pregiudizi denunciano che siamo finiti in una situazione in cui non siamo in grado di muoverci politicamente. Essi precorrono i tempi, confondono con la politica ciò che alla politica porrebbe fine, e presentano quella che sarebbe una catastrofe come se fosse insita nella natura delle cose, e dunque ineluttabile".
E' un alto ammonimento ma anche un'implicita voce di speranza che signori Consiglieri, penso e spero possa bastare come viatico per il cammino che oggi iniziamo insieme.
Non posso chiudere però il mio dire se non con un augurio vivo e caloroso al Presidente designato, un augurio che egli possa corrispondere nel migliore dei modi alle aspettative più urgenti della comunità piemontese, coniugando laicamente il realismo necessario alla complessità della nostra Regione.
Sono sicuro che egli, con l'intelligenza, con la disponibilità umile e serena che gli è propria, saprà arricchire la sua cultura di governo dei valori più nobili della tradizione democratica. Ricollegandosi per tanti versi all'eredità del Presidente Brizio che, pure nelle vicende tormentate della scorsa legislatura, ha rappresentato uno dei momenti più dignitosi e più creativi della nostra storia ventennale.
A Giampaolo Brizio, come a tutti i Consiglieri che non sono più con noi, un saluto affettuoso e riconoscente; a voi tutti che mi avete onorato con le vostre riflessioni e con il vostro voto, l'augurio di un comune lavoro senza cui è difficile recuperare alla politica autorevolezza e fiducia. E' difficile chiedere ai cittadini di fare qualcosa di più convincendoli ancora una volta alla moralità di un vincolo, alla condivisione di una speranza e di un impegno.
Un pensiero particolare voglio rivolgerlo ai Sindaci del Piemonte che rappresentano ed hanno rappresentato anche in quest'aula una delle pagine più drammatiche della nostra storia di questi ultimi anni: la tragedia dell'alluvione.
L'opera assidua, tenace e costante di tutti dal novembre 1994 ad oggi non ha ancora permesso purtroppo di superare il grave stato di crisi in cui versano tuttora famiglie ed aziende.
Sono certo di interpretare i sentimenti e l'impegno del Consiglio, non solo nel rendermi partecipe, in questo momento particolarmente significativo per me e per tutti, dei problemi ancora irrisolti, ma anche di sviluppare nelle sedi istituzionali con il governo della Regione tutte le azioni politiche più consone e necessarie per ricondurre l'attuale emergenza tra i binari della governabilità.
Ancora un saluto al mondo dell'informazione, al suo insostituibile servizio di comunicazione e di riflessione critica tanto più apprezzato quanto più costruttivo nei confronti dell'istituzione regionale e del lavoro per lo sviluppo della nostra comunità piemontese.
Cercherò di essere al servizio di tutti, con l'aiuto di Dio, nel rispetto di quella logica istituzionale che assegna ad una figura sopra le parti la guida dell'assemblea.
Cercherò di spendere al meglio le doti di tessitore, caro amico Pino Chiezzi, che mi sono state generosamente attribuite e di cui mi sento lusingato.
Esse appartengono alla migliore delle tradizioni. Quella che ha consentito all'"età dei Parlamenti" - come la chiama, con una punta di fatalismo, Gian Franco Miglio - di affrontare con la dialettica delle idee e con la composizione degli interessi legittimi, tematiche e problematiche che altrimenti avrebbero innescato reazioni incontrollabili e fatali per la tenuta della democrazia liberale.
Se poi qualcuno, con ironia sillogistica, volesse far notare che in genere chi tesse, tesse una tela e chi tesse una tela, in genere, ha natura di ragno, mi permetterete di ricordare quel proverbio che dice: "dove ci sono i ragni ci sono meno mosche".
Ancora grazie, e buon lavoro.



(Applauso da parte dei presenti)


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio verrà convocato previa comunicazione dopo la Conferenza dei Capigruppo.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,25)



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