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Dettaglio seduta n.199 del 19/12/97 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Art. 14 dello Statuto, art. 4 del Regolamento interno - Adempimenti conseguenti alla scadenza del mandato dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Signori Consiglieri, quando si arriva alla naturale conclusione di un incarico istituzionale, prima di guardare ai programmi per il futuro occorre ripensare agli impegni morali, politici e istituzionali assunti nel discorso di insediamento.
Oggi posso confrontarmi con me stesso e con gli impegni presi, e permettermi di impiegare questo momento per richiamare il percorso tracciato con convinzione in questi trenta mesi di comune lavoro, i problemi emersi, le difficoltà affrontate e le soluzioni ricercate.
1. Valutazioni sulla fisiologia del Consiglio Qualunque valutazione sulla fisiologia del Consiglio comporta di necessità un giudizio politico. Un giudizio che investe soprattutto il grande tema del rapporto fra l'organo composto da rappresentanze politiche articolate e con funzioni di controllo, e l'organo di governo.
Il sistema elettorale maggioritario tende ad assicurare stabilità politica ed efficacia decisionale al Governo eletto. Tale sistema non deve però esautorare il potere assembleare, che rischierebbe di ridursi a terzo incomodo tra Governo ed elettori. Divenuto più stretto il legame fra Governo e maggioranza, la minoranza-opposizione deve trovare nella struttura assembleare il proprio ancoraggio.
Non c'è dubbio che la legislatura che insieme stiamo vivendo rappresenta il rodaggio della democrazia decidente. Abbiamo vissuto l'inizio di un nuovo modo di lavorare da parte delle nostre istituzioni che risente degli effetti del sistema elettorale maggioritario. Ne consegue che il Consiglio regionale, anche se ricco di poteri, è sembrato ancora più debole di strumenti per esercitarli. La volontà di convergere verso la realizzazione del bipolarismo si è infatti incrociata di frequente con le vecchie strade che reggevano il sistema proporzionale, e ancora troppo spesso le modalità dell'esercizio di controllo sugli atti di Governo hanno rischiato di travalicare i ruoli assegnati in un corretto e costruttivo gioco delle parti.
Ad ogni livello istituzionale si è avvertita l'esigenza di trovare un punto di equilibrio nella naturale "tensione" tra maggioranza e opposizione. In questo senso, non si può non condividere l'importante indicazione venuta dalla Camera dei Deputati, che ha promosso d'intesa con i Consigli regionali, provinciali e comunali un Forum sulla democrazia decidente.
Come ha sottolineato nel suo messaggio del 28 novembre 1997 il Presidente della Camera dei Deputati, onorevole Luciano Violante, scopo del seminario è definire "i principi cui ispirare la riforma dei regolamenti dei Consigli per garantire ai procedimenti certezza dei tempi di decisione e certezza dei controlli. In particolare dovrebbero essere individuati due obiettivi: la definizione di un procedimento in cui vengano garantiti tempi tendenzialmente certi per le deliberazioni, entro un quadro di garanzie per le opposizioni, e il superamento della concezione secondo cui tali garanzie consistono esclusivamente in un potere più o meno indeterminato di interdizione. Alle opposizioni vanno piuttosto riconosciuti specifici poteri in ordine alla formazione del calendario dei lavori e spazi riservati per la discussione dei suoi progetti. Ma occorre soprattutto individuare strumenti regolamentari che favoriscano una migliore qualità ed efficienza del dibattito politico in tutte le assemblee elettive, che spingano l'opposizione a proporre non dilazioni, ma soluzioni alternative a quelle della maggioranza e spingano la maggioranza ad assumersi, nella chiarezza, la responsabilità della realizzazione del programma di governo".
In questo quadro, per quanto possibile, la figura del Presidente del Consiglio dev'essere allora fortemente costruita come il soggetto super partes, e non come improbabile deus ex machina. Solo così si potrà realizzare un modello in cui conciliare con efficacia l'esigenza di indirizzo e controllo, propria del Consiglio regionale, con un'adeguata azione di governo. A tal fine è stata ipotizzata la costituzione di un "tavolo delle regole", che permetta la distinzione tra ruolo di merito della maggioranza e ruolo di controllo delle minoranze. Certo, questa iniziativa potrebbe sembrare in contraddizione con le soluzioni istituzionali favorite e prese nel corso della legislatura per le Presidenze di Commissioni, e giustificate dalla rilevanza istituzionale di alcune di esse. Per una democrazia decidente più matura, tali scelte potrebbero però essere superate da una diversa organizzazione dei compiti e delle funzioni delle Commissioni stesse, con l'assegnazione delle presidenze delle Commissioni di merito alla maggioranza e di quelle di controllo alle minoranze. E anche in tale direzione, questa Presidenza ha già evidenziato al seminario di Belgirate e nel corso dei lavori della Commissione Statuto, l'importanza di riscrivere il nostro Regolamento. La riflessione è ormai giunta a maturazione. Anche in materie ordinarie come la gestione dei lavori dell'aula, dovrebbe essere riconosciuto ad hoc uno Statuto delle opposizioni come forma di garanzia e di disciplina. Ci garantirebbe un consenso minimo su questioni cardine, e consentirebbe una continua verifica, a condizione di parità, sul rispetto di alcuni diritti essenziali.
Ma per una costruttiva dialettica tra maggioranza e opposizione è necessario operare un bilanciamento dei regimi di garanzia, e predisporre strumenti attraverso i quali l'esecutivo possa rispondere alle richieste di maggior efficacia e responsabilizzazione politica che il nuovo sistema elettorale porta con sé.
Pertanto, quando l'oggetto in discussione in aula investe rilevanti questioni politico-programmatiche, si potrebbe prevedere la possibilità da parte del Presidente della Giunta di porre la questione di fiducia: un'eventualità che nel nostro Paese è già prevista nello Statuto e nel Regolamento consiliare della Regione Umbria. Un altro strumento per attingere una sempre più efficace azione di governo potrebbe essere inoltre ripreso concettualmente dal Regolamento della Camera dei Deputati: il cosiddetto "Comitato dei nove", con poteri di esaminare i nuovi emendamenti ed articoli aggiuntivi presentati direttamente in Assemblea, prevedendo anche disposizioni più puntuali sui tempi per la presentazione degli emendamenti. Andrebbe però valutato se attribuire a tale Comitato anche il potere di sindacare sull'ammissibilità e sulla ricevibilità degli emendamenti e degli articoli aggiuntivi.
2. Rapporti tra Ufficio di Presidenza e Consiglio regionale Tutte queste sono questioni di prospettiva, temi sui quali riflettere ma che non devono essere disgiunti da una valutazione attenta degli strumenti e dei rapporti operanti nel presente.
L'esperienza dell'Ufficio di Presidenza uscente ha visto la presenza di forze politiche differenziate, ma ciò non ha impedito di conseguire risultati di ampia convergenza politica e programmatica. Non ci si riferisce solo alle nuove iniziative, quanto alla reiterazione riproposizione e riadattamento di tutti i diversi impegni storicamente già presenti, fra i quali ricordiamo qui solo la proposta di legge sul Cinquantenario della Costituzione e il Comitato per la Resistenza. Se attorno alle iniziative assunte non è nata polemica, significa che la valutazione complessiva degli impegni passati e presenti è stata oggettivamente convergente.
Per rassicurare chi riteneva che la trasparenza dovesse essere garantita necessariamente da una dialettica interna forte fino alla contrapposizione, è stata promossa la totale pubblicità degli atti dell'Ufficio di Presidenza.
Ma la composizione stessa dell'Ufficio di Presidenza ha sollevato altre problematiche, anche tradottesi in un ordine del giorno del Consiglio.
L'esigenza manifestata da tutti i gruppi è quella di vedersi rappresentati: a tale scopo, la Commissione Speciale per la revisione dello Statuto ha già avanzato una proposta di modifica, posta all'ordine dei lavori del Consiglio. Sarà semmai da chiedersi se questa revisione verrà ritenuta sufficiente, in quanto nella democrazia rappresentativa c'è sempre fatalmente un "più uno" che viene o si sente escluso.
Come tutti sanno, la legge regionale n. 51 del 1997 ha sollevato l'Ufficio di Presidenza dalla quotidianità gestionale. Riconducendo per intero ai direttori e ai dirigenti le funzioni amministrative, è stata attuata la completa e netta distinzione dalla funzione di indirizzo politico. Se l'Ufficio di Presidenza, allargato a tutte le forze consiliari, potrà assumere così in toto un ruolo di indirizzo politico, si accentua il rischio di sovrapposizione di funzioni con la Conferenza dei Capigruppo. Un rischio reso ancor più reale dalle tante iniziative di valenza esterna messe in atto dall'Ufficio di Presidenza, che hanno per sollevato - è utile ricordarlo - rilievi proprio sulla presunta "sovraesposizione" dell'Ufficio di Presidenza, sui compiti e il ruolo che i singoli componenti possono assumere nei confronti della società. Di qui allora l'importanza di valutare e di definire le modalità con cui l'Ufficio di Presidenza e i suoi componenti potranno esercitare un ruolo esterno.
3. Ufficio di Presidenza e Commissioni consiliari Questa legislatura ha anche dato costituzione materiale alla Conferenza dei presidenti di Commissione, riunitasi in una decina di sedute: una Conferenza chiamata non solo a obliterare gli indirizzi dei capigruppo, ma anche a dare spiccata espressione dei compiti che il mandato impone loro di esercitare.
Il lavoro di alcune Commissioni, come la VI in materie di politiche culturali, ha spesso assunto una rilevanza esterna. Lungi dal considerarla impropria o al di sopra delle righe, essa costituisce un precedente non insignificante che può essere attivato ogni volta che l'importanza dei problemi lo richieda e lo giustifichi.
D'altra parte, malgrado la filosofia del maggioritario, si possono sicuramente ipotizzare per la dialettica politica nuovi spazi da esplicitarsi non più solo nell'esercizio dell'interrogazione o dell'interpellanza - il cui numero esorbitante rischia peraltro di rendere vano lo strumento né nelle consultazioni, che uno stanco e vacuo rituale tende oggi a fare scadere nella valenza partecipativa. Rivedere lo strumento delle consultazioni servirebbe anzi a recuperarne il valore originario e riportarlo al significato antesignano previsto nello Statuto.
4. Rapporti tra Giunta regionale e Consiglio La Giunta Ghigo ha avuto nei confronti del Consiglio e dei suoi gruppi un rispetto istituzionale la cui valutazione è senza dubbio positiva.
Questo però non elude un problema estremamente delicato e più volte richiamato: quello dell'informazione e della comunicazione istituzionale tra i due organi della Regione.
Troppo spesso informazione e comunicazione sono state giudicate inadeguate alle esigenze di tempestività istituzionale. Su un punto di così grande delicatezza, è necessario che il Consiglio trovi quanto prima un'occasione di dibattito e confronto come più volte auspicato. Al di là dell'appuntamento settimanale della Conferenza dei Capigruppo, i rapporti tra Giunta e Consiglio potrebbero inoltre trovare un ulteriore momento di fluidificazione con la figura di un assessore delegato ai rapporti con il Consiglio. Funzione e figura essenziale, in quanto solleva il Presidente del Consiglio dallo svolgere compiti che non gli sono propri, e che dà soprattutto alla Giunta il modo di avere un canale diretto con i vari Gruppi, per la programmazione tecnica e il concerto politico dei lavori del Consiglio.
5. Il Consiglio Regionale e le sue strutture Abbiamo già accennato ad alcune delle ricadute dell'attuazione della legge regionale n. 51 del 1997. Per la realizzazione dei ruoli separati che essa comporta, il Consiglio si dovrà ora fare carico della gestione di tutti i suoi organi, e la sua amministrazione dovrà rispondere alle esigenze sempre più forti e articolate dei consiglieri.
Ma certamente oggi non partiamo da zero. Molte sono le cose già realizzate dal 1995 ad oggi. Pur permanendo ancora problemi logistici, sono stati potenziati e migliorati i servizi informatici offerti ai Gruppi. E' stato razionalizzato lo status giuridico ed economico dei Consiglieri.
In un settore strategico come quello della comunicazione e informazione, sono stati abbreviati i tempi di diffusione capillare dell'informazione circa l'attività e il dibattito del Consiglio. L'Agenzia di stampa settimanale del Consiglio regionale oggi arriva finalmente in tutti i Comuni piemontesi, rimediando almeno in parte alle critiche di tempi troppo dilatati e di eccessiva enfasi sull'informazione documentale storica della rivista mensile. Alla stessa tempestività guardano le pagine del Consiglio su Internet e l'aggiornamento continuo del Televideo regionale.
Anche sul terreno dell'informazione, i Gruppi godono oggi di nuove possibilità, come l'utilizzo in tempo reale dei notiziari di agenzia o delle banche dati; mentre in parallelo si stanno mettendo a punto gli strumenti amministrativi per garantire ai Gruppi anche l'accesso diretto all'emittenza televisiva locale.
Il problema della complessiva visibilità del Consiglio sui media e dei rapporti tra informazione di Giunta e di Consiglio è comunque ben lungi dall'essere esaurito. Il dibattito in corso oggi riguarda la scelta degli strumenti da potenziare - Televideo, Internet, pagine su periodici locali rapporti con l'informazione radiotelevisiva regionale - e richiede un coinvolgimento di tutti nel già richiamato Consiglio straordinario tematico sul problema dell'informazione, che dovrà esser convocato in tempi brevi.
Ma anche sul nodo centrale della disciplina dell'informazione, il Piemonte ha saputo essere all'avanguardia. Con la legge n. 1 del 1997 si è dotato d'uno strumento pronto a recepire le prescrizioni della Legge nazionale n.
249 sull'Authority per le Comunicazioni, e con il seminario "Verso il terzo millennio della comunicazione" ha offerto un momento alto di progettualità.
Tutto ciò è sicuramente un positivo riflesso del ruolo di capofila sui problemi della comunicazione, assegnato al Piemonte nella Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali: possiamo ribadire senza timori l'importanza del contributo offerto dalla nostra Regione nel dibattito sulle riforme dell'emittenza radiotelevisiva nazionale.
Non per questo dobbiamo nasconderci che gli uffici e servizi del Consiglio preposti alla comunicazione e all'informazione richiedono un potenziamento, così come la Biblioteca e il settore Documentazione attendono un ripensamento globale. Inoltre gli uffici di supporto legislativo vanno strutturati in modo da essere inseriti in un rapporto sistematico con l'attività legiferante del Consiglio e della Giunta, e a supporto dei titolari dell'iniziativa legislativa - in particolare dei Consiglieri - avendo presente il processo di delegificazione e semplificazione amministrativa e legislativa introdotto dalle leggi Bassanini e ripreso dal nuovo testo di Costituzione licenziato dalla Bicamerale.
Devono altresì essere analizzati i problemi di strutture e competenze dell'Ufficio del difensore civico regionale, al quale la legge Bassanini attribuisce nuove e importanti funzioni di controllo sull'attività degli Enti locali e di raccordo con i difensori civici comunali e provinciali.
Tali funzioni, se ben costruite, possono contribuire ad avvicinare sempre più la Regione ai Comuni e alle Province piemontesi.
6. Consiglio regionale e rapporti con l'esterno Non è certo necessario citare qui tutti gli appuntamenti messi in calendario e le iniziative che il Consiglio ha assunto verso l'esterno, il tessuto sociale e il territorio in questi trenta mesi di lavoro. Basterà solo ricordare le sedute aperte convocate fuori sede su temi cruciali: ad Alba per il risanamento dell'Acna e a Ivrea per l'occupazione alla Olivetti.
Accanto ai seminari di studio e approfondimento, accogliendo le diverse istanze della società civile, il Consiglio ha poi saputo impegnarsi a fondo anche sul tema delle riforme istituzionali. Sono state deliberate le proposte di referendum abrogativo ispirate al concetto di federalismo "minimo", ossia del federalismo possibile a Costituzione invariata. Ma sulla medesima strada ci si è spinti fino alla richiesta di un federalismo "massimo", con la proposta al Parlamento di revisione dell'intera Parte seconda della Costituzione.
Con lo stesso spirito riformatore abbiamo affrontato il grande problema dello Statuto. La Carta costituzionale piemontese ha ormai più di venticinque anni. Essa è anche un documento della storia, ed essendo tale porta il marchio del contesto politico, sociale e culturale vissuto. Ma questo nostro presente, dominato da posizioni più confuse che conflittuali deve far sì che all'atto di giovinezza che ha fatto nascere le Regioni corrisponda oggi la maturità delle Regioni stesse: una maturità in grado di riagguantare quella Storia che ai suoi diversi livelli civili è andata ben oltre le energie del legislatore.
Ispirata a questi princìpi, si è mossa la Commissione speciale per la revisione dello Statuto guidata, con grande capacità ed impegno, prima dal presidente Angelo Burzi e poi dalla vicepresidente Carla Spagnuolo, ai quali va il mio più sentito ringraziamento. La nostra Carta fondamentale va infatti adeguata da subito alle riforme legislative già in atto, ma deve anche saper disegnare un nuovo e alto "concetto" di Regione che ci consenta di appropriarci del ruolo indicato dalle riforme costituzionali future.
Il Consiglio ha inoltre iniziato a recepire il principio di responsabilizzazione dell'azione di governo rivedendo le disposizioni della "legge sulle nomine" e, di conseguenza, le competenze della relativa Commissione consiliare. Pur trattandosi solo di una prima integrazione ai principi introdotti con il sistema maggioritario, viene così sancita la distinzione di responsabilità tra nomine della Giunta e nomine del Consiglio.
7. Gli Stati Generali e le iniziative esterne Un'interfaccia importante e innovativa tra il Consiglio e la realtà piemontese è naturalmente quella rappresentata dagli Stati Generali.
A un anno e mezzo dall'insediamento al Lingotto e dopo cinque Conferenze Generaliste nei capoluoghi di provincia e in città chiave dell'identità regionale, il loro percorso ha toccato oggi ampiamente il giro di boa. Quel momento emozionante in cui si può finalmente abbracciare con un solo colpo d'occhio la strada percorsa e il traguardo da raggiungere.
Voluti per progettare una linea di intervento parallela a quella delle ricerche di settore, ma che stabilisse da subito connessioni con la società piemontese, gli Stati Generali hanno evidenziato nel loro itinerario quanto sia rischiosa la tentazione di semplificare e ricondurre sotto un segno unitario la straordinaria varietà economica, demografica e culturale della nostra regione.
Una recente ricerca prodotta dal CNEL arriva anzi ad una conclusione che in parte lascia sorpresi. Il Piemonte di fine millennio non è una realtà unitaria, né un conglomerato di identità locali autonome e distinte ma un'entità territoriale complessa, articolata in più piani e con dinamiche trasversali che segnano ciascuna realtà sub-regionale e dettano motivi che sono insieme di differenziazione e di co-appartenenza. Così il fantasma del "torinocentrismo" - che ancora serpeggia nella società piemontese periferica - oggi è in realtà reso una scatola vuota da fenomeni travolgenti come la globalizzazione, fenomeni che proprio la conferenza degli Stati Generali di Ivrea ha materializzato come sfida obbligata per il Piemonte del futuro.
Occorreva quindi individuare uno strumento che raccordasse la propositività "dal basso" delle province con la funzione di patronage degli Stati Generali: l'interfaccia fra un contributo dal territorio che non fosse querula prospettazione di problemi, e l'alta amministrazione intesa come coordinamento di livello regionale e sintesi precisa fra le diverse realtà provinciali. Serviva uno strumento che assolvesse la funzione definita da Giuseppe De Rita "di accompagnamento", vitale ad esempio nella gestione dei patti territoriali. Un organismo che dal livello socio politico sapesse fare il balzo a quello politico-istituzionale collocandosi nella moderna filosofia operativa e cultura di governo della governance: il raccordo e la concertazione come strumenti di coesione fra soggetti della politica, dell'economia, della società che altrimenti difficilmente potrebbero incontrarsi, per raccogliere già in corso d'opera i suggerimenti dal basso e guidare i processi di sviluppo.
Su queste basi è nato ed è stato insediato il Comitato per lo Sviluppo dell'Area Torinese. E nella medesima direzione dovrebbe andare il protocollo d'intesa in atto tra gli Stati Generali e il CNEL, per dare vita ad altri tavoli di governance che lavorino con le province in un'azione capillare di monitoraggio, di snodo, incubazione d'idee e della loro realizzabilità. La governance darà così alla Regione Piemonte le ali per l'alta amministrazione e alle province piemontesi le gambe per muoversi con incisività nelle realtà locali. E altre linee d'intervento, già oggi tracciate, prevedono iniziative di ricerca e azione nel mondo dell'associazionismo, delle imprese, delle rappresentanze d'interessi e dei quartieri urbani.
Il Consiglio regionale in questo scorcio di legislatura ha poi tenuto a battesimo altre due iniziative di grande rilievo.
La prima è l'Osservatorio sul fenomeno dell'usura, fortemente voluto dal Vicepresidente Deorsola. Uno strumento per affrontare i problemi della criminalità organizzata che ha riscosso nelle sue iniziative di studio un grande successo di partecipazione: i due convegni organizzati dall'Osservatorio hanno messo a fuoco non solo una diagnosi impietosa dei nuovi malesseri sociali, ma anche i mezzi e le terapie per prevenirli e combatterli.
La seconda iniziativa è la Consulta delle Elette, voluta dalle Consigliere regionali. Il suo impegno si è formalizzato nell'atto di insediamento e in seminari periferici di grande successo partecipativo costituendo uno strumento che ha saputo superare la nozione medesima di "pari opportunità" tra uomo e donna.
8. Conclusioni Il rinnovo odierno dell'Ufficio di Presidenza si colora quindi del significato politico-istituzionale più autentico, riposto nel nostro Statuto: la verifica del rapporto di fiducia che trenta mesi fa mi è stata da Voi, concessa. Oggi, a metà del mandato, attraverso un'attenta riflessione dobbiamo individuare il punto di svolta e di riorientamento facendoci tutti carico della volontà di progredire nel cambiamento guardando al passato senza considerarlo un intoppo, e al futuro senza fantasticarlo come un miraggio. Siamo ancora in un momento di crisi, di passaggio e di mutamento. Ed è per questo che, in riferimento alla temperie politica che ci accompagna, ho desiderato stendere un sommario giornale di bordo, nel modo più oggettivo e sereno possibile. In esso ho cercato di corrispondere coscientemente alle riflessioni, agli atti e ai pronunciamenti che i singoli Consiglieri hanno via via svolto nell'esercizio del loro mandato consiliare.
Di tutto ciò ringrazio sentitamente l'Assemblea. La ringrazio per la collaborazione nell'esercizio del mio mandato e per la pazienza con cui ha "sopportato", seppur non sempre condividendole, le decisioni mie e dell'Ufficio di Presidenza, decisioni comunque sempre rispettose, pur negli inevitabili errori, delle prerogative del Consiglio.
Dell'imparzialità delle mie azione di governo, e dei miei collaboratori il vice presidente Deorsola, il vice presidente Foco, i consiglieri segretari Minervini, Peano, Benso e Gallarini - credo di essere stato garante perché sono profondamente convinto che l'attività assembleare possa raggiungere i risultati prefissati senza scorciatoie autoritarie, n applicazioni meccanicistiche dei regolamenti.
Nel momento in cui mi congedo dal vostro mandato, ringrazio sentitamente tutti i consiglieri della maggioranza, il suo leader, l'on.
Enzo Ghigo, ed i consiglieri dell'opposizione che mi hanno aiutato, tra l'altro, a capire come il primato della politica sui pregiudizi che da sempre l'accompagnano sia un traguardo difficilissimo da conseguire, per straordinariamente esaltante da raggiungere. Non so se sono stato capace di praticare e garantire per tutti questa meta virtuosa e me ne scuso. Rimane sempre il fatto che non c'è una "crisi di futuro", anzi c'è sempre un futuro che aspetta una scommessa avvincente che attende.
Ma non disturbiamo i fatti che verranno. Cari colleghi e amici Consiglieri, auguri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Grazie, Presidente e colleghi Consiglieri. Il Presidente Picchioni eletto dalla maggioranza del Polo il 19 giugno 1995, ha sviluppato una relazione analitica di questi due anni e mezzo, ha proposto anche degli spunti interessanti nella sua relazione che credo dovranno avere il necessario approfondimento per verificare se possono diventare realtà o no.
La prima condizione per avere un approfondimento reale è che ci sia una condizione di stabilità dell'istituzione regionale e quindi dell'assemblea consiliare. Condizione che oggi non c'è.
Oggi mancano diversi Consiglieri della maggioranza e del Polo, mancano questione che politicamente si commenta da sola - tre Assessori, manca il Vicepresidente del Consiglio, tra gli altri Consiglieri; mi pare condizione questa che stia ad indicare come la crisi questa volta è davvero aperta concretamente. Nelle settimane scorse più volte abbiamo sottolineato come la maggioranza fosse a pezzi; ci è stato risposto con i numeri. Oggi non ci sono più neanche quei numeri con i quali ci è stato risposto, quindi la maggioranza non c'è più. La crisi è formalmente e sostanzialmente aperta.
Il Presidente Ghigo, fino a due giorni fa, ha annunciato e proclamato agli organi di stampa che se oggi non ci fossero state le condizioni per eleggere il Presidente Picchioni, avrebbe rassegnato le dimissioni.
Da vecchio militante politico continuo a credere in un'etica fondamentale, e cioè che le parole, in politica, sono pietre, e quindi che quando si fanno degli annunci occorre essere coerenti con gli stessi. Oggi caro Presidente Ghigo, le condizioni per eleggere Picchioni Presidente del Consiglio non ci sono. Tragga le conclusioni che lei stesso ha anticipato sia coerente. Credo che una tale coerenza sia dovuta a questo Consiglio alla stessa maggioranza - che non c'è più - e ai cittadini piemontesi.
Non trascini l'istituzione su una strada della quale non si riuscirebbero più a intravedere gli sbocchi. Oggi non ci sono le condizioni per votare un Presidente del Consiglio; non ci sono le condizioni politiche, innanzitutto; non ci sono le condizioni formali.
Invito quindi il Presidente tuttora in carica, Rolando Picchioni, a chiudere questa seduta di Consiglio, perché l'o.d.g. del giorno con il quale è stato convocato non può essere esaurito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Chiederei 5 minuti di sospensione dei lavori.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15.30 riprende alle ore 15.51)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta regionale, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Comunico all'assemblea che intendo prendere 48 ore di tempo per fare le necessarie riflessioni su quanto accaduto, convocando anche in tempi stretti una riunione di Giunta, per - ripeto - fare all'interno dell'esecutivo le riflessioni che riterrò opportune.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta; prego.



SAITTA Antonino

Presidente, credo che il collega Marengo abbia sottolineato a sufficienza le caratteristiche del momento politico in cui si trova l'istituzione della Regione; anche la sinteticità (persino eccessiva) del Presidente Ghigo dimostra la gravità della situazione, di questa crisi politica che obiettivamente esiste. Interpretando - credo - gran parte dalle minoranze, ritengo che, dopo la chiusura del Consiglio, occorra fare una riunione dei Capigruppo per decidere su alcune questioni importanti che riguardano questo Consiglio.
Noi non siamo assolutamente disinteressati alle vicende e ai problemi della Regio-ne Piemonte; ci aspettavamo, per la verità, che questa proposta venisse da parte del Presidente Ghigo, che in diversi momenti ci ha parlato di bilancio, ecc.
Lo chiediamo noi: immediatamente dopo la chiusura del Consiglio, una riunione dei Capigruppo per decidere che cosa fare nei prossimi giorni.



PRESIDENTE

La stavo per proporre io: sono stato battuto in velocità. E' comunque confermata la convocazione del Consiglio, già formalizzata, per lunedì.
I Capigruppo sono convocati in sala A.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 15,54)



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