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Dettaglio seduta n.182 del 11/11/97 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento:

Sull'ordine di lavori - Richiesta di comunicazioni alla Giunta regionale in merito alle iniziative in corso relativamente alle camere iperbariche e alle dichiarazioni rilasciate al quotidiano La Stampa in ordine al ruolo delle minoranze in Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Colleghi Consiglieri, avevamo stabilito, in sede di Conferenza dei Capigruppo, che questa mattina, su sollecitazione di alcuni Consiglieri avremmo discusso le interrogazioni più urgenti, per poi proseguire con le comunicazioni della Giunta regionale. Probabilmente, tale cammino dovrà essere interrotto poiché il Gruppo di Forza Italia, per via delle elezioni della prossima settimana, è interessato a recarsi ad Alessandria alle ore 18,30, vista la presenza del leader del movimento che interverrà in quella sede. Alle 17,30, quindi, dovremmo terminare i lavori.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Benvenuto tra noi, Presidente.
Oltre alle questioni che abbiamo concordato alla Conferenza dei Capigruppo, chiederei che nella giornata di oggi si potessero avere altre due comunicazioni da parte della Giunta regionale: una dall'Assessore D'Ambrosio, sulle iniziative in corso relativamente alle camere iperbariche, per le quali credo siano state presentate delle interpellanze da parte di alcuni Gruppi, ed un'altra dal Presidente Ghigo sull'incredibile intervista e le incredibili dichiarazioni, anche offensive, rilasciate al quotidiano La Stampa di ieri. Dichiarazioni gravissime ed offensive del lavoro svolto da Consiglieri che si preoccupano di controllare l'andamento della cosa pubblica.



PRESIDENTE

Comunico che il Presidente Ghigo questa mattina è a Bruxelles; è possibile, compatibilmente con i suoi spostamenti, che oggi pomeriggio sia in grado di fornire le risposte sollecitate.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute (rinvio)


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri, prima dell'inizio della seduta odierna, i processi verbali delle adunanze consiliari del 7, 8, 14, 15, 21 e 28 ottobre 1997, i quali verranno posti in votazione nel corso della prossima seduta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellion, Farassino, Ghigo, Goglio Mancuso e Masaracchio.


Argomento:

b) Conclusioni della Commissione d'inchiesta ai sensi dell'art. 60, comma terzo, del Regolamento interno del Consiglio regionale


PRESIDENTE

Devo inoltre comunicare che sono state presentate ieri in sede di Conferenza dei Capigruppo ed oggi a tutti i Consiglieri le conclusioni della Commissione d'inchiesta ai sensi dell'art. 60, comma terzo, del Regolamento interno del Consiglio regionale.
Tale argomento verrà iscritto all'o.d.g. e discusso nella prossima seduta consiliare.


Argomento: Artigianato - Commercio

Interrogazione n. 1341 dei Consiglieri Vindigni, Riba e Marengo inerente a: "Monitoraggio dei fondi strutturali comunitari"


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 1341, presentata dai Consiglieri Vindigni Riba e Marengo.
Risponde l'Assessore Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Assessore al commercio e artigianato

Relativamente all'interrogazione n. 1341 dei Consiglieri Vindigni, Riba e Marengo inerente a: "Monitoraggio dei fondi strutturali comunitari" si precisa quanto segue.
Il problema del monitoraggio e della misurazione dei risultati conseguiti dai vari programmi comunitari è questione che l'Amministrazione regionale ha sempre tenuto in massimo conto; lo dimostra, tra l'altro proprio la ricerca redatta dall'IRES e citata dagli stessi interroganti.
L'Assessorato all'industria non si è limitato, infatti, a produrre le relazioni annuali e finali dei vari programmi, via via gestiti e realizzati; a questi adempimenti formali e dovuti ha affiancato la ricerca citata, riferita in particolare alla prima fase del Regolamento CEE n.
2052/88; ricerca che non era dovuta, ma che è stata voluta anche per evidenziare eventuali correzioni e miglioramenti del monitoraggio e della valutazione dei programmi futuri.
Pertanto, anche a seguito dei risultati e delle indicazioni fornite dall'IRES, si sono via via affinati gli strumenti di verifica, controllo e monitoraggio.
Sinteticamente, preciso qui di seguito i dettagli.
E' stata predisposta, sia per il DOCUP 1994/1996 sia per quello in corso 1997/1999, una scheda di monitoraggio che i potenziali beneficiari devono debitamente compilare e consegnare al momento della presentazione della domanda.
Tale scheda è diretta a conoscere, attraverso gli indicatori socio economici, la situazione dell'impresa relativamente a tutte le unità produttive oggetto dell'intervento.
I proponenti la domanda devono dichiarare, ai sensi della legge n.
15/68 - quindi con autocertificazione - di impegnarsi a fornire annualmente (e per i tre anni successivi al completamento dei lavori) informazioni sulle ricadute generate dalla realizzazione dell'investimento o delle iniziative oggetto del contributo pubblico, nonché informazioni generali che fossero richieste dalla Regione.
Con DGR n. 199-15845 è stato affidato - previo espletamento di apposita procedura di aggiudicazione - il servizio di valutazione delle azioni cofinanziate dal FESR e dal FSE nell'ambito del DOCUP 1994/1996 ex Reg. n.
2981/93 Ob. 2 alla Ditta Ecoter di Roma. Tale servizio di valutazione si articola in due fasi di cui la prima ricomprende le seguenti attività: a) la ricostruzione del quadro informativo relativo ai programmi e alle altre forme di intervento attuate dalla Commissione e dallo Stato membro durante il precedente periodo di programmazione b) la valutazione quantitativa degli obiettivi da conseguire mediante l'individuazione, la specificazione di parametri standard e/o indicatori qualitativi e quantitativi da utilizzare per l'attività di monitoraggio, di capacità e di performance del programma c) la valutazione riguardante gli aspetti relativi all'avanzamento nell'attuazione degli interventi, gli aspetti tecnici della fase di realizzazione degli interventi, gli aspetti gestionali.
La seconda fase del servizio di valutazione comprenderà un'analisi dei risultati conseguiti sia durante l'attuazione del programma sia nella sua attuazione finale, attraverso una stima dell'impatto macro-economico dell'intervento con l'indicazione, per mezzo di opportuni indicatori, degli effetti positivi, diretti e indiretti, che si sono verificati sia in termini di valore aggiunto che di occupazione per settore di intervento per asse e per ciascuna misura.
Un ulteriore strumento di verifica e monitoraggio è fornito dalla procedura informatizzata predisposta dal Sistema Informativo della Ragioneria Generale dello Stato. Tale procedura consente infatti di rilevare l'attuazione finanziaria dei programmi, in termini di impegni assunti e pagamenti effettuati, alimentando, in tale modo, con cadenza trimestrale, la banca dati centralizzata presso il SIRGS. E' inoltre in fase di predisposizione, attraverso la stessa procedura, il monitoraggio fisico volto all'acquisizione degli elementi relativi all'avanzamento fisico degli interventi, sulla base degli indicatori previsti nei documenti programmatici.
Con l'occasione si informa che sono in fase di attuazione i Programmi di iniziativa comunitaria, comunemente denominati PIC (Retex, PMI, Resider Konver); anche per questi è prevista una procedura di valutazione simile a quella del DOCUP.
La Regione, infatti, si farà carico del monitoraggio fisico e finanziario relativo ai programmi. La valutazione è, invece, di competenza del Ministero dell'Industria, essendo tali iniziative coordinate a livello centrale ed articolate su sottoprogrammi regionali.
Sulla base di quanto illustrato, si ritiene di poter dire che la Regione Piemonte ha compiuto in questo periodo un notevole sforzo proprio nella direzione auspicata dagli interroganti, quella del monitoraggio.
Naturalmente vi è la disponibilità, man mano che l'Assessorato avrà i dati relativi allo stato di avanzamento dei monitoraggi, a fornirli ai Consiglieri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vindigni.



VINDIGNI Marcello

Prendo atto della risposta dell'Assessore Pichetto, che mi pare esauriente; anzi, gli chiedo di poterne avere copia.
Voglio solo ricordare che la nostra interrogazione nasceva dal fatto che, nel rapporto redatto dall'IRES in merito allo stato di attuazione del documento unico di programmazione 1988/1993, scaturiva che solo il 29% dei beneficiari aveva risposto al questionario rivolto a conoscere l'efficacia in termini di impatto economico ed occupazionale dei programmi comunitari che nella stessa relazione dell'IRES si ricordava come questa scarsa percentuale di risposte nasceva dal fatto che non c'era alcun obbligo per i beneficiari di fornire alla Regione le informazioni richieste. Poich complessivamente, nel periodo 1988/1999 i programmi comunitari, sia quelli facenti capo alle zone Obiettivo 2 e Obiettivo 5b, sia i programmi di iniziativa comunitaria, dovrebbero mettere in moto investimenti per almeno 8.000 miliardi - sicuramente si tratta di una stima per difetto, anche perché a livello regionale non c'è un coordinamento delle politiche comunitarie e la stessa cabina di regia mi pare non abbia ancora soddisfatto adeguatamente questa funzione di coordinamento - mi parrebbe del tutto logico che la Regione, che ha poi la responsabilità politica e gestionale di questi programmi, sappia quali sono gli impatti sull'economia e sull'occupazione di queste ingenti risorse.
Prendo atto - ripeto - che l'Assessore, anche alla luce delle sollecitazioni da noi fatte, ha voluto dare un'accelerata al processo di monitoraggio.
Mi auguro che quanto prima si possano già dare i primi risultati sul monitoraggio per il periodo 1994/1996 e sollecito la Giunta a fare analoghe azioni di verifica non solo sulle zone Obiettivo 2 e sui programmi che hanno a che fare con l'Assessorato all'industria, ma anche sulle zone Obiettivo 5b e per i programmi attinenti a quelle tipologie; non solo, ma anche sugli altri programmi di iniziativa comunitaria che hanno impatto sulla Regione, per i quali la Regione non è direttamente impegnata, ma dei quali è a conoscenza.
Chiedo che tutta questa materia sia oggetto di una comunicazione complessiva, ripristinando quelle informazioni che venivano fornite ai Consiglieri tramite la Presidenza della Giunta fino a pochi mesi fa e che da almeno sei mesi, non vengono più fornite.


Argomento: Zootecnia - Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 1496 del Consigliere Saitta inerente a: "Criteri per la concessione da parte dell'ARAP del contributo per il pagamento del premio assicurativo degli animali alpeggiati"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 1496, presentata dal Consigliere Saitta, alla quale risponde l'Assessore Bodo.



BODO Giovanni, Assessore all'agricoltura

L'assicurazione dei capi alpeggiati, prevista dalla DGR n. 107-28260 del 24/4/1989, è stata effettuata dal 1989 al 1994 con un contributo della Regione Piemonte all'ARAP, al fine di garantire agli allevatori un rimborso per i capi morti per cause accidentali.
L'assicurazione, interrotta per l'anno 1995, è stata reintrodotta per il 1996 su sollecitazione delle Associazioni Allevatori e delle Organizzazioni professionali.
L'intervento assicurativo è stato, sino al 1994, strettamente collegato al premio alpeggio, aiuto che la Regione Piemonte erogava per favorire l'utilizzo dei pascoli alpini e la salvaguardia del territorio; con l'intervento comunitario di aiuto alle zone sensibili, cioè di tutta la zona dei pascoli di montagna, la competenza dell'intervento è passata all'AIMA, per cui l'opportunità di adesione all'assicurazione da parte degli allevatori nel momento in cui presentavano la domanda di premio è venuta meno e nel 1995 l'assicurazione non è più stata stipulata.
Fino al 1994 l'assicurazione alpeggio è stata sottoscritta dall'ARAP con un pool di assicurazioni tra cui figurano Reale Mutua, AXA Assicurazioni, FATA e Fondiaria, rappresentate dal Broker assicurativo RIVA di Vassallo O. di Cuneo.
Le assicurazioni in questione rappresentano le Compagnie assicurative in grado di operare nel settore agricolo.
Nel 1996 si è proceduto secondo gli schemi precedentemente collaudati dalle strutture regionali.
E' stato erogato per il 1996 un acconto di L. 229.392.000, su cui per procedere al saldo gli uffici stanno compiendo una serie di istruttorie.
In sede di istruttoria è emerso che la polizza stipulata dall'ARAP in passato prevedeva un premio di L. 5.000 per i capi bovini ed equini e di L.
1.000 per gli ovi-caprini, a fronte di un contributo dell'80% da parte della Regione; nel 1996 l'ARAP ha sottoscritto una polizza che prevedeva un premio rispettivamente di L. 4.000 e L. 800, non comunicandolo alla Regione Piemonte.
A fronte di questo, volendo mantenere immutato il contributo pari all'80% gli uffici si vedranno costretti in fase di liquidazione a non erogare altre somme per il 1996, ma a recuperare parte di quanto erogato.
Parallelamente agli accertamenti sul 1996, è pervenuta in Assessorato in data 30/4/1997, da parte della Società FATA, che faceva parte del pool assicurativo, una lettera in cui si ipotizzavano condizioni più convenienti.
Il fatto era nuovo in quanto il cartello che componeva il pool assicurativo era rappresentativo delle società in grado di effettuare assicurazioni nel mondo agricolo.
Nel caso del distacco della FATA, si veniva a creare per la prima volta una reale concorrenza nel settore.
A fronte dell'offerta, gli uffici hanno chiesto di precisare l'entità delle offerte per poter parametrare correttamente per il 1997 l'entità del contributo, lasciando all'ARAP la possibilità di scegliere, pur sapendo che il contributo regionale sarebbe stato effettuato sulla base dell'offerta più favorevole.
Il Settore ha inviato congiuntamente una richiesta di preventivo al pool assicurativo e alla FATA.
La risposta ha fatto riscontrare agli uffici, a parità di condizione una possibilità da parte della FATA di effettuare l'assicurazione a L.
3.600 per capo bovino ed equino e L. 700 per capo ovi-caprino, mentre il pool garantiva le seguenti condizioni: L. 5.000 per capo bovino/equino e L.
1.000 per capo ovi-caprino.
Non soddisfatti del preventivo, ma volendo approfondire le motivazioni di un'offerta migliore dal punto di vista economico da parte di una Compagnia che ha sempre partecipato con una consistente quota alla precedente assicurazione, è emerso quanto segue: a) la società FATA, specializzata in assicurazioni in campo agricolo, aveva acquisito nell'arco degli anni la certezza statistico-matematica che quel tipo di assicurazione poteva essere stipulata a condizioni più favorevoli e che poteva essere gestita dalla stessa malgrado l'elevato rischio b) il pool di assicurazioni si avvaleva, come periti, delle APA; la società FATA intendeva avvalersi di periti specializzati della società stessa che pare, potevano garantire una maggiore trasparenza nella liquidazione dei sinistri.
A questo punto, il Settore ha inviato all'ARAP una nota in cui faceva presente le condizioni offerte dalla FATA, invitando a rispondere se l'Associazione intendesse come negli anni precedenti stipulare la polizza in questione.
L'ARAP rispondeva in data 16 giugno che aveva sottoscritto con il pool una polizza pluriennale non richiesta dalla Regione, che la vincolava per altri tre anni e che quindi non era in grado di sostenere la differenza tra la polizza sottoscritta nel 1996 e il nuovo contributo regionale rinunciando alla sua funzione.
Dopo aver consultato le Organizzazioni professionali, su loro suggerimento e disponibilità l'assicurazione alpeggio è stata stipulata dalle Associazioni Produttori Asprolat, Agripiemonte Latte e Pro.Zoo.A.Latte.
Per il 1997 il contributo non sarà quindi dimezzato, ma subirà una diminuzione in proporzione ai minori prezzi.
L'Ente pubblico deve verificare la congruità quando effettua una spesa diretta; in questo caso, erogando un contributo, non è tenuto a farlo. In ogni caso, si sono fatte da parte degli uffici le verifiche tendenti ad appurare se esistessero soluzioni migliori sul mercato, parametrando sulla migliore offerta l'entità del contributo.
Oltre all'ARAP poteva usufruire dello stesso contributo qualsiasi allevatore singolo od associato che avesse stipulato un'assicurazione per gli animali alpeggiati con condizioni uguali a quelle indicate nelle istruttorie stabilite con la DGR n. 107-28260 del 26/4/1989. Nell'arco degli anni non ci sono mai state richieste in tal senso, per cui nessuno oltre all'ARAP, dal 1989 al 1996 (escluso il 1995), ha usufruito del contributo per l'assicurazione alpeggio.
Nel 1997 hanno usufruito del contributo le Associazioni Produttori Asprolat, Agripiemonte Latte e Pro.Zoo.A.Latte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Innanzitutto ringrazio l'Assessore per le informazioni che ha fornito poi le leggerò con attenzione, in quanto non conosco bene la materia. Mi sento soltanto di fare una piccola considerazione in ordine alla conclusione.
In sostanza, mi pare che il premio prima avesse un certo valore, che adesso viene diminuito, non dimezzato - come sostenuto nell'interrogazione per le informazioni avute - quindi ridotto di una certa quantità.
Non concordo, Assessore, sulla sua conclusione, laddove dice che la congruità deve essere verificata quando si effettua una spesa diretta. Lei parla della Regione; la Regione fa questa verifica, considerando il contributo una spesa diretta. Io, però, non credo che ciò sia corretto, in quanto si tratta di un contributo commisurato al premio per ogni capo bestiame. Di conseguenza, penso che l'Amministrazione regionale debba attrezzarsi per valutare la congruità dei premi assicurativi.
Lei stesso ha ammesso che soltanto nel 1997 c'è una vera concorrenza tra le assicurazioni: finora non c'era stata, c'era solo un pool assicurativo. E il fatto che non ci sia concorrenza non è certo indice che le scelte che vengono compiute sono le migliori.
Invito lei, Assessore, e l'Amministrazione regionale a dotarsi di strumenti per verificare la congruità. In ogni caso, mi pare già positivo il fatto che per il 1996 l'Amministrazione regionale abbia deciso di tenere conto di questi problemi nella fase di liquidazione del saldo.
Ad ogni modo, esprimo insoddisfazione per il fatto che in passato non sia stato messo in moto un meccanismo di concorrenza tra le assicurazioni.
Credo che l'Amministrazione regionale avrebbe dovuto farlo, anche perché se oggi il premio è più basso, in una situazione in cui c'è stata l'inflazione, ecc., vuol dire sostanzialmente che il premio di allora era molto alto e che noi abbiamo commisurato il contributo dell'80% su un premio molto alto. Quindi, si ha motivo di ritenere che il contributo dato è stato complessivamente elevato per il tipo di premio che è stato pagato da parte dell'ARAP.
Questa è la valutazione che noi intendevamo fare e le sue parole ci confermano sulla bontà della nostra interrogazione. Ci riserviamo evidentemente, dopo aver letto con attenzione le risposte che lei ha dato di ritornare nel merito.


Argomento: Caccia

Interrogazione n. 1516 del Consigliere Cavaliere inerente a: "Irregolarità nella gestione del territorio soggetto a gestione pubblica programmata della caccia nel Comprensorio alpino Valle Stura" e interpellanza n. 1551 dei Consiglieri Gatti e Peano inerente a: "Provvedimenti della Magistratura sulla caccia al camoscio in Val Varaita"


PRESIDENTE

Passiamo ora ad un'altra interrogazione urgente (n. 1516) rivolta sempre all'Assessore Bodo, presentata dal Consigliere Cavaliere.
Prego, Assessore Bodo.



BODO Giovanni, Assessore alla caccia e pesca

In merito a quanto forma oggetto dell'interrogazione si richiamano in primo luogo i seguenti elementi di fatto.
Come è noto, la DGR n. 207-16473 del 3/2/1997 prevede, tra i vari compiti dei Comitati di gestione dei Comprensori alpini, anche l'organizzazione delle attività di ricognizione delle risorse ambientali e della consistenza faunistica, nonché la formulazione alla Giunta regionale delle proposte dei piani di abbattimento selettivo agli ungulati e dei piani numerici di prelievo alle specie appartenenti alla tipica fauna alpina sulla base di appositi censimenti effettuati sotto il coordinamento di esperti faunistici.
In relazione alla natura specialistica delle attività in questione l'Assessorato alla caccia ha richiesto, con nota n. 771 del 16/4/1997, al Dipartimento di Produzioni Animali, Epidemiologia ed Ecologia dell'Università degli Studi di Torino, di segnalare una rosa di nominativi di tecnici specializzati in possesso della necessaria professionalità.
Il Dipartimento, con nota del 15/5/1997, ha comunicato quanto segue: "In risposta alla vostra lettera n. 771 del 16/4/1997 vogliamo innanzitutto sottolineare come le attività di cui all'oggetto richiedano oltre a buone conoscenze tecniche, ottima conoscenza del territorio e del contesto sociale delle nostre vallate alpine.
Per poter procedere ad una scelta funzionale alle vostre necessità abbiamo individuato le caratteristiche richieste per gli esperti ed una rosa di nominativi che, in base alle nostre conoscenze, potrebbero possedere tali caratteristiche.
Le caratteristiche dei tecnici dovrebbero essere le seguenti: competenza specifica, certificata da un titolo di studio adeguato (Laurea in Biologia, Scienze naturali, Medicina veterinaria o Diploma in Produzioni animali con indirizzo in gestione e protezione della fauna o Diploma di corrispondente Scuola a fini speciali), da titoli scientifici e professionali specifici, da dimostrate esperienze professionali nel campo delle attività previste residenza in località compatibili con gli interventi di urgenza richiesti nei centri di controllo conoscenza dei contesti territoriali, ecologici e sociali piemontesi".
Con la stessa nota il Dipartimento dell'Università comunica i nominativi dei nove tecnici che potrebbero essere in possesso dei requisiti.
L'Università fa presente inoltre che "Non conoscendo nei dettagli il loro curriculum professionale e la loro disponibilità ad effettuare il lavoro richiesto, pensiamo sia necessario che il vostro ufficio li contatti per farsi fornire i dati di cui sopra. In base all'esame dei loro curriculum aggiornati potremo stilare una classifica dei tecnici più idonei al lavoro da voi richiesto".
L'Assessorato alla caccia, sulla base dei suggerimenti del Dipartimento, ha pertanto provveduto a richiedere ai tecnici individuati il curriculum professionale e ad inoltrarli al Dipartimento stesso per la valutazione.
Il Dipartimento, con nota del 9/6/1997, trasmette la graduatoria di merito redatta in base all'analisi dei curricula dei sei professionisti che a quella data avevano trasmesso il curriculum e avevano manifestato la disponibilità ad assumere l'incarico in argomento.
In data 16/6/1997 pervenivano altri due curricula e gli stessi venivano inviati in data 18/6/1997 al Dipartimento per la valutazione.
Il Dipartimento, con telefax dell'1/7/1997, trasmetteva la nota datata 20/6/1997 concernente la graduatoria di merito definitiva.
Sulla base di tali elementi l'Ufficio Caccia, in data 2/7/1997, ha formulato la proposta di atto deliberativo di incarico ai tre soggetti risultati primi in graduatoria, provvedendo a trasmetterlo alla Segreteria della Giunta regionale.
Tale proposta, approvata con DGR n. 36-20711 del 7/7/1997, riporta erroneamente la data 20/7/1997 anziché del 20/6/1997, come si pu verificare dalla nota integrativa trasmessa dal Dipartimento con il telefax sopra richiamato.
Ciò premesso, l'Ufficio Caccia, in considerazione delle numerose e reiterate sollecitazioni da parte dei Presidenti dei Comitati di Gestione dei Comprensori Alpini, provvedeva, in data 3 luglio, a dare semplice comunicazione ai Comprensori alpini dell'individuazione dei coordinatori.
Tale comunicazione si è ritenuta opportuna al fine di sollecitare i Comprensori alpini all'apprestamento delle proposte dei piani di prelievo selettivo agli ungulati in base all'analisi dei dati censuali, da sottoporre all'esame dei coordinatori faunistici non appena nominati.
L'urgenza era altresì dettata dal fatto che i Comprensori Alpini dovevano presentare in tempi brevi, all'Ufficio Caccia, i piani suddetti per essere sottoposti al parere del Comitato consultivo regionale per la caccia, convocato per il 14/7/1997.
In ordine all'attività di coordinamento che, secondo quanto affermano gli interroganti, la dr.ssa Maria Eva Cresci avrebbe effettuato nei Comprensori Alpini della Provincia di Cuneo nel mese di giugno 1997, si fa presente che l'Assessorato alla caccia non è a conoscenza che la medesima abbia svolto attività in tal senso. Si precisa inoltre che la Giunta regionale non ha assunto alcun provvedimento al riguardo.
In ordine alle modalità di calcolo e di determinazione del compenso professionale previsto per ciascun tecnico incaricato, si fa presente che si è tenuto conto dei seguenti parametri: adempimenti propedeutici alla presentazione dei piani di prelievo venatorio agli ungulati e alla tipica fauna alpina effettuazione dei censimenti estivi della tipica fauna alpina riunioni didattico-informative con i tecnici faunistici responsabili dei centri di controllo supervisione e controllo dell'attività dei centri dal mese di settembre al 31/12/1997 reperibilità per urgenze durante le giornate di apertura dei centri di controllo raccolta dati e redazione della relazione conclusiva sull'andamento degli abbattimenti degli ungulati e della tipica fauna alpina giornate di riunioni presso l'Assessorato alla caccia e i Comprensori alpini.
In ordine ai diversi compensi previsti per i tecnici, si fa presente che gli stessi tengono conto, oltre a quanto sopra esposto, dei diversi aspetti di ordine fiscale e previdenziale derivanti dalla figura professionale degli stessi.
Si osserva, altresì, che il numero delle giornate individuate sono da considerarsi a livello presuntivo e tengono conto, da un lato, delle esperienze maturate nel corso della passata stagione venatoria e dall'altro, dei tempi tecnici che normalmente sono necessari per un corretto svolgimento di queste attività.
Posso quindi affermare in modo categorico che le procedure seguite per l'affidamento dell'incarico ai coordinatori faunistici sono state chiare ed ineccepibili.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dutto.



DUTTO Claudio

Su questa interrogazione e sulla risposta che ha tracciato tutta la storia di come avrebbero dovuto svolgersi i fatti e di come in realtà si sono svolti, c'è ancora da aggiungere qualcosa.
Innanzitutto, prendiamo nota dell'errore della data contenuta nella deliberazione, errore che a sua volta ci ha indotti in errore, facendoci presupporre questioni ben più gravi di quelle che emergono ora. Una data su una deliberazione ha sicuramente una sua importanza, pertanto se la Giunta avesse evitato questo errore, a nostra volta avremmo potuto impostare l'interrogazione in altro modo. Resta il fatto che il 3 luglio un funzionario del settore "Caccia e Pesca" comunica ai Comprensori alpini che sono stati individuati certi professionisti, quando la deliberazione è del 7 luglio, per cui questo funzionario precede le decisioni della Giunta d'accordo che lo fa su una graduatoria che in quel momento esisteva, mentre noi ritenevamo che non esistesse ancora, ma è comunque un anticipo di una decisione che doveva assumere un organo ben più importante. E questo si riferisce ad un problema citato anche dall'Assessore, quello dell'urgenza.
Questi lavori in genere sono previsti dalle leggi in vigore e si possono prevedere con tutto l'anticipo possibile, pertanto sono programmabili, quindi non si dovrebbe arrivare all'ultimo minuto con problemi di urgenza ed accavallamenti di dati, con anticipi dei funzionari che devono attivarsi per riuscire a risolvere di corsa e all'ultimo momento la questione.
Per quanto riguarda i compensi, ho sentito la risposta, ma noi abbiamo fatto un conteggio preciso in base agli elementi contenuti nella deliberazione e questo conteggio non quadra con quanto viene liquidato.
Abbiamo sentito la teoria su come vengono eseguiti i conteggi e le liquidazioni e saremmo contenti di eliminare i nostri dubbi disponendo di un conteggio preciso, che dia questi risultati, perché partendo dagli elementi presenti in delibera e facendo i semplici calcoli matematici non si arriva a quei risultati.
Tutta questa vicenda va poi ad inserirsi in una vicenda più generale che è quella dei risultati che sono emersi dai censimenti e che sono contestatissimi da cacciatori ed ambientalisti. Ci domandiamo, quindi quali siano le competenze dei professionisti, come siano state affidate con quali criteri sia stato svolto il lavoro, visto che poi i risultati sono quelli che sono.
Il problema è dunque questo: rispetto alla mancanza di trasparenza, di fronte a questi errori, alle cose fatte di corsa (non pensiamo certo che ciò sia accaduto per coprire interessi o altro) sicuramente la Giunta ha qualcosa che non funziona, fa le cose con approssimazione, di corsa, non programma i lavori. Questo è un dato che emerge chiaramente e sta a voi considerarlo, sta a voi porre i rimedi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

C'era un'interpellanza anche su questo tema, nel senso che riprendeva le deliberazioni che sono state citate e si riferiva ad alcuni aspetti che si sono verificati nella provincia di Cuneo, in particolare sul censimento dei camosci in Val Varaita.
Mi associo alle considerazioni del collega Dutto: anch'io ritengo che ormai con troppa frequenza vengono constatati o ammessi con ritardo alcuni errori definiti di carattere formale, mentre poi, quando si esaminano bene le questioni, gli errori di carattere formale hanno sempre un costo, in termini d'immagine, di credibilità della Pubblica Amministrazione, in termini di danni complessivi.
La sollecitazione, il rilievo che non si può non fare a questa Giunta è di essere più attenta quando assume delle decisioni, perché non si pu continuare a dire che c'è poco personale, a meno che la Giunta sia convinta che 3.500 dipendenti siano pochi e che bisogna fare nuove assunzioni per lavorare meglio. Mi pare che la situazione sia diversa e penso ne convenga anche l'Assessore al personale Burzi.
Sempre sul censimento dei camosci in Val Varaita, abbiamo appreso dagli organi di informazione che presso il Tribunale di Saluzzo è in corso un'inchiesta per accertare i reati di falsità, in atti di tentata truffa ai danni dello Stato, a carico di alcune persone. Il nucleo di Polizia giudiziaria di Saluzzo ha accertato di aver avvistato 307 capi di camosci mentre secondo il censimento effettuato dal tecnico della Regione Piemonte i camosci sono 920, quindi c'è una disparità enorme. Su questo è in corso un'inchiesta da parte della Magistratura.
La domanda è questa: l'Assessore ritiene che le procedure adottate perché - se ho capito bene - è la Regione che ha incaricato la dott.ssa Cresci di fare il censimento, siano regolari, anche in relazione all'inchiesta della Magistratura? La Magistratura mette in dubbio il lavoro svolto da parte di un tecnico incaricato dall'Amministrazione, e mi pare che lo scostamento sia consistente, quindi vorrei sapere se è stato preso qualche provvedimento in merito.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bodo.



BODO Giovanni, Assessore alla caccia e pesca

Rispondo alle insoddisfazioni del Consigliere Dutto. Consigliere, credo che sarebbe stato molto più semplice recarsi presso gli uffici regionali della Caccia e verificare se quella data era giusta o sbagliata, anzich montare un castello di accuse, dicendo che abbiamo fatto tutto in modo irregolare.
Inoltre, non è affatto vero che tutto non funziona e che tutto non va bene. Io le dico, Consigliere, che in data 16/4/1997, per la nomina di questi signori, l'Assessorato ha scritto all'Università; il 15/5/1997 l'Università ha scritto all'Assessorato, così è stato il 9/6/1997 e il 20/6/1997. Se c'è stato un ritardo non è sicuramente da addebitare agli uffici, ma è dovuto al fatto che due esponenti, che facevano parte della prima graduatoria del 9 giugno, avevano rifiutato l'incarico. Questa è la ragione. L'iter seguito dagli uffici lo ritengo più che corretto: la documentazione è controllabile in qualsiasi momento, quindi non si tratta né di inefficienza né di altre questioni. L'unico errore da imputare è inerente la data.
Consigliere Saitta, sono convinto che le procedure adottate abbiano un loro significato. Mi riservo, ovviamente, di ridiscuterle in quanto i censimenti sono stati oggetto di un dibattito del Comitato regionale della caccia di cui fanno parte tutte le componenti, fino alla data del 14/7/1997. A quella data non si erano riscontrate delle voci dissenzienti.
A seguito del fatto nuovo riconvocheremo un altro Comitato per approfondire la materia e per capire se c'è qualcosa che non va e quindi in qualche modo apportare le correzioni di merito.
Per il resto, non ritengo di pronunciarmi, stante il fatto che c'è un'azione giudiziaria in corso, che nei fatti oggettivi io non conosco perché riguarda il Comprensorio alpino ed altre persone.


Argomento: Varie

Saluto agli alunni della Scuola media statale "G. Marconi" di Torino


PRESIDENTE

Prima di dare la parola all'Assessore Bodo per la risposta ad un'altra interrogazione, porgo un saluto agli alunni della Scuola media statale "G.
Marconi" di Torino, classe II A, che è venuta a farci visita.


Argomento: Incarichi e consulenze esterne - Albo professionale agricolo

Interpellanza n. 1548 dei Consiglieri Cavaliere, Riba, Saitta, Rosso Spagnuolo e Chiezzi inerente a: "Convenzione quadro tra la Regione Piemonte e gli Ordini dei dottori agronomi, forestali, periti agrari e agrotecnici per collaborazione temporanea e straordinaria con i Settori dell'agricoltura e deliberazioni sulle rilevazioni ISTAT"; interpellanza n. 1361 dei Consiglieri Chiezzi e Moro inerente a: "Deliberazione e convenzione quadro tra la Regione Piemonte e gli Ordini professionali in ambito agricolo"


PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare congiuntamente le interpellanze n. 1548 presentata dai Consiglieri Cavaliere, Riba, Saitta, Rosso, Spagnuolo e Chiezzi, e n. 1361, presentata dai Consiglieri Chiezzi e Moro, relative allo stesso argomento.
Risponde ad entrambe l'Assessore Bodo.



BODO Giovanni, Assessore all'agricoltura

In merito alle interpellanze riferisco quanto segue.
A. Aspetto generale 1. Con delibera della Giunta regionale n. 44-20285 del 25/6/1997 sono stati autorizzati alcuni Uffici dell'Assessorato all'agricoltura a ricorrere alla collaborazione straordinaria e temporanea di tecnici agricoli liberi professionisti regolarmente iscritti ai rispettivi Ordini e Collegi professionali.
In attuazione della delibera è stata stipulata una convenzione quadro in cui sono stati stabiliti la tipologia di incarico, i limiti e le regole da rispettare da parte dei professionisti.
E' stata stipulata un'unica convenzione tra la Regione Piemonte e le rappresentanze regionali piemontesi di tutti gli Ordini provinciali dei dottori agronomi e dei dottori forestali, di tutti i Collegi provinciali dei periti agrari e degli agrotecnici.
In Piemonte sono iscritti agli Ordini e Collegi citati circa 3.300 tecnici agricoli liberi professionisti, ai quali la Regione Piemonte potrebbe rivolgersi per fare fronte ad esigenze straordinarie e temporanee.
2. Come già precisato nella convenzione, la collaborazione è temporanea, straordinaria e limitata in alcune Province (Alessandria, Asti Cuneo e Torino). Si vuole dare una risposta alle attuali esigenze straordinarie per non penalizzare gli agricoltori utenti.
Il personale tecnico dell'Assessorato all'agricoltura va ormai da anni diminuendo per pensionamenti senza possibilità di sostituzione, mentre il lavoro va aumentando essendo entrati in applicazione i programmi comunitari del Regolamento n. 2328, del Regolamento n. 2078, dell'Obiettivo 5b dell'agricoltura biologica. E' da aggiungere inoltre l'incombenza riguardante la gestione delle quote latte, i controlli AIMA e principalmente la messa in applicazione della L.R. n. 95 sull'agroindustria.
La Giunta regionale ha l'obbligo di dare una risposta agli utenti e non lasciare "marcire" le pratiche con grave danno economico per il Piemonte e per non incorrere nell'accusa di omissione di atti d'ufficio. Alcune pratiche giacenti risalgono addirittura alla precedente legislatura. Gli interpellanti sono convinti che la Giunta regionale non debba ricorrere a tali strumenti straordinari. Voglio però chiedere agli interpellanti quali concreti rimedi propongono.
Naturalmente l'obiettivo della Regione è quello di pervenire al più presto ad una situazione organizzativa normale con la ristrutturazione dell'Ente e la conseguente assunzione di personale in attuazione della L.R.
8/8/1997 n. 51.
A tale scopo l'Assessorato all'agricoltura fin dal marzo 1996 ha richiesto all'Assessorato al personale della Regione lo svolgimento di concorsi pubblici per l'assunzione di almeno 60 tecnici agricoli; come sanno gli interpellanti lo Stato, purtroppo, non consentiva lo svolgimento di concorsi in mancanza della legge di ristrutturazione dell'Ente.
3. Lo scopo della convenzione è precisato in quanto viene chiaramente indicata la tipologia degli incarichi da espletare che riguarda rilevazioni, l'acquisizione di dati e lo svolgimento di perizie di natura tecnica (secondo questionari da compilare che di volta in volta vengono forniti dall'ufficio committente) senza che i professionisti entrino nel merito delle decisioni che dovranno essere assunte dall'Ufficio. Infatti la decisione sulla concessione degli aiuti e sulle autorizzazioni compete esclusivamente ai funzionari pubblici, come precisato nella convenzione.
Con la convenzione ci si è preoccupati di rimuovere gli eventuali casi di incompatibilità, assicurare correttezza e trasparenza nonché equità nella distribuzione degli incarichi. Infatti, la convenzione impone dei netti paletti: a) il professionista deve operare in Province diverse da quella di iscrizione all'Albo b) nel corso del periodo di convenzione non può espletare incarichi per più di 5 milioni lordi annuali c) non deve avere rapporti professionali con l'azienda e non debbono esistere altri casi di incompatibilità.
Dell'esistenza di tali requisiti del professionista si fanno garanti gli Ordini professionali.
Questi presupposti sono chiaramente indicati sia nella deliberazione n.
44-20285 del 25/6/1997, sia nell'allegata convenzione che, se fossero stati letti con attenzione e dovuta correttezza, senza pregiudizi ideologici avrebbero fugato il giudizio dell'inopportunità e di dubbia regolarità dell'affidamento di consulenze esterne.
L'affidamento è perfettamente regolare, in quanto previsto da una legge regionale che sta alla base della deliberazione assunta.
Temo invece che gli interpellanti non abbiano letto con doverosa attenzione i documenti, altrimenti non avrebbero dichiarato che le consulenze esterne servono "per la valutazione di finanziamenti di erogazione regionale".
Nella convenzione stessa, infatti, si legge: "La prestazione professionale per la quale si richiede la collaborazione degli iscritti ai rispettivi Ordini e Collegi professionali del Piemonte riguarda l'acquisizione di dati e notizie tecniche, nonch l'effettuazione di perizie presso le aziende agricole o sul territorio tramite la rilevazione di elementi oggettivi, con esclusione di qualsiasi valutazione e proposta in merito alla concessione di aiuti pubblici o al rilascio di autorizzazioni regionali la cui istruttoria e decisione competono esclusivamente ai funzionari regionali".
E' il caso di mettere in evidenza che da parte dei liberi professionisti esistono obblighi deontologici poiché sono iscritti ad Albi e Ordini professionali (sottoposti alla vigilanza del Ministero di Grazia e Giustizia), con i quali la Regione ha stipulato, quale garanzia di correttezza e trasparenza, apposita convenzione.
Ritengo non giustificato il pregiudizio espresso nell'interpellanza circa il sospetto di un "rapporto anomalo tra consulenti ed aziende".
Mi corre l'obbligo di esprimere solidarietà agli Ordini e Collegi dei professionisti agricoli piemontesi per tale ingiusto attacco.
4. La scelta del libero professionista al quale affidare le collaborazioni compete esclusivamente alle rappresentanze regionali dei liberi professionisti con le quali è stata stipulata la convenzione, le quali scelgono i professionisti da segnalare agli uffici regionali per il conferimento dell'incarico. Pertanto, gli uffici regionali non hanno alcuna discrezionalità sulla scelta dei professionisti. Gli Ordini e i Collegi si rendono infatti garanti nei confronti della Regione che tra il professionista e l'azienda agricola presso cui verrà svolta la rilevazione non sussistano casi di incompatibilità. Trattasi di procedure affidate alla competenza degli Uffici (senza alcuna ratifica politica) che decidono circa la tipologia delle pratiche per la quale avvalersi della collaborazione dei liberi professionisti, per fare fronte a concrete esigenze di servizio.
5. Gli incarichi sono già stati affidati e in gran parte espletati riscontrando dei risultati sostanzialmente positivi sia di qualità delle prestazioni che di rapidità di esecuzione, espletando in meno di un mese pratiche che la normale struttura espleta in non meno di un anno. Sono state risolte in pochissimo tempo pratiche giacenti da anni. Era una soluzione doverosa nei confronti degli agricoltori. Con tale strumento è stato possibile dare una risposta agli utenti e al mondo agricolo, dando un chiaro segnale di efficienza. Come già detto, tenere le pratiche ferme per anni è un grave danno economico per il Piemonte, in quanto viene rallentata l'attuazione di programmi regionali di intervento in campo agricolo e, in generale, nel comparto della produzione economica.
6. Trattasi di strumento innovativo che ha suscitato a livello nazionale grandissimo interesse (vedasi anche gli articoli pubblicati su Sole 24 Ore del 26/8/1997 e inserto Agrisole n. 31 della settimana dall'8 al 15/8/1997, che si allegano) tanto che molte Regioni hanno richiesto copia della relativa documentazione, contattando l'Assessorato all'agricoltura per chiarimenti ed approfondimenti. E' il caso di ricordare che avvalersi di professionisti esterni è pratica largamente adottata da altre Regioni, dallo Stato ed in particolare dall'AIMA stessa.
Il fatto innovativo della convenzione adattata dal Piemonte sta nell'organicità e razionalità del nuovo rapporto instaurato in tutti i presupposti di assoluta garanzia, certezza e trasparenza.
B. Controlli AIMA Per quanto riguarda i controlli AIMA è il caso di precisare che i controlli sui bovini per il morbo della "Mucca pazza" (BSE) le disposizioni affidano alla Regione i relativi controlli, come previsto da apposita circolare pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica.
La circolare AIMA n. 18, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 176 del 29/7/1996, affida l'incarico per l'espletamento dei controlli alle Regioni che sono libere nella loro autonomia interna di espletarle nel modo più adeguato.
La circolare AIMA non indica la frase "qualora le Amministrazioni regionali dovessero evidenziare impedimenti l'AIMA potrà operare direttamente". Tale frase è invece contenuta in un fascicolo tecnico successivo non firmato, senza alcun valore formale, redatto dall'AIMA con titolo "Note per la realizzazione dei controlli premio straordinario bovini".
Gli uffici decentrati dell'agricoltura sono stati titolari, in tutte le Province, dei controlli. Nella sola Provincia di Torino, pur mantenendo la titolarità e responsabilità dei controlli nei confronti dell'AIMA, il Settore decentrato dell'agricoltura, per insufficienza di personale tecnico, ha dato incarico a liberi professionisti per l'espletamento di alcuni adempimenti preliminari (raccolta dati e verifiche). Tale incarico è stato assegnato in attuazione della convenzione quadro stipulata dalla Regione, ai sensi della deliberazione della Giunta regionale n. 44-20285 del 25/6/1997, che disciplina, in via generale, la collaborazione tra gli Ordini professionali dei tecnici agricoli.
C. Indagine ISTAT L'indagine ISTAT sulla struttura e sulle produzioni delle aziende agricole viene condotta ogni anno dagli Uffici della Regione Piemonte in ottemperanza a svariati Regolamenti e Direttive dell'Unione Europea e sulla base di un Protocollo d'intesa in materia di statistiche agricole fra ISTAT, Ministero dell'Agricoltura e Regione Piemonte.
La fase di rilevazione dell'indagine 1997 deve effettuarsi entro il 5/12/1997. In Piemonte interessa ben 6.416 aziende agricole, di cui circa la metà in provincia di Cuneo.
I questionari sono particolarmente impegnativi e complessi. Per l'indagine 1997 inoltre è stata aggiunta un'ulteriore sezione in ottemperanza alle Direttive n. 76/625/CEE e n. 86/652/CEE che istituiscono un'indagine quinquennale su alcune specie di alberi da frutto.
Poiché, come ampiamente evidenziato in precedenza, gli uffici periferici sono oberati di lavoro e con organici insufficienti, già da alcuni anni si autorizza il ricorso, per la rilevazione dei questionari, a tecnici delle Comunità montane e dei Centri di assistenza tecnica delle Organizzazioni professionali agricole.
Considerato inoltre che negli anni precedenti la rilevazione non veniva completata entro i termini fissati dall'ISTAT, ma con notevole ritardo, per il 1997, come consentito dal citato protocollo d'intesa in materia di statistiche agricole, si è provveduto con la deliberazione n. 13-22722 del 20/10/1997 ad autorizzare il ricorso esterno da parte dei Settori decentrati dell'agricoltura anche a tecnici iscritti agli Ordini dei dottori agronomi e forestali o ai Collegi dei periti agrari e degli agrotecnici, fissando un compenso netto per questionario rilevato pari a L.
42.000. Detto compenso è stato ritenuto non congruo, in successive riunioni, da parte dei rappresentanti degli Ordini e dei Collegi professionali, rispetto alla richiesta avanzata congiuntamente con nota dell'1/10/1997.
Tenuto conto dei limitatissimi tempi a disposizione rispetto all'avvio della rilevazione, con successiva deliberazione n. 9-22924 del 3/11/1997 si è adeguato il compenso a L. 55.000 per i tecnici iscritti agli Ordini dei dottori agronomi e forestali o ai Collegi dei periti agrari e degli agrotecnici, mantenendo il compenso per gli altri tecnici dipendenti al livello precedente, in quanto ritenuto sufficientemente congruo a causa dell'assenza di oneri derivanti dall'organizzazione del lavoro autonomo.
L'onere complessivo della rilevazione è stimato dalle due deliberazioni citate in presunti 350 milioni, a cui si fa e farà fronte con i contributi che l'ISTAT riconosce alla Regione Piemonte per detta indagine e con economie derivanti da precedenti protocolli d'intesa con lo stesso ISTAT.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Come Gruppo di Rifondazione Comunista, siamo molto delusi dalla lunga esposizione dell'Assessore, che non inquadra esattamente i problemi.
Soprattutto non ci è chiaro il senso della delibera che riguarda la convenzione quadro tra la Regione Piemonte e gli Ordini professionali in ambito agricolo. In particolare, le prestazioni professionali per le quali si è deliberata la convenzione con i vari Ordini e Collegi e che riguarda l'acquisizione di dati e notizie tecniche, nonché l'effettuazione di perizie e lo scopo della convenzione, con la conseguente spesa di denaro pubblico, che non pare essere sufficientemente ben definito dalla delibera.
Questo è un fatto molto grave.
Appare assai vago e fragile il comma della convenzione che stabilisce che il professionista non può svolgere incarichi nel territorio della provincia di iscrizione all'Albo. Appare quindi del tutto evidente che tra i professionisti, i loro Ordini e le aziende da controllare, da periziare da visitare, si potrebbero instaurare pericolose commistioni tali da poter inficiare la legittimità e la trasparenza del lavoro affidato dalla Regione.
Abbiamo pertanto interpellato il Presidente dell'esecutivo e l'Assessore competente - e qui le risposte non ci sono state date con chiarezza - per sapere: se la politica dell'Assessorato regionale all'agricoltura in merito ad un'indilazionabile razionalizzazione e distribuzione del personale si traduca nella pratica in convenzioni con gli Ordini professionali, il cui scopo appare vago, non ben definito e di conseguenza poco trasparente se a fronte di una convenzione così poco definita - e rimane tale - nei suoi scopi, l'Assessore ritiene di non aver varcato la soglia della legittimità dell'atto amministrativo.
Riteniamo che anche la risposta a queste rilevazioni politiche sia altamente insufficiente.
Chiediamo inoltre quando saranno espletati i concorsi per aggiornare la pianta organica dell'intero Assessorato ed in particolare i Settori decentrati di Alessandria, Asti, Cuneo e Torino.
In ultimo - e nemmeno a questo ci è stato risposto - chiediamo se è intenzione della Regione aprire un tavolo di trattativa, come abbiamo richiesto.
Noi abbiamo presentato questa interpellanza urgente e siamo totalmente insoddisfatti della risposta che ci è stata data.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rosso.



ROSSO Roberto

Ho ascoltato con molta attenzione la relazione dell'Assessore che ci ha fatto notare, fra le tante cose, che quella dell'AIMA non era una convenzione, ma una nota; in questa nota è comunque scritto che, laddove le funzioni regionali non riescano a svolgere questo incarico, l'AIMA si offre di svolgerlo in loro vece. Non sarà una convenzione, ma non capisco perch nel momento in cui la Regione ammette di non essere in grado, con i propri dipendenti, di svolgere questa funzione, non la trasferisca all'AIMA, visto che l'altra opzione è quella di spendere del denaro.
Questo vale un po' per tutti i 240 milioni della delibera del 25 giugno: non riesco a capire come mai ci sia questo ricorso generalizzato ma non solo del suo Assessorato, parlo di tutti gli Assessorati, alle consulenze. Una volta le consulenze sono per l'addetto stampa, quello che cura l'immagine, ecc.; un'altra volta sono per l'ISTAT; questa volta sono per queste rilevazioni, quasi come se non ci fosse una struttura regionale.
Mi domando: oggi sono 3.500 dipendenti che... Fanno altro? A questo punto, mi dovete dire che non lavorano! Inoltre, mi sembra che gli Assessorati abbiano una buona dotazione di personale; poiché i compiti da svolgere si conoscono con largo anticipo, non riesco a capire come mai si sia sempre in ritardo, si sia sempre in emergenza.
La concatenazione, anche riferendomi all'interrogazione precedente, a cui ha replicato il collega Dutto, è sempre la stessa: ritardo o impossibilità di fare da parte della Giunta o degli Assessorati, che porta a disordine amministrativo globale, molto diffuso in tutti gli Assessorati che porta alle consulenze, "per risolvere problemi", "perché eravamo in ritardo"; oppure si prendono delle imprese all'ultimo momento, perch "eravamo in ritardo", ecc. Mi chiedo come mai quando la Giunta deve fare la cosiddetta pubblicità o propaganda di immagine non sia mai in ritardo: riesce sempre ad uscire sui giornali o sulle TV in tempo.
Secondo me, dovremmo innanzitutto cercare di essere più corretti anche nelle procedure. Mi ha colpito il discorso di poco fa: "Abbiamo sbagliato una data: bastava che veniste a prendere il materiale". Ma prima si rinfaccia che certi Consiglieri "bivaccano negli Assessorati" - così ho sentito dire in questo Consiglio. Io non ho usanza di bivaccare negli Assessorati per prendere fogli, foglietti e via dicendo: io mi baso sulle delibere ufficiali, atti pubblici di questa maggioranza e di questa Giunta.
Certo che se sbagliate anche gli atti pubblici...! Ad ogni modo, anche se riuscite a sbagliare gli atti pubblici, non è una giustificazione dire: "Si è sbagliato". Vorrei vedere cosa sarebbe successo se l'Assessore avesse sbagliato la sua dichiarazione dei redditi! Guardate che là fuori, dove ci sono dei cittadini che non hanno sicuramente la cultura che dovrebbe avere un Assessore o un Presidente della Giunta, se si sbagliano cose semplicissime, si finisce nelle grandi grane. E noi non possiamo giustificarci di fronte a questo Consiglio, dicendo: "Si è solo sbagliata una data", oppure: "Si sono mandate le lettere prima della delibera". Ci sono delle procedure che vanno rispettate.
Su questa vicenda rimane invece il grosso dubbio del motivo per cui si continua a ricorrere a queste consulenze, buttando sempre più denaro pubblico dalla finestra.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Ho seguito con attenzione le risposte dell'Assessore all'interpellanza formulata da diversi colleghi; non entro nel merito, perché mi sembra che la procedura per stabilire un rapporto di convenzione, così com'è stato fatto con l'Ordine dei Professionisti, sia più che regolare.
Il rilievo che abbiamo formulato nella nostra interpellanza era sull'opportunità di delegare alcuni compiti delicati e di carattere istituzionale a professionisti privati. Quindi, poniamo un problema politico e rileviamo, attraverso questa occasione, che la Regione non pu appaltare alcuni compiti che sono prettamente istituzionali. Stiamo notando l'abbiamo notato anche in altre situazioni, ad esempio relativamente ai fondi strutturali - che ormai è invalsa questa abitudine e che le competenze addirittura per la valutazione dei progetti vengono appaltate a ditte esterne. Questo ci sembra un fatto estremamente negativo.
Attraverso questa occasione chiediamo alla Giunta regionale di ripensare completamente alla modalità organizzativa sulla quale si sta attestando: che le questioni complesse, le questioni difficili è meglio farle fare da altri, mentre l'Amministrazione regionale si occupa delle cose facili, delle cose burocratiche, delle questioni amministrative.
Noi siamo dell'opinione che il procedimento debba essere inverso: la Giunta regionale deve organizzarsi per avere alte competenze di carattere tecnico - e oggi gli strumenti ci sono - in modo da svolgere quei compiti istituzionali che è bene non siano svolti dai privati. Nel caso dei controlli per il premio straordinario dei bovini, questo è un compito non appaltabile a nessuno, Assessore: a nessuno! Non so se sia falsa o non valida la nota dell'AIMA per la realizzazione dei controlli del premio straordinario dei bovini; non ho competenza per giudicare, però credo che tale nota risponda ad una logica. Quando l'AIMA afferma che i controlli in Azienda devono essere espletati dagli organi regionali e, quando la Regione non può, questi debbono essere svolti dall'AIMA stessa, mi pare un concetto sacrosanto: alcuni compiti di controllo devono essere svolti dall'Amministrazione pubblica in quanto tale.
Se ignoriamo questo principio, commettiamo un grande errore. Perché è vero che la convenzione prevede le modalità prima citate dall'Assessore, ma io noto anche che nella convenzione si parla in modo esplicito di "Aziende da controllare" - così è scritto - per cui si tratta di perizie a tutti gli effetti; perizie che hanno un grande valore e sulle quali gli uffici possono anche entrare nel merito. Ma quando si dà un incarico di questo tipo - fare delle perizie - in sostanza il ruolo degli uffici diventa secondario, soltanto di censimento delle perizie presentate.
In realtà, la Giunta, per questioni di carattere organizzativo e per carenze di organico - come lei ha detto, Assessore - ha delegato tali competenze all'esterno. Io continuo a notare che, dopo due anni e mezzo di questa Amministrazione regionale, non si è messo mani ad una modifica organizzativa, anche la più piccola, per fare fronte ad esigenze di carattere particolare. Indipendentemente dalla legge n. 51 - ci sono dei ritardi nell'applicazione, per la verità, e ormai non possiamo che registrarli - interventi per risolvere questi problemi di carattere istituzionale potevano e debbono essere attuati; non basta inviare una lettera all'Assessore al personale, dicendo: "Mancano degli operatori agricoli", non è sufficiente questo.
La Giunta regionale deve entrare in un'altra logica: quando ci sono delle carenze, non si può più pensare al fatto che bisogna aggiungere del personale ai 3.700 dipendenti, perché questo tetto non può essere superabile. Semmai, il ragionamento deve essere di riconversione di personale interno per svolgere meglio quelle competenze di carattere istituzionale, per cui si tratta di spostare l'immobilità del personale.
Probabilmente, alcune competenze tecniche devono essere svolte dagli operatori tecnici, ma alcune competenze utili per gli operatori tecnici possono essere svolte da personale amministrativo che deve essere spostato da altre strutture.
Credo che in tutti ci sia la convinzione che il personale regionale 3.700 dipendenti, 370 Dirigenti e futuri 32 Direttori generali - pu sicuramente rendere molto di più di quello che rende attualmente. Se non c'è questa convinzione, che mi pare non emerga dagli interventi svolti, si commette un gravissimo errore: continueremo ad appaltare dei compiti, ad appaltarli ai privati, con dei grandi rischi. E arriveremo ad un punto credo che questo sia da mettere in conto - in cui verificheremo che non sempre il privato, quando si appalta un servizio di controllo, lo svolge nel modo migliore, perché non ha le caratteristiche del dipendente pubblico, che sono fondamentali in alcuni compiti di carattere istituzionale.
Per questo siamo insoddisfatti e ci riserviamo, sulla base delle risposte dell'Assessore, di ripresentare eventualmente un'altra interpellanza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Intervengo brevemente per sottoscrivere le considerazioni svolte dal collega Saitta su questo punto.
Al di là del merito e della risposta, per certi versi scontata anche nella replica, rimane il fatto che ormai circolano sul fronte dell'agricoltura una quantità di offerte che sono state anche alla base di una quantità di disastri; apicale da questo punto di vista è stato il controllo delle quote-latte... La posso soccorrere, Assessore, essendo tra quelli che hanno posto questo tipo di problema in epoca del tutto convincente, quando avemmo a dire che non esisteva - ma non esisteva neanche nella tradizione, nella deontologia professionale della politica istituzionale - la possibilità di sostituzione attraverso assegnazioni a soggetti privati di compiti che sono di natura strettamente connessa con gli elementi della convalida. In sostanza, è un po' come dire: e se privatizzassimo la funzione del notaio? Magari, dal punto di vista economico della concorrenza sarebbe un'opportunità, ma dal punto di vista delle certificazioni rischiamo di avere proprio una situazione in cui l'Ente pubblico si mantiene dei compiti poveri, dal punto di vista del contenuto di professionalità, creando uno spazio di mercato per ambiti più interessanti ed appetibili dal punto di vista della libera professione.
E' comprensibile che in agricoltura la libera professione oggi non si basa più sulla gestione di montagne di pratiche (ex Piani verde ed altre cose), ma cerca spazi nuovi - anzi, colgo l'occasione per dire che abbiamo davvero una carenza sul fronte dell'offerta di opportunità di lavoro di tipo elevato per laureati e diplomati in agricoltura, e questo in prospettiva scompensa la tenuta economica del settore e, per altri versi scoraggia perfino l'accesso alle Università, come è evidente dalla diminuzione paurosa degli iscritti e dei laureati alla Facoltà di Agraria.
Ma questa partita deve essere oggetto di una riflessione più ampia che metta in campo una specifica progettualità della Regione. Nel caso specifico, siamo incorsi in situazioni di irregolarità evidenziate dalle nostre richieste di chiarimenti ed interpellanze. Nel caso che concerne il conteggio dei camosci o quant'altro, rischiamo veramente di non riuscire a distinguere fin dove, nella valutazione che deve essere fatta a buon livello di approssimazione, intervengano stati d'animo, interessi soggettivi o atteggiamenti conformi a reale professionalità.
Concludo dicendo che la risposta di oggi deve essere, secondo me orientata ad assumere fermamente il problema, sapendo che non è affrontato da un Consiglio giustizialista, ma che è un dibattito, sia pure contenuto che richiama con forza l'attenzione su un settore tra i più significativi dal punto di vista dell'organico, della Regione e rispetto al quale dobbiamo decidere degli orientamenti precisi per l'utilizzazione delle professionalità, da quelle interne dell'Assessorato a quelle complementari eventualmente richieste al mercato, sulla base di un'esperienza che è stata del tutto insoddisfacente, in alcuni casi fallimentare. Non parlo dell'Assessorato, ma in questo caso dell'AIMA, per quanto riguarda l'utilizzazione di professionalità aggiuntive per lavori che erano di competenza dell'istituto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bodo.



BODO Giovanni, Assessore all'agricoltura

Ribadisco che si tratta di un fatto contingente e straordinario e che sicuramente nell'Assessorato non si pone su questa linea. La volontà dell'Assessorato è dimostrata fin dall'aprile 1996 allorché l'Assessorato individuò una carenza di 60 tecnici per poter fare fronte a questi impedimenti. Quindi, noi ci siamo trovati di fronte ad una realtà operativa e ad un'altra impossibilità che non ci consentiva, attraverso l'assunzione di nostri dipendenti, di risolvere questi problemi.
Seconda questione. Vorrei dire al collega Saitta che nell'agosto settembre 1995 l'Assessore attuò un'iniziativa quale quella da lei suggerita allorché si trattò di risolvere i problemi delle pratiche alluvionali. L'Assessore fece presente la necessità e attraverso le deliberazioni fece in modo che parte del personale della Provincia di Vercelli andasse in rafforzamento al personale della Provincia di Alessandria per istruire le pratiche dell'alluvione, così come parte del personale della Provincia di Novara collaborò con quello di Asti. Allora fu possibile perché quelle due Province, dal punto di vista alluvionale, non erano state minimamente toccate, mentre le altre Province erano gravate da domande molto onerose e quindi fu attuata questa operazione.
Non escludo che in altre circostanze si possa agire allo stesso modo perché è un criterio giusto e che a me piace quello di aiutare chi è in difficoltà e se ciò si può fare credo sia un elemento valido. Questo è un aspetto di cui terrò conto nella mia attività. Purtroppo, in questo fatto contingente non è stato possibile e non è che non lo facciamo per il discorso che poi allunghiamo i tempi per andare all'affidamento ai privati nossignori! Non è minimamente questa la nostra linea: sono impedimenti dovuti a normative, a leggi, che non ci hanno consentito di agire. Il giorno in cui sarà possibile aprire il concorso, sarò il primo a battermi perché venga fatto in modo celere affinché si possano avere questi tecnici e non più andare da Erode a Pilato per risolvere questi problemi.
Ribadisco comunque che i tecnici che noi abbiamo preso non hanno alcuna interferenza con le aziende agricole perché operano al di fuori delle loro province. Riferisco ancora che non svolgono alcuna interferenza perché le decisioni che competono al pubblico vengono riservate al pubblico. Credo di aver dato sufficienti garanzie di tranquillità, ma soprattutto ritengo di aver indicato una linea che non è quella che si intende perseguire, ma sarà un'altra non appena i tempi tecnici lo consentiranno.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Prima di passare alle interpellanze relative al Teatro Stabile propongo al Consiglio di iscrivere all'o.d.g. della seduta odierna il progetto di legge n. 360: "Disposizioni in materia di tasse di concessione regionale", licenziato stamane dalla I Commissione.
Chi è favorevole all'iscrizione è pregato di alzare la mano.
E' iscritto all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.


Argomento: Nomine - Spettacoli: teatro, musica, cinema, danza

Interpellanze n. 880, n. 1541, n. 1550, n. 1555 e n. 1559 inerenti a: "Gestione del Teatro Stabile di Torino"


PRESIDENTE

Passiamo dunque alle interpellanze relative al Teatro Stabile.
Consigliere Chiezzi, lei ha presentato cinque interpellanze: la più vecchia è la n. 880, che è stata presentata il 28/10/1996; poi ci sono la n. 1541, la n. 1550 e la n. 1555; l'ultima, presentata ieri sera, è la n.
1559, rispetto alla quale l'Assessore, ovviamente per ragioni di tempo, non è in grado - così mi ha detto - di rispondere.
La prima interpellanza (n. 880) riguarda la nomina del Presidente del Teatro Stabile di Torino, quindi ritengo sia assorbita dalle interpellanze successive.



CHIEZZI Giuseppe

Può dare lettura delle domande poste in questa interpellanza?



PRESIDENTE

Certo.
"I sottoscritti Consiglieri regionali Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti... interpellano urgentemente il Presidente della Giunta regionale e l'Assessore competente: per conoscere quali sono stati i criteri di scelta e quali le ragioni che hanno consigliato le bocciature degli altri candidati, di cui non si conoscono nemmeno i nomi, se non attraverso i giornali per sapere la verità sul 'giallo' (La Repubblica del 24 ottobre) che ha accompagnato la nomina della giovane Consigliera Manuela Lamberti (classe 1970, sponsorizzata da Alleanza Nazionale), visto che la maggior parte di coloro che ha votato ha creduto di votare Mimita (stessa iniziale del nome) Lamberti, docente di Storia dell'Arte all'Università di Milano, personalità nota nell'ambiente culturale della nostra città per sapere se l'Assessore Leo ha informato i colleghi che M. Lamberti era la giovane di Alleanza Nazionale, inesperta e piena di speranze come tutti i giovani per chiedere di riprendere in esame le nomine e richiedere le dimissioni della neo Consigliera Lamberti, visto che ci troviamo di fronte ad un vero e proprio raggiro e, di conseguenza, eleggere la prof.ssa Mimita Lamberti a cui, essendo l'unica competente, dovrebbe essere affidata la carica di Presidente del Teatro Stabile di Torino".
Ai sensi del Regolamento lei può illustrare le interpellanze.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, chiedo di discutere subito questa interpellanza che è la più vecchia e che non illustro. Chiedo solo la risposta e semmai replico.
Per quanto riguarda invece le interpellanze successive, chiedo di poter fare l'illustrazione almeno delle prime due.



GHIGLIA Agostino

Chiedo la parola sulla procedura.



PRESIDENTE

Ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Visto che la prima interpellanza, la n. 880, fa riferimento ad una persona, chiedo la seduta segreta. L'avevo già chiesta un anno fa, quando il Consiglio si riuniva ancora al primo piano. Credevo che fosse decaduta dato che non lo è, ribadisco la richiesta di seduta segreta.



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, potremmo lasciare questa interpellanza alla fine e discuterla in seduta segreta?



CHIEZZI Giuseppe

Come crede.



PRESIDENTE

Allora procederemo dopo in seduta segreta per la discussione dell'interpellanza n. 880.
Ripeto che, a sensi di Regolamento, l'interpellanza le dà il diritto di illustrarla, di ascoltare la risposta e quindi di dichiarare se è soddisfatto o meno, però al di là della procedura formale l'Assessore pu subito rispondere alle interpellanze.



CHIEZZI Giuseppe

Io intendo illustrarle.



PRESIDENTE

Non avevo capito, mi scusi. Le illustri pure, cominciando dalla n.
1541.



CHIEZZI Giuseppe

E' per far capire di cosa parliamo.
L'Assessore, in via ufficiosa, mi dice di essere pronto a rispondere a due delle quattro...



LEO Giampiero, Assessore alla cultura ed istruzione

A tre, ho fatto tutto lo sforzo possibile.



PRESIDENTE

Si tratta delle interpellanze n. 1541, n. 1550 e n. 1555. Solo quella di ieri sera rimane fuori.



CHIEZZI Giuseppe

Quindi, non l'ultima, rispetto alla quale però chiedo sia all'Assessore che al Presidente del Consiglio se possiamo fin d'ora...



PRESIDENTE

Illustrarla?



CHIEZZI Giuseppe

Magari anche illustrarla, ma fin d'ora chiedere all'Assessore se sarà disponibile durante il prossimo Consiglio a rispondere anche a questa.



PRESIDENTE

Certamente, l'Assessore Leo è sempre disponibile.
Veniamo dunque all'illustrazione delle interpellanze.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, caro Assessore, è passato un anno e poco più da quando avete insediato il nuovo Presidente del Teatro Stabile e, dopo un anno, penso sia giunto il momento di fare qualche verifica a proposito di cosa è stato fatto in questo periodo di tempo da parte del responsabile del Teatro Stabile, Agostino Re Rebaudengo. Per fare questo bisogna cercare di chiarire - non so se dirò cose corrette - alcuni riferimenti, in modo da ottenere delle risposte.
Il primo riferimento generale è questo: quando è stato eletto, Agostino Re Rebaudengo disse: "Non mi sono mai occupato di teatro". Questa è una frase riportata sui quotidiani e penso sia una frase onesta, nel senso che corrisponde alla realtà dei fatti, e cioè che Agostino Re Rebaudengo era persona ignorante di teatro. Dico ignorante nel senso nobile, alto e proprio del termine. E questo è già un elemento di valutazione. Come mai è stata eletta a Presidente del Teatro Stabile persona ignorante in materia? Questo è il primo elemento che penso debba accompagnare tutta la vicenda.
Passo al secondo elemento: io non so se Agostino Re Rebaudengo possa appartenere, dal punto di vista generale, all'area politico-culturale alla quale si riferisce anche l'Assessore Leo; non so se questa sia un'ipotesi una realtà o una verità, però anche questo è un elemento non da poco perché capire come mai una persona incompetente in materia venga messa a presiedere un'attività di cui non conosce storia, professione, cultura rimane incomprensibile. Se Agostino Re Rebaudengo è una persona che, per affinità politiche e culturali, può essere sostenuto dall'Assessore Leo questo è un elemento che sarebbe interessante conoscere. L'Assessore Leo cioè, conosce o disconosce il fatto che il luogo politico-culturale nel quale l'Assessore stesso è stato "allevato" ed è cresciuto è lo stesso luogo politico-culturale nel quale Agostino Re Rebaudengo è stato anch'esso allevato e cresciuto? Perché almeno avremmo un riferimento politico sarebbe per me fonte di grande interesse che l'Assessore Leo dicesse: "Sì io ho proposto Agostino Re Rebaudengo come Presidente del Teatro Stabile perché...", e ci spiegasse le motivazioni.
Il terzo elemento è questo: Agostino Re Rebaudengo ama riferire le proprie competenze alla generica sfera della managerialità. Questo è stato scritto e detto e può essere il filone culturale che ha sostenuto la sua candidatura. Allora, esaminiamo la managerialità. La managerialità non è indipendente dal sistema all'interno del quale si sviluppa. Parlare di managerialità, cioè, è molto generico perché la managerialità pubblica è cosa diversa dalla managerialità privata. Il percorso formativo di acquisizione delle conoscenze, di affinamento delle esperienze è specifico per l'un settore e per l'altro. E la managerialità pubblica, la competenza specifica non è automaticamente contenuta dentro un'esperienza manageriale privata, non è accessoria e indotta da questa, perché anche su questo dobbiamo capirci. Io sostengo una tesi che mi pare obiettiva e non negabile: la managerialità pubblica è percorso formativo disciplinare professionale specifico. Un grande manager privato non è automaticamente un grande manager pubblico. Vediamo, ad esempio, cosa è successo in un caso citato dalle interpellanze, su un aspetto di managerialità pubblica.
Il Teatro Stabile di Torino ha prodotto uno spettacolo: "Il Principe travestito". Sappiamo che un teatro pubblico che produce uno spettacolo non può pensare di ammortizzarlo nel giro di una stagione, soprattutto non lo può ammortizzare se la stagione vede la rappresentazione a fine stagione stessa. Sappiamo - lo sa un manager di un teatro pubblico - che uno spettacolo viene ammortizzato in più riprese successive, attraverso scambi con altri teatri, proprio per ammortizzare i costi di produzione, e un manager pubblico dovrebbe avere per compito ed obiettivo quello di far fruttare bene i soldi pubblici spesi. E "Il Principe travestito", con alcuni attori - sei o sette - più i tecnici, più il regista, pare sia costato circa 700 milioni; costo che non ne fa una punta di riferimento di alti costi di produzione. L'Assessore potrebbe esporci i costi degli ultimi spettacoli e mettere a confronto il costo di produzione de "Il Principe travestito", per vedere che non siamo assolutamente in una situazione di eccesso di costi, forse siamo in una situazione di costi bassissimi riferiti all'impegno dell'opera. Bene, "Il Principe travestito" andò in prova quando Agostino Re Rebaudengo era già Presidente. Durante le prove successe, come può capitare, che un attore venne colpito da una malattia piuttosto impegnativa, con parecchi giorni di prognosi e moltissimi giorni di guarigione. Il Presidente Agostino Re Rebaudengo "implorò" la Compagnia di andare ugualmente in scena. La Compagnia di giovani avrebbe anche potuto rispondere secondo burocrazia alla questione; viceversa, di fronte alle pressioni accorate del neo Presidente, che invocava la rappresentazione in ogni modo dello spettacolo, questa Compagnia si sobbarcò oneri economici prolungando le prove senza nulla chiedere, oneri di carattere personale perché ci furono le prove con un attore malato, e lo spettacolo andò in scena, quindi, con un grosso senso di responsabilità da parte della Compagnia che aveva avuto l'incarico di produrre, per conto di un teatro pubblico, uno spettacolo.
Il manager pubblico, il manager Agostino Re Rebaudengo, si trova dunque di fronte ad un investimento pubblico di 700 milioni in corso, realizzato a fine stagione; effettua la richiesta personale e in nome dell'interesse pubblico di andare in scena a tutti i costi, una pressione che non pu sottendere giudizi molto negativi sulla produzione in corso, che, tra l'altro, eredita. Si trova di fronte ad una procedura in corso, in base alla quale funzionari del Teatro Stabile hanno già organizzato ipotesi di tournée di questa produzione in altri teatri d'Italia, così come, per prassi, i Teatri Stabili fanno, promuovendo, difendendo e rappresentando in più riprese successive i propri spettacoli con scambi attraverso altri teatri stabili. Questa Compagnia, avendo in corso una procedura con una tournée che da ottobre di quest'anno a dicembre prevedeva alcuni teatri italiani interessati da questa produzione attraverso scambi, aveva già regolato i propri impegni rinunciando - un attore di sicuro - anche ad importanti recite con importanti registi, per tenersi liberi di fronte a questa ipotesi.
Pertanto, il fatto che Agostino Re Rebaudengo dica, ignobilmente, e dichiari che nessun teatro ha richiesto questa cosa, è atto di scarsa competenza e professionalità in quanto manager pubblico, perché "butta a mare" 700 milioni di spesa - tanto era infatti costato lo spettacolo - e non cerca in alcun modo, come dovrebbe fare un manager pubblico di normale e modesta taratura, di salvare lo spettacolo. In più, getta un giudizio senza possibilità di alternative e di salvezza, negativo su uno spettacolo che lui implorò venisse rappresentato, tacciandolo di spettacolo che nessuno ha richiesto, quando invece - e dovrebbe risultare agli atti - il Teatro Stabile aveva già organizzato ipotesi di tournée e scambi.
Da questa vicenda non si può dire che siamo di fronte ad un manager pubblico che protegge, difende, valorizza, scambia le proprie produzioni specie, come dovrebbe fare un manager di teatro pubblico, quelle produzioni che hanno un alto contenuto innovativo o di ricerca, di sperimentazione che affrontano temi e situazioni e attori che non si appoggiano direttamente ad un mercato esistente, che può essere la sfera del manager privato, di un imprenditore teatrale privato, che lavora nel mercato. Il teatro pubblico non è un'azienda, soprattutto il teatro pubblico non è un'azienda privata. Se possiamo discutere che il teatro pubblico sia un'azienda o meno, penso sia indiscutibile che il teatro pubblico non sia un'azienda privata. Quindi, non c'è una managerialità poiché, alla prima occasione - cosa ha fatto? - ha smantellato - non solo non ha promosso un proprio spettacolo - l'operazione di promozione che era in corso su quello spettacolo, anche con aspetti di cinismo di carattere personale dei quali risponderà in qualche modo.
Qui siamo di fronte ad un'assenza macroscopica di inadeguatezza di ruolo: non si è ragionato da manager pubblico da parte di Agostino Re Rebaudengo, dopo un anno in cui tutti noi abbiamo potuto verificare che cosa ha fatto, e anche dopo un'audizione nella quale è stato ricevuto come si conviene ad un'audizione di Commissione - a cominciare dal Presidente con cortesia e correttezza, ascoltando tutto quello che avevano da dire senza aprire, in una sede impropria, alcuna polemica, anzi cercando di creare un clima che permettesse la più libera loro espressione e le loro intenzioni. Noi denunciamo il pericolo che a questo punto la logica di Agostino Re Rebaudengo sia quella di utilizzare il Teatro Stabile di Torino come una Compagnia privata, con l'unica differenza di disporre perché il pubblico lo consente - di molti soldi.
Questa è la prima parte dell'interpellanza.
La seconda è relativa al Direttore. Agostino Re Rebaudengo distinguendosi per un appiattimento sui comportamenti della prima Repubblica in cui gli "scaricabarile" erano il modo di salvare tutto scarica sul suo predecessore, sulla gestione del Direttore precedente alcuni pesi e deficit di bilancio che riguardano in particolare il personale. Scarica senza dire che, probabilmente, nulla ha fatto, né di denuncia pubblica né di coinvolgimento per segnalare che forse a bilancio c'erano, nella voce personale, 700/800 milioni di deficit, né per spiegare come si siano formati. Di fronte ad una situazione a lui nota, e anche da lui sottoscritta nel bilancio consuntivo, scopriamo che il Direttore ricercato attraverso la telenovela che tutti conosciamo e che è ripresa nell'interpellanza, ha un semplice contratto di consulenza. Su questo Assessore, aspettiamo delle risposte: un consulente non è un Direttore che dà ordini. Lei forse mi dirà che anche altri, non me lo dica, Assessore lei risponda delle cose che fa e non di quelle che fanno altri. Anche perché questa questione del contratto di consulenza, se esiste in forma esterna anche nella nostra realtà, è forma comunque che esiste da poco.
Comunque, al di là del fatto che esista o meno in altre situazioni, se le parole hanno un senso amministrativo, un consulente dà consigli e suggerimenti; un dirigente dà ordini e li fa eseguire.
Il nuovo Direttore del Teatro Stabile dà solo suggerimenti e si limita a questo o dà ordini? Cosa fa? Se è un consulente allora questo mi sembra un contratto inadeguato a reggere i problemi che Agostino Re Rebaudengo aveva; inoltre, non pu impartire alcun tipo di ordine. Dato che il decreto Tognoli, nelle poche righe in cui si riferiva al Teatro, indicava in modo specifico le competenze del Direttore. Tra queste competenze vi era la sovrintendenza alla gestione, e dato che sovrintendere alla gestione non vuol dire semplicemente suggerire, ma vuol dire gestire ed assumersi responsabilità di gestione, mi sto chiedendo se il Direttore, di cui dispone oggi il Teatro Stabile, abbia, in base al contratto, tutti questi poteri e soprattutto se li esercita. Mi si spieghi, non a norma di accordi di carattere privatistico o di regole interne ad un ente, come un consulente non sia tale, ma sia persona che decide e ordina. Questo è un fatto importante, anche perché continuo a non capire perché si stipulino i contratti di consulenza. Mi sono informato e mi hanno spiegato la differenza fra il contratto di consulenza e il contratto di dirigenza.
Mi hanno spiegato che, a parità di cifra impiegata dall'ente, per esempio 100 milioni, se l'ente spende per un contratto di consulenza 100 milioni, viene data al beneficiario del contratto una cifra al netto che può essere di 40/50/60 milioni; se, invece, si stipula un contratto di dirigenza, questa cifra è molto inferiore.
Ma è molto inferiore perché? Perché la tutela previdenziale di un consulente è una tutela minore della tutela previdenziale di un dirigente: un dirigente costa di più, perché ha la sua previdenza. Ma se io ho bisogno di un dirigente che impartisce ordini, quello è il contratto, e non l'altro. Allora, questo problema esiste. Come mai? Non solo, il contratto di dirigente è onnicomprensivo: se si viene assunti con contratto di dirigente ogni mossa fatta è onnicompresiva. Diversamente, il contratto di consulenza permette al beneficiario di fare altre cose parallelamente allo svolgimento della consulenza. Consulenza quindi che, ad esempio nel caso in questione, può essere interrotta perché il Direttore recita o fa il regista. In quell'intervallo il Direttore consulente diventa beneficiario di altro contratto, di tipo diverso da quello di consulente e somma le due retribuzioni: è cosa diversa.
Occorre fare luce su questo fatto. Inoltre, il contratto di consulenza permette di assommare le pensioni, ove esistenti.
Dunque: Re Rebaudengo arriva; trova una produzione pubblica, la ferma la smonta ed oggi, anche, la denigra. Contemporaneamente, arriva un nuovo Direttore e il duo Re Rebaudengo-Lavia, dopo aver smontato la produzione promozionale, comprano - per quale cifra? si dica per quale cifra, non con quali costi: non facciamo i giochi dei numeri - lo spettacolo prodotto dalla Compagnia privata di cui era titolare il Direttore consulente. E lo manda in giro, in scambio, con altri Teatri Stabili. Si tratta di altro elemento molto discutibile e ancor più discutibile se poi il Direttore consulente oltre ad aver fatto acquistare al Teatro Stabile la propria produzione, continua a percepire dal Teatro Stabile, oltre al contratto di consulenza, anche tutte le remunerazioni concordate nel momento in cui farà il regista, l'attore di questo spettacolo.
Non mi sembra, Assessore, che ci si trovi di fronte a personaggi che interpretano il ruolo di un teatro pubblico. Il teatro pubblico non è un teatro commerciale; per questo, basta il privato, il mercato. Il teatro pubblico è altra cosa - o no?



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, mi pare che abbia illustrato con dovizia anche la quarta interpellanza.
A lei l'ardua sentenza, Assessore Leo....



LEO Giampiero, Assessore alla cultura ed istruzione

Se fosse facile rispondere, l'interrogazione non verrebbe dal Consigliere Chiezzi...! Le questioni poste sono davvero molte. Ci troviamo di fronte a cinque interpellanze, compresa quella che si svolgerà in seduta segreta personalmente, non sono solo disponibile, ma desideroso di poter raccontare dettagli e particolari: non ho alcuna remora, mio difetto non è certamente quello di limitare le informazioni.
Rispetto a quanto posto pubblicamente, di varia natura, conto di dare risposta alle prime quattro interpellanze; relativamente all'ultima ringrazio il Consigliere Chiezzi, Presidente di Rifondazione Comunista nonché della VI Commissione, di avermela trasmessa immediatamente. Sono tornato apposta all'una di notte a leggere l'interpellanza, ma alle ore 17,52 mi trovavo alla Collegiata di Moncalieri, circondato per motivi istituzionali - non di altro tipo! - da carabinieri e religiosi, e quindi non ero in sede ad attendere la cortese trasmissione del documento. Ci sono anche doveri di rappresentanza esterna: i carabinieri avevano recuperato un prezioso dipinto, anche emblematico e di buon auspicio, la "Natività"...
Non la considera cosa importante, Consigliere? Lo raccontavo solo per giustificare la mia assenza...



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, l'Assessore Leo è di grande umanità...



LEO Giampiero, Assessore alla cultura ed istruzione

Vengo alle sue domande, collega.
Il Consigliere Chiezzi mi ha chiesto se sono stato allevato nella stessa sfera del Presidente Rebaudengo. Ebbene, potrei dire, ironicamente: magari! No, non sono stato allevato nella stessa sfera. Non vorrei esorbitare, ma la domanda è stata precisa: sono stato allevato a Catanzaro da famiglia libera e progressista, Presidente del Movimento Studentesco a 16 anni, delegato dei giovani democristiani...



PRESIDENTE

Adesso, però, non ci racconti la sua vita! Credo che il Consigliere Chiezzi volesse sapere di Re Rebaudengo, non di Giampiero Leo...!



LEO Giampiero, Assessore alla cultura ed istruzione

Ma mi ha chiesto se sono stato allevato nella stessa sfera! La domanda è stata posta, Presidente.
Vengo da una realtà ultra pubblica, da scuola pubblica, da realtà di Movimento studentesco, di associazioni. Non c'è, quindi, alcuna conoscenza liceale, quale quella di Clinton per i suoi collaboratori, ecc.! La mia conoscenza è successiva, a Torino, e non per ragioni politiche. Non abbiamo mai militato nella stessa sfera, nello stesso partito: non c'è mai stato collegamento politico stretto, ma collegamento culturale. Ricordo che la persona in questione mi fu presentata dal Presidente Brizio e da altri colleghi di questo Consiglio; so che godeva e gode di stima diffusa per la sua sensibilità culturale nel campo degli interventi artistici. Quindi, la mia stima nei suoi confronti non è stata assolutamente matrice di scelta di natura politica, ma di natura culturale. Ne abbiamo ragionato a lungo, ma anche questo - ahimé! - meriterebbe un lungo discorso, con audizioni considerazioni, valutazioni, sempre di concerto con il Presidente Ghigo sovente con l'intelligente e preziosa opinione del Presidente Picchioni del Sindaco Castellani...



PRESIDENTE

Non vorrei essere costretto a rispondere anch'io al Consigliere Chiezzi, per carità!



LEO Giampiero, Assessore alla cultura ed istruzione

...del Sindaco Castellani, dell'Assessore Perone, della Presidente della Provincia, Bresso, dell'Assessore Giuliano. Beh, era nostro compito: abbiamo ragionato e ricordo che quando arrivammo ad una formulazione questa fu assolutamente unitaria. Non ci fu, per usare termini che potrebbero interessare la Magistratura, alcuna pressione; fu un dialogo.
Ricordo che il Sindaco Castellani per primo disse trattarsi di un'ottima idea, di un'ottima valutazione, anche perché puntavamo a trovare come Presidente qualcuno che non avesse ricoperto precedenti incarichi politici che avesse una certa managerialità. I criteri furono, grosso modo, di tre nature: innanzitutto, che si trattasse di persona relativamente giovane, e non ultra anziana - mi rifaccio all'articolo di Gabriele Ferraris, su Torino Sette, in cui diceva: "Abbiano gli amministratori il coraggio di rischiare su persone giovani". Non penso che si tratti di criterio sacrosanto, oggettivo: speriamo tutti di arrivare ad invecchiare, il guaio è il contrario! Comunque, grosso modo, il ragionamento che avevamo fatto sempre di comune accordo, i tre Assessori e i tre Presidenti degli Enti era che non ci fosse una precisa marcatura politica; che fosse relativamente giovane; che fosse attento al mondo della cultura e peraltro anche disponibile ad un compenso formale. Non ritengo che lo stipendio di Sovrintendente del Regio sia eccessivo - non lo dico assolutamente - ma vorrei ricordare che lo stipendio di Presidente del Teatro Stabile lo abbiamo addirittura dimezzato, quando è entrato in carica...



CHIEZZI Giuseppe

Perché non sapeva niente di teatro.



LEO Giampiero, Assessore alla cultura ed istruzione

Dico subito che a me non disturbano le interlocuzioni, perché - come ho detto quando mi è stato chiesto dove fui allevato - sono stato allevato nel Movimento studentesco, dove sovente c'era interlocuzione; quindi, non mi disturbano minimamente, anzi, mi piace interloquire, non ho alcun problema: non lo considero un vulnus.
Volevo solo far notare che - sempre di comune accordo - ci siamo orientati verso una riduzione del compenso, abbiamo avuto un'attenzione anche su questo. Mi permetto dunque di dare una risposta al primo quesito.
Se dovessi farmi un'idea di che area è, certo non penserei che è di estrema sinistra, anche se, per esempio, mi ricordavano che ha partecipato al Convegno su "La cosa due", seguendo con interesse questo dibattito.
Credo di averle dato una risposta sul primo aspetto corretta e verificabile nei curricula di ognuno di noi: anche le famiglie hanno origini diverse anche la storia familiare è diversa.
Venendo invece alle sue dettagliatissime e doviziose interpellanze cerco di seguirle una per una. Sulla prima mi sono già pronunciato, dicendo quali erano i criteri, ecc., tranne che per la parte di cui dovremo trattare in seduta segreta, ma che desidero, anche quella, illustrare e ben volentieri.
Per il resto, provo a procedere per ordine, anche se è una cosa molto complessa.
Risposta all'interrogazione: "Gabriele Lavia, al momento era titolare di una Compagnia teatrale privata?". Quando il Consiglio di amministrazione del Teatro Stabile di Torino ha proposto a Gabriele Lavia di diventare il Direttore del Teatro Stabile era noto che egli fosse uno dei soci della Compagnia Lavia, il cui spettacolo Riccardo II è stato di gran lunga la più importante coproduzione (del Teatro Stabile) tra il Teatro Stabile e la Compagnia Lavia della stagione 1996/1997, con grande successo di pubblico e di critica.
Cerco di dare le risposte più dettagliate possibile, per quello che ho potuto acquisire e gliele fornirò anche per iscritto. Ovviamente io ho acquisito tutto questo materiale: sono convinto che, non discutendo subito la quarta interpellanza e sapendo ufficiosamente che probabilmente ce ne sarà una quinta, avremo comunque modo di tornare con i dettagli sull'argomento; poi farò anche delle proposte ufficiali al Presidente.
"Se Gabriele Lavia abbia sciolto la propria Compagnia in occasione della nomina a Direttore del Teatro Stabile di Torino". Sì, Gabriele Lavia ha sciolto la sua Compagnia contestualmente alla nomina a Direttore del Teatro Stabile di Torino.
"Se il contratto di nomina a Direttore di Gabriele Lavia sia amministrativamente equipollente con il contratto di dirigente e come tale onnicomprensivo di tutte le funzioni svolte in quanto Direttore". Il contratto che lega Gabriele Lavia al Teatro Stabile di Torino è in assoluta aderenza con quanto richiesto dal decreto Tognoli e recepito nello Statuto del Teatro Stabile di Torino.
"Se nella Compagnia teatrale privata di Gabriele Lavia fosse, prima dello scioglimento della Compagnia, partecipe societario Mariano Anagni".
Sì, Mariano Anagni era socio della Compagnia Lavia ed è anche stato il firmatario delle coproduzioni (volute dal precedente Direttore Guido Davico Bonino) "Il giardino dei ciliegi" e "Riccardo II" ed è anche stato il curatore esecutivo delle produzioni dei suddetti spettacoli. Aggiungo, per il Presidente Chiezzi, che ho chiesto di fornirmi le risposte più dettagliate possibili in modo da essere il più preciso possibile, ma sono disposto a chiedere ulteriori integrazioni.
"Se Mariano Anagni sia stato assunto con contratto di consulenza dal Teatro Stabile di Torino e a quanto ammonta l'importo contrattuale di Mariano Anagni come consulente del Teatro Stabile di Torino e quali funzioni ed attività siano previste in contratto". Mariano Anagni ha un rapporto di consulenza per un importo di 90.000.000 annui...



CHIEZZI Giuseppe

Lordo?



LEO Giampiero, Assessore alla cultura ed istruzione

Lordo, così mi hanno detto, dietro presentazione di regolari giustificazioni fiscali. Comunque verificherò se lordo o netto, per essere preciso.



PRESIDENTE

L'importo è lordo. Pure se nella mia posizione, mi sono informato anch'io.



LEO Giampiero, Assessore alla cultura ed istruzione

Grazie, Presidente. Ciò denota attenzione ai lavori dell'assemblea e ai problemi culturali.
Riprendendo la risposta all'interpellanza, il suo lavoro, come specificato nel contratto, consiste nell'ottimizzazione delle produzioni.
"Se Mariano Anagni svolge funzioni già svolte da altri dipendenti".
Mariano Anagni non svolge funzioni che siano già svolte da altri dipendenti.



CHIEZZI Giuseppe

La risposta è no.



LEO Giampiero, Assessore alla cultura ed istruzione

"Che la Compagnia privata Gabriele Lavia avrebbe prodotto nella stagione 1996/1997 lo spettacolo 'Scene da un matrimonio' di I. Bergman andato in scena a Roma al Teatro Piccolo Eliseo nei primi mesi del 1997".
Sì, la Compagnia Lavia ha prodotto lo spettacolo "Scene da un matrimonio" di Bergman nella stagione 1996/1997.
"Che tale produzione non è stata più rappresentata al di fuori di quella occasione". Si fa notare che lo spettacolo in oggetto ha avuto una programmazione per circa tre mesi sulla piazza di Roma contro una media di due settimane degli spettacoli del Teatro Stabile di Torino (con grande successo di pubblico, di cui possiamo allegare dovuta rassegna stampa). La validità ed il successo dello spettacolo sono confermati dalle oltre duecento recite richiesteci in questa stagione. Ne potremo effettuare circa cento, che avverranno nei principali teatri italiani con il Teatro Stabile di Torino quale nuovo Ente produttore (con un beneficio di lavoro e di immagine che può apparire evidente ed interessante).
"Che tale produzione starebbe per essere acquistata dal Teatro Stabile di Torino per una cifra che oscilla attorno al mezzo miliardo di lire". Lo spettacolo "Scene da un matrimonio" è stato acquistato nel mese di giugno 1997, inserito nella stagione teatrale 1997/1998 così come esposto alla Commissione Cultura della Regione Piemonte, presieduta dal Presidente Pino Chiezzi, e alla Commissione Cultura della Provincia di Torino ed infine annunciata alla conferenza stampa tenutasi a S. Salvario il 24/7/1997.
Relativamente al costo dello spettacolo, una prudenziale stima fa ritenere che il costo finale sarà pari a circa 218.000.000...



CHIEZZI Giuseppe

La risposta è elusiva.



LEO Giampiero, Assessore alla cultura ed istruzione

Se è insufficiente, chiederò un supplemento di risposta. Poi lei mi porrà altre questioni ed io chiederò un supplemento: tanto mi ha già annunciato una quinta interpellanza.
Come dicevo, il costo finale sarà pari a circa 218.000.000, senza tenere conto di una possibile ripresa nella prossima stagione dell'introito dei diritti televisivi e dell'importante effetto, considerato l'incremento del numero delle recite, oltre cento, sul contributo del Dipartimento dello spettacolo al nostro Ente. Tali elementi potrebbero migliorare ulteriormente il già eccezionale risultato.
"Che le notizie succitate, se risultassero vere...". Beh, qui c'è una valutazione sul Presidente dello Stabile: ognuno ha le sue.
"Se non intendano intervenire, per evitare la mortificazione di competenze professionali e l'elusione di impegni contrattuali regolarmente presenti nella struttura organizzativa del Teatro Stabile di Torino".
L'indiscutibile successo delle prime tre iniziative (lettura del romanzo "Guerra e Pace"; "Grandi Interpreti", in collaborazione con la RAI; lo spettacolo "Ceneri alle ceneri", con la presenza del grande drammaturgo Harold Pinter al Teatro Carignano), la qualità del progetto artistico della stagione in corso, l'avvio di importanti programmi di formazione del personale e l'espansione dell'attività del circuito regionale ci sembrano dimostrare un accrescimento professionale dei dipendenti dell'Ente e non al contrario "la loro mortificazione".
Infine, sul logo "Interpellano il Presidente della Giunta regionale e l'Assessore competente per conoscere per quale ragione è scomparso il bellissimo logo...". Confermiamo tutti gli apprezzamenti sul logo e su Giulio Paolini, ma l'esigenza di trasmettere, in questa fase, un'immagine più dinamica ed al tempo stesso legata al Teatro, hanno indotto l'Ente ad introdurre una linea grafica coerente con il messaggio pubblicitario.
"Con quali modalità e compensi sia stata incaricata tale Agenzia".
L'Agenzia pubblicitaria è stata scelta sulla base della professionalità e del successo delle precedenti campagne svolte per altri importanti clienti ed il costo per il lavoro svolto - mi si dice largamente inferiore alle tariffe di mercato - è stato pari a L. 26.000.000.
Con questo non pretendo di aver esaurito, ma ho cercato di esaurire la prima delle interpellanze.
Passo alla seconda, Presidente. Mi rendo conto che oggi forse i tempi non sono quelli canonici delle interrogazioni, ma ho cercato di far sì che si potesse essere diligenti.
Seconda interpellanza: relativamente all'aspetto economico della gestione del Teatro Stabile, si chiede se corrisponde al vero la notizia in base alla quale nella stagione 1997/1998 si sarebbe registrata una flessione degli abbonamenti pari a circa il 10% rispetto alla precedente stagione.
Il dato sugli abbonamenti è ancora parziale, in quanto la campagna abbonamenti è ancora in corso. Credo che il risultato - ovvero se c'è stato un buon intervento - lo si potrà verificare sulla prossima stagione: è difficile che gli abbonamenti della stagione in corso corrispondano già a un lavoro. Riteniamo, comunque, che la possibile flessione degli abbonamenti (già registrata nella scorsa stagione -5%) dipenda, in gran parte, dalle politiche culturali delle passate stagioni. Ricordiamo per che il numero degli abbonamenti non può essere preso come parametro unico di giudizio rispetto ai compiti istituzionali e culturali dell'Ente - pur riconoscendo che si tratta di un parametro importante, Presidente Chiezzi.
Si chiede poi se si è a conoscenza della notizia secondo cui il bilancio preventivo dell'Ente per l'anno 1998 prevederebbe, al momento, un deficit di circa 1 miliardo rispetto alle presunte entrate.
Crediamo che ci sia un equivoco o forse una strumentalizzazione. E' lo scostamento dal preventivo (stagione 1996/1997) della voce "costo del personale dipendente" per L. 728 milioni che, sommato ai costi, non previsti, per lo spettacolo "Il principe travestito", ammonta a circa L. 1 miliardo. Desideriamo ricordare che tale spesa è di competenza della precedente direzione (Guido Davico Bonino). Tali dati non erano noti al momento della redazione del bilancio preventivo per la stagione 1997/1998 e potrebbero richiedere un adeguamento del contributo dei soci per l'esercizio corrente. Comunque, come dirò alla fine, ho già provveduto a chiedere un incontro dell'Assemblea dei soci, per esaminare congiuntamente ed attentamente tutte queste vicende.
Ancora si domanda se sia stata fatta una valutazione, preventiva all'acquisto, del valore materiale dell'allestimento dello spettacolo "Scene da un matrimonio" ed in quale rapporto stia questo valore rispetto alla cifra di circa mezzo miliardo per questo pagata e, nel caso non esista la valutazione del valore materiale dell'allestimento, secondo quali parametri sia stata conteggiata la somma versata.
La risposta è già stata data, per la prima interpellanza presentata.



(Interruzione del Consigliere Chiezzi)



LEO Giampiero, Assessore alla cultura ed istruzione

Come dice, Consigliere Chiezzi? Allora si presumeva che la risposta fosse stata data già alla prima interpellanza; cercheremo di dare un ulteriore... Presidente, faccio quello che posso, come ognuno di noi.
Il costo finale sarà di 218 milioni (e non di 500); esso appare contenuto ed ampiamente giustificato dalla qualità dello spettacolo e dal numero delle recite (oltre cento) che si effettueranno.
La domanda successiva è se, successivamente alla rappresentazione di tale spettacolo al Teatro Eliseo, sono stati stipulati contratti tra la Compagnia ed alcuni teatri italiani per l'allestimento di "Scene da un matrimonio" e, in caso affermativo, quali siano i teatri interessati.
Esistevano trattative con i principali teatri italiani.
Alla domanda se tali contratti siano stati risolti contestualmente allo scioglimento della Compagnia e prima della nomina del nuovo Direttore del Teatro Stabile di Torino e se lo spettacolo "Scene da un matrimonio" sarà allestito dal Teatro Stabile torinese in altri teatri e se tra questi ne figurino alcuni interessati da pregressi accordi contrattuali con la Compagnia che ha prodotto lo spettacolo...



CHIEZZI Giuseppe

Scusi, in questo punto sono stati stipulati contratti?



LEO Giampiero, Assessore alla cultura ed istruzione

Sì, fra diversi teatri italiani. Sono in corso trattative.



CHIEZZI Giuseppe

Ma la Compagnia del Teatro Stabile ha stipulato contratti?



LEO Giampiero, Assessore alla cultura ed istruzione

Non dispongo, per ora, di questa risposta. Probabilmente, è stata equivocata la domanda, nel senso se esistevano dei contratti e, in caso affermativo, quali erano i teatri interessati.



CHIEZZI Giuseppe

A questo risponde la prossima volta?



LEO Giampiero, Assessore alla cultura ed istruzione

Sì. Ero arrivato alla domanda se tali contratti siano stati risolti contestualmente allo scioglimento della Compagnia e prima della nomina del nuovo Direttore del Teatro Stabile di Torino e se lo spettacolo "Scene da un matrimonio" sarà allestito dal Teatro Stabile torinese in altri teatri e se tra questi ne figurino alcuni interessati da pregressi accordi contrattuali con la Compagnia che ha prodotto lo spettacolo.
Il Teatro Stabile, acquirente dello spettacolo, è diventato l'Ente competente per stipulare i contratti di rappresentazione con i teatri che hanno richiesto, in piena autonomia, di ospitare lo spettacolo "Scene da un matrimonio". Credo che sia opportuno allegare la tournée dello spettacolo.
Infine, si chiede se il Presidente Agostino Re Rebaudengo intende prevedere, in sede di bilancio, compensi aggiuntivi per attività svolte dal Direttore dello Stabile, ed in tal caso per quali attività ed importi.
No. Il bilancio, in aderenza al contratto sottoscritto con il Direttore, già prevede le prestazioni per la funzione di Direttore, di regista ed attore, seguendo la prassi consolidata nei Teatri Stabili italiani e nello stesso Teatro Stabile di Torino con, ad esempio, Luca Ronconi.
Vengo alla terza interpellanza presentata. Come vedete, sto cercando di andare il più avanti possibile, non fermandomi alle due interpellanze trasmesse ufficialmente, ma arrivando alla terza.
Anche in questa interpellanza vi è un elenco di domande, cui rispondo punto per punto.
"Venuti a sapere che, dopo tutti i rifiuti alle offerte avanzate dal Teatro Stabile di Torino per sostituire il Direttore dimissionario Guido Davico Bonino, Gabriele Lavia non è Direttore del Teatro Stabile di Torino ma 'soltanto' consulente". Gabriele Lavia è il Direttore del Teatro Stabile di Torino nella forma e nella sostanza. Come già detto nella risposta n. 3 all'interpellanza del 5/11/1997, il contratto di collaborazione professionale prevede esplicitamente l'incarico di Direttore del Teatro Stabile, con il relativo compito di sovrintendere alla gestione dell'Ente nel rispetto di quanto richiesto dal decreto Tognoli.
"Venuti a sapere che il Direttore del Teatro Stabile di Torino, oltre ad essere un semplice consulente, sarà retribuito 'per eventuali prestazioni professionali in qualità di attore e regista'". Come già detto nella risposta n. 6 all'interpellanza del 6/11/1997, il contratto del Direttore Gabriele Lavia prevede compensi per la regia e le interpretazioni in qualità di attore. Il contratto è del tutto simile a quello che aveva Luca Ronconi e che hanno i direttori/registi dei Teatri Stabili italiani.
"Considerata la mediocrità dei risultati conseguiti: il calo del numero di abbonamenti ed il rifacimento del logo del Teatro Stabile di Torino, già opera di un grande artista ed ora sostituito con l'immagine di un''anonima' agenzia pubblicitaria". L'esigenza di trasmettere, in questa fase un'immagine più dinamica ed al tempo stesso legata al teatro, ha indotto l'Ente ad introdurre una linea grafica coerente con il messaggio pubblicitario. Riteniamo che i primi sei mesi di lavoro non dimostrino una "mediocrità" dello Stabile, ma dai commenti, dagli articoli, anche da un certo entusiasmo riscontrato nell'opinione pubblica, direi che non è questo il dato.
"Interpellano il Presidente e l'Assessore competente per conoscere: a) l'entità del contratto di consulenza".
Il contratto del Direttore Gabriele Lavia prevede un compenso annuo lordo di L. 256.680.000, cifra non superiore a quella riconosciuta al Direttore Luca Ronconi nel 1991/1992.
"b) A quanto ammontano i cachet corrisposti per le prestazioni in qualità di attore e di regista".
Il contratto di Gabriele Lavia prevede un compenso, per le prime due regie, di L. 70.000.000 e un compenso, per le interpretazioni in qualità di attore, di L. 2.000.000 al giorno.
Ecco, ho provato a dare una serie di risposte.
Avendo sentito interlocutoriamente alcuni colleghi - ma in maniera informale - e anche la Vicepresidente della Commissione Cultura Consigliera Cotto, propongo al Presidente Chiezzi, per approfondire tutte queste argomentazioni, se non ritiene - fermo restando il mio impegno a proseguire nelle risposte la prossima settimana - utile segnalarmi le inadeguatezze e ad integrarle.
Peraltro, mi impegno a convocare l'Assemblea dei soci, che oltre dalle Banche, è costituita dai tre Enti pubblici locali (Comune di Torino Provincia di Torino e Regione Piemonte), per discutere su tutte queste questioni. Suggerisco, ipotizzo - potrebbe essere utile - un'ulteriore audizione della Commissione con il Direttore, con il Presidente, con l'intero Consiglio di amministrazione, per approfondire tematiche tanto dettagliate. Per quanto mi concerne, è già prevista una convocazione dell'Assemblea dei soci, sulla quale - se non sono inopportuno - desidero informare il Presidente della Giunta, il Presidente del Consiglio, il Presidente della Commissione e tutti i membri della Commissione stessa.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Chiezzi per la replica, dato che stiamo arrivando alle ore 13, cerchiamo di coordinare i nostri lavori prima della pausa pranzo.
Dunque, l'interrogazione n. 880 la rinviamo alla prossima seduta poich è da discutere in seduta segreta. Prego poi i Consiglieri di avere qualche minuto di pazienza, dopo la replica del Consigliere Chiezzi, per sentire una comunicazione dell'Assessore D'Ambrosio sulle camere iperbariche che credo sia di attualità non discutibile.



CHIEZZI Giuseppe

Annuncio sin d'ora che ci sarà dibattito su questa comunicazione quindi è meglio rinviarla al pomeriggio.



PRESIDENTE

D'accordo. Pertanto, adesso procediamo con la replica del Consigliere Chiezzi, dopodiché interromperemo i lavori per la pausa pranzo. Alle 14 in punto prego l'Assessore D'Ambrosio di essere qui per iniziare subito i lavori pomeridiani con la comunicazione sulle camere iperbariche.
Prevediamo un dibattito di un'ora, al termine del quale, quindi dalle ore 15 fino alle ore 17,30, esamineremo le deliberazioni o i progetti di legge che sono in agenda. Ritengo che il Consiglio possa essere d'accordo secondo la scansione temporale che era stata indicata dalla Conferenza dei Capigruppo.
Prego, Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, seguo anch'io le risposte cortesi che l'Assessore ha fornito e per le quali non mi dichiaro soddisfatto.
L'Assessore ha detto che un fatto culturale unisce la sua attività a quella del Presidente Agostino Re Rebaudengo. A questo proposito, invito l'Assessore a proporre una riflessione di carattere culturale su cosa venga attribuito alla cultura del manager pubblico, sul quale non mi ha risposto perché una delle contestazioni è che forse ci troviamo di fronte non ad un manager pubblico, o comunque a persona che sui fatti che sono stati qui detti non mi pare si sia comportato in quel senso; sarebbe anche interessante sapere se è in corso un dibattito tra l'Assessore Leo e il Presidente del Teatro Stabile per chiarire in cosa consista la managerialità pubblica.
Sulle risposte non posso essere soddisfatto perché intanto non ha spiegato quale tipo di contratto lega Lavia al Teatro Stabile. Anche le cifre che sono state dette confermano il dubbio che sia stato utilizzato un tipo di contratto per consentire, oltre alla retribuzione come dirigente anche quella come regista e come attore, per le quali sono state citate voci a parte. Queste voci a parte non sarebbero state possibili se il contratto fosse stato quello di dirigente, però l'Assessore Leo ha detto che comunque è dirigente a tutti gli effetti perché è Direttore. Questa parte rimane di difficile lettura.
Poi l'Assessore ha negato che qualcosa sia cambiato nelle funzioni svolte da dipendenti del Teatro Stabile. Verifichi l'Assessore se le cose stanno così.



LEO Giampiero, Assessore alla cultura ed istruzione

Ho detto che non è mortificata la professionalità.



CHIEZZI Giuseppe

Verifichi se invece dopo l'ingresso del consulente Anagni non ci siano funzioni che sono state sottratte a chi le aveva.
L'incarico a Mariano Anagni di ottimizzazione delle produzioni - se è questo l'incarico che è stato dato - è di una genericità che non tranquillizza. Non so se l'Assessore sia tranquillo perché è fatto di pochi riferimenti materiali comprensibili.



LEO Giampiero, Assessore alla cultura ed istruzione

Purtroppo non sono mai tranquillo per natura.



CHIEZZI Giuseppe

Allora, Assessore, verifichi se ci sono funzioni e persone che dopo l'ingresso di Anagni hanno cambiato ruolo; lo verifichi bene, e verifichi anche i contenuti di questo contratto.
Poi, l'incredibile volontà di non dire! La domanda è stata semplice dall'inizio: è vero che il Teatro Stabile ha comperato lo spettacolo "Scene da un matrimonio"? Sì o no? Sì, è vero.
La domanda era: quanto è stato pagato? Qui non otteniamo risposta. Non capisco la difficoltà di dire quanto è stato pagato l'acquisto di una produzione. Non la capisco! La risposta è: "non porto pesci". Cioè la risposta è: i costi saranno 218 e forse anche meno perché poi lo venderemo... Ma nessuno ha chiesto i costi passivi che deriveranno al Teatro Stabile dal fatto di aver deciso questo acquisto! La domanda è: quanto l'avete pagato? Punto e basta! Lei non ha risposto né alla prima interpellanza né alla seconda. Dato che nell'interpellanza si ipotizza una cifra (circa mezzo miliardo) non vedo la difficoltà, anzi, dà un po' fastidio questo svicolare dando altre risposte che non sono state richieste. Magari quello spettacolo andrà in attivo, produrrà degli attivi per il Teatro Stabile, io non lo so, ma non è questo che ho chiesto.
Quindi, questa risposta non è stata data.
Sul logo ideato da Giulio Paolini, anche qui, Assessore, vi lega questo tipo di cultura? Di cancellare un bellissimo logo che fa parte della storia, e la storia di cui facciamo parte è fatto importante? Non è che il primo venuto che non si è mai occupato di teatro possa disinteressarsi della storia del teatro che è chiamato a presiedere, per dare un incarichetto da 20 milioni ad un'agenzia pubblicitaria per studiare qualcosa: in questo modo forse si pensa di aver lasciato l'impronta del proprio pollice? Vi legano anche questi aspetti culturali? O non ritiene Assessore, che questo sia stato un incarico inopportuno, una spesa sprecata, la distruzione di un marchio che poteva accompagnare nei secoli lo Stabile, non nei giorni di Presidenza di Re Rebaudengo! Nei secoli! Invece, la volontà di cancellare per rendere più adeguato... ma più adeguato cosa! Che fastidio dava quel logo? Anche da questo punto di vista, quindi, esprimo la più completa insoddisfazione, ma se l'Assessore, dormendoci sopra, ritorna su questi aspetti gliene sarei molto grato.
La scelta dell'agenzia ovviamente è stata di carattere privatistico: sulla base della pura fiducia.
Gli abbonamenti. Chi non si abbona adesso non si abbona più perché ha perso gli spettacoli. Comunque, c'è un calo di abbonamenti: la risposta dell'Assessore è stata: "Attenzione, non diamo a chi è appena arrivato la responsabilità di un calo di abbonamenti che potrebbe non derivare totalmente da quanto è successo in questi mesi, ma da quanto è successo prima".
Questa risposta fa a pugni con il fatto che, viceversa, ci troviamo in presenza di un Presidente che appena arrivato ha interrotto quanto esisteva.
L'ha interrotto! Brutalmente l'ha interrotto! Senza curarsi di entrare in modo morbido in una struttura che sta lavorando e di rimandare i propri programmi per intero alle stagioni successive e, come fanno tutti, sedersi da Presidente e continuare, non recidere, i lavori in corso e contratti o intenzioni od opzioni più o meno formali, senza interromperle brutalmente.
Quindi, siccome l'abbonamento è diminuito del 10%, Agostino Re Rebaudengo è responsabile di tale diminuzione, visto che è responsabile di aver deciso l'interruzione di riprese di una produzione fatta l'anno scorso, su cui ha anche fatto delle richieste a titolo personale. Risponderà poi l'Assessore alla domanda: ma con questo spettacolo "Scene da un matrimonio", la Compagnia privata, Gabriele Lavia, aveva dei contratti già stipulati con dei teatri, prima di sciogliere la Compagnia? Cioè, dopo la rappresentazione all'Eliseo, quella Compagnia aveva già stipulato contratti? Sì o no? Con quali teatri? I teatri in cui si pensa di portare come al Teatro Stabile, questo spettacolo, sono in tutto o in parte i teatri con i quali eventualmente c'erano dei contratti stipulati? Questo è quanto chiediamo di sapere.
Agostino Re Rebaudengo, Presidente di un teatro pubblico, vede dunque che, in forma di doveroso controllo delle spese pubbliche, delle politiche culturali di Enti a cui partecipiamo, si formulano domande e si irrita.
Noi, Assessore Leo, siamo lì, con le scarpe un po' sporche: ci occupiamo di politica, siamo un'assemblea elettiva, ci sono maggioranze e minoranze, c'è una democrazia che dice che chi governa fa e chi non governa deve controllare il più possibile chi fa, tormentandolo a fin di bene stimolandolo, come dice il Consigliere Ghiglia. E' un contrasto continuo, è un contrasto benefico per tutti: per chi contrasta, perché magari acquisisce in parte elementi che non aveva e corregge anche il proprio contrasto, per chi governa, perché ha uno stimolo. Il Presidente del Teatro Stabile ha altro ruolo, non ha il ruolo di venire in un'aula a combattere e tanto meno ha il ruolo di infastidirsi, innervosirsi ed usare espressioni troppo colorite, forzate ed anche un pochino offensive verso chi chiede domanda. Questo non fa bene al teatro pubblico ed è un'altra caduta di stile; un manager pubblico deve essere sempre molto corretto e non pu mettersi al livello di chi, per dovere democratico, in un'assemblea istituzionale e politica, pone domande. Non può non accettare queste cose e dire, come ha detto Agostino Re Rebaudengo: "E' triste e vergognoso" - vado a memoria, ma così mi sembra abbia detto - "che alcuni politici, ecc.". Un Presidente del Teatro Stabile deve stare fuori dalla mischia politica, non deve offendere chi svolge altro ruolo, anzi, deve auspicare che tutti vadano a vedere cosa ha fatto, perché se ha fatto bene, bene ne verrà.
E allora, l'immagine di un Teatro non ha beneficio da un Presidente che scende in un'arena politica a lui impropria per polemizzare ed "insultare" azioni di controllo che una minoranza in un Consiglio svolge. Questo è molto inopportuno, Assessore Leo, e difatti io non penso che lei possa visto che avete quelle affinità culturali, trascurare il fatto che c'è un Direttore che è insofferente del ruolo democratico di controllo di una posizione politica, e la insulta, mettendosi anche nella veste di chi decide cosa è triste ed è vergognoso per un'intera città. Non è il suo ruolo; faccia il manager pubblico! Termino con delle richieste per la prossima volta. Chiedo all'Assessore: copia dei contratti di consulenza, sia quello del Direttore sia quello di Mariano Anagni, possibilmente completi in ogni loro parte; non faccia pervenire un contratto in cui c'è scritto: "allegato a), allegato b)" e poi non c'è l'allegato copia degli atti amministrativi di acquisto dello spettacolo, almeno riusciamo a sapere quanto è stato pagato, a chi sono stati versati i soldi e via dicendo se c'è, la copia di tutti i contratti aggiuntivi eventualmente fatti con il Direttore, se sono contratti aggiuntivi - io non l'ho capito: i 2 milioni al giorno per quando recita e via dicendo, per capire come si conformi il rapporto tra un Presidente, Re Rebaudengo, un Direttore di teatro e le spese che questo teatro fa in relazione alla gestione.
Verifichi in particolare l'Assessore gli aspetti contenuti nell'ultima interpellanza, quella relativa al diverso regime fiscale e previdenziale dei due contratti, perché su questi io chiedo da lei una parola di sicurezza: sulla consulenza, sulla dirigenza, sul perché di questi contratti.
Il nostro intervento è stato ripreso anche da alcuni quotidiani, che hanno scritto: "Ma dove si mira?". Ebbene, non si mira da nessuna parte, il senso del nostro intervento è relativo al ruolo che chiediamo abbia il teatro pubblico. Stiamo avviando un'azione ed una discussione politica e culturale: in cosa consiste gestire un teatro pubblico e, dato che siamo convinti che nella nostra società sia bene esista il teatro privato e sia bene esista il teatro pubblico e tuttavia pensiamo che sono due mondi differenti, visto che di questi due mondi quello del teatro pubblico ci coinvolge, al di là delle nostre culture ed opzioni, per il nostro lavoro a noi interessa che il Teatro Stabile sia gestito secondo gli interessi legati ad una managerialità pubblica e non privata. Non vogliamo che diventi il teatro che acquista uno spettacolo commerciale, pagandolo vediamo quanto e con dei legami contrattuali che lo obbligano in una certa direzione; non vogliamo che assuma la politica del teatro commerciale.
Quello spettacolo può girare per conto proprio, non ha bisogno di alcun Teatro Stabile che lo sostenga. Vi sono degli spettacoli che, invece rientrano nella politica che il Presidente manager pubblico di un Teatro Stabile dovrebbe attuare, ma sono interventi che hanno bisogno dei soldi di tutti per stare sul mercato, per avere nuova ricerca teatrale, per legare i problemi del teatro ai problemi che incombono, in modo non commerciale. La cultura non è un commercio. Temiamo, e questo è il senso del nostro intervento, che ci si stia indirizzando verso un'altra strada, verso una strada che consegna l'immagine del teatro pubblico non a se stessa, ma ad una Compagnia privata che ha prodotto uno spettacolo, validissimo, ma di mercato privato.
Cosa ci rimettiamo a comperare quanto produce, a fini privatistici, che sono lodevoli, ma altri, la produzione teatrale privata?



PRESIDENTE

Assessore Leo, lei chiede di intervenire, ma le ricordo che l'interpellanza viene illustrata, dopodiché risponde l'Assessore ed eventualmente c'è una replica da parte dell'interpellante.
Assessore, lei può dare l'assicurazione pubblica che ritiene, ma se queste cose, siccome sono fatti specifici, anche abbastanza difficili e controversi, potessero essere svolte in Commissione, mi pare faciliterebbero i lavori. E' una raccomandazione che rivolgo agli esponenti della Commissione.
La parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore alla cultura ed istruzione

Gli aspetti culturali che ci legano sono un fatto di stima culturale e non di identità culturale.
Per quanto riguarda il ruolo delle mino-ranze sostengo di essere uno di quelli che lo rispetta maggiormente e non mi infastidisce affatto, lo considero prezioso. Così come non sono un teorico della discontinuità questo è noto, Consigliere Chiezzi, non sono uno di quelli che quando arriva una persona nuova annulla tutto, anzi, considero preziosissima la storia e il contributo di tutti.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,15)



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