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Dettaglio seduta n.180 del 28/10/97 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


ANDREA FOCO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellingeri, Cavallera, Farassino e Picchioni.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

c) Dimissioni della Consigliera Anna Benso da Consigliera Segretaria dell'Ufficio di Presidenza


PRESIDENTE

E' giunta alla Presidenza una lettera a firma della Consigliera Anna Benso. Ne do lettura: "Illustre Presidente, vorrei confermare con questa mia la volontà di dare le dimissioni dall'Ufficio di Presidenza.
Desidero peraltro ringraziare per le parole di stima ascoltate nel dibattito della scorsa settimana in Consiglio, ma soprattutto desidero ringraziare tutto l'Ufficio di Presidenza per la fiducia mai venuta meno.
Tuttavia, non essendo stati rimossi rilievi di carattere politico sottolineati nel mio intervento del 7 ottobre u.s., confermo pur con dispiacere la volontà di uscire, per coerenza, dall'incarico di Segretario dell'Ufficio di Presidenza.
Distinti saluti. F.to: Anna Benso".
Ovviamente questa comunicazione, che mi pare sia conseguente all'impegno assunto dalla Consigliera nella precedente seduta del Consiglio regionale, prevede che, nella prossima seduta del Consiglio, saranno poste all'o.d.g. le dimissioni della Consigliera.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Consigliere Papandrea, prima di darle la parola, vorrei ricordare quello che si è concordato nella riunione dei Capigruppo, per quanto riguarda la discussione di argomenti non iscritti all'o.d.g., di attendere la presenza in aula del Presidente della Giunta regionale, prevista per le ore 16,00. In quella sede affronteremo i problemi che il Consiglio riterrà opportuni. Questo era un impegno assunto; facciamo uno sforzo, almeno questa volta, per mantenere gli impegni che assumiamo in sede di Capigruppo.
Verrà comunque iscritto, come atto dovuto, al prossimo Consiglio regionale.
La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Concordo nell'aspettare le ore 16,00 quando arriverà il Presidente della Giunta, però chiedo che questa questione non venga accantonata per la prossima riunione, ma venga accantonata per le ore 16,00.
Noi chiediamo di compiere oggi degli atti, quindi la pregherei di considerare questa questione sul nostro tavolo sino alle ore 16,00 e di non rimandarla alla prossima seduta, perché non siamo d'accordo.
Sospendiamo sino alle ore 16,00 ogni determinazione.



PRESIDENTE

A me sembrava di essere stato abbastanza chiaro, dicendo che su una serie di argomenti, di cui avevamo discusso anche nella riunione dei Capigruppo, ne discuteremo alle ore 16,00. Mi sembrava che fossimo stati chiari, anche per gli impegni assunti in quella sede.


Argomento: Attivita' di promozione

Esame progetto di legge n. 355: "Modifica alla L.R. 7/8/1997, n. 47 (Interventi a sostegno delle attività svolte dalle Università popolari e della terza età o comunque denominate)"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 4) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 355.
E' relatrice la Consigliera Benso, che ha facoltà di intervenire.
BENSO, relatrice Do per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Signori Consiglieri, l'art. 5 della L.R. n. 47/97, prevede, tra l'altro, che 'Ai fini della concessione dei contributi, i soggetti di cui all'art. 1 devono presentare domanda alla Giunta regionale entro il 31 maggio di ogni anno...'.
La legge, dopo l'iter procedurale di approvazione, è stata pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte in data 13/8/1997.
La data di pubblicazione della legge, pertanto, viene a trovarsi in contrasto con la data di scadenza per la domanda di concessione di contributi prevista dalla medesima legge che indica, come sopra riportato il 31 maggio di ogni anno.
Questa non sintonia di date comporta la non applicazione della legge per l'anno in corso, se non viene opportunamente e urgentemente modificata al fine di superare il contrasto indicato e potere, in tal modo, assumere già nell'anno 1997 impegni a sostegno della funzione sociale e culturale che viene svolta dalle Università popolari e della terza età, o comunque denominate, le cui attività vanno a beneficiare l'intera comunità piemontese che ha manifestato di porre in questa legge notevoli aspettative.
Con questa proposta di modifica, pertanto, si intende risolvere un ostacolo involontario contenuto nella legge n. 47/97 per dare attuazione immediata nell'anno in corso alla volontà espressa dal legislatore allorquando diede approvazione alla medesima legge indicandone finalità e modalità operative".



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 32 astensioni 4 L'art. 1 è approvato.
Indìco ora la votazione nominale, mediante procedimento elettronico sull'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI' 36 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Iscrizione ed esame progetto di legge n. 343: "Partecipazione al Comitato per l'Ostensione solenne della Sindone del 1998"


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. il progetto di legge n. 343: "Partecipazione al Comitato per l'Ostensione solenne della Sindone del 1998".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' iscritto all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
Passiamo dunque all'esame del progetto di legge testé iscritto.
E' relatrice la Consigliera Cotto, che ha facoltà di intervenire.
COTTO, relatrice "L'Ostensione della Santa Sindone del 1998 rappresenta, oltre che un momento di alta spiritualità per l'intera cristianità, un'eccezionale occasione di rilancio dell'immagine del Piemonte a livello internazionale sia in termini culturali che turistici.
A tal fine è stato predisposto un programma di interventi di restauro a Torino e in Piemonte.
In considerazione del previsto arrivo di milioni di pellegrini e turisti nel capoluogo piemontese, si è ritenuto che queste persone, dopo aver visitato la cattedrale ed osservato il Sacro Lino, debbano trovare nella città di Torino, così come nell'intera Regione, proposte ed itinerari culturali di rilievo che si considerano fondamentali per una conoscenza religiosa, storica ed artistica del territorio.
E' necessaria quindi un'attenta opera di restauro, valorizzazione e promozione, che è in corso.
Sono stati pensati anche adeguati servizi di diffusione, comunicazione segnaletica, prenotazione ed accoglienza: dalle strutture alberghiere e di ospitalità, ai bar, alle caffetterie, ai ristoranti e alle postazioni informative.
Il programma di iniziative è stato fino ad ora elaborato da una Commissione costituita dal Cardinale Arcivescovo di Torino, ma la sua realizzazione necessita ora della costituzione di un Comitato di gestione che si chiamerà 'Comitato per l'Ostensione solenne della Sindone del 1998' privo di scopi di lucro, formato dalla Regione Piemonte, dall'Arcidiocesi di Torino, dalla Provincia di Torino e dalla Città di Torino.
Il suddetto Comitato, presieduto dall'Assessore pro tempore per le Risorse Culturali e la Comunicazione della Città di Torino, avrà la finalità di promuovere l'interessamento e la collaborazione di soggetti pubblici e privati in ordine alla solenne Ostensione della Santa Sindone prevista a Torino dal 18 aprile al 14 giugno 1998, con particolare attenzione alle aree di incontro dei compiti comuni agli Enti promotori escludendo invece quegli ambiti di interesse proprio soltanto all'uno o all'altro componente.
Per raggiungere le finalità indicate, il Comitato si avvarrà delle contribuzioni, di qualunque tipo, fornite dai componenti o da terzi.
Ogni membro promotore partecipa in relazione alle sue disponibilità finanziarie, tenuto conto del ruolo assunto ai fini dell'iniziativa oggetto delle finalità del Comitato.
L'art. 1 del disegno di legge regionale prevede che la Regione Piemonte, ai sensi dell'art. 5 dello Statuto, nel perseguire la finalità di promuovere l'interessamento e la collaborazione di soggetti pubblici e privati in ordine alla solenne Ostensione della Sindone prevista a Torino dal 18 aprile al 14 giugno 1998, partecipi alla costituzione del 'Comitato per l'Ostensione solenne della Sindone del 1998'.
L'art. 2, dopo aver stabilito al comma primo che la Regione Piemonte assieme alla Città di Torino, all'Arcidiocesi di Torino ed alla Provincia di Torino, partecipa al 'Comitato per l'Ostensione solenne della Sindone del 1998' che dovrà essere costituito sulla base dell'allegato schema di statuto, elenca al secondo comma i compiti di competenza del Comitato stesso fra i quali quello di determinazione del piano finanziario relativo a tutte le fasi dell'Ostensione e di gestione delle iniziative in programma, di ricerca di sponsorizzazioni, di gestione delle risorse economiche e dei contributi, di assegnazione di incarichi ed affidamenti esterni, ecc.
L'art. 3, relativo alle modalità per la costituzione del Comitato prevede che il Presidente della Giunta regionale compia per la Regione Piemonte gli atti necessari per la costituzione del Comitato apportando allo statuto le eventuali modifiche formali necessarie ai fini della costituzione del Comitato.
Per quanto riguarda le modificazioni sostanziali ma non incidenti sulla natura e le finalità del Comitato e successive all'approvazione della legge, il secondo comma dell'art. 3 prevede che siano approvate con deliberazione del Consiglio regionale.
L'ultimo comma dell'art. 3 prevede che la Giunta regionale assuma i provvedimenti amministrativi necessari per consentire il finanziamento degli obiettivi del Comitato.
L'art. 4 del disegno di legge istituisce il capitolo di bilancio denominato 'Contributi al Comitato per l'Ostensione solenne della Sindone del 1998' con uno stanziamento per il 1997 di £. 1.000.000.000, rimandando al relativo bilancio di previsione lo stanziamento per il 1998.
Ai sensi dell'art. 5 la vigenza della legge è collegata alla durata del Comitato così come determinata dallo Statuto.
L'art. 6 dichiara l'urgenza della legge che entrerà in vigore il giorno stesso della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte".



PRESIDENTE

Sulla relazione della Consigliera Cotto è aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Montabone; ne ha facoltà.
MONTABONE Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ci troviamo di fronte ad un progetto di legge di estrema importanza, che ha due punti di riferimento importantissimi. Il primo è il discorso principale dell'Ostensione della Sacra Sindone; il secondo è contenuto nel progetto di legge ed è tutto quanto turisticamente avverrà rispetto ai milioni di pellegrini che verranno a Torino per vedere la Sacra Sindone.
Dichiaro immediatamente il voto favorevole del nostro Gruppo rispetto a questo provvedimento.
Vorrei fare una sola osservazione. Il fatto che il Comune di Torino abbia la Presidenza di questo Comitato può anche andare bene, a patto per che si tenga conto che il movimento di pellegrini verso Torino non riguarderà soltanto la città di Torino, ma l'intero Piemonte.
Questo è un progetto che ha delle valenze culturali e turistiche fortissime. Basti pensare a tutti gli sforzi che si sono fatti in termini culturali e storici per la riproduzione, la rievocazione, la rimessa in funzione, dal punto di vista culturale, delle Vie Francigene in Piemonte.
A me sembra un po' riduttivo che a presiedere questo Comitato sia l'Assessore alla cultura del Comune di Torino, a meno che non si pensi che a fianco di questo Comitato, dal punto di vista turistico, ne possa nascerne un altro che entri veramente nel merito dell'iniziativa turistica e che vada a verificare tutte le possibilità di accoglienza lungo le vie di transito importanti della nostra regione, per i pellegrini che verranno a Torino.
Credo che questo ragionamento sia determinante perché oggi esaminiamo questa fase dal punto di vista culturale, ma se la esaminassimo dal punto di vista turistico - ripeto - questo Comitato sarebbe insufficiente per verificare tutte le opportunità che il Piemonte avrà, da qui all'Anno Santo, con l'esposizione della Sacra Sindone.
Ribadendo il mio voto favorevole al progetto di legge, invito ancora a prospettare qualcosa in più, che tenga conto dell'intera realtà piemontese dal punto di vista turistico.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Leo.
LEO, Assessore alla cultura ed istruzione Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo per raccogliere immediatamente sia il senso della relazione della Consigliera Cotto Vicepresidente della Commissione Cultura, sia le giustissime sottolineature del Consigliere Montabone. Desidero, infatti, intervenire su due fronti: uno specifico, l'altro più generale.
Noi stiamo lavorando contemporaneamente anche per il Giubileo (l'osservazione del Consigliere Montabone mi sembra molto giusta): il coordinamento della Presidenza è affidato alla Regione e non al Comune di Torino né ad altra Provincia. E' la Regione che coordina tutte le Province.
L'osservazione del Consigliere Montabone - ripeto - è assolutamente pertinente: si tratta di un grande evento religioso e lo rispettiamo profondamente. E' anche un grande evento culturale e ci vuole tutta l'attenzione necessaria; può essere una grande occasione per far conoscere in maniera intelligente e positiva le bellezze della nostra regione, e questo non va sottovalutato.
Per questa ragione abbiamo operato due piccoli mutamenti. Il primo è stato quello di inserire gli Assessori al turismo di Comune, Provincia e Regione, che nel testo originario - come i colleghi ricorderanno - non erano previsti. In secondo luogo, stimolare gli accordi con le aziende turistiche, con tutto il meccanismo del turismo, affinché si rapporti per facilitare questa opportunità.
Inoltre, non appena la legge sarà approvata ed il Comitato insediato ufficialmente, se il Presidente Chiezzi, la Vicepresidente Cotto e l'intera Commissione sono d'accordo, intenderei venire in Commissione a relazionare sui passi del Comitato, anche perché, essendo rappresentante della Regione all'interno di esso, desidero portare tutti i suggerimenti possibili.
Devo dire (per memoria storica, anche se sono passati tanti anni, ma ero già attivo allora) che rispetto al 1978 è stato fatto un enorme passo avanti.
Allora, gli Enti locali non furono in alcun modo coinvolti e non si sfruttò neanche all'1 per mille la potenzialità regionale, l'opportunità di utilizzare determinati percorsi.
Questa volta, invece, sono già stati approvati dalla Commissione consiliare (che ringrazio per l'attenzione e l'impegno avuti), nei programmi generali, sedici percorsi sindonologici in tutta la regione. Sono stati approvati altresì finanziamenti per restauri in tutta la regione tutto questo con fondi particolari, non riferiti alla legge.
Questa legge prevede uno stanziamento di 3 miliardi da parte della sola Regione, proprio per l'organizzazione più stretta (la cartellonistica ecc.), ma altre risorse (soprattutto - ripeto - gli stanziamenti per i restauri) molto superiori sono già state destinate - altrimenti non sarebbero arrivate in tempo - a tutte le Province ed alle singole realtà.
Raccolgo l'importantissima raccomandazione che è stata fatta e me ne farò carico subito, da domani mattina stessa. Ci tenevo però a significare che questa volta si è partiti con una certa attenzione.
Ripeto, nel 1978 sembrava quasi che l'evento non riguardasse la comunità locale; oggi, invece, si prevede un servizio di prenotazioni, di prelettura, un meccanismo molto complesso che sono disposto a riferire in Commissione.
Considero molto importante - voglio renderne atto - il richiamo che faceva il Consigliere Saitta, dicendo che è necessario che gli esecutivi abbiamo un grande confronto con le assemblea legislative, con le assemblee rappresentative.
Intendo, dunque, concordare preventivamente in Commissione ogni passo del Comitato per la Sindone, informare la Commissione su quanto avviene come del resto è successo per la discussione di questa legge, che è partita da lontano.
Sottolineo ancora un fatto: questa avrebbe potuto essere una semplice deliberazione e quindi bypassare il Consiglio; abbiamo voluto fortemente che fosse una legge del Consiglio - per l'importanza, per il significato e per il rilievo - perché il Consiglio fosse pienamente interpellato.
Voglio ancora dare una notizia: il Comune di Torino stanzierà 3 miliardi, la Provincia 1 miliardo e la Curia si impegnerà per 1 miliardo e mezzo.
Inoltre, un Comitato legalmente costituito consentirà di accedere a sponsorizzazioni, come ha già detto la Consigliera Cotto, ed altri contributi.
C'è comunque un accordo di base e io voglio segnalare che, con la massima attenzione, faremo il possibile per rispettare la religiosità dell'evento, facendo in modo che, nel contempo, gli Enti locali ed il territorio regionale abbiano il migliore risalto e la migliore presentazione possibile.
Grazie ai colleghi che hanno lavorato su questo.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 41 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 41 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 41 L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 41 L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 41 L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 41 L'art. 6 è approvato.
Indìco infine la votazione nominale, mediante procedimento elettronico sull'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI' 41 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche) - Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Esame ordini del giorno n. 594: "Beni culturali di Torino e Piemonte e destinazione d'uso Reggia di Venaria" e n. 553: "Problematiche per la gestione, manutenzione e recupero del Castello di Venaria Reale" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 594, presentato dal Consigliere Saitta, di cui al punto 16) all'o.d.g.
Partendo da questo ordine del giorno avviamo la discussione sulla destinazione della Reggia di Venaria.
La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Annuncio solo un ordine del giorno in arrivo, presentato dal Presidente della VI Commissione.



PRESIDENTE

Va bene.
La parola all'Assessore Leo.
LEO, Assessore alla cultura ed istruzione Prendo spunto dall'ordine del giorno presentato, che ritengo molto importante, per fare un intervento in generale sulla delicatezza e l'importanza di questo momento e del sistema museale e poi, più segnatamente, su Venaria.
Proprio perché è un momento importante, mi sono permesso di metterlo per iscritto, in modo che possa rimanere ai colleghi e che le parole siano ponderate, quindi condivise.



PRESIDENTE

Assessore, le chiedo scusa. Pregherei l'Aula di fare lo sforzo di seguire. Questo è un argomento al quale la VI Commissione ha dedicato due sedute di non poco conto e di non poco tempo. Quindi, non abbiamo ritenuto esaurito l'argomento in Commissione.
Prego, Assessore, continui.
LEO, Assessore alla cultura ed istruzione Il dibattito sulla diversificazione produttiva di Torino e del Piemonte ha da tempo individuato nella cultura un settore strategico di investimento.
Superando la precedente politica culturale che si limitava a destinare fondi alla cura e alla conservazione del patrimonio e al sostegno della vitalità artistica della comunità, si sono sviluppate iniziative, studi e finanziamenti che individuano nel patrimonio e nell'istruzione culturale vere e proprie risorse e poli di ricchezza economica e culturale.
Faccio riferimento all'approfondito dibattito avvenuto in Commissione ed anche a quello avvenuto presso la Fondazione Agnelli, in cui si individuavano questi settori come fonti di ricchezza.
Gli obiettivi di un investimento culturale non sono stimabili soltanto in termini di una generica ricaduta turistica; una città o una regione sono intellettualmente ed economicamente vive se esprimono, prima di tutto sui propri cittadini e, più in generale, sulla comunità internazionale, una capacità di attrazione. In un luogo non si va solo per vedere qualcosa, ma soprattutto per incontrare qualcosa e qualcuno.
La Regione Piemonte è leader di questo orientamento e da tempo, in collaborazione con altre istituzioni pubbliche, ha ideato ed avviato un ambizioso disegno di trasformazione dei beni e delle istituzioni culturali del Piemonte, articolato in grandi progetti: dal sistema delle regge e collezioni reali al Castello di Rivoli al Museo di arte contemporanea, sino all'ultimo progetto per il recupero di Venaria.
Caro Presidente, mi permetto di approfondire questo argomento, data la sua importanza ed avendo preso contezza dell'ordine del giorno presentato dal Consigliere Saitta ed altri colleghi. Mi pare dunque doveroso dare una risposta alla Commissione e all'assemblea consiliare di corrispondenza di interesse e di attenzione perché è una questione che considero molto importante.
L'Amministrazione è ben consapevole che il disegno comporta non solo grandi investimenti, ma anche una radicale definizione dell'assetto istituzionale ed organizzativo del sistema.
Si tratta, in altre parole, di aprire una fase di grande riforma dell'intero settore.
Tre sono le linee guida dell'azione regionale: prima di tutto l'adozione permanente di un punto di vista internazionale ed europeo.
E' necessario non solo imparare da modelli già consolidati in altri paesi ma anche costruire un sistema di relazioni con altre istituzioni culturali sia per il confronto e lo scambio di idee ed esperienze sia, soprattutto per essere dentro il circuito. Il discorso di Venaria non avrebbe senso se non ci fosse questo ragionamento, che viene sollecitato sia dall'ordine del giorno sia in Commissione.
Il sistema dell'arte moderna e contemporanea di Torino è già inserito a livello internazionale ed in questo senso è da leggersi il recente avvio del progetto per la costituzione di una rete delle Residenze reali d'Europa, che si riuniranno in Piemonte a fine mese. A fine mese avremo dunque, la riunione di tutti i responsabili delle Residenze reali europee.
Il secondo orientamento è la modernizzazione organizzativa della gestione degli istituti culturali attraverso un forte coinvolgimento di energie private nella loro vita.
Torino ha vissuto le prime esperienze di sponsorizzazione di banche e di grandi industrie, ha sperimentato forme originali di gestione museale con la partecipazione di privati, ha visto un fiorire di fondazioni ed associazioni in campo culturale ed artistico che danno il segno della vivacità della nostra Regione.
La presenza di privati non costituisce solo arricchimento del sistema, ma è una condizione indispensabile, un orientamento strategico del disegno riformatore.
La terza linea guida, la più importante, è stata e rimane l'intesa tra le istituzioni pubbliche e quelle locali.
Dopo un lungo periodo di sostanziale indifferenza tra queste, gli ultimi anni sono stati caratterizzati da un vero e proprio patto, da un'alleanza tra la Regione e gli altri Enti locali del Piemonte, in primo luogo la Città e la Provincia di Torino, che ha consentito di esprimere una grande forza progettuale e negoziale.
Questa solidarietà istituzionale ha ottenuto grandi risultati e si è espressa non solo in termini di accordo politico, ma anche di elaborazione e ricerca comune di idee, progetti e realizzazioni che hanno reso Torino e il Piemonte una vera eccezione nel sistema istituzionale italiano.
Questa alleanza è un bene prezioso, è la condizione indispensabile per rendere realistico un disegno riformatore. Disegno reso anche più perseguibile dal fertile humus che sta creando la grande iniziativa degli "Stati Generali del Piemonte", nonché da un atteggiamento di estrema serietà e propositività sul tema della cultura, tenuto in Consiglio regionale non solo dalle forze della maggioranza di governo, ma anche da quelle di minoranza, tant'è che il programma 1996/1997 ha avuto il voto positivo di tutti i Gruppi consiliari, eccezione fatta per Rifondazione Comunista.
Già a novembre di quest'anno si procederà ad un approfondito dibattito ed alla redazione - in sede della VI Commissione consiliare Cultura - del programma assessorile 1998/2000.
Quali possono essere i prossimi passi da compiere? Gli Assessori alla Cultura di Regione, Provincia e Comune hanno chiesto al Ministro Veltroni - che non ha ancora risposto - la costituzione di un tavolo per ridisegnare l'intero assetto del sistema museale metropolitano.
Per il recupero della Reggia di Venaria è stato costituito un Comitato presieduto dal Ministro, cui partecipano la Regione, la Provincia ed i Comuni di Torino e Venaria. Il Sindaco di Torino e il Presidente della Provincia potrebbero, insieme all'Amministrazione regionale, proporre al Ministro la costituzione di un'analoga compagine per porre il problema del riordino strutturale, organizzativo ed istituzionale dei musei di Torino.
Accanto agli investimenti pubblici su beni ed istituzioni culturali è necessario promuovere la nascita e lo sviluppo di una vera industria della cultura che integri e completi, con la propria capacità di iniziativa, il livello e la qualità della produzione culturale e quel salto in avanti nella concezione.
Devo dire che questa maggioranza mi ha fortemente stimolato nella proposizione, realizzando un dibattito positivo che coinvolge tutto il Consiglio regionale.
Editori, architetti, grafici, operatori turistici e nuove figure professionali, soprattutto i giovani, devono trovare nella nostra città e nella nostra regione un luogo attraente ed accogliente.
In questo senso, merita un'attenzione particolare lo sviluppo degli insediamenti in campo radiotelevisivo, delle telecomunicazioni e della multimedialità.
Anche su questo aspetto la Regione è interessata a discutere ed a sostenere tutti i progetti che favoriscano tale tendenza.
Questi sono i nostri obiettivi per il futuro e su questi temi vogliamo rinnovare e rafforzare l'alleanza con le altre istituzioni locali, convinti come siamo che una chance importante per il rilancio della Regione e della città passi attraverso questa sfida sulla cultura. Sfida che, con Venaria si pone ad un livello altissimo, perché - lo ricordavano alcuni colleghi in Commissione - il Governo ha posto attenzione al problema, è stato stabilito un progetto e sono state concesse delle opportunità.
Ritengo, pertanto, che l'incontro di domani a Roma sarà molto importante.
Noi abbiamo presentato una delibera che ha i seguenti contenuti: l'ampio dibattito svoltosi sulla Reggia di Venaria suggerisce di escludere l'ipotesi che essa si configuri semplicemente come la nuova sede di un museo esistente - questo anche per raccogliere dichiarazioni di Consiglieri, anche della minoranza, sulla vicenda del Museo Egizio - o come una nuova istituzione di un museo tradizionale i cui pezzi appaiono di difficile identificazione e, ancora più, di difficile disponibilità. Ne consegue che si dovrà puntare su un tema espositivo radicato nella tradizione torinese e piemontese e con potenziale accesso a reperti disponibili.
L'originalità dell'impresa consisterà, dunque, nell'innovazione e nella spettacolarità, oltre che nella coerenza tematica che si saprà imprimere al percorso espositivo, cioè una cosa forte, nuova, di richiamo, ma nel contempo collegata alle radici storiche e tradizionali di Venaria.
Tre temi paiono corrispondere a quanto suggerito: civiltà antiche e mondo moderno, sempre in un gioco di richiami; potere, loisir e rappresentazione (Venaria in quanto tale, quello che è stato nei secoli, quello che rappresenta); architettura, arti applicate e design.
Tutte e tre le ipotesi hanno in comune il tentativo di indagare il tema a partire dalla condizione contemporanea, proponendo il museo non come luogo della raccolta e della conservazione, ma come occasione tematica di confronto tra il vicino e il lontano, il presente e il passato.
Nel primo caso, un'area come quella torinese, accentuatamente segnata dalla modernità, potrebbe esprimere il fascino e il mito delle città antiche, di cui Torino conserva grandi reperti e importanti competenze.
Nel secondo caso, una residenza come quella di Venaria, luogo del potere e della sua rappresentazione, potrebbe non solo esibirne una configurazione storica, determinante e testimoniata splendidamente in altre residenze e in collegamento con altre residenze, ma seguire il tema nelle diverse fasi della storia culturale d'Italia e d'Europa fino ai nostri giorni.
Nel terzo caso, il filo potrebbe essere perseguito dagli sviluppi della storia dell'architettura fino al design.
Le ipotesi qui delineate presuppongono tutte la disponibilità al trasferimento a Venaria di reperti anche significativi provenienti da altri musei, considerati essenziali per lo sviluppo dell'idea progettuale. Tutto questo con la disponibilità del Comune di Torino, così come del Governo perché, come i colleghi comprendono, se non avessimo la disponibilità a trasferire i reperti tutto questo sarebbe abbastanza inutile.
Il progetto dovrà dettagliatamente indicare a quali reperti fare ricorso e affrontare problematiche connesse al loro trasferimento disponibilità, possibilità tecniche, costi, tempi e problemi condotti al museo di provenienza.
Gli enti firmatari dichiarano disponibilità a collaborare.
Il percorso seguito finora è stato quello di trovare una disponibilità che in effetti c'è - da parte dell'Unione Europea ad affrontare con tutta la serietà scientifica, come il Consigliere Foco ricordava in Commissione affinché vicende di questo genere non vengano affrontate con slogan e altro, ma con grande serietà scientifica. Per questo è molto importante il lavoro svolto dalla Commissione scientifica nazionale.
Concludo dicendo che questa è una grande opportunità per il Piemonte e come tale deve essere vissuta. Sarebbe molto grave - come alcuni colleghi hanno ricordato in Commissione - se fosse vissuta in antitesi a Torino non è assolutamente così, per questo noi vogliamo un sistema metropolitano integrato - o se fosse vissuto come un problema da risolvere in qualche modo.
Si tratta invece di una grande opportunità. Ho già riportato i dibattiti del comitato politico e le opinioni della Commissione, sarà mia cura riportare anche quelle del dibattito di oggi avuto in Commissione.
Considero preziose le considerazioni, le osservazioni sollevate da alcuni colleghi, il richiamo della collega Suino sulle vicende della storia di Venaria che ci consente di affrontare con serietà una vicenda che - ripeto deve essere giudicata con serietà, senza alcuna forma di ostacolo all'occasione di diventare una grande, importante realtà che si inserisce in un disegno organico, disegno organico che con gli altri Enti locali è stato misurato, con il Governo è confrontato e, per fortuna, con il Consiglio regionale è stato discusso ampiamente nella sede della VI Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



PRESIDENTE

SAITTA



PRESIDENTE

Innanzitutto ringrazio l'Assessore Leo che ha voluto introdurre questa riunione, richiesta con questo inquadramento di tipo generale sul problema della Reggia di Venaria. Ha fatto bene a fare riferimento ad un contesto più ampio, parlando di Area metropolitana torinese, e parlando di Piemonte.
Questo mi sembra un arricchimento del dibattito, perché abbiamo registrato in questi giorni prese di posizione molto localistiche, molto campanilistiche e il nostro livello di riflessione non può che essere più ampio, indipendentemente dalle esigenze di carattere locale, che sono importanti, ma dobbiamo fare lo sforzo di renderle coerenti con un disegno più ampio.
Il Gruppo dei Popolari ha chiesto questo dibattito partendo dalla Reggia di Venaria, ma indicando un tema molto più ampio, che è quello dei musei e dei beni culturali a Torino. Questo perché partendo dalle scelte che occorrerà compiere, che in parte sono state già compiute per la Reggia di Venaria, si è sviluppato un ampio dibattito sui mass media - in modo particolare sui giornali, attorno alla Reggia di Venaria - che come conseguenza ha riguardato tutto il sistema museale torinese, direi dell'Area metropolitana torinese.
E' noto cosa è stato detto intorno a questo ipotetico trasferimento del Museo Egizio di Torino, i pro e i contro, gli interventi autorevoli: noi abbiamo notato, ad un certo punto del dibattito, interessante sicuramente perché ha permesso di uscire da un tran tran in cui ormai questa vicenda del Museo Egizio di Torino era inquadrata, che rischiava di essere un dibattito di avanguardia, non seguito dalle istituzioni. Nel senso che abbiamo notato, e poi ne abbiamo avuto la prova, che gli impegni che si erano già assunti il Presidente della Giunta regionale Ghigo, il Sindaco Castellani e il Presidente della Provincia di Torino, rischiavano di essere degli impegni difficili da mantenere perché le assemblee regionale provinciale e comunale non erano sufficientemente informate, ma soprattutto non erano della stessa opinione dei loro Presidenti.
In effetti la settimana scorsa si è avuta la conferma del Comune di Torino. Al Comune di Torino è sostanzialmente capitato che il Consiglio nella quasi totalità, ha detto no al trasferimento del Museo Egizio, una delle ipotesi inserite nel documento del Comitato politico istituito dal Ministro Veltroni. Mi pare che domenica ci sia stata una riunione della maggioranza della Regione, dove è stata detta la stessa cosa; in sintesi da quello che ho letto oggi sulla stampa la maggioranza dice a Ghigo "No, il Museo Egizio non si tocca, resta a Torino". Non so cosa è capitato in Provincia, perché il dibattito è in corso, ma presumo che le posizioni siano simili.
La prima riflessione non può che essere questa: quando si tratta di esaminare e assumersi degli impegni così importanti, che riguardano più enti, è fondamentale e necessario che il capo delle istituzioni, in questo caso la Regione, il Presidente Ghigo, ascolti qual è l'opinione, non soltanto della maggioranza. Avrebbe fatto bene ad ascoltarle tutte e avrebbe forse capito che non bisognava andare avanti su quel progetto.
Ascoltare l'opinione del Consiglio regionale lo potrebbe aiutare, ma soprattutto potrebbe aiutare ad avviare un percorso realistico, perché oggi qualunque ipotesi diversa, rispetto al Museo Egizio come ipotetico trasferimento a Venaria, sembra quasi una posizione di ripiego rispetto ad un progetto molto più ampio, al di là del giudizio che si può dare su Venaria.
La sensazione è che scegliamo una soluzione di tipo residuale; non è così, ma la sensazione è questa. Quindi prima di lanciare progetti ipotesi, prima di inviare documenti alla Comunità europea, credo che Castellani, Ghigo e la Bresso debbano confrontarsi con le loro istituzioni è fondamentale. Stanno facendo una brutta figura tutti e tre, questo è il problema vero, perché se fosse emerso con chiarezza che il trasferimento del Museo Egizio era impossibile, come mi pare impossibile per alcune resistenze che esistono - io non sono della stessa opinione - probabilmente non si sarebbe lanciata l'idea del trasferimento.
Quale era la sede dove questo sarebbe potuto emergere: in Consiglio sicuramente, ma poi nel Comitato politico, che è la sede dove c'è il Presidente della Giunta regionale, il Sindaco di Torino e il Presidente della Provincia. C'è un gruppo di persone, autorevoli sicuramente, che in questi momenti non si assumono l'impegno di verificare che cosa pensano gli organi collegiali, assumono una posizione d'avanguardia e poi debbono frenare.
Oggi stanno frenando, quindi questo è il primo limite.
Non c'è il Presidente Ghigo, mi rivolgo al Vicepresidente Majorino, perch lo riferisca al Presidente Ghigo, bisogna essere molto attenti, soprattutto quando ci sono problemi di rapporti con la Comunità europea, quando ci sono in ballo finanziamenti così importanti. Questo perché ho la sensazione Vicepresidente Majorino, che se questo nodo fosse emerso subito, fin dal momento della costituzione del Comitato politico, cioè dicembre 1996, io credo che il Comitato tecnico e il Comitato politico forse avrebbero approfondito meglio altre ipotesi rispetto al Museo Egizio e forse tutti quanti, come Commissione, avremmo potuto dare un contributo diverso da quello che abbiamo dato perché non abbiamo avuto elementi sufficienti per poter fare una valutazione approfondita.
Forse avremmo anche potuto attrezzarci per avere suggerimenti e idee da parte di chi segue con più attenzione questa materia.
Oggi noi ci troviamo a pochi giorni da alcune scadenze, 31 dicembre presentazione del progetto alla Comunità europea, 12 dicembre c'è un'altra scadenza immediata, domani la decisione del Comitato politico e in sostanza che cosa possiamo dire? E' difficile, perché il documento contiene l'ipotesi del Museo Egizio, l'ipotesi del Museo della (...) e delle arti decorative o del design industriale. Mi sembra che l'unica cosa che oggi si possa dire, dopo quello che ha detto il Comune di Torino e dopo alcuni rilievi fatti dalla maggioranza della Regione, è che l'ipotesi del Museo Egizio sia un'ipotesi non percorribile. Questo mi sembra l'unico elemento certo, ma non abbiamo altri elementi per poter dare un'indicazione specifica, concreta, per andare avanti.
Questo è un problema serio, perché non avendo un'idea realistica rischiamo di fare delle domande deboli alla Comunità europea, anche perch questi finanziamenti la Comunità europea li concede giustamente ad alcune condizioni: che l'intervento sulla Reggia di Venaria sia un intervento di respiro europeo, e non dà indicazioni su quale deve essere il tipo di utilizzazione. Dà un'indicazione di tipo economico, che può risolvere le questioni del livello di interesse, dicendo che 120 miliardi di finanziamento sono possibili a condizione che 120 miliardi producano 800 posti di lavoro a regime, non per il cantiere: 800/1.000 posti di lavoro a regime vuol dire una spesa di circa 40/50 miliardi soltanto di personale.
Vuol dire, considerati tutti i costi di gestione, 70/80 miliardi. Per coprire una spesa di 70/80 miliardi occorre avere degli introiti sufficienti.
Quindi l'ipotesi vera, che dà un rilievo di carattere europeo all'intervento, è il numero dei visitatori. Il numero dei visitatori non è riferito al bacino locale piemontese o nazionale. Oggi ci veniva detto un numero di visitatori interessato all'utilizzo di Venaria di un milione di persone annuo: biglietto, utilizzazione delle strutture. Questo potrebbe consentire un intervento che sta in piedi, perché non credo che la Regione abbia interesse soltanto a recuperare edifici: se una struttura non è utilizzata, dopo un po' di tempo decade. Quindi il problema dell'utilizzo degli edifici e del numero dei visitatori è estremamente importante: è questa la vera preoccupazione.
Sicuramente oggi siamo in grado di dire qualcosa sulle destinazioni di alcune parti della struttura, relativamente alle quali mi pare che siamo tutti concordi circa la conservazione dei beni culturali (interventi nelle scuole, ecc.); non siamo però ancora in grado di dire nulla sul sistema museale, che rappresenta la parte più importante.
Presidente e Assessore, credo che oggi sarebbe presuntuoso esigere dal Consiglio delle indicazioni originali rispetto a quelle già date; qualcuna è stata avanzata in Commissione, ma credo che nessuno di noi la possa realmente sottoscrivere. Per quanto concerne le destinazioni della Reggia di Venaria relative all'attività di conservazione dei beni culturali, non si può che concordare; sulla base di queste indicazioni, è possibile fare dei ragionamenti analitici, in termini di costi e di gestione, mentre sulla parte museale, non abbiamo ancora un'idea forte. Di conseguenza, dobbiamo ottenere dall'Unione Europea ancora un po' di tempo, in modo da poter indire un concorso di idee e poter svolgere un maggiore approfondimento sulla destinazione museale, con una finalità precisa: un milione di visitatori.
Dico questo, perché altrimenti l'operazione non starebbe in piedi.
Colleghi, un milione di visitatori corrisponde al numero totale dei visitatori di tutti i musei torinesi, che hanno 800 dipendenti: è senz'altro una grandissima operazione.
Sono state avanzate tante ipotesi, alcune di grande fascino e interesse, ma se non c'è la sicurezza di un'idea forte dal punto di vista museale, sarebbe un'operazione poco seria. Richiederemmo dei fondi per un'operazione che poi non riusciremmo a reggere realmente.
Sono queste le considerazioni che volevo fare, ma mi riservo di intervenire immediatamente dopo il dibattito, anche per vedere se c'è una conclusione unica da parte del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Casoni.
CASONI Volevo innanzitutto dare atto all'Assessore Leo di aver chiarito, nella sua introduzione, i termini della questione relativa al Museo Egizio che in un primo momento, aveva creato dei dissidi all'interno degli Enti locali (Regione, Provincia e Comune).
La soluzione individuata è in linea con quelle che sono le politiche turistiche e culturali seguite in tutte le città importanti, ove esistono attrazioni di rilievo. E in Italia abbiamo tanti esempi di realtà (Venezia Firenze, Roma) ove non si tende a decentrare le attrattive principali, ma si tenta di valorizzare le strutture esterne alle città, magari nell'ambito di iniziative nuove che siano in grado di attirare nuovo turismo in tali aree.
Segue senz'altro questo indirizzo l'ipotesi di fare del centro della Reggia di Venaria un luogo dove sia possibile inserire dei progetti culturali magari nuovi, magari sinergici tra di loro, magari finalizzati non solo al mercato prettamente culturale, ma anche a quello turistico, scolastico e imprenditoriale.
Se è vero quello che diceva il Consigliere Saitta, queste iniziative possono davvero rappresentare un volano, ma per mantenerle nel futuro è necessario che le strutture siano in grado di garantire una forte ricettività.
Per fare questo, riteniamo necessario innanzitutto definire seriamente la politica del sistema museale torinese e piemontese: senza questo diventa difficile decidere una collocazione piuttosto che un'altra.
Oltre alla collocazione è importante la realizzazione di quell'opera alla quale la Reggia si potrebbe benissimo prestare, che è quella, da un lato, del suo inserimento nei circuiti con le altre regge e castelli piemontesi. E' un aspetto importantissimo e, a nostro avviso, da valorizzare, anche perché in Piemonte il sistema dei castelli e delle residenze sabaude può diventare un pacchetto di forte attrattiva in cui la Reggia potrebbe inserirsi benissimo, anzi forse esserne il polo trainante.
Dall'altro lato, una politica rivolta alla valorizzazione delle visite culturali, con particolare riferimento alle scuole. Se la Reggia di Venaria diventasse un centro di cultura dove racchiudere un insieme di arti, di culture, ecc., forse potrebbe diventare anche a livello regionale un vero punto di riferimento per le visite studentesche, di gruppi di lavoro, ecc.
Queste iniziative, certo, non danno lo stesso riscontro economico del turismo ordinario, ma sono altrettanto importanti; se si vogliono garantire determinati numeri di entrata, bisognerà far leva anche su questo settore.
Mi permetto di sollecitare, attraverso l'Assessore e il Presidente della Giunta, il Ministro Veltroni, in quanto ho appreso che ha bloccato il progetto sul sistema della politica museale. Ritengo importante che invece vada avanti, perché altrimenti difficilmente potremo individuare le priorità e collocarle nelle aree e quindi risistemare queste strutture.
Ribadiamo la nostra contrarietà all'ipotesi originale del trasferimento del Museo Egizio a Venaria, perché lo riteniamo un progetto che, andandosi a collocare in un'area, creerebbe un "buco" in un'altra. Tra l'altro sappiamo tutti che il Museo Egizio a Torino è una delle fonti di maggiore attrazione turistica, quindi è un volano per la città; spostarlo potrebbe comportare la diminuzione del numero di visitatori, danneggiando il circuito turistico cittadino.
Abbiamo esempi di altre città che, allorquando hanno decentrato alcune opere importanti, hanno visto drasticamente diminuire la fruizione delle stesse, perché il turista (di ogni categoria) quando si reca in un luogo vuole fare più cose, per cui cerca strutture, alberghi, ristoranti e tutta una serie di servizi e attrezzature che, onestamente, non vedo come oggi potrebbero essere collocate nell'area di Venaria.
Noi prendiamo atto delle dichiarazioni dell'Assessore; siamo soddisfatti della sua precisazione, ma lo invitiamo ad andare avanti e a valutare la pluralità delle prospettive, anche perché crediamo che orientandosi su una sola opzione, difficilmente sarà possibile raggiungere quel milione di visitatori del quale parlava il Consigliere Saitta: dobbiamo integrare più settori, dal mondo della cultura, a quello del turismo, dei circuiti e della scuola. Dobbiamo fare veramente fare di questa Reggia un centro culturale importante, un polo di riferimento per le altre aree di attrazione.
Dichiariamo comunque la nostra soddisfazione sulle dichiarazioni dell'Assessore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.
GALLARINI Intervengo per portare un contributo anche del nostro Gruppo sulle comunicazioni dell'Assessore in merito a questa questione.
Abbiamo ascoltato i vari interventi che si sono susseguiti e penso che come diceva Saitta, oggi possiamo dire solo ciò che non siamo e ciò che non vogliamo, come diceva Montale. Non siamo ancora in grado di dire ciò che vogliamo perché questa progettazione richiede tempi ancora notevoli.
Condivido anche il fatto che se nel recente passato ci fosse stata una collegialità di base su cui fondare una progettualità forte, molto probabilmente non si sarebbe andati avanti nel costruire un'ipotesi che poi si è dimostrata e si dimostra impercorribile.
Esprimiamo ovviamente la nostra adesione al fatto che l'Assessore dice no per ora - mi sembra che questo concetto sia emerso quasi all'unanimità all'ipotesi dello spostamento del Museo Egizio, sì comunque ad un concorso di idee e alle riflessioni. Io vorrei però portare un elemento di novità almeno ho la presunzione di portare un elemento di novità: il milione di visitatori all'anno è una cifra che fa accapponare la pelle sotto certi aspetti perché significa 3.000 visitatori al giorno. Noi però dobbiamo considerare Venaria non come un tassello isolato, ma collocato in adiacenza, un tutt'uno, col Parco della Mandria. In proposito penso che sia stata lungimirante la Regione, nelle sue varie amministrazioni, che ha acquisito dapprima la Mandria 1, molti anni fa, e la Mandria 2 pochi anni fa con l'amministrazione Brizio.
Ebbene, direi che il Parco della Mandria paradossalmente ha delle potenzialità nell'ambito della percentuale di cattura di quei visitatori e di quegli utenti di gran lunga superiore alla sola Venaria, la quale probabilmente ha un peso specifico di natura culturale e storica molto più elevato, ma il Parco della Mandria, attraverso la miriade di iniziative che potrebbero essere assunte per valorizzare ancora di più quel parco, già oggi nelle domeniche estive viene frequentato da 60/70.000 visitatori.
Dobbiamo quindi costruire un connubio, cioè far sì che Venaria sia un tassello inserito nel mosaico Mandria, il quale mosaico poi può essere un ulteriore grosso tassello di un altro percorso che può comprendere Stupinigi e altre dimore. Penso che si tratterebbe di un insieme unico e completo che può essere offerto in regime di monopolio, perché quando si parla di Versailles che ha preso lo spunto da Venaria è tutto dire! E' facile rimarcare che in Europa non esistono tanti casi di questo genere: ce n'è uno solo, questo, per cui lo possiamo offrire in regime di monopolio.
Direi quindi che il Parco della Mandria può essere supporto 80, posto 100 il complesso Mandria-Venaria. Pertanto, occorre lavorare non solo sull'aspetto culturale di Venaria, ma anche sotto l'aspetto turistico del Parco della Mandria, facendone un tutt'uno in modo tale che il concorso di idee possa spremere tutto il limone spremibile.
Vedo presenti fra il pubblico gli ex Consiglieri Nerviani e Fulcheri che furono Assessori dal 1990 al 1994, io lo ero pure insieme a loro, e ricordo che già allora si parlava di questi progetti. Certo, allora si facevano un po' più astrattamente, nel senso che non c'erano stati ancora i 18 miliardi di acquisizione della Mandria 2 e non c'era l'ipotesi dei 100 120 o 180 miliardi dei Fondi europei, però ricordo che a livello progettuale già si abbozzava un'ipotesi del genere che andasse a spremere tutte queste potenzialità all'interno delle quali, proprio solo come suggerimento, c'è la Mandria.
La Mandria rappresenta una potenzialità grossissima, da utilizzare in congiunzione, all'unisono, con Venaria.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Ferrero.
FERRERO Anche noi accogliamo questa scelta fatta dalla Giunta regionale, in particolare dall'Assessore Leo e dal Presidente Ghigo, di addivenire ad un progetto di recupero della Reggia di Venaria per trasformarla in un centro propulsivo di vita culturale ed economica dell'area metropolitana del nostro Piemonte.
E' sicuramente un'alternativa alle ipotesi di conversione industriale di cui spesso abbiamo anche noi discusso, quella della cultura, e il patrimonio culturale è una delle grandi risorse per la riqualificazione della qualità della vita e dell'immagine della nostra Regione, che darà sicuramente grandi opportunità di investimento economico e di investimento occupazionale in settori avanzati quali quello dell'organizzazione culturale, dell'editoria e della comunicazione.
Anche il fatto di avere inserito il recupero della reggia all'interno del documento unico di programmazione, quello riferito all'utilizzo dei fondi strutturali, è un atto di grande coraggio e di lungimiranza politica. Il Piemonte e Torino non possono non raccogliere questa grande sfida e devono quindi dimostrare che le loro istituzioni di governo, le loro risorse intellettuali e professionali, la loro efficienza e capacità operativa sono all'altezza di questa dimensione europea dell'operazione.
L'intervento è sicuramente molto complesso in quanto si devono comporre in un tempo ristretto sia esigenze di rispetto ambientale ed architettonico che coerenze culturali e tematiche, ed elaborare progetti con grandi difficoltà sia amministrative che tecniche, con problemi economici finanziari e ambientali. Tutto ciò comporterà un grosso lavoro per tutte le istituzioni che fino a questo momento sono state coinvolte.
Questa complessità dell'intervento e l'urgenza dei tempi richiede all'amministrazione una grande compattezza, politica e istituzionale. Il prerequisito del successo per questo progetto dovrà sicuramente essere la concordia tra le diverse istituzioni interessate alla messa a punto e all'esecuzione di questo progetto. E' quindi apprezzabile l'impostazione che è stata data finora con l'istituzione del Comitato politico di cui fanno parte i vertici del Ministero dei Beni Culturali, la Regione, la Provincia, le Città di Torino e di Venaria, che ha svolto finora e deve mantenere la sua funzione di luogo di indirizzo generale e di concertazione tra le diverse istituzioni.
Accennava prima il Capogruppo Gallarini all'importanza anche di aver affermato che l'intervento sulla Reggia di Venaria va inserito in un piano più globale di recupero territoriale dell'intera area della città storica di Venaria e del Parco della Mandria prevedendo dotazioni per l'intero plesso di tutte le infrastrutture e aree logistiche e di accoglienza necessarie per l'efficacia di questo progetto.
C'è poi la parte riferita alle indicazioni di destinazione che sono state presentate che paiono complessivamente soddisfare sia le esigenze economico-occupazionali richieste dall'Unione Europea sia le aspettative socio-culturali di una riqualificazione del tessuto ambientale dell'area metropolitana. In questo senso è da approvare, anche se il dibattito ha preso meno in considerazione queste destinazioni, l'idea di riallestire la grande Reggia di Venaria come luogo di rappresentazione della magnificenza sabauda, vera e propria porta d'ingresso per la conoscenza dell'intera storia e tradizione reale del Piemonte.
L'insediamento poi di un grande polo modernamente concepito per la formazione e la ricerca nelle attività economiche, restauro e valorizzazione del patrimonio culturale, coprono un vero e proprio vuoto formativo e produttivo della nostra economia.
C'è inoltre l'idea di insediare una scuola di alti studi per la formazione e l'addestramento, con standard europei, di dirigenti per amministrare il territorio e via via tutto quello di cui si è discusso anche all'interno della Commissione competente.
Il dibattito si è concentrato anche sulla questione dell'inserimento nell'area delle scuderie della Citroniera, di un grande polo museale che dimostri che l'operazione non è solo un recupero, ma è un vero e proprio intervento culturale.
La scelta di localizzare a Venaria, oltre a tutto il resto, anche un insediamento museale di forte attrazione non è sicuramente una decisione irrilevante; è evidente che la scelta dell'insediamento museale è una scelta difficile, che ha comportato e sta comportando tuttora delle discussioni anche all'interno di questo Consiglio. E' importante tenere conto di come si realizzerà tale insediamento museale, con quali tecnologie e con quali concezioni.
Anche a questo proposito sono emerse diverse indicazioni e complessivamente, in base alle discussioni avvenute, alle ipotesi formulate ed all'impianto dato alla fase di avvio del progetto di destinazione della Reggia di Venaria, riteniamo di rinnovare la fiducia nei confronti della Giunta, in particolare del Presidente e dell'Assessore.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.
SPAGNUOLO In questa discussione ormai molto ampia, alla quale fanno parte tantissime istanze, Amministrazioni locali e nazionali, Amministrazioni comunali, ed è giusto che le Amministrazioni comunali interessate possano dire anche fortemente la loro parte, realtà culturali e responsabili delle politiche culturali, il nostro Gruppo crede che oggi si possano dire poche cose ancora, soprattutto nell'invito alla Giunta di evitare le improvvisazioni.
Ci rendiamo conto di avere un bene di inestimabile valore storico artistico e architettonico, la cui valorizzazione è un dovere troppo a lungo disatteso, ma anche comprensibilmente disatteso, in relazione alla straordinaria dimensione economica dell'eventuale intervento.
Ci rendiamo anche conto che non possiamo permetterci il lusso di sbagliare l'intervento e che questo deve nascere dall'incontro di pesanti ed importanti approfondimenti fra gli Enti locali, il Governo nazionale e la cultura nazionale ed internazionale, che può concorrere alla scelta della destinazione della Reggia di Venaria.
Sono state fatte alcune proposte: il nostro Gruppo non crede di doverle bocciare tout court, in quanto siamo di fronte ad un tema importante e qualificatissimo, ma anche straordinariamente difficile. Mi è sembrato di capire che la Giunta scelga la strada abbastanza condivisibile del concorso internazionale di idee, dando delle prime direttive e dei primi orientamenti. Penso che quest'aula debba discutere le proposte che arriveranno, sapendo che in questo momento abbiamo un compito importantissimo, una responsabilità ed un dovere, al tempo stesso, rispetto alle proposte che dobbiamo saper condurre e ai cui risultati dobbiamo saper arrivare.
Saremo quindi molto attenti e vigili perché alle valutazioni si arrivi nella maniera più responsabile possibile, sapendo che l'insediamento di carattere museale è indubbiamente importante, ma tenendo anche presente che una parte dell'intervento - come è già stato ricordato - è di una portata artistica ed economica straordinaria e di cui noi abbiamo la piena responsabilità. Dobbiamo dare a tale intervento una dimensione di carattere nazionale, ma anche internazionale, per richiamare un grande numero di visitatori che ci consenta di sostenere l'intervento nel tempo. Occorre quindi presentare delle proposte che non siano soltanto di primo impatto di prima importanza, che diano magari una risposta subito, ma che poi nel tempo si affievoliscano; occorre creare dei riferimenti che abbiano una continuità nel tempo.
Quindi, è importante l'insediamento museale, ma bisogna anche dare importanza alla valorizzazione di tutta l'area.
E' già stato fatto riferimento alla parte antica di Venaria, ma riguardo alla problematica della Mandria possiamo dare delle raccomandazioni e chiedere un grande impegno affinché vengano evitate improvvisazioni in materia, nonché fare un esame molto approfondito delle proposte che riceveremo attraverso l'impostazione della Giunta regionale.
Questa è sicuramente un'occasione per la Giunta regionale, per il Piemonte tutto, sapendo di avere puntati addosso gli occhi della cultura internazionale, quindi è un'occasione da vivere con grande responsabilità.
Ci muoviamo dunque nella logica, non tanto di fare proposte, ma di individuare i problemi e di fare delle raccomandazioni rispetto ad un'occasione nella quale, se si sbaglia, si è senza ritorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie, Presidente. Care colleghe e cari colleghi, sappiamo che nel 1600 i giardini, le architetture e tutti gli artifici che stavano tra natura e architettura - a cominciare dai berceaux e altri elementi di arredo dei giardini - erano un complesso di organizzazione degli spazi artificiali e naturali tra i più belli d'Europa. Erano i giardini più belli d'Europa, tant'è che il reale di Francia, il Re Sole, mandava i suoi architetti a vedere cosa succedeva a Venaria, in quel connubio tra architettura e natura.
A mio parere, è da questo punto che si deve iniziare, quando si organizza un progetto di restauro e valorizzazione del Castello di Venaria e mi pare che per l'80% e più dei contenuti del progetto proposto dalla Commissione, a questo si attenga. Sappiamo che il primo progetto è stato distrutto perché anche la cultura del giardino è cambiata nel corso dei secoli: quanto è stato edificato nel 1600 è stato distrutto nel 1700; c'è stato Versailles, poi Stupinigi.
La storia di Venaria, la storia del rapporto tra insediamenti e natura è anche la storia del modo in cui si è modificata la cultura dell'ambiente dei giardini nel corso dei secoli.
Le case regnanti decisero di insediarsi sul territorio urbano esterno in forme nuove e diverse. La Reggia di Venaria, infatti, è nata come palazzo di piacere, di caccia; chiamata poi dimora di delizie. E' stato un luogo importante anche dal punto di vista culturale, non era solo la presa di possesso, il segno del potere sul territorio: qui comando io, e quindi mi approprio, costruisco e evidenzio, anche con segni concreti e tangibili la presenza del mio potere. Erano anche momenti di organizzazione sociale di vita sociale, perché nelle dimore di delizie si organizzava la vita di corte, si alloggiavano le persone, si organizzavano anche attività economiche.
Pertanto quel filo che inizia in modo eccezionale a Venaria - e inizia a Venaria come elemento di eccezionalità europeo - per una serie di circostanze, un po' fortunate, un po' ricercate, può essere tenuto ancora saldamente in mano oggi, sempre che il progetto di valorizzazione e di allocazione di funzioni, riesca a tenere in modo robusto quel momento iniziale. Occorre essere in grado oggi di affermare la storia di questo sito monumentale, richiamarla in forma documentaria e allacciarla a tutte le esperienze che da Venaria si sono diramate e che poi in Venaria sono ritornate addirittura distruggendo quello che era stato fatto, ma che possono giungere fino ad oggi: nuova dimora di delizie di fine secolo.
Il sito di Venaria è un altro degli elementi oggi di eccezione: non esiste in Europa un sito che abbia le caratteristiche di qualità, di dimensione e di ubicazione geografica come quello di Venaria. Il sito di Venaria è "a Torino", se ben collegato fa parte dell'area urbana di Torino il complesso monumentale della Reggia è in un'altra città, è in Venaria città che in tutti questi anni ha visto la presenza di questo complesso monumentale senza mai scambiare con questo complesso qualcosa che significasse, per il centro storico di Venaria, bellissimo e difficilissimo da restaurare, un elemento di rapporto. Peraltro a ridosso della Mandria che già allora, nel corso dei secoli, era un elemento economico di intreccio tra la vita di corte a Venaria e la vita che si poteva svolgere uscendo con i cortei di caccia della nobiltà.
Questo tesoro noi lo abbiamo sotto mano; in virtù anche di scelte politiche appropriate. Il parco della Mandria ha un'estensione enorme ed è anche organizzata, si spera sempre meglio, da questo punto di vista, che con il Castello di Venaria.
Questo fatto di poter legare in un progetto la storia di questo sito con la storia che vogliamo costruire da adesso al futuro è un elemento di grande pregio. Per Venaria non è necessario inventare nuove funzioni per dare vitalità ad un luogo, ma partendo dalle funzioni che questo luogo, nei momenti di splendore massimo, ha avuto e partendo dalle caratteristiche intrinseche del luogo, dalla struttura che oggi c'è, quella del Parco della Mandria, quella di un sito restaurato, di una città di Venaria adiacente e di una grande area conurbata da più di un milione di abitanti, pu rappresentare un progetto coerente con quella storia e nello stesso tempo trarre risorse economiche.
Perché ho fatto questo richiamo? Perché nel dibattito che si è svolto e che ha preoccupato molti di noi, dove il progetto predisposto dalla Commissione tecnica diceva di prestare attenzione che nelle citroniere nelle annesse scuderie bisogna inserire una funzione di rilievo internazionale: si è poi giunti alla identificazione di tre possibili ipotesi.
Questo elemento era di preoccupazione per molti di noi, possibile che si possa chiedere all'Europa un finanziamento di 120 miliardi e non si sappia dire, nel momento in cui si avanza ufficialmente la richiesta, in cosa consista il progetto? Possibile che possiamo mandare avanti tre ipotesi, una incompatibile con l'altra, una molto diversa da moltissimi punti di vista, economici, organizzativi, tecnici dall'altra, non è un elemento di debolezza tutto questo? Se è stata questa una riflessione comune, quale elemento di forza si può trovare in un progetto del genere? Non certo, a mio parere, il Museo Egizio - proporrò in VI Commissione un dibattito specifico sull'intero sistema museale - non penso neppure il tema generico del museo della storia d'Italia che potrebbe trovare allocazione in molti altri luoghi d'Italia, non si capisce per quale motivo Torino debba appropriarsene e poi con quale rilievo e forza di carattere internazionale.
Viceversa, continuo a ritenere che il Giardino delle Meraviglie del 1600, l'evoluzione della storia dei giardini, la documentazione di tutto quanto è stato fatto in Europa - ma perché no! - anche fuori d'Europa in tema di giardini è un tema di rilievo internazionale e di grande attrattiva turistica - specie se ben documentato. Inoltre è una soluzione anche di grandi agganci di carattere economico perché attorno ad un museo internazionale dell'arte dei giardini si può, e si devono, organizzare decine di attività economiche collaterali che realizzano elementi di gestione e di connotazione stessa del giardino: dagli arredi alla floricoltura, alla vivaistica, alle esposizioni floreali, alle mostre temporanee o permanenti, ai corsi di formazione professionale sull'arte del giardinaggio.
Pensare a questa soluzione per Venaria, con la Mandria a due passi, è veramente quasi automatico fare dei collegamenti: il giardino è anche parco, quindi natura e ambiente, e inserire in questo complesso unico: Castello di Venaria, Parco di Venaria un insieme di attività economiche quindi produttrice di posti di lavoro e anche di reddito - perché non vendere i tulipani in primavera a Venaria? - che possono fare di questo centro, organizzato dal punto di vista documentario, scientifico organizzando corsi di specializzazione nell'arte del giardinaggio dell'architettura, rivolto agli studenti europei che possono fare stages in loco. Esiste un aggancio, è un insieme di corollari che comprendono altre arti applicate, perché l'arte dei giardini nel grande mondo delle arti pu essere riferito alle arti cosiddette applicate che è uno dei filoni sul quale lo studio della Commissione tecnica continua ad ipotizzare un sentiero da percorrere insieme a queste arti applicate, quella del mobilio del restauro e altre arti decorative.
Qualcuno si è spinto anche all'oggi, alle arti decorative di oggi, alle arti che fanno leva su produzioni industriali: è un insieme di situazioni che io penso possa raccogliere i numeri per fare un milione di visitatori e per insediare attività economiche che diano reddito; situazioni che non possono neppure essere sottovalutate dall'Europa, perché noi ci presentiamo in Europa con un'origine storica assolutamente incontestabile.
Perché il Museo dell'arte dei giardini a Venaria! Perché a Venaria è iniziata l'arte dei giardini europea da un certo punto in poi, è cominciato tutto lì e poi si è evoluto, si è calpestato, si è distrutto e si è rifatto, ma noi possiamo dire che in Europa tutti copiavano da Venaria e noi oggi abbiamo un sito che non ha pari in Europa, il Castello e la Mandria.
Mi scuso se prendo qualche minuto in più, ma abbiamo svolto insieme questo lavoro di audizione, oggi, e penso che su questo tema, l'ho detto sin dall'inizio, problemi di schieramenti non ce ne siano, almeno nel modo in cui il tema è stato trattato.
Penso che se la collega Simonetti ipotizzi una funzione per il Castello di Venaria e Chiezzi un'altra, rimaniamo nello stesso partito senza problemi nel senso che il problema non è "cosa fare a Venaria" in relazione alle nostre collocazioni di maggioranza o di minoranza; non mi sento di porre il problema in questi termini.
Non è una questione di schieramento, ma di centrare l'obiettivo: questo sì che è un elemento che ci accomuna, cercare di portare all'esame europeo un progetto sostanzioso, ben calibrato, giustificato, motivato, che sappia far emergere con forza la peculiarità di un luogo, in modo tale da ottenere l'avvio del finanziamento. Da questo punto di vista io continuo a pensare che debba esserci la richiesta al Comitato politico di essere preciso entro dicembre nel definire queste cose.
Dopo queste due giornate di lavoro mi sono anche detto che, forse, il ruolo di un Presidente di Commissione in certi momenti può anche essere quello di provare a dare una sintesi o comunque formulare una proposta.
Ho preparato un ordine del giorno, che pensavo di firmare come gruppo consiliare, poi ho cercato di dare un contributo anche come Presidente, per consentire a tutti noi di ragionare attorno a questo tema non in termini di maggioranza e opposizione. Mi si è avvertito che i Presidenti di Commissione non possono presentare ordini del giorno (meditiamo sul ruolo delle Commissioni nella stesura del Regolamento, perché le Commissioni "non esistono, non hanno rilevanza esterna", scopriamo che i loro Presidenti non possono neppure presentare un ordine del giorno), per cui nell'ordine del giorno ho cancellato con una riga "il Presidente"; l'ordine del giorno per contiene una sola firma, perché non lo presenta il Gruppo di Rifondazione comunista.
Continua a essere Pino Chiezzi che presenta questo ordine del giorno che non ha un approccio di tipo di schieramento politico. Era nato come il contributo che primus inter pars dei componenti della Commissione, dopo aver svolto alcune ore di lavoro, presenta al Consiglio. Ben inteso che l'ordine del giorno è aperto alla discussione e alla firma di coloro che lo condividono, oltre che al voto e alla discussione.



PRESIDENTE

Se c'è bisogno di un momento di pausa per una riunione dei Capigruppo possiamo sospendere un attimo il Consiglio.
La parola alla Consigliera Suino.
SUINO Grazie, Presidente. Abbiamo seguito con molta attenzione questo affascinante argomento e abbiamo dato il nostro contributo in Commissione così come peraltro cerchiamo di seguire le questioni che vengono dall'Assessorato alla cultura, che apprezziamo per lo sforzo che sta facendo.
Riconosciamo che ci sia un notevole impegno, in particolare ci aggrada il fatto che si tenti di uscire da una condizione di gestione più o meno amministrativa, guardando anche un po' in avanti e cercando quindi di ridisegnare e riprogettare. Così come abbiamo apprezzato lo sforzo fatto dalla Commissione che ha tentato con questi due appuntamenti di creare delle opportunità per garantire una buona comunicazione, per mettere tra loro in comunicazione le varie istituzioni.
L'aspetto che ci ha visti un po' preoccupati in questi ultimissimi giorni, un po' riprendendo quanto diceva il collega Saitta prima, è stato conseguente agli articoli di giornale che tutti quanti abbiamo letto e che ci hanno dato la netta impressione che argomenti di così alta portata così come peraltro era già accaduto in occasione, ad esempio, delle Olimpiadi invernali o per altri grandi argomenti - non possono essere affrontati e visti soltanto in termini di esecutivi, per evidenti motivi di tempo, di rilevanza e di globalità della progettazione.
Invece, di fatto, ci siamo ritrovati sia in Commissione, sia come Gruppi politici presenti in questo Consiglio, ad affrontare questo importante e interessante argomento solo a seguito dei rimandi dei media.
Prima questione.
Seconda questione, si è avuta la sensazione che ad un certo punto si cadesse nell'improvvisazione e si giungesse a definire delle soluzioni che ci hanno preoccupati in quanto la questione non era "la risorsa Museo Egizio", ma era "il problema Venaria".
Di fatto, dopo una proposta Disneyland è venuta fuori la proposta Museo Egizio - e non ho detto Disneyland a caso - e ci ritroviamo con i giornali la comunicazione, il giudizio popolare che ci porta a ragionare su sì, pro o contro.
Altra questione: torinesismo o Area metropolitana, guardiamo all'interno o guardiamo all'esterno.
Sono questioni gravi che dobbiamo evitare che capitino, perché fanno un danno sia al Museo Egizio sia a Venaria, sia alla Regione sia alle altre istituzioni, in quanto come Regione si deve guardare alla globalità frequentemente il collega Montabone ci richiama a questa funzione e ha perfettamente ragione, ma detto questo non possiamo nemmeno dare adito di pensare - credo che non sia così - che le nostre istituzioni e le nostre organizzazioni non siano in grado di concepire un progetto che abbia una validità internazionale, un progetto serio da presentare al cospetto della comunità europea. Questa sensazione di improvvisazione e di progettazione debole la si ha avuta perché, a un certo punto, è parso che il Museo Egizio, essendo l'unico che consente un'attrattiva di pubblico superiore a quelle che sono le normali attrattive garantite dagli altri musei, sia quello che in qualche modo può risolvere la questione Reggia di Venaria.
Questo è stato un falso problema e quindi siamo stati veicolati in una questione che ha rischiato di portarci ben oltre le nostre funzioni.
Sul Museo Egizio va detto questo: certamente, secondo museo del mondo museo più importante che abbiamo a Torino; il numero di visitatori va dalle 300.000 alle 400.000 unità, e non sono poi così tante (tenete conto che nel Parco de La Mandria c'è un passaggio di 500.000 visitatori); un museo significativo, importante. E credo che si siano create le condizioni spero che l'Assessore recepisca - per entrare nel merito del discorso Museo Egizio in un'apposita occasione successiva, ben disgiunta dall'argomento in questione oggi, poiché comunque delle riflessioni sul Museo Egizio vanno fatte.
Va anche detto che il Museo Egizio è l'unico museo della Regione Piemonte - e tra l'altro l'unico museo che abbia questa caratteristica a livello nazionale - che sia nella condizione di muoversi come un unicum anche non inserito in un sistema museale. Questa è una caratteristica, è una ricchezza che la risorsa Museo Egizio è unica a vantare.
Allora, semmai il ragionamento Museo Egizio va visto in altri termini come veicolo, come canale che può attirare ulteriori attenzioni.
Detto questo, non dimentichiamo, non sottovalutiamo che il Museo Egizio è importante anche e soprattutto come luogo di ricerca, come luogo di scienza e per la biblioteca che ha, unica al mondo.
Questo ragionamento - quindi, ripeto: il Museo Egizio che vale di per sé un ragionamento specifico per un suo potenziamento, per una sua valorizzazione, per un ulteriore ampliamento (peraltro ci sono dei progetti in corso che necessiterebbero di una particolare attenzione) non ha per nessun collegamento, nessun significato se lo usiamo come scacco da spostare per riempire il contenitore Reggia di Venaria.
La Reggia della Venaria e l'ambito nel quale la ritroviamo, che è il Parco de La Mandria, hanno di per sé le condizioni per essere presentati come progetto a sé stante, chiaramente come contenitore di un insieme di opportunità.
Su queste opportunità c'è stato un grosso lavoro da parte della Commissione tecnica e da parte della Commissione politica, quindi si tratta semmai di portare alla massima valorizzazione questo impegno.
Colgo peraltro l'occasione per ricordare che se dal '700 la Reggia di Venaria vive una fase di decadenza è soltanto in questo ultimo biennio - e per l'esattezza in questo ultimo anno - che è stata riportata agli onori della cronaca, anche perché esiste un Ministero ed un Ministro che in prima persona si è fatto carico di coglierla un po' come gioiello e come opportunità in questo panorama nazionale, quindi in primis lanciando l'opportunità di un progetto regionale, nazionale, ma anche con valenza europea. E mi pare che siano state concordate una serie di intese programmatiche e di finanziamento che vedono comprese tutte quante le varie istituzioni, ivi compreso il Ministero.
Noi ragioniamo in questi termini: esiste chiaramente una forte attrazione centripeta da parte della Città di Torino e questa va vissuta come funzione, come importanza, ma va vissuta anche per quanto pu apportare, con funzione centrifuga, verso l'esterno della città.
Torino ha al suo interno, nella sua sede storica, in particolare nell'area di comando, nel centro e area di comando, una serie di opportunità che possono diventare maggiormente tali e valorizzate solo se le leghiamo - un po' come il ragionamento che è stato fatto un'ora fa in occasione della Sindone - con un'altra serie di opportunità presenti nell'Area metropolitana, nella prima e nella seconda cintura, a livello di Regge sabaude, a livello di residenze, a livello di ville, di parchi, di giardini.
Detto questo - mi avvio alla conclusione - riteniamo che si debba dare rilevanza al progetto delle Residenze sabaude e della valorizzazione della Residenza sabauda che è stata presentato dal Comitato Tecnico, unitamente ad un discorso che si può fare.
Non esiste oggi in Italia, non esiste oggi nel nostro Paese, un museo nazionale della storia d'Italia che parta da quello che sono state le civiltà antiche, con tutte le loro conseguenze in termini culturali e storici rapportati alla nostra civiltà, al nostro contesto italiano.
Così come - lo diceva adesso il collega Chiezzi - una rilevanza importantissima può essere data a quella che è la città delle arti applicate, delle arti decorative, che - anche questa - non vede una sua sede nel nostro Paese, e che potrebbe trovare una sua significativa collocazione, ma con un collegamento storico e geografico con quello che è il contesto del Parco de La Mandria e della Reggia di Venaria.
La preoccupazione maggiore è stata: "Viene a mancare il coraggio e quindi si va verso delle improvvisazioni". Così pare non essere. Pare che ci siano state delle interferenze da parte di diverse istituzioni e di diversi settori.
Quello che noi riteniamo sia indispensabile è che la Regione oggi si renda garante della continuità di questa progettazione, si renda garante di un tavolo di concertazione, ed è importante oggi, al cospetto dell'Unione europea, sapere anche valorizzare la capacità della comunicazione delle offerte che noi presentiamo nella nostra Regione.
E' importantissimo avere la presentazione di una serie di atti, di documenti, di gadget, di elementi che consentano di lanciare positivamente i progetti che perseguiamo.
Finora è stato fatto ancora poco da questo punto di vista e ancora poco esiste la circuitazione reale, effettiva, per un turista che arriva a Torino, vivendo la città come città di tappa, e che vuole, in tempi rapidi vedere il più possibile che la città e il suo hinterland offrono.
In questo contesto, occorre minore improvvisazione, garantire un tavolo di concertazione, portare a compimento entro i tempi richiesti da parte dell'Unione Europea la presentazione del progetto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.
GALLARINI Noi pensavamo che, alla fine della lunga ed interessantissima discussione che c'è stata, alla luce della premessa fatta inizialmente dall'Assessore, alla luce anche degli ordini del giorno che sono stati presentati (alcuni dei quali contengono sicuramente delle idee e delle iniziative che al limite potrebbero essere condivise nella misura in cui si tratta di concordare), come maggioranza chiederemmo, se possibile, cinque minuti di sospensione per vedere con il Presidente e con l'Assessore di affinare una linea di comportamento.



PRESIDENTE

L'Assessore mi chiede di poter brevemente dare risposta alle domande emerse dal dibattito e poi sospendiamo per i cinque-dieci minuti richiesti.
Mi pare una proposta condivisibile, in quanto aiuta probabilmente la discussione.
Prego, Assessore.
LEO, Assessore alla cultura Ho chiesto la parola per dimostrare che ho seguito con grande attenzione gli interventi dei colleghi. Vorrei quindi sottolineare, anche per utilità a tutti i Consiglieri, i punti che sono stati evidenziati.
Ritengo molto importante l'osservazione fatta dal Consigliere Saitta che l'intervento complessivo va molto bene, ma che sulla parte museale è necessaria un'idea forte, un'idea molto forte e vincente. A questo proposito devo dire, anche rispetto all'intervento della Consigliera Spagnuolo, che il tempo datoci dall'Unione Europea in realtà lo abbiamo perché ha accettato questa proroga per presentare il progetto definitivo.
Al Consigliere Casoni dico che sicuramente è giusto che il polo trainante del pacchetto può essere la Reggia di Venaria. Mi collegherò in seguito all'accenno fatto per il Ministro Veltroni sia dalla collega Suino che dal collega Casoni.
Mi permetto di dare queste informazioni tecniche perché poi quando si va a discutere magari non si hanno tutte le informazioni; è bene averle tutte per una decisione che poi spetterà ai Capigruppo.
Quando il Consigliere Gallarini dice che Venaria non deve essere un fatto isolato, ma visto in un contesto con il Parco della Mandria, ha perfettamente ragione. Infatti, una grande parte del progetto contempla il legame, la liaison con il Parco della Mandria, quindi questa sottolineatura che è molto giusta è già in parte accolta nel progetto, ma lo sottolineeremo ancora di più nell'esecutività. Quindi sarà sicuramente un tassello nella Mandria e la Mandria un tassello nel disegno complessivo.
Per questo io ho voluto prima fare una relazione sui beni culturali complessivamente e non solo su Venaria.
La Consigliera Spagnuolo ha perfettamente ragione quando dice che bisogna evitare le improvvisazioni. Proprio per questo vogliamo che ci sia un lavoro approfondito e il concorso internazionale consente proprio questo.
L'iniziativa del Presidente Chiezzi ha comportato, con successo, una grande discussione in Commissione che mi è sembrata molto opportuna.
Anche la collega Suino ha perfettamente ragione quando dice che interventi di questa portata non possono essere visti solo in termini di esecutivi. Per esempio, per quanto riguarda la Sindone, mi rendo conto che sarebbe venuto uno shock se fosse giunto in aula e in particolare al Consigliere Chiezzi che il Comitato è presso la sede dell'Arcivescovo.
Invece, ragionando in un discorso complessivo abbiamo convenuto che è meglio lì che presso il Crazy Horse, per esempio. Voglio dire che ragionando tutte le cose vengono sia dall'esecutivo che dal Consiglio comprese meglio, vengono approfondite.
Quindi è vero che ci sono problemi di comunicazione, ma bisogna anche dare atto che in questo ultimo anno sotto il profilo dei beni culturali c'è stata un'attenzione particolare e un dialogo con il Governo. Non a caso la Regione Piemonte è stata scelta per rappresentare tutte le Regioni nel Comitato scientifico per i beni culturali e per l'innovazione tecnologica e mi dispiace che fatti così importanti passino inosservati. Una volta era normale che il Piemonte non fosse scelto, quando viene scelto sembra che non faccia notizia per nessuno.
Ringrazio moltissimo la Consigliera Ferrero per la ricchezza dell'intervento, ha già dato molte risposte al dibattito per la completezza e i dati.
Voglio infine sottolineare che è giusto, ma anche doveroso, come chiedeva la collega Suino, che il Piemonte fornisca un tavolo di concertazione. A questo proposito noi ci crediamo talmente tanto che abbiamo proposto al Ministero di poter proseguire questa esperienza per Venaria allargandola a un'autorità, a un tavolo di concertazione che porti a quel disegno complessivo per il sistema museale che da questo Consiglio è stato giustamente evocato e sul quale devo dire la nostra Giunta, a partire dal Presidente Ghigo, crede molto. Non a caso ci siamo mossi in quest'ottica di accordi di programma con le Province, di ragionamenti, di dimensione regionale, ma come chiedeva giustamente la collega Spagnuolo con un respiro e uno sguardo europeo.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16,36 riprende alle ore 17,10)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Era stata richiesta un'interruzione dei lavori del Consiglio da parte del Capogruppo di Forza Italia, Consigliere Gallarini, che ha ora facoltà di intervenire.
GALLARINI Innanzitutto ci scusiamo con il Consiglio per aver usato più dei cinque minuti che avevamo chiesto, però riteniamo anche che per la dimensione del problema, non foss'altro che dal punto di vista finanziario (ma in tutti gli interventi è stato sottolineato che quella massa di miliardi non è altro che il capitale su cui investire buona parte del futuro del Piemonte), avendo speso altri dieci minuti probabilmente saremo capiti.
Alla luce della discussione di oggi e dell'incontro che il Presidente della Giunta avrà domani con il Ministro Veltroni, noi chiediamo ai presentatori degli ordini del giorno, mi riferisco in primo luogo al Consigliere Chiezzi, se accettano di soprassedere alla votazione degli ordini del giorno, in modo tale che il Presidente, all'interno di quel ventaglio di possibilità e di quelle carte potenziali illustrate così bene dall'Assessore Leo anche oggi in aula (non solo questa mattina in VI Commissione per chi ne fa parte), possa relazionare in merito a quanto emergerà nel colloquio di domani e quindi il Consiglio possa attestarsi in modo orientato su una linea direzionale di concretezza che oggi obiettivamente non abbiamo.
Oggi si sa solo ciò che non si può fare e ciò che non si può fare è debordare rispetto al pacchetto di intenzioni che la Regione a suo tempo ha presentato all'Unione Europea e all'interno della cui recinzione noi dobbiamo assolutamente stare, pena il rischio, ovviamente, della perdita del finanziamento.
Nel caso in cui invece quegli ordini del giorno fossero mantenuti in vita, noi ci asterremmo, non per una prevenzione di natura politica, ma semplicemente per quelle considerazioni che abbiamo fatto prima e cioè che riteniamo prematuro indirizzarsi verso quel ventaglio di possibilità andando in questo modo a costringere e a limitare invece lo spazio all'interno del quale la Regione può giocarsi tutte le proprie possibilità.



PRESIDENTE

Mi pare sia stata avanzata al Consiglio, in modo particolare ai presentatori degli ordini del giorno, una richiesta precisa.
La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie, Presidente. Grazie anche al collega Gallarini per aver dedicato del tempo ad esaminare un problema che senz'altro lo merita.
Vi è però una questione che il collega Gallarini non ha risolto, che sta all'origine dell'ordine del giorno che ho presentato e - direi di più della riunione della VI Commissione di stamattina e di quella di mercoledì scorso.
La questione è la seguente: noi abbiamo ricevuto la richiesta del Presidente Ghigo, con lettera datata 3 ottobre, di poter illustrare in Commissione lo stato del progetto. Ora, io penso che il Presidente Ghigo intendesse proporre alla Commissione, non un vangelo, ma l'illustrazione di uno stato della progettazione per avere dei pareri sulle scelte compiute.
Continuo a pensare che non fosse un ordine di servizio, ma una richiesta di colloquio. Poiché il progetto presentato dal Comitato, per Venaria e, per noi, dal Presidente Ghigo, conteneva tre punti interrogativi e poiché il Presidente Ghigo chiedeva che il Consiglio e le Commissioni dessero un contributo prima di domani mattina, penso che questo lo chiedesse per avere un conforto di opinioni su tutto il progetto ed in particolare sui tre punti interrogativi che preoccupano tanti, per la loro indeterminatezza e quindi per la loro incapacità di assolvere a quanto chiede l'Europa.
E' difficile pensare di non rendere questo contributo al Presidente Ghigo, anche perché, se non esterniamo la nostra opinione, fosse anche quella di dire che vanno bene i tre punti interrogativi, nessuno di noi saprà cosa andrà a dire domani mattina il Presidente Ghigo né il Consiglio regionale avrà dato il proprio contributo per affrontare un problema che non è della maggioranza o della minoranza, del Presidente Ghigo, del Sindaco Castellani o del Ministro Veltroni, ma è di tutti.
Non si tratta di dire: "Aiuto il Presidente Ghigo o non aiuto il Presidente Ghigo", ma di dire: "Aiuto il Presidente Ghigo, aiuto il Sindaco Castellani e aiuto il Ministro Veltroni. Aiuto nel momento in cui mi accorgo che il progetto non è determinato".
Su questo punto, che rimane inevaso dalla richiesta del Consigliere Gallarini, chiedo un pronunciamento perché è meglio che il Consiglio dica che vanno bene tre progetti, che poi saranno scelti, piuttosto che non dire nulla.
L'ordine del giorno che ho cercato di scrivere pensando di farmi carico anche di posizioni che non sono mie, perché ho cercato di ragionare non in termini di schieramento, ma cercando di capire qual è l'interesse della Regione Piemonte, ha il fine di individuare tutti insieme un percorso altrimenti non vedo l'utilità né della comunicazione resa dal Presidente Ghigo, nella persona dell'Assessore Leo, mercoledì scorso né della nostra decisione di dire: "Cerchiamo di fare il punto della situazione perch sarebbe bene dare un'indicazione di scelta e poi magari entrare anche nel merito della scelta, se ci si riesce".
Domani il Presidente Ghigo avrà un appuntamento importante e io ritengo necessario dare un contributo: questo o un altro. Ma con il ritiro degli ordini del giorno mi sembra proprio di voler mancare ad un appuntamento, al quale lo stesso Presidente Ghigo ci ha richiesti. Grazie.



PRESIDENTE

Ricordo che c'è anche l'ordine del giorno del Consigliere Saitta.
SAITTA Il mio ordine del giorno voleva soltanto provocare la discussione. E' ritirato.



PRESIDENTE

Volevo sentirlo dire da lei.
SAITTA Mentre ho la parola, colgo l'occasione per pronunciarmi sulla richiesta del collega Gallarini.
Concordo su tale richiesta e rivolgo anch'io l'invito al Consigliere Chiezzi di ritirare l'ordine del giorno, perché credo che il dibattito, in ogni caso, al di là delle modalità con le quali si concluderà, abbia eliminato un equivoco intorno al quale l'intera vicenda è stata costruita.
Questo mi pare sia stato chiarito; sono stati espressi dei rammarichi per le modalità, ma il problema è chiarito. Penso che il dibattito abbia anche definito le caratteristiche e la dimensione dell'intervento che deve essere realizzato per la Reggia di Venaria, cioè grandi dimensioni che reggano economicamente. Vi è quindi la necessità di un'idea forte, ed è questo il secondo suggerimento che il Consiglio dà al Presidente Ghigo per l'incontro di domani.
Su questo tutti concordiamo.
Per quanto ci riguarda, dunque, tali indicazioni sono sufficienti per concludere il dibattito.
Se il collega Chiezzi non ritirerà il proprio ordine del giorno, ci asterremo, non perché non condividiamo quelle indicazioni, ma perché, per gli elementi di cui disponiamo oggi, non siamo in grado di esprimere se quell'intervento, con quelle caratteristiche e quelle dimensioni, sia un intervento in grado di far reggere anche economicamente gli interventi su Venaria.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.
SUINO Grazie, Presidente. Riteniamo importante precisare nuovamente che il soggetto, il protagonista di questa vicenda e discussione è la Reggia di Venaria. Questo anche per evitare confusioni di ruoli.
La Reggia di Venaria è al centro della nostra attenzione; in base a quanto la comunicazione giornalistica ci ha dato la possibilità di conoscere abbiamo colto un certo imbarazzo, una certa difficoltà, un'improvvisazione un progetto debole.
Pensiamo che oggi - in seguito al passo avanti compiuto dalla VI Commissione ed in seguito all'approfondimento avuto in Consiglio, quindi in seguito ad un'assunzione di responsabilità da parte del Consiglio nella sua interezza - esistano le condizioni affinché il Presidente della Giunta ed i rappresentanti delle altre istituzioni presenti al tavolo di concertazione possano, anzi debbano portare tale contributo all'attenzione del Ministero.
Quindi porlo come oggetto, con tutte le sue valenze, della conseguente riflessione e decisione.
L'obiettivo che ci eravamo prefissati era quello di dare un contributo e di ottenere la necessaria attenzione su questo argomento. Badate, questa questione richiama in sé più valenze: una occupazionale, perché parliamo di ottocento-mille posti di lavoro; una turistico-culturale, parliamo di un milione di passaggi; una amministrativa-gestionale forte; una politica di scelta e di capacità di gestione dell'intera partita altrettanto forte.
Inoltre, contempla una credibilità nei confronti dell'Unione Europea contempla anche una prima, tangibile concretizzazione di un progetto di area metropolitana. Quindi contiene in sé tutta un serie di elementi che riteniamo possano essere un valido contributo: i discorsi fatti sulla citroniera, sulle scuderie, sulla parte loisir, sulla parte inerente le arti applicative.
L'impegno che come PDS ci sentiamo di richiedere al Presidente è quello di farsi portatore al tavolo di concertazione delle valenze emerse dal dibattito; di farsi portatore di un'assunzione di responsabilità collegiale che oggi abbiamo testimoniato intervenendo tutti quanti con una certa serietà.
Riteniamo superfluo giungere ad una votazione di un documento in questo momento; documento che comunque consideriamo importante. Ha fatto bene il Presidente della Commissione, in quanto Consigliere, a mettere nero su bianco una serie di punti, ma quello che ci interessa è che ci sia un seguito, un ritorno di dibattito nelle sedi appropriate affinché continui ad esserci un'assunzione corale da parte dell'intero Consiglio regionale su questa vicenda che riteniamo assolutamente prioritaria e importante.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.
GHIGO, Presidente della Giunta regionale Mi permetto di intervenire anche nel tentativo di sollecitare anch'io il Consigliere Chiezzi a valutare l'intenzione della proposta che il Capogruppo di Forza Italia, Gallarini, a nome di tutta la maggioranza ha rivolto nell'ambito della discussione. Non rinnego le proposte e le sollecitazioni fatte da me in quest'aula alla Commissione, d'altro canto il dibattito emerso su questo tema lo giudico di una positività eccezionale.
Il dibattito che si è sviluppato oggi - al quale non ho potuto partecipare, ma l'Assessore Leo mi ha ampiamente relazionato - è molto utile per me che domani mi recherò dal Ministro Veltroni per una riunione non definitiva, una riunione interlocutoria nella quale una decisione non si prenderà perché l'aspetto è ancora piuttosto nebuloso. Si tratta di una decisione che per definirla in maniera chiara ed assoluta richiederà ancora una decantazione propedeutica che può prenderci - come giusto che sia ancora un po' di tempo. Non si deve decidere domani, anzi sarebbe estremamente rischioso prendere una decisione in tempi così stretti.
Visto e considerato che il Consigliere Chiezzi ha dichiarato all'inizio del suo intervento, di fare un intervento non di carattere politico e di parte, ma un intervento a contributo di una situazione nella quale tutti dobbiamo tentare di dare il nostro contributo creativo nel tentativo di trovare una soluzione, lo pregherei, per non arrivare ad una sfrangiatura all'interno del Consiglio, di soprassedere alla votazione del documento. In relazione anche al mio impegno personale di relazionare all'aula sull'incontro che avverrà domani.
Pertanto, chiedo al Consigliere Chiezzi, se vuole dare un contributo alla soluzione di questo problema, di addivenire alla proposta avanzata, a nome di tutti, dal Consigliere Gallarini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Ringrazio il Presidente Ghigo e non interloquirò con le novità introdotte nel dibattito, costituite dalle affermazioni che domani non si deciderà nulla, perché fino ad un minuto fa le informazioni di cui disponevo e di cui disponevano altri colleghi, erano altre: domani si decide tutto. Non voglio una risposta in merito, neppure voglio aprire polemiche. Prendo atto che domani non si decide nulla, che ci sarà un altro momento decisionale.
GHIGO, Presidente della Giunta regionale Ritengo che non si decida nulla, proprio per la difficoltà del percorso decisionale su un tema come questo. Io, come responsabile della Regione Piemonte, farò di tutto affinché domani non si assuma alcuna decisione. Se poi questa decisione l'assume il Ministro sulla mia testa, io ne prender atto, ma il mio impegno e desiderio è che domani non si decida.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie per questo chiarimento, perché non è ininfluente. A questo punto, sulla base di quanto lei ha detto, l'ordine del giorno diventa un ordine del giorno del Gruppo; prima di queste sue informazioni io pensavo di mantenere questo ordine del giorno con una logica non di schieramento ma di responsabilità, perché troppe volte in quest'aula su discussioni sulle quali ci sono dei problemi alla fine non si decide nulla, si ritirano gli ordini del giorno e tutto sfuma. E' una prassi che il nostro Gruppo non vuole più seguire; siamo stati eletti per avere idee, per fare proposte giuste o sbagliate, maggioritarie o minoritarie e a me sembra che su un tema come quello di Venaria, discusso in questo modo, gli elettori possano pretendere che il Consiglio regionale dica e si pronunci in qualche modo visto che siamo eletti in questo senso.
Il Gruppo di Rifondazione comunista allo stato attuale delle cose aveva l'intenzione - responsabilmente, non immaginando di interpretare la volontà del Consiglio, per carità, o della maggioranza del Consiglio, ma come risposta a un dovere di iniziativa e di responsabilità - di dire "Bene prenderemo quattro voti, ma queste sono le nostre idee, le rimettiamo all'aula e l'aula voti", in modo che diventi comunque un contributo minoritario a quanto si discuterà a Roma.
Se lei, adesso, ha preso l'impegno di dare un'indicazione a Roma, di riflettere ancora sui punti interrogativi, allora io le posso dire che non chiedo il voto dell'ordine del giorno in questo momento, con un doppio senso di responsabilità, quindi anche affidando e dando fiducia alle parole del Presidente e pensando che nelle parole del Presidente ci sia anche implicita la considerazione di alcuni contenuti di questo ordine del giorno, che la inviterei a veicolare, anche in forma non ufficiale e a tenere presente nella riunione.
Quindi non chiedo il voto, perché mi sembra che l'aspetto di responsabilità che noi vogliamo assumere sia ancora tutto intero e Presidente, dato che i tempi sicuramente non vanno oltre il 30 dicembre, io chiedo che lei di ritorno da Roma, nella prossima seduta del Consiglio svolga una comunicazione in modo da potere consentire al Gruppo di Rifondazione Comunista di avere un pronunciamento largo con il Consiglio regionale, oppure, se rimarremo isolati, di poterci assumere le responsabilità in base alle quali siamo stati eletti.



PRESIDENTE

Allora, se ben interpreto, la prossima settimana il Presidente informerà l'aula su come si sarà svolto l'incontro a Roma. Per il momento l'ordine del giorno è sospeso.
In questo modo possiamo chiudere per oggi la discussione su questo punto all'o.d.g.


Argomento: Diritti umani - Norme finanziarie, tributarie e di contabilita - Bilancio pluriennale

Iscrizione all'o.d.g. degli ordini del giorno n. 608, n. 609, n. 610 e n. 612


PRESIDENTE

Prima di passare alle altre comunicazioni del Presidente, procediamo con l'iscrizione all'o.d.g. dei seguenti ordini del giorno: n. 610 presentato dai Consiglieri Marengo, Riba, Montabone, Spagnuolo Casari, Saitta, Deorsola, Gallarini, Ferrero, Cotto e Dutto: "DL n. 324/97 Incentivi per la rottamazione" n. 609 presentato dai Consiglieri Vaglio, Toselli Rossi: "Legge Finanziaria 1998 - Capitolo 7102 Fondo nazionale per la montagna" n. 608 presentato dai Consiglieri Salerno, Casoni, Griffini, Mancuso Minervini e Ghiglia: "Algeria: crimini contro l'umanità" n. 612 presentato dalle Consigliere Spagnuolo, Ferrero, Cotto, Simonetti Manica, Casari, Benso e Minervini: "Crimini contro l'umanità".
Pongo in votazione le iscrizioni all'o.d.g. degli ordini del giorno.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono tutti iscritti all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
Se riterremo opportuno li discuteremo dopo le comunicazioni del Presidente della Giunta regionale.


Argomento: Attivita' di promozione - Programmazione sportiva (impianti e attivita")

Comunicazioni della Giunta regionale in merito alla partecipazione della Regione Piemonte alla Rassegna sulla montagna (Showmont '97) - (connessa interrogazione n. 1497)


PRESIDENTE

La parola pertanto al Presidente della Giunta Ghigo per alcune comunicazioni in merito alla Rassegna sulla montagna.
GHIGO, Presidente della Giunta regionale Prendiamola come una comunicazione.
La Regione Piemonte partecipa da sempre con un proprio stand alla rassegna Showmont.
Per l'anno in corso l'Assessorato alla Montagna è stato incaricato del compito di organizzare, unitamente agli Assessorati al Turismo e Artigianato, la partecipazione della Regione alla rassegna 1997 (che si svolge dal 24 ottobre fino al 2 novembre 1997).
Tale partecipazione è ricompresa nel programma di promozione turistica approvato con DGR n. 23-17642 del 24/3/1997.
A settembre l'Assessorato alla montagna e specificatamente il Settore Economia montana, con il coinvolgimento anche della Segreteria dell'Assessore, considerata la necessità di contatti istituzionali per la presenza innovativa delle Comunità montane nello stand, intraprende i primi contatti operativi, a seguito dei quali: 1) l'arch. Vischi viene incaricato della progettazione e dell'assistenza alle fasi esecutive, per un compenso pari a L. 22.500.000.
2) Viene richiesto a tre Ditte, operanti nel settore, un preventivo di spesa per l'allestimento dello spazio espositivo. Pervengono entro la data prevista due preventivi, rispettivamente di L. 199.800.000 e di L.
285.000.000 (più oneri fiscali). La terza Ditta si dichiara impossibilitata a formulare il preventivo.
In data 2 ottobre viene assegnato l'incarico alla Ditta Allestystand migliore offerente, per un importo di L. 199.500.000, al netto dell'esonero della cauzione.
In data 8 ottobre la Giunta regionale con DGR n. 11-22634, vista la L.R. n. 51/97, accantona la somma occorrente, a favore del Settore Economia montana per gli adempimenti necessari.
In data 17 ottobre il Responsabile del predetto settore con propria determinazione: prende atto degli affidamenti all'arch. Vischi e alla Ditta Allestystand anche dal punto di vista della congruità della spesa impegna la somma occorrente per complessive L. 300.000.000. Tale cifra è comprensiva delle spese accessorie e non quantificabili a priori dispone che la liquidazione delle spese avverrà, per la realizzazione dello stand, subordinatamente all'atto del collaudo.
Rispetto alle suddette procedure e alla loro conformità alle norme di legge si svolgono le seguenti considerazioni.
Le trattative private per l'affidamento all'arch. Vischi e alla Ditta Allestystand risultano sostanzialmente conformi ai disposti dell'art. 31 della L.R. n. 8/84, (lettere d e g) - legge sulla quale poi ritorner nonché per il carattere fiduciario che l'incarico professionale pu comportare.
Si rileva inoltre che la procedura da sempre adottata dagli uffici regionali per gli affidamenti a trattative private consiste nell'espletamento preventivo della medesima da parte delle strutture e soltanto successivamente nella formalizzazione dell'affidamento da parte dell'Organo competente; quanto sopra nel rispetto delle norme di cui al citato art. 31.
Rispetto alla sottoscrizione della nota relativa agli affidamenti d'incarico da parte dell'Assessore alla montagna, si rileva come, fino all'entrata in vigore della L.R. n. 51/97, le stesse siano sempre state sottoscritte dall'Amministratore competente.
Qui, in effetti, siamo stati in un periodo transitorio. Vorrei ricordare a tutti che la prima riunione con i Dirigenti regionali per esplicitare le nuove procedure di accantonamento e di impegno è stata fatta il 29 settembre; è perciò comprensibile che in un periodo di transizione di un passaggio normativo ad un altro ci sia stata una situazione in cui obiettivamente si è agito, nonostante ci fosse una legge già approvata secondo le metodologie che venivano applicate prima dell'approvazione di questa legge.
La variazione delle procedure è avvenuta in data talmente ravvicinata a quella di cui alle note contestate da non permettere ovunque una repentina individuazione dei soggetti innovativamente competenti rispetto alle nuove norme.
Vero è che la nota di affidamento alla Ditta aggiudicataria fu predisposta personalmente dal Responsabile del servizio competente, a firma proprio dell'Assessore alla Montagna.
Di questo abbiamo documentazione in una minuta di un funzionario, che ahimè - purtroppo non è più fra noi, il quale aveva redatto questa lettera di sua mano. E ciò naturalmente è un elemento agli atti.
Se me lo permettete, voglio fare due considerazioni, perché questa situazione è, per certi versi, anche angosciante per chi ha una responsabilità amministrativa, nel senso che ci si sente continuamente sotto una pressione, non psichica, ma psicologica, non indifferente, che obiettivamente non credo sia lo stato migliore per poter operare in tranquillità e in una situazione positiva.
Questo lo voglio dire, perché mi rendo conto che la battaglia politica pu nell'ottica di certe posizioni, intraprendere anche dei percorsi e delle strade di questo tipo (non ci si deve stupire di nulla).
Tuttavia - ed è in questo senso che mi permetto di fare tale considerazione, anche in relazione alla pochezza della contestazione mossa nei confronti dell'Assessorato alla montagna - mi auguro che questo atteggiamento possa in breve tempo essere accantonato da parte dell'opposizione per tornare ad una dialettica politica anche dura, anche aspra su quei temi, come quello di oggi, che possono interessare il nostro territorio, senza continuare con questo metodo di contrapposizione che obiettivamente non credo sia utile.
Se il Consigliere Cavaliere mi permette una battuta, che vuole essere una battuta: io, generalmente, nel limbo dei miei pensieri ho sempre avuto il posto per un cavaliere solo; oggi, pensare a due cavalieri mi viene veramente un po' difficile.
Perciò - questa è una preghiera di tipo personale - se il Consigliere Cavaliere potesse lasciarmi quell'illusione, e solo quella, gliene sarei grato.
Al di là delle battute, mi rendo conto che un'Amministrazione deve assumere delle iniziative per garantire ulteriormente un percorso corretto dal punto di vista amministrativo.
Io vorrei ricordare - e l'ho citata prima - la L.R. n. 8 del 1984, la quale stabiliva e regolava gli appalti all'interno dell'Amministrazione pubblica; è una legge regionale, per cui si riferiva agli appalti della Regione Piemonte.
Questa legge - lo voglio ricordare a tutti voi - votata nel 1984 perciò la bellezza di quattordici anni fa, prevedeva un Albo dei fornitori inoltre - questo era l'impegno che il Consiglio regionale a suo tempo si assunse - prevedeva la predisposizione di un regolamento di attuazione perché naturalmente si trattava di un meccanismo abbastanza complesso nell'attuazione delle legge.
Questo Albo dei fornitori non è mai stato attuato e io credo sia venuto il momento di farlo. Proprio anche in relazione all'approvazione della legge n. 51 che mette oggi i nostri dirigenti regionali - dico nostri perché sono patrimonio di questa Regione e quindi tutti dobbiamo sentire doveroso questo compito - nelle condizioni di poter lavorare con tranquillità.
Non possiamo permetterci che questi dirigenti da domani, anzi dal 29 settembre, da quando cioè abbiamo attuato queste specifiche ed informato i dirigenti dell'attuazione della legge, siano ancora nella situazione di non agire, cioè di non prendere iniziative e di non poterle prendere in maniera tranquilla. Questo per via di un sistema che, e questo mi dispiace, secondo me fa difetto alle capacità del Consigliere Cavaliere: ormai qui, se qualcuno vuole fare del male a qualcun'altro prende il telefono, chiama il Consigliere Cavaliere e gli dice: "Guarda che questo ha fatto questo e quello ha fatto quest'altro". Poi naturalmente il Consigliere Cavaliere ne fa l'uso che ritiene più opportuno, però non credo che questo sia un metodo che deve trovare spazio in un'amministrazione come la nostra. Bisogna indubbiamente migliorare e rendere più trasparenti le procedure: la legge n. 51, una legge che ha voluto questa maggioranza, ha sicuramente questo compito, rendere più trasparenti le procedure.
Vogliamo riprendere in mano la L.R. n. 8/84 e fare questo benedetto Albo dei fornitori, in modo che ci sia finalmente una certezza e che i nostri dirigenti abbiano la possibilità di operare in tranquillità? Ebbene, io qui di fronte a tutto il Consiglio prendo l'impegno specifico di mettere immediatamente mano a questa legge, di rivederla e proporre al Consiglio in tempi brevissimi un regolamento che possa garantire ai nostri dirigenti di lavorare in tranquillità e permettetemi di dire anche a noi amministratori di lavorare con tranquillità. Dico questo anche in relazione ai fatti di oggi che potrebbero configurare delle situazioni di carattere economico molto penalizzanti non solo per il nostro Paese, ma per l'intera Europa e tutto l'Occidente; mi riferisco al crollo delle Borse asiatiche e alla sua ripercussione sulle Borse europee (tutti voi saprete che la Borsa italiana è vicina a perdere il 7-8%). Questa situazione riconduciamola a questi grandi temi sui quali c'è la totale disponibilità a confrontarci. Ribadisco quindi l'impegno da parte di questa Giunta di fare questo Albo dei fornitori per poter davvero mettere in condizioni di lavorare la struttura regionale perché - torno a ripetere e lo ricordo a tutti - da quando abbiamo approvato la legge n. 51 tutte le procedure le firmano i dirigenti regionali, non più gli Assessori: la responsabilità è dei dirigenti regionali! Vogliamo tutti insieme, siccome sono un patrimonio di tutti, mettere questi nostri dirigenti nella situazione di lavorare in modo tranquillo? Facciamolo! Questo è l'appello che io mi sento di fare all'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Io non credo che il Presidente Ghigo nella sua risposta abbia colto gli elementi anche tecnici che vengono posti, che non sono un attacco personale all'Assessore Vaglio, ma la constatazione di una irregolarità amministrativa grave.
Qui non è in discussione solo la L.R. n. 8/84 che non è vecchia solo per la mancanza dell'albo; ben altre cose ci sarebbero da modificare di quella legge.
Il fatto è che non è stata applicata da parte dell'Assessore Vaglio nemmeno quella legge: questo è il problema che imputiamo! Allora la invito Presidente, a contestare le questioni che le abbiamo posto e che le riproponiamo.
La delibera in oggetto ha previsto una trattativa privata. Come Lei sa la L.R. n. 8/84 stabilisce, fra le varie casistiche per cui si può fare una trattativa privata, quella che il costo sia inferiore a 200 milioni.
Ebbene, non vi è alcun atto deliberativo, non vi è nemmeno alcuna determinazione di qualche dirigente, non vi è nemmeno una lettera di qualcuno che dica "facciamo questo appalto per meno di 200 milioni"! Quindi non si capisce in alcun modo perché si sia fatta una trattativa privata. Il capitolato inviato dall'Assessore Vaglio alle tre ditte individuate per una trattativa privata non parla di alcuna cifra e non vi è alcun atto precedente che indichi una cifra! Dove è scritto che si doveva accedere e si poteva fare la trattativa privata? Non è scritto da nessuna parte. Salvo che a posteriori una delle tre ditte presenti un preventivo di L. 199.800.000, per ben 200.000 lire sotto i 200 milioni, ma è solo quello l'elemento per cui si è acceduti in qualche modo ed è un elemento emerso a posteriori e non a priori. Questo è quanto purtroppo emerge da questi documenti.
Oppure lei mi dica, Presidente Ghigo: "No: in questa delibera, in questo atto, c'è scritto che noi facevamo l'appalto inferiore a 200 milioni"; me lo porti, così io farò tante scuse all'Assessore Vaglio, alla Giunta e basta, capita di sbagliare, anche a me capita tante volte e riconoscerei di aver individuato un errore che non c'è.
Ma non è l'unica cosa che non funziona, che non ci convince. Non ci convince nemmeno la vicenda del capitolato che di norma viene steso da qualche tecnico e infatti viene individuato un tecnico sulla cui scelta le procedure di trattativa privata potrebbero essere del tutto idonee logiche. Questo tecnico, nella sua accettazione dell'incarico, prende naturalmente tra gli altri incarichi quello di fornire gli elementi necessari alla valutazione economica per le offerte delle ditte allestitrici. Quindi fa il capitolato di appalto, è evidente! Ma come fa a fare il capitolato d'appalto che viene spedito dall'Assessore l'11 settembre, se questo architetto riceve l'incarico l'11 settembre? Poi si dice che in Regione le cose sono lente! Qui, l'11 settembre viene affidato l'incarico all'architetto; l'11 settembre l'architetto accetta; l'11 settembre vi è l'invio della lettera per la trattativa da parte dell'Assessore! Non c'è alcuna delibera, salvo un mese dopo, l'8 ottobre una semplice delibera di impegno, quando si poteva benissimo almeno prendere atto di ciò che era avvenuto. Invece l'8 ottobre, ripeto, c'è solo una delibera d'impegno.
Successivamente, il 17 ottobre, il dirigente di Settore fa una determinazione prendendo semplicemente atto di cosa è avvenuto: in questo consiste la determinazione, salvo valutare la congruità. Del resto una congruità non si rifiuta a nessuno, nella storia della Regione.
Allora, Presidente, il problema è semplicemente questo: l'appalto, per gli elementi di cui disponiamo, è del tutto illegittimo; va bene così, si continui così. Adesso è cambiata la procedura, i dirigenti fanno questo. E' un passo avanti che non basta perché i dirigenti li scegliamo: finché la Giunta e i politici possono decidere della carriera dei dirigenti, questa separazione non è del tutto compiuta.
Ma il problema è che la responsabilità dei dirigenti c'era anche prima.
Io non capisco perché la Segreteria Particolare dell'Assessore abbia prodotto queste procedure; è qui il limite di tale appalto irregolare. E di questo sono intimamente convinto.
Presidente, deve essere accertato se l'appalto è regolare secondo le nostre leggi e procedure, oppure no.
Ritengo quindi fondamentale la presenza di un organismo che subentri laddove terminano le competenze del Commissario del Governo. Non abbiamo alcun elemento di questo tipo.
Oltre che interrogare, cosa possiamo fare? Quando pensiamo che un appalto sia irregolare ci dobbiamo rivolgere alla Magistratura, oppure chiedere uno strumento che ci permetta di verificare la sua regolarità.
Allora io le chiedo, Presidente, che si possa verificare, attraverso gli strumenti che crede più opportuni, se questo appalto è regolare oppure no. Per me non è regolare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.
SAITTA Signor Presidente, confesso che quando il collega Cavaliere ci sottopose, in una conferenza stampa che convocò in un pomeriggio della settimana scorsa, questi documenti, provai un certo stupore, non tanto per l'entità del fatto, ma obiettivamente per le procedure effettuate. Dire che sono poco ortodosse mi pare una definizione alla quale poter ricorrere senza essere accusato di esagerare.
Chi ha fatto l'Amministratore comunale sa che qualunque decisione qualunque affidamento, deve essere supportato da una deliberazione. Per dare un incarico ad un professionista, ad esempio, occorre deliberare: è questo l'atto con il quale si esprime l'Amministrazione pubblica. Per affidare un lavoro occorre una deliberazione: è questo l'atto con il quale si esprimere un organo.
In questo caso non c'è una deliberazione d'incarico né una deliberazione di affidamento dei lavori. Inoltre, non c'è neppure una deliberazione di individuazione della procedura per individuare il contraente.
Manca l'atto deliberativo, Assessore Vaglio, e questo è un fatto grave non dal punto di vista penale, ma dal punto di vista amministrativo.
Mancano gli atti amministrativi, mancano le deliberazioni e capisco anche l'imbarazzo della determinazione assunta dal dirigente, che prende atto che è stato affidato un incarico con una lettera, esprime un parere di congruità (avrà sicuramente avuto gli elementi per esprimere un parere di congruità), ma io mi chiedo: sulla base di una presa d'atto, quindi mancando delle deliberazioni, si può liquidare una ditta, un professionista? Io so che quando manca l'atto amministrativo, chi paga è l'amministratore. Queste sono le regole: se mancano gli atti amministrativi, le delibere, chi paga è l'amministratore perché è una responsabilità personale.
L'Amministratore è abituato ad esprimersi con atti collegiali, non è una persona fisica, e credo che il Vicepresidente Majorino non possa contestare questa considerazione.
Noi ci esprimiamo con delle deliberazioni o no, Vicepresidente? Quindi ritengo che il Presidente della Giunta abbia il dovere di censurare l'Assessore Vaglio.
Assessore, operi attraverso le deliberazioni! Mi sento poi di aggiungere un'altra considerazione. Poiché Showmont viene organizzato ogni anno, smettetela di fare le deliberazioni sempre all'ultimo momento; si possono fare anche con qualche mese di anticipo, con tutte le procedure necessarie. Bisogna riportare gli Assessori ad osservare le regole! Io non conosco le procedure adottate dagli altri Assessori, ma se questa viene considerata una procedura regolare, si sbaglia a dare questa definizione. E' una procedura completamente irregolare sul piano amministrativo.
Vorrei, inoltre, fare un grande richiamo all'Assessore Vaglio, ma, per quanto ho sentito, anche agli altri Assessori: le Segreterie Particolari degli Assessori facciano le Segreterie Particolari degli Assessori! Non sono organi istituzionali; chi deve avere contatti con le imprese, con i professionisti sono i funzionari, non le Segreterie Particolari degli Assessori! Non trovo di buon gusto, Assessore Vaglio, scrivere su una lettera: "Mandate i preventivi alla Segreteria Particolare dell'Assessore".
L'Assessore è istituzione, è Regione; si mandano alla Regione.
E' un consiglio che vi do: non abbiate contatti con le imprese lasciate questi compiti ai funzionari. Questi sono problemi che deve affrontare la struttura, che è pagata per fare questo.
Venendo alla conclusione, considero queste le caratteristiche principali della vicenda. Presidente, lei ha detto bene: noi dobbiamo creare una situazione favorevole per consentire una buona applicazione della legge 51. Questo mi pare importante e il clima deve essere favorevole.
Se il clima deve essere favorevole, occorre evitare completamente e totalmente le interferenze delle Segreterie degli Assessori. Le Segreterie degli Assessori svolgano il lavoro di segretari degli Assessori. Tutte le questioni amministrative competono alla struttura, quindi i dirigenti devono avere la più completa e totale autonomia per poter compiere bene il proprio lavoro amministrativo.
Questo è un primo accorgimento che bisogna adottare.
Il secondo accorgimento è che questa vicenda, così come altre, insegna come sia difficile la separazione del ruolo politico dal ruolo di gestione.
E' estremamente difficile perché c'è una tentazione, da parte di tutti, a ritenere che il proprio ruolo politico sia anche un ruolo di carattere amministrativo e limitarsi a svolgere un'azione puramente politica richiede grande capacità nello svolgere il ruolo politico.
Non sempre questo è un fatto automatico. Vuol dire spogliarsi di molti compiti che impropriamente sono sempre stati svolti e vengono svolti a maggior ragione oggi, come dimostrano le note vicende.
L'applicazione della legge n. 51 richiede dunque una forte capacità di coordinamento da parte del Presidente, perché gli Assessori veramente riducono il proprio compito agli aspetti politici e non a quelli gestionali.
Siamo disponibili - e lo abbiamo dimostrato nel dibattito - di tornare al confronto politico, però lei, Presidente, ci deve garantire che le procedure adottate saranno rispondenti ai criteri minimi che garantiscono trasparenza, non soltanto dei suoi atti, ma soprattutto di quelli degli Assessori.
Questo per noi è un principio fondamentale. Fintantoché sorgono dei dubbi, degli equivoci - questa fatto dimostra che ci sono dei dubbi evidentemente diventa anche difficile concentrarsi soltanto sulle questioni politiche; in qualche maniera siamo tutti chiamati a commentare alcuni fatti che si svolgono e quando ci vengono presentati obiettivamente non possiamo dire che sono dei "fatterelli": sono fatti gravi per un amministratore.
Anch'io concordo - proprio per incominciare ad avviarci nell'applicazione positiva e ottimale della legge n. 51 - sulla richiesta che venga fatta chiarezza su questa vicenda.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.
SPAGNUOLO Grazie, Presidente. La discussione in oggetto è relativa ad una comunicazione, ma anche ad una nostra interrogazione, peraltro presentata in maniera molto scarna, che chiedeva al Presidente della Giunta regionale di dirci se dal suo punto di vista riteneva le procedure attuate sostanzialmente ortodosse. Noi riteniamo di aprire il nostro brevissimo intervento con la formula di rito: non ci riteniamo soddisfatti della risposta e non ci potremo ritenere soddisfatti.
Diciamo questo, Presidente, mettendoci nei suoi panni. L'intervento che il nostro Gruppo desidera fare in questa circostanza tende a dire sostanzialmente tre cose. La prima è che, probabilmente, questa amministrazione ha prestato parecchia attenzione a tutte le iniziative della promozione: dalla promozione turistica alla promozione culturale. La stessa promozione che si fa su Showmont ha dei profili che attengono alla promozione, senz'altro importanti non solo per l'immagine ma anche sotto il profilo economico, ma con ogni probabilità tendono, per loro natura, ad arrivare un po' all'ultimo momento. Può darsi che anche l'intreccio, il lavorare collegialmente porti a far sì che queste iniziative arrivino all'ultimo momento, trovino l'Assessore agitato per non dovere o non potere rispondere puntualmente ad iniziative - peraltro anche di grande impatto economico - e di conseguenza molte procedure vengono sovente "saltate". Le date richiamate non dall'intervento del Presidente, ma dal Consigliere Cavaliere, parlano chiaro: l'11 settembre coincide con l'affidamento e con la presentazione del progetto; chiaramente qualche cosa non ha funzionato.
Poi ci possono essere tutte le motivazioni presentate dall'Assessore, dal tecnico, ma indubbiamente qualcosa non ha funzionato.
Bisogna che alcuni scacchi, che alcune caselle tornino al loro posto! Non dobbiamo dimenticare che siamo una realtà di carattere legislativo, ma ci sono Assessori che vengono pressati nel fare lettere, nell'arrivare addirittura a firmare degli appalti; non penso che l'Assessore Vaglio quella lettera se le sia scritta da solo. Come opposizione abbiamo il dovere di mettere in evidenza queste gravi carenze. Noi siamo, come recita lo Statuto della Regione Piemonte, un ente di legislazione ed un ente di programmazione. Essendo un ente di legislazione e di programmazione è indispensabile che gli Assessori tornino a svolgere il loro compito. Ben venga il fatto che, più di prima con la recente normativa, i funzionari facciano in maniera autonoma le determinazioni, che le assumano, ma l'Assessore deve avere un ruolo di indirizzo politico, un ruolo di controllo.
Presidente, quello di cui non siamo convinti, ma di cui forse deve ancora convincersi un po' lei, è che la "questione Vaglio", che noi come Gruppo riteniamo di disordine amministrativo, è però una delle tante questioni che se noi andassimo a prendere in esame le delibere per vedere come sono state "costruite", solleveremmo in altre situazioni simili.
Pertanto sono necessarie due cose. Innanzitutto che si torni a rivestire il proprio ruolo: gli Assessori prima di tutto devono occuparsi di fare le proposte di legge, la programmazione, le concertazioni e i dirigenti devono fare i dirigenti.
Lo ha già detto il Consigliere Saitta, ma io desidero richiamare la vostra attenzione, individualmente e collegialmente, su una questione molto delicata in Piemonte per i risvolti politici che essa determina. Qualcuno deve tornare al proprio posto; i segretari particolari, mi permetto di dire, non solo dell'Assessore Vaglio, ma in generale, devono tornare al loro posto. Non possono partecipare ai convegni più vari a portare i saluti per conto dell'Assessore, non è compito dei segretari particolari. Non è compito dei segretari particolari ricevere la posta nemmeno degli appalti! Chi vi parla ha rivestito la carica di Assessore per dieci anni: io non ho mai mandato il mio segretario particolare a portare i saluti ai convegni.
Evidentemente ci sono in questa Giunta segretari particolari "forti" che vanno oltre il loro compiti e creano problemi agli Assessori, ma creano problemi alla Regione, all'immagine della Regione nel suo insieme. Che cosa può pensare un Sindaco delle città del Piemonte che si trova il segretario particolare, per conto dell'Assessore, porgergli un saluto mentre al convegno partecipa un Consigliere regionale: chi dei due fa il bellimbusto? Certamente...scusate l'espressione, magari la ritiro. Comunque si sentirà imbarazzato.
Lei, Presidente ha detto di cercare di guardare più in alto, dico per prima cosa che è compito dell'opposizione mettere in evidenza i problemi. L'altra cosa che il Gruppo vuole sottolineare è la seguente: cercate di non farci più parlare di questo tipo di problemi! Noi oggi abbiamo presentato come Gruppo un'interrogazione nella quale chiediamo che si convochi una seduta straordinaria del Consiglio regionale aperta agli Enti locali, sui grandi temi del Piemonte: la questione Torino Piemonte, perché non c'è l'Authority; il problema dell'Alta Velocità; il problema aeroportuale. C'è tutta una serie di questioni sulle quali questo Consiglio regionale dovrebbe dire che cosa fare. Noi Gruppo, noi opposizione non vorremmo parlare di queste questioni, però anche voi apportate dei correttivi al vostro operato.
Ripeto, i funzionari devono maggiormente stare vicino alla Giunta e voi, Assessori non fate nulla di quel che non vi compete; qualcuno deve assolutamente tornare al proprio posto, in particolare i segretari particolari. In questo senso va il nostro contributo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Caro Presidente Ghigo, dal punto di vista della scorrettezza amministrativa, devo dirle che, per quanto abbiamo potuto vedere dai documenti presentati, emerge un quadro più grave di quello a suo tempo constatato nel caso dell'Assessore Viglietta, che dal punto di vista amministrativo non ha fatto una cosa molto semplice, quella di assentarsi i cinque minuti dedicati dalla Giunta all'acquisto delle gabbiette, informare la Giunta che si trattava di gabbiette comprate in un proprio negozio e rientrare subito dopo. Questo è stato l'errore dell'Assessore Viglietta.
Dal punto di vista amministrativo è una questione di grande semplicità e un errore facilmente rimediabile se corretto in tempo; quindi è stata una scorrettezza amministrativa molto banale, come capita a moltissimi Assessori in Italia, di essere interessati da fatti che economicamente li riguardano; di solito in tutti i Comuni d'Italia, in tutte le Commissioni edilizie, la gente se ne va.
Quindi, Viglietta ha compiuto questo tipo di scorrettezza che, pur nella sua scorrettezza, è molto trasparente, semplice e banale.
Quella dell'Assessore Vaglio è una scorrettezza anche più grave, almeno sulla base degli atti, di quelle commesse da Angeleri, delle quali poco si sa, o comunque, quello che si sa è talmente contraddittorio tra le parti che le hanno sollevate, quindi tra chi dice che è tutto scorretto e l'Assessore che si difende dicendo che non è vero, documentazione non ce n'è molta, si sa poco, vedrà la Magistratura.
Per quanto riguarda, invece, l'indagine amministrativa svolta dal Presidente Ghigo, direi che ci sono degli elementi anche estranei all'attività dell'Assessore, di un certo rilievo.
Questa di Vaglio, a mio modestissimo modo di vedere - Presidente Ghigo tenga conto di come pongo il problema - è molto più grave, ma molto più grave di entrambi gli episodi precedenti, perché sulla base dei documenti che possediamo io rimango allibito dall'iniziativa di un Assessore - con le vecchie leggi, non con le nuove - che invita, attraverso la propria Segreteria, o organizza, una gara d'appalto.
E' una cosa che pensavo non fosse possibile che accadesse: una Segreteria di un Assessore invita le ditte a presentare offerte in Segreteria. Aggiungiamo il fatto che le Segreterie degli Assessori regionali sono persone tra loro amiche e di reciproca fiducia, perch l'Assessore può assumere queste persone. Quindi sono in un rapporto fiduciario con l'Assessore, estraneo alla struttura e anche con le vecchie leggi non è, ad alcun Assessore, consentito di svolgere in proprio trattative private e far richiedere offerte dalla propria Segreteria esaminarle, aprirle.
Chi ha aperto queste offerte? L'Assessore dice: la sua Segreteria.
Io non so se sia la Segreteria particolare, vedo che gli atti sono protocollati con la sigla "SP"; non so se voglia dire Segreteria particolare, forse sì, forse no, ma è sicuramente Segreteria dell'Assessore.
La Segreteria dell'Assessore non è un organismo amministrativo capace e autorizzato a formare delle gare, assolutamente. L'Assessore secondo le vecchie leggi, è il sovrintendente di una procedura amministrativa svolta dagli uffici competenti; l'Assessore non è un ufficio competente e la sua Segreteria ancora meno. Quindi, da questo punto di vista, questa è stata una gara senza garanzie, perché non è stata assistita dagli uffici regionali competenti in materia, "sin dall'invio degli inviti, sin dal ricevimento delle offerte".
Io mi chiedo "sin dall'apertura delle buste"; io non so se lei Presidente Ghigo, ha appreso il verbale dell'apertura delle buste. Queste buste che l'Assessore ha chiesto di mandare nella sua Segreteria (e lì sono giunte) chi le ha aperte? Un funzionario, due funzionari, l'Assessore? L'apertura delle buste è soggetta ad un verbale che deve essere controfirmato. Questo momento magico della gara che è l'apertura della busta, il controllo che la busta sia sigillata, che non sia manomessa, che sia arrivata in tempo utile, che contenga un'offerta riferita all'appalto per la quale la si apre, è una procedura che lo stato di diritto e il diritto amministrativo consegnano non all'Assessore - con le vecchie leggi l'Assessore mette l'ultima firma - perché l'Assessore, secondo le vecchie leggi, coram populo apriva le buste, in seduta pubblica.
Che garanzie ci sono? Io, sulla base degli atti, non vedo garanzie e temo che questa trattativa sia gravemente turbata dal punto di vista della regolarità e delle garanzie per tutti.
L'altro elemento è quello dell'incarico: a me risulta (non so se questo valga non avendo gestito direttamente un Assessorato in Regione) che anche per gli incarichi di tipo professionale oggi si richiedano delle gare, dei bandi, delle offerte e la cifra richiesta (22 milioni) per questo compenso a forfait, mi sembra una cifra già adeguata per dare un incarico professionale previo un bando, un esame delle offerte, ma tutto questo non c'è stato.
Allora, questa è una scorrettezza, Presidente Ghigo, che lei dovrebbe guardare ben da vicino, perché mi stupisce un po' vedere due Assessori come Viglietta e Angeleri seduti su quei banchi, avendo pagato, nel bene e nel male, giusto o sbagliato che sia, uno una scorrettezza poi ammessa, l'altro vedremo, e sentire da lei una risposta un po' facilona.
Questa procedura dell'Assessore Vaglio, secondo me, è di gran lunga più grave e anche più verificabile, sulla base di alcuni documenti. Non li ho tutti, come il verbale di gara: se non c'è un verbale di gara, se non c'è il verbale di apertura delle due offerte, io non so dove siamo! Spero che ci sia, perché non si aprono le offerte così. Non si fa in questo modo; se è successo questo siamo alla più assoluta scorrettezza, alla nullità di tutti gli atti! Se è andata così l'Assessore Vaglio si prenderà carico di avere dei rapporti privati con queste ditte e di risolvere un contenzioso civile, ma non coinvolga la Regione.
Un'ultima cosa, Presidente Ghigo. Noi siamo appiattiti su problemi di gestione, relativamente a queste vicende. Io non penso che il Consiglio regionale debba essere ridotto al ruolo di un piccolissimo e anche inetto consiglio comunale, cioè un consiglio comunale in cui non si fa mai nulla se non guardare qualche delibera di gestione.
Questo Consiglio regionale dedica una parte spropositata alla verifica di delibere di pura gestione e di scorrettezza di queste delibere; questo è un elemento che condanna, a causa della vostra incapacità di gestione, il Consiglio regionale a occuparsi delle delibere, quando dovrebbe occuparsi del Piano regionale di sviluppo, che non esiste, che non c'è, che non fa notizia nemmeno quando lo si evoca perché i giornali si occupano d'altro.
E' uno degli elementi di scandalo di questa Regione, che noi riproponiamo dall'inizio della legislatura, che manca ma di cui non si parla! Viceversa parliamo di gabbie e gabbiette.
Allora, Presidente Ghigo, non è ora di pensare seriamente a farla finita con la gestione e l'ipertrofia di elementi di gestione da parte della Regione Piemonte e della sua Giunta, che continua ad alimentare nuovi elementi di gestione amministrativa, da delegare invece alle Province, ai Comuni? Volete sbarazzarvi di tutta la gestione amministrativa, anzich continuare a incrementarla, come nel caso recente dell'invenzione dell'Assessore Pichetto, di un altro ufficio legato ai problemi dei consumatori, non richiesto da nessuno, che istituisce un nuovo ruolo di gestione da parte della Regione Piemonte? Parliamo di rinnovamento e di riforma. Voi, viceversa, siete ipertrofici proprio su quegli aspetti gestionali di cui la Regione dovrebbe sbarazzarsi. E questo è l'ultimo auspicio che rivolgo al Presidente Ghigo oltre a richiamarlo a considerare questa, che mi pare la più grave delle procedure che abbiamo posto sotto esame.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.
RIBA Presidente, io vorrei intervenire, ma sarebbe meglio se prima prendesse la parola anche qualche rappresentante della maggioranza.



PRESIDENTE

La ringrazio, ma in questo momento non ho nessun iscritto a parlare; da parte della Presidenza non c'è alcun blocco in questo senso.
RIBA Non c'è l'intenzione di intervenire e la mia non vuol certo essere una sollecitazione, però, se vogliamo rispettare l'istituzione, cerchiamo anche di impegnarci un po' di più.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.
GHIGLIA Grazie, Presidente. Sono entrato apposta, perché mi scappava di prendere la parola, e allora, visto che vogliamo che qualche rappresentante della maggioranza prenda la parola, sperando di trovare qualche motivo di polemica aggiuntiva alla carne trita che abbiamo sentito finora, non mi sottraggo a fornire qualche elemento di fantasia ulteriore, di cui credo ci sia anche un certo bisogno.
Solitamente, se devo fare un intervento, lo faccio "a prescindere" tanto per citare Totò, che di cose serie se ne intendeva - e quindi non aspetto che intervenga qualcun altro per intervenire a mia volta. Se so cosa devo dire, lo dico.
A questo punto, però, devo bloccarmi: visto che la comunicazione l'ha fatta il Presidente della Giunta, che ha chiesto di assentarsi un attimo mi blocco un momento.
SPAGNUOLO Faremo così tutti, non appena il Presidente della Giunta esce dall'aula.



PRESIDENTE

Può proseguire, Consigliere Ghiglia.
GHIGO, Presidente della Giunta regionale Mi sembra eccessivo: anche io ho le mie necessità! GHIGLIA Certo, Presidente, anche lei ha i suoi diritti e le sue necessità.
Continuerei il mio intervento, partendo da una premessa. Presidente, mi spiace doverglielo dire: non condivido il metodo con cui lei ha inteso condurre questa discussione.
Il metodo naturale, corretto, trasparente e democratico attraverso cui un Consigliere o un numero di Consiglieri, rispettando il loro mandato, in questo caso ispettivo, esprimono questa loro funzione è l'interrogazione non è la sollecitazione alla comunicazione. La comunicazione, a mio modesto avviso, si deve fare su questioni particolari, eccezionali, non ordinarie.
Il fatto di fare una comunicazione - Presidente Ghigo, me lo lasci dire dà quasi il senso di voler comunicare qualcosa a tutti i costi, perch c'è qualcosa da cui liberarsi, perché c'è qualcosa da dire a tutti i costi.
Al contrario, rappresenta la normalità della dialettica e del dibattito politico il fatto che qualcuno interroghi la Giunta, che la Giunta risponda e che, se questo qualcuno non si dichiara soddisfatto, si sieda e rimanga insoddisfatto, salvo riservarsi poi ulteriori atti: esposti alla Corte dei Conti, ricorsi, impugnazioni, ecc. (ci sono le sedi per far tutto, fanno parte degli strumenti a disposizione di ogni Consigliere).
Ripeto che mi spiace doverle dire queste cose, Presidente; tuttavia con la consueta chiarezza che uso per rivolgermi a lei, ritenevo più opportuno che la tranquillità - poi arrivo all'interrogazione, arrivo al merito della delibera - e l'ordinarietà di questo legittimo attacco da parte della minoranza, nella sua assoluta normalità, non meritasse affatto la dignità superiore ed eccezionale di una comunicazione, ma una semplice normale, per quanto corretta e dovuta, risposta.
E' una questione di metodo, ma il metodo in politica è importante perché il metodo è segnale. E se allora il segnale di una maggioranza deve essere quello di esprimere - certo - un'assoluta tranquillità e trasparenza di fronte alle scelte fatte, non vedo il motivo per cui questa tranquillità, espressa da lei, signor Presidente, debba essere, nella forma, eccezionale.
Proprio in questo spirito e con questo spirito, ringrazio i colleghi della minoranza per aver voluto mantenere il dibattito ad un'altezza giusta, non scegliendo né il profilo della scimitarra e neanche quello dello stiletto, ma il normale profilo della spada: quello che giustamente l'opposizione deve usare nei confronti della maggioranza.
Questo l'ho molto apprezzato, perché mi sembra un modo serio di fare opposizione, con il quale si cercano veramente le spiegazioni e, anche se con una certa malizia (ma è normale, ci deve essere, anzi è dovuta a chi fa opposizione), di trovare quello che non va. Ma mi aspettavo altro, oggi, da questa discussione.
Dopo interverrà il Consigliere Riba. Conosco la sua misura e la sua puntualità; con quello che dico non penso di poter scatenare in lui un pathos particolare né che oggi si dovrà modificare il taglio della discussione: è questo il bello della dialettica.
Sulla delibera. Io sinceramente devo dire che non riesco, non solo dalla risposta del Presidente, ma anche dagli interventi che sono stati fatti dai colleghi dell'opposizione, a cogliere in questa delibera quegli elementi di illiceità, perché l'illegalità non è stata sollevata da nessuno, o di eventuale - perché è possibile - nullità dell'atto. Ci sono vari meccanismi quando si parla di una delibera.
Io sinceramente non li ho colti e dico una cosa molto semplice: nel momento in cui, dopo aver inviato una lettera in cui si invitava a trattativa privata vista l'urgenza - ma questo è normale - a presentare una serie di progetti, l'Assessorato avesse constatato che a tutti questi inviti fosse stata data una risposta quantitativamente superiore alla cifra fissata dalla legge, per il più basilare principio di autotutela si poteva tranquillamente decidere di annullare questa procedura e di aprire una gara. Ma questo è un basilare principio di autotutela dell'Amministrazione che non ha nulla di illegale! Non è stato fatto, proprio perché a mio avviso questa delibera è assolutamente regolare. Ed è stata anche dettata da motivi di urgenza e di eccezionalità che sono stati ricordati prima dal Presidente della Giunta.
Quindi, il fumus persecutionis su una procedura di questo tipo io non ce lo vedo. Non sono un amministrativista di chiara fama, un amministrativista, quindi potrò sbagliare, però devo dire che le motivazioni addotte riguardo a questo punto particolare mi sembrano abbastanza deboli, visto che poi dobbiamo anche parlare della delibera e visto che comunque qualcosa la dobbiamo dire.
Non mi stupisce neanche che il giorno stesso dell'assegnazione dell'incarico venga presentato un capitolato! Insomma, signori, non abbiamo parlato del capitolato d'appalto per la costruzione del Palazzo di Vetro si trattava di uno stand! Un architetto che lavori in quel settore, voglio dire che li ha già quasi pronti! O ne avrà fatti talmente tanti o comunque ne avrà fatti un numero così grande da consentire proprio a questa sua offerta un'ordinarietà tale da non dover far aspettare 145 giorni! PAPANDREA Eravamo solo stupiti della velocità con la quale la lettera è arrivata.
GHIGLIA Tanto meglio! Quando l'amministrazione, la burocrazia è lenta, ci lamentiamo; quando è veloce, ci lamentiamo: ma non siamo mai contenti! PAPANDREA Ho detto "stupiti".
GHIGLIA Io preferisco la velocità, purché sia corretta. A me questa sembra una velocità corretta: 130 all'ora con le cinture! Niente di scorretto, niente di particolare, non abbiamo sfondato il muro del suono! Mi sembra davvero una cosa normale.
Vengo ora alla questione delle Segreterie particolari.
Devo dire che anche a me questa può sembrare una "improprietà di linguaggio". Un'improprietà di linguaggio, probabilmente un errore, ma non un errore tale da determinare una illegalità o un comportamento illecito perché comunque si possono sempre dire tante cose, sia in politica che sugli atti amministrativi; possiamo discutere sulla nullità o sull'annullabilità di un atto, però quando andiamo a discutere, qualcuno sembra far intravedere la possibilità addirittura di un atto illecito.
Ebbene, ce ne passa - ma tanta! - di differenza tra un atto illecito e una cosa del genere. Sempre per come la vedo io, è ovvio che qui ognuno esprime la propria opinione. E non mi è sembrato di cogliere verità particolari.
Concludo dicendo una cosa molto semplice. Io vorrei veder respinto però con forza, una volta per tutte - da questa Giunta il metodo dell'insinuazione, perché purtroppo spesso questo accade e io avrei voluto forse, da parte del Presidente della Giunta una presa di posizione un po' più determinata su questo, non muscolare o violenta, ma un po' più reattiva, signor Presidente, proprio perché si tratta di una comunicazione.
Se lei comunica, comunichi il suo pensiero sul metodo usato per esprimere certe cose! Mi aspettavo quindi una difesa un pochino più vibrata dell'operato e della tranquillità dell'Amministrazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rosso.
ROSSO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, siamo arrivati al terzo episodio, al terzo Assessorato che riceve una certa attenzione da parte del Consigliere Cavaliere, ma anche questa volta della minoranza tutta.
Devo innanzitutto dire che fra poco non ci sarà più posto tra i banchi del Consiglio per far sedere gli Assessori, però oggi sono contento che il Presidente Ghigo abbia accolto il suggerimento che gli avevo dato la volta scorsa a proposito della vicenda Angeleri. Questa volta è venuto in aula con delle risposte, che io ritengo insufficienti, ma comunque sta facendo dei progressi: prima che Cavaliere colpisca tutti e dodici i suoi Assessori, penso che riuscirà ad arrivare in aula con una buona strategia difensiva.
A parte le battute, devo dire che emerge anche in questo caso, così come era emerso per il caso Viglietta e il caso Angeleri, una palese irregolarità amministrativa. Sembra che la Regione Piemonte sia sempre in ritardo! Debba far sempre tutto di fretta, non sappia quali sono le scadenze per cui all'ultimo momento si devono per forza utilizzare delle procedure d'urgenza! E' già stato detto che Showmont c'è tutti gli anni, quindi magari qualche segretario non ha rammentato all'Assessore la data, però è sicuro Presidente Ghigo, che noi dobbiamo uscire da questa situazione di caos dobbiamo dare certezza agli atti amministrativi di questa Giunta regionale.
Presidente Ghigo, lei si deve impegnare a mettere ordine nelle segreterie degli Assessori; deve impegnarsi a verificare quello che accade tutti i giorni nei vari Assessorati! Io sono sicuro che se lei non lo fa, questo non sarà l'ultimo episodio! E non deve dire che la minoranza deve cambiare atteggiamento! Siete voi che dovete cambiare atteggiamento! Perché io la mia segretaria al Gruppo non la mando neanche a comprare il giornale! I suoi Assessori danno loro centinaia di milioni da gestire, ma non mi sembra questa la funzione dei segretari particolari degli Assessori.
E allora su questa vicenda, che anche a me pare molto grave, io le chiedo di andare a fondo. Deve farlo, non venendo in aula ad elencare una serie di date, ma ci deve spiegare se, secondo lei, queste lettere e letterine, che portano poi ad una delibera, sono regolari.
Altrimenti, signor Presidente, io non posso fare altro che concludere che è arrivato il momento che questa Giunta cambi mestiere. Io mi auguro che cambi mestiere, perché nelle ditte private, dove si combatte tutti i mesi per riuscire a portare a casa la pagnotta, queste cose non succedono qui invece si può comunque sempre dialogare, si possono trovare delle scuse.
Presidente, costituisca una Commissione di tecnici, pensi a quale via intraprendere perché non possiamo lasciar cadere qui l'argomento.
Aggiungo ancora di essermi stupito per l'atteggiamento del Consigliere Ghiglia. So che deve essergli costato molto dire certe cose, così come gli è costato molto in altre occasioni, perché Alleanza Nazionale, ma specialmente il Consigliere Ghiglia, quando è all'opposizione fa della moralità e della correttezza degli atti un cavallo di battaglia; il suo stesso partito parla di onestà e purezza, quindi mi sembra strano che in quest'aula cerchi invece sempre di giustificare l'operato della maggioranza e soprattutto - quello che è grave - attacchi l'operato della minoranza che non vuole inquisire nessuno, ma solo fare chiarezza perché è l'unico strumento che ha per tutelare i cittadini che, pagando le tasse, vi danno quei soldi che voi spendete tutti i giorni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola.
DEORSOLA Grazie, Presidente. Devo dire che, dallo sviluppo di questa discussione che ritengo si sia trascinata per troppo tempo, in relazione al fatto contestato, non ho rilevato alcun motivo perché venga meno quella fiducia che era stata data, dal nostro Gruppo, all'Assessore Vaglio, fiducia che qui intendiamo riconfermare.
Il problema vero è che bisogna trovare un'intesa sul lavoro del Consiglio. Non credo che il lavoro del Consiglio possa essere trascinato per settimane su problemi che non riguardano la discussione di proposte di legge o altri documenti. Perché dobbiamo distinguere gli obiettivi politici che bisogna realizzare attraverso l'operatività del Consiglio (a volte vogliamo chiamarlo Parlamento regionale) da quelle che sono le modalità di attuazione.
Le modalità di attuazione devono essere corrette, ma non sono l'obiettivo. L'obiettivo è la realizzazione di leggi che vengano incontro alle esigenze dei cittadini, che caratterizzino l'azione politica.
L'invito è dunque quello di trovare, tutti e 60 i Consiglieri, delle modalità di svolgimento del nostro lavoro, delle modalità che guardino ai problemi esistenti - e ce ne sono tantissimi, sono problemi drammatici - e che a questi si cerchi di offrire, con un confronto aspro, se necessario con un confronto articolato, delle risposte.
Penso debba essere questo il compito che abbiamo, e invito il Presidente la Giunta, la maggioranza ad attenersi a tale compito. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.
RIBA Pensavamo che questa volta il Presidente Ghigo facesse quadrato, che questa volta non accettasse ulteriori iniziative volte a disquisire sulla serietà e sulla correttezza dei comportamenti degli Assessori.
Devo apprezzare che il Presidente Ghigo non ha fatto alcun quadrato - così almeno a me pare - e la sua mi è sembrata una difesa dovuta, circoscritta d'ufficio rispetto all'atto, ma l'atto, colleghi, è un atto oggettivo.
Immagino che si costituirà la Commissione di verifica, che ci sarà sicuramente un'indagine.
Penso abbia fatto bene il collega Rosso, una giovane esperienza che si rende preziosa nel partecipare al dibattito in Consiglio, nel dire che non ci devono essere pesi e misure diverse; lo riferiva al collega Ghiglia, le cui considerazioni sono sempre un punto di riferimento per la discussione da posizioni diverse, ma abbiamo bisogno che comunque ci siano delle posizioni, che sono sempre migliori della latitanza.
Io noto, però, che ci sono atteggiamenti di dirompente serietà nell'attività di controllo svolta, per esempio, dall'on. Costa. Ciò è giusto perché dietro c'è comunque una questione di tipo strettamente politico: la questione della correttezza o della scorrettezza non pu essere eliminata come un elemento contingente, che può essere rincorso una volta. E' da un po' di tempo che ricorre la questione della correttezza e penso che abbiamo tutti presente - scusate se lo dico in un modo assolutamente semplice - che la scorrettezza ricorre perché non si è capaci di essere corretti: nella prassi quotidiana, nelle modalità di esercizio della propria funzione, nel modo di concepire il proprio potere, c'è potere e potere. C'è il potere delle idee, c'è il potere della clientela, c'è il potere di essere un punto di riferimento che decide, alloca, destina costituisce.
Assessore Vaglio, lei spesso si difende, ma io vorrei che lei conducesse un altro genere di difesa rispetto alle critiche che noi svolgiamo al suo operato: non quella di sentirsi ingiustamente attaccato.
Nessuno qui ha chiesto la dimissione dell'Assessore, noi stiamo passando in rassegna una serie di situazioni che ci imbarazzano, perché questo metodo che ricorre anche per altre questioni, di avere la contiguità con il professionista, con la proposta, con il Presidente, rappresenta una modalità. Se è corretta, nessun problema; se è scorretta, questo deve assolutamente essere individuato come un passaggio rispetto al quale si pone l'esigenza politica di andare a fondo. Ora la distraggo un momento Presidente Ghigo, rispetto alle comunicazioni sicuramente più importanti in ogni caso sempre gradevoli nella forma - rivolte a lei dal collega Burzi, con il quale ha ricostruito un'intesa che è per noi un punto di apprezzamento per l'opportuna ricomposizione.
Adesso qui stiamo facendo anche un gioco delle parti al quale capisco che non vi possiate sottrarre: la Giunta e la maggioranza sono per questo a disagio quanto noi.
Inoltre stiamo parlando, per la prima volta, delle questioni della montagna, ma in modo accidentale e casuale, quando dietro tale problema ne esiste un altro che, inutilmente, da tempo chiediamo di riportare nelle sedi opportune.
Alcuni di noi avevano già scommesso che se per caso, anziché ad un Assessore esponente del Gruppo di Forza Italia, fosse stato messo sotto accusa un Assessore di Alleanza Nazionale o "apparentati", la questione avrebbe avuto un trattamento totalmente diverso: la scommessa si è puntualmente rivelata assolutamente prevedibile. Ma è evidente! E' così perché c'è una situazione di decomposizione di questa maggioranza, che si decompone e si ricompone, scompare e riappare con un'altra caratteristica; caratteristica che ci preoccupa, non ci fa piacere.
Mi assumo la responsabilità di fare alcune considerazioni per introdurre elementi politici che abbiamo più volte sollecitato e ai quali non intendiamo sottrarci.
La verità è che questa maggioranza si era costituita con la centralità di Forza Italia, mentre altre forze politiche avevano posizioni di comprimarie e magari anche di gregarie. Ora c'è un notevole rovesciamento: i gregari e i comprimari sono diventati la centralità e Forza Italia sta perdendo la sua capacità di esercitare quel ruolo centrale assegnatole dalle elezioni. Questo è un fatto politico.
Ho tra le mani il programma del governo Ghigo rispetto al quale noi avevamo espresso degli elementi di attesa, anche di apprezzamento naturalmente in via preventiva. Non l'ho mai citato, ma è mostruosa la distanza tra l'ambizione che era sottesa a questo programma e i risultati conseguiti. Oggi praticamente siamo di fronte a dei prodotti che non hanno parentela con le intenzioni originarie. Questa situazione comincia ad essere un problema per la politica piemontese perché impedisce alla maggioranza e alla Regione di essere un solido punto di riferimento nella conduzione di quella grande battaglia che il Piemonte intende intraprendere supportata dall'istituto politico che la rappresenta, cioè dalla Regione.
Anche in queste circostanze non abbiamo il giusto confronto con la maggioranza sulle nostre responsabilità comuni. Non sto sostenendo che avete un'opposizione compatta e coesa, che dice la stessa cosa da Torino a Roma. Non è così! Ce ne rendiamo conto, ma noi facciamo comunque uno sforzo per fare in modo che questa nostra condizione sia in ogni caso un fatto propulsivo, suggeritore di confronti, un patrimonio per tutti quelli che vogliono discutere, ma anche richiamarci sulle nostre responsabilità e sui nostri limiti. Oggi ci sono grandi questioni sul tavolo: le comunicazioni l'ingresso in Europa, le categorie sociali, l'economia, il patrimonio istituzionale.
Mi riferisco ancora al collega Vaglio. Che accetti questa critica, i 1.209 Comuni che abbiamo in Piemonte - in Italia ve ne sono ottomila - sono una base non indifferente per l'organizzazione dello Stato su modelli federalisti, nei confronti dei quali noi dobbiamo essere antesignani e propositori.
Guardate che gli stessi Stati Generali - mi duole affermare questo perché sono tra quelli che hanno ancora fiducia in quel livello alto di proposta culturale - finiscono per diventare un'istituzione di commento non di indirizzo, chiamata a supportare modeste operazioni a fianco di operazioni che hanno meno peso condotte dalla Giunta. L'Assessore Vaglio deve ammettere che avere chiamato gli Stati Generali a supporto di qualche progetto - secondo me affrettato, ma non voglio discutere nel merito - è stato un errore. Questi progetti della montagna sono emersi accompagnati da un carico di propaganda tale da, addirittura, delegittimare chi osasse dire che c'erano delle parzialità o dei limiti. La discussione ci viene sottratta perché siamo travolti da una trafelata volontà di comunicazione a tutti i costi che sembra delegittimare qualsiasi altra cosa. Questo è un male per il Piemonte.
La montagna, che è indirettamente al centro di questa sollecitudine e di questa problematica, non sta affatto vivendo quel periodo di riorganizzazione del proprio assetto territoriale, del proprio destino e del proprio futuro che per il Piemonte è fondamentale, essendo la sua estensione costituita per la metà da territorio montano. La montagna è addirittura sollecitata a compiere - mi consenta, Assessore Vaglio - atti di compiacimento: le Comunità montane approvano la politica della Regione.
Sapete quante di queste cose hanno portato l'Italia alla crisi irreversibile della prima Repubblica, proprio perché era prassi comportarsi così: io sono tuo cliente, tu sei il mio referente, al momento buono ti esprimo tutto il mio incondizionato apprezzamento e quelli che non ci sono che non sono compresi nel circuito clientelare sono soggetti ai quali tutto sommato, proponiamo una filiera di operazioni eccessivamente accompagnate da evviva e da incensature.
Questa questione, Presidente Ghigo, la chiudiamo oggi. Ho il dovere di dirle, come hanno fatto i colleghi dell'opposizione (in parte qualche critica è emersa anche nella maggioranza, certo nelle forme consentite a chi aderisce alla maggioranza) che così noi continuiamo a navigare a vista.
Che cosa è successo di significativo? Abbiamo bloccato in Commissione, con alcuni colleghi, l'iter della legge di riordino delle Comunità montane perché era importante riportare in aula un dibattito che in giro dà una dimensione di grandezza, ma dietro al quale si nasconde una crisi che abbiamo il dovere di affrontare e di discutere in questa sede. Abbiamo il dovere di ripercorrere il suo programma iniziale, Presidente Ghigo, per vedere dove si è interrotto e perché si è interrotto. Lei ci deve illustrare le modalità con le quali ritiene di poter creare le condizioni per andare avanti sul suo programma. Noi faremo la nostra parte, che sarà quella di controllo. Gli elettori non ci hanno votato per abbattere a tutti i costi la sua Giunta, ma ci hanno affidato il mandato di rappresentare gli interessi del Piemonte.
Ebbene, credo che il rappresentare gli interessi del Piemonte necessiti di strumenti che spetta anche a lei riproporre. Credo che noi non le facciamo mancare, sia nel confronto sia quando si presenta l'opportunità elementi di suggerimento e la disponibilità a lavorare seriamente nelle Commissioni; se non altro ci siamo sempre impegnati a garantire il numero legale e una quantità di interventi. Lei non può accusare la minoranza di non essere disponibile, perché ogni tanto fa qualche riferimento al Regolamento, mettendo peraltro in evidenza una situazione di scorrettezza considerando che era anch'essa un dato politico. Questa scorrettezza credo consegua al fatto che c'è una libertà di comportamento dovuta al riconoscimento di orticelli specifici: questo a quel personaggio, questo a quel partito, questo a quel gruppo, questo a quell'altro e non si interferisce.
E allora, naturalmente, figuriamoci se possiamo interferire "correttamente" noi che siamo all'opposizione e se ciò non compete nemmeno a lei, Presidente Ghigo.
Io non credo che lei convenga su tutto, credo che oggi lei abbia svolto un ruolo sostanzialmente dovuto anche per le ragioni politiche che ho dovuto mettere in evidenza. Non si tratta più della sua parte politica, si tratta di un'altra parte politica che è federata ad un'altra parte politica. Tutto questo rimette in primo piano il dato politico di questa crisi, di cui oggi stiamo discutendo un capitolo complicato, difficile e che certamente non può passare agli atti semplicemente con una discussione che accantoni il problema senza andare a fondo e senza sapere da lei come intende porre rimedio ad una situazione che richiede il rilancio della nostra Regione in termini di istituzione.
Questo io gliel'ho proposto altre volte, oggi sono costretto a sollecitarlo in maniera molto più precisa ed esplicita.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.
MONTABONE Grazie, Presidente. Credo che i toni che si ottengono in questa seduta siano diversi da altri dibattiti che si sono svolti su temi molto simili a quello che si sta dibattendo oggi. Ci sono toni più pacati, affermazioni meno gridate da parte della maggioranza come da parte della minoranza; il merito, nella prima parte degli interventi di questa seduta, mi sembra che sia lo stesso.
Il merito si sarebbe tentati di perseguirlo e di verificarlo, a seconda delle proprie conoscenze e delle proprie esperienze di tipo amministrativo: se è giusto quanto ci ha detto il Presidente nella sua comunicazione, e cioè che dal punto di vista amministrativo, se ho inteso bene, le cose sono regolari, oppure se quanto hanno detto alcuni esponenti della minoranza è vero. Per esempio, mi piacerebbe sapere - non essendo più aggiornato rispetto al diritto amministrativo al quale i sindaci devono attenersi comunque, perché responsabili di qualsiasi cosa succeda - se una trattativa privata deve avere un relativo verbale, un'apertura di buste in contemporanea, se la cifra che è stata richiamata qui, di 22 milioni, vale per gli Enti locali così come per la Regione o meno. Sarebbe un tentativo nel quale io non mi troverei a mio agio, perché, forse, le mie esperienze del passato non sono aggiornate rispetto alle leggi attuali, che magari indicano la trattativa privata con delle modalità totalmente diverse da quelle che un tempo ho dovuto assumere.
Però una cosa è certa, cioè che qui siamo di fronte ad una legge ben precisa, che dice quali sono le responsabilità e anche i compiti che devono avere i funzionari e quali sono le responsabilità che devono avere i politici, gli Assessori nella fattispecie. Dico gli Assessori tutti.
Su questo credo che si potrebbe addirittura fare una giornata di studio, perché non farebbe male a nessuno. Quando si dovesse ancora parlare di queste cose in aula, compito non precipuo del Parlamento della Regione Piemonte, tutti noi saremmo un pochettino più istruiti e potremmo entrare nel merito, magari contestare se i funzionari hanno scritto una relazione oppure dare ragione a uno o all'altro in modo diversificato sulla base delle conoscenze acquisite.
Alcuni interventi, invece, hanno toccato temi politici e a me sarebbe veramente piaciuto che in quest'aula, da parte dei Consiglieri, siano essi di maggioranza che di minoranza, ci fosse stata la volontà forte, e un accenno è stato anche fatto, di discutere le politiche che questi Assessori stanno portando avanti. Mi sarebbe piaciuto, nella fattispecie, che l'operato dell'Assessore Vaglio fosse stato chiamato in aula da un'interrogazione o attraverso una richiesta specifica, per valutare qual è l'attività politica che lui svolge e quindi l'attività legislativa e anche le parti di attività amministrativa - che via via dovremo delegare, ne sono fermamente convinto, agli enti locali - contestando punto per punto le sue politiche per la montagna.
Rispetto alle altre volte un passo avanti l'abbiamo già fatto, ma non abbiamo ancora assunto questo modello di comportamento.
Nella fattispecie mi sarebbe piaciuto che in quest'aula si fosse detto, da parte di alcuni, per poterlo contestare o condividere, che i soldi spesi per il Salone della montagna, per Showmont, sono stati soldi buttati via perché la politica che ha scelto l'Assessore nell'andare a presentare quegli stand sulla montagna era completamente fuori luogo.
Mi sarebbe piaciuto che qualcuno avesse potuto affermare che non sono state coinvolte le Comunità montane, che non è stato coinvolto il mondo della montagna. Posso dire che sicuramente il Salone della montagna dovrebbe avere una specializzazione maggiore, considerato che si parla del Salone della montagna in una città alpina, montana, che ha intorno a sé le Alpi e la montagna: dovrebbe essere diverso quel salone.
Io sono andato a vederlo perché invitato dalle guide alpine, e ho verificato che gli stand meglio allestiti erano quelli che si facevano in passato, più attinenti al tema, ma ho anche constatato che tutto ciò che ruotava intorno a quegli stand non era un sufficiente motivo di propulsione per la valorizzazione della montagna stessa.
La montagna in questo momento deve essere considerata, anch'essa attraverso un salone, evidenziando la possibilità di attivare delle attività economiche che diano la vita a coloro che abitano in montagna. Se così non è possiamo anche non fare il Salone della montagna. Dico all'Assessore che se si fosse dibattuto oggi questo tema ognuno avrebbe avuto la sua posizione, probabilmente si sarebbero potute contestare alcune cose sulla politica del salone, lui avrebbe potuto dire quali sono i dati di fatto, ma ci sarebbe stato un dibattito politico, che deve essere la caratteristica - do ragione a Riba - fondamentale di questo Parlamento, se vogliamo che diventi un Parlamento che legifera in merito.
Avrei preferito che sulla legge sulla montagna, che so essere in dirittura d'arrivo, si fossero affrontate le eventuali politiche sbagliate che magari l'Assessore ha inserito all'interno di quella legge. Invece no: entriamo nel merito amministrativo, che mette ciascuno di noi in estrema difficoltà nell'intervenire e anche nel giudicare.
Il collega Riba ha alzato un po' il tono e oggi ha chiesto nuovamente alla minoranza di intervenire. Su questo tema di carattere amministrativo ancora una volta ribadisco che non ci si può dividere: o le cose sono "così" o le cose sono "cosà". E noi non siamo in grado di giudicarle perlomeno io non sono in grado di giudicarle. Io mi affido alla risposta ad un'interrogazione, oppure ad articoli di stampa provocati da una conferenza stampa, che il Presidente della Giunta, Ghigo, ha reso in quest'aula. Di più non posso fare.
Qualche accenno, però, è stato fatto anche al metodo. Devo dire che alcuni accenni al metodo fatti in quest'aula, per esempio dalla collega Spagnuolo, rispetto ad alcune azioni di Assessori che usano comunicatori per rappresentare la Regione sul territorio regionale, non mi danno fastidio, ma mi mettono in difficoltà. Infatti, se c'è un Consigliere regionale seduto in prima fila e la Regione viene rappresentata anche da un alto funzionario, non dico dalla Segreteria dell'Assessore, allora uno si comincia a chiedere se veramente il ruolo che ciascuno di noi ha è solo un ruolo di sostegno o può essere anche un ruolo di minima rappresentanza sul territorio. E allora è il metodo che ci porta forse indietro, non all'attività di carattere clientelare, ma all'essere protagonisti, sempre e in qualsiasi momento, anche di cose che non hanno grandissima importanza se si concepisce la Regione come un Ente legislativo e non come un Ente amministrativo.
Concludo dichiarando la piena fiducia all'Assessore, perché non ritengo che la sua azione di carattere amministrativo, sentita la relazione del Presidente, abbia delle implicanze politiche tali da metterla in discussione. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.
GALLARINI Anch'io volevo intervenire e svolgere alcune considerazioni.
Avendo ascoltato la comunicazione del Presidente, quando si parla di procedura legittima, ovviamente immaginiamo che la verifica sia stata fatta e che quindi la procedura debba ritenersi legittima. Quindi è superfluo esprimere la fiducia all'Assessore, ma la esprimiamo ugualmente, visto che risulta, come ha annunciato il Presidente, che le cose sono andate nel modo dovuto.
Questo per quanto riguarda la parte meramente formale, forse anche un po' banale e forse anche un po' retorica, ma che non vuol essere assolutamente tale.
Avendo poi udito altri interventi, a fronte di una discussione in Consiglio che tutti riteniamo non all'altezza del ruolo dell'assemblea ritengo che questa sarebbe stata una situazione di competenza del Commissario di Governo.
Forse qualcuno di noi si sta pentendo di aver richiesto - anche se in modo inascoltato - il referendum per abolire la figura del Commissario di Governo, perché se avessi immaginato che le delibere, anziché andare al controllo del Commissario di Governo, sarebbero passate in Consiglio, molto probabilmente anch'io mi sarei espresso in modo diverso; immaginavo che l'abolizione del Commissario di Governo avesse un significato istituzionale e politico di riconoscimento di maturità dell'istituto regionale, quindi che il taglio fosse molto più ampio di quanto poi i fatti hanno dimostrato.
Non so se sia casuale che all'interno di questo Consiglio da un po' di tempo si parli di delibere, di irregolarità o di regolarità e di procedure amministrative, mentre non se n'è mai parlato in passato; io non penso che ciò sia dovuto all'incapacità di questa Giunta o dei suoi Assessori. Penso che di bravi e di incapaci negli ultimi duemila anni di storia ce ne sono stati all'interno di tutti gli esecutivi; probabilmente c'è una ragione: prima le delibere avevano un loro percorso formale, con il quale veniva sancita una certa legittimità, per cui non ci si prendeva la briga di andare a risollevare qualcosa che aveva già avuto la vidimazione ultima o ufficializzante.
Sicuramente questo è stato un passo indietro. Con questo non si sta chiedendo di ripristinare il mero controllo sulle delibere, ma l'istituzione di un automatismo che, magari nell'applicazione della legge n. 51, può trovare una risposta efficace; di questo sicuramente si sente l'esigenza.
Vede, Consigliere Riba, stiamo vivendo una fase in cui sicuramente all'interno di questa maggioranza vi sono alcuni segnali di difficoltà o di un certo logorio, che vengono evidenziati da tutto quanto viene messo in atto dall'opposizione, o da una parte dell'opposizione, con punture di spillo e varie sottolineature.
Io penso che anche un Consigliere come Cavaliere - il solo Consigliere dei Verdi che rappresenta l'intero Gruppo Verde all'interno di questo Consiglio - forse non si sarebbe comportato in un certo modo, ma probabilmente, anziché stare a ordinare le date relativamente alla delibera di Vaglio e a verificare se erano state fatte certe fotocopie, se queste erano state inviate l'11 settembre oppure il 10 oppure il 12, avrebbe provato più piacere e dal punto di vista politico avrebbe portato un contributo maggiore all'interno di questa assemblea sulla discussione dei 200 miliardi della Mandria, mentre invece se n'è stato zitto e non ha avuto il tempo di prepararsi perché era impegnato sui volumi e sulle carte di Viglietta prima, di Angeleri ultimamente e di Vaglio adesso; probabilmente è stato assorbito da questa attività.
Secondo me, tutti dobbiamo partire da questo fatto e da queste constatazioni per dire: "Dobbiamo alzare il tiro, la questione è politica discutiamo di politica": sì, però mentre si fa questo, il discutere di politica lo si vuole fare attraverso la goccia continua dell'insinuazione su una Giunta, su degli atti amministrativi, e si sa che la goccia, a lungo andare, incide anche la pietra.
Noi siamo ancora molto lontani, ritengo, dall'essere incisi dal punto di vista politico, come maggioranza, da queste questioni. Ci sono altre questioni che serpeggiano e che tutti conosciamo in parte; sicuramente abbiamo commesso degli errori e come maggioranza non abbiamo valutato - mi sento di dirlo in tutta coscienza - il caso Viglietta, supponiamo col peso e la misura X, e il caso Angeleri con lo stesso peso e la stessa misura X ma li abbiamo trattati in maniera diversa. Purtroppo oggi il caso Vaglio probabilmente lo valutiamo ancora in modo diverso: questo significa semplicemente che tutte queste azioni, dal punto di vista della insinuazione, dal punto di vista del dubbio, dal punto di vista dei quesiti interrogativi sulla regolarità delle procedure e via dicendo, un certo logorìo lo provocano, questo è evidente! Non riteniamo però - lo abbiamo detto anche alcuni Consigli fa - che questa possa essere la strada. Naturalmente dobbiamo solo rincorrerla, non abbiamo fatto noi questa scelta, e se la scelta è quella di sottoporre alcuni argomenti, ovviamente noi ci dobbiamo far carico di affrontarli e seriamente di discuterne altri. Ma se politica ha da essere e se le discussioni debbono essere di un certo tipo, allora il tiro spostiamolo veramente! Il Consigliere Riba l'ha accennato e quindi colgo l'occasione per dire che condividiamo l'esigenza di arrivare ad un confronto non sulla delibera dei 199 milioni, ma, come diceva Montabone, sulla validità o meno di certe iniziative sulla montagna. In Commissione c'è stato un intoppo in merito al Testo Unico sulla montagna perché il PDS, per bocca di Riba, ha sollevato la questione relativa al fatto che all'interno di quel disegno di legge c'è troppa discrezionalità da parte della Giunta. Questo mi sembra di aver colto - ed è stato il rilievo fondamentale - quindici giorni fa; purtroppo non ho più potuto frequentare la Commissione in quest'ultimo periodo, ma se Dio vorrà la frequenterò dalla prossima riunione in poi.
Su questi temi confrontiamoci, facendo in modo però che al confronto non si sia trascinati per i capelli delle insinuazioni su una delibera, su un'altra o un'altra ancora, perché allora la scelta di tenere basso il livello di questa assemblea sarà poi addebitabile a chi mantiene quel livello al di sotto di una certa soglia. Se vogliamo elevare questa soglia e tutti diciamo di volerla elevare, troviamo per favore il modo di scomporre le questioni in due e di dare una corsia di un certo tipo, ma che non sia quella di discussioni diuturne in assemblea regionale relativamente alla regolarità o presunte irregolarità di atti amministrativi. Teniamo su un altro piano quella che è la discussione sul programma.
Immagino che avremo la forza di verificare da noi stessi quali sono gli eventuali scostamenti, senza che dall'esterno ci vengano segnalati.
Dopodiché probabilmente Riba ha anche ragione sul caso specifico, dicendo: "Guardate che vi siete scostati da quella che è stata l'enunciazione del Presidente Ghigo di due anni e mezzo fa".
Pur con tutto il rispetto per ogni opinione, dal punto di vista formale noi non possiamo che chiudere ribadendo la fiducia all'Assessore riconoscendoci nella relazione, circa la legittimità, del Presidente Ghigo.
Ci auguriamo proprio che la prossima volta si possa vedere, e penso che se lo auguri lui stesso, il Consigliere Cavaliere intervenire in modo diffuso, incisivo e concettualmente anche propositivo sul Parco della Mandria o su Venaria o su quel progetto di ristrutturazione che così tanto implica la questione ambientale, anziché fare il Vicecommissario di Governo, il fatto è che, come si diceva prima, da quando purtroppo le delibere non seguono più un certo iter ci siamo trovati paracadutati un masso ingombrante all'interno di questa assemblea, che ci impedisce di lavorare o quanto meno di lavorare nel modo che vorremmo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.
ANGELERI Signor Presidente, intervengo con un certo imbarazzo oggi in quest'aula, penso anche giustificato, perché mi sembra, se possiamo fare un paragone, di aver già visto questo film. Cercherò comunque di fare di tutto per spogliarmi di questo imbarazzo per cercare di essere il più obiettivo possibile.
Non intervengo, Consigliere Riba, perché esiste il gioco delle parti e quindi io sto da questa parte, gioco un ruolo, lei sta dall'altra e ne gioca un altro, che è quello di opposizione; intervengo perché vorrei ribadire - e penso che sia il caso di ribadire queste cose in quest'aula anche fino alla nausea - che in questa sede ormai è definitivamente passata una cultura per cui vige continuamente il sospetto su qualsiasi persona e su qualsiasi atto compiuto dalle persone che stanno in quest'aula.
Ovviamente la Giunta è maggiormente esposta in quanto ha responsabilità di governo.
Queste cose io le avevo già dette, ma mi sembra che non se ne sia assolutamente tratta alcuna conseguenza. Sono due mesi che dibattiamo quasi costantemente su queste cose, tant'è che mi sono chiesto se Via Tasso sia una succursale di Via Alfieri, perché non si capisce più quali siano le competenze.
E allora, Consigliera Spagnuolo, io sono contento che il suo Gruppo abbia presentato un'interrogazione per dibattere dei temi veramente importanti di cui ha necessità di risposte il nostro Piemonte: Alta Velocità, problema occupazionale, tutte questioni che noi conosciamo e che continuiamo a non discutere in quest'aula. Ma vede, collega, io non faccio parte dell'opposizione, è l'opposizione che continua a trascinarci su questa strada! E' una parte di questa opposizione che cerca di trascinare questo Consiglio su terreni che non sono quelli della politica vera, della politica reale! Consigliere Cavaliere, gliel'ho già detto quindici giorni fa, glielo ripeto: io non ho sentito da lei (ribadisco le cose che ha detto il Capogruppo Gallarini di Forza Italia) un intervento, per esempio, sulla Reggia di Venaria, sul Parco della Mandria, un suo contributo in questo senso; lei, Consigliere dei Verdi, non l'ho sentito né in quest'aula né in Commissione! In Commissione c'è stato un dibattito su cui siamo intervenuti quasi tutti cercando di dare un contributo - ha ragione in questo senso il Consigliere Chiezzi - al di fuori delle logiche politiche, al di fuori delle logiche ideologiche, proprio perché questa è una scelta importante che caratterizzerà fortemente il futuro di questa nostra regione, che concretizzerà quanto questa maggioranza ha sempre detto sotto il profilo culturale e della relativa promozione turistica.
Non l'ho sentito intervenire, Consigliere Cavaliere, perché lei era impegnato, come diceva il collega Gallarini, a raccogliere dati sull'Assessore di turno che in questo caso è l'Assessore Vaglio, a cui va la mia stima per il lavoro svolto finora e anche la mia totale solidarietà.
E' difficile lavorare all'interno di un Assessorato, molto spesso da soli con scarsa collaborazione. Ovviamente c'è stato, in questo caso specifico anche una "disgrazia" che tutti quanti conosciamo - anche il Presidente l'ha sottolineata nel suo intervento - pertanto è anche utile comprendere in quale situazione si è lavorato.
Con questo non si giustifica assolutamente nessun atto che non sia lecito, per carità. Bisogna anche tenere in considerazione le cose che a ragione diceva la collega Spagnuolo, quando sottolineava l'importanza dell'esperienza per un Assessore.
Penso che in quest'aula si debba richiamare un metodo di confronto diverso, un metodo di confronto che il Presidente ha richiamato nel suo intervento - mi permetto di dire - un po' debole, ma debba essere richiamato in quest'aula un modo e un metodo diverso di confronto, così come è avvenuto poche ore fa, per esempio, proprio sulla Reggia di Venaria sul parco della Mandria, su un progetto importante. Questo è il confronto politico sul quale si può dichiarare di essere d'accordo o meno.
Gli altri terreni li dobbiamo lasciare alle sedi competenti, altrimenti si fanno i concorsi in Magistratura, si vincono e se si vincono, giustamente si va a fare il Magistrato.
C'è qualcuno che probabilmente da piccolo aveva questa predisposizione e poi da grande si è messo a fare altro e non ha raggiunto i suoi scopi quindi posso anche capire che in cuor suo abbia dei problemi e che la sua vocazione, magari, non sia quella di sedere in questi banchi, ma viviamo per fortuna, in un sistema democratico, per cui ognuno di noi è legittimato a compiere le scelte conseguenti.
Vorrei aggiungere ancora una considerazione. Ha ragione il Consigliere Ghiglia quando dice che ci sono delle procedure democratiche: esiste l'interrogazione, esiste l'interpellanza; presentata l'interrogazione presentata l'interpellanza, l'Assessore, il Presidente rispondono dopodiché il presentatore si dichiara soddisfatto o insoddisfatto. Ho fatto questo esempio, perché tale atteggiamento viene seguito al Comune di Torino. Ho assistito, recentemente, avendo molto più tempo a disposizione rispetto al passato, ad alcune interrogazioni svolte all'interno del Consiglio comunale di Torino. Per esempio, quella sulla ISAIA Communication, interessante interrogazione.
Due righe sul giornale, nessun commento da parte delle televisioni private o del telegiornale regionale. Se tale atto fosse stato compiuto da qualche Assessore in quest'aula probabilmente l'Assessore non sarebbe più qui non solo come Assessore, ma neanche come Consigliere regionale. Ci sono i verbali che parlano: due pesi e due misure, completamente diverse. Su queste cose forse sarebbe utile interrogarsi.
Ho assistito anche ad altre interrogazioni presentate anche dal Consigliere Ghiglia nella veste di Capogruppo, sempre dello stesso tenore.
Nessuno spazio da un punto di vista giornalistica, nessuna conseguenza sotto altri aspetti e sotto altri punti di vista.
Chiedo scusa al Presidente se ho portato via più tempo del dovuto, ma forse su queste cose è utile fare una riflessione e allora, rispetto a questa riflessione, la risposta che diamo oggi sull'operato dell'Assessore Vaglio cui - ripeto - va totalmente la mia stima e la mia solidarietà, è una risposta squisitamente di tipo politico. In quest'aula ci si deve confrontare sulle questioni della montagna, delle Comunità montane - come diceva il Consigliere Riba - non su queste cose, avendone comunque sempre il controllo. Questi sono i metodi di confronto, non altri; altrimenti in quest'aula non si potrà mai parlare di vero Parlamento regionale.
CAVALIERE Chiedo di intervenire per fatto personale.



PRESIDENTE

Non esiste fatto personale in questo caso, c'è dialettica ed interlocuzione tra i Consiglieri. Non possiamo assecondare la richiesta di fatto personale... Colleghi, non suggeritevi reciprocamente, per favore, se vogliamo riprendere la discussione da dove siamo partiti. Mi pare che tutti i Gruppi siano intervenuti sulla comunicazione e sull'interrogazione che era all'attenzione. Non possiamo riprendere...
CHIEZZI A quest'ora il Consigliere Cavaliere avrebbe già finito il suo intervento.



PRESIDENTE

Non ha importanza. Se il Consigliere Cavaliere fosse intervenuto per fatto personale sarebbero intervenuti tutti i Gruppi su tale argomento.
Dobbiamo decidere se vogliamo riprendere dall'inizio la discussione, per cui tutti i Gruppi sono autorizzati a reintervenire. Non è questione di essere più brevi o più lunghi, ma di metodi di lavoro e di discussione.
Avevamo detto che avremmo discusso questo punto all'o.d.g., mi pare che tutti i Gruppi abbiano potuto intervenire; se ci fosse qualcosa su cui dichiarare il proprio voto...
La parola al Consigliere Riba.
RIBA Presidente, suggerisco una rapida riunione dei Capigruppo per decidere come chiudere la discussione e sentire la proposta del Presidente.



PRESIDENTE

Questa è una proposta. Su questa proposta ci può essere un Consigliere che si esprime a favore e un Consigliere che si esprime contro.
Io chiederei a Chiezzi e Papandrea di mettersi d'accordo su chi vuole intervenire.
PAPANDREA Chiedo la parola.



PRESIDENTE

Per dichiarazione di voto sulla proposta di riunire i Capigruppo? PAPANDREA No, per una questione preliminare.



PRESIDENTE

In tal caso non posso concederle la parola.
(Proteste dai banchi di Rifondazione Comunista)



PRESIDENTE

Chiezzi, non possiamo ogni volta disquisire sui cavilli. Il Presidente interpreta. Allora, essendoci stata una proposta formale avanzata dal Consigliere Riba, io chiedo all'aula di esprimersi. Un intervento a favore e un intervento contro.
La parola al Consigliere Gallarini.
GALLARINI Siamo d'accordo nel senso che, arrivati a questo punto, ci sembra anche il modo più snello per chiudere l'intera giornata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Presidente, noi abbandoniamo l'aula per protesta, contro il fatto che non è stata data la parola ad un nostro Consigliere. Pertanto non partecipiamo a nessuna riunione, perché questo è un grave atto compiuto contro i diritti di un Consigliere regionale.



PRESIDENTE

E' convocata la riunione dei Capigruppo in Sala A).
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 19,50 riprende alle ore 20,20)


Argomento:

Verifica del numero legale


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Viene posto il problema del numero legale.
Si proceda con l'appello nominale per la verifica dei presenti.



(Un Consigliere Segretario procede all'appello nominale)



PRESIDENTE

Il numero legale non è stato raggiunto essendo presenti 24 Consiglieri.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
Informo che la Conferenza dei Capigruppo è convocata per venerdì 31 c.m. alle ore 12.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20,25)



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