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Dettaglio seduta n.178 del 21/10/97 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FOCO


Argomento: Caccia - Pesca: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 439 dei Consiglieri Farassino, Dutto, Galli, Rosso inerente a "Irregolarità nell'Azienda faunistico-venatoria 'Montemagno'"


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Interrogazioni e interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 439, presentata dai Consiglieri Farassino Dutto, Galli e Rosso.
La parola all'Assessore Bodo per la risposta.



BODO Giovanni, Assessore a caccia e pesca

In relazione a quanto forma oggetto dell'interpellanza, si fa presente quanto segue.
La concessione di Azienda faunistico-venatoria "Montemagno", ricadente nella zona faunistica di pianura della Provincia di Asti, è stata accordata con deliberazione della Giunta regionale n. 95-39928 del 18/12/1984, e fino al 31/12/1990, a favore del signor Maranzana Giuseppe, in qualità di Direttore concessionario.
Con successiva DGR n. 57-3570 del 21/1/1991, la concessione di Azienda faunistico-venatoria è stata rinnovata fino al 31/12/1996.
In ordine alla gestione tecnica dell'Azienda faunistico-venatoria, la Provincia di Asti, cui compete la vigilanza dell'osservanza delle norme di concessione e gestione, ha relazionato, con le note richiamate dagli interpellanti, circa l'avvenuta constatazione di numerose inadempienze da parte del concessionario e trasmesso copia dei verbali di sanzione amministrativa elevati dal Servizio di Vigilanza provinciale relativi agli anni 1989, 1990 e 1992 per irregolare tabellazione dell'Azienda.
In relazione a tali verbali risulta, da una verifica con il Servizio Contenzioso Amministrativo della Regione, che due di questi sono stati conciliati e, pertanto, l'infrazione risulta estinta, mentre per altri cinque il concessionario ha presentato scritti difensivi ai sensi dell'art.
18 della legge 689/81.
In relazione alla comunicazione della Provincia e alle numerose lamentele di proprietari e conduttori di terreni inclusi nel comprensorio aziendale circa il mancato pagamento dei danni arrecati alle coltivazioni agricole dalla fauna selvatica, nonché il danneggiamento dei terreni stessi durante l'attività di gestione dell'Azienda, l'Assessorato alla caccia ha avviato il procedimento finalizzato all'esame della sussistenza delle condizioni del permanere della concessione di Azienda faunistico-venatoria.
A tal fine è stata richiesta alla Provincia di Asti una relazione ispettiva, comprensiva anche dello stato dei luoghi, circa il permanere delle irregolarità nella gestione dell'Azienda già oggetto di segnalazione nonché di altre irregolarità documentalmente riscontrabili.
La Provincia di Asti, con nota n. 2969 del 27/3/1996, ha comunicato che, a seguito di specifico sopralluogo, il concessionario dell'Azienda faunistico-venatoria ha provveduto a ripristinare la tabellazione ove mancante o carente.
Tutto ciò premesso, si fa presente che, ai sensi dell'art. 12 del Regolamento regionale n. 671-3464 del 21/3/1984 per la gestione e l'individuazione delle Aziende faunistico-venatorie, "la concessione di Azienda faunistico-venatoria è revocabile qualora il Direttore concessionario non abbia osservato ed applicato le disposizioni contenute nell'atto di concessione e quelle di legge".
Lo stesso articolo dispone altresì che "In caso di lievi inadempienze il Presidente della Giunta regionale, in luogo del provvedimento di revoca commina la sanzione amministrativa".
Risulta altresì che il concessionario ha puntualmente adempiuto alle disposizioni contenute nell'atto di concessione regionale ed alla presentazione dei Piani annuali di ripopolamento per le finalità naturalistiche e faunistiche, nonché quelli di abbattimento della fauna selvatica oggetto di incentivazione, e al pagamento delle tasse di concessione.
In relazione a quanto sopra, si ritiene che non sussistano i presupposti sufficienti e necessari per la revoca della concessione di Azienda faunistico-venatoria "Montemagno".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dutto.



PRESIDENTE

DUTTO



PRESIDENTE

Va bene; chiederei solo di avere la risposta scritta. Grazie.


Argomento: Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 488 dei Consiglieri Bellion, Suino, Manica, Bertoli inerente a "Ritorno dei lupi nell'Alta Valle Pellice, Chisone e Susa"


PRESIDENTE

Passiamo ora a trattare l'interrogazione n. 488, presentata dai Consiglieri Bellion, Suino, Manica e Bertoli.
Risponde nuovamente l'Assessore Bodo; prego.



BODO Giovanni, Assessore a caccia e pesca

In relazione a quanto forma l'oggetto dell'interrogazione, si fa presente quanto segue.
Nei mesi scorsi gli organi di stampa hanno diffuso notizie di avvistamenti di lupi in Alta Valle Stura nel Cuneese sul confine italo francese, e di attacchi a greggi di pecore con conseguente danno economico per i pastori.
Occorre premettere che la specie Canis lupus presenta una vastissima distribuzione in relazione alla sua elevata capacità di adattamento.
Negli ultimi quindici anni si è assistito ad una progressiva diffusione del lupo dell'Appennino centro-settentrionale verso nord-ovest. Il lupo ha riconquistato geograficamente più di 400 Km. di Appennini, fino a raggiungere le Alpi alla fine degli anni '80.
Oggi risulta localizzato nell'entroterra genovese ed inoltre concreti segni della sua presenza vengono regolarmente rilevati sul versante italiano e francese delle Alpi Marittime e dell'Appennino Ligure Piemontese.
La Regione delle Alpi Liguri e delle Alpi Marittime rappresenta una zona "cerniera" determinante nel processo di ricolonizzazione verso il nord. Dal versante italiano arriva il lento deflusso degli animali che vengono dal sud-est e iniziano il processo di colonizzazione dei paesi dell'Europa Centrale.
Significativo il ritorno di questo Canide nel Dipartimento francese delle Alpi Marittime proveniente probabilmente dall'Italia, scomparso dai primi decenni di questo secolo.
Specifiche ricerche hanno confermato l'identità di questo Canide.
La progressiva diffusione del lupo trova la sua motivazione nella particolare protezione accordata a tale specie.
In merito, si richiama la Convenzione di Berna del 19 settembre 1979 ratificata dal Governo italiano nel 1985 e dal Governo francese nel 1990 che riconosce al lupo lo stato di specie particolarmente minacciata.
Il lupo è, pertanto, protetto, oltre che in Italia, anche in Francia ed in Europa. Essa è d'altra parte inserita nell'elenco di cui all'allegato II della Direttiva 92/43/CEE del Consiglio in data 21 maggio (detta Direttiva 1992 Habitat), concernente la protezione e la conservazione degli habitat naturali oltre che della flora e fauna selvatica.
Gli stati firmatari si sono impegnati a favorire la protezione e la conservazione di popolazioni di lupo.
In Italia ciò è puntualmente avvenuto con la legge 11/2/1992 n. 157 "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio" che, all'art. 2, individua il lupo tra le specie particolarmente protette, e con la legge regionale 4 settembre 1996 n. 70, di recepimento della legge quadro nazionale.
La maggior diffusione della specie è anche da attribuirsi al progressivo abbandono della montagna da parte dell'uomo ed al mutevole incremento numerico registratosi in molte popolazioni di ungulati, nonch alla sua elevata capacità di adattamento ad ambienti e climi assai diversi.
Il lupo evoca nell'uomo paure ataviche e la sua presenza non può che interferire negativamente sulla fauna domestica, presente in alpeggio nella zona alpina.
Per un corretto approccio a tali problematiche non si può, per prescindere dall'acquisizione di informazioni di ordine geografico deontologico, scientifico, quali indici di presenza, uccisioni, danni al bestiame domestico, regime alimentare, genetica.
Contestualmente dovranno essere acquisite le opportune informazioni circa il randagismo canino, fattore limitante, non trascurabile, per le popolazioni di ungulati e per gli animali domestici all'alpeggio.
In merito, l'Istituto nazionale per la fauna selvatica, nel sottolineare la complessità del fenomeno, distingue diverse forme di randagismo, e individua nei cani inselvatichiti i soggetti che mostrano parecchi tratti ecologici e comportamentali analoghi a quelli dei Canidi selvatici ed in particolare del loro progenitore, il lupo. Si tratta di soggetti completamente dipendenti dall'uomo, che anzi rifuggono frequentano ambienti forestali o comunque scarsamente antropizzati, e le cui principali fonti alimentari sono costituite dalla fauna selvatica e dal bestiame incustodito.
In cani inselvatichiti sono privi di quei meccanismi etologici e fisiologici di controllo della popolazione che caratterizzano invece il lupo e che consentono a quest'ultimo di regolare la propria densità in funzione delle risorse disponibili e della qualità dell'ambiente. Ci consente ai cani randagi di raggiungere densità considerevoli anche in aree nelle quali il lupo non può sopravvivere o è presente con popolazioni caratterizzate da una dinamica precaria.
Per tali considerazioni, l'Assessorato alla caccia ha recentemente provveduto a costituire un'apposita Commissione tecnico-scientifica con rappresentanti dell'Università, delle Province, dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica, delle Associazioni agricole, venatorie, ambientaliste e di esperti in materia, con l'obiettivo della definizione di una strategia complessiva volta ad approfondire la conoscenza delle problematiche connesse alla presenza del lupo sul territorio regionale, e di linee-guida per una sua corretta gestione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Ringrazio l'Assessore per la risposta. Considerato che è una risposta articolata e che manca anche il primo firmatario, le chiederei la disponibilità di averne copia in modo da poter fare le riflessioni conseguenti. Grazie.


Argomento:

Risposta scritta ad interrogazioni e interpellanze


PRESIDENTE

Comunico che verrà data risposta scritta da parte degli Assessori competenti alle seguenti interrogazioni ed interpellanze: interpellanza n. 501 dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea inerente a "Formazione professionale affidata allo CSEA" interrogazione n. 539 del Consigliere Cavaliere inerente a "Valle Vigezzo e Valle dei Bagni di Craveggia" interrogazione n. 549 dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea inerente a "Strada di collegamento tra Valle Vigezzo e Valle dei Bagni di Craveggia" interrogazione n. 781 dei Consiglieri Rosso e Farassino inerente a "Parere ai sensi Legge 1497/39 - DPR 616/77 - art. 82 - Legge 431/85 - L.R.
20/89".


Argomento: Trasporti su ferro

Interpellanza n. 870 dei Consiglieri Chiezzi, Papandrea e Cavaliere inerente a "Episodi recenti a proposito di Alta Velocità"


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 870.
La parola all'Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Non so a cosa si possano riferire gli interpellanti quando chiedono di episodi recenti. Siccome l'argomento è all'ordine del giorno a tutti i livelli, a livello ministeriale e di Comitato locale che ha valenza anche internazionale e interregionale, potrei dire che allo stato attuale delle cose c'è la conferma di una volontà politica del governo centrale, espressa dalla TAV e da Italfer, di realizzare la struttura del quadruplicamento delle linee, quanto meno quelle che riguardano la Liguria per la direttrice verso Milano passando dal territorio piemontese della Provincia di Alessandria e ricevendo il carico del traffico delle merci dal Sempione verso il centro intermodale di Novara. Questo è ciò che di più certo oggi si può dire.
Per quanto riguarda la Torino-Milano, oggi definita Torino Milano Venezia, le ragioni interferenti del Ministro Ronchi rappresentano un'apertura di dibattito sull'opportunità di una direttrice unica o il potenziamento di tratta in tratta, nella presunzione - dico io, per gli elementi che sono stati dati - del fatto che sia in Lombardia che in Veneto ci sono strutture che se potenziate potrebbero servire alla bisogna.
Dentro a questo progetto, che non coinvolge soltanto il Piemonte e altre Regioni d'Italia, ma è un progetto che coinvolge regioni dalla Spagna alla Francia nell'ambito di un servizio nel traffico delle merci, che non è soltanto il raggiungimento dei nostri territori attraverso la ferrovia, ma coinvolgerà il bacino del Mediterraneo, allo stato attuale delle cose il porto di Gioia Tauro è diventato un fatto di grande dimensione e da lì il grande carico delle merci toccherà fortemente la Liguria.
Il problema che si pone all'attenzione del Consiglio è come questo traffico delle merci dovrà attraversare il territorio del Piemonte. Le strutture del Piemonte, sia quelle su nastro di asfalto che su ferrovia non sono adeguate e certamente non perché ieri l'altro ci si è accorti che sono obsolete; si tratta di strutture non adeguate sin dagli anni '50.
Oggi ci accorgiamo che le strutture del trasporto su ferro non sono adeguate e si teme che le strutture su nastro d'asfalto non riescano a smaltire tutto il traffico delle merci.
Queste sono le notizie più recenti.
Per quanto riguarda la Val di Susa, nel caso in cui la partita fosse risolta dalla Liguria verso Milano, visto che ci sono altre direttrici, ad esempio quella del Sempione per il Lotschberg. Comunque ormai è un fatto reale, checché se ne dica polemicamente sui giornali per le interpretazioni che sono state date alle affermazioni del Presidente della Giunta regionale della Lombardia sul Gottardo; il Lotschberg ha già realizzato 10 km. di percorrenza in galleria con tutte le gallerie di servizio e allora ciò che è previsto come potenziamento dal Sempione verso Novara diventa un fatto concreto e ineluttabile; da Novara si scenderà verso Alessandria con una direttrice veloce e da Alessandria a Genova il traffico del Mediterraneo avrà questo sfogo di direzione di smistamento.
Altre notizie sono riferibili all'importanza che riveste il Centro intermodale di Novara, che diventa un punto di riferimento importante persino per la Lombardia, dato che in questo momento la Lombardia deve risolvere il risultato fallimentare della Chiarella, un centro intermodale in concorrenza con quello di Novara, in riferimento alla Malpensa.
La settimana scorsa il Sindaco di Novara, l'Avv. Correnti, il Presidente della Provincia di Novara il dott. Cattaneo e il Presidente della Camera di Commercio di Novara hanno chiesto, tramite il senatore Vedovato, un incontro con il Ministro Burlando: mi sono preoccupato di essere presente.
Pare che, in quel momento, il Comune abbia deciso, una volta per tutte di sbloccare la situazione del cosiddetto nodo di Novara e, a giorni forse - la Giunta delibererà sull'accettazione del passaggio per Novara.
Se sarà così, anche in funzione degli interessi di Torino - ed indipendentemente dal potenziamento della Torino-Chivasso e della Novara Rho - dovremo seriamente considerare tutti gli sviluppi necessari perché la Torino-Milano sia un fatto concreto; al fine di dare all'attesa della ristrutturazione di tutto il sistema trasportistico del Piemonte una risoluzione positiva, in quanto l'una cosa non può essere indipendente dall'altra.
Temo che - e questo è un giudizio politico personale, che non ha niente a che vedere con gli impegni amministrativi che si dovranno assumere - la non realizzazione del potenziamento, del quadruplicamento dell'Alta Velocità in Val di Susa potrebbe tagliare fuori definitivamente la città di Torino.
Questo porterebbe un grande nocumento a tutte le attività in atto sul piano della riconversione di tipo economico, in quanto Torino per il Piemonte rappresenta storicamente il punto di riferimento delle potenzialità di tutto il suo territorio e dell'hinterland industriale di piccola e media portata, ma anche per la grande industria.
Queste sono le ultime notizie. Di fatto - mi dispiace doverlo dire perché so come poi ci si attacca alle parole e si può essere contraddetti tante parole, ma in realtà nulla di più concreto di quanto non si possa pensare.
Ieri mattina, presso l'Unione Industriali, si è tenuto un incontro di livello conferenziale promosso dal Presidente del Comitato per l'Alta Velocità, ing. Pininfarina, al quale erano presenti i deputati del Piemonte. Ne è venuto fuori un battibecco-dibattito: pare che tutti ritengano che il potenziamento o il quadruplicamento dell'Alta Velocità (lo si chiami come si vuole) debba essere un dato politico ineluttabile, la cui realizzazione, indipendentemente dai tempi lunghi per la cantierizzazione delle opere, è un fatto conclamato.
Io ero presente, anche per dovere d'ufficio...



MORO Francesco

Scusi, Assessore, ma i Comitati non contano niente!?



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Questi sono affari suoi e dei Comitati: non sono affari miei. Se volete sapere le ultime notizie, ve le do.
Se poi partecipate soltanto ai convegni che fate per vostro conto, è un altro paio di maniche. Io, purtroppo, partecipo a tutti i convegni.



(Commenti del Consigliere Moro)



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Sono affari vostri. Io non difendo i Comitati: io sto facendo una relazione delle cose che so.
Su questo piano, mi appello ai Consiglieri. Mi riferisco al fatto che ciascun componente del Consiglio partecipa alla vita attiva e al dibattito politico, per cui sarebbe opportuno che, senza contendere e contrastare ognuno portasse in Consiglio le notizie che ha. Le notizie non le si ha soltanto per dovere d'ufficio quando vengono trasmessi i documenti, ma perché si vive nella società. Ci si attende dunque che anche dal Consiglio vengano degli elementi utili e dei suggerimenti per meglio operare.
Se devo rispondere nello specifico, anche se la risposta all'interpellanza dei Consiglieri Chiezzi, Papandrea e Cavaliere, inerente a episodi recenti a proposito di Alta Velocità, è datata, ho qui la cosiddetta "velina" che trasmetterò in fotocopia per l'utilità della lettura diretta.



CAVALIERE Pasquale

Assessore, sotto la velina ci sta il velo: legga il velo.



PRESIDENTE

Consigliere Cavaliere, poi potrà intervenire.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Do quindi lettura della nota a mie mani.
In merito ai quesiti posti nell'interpellanza in oggetto, si osserva quanto segue: a) La Regione Piemonte ha più volte espresso, attraverso molteplici atti formali (deliberazioni, accordi e protocolli, ecc.), il proprio consenso alla realizzazione di un sistema ferroviario ad AV.
In merito a ciò ha provveduto in vari contatti con le istituzioni centrali a dare il proprio contributo nell'ambito della scelta del quadruplicamento veloce delle linee interessanti il territorio piemontese: Torino-Milano Torino-Lione, Genova-Milano.
b) La Regione Piemonte ha inoltre ribadito, attraverso il Protocollo d'accordo con Ministero dei trasporti ed FS del 2/93 ed altre forme pubbliche, che essa ritiene che la riqualificazione, sia in termini infrastrutturali sia in termini di gestione e di esercizio del trasporto ferroviario nel territorio regionale, costituisca un elemento fondamentale per lo sviluppo della Regione e per la sua miglior integrazione economica e sociale nel contesto nazionale e comunitario.
c) Nell'ambito di quanto sopra, la Regione ha espresso la necessità che il progetto Alta Velocità sia finalizzato a realizzare un servizio di trasporto ferroviario ad alta capacità, qualità ed affidabilità sulle medie e lunghe distanze, migliorando, nel contempo, l'efficacia delle reti ferroviarie regionali e nazionali, cosa peraltro evidenziata anche nella relazione che il Ministro dei Trasporti nelle sue audizioni a Camera e Senato ha recentemente espresso.
d) A tal fine, in vari atti formali, ribadito anche nel recente incontro con il Ministro Burlando del 26/2/1997, ha richiesto l'adeguamento infrastrutturale e tecnologico, contestualmente alla realizzazione degli interventi di quadruplicamento veloce, di una serie di linee ferroviarie di interesse regionale e locale, come peraltro previsto nel II PRT: Ivrea-Chivasso-Torino Torre Pellice-Pinerolo-Torino Chieri-Torino Cuneo-Fossano-Torino Novara-Arona Cuneo-Ventimiglia Cairo M.-Acqui Ceva-Savona Alba-Bra-Cavallermaggiore Acqui-Genova Asti-Chivasso Bra-Ceva.
Per quanto concerne questi interventi di potenziamento, la Regione ha già avviato, e ritiene necessario concludere entro il termine della Conferenza dei Servizi per la linea ad A.V. Torino-Milano che si riaprirà il 20 marzo p.v., con i Vertici aziendali F.S. un confronto, onde addivenire alla revisione e ad una integrazione degli interventi previsti nel già citato Protocollo d'Accordo con il Ministero dei Trasporti ed F.F.
del 1993, attraverso la stipula di un nuovo Accordo quadro.
e) Per rispondere alla richiesta delle comunità locali, specialmente quelle della Valle di Susa, la Regione ha istituito, come noto, un "Comitato di coordinamento tra gli Enti Istituzionali".
Attraverso questo strumento ritiene di poter svolgere una corretta funzione di coordinamento tra tutti i soggetti istituzionali (Comuni Comunità montane, ecc.) al fine di individuare, con il contributo dei soggetti medesimi, soluzioni progettuali trasportistiche valide nel rispetto del territorio e delle popolazioni coinvolte.
Questo ruolo di riferimento e di coordinamento nei confronti degli Enti locali, in particolare per gli aspetti territoriali ed ambientali, è stato portato all'attenzione anche nel recente incontro con il Ministro Burlando che ha riconosciuto alla Regione tale ruolo.
f) Per quanto concerne infine le campagne di sondaggi che risultano essere in corso in Valle di Susa, quali unico strumento di conoscenza delle realtà geognostiche attraverso trivellazioni verticali, essi fanno parte di un programma di sola indagine conoscitiva già previsto in precedenza al quale è stato dato anche l'avallo di tutti i componenti del Comitato Tecnico, compresi i rappresentanti delle Comunità.
Per quanto concerne invece la seconda campagna di sondaggi in DX Dora come la realizzazione delle gallerie di riconoscenza, da notizie direttamente assunte presso le Ferrovie dello Stato ed Alpetunnel, la Commissione intergovernativa istituita per la linea Torino-Lione ha rimodulato il budget '97 per Alpetunnel modificando, di conseguenza, i precedenti programmi operativi, per cui gli interventi precedentemente ipotizzati e previsti risultano per il momento congelati.
Questa è la risposta che era già pronta sin dal marzo 1997.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Mi scusi, Presidente, ma non ho capito la risposta.



PRESIDENTE

Le faremo pervenire la risposta scritta.



CAVALIERE Pasquale

Con qualcosa per interpretarla, però.



PRESIDENTE

Con la documentazione allegata.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Quale documentazione?



PRESIDENTE

La nota scritta con l'aggiornamento.



CAVALIERE Pasquale

Con un decodificatore, grazie.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Ti fai aiutare dal tuo Gruppo; sei attrezzato per decodificare. Fai un ufficio di competenti e te la fai decodificare.


Argomento:

Risposta scritta ad interrogazioni


PRESIDENTE

Poiché il Consigliere Salerno è in congedo, all'interrogazione n. 544 inerente a "Elettrodotto Nizza Monferrato - Isola" l'Assessore Cavallera invierà risposta scritta.


Argomento: Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Interrogazione n. 762 presentata dai Consiglieri Moro e Chiezzi inerente a "Famiglia di Visone senz'acqua potabile nella propria abitazione"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione n. 762 dei Consiglieri Moro e Chiezzi cui risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla pianificazione e gestione delle risorse idriche

L'interrogazione è riferita a notizie di stampa che riferiscono di una famiglia di Visone, Comune dell'Alessandrino, priva di acqua potabile.
In proposito i Consiglieri interroganti chiedono se si è a conoscenza della situazione poiché questa famiglia avrebbe fatto richiesta al Comune e quali interventi si intende attuare per risolvere il problema segnalato.
E' da premettere che i problemi di allacciamento dei privati all'acquedotto comunale non rientrano nelle specifiche competenze dei Settori regionali preposti al governo delle risorse idriche, bensì in quelle peculiari delle amministrazioni comunali. Tuttavia, a seguito di informazioni assunte presso il Comune interessato, si riferisce quanto segue: la famiglia in questione ha inoltrato domanda di concessione per opere di allacciamento all'acquedotto comunale di Visone in data 21 agosto 1996 il Comune ha rilasciato la concessione in data 20 settembre 1996, ma i lavori e la posa di tubazioni per l'allacciamento idrico non sono, ad oggi, ancora eseguiti in quanto le opere si devono realizzare su terreni di proprietà di terzi che si oppongono al passaggio attualmente è in corso la causa civile presso la locale Pretura al cui esito è rimandata l'esecuzione dell'allacciamento.
Queste sono le informazioni che avevamo inoltrato al Consigliere interrogante in data 17 febbraio 1997.
A questo punto io devo ancora una volta sottolineare l'importanza di un ripensamento della metodologia delle risposte alle interrogazioni nell'ambito dei lavori di revisione dello Statuto e del Regolamento perch in questo caso è quasi trascorso un anno.
Credo comunque che la questione sia delicata perché essendoci di mezzo anche diritti di terzi non vi sono possibilità da parte del Comune di intervenire nell'immediato in modo forzoso. Mi auguro che il tempo trascorso fino ad oggi abbia fatto sì che la questione si sia potuta avviare a soluzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ha già detto l'Assessore che questa interrogazione risale all'anno scorso e quindi mi esime dal ripetere che forse ci sono interrogazioni di serie A e interrogazioni di serie B.
Trattandosi di una famiglia dell'Acquese che è ancora senza acqua potabile alle soglie del Duemila, la cosa mi sembra alquanto inspiegabile.
Questo determina, come è facilmente intuibile, enormi disagi e sacrifici per chi è costretto a vivere in tali difficili condizioni.
Nel luglio 1996, venuti a conoscenza del fatto che si registrava nel Comune di Visone, abbiamo subito interrogato il Presidente della Giunta regionale e l'Assessore competente se erano a conoscenza del fatto, che badate bene - non è risolto perché proprio domenica scorsa ho parlato con l'interessato, e quali interventi si intendeva attuare per risolvere tale problema. Si tratta di un problema di civiltà in quanto una famiglia piemontese è senz'acqua potabile.
Può sembrare banale, però a mio avviso è dai piccoli episodi che si determina il modo di governare: fatti come questi devono essere subito risolti, altrimenti non è possibile pensare di fare tante altre cose.
Certo, è il Comune di Visone che deve risolvere il problema, questo l'ho capito, però io credo che una sollecitazione anche energica da parte della Giunta regionale possa essere decisiva per una positiva soluzione del caso, che - ripeto e concludo - non è affatto risolto: una famiglia piemontese è ancora senza acqua potabile e siamo alle soglie del Duemila!



PRESIDENTE

La ringrazio Consigliere Moro; voglio solo precisare che non ci sono interrogazioni di serie A e interrogazioni di serie B. Alla Conferenza dei Capigruppo vengono sollecitate alcune interrogazioni che ovviamente finiscono con l'avere la precedenza sulle altre. Abbiamo un elenco così ampio che se non scegliamo la via della risposta scritta non so quando riusciremo ad esaurirlo.


Argomento:

Risposta scritta ad interrogazioni


PRESIDENTE

L'Assessore Cavallera invierà risposta scritta in merito alle seguenti interrogazioni: n. 761 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Papandrea inerente a "Disfunzione degli impianti a rete a San Maurizio Canavese" n. 810 presentata dai Consiglieri Bortolin e Pichetto inerente a "Richiesta coltivazione cava in Alta Valle Cervo" n. 865 presentata dai Consiglieri Rosso e Dutto inerente a "Adeguamento impianti in materia di sicurezza ed uso razionale dell'energia".


Argomento: Opere idrauliche ed acquedotti

Interrogazione n. 895 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti inerente a "Diga di Combanera"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione n. 895 dei Consiglieri Chiezzi, Moro Papandrea e Simonetti, cui risponde ancora l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla pianificazione e gestione delle risorse idriche

Le problematiche proposte dall'interpellanza, riferita al giudizio positivo espresso dal Ministro dell'Ambiente sulla compatibilità ambientale del progetto presentato dall'Azienda Acquedotto Municipale di Torino per la realizzazione della diga di Combanera nell'alta valle di Viù, sono state oggetto di una ampia e dettagliata comunicazione nella seduta della V Commissione del 6 dicembre 1996.
Nel consegnare in allegato il documento presentato, da questo assessorato, in quella seduta e al fine di evadere l'interpellanza presentata dai Consiglieri del Gruppo di Rifondazione Comunista si riferisce quanto segue anche ai fini di un aggiornamento sullo stato di attuazione delle prescrizioni del DEC/VIA 2555 del 05.09.96 ai fini della definizione della progettazione esecutiva per l'opera in argomento.
Come già riferito il progetto presentato prevede la realizzazione di una diga in muratura "a gravità ordinaria" in località Combanera nel comune di Viù delle acque dello Stura di Viù ai fini dell'integrazione dell'approvvigionamento idropotabile di Torino e dell'area metropolitana.
L'invaso progettato sottende un bacino di 216 Kmq di superficie e avrebbe una capacità di 50 milioni di mc di acqua; il piano di alveo è previsto a quota 612 m s.l.m., con un'altezza massima al piano di coronamento di 97 m.; lo sviluppo lineare del coronamento è di 370 m. ed il volume della muratura della diga è di 550.000 mc.
Il progetto prevede inoltre la realizzazione di una galleria di derivazione in pressione, che interessa il territorio dei comuni di Vi Varisella, La Cassa, per alimentare una centrale idroelettrica da ubicarsi sempre nel territorio dei comuni di La Cassa e di Givoletto (in zona preparco de La Mandria) con una producibilità annua di 75 milioni di kWh di energia pregiata, convogliabile tramite allacciamento con l'elettrodotto già esistente. Altre opere in progetto sono costituite: 1) dal bacino destinato alla rimodulazione delle portate utilizzate e scaricate dalla centrale idroelettrica, da localizzarsi subito a valle della centrale stessa (nel territorio dei comuni di La Cassa e di Givoletto) comprendente una vasca di compenso con una capacità di 350.000 mc destinata ad alimentare il sottostante impianto di potabilizzazione 2) dall'impianto di potabilizzazione, ubicato subito a valle del bacino di compenso, ancora sul territorio dei comuni di La Cassa e di Givoletto (località Giordanino) per cui è prevista una potenzialità produttiva giornaliera di 345.000 mc 3) dal serbatoio di riserva e di regolazione (capacità 24.000 mc) destinato ad alimentare a gravità le condotte di adduzione e distribuzione.
I tempi previsti per l'esecuzione dell'intero complesso delle opere sono stimati in 2.200 giorni, pari a circa 6 anni, a partire dalla data di inizio lavori.
Per quanto riguarda l'aspetto funzionale dell'impianto, le caratteristiche principali sono le seguenti: il massimo invaso previsto è di 50 milioni di mc, con oscillazioni del livello intorno a 7 m (per il 63% circa all'anno) e un'oscillazione massima di 32 m (costante per il 7% dell'anno) con un invaso minimo garantito di 16 milioni di mc derivazione giornaliera dal serbatoio 302.000 mc, corrispondente ad una portata media continua di 3,5 mc/sec; è però previsto che il suddetto volume giornaliero per esigenze di produzione idroelettrica venga effettivamente prelevato in 5,5 ore al giorno, con una portata di 16 mc/sec.
l'approvvigionamento idropotabile dovrebbe essere sufficiente a servire una popolazione di 1.700.000 abitanti circa, su un territorio di circa 900 Kmq.
il quantitativo di acqua riferito alla popolazione del bacino di utenza fornisce un valore unitario di circa 180 l/g per abitante.
La realizzazione dell'intero progetto comporta la sommersione di alcune case (fraz. Malpasso) e di un tratto della S.P. 32 di cui è prevista la rilocalizzazione più a monte.
Caratteristiche dell'opera.
La realizzazione dell'impianto di Combanera era già stata inserita nelle previsioni del Piano Regolatore Generale degli Acquedotti (1963) anche se in tale documento l'impianto di Combanera era stato finalizzato a coprire i fabbisogni idrici dell'allora prevedibile espansione del comune di Torino; tali previsioni risultano oggi del tutto superate a causa dell'inversione di tendenza, attualmente in atto nella città; ma a fronte di questa tendenza sono sopravvenuti fenomeni di inquinamento delle risorse idriche sotterranee, evidenziatisi già negli anni `80 (chiusura di alcuni pozzi per la presenza di solventi clorurati), fenomeno che si è accentuato progressivamente con un'ulteriore inquinamento della falda (per la presenza di cromo esavalente e diserbanti in concentrazione superiore ai limiti di legge) in buona parte della pianura piemontese, ed in modo particolare nell'intera area metropolitana torinese.
Da questo scenario, considerevolmente diverso da quello originario disegnato nel P.R.G.A., risulta tuttavia confermata l'importanza strategica dell'impianto di Combanera, anche se con una nuova funzione di integrazione di un'offerta, la cui qualità risulta ormai compromessa, fornendo nuove valide risorse idropotabili disponibili. Tale importanza strategica risulta ribadita e rafforzata alla luce delle recenti disposizioni normative.
Infatti la L. 36/94, disciplinando la riorganizzazione dei servizi idrici urbani ne prevede una gestione unitaria e integrata, attraverso un progressivo accorpamento per ambiti territoriali, al fine di assicurare condizioni omogenee e ottimali nella prestazione del servizio e allo sviluppo delle infrastrutture.
Sottolineando che l'avvio del processo di riorganizzazione è demandato alle Regioni, si evidenzia che gli orientamenti regionali attuativi del Piemonte includono in un unico ambito territoriale la zona che comprende l'area metropolitana di Torino e le Valli di Susa e Lanzo. In questo contesto dovrà essere valutata l'importanza strategica dell'impianto di Combanera come intervento rilevante ai fini di un effettivo miglioramento qualitativo e quantitativo dei servizi idropotabili, non solo per la città di Torino, ma per l'intero bacino di utenza comprendente anche buona parte dei comuni ricadenti nell'ambito territoriale suddetto. L'opera in progetto risulta anche oggi un intervento opportuno, da una parte per la risoluzione delle ricorrenti situazioni di crisi idrica dovute al superamento dei limiti imposti dalle direttive comunitarie, dall'altra, attraverso il coordinamento delle diverse gestioni, per il riequilibrio degli attuali prelievi dalle falde sotterranee, consentendo di realizzare apprezzabili risparmi di risorsa pregiata.
Conclusioni dell'istruttoria regionale Il bacino dello Stura di Lanzo possiede buone potenzialità dal punto di vista ambientale; attualmente è soggetto ad una pressione antropica modesta in tutti e tre i rami che ne costituiscono la parte montana; il carico antropico eccessivo, che si concretizza in termini di scarichi inquinanti e di pesanti prelievi idrici si riscontra nel tratto terminale, soprattutto di pianura, fino alla confluenza nel Fiume Po.
Lo Stura di Viù è stato scelto come sito per l'approvvigionamento idropotabile per l'eccellente qualità chimico-fisica delle sue acque nella zona montana, in cui è stato previsto lo sbarramento.
Riconosciuta l'utilità e la strategicità dell'opera ai fini di un effettivo miglioramento soprattutto qualitativo dell'approvvigionamento idropotabile dell'intera area metropolitana torinese pare fondamentale cogliere l'occasione della realizzazione di un impianto di tale importanza ai fini dell'ottimizzazione del bilancio di impatto nei confronti delle diverse componenti ambientali.
E' possibile infatti, mitigare l'impatto, comunque rilevante determinato dalla costruzione dell'invaso, utilizzando la diga per migliorare lo stato qualitativo dell'ambiente dello Stura di Lanzo nella zona a valle. Considerata la penuria di acqua che si viene a creare nel fiume per buona parte dell'anno, a causa delle numerose derivazioni già esistenti, si può considerare accettabile l'impatto ambientale creato dall'invaso di Combanera, se parallelamente, viene realizzato un riordino globale delle utenze in atto. Ciò è tecnicamente possibile, poiché i tempi di attuazione dell'impianto coincidono, per lo più, con i tempi di scadenza delle concessioni, concentrate in media tra il 1997 e il 2003.
A tal fine è stata rilevata l'opportunità che venga avviato, a cura del Settore competente della Regione Piemonte, uno studio per tale riordino affinché siano fornite le indicazioni necessarie per una valutazione delle domande di concessione d'acqua nell'intero bacino dello Stura di Lanzo da parte dell'Ente competente al rilascio permettendo di realizzare una concreta e coerente selezione.
Lo studio di differenti ipotesi di regolazione dell'invaso per trovare la migliore soluzione per la ripartizione dell'acqua tra i diversi utenti nell'ambito dell'ecosistema ha dimostrato l'effettiva flessibilità dell'opera in progetto utilizzabile ai fini di una regolazione dei volumi invasati, dei rilasci e della ripartizione dei prelievi attuata con una programmazione periodica, attraverso un coordinamento tra i diversi soggetti fruitori delle acque, e le esigenze dell'ambiente, inteso come soggetto idroesigente.
Una regola operativa tesa ad un utilizzo plurimo della risorsa, potrà consentire revisioni nel corso del tempo, in funzione di mutate esigenze ambientali e antropiche.
Condizioni per la realizzazione dell'opera - Prescrizioni del DEC/VIA Sulla base delle considerazioni sopra riportate la Regione ha stilato il proprio parere ai fini dalla procedura di VIA, individuando una serie di condizioni indefettibili per la realizzazione dell'opera. Tali condizioni sono state inserite quasi tutte dal Ministero dell'Ambiente nel decreto DEC/VIA 2555 del 05.09.96, che ha espresso giudizio positivo sulla compatibilità ambientale del progetto, subordinando la realizzazione dell'opera all'ottemperanza di una serie di prescrizioni.
In particolare il suddetto decreto prescrive in sintesi: a.- la regolazione del serbatoio di Combanera deve prevedere un deflusso minimo vitale di 0,8 m3/s nello Stura di Viù, un rilascio dal serbatoio di una portata tale da avere nei periodi di magra nello Stura di Lanzo una portata minima di 4 m3/s stima sufficiente sia per le esigenze ambientali sia per le utenze industriali, il rilascio delle portate necessarie alle esistenti aziende agricole nella Valle di Lanzo ed il mantenimento nell'invaso di un volume d'acqua di capacità minima pari a 16 milioni di m3 per esigenze ecologiche e per la fruizione paesaggistica. Prevedere inoltre la derivazione ai fini dell'approvvigionamento potabile dell'area metropolitana di Torino di 3,5 m3/s ad eccezione del mese di agosto durante il quale la portata derivata sarà nulla b.- i valori del deflusso minimo vitale rilasciati nella Stura di Viù ed il contributo al deflusso minimo vitale rilasciato per la Stura di Lanzo dovranno essere sottoposti a verifica attraverso il programma di monitoraggio prescritto e, se del caso, adeguati alle reali necessità c.- dovranno essere integrati nel progetto esecutivo e realizzati tutti gli interventi di recupero, ripristino e compensazione previsti e definiti nella documentazione presentata, sia per la zona dell'invaso di Combanera sia per la zona degli impianti di Pralungo.
Devono essere definiti nel progetto esecutivo tutti gli interventi di recupero ambientale relativi ad opere ed impianti ENEL dismessi, con particolare riferimento alla Centrale di Funghera.
I piani di ripopolamento della fauna ittica sia nel serbatoio che nel fiume dovranno essere effettuati esclusivamente con specie ed ecotipi autoctoni.
Dovranno essere messe in atto tutte le misure mitigatrici degli impatti delle opere previste sia in fase di costruzione che in fase di esercizio degli impianti.
Si dovrà prevedere il riutilizzo delle terre vegetali provenienti dagli scortichi e a tale scopo si dovranno predisporre le aree necessarie per il deposito temporaneo del suolo scorticato e degli esemplari da ripiantare.
In fase di cantiere dovrà essere minimizzata l'estirpazione di alberi; gli alberi esistenti saranno dotati di protezioni fisiche e temporanee e si eviterà il deposito di macerie ai loro piedi. Le aree boscate non interessate ai lavori verranno delimitate e opportunamente protette con recinzioni.
Dovranno essere adottati tutti gli accorgimenti per evitare il disturbo ai sistemi naturali: dovrà essere assicurato il completo ripristino delle aree di cantiere.
Per le sistemazioni a verde in fase di progetto esecutivo dovrà essere presentato un apposito studio con specifiche indicazioni sulla tipologia di impianto nelle varie aree di cantiere.
Per le sistemazioni a verde in fase di progetto esecutivo dovrà essere presentato un apposito studio con specifiche indicazioni sulla tipologia di impianto nelle varie aree di intervento d.- per la pietraia sul torrente Richiaglio, in fase esecutiva dovranno essere eseguite indagini meccaniche che accertino le caratteristiche litologiche dell'intero affioramento. Se tali indagini dimostreranno la presenza di una frazione fine, o comunque di differenze granulometriche rilevanti nella parte sepolta dal corpo detritico si dovrà procedere alla sua stabilizzazione e.- dovranno essere verificate puntualmente, definite a livello progettuale ed attuate a cura e spese del proponente le misure per attenuare i disagi insorgenti nei tratti viari, riconosciuti come critici, in accordo con la Provincia di Torino.
Dovrà essere definito un programma dei transiti al quale vincolare le attività delle imprese di trasporto, con riferimento ai diversi punti critici ed in particolare all'attraversamento di Venaria. Durante le fasi costruttive dovranno essere attuati tutti gli accorgimenti per prevenire, a valle, inquinamenti e danni all'ecosistema acquatico provenienti da fonte civile.
Per mitigare il traffico indotto dalla realizzazione della diga di Vi e delle opere annesse, sulla base di un approfondimento progettuale in fase esecutiva occorre provvedere ai seguenti interventi sulla Strada Provinciale 32 della Valle di Viù: rifacimento con ampliamento del ponte sulla tubatura ENEL poco oltre Pian Bausano e del ponte Barolo; - rettifica della strada in corrispondenza del ponte Barolo; - introduzione della regolazione semaforica in corrispondenza dell'attraversamento dei nuclei abitati; - interventi diffusi di ampliamento della carreggiata in corrispondenza di strettoie e rettifica delle curve di raggio eccessivamente ridotto; - definizione e messa in atto di un programma di transiti che eviti percorrenze nelle ore di punta e negli interi giorni prefestivi (questo soprattutto in relazione alla natura turistica della Valle di Viù) f.- dovrà essere comunque escluso il prelievo di inerti dal sito "Pietraia del Richiaglio".
Dovrà essere presentato un programma complessivo, da verificare con la Regione, che individui i siti di approvvigionamento per i materiali inerti non reperibili nell'area dell'invaso (quantificati in circa 290.000 m3) nonché per i materiali necessari per la costruzione degli impianti in regione Pralungo (circa 120.000 m3) valutando anche il conseguente aumento di traffico, soprattutto in relazione ai punti critici della rete viaria.
In tale contesto dovrà essere verificata l'opportunità di sfruttare materiali provenienti da interventi di pulizia idraulica resisi necessari nei bacini limitrofi, recentemente soggetti ad episodi di alluvionamento di notevole entità. Tali interventi, secondo quanto disposto dall'art.5 della L.37/94, dovranno comunque essere oggetto di un apposito progetto autorizzato dall'Autorità di bacino del Po g.- il progetto esecutivo della variante alla S.P. 32 per il tratto che verrà sommerso dall'invaso, nonché gli interventi di ammodernamento/potenziamento della provinciale al fine di renderla compatibile con i flussi dei mezzi d'opera, dovrà essere predisposto e realizzato a spese del proponente, in accordo con la Provincia di Torino h.- dovrà essere attentamente valutata e definita la destinazione finale della Centrale di Funghera, che comunque non potrà più derivare acque del bacino dello Stura di Viù a valle della diga. Tale valutazione dovrà essere effettuata, in accordo con gli Enti Locali, tenendo conto anche degli scenari occupazionali dell'area. In caso di dismissione dovranno comunque essere previsti gli opportuni interventi di recupero ambientale i.- non si ritiene opportuna la "ricollocazione" del nucleo di Malpasso inferiore tal quale in località Malpasso Superiore. L'eventuale ricostruzione degli edifici dovrà essere valutata in sede di piano regolatore, all'interno di aree già previste, in nuove aree da individuare con variante al P.R.G. vigente l.- dovrà essere rivisto l'assetto complessivo del progetto degli edifici a servizio degli impianti per la produzione idroelettrica e per la potabilizzazione, al fine di realizzare strutture quanto più possibile integrate con l'ambiente circostante m.- il Proponente dovrà provvedere a raccogliere tutti i reflui liquidi prodotti dai nuclei abitati nel bacino sotteso dall'invaso, convogliarlo ad un unico impianto di depurazione, depurarli e scaricare le acque depurate entro il canale di restituzione delle acque utilizzate dalla centrale idroelettrica di Funghera ubicata poco a valle della confluenza della Stura di Viù con la Stura di Lanzo.
In sede di predisposizione del progetto esecutivo dovrà essere verificata sulla base di un'indagine sulle reti fognarie esistenti, la fattibilità di realizzare un impianto per il trattamento delle sole "acque nere" n.- nella fase della progettazione esecutiva dovrà essere previsto lo smaltimento della totalità delle acque reflue dell'area dell'impianto di potabilizzazione comprensive anche di quelle provenienti dai decantatori e dal lavaggio dei filtri e la loro immissione nel collettore fognario dell'Azienda Po Sangone esistente in Comune di Druento tramite un apposito tronco di fognatura o.- durante la fase di realizzazione delle gallerie si dovrà provvedere alla captazione delle interferenze idriche di una certa consistenza che potranno essere intercettate durante lo scavo, al fine di una loro riutilizzazione a scopo idropotabile p.- è necessario prevedere un piano di semina per il miglioramento della fauna ittica. Tale piano non deve essere finalizzato ad aumentare le biomasse per incrementare il pescato ma deve essere effettuato con modalità tale da mantenere la naturalità dell'ambiente q.- considerato l'impegno richiesto dall'opera ed i suoi presumibili tempi di realizzazione, è opportuno tenere conto del dibattito che ultimamente si sta svolgendo su presunte modificazioni dei regimi idrometeorologici r.- è necessario che, di intesa con la Regione e con gli Enti Locali, venga redatto un piano di utilizzo del bacino sotteso alla diga, che permetta una limitata fruizione turistica dell'area e che eviti il rischio di inquinamento delle acque s.- anche in riferimento ai dati delle piene verificatesi nel corso della recente alluvione, d'intesa con la Regione e con gli altri Enti competenti dovrà essere predisposto un piano di emergenza che preveda, in occasione di eventi meteorici eccezionali, che l'invaso di Combanera sia celermente svuotato ad un livello tale che sia in grado poi di accogliere i colmi di piena nei momenti che questi giungono alla sezione di sbarramento. E ci con l'intento di contribuire alla attenuazione delle piene dei fiumi di valle dei quali la Stura di Viù è tributaria t.- dovrà essere installata, in coerenza con l'esistente sistema regionale un'opportuna rete di monitoraggio di parametri meteoclimatici e di portata sull'intero bacino chiuso alla sezione di Lanzo, ai fini dell'ottimizzazione della gestione dell'invaso in funzione dell'andamento climatico e dei fabbisogni. L'installazione e la gestione delle reti di monitoraggio nonché la gestione dell'invaso dovranno essere regolati da un'apposita convenzione-quadro da definirsi in accordo con la Regione u.- il Proponente deve provvedere ad una compensazione del decremento dell'energia producibile dalle centraline idroelettriche in Val di Lanzo (che derivano acque dalla Stura di Lanzo) per effetto dell'esercizio del serbatoio di Combanera e per effetto dei rilasci a scopo ambientale dalle traverse di Lanzo, attuati in modo da assicurare tutto l'anno una portata almeno pari a 3 m3/s. E ciò fino a quando saranno in vigore le attuali concessioni d'acqua alle aziende proprietarie di tali centraline. Detto decremento è stato stimato pari al 10% circa del valore dell'energia producibile della centrale di Pralungo v.- considerata la sempre crescente carenza d'acqua, l'Azienda Acquedotto Municipale di Torino dovrà elaborare ed attuare un piano per il risparmio dell'acqua sia con misure di gestione degli impianti sia con misure presso i consumatori.
Sempre il DEC/VIA prescrive che prima dell'inizio dei lavori è necessario che la Regione Piemonte e l'Autorità di Bacino del Po: a) anche alla luce della legge 36 del 1994, attuino tutti presupposti per la creazione di un sistema il più possibile integrato di prelievi e delle utilizzazioni del sistema idrico Stura di Viù - Stura d'Ala - Stura di Lanzo.
b) provvedano ad attuare misure di tutela e risanamento del sistema idrico citato al punto a). Tali misure riguardano un assiduo controllo degli scarichi per salvaguardare la qualità delle acque e una verifica dei prelievi, per limitarne il numero, e delle portate derivate adeguandoli alle effettive necessità.
Dovrà essere avviato, a cura del competente settore della Regione, uno studio per il riordino delle utenze idriche relative all'intero bacino della Stura di Lanzo. Le indicazioni emerse da tale studio dovranno essere prese in considerazione nel momento della valutazione delle nuove domande e dei rinnovi di concessione d'acqua da parte di qualsiasi Ente competente al rilascio. Le domande per nuove concessioni d'acqua nei bacini dello Stura di Ala e di Valgrande dovranno essere attentamente valutate in relazione ai risultati dello studio di cui sopra e limitate esclusivamente a utilizzazioni per pubblico e generale interesse. Non dovranno, inoltre essere ammesse diversioni d'acqua ad altri bacini idrografici. Sarà opportuno stabilire un vincolo sia sull'intero bacino della Stura di Vi (con particolare riguardo ai Rii delle Toglie, della Vigna, dell'Agnello Maddalene e Ordagna) sia sul bacino del Torrente Tesso, in base al quale non autorizzare ulteriori prelievi d'acqua.
c) salvaguardando i diritti acquisiti dalle concessioni d'acqua, si incentivi la dismissione delle centraline idroelettriche sulla Stura di Lanzo in cambio di forme di compensazione da parte dell'Ente che gestirà gli impianti di Combanera e di Pralungo per l'approvvigionamento idropotabile di Torino.
d) considerata l'importanza e l'utilità pubblica degli impianti in oggetto, nonché il fatto che essi sono stati inseriti in altri strumenti programmatici ed in particolare nel Piano Regionale di Sviluppo 1988-90 è opportuno che la Regione completi la procedura per la predisposizione di una variante del Piano del Parco che consenta la realizzazione degli impianti in esame Attività avviate dalla Regione Piemonte a seguito del DEC/VIA 2555 del 05.09.96 In merito alle prescrizioni contenute nel DEC/VIA ed ai compiti da esso affidati alla Regione Piemonte sono già stati fatti numerosi passi: E' stato avviato un programma di collaborazione (con l'ENEA e l'Università di Genova-Dipartimento di Ingegneria, Sistemistica e Telematica) per una ricognizione preliminare dei dati di qualità delle acque, idrologici e territoriali necessari alla predisposizione di un sistema di supporto alle decisioni per l'ottimizzazione della risorsa idrica nel bacino dello Stura di Lanzo. E' stato definito, in via teorica il modello matematico da utilizzare ed è stata effettuata l'indagine sui dati disponibili. Da questa prima fase è emersa una carenza di informazioni sufficienti affinché i risultati dell'applicazione del modello possano essere considerati attendibili.
In relazione ai risultati di cui al precedente paragrafo è stata bandita una borsa di studio al fine di caratterizzare i diversi elementi che concorrono alla definizione del bilancio idrico con particolare riferimento all'interazione fra acque superficiali e sotterranee ed alla definizione dei criteri per la modellizzazione degli acquiferi sotterranei e dei corpi idrici superficiali. La borsa di studio è stata assegnata nel febbraio `97 e i lavori sono iniziati dallo scorso mese di aprile.
E' stata presentata una richiesta, al Ministero dell'Università e Ricerca Scientifica e Tecnologica, di ammissione al finanziamento di cui alla Deliberazione CIPE 8.8.1996 (Piani di potenziamento delle reti di ricerca scientifica e tecnologica) per uno "Studio integrato per la risoluzione dei problemi decisionali nella gestione multifunzionale della risorsa acqua attraverso la predisposizione di una rete di monitoraggio in un bacino subalpino (Valle dello Stura di Lanzo, Piemonte occidentale)". Si è attualmente in attesa di conoscere l'esito di tale richiesta.
Va inoltre aggiunto che è attualmente in corso di predisposizione, da parte del competente settore regionale, l'elaborato definitivo del piano d'area che dovrà essere proposto alla Giunta Regionale per l'adozione e successivamente approvato definitivamente dal Consiglio Regionale.
Infine nel fare presente che sono stati proposti nel dicembre 1996 n. 2 ricorsi avanti il TAR Piemonte da parte di alcuni cittadini e da parte del Comune di La Cassa unitamente alla Comunità Montana Val Ceronda per l'annullamento del DEC/VIA n. 2555 informo che anche a seguito della comunicazione in sede di commissione consigliare ho richiesto al Ministro dell'Ambiente un incontro per approfondire le problematiche emerse e le possibili soluzioni valutando anche l'ipotesi di un supplemento di istruttoria.
Tale incontro ad oggi non è ancora stato concesso, ma sarà mia cura sollecitarlo nelle prossime settimane.
Essendoci ricorso al TAR, probabilmente anche a livello ministeriale si attende l'evoluzione della questione. Si tratta di intervento che necessita di consensi, ma, soprattutto, necessita, da parte dell'Ente proponente l'Azienda municipalizzata di Torino, la presentazione del progetto esecutivo - presentazione sinora non effettuata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Per certi versi, le considerazioni dell'Assessore dimostrano che la Regione sta seguendo con interesse i problemi sollevati nel nostra interpellanza, anche se le stesse considerazioni sono più defilate relativamente ad un giudizio sul progetto.
Riflessioni che comunque ci tranquillizzano sul fatto che sono tempi di realizzazione non immediati.
Volevamo porre un altro problema: alla fine dell'anno scorso la Regione Piemonte ha emanato la legge applicativa della legge Galli. Tale legge aveva un'ispirazione fondamentale, quella di considerare l'acqua un bene non illimitato e da utilizzare con parsimonia. Sia nella legge Galli che nella legge applicativa sono previsti alcuni fatti che devono essere avviati: politiche tese al risparmio del bene, l'intervento sulle reti cioè una serie di elementi che, se realizzati, possono determinare un uso ed uno spreco minore di acqua.
L'opera di cui ha parlato l'Assessore ha lo scopo prevalente di fornire acqua al Comune di Torino, è un'opera consistente che può fornire acqua ad un milione e settecentomila persone. E' quindi un'opera che va al di là delle esigenze del Comune di Torino, ed anche dell'area metropolitana torinese.
Questo può sembrare un fatto positivo, almeno per garantirsi il futuro.
Però, alla luce delle considerazioni che facevo prima, la nostra preoccupazione è che questa disponibilità aggiuntiva così consistente e non motivata dalle esigenze - infatti non siamo di fronte ad una crescita dirompente della popolazione in questa area - può portare a vedere il problema del risparmio energetico con occhi meno attenti, perché, essendoci tale risorsa disponibile, le politiche di risparmio si possono anche fare ma se ciò non avviene, non succede niente di drammatico.
Secondo il nostro Gruppo bisogna fare una valutazione dell'opera. Serve veramente? Un'opera di queste dimensioni ha una sua giustificazione nelle esigenze attuali? Noi pensiamo di no e pensiamo che, al di là del via e dei procedimenti da portare avanti, prima di avviare tale opera bisognerebbe comunque avere attuato precedentemente tutte quelle politiche previste dalla legge attuativa, che ci permettono di capire - a fronte di una politica di risparmio, di contenimento degli sprechi - quale può essere effettivamente il fabbisogno e quindi valutare se è un'opera necessaria o meno.
Io penso che attualmente non vi siano grandi necessità, tant'è che nonostante si dica che i tempi saranno lunghi, nessuno è preoccupato.
Alla luce di questa situazione dobbiamo operare una valutazione politica perché dietro quest'opera ci sono alcuni elementi negativi, come l'impatto ambientale, l'impatto sociale, i problemi che crea alla popolazione, il fatto che la popolazione in queste zone non vede positivamente tale opera, dalla quale avrebbe solo conseguenze negative.
Potrebbe addirittura determinarsi un atteggiamento di rancore nei confronti delle popolazioni di valle, perché per soddisfare i loro bisogni, che non sono comunque urgenti, si creano delle difficoltà reali, concrete e immediate alla popolazione.
Anche gli allarmi attuali sono un problema, seppure di tipo psicologico.
Come Regione, allora, dovremmo fare un'analisi del problema, non solo tecnica, ma rispetto alla reale esigenza dell'opera. Se non vi è una grande necessità, sarebbe bene accantonare un'opera che, tra l'altro, ha costi economici consistenti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore alla pianificazione e gestione delle risorse idriche

Grazie, Presidente. Il Consigliere Papandrea ha sollevato interessantissime osservazioni che vanno anche al di là dell'oggetto dell'interpellanza. Rimando la risposta alla presentazione del Piano direttore delle risorse idriche, che è in fase di definizione. Sottolineo solo che, a mio avviso, vi è sì un problema quantitativo delle acque, ma anche un problema di qualità delle stesse. Un fatto che deve essere valutato per tutte le sue implicazioni: dal punto di vista della salute, ma anche dal punto di vista economico e sociale. Comunque, è un appuntamento per la prossima occasione di dibattito.


Argomento: Problemi energetici

Interpellanza n. 899 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti, inerente a: "Centrale di Superphenix"


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 899 presentata dal Gruppo di Rifondazione Comunista.
L'Assessore Cavallera fornirà risposta scritta.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 919 presentata dai Consiglieri Manica, Bertoli Miglietti, Riggio, Suino, inerente a: "Discarica rifiuti solidi urbani zona Trecate-Cerano"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 919 della Consigliera Manica ed altri.
La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Premetto che la risposta è stata redatta il 5 marzo, che abbiamo approvato il Piano regionale di gestione dei rifiuti e che in Provincia di Novara stiamo per definire il Piano provinciale, quindi queste precisazioni sono necessarie per leggere una risposta che per certi versi può essere datata.
L'interrogazione è diretta ad avere notizie circa le intenzioni del Consorzio Smaltimento Rifiuti di Novara di installare una discarica per rifiuti solidi urbani di 500.000 mc. nel territorio di Trecate-Cerano.
Da informazioni assunte risulta che il Consorzio in argomento abbia predisposto allo stato attuale uno studio di fattibilità per l'individuazione di alcuni siti ove localizzare future discariche comprendendo tra essi anche un'area a sud del polo industriale di S.
Martino di Trecate, probabilmente la stessa che oggi risulta interessata da un'attività di escavazione di inerti.
L'incertezza normativa del momento determinata dall'evoluzione delle normative sulla valutazione d'impatto ambientale e la nuova disciplina dei rifiuti pubblicata solo nei giorni scorsi (D. leg. del 5/2/97 n. 22 - G.U.
15/2/97 supplemento ordinario n. 33) non consente di stabilire quale iter procedurale dovrà seguire l'eventuale progetto che, in futuro, il Consorzio potrebbe redigere su quell'area. Ad oggi le discariche di rifiuti non tossico-nocivi sono di competenza dell'Amministrazione provinciale.
Per quanto attiene al Piano di risanamento dell'area critica ad elevata concentrazione di attività industriali di Novara e Trecate, adottato dal Consiglio regionale con deliberazione n. 349 dell'11.12.1996, su proposta della Giunta, si precisa che, tra gli interventi inseriti nel Piano, non è prevista la realizzazione di alcuna discarica su quelle aree, peraltro interessate da una forte pressione antropica e, in particolare, da concentrazioni di attività industriali che hanno determinato rilevanti fattori di criticità ambientale.
Il Consiglio, inoltre, ha impegnato la Giunta regionale a verificare la coerenza tra gli interventi previsti nei Piani adottati e gli ulteriori interventi che verranno eseguiti o autorizzati nell'area da altre Amministrazioni pubbliche, prevedendo l'eventuale stipula di accordi di programma, al fine di coordinare la realizzazione e di garantirne la coerenza con quelli previsti dal Piano.
Un'informazione puntuale.
Proprio due o tre giorni fa, il Ministro Ronchi ha firmato l'approvazione del Piano di intervento di 20 miliardi nell'area critica di Novara e Trecate.
Vi è stata una lunga discussione, per due ragioni. Prima di tutto perché interessava due Direzioni generali del Ministero dell'Ambiente: la Direzione acqua, rifiuti e suolo e la Direzione per la tutela dell'area delle industrie a rischio; in secondo luogo perché si prevedevano degli interventi innovativi. Di solito il Ministero dell'Ambiente provvede a fare bonifiche, a collocare depuratori; in questo caso, invece, si trattava (e si tratta) di alleggerire un rischio, cosa che lì per lì la "burocrazia ministeriale" stentava ad accettare.
Dobbiamo dare atto ai nostri uffici e anche alla disponibilità del Gabinetto del Ministro se questo provvedimento adesso è pronto, e in questi giorni abbiamo provveduto a darne comunicazione ai Comuni interessati (Trecate, Cerano) ed alla Provincia di Novara.
Li abbiamo iscritti nel bilancio tra i fondi statali disponibili e ci auguriamo che al più presto questi interventi possano essere proposti. E' chiaro che, essendo in corso d'opera sotto il profilo dell'alleggerimento dei fattori di pressione, ogni e qualsiasi intervento, ed a maggior ragione una discarica, dovrà essere visto con tantissime lenti d'ingrandimento comunque al momento non risulta niente di preciso o di previsto.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Ringrazio l'Assessore per la risposta dettagliata.
Come lui aveva ricordato in premessa alla sua risposta, questa interrogazione data alcuni mesi, pertanto alcune delle situazioni richiamate si sono nel frattempo modificate o sono giunte a un punto più avanzato di definizione.
Per quanto riguarda l'area in questione, che presenta particolari problematiche di carattere ambientale, è molto importante la notizia comunicataci dall'Assessore relativamente all'atto compiuto in questi giorni dal Ministro Ronchi, ovvero il finanziamento di 20 miliardi per i necessari interventi: ciò rende ancora più esclusivo il discorso di un'attenzione particolare alle problematiche ambientali presenti nelle aree ad alta criticità.
La questione della discarica, certo, si è modificata nel corso del tempo; tuttavia, presso il Consorzio del Basso Novarese, permane uno studio sui siti idonei per le discariche, il quale ai primi posti presenta indicazioni relative a quell'area territoriale. Si tratta quindi di una scelta di ordine politico-amministrativo cui bisogna mettere un definitivo punto fermo, tanto più a seguito dell'atto del Ministro di questi giorni.
Ringrazio l'Assessore e chiedo se posso avere la copia scritta della sua risposta. Grazie.


Argomento:

Risposta scritta ad interrogazioni e interpellanze


PRESIDENTE

Comunico che da parte dell'Assessore Masaracchio verrà inviata risposta scritta alle seguenti interrogazioni: interrogazione n. 987, presentata dal Consigliere Salerno, avente per oggetto "Inadeguata manutenzione autostrada del Frejus a seguito recenti nevicate" interrogazione n. 988, presentata dal Consigliere Salerno, avente per oggetto "Inadeguata manutenzione viaria nella città di Torino e tangenziali a seguito recenti nevicate" interrogazione n. 1023, presentata dal Consigliere Salerno, avente per oggetto "Incidente sull'Auto-Frejus - Provvedimenti atti a garantire il livello di sicurezza e di manutenzione standard".


Argomento: Viabilità

Interpellanza n. 1026 dei Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea, Simonetti inerente a "Incidente Galleria Prapontin autostrada Torino-Bardonecchia"


PRESIDENTE

Passiamo ora a trattare l'interpellanza n. 1026, presentata dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti.
La parola all'Assessore Masaracchio per la risposta.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

In merito all'incidente verificatosi il giorno 14 gennaio 1997 determinato dall'incendio di un TIR inglese sotto la galleria Prapontin dall'autostrada Torino-Bardonecchia, il cui sistema antincendio non ha potuto entrare in funzione vista la mancanza di acqua nelle vasche che lo alimentano, è stata interpellata la società SITAF, dalla quale si è appreso che: la mancanza di acqua era dovuta alla rottura (causata dall'eccezionale ondata di gelo nei giorni precedenti) di alcune condotte attraverso le quali l'acqua era fuoriuscita. La Direzione di Esercizio aveva comunque provveduto ad esporre i cartelli di fuori servizio. Il 13 gennaio, giorno dell'incidente, l'Impresa, ultimati i lavori di riparazione delle condotte, stava provvedendo al ricarico delle vasche la gallerie, che è lunga 4,2 Km., dispone di un idoneo impianto di ventilazione, che nella circostanza ha garantito le funzionalità, come asserito dal Comandante dei Vigili del Fuoco di Torino in un articolo apparso sul settimanale "Luna Nuova".
In merito agli interrogativi posti dagli interpellanti anche al Presidente della Giunta regionale, sulla reale situazione della sicurezza dell'Autostrada, la società SITAF rileva che il Codice della Strada e la normativa sulla prevenzione degli incidenti non prescrivono l'installazione di alcun tipo di dispositivo di rilevamento e di spegnimento incendi per le infrastrutture e le gallerie stradali ed autostradali. Pertanto allo stato attuale delle disposizioni legislative in merito, gli utenti dell'Autostrada A32 percorrono una infrastruttura che offre standard di sicurezza e di assistenza equivalenti a quelli delle altre Autostrade italiane ed europee, essendo di fatto assistiti da impianto a colonnine SOS, pannelli informativi a messaggio variabile e pattugliamenti continui di personale di vigilanza sia interno che esterno (Polizia Stradale) come prescritto dalla normativa vigente.
Per quanto riguarda il quesito degli interpellanti di proporre l'installazione di antenne canalizzate, la SITAF rileva che il personale interno di vigilanza è collegato alla Sala Radio, presidiata 24 ore su 24 attraverso un impianto radio ricetrasmittente, con copertura anche delle gallerie e che nella circostanza l'organizzazione gestionale, attraverso tali strumenti, ha potuto attuare interventi efficaci, che hanno coadiuvato ed assistito i Vigili del fuoco nella loro opera di spegnimento.
Il distaccamento dei Vigili del fuoco di Susa e quello della Polizia stradale sono peraltro stati dotati di apparecchiature ricetrasmittenti che consentono anche nelle gallerie di collegarsi con la sala radio SITAF e di dialogare localmente.
E' allo studio l'implementazione sugli stessi apparati, di canali dedicati, tali da settorializzare i traffici di ciascun organismo e snellire le modalità di comunicazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Sono stupito dall'assenza di considerazioni da parte dell'Assessore perché quello che abbiamo sentito è qualcosa di estremamente preoccupante.
C'è stato un incidente dovuto al gelo; c'è stato detto che le apparecchiature non hanno funzionato perché le tubature si erano rotte per via del gelo. Si parla di eccezionalità, ma io credo che data la zona sia un'eccezionalità stagionale, nel senso che presumo che alcuni mesi dell'anno quel tipo di eccezionalità o si verifica o comunque ha buone probabilità di verificarsi. Quindi a me interesserebbe sapere se oltre ad avere riparato e ripristinato l'impianto esistente è stato fatto qualcosa per far sì che funzioni anche quando c'è il gelo.
Se succedono degli incidenti gravi in un momento in cui c'è il gelo cosa capita, non si può intervenire? Credo che richiedere un intervento che permetta agli impianti di funzionare anche di fronte ad eccezionali momenti di freddo mi sembra un po' ridicolo; data la zona e considerando le statistiche del freddo degli ultimi vent'anni. Mi pare che l'anno scorso non abbiamo toccato delle punte così eccezionali, però sono eventi che si ripetono. Questa è la prima considerazione.
Credo che la Regione e chi si occupa dei problemi della sicurezza dovrebbero intervenire per chiedere che si attuino dei procedimenti per cui l'acqua non geli. E' possibile, non parliamo di fantascienza, sono cose possibili. Nella risposta questo non ci è stato detto; se è stato fatto bene, se non è stato fatto, ma è stato fatto solo il ripristino come abbiamo sentito, è grave. Se l'Assessore non lo sa, è grave lo stesso. Se l'Assessore mi risponde "Mi informerò", vuol dire che nel frattempo non si è informato.
Quando si legge una cosa del genere, uno la legge e si preoccupa di cosa c'è scritto.
Seconda considerazione: la risposta della SITAF è stata che determinate misure di sicurezza non sono previste, quindi non le attua: "è negli standard". Il problema, allora, è intervenire sugli standard: questi standard sono sufficienti o no? Credo che non ci possiamo accontentare del fatto che la verifica è a norma di legge. Sarebbe grave aspettare un incidente con dimensioni drammatiche per scoprire quali sono le insufficienze; se si verificano gli incidenti nonostante i sistemi di sicurezza siano considerati a norma, vuole dire che quelle norme hanno qualcosa di errato, sono insufficienti. Spero quindi, ma anche su questo non ho sentito alcun commento, che si intervenga su queste norme.
Quel tipo di strada non ha sempre traffico eccezionale, ma esistono dei momenti in cui veicola una quantità di traffico intenso. Se si verifica un incidente grave, mi sembra un po' limitato che l'unico sistema di sicurezza a disposizione siano le colonnine per telefonare. Se questa è la situazione interveniamo chiedendo una modifica degli standard stessi e un adeguamento e sollecitiamo che indipendentemente dagli standard, visto che l'incidente si è verificato in una galleria, venga fatta pressione sulla società perch vengano fatte quelle modifiche che, a mio avviso, in base alle considerazioni fatte, sono necessarie.
Ultima considerazione per quanto riguarda gli impianti di controllo continuo sulla galleria: mi pare che la risposta sia insufficiente. E' ovvio che mandino qualcuno che ha la possibilità di collegarsi con la centrale. Il problema si pone di fronte ad una galleria lunga alcuni km.
per la quale occorre pensare a sistemi di controllo e di prevenzione più ampi degli altri. Bisogna intervenire perché questo venga fatto.
Le strade sono due: una pressione da attuare, subito, nei confronti della società che gestisce l'autostrada perché avvii su tutti e tre i terreni, sulle tubature e sulle acque, sugli impianti di sicurezza e sugli impianti di controllo, delle disposizioni che vadano oltre a quanto è stato fatto finora.
In secondo luogo spero che sulla base di questa discussione ci sia un intervento da parte dell'Assessorato in questa direzione.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Presidente, posso prendere la parola?



PRESIDENTE

Brevemente, Assessore, solo per chiarire.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

In merito all'incidente verificatosi il giorno 14/1/97 determinato dall'incendio di un TIR inglese, sotto la galleria Prapontin dell'autostrada Torino-Bardonecchia, il cui sistema antincendio non ha potuto entrare in funzione vista la mancanza di acqua nelle vasche che lo alimentano, è stata interpellata la società SITAF dalla quale si è appreso che: la mancanza di acqua era dovuta alla rottura...



PRESIDENTE

Assessore, chiedo scusa, non l'aveva già letto?



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Sì, mi sembrava che il Consigliere Papandrea non avesse capito.


Argomento:

Risposta scritta ad interpellanze ed interrogazioni


PRESIDENTE

Si invia risposta scritta alle seguenti interpellanze ed interrogazioni: n. 1064 della Consigliera Manica, n. 1065 dei Consiglieri Chiezzi e Simonetti n. 1251 dei Consiglieri Chiezzi e Simonetti n. 1265 dei Consiglieri Simonetti, Suino e Cavaliere n. 1299 dei Consiglieri Suino, Simonetti, Cavaliere, Angeli, Saitta Miglietti, Riggio e Riba n. 1300 dei Consiglieri Suino, Simonetti, Cavaliere, Angeli, Saitta Miglietti, Riggio e Riba, n. 1315 del Consigliere Rubatto.


Argomento: Nomine - Montagna - Boschi e foreste

Interrogazione n. 1207 dei Consiglieri Cavaliere e Bellion e n. 1460 del Consigliere Saitta inerente a "Programma Interreg Italia-Svizzera"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare congiuntamente le interrogazioni n. 1207 e n.
1460, alle quali risponde l'Assessore Vaglio.



VAGLIO Roberto, Assessore al coordinamento politiche per la montagna

I colleghi hanno presentato, rispettivamente in data 29 aprile e 7 ottobre, interrogazioni in merito al gruppo di lavoro per l'attuazione del programma INTERREG 2 Italia-Svizzera.
A tale proposito, ritengo utile illustrare tutti i passi di questa costituzione.
In data 18 dicembre 1996, la Commissione della Comunità Europea ha preso la decisione di avviare il programma INTERREG 2 tra l'Italia e la Svizzera, definendo anche le autorità responsabili della gestione di questo programma, identificate nelle Regioni e nella Provincia autonoma di Bolzano; veniva inoltre identificata la composizione del Comitato di sorveglianza, organo unico di garanzia per la gestione, l'attuazione e il monitoraggio del programma.
Nel Comitato di sorveglianza - ripeto, organismo unico per queste funzioni - si prevedeva la seguente composizione: un rappresentante della DG 6; un rappresentante della Direzione generale 16; un rappresentante della 11 per, rispettivamente, i fondi Feoga, FESR e Fondo sociale europeo eventualmente, i rappresentanti di altre direzioni generali che in quella fase fossero competenti per materia.
Da parte italiana, era prevista, per l'Amministrazione centrale: un rappresentante della Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento per il coordinamento delle politiche comunitarie; un rappresentante del Ministero degli Esteri; uno del Bilancio e Programmazione; un rappresentante del Tesoro ed eventualmente rappresentanti dei Ministeri che, per materia, fossero stati coinvolti.
Per le Amministrazioni regionali: due rappresentanti per ciascuna Regione interessata ed uno per la Provincia autonoma.
Nella discussione che ha portato alla decisione della Commissione in primis si è detto: il Comitato di sorveglianza dovrà dotarsi di un Regolamento interno che stabilisca le modalità di funzionamento; per la realizzazione e l'attuazione del programma INTERREG si potranno costituire gruppi tecnici di lavoro, comuni alla parte svizzera ed italiana, la cui composizione e i cui compiti saranno da stabilire. Quindi da questa decisione si demandava la composizione a successivi documenti.
La decisione dava luogo, al 12 marzo 1997, ad una riunione del Comitato di sorveglianza, che decise del programma operativo INTERREG 2. In quella fase, i due funzionari della DG 16 sottolinearono la necessità di creare una sede di coordinamento tecnico tra Regioni, Provincia autonoma e Cantoni svizzeri, con la finalità di creare i presupposti per gestire il programma operativo come vero ed unico programma di cooperazione.
In quella sede, la Valle d'Aosta comunicava che era già operativo un tavolo di lavoro italo-svizzero (ovvero, valdostano-svizzero) e che in quello si sarebbe configurato il gruppo di lavoro della Regione Valle d'Aosta; fu dunque presentata la richiesta che i gruppi di lavoro fossero costituiti a livello regionale, con il preciso compito di valutare solo ed esclusivamente i progetti di cooperazione. Il Comitato di sorveglianza approvò che questo tavolo si occupasse solo ed esclusivamente di una valutazione generale dei progetti di cooperazione.
Nel Regolamento in seguito approvato, infatti, all'art. 7 si dice: "Ciascuna Regione interessata e la Provincia autonoma possono costituire gruppi tecnici di lavoro comuni alla parte svizzera ed italiana definendone funzioni e compiti in funzione della selezione dei progetti di cooperazione".
La Giunta, successivamente, procedeva sia alla nomina dei membri del Comitato di sorveglianza che di quelli del gruppo di lavoro; in quella data nominò al Comitato di sorveglianza l'Assessore all'economia montana e foreste pro-tempore e il Direttore del Settore economia montana e foreste nel gruppo tecnico di lavoro nominò ancora il Direttore del Settore economia montana e foreste, il Responsabile del Servizio di economia montana e il Consigliere regionale Ettore Racchelli.
Nella delibera del 12 maggio 1997, la Giunta, come previsto dai documenti citati e dalla riunione del Comitato di sorveglianza, stabilì quali dovevano essere i compiti di questo gruppo di lavoro; si definì anche che al gruppo di lavoro fossero sottoposti solo progetti di cooperazione transfrontaliera, che implicassero quindi degli impegni tra gli organi regionali piemontesi e gli organi dei Cantoni di Vaud e del Canton Ticino.
Questa è la situazione.
I Consiglieri interroganti l'8 ottobre richiedevano la ragione per la quale all'interno dell'organismo fosse stato nominato un Consigliere regionale, in virtù di quali titoli o di quali competenze e perché, in particolare, fosse stato designato il Consigliere Racchelli e l'opportunità di questa nomina.
Noi, ovviamente, abbiamo fatto tutte le verifiche dal punto di vista della legislazione nazionale e regionale; dall'esame di quanto in nostro possesso abbiamo verificato che questa fattispecie non si configura in nessun caso, ovvero la fattispecie di questo Comitato che deriva da un Regolamento, non è contemplata in alcuna delle normative citate, né nel Decreto legislativo n. 29 né nella Legge 142 e neanche nelle leggi regionali in materia di nomine.
Quindi, non sussistendo illegittimità si può pensare ad una inopportunità, come è detto dai colleghi.
In effetti, proprio per la natura di questo tavolo di concertazione, la Giunta ritenne, all'epoca della nomina, che fosse importante un coinvolgimento del Consiglio regionale, visto e considerato che non di progetti operativi su parte italiana si doveva trattare, bensì di argomenti relativi alla cooperazione. Si riteneva che la presenza del Consiglio regionale in seno a questo Comitato avrebbe potuto fornire in tempo reale le utili informazioni di cui il Consiglio poteva avere necessità.
Perché si è identificato il rappresentante prescelto nel Consigliere Racchelli? Solo ed esclusivamente per un fatto di territorialità.
Essendo molto importante la necessità di avere una buona conoscenza del territorio ed essendo ininfluente sulle scelte relativamente ai progetti presentati il parere del tavolo di lavoro perché non di questo il tavolo di lavoro doveva occuparsi, noi abbiamo ritenuto che non ci fosse una inopportunità, ma ci fosse anzi la necessità di coinvolgere, non una parte politica, ma un Consigliere eletto sul territorio per tutte quelle competenze e quelle cognizioni del territorio che poteva portare in dote a questo Comitato, che di grandi progetti di cooperazione doveva occuparsi e di nient'altro.
In conclusione, ritengo molto opportuna l'interrogazione perch soprattutto ha dato modo di spiegare una certa qual complicazione nella gestione di questo progetto e ci dà anche modo di illustrare ai colleghi la difficoltà della gestione di programmi INTERREG tra il nostro Paese e Paesi non comunitari. In effetti, abbiamo rilevato delle enormi difficoltà di coinvolgimento sia della controparte svizzera sia della controparte italiana nella elaborazione di questi progetti.
Devo dire che da sondaggi effettuati dalle Province di Vercelli e del Verbano Cusio Ossola è emersa una buona capacità di intervento su tutte le misure che non coinvolgano la cooperazione. Riteniamo quindi che l'attività del tavolo di lavoro possa essere utile al fine di mettere in moto, tra le amministrazioni italiana e svizzere, almeno un tentativo di cooperazione che al momento è di là da venire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Anch'io ritengo molto opportuna la risposta dell'Assessore perché ci dà modo di spiegare, per l'ennesima volta, che se la Giunta ritiene in un dato ambito di coinvolgere il Consiglio, deve farlo attraverso le forme istituzionali previste. Pertanto, avrebbe dovuto comunicare al Consiglio all'Ufficio di Presidenza, questa necessità e il Consiglio vi avrebbe adempiuto con le modalità che riteneva più opportune.
Questo è il punto specifico del problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Signor Assessore, io ho una posizione diversa da quella del Consigliere Cavaliere, nel senso che non si tratta, a mio avviso, di coinvolgere il Consiglio regionale. Si tratta di tenere separati i ruoli che sono di carattere tecnico dai ruoli di carattere politico, soprattutto per quanto riguarda un gruppo tecnico.
L'Assessore ha detto che ciò non è previsto né dal Decreto n. 29 n dalla Legge 142, ma il problema non è in questi termini, perché se si fosse trattato di legittimità, evidentemente l'intervento e le reazioni sarebbero state diverse. Quello che invece abbiamo voluto sottolineare con questa interrogazione è l'inopportunità, come lei ha ripetuto, di questa nomina cioè di un politico all'interno di un gruppo tecnico.
La stessa cosa avrei detto se fosse presente il Presidente. Questo non è un giudizio critico nei confronti del Consigliere Racchelli, ma è un problema generale perché se noi stabiliamo questo principio che nei gruppi tecnici possono parteciparvi dei politici, stabiliamo un principio che se applicato in modo estensivo crea una grandissima confusione perché per forza di cose noi politici abbiamo dei ruoli diversi. Noi rispondiamo a logiche che per forza di cose sono diverse, ma questo è tipico della politica: sono le logiche del consenso. Il gruppo tecnico invece risponde a logiche di carattere tecnico, risponde all'amministrazione che lo nomina in questo caso all'amministrazione regionale.
Questa separazione è importante perché rischiamo di cadere in una enorme contraddizione come è caduta la Giunta che da una parte giustamente, applica il Decreto n. 29 dove c'è una separazione dei ruoli tra il ruolo politico e il ruolo tecnico all'interno della struttura dall'altra, quando si tratta di applicare una norma di questo tipo reintroduce invece un meccanismo di grandissima confusione; si cade quindi in enorme contraddizione.
Credo che questo sia un fatto pericoloso, non perché si tratta del collega Racchelli, ma anche se fosse stato nominato un altro collega dell'opposizione sarebbe valso lo stesso giudizio: l'inopportunità. Quindi l'invito che noi facciamo alla Giunta è quello di rivedere quella deliberazione. Io ritengo che esistano sicuramente dei tecnici di grande valore, che conoscono il territorio, che non hanno un ruolo di carattere politico. Questa sarebbe anche una garanzia per la stessa amministrazione regionale, perché sarebbe inattaccabile sotto tutti i punti di vista qualunque decisione venisse assunta. In ogni caso, infatti, resterebbe sempre il dubbio, se questo gruppo tecnico dovesse valutare un progetto o un'iniziativa con ricadute strettamente collegate ad esigenze particolari che il lavoro compiuto sia determinato da valutazioni diverse da quelle di carattere tecnico.
Dico questo al Vicepresidente Majorino, non essendo presente il Presidente della Giunta. Queste questioni non sono irrilevanti, quindi il Presidente della Giunta, chi ha la leadership, dovrebbe avere questo tipo di accortezza per evitarci anche questa difficoltà, perché in sostanza ci crea imbarazzo, perché sembra quasi di giudicare la validità o meno di un collega. E se assumiamo questa iniziativa, se sentiamo questo imbarazzo, il Presidente della Giunta, la Giunta, deve toglierci da questo imbarazzo perché ha compiuto un atto discrezionale, non tanto per la scelta, ma perché avrebbe dovuto mettere un tecnico.
Quindi, l'invito che ribadisco al Vicepresidente Majorino, che è sempre molto accorto su questi aspetti, è di rivedere la deliberazione. Toglieteci da questo imbarazzo nell'esprimere una valutazione su un collega modificate quella delibera e indicate un tecnico vero - un tecnico vero! che non debba rispondere a logiche diverse rispetto a quelle di carattere tecnico, perché altrimenti qualunque tipo di indicazione, qualunque tipo di conclusione sarebbe viziata da un pregiudizio, che possiamo avere o non avere, ma che in ogni caso viene accampato. Quando si fa battaglia politica è così, in sostanza. La nostre, infatti, sono battaglie e confronti di carattere politico.
Se la Giunta è disponibile a rivedere quella decisione, con questi suggerimenti, che non sono di giudizio negativo sul collega Cavaliere, la nostra interrogazione si ferma qui, altrimenti chiederemo, attraverso un ordine del giorno, di rivedere totalmente la deliberazione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica, che parla a nome dei colleghi Bellion e Riba.



MANICA Giuliana

Sono d'accordo con le conclusioni dell'intervento del collega Saitta che mi ha preceduto. Penso anch'io che da parte della Giunta regionale ci debba essere il ritiro della deliberazione: un atto chiaro, lineare che risolverebbe la questione senza inutili drammatizzazioni o strascichi, che renderebbe le cose assolutamente chiare dal punto di vista del funzionamento istituzionale: alla Giunta le competenze gestionale che la legge, adesso, le demanda; al Consiglio i compiti di controllo d'intervento, di dibattito, di modifica delle leggi e di costruzione delle deliberazioni, ecc. Ristabiliremmo così, da questo punto di vista, gli esatti termini del funzionamento istituzionale, in particolare dopo il fatto che questo Consiglio è stato eletto sulla base di una legge maggioritaria, che non solo modifica il modo di essere delle maggioranze e delle opposizioni, ma dà agli esecutivi compiti e ruoli diversi sulla base del principio di governabilità, e alle assemblee altri e precisi compiti.
Per questi motivi, e soprattutto, in questa fase, oggi, con leggi che determinano e hanno determinato i Consigli regionali, con il dibattito aperto alla Bicamerale per introdurre ulteriori modifiche in questa direzione e far diventare il nostro un Paese "normale", non comprendiamo come si possa assegnare - sostenendo un aumento di ruolo del Consiglio regionale, quando invece lo si snatura - una delega specifica ad un Consigliere regionale che rappresenta se stesso, il suo Gruppo, la sua parte politica forse, certo non l'intero Consiglio dal punto di vista istituzionale, per un compito di ordine gestionale che deve essere svolto dalla Giunta, senza inventare un Assessore in più, coinvolgendo il Consiglio rispetto alle politiche, alle questioni di ordine di merito per l'elaborazione e per i compiti di eventuale controllo in questa direzione.
Si tratta di questioni che se risolte sono piccole, diversamente lanciano un segnale diverso e assolutamente di controtendenza di sovrapposizioni fra compiti della Giunta e del Consiglio.
Rispetto alla legislazione stessa sulla base della quale questo Consiglio è stato convocato, se ognuno correttamente svolge il proprio mestiere si valorizzano i ruoli reciproci, sia della Giunta sia del Consiglio. Non valorizziamo il Consiglio assegnando ad esso compiti impropri e togliendogliene, magari, qualcuno che invece da esso doveva essere svolto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vaglio.



VAGLIO Roberto, Assessore al coordinamento politiche per la montagna

Volevo non fare una replica, ma dare un chiarimento.
Fornirò ai colleghi interroganti tutta la documentazione inerente la costituzione di quello che è stato, impropriamente, chiamato Gruppo tecnico di lavoro. I colleghi verificheranno quanto contenuto in questi documenti li pregherei, a seguito di questa verifica, di valutare le ulteriori loro iniziative.
Specifico anche che per motivi di organizzazione interna - questioni di personale - il Direttore protempore del Settore Economia Montana ed il Direttore protempore del Servizio Economia Montana, saranno sostituiti fra pochi giorni; in ogni caso, quindi, la deliberazione dovrà essere rivista.
Prima di quell'occasione, mi confronterò ancora i colleghi interroganti per verificare le effettive inopportunità di quanto hanno asserito.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

per quanto riguarda i nostri lavori, se siete d'accordo, potremmo discutere ancora due interrogazioni di cui è stata chiesta la discussione in aula, e poi passerei ai punti all'o.d.g.


Argomento:

Risposta scritta a interrogazione


PRESIDENTE

L'interrogazione n. 942 dei Consiglieri Rosso, Farassino, Dutto e Bellingeri inerente a "Ripartizione Fondo Nazionale Trasporti periodo 1992 '96", ritengo sia stata pressoché superata e risolta con la documentazione consegnata: si ritiene quindi discussa.


Argomento: Presidi privati di diagnosi e cura

Interrogazione n. 1398 dei Consiglieri Chiezzi e Simonetti inerente a "Sentenza della Corte Costituzionale su proroghe alle Case di Cura private"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 1398, alla quale risponde l'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

L'interrogazione dei Consiglieri Chiezzi e Simonetti attiene ad un provvedimento della Corte Costituzionale del 3 aprile 1996, n. 93, inerente le Case di cura private.
Debbo obbligatoriamente fare una premessa: il Decreto legislativo n.
502 del 1992 e successive modificazioni e integrazioni hanno introdotto il principio dell'accreditamento temporaneo e successivamente definitivo superando di fatto il concetto di convenzione.
La Regione Piemonte fin dal 1987 si è dotata di uno strumento legislativo - legge regionale n. 5, entrata in vigore il 1 gennaio 1990 tale da garantire la presenza dei requisiti per il funzionamento delle Case di cura.
Visto il processo di temporaneo accreditamento avviato dalla Regione Piemonte, basato proprio sui requisiti della legge n. 5, requisiti che a tal fine sono stati puntualmente verificati dalle Aziende UU.SS.LL., le Case di cura non a norma non sono state temporaneamente accreditate (la deliberazione di Giunta dell'accreditamento è del 6 agosto 1997).
La sentenza della Corte Costituzionale, oggetto dell'interrogazione, si riferisce ad un caso del tutto diverso. E' stata pronunciata in riferimento ad una legge della Regione Lazio, che prevedeva un'ulteriore proroga, più volte iterata nel passato, di autorizzazione a Case di cura che non possedevano i requisiti di legge. L'intera sequenza di attività e provvedimenti regionali - la consegnerò per iscritto agli interpellanti - è contraddistinta da finalità che sono l'esatto opposto di quanto è stato oggetto di pronuncia della Corte Costituzionale in data 3/4/96, con provvedimento n. 93, ovvero non la volontà di differire l'applicazione o addirittura sanare il mancato adeguamento ai requisiti autorizzativi di legge, ma l'attuale concreta e piena applicazione delle vigenti disposizioni in materia di requisiti per l'esercizio delle attività di Case di cura private.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Sono stupita della non risposta dell'Assessore. L'interpellanza che abbiamo presentato, che riteniamo abbia contenuti, da un lato, estremamente gravi, dall'altro estremamente importanti, riprende una sentenza della Corte Costituzionale e, a nostro parere, poteva aprire una discussione su eventuali responsabilità, anche amministrative, riguardo ad una deliberazione che a noi pareva illegittima ("pareva", e su questo abbiamo formulato l'interpellanza).
Ricordo che il regime di accreditamento si differenzia dalla convenzione, perché, mentre la convenzione presuppone solo l'adempimento ai requisiti richiesti, l'accreditamento è un passo in più per la struttura pubblica che riconosce alla struttura privata, non solo l'adempimento a norma di legge ai requisiti, ma anche una certa fiducia, al punto da accreditarla e farla usufruire dei finanziamenti pubblici per poter esercitare la propria funzione e quindi sostenere le prestazioni sanitarie.
L'interpellanza fa riferimento ad una legge della Regione Lazio considerata illegittima dalla Corte Costituzionale - che presentava delle proroghe temporanee o permanenti a strutture private che non erano a norma e che quindi non osservavano i requisiti previsti dalla legge.
Analogamente, in Regione Piemonte ci siamo trovati di fronte ad una deliberazione (non una legge regionale, ma una deliberazione) con la quale è stata prevista la deroga temporanea o permanente, anche in seguito alle modifiche della legge n. 5 e della legge n. 55, riguardo ai requisiti per le strutture private.
Mi sono quindi chiesta se tale deliberazione fosse legittima, ma non ho ricevuto risposte in merito. Mi è stato detto che l'accreditamento viene tutelato dalla legge n. 502; questo è un dato di fatto, ma non chiarisce perché l'accreditamento possa essere sviluppato anche nei confronti di quei soggetti che non sono legittimati ad avere l'accreditamento. Siamo in assenza di una normativa sui requisiti, quindi di regolamentazione sui requisiti minimi, anche perché non ci sono ancora le linee nazionali che identificano i requisiti delle Case di cura e delle strutture private; in assenza di questo, però, con una deliberazione della Giunta, la Giunta regionale stessa continua ad accreditare soggetti sui quali ha effettuato una proroga temporanea o addirittura permanente. Tali soggetti, quindi, pur non essendo a norma, sono stati investiti di una certa fiducia da parte dell'Ente pubblico Regione e, addirittura, sono stati accreditati.
Di fronte alla sentenza della Corte Costituzionale, che dichiara illegittima una legge della Regione Lazio che definiva tali questioni, mi chiedo se una deliberazione della Giunta regionale del Piemonte possa essere considerata invece legittima, rispetto alle stesse questioni.
Poiché su questo non mi sono state date risposte, se è vero che la deliberazione della Giunta regionale è illegittima, considerando illegittima la legge, e in seguito ad un eventuale accreditamento a strutture che non erano legittimate a ricevere, non solo la convenzione, ma addirittura l'accreditamento, ne derivano responsabilità amministrative di una Giunta che ha seguito un percorso non trasparente.
Mi aspetto dunque risposte che entrino più nel merito della questione che credo non si possa risolvere in qualche battuta o facendo riferimento a qualche decreto.
Chiedo anche un'espressione del Vicepresidente Majorino su tale delicata situazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente. Io ho l'impressione che la Consigliera Simonetti proceda per assiomi anche quando vi sono dati di fatto che dimostrano esattamente il contrario. Ho l'impressione che, ogni qual volta io risponda alle sue interpellanze, lei resti rigida sulle proprie posizioni, senza recepire neppure i dati di fatto evidenti.
Ovviamente non potevamo non essere a conoscenza della sentenza della Regione Lazio, ma nella Regione Lazio è avvenuto esattamente il contrario di quanto è avvenuto nella Regione Piemonte. La Regione Lazio ha cercato nella proposta di legge e nelle deliberazioni effettuate, di far passare come accreditate alcune strutture che non avevano neppure i requisiti, a prescindere dal fatto che ha reiterato 3,4 volte le deliberazioni presentate, senza avere poi una legge di riferimento, mentre noi abbiamo la legge n. 5 del 1987.
Ripeto: siamo pienamente convinti che la nostra deliberazione sia legittima; se così non fosse, vi sono le sedi opportune nelle quali dimostrare che quanto affermo non risponde a verità.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta, Majorino.



MAJORINO Gaetano, Vicepresidente della Giunta regionale

Volevo solo dire che, allo stato degli atti delle cose, pur allineandomi alla risposta dell'Assessore D'Ambrosio, mi riservo di completarla dopo aver esaminato e visto ab imis la sentenza della Corte Costituzionale.
Consigliera Simonetti, non ho fatto in tempo a vederla, pur avendo lei cortesemente fornito tutti gli estremi; mi riservo dunque di completare la risposta dopo che avrò letto la sentenza.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta per una precisazione; prego.



SAITTA Antonino

Chiedo soltanto al Vicepresidente, che si è assunto questo impegno opportuno perché completa le informazioni, se non ritiene utile anche certamente se può, altrimenti ci saranno altre occasioni per poterne discutere - una verifica di queste procedure di accreditamento, fino a giungere alla deliberazione, per sapere se sono sempre state coerenti tra di loro. Personalmente - e chiedo scusa - non conosco bene la materia, ma vorrei sapere se c'è una coerenza per tutti i casi.



PRESIDENTE

La domanda è chiara. Riguardo a tale questione c'è un impegno, che mi sembrava già precedente, del Vicepresidente Majorino.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione n. 1408 dei Consiglieri Vindigni, Riba, Bertoli, Marengo inerente a "Riorganizzazione della Stazione di Torino Lingotto e realizzazione delle Stazioni di Zappata e di Rebaudengo"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 1408, cui risponde l'Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazione

So già che gli interroganti ribadiranno che è necessario dare una risposta precisa anche in ordine a valutazioni di carattere politico; sono comunque pronto ad aprire un dibattito, per quanto mi consta.
Per entrare nello specifico e dare una risposta precisa, avevo incaricato la funzione di fornirmi gli elementi utili; pur tuttavia, devo dire che non è stato possibile avere risposta per il 21/10/1997 (oggi), in quanto la funzione ha già scritto alle Ferrovie dello Stato. Il 17 ottobre c'è stata anche una comunicazione telefonica e il dottor ingegner Pavanello delle Ferrovie ha detto che tale richiesta è stata girata all'ASA, che fa parte della rete F.S. di Genova; le risposte avute sono comunque state molto aleatorie, o almeno considerate tali da me.
Se il tutto deve essere riferito a valutazioni di ordine politico, per quello che mi consta, posso dire che, allo stato attuale delle cose, si sta cercando, con il Comune di Torino, di risolvere il problema dell'investimento richiesto nella fattispecie.
C'è stato anche un incontro con il Ministro Burlando e l'Assessore Corsico, ed è tutto in fieri; nel caso specifico, si chiede una partecipazione della Regione di ordine economico-finanziario.
In un incontro, ho potuto affermare - ma è tutto da verificare sia nell'ambito dei rapporti di livello consiliare che di Giunta - che, se consideriamo l'ipotesi delle precedenti amministrazioni regionali confermata anche da questa Giunta, di un accantonamento di spesa (che non c'è, ma è ipotetico) per tutto il sistema metropolitano, nel caso in cui le pratiche venissero risolte definitivamente, tutto quello che coinciderà e inciderà anche nell'ordine del passante ferroviario, argomento sollevato dagli interroganti, potrà essere valutato nella prossima finanziaria.
Siamo al mese di ottobre e da qui alla fine dell'anno avremo il progetto del nuovo bilancio: dall'ipotesi di spesa di 100 miliardi, si potrà valutare di "prendere a credito" (forse è un'espressione impropria ma è così, va detto) delle risorse che potranno contribuire a dare una mano d'aiuto, intervenendo concretamente in favore del Comune di Torino, il quale è impegnato su questo fronte per la realizzazione di quanto è necessario affinché, da qui al 2000, tutto il sistema sia in piena funzione.
Non ho altre risposte da poter dare. Allo stato attuale, non so quali siano i costi presunti e i tempi di realizzazione; quale sia lo stato della connotazione delle nuove stazioni urbane, del nodo ferroviario, allo stato delle cose, all'Assessorato non consta. Ci dispiace dover dire questo; si spera che di qui a qualche giorno si possa disporre di tutti gli elementi utili.
Occorre tener presente che in tutte queste vicende il rapporto con la Regione è, a volte, di mera attività politica; dico mera attività politica in quanto noi non abbiamo incidenza diretta - né di controllo né di interferenza - essendovi altri organi con competenza diretta. E' già un aspetto estremamente positivo il fatto che si sia convocati a livello di Prefettura; infatti, in queste cose interviene spesso il Prefetto in rappresentanza di competenze dello Stato e per garantire la probità di quanto è responsabilità di ordine ministeriale.
E' prevista una riorganizzazione della stazione del Lingotto finalizzata a favorire una maggiore accessibilità alla nuova zona fieristica, espositiva e direzionale.
Se vogliamo andare alla memoria storica, in occasione dei Mondiali di Calcio - e sono argomenti che la politica conosce molto bene - i Deputati della Regione Piemonte al Parlamento ottennero uno stanziamento di parecchie centinaia di miliardi, per la realizzazione delle varie opere.
Allora, per via di tutto ciò che interferiva nei sottopassi che si sarebbero creati e che avrebbero fatto tremare gli altari di alcune chiese soprattutto nel momento della funzione - così fu detto ufficialmente anche in Parlamento - alla fine si persero quelle risorse che furono recuperate addirittura in quota parte, per avere quei mezzi di colore blu azzurrino che dovrebbero essere, in parallelo ai tranvai, una sorta di metropolitana a cielo aperto.
Mi pare che quasi un terzo sia stato recuperato in tal senso e certamente sono cose di cui oggi stiamo piangendo le conseguenze, perché se si fossero realizzate le opere previste a quel tempo, con i finanziamenti che erano stati ottenuti per la città di Torino, oggi questi problemi li avremmo già risolti.
Ad ogni modo veniamo agli aspetti valutati con estrema attenzione anche da noi, oltre che dal comune di Torino abbiamo detto che nel caso in cui fosse necessario, nell'ambito di quella ipotesi dei cento miliardi che si dovrebbero spendere da parte della Regione per la metropolitana a Torino si potrebbe anticipare l'azione amministrativa con delle somme a credito per quanto riguarda la Regione, da investire per incoraggiare quanto è previsto e quanto opportunamente gli interroganti chiedono di sapere con notizie che siano più realistiche di quelle che oggi non ho potuto dare.
Quindi mi riprometto di tornare su questo argomento, anche per iscritto; ove fosse necessario sono disponibile anche in Consiglio a riaprire un confronto di dibattito, perché la ragione è di tutta valenza e importanza per la Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vindigni.



VINDIGNI Marcello

Registro nella risposta data dall'Assessore un'estraniazione dell'Assessore e della Giunta rispetto ai problemi di Torino, come se Torino non fosse il capoluogo di questa Regione e soprattutto non fosse il centro il cui sviluppo può trainare il resto del territorio regionale.
Se non abbiamo questa consapevolezza possono esserci parti di territorio regionale che possono avere delle loro dinamiche, possono esserci parti di territorio regionale che si agganciano ad altri centri importanti facendo perdere di vista l'unità della Regione e quindi anche l'identità di questa Regione. Questa estraniazione è tanto più grave quando attiene ad una problematica, quella funzionalità del passante ferroviario di Torino, che peraltro è strettamente collegata ad opere sulle quali ancora in questi giorni, il sistema economico ha richiesto una maggiore attenzione da parte del sistema politico.
Mi riferisco alle linee ad alta capacità, che non possono interessare la nostra Regione se non c'è, nella città di Torino, un canale di traffico dove queste linee possono passare. Questa estraniazione la registro non solo in termini formali, ma in termini sostanziali, perché l'interrogazione che avevamo presentato sostanzialmente voleva chiedere alla Giunta e al Presidente del Consiglio in primo luogo di assolvere il compito che il Consiglio aveva dato, con l'ordine del giorno approvato il 30 luglio '97 firmato dai Consiglieri Marengo, Saitta, Cotto, Montabone, Salerno, Manica Angeli e altri con il quale si impegnava la Giunta provinciale e la Giunta comunale di Torino a prendere contatti con il governo allo scopo di definire rapidamente il concorso economico di ciascun livello governativo al completamento del finanziamento del quadruplicamento del tronco Torino Porta Susa Stura del nodo ferroviario di Torino e a riferire al Consiglio entro 60 giorni.
La domanda che io pongo al Vicepresidente Majorino, che rappresenta la Giunta in questo momento, oltre che all'Assessore, è: "Questo impegno che il Consiglio dava alla Giunta è stato assolto o no? Ci sono stati questi contatti con il governo, con la Provincia di Torino, con il Comune di Torino al fine di fare un piano finanziario al quale la Regione pu concorrere anche nei termini che diceva prima l'Assessore Masaracchio o no?". Se questa risposta è negativa, e io chiedo sia a Masaracchio che a Majorino di fare un minimo di replica, è chiaro che non ci accontentiamo di registrare questa carenza di iniziativa. Ne sollecitiamo rapidamente il superamento del ritardo, perché si possa riferire in Consiglio nel giro di pochi giorni e sicuramente se non c'è questo impegno da parte degli Assessori, considerando chiusa la discussione con l'interrogazione odierna dovremo corroborare questa nostra richiesta con un'ulteriore interrogazione.
In quel contesto si può inserire, nell'ambito di una valutazione complessiva delle risorse necessarie per il completamento del passante di Torino, anche la qualificazione delle stazioni, sia quelle esistenti che quelle da realizzare ex novo ed è chiaro che mancando quel contesto l'Assessore non può che balbettare, come ha fatto stamattina.
Io credo che se i cittadini avessero il testo del verbale delle cose che abbiamo sentito non faremmo una bella figura, perché in queste circostanze è meglio non rispondere, anziché pensare di assolvere formalmente ad un obbligo solo perché è stata richiesta la discussione di un'interrogazione.
Chiedo di sapere se l'ordine del giorno votato il 30 luglio '97 ha avuto un qualche esito oppure, in caso contrario, se c'è l'impegno a riferire nel giro di 15/20 giorni in Consiglio regionale e in quel contesto aggiornare il quadro delle conoscenze sulle stazioni visto che le Ferrovie si stanno rimbalzando la questione da un ufficio all'altro.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Io capisco che nel tentare di dire il meno che si possa in una questione così delicata alla fine si intenda un balbettio da parte dell'Assessore.
Le responsabilità, per quanto riguarda tutto il sistema metropolitano nella città di Torino, sono gravissime e appartengono alla storia di chi ha governato e governa Torino fino ad oggi. Per quanto riguarda nella fattispecie ci siamo interessati, anche con degli atti impropri, di convocare le Ferrovie dello Stato e il Consorzio di aziende interessate al fine di venire alla determinazione che consenta al Ministro Burlando di realizzare quanto promette.
Il passante ferroviario, che comporta l'investimento di altri 350 miliardi, più 50 miliardi a parte, è realizzabile senza un appalto europeo che porterebbe le cose alle lunghe da qui a tre anni, sempre che tutta la continuità del secondo lotto venga inserita nel decreto salvacantieri che in questo momento non ha recepito la richiesta della Regione onde evitare lo stato di stallo.
Oltretutto il Comune di Torino, che aveva garantito di avere accantonato 1200 miliardi nel proprio bilancio per realizzare ciò di cui si sta parlando, non ha ancora dato disponibilità delle risorse garantite ragion per cui non è facile concertare tutto ciò che potrebbe evitare l'appalto europeo.
Ci sono poche cose che dico a persone, Consiglieri e politici che conoscono bene la congerie di tutta la materia nel rapporto con le responsabilità governative, in termini molto pacati onde evitare che noi indipendentemente dal fatto che ci assumiamo anche delle responsabilità, si possa qui inscenare un contrasto che non ci compete.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vindigni.



VINDIGNI Marcello

Richiedo se l'ordine del giorno votato dal Consiglio il 30 luglio ha trovato una qualche continuità nell'attività della Giunta. A questa domanda, non ho avuto risposta.
Posso permettermi di reiterarla, sperando che la Giunta abbia la sensibilità di rispondere (trattandosi peraltro di un quesito non posto da un singolo Consigliere o da un singolo Gruppo, ma da molti Gruppi di questo Consiglio)?


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Farassino, Gallarini, Ghigo, Leo Picchioni e Salerno.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Dimissioni Consigliera Segretaria Anna Benso dall'Ufficio di Presidenza. Adempimenti conseguenti


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del punto 5) all'o.d.g.
Do lettura della lettera con la quale la Consigliera Anna Benso ha inviato le sue dimissioni dall'incarico di Consigliere Segretario: "Al Presidente del Consiglio regionale, on. Picchioni.
Con la presente, la sottoscritta Consigliera regionale, avendo aderito in via definitiva al Gruppo MPPE in data 7/10/1997 e non potendo pertanto più rappresentare il Gruppo Forza Italia all'interno dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, rassegna per correttezza istituzionale le dimissioni dall'incarico di Consigliere Segretario.
Ringrazia e porge distinti saluti." Il Consiglio è quindi chiamato alla presa d'atto delle dimissioni, per cui la pongo in votazione.



PAPANDREA Rocco

Si può intervenire?



PRESIDENTE

Normalmente, per le prese d'atto, non lo abbiamo fatto.
Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Papandrea; ne ha facoltà.



PAPANDREA Rocco

Intervengo in particolare rispetto alle motivazioni. Credo che si debba prendere atto delle dimissioni quando queste avvengono, ma in questo caso la motivazione è di natura politica, per cui ritengo che si debbano fare alcune considerazioni in merito.
Mi pare che l'Ufficio di Presidente non sia eletto in rappresentanza dei singoli raggruppamenti: più che altro si tende a rappresentare al suo interno la maggioranza e la minoranza.
Non si tratta quindi di una sorta di Conferenza dei Capigruppo, in cui tutti i Gruppi sono rappresentanti, bensì vengono rappresentate la maggioranza e la minoranza, anche con una certa articolazione al loro interno e, a maggior ragione, per quanto riguarda le minoranze, che sono più d'una.
Per questa ragione credo che non ci sia un automatismo tra le dimissioni da un Gruppo e il venir meno della fiducia da parte di una maggioranza nei confronti di una Consigliera che resta comunque dentro la maggioranza, cioè non "rompe" con lo schieramento, ma con un Gruppo.
Vorrei dunque sapere se Forza Italia ritiene che questo tipo di rottura comporti un venir meno di fiducia, per cui accoglierà le dimissioni, oppure se, fermo restando il fatto che la Consigliera rimane all'interno della maggioranza, ritiene che questo problema non esista. Ripeto: mi interesserebbe conoscere il parere del Gruppo di Forza Italia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Toselli.



TOSELLI Francesco

Vogliamo tranquillizzare il collega Papandrea: nella maggioranza non esiste assolutamente il problema, tanto meno all'interno del nostro Gruppo consiliare.
Il Capogruppo Gallarini, precedentemente, aveva già chiesto alla collega Benso di desistere dalla decisione di dare le dimissioni in seno alla Presidenza del Consiglio.
Dichiaro che voteremo contro la presa d'atto delle dimissioni presentate dalla collega Benso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Alcune delle motivazioni per cui noi voteremo contro questa presa d'atto sono già state espresse dal sottoscritto in una passata riunione di Consiglio, poi suffragate dal Capogruppo di Forza Italia, come ha test ricordato il Consigliere Toselli.
Mi sembra altresì di poter dire che alcune delle osservazioni espresse dal Consigliere Papandrea mi convincono ancor di più, in quanto l'Ufficio di Presidenza, in particolare i due Vicepresidenti e i Consiglieri segretari, non sono espressione di Gruppi politici, ma sono l'espressione del Consiglio regionale intero, all'interno del quale si garantisce la presenza di Consiglieri sia di maggioranza che di minoranza.
Quindi, pur apprezzando il suo gesto, a mio parere la Consigliera Benso non si deve sentire rappresentante di un Gruppo consiliare, ma dell'intero Consiglio regionale che l'ha espressa.
Per questo motivo non solo voterò contro queste dimissioni, ma chiedo alla Consigliera Benso di desistere da ulteriori dimissioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Saitta; ne ha facoltà.



SAITTA Antonino

Signor Presidente, credo che tutto il Consiglio concordi sul fatto che questa votazione non è un fatto puramente tecnico: non si tratta di sostituire nell'Ufficio di Presidenza un collega con un altro, non si tratta soltanto di esprimere un'indicazione di voto, questo non per una nostra convinzione, ma per le modalità con cui la collega Benso, in uno degli ultimi Consigli, pose la questione delle sue dimissioni. Io lo ricordo perché non vorrei che ci si dimenticasse della modalità con cui annunciò le sue dimissioni. Sicuramente lei è in grado di ricostruire meglio di quanto possa fare io che cerco di rimettere insieme le idee, per ricordo che la collega Benso annunciò le dimissioni come un atto, un gesto di forte protesta nei confronti della maggioranza, ma in modo particolare nei confronti del Presidente Ghigo. Fu un intervento di un certo interesse un intervento molto determinato che si concluse dicendo: "Non mi riconosco più in Ghigo, nel Presidente della Giunta regionale". Quindi fu un intervento con un forte contenuto di carattere politico, e allora la risposta non può essere soltanto un fatto tecnico: votare o non votare la presa d'atto delle dimissioni.
Se l'opinione della collega Benso sul Presidente Ghigo e sulla maggioranza continua ad essere quella della volta scorsa, il nostro Gruppo non può essere insensibile rispetto a questa richiesta, non soltanto perch siamo all'opposizione, ma perché le questioni da lei poste erano rilevanti.
E' difficile anche immaginare che cosa possa fare il Consiglio. Un gesto può essere quello, in particolare da parte dei Gruppi di maggioranza di respingere la presa d'atto, cioè di votare contro le dimissioni, anche se poi si cade in contraddizione, per forza di cose. Se il Gruppo di Forza Italia seguirà l'indicazione di Toselli, è evidente che è una contraddizione rispetto all'accusa specifica fatta dalla collega Benso la volta scorsa: una sorta di autoflagellazione, in sostanza. La collega Benso accusa Forza Italia, accusa il leader di Forza Italia in Consiglio, il Presidente Ghigo, e la risposta da parte di Forza Italia è di accettazione delle accuse e quindi non prende atto delle dimissioni.
Siccome le questioni sollevate dalla Consigliera Benso sono politiche mi pare importante, ancora prima di esprimerci, di conoscere le opinioni della collega Benso rispetto alle questioni sollevate, se sono ancora vere e in base a ciò che dirà la collega Benso valuteremo anche il modo di porci.
Non vorremmo che questo fosse soltanto un problema della maggioranza in sostanza. Ha ragione il collega Montabone: è un problema che riguarda tutto il Consiglio, però per poterci esprimere preferiremmo essere aggiornati su cosa è capitato dall'ultimo intervento ad oggi.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Annuncio che anche noi voteremo contro la presa d'atto di queste dimissioni che noi non abbiamo letto nello stesso modo del collega Saitta.
Per noi le dimissioni non sono state un atto di protesta verso la Giunta Ghigo, ma sono state la conseguenza di un comportamento coerente. La collega Benso l'ha detto l'altra volta: essendo stata designata dal Gruppo di Forza Italia a rappresentarlo nell'Ufficio di Presidenza riteneva opportuno, dimessasi da Forza Italia, rassegnare le dimissioni.
Noi avevamo subito invitato allora la collega Benso a ritirare le dimissioni e la invitiamo tuttora. Questa è la chiave di lettura che noi diamo dell'accaduto, anche perché era stato spiegato in questi termini: un atto di coerenza che noi apprezziamo, ma la invitiamo a desistere da questo atteggiamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Ringrazio i colleghi che hanno aperto la discussione su questo punto perché si tratta di ben altro che un fatto di ordinaria amministrazione.
Naturalmente può darsi che si tenda, da parte dei colleghi della maggioranza che sono finora intervenuti, a mimetizzare il problema politico dietro l'utilizzazione dei comportamenti di circostanza. Da questo punto di vista voglio esprimere, con molta chiarezza, stima e apprezzamento alla collega Benso, sia per il suo lavoro e sia per il suo gesto. Quindi voglio che sia chiaro che l'intervento che svolgo non è un intervento che in qualche maniera tenda a far ricadere sulla collega responsabilità di ordine politico che non concernono lei, ma si riferiscono al fatto che la crisi all'interno della maggioranza ha avuto anche questo fatto come un elemento che ha messo particolarmente in evidenza il profondo cambiamento che è intervenuto da quando questo Consiglio regionale votò, mi pare all'unanimità, l'Ufficio di Presidenza. Non fu così per il Presidente, ma per l'Ufficio di Presidenza credo di sì.



(Commenti dai banchi della maggioranza)



RIBA Lido

Non era stato così? Non avevamo votato la Segreteria dell'Ufficio di Presidenza all'unanimità?



PRESIDENTE

No, non fu all'unanimità.



RIBA Lido

Parlo per la parte che mi riguarda, noi avevamo votato questo Ufficio di Presidenza. Mi direte poi quali erano state le parti che non avevano votato, probabilmente Rifondazione; comunque da parte nostra, ripeto, ci fu un voto favorevole.
Ora, è del tutto evidente che i dati politici di questa maggioranza si sono profondamente modificati dalla fase di insediamento del Consiglio ed è estremamente chiaro che c'è una traiettoria di riorganizzazione che vede significativamente indebolito il Gruppo di Forza Italia e un percorso verso l'affermazione di una diversa distribuzione dei pesi e delle composizioni all'interno della maggioranza.
La permanenza della collega Benso, al di là della idoneità e delle caratteristiche personali che la giustificano ampiamente, può significare due cose (vorrei capire dalla maggioranza se questo sarà possibile e qual è la lettura). O si prende atto di questa riorganizzazione dei rapporti interni della maggioranza per cui la collega rimane, ma a rappresentare a questo punto un altro Gruppo che vede ben migliorata la sua rappresentanza all'interno della Presidenza del Consiglio regionale. Oppure rimane a rappresentare la maggioranza nel suo insieme e allora vuol dire che la maggioranza intende gestirsi questa partita escludendo in qualche modo l'intero Consiglio regionale da quella partecipazione al dibattito su una diversa situazione politica che invece è nostro diritto-dovere prendere in considerazione e discutere.
Di fronte ad avvenimenti di questo genere si pone anche la necessità di riprecisare il quadro politico, gli orientamenti, gli indirizzi, i programmi: tutti dati che riguardano l'identità della maggioranza.
Auspico vi sia disponibilità a rendere il Consiglio regionale partecipe della questione, trattandosi di occasione né sollecitata né inventata, ma nata all'interno della maggioranza per gli avvenimenti che contraddistinguono la sua - per usare un termine neutrale - evoluzione.
Ritengo nostro diritto avere maggiori informazioni e l'opportunità di un dibattito, se non sulla questione riguardante la presa d'atto delle dimissioni della collega, certamente, in una fase successiva, sulla riorganizzazione degli indirizzi politici della maggioranza, sulla sua riproposizione, sulla sua ridefinizione della propria identità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Devo dire che intervengo con molta stanchezza ad un dibattito tanto scontato quanto poco appassionante e coinvolgente. Ci troviamo di fronte alla solita "tempesta in un bicchier d'acqua", nel quale, peraltro, si muovono le acque senza alcuna convinzione.
C'è dibattito sulle dimissioni poi ritirate della Consigliera Benso: tentiamo, a fine mattinata, di trovare un piccolo appiglio di strumentalizzazione politica, per tentare di disegnare strani teoremi di difficoltà della maggioranza, di richieste un po' - credo - "buttate lì" con interventi, me lo consentano i colleghi, un po' poco motivati: "Tanto tra poco andiamo in pausa; diciamo qualcosa sull'argomento".



(Mormorii da parte della minoranza)



GHIGLIA Agostino

Sono contento, con il mio intervento, di aver ravvivato un po' gli umori che mi erano sembrati abbastanza blandi e fin troppo rilassati, dei colleghi dell'opposizione che mi hanno proceduto, i quali, se devono fare un attacco alla maggioranza, lo dovrebbero fare, a mio modesto avviso, in maniera motivata e veemente.



SAITTA Antonino

Verremo a scuola da te, collega!



GHIGLIA Agostino

Collega Saitta, non pretendo che tu venga a scuola da me, altrimenti dovresti cambiare partito e ammettere quarant'anni di errori...



PRESIDENTE

Collega Ghiglia, prosegua nell'intervento: è riuscito a vivacizzare!



GHIGLIA Agostino

...mi basterebbe semplicemente poter finire di parlare senza che tu ti agiti e continui a disturbare. Dovete agitarvi e scagliarvi con veemenza sull'oggetto, non su chi parla, poiché chi parla credo abbia il diritto democratico di farlo.



PRESIDENTE

Consigliere Ghiglia, la prego di voler proseguire. Prosegua.



GRIFFINI Massimo

Il collega Saitta disturba.



GHIGLIA Agostino

C'è il collega Saitta che tenta di scatenare l'incidente, ma io non mi faccio trascinare...



PRESIDENTE

Ecco: bravo!



GHIGLIA Agostino

... perché io sono un democratico che sa come ci si comporta nelle aule consiliari: visto che sono un democratico uso gli strumenti che mi sono propri: quelli del dialogo e del dibattito.
Poiché io ascolto con le orecchie, tento di capire con la testa e cerco di parlare con la lingua, quand'è il caso, ho sentito dire cose che mi sembrano un po' abborracciate.
Diceva il Consigliere Riba: "La maggioranza vuol fare una cosa a s delle dimissioni della collega Benso"; io dico che se anche fosse, sarebbe perfettamente legittimo: l'Ufficio di Presidenza, come il collega sa, è stato eletto a maggioranza, non all'unanimità. Se la maggioranza decidesse legittimamente quanto autonomamente, di respingere le dimissioni di un suo componente, rassegnate per un qualche sommovimento nel centro-destra che lo ha portato all'interno di un'altra componente di maggioranza, potrebbe sempre dire: "Tanto ce lo siamo votato, ce lo rivotiamo". Ognuno vota il suo e tutto rimane lì: non mi sembrerebbe cosa illegittima né politicamente né moralmente.
Quindi, il fatto che anche il mio Gruppo si appresti a votare contro la presa d'atto delle dimissioni della Consigliera Benso, ribadendole stima e fiducia per il lavoro svolto e quello che sicuramente continuerà a svolgere nell'ambito dell'Ufficio di Presidenza, mi sembra cosa non limitata alla maggioranza perché la stessa voglia nascondere o coprire qualcosa, ma limitata alla maggioranza perché la stessa già aveva eletto i suoi componenti nell'ambito dell'Ufficio di Presidenza e, semplicemente, compie un ulteriore atto politico per ribadire queste scelte.
Per quanto riguarda, invece, il metodo usato nella questione, devo dire anch'io che è stato un po' border line relativamente a legittimità; forse c'è stato un intervento, lo dico molto sommessamente, dell'Ufficio di Presidenza un po' ultroneo rispetto ai suoi poteri, quando lo stesso autonomamente, ha respinto le dimissioni di un suo membro. E' stato un atto morale, ma personale, non può essere un atto politico dell'Ufficio di Presidenza.



PRESIDENTE

Per correttezza, collega Ghiglia e Consiglio tutto, l'espressione dell'Ufficio di Presidenza non è stata mai formalizzata.



GHIGLIA Agostino

L'avevo sentito dire dal Presidente Picchioni in aula...



PRESIDENTE

Vi pregherei di fare uno sforzo per restare nei cinque minuti.



GHIGLIA Agostino

Concludo: respingeremo come Gruppo la presa d'atto; ci aspettavamo comunque, questo dibattito, come prolungamento di un tentativo di mettere in evidenza eventuali crisi della maggioranza, che mi sembra non si rilevino, vista la compattezza della maggioranza nel respingere le dimissioni della Consigliera Benso e nel ribadirle la fiducia.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Non è un rito quello che noi, in questo momento, stiamo svolgendo, ma un ennesimo capitolo di una situazione di crisi della maggioranza, e di una situazione di crisi - dobbiamo dirlo - messa in atto non tanto dai comportamenti dell'opposizione, ma da comportamenti tutti interni alla maggioranza.
Pertanto, mi sento, collega Ghiglia, di respingere l'approccio sia del suo intervento della volta precedente, quando lei parlò di noia che lo colpiva - infatti, in seguito, il vostro Gruppo, troppo annoiato, uscì ad un certo punto, dall'aula - sia dell'intervento di oggi, in cui parla di stanchezza.
Se un'osservazione mi è consentita, mi sembra che il collega Ghiglia si muova nella logica di chi non vuol vedere quanto sta succedendo; ma non quanto accade nel Consiglio e nell'opposizione, ma quanto sta succedendo nella sua maggioranza.
Quindi, non si tratta, da parte nostra, di muovere un attacco alla maggioranza: l'attacco alla maggioranza, in quest'ultimo episodio, l'ha mosso, precisamente, la collega Anna Benso, che ha usato parole gravissime nei confronti di Forza Italia e giudizi politici e personali ancor più duri e pesanti nei confronti del Presidente della Giunta regionale. Ella disse quindi, per coerenza - e di questa coerenza le diedi atto quando intervenni nel dibattito precedente - che essendo uscita da Forza Italia intendeva uscire anche dall'Ufficio di Presidenza e rassegnò le proprie dimissioni dal Gruppo e dall'Ufficio stesso.
Come opposizione, quindi, non stiamo muovendo attacchi strumentali stiamo cercando di capire cosa sta avvenendo dentro ad una maggioranza che è sempre più scomposta, che si lacera, che perde dei pezzi sia nei banchi consiliari che nella Giunta.
Per brevità di tempo, non vogliamo ricordare i vari episodi intervenuti nella Giunta, che sono agli atti di questo Consiglio e che, ripeto, stanno dentro, tutti, ad una crisi politica di maggioranza, che vede in Forza Italia la punta dell'iceberg di questo movimento e di queste difficoltà.
Tuttavia, oggi, vediamo che la maggioranza formalmente crede di dare una testimonianza di compattezza, respingendo le dimissioni della collega Benso dall'Ufficio di Presidenza. Noi poniamo un interrogativo alla collega Benso, perché ci sembra che, nel frattempo, siano intervenute delle modificazioni di carattere politico che la riguardano; infatti - se non sbaglio - fa parte di un altro Gruppo, il Movimento dei Popolari per l'Europa.
Vorremmo capire se, anche da questa sua nuova posizione, quindi non più da una "posizione di prestito" - come lei stessa ha definito, riprendo le sue parole - ma da una posizione di componente integrata effettiva del Gruppo, intende confermare le sue dimissioni dall'Ufficio di Presidenza.
E' evidente poi, e mi rivolgo ancora una volta al collega Foco chiedendo la sua attenzione in quanto Vicepresidente, che l'Ufficio di Presidenza non poteva far altro che respingere o commentare le dimissioni della Consigliera Benso, non avendo alcuna competenza per compiere altri atti. Dunque, se nessun altro atto è stato compiuto, è perché l'Ufficio di Presidenza non ha questo tipo di competenza.
Devo ancora ricordare che, se è vero che l'Ufficio di Presidenza è costituito da Consiglieri che sono l'espressione della maggioranza e dell'opposizione, così come prevede lo Statuto, nel momento in cui essi siedono e ricoprono gli incarichi dell'Ufficio di Presidenza rappresentano tutto il Consiglio: pertanto, la questione in oggetto riguarda tutto il Consiglio dal punto di vista istituzionale, ma dal punto di vista politico è una situazione che si è verificata all'interno della maggioranza e quindi noi, come opposizione, abbiamo il diritto/dovere, di chiederne conto. Con buona pace del collega Ghiglia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Anch'io ritengo che la questione riguardi tutto il Consiglio e che la maggioranza non abbia il diritto di sottrarla al ragionamento del Consiglio stesso. Perché non vorrei che anche questo fatto venisse considerato come le altre situazioni di cui si sta occupando la maggioranza, quelle - per intenderci - a cui si riferiva il Presidente Ghigo in quell'intervista dicendo: "La mia maggioranza è salda perché devo eleggere un Presidente del Consiglio, 32 Direttori generali e un Assessore". Non vorrei cioè che anche questo episodio venga lasciato nel calderone per non intaccare quegli equilibri ed equilibretti della maggioranza, che da tempo non si può più chiamare così.
Chiedo quindi a Lei, Presidente, che, una volta ratificate le dimissioni della Consigliera Benso, si proceda - come da Regolamento - alla surroga del rappresentante dell'Ufficio di Presidenza e, qualora non fossero ratificate le dimissioni, nel caso in cui la Consigliera Benso rispondesse positivamente al richiamo di Forza Italia, si porrebbe comunque il problema della rappresentanza dell'Ufficio di Presidenza, quindi ne dovremmo discutere comunque.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Voteremo no alla presa d'atto delle dimissioni della Consigliera Benso dall'Ufficio di Presidenza, sulla base di due considerazioni.
La prima è che l'Ufficio di Presidenza venne eletto, come da Regolamento, da tutto il Consiglio e perciò non si vede - e questa è la seconda considerazione - come un passaggio da un Gruppo all'altro all'interno della maggioranza, debba automaticamente portare alle dimissioni dall'Ufficio di Presidenza.
Devo anche dare atto, facendo anch'io parte dell'Ufficio di Presidenza che la collega ha sempre operato con grande disponibilità e capacità e perciò, sotto questo aspetto, nulla giustifica l'abbandono dell'Ufficio di Presidenza.
Sotto l'altro aspetto, rilevo che la collega Benso è stata eletta nella lista maggioritaria, quindi ha un rapporto essenzialmente con la maggioranza e mi pare di cogliere che tale rapporto sussista in pieno.
In base a queste considerazioni, il nostro voto sarà contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeleri.



ANGELERI Antonello

Volevo esprimere, a nome del Gruppo Misto, ma anche personale, la stima nei confronti della Consigliera Benso per il lavoro che ha svolto all'interno dell'Ufficio di Presidenza.
Rivolgo l'invito a riflettere sulle risposte che sono state date quasi all'unanimità all'interno di questo Consiglio nei confronti della sua persona e quindi, rispetto alle dichiarazioni che sono state fatte, ritengo necessaria, da parte sua, un'ulteriore riflessione. Riflessione che è utile faccia anche la maggioranza nella sua interezza, perché ritengo che, quando avvengono fatti di questa portata, occorre che all'interno della maggioranza ci sia un confronto serio per comprendere i problemi che sono stati sollevati.
E allora, è ovvio che, se la minoranza sottolinea alcuni aspetti, la maggioranza deve assumersi le relative responsabilità.
Confermo comunque l'appoggio da parte del sottoscritto, un appoggio che sarà e continuerà ad essere critico in senso positivo affinché questa maggioranza possa continuare a lavorare nel modo più serio possibile.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta, Majorino.



MAJORINO Gaetano, Vicepresidente della Giunta regionale

Ho chiesto la parola unicamente per dichiarare che la Giunta condivide le conclusioni circa il no alla presa d'atto delle dimissioni della Consigliera Benso e fa proprie tutte le osservazioni e le motivazioni che sono state esposte dai Capigruppo di maggioranza, con particolare riguardo se mi si consente - alle considerazioni e alle motivazioni dei Capigruppo Ghiglia, Montabone e Deorsola, pur essendo rilevanti anche quelle degli altri Capigruppo. Circa la compattezza della maggioranza in ordine alla quale sono stati esposti dubbi, dal loro punto di vista, da parte delle opposizioni, debbo ricordare che questa compattezza è stata dichiarata espressamente nella sostanza e nella forma dal Presidente Ghigo nell'ultima seduta di Giunta allorquando, incalzato da una reiterata richiesta del Consigliere Chiezzi, ha precisato, senza obiezioni da parte di nessun appartenente alla maggioranza, che la maggioranza, allo stato attuale delle cose, è sostenuta da 35 Consiglieri; successivamente c'è stata la controprova di questa solenne, ma sostanziale, affermazione allorquando è stato votato il Piano sanitario, e ci sarà allorquando (è una previsione più che ragionevole) si voterà l'Ufficio di Presidenza e si voteranno altri importanti provvedimenti.
Ogni considerazione sulla non compattezza della maggioranza, allo stato attuale delle cose, è quindi destituita di qualsiasi fondamento politico.
Circa le considerazioni del collega Angeleri, ribadisco che alla data odierna - anche perché in politica non si può fare della fantapolitica o pensare al futuro, ma si deve guardare all'oggi - la maggioranza c'è esiste ed è compatta.
Se, quanto prima, dovessero farsi delle verifiche nella maggioranza sarà la maggioranza stessa a fare questo esame e a portare le proprie conclusioni in Consiglio.
Oggi come oggi, la compattezza direi che è proprio al cento per cento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Il mio Gruppo ha grande rispetto, comunque cerca di averlo, per tutti i colleghi, in particolare in questa occasione per la collega Benso, anche per i motivi specifici del suo impegno, che abbiamo apprezzato.
Per questa ragione, come Gruppo non vogliamo assolutamente cercare di strumentalizzare in alcun modo gli atti che la collega Anna Benso ha compiuto né di volerle far dire cose che non vuole.
Abbiamo rispetto per le posizioni che ha preso, posizioni anche non facili e forse ancora meno facili per chi ha un'esperienza politica recente, per cui rispettiamo al massimo questo suo percorso.
Questo nostro rispetto giunge ad affermare che, se la collega Benso vuol parlare, parli; se non vuol parlare, non parli. Una spiegazione pu essere gradita, ma non è da noi in alcun modo richiesta come condizione.
Ci sono due problemi aperti. Uno è il fatto che la collega Benso si è dimessa dal Gruppo di Forza Italia e ha aderito a un altro Gruppo. Ad oggi non mi risulta che questa diversa collocazione sia stata espressa dalla collega Benso come un'uscita dalla maggioranza, e io così a questa situazione mi acconcio, nel senso che dichiaro di aver capito che c'è una crisi di rapporti tra Anna Benso e il Gruppo all'interno del quale è stata eletta, ma non c'è una crisi di rapporti tra Anna Benso e questa maggioranza. E io a questo mi attengo.
La seconda parte del problema, che è irrisolta, è invece che Anna Benso è stata eletta dall'Ufficio di Presidenza come rappresentante di Forza Italia; come eletta in carica, ci rappresenta tutti, però è stata eletta come rappresentante di Forza Italia.
Adesso Anna Benso si è dimessa dall'Ufficio di Presidenza, affermando anche, per coerenza, "col mandato che ho avuto nel maggioritario" e quindi Forza Italia non ha più un rappresentante nell'Ufficio di Presidenza.
Quello che mi stupisce e che non capisco è come mai la maggioranza chieda ad Anna Benso di rinunciare alle proprie dimissioni. Questo cosa significa, che Forza Italia rinuncia ad avere rappresentanti nell'Ufficio di Presidenza? Se la maggioranza del Consiglio respinge le dimissioni, nel caso in cui Anna Benso ritornasse sulle proprie decisioni, si verificherebbe un fatto un po' strano: nell'Ufficio di Presidenza, che dispone di due posti (uno dei due è addirittura il Presidente del Consiglio), avremmo un gruppo composto da tre Consiglieri: non sembra una situazione acconcia n rispettosa dei rapporti di forze del Consiglio, rapporti di forze che devono influire sulla composizione dell'Ufficio di Presidenza.
Non capisco questa situazione. Tutto questo mi fa pensare che forse essendo questa situazione chiaramente improponibile dal punto di vista delle semplici regole di rappresentanza democratica di questo Consiglio sia solo un giochetto della maggioranza quello di dire: "Rimani". Perch rimanere, nell'attuale situazione di adesione al Gruppo MPPE, comporterebbe un chiaro squilibrio nei confronti degli altri Gruppi; squilibrio di cui tutti siamo a conoscenza e che non potrebbe essere consentito all'interno di una rappresentanza equanime dei Consiglieri.
Tutto ciò premesso, non avendo la Consigliera dato alcuna ulteriore spiegazione, quindi a conoscenza di questa lettera, noi - così come abbiamo fatto con il Consigliere Angeleri - con grande rispetto per le scelte che vengono compiute, senza riconoscere una volontà a nostro parere positiva nell'uscita di Anna Benso dall'Ufficio di Presidenza, semplicemente prendiamo atto di questa sua decisione, se non la vuole revocare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

C'è anche una consuetudine alla quale bisogna far riferimento, ma non necessariamente attenersi: quella che vuole che si respingano le dimissioni relativamente a quegli incarichi che sono stati attribuiti con il proprio voto.
Noi avevamo votato Anna Benso e ho esaminato questa ipotesi per dire subito che la escludo, ma per dire anche che la escludo consapevolmente nel senso che qui non si tratta più di ripercorrere passivamente delle prassi politiche che attengono ad altre fasi, ad altri momenti politici. A scanso di equivoci, la nostra stima nei confronti di Anna Benso viene qui riaffermata, con la sottolineatura che in altre condizioni di chiarezza politica la sua riproposizione a questo o ad altri uffici di rappresentanza del nostro istituto sarebbe da noi pienamente condivisa e convintamente votata, non in questa condizione.
Non credo che l'atto politico significativo svolto da Anna Benso nel fare delle dichiarazioni a sostegno dell'assunzione di una propria decisione, certamente sofferta, certamente impegnativa e certamente significativa dal punto di vista politico, possa meritare da questo Consiglio l'atteggiamento di essere riorganizzate e riproposte come un fatto di ordinaria amministrazione, già riassorbito da una maggioranza particolarmente coesa e compatta, come qui vengono riaffermandoci tutti i membri della maggioranza che hanno finora parlato.
Io capisco le affermazioni di Ghiglia, d'altra parte a buon titolo lui le svolge, essendo a tutti evidente, certamente al nostro gruppo ma credo a tutto il Consiglio, come nella riorganizzazione dei bilanci sia politici sia di influenza all'interno della maggioranza il gruppo di AN stia assumendo un maggior peso assieme ad altri gruppi.
Se poi Forza Italia ha una vocazione masochista, nella quale non intendiamo addentrarci in questa fase, fate pure! A noi compete, però, di prendere atto che c'è una crisi ancora più forte all'interno della maggioranza, a cui il gruppo di maggioranza relativa non sta neanche reagendo! Secondo noi rischia di coinvolgersi in una vicenda senza futuro per questo Consiglio, perché questi sono atti politici che hanno un grande rilievo nella vita di un'istituzione. Noi chiederemo con forza a Forza Italia, non oggi perché non c'è il Capogruppo e non c'è neanche il Presidente della Giunta, di farci presente come intende ancora assumere e mantenere il suo ruolo di punto di riferimento maggioranza di 14 Consiglieri, come aveva ultimamente riaffermato il Capogruppo Gallarini.
Abbiate pazienza, ma noi non possiamo assistere ad una riproposizione alterata, nei confronti del Consiglio, di un fatto che viene riassorbito come normale amministrazione all'interno della questione di maggioranza come se fosse una questione privata della maggioranza.
Per cui, noi, in attesa di ricevere quei chiarimenti, che ormai dispero di poter ricevere qui, attendiamo di vedere a che punto si riprende la discussione, si misurano i dati politici ai quali si è pervenuti e come ci si ripresenta, quali sono le condizioni della maggioranza dal punto di vista numerico, dei pesi politici, degli indirizzi, delle strategie e dei programmi. Pertanto, proprio ribadendo la nostra stima nei confronti della collega Benso per l'atto di correttezza che ha svolto dando un'opportunità a questo Consiglio, opportunità che la maggioranza mi pare non intenda assumere, noi voteremo per la presa d'atto di queste dimissioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Mi sembra che ci sia un fatto ancora più importante in questo momento che sta emergendo, rispetto alle cose che si sono dette prima e cioè concepire l'Ufficio di Presidenza di un Consiglio regionale come espressione certa non soltanto di maggioranza e minoranza, ma anche di rappresentanza di gruppi consiliari. Questo può anche essere.
Io vorrei ricordare ad alcuni Consiglieri di questa legislatura che nella passata legislatura cambiò una maggioranza, non cambiò l'Ufficio di Presidenza, addirittura ci trovammo ad avere eletto due Vicepresidenti tutti e due espressione di maggioranza, e il Presidente del Consiglio anch'esso espressione di maggioranza.



RIBA Lido

Ma nessuno aveva presentato le dimissioni!



MONTABONE Renato

Questo avvenne perché si concepì l'Ufficio di Presidenza come la rappresentanza dell'intero Consiglio, divisa da maggioranza e minoranza dal sistema elettorale, che si usa per votare l'Ufficio di Presidenza e non come espressione di singole rappresentanze di gruppo, perché sarebbe gravissimo.
Noi nella Commissione Statuto, che è Commissione pubblica in questo momento, stiamo cercando di risolvere il problema della rappresentanza numerica perché sia sempre più espressione del Consiglio regionale, perch altrimenti sarebbe difficile trovare la soluzione numerica di rappresentanza totale di tutti i gruppi consiliari.
Io non voglio più entrare nel merito rispetto alla questione che qui viene messa in termini per metà personali e per metà politici.
Io sono contento che il Consigliere Chiezzi difenda il gruppo di Forza Italia, sono contento. Può darsi che ci siano delle motivazioni di livello politico, magari nazionale, di cui non siamo a conoscenza, per cui pu esistere anche questa volontà di difesa, ma mi sembra portata un po' all'eccesso questa difesa, mi sembra un po' scatenante rispetto al gruppo di Forza Italia che oggi mi sembra compatto e tranquillo.
In questo momento voler dividere le rappresentanze per gruppi consiliari mi sembra portare un pochino all'eccesso quello che invece dovrebbe essere contenuto nella logica di espressione di Consigli regionali interi.
Ho portato un esempio che certamente può anche non essere la regola Riba; non eravamo in presenza di dimissioni.
Una volta nei comuni si usava una regola fissa: chiunque si dimetteva sia da Consigliere che da Sindaco che da Assessore, vigeva la regola del buon senso che essendo quella espressione di una volontà, anche se indiretta, si cercava di convincere l'interessato a desistere dalle dimissioni stesse. Era una regola di buon senso.
Successivamente la legge nei comuni ha portato a dire, per esempio, che addirittura bastava presentare le dimissioni perché fossero automatiche non so se fosse meglio la regola che c'era prima o la regola successiva.
Ricordo, ad esempio, che con la regola che c'era prima le dimissioni, le prese d'atto, potevano anche essere non votate, perché una presa d'atto è un'espressione particolare di volontà dalla quale si può cercare di far recedere prima di portarla in aula, ma successivamente non si può più recedere.
Qui, invece, siamo di fronte a delle regole diverse che hanno già visto, per esempio, un Assessore dare le dimissioni e un Consiglio che le rigettava; sarà poi la libertà dei singoli Consiglieri a valutare ciò che avverrà successivamente, quindi non credo che si debba esasperare questo problema.
Non credo che lo si debba esasperare neanche nel volere a tutti i costi sviscerare e chiedere; ognuno è libero di parlare quando crede, le sollecitazioni possono venire, tutti possono partecipare, qualcuno pu anche non stare a sentire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Non accolgo l'invito del collega Montabone, nel senso che sono stato a sentire che cosa è capitato e ciò ci permette di esprimere un voto su queste dimissioni. Innanzitutto mi pare evidente che la collega Benso pose a suo tempo un problema politico importante, al quale non è stata data una risposa. E l'intervento del collega Angeleri l'ha confermato.
Questa è la sostanza politica. Dopodiché, ci sarà l'atto formale - ma ci siamo già abituati - di respingere le dimissioni; erano state anche respinte le dimissioni del collega Angeleri da Assessore, poi lui si dimise e nacque quello che conosciamo.
I colleghi della maggioranza preferiscono non dare risposte politiche alle questioni politiche sollevate dalla collega Benso e dicono: "Votiamo" mettendosi a posto con la coscienza.
In realtà, respingere le dimissioni sarebbe stato un atto politico importante se fosse stato collegato ad una presa di posizione politica da parte delle forze di maggioranza, che sono state accusate dalla collega Benso.
Se oggi il Capogruppo del Partito di maggioranza relativa o qualche rappresentante di Forza Italia fosse venuto a dire: "Le questioni sollevate dalla collega Benso avevano un senso o non avevano un senso" questo sarebbe stato dignità politica; non aver affrontato quelle questioni non risolve il problema: lo spostano, nel senso che questo dibattito conferma che la crisi della maggioranza, e in modo particolare le difficoltà interne al Gruppo di maggioranza relativa, è questione reale e non secondaria.
Questo giudizio è confermato anche dall'intervento del Consigliere Ghiglia, che mi pare troppo minimalista ed abbastanza strumentale: ha una volontà di nascondere queste difficoltà, confermate dall'intervento del Consigliere Angeleri con estrema sinteticità e chiarezza.
Noi - e concludo - non possiamo che prendere atto di questa volontà della collega Benso. La collega ha presentato le dimissioni; ci pare che questa sua volontà debba essere rispettata, soprattutto e anche perché da parte della maggioranza c'è stata - anche qui - una difesa puramente formale e una non discussione delle questioni sollevate. Questo dibattito dunque non fa altro che confermare che la crisi politica esiste, è vera non è un'invenzione della minoranza, ma è un fatto reale; probabilmente non è una crisi numerica per adesso, ma sicuramente è una forte crisi politica.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Anche noi prenderemo atto delle dimissioni della collega Benso, alla quale abbiamo già espresso apprezzamento e considerazione per l'onestà delle sue posizioni.
Oggi avremmo preferito avere un ulteriore momento di comprensione di ciò che sta avvenendo; questo ulteriore momento non c'è stato e ne prendiamo atto serenamente: non vogliamo forzare nessuno a prendere delle posizioni o a spiegare ulteriormente le questioni politiche che riguardano i singoli Consiglieri.
E' evidente che l'atteggiamento che abbiamo davanti è un atteggiamento di déjà vu: quando ci sono delle crisi, quando ci sono dei turbamenti profondi, anziché dare delle spiegazioni, la maggioranza, le maggioranze si trincerano dietro il silenzio, dicendo soltanto: "Tutto va bene". Gli Assessori continuano a dimettersi; i Consiglieri continuano a lasciare i loro Gruppi; altri Consiglieri si dimettono dall'Ufficio di Presidenza cioè da incarichi molto rilevanti; potremmo portare qua gli interventi che abbiamo sentito, che sono trascritti ai lavori del Consiglio regionale e che parlano da soli, ma nel silenzio si dice: "Tutto va bene, non ci sono problemi, siete voi che vedete male".
Non ci resta che attendere.
L'unica cosa che voglio ricordare al collega che ha citato prima le vicende dell'Ufficio di Presidenza della scorsa legislatura è che si trattava di una situazione completamente diversa. In allora vi fu un cambio di maggioranza dentro il Consiglio regionale e dunque cambiarono le posizioni all'interno dell'Ufficio di Presidenza; in questo caso, invece c'è la volontà di una Consigliera di lasciare un partito, il suo Gruppo consiliare e quindi, per conseguenza, di dimettersi dall'Ufficio di Presidenza.
Oggi la Consigliera milita in un altro Gruppo, che è il Gruppo del Presidente del Consiglio regionale; l'anomalia di avere un Gruppo di tre Consiglieri che ne ha due dentro l'Ufficio di Presidenza sarebbe un'anomalia che resterebbe tale sia che essa riguardasse la maggioranza che l'opposizione. Questo è un fatto che prescinde da vicende di carattere politico ed attiene strettamente al ruolo di rappresentatività che l'Ufficio di Presidenza dovrebbe avere.
Si tratta dunque di una questione completamente diversa, che dovrà essere vista a seconda dell'esito del voto e delle decisioni che vorrà prendere la collega Benso, rispetto alle quali evidentemente, ci attesteremo dal punto di vista politico.
Quindi, per coerenza rispetto a quanto ha affermato in quest'aula la collega Benso a questo momento, noi prenderemo atto delle sue dimissioni.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione il provvedimento relativo alla presa d'atto delle dimissioni della Consigliera Benso dall'incarico di Consigliere Segretario dell'Ufficio di Presidenza.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 21 voti favorevoli, 24 contrari e 2 astensioni (non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere).
Ha chiesto la parola la Consigliera Benso; ne ha facoltà.



BENSO Anna

Desidero in questa sede ringraziare tutto l'Ufficio di Presidenza ed anche i colleghi che mi hanno dimostrato la loro fiducia e la loro solidarietà con i loro interventi.
Tuttavia desidero sottolineare che le dichiarazioni da me fatte in quest'aula 15 giorni fa erano il frutto di una riflessione politica e non erano sicuramente dettate né da questioni personali né tanto meno da questioni emotive. Se mi passate l'espressione, oggi sono stata presa in contropiede, perché, onestamente, non mi aspettavo tutti i commenti che sono stati fatti in quest'aula.
Da qui la necessità - anche in questa occasione, per essere coerente e onestamente riflessiva - di riservarmi del tempo per poter valutare quale potrà essere il mio futuro impegno all'interno del Consiglio. Grazie.



PRESIDENTE

La seduta della mattinata è chiusa.
Oggi pomeriggio inizieremo i lavori alle ore 15 con le comunicazioni del Vicepresidente Majorino, che ha chiesto di riferire in aula a proposito degli interventi sul terremoto in Umbria e Marche.
Voglio ricordare ai Consiglieri che, durante la discussione del provvedimento iscritto al punto 6) dell'o.d.g. riguardante i pescatori di professione del Lago Maggiore, con ogni probabilità sarà necessaria la convocazione della I Commissione.
Ricordo ancora che giovedì, alle ore 12, è convocato il Comitato di solidarietà.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.38)



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