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Dettaglio seduta n.157 del 22/07/97 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellingeri, D'Ambrosio, Marengo Masaracchio e Vaglio.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale - Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Proseguimento esame progetto di legge n. 42: "Norme sull'organizzazione degli uffici e sull'ordinamento del personale regionale"


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame progetto di legge n. 42.
Si riprende la discussione dell'art. 1.
4) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea Simonetti: dopo le parole "l'efficienza", di cui al comma 1 dell'art. 1, aggiungere le parole "di aumentare".
La parola al Consigliere Papandrea per l'illustrazione.



PAPANDREA Rocco

Riprendiamo le argomentazioni già portate all'aula in mattinata rispetto alla riorganizzazione delle strutture regionali.
Per parte nostra, infatti, vorremmo contribuire ad una migliore efficienza di tali strutture; affinché ciò avvenga, però, occorre mettervi mano in modo razionale, funzionale all'obiettivo che ci si prefigge.
Stamattina, come Gruppo, abbiamo ampiamente argomentato l'esistenza di elementi di forte contraddizione tra le esigenze emerse e l'articolato che abbiamo sotto gli occhi e l'allegato (come sapete, fanno parte della discussione in aula anche gli allegati).
Ci troviamo di fronte ad un progetto che manca di efficienza; come ricordavo già la scorsa settimana, questa proposta - in alcuni casi, non sempre, ovviamente - tende a moltiplicare in modo assurdo le strutture solo per giustificarle. Laddove si potevano prevedere Direzioni molto più accorpate, vengono previste in maggior numero. Tutto questo perché si parte dall'alto: si parte, per esempio, dai coordinatori, figura di nuova introduzione, ma superflua. E' questo un elemento di inefficacia: bastava a quei livelli, un solo livello di direzione: invece, se ne vogliono istituire due. Ma istituirne due significa che laddove si individua un coordinatore occorre costruirvi intorno una struttura da coordinare. Invece di partire dal verificare la quantità delle strutture si parte dal numero dei coordinatori - ogni Assessore ne deve avere almeno una, diversamente si sente sminuito -; si individua il numero di Direzioni regionali che possa giustificare la figura del coordinatore.
Per affermare l'efficienza nelle finalità occorrerebbe prendere queste parti della legge - gli allegati - e sospenderne l'esame in aula per rivederli, visto che l'efficienza "abita altrove".
In parte questa proposta è nata, anche se l'allegato ha un antefatto.
Il modo concreto con cui si è arrivati all'allegato è stato partire dai numeri. Pensiamo che se si vuole intervenire sugli allegati e cercare di dare razionalità ed efficienza a questa parte di struttura, occorre partire dal numero: non si può dire "mettiamo un numero e poi vediamo". Occorre partire dal numero. Si può anche introdurre un numero indicativo - non siamo per la precisazione millimesimale - ma un numero indicativo deve essere indicativo! In genere, ad esempio, i numeri indicativi finiscono con zero. Quando si scrive 35, 36, 37, 42, difficilmente s'intendono numeri indicativi, ma cifre molto precise, molto mirate e calcolate.
Il problema del numero delle strutture, della loro efficienza deve essere visto in modo globale e non parziale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Grazie, Presidente.
Gli emendamenti di Rifondazione Comunista all'art. 1 della proposta di legge sull'organizzazione dell'ente Regione e del personale, mirano a rimarcare la profonda contraddizione con il nuovo ruolo istituzionale di programmazione proposto dalla Bassanini, anche attraverso le deleghe amministrative.
Sul testo di legge sul personale e sugli uffici, manca incredibilmente il contratto di lavoro per il pubblico dipendente. Si privilegiano, come abbiamo affermato più volte, gli alti dirigenti, i contratti privati e le consulenze esterne, a costi elevatissimi per i cittadini piemontesi.
Emergono elementi errati dalla proposta di legge, che vanno cambiati per il rispetto dei diritti dei dipendenti pubblici e per la loro giusta valorizzazione professionale e retributiva.
Vi sono troppo bassi e medi livelli, con stipendi ridicoli ed inadeguati al costo della vita di oggi. Una vera ed organica politica regionale di governo sul personale avrebbe dovuto maggiormente qualificare i dipendenti per incentivarli e non umiliarli, come spesso avviene oggi.
In modo incredibile la Regione Piemonte ha il maggior numero di contratti privati d'Italia, mentre penalizza e non tiene nella dovuta considerazione, come dicevo prima, i livelli medi e bassi, ovvero quelli di quei lavoratori preziosi ed indispensabili per il positivo funzionamento dell'ente Regione.
Per questi motivi continuiamo ad illustrare gli emendamenti, per far sì che la proposta di legge abbia a non essere varata in questo modo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

In questo emendamento inseriamo dopo la parola "efficienza" le parole "di aumentare", proprio perché nell'ambito del primo comma ci proponiamo di inserire l'aumento dell'efficacia dell'azione amministrativa. Questo emendamento non è stato inserito in questo comma a caso: nell'ambito dei principi e delle enunciazioni di principi che sono inseriti al secondo comma noi crediamo che porsi come obiettivo quello di aumentare l'efficacia dell'azione amministrativa sia importante anche ai fini di un'elencazione di principi fondamentali sull'organizzazione della struttura Regione.
L'organizzazione della struttura Regione può realizzare gli obiettivi che qui vengono proposti, anche se, d'altra parte, nell'organizzazione effettiva si presuppongono degli strumenti attuativi.
Con questi emendamenti noi tentiamo di sollevare delle argomentazioni che riguardano il modo di organizzare la struttura, in questo caso quella regionale, che non può essere esaustivo con questo disegno di legge che si rivela assolutamente vuoto in questo contesto, con una cornice che presenta dei principi sostanzialmente condivisibili, ma che in realtà non pu realizzare.
L'ente pubblico dovrebbe in realtà prendere in considerazione, proprio su una materia quale l'organizzazione del personale, le normative già esistenti a livello europeo; dovrebbe considerare anche la legislazione nazionale e l'evolversi che vi è stato all'interno della materia, per tentare di dare una risposta il più possibile adeguata alle esigenze reali.
In un confronto con le legislazioni e le proposte di disegni di legge di altre regioni italiane, abbiamo notato una sostanziale diversità nel modo di approcciare l'organizzazione dell'ente regionale. Questo modo di approcciarsi, a nostro parere, è negativo perché propone un percorso che secondo noi non doveva essere intrapreso.
Propone il percorso più burocratico, che meno avvantaggia la snellezza che questa Regione intendeva darsi e che anzi sbandierava come uno dei suoi paletti fondamentali e uno dei suoi obiettivi.
Come elemento di estrema negatività sottolineiamo il numero delle dirigenze assolutamente spropositato rispetto all'esigenza amministrativa di efficienza e di snellezza, anche burocratica, di ridurre il numero di consulenze esterne: questo non risponde al principio di economicità, che è uno dei principi enunciati. Non si riesce a capire come in questo contesto questa proposta di legge possa snellire il quadro amministrativo e possa rispondere a quei criteri di economicità che qui vengono enunciati.
Occorre, poi, tener conto delle evoluzioni della legge Bassanini, verso la quale questo disegno di legge è in contrasto, che non possono non essere considerate in questa fase di grande approfondimento in tutta la nostra nazione sul modo di organizzazione dello Stato e in particolare degli enti pubblici.
Come ultimo accenno noi non possiamo che giudicare negativamente questo modo di procedere della Giunta regionale, in particolare nell'utilizzo dei propri fondi e delle proprie risorse finanziarie che non vengono investite in modo adeguato per interventi reali. Dal territorio si levano esigenze forti, soprattutto dal tessuto sociale; i soldi, invece, vengono usati - lo vediamo ogni giorno nelle delibere non solo della Giunta ma anche dell'Ufficio di Presidenza - attraverso le consulenze. Questo modo di organizzare le nostre risorse finanziarie ci sembra inopportuno e inadeguato rispetto ai problemi del Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie Presidente, vedo che c'è un certo assembramento dietro il banco del Presidente del Consiglio, con membri dell'Ufficio di Presidenza che consultano con attenzione il Regolamento. Volevo sapere se state predisponendo qualche misura coercitiva nei confronti dell'aula, con gaudio del Consigliere Ghiglia che ovviamente tutte le volte che sente parlare di coercizione si fa venire il sorriso sulle labbra.
Cosa aggiungere alle argomentazioni così ben svolte dai tre compagni di Rifondazione comunista? Da un lato c'è l'attenzione del nostro Gruppo a questa legge e dall'altro esiste una forte distanza tra le valutazioni e le proposte del nostro Gruppo e i risultati, in termini di attenzione, che queste iniziative producono: risultati per adesso molto deludenti. Gli emendamenti possono essere di diverso calibro, di diversa natura e possono portare a condivisioni differenti l'uno dall'altro, ma vedere che emendamenti, in sé anche differenti, generano la medesima opaca risposta da parte dell'amministrazione regionale, ci fa capire che dobbiamo ancora insistere molto con i nostri argomenti, perché non vediamo alcun discernimento da parte della Giunta regionale.
In particolare sull'ultima votazione siamo rimasti un po' delusi dall'assenza di considerazioni sul fatto se separare gli aspetti politici dagli aspetti amministrativi, che, al di là delle divergenze e delle contrapposizioni che possiamo avere, obiettivamente è un argomento di grossa sostanza che avrebbe meritato, secondo me, anche un qualche rilievo da parte dell'amministrazione regionale, positivo o negativo. Viceversa per adesso prendiamo atto di un atteggiamento di non considerazione delle nostre argomentazioni da parte dell'Assessore, di carattere assoluto; non una parola dopo gli argomenti usati sull'articolo, non una parola sull'illustrazione degli emendamenti, probabilmente nessuna volontà di interlocuzione politica in quest'aula. Sappia l'Assessore che fuori da quest'aula, per quello che a lui può interessare, non avrà alcuna interlocuzione politica con il nostro Gruppo. Deludo delle speranze, se lei ne aveva.
L'interlocuzione politica noi la rendiamo in quest'aula, la rendiamo in Commissione, non la rendiamo ai Capigruppo, sede impropria, e, dato che i problemi che poniamo sono problemi di interlocuzione politica, mi sto chiedendo quante parole dovremmo spendere per riuscire a interloquire. Non so se l'Assessore sia disabituato a interlocuzioni in aula e preferisca altri tipi di interlocuzione; noi non riusciamo ad accedere ad altri tipi di interlocuzione.
La nostra azione, poi - chiedeva un collega poc'anzi - è un'interlocuzione che ci siamo sforzati di svolgere, non semplicemente a titolo di eletti in un Gruppo, ma sentendo anche il personale. Non so se le Organizzazioni Sindacali abbiano fatto assemblee del personale su questa legge; come Gruppo, nel nostro piccolo, ci siamo sforzati di incontrare il personale della Regione e devo dire che abbiamo avuto un fortissimo conforto in questa azione che stiamo svolgendo. E', anzi, un incitamento a fare in modo che una legge siffatta non rovini l'assetto organizzativo dell'apparato regionale.
Quindi, al momento siamo molto convinti dei nostri argomenti, siamo convinti della forza con cui li portiamo, continueremo a farlo aggiungendo argomento ad argomento, idea ad idea, perché riteniamo di porre problemi politici importanti. Problemi politici, tra l'altro, che non sono distanti nel merito degli argomenti usati dalle considerazioni svolte anche da altri Gruppi (dai Popolari, dal Patto dei Democratici) che condividono con noi una critica di fondo all'impianto di tutta questa legge. La Consigliera Spagnuolo ha detto chiaramente che c'è un contrasto di fondo e noi condividiamo queste osservazioni.
Quindi, in modo non isolato, chiediamo che tutti i problemi che questa legge pone vengano possibilmente dibattuti e discussi in quest'aula, perch la sordità non aiuta, ma porta ad un isolamento e ad una contrapposizione delle posizioni che, con buona pace del Consigliere Racchelli, speriamo non siano anche queste di origine biologica, ma che possano essere rimosse da un atteggiamento culturale di apertura, di curiosità verso le opinioni degli altri. Soprattutto, da parte dell'Assessore - se permette, Burzi anche di un certo dovere di interlocuzione che fa parte - ritengo - in modo costitutivo del ruolo di Assessore.
Un collega politico o un avversario politico può non interloquire, in quanto può dire: "non mi interessa quel che dice"; sono libere posizioni politiche e possiamo non risponderci. Non so se questo si acconci bene al ruolo di un Assessore, che è un po' "uscito dalla politica pura" e si appresta ogni giorno ad amministrare e legiferare per conto di tutti noi.
Ognuno, comunque, si comporti un po' come crede; sollevo solo il problema dicendo che l'assenza totale di interlocuzione di certo non aiuta.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Giunta.



BURZI Angelo, Assessore al personale e sua organizzazione

La Giunta è contraria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea per dichiarazione di voto.



PAPANDREA Rocco

Volevo sviluppare alcune altre considerazioni rispetto alle ultime cose che ha detto il Consigliere Chiezzi, sul perché finora l'interlocuzione stenta ad andare avanti e sulla perplessità che noi abbiamo rispetto ad una proposta mai precisata nel particolare, ma che in qualche modo esiste, vola nell'aria, c'è.
L'ho già detto prima: credo ci sia un rapporto stretto tra il problema degli allegati e il problema del numero. Credo siano due cose che non si possono scollegare, ma faccio un passo in più. Se non si fa questo, cioè se si definisce il numero anche in modo molto preciso e poi si crea una struttura, una Commissione, un Comitato che va ad intervenire sugli allegati, io credo che corriamo un grossissimo rischio. Corriamo il rischio di fare una sorta di lottizzazione, perché a quel punto, non avendo un numero di riferimento, il dover descrivere delle figure, delle caratteristiche che poi saranno in qualche modo riempite da persone fisiche, rischia di portare ad una definizione che inconsapevolmente tende a diventare una individuazione di altri.
Di questa questione se ne parla da molto tempo, ci sono delle prenotazioni su certi posti, delle ipotesi, ecc.. Però se noi andiamo a fare una Commissione di politici, ma che non hanno una esperienza specifica nel campo dell'organizzazione della struttura organizzativa, il rischio che si corre, andando a toccare il tipo di definizione, il tipo di caratteristiche, di descrizione di queste figure e di questi compiti, è quello di indicare qualcuno in alternativa ad un altro. Ed è questa una delle perplessità grosse che noi abbiamo andando in questa direzione.
Noi pensiamo che questo non dovrebbe essere il compito di un presunto super Comitato o Commissione, ma bisognerebbe vedere tutto l'insieme attraverso un rovesciamento del meccanismo: partire dall'esigenza di avere un determinato numero di strutture e, dopo, individuare semmai i numeri.
Questo comporterà anche - ma non da parte del Consiglio o della Commissione del Consiglio - andare ad individuare le persone, però con una divisione di competenze molto precise, altrimenti il rischio di fare una sorta di spartizione tra noi, in cui ci si mette d'accordo lasciando però poi profonde insoddisfazioni tra chi in questo modo si sentirà escluso, non ci può trovare d'accordo.
Ribadiamo che questa ipotesi, se c'è, è pericolosa da molti punti di vista, sia per la forma in cui è andata avanti finora sia per i rischi che ci sono in questo tipo di lavoro che si potrebbe portare avanti.



PRESIDENTE

Pongo dunque in votazione l'emendamento per appello nominale, mediante procedimento elettronico.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 votanti 43 hanno risposto SI' 5 Consiglieri hanno risposto NO 26 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'emendamento è respinto.
5) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti: art. 1, comma 1, dopo le parole "di economicità", aggiungere le parole "e nell'ambito della programmazione regionale".
La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Abbiamo detto che questa legge ci sembrava astratta dal contesto in cui si trovava ad operare.
Con questo tipo di emendamento, così come altri che seguiranno, si cerca di convogliare l'operato che deve avere la struttura rispetto alle sue funzioni. Tra l'altro, tende a sottolineare la mancanza di elementi utili a guidare l'azione della struttura e a dare efficienza ed operatività.
Ovviamente, parlare di "ambito della programmazione regionale" è una cosa logica, accettabile; mancano, però, sia lo strumento generale, sia gli strumenti particolari che diano senso al termine "programmazione generale".
Anche in questo caso, così come è avvenuto con la mancata presentazione delle deleghe - che sono elemento di programmazione, di indicazione di lavoro e in qualche modo dovute (molte leggi richiedono la programmazione regionale) - noi non siamo in grado di garantire l'efficienza di fondo alla struttura.
E' come se la FIAT lavorasse senza programmare i modelli da mettere in campo successivamente, navigando sul momento e sottovalutando gli aspetti di programmazione necessari nell'affrontare il mercato.
Quindi ci pare che anche per una struttura come la Regione la definizione delle unità operative debba essere rapportata, se non discendere, alle opzioni di programmazione del governo della Regione.
Tra l'altro, con questo emendamento tendiamo a sottolineare come per noi la funzione di programmazione della Regione debba prevalere sulla funzione amministrativa. Tendiamo a dire che gli atti più significativi su cui si deve caratterizzare la Regione, quindi anche l'operato della struttura regionale, sono quelli di programmazione, per dare un quadro di riferimento complessivo allo sviluppo della Regione e conseguentemente all'operato degli Enti locali.
L'emendamento tende a definire un ambito abbastanza preciso in cui lavorare e, nello stesso tempo, a sottolineare come questa esigenza non venga finora colta e non si vogliano fare opzioni rispetto al tipo di Regione che si vuole.
Oltretutto, c'è una certa schizofrenia, perché quando discutiamo di Statuto e di altri aspetti analoghi, emerge una sottolineatura di questa volontà; si tende cioè a dire: "Dobbiamo diventare un Parlamento. E' svilente chiamarsi 'Consiglio': dobbiamo essere un'assemblea, un modello di Parlamento nazionale".
Tuttavia, quando dobbiamo fare quegli atti che lo giustificherebbero e lo legittimerebbero in quella direzione (atti che ci competono, che dobbiamo e possiamo fare), su questi invece siamo assolutamente carenti e non andiamo avanti.
L'emendamento serve proprio a sottolineare questo aspetto; pertanto invito a prenderlo in considerazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è in discussione questo emendamento del Gruppo di Rifondazione comunista, per rimarcare ancora più chiaramente come l'art. 1 della proposta di legge sull'organizzazione dell'Ente Regione e sull'ordinamento del personale sia in fortissimo contrasto con il nuovo ruolo istituzionale della Regione, derivante dalla legge Bassanini e dalle finalità proposte e non presenti negli articolati della proposta di legge dell'esecutivo regionale.
L'art. 1 è già stato più volte definito sbagliato, lacunoso, che non attribuisce ai pubblici dipendenti, specie ai livelli più bassi e medi, la giusta riqualificazione professionale e retributiva, specialmente collegata alla dinamica del costo della vita.
La proposta di legge regionale sul riordino degli uffici e del personale è materia delicata e complessa. Infatti, se ne discute in Commissione da più di due anni, con risultanze però negative per la Regione e per la collettività piemontese.
Fra tutti i dipendenti regionali, dal centro alla periferia, vi è sconcerto e preoccupazione per la grave disparità dei livelli, perch questo progetto non gratifica, non qualifica la loro posizione professionale.
Riteniamo dunque che la Giunta debba riflettere maggiormente sulle nostre argomentazioni, soprattutto sulla proposta di spostare questa delicata materia nella Commissione competente.
E' altresì incomprensibile la posizione dell'Assessore, che non interviene minimamente sulle nostre argomentazioni: si limita burocraticamente a dire che non è d'accordo.
Questa non è una giustificazione politica plausibile, anche perch stiamo trattando di una tematica delicatissima, che riguarda tutto il personale della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Riprendo le ultime affermazioni fatte. Non è utile a nessuno non avere un'interlocuzione politica, nel senso che noi tentiamo di proporre degli emendamenti come contenuti, perché riproponiamo osservazioni che sono state già fatte in Commissione, non solo dal nostro Gruppo, ma anche da altri rispetto agli elementi negativi contenuti in questa legge: in particolar modo il numero eccessivo delle dirigenze, che riteniamo non adeguato, come il numero spropositato delle consulenze esterne, quindi il modo di organizzare tendenzialmente questo disegno di legge.
Non avere su queste proposte una risposta anche di interlocuzione, che può essere negativa, ma che perlomeno può tentare di innescare un dialogo in quest'aula, non è positivo e non ci aiuta nemmeno ad argomentare ed innescare questo confronto.
Già il nostro Capogruppo ha detto che in questo progetto di legge ci sono degli elementi fondamentali, dei paletti su cui non si può chiudere un occhio. Riteniamo quindi che questa discussione debba essere fatta nella sede del Consiglio regionale che è l'organo deputato ad esercitare la discussione, in aula o quanto meno in Commissione.
Non riteniamo che i Capigruppo debbano discutere di questioni di merito, non accettiamo il metodo di poter realizzare delle discussioni di merito fuori da quest'aula. Per questo io chiedo all'Assessore di interloquire rispetto a questioni che sono di merito e rispetto a contenuti che non sono stati sollevati in quest'aula oggi o ieri, ma sono già stati sollevati in Commissione come dubbi forti anche per la realizzazione di questa legge, non solo - ripeto - dal nostro Gruppo.
Questioni fondamentali come il numero delle dirigenze e delle consulenze ed il rapporto di lavoro con i dipendenti regionali di basso livello devono essere rianalizzate e ridiscusse. Su questo noi ci aspettiamo, perlomeno, un'interlocuzione a partire da oggi, perché noi già all'inizio della seduta, nell'ambito della discussione sull'art. 1, ci siamo proposti come correttezza e trasparenza di avviare una discussione ed una interlocuzione su questo disegno di legge per non arrivare tra giorni ore o mesi, a dover ridiscutere tutto. Vorremmo partire fin dall'inizio con una chiarezza di posizioni e poter anche vantarci, per una volta forse, di aver avuto un'interlocuzione con questa Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

I colleghi hanno già spiegato bene il merito di questo emendamento.
Purtroppo, anche in conclusione della discussione dell'emendamento precedente, non si è visto un miglioramento nella interlocuzione politica con la Giunta regionale. Io non so se segnalare al Presidente Ghigo il fatto che un suo Assessore si sta comportando in questo modo, tra l'altro non vedo il Presidente, non so se qualcuno gli riferirà di un comportamento un po' sprezzante che di certo non giova a nessuno ed è anche un po' anomalo perché raramente si sono visti Assessori così poco curiosi delle opinioni dell'aula, così impermeabili, che fanno altro, si grattano i baffi, si mettono le dita nel naso...



BURZI Angelo, Assessore al personale e sua organizzazione

Questa è un'opinione sua; lei è miope, cambi gli occhiali!



CHIEZZI Giuseppe

Non so se il Presidente Ghigo sia felice di questo suo comportamento comunque la situazione adesso non è ancora migliorata, ma speriamo che argomento dopo argomento si riesca poi a interloquire.
Abbiamo già detto di questo impianto legislativo che nasce vecchio privo dei riferimenti importanti ai decreti Bassanini, che nasce - unica e prima Regione in Italia - con una pletoricità burocratica dell'apparato dirigente per il quale si prevede un incremento di retribuzione sproporzionato rispetto alle retribuzioni della massa dei dipendenti regionali; un impianto legislativo che prevede una esuberanza di consulenze esterne chiaramente immotivate e pletoriche, oltre a una disattenzione per quello che riguarda tutta l'organizzazione delle fasce medio-basse dei livelli amministrativi.
Sono argomenti che abbiamo portato, prima con l'intervento generale del Consigliere Papandrea e poi via via a sostegno, ad arricchimento della illustrazione degli emendamenti, e non aver ritrovato una sola parola di risposta ci fa comprendere che dobbiamo ancora insistere con i nostri argomenti fino a che non succeda qualcosa.
L'impressione è, però, che forse qualcosa stia per succedere, ma che sia un qualcosa ignoto almeno al nostro Gruppo, che ci sia una qualche chiave che a un certo punto verrà infilata nella toppa di quest'aula e che riuscirà a dipanare questa materia, fatto al quale si è alluso e che per non è ancora stato reso noto in quest'aula. Probabilmente anche solo aver coscienza e contezza di quell'eventuale passo potrebbe portare, nel nostro dibattito, un elemento di novità e - chissà - di interlocuzione, ma vedo che c'è una certa impermeabilità e non trasparenza in questo percorso. Si vocifera di una maxiproposta da parte della maggioranza, che riguarda lo smantellamento di buona parte della legge che fino a questo momento, in modo tanto chiuso, difendete; invece pare non la difendiate per nulla, in quanto fra pochi minuti, pochi giorni o poche settimane sarete pronti a buttarne via un bel pezzo, svuotando questa legge di ogni significato. Se le cose di cui si vocifera nei corridoi venissero esplicitate anche all'art. 1 di questa legge, anche il Gruppo di Rifondazione comunista potrebbe capire qual è il percorso dell'aula perché questo, Presidente Rolando Picchioni, concerne il percorso d'aula, se di questa ipotesi si è parlato. Non è questione di merito, è questione di procedura d'aula: a questo punto, se esiste questa volontà, penso che l'immissione alla luce del sole di volontà di questo genere, di grosse decisioni che smembrano la legge per farne altro percorso di discussione e di approvazione, sarebbe da dichiarare all'art. 1, in modo che il nostro Gruppo possa capire quel che sta per succedere. Ma dato che - e l'ho chiesto all'inizio - questo non è accaduto e al momento, ufficialmente, in quest'aula esiste questa legge tutta intera, che viene difesa nella sua interezza, deve essere approvata nella sua interezza tutta quanta.
Di fronte a questa prospettiva, siamo all'art. 1, continueremo con le nostre argomentazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Ci pare che questo emendamento completi l'art. 1 perché introduce non soltanto un criterio di economicità - già previsto dall'art. 1 sulle finalità - ma c'è un riferimento alla programmazione regionale. Questo riferimento ci pare utile. L'accoglimento servirebbe ad introdurre un riferimento ad un atto importante che non abbiamo notato nei restanti articoli. Per cui il nostro voto sarà favorevole.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Burzi.



BURZI Angelo, Assessore al personale e sua organizzazione

Desidero solo rispondere al Consigliere Saitta che l'argomento che lui ha sollevato è stato - come il Consigliere certamente ricorderà - oggetto di ampia discussione in Commissione. Il Consigliere Saitta, come pure il Consigliere Papandrea, hanno partecipato a quasi tutte le sedute di Commissione con le argomentazioni pro e contro, quindi garantendo anche al Consigliere Chiezzi tutta l'attenzione che merita la materia.
La Giunta comunque è contraria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea per dichiarazione di voto.



PAPANDREA Rocco

Certamente sappiamo, avendo partecipato a quasi tutte le riunioni di Commissione, che molti di questi punti sono stati discussi, altrimenti non si capirebbe perché il testo di legge è giunto in aula dopo due anni.
Discutendo l'articolato - che in parte ha anche subito delle modifiche nelle parti dove non sono avvenute delle modifiche, soprattutto sull'impianto generale, noi continueremo ad insistere.
Si insiste perché crediamo che ci sia un rapporto tra queste cose e il tipo di struttura. Faccio un esempio sull'importanza della programmazione.
Penso all'Alta velocità. C'è chi pensa che dentro la struttura dei trasporti ci debba essere una maggiore valorizzazione, con una direzione che si occupa specificamente dell'Alta velocità. Potrebbe diventare questo nei prossimi giorni, un argomento di discussione, ovvero direzioni sia regionali che di settore. Come è possibile fare delle scelte se manca il quadro di riferimento, se manca la programmazione, se non abbiamo il Piano regionale dei trasporti, se non abbiamo il Piano regionale di sviluppo? E' chiaro che se si modificano le scelte si può anche intervenire nuovamente sulla struttura; c'è un rapporto preciso tra la programmazione che questo Consiglio dovrebbe fare e la struttura che deve successivamente operare per portare avanti la programmazione. Ed è per questo che, anche se in Commissione tale emendamento è stato discusso e non accolto, noi ci permettiamo di insistere. Riteniamo che ci sia stata una sorta di miopia in Commissione nel non considerare la necessità di integrare la legge con un riferimento specifico agli atti di programmazione in senso generale: elemento strettamente collegato con la struttura che si vuole definire.
Inoltre sottolinea la volontà, da parte nostra, di vedere l'ente regionale come un ente più che altro dedicato alla programmazione, che tende a delegare gli aspetti più operativi agli altri enti locali ed alle Province.
Ci pare che questo tipo di emendamento dovrebbe essere considerato con maggiore attenzione perché servirebbe sicuramente a migliorare significativamente, a dare un indirizzo, un'indicazione rispetto a come si vuole strutturare la Regione. Indicazione che riguarda non solo la struttura regionale, ma il Consiglio e il tipo di operatività che si vuole dare al Consiglio regionale.
Invito, proprio per questo motivo, a riflettere su questo emendamento e a votarlo favorevolmente.



PRESIDENTE

Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La seduta è sospesa per 10 minuti in quanto non c'è il numero legale per procedere con la votazione dell'emendamento.



(La seduta è sospesa dalle ore 15,48 alle ore 16,00)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Prego i Consiglieri di entrare in aula.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

L'art. 52 del Regolamento interno del Consiglio regionale recita: "Il Presidente, qualora abbia accertato l'impossibilità di procedere ad una votazione per mancanza del numero legale" - (ed è quanto è appena avvenuto) "rinvia la prosecuzione del dibattito sull'oggetto in esame ad una successiva seduta."



PRESIDENTE

Adesso verifichiamo se c'è il numero legale.



CHIEZZI Giuseppe

E' già stato verificato.



PRESIDENTE

Ho letto benissimo il Regolamento: "qualora abbia accertato l'impossibilità di procedere".



CHIEZZI Giuseppe

Noi abbiamo l'impossibilità...



PRESIDENTE

No, perché ho sospeso la seduta per dieci minuti.



CHIEZZI Giuseppe

Lei ha sospeso la seduta perché ha accertato l'impossibilità di procedere. Sul Regolamento non c'è scritto che deve essere accertata più volte.



PRESIDENTE

Ma nemmeno una volta sola.
Adesso non verifico l'impossibilità di procedere. In quel momento non potevo procedere. E' mia facoltà sospendere e aggiornare la seduta ad un tempo successivo. Se adesso verifico l'impossibilità del numero legale posso certamente...



CHIEZZI Giuseppe

Ma questa sarebbe, signor Presidente, la seconda volta che lei accerta la mancanza del numero legale; invece, il Regolamento dice...



PRESIDENTE

No: io devo accertare l'impossibilità non il fatto puntuale l'impossibilità.



CHIEZZI Giuseppe

Ma lei ha sospeso, signor Presidente, la seduta del Consiglio...



PRESIDENTE

Aggiornandola a dieci minuti dopo.



CHIEZZI Giuseppe

Sì, ma per l'impossibilità di procedere alla votazione.



PRESIDENTE

In quel momento; però l'impossibilità di procedere la posso verificare anche in questo stesso momento.



CHIEZZI Giuseppe

Colleghi, per carità, mi rimetto al Presidente. Chiedo un parere della Commissione Regolamento e mi appello a tutti i colleghi Consiglieri in quanto è problema non di parte, ma di lettura del Regolamento. Mi pare che l'interpretazione data urti contro le chiare parole scritte sul Regolamento: così mi pare. Non so se è solo personale...



PRESIDENTE

Questo è dare un'interpretazione che...



CHIEZZI Giuseppe

Non c'è nulla da interpretare.



PRESIDENTE

No, lei qualora...
Ma io non posso adesso accertare l'impossibilità di procedere...



CHIEZZI Giuseppe

Ma l'ha già accertata, Presidente.



PRESIDENTE



CHIEZZI Giuseppe

Lei, adesso, rifà la votazione?



PRESIDENTE

Ma no! Ho sospeso la votazione e ho detto - prima - che si sarebbe votato entro 10 minuti.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, la votazione era in atto.



PRESIDENTE

Ma quante volte, alla Camera, si sospende e si rinvia...
Ma quante volte, alla Camera, si sospende e si rinvia per mancanza di numero legale!



CHIEZZI Giuseppe

Sì, ma io non conosco, Presidente, il Regolamento della Camera...



PRESIDENTE

E io lo conosco!!



CHIEZZI Giuseppe

Però leggo il nostro Regolamento, che mi sembra...



PRESIDENTE

Faccia un richiamo alla Commissione Regolamento e tutto quello che vuole...



CHIEZZI Giuseppe

L'ho già fatto.



PRESIDENTE



CHIEZZI Giuseppe

E la votazione che abbiamo sospeso...



PRESIDENTE

Adesso la riproponiamo.



CHIEZZI Giuseppe

Due volte votiamo sullo stesso soggetto?



PRESIDENTE

Non abbiamo sospeso perché non ho proclamato i risultati della votazione! Ho verificato che non c'era il numero legale sufficiente e l'ho rinviata per dieci minuti.



CHIEZZI Giuseppe

Ma il Regolamento dice che se lei accerta quello, deve rinviare la discussione e il dibattito.



PRESIDENTE

No: se io accerto l'impossibilità. In quel momento era sospeso. Adesso se io verifico l'impossibilità la posso rinviare ad un momento successivo!



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, non si arrabbi.



PRESIDENTE

No, non mi arrabbio affatto. Ma visto che lei è caustico più del dovuto, io le dico che qualora abbia accertato l'impossibilità di procedere, io in questo momento voglio verificare se c'è quest'impossibilità. Se non c'è...



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, io sollevo la...



PRESIDENTE

Sollevi!



CHIEZZI Giuseppe

Sì, ma non mi tratti in questo modo.



PRESIDENTE

Sollevi, sollevi. Vede, io sono molto buono, sono sempre molto consenziente a tutto, però quando vedo il pretesto fatto norma, io devo difendere anche le prerogative di tutti gli altri Consiglieri e non solo del Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Chiedo di parlare per fatto personale...



PRESIDENTE

Adesso lei non parla per fatto personale, perché stiamo discutendo.



CHIEZZI Giuseppe



PRESIDENTE

No: io non faccio nessun apprezzamento...



CHIEZZI Giuseppe

Lei ha detto che io uso dei pretesti. Lei ha detto che io uso dei pretesti!



PRESIDENTE

Quando io vedo il pretesto fatto norma...
Io posso anche parlare in termini impersonali.



CHIEZZI Giuseppe

Chiedo la parola per fatto personale.



PRESIDENTE

Io non le dò la parola per fatto personale!



CHIEZZI Giuseppe

Lei mi addebita...



(Consigliere Chiezzi, fuori microfono "Chiedo la parola per fatto personale")



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Se il Consigliere Chiezzi mi permette, vorrei puntualizzare una cosa.
Prima di tutto, nessuno ha chiesto la verifica del numero legale. La verifica del numero legale non è stata chiesta. C'è stata la sospensione di una votazione. Se il Consigliere Chiezzi ritiene di verificare il numero legale lo chieda.



(Consigliere Chiezzi, fuori microfono: "Abbiamo votato!")



MONTABONE Renato

Votare non significa chiedere la verifica del numero legale! Può voler dire, per esempio, da parte di alcuni Consiglieri della minoranza, essere distratti, e quindi presenti in aula e non votare. Questo non vuol dire verificare il numero legale. Lei chieda la verifica del numero legale e vediamo se c'è l'impossibilità di procedere oppure no.
Il Presidente ha sospeso la seduta, e lo può fare in qualsiasi momento.
Adesso la seduta è ripresa: se vuole accertare l'esistenza del numero legale, ne chieda la verifica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Credo che l'art. 52 del Regolamento, al punto 4), vada letto, come opportunamente invitava il collega Chiezzi, con molta attenzione. Ma se così facciamo, credo che il comportamento del Presidente sia perfettamente in linea con quanto previsto dall'art. 52, punto 4).
L'articolo dice: "Il Presidente, quando abbia accertato l'impossibilità di procedere ad una votazione per mancanza di numero legale...". E' l'ipotesi in cui, prima di iniziare una votazione, si accerta che non c'è il numero legale; cosa che non è avvenuta: il Presidente - e lo potremo verificare dalla trascrizione stenografica - non ha accertato l'impossibilità di procedere ad una votazione. Ha sospeso l'attività del Consiglio e, in base ai poteri di cui alla seconda parte di questo quarto comma, poteva o "passare ad altro argomento o sospendere la seduta" - come ha fatto - "per un tempo non inferiore a 30 minuti" - in realtà, avremmo dovuto sospendere per 30 minuti - "qualora lo richieda un Gruppo consiliare". Non essendo stato richiesto questo termine da alcun Gruppo consiliare, è stata fatta una breve sospensione.
Credo che adesso si debba verificare se esiste il numero legale - e in questo caso si può, secondo me, continuare -; in caso contrario ovviamente, si passa a domani e si riprende esattamente dal punto in cui è stata sospesa la votazione.



PRESIDENTE

Lei domanda, come Capogruppo, di passare ad altro argomento o si sospende la seduta per un numero di 30 minuti? Se un Gruppo consiliare domanda la sospensione della seduta per 30 minuti, la posso concedere, proprio in mancanza di quella presunta impossibilità del numero legale.



DEORSOLA Sergio

Chiedo la sospensione di 30 minuti.



PRESIDENTE

Bene. La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16,08 riprende alle ore 16,42)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Riprendiamo i nostri lavori.
Abbiamo sospeso la seduta per 30 minuti ed oltre; però adesso vorrei sapere come proseguire.
Secondo me, l'impossibilità del numero legale non è stato accertata abbiamo sospeso la seduta perché mancava il numero legale; poi, ci sono state tutte le eccezioni regolamentari sollevate dal Consigliere Chiezzi.
La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Avendo ripreso i lavori, credo che ci debba essere - e questa è una richiesta formale - una votazione per appello nominale sull'emendamento che abbiamo esaminato finora, ovvero sull'emendamento 5), per verificare in modo inequivoco la presenza o meno del numero legale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie Presidente, solo per capire. Lei Presidente ha aperto una votazione con appello nominale elettronico; la votazione è durata 15/20 secondi e in sede di votazione aperta lei ha sospeso la seduta. Mi sembra senza dichiarare i motivi.



PRESIDENTE

Perché mi è stato fatto presente dall'assemblea che non c'era il numero legale.



CHIEZZI Giuseppe

Quindi ha sospeso la seduta per mancanza del numero legale. Adesso riprendiamo la seduta: siamo in votazione aperta, perché la votazione è stata aperta e mai chiusa. In questa situazione, se non si ritiene di applicare come credevo e credo il Regolamento, nel senso di rimandare questa discussione ad altra seduta domani, se non si intende fare questo che secondo me è la via più piana, cosa decidiamo di fare? Perché siamo dentro ad una votazione aperta, non chiusa e un Consiglio sospeso che adesso riprende.
Mi sembra che il Consigliere Deorsola proponga di ricominciare a votare. Bisognerebbe almeno chiudere la votazione precedente. Se ricominciamo a votare non corriamo il rischio di mettere in moto una prassi in cui votiamo due volte?



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, la ringrazio. La proclamazione dei risultati non è stata fatta, per cui quella votazione non aveva nessun valore. Secondo la prassi che si segue alla Camera, si tiene una votazione aperta - so che qui il Regolamento non lo norma positivamente, però cerco di ricordarmi una prassi che potrebbe essere anche di buon senso - e questo non è stato possibile per delle eccezioni che sono state sollevate; io proporrei al Consiglio, siccome questo nulla toglie e nulla aggiunge alla discussione di ritornare a votare sul suo emendamento. Per cui aiutatemi a trovare una soluzione.



CHIEZZI Giuseppe

Capisco la cosa, ma non sono tanto convinto. Non è una questione di parte, non sono tanto convinto ai fini di una prassi che possa procurare inciampi in futuro, perché è un problema di attenzione alle decisioni che prendiamo, che fanno poi testo successivamente. Il fatto di votare due volte mi lascia un po' imbarazzato.



PRESIDENTE

Le posso anche dire che c'è stato un fatto tecnico. La votazione elettronica permette certamente un'accelerazione dei tempi, però ci dà anche di questi incidenti. Tant'è vero, ritorno sempre alla Camera, che la votazione elettronica è anche calibrata e contingentata in un certo numero di minuti, quando si sa che non c'è il numero legale; pertanto credo che con un po' di buon senso questo possa essere accolto dal Consiglio. Se permettete rifacciamo la votazione.



CHIEZZI Giuseppe

Dato che non mi sento sicuro per tutti noi di questa procedura, io agevolerei ulteriormente la cosa e ritiro l'emendamento. Preferisco ritirarlo piuttosto che segnare due votazioni su un fatto di questo genere.



PRESIDENTE

Grazie. Questo rimane a futura memoria per la Commissione Regolamento.
6) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti: dopo le parole "di economicità" di cui al comma 1 dell'art. 1, aggiungere le parole "ai sensi della legge 7 agosto 1990, n. 241".
La parola al Consigliere Papandrea per l'illustrazione.



PAPANDREA Rocco

Anche questo emendamento tende ad evidenziare degli elementi di ancoraggio delle finalità di questa legge, aspetti concreti che hanno poi a che fare con l'operatività della struttura. In parte avremmo anche potuto fare un unico emendamento sostitutivo; la scelta che abbiamo fatto non è questa, è di sottolineare punto per punto le carenze che ci sono dentro la legge stessa.
Nel corso della discussione generale sull'articolo abbiamo evidenziato come tra questo primo articolo e l'insieme della legge ci siano delle sfasature, delle contraddizioni che fanno sì che la legge non trovi applicazione in questi punti di riferimento, sia che siano riferimenti concreti o affermazioni più generali di principio. Parlo dell'individuazione di criteri che dovrebbero presiedere la ristrutturazione e le linee guida che la caratterizzano: richiami alla trasparenza, economicità e pubblicità, cosa che finora non è avvenuta.
Per certi aspetti la discussione tende a sviscerare e quindi a rendere più comprensibile ed evidente la legge, ma anche a darle pubblicità, nel senso che crea interesse su di essa.
Sull'economicità e sugli altri criteri ho già detto e vi torneremo in modo più preciso: è su questi aspetti che è più evidente la sfasatura tra quanto è affermato e quanto poi si attua.
Sentiamo un ragionamento strano, per cui lo sfoltimento degli organici dei dirigenti, che è un elemento che riduce il costo del personale, viene in qualche modo attribuito a questa legge: è falso. In questi due anni, in assenza della legge, l'organico si è sfoltito e si è risparmiato.
Qualsiasi sia il contenuto che diamo alla legge, questo sfoltimento va avanti.
Il problema è che invece noi utilizziamo questo sfoltimento per introdurre degli elementi di premio ad una parte molto ristretta del personale: è un premio consistente, quindi si utilizza una ristrutturazione, che risparmia su tutto il personale, per premiarne una parte molto ridotta, una parte che per il 25% è possibile assumere dall'esterno. E' una percentuale alta, secondo noi, e mette ancora più in dubbio l'aspetto di imparzialità, perché assumendo il personale con un contratto che ha queste caratteristiche l'elemento di imparzialità è dubbio. Teniamo conto che nel privato, laddove avviene, chi assume, cioè l'azionista di maggioranza che fa questo contratto, non vuole l'imparzialità, ma vuole che colui che ha assunto serva i suoi interessi tanto è vero che quando cambiano le maggioranze cambiano anche le figure che vengono assunte in questo modo.
Quindi, soprattutto per quanto riguarda quelli assunti dall'esterno l'elemento di imparzialità è molto dubbio, mentre si corre il rischio che sia un elemento di legame stretto, di dipendenza stretta dal politico; cosa che apparentemente si vuole negare, smentire con la legge, ma poi, nei fatti, i meccanismi che vengono messi in atto tendono ad introdurre questo elemento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Grazie, Presidente. L'emendamento del Gruppo di Rifondazione Comunista è per ribadire sempre più il convincimento politico che l'articolo 1 è totalmente in contrasto con il nuovo ruolo istituzionale della Regione come Ente programmatorio, dopo l'approvazione in Parlamento della legge Bassanini, legge che determina le deleghe amministrative alla Regione.
E' questo un tema politico-istituzionale di attualità, fondamentale per il futuro della Regione e dei propri pubblici dipendenti, per cui la battaglia politica del Gruppo su questa tematica è di primaria importanza di strategia e di democrazia.
E' politicamente inconcepibile che la maggioranza di centro-destra non intervenga con proprie argomentazioni alle nostre problematiche esposte e precisate negli emendamenti e nei nostri interventi, così importanti e delicati, che riguardano appunto l'organizzazione del personale regionale.
La maggioranza si limita ad un silenzio preoccupante ed anomalo.
Riorganizzare il personale della Regione Piemonte è un fatto politico rilevante ed importantissimo. Farlo con incapacità legislativa ed amministrativa, come sta avvenendo, è un fatto grave perché non si prendono in considerazione lo sconcerto e le preoccupazioni dei dipendenti pubblici regionali, dal centro alla periferia di tutte le otto Province del Piemonte.
Voglio sottolineare, per l'ennesima volta, che la Regione Piemonte ha il maggior numero di contratti privati rispetto alle altre Regioni d'Italia, così pure le consulenze hanno costi elevatissimi per la collettività piemontese.
Per questo motivo, questa proposta di legge è anche lesiva dei diritti dei pubblici dipendenti regionali, soprattutto per i livelli medi e quelli più bassi, la cui retribuzione è certamente irrisoria e ridicola rispetto al costo della vita di oggi.
La Giunta regionale premia solo gli altissimi livelli e gli alti dirigenti.
Ciò non è corretto e giusto, per cui l'emendamento all'art. 1 va nella giusta direzione politica di modificare i contenuti negativi che ho test illustrato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. L'emendamento è già stato bene illustrato. Io continuerei a delineare un percorso all'interno di questa nostra iniziativa, che è una iniziativa d'aula che però trova, almeno negli ultimi mesi, una simmetria in analoghe iniziative che il Gruppo di Rifondazione Comunista ha svolto su questi temi, cercando di capire e di interloquire anche con la struttura dell'organizzazione della Regione, o almeno quella che, a seguito dei nostri inviti, abbiamo potuto contattare.
Abbiamo avuto degli incontri e ricevuto delle indicazioni, al di là di quelle ufficiali che hanno espresso le Organizzazioni Sindacali, sulle quali rimane una carenza di informazione, per quanto riguarda il lavoro da esse eventualmente svolto nei confronti del personale in questi due anni (non so che tipo di colloquio abbiano avuto le Organizzazioni Sindacali).
Noi, secondo le nostre modeste possibilità, abbiamo avuto questi colloqui e l'iniziativa che abbiamo intrapreso corrisponde perlomeno alle opinioni che ci sono state espresse dai dipendenti regionali. Sono opinioni molto critiche e preoccupate che un impianto così congegnato, di riforma dell'organizzazione del personale, possa recare grave nocumento al modo di funzionare, ai rapporti d'ufficio, ai rapporti gerarchici e possa segnare in modo negativo il futuro della Regione Piemonte, per lo sbilanciamento che questa legge ha verso un assetto dirigenziale preso non si sa bene secondo quali criteri di riferimento e con una mancanza di lettura di problemi organizzativi di gestione e contrattuali che compongono la grande massa dei dipendenti regionali.
Il fatto che nella Regione l'elemento di difficoltà economica che caratterizza larga parte del personale regionale, quello che guadagna sotto il milione e mezzo al mese e che è molto esteso, sia risolto pensando impropriamente ad utilizzare elementi di progressione di carriera che, se finalizzati puramente al fatto economico, sono chiaramente distorti e distorcenti i rapporti che, viceversa, dovrebbero essere di efficienza e di cooperazione all'interno della struttura, è un argomento fondato.
Chiediamo allora che questa legge individui le cose da fare e, di conseguenza, organizzi incominciando dal basso, in quanto dovrebbe valere il principio di sussidiarietà: dall'emergere dei problemi diffusi a cui si deve rispondere, bisognerebbe fare un ragionamento che, partendo dai livelli più vicini alle cose da fare - e le cose da fare sono sempre cose pratiche - organizzi le risposte in modo adeguato.
Certo che se partendo dal basso non si ha chiaro cosa si vuol fare quindi non si sa cosa si vuole o si deve delegare, quindi non si sa il materiale che questa struttura deve trattare (perché in agricoltura se si danno le deleghe il materiale ha un certo volume, se non si danno ne ha un altro), allora non si risponde adeguatamente.
L'opinione diffusa che abbiamo trovato all'interno della struttura regionale è che una legge così è profondamente sbagliata. Essendo profondamente sbagliata noi ci permettiamo di reiterare questa nostra preoccupazione lavorando molto sull'articolo 1, sul quale non siamo isolati nell'individuare gravissime carenze di struttura, di prospettiva, di incoerenza con gli articoli seguenti. Queste erano le considerazioni aggiuntive ai commenti e all'illustrazione dell'emendamento fatto dai colleghi. Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Con questo emendamento riproponiamo un riferimento legislativo. Il disegno di legge in discussione si richiama alla finanza regionale, quindi con l'indicazione di limiti di spesa, e l'emendamento è inserito nell'ambito del termine "economicità".
Proprio a tale proposito, nei nostri interventi abbiamo già individuato alcuni percorsi da ritenersi - a nostro parere - inopportuni e da non seguire per quanto riguarda l'organizzazione della struttura regionale, in termini di direzioni e di consulenze esterne, mentre l'economicità, invece sulla base di leggi e di riferimenti legislativi sia regionali che nazionali, dovrebbe essere individuata con altri percorsi.
Il disegno di legge, inoltre, non ripropone meccanismi di trasparenza nei rapporti di lavoro e nell'ambito di un tentativo diverso di realizzare una forma di ristrutturazione del personale.
Questa Giunta, che si vantava di essere una ventata nuova anche nell'approccio alla burocrazia e all'organizzazione regionale, in realtà più andiamo avanti più ci rendiamo conto che sostanzialmente ripropone meccanismi ancora più burocratici, con strutture e sovrastrutture, e non quegli elementi di trasparenza e di sburocratizzazione di cui tanto si vantava.
In particolare, volevamo ancora sottolineare l'importanza di partire già da oggi, per arrivare ad una chiarezza rispetto a cosa si potrà realizzare e a come dovrà uscire questa legge. Certo, questa legge potrà uscire anche così com'è, però il nostro Gruppo - sulla base di valutazioni e di considerazioni che si è sentito di fare anche con alcuni lavoratori dell'Ente regionale, con coloro che l'hanno ritenuto opportuno - esprime delle preoccupazioni rispetto ai percorsi individuati e che, a nostro parere, non solo non rispondono ai principi enunciati nell'ambito delle finalità, ma potrebbero essere un primo esempio di un percorso assolutamente sbagliato per la realizzazione di quanto enunciato all'art.
1.
Riteniamo che debba essere ampliata o perlomeno iniziata - visto che finora non c'è stata in quest'aula - una qualsiasi forma di interlocuzione politica per individuare i nodi sui quali questo disegno di legge risulta ancora più preoccupante e che noi - così come ci è stato presentato su questi tavoli - riteniamo pessimo.
Riteniamo altresì importante sollecitare l'Assessore e la Giunta ad esprimersi rispetto ad un'interlocuzione politica su questo disegno di legge.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Burzi.



BURZI Angelo, Assessore al personale e sua organizzazione

La Giunta è contraria all'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea per dichiarazione di voto.



PAPANDREA Rocco

Apprezziamo la sinteticità, anche se talvolta ci piacerebbe conoscere i motivi più specifici.
E' vero che l'Assessore Burzi, in veste di Consigliere, ha partecipato alla discussione in Commissione, però oggi il suo ruolo è diverso: non è più il Consigliere Burzi, ma è l'Assessore al personale; pertanto pensavamo che in questa veste il suo ruolo fosse quello di dare una risposta più ampia.
Sul fatto che non c'è interlocuzione e rispetto alle ipotesi di interlocuzione circolate - anche se non so bene a che punto sono - voglio ricordare che due anni fa, quando abbiamo iniziato la discussione, la legge era stretta, era piccola: aveva solo l'articolato.
Il testo attuale è frutto di un lavoro e di richieste non solo nostre per cui la legge si è appesantita, anche di volume, e ha avuto gli articolati.
La proposta di percorso che facevamo questa mattina era rispettosa di questo aspetto, perché il ritorno e l'approfondimento in Commissione evitava che si stralciassero gli allegati dal loro percorso naturale e si ritornasse a quello che era stato uno dei primi atti contestati.
Se invece restituiamo alla legge un percorso regolare, anche con queste ipotesi di valutazione, si evita di ritornare indietro. Ciò non solo non avrebbe il nostro appoggio - come abbiamo sostenuto - ma un percorso di questo genere potrebbe anche innescare le proteste di coloro che, insieme a noi, avevano sottolineato come la legge dovesse mantenere gli allegati ed essere approvata contestualmente ad essi.
Tale percorso può essere seguito, ma all'interno di questo quadro facendo attenzione a non innescare problemi più complicati.
Dico questo, sperando che si trovi il momento e la forma - mi pare che siamo in una situazione di stallo anche per quanto riguarda la forma - in modo che la legge possa essere varata ed applicata entro tempi utili.



PRESIDENTE

Pongo dunque in votazione l'emendamento per appello nominale, mediante sistema elettronico.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI' 5 Consiglieri hanno risposto NO 39 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'emendamento è respinto.
7) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti: art. 1, comma 1, le parole dopo "dei principi", sono sostituite con le parole "di delega delle funzioni stabilite dall'art. 117, comma 1 e 2 e dall'art. 118, comma 1, della Costituzione; dagli artt. 66 e 67 dello Statuto della Regione Piemonte e dall'art. 3 della Legge 8 giugno 1990, n.
142".
La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Con questo emendamento, ma ce ne saranno altri successivamente anche più corposi, alcuni molto precisi d'altro canto, cerchiamo di colmare quell'aspetto di carenza che abbiamo denunciato inizialmente, cioè il non aver presentato una legge che definisse il quadro con cui si intendeva andare alle deleghe, quali erano e con quali caratteristiche. Secondo noi questo era, e pensiamo che continui ad essere, un atto che dovrebbe precedere la legge sul personale, quindi cerchiamo perlomeno dentro gli articoli della legge sul personale di inserire degli elementi più cogenti per andare nella direzione delle deleghe. Successivamente esamineremo degli emendamenti che obbligano la Giunta a presentare entro un determinato periodo una proposta e vincolano l'applicazione dell'entrata in vigore di questa legge al fatto di avere ottemperato a tale obbligo.
Una legge che si riferisce al personale deve sapere con quale tipo di struttura ha a che fare, deve sapere quanti saranno ancora della Regione chi magari non sarà più in Regione, quali sono i compiti operativi che restano. Se questo non avviene, crediamo che la legge abbia quei caratteri di astrattezza che abbiamo denunciato.
Questo è il primo emendamento che ricorda ampiamente perché si deve andare verso le deleghe: richiama la Costituzione e tutta una serie di leggi che sono state emanate in questa direzione. Tra l'altro - lo abbiamo già affermato - il processo si è rafforzato con ulteriori leggi approvate recentemente.
L'atteggiamento restìo da parte della maggioranza di applicare queste deleghe non solo contiene quell'elemento di non trasparenza (è un provvedimento opaco, non leggibile, di cui non si comprende la finalità) ma si inserisce nel dibattito più generale sul federalismo e le difficoltà che le Regioni hanno incontrato nell'ambito della discussione alla Bicamerale sono una prova. Il rischio di passare dall'attuale centralismo ad un tipo di centralismo "decentrato", che si passi cioè da un centralismo unico a molti piccoli centralismi, è una preoccupazione fondata. La Regione rivendica a sé molti più poteri, rivendica un processo di decentralizzazione vero da parte dello Stato, però poi laddove è in grado laddove nulla le impedisce di andare verso una definizione precisa di cosa deve essere questo decentramento, questa assunzione di poteri, ma anche cosa intende decentrare verso le strutture degli altri Enti locali, non lo fa. Perché non lo fa? Perché dopo due anni che abbiamo scritto questo articolo ciò non avviene? Quindi è fondato il sospetto da parte degli altri di non sentirsi tutelati e lo scarso interesse dimostrato nei confronti delle richieste delle Regioni ne è una prova. Tant'è che in sede di Bicamerale non è stato questo l'argomento al centro del dibattito; apparentemente doveva essere il federalismo, invece non è stato così, è stato altro: la legge elettorale e gli incarichi del Presidente! Le Regioni (forse non solo la nostra, ma sicuramente la nostra) con questi non-atti, con quello che non hanno fatto, non sono riuscite ad innescare un processo di interesse più generale e di coalizione di interessi nei confronti degli altri enti locali. Le Regioni non hanno detto: "Guardate che facciamo sul serio, vogliamo avviare un processo di decentramento" - come preferisco dire io - "o di federalismo" - come dicono altri - "che avvicina la struttura al cittadino, la rende più concreta e controllabile da parte del cittadino stesso".
Le deleghe, invece, non si danno e quindi c'è questo aspetto non secondario da ricordare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Continua, attraverso la presentazione degli emendamenti del Gruppo di Rifondazione comunista, la battaglia in aula sull'art. 1 del progetto di legge sull'organizzazione dell'ente e sull'ordinamento del personale regionale.
L'importante tematica delle deleghe amministrative previste dalla Legge Bassanini modifica di fatto il ruolo della Regione - questo lo abbiamo ribadito ampiamente - in ente programmatorio, con finalità politico legislative e amministrative che coinvolge anche i pubblici dipendenti regionali dando più ampio spazio rispetto al passato. Tutto questo non è previsto nel progetto di legge in esame.
L'art. 1, più volte annunciato in quest'aula come sbagliato, lacunoso burocratico, che penalizza fortemente i bassi e medi livelli dei pubblici dipendenti regionali, premia solo pochissimi alti dirigenti e consulenti esterni con cifre finanziarie notevoli per la collettività piemontese.
Dagli incontri avuti con molti dipendenti regionali, anche periferici soprattutto nell'Alessandrino, è emersa la forte preoccupazione di questi lavoratori di non essere pienamente riconosciuti nella loro attività e nella loro qualificazione professionale da parte della Giunta regionale. Mi è stato ribadito più volte che non si sentono assolutamente qualificati.
Continuo però ad essere perplesso e soprattutto preoccupato dall'atteggiamento passivo dell'Assessore su questa delicata materia. E' vero che di questa materia si è discusso per due anni nella Commissione competente, però la discussione politica in un'aula è sovrana e decisiva quindi le nostre proposte sono degne di discussione anche perché è da quest'aula che la legge viene approvata o meno.
L'Assessore regionale al personale - per essere più chiaro - non è solamente un avversario politico, è il responsabile dell'esecutivo su questa delicatissima materia, per cui il silenzio è preoccupante soprattutto verso i pubblici dipendenti della Regione Piemonte, sia centrali che periferici, perché è di loro e dei loro diritti che si sta discutendo.
Un simile atteggiamento di passività non è corretto né giusto; questo è un problema difficile che tocca i dipendenti, quindi occorrono risposte politiche chiare e precise. E di questo noi daremo conto al personale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Intervengo con un'unica dichiarazione di voto per esprimere un giudizio sull'emendamento n. 7 e colgo l'occasione per esprimere un giudizio analogo sugli emendamenti nn. 8/9/10.
Al di là delle motivazioni che possono indurre una forza politica ad esprimere un'opinione o ovviare un'azione qui in Consiglio regionale, mi pare che ci sia l'esplicitazione di un concetto che immagino l'Assessore Burzi condivida. Infatti ci viene richiamata la necessità di fare riferimento alla Costituzione italiana e non mi sembra un fatto ovvio stabilirlo in una legge sul personale. Ci viene richiamata la necessità di fare riferimento agli artt. 66 e 67 dello Statuto, in modo particolare all'art. 67, sulla delega agli enti locali. Non mi sembra questo un fatto banale; negli anni il comportamento della Regione non è stato conforme nel trasferimento delle deleghe agli enti locali. Credo che questo suggerimento dovrebbe essere accolto, anche perché non mi pare che la Giunta abbia un'opinione diversa. Stesso discorso sull'emendamento successivo, laddove si dice che più che fare riferimento ai principi di decentramento, bisogna fare riferimento ai principi di delega. Non è questo un fatto puramente letterale: è una concezione diversa nel rapporto con gli enti locali. Una cosa è decentrare gli uffici della Regione, altra cosa è delegare alcune funzioni. Credo che questo suggerimento dovrebbe essere accolto, è un invito a migliorare il testo, non so sugli altri emendamenti che significato volesse attribuire il Gruppo di Rifondazione comunista, ma l'emendamento in esame è migliorativo del testo.
Perché accettare il principio del decentramento degli uffici? Vuol dire che la Regione così com'è, decentra i suoi uffici: il concetto di delega è un altro.
Quindi credo che anche l'emendamento n. 8 abbia un profondo significato politico che non può essere ignorato dicendo "non accolgo", perlomeno interveniamo nel merito, può darsi che questa sollecitazione sia utile.
Stesso discorso sugli emendamenti n. 9 e n. 10; anche in questo caso si fa riferimento alla Costituzione: "nel rispetto dell'art. 68 dello Statuto e al fine di contenere al massimo i propri costi gestionali, la Regione tendenzialmente esclude il decentramento di uffici"; quindi rafforza il concetto contenuto nell'emendamento che prima citavo.
Credo che indicare questo obiettivo tra le finalità sia utile nei comportamenti successivi della Giunta regionale e del Consiglio regionale.
Ritengo che questi emendamenti rispondano ad una logica che noi abbiamo condiviso già in sede di discussione in Commissione; forse non sono stati sufficientemente approfonditi. Averli qui richiamati ci pare utile per il miglioramento del testo.
L'Assessore probabilmente continuerà a ripetere, come un disco, "non accolgo"; questa può essere una modalità, però se ci sono dei suggerimenti utili credo che convenga a tutta l'amministrazione regionale valutarli.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Anch'io credo che ci debba essere un'interlocuzione, almeno su emendamenti che parlano da soli. In particolare gli emendamenti hanno dei riferimenti legislativi, sono emendamenti assolutamente integrativi rispetto ad un disegno di legge che noi riteniamo ancora essenzialmente carente rispetto ai riferimenti legislativi che invece necessitano di essere citati.
Vorrei ancora sollecitare l'Assessore a non realizzare in gergo "muro contro muro". Noi questi emendamenti non li proponiamo per bloccare un comma, riteniamo che questa sia una legge pessima e stiamo tentando di argomentarlo rispetto ad alcuni elementi, alcuni paletti che riteniamo indiscutibili nella loro negatività, ma riteniamo che alcuni emendamenti debbano essere perlomeno considerati, debbano essere motivati nella loro accettazione o nel loro rifiuto, perché rendono la legge più accettabile rispetto a dei riferimenti legislativi.
Mi auguro che nelle prossime ore si possa sviluppare un'evidente interlocuzione politica o perlomeno un'espressione dell'Assessore che finora non si è espresso se non dicendo "siamo contrari", perché questo consentirebbe anche un dialogo diverso e un'interlocuzione che non ha mai fatto male a nessun tipo di scontro e a nessun tipo di confronto.
Questa è una delle osservazioni che noi, a questo punto, ci sentiamo di sollevare, anche perché le nostre assemblee, che abbiamo effettuato con dipendenti regionali, ci confermano la preoccupazione per alcuni elementi di questa legge che possono peggiorare anche l'organizzazione del sistema e della struttura regionale. Anche perché questi elementi non sono campati in aria, ma sono fondati e rispondono anche a delle preoccupazioni dei dipendenti regionali. Credo che su questo ci dovrebbe essere una minima espressione, da parte della Giunta e dell'Assessore, che in questo caso la rappresenta, per capire come vengono considerati questi suggerimenti. Mi auguro che nelle prossime ore si possa ripensare ad un rapporto anche diverso, più disteso e di confronto più costruttivo in quest'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo sempre nella speranza di smuovere dalla sonnolenza politica non fisica, l'Assessore Burzi. Esprimo l'impressione che non siano state esplicitate in quest'aula tutte le volontà legislative esistenti in materia. Ho questa impressione, sia per l'accenno fatto all'inizio dall'Assessore Burzi, sia per le cose sentite dire in forma non ufficiale.
A me pare che ci sia una volontà politica inespressa di grande rilevanza politica concernente questo disegno di legge che aleggia dietro di noi, che sta nell'agenda politica di questa legge, ma che non viene espressa. Questa è un'impressione che se rimane inespressa porta il nostro Gruppo - che ha discusso solo nelle sedi competenti questi problemi, quindi non li ha discussi nella sede incompetente della riunione dei Capigruppo - ad una situazione di attesa per capire se quanto è stato detto - affermazioni rilevanti - corrisponda ad una volontà politica. Non capisco il motivo per cui, signor Presidente del Consiglio, tale volontà - se è reale - non venga espressa.
Si tratta infatti, che lo si condivida o meno, di un elemento politico rilevante. Se è vero che non s'intende portare ad approvazione gran parte della legge, si tratta di elemento politico che non può non provocare pronunciamenti di carattere politico.
Se tutto ciò non è vero, ci troviamo di fronte ad una legge che così è e così sarà, costi quel che costi; diversamente, ci troviamo di fronte ad una legge che non è già così nei fatti politici. La nostra diventa allora una situazione di attesa per verificare il da farsi. Se c'è la volontà di approvare tutto quanto la legge prevede, ci sia un'assicurazione in questo senso; se, viceversa, come pare, si dice: "Il grosso di questa legge finirebbe per altri percorsi, esterni a quest'aula" - non è chiaro se poi rientrerà o meno - e dunque non farebbe parte del confronto politico d'estate, perché non dirlo? E perché non sottoporre al Gruppo, e soprattutto all'aula, quest'ipotesi di percorso? Personalmente, e come Gruppo, ho quest'impressione. Di fronte al persistente silenzio dell'Assessore, speriamo che questo lento incedere sull'art. 1 serva alla maggioranza per decidersi ad esplicitare un percorso d'aula, o in un senso o nell'altro.
Questi gli elementi di valutazione politica che mi sento di riproporre.
Non c'è alcuna volontà dilatoria, pregiudiziale, da parte del Gruppo, né su questo provvedimento né su altri. Avete tutti verificato che la discussione sul Piano territoriale, pur da noi contrastato, è durata pochissime ore pur con rilievi critici rilevanti da parte nostra. Le nostre sono sempre valutazioni di merito.
Inoltre, siamo puntuali agli appuntamenti: alle 14,30 eravamo tutti presenti in aula; la maggioranza si è presentata con mezz'ora di ritardo...
Non abbiamo dunque alcun obiettivo dilatorio, come Gruppo: il nostro obiettivo è però, sicuramente, quello di capire cosa stiamo discutendo. E a noi pare che in quest'aula non sia stato detto tutto, al fine di consentire, anche a Rifondazione Comunista, di capire che tipo di legge volete approvare.



PRESIDENTE

Mi pare che il Consigliere Chiezzi abbia rilevato un elemento che credo possa ricevere qualche attenzione, in modo che il Consiglio possa avere tutti gli elementi della discussione e un percorso meno accidentato, da una parte, nonché più completo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Burzi.



BURZI Angelo, Assessore al personale e sua organizzazione

Molto volentieri commenterò gli ultimi interventi. Intanto nutro qualche sommesso dubbio - se confidenzialmente il Presidente Chiezzi me lo consente - sul fatto che non esista alcuna volontà dilatoria.
Per quanto attiene ai commenti sottesi al gruppo di emendamenti relativi alle deleghe, condivido quanto richiamato dal Presidente Saitta.
L'ho detto in più sedi, in sede di Commissione Statuto ed in sede di I Commissione: non è certo perché è mutato il mio ruolo istituzionale mantenendo quello, per me più importante, di Consigliere regionale - che modifico le mie idee, così come credo sia per tutti i miei colleghi di Giunta.
Dico anche, come proposta, come stimolo, che a me piacerebbe che alla fine del dibattito sulla legge - quindi all'art. 51 - emergesse un ordine del giorno, possibilmente firmato da tutti i Capigruppo che attorno al problema delle deleghe hanno discusso, talora utilmente ed altra pretestuosamente - credo sia consentito dirlo - dal quale si rilevasse la volontà comune del Consiglio regionale, in modo impegnativo per la Giunta di procedere nel percorso, irto di difficoltà, ma che è già stato assunto dalla Giunta regionale come propria volontà e ribadito più volte, non ultima in sede di VIII Commissione, all'esecuzione di quanto richiamato formalmente negli emendamenti proposti. Questo perché sono normalmente contrario a richiamare, nelle leggi, il rispetto delle leggi: è pleonastico. Occorre però che le leggi vengano applicate. Le deleghe sono non soltanto da questa legislatura - fondamentalmente inapplicate dal tessuto delle Regioni. Parte dei commenti svolti dal Consigliere Papandrea in termini di Bicamerale mi vedono sostanzialmente d'accordo.
Credo dunque che alla fine del percorso legislativo di questa legge, se il Consiglio avesse la capacità - e io credo l'abbia - di raccogliere la volontà della Giunta e del suo Presidente di lavorare in termini operativi impegnativi, temporizzati, delle deleghe, e se questo - come mi pare riassume il pensiero del Consigliere Saitta, a questo mi associo.
Terzo e ultimo commento, per quanto attiene al percorso della legge.
Il Capogruppo Chiezzi, probabilmente, non ha ben sentito quanto ho detto nel mio primo intervento: nella sede competente dei Capigruppo si è discusso del percorso del disegno di legge, perlomeno nelle volte in cui ero presente, da quando non sono più Capogruppo. Per quanto abbia compreso dalla conoscenza dei Regolamenti, tale percorso è stato definito per quanto attiene non al merito legislativo, ma a quello relativo alle modalità attraverso le quali un fatto legislativo diventa tale.
Nell'ambito di una riunione dell'Ufficio di Presidenza svoltosi in precedenza - mi pare alla fine della settimana scorsa - è emersa un'ipotesi che, non modificando per nulla il merito della legge, suggeriva e ipotizzava una via alternativa di percorso, perché ciò che è un disegno di legge diventi tale.
Di questo si è discusso; nell'unica sede che competentemente ne ha discusso - non si tratta, assolutamente, di sede non competente - si è raggiunta, se non una volontà comune, per lo meno quella della maggioranza dei presenti - anzi della totalità dei presenti - di risolvere quelli che erano percepiti come problemi comuni, e a ciò rimango. Posso tranquillamente dire - e questo è fatto noto - che i problemi da alcuni sollecitati, e recepiti utilmente dall'Ufficio di Presidenza, attenevano agli artt. 10 e 11 e quindi alla gestione degli allegati che adesso inscindibilmente, fanno parte del disegno di legge.
Con questo credo di aver esaurito i problemi e le disponibilità che quella sede competentemente ha espresso in merito a possibili vie - diverse di arrivare allo stesso risultato: l'approvazione di quanto, in questo momento, è il disegno di legge n. 42.
La Giunta è contraria all'emendamento fin qui discusso.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Il nostro Gruppo interviene in sede di dichiarazione di voto per dire che voterà l'emendamento proposto dal Gruppo di Rifondazione Comunista con spirito di sottolineatura della problematica forte ed importante, sia del riferimento alla legge n. 142 sia del riferimento al principio della delega. Effettivamente, è questa la grande questione aperta e non affrontata da questo provvedimento di legge. Ascoltando l'intervento dell'Assessore Burzi ragionavo sull'idea da lei suggerita, Assessore, e cioè che si potrebbe approvare alla fine della discussione un ordine del giorno che - non tanto raccogliendo la volontà della Giunta - raccogliendo l'orientamento e l'ampia discussione che c'è stata in Consiglio faccia riferimento all'attuazione delle deleghe.
A me sembrerebbe, Assessore, e mi rifaccio anche un po' al ragionamento che è stato fatto in sede di Conferenza dei Capigruppo, che se noi dovessimo collocare un ordine del giorno sulla questione delle deleghe, lo dovremmo collocare - stando anche al suo intervento - dopo la parte dell'articolato che anticipa l'"Elenco delle direzioni regionali e descrizione delle declaratorie delle attribuzioni", perché se c'è una cosa che può incidere su questa declaratoria sono indubbiamente le Bassanini da un lato, l'eventuale decentramento di funzioni che possono arrivare a seguito della Bicamerale, e le deleghe.
Io credo che il ragionamento potrebbe essere impostato in questo modo: considerare una sorta di ordine del giorno che raccolga il suo ragionamento e quelli fatti complessivamente, in cui si ritiene di non passare ai voti in quanto ci troviamo di fronte a grandi adempimenti che consigliano "di".
In questo senso ho ascoltato con grande attenzione la sua dichiarazione e in questo senso noi voteremo a favore di questo emendamento e anche degli emendamenti 9 e 10, perché al di là della proposizione e del contesto - è evidente che siamo in un contesto un po' dilatorio - queste sono le grandi questioni trattate nel corso di questi due anni in Commissione. Un'ipotesi di collocazione di quell'ordine del giorno a cui lei faceva riferimento, e che io ritengo opportuno, potrebbe essere utile come riferimento a quel punto dell'articolato.
Voteremo a favore di questo emendamento e dei due successivi.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE DEORSOLA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Confesso di essere rammaricato per la sottovalutazione del problema fatta dall'Assessore. Mi pare che questa sia la prima occasione in cui in Consiglio l'Assessore esplicita un'opinione attorno a questo problema.
Mi pare che sia partito con il piede sbagliato.
Ha confermato di condividere le indicazioni che sono pervenute sostanzialmente dice "vorrei ma non posso": facciamo un ordine del giorno e nell'ordine del giorno mettiamo tutto.
Se valesse questo criterio potremmo fare un ordine del giorno onnicomprensivo nel quale includere anche gli emendamenti della Giunta, ma credo che la questione non stia in questi termini. Se ha proposto un emendamento ritiene che abbia un valore, così come se le opposizioni propongono un emendamento ritengono che abbia un valore. Se poi questo emendamento è anche condiviso da parte dell'Assessore non vedo quale sia l'ostacolo per migliorare il testo della legge. D'altronde credo che l'ordine del giorno sia inutile.
Noi stiamo discutendo di una legge, abbiamo tutti gli elementi per poter mediare una legge e per poter stabilire qualche principio preciso per consentire un percorso che finora non è ancora stato esplicitato. A un certo punto occorre esplicitarlo.
Il riferimento agli incontri dei Capigruppo credo che occorra farlo. Se è vero ciò che è stato detto - è un'ipotesi da verificare - che i Capigruppo e la Commissione in qualche maniera possono svolgere un ruolo per la definizione delle direzioni regionali, questo è un criterio fondamentale, non è irrilevante per decidere sul lavoro da compiere. Quella delega alla Commissione viene precisata attraverso un principio che non è irrilevante.
Inviterei, prima di andare oltre, ad esplicitare chiaramente il lavoro compiuto finora dalla Commissione e dai Capigruppo, perché diventa l'elemento fondamentale per proseguire nei nostri lavori. Non esiste un articolo intoccabile e altri che sono toccabili; a questo punto, avendo sollevato un problema politico di fondo, credo che occorra esplicitare chiaramente il percorso che si vuole dare a questa proposta di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglietti.



MIGLIETTI Franco

Grazie signor Presidente, devo dichiarare la mia meraviglia per le dichiarazioni fatte dall'Assessore Burzi inerenti questo emendamento. Anche noi voteremo a favore di una serie di emendamenti fino al n. 11 (ci asterremo soltanto sul n. 9), perché riteniamo tocchino temi ribaditi da tempo. Il fatto che venga demandato nell'art. 1 di questa legge, che dichiara le finalità della legge, quanto riguarda la volontà dell'applicazione delle deleghe mi sorprende.
Lo Statuto della Regione Piemonte, che ha oltre vent'anni, nei suoi principi fondamentali recepiva la volontà di operare per delega; non voglio certamente dare la responsabilità a questa Giunta e alla maggioranza di oggi, nei vent'anni se ne sono succedute parecchie, ma mai ha trovato applicazione quel dettato costituzionale recepito all'interno dello Statuto della Regione Piemonte.
Mi pare che sia un modo non logico di respingere l'accoglimento di questo emendamento, e di alcuni altri che seguiranno, decidere di demandare il tutto ad un ulteriore ordine del giorno, quando non è assolutamente necessario. Il principio delle deleghe non va a toccare assolutamente l'articolato, perché è nelle finalità e quindi rientra nei principi e nei principi si sa benissimo che potrà trovare applicazione con una legge apposita, come ha dichiarato parecchie volte il Vicepresidente della Giunta regionale, avv. Majorino, e quindi si farà una legge specifica che riguarda le deleghe, che dovrà poi tener conto, all'interno di questo articolato, di come eventualmente utilizzare il personale che sarà toccato da quella legge che prevede le deleghe.
Il fatto di non recepirlo vuol dire che questa maggioranza, questa Giunta, vogliono continuare a mantenere un atteggiamento che non tiene conto neanche delle parti logiche che vengono proposte.
Di questo me ne rammarico e chiedo all'Assessore, al Presidente della Giunta e alla Giunta stessa, di ripensare un attimo a questi emendamenti che sono esattamente i nn. 7, 8, 10 e 11 a cui noi daremo voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Ho ascoltato i Consiglieri dei Gruppi che si sono espressi a favore degli emendamenti e non mi stupisco, in quanto è frutto anche di un lavoro collettivo che abbiamo fatto nelle Commissioni. Sono emendamenti che avevamo firmato tutti insieme, non è una novità, e credo siano emendamenti significativi ed importanti, perché tendono a superare la genericità e a dire che le cose si possono fare.
Invece, la risposta dell'Assessore resta nella genericità, cioè resta nella doppiezza in cui le cose si dicono, però poi non si opera perch entrino in funzione.
E' vero che non si dovrebbe mai fare riferimento alle leggi, per quando si fa riferimento ad alcune si innesca il processo del chiedere: perché alcune sì ed alcune no? E allora si va a vedere quali si tengono in considerazioni e quali no.
Fare riferimento allo Statuto non è un fatto secondario: si fa riferimento ad articoli precisi dello Statuto, così come ad articoli precisi della Costituzione. Questi articoli, però, sono vecchi come è vecchio lo Statuto; l'art. 66, ad esempio, dice: "La Regione esercita normalmente le funzioni amministrative per le materie attribuite alla sua competenza delegandole alle Province, ai Comuni e agli altri Enti locali oppure valendosi dei loro uffici". Questo è vecchio, la Costituzione è un po' più vecchia. Non serve un ordine del giorno, perché questo ha un valore più ampio, eppure non è stato applicato. Certo, non è colpa dell'Assessore Burzi; Burzi, come me, siede in questo Consiglio da due anni, molti di noi la maggioranza di noi siede in Consiglio da due anni, però nel marzo del 1996 c'era stata promessa la presentazione in VIII Commissione della legge sulle deleghe. Io non posso dare la colpa a questa maggioranza, per sostengo che dal 1995 al 1997 si è adeguata a fare quanto hanno fatto le altre maggioranze, gli altri Consiglieri che ci hanno preceduto, che inizialmente sono d'accordo, ma quando si tratta di dare il via alle cose di loro competenza, sono prudenti. E l'ordine del giorno non esce da questo.
L'abbiamo già detto altre volte: c'era una strada maestra (che era quella di presentare la legge che permetteva, tra l'altro, sia di fare una cosa quanto mai giusta sia di rovesciare e rimettere in piedi la legge sul personale) ed una strada secondaria (cioè gli emendamenti che stiamo proponendo). Questo emendamento, infatti, così come i prossimi, indica la scelta delle deleghe, ma indica anche quello che non si dovrebbe fare.
Se si è d'accordo, perché si aspetta la fine della discussione di una legge che questo non lo contiene, non lo vuole inserire, e poi si vota un ordine del giorno? La mia impressione è che ci sia un atteggiamento che purtroppo abbiamo già avuto, non per vent'anni - ripeto - ma per due anni. Per due anni questo atteggiamento c'è stato.
Credo allora che, se si è d'accordo, l'accordo deve essere sostanziale e non formale.
Uno degli accordi è allora quello di alzare la mano e votare, quando nel contesto di un articolo si mettono indicazioni precise e si va in quella direzione. Altrimenti, alla fine siamo tutti d'accordo, ma facciamo cose che sono diverse da quanto affermiamo.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Burzi.



BURZI Angelo, Assessore al personale e sua organizzazione

Volevo completare, almeno in questa fase, l'esame di un punto che io stesso riconosco essere molto importante nel tessuto della legge sul personale.
Mi ricollego all'intervento che ha fatto la Consigliera Spagnuolo, che alludeva ad una collocazione specifica dell'ipotesi che io suggerivo e mi pare la collocasse, se non ho frainteso le sue parole, all'interno di quella parte di articolato che tocca, nei numeri di direzione e conseguentemente di settori, una delle problematiche afferenti al problema delle deleghe mai realizzate. E quindi li tocca all'interno degli articoli 10 e 11.
Io, raccogliendo peraltro un'idea, che più volte aveva espresso il Presidente Ghigo, di ordine del giorno, mi rendo ben conto che un ordine del giorno non è di per sé garanzia che le cose avvengano, come peraltro l'ha testimoniato anche il Consigliere Papandrea - non lo è il posizionarlo all'interno di uno Statuto che voi stessi avete riconosciuto, in più occasioni, essere il migliore possibile, mentre noi lo riteniamo obsoleto ma nondimeno non rispettato.
Siccome usciamo da una discussione avvenuta non più tardi di ieri o l'altro ieri, in cui correttamente questo Consiglio ha voluto ribadire l'importanza che gli ordini del giorno hanno per il Consiglio e per la Giunta, mi sembra, non certo nell'ambito di fuga di responsabilità o tanto meno dilatorio - mi permetta confidenzialmente il Consigliere Papandrea che dire dilatorio, dopo una giornata come questa, da parte dei banchi che lei occupa sia quanto meno originale.
E allora torno all'ordine del giorno: riassumere la volontà del Consiglio in termini di dare esecuzione a quanto sostenuto negli emendamenti è una forma di impegno; sta al Consiglio valutare se questo impegno è importante oppure no. E' una forma, una soluzione, una delle possibili soluzioni.
Mi stupisce che il Consigliere Miglietti si stupisca; io posso essere favorevole - e lo sono, lo ribadisco - ma in questo momento stiamo parlando di DDL 42, quindi l'obiettivo che la Giunta si propone in questo momento è quello di realizzare, nell'interesse di tutti, il DDL 42. L'approvazione di emendamenti poco sposta; per togliere l'ultimo punto che ha più volte sollevato il Consigliere Chiezzi, se il Presidente del Consiglio lo ritiene visto che la paternità di questa ipotesi di iter organizzativo dei lavori è emersa e peraltro la Giunta ha già detto in più occasioni, tutte pubbliche, tutte competenti, che, se il Consiglio avesse voluto muoversi in tale direzione, l'avrebbe approvato - sarebbe utile fare, a nome dell'Ufficio di Presidenza, un piccolo riassunto di quanto nelle ultime due riunioni dei Capigruppo è stato discusso in merito ad un possibile iter legislativo della legge stessa.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore. Se il Consiglio lo ritiene, mi pare che io possa rispondere su quanto è stato oggetto di alcune istanze chiarificatrici ed esplicatrici da parte del Consigliere Chiezzi, o del Gruppo di Rifondazione Comunista. Istanze alle quali non ho ritenuto di rispondere prima perch credevo che l'Assessore, avendo concordato in larghissima parte con altri Gruppi, nella Conferenza dei Capigruppo, sull'ipotesi che avevo presentato potesse lui stesso dare una comunicazione al Consiglio.
In sintesi, l'Ufficio di Presidenza, per agevolare i lavori del Consiglio e per chiamare ad una responsabilità collegiale tutti quanti, ha individuato un percorso che potrebbe essere così fatto: in sede di prima applicazione della legge, una Commissione consiliare, o un Comitato formato da tutti i rappresentanti delle Commissioni, in un termine di 45-60 giorni avrebbe dovuto prevedere, sulla base di uno stralcio degli artt. 10, 11 e degli allegati, una riformulazione delle declaratorie delle singole direzioni dei settori di appartenenza.
Questo anche in funzione delle osservazioni che sono state fatte, non solamente per quanto concerne le deleghe, ma anche per quanto concerne le minusvalenze e le plusvalenze derivanti dall'obbligazione della legge n. 59 e della legge n. 127 (Bassanini).
E' un discorso che, naturalmente, richiede una sede tecnica, che trova una difficoltà di approfondimento e di formulazione in una sede consiliare.
Pertanto la rilevazione da noi fatta parte da questa difficoltà operativa nell'individuare in questa sede, nella sede consiliare, il luogo e l'occasione del dibattito.
Con ciò non si vuole assolutamente espropriare il Consiglio, ma far sì che in uno spirito collegiale - proprio per venire incontro alle sue riflessioni, ai suoi dubbi, Consigliere Papandrea, dove non esistono prenotazioni di sorta, dove la grande scomposizione dei numeri può portare ad una nuova ricomposizione dei numeri stessi, non solamente dei settori ma anche delle deleghe che si attribuiscono alle varie declaratorie - alla luce di quanto voi stessi, soprattutto i Gruppi di minoranza hanno detto poc'anzi in Consiglio, si possa fare un discorso pacato, tecnico, non politicizzato per arrivare all'individuazione di quelle declaratorie che sono certamente coerenti o meno, che ritenete coerenti rispetto allo spirito delle varie deleghe e delle varie leggi che anche in questa sede avete enunciato.
Il secondo problema sorto era relativo al numero massimo delle direzioni. Il numero massimo delle direzioni è stato fissato, come voi sapete, in 42; probabilmente c'è un numero inferiore, che non so se è stato formalizzato in 39 o 38, non lo so, comunque lo dico perché questo è stato discusso nell'ambito della Conferenza dei Capigruppo.
Si tratta di un numero massimo: non è un numero magico. E' un numero massimo dentro al quale quell'assestamento - chiamiamolo così - razionale delle declaratorie deve trovare la sua ospitalità e il suo incasellamento.
Di conseguenza, anche il problema dei coordinatori è un problema che "può" essere attribuito, non "deve" essere attribuito; pertanto, la stessa possibilità che viene accentuata ed accolta dalla Giunta è sempre in conseguenza di quel disegno complessivo di cui gli emendamenti vorrebbero essere portatori. E' stato dunque detto, anche su suggerimento della Consigliera Spagnuolo, che il discorso relativo alle deleghe e all'applicazione della legge Bassanini avrebbe dovuto trovare ospitalità in un ordine del giorno, che l'Assessore ha puntualmente riportato alla vostra attenzione, sulla base di una discussione generale, nella quale certamente possiamo intravedere delle posizioni molto più compiutamente riflesse di quanto avessimo potuto o potessimo fare tutt'oggi.
Gli emendamenti da noi proposti, e che non vogliono essere l'espropriazione di nessuno, né dei ruoli dell'Assessorato o della Giunta né dei ruoli della maggioranza né dei ruoli della minoranza, sono l'intima convinzione che dobbiamo trovare, per uno sbocco positivo di questa legge dei percorsi procedurali diversi.
Saranno innovativi, ma non vogliono comunque espropriare il Consiglio avranno certamente un potere cogente nei confronti della Giunta, perch quando la Commissione o il Comitato - chiamiamolo come volete - delibererà in tal senso, questo diventerà veramente un potere di indirizzo al quale la Giunta si dovrà attenere. Questo è stato in sintesi il nostro lavoro.
Il Consigliere Chiezzi ha fatto un'obiezione, giustamente; l'ho accettata, per carità, quando ha detto l'ultima volta che la Conferenza dei Capigruppo deve discutere sulle procedure e non sul merito.
Però, al di là della formalizzazione dei nostri lavori e dei nostri incontri, dobbiamo trovare dei percorsi che forse non sono così rituali che forse non sono così formali, ma che ci permettano però di uscire, come con tanta fatica siamo riusciti, da quelle che possono essere le secche di una contrapposizione.
Allora, avendomi l'Assessore licenziato nell'opportunità di dire all'assemblea quanto era stato il nostro lavoro e quanto era stato l'oggetto della proposta di emendamenti, ho voluto, da parte mia, esprimere quanto noi abbiamo fatto, sperando che gli emendamenti proposti, sia pure suscettibili di riformulazione, di correttivi, di aggiustamenti possano offrire un contributo ai lavori di questo Consiglio e anche alle procedure che questo Consiglio vorrà seguire.



(Il Consigliere Chiezzi chiede la parola)



PRESIDENTE

Ho fatto una comunicazione, per cui si può intervenire. Prego Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente, per questa comunicazione, sollecitata da noi e penso anche motivata da alcuni emendamenti, soprattutto l'ultimo che è stato messo in discussione da parte del nostro Gruppo. E' uno degli emendamenti centrali, perché concerne proprio uno squilibrio attualmente visibile tra l'impostazione di questo disegno di legge e tutti i problemi relativi alla deleghe, ai decreti Bassanini, e via dicendo.
Ringrazio il Presidente, perché ha portato nel luogo proprio, l'aula consiliare, un'ipotesi di percorso, secondo delle ragioni di merito di cui veniamo a conoscenza; ragioni di merito che il Presidente ha detto sono sotto forma di emendamenti.
Io non conosco se questi emendamenti siano già stati formalizzati o meno...



PRESIDENTE

Imbastiti.



CHIEZZI Giuseppe

Sì, sono imbastiti, però diciamo che non c'è una formalizzazione dei contenuti di questo percorso.
Chiedo al Presidente del Consiglio, sempre in queste vie irrituali (ma che dal punto di vista del nostro Gruppo non è che pregiudizialmente diciamo mai debbano essere intraprese, sottolineando due volte che l'irritualità non diventi ritualità), di verificare se l'indirizzo illustrato, non possa corrispondere ad emendamenti presentati dal Gruppo di Rifondazione comunista.
Può darsi che, non essendo ancora stati formulati, voi possiate verificare (non so se punti di vista combacianti o similari o non tanto diversi) se tra le proposte di Rifondazione comunista ci siano degli emendamenti che vanno in quella direzione.
Non so se lei abbia fatto questa verifica. In ogni caso, a questo punto, sarebbe - almeno per il mio Gruppo - importante farla e discutere e avere questi emendamenti per poter esprimere un giudizio.
Il giudizio che io posso esprimere subito, sulla base delle cose che lei ha detto, è che si tratta di fatti di rilievo all'interno del nostro dibattito non irrilevanti; però, non conoscendo il merito, non riesco ad andare oltre questa affermazione.
Nell'irritualità e nella ricerca di sedi, non so se non sia utile e proficuo per i nostri lavori trovare una sede (la più rituale possibile nella richiesta del mio Gruppo, la più rituale possibile seppur sotto le forme meno rituali, se si vuole, quindi meno organizzate ma che raggiungano la sostanza di avere una sede, possibilmente rituale) in cui queste proposizioni vengano discusse sotto forma di emendamenti e possano essere oggetto di un dibattito politico e di un confronto, sospendendo questa discussione dell'art. 1 e l'emendamento n. 10. Questo è un fatto rilevante che è venuto alla luce su nostra richiesta durante il dibattito: se questo è un percorso, trovi lei, signor Presidente, la forma più rituale possibile e allora il confronto potrebbe avere...



PRESIDENTE

I Capigruppo con l'aggiunta degli esperti.



CHIEZZI Giuseppe

Se si convoca una Conferenza dei Capigruppo che tratta questa materia il Gruppo di Rifondazione comunista delega il Consigliere Papandrea a partecipare a questa riunione.



PRESIDENTE

I Capigruppo con esperti in un confronto informale, che da una parte è formalizzato come Capigruppo, però...



CHIEZZI Giuseppe

Lei ha fervida e intelligente fantasia, predisponga un contenitore adatto allo scopo.



PRESIDENTE

Va bene.
Su questa base credo che la riflessione che il Consigliere Chiezzi ci suggerisce di fare in termini plenari con tutti i rappresentanti del Consiglio la possiamo fare nella Conferenza dei Capigruppo, naturalmente integrata dagli esperti, in modo che sia salvaguardata la ritualità, per si permette anche che questa ritualità possa avere una sua "irritualità" con la presenza degli esperti (esperti Consiglieri ovviamente). Io credo che questa possa essere, anche se barocca, una soluzione possibile.
Vedo che la Giunta è d'accordo, però io non ho ancora gli emendamenti formulati.
Lei crede che si possa fare anche adesso questa riunione? Oppure domani mattina?



CHIEZZI Giuseppe

Domani mattina.



PRESIDENTE

Possiamo farla domani mattina perché non abbiamo ancora gli emendamenti che invece devono essere presentati. Vedo che il Consiglio è d'accordo.
Pongo quindi in votazione l'emendamento n. 7 non accolto dalla Giunta.



CHIEZZI Giuseppe

Scusi Presidente se intervengo in forma irrituale. Dato che questo emendamento ci pare sia uno di quelli che potrebbe essere accolto, anche perché l'Assessore Burzi stesso ha detto che in via di principio sarebbe d'accordo, ma poi votava contro perché c'era un percorso, se il Presidente potesse mantenere questo emendamento non più da discutere, ma eventualmente da mettere in votazione, il Gruppo aderirebbe a questa sua decisione.



PRESIDENTE

Assessore Burzi, possiamo sospendere la votazione di questo emendamento?



BURZI Angelo, Assessore al personale e suo patrimonio

Mi pare di avere inteso, può darsi che fraintenda, anche se siamo sempre nell'ambito di una dichiarazione di voto, che il Consigliere Ghiglia intendesse chiedere una sospensione dei lavori per la maggioranza. Se così è, sono ben lieto che la maggioranza discuta un momento e poi definiamo anche la risposta in termini del voto; non altrimenti. Vorrei cioè discutere prima.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Visto che sono stato chiamato in causa, proprio perché mi ero avvicinato all'Assessore, devo dire che si può eventualmente anche sospendere la votazione di questo emendamento perché non credo che nulla osti, però a questo punto ritengo sia necessaria una sospensione dei lavori per poter discutere anche nell'ambito della maggioranza su quelli che sono gli sviluppi del lavoro medesimo.



PRESIDENTE

D'accordo. Domani mattina alle ore 9 è convocata la Conferenza dei Capigruppo. No, Consigliere Riba?



RIBA Lido

Abbiamo bisogno anche noi di qualche incontro, non formale, per cui chiediamo di convocare i Capigruppo alle ore 10.



PRESIDENTE

Dunque, alle ore 10 sono convocati i Capigruppo più esperti e Consiglieri esperti.
Pertanto, il Consiglio è convocato alle ore 11.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,15)



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