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Dettaglio seduta n.156 del 22/07/97 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri: Bellingeri, D'Ambrosio, Marengo e Vaglio.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

Desidero comunicare, a nome dell'Assessore Goglio, che la visita al carcere delle Vallette, per coloro che ne fossero interessati - mi pare sia stata sollecitata da alcuni Consiglieri - è programmata per venerdì 25 luglio alle ore 10. C'è la concomitanza del Consiglio, però si potrebbe trovare una possibilità di partecipazione, seppure ridotta, per coloro che fossero interessati a visitare il carcere delle Vallette.


Argomento: Varie

Dichiarazioni per fatto personale da parte del Gruppo Rifondazione comunista nei confronti delle dichiarazioni del Consigliere Racchelli nel corso della precedente seduta


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Chiedo di poter parlare per fatto personale.
Mi sono fatto dare il verbale della scorsa seduta e nel corso dell'intervento del Consigliere Racchelli, a cui non ci è stato permesso di replicare, vengono fatte delle affermazioni gravi nei confronti dei Consiglieri di Rifondazione comunista, dei quattro, quindi non genericamente. Si parla specificamente del Consiglieri Chiezzi e gli altri vengono assimilati; si dice che noi impediamo agli altri di esprimere il proprio parere.
Mi sono letto il Regolamento e si tratta di valutazioni false e tendenziose delle cose che noi abbiamo detto; inoltre viene detto che essendo comunista io sarei infetto, ma soprattutto il Consigliere ringrazia Dio di non essere stato contagiato da questa terribile malattia.
Volevo precisare che io non sono nato comunista e non sono nato neanche infetto; sono diventato successivamente comunista, come molti di noi sono diventati qualcos'altro, ma ritengo estremamente offensivo considerare il comunismo un contagio, una malattia.
Nel passato abbiamo avuto esempi di posizioni di questo genere che si sono conclusi spesso tragicamente. Tra l'altro il Consigliere Racchelli ha raccolto anche un applauso, cosa che aggrava il fatto, secondo me, e mi rammarico che né i contenuti delle dichiarazioni di Racchelli, né quanto è avvenuto immediatamente dopo - cioè che ci siano stati degli applausi, cosa del tutto insolita dentro questo Consiglio, perché normalmente non succedono fatti di questo genere, non sosteniamo gli interventi come fossimo allo stadio - sia stato richiamato dal Presidente, il quale non ha richiamato né il Consigliere Racchelli né ha stigmatizzato questo tipo di atteggiamenti.
Volevo richiamare questi fatti ed esprimere una protesta e chiedere che quando avvengono fatti di questo genere si intervenga prontamente per correggere, mentre mi pare che la volta scorsa sia stato fatto esattamente il contrario, cioè è stato impedito a me personalmente di intervenire su quel tipo di comunicazione. Avevamo appena ascoltato a voce e non si potevano cogliere nell'immediato certe caratteristiche, ma leggendole esse esprimono tutta la gravità che ricordavo e la violazione degli articoli dello Statuto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Signor Presidente, mi dispiace moltissimo intervenire su questa vicenda, però francamente essendo uno dei quattro Consiglieri firmatari dell'interrogazione in questione, altresì contagiato dalla malattia del comunista, e ne sono onorato, mi sento di dire che sono esterrefatto da simili considerazioni.
Penso, invece, che occorra una diversa serietà e civiltà nei giudizi personali e politici verso singoli Consiglieri e la loro appartenenza consiliare nell'ambito della propria attività legislativo amministrativa.
Credo, comunque, di potere affermare con sicurezza che non mi permetterei mai di usare tali toni ed espressioni, perché penso che la discussione politica debba essere libera e franca, ma mai degenerare nell'offesa e nell'intolleranza ideologica. Per cui oggi in quest'aula del Consiglio regionale piemontese credo necessiti una diversa etica, un diverso costume e civiltà di dibattito e di comportamento, anche di umiltà.
In tutto il Piemonte vi sono gravissimi problemi economici, sociali ed occupazionali da affrontare e discutere, da tentare di risolvere pena il degrado di molte aree territoriali. Mistificare queste complesse vicende con sterili tematiche di facile e bassa propaganda anche elettorale non esalta, ma umilia, l'aula del Consiglio regionale.
In relazione, poi, alla pretestuosità dei Regolamenti che impediscono alla maggioranza di governare, per giustificare l'incapacità e l'impreparazione, è sinceramente ridicolo aggrapparsi a queste argomentazioni a doppio taglio.
Il nostro gruppo politico non è presente nell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale ed è un fatto grave e rilevante, a mio avviso, che va assolutamente risolto. Occorrerà intervenire anche per il ruolo importante che politicamente Rifondazione comunista ricopre a livello nazionale e regionale e nelle istituzioni democratiche locali e periferiche di tutto il Piemonte.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Chiedo anch'io di parlare per fatto personale, perché mi sento offesa come componente del gruppo di Rifondazione comunista e come donna comunista, dalle affermazioni che sono state fatte in quest'aula nei confronti del nostro gruppo in occasione dello scorso Consiglio da un Consigliere della maggioranza.
Io credo, leggendo i verbali, che le affermazioni che sono state fatte siano molto gravi, che non hanno visto un intervento del Presidente del Consiglio per ripristinare una condizione di legalità e democrazia in quest'aula, concedendo la parola, come da Regolamento, a chi in quest'aula si è sentito offeso da affermazioni assai gravi e io credo anche prevaricatrici, visto che questo termine è stato usato per alcuni componenti del nostro gruppo.
Una sottolineatura: è stato fatto, leggendo i verbali, anche un riferimento a Dio. E' stato detto "Ho avuto l'illuminazione, il buon Dio non mi ha fatto nascere comunista; questa è la più grande cosa che ha fatto il buon Dio, ma soprattutto non mi ha fatto contagiare da questa terribile malattia negli anni della mia crescita. Per questo devo un ringraziamento al buon Dio." Io credo che anche questo riferimento a Dio, in questo contesto, sia da ritenere assolutamente fuori luogo, addirittura blasfemo, senza alcun rispetto verso la religione, senza alcun rispetto nei confronti della libertà degli altri, senza rispetto delle idee, senza rispetto di condizioni di democrazia, che proprio in quest'aula dovrebbero esprimersi in modo assolutamente libero e senza condizionamenti e pronunciamenti di questo tipo. Noi tentiamo di sottolineare la gravità di un clima spropositato di intolleranza ideologica e vogliamo denunciarlo con questi nostri interventi, anche se in ritardo, chiedendo di parlare per fatto personale; vogliamo denunciare questa intolleranza ideologica che noi riteniamo stia degenerando in quest'aula, in occasione del Consiglio, ma non solo.
Io mi sento di dire in quest'aula - che credo sia un organo autorevole di essere offesa, di sentirmi una donna libera e comunista e di non accettare in alcun modo, ma di rifiutare e respingere al mittente, tutte le affermazioni false che sono state fatte. Mi auguro che non ci siano più occasioni in cui in quest'aula vengano lesi i diritti di ciascun Consigliere di esprimersi, i diritti di appartenenza ideologica di ciascun Consigliere, che elabora dalla nascita fino alla sua crescita politica e che noi tentiamo di fare nel massimo dell'onore e nella massima trasparenza delle nostre idee.
Denuncio questo fatto e mi auguro che non debba più ripetersi in quest'aula, un'aula autorevole che deve dare invece un esempio di democrazia; per cui faccio un appello al Presidente del Consiglio, che non consideri più quest'aula come un'aula della maggioranza, in cui la maggioranza possa permettersi di fare affermazioni così gravi. Quest'aula deve rispondere a principi di trasparenza e di democrazia e mi auguro - per evitare che quest'aula diventi un momento di scontro, più di quanto è stato in questi due anni e mezzo, ma diventi un luogo di elaborazione concreta per il nostro Piemonte - che questi fatti non accadano più.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. I compagni Papandrea, Moro e Simonetti hanno illustrato il loro punto di vista di Consiglieri e persone offese e il cui pensiero è stato distorto dall'intervento del collega Racchelli.
Io condivido le opinioni da loro espresse; aggiungo solo poche parole su una questione che mi ha particolarmente colpito. La questione consiste nel fatto che il Consigliere e collega Racchelli ha messo in politica una questione religiosa, con parole indubitabilmente di significato sinistro si potrebbe dire blasfeme, in questa occasione. Nominare il nome di Dio invano non è buona cosa, per un cattolico, ma non è nemmeno una prassi da competenti in politica. La religione ha la propria sfera e nominare il nome di Dio come ha fatto Racchelli penso sia un'offesa a Dio, che non pu essere tirato per la giacchetta dalla politica, per un verso o per l'altro.
E poi sicuramente è un'offesa ai tanti comunisti credenti, che credono in Dio e che sono comunisti.
E' stata una proposizione, quella del Consigliere Racchelli, molto inopportuna, molto pesante e molto preoccupante, perché fare riferimento alla nascita per bollare una posizione politica è un fatto che non ho mai sentito. Non mi sentirei mai di dire: "Grazie a Dio non sono nato fascista", non mi sognerei mai di dire una cosa di questo genere, perché è una visione biologica dell'essere umano che lo costringe nella situazione della concezione razzista dell'uomo.
La biologia come veicolo del nostro essere, quindi, è una proposizione che potrebbe anche essere fatta per altre situazioni: "Ringrazio Dio di non essere nato ebreo", "Ringrazio Dio di non essere nato donna", "Ringrazio Dio di non essere nato zingaro, negro...".
Una tale affermazione, già nella scorsa riunione, mi ha particolarmente colpito, perché è pericolosa, perché è blasfema. E' stato preoccupante che una proposizione di questo genere abbia ricevuto gli applausi di una parte di quest'aula ed è cosa preoccupante che, a fronte di tutto questo, il Presidente del Consiglio non abbia non solo detto alcunché nell'occasione specifica, ma non abbia poi permesso al sottoscritto e ad alcuni colleghi di intervenire per fatto personale, violando, secondo quanto riesco a capire, anche il Regolamento e impedendo un diritto alla parola, di fronte al quale io ho elevato delle vivacissime proteste, anche se fuori microfono.
Ritengo - e non mi tiro indietro - che di fronte all'esplicita e chiara violazione di un diritto, ci sia, non solo il diritto, ma il dovere di un cittadino di protestare.
Sulla base delle cose che conosco, mi pare che questa procedura seguita dal Presidente del Consiglio sia stata poi un po' riparata, nel senso che sia pure nella seduta successiva, è stato applicato correttamente il Regolamento, dando modo a tutti noi di poter parlare per fatto personale.
In questo quadro di riparazione di una procedura, senza negare assolutamente i fatti svoltisi nella scorsa riunione, che confermo in toto dico che mi dispiace di aver dovuto usare, nella scorsa seduta, una frase un po' colorita, ma tutto sommato confidenziale, verso il Presidente del Consiglio. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie. Prendo atto delle dichiarazioni fatte dal Gruppo di Rifondazione Comunista.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale - Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Proseguimento esame progetto di legge n. 42: "Norme sull'organizzazione degli uffici e sull'ordinamento del personale regionale" e collegato ordine del giorno di non passaggio ai voti presentato dai Consiglieri di Rifondazione comunista


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del punto 5) all'o.d.g. Dò lettura dell'ordine del giorno presentato dal Gruppo di Rifondazione Comunista, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte viste le modifiche intervenute nel quadro di riferimento legislativo con l'approvazione delle leggi n. 59 del 15/3/1997 e n. 127 del 15/5/1997 considerata l'esigenza di definire la struttura organizzativa della Regione in una fase successiva all'applicazione delle deleghe alle Province valutata la legittima aspirazione dei dipendenti regionali a vedere finalmente applicato il contratto di lavoro decide di sospendere il passaggio ai voti degli articoli del ddl n. 42 ed il suo rinvio alla Commissione competente per preparare un nuovo testo." La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Avevamo già annunciato, in fase di dibattito generale, la proposta di rinviare e di procedere in modo diverso. Mi pare che la cosa sia sufficientemente condivisa, nel senso che la scorsa settimana sono state fatte riunioni dei Capigruppo e sono state fatte proposte che vanno in questa direzione. E' stato detto (noi alla riunione dei Capigruppo non abbiamo partecipato, perché riteniamo che non sia quello il momento in cui approfondire la questione): stralciamo una parte della legge e andiamo avanti. Noi proponiamo un percorso più lineare, cioè riteniamo che il modo migliore per affrontare questo percorso sia quello di un ritorno in Commissione, nella Commissione naturale che ha discusso questa legge, dove al limite si può creare una Commissione ad hoc di lavoro, così come è già stato fatto su parecchie leggi in altre Commissioni (penso a quanto è avvenuto recentemente in V Commissione rispetto al problema del Piano rifiuti, in cui si è creato un gruppo di lavoro).
Quindi, si può riunire la Commissione nel suo insieme oppure individuare un gruppo di lavoro che approfondisca questo aspetto, cioè trovare una soluzione per sbloccare l'iter della legge.
Premetto che da parte nostra pensiamo che il modo migliore sia quello di fare una legge-stralcio agile, così come è stato fatto da altre Regioni.
In questi giorni ho letto le leggi emanate dalle diverse Regioni: c'è di tutto, ci sono cose molto diverse, tra cui un recepimento della legge n.
29, che per lo meno consente, se non di avere una struttura ridefinita, di andare incontro all'esigenza del personale della Regione di avere l'applicazione del contratto, cosa che noi sottolineiamo nell'ordine del giorno.
Questo è l'iter che riteniamo si debba seguire. Ovviamente questa è la nostra posizione, sebbene dentro questo percorso si possano valutare anche le altre proposte che sono sorte.
Ripeto: non vorrei che la proposta di tornare in Commissione uscisse quando arriveremo all'art. 10, ma vorrei che tutto fosse lineare fin dall'inizio, come è stato illustrato nell'ordine del giorno. Sospendere l'esame e rinviarlo in Commissione per fare quel lavoro che tutti in fondo ritengono debba essere fatto, perché tutti si rendono conto che affrontare l'insieme del testo così com'è è molto arduo.
Ciò non è stato solo oggetto dell'ordine del giorno di Rifondazione Comunista, ma anche delle discussioni avvenute nei giorni scorsi e che sono note a tutti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Anch'io volevo intervenire sulla questione delle norme sull'organizzazione degli uffici e sull'ordinamento del personale regionale, presentate dalla Giunta regionale dopo due anni di grave disattenzione.
Ritengo necessario sospendere la discussione e presentare nuovamente la proposta di legge in Commissione, anche perché, alla luce della legge Bassanini, delle deleghe e dei nuovi compiti che la Regione avrà nei prossimi mesi, questa discussione va ampliata. La nuova normativa non è certamente contemplata in questa bozza di legge, che va solo a premiare gli alti dirigenti e penalizza il personale dei livelli inferiori o comunque sia non lo qualifica nella giusta dimensione, come invece meriterebbe.
Per cui, associandomi a quanto detto dal Consigliere Papandrea, chiedo anch'io il rinvio della legge.



PRESIDENTE

Chiedo scusa, ma ho fatto uno sbaglio di interpretazione regolamentare: per l'illustrazione di un ordine del giorno può parlare solo un Consigliere per Gruppo.
La parola all'Assessore Burzi.



BURZI Angelo, Assessore al personale e sua organizzazione

Nell'ambito dell'ordine del giorno, condivido integralmente il terzo capoverso che recita: "...valutata la legittima aspirazione dei dipendenti regionali a vedere definitivamente applicato il contratto di lavoro...".
Per tutto quanto attiene al resto del documento, la posizione della Giunta è contraria.
Tutte le tematiche qui trattate sono state ampiamente discusse, anche recentemente, in sede di I e VIII Commissione.
Quindi la Giunta è contraria all'ordine del giorno.
In merito a quanto detto dal collega Papandrea, tengo a puntualizzare che le informazioni riferite all'aula, probabilmente a causa della sua assenza alla riunione dei Capigruppo, sono a mio avviso imprecise.
Che io sappia, durante l'ultima riunione si è discusso - materia specifica dei Capigruppo - di una possibilità di diversa gestione dell'ordine dei lavori del Consiglio, suggerita da una precedente riunione dell'Ufficio di Presidenza, e quindi non si è parlato di alcuno stralcio n di parti né di sostanza. Ciò che è stato discusso nell'ambito dell'ultima Conferenza dei Capigruppo era semplicemente un'alternativa possibile di percorso d'aula.
Fatta questa precisazione, confermo la posizione contraria della Giunta all'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, continuiamo ad essere convinti che la strada migliore per dare velocemente un contratto di lavoro ai dipendenti regionali sia quella di prendere atto che, dopo due anni di farraginoso lavoro, probabilmente è giunto il momento di verificare l'incongruità di questa proposta di organizzazione e di scegliere la strada semplificativa di una legge che recepisca i tratti fondamentali della legge n. 29 e consenta l'applicazione del contratto.
Quindi insistiamo sulla nostra proposta che, forse, alla luce del sole è solo nostra, ma che forse è anche nei pensieri di altri componenti del Consiglio regionale, i quali penso si rendano ben conto che tra l'applicazione del contratto e questa legge di recepimento ci possano stare molte, moltissime risoluzioni di questo problema.
In particolare, la risoluzione proposta da questa legge dà modo di mettere in luce delle anomalie e delle esagerazioni, al limite dell'impossibile, relativamente alla struttura organizzativa, funzionale e remunerativa del sistema della dirigenza che, almeno per quanto riguarda il nostro Gruppo, è fatto contro il quale pensiamo di sviluppare al massimo la nostra opposizione dentro e anche fuori da quest'aula.
Per questo conserviamo e proponiamo ai colleghi di votare questo ordine del giorno. Al momento, nessuno ha avanzato proposte di correzione del percorso in aula, a meno che io non fossi distratto.
Tuttavia, l'aula non è a conoscenza delle cose che ha detto l'Assessore Burzi.
Chiedo quindi - subito dopo la votazione dell'ordine del giorno - di far sapere all'aula, se è possibile, quello che l'Assessore Burzi ha detto si sta proponendo in altre sedi, in modo che anche su quella questione il nostro Gruppo possa avere contezza se, fatto l'ordine del giorno incominciamo dall'art. 1 e con gli emendamenti presentati dalla Giunta o altri, oppure se c'è un accordo assunto in altra sede per percorsi d'aula diversi che sono stati solamente citati, ma che imbarazzano il mio Gruppo.
Non avendo partecipato ad alcune riunioni dei Capigruppo (in quanto riunioni impropriamente tese a discutere problemi nel merito, anzich discutere semplicemente i punti da mettere all'ordine del giorno), non siamo a conoscenza di nulla, ma questo non vuol dire: se ci sono proposte di percorso alternative, l'aula venga in questo momento, senza ulteriori indugi, messa al corrente di come si intende gestire questa legge all'interno dei nostri lavori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questo ordine del giorno riprende una valutazione che ho avuto modo di esprimere in quest'aula durante la discussione generale. I colleghi di Rifondazione ripropongono una metodologia che mi pare estremamente corretta per progettare una legge utile sull'organizzazione del personale, nel senso che i colleghi ritengono, come avevo anch'io anticipato, che è importante, per organizzare l'Ente, tenere conto della legislazione più recente, in modo particolare delle leggi Bassanini (nn. 59 e 127), per quanto riguarda il trasferimento di deleghe e competenze agli Enti locali. Soltanto attraverso una valutazione di questo tipo è possibile stabilire qual è la dimensione più adeguata dell'Ente e qual è l'organizzazione più utile tenendo conto che è necessario anche trasferire dei dipendenti dalla Regione Piemonte agli Enti locali.
Mi sembra che questo dovrebbe essere il metodo più utile; noi avevamo anticipato, già qualche mese fa e non soltanto adesso, questa valutazione in Commissione. Insieme ad altri colleghi avevamo detto che probabilmente è bene applicare il contratto, fare un provvedimento stralcio e iniziare subito a lavorare tenendo conto delle modifiche legislative.
Quindi condividiamo questa impostazione, anche per sottrarsi ad eventuali rischi - non so se reali o meno - di illegittimità della decisione che assumeremo, perché probabilmente non sempre coerente nelle sue parti con le leggi Bassanini. Esprimo quindi un giudizio positivo su questo ordine del giorno presentato dai colleghi di Rifondazione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Noi abbiamo preso visione adesso dell'ordine del giorno dei colleghi di Rifondazione comunista e non c'è dubbio che nei primi tre capoversi si dicono delle cose che noi abbiamo già segnalato anche nel nostro intervento in aula durante la discussione generale, cioè le modifiche che sono intervenute (modifiche anche molto importanti) nel quadro legislativo soprattutto la grande esigenza che il ridisegno delle strutture e quindi anche la descrizione delle direzioni possa essere pesantemente modificata per cui può esserci una forte influenza da parte del disegno di delega della Regione Piemonte che indubbiamente dovrà accelerarsi. Abbiamo anche visto recentemente in Commissione un documento della Giunta in materia di deleghe.
Va detto tuttavia che noi abbiamo partecipato ad una conferenza di Capigruppo che non ritengo, Presidente, fosse clandestina, ma che fosse ufficiale nella quale abbiamo ascoltato una proposta. A questa proposta, in quella sede, essendo noi presenti, abbiamo aderito; bisogna adesso vedere se quella proposta permane, comunque noi abbiamo anche aderito al fatto che ci possa essere una revisione complessiva e anche successiva di tutto ci che attiene alle declaratorie. Pertanto, in attesa di comprendere qual è l'insieme delle proposte che verranno, noi per coerenza, rispetto a questo ordine del giorno, ci asterremo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea

Questo ordine del giorno richiama le nostre posizioni che abbiamo assunto in sede di dichiarazione complessiva di voto. Sarei contraddittorio con quello che ho cercato di dire, probabilmente non è stato tutto molto chiaro, ma a me pare di avere espresso delle forti critiche - delle forti critiche! - al testo di legge che è stato portato all'attenzione di quest'aula; di avere sottolineato questo aspetto di dicotomia tra una volontà di organizzazione complessiva dell'Ente e la non applicazione, per esempio, dell'aspetto delle deleghe o le recenti leggi che per semplicità chiamiamo, altrimenti rischiamo di sbagliare i numeri, leggi Bassanini.
Dette queste cose, però, almeno da parte del nostro Gruppo, abbiamo ritenuto esaustivo il lavoro di Commissione. Non ripeto anch'io qui la litania delle 39 riunioni, degli allegati e via dicendo; avevo terminato quel discorso dicendo che come Gruppo auspicavamo che la discussione su quei nodi ancora non risolti (vedi il numero delle direzioni regionali) potesse avvenire in aula e non in Commissione, perché non si può, a nostro parere, svalutare tutto il lavoro che nel corso di questi mesi è stato fatto in Commissione. Ci sono stati anche interventi che hanno detto che il testo è uscito tale e quale, io non ritengo invece che il testo sia entrato in Commissione e abbia pressoché mantenuto la sua veste in uscita, non è vero! E' stato profondamente trasformato; ci sono - non voglio ripetere l'intervento - quei tre nodi che diventano fondamentali.
Comunque noi su questo ordine del giorno ci asterremo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Noi ovviamente - dico ovviamente perché mi sembra implicito in tutti i nostri atteggiamenti e proposizioni dall'inizio del dibattito fino ad oggi voteremo contro questo ordine del giorno e riteniamo anche che dopo la votazione di questo documento, se l'esito sarà negativo da parte del Consiglio, si debba procedere subito all'esame dell'articolato.
Non sto ad elencare le motivazioni - mi sembra perfino superfluo - per le quali riteniamo che si debba iniziare l'esame in aula e non si debba più rinviare alla Commissione dove peraltro - lo abbiamo già detto la volta scorsa - in molti mesi, quasi venti, l'articolato è stato esaminato a fondo. Praticamente grosse discussioni di merito non ce ne sono state, se non su alcuni numeri ai quali faceva riferimento anche il collega Foco nell'intervento precedente e così via, per cui noi condividiamo il percorso che abbiamo ipotizzato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Signor Presidente, io sarò breve come il Capogruppo Gallarini. Devo dire però che in questo ordine del giorno, più che in altri, esiste esclusivamente una volontà dilatoria, inaccettabile! Non c'è mai stata almeno a mia memoria che ovviamente è breve, riferita soltanto agli ultimi due anni, una legge tanto discussa, sviscerata, anche modificata, come diceva il collega Foco prima. E non c'è mai stato un disegno di legge sul quale, così approfonditamente, la Giunta e i due Assessori che si sono succeduti, abbiano accolto istanze, suggerimenti, proposte da parte di tutte le minoranze. Un lavoro durato due anni, indipendentemente dal numero delle riunioni di Commissione, perché al di là e oltre le riunioni di Commissione c'era tutto il lavoro parallelo con le organizzazioni sindacali, con i rappresentanti dei lavoratori, con i dirigenti, con i funzionari, con i quadri, addirittura il colloquio poteva essere ad personam.
Tornare in Commissione su questo provvedimento non ha alcun senso.
Oltretutto non si tratta di una legge "normale"; è una legge che coinvolge la struttura di questa Regione, coinvolge i dipendenti e, a cascata, tutta la struttura a piramide, dritta o rovesciata che si voglia, tutta l'organizzazione del nostro impianto amministrativo più che politico.
Riportare in Commissione questa legge, oltre a non avere senso contribuisce soltanto a dilazionare, inspiegabilmente, i tempi e a danneggiare le legittime aspettative dei lavoratori. E' per questi motivi che noi la prendiamo come una normale posizione politica, in questo caso particolarmente provocatoria. In questo senso respingiamo la proposta e voteremo contro l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola pongo in votazione, per appello nominale, tale ordine del giorno, letto poc'anzi.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI' 8 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri si sono astenuti 10 Consiglieri L'ordine del giorno è respinto.



(Intervento del Consigliere Chiezzi fuori microfono: "Non ci sono novità nella procedura?")



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Burzi.



BURZI Angelo, Assessore al personale e sua organizzazione

Non credo che le cose dette confidenzialmente, come dice il Consigliere Chiezzi, fossero campate in aria; ho semplicemente riferito una parte dei discorsi avvenuti nella conferenza dei Capigruppo.



PRESIDENTE

ART. 1 E' aperta la discussione generale sull'articolato.
La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Una breve considerazione rispetto al punto precedente. Prendo atto che se noi proponiamo di ritornare in Commissione, facciamo un'opera dilatoria se invece ad un certo punto ci sarà una proposta di creare un comitato di saggi per affrontare uno stralcio della legge, quello non sarà dilatorio sarà un'opera meritoria che tende ad accelerare i lavori! Credo, invece che offrire dei percorsi lineari sia veramente il modo meno dilatorio. Tra l'altro la proposta illustrata non è nuova: se fosse stata accolta molti mesi fa avrebbe risolto una parte dei problemi.
L'art. 1 è uno degli articoli fondamentali di questa legge, perch permette di illustrare un elemento fondamentale, molto utilizzato dal Consigliere Gallarini nel corso del suo intervento nell'altra seduta di Consiglio.
Avendo partecipato a tutte le riunioni in cui la legge è stata discussa, so che ha subito delle modifiche, le ho anche illustrate, siamo passati da 65 articoli a 50.
Malgrado tutte le discussioni avvenute, ritengo che la legge mantenga la stessa logica negativa; l'art. 1 ci permette di capire quale non è la logica della legge. Questa legge si basa non su un rapporto con la realtà ma parte dalla struttura medesima, da come uno definisce la piramide mentre noi riteniamo che la legge vada inserita nella realtà concreta in cui si trova ad operare. Ed è per questo che l'applicazione delle deleghe è un problema fondamentale, applicazione non voluta e quindi si mantiene l'astrazione di questa proposta di riforma della struttura. Si è voluto mantenere, rendere opaco, non trasparente questo meccanismo. Se si applicasse la delega dell'agricoltura, e si applicasse integralmente come hanno fatto una serie di Regioni, parecchie delle pagine dell'allegato A) C) e B) scomparirebbero.
In quest'aula tutti dicono che la Regione non deve occuparsi solo dell'amministrativo, deve avere soprattutto una funzione di programmazione e legiferazione. Le deleghe sono un momento in cui questi aspetti si affrontano concretamente; pertanto tutte le funzioni inerenti l'amministrativo che si possono delegare bisogna delegarle, e soffermarsi invece, più sulla programmazione e sull'attività legislativa. Però se si fanno delle scelte di questo tipo la struttura si modifica, non è più la stessa.
Il non aver voluto occuparci delle deleghe - il tempo c'era, sono ormai passati due anni dalla nascita di questa Giunta - vuol dire aver voluto portare avanti questo provvedimento, scollegandolo concretamente dalla realtà. E' questo un tipo di coerenza che non apprezzo; sarà coerente con il disegno originale, ma essere fieri di questa coerenza, pervicace nel non voler inserire la struttura nella realtà, credo sia un elemento negativo.
Altro elemento di astrusità; nelle finalità non possono non essere inserite le revisioni legislative sopravvenute a livello nazionale. "Due anni fa non c'erano": va bene, siamo due anni dopo, sono nuove leggi dello Stato. E' indispensabile - questo quanto proporremo in alcuni nostri emendamenti - inserire il disegno di legge in questione nel nuovo quadro di riferimento; non inserire parti significative di tale nuovo contesto fa sì che la legge sia monca e quindi nasca già con la necessità di essere immediatamente ritoccata.
Entrambe le leggi cosiddette Bassanini, sia quella relativa alle deleghe sia quella contenente misure urgenti di snellimento delle attività amministrative e dei procedimenti di decisione e di controllo, devono far parte del quadro di riferimento delle finalità cui tende la legge.
Viene proposto "si farà in un secondo momento". Questo significherebbe però, che il lavoro svolto finora si deve riprendere. E questo vale anche per altri riferimenti di quadro legislativo - che noi ricordiamo negli emendamenti.
Ripeto: quello in discussione è uno degli articoli fondamentali da questo punto di vista, poiché permette, più di altri, di far rilevare l'astrattezza della proposta di legge, in qualche modo autoreferente rispetto alla Regione, e che parte semplicemente dall'esigenza della Giunta di disegnare una struttura che le sia in qualche modo vicina e serva maggiormente la maggioranza che non il Piemonte.
E' questo un modo miope di governare: una riforma della struttura non deve guardare a questa o quella maggioranza, ma all'operatività della struttura medesima, a quanto deve essere fatto.
Occorre subordinare all'entrata in vigore della legge il fatto che le deleghe ci siano, diversamente si tratterà di struttura che non ha senso d'essere.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Grazie, Presidente. L'articolo in discussione, l'art. 1, relativo alla proposta di legge sul personale regionale - testo di legge lacunoso sbagliato, che arriva in aula dopo due anni di discussione in Commissione è un articolo certamente non consono al ruolo istituzionale importante del Piemonte, in Italia e in Europa.
Vi sono forti critiche anche da parte del personale, poiché questo primo articolo premia gli alti dirigenti e penalizza i medi e i bassi livelli; occorre quindi tenere assolutamente conto della legge Bassanini delle ripercussioni che questa legge comporta e delle deleghe che rappresentano una modifica sostanziale del ruolo dell'ente Regione portandolo a ruolo programmatorio.
E' questo un fatto politico sostanziale e nuovo, ma né la legge n l'articolo in discussione lo prevedono.
Si deve tener conto dei trasferimenti dei dipendenti dalla Regione agli Enti locali e viceversa; si deve considerare la gravità dei contratti privati e delle consulenze assai costose, sia interne sia esterne.
Se si applicano le deleghe scompaiono gli allegati, si modificano sostanzialmente le strutture organizzative della Regione. Tutto questo è un fatto nuovo, importante, assolutamente non contemplato in questo articolato.
Come abbiamo già detto, bisognerebbe sospendere la discussione e ritirarne il testo per ridiscuterlo in Commissione, per un ampio e approfondito dibattito e per una nuova legge, più corretta ed equa sul personale della Regione, sia centrale sia periferico, dislocato in tutte le Province. Infatti, non sempre c'è uguale trattamento - occorrerebbe aprire una parentesi e approfondire maggiormente anche questa questione.
Concludo il mio breve intervento sull'articolato, sostenendo ancora una volta che andrebbe sostanzialmente e correttamente modificato.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Sull'articolo in discussione riteniamo opportuno, come Gruppo, fare qualche breve riflessione. L'articolo, infatti, fatte salve le finalità che possono essere di per se stesse condivisibili, mette tuttavia in evidenza le grandi carenze strutturali del testo di legge. L'articolo non consente di avere, per quanto attiene all'organizzazione della Regione Piemonte, il quadro di riferimento.
L'articolo contiene, indubbiamente, delle premesse che possono essere condivise, quali la finalità di accrescere l'efficienza del sistema organizzativo regionale, la capacità d'innovazione, la competitività del sistema organizzativo, l'assicurazione dell'economicità, la razionalizzazione del costo del lavoro del personale, nonché la parte inerente al rapporto pubblico-privato. Tuttavia, fatte tali enunciazioni ciò che manca è l'impalcatura generale di riferimento.
Non esiste alcun accenno alle deleghe; il che, indubbiamente, non pu consentire un'adeguata rispondenza del provvedimento alle esigenze e all'impalcatura organizzativa e di finalità delle autonomie locali: non esiste alcun riferimento alle importantissime normative intervenute da parte dei "Bassanini".
Inoltre, dagli articoli che seguono, soprattutto da alcuni che scorreremo abbastanza rapidamente, tutte queste finalità di razionalizzazione, di efficienza, ecc. vengono in qualche modo smentite dall'organizzazione della struttura del personale, soprattutto nella sua parte dirigente, che questo disegno di legge si dà.
E' per questi motivi che in apertura della discussione sull'articolato abbiamo voluto riproporre alcune delle più importanti questioni che fanno sì che la nostra valutazione, il nostro giudizio, sia straordinariamente critico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

L'articolo, così come formulato, non può che essere condiviso, perch contiene obiettivi di grande qualità. Obiettivi di carattere generale che quindi non possono che essere condivisi: sono quelli richiamati dalle leggi citate nel testo - non tutte, chiaramente, anche se qualcuno ha sostenuto dovessero essere citate le leggi n. 59 e n. 127, giunte dopo l'approvazione in sede di Commissione di questo art. 1.
Articolo dunque condivisibile, ma incoerente con le scelte fatte in quelli successivi.
Il riferimento al decentramento mi pare abbastanza evidente, in coerenza anche all'altro criterio di carattere generale, relativo all'imparzialità: obiettivo condivisibile nella pubblica amministrazione ma che non so se perfettamente coerente con le modalità con cui alcune scelte vengono indicate. Penso al ricorso agli esterni per ricoprire ruoli dirigenti: questo principio d'imparzialità non so fino a che punto sia coerente.
Altro obiettivo condivisibile quello del punto d): contenimento della spesa complessiva. Siamo davvero certi che questa nuova organizzazione porti ad un contenimento della spesa complessiva? E come si pone questo problema della riduzione della spesa con l'aumento delle consulenze? Si pu anche ridurre la spesa complessiva, ma si possono aumentare le consulenze che normalmente sono più costose dei costi che l'Amministrazione sostiene invece, svolgendole all'interno delle competenze.
Quindi notiamo che questi principi sono condivisibili, non coerenti con le scelte fatte negli articoli successivi. Votiamo l'articolo perché le finalità sono condivisibili, ma notiamo che subito dopo, a partire dall'art. 6 in poi, questa incoerenza è forte. Colgo questa occasione per invitare il Presidente del Consiglio ad esplicitare in termini chiari, e lo dico anche all'Assessore al Personale Burzi, riguardo le questioni poste nell'ordine del giorno precedente, e che sono poste anche adesso in questo art. 1, se la maggioranza e la Giunta sono totalmente insensibili alle novità introdotte dalla legge Bassanini. A me pare di no.
Nella riunione dei Capigruppo questa valutazione è stata fatta ed è stata anche esplicitata un'opinione da parte della maggioranza, che in qualche maniera affronta questo problema. Io mi chiedo se non sia utile fin da questo momento, esplicitare chiaramente in Commissione una modalità con la quale affrontare questo problema, finora accantonato. Credo che sia utile per la discussione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie Presidente. Quello che stupisce in questo articolo, che per molti aspetti viene criticato anche da parte di coloro che lo voteranno, è la datazione dell'articolo stesso. Noi possiamo vedere che i riferimenti legislativi di carattere nazionale che vengono invocati a coerenza e a sostegno di un'impalcatura che dà un po' il "la" a tutta la legge, sono riferimenti che si fermano agli anni '90, '92 e '93. Non ci sono altri riferimenti legislativi.
Pare che questa legge, pur con un percorso durato negli anni, non sia stata capace di stare al passo coi tempi: i decreti Bassanini non sono dei provvedimenti di poco conto né dal punto di vista della modificazione all'impianto statuale che hanno determinato, né dal punto di vista delle moltissime indicazioni di comportamento e organizzative che hanno prodotto nei confronti dell'universo degli Enti locali, dai Comuni alle Province alle Regioni, all'apparato dello Stato.
I decreti Bassanini sono stati un momento di riforma che, a mio parere merita la qualificazione di "strutturale". Non sono state correzioni che hanno fluidificato un apparato amministrativo-burocratico un po' anchilosato, che hanno considerato lo status quo inamovibile e hanno cercato di rendere un po' meno farraginose alcune procedure: i decreti Bassanini hanno rivoltato il nostro modo d'essere dell'organizzazione degli Enti locali, hanno rivoltato il rapporto, per certi versi, tra diritti e doveri dei dipendenti pubblici e diritti e doveri dei cittadini. Sono stati un inserimento macroscopico importante e strutturalmente innovatore del modo d'essere della Pubblica Amministrazione. Quando dico queste cose non le dico assegnando a tutte le novità introdotte dai decreti Bassanini il valore positivo. Anzi, alcune di queste modifiche, a mio modo di vedere hanno un segno negativo marcato più volte e di grande pericolosità. Ma, a parte il giudizio di merito che possiamo dare sulle modifiche che i decreti Bassanini hanno avuto, di certo non possiamo dire che non hanno modificato anche in minima parte, la struttura attuale dell'Amministrazione Pubblica.
E' stata una grossissima modificazione.
Allora stupisce che, dopo due anni di percorso, questa maggioranza si presenti in quest'aula con una legge che ha un articolo nel quale non si fa cenno alle grosse novità legislative di carattere nazionale che stanno sul tappeto ormai da qualche mese. Questo articolo assolutamente le ignora.
Questo è un fatto che dal punto di vista politico dimostra un'insipienza di questa maggioranza, una disattenzione.
Vedevo che l'Assessore Burzi di fronte all'osservazione del collega Saitta sull'importanza dei decreti Bassanini faceva ampi cenni di assenso con la testa; certo nessuno può immaginare, a meno che non scambi quest'aula per una palestra, di avere disattenzione nei confronti dell'importanza dei decreti Bassanini. Però quei cenni della testa dovrebbero in qualche modo tradursi con un ripensamento dell'impianto di questo articolo, che non può proporsi come legge attuale dal momento in cui si ferma al 1993, al decreto legislativo 3 febbraio 1993 o alla legge 421/1992 o alla legge 142/1990, quando cerca di agganciarsi e di allacciarsi razionalmente in modo propulsivo, per andare oltre, qualificare il ruolo delle Regioni alle legislazioni di carattere nazionale. Questo è uno degli elementi di sofferenza, che salta immediatamente all'occhio, di questo impianto.
Condivido le osservazioni che sono state fatte dai colleghi che mi hanno preceduto, ad esempio dalla collega Spagnuolo che ha messo in luce, a ragione, delle carenze strutturali che già questo articolo indica, carenze nel collegamento stesso di alcune proposizioni che vi sono contenute. Si tratta di cose talmente condivisibili, buone e giuste, "lavoriamo con efficienza, con efficacia, con economicità, tutti facciamo il bene della Regione e di tutti quanti", per cui da un certo punto di vista, in astratto, la genericità di queste affermazioni è tale che possono essere soddisfatte benissimo. Però i colleghi, specialmente la collega Spagnuolo e Saitta, hanno messo in luce che, tra queste affermazioni e tutto l'impianto successivo, ci sono delle sofferenze e delle incongruenze. Secondo il mio gruppo e quanto detto da Papandrea all'inizio, se queste critiche vengono svolte anche da altri gruppi che pure, per altri versi, sottolineano aspetti positivi di questo articolo, rimane che insieme a tutte queste carenze fin dal primo articolo manca quell'ottica che noi chiediamo venga rimessa con i piedi e la testa al suo posto, quell'ottica che fa dell'organizzazione funzionale degli uffici della Regione, non una finalità a se stessa, ma uno strumento utile per conseguire degli obiettivi di governo del territorio. Manca tutto questo.
Questa indicazione dell'art. 1 probabilmente può essere scritta per qualunque Amministrazione di qualunque luogo del mondo, per qualunque tipo di società, ma lascia il tempo che trova.
La Regione, che nell'ambito del processo di riforma costituzionale intende assumere un ampio e qualificato ruolo, penso che dovrebbe fare qualcosa in più: un'analisi della realtà, un'analisi dei rapporti, talvolta anche critici, che in questi 27 anni si sono sviluppati tra la Regione e il resto degli Enti locali. Un articolo che nelle sue finalità dichiari esplicitamente, tra le finalità principali, quella di rispondere al dettato costituzionale, che spero venga riconfermato, anzi accentuato: la Regione non nasce per amministrare, ma nasce per funzioni di alta programmazione alta pianificazione ed indirizzo.
Tutto questo deve avere un rilievo nei contenuti dell'art. 1 di questa legge nei confronti dell'organizzazione del personale. Non si pu immaginare un'organizzazione del personale purché sia, dopodiché questo personale può fare solo deliberazioni, così come può fare qualunque Ente locale.
Se la programmazione e la pianificazione sono punti fondamentali della Regione Piemonte, ne va da sé che anche in questo articolo dovrebbero esserci questi requisiti che, viceversa, non si trovano. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea

Signor Presidente, nel momento in cui iniziamo la discussione della legge affrontiamo subito quello che è l'articolo cardine, che dovrebbe raccogliere in sé il senso della legge.
Cerco di ricordare il lavoro che è stato fatto in Commissione; non è facile, quindi mi scuso per omissioni o travisamenti della verità, ma vi posso assicurare che lo faccio in buona fede.
Ricordo che la Commissione ha lavorato con estrema attenzione su questo articolo, cercando di raccogliere anche gli aspetti ovvi, tipo il rispetto delle leggi, che abbiamo cercato di citare e quindi di elencare tutte anche se magari non ce n'era bisogno, proprio perché volevamo che questo articolo raccogliesse tutti gli aspetti di chiarezza.
Così anche le enunciazioni. Se è vero che possono correre il rischio come sempre succede, di essere generiche, nel testo di una legge acquisiscono un loro valore ed una loro rilevanza.
Quindi, se attento è stato il lavoro attorno a questi aspetti, non posso dimenticare che il nodo della discussione e dello scontro non era tanto all'interno del testo, ma era determinato dal rischio che si correva perché nel momento in cui ragionavamo di queste cose - lo dico per l'ennesima volta - non avevamo chiaro il quadro delle deleghe.
Infatti, su questo articolo ci siamo fermati moltissimo, c'è stata interruzione, siamo poi ritornati, abbiamo analizzato comma per comma proprio perché a nostro parere rischiavamo davvero di lavorare senza che la Commissione potesse avere effettivamente chiaro cosa volevamo costruire e come volevamo impostare quel discorso complessivo della riorganizzazione dell'Ente.
Questo è uno dei nodi che permangono: non possiamo girargli attorno Assessore. Allora eravamo in difficoltà, abbiamo superato l'art. 1 e siamo andati a quelli successivi, però questo nodo lo portiamo ancora dietro. E' un nodo irrisolto che ci mette in forti difficoltà.
Non vorrei ritornare su quello che rappresenta un altro nodo fondamentale, cioè le direzioni generali, però sappiamo che il loro numero può oscillare a seconda delle deleghe, del tipo di deleghe e del modo in cui vengono assegnate.
Non vorrei farla lunga più di tanto perché - lo torno a ripetere per l'ennesima volta - il contributo che il nostro Gruppo vuole portare è di chiarezza, di espressione delle nostre idee, non perché restino agli atti ma perché insieme si cerchi di superare questi nodi.
Dicevo, Assessore, il fatto che questa intelaiatura sia precedente alle leggi promulgate dal Ministro Bassanini, aumenta quel tipo di carenza.
Non voglio sottolineare ulteriormente questi aspetti perché rischio di essere ripetitivo, ma effettivamente è con l'art. 1 che affrontiamo il primo nodo di questa legge.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Foco.
La parola al Consigliere Dutto.



DUTTO Claudio

Grazie, Presidente. Solo per dire che, per quanto riguarda l'art. 1 di questa legge, le finalità ivi elencate non possono che essere condivise dal nostro Gruppo.
Quello che però facciamo notare è che queste finalità logiche razionali, direi anche un pochettino attuali, futuriste perfino, non trovano poi il riscontro negli articoli successivi o trovano un riscontro completamente sfalsato. Infatti, è giustissimo integrare gradualmente la disciplina del lavoro pubblico con quella del lavoro privato, ma questo non lo si ottiene assumendo una quarantina di manager dall'esterno, con contratto privato. Dovrebbe essere un lavoro ben diverso.
Certamente queste finalità, queste enunciazioni, come dicevo, non possono che essere condivisibili.
In effetti, come avevo già detto sulla legge in generale, notiamo che anche questo articolo non è al passo con i tempi relativamente alle evoluzioni in materia legislativa: cioè, per dirla in parole povere, non tiene conto dei nuovi decreti Bassanini.
Comunque, per quanto riguarda il nostro Gruppo, eccezionalmente, daremo un voto favorevole, ma solamente a questo articolo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

L'art. 1 è quello che definisce le finalità della legge e già molti Consiglieri hanno sottolineato come questo articolo sia in contraddizione con gli articoli successivi, che invece tentano di individuare degli strumenti attuativi nel modo di organizzare la struttura regionale.
Prima di sottolineare e fare alcune considerazioni, vorrei proprio leggere questo articolo, per informare anche i Consiglieri che non vi abbiano fatto attenzione o non sono stati in Commissione.
L'art. 1 - che, ripeto, definisce le finalità - inizia dicendo: "La presente legge disciplina l'organizzazione degli uffici e i rapporti di lavoro e di impiego alle dipendenze della Regione, con l'obiettivo di migliorare l'efficienza e l'efficacia dell'azione amministrativa, secondo i principi di imparzialità, di pubblicità, di trasparenza, di economicità ed al fine di garantire la più ampia tutela degli interessi pubblici e dei diritti dei cittadini anche in attuazione dei principi di decentramento delle funzioni stabiliti dall'art. 3 della legge 8 giugno 1990, n. 142 (Ordinamento delle autonomie locali)...".
Già in questo primo comma, non viene assolutamente citato in alcun modo il nuovo decreto e comunque tutta l'evoluzione che le leggi Bassanini hanno avuto in tema di organizzazione dello Stato e di conseguenza delle Regioni e di tutti gli Enti locali.
Il comma 2, poi, recita: "La presente legge si propone, in armonia con i principi fissati dalla legge 23 ottobre 1992, n. 421 (Delega al Governo per la razionalizzazione e la revisione delle discipline in materia di sanità di pubblico impiego, di previdenza e di finanza territoriale) e dal decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29 (Razionalizzazione dell'organizzazione delle amministrazioni pubbliche e revisione della disciplina in materia di pubblico impiego, a norma dell'art. 2 della legge 23 ottobre 1992, n. 421) di (e qui elenca una serie di punti che dovrebbero essere gli obiettivi che questa legge, partorita dalla Commissione dopo due anni, dovrebbe proporsi di attuare con gli strumenti che a seguito elenca): a) accrescere l'efficienza del sistema organizzativo regionale per il migliore soddisfacimento dei bisogni del cittadino b) accrescere la capacità di innovazione e la competitività del sistema organizzativo regionale anche al fine di favorire l'integrazione con altre Regioni europee c) assicurare l'economicità, speditezza e rispondenza al pubblico interesse dell'azione amministrativa d) razionalizzare il costo del lavoro del personale contenendone la spesa complessiva, diretta ed indiretta, entro i vincoli della finanza pubblica e) integrare gradualmente la disciplina del lavoro pubblico con quella del lavoro privato".
Con questo articolo si fa una serie di enunciazioni, si fissano degli obiettivi ben precisi che però, già di per sé, lasciano un po' di dubbi rispetto all'evolversi della legge e degli articoli successivi.
Al primo comma si parla di "trasparenza, di economicità". La stessa economicità viene ripresa al punto c) degli obiettivi. Non si capisce bene come venga raggiunta questa economicità attraverso una riorganizzazione della struttura regionale che invece prevede un numero molto alto di consulenze esterne, un numero molto alto di dirigenze rispetto ad una pianta organica, quale quella regionale, che certamente non è una delle più alte rispetto al nostro territorio nazionale.
Paradossalmente, altre Regioni con una pianta organica molto più alta (penso alla Regione Lombardia) hanno un numero di dirigenze assai più basse rispetto a quelle previste in questo disegno di legge.
Inoltre, al punto a) - quindi come primo punto, sostanzialmente come uno dei punti prioritari tra gli obiettivi che vengono definiti nelle finalità - si dice "di accrescere l'efficienza del sistema organizzativo regionale per il soddisfacimento dei bisogni del cittadino".
E' vero che le leggi spesso riprendono dei principi fondamentali senza quasi mai, di conseguenza, far corrispondere i relativi strumenti attuativi, ma non riesco a capire come si possa raggiungere "un miglior soddisfacimento dei bisogni dei cittadini" con questo modo di organizzare la struttura regionale.
Questo articolo dà sostanzialmente l'idea di come questa legge sia assolutamente sfalsata, di come sia un disegno di legge illogico irrazionale e non corrispondente alle necessità, innanzitutto di sburocratizzazione e di migliore efficienza ed efficacia amministrativa della Regione, ma anche rispetto alle aspettative complessive dell'organico e del personale di questa Regione (anche se non direttamente per quanto riguarda i dirigenti). L'art. 1 è dunque una falsità rispetto ai conseguenti articoli che individuano tutt'altri strumenti per poter attuare queste finalità.
Si tratta di un esempio di burocrazia, di strutture e sovrastrutture, e stupisce che questa legge si inserisca nel quadro di un governo regionale e di una Giunta che, già all'inizio, aveva innescato come una delle sue parole d'ordine più importanti, come uno dei suoi obiettivi più importanti quello della sburocratizzazione e della trasparenza.
Non credo che questo disegno di legge possa invitare ad una sburocratizzazione o avviare o annunciare una sburocratizzazione dell'Ente e neppure, per come è stato costruito e per gli strumenti attuativi e di organizzazione che sono stati individuati, può credere di poter migliorare l'efficienza e l'efficacia amministrativa.
Sono molti i punti critici che noi individuiamo in questa legge e in questo lungo dibattito avremo ancora modo di sottolinearli.
Crediamo che siano molti gli elementi negativi: aumento delle consulenze esterne, assoluta inadeguatezza rispetto alle aspettative amministrative, ma anche del personale dipendente e troppe dirigenze.
Questa proposta di legge, inoltre, non solo non cita la legge Bassanini e tutte le evoluzioni legislative che hanno toccato a stravolto, in un certo senso, l'organizzazione dello Stato ed in particolare degli Enti locali e delle Regioni, ma non annuncia e non approfondisce l'esigenza vera, che invece c'era, cioè l'esigenza di ridisegnare la struttura regionale e l'organizzazione regionale attraverso i criteri che paradossalmente sono inseriti nel comma 2 dell'art. 1, ma che altrettanto paradossalmente non potranno essere realizzati mai con gli strumenti ed il percorso individuati in questo disegno di legge dagli articoli successivi.



PRESIDENTE

Gli interventi sono terminati.
L'Assessore vuole rispondere? No.
Passiamo pertanto all'esame degli emendamenti.
ART. 1 1) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti: Il comma 1 dell'art. 1 (Finalità) è così sostituito: "La presente legge disciplina l'organizzazione degli uffici e i rapporti di lavoro e di impiego alle dipendenze della Regione con l'obiettivo di aumentarne l'efficienza e l'efficacia dell'azione amministrativa, secondo i principi di imparzialità, di pubblicità, di trasparenza, di economicità ed al fine di garantire la più ampia tutela degli interessi pubblici e dei diritti dei cittadini anche in attuazione dei principi di decentramento delle funzioni stabilite dall'art. 3 della Legge 8 giugno 1990, n. 142".
La parola al Consigliere Papandrea per l'illustrazione.



PAPANDREA Rocco

Già nel dibattito generale è emerso come occorra in questa parte definire le modalità: si possono definire in modo più ampio e preciso di quanto detto qui. Noi introduciamo degli elementi di definizione più precisa rispetto a quanto contenuto, parliamo appunto non di una generica migliore efficienza, ma intendiamo una superiore efficienza, attribuendogli anche una caratteristica, perché altrimenti riteniamo che ci sia genericità. D'altro canto occorre dire che questo primo articolo, in cui tra l'altro vanno inseriti i nuovi riferimenti, rischia di essere - l'hanno già detto altri - un articolo falso se rapportato all'insieme della legge.
Quindi credo che con questo primo emendamento cominci un lavoro di miglioramento per cercare di superare questo pericolo di falsità, perché si dicono delle cose genericamente corrette, ma poi smentite dal modo in cui viene applicata la legge.
Come può essere più efficace ed efficiente una struttura quando è una struttura che non sa come operare, quando non ha come riferimento le cose che concretamente deve svolgere? Affrontare il primo articolo in modo non globale vuol dire che noi leggiamo questo articolo e possiamo dire "bell'articolo", però poi se lo leggiamo nel contesto della legge non è così. Così come io non vedo la trasparenza, nel senso che la trasparenza è affermata, ma poi è negata nel modo in cui viene definita. Tra l'altro questo problema bisognerebbe anche porselo: quando nei primi articoli di una legge si affermano dei principi si dovrebbe anche capire, negli articoli successivi, come renderli coerenti con gli articoli già approvati.
Nei primi articoli si fa riferimento ad una progressiva assimilazione del rapporto di lavoro privato con quello pubblico; questa legge invece fa il contrario! Occorre precisare che questa legge fa il contrario di quello che afferma! Legifica, non delegifica! Nel lavoro privato lo strumento principe è il contratto di lavoro! E' vero che il contratto di lavoro ha un riconoscimento di legge, però è quello lo strumento principe. Le leggi sono una tutela ulteriore, una tutela minima che i lavoratori hanno rispetto alle loro condizioni, ma è il contratto che norma, mentre qui abbiamo avuto nel corso della discussione tutta una serie di legificazioni che non esistevano e su temi che sono di natura squisitamente contrattuale.
Quando si parla della trasparenza di una legge bisogna considerare anche queste cose. Questa legge non è trasparente, non è razionale, perch nel suo stesso corso nega queste premesse! Con i nostri emendamenti, cerchiamo di rendere molto più corposo questo primo articolo, inserendo elementi che tendono a precisare e a limitare questo aspetto di contraddizione e di non congruità tra i primi articoli e quelli successivi. Rimane però quell'aspetto che ricordavo prima, cioè che il quadro definitivo si può avere valutando tutto il contesto della legge.
Quindi anche i criteri di economicità bisognerà vederli quando si parlerà concretamente di quegli aspetti; non ci si può sentire la coscienza a posto solo perché si sono inseriti nel primo articolo e in quelli successivi ce ne "freghiamo"! No, gli articoli devono avere un livello di coerenza e la prima coerenza che noi richiamiamo è quella di una maggiore precisione nel definire le cose: il quadro di riferimento normativo deve essere aggiornato al momento in cui la legge stessa viene varata, altrimenti il rischio che possa essere impugnata, o comunque bloccata, è concreto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Il progetto di legge, molto importante, sul personale della Regione come è già stato detto - ha avuto due anni di discussione in Commissione.
E' un testo di legge lacunoso, sbagliato, burocratico, perché non contempla tutte le finalità e gli obiettivi annunciati in premessa vanificati poi nell'articolato.
Occorre tenere conto delle leggi Bassanini, delle deleghe che comportano e quindi la conseguente modifica sostanziale del ruolo istituzionale e legislativo dell'ente regionale, di cui non si vede traccia nel testo di legge. Un ruolo istituzionale importante, quello della Regione, di programmazione e quindi diverso dall'attuale, per cui anche il ruolo dei pubblici dipendenti diventa poi complesso e qualificante, perch si modifica l'organizzazione dell'Ente Regione. Dimenticare questo è un fatto politico grave che dimostra l'incapacità della maggioranza e dell'esecutivo anche rispetto alle altre Regioni italiane che invece hanno già legiferato diversamente e qualificato maggiormente i propri dipendenti.
Vi sono delle gravi incongruenze nell'ambito del progetto di legge e in particolare in questo primo articolo, per cui il nostro emendamento cerca di modificare e correggere l'impostazione di questa legge sul personale che, come ho già detto in premessa, è lacunosa, imprecisa e penalizza i lavoratori inquadrati nei bassi e medi livelli che sono invece l'ossatura importante di questa Regione.
Il nostro emendamento tende a rendere più positivo questo articolo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Questo nostro emendamento è il primo di una serie di emendamenti al comma 1 dell'art. 1, attraverso i quali noi tendiamo a sottolineare come questo articolo risulti assolutamente in contraddizione con i percorsi che vengono individuati nei successivi articoli di questo disegno di legge.
L'art. 1 individua delle finalità ben precise, dei principi in parte condivisibili, ma che non trovano la loro corrispondenza e la loro attuazione con i percorsi che vengono individuati. Viene individuato infatti, un percorso diverso e falsato rispetto ad un'esigenza di sburocratizzazione; vengono individuate moltissime direzioni regionali non superiori a 42; viene individuata una grande necessità di consulenze esterne; non vengono in alcun modo date risposte ai dipendenti regionali con livelli bassi, che, però, hanno le stesse capacità, gli stessi presupposti per poter anche loro avere delle soddisfazioni, per poter realizzare le aspettative attraverso questo disegno di legge.
In realtà il disegno di legge in esame è assolutamente vecchio, non è l'espressione di un nuovo modo di organizzare l'apparato amministrativo.
Si tende, infatti, ad incentivare, a premiare i grandi dirigenti mentre non si danno strumenti di sbocco a coloro che grandi dirigenti non sono e che spesso non potranno diventarlo.
Rispetto a questa generale incomprensione di come questi principi, che sono condivisibili, possano attuarsi con degli strumenti invece assolutamente diversi che vengono individuati negli articoli successivi della legge, noi tenteremo di sottolinearne l'importanza attraverso i nostri emendamenti.
Sottolineiamo come questa proposta di legge vada ridiscussa in alcuni punti, in quanto l'impianto generale della legge non è cambiato, anzi, ci sono degli elementi che la rendono pessima.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Iniziamo la critica su questa legge con una serie di emendamenti che si occuperanno di aspetti di carattere sia generale sia particolare di questo importante articolo sulle finalità della legge.
Fissando le finalità generali, se coerenza deve esserci, gli articoli seguenti dovranno ritrovare, negli elementi contenuti nell'art. 1, un sostegno, una razionalità al loro impianto.
Purtroppo certi aspetti di queste finalità, e anche di questa legge, è difficile manovrarli e correggerli con emendamenti singoli. Ci rendiamo ben conto della limitatezza di campo e di forza di questo strumento che, anche con questi limiti, cerchiamo di utilizzare per rappresentare le modificazioni che chiediamo vengano inserite in questa legge.
Un fatto particolarmente difficile da correggere all'interno del quadro normativo proposto è senz'altro quello dello sforamento dei principi normativi della legge nei confronti di altri principi normativi che dovrebbero vivere la loro autonomia, cioè quei principi normativi che derivano dalla contrattazione nazionale di lavoro.
La proclamazione, un po' ideologica, fatta all'inizio della legislatura da questa Giunta regionale era di un'immediata riorganizzazione del personale tesa a sburocratizzare l'attività dell'ente, a snellire le procedure e a ridurre il campo d'azione delle leggi, la loro cogenza, la loro invasività all'interno della vita civile. Vi era, da parte del programma di governo della Giunta regionale, l'intenzione di fare leggi meno complicate, personale più efficiente, ma, come ricordava prima il compagno Papandrea, questa legge, per certi aspetti potrebbe addirittura essere un contratto di lavoro.
Questo è proprio il contrario di quello che voi avete dichiarato e di quello che anche molti di noi si aspettavano. Quindi si tratta di una legge che non limita la burocrazia, ma estende la propria volontà di normare aspetti, procedure, rapporti di lavoro, criteri, al di là di quanto, forse anche un convinto assertore della necessità di predisporre corpi legislativi, molto complessi, molto minuti che vanno a determinare normative di comportamento e aspetti particolari, potrebbe fare. Nella passata legislatura più volte si è sentita la necessità di sottrarre alla forza e complessità di un disegno di legge aspetti che in modo molto più elastico e tempestivo, possono essere assegnati ad altri strumenti come quelli di carattere regolamentare.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Burzi.



BURZI Angelo, Assessore al personale e sua organizzazione

La Giunta è contraria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea che interviene per dichiarazione di voto.



PAPANDREA Rocco

Ci rammarichiamo del voto contrario della Giunta. Si tratta di emendamenti che la Giunta poteva anche accogliere, in quanto non inficiano troppo il corpo della legge.
Si tratta di una legge importante, se viene varata in questo modo, con degli effetti duraturi e nefasti per la Regione e per i cittadini piemontesi.
Ed e' per questo che noi vogliamo, in questo primo articolo inerente le finalità, sottolineare la pericolosità della legge e non solo dell'articolo stesso. In ottemperanza al problema della trasparenza questa legge dovrebbe interessare l'opinione pubblica; conosciamo tutti le lamentele dei cittadini sull'inefficienza della Regione. La discussione di una legge sul come riorganizzare la Regione è bene che venga seguita con maggior attenzione da parte dell'opinione pubblica e, mi auguro, anche dei media che non vedo, ma che speriamo in qualche modo si accorgano della discussione in corso.
La riorganizzazione della Regione credo possa essere interessante per i cittadini, in modo da verificare se viene fatto quanto ripetuto in più occasioni: se la Regione sta spendendo meglio e di più o se sta spendendo meno e peggio, magari sprecando risorse. Se sta facendo sì che il quadro di riferimento assunto recepisca gli elementi di semplificazione inseriti nel contesto della legislazione nazionale oppure se si moltiplica il numero di uffici cui rivolgersi per avere delle informazioni.
Nel corso dell'illustrazione sia dell'articolo sia - ora - degli emendamenti, abbiamo fatto presente al Consiglio queste nostre preoccupazioni. In particolare, ci poniamo il problema di far sì che i lavori in aula diventino un punto di riferimento, di informazione e di discussione, anche in funzione del fatto che non è stato accolto il tipo di percorso che avevamo suggerito pregiudizialmente al passaggio ai voti.
Mi rendo conto che parte di coloro che ci ascoltano, funzionari e dipendenti regionali, vivono la cosa in modo più contraddittorio; c'è infatti un aspetto concreto della legge della riorganizzazione che ha a che fare non solo con aspetti puramente normativi, ma anche con il loro lavoro con le loro capacità di operare, di poter intervenire in questo miglioramento dell'efficacia dell'azione della Regione, sia legislativa sia operativa.
Il nostro giudizio è globalmente negativo; siamo convinti che se passasse questa legge si lavorerebbe peggio, in condizioni più caotiche sicuramente con malumori maggiori rispetto alla situazione attuale.
Anche se il punto di riferimento è diverso, se l'ottica può essere differente - il lavoratore della Regione è non solo cittadino, ma parte in causa del processo di riorganizzazione e ristrutturazione - un'attenta lettura da parte del dipendente, del contesto in cui s'inserisce la legge e la stessa, permette di comprendere il tipo di atteggiamento del Gruppo di Rifondazione Comunista.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento per appello nominale con votazione elettronica.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI' 4 Consiglieri hanno risposto NO 27 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri L'emendamento è respinto.
2) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti: dopo le parole "alle dipendenze della Regione", di cui al comma 1 dell'art.
1, sono aggiunte le parole "ai sensi del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29".
La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Anche quest'emendamento tende a dare maggiore completezza al testo dell'articolo. Siamo all'interno di quell'opera, che cerchiamo di condurre al fine di migliorare il testo di legge intervenendo sugli articoli ad uno ad uno, che altrimenti produrrebbe gli effetti negativi che ricordavo in precedenza.
Il quadro di riferimento deve essere assunto in modo ampio; nel corso degli emendamenti successivi vi sarà un aggiornamento più puntuale da questo punto di vista, così come la necessità di un riferimento crescente alla normativa europea, che spesso contiene elementi di cogenza forti quanto le leggi nazionali e che quindi devono diventare un punto di riferimento.
Sicuramente anche questo aspetto è del tutto insufficiente; per quanto riguarda, per esempio, il rapporto tra le organizzazioni del personale e i processi di ristrutturazione, esiste una nuova normativa europea, che innova anche i meccanismi di rapporto tra le organizzazioni rappresentanti dei lavoratori e i processi di ristrutturazione del personale: abbiamo proposto degli emendamenti anche in questa direzione.
In questo momento facciamo riferimento ad un unico quadro legislativo gli articoli successivi tenderanno ad un respiro più ampio.
Detto questo, non posso che ribadire le considerazioni in parte già espresse in precedenza. Anche questo punto permette di verificare l'astrazione del meccanismo con cui il processo di ristrutturazione viene presentato: la pressione innescata, ad un certo punto, sul fare questa legge, la volontà politica di non partire da testi precedentemente elaborati e discussi - dunque, né di questa né di quella di maggioranza che avevano già incontrato un certo sostegno da forze politiche e anche sociali e che quindi potevano permettere di agire rapidamente e di trovarsi, oggi, in una situazione diversa.
E' stato scelto il voler sottolineare, come nuova maggioranza, un modo nuovo di governare, di impostare i rapporti con il personale. Scelte rimaste sostanzialmente sulla carta: le affermazioni fatte non hanno poi avuto alcun seguito, anzi, si è poi andati in direzione opposta; ci siamo trovati, addirittura, con forze di maggioranza che hanno ulteriormente rafforzato l'elemento di incongruità con propri emendamenti, presentati in Commissione. Emendamenti che hanno a che fare con quanto sosteneva il collega Chiezzi in precedenza: l'incoerenza di affermazioni inserite in un certo quadro di riferimento, il quale progressivamente, nel corso dell'evoluzione della legge, nel susseguirsi degli articoli, tende a sgretolarsi, a scomparire, a diventare cosa radicalmente diversa da quanto si era affermato, ma coerente col progetto iniziale di partire dalla piramide, di partire dai manager - parola magica - partire da una possibilità di poter derogare anche nelle assunzioni e andare a trovarsi il personale adatto; addirittura è stato prima trovato il personale e poi individuata la legge.
Questo è quello che noi pensiamo non sia la trasparenza, non sia l'obiettività che dovrebbe avere una legge. La legge dovrebbe avere delle caratteristiche di imparzialità; se andiamo a individuare gli articoli specifici, invece, vediamo che sono affermazioni che concretamente vengono smentite dalla legge stessa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Grazie Presidente. L'emendamento presentato è relativo ad una serie successiva di emendamenti per sottolineare che l'art. 1 è in forte contraddizione con le finalità istituzionali della proposta di legge sul personale della Regione Piemonte. Non vengono soddisfatte le giuste esigenze dei livelli bassi e medi del personale regionale, ma si premiano solo gli alti dirigenti e le consulenze private.
L'art. 1 della proposta di legge è importantissimo, perché fissa le finalità della legge sull'organizzazione degli uffici e sui pubblici dipendenti.
Nella proposta e nell'art. 1 non c'è traccia contrattuale, ma solo l'intendimento, come dicevo prima, di procedere a promuovere gli alti dirigenti, pochissimi rispetto ai tremila dipendenti dislocati su tutto il territorio piemontese delle otto province.
Vi è quindi sconcerto e rabbia tra i dipendenti che non vedono qualificato e quantificato il loro importante ruolo di lavoratore pubblico regionale.
Riorganizzare la Regione ed il suo personale è un fatto politico importantissimo e rilevante, però farlo con incapacità legislativa e amministrativa, come sta avvenendo a causa della maggioranza che ignora totalmente la Bassanini, è un fatto molto grave.
Le deleghe sono previste e vanno attuate e ciò comporta la sostanziale modifica del ruolo istituzionale dell'ente Regione. In questo articolo 1 non esiste questa argomentazione e l'emendamento tende a dare quindi maggiore completezza alla grave lacuna che prima citavo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Questo è uno di quegli emendamenti in cui noi riproponiamo una riflessione su una legislazione, in particolare europea, e su un insieme di riferimenti legislativi che in seguito verranno ulteriormente elencati, che riprendono delle considerazioni sul meccanismo nei rapporti dei lavoratori e nell'ambito dei processi di ristrutturazione del personale. Questo testo in particolare per i principi che enuncia, appare come un quadro che successivamente si sgretola; sostanzialmente può essere definita come una scatola vuota. Dapprima viene pronunciata e presentata una bella cornice che man mano comincia a riempirsi con una serie di elementi che sono in completa contraddizione con la cornice che, invece, viene individuata nell'art. 1 e nelle finalità.
Questa contraddizione non è una contraddizione, è una falsità che noi ci sentiamo di denunciare come una questione formale; purtroppo andrà direttamente ad influire sull'organizzazione del nostro ente, ma anche sul modo di lavorare, di poter fornire un contributo al miglioramento e all'efficienza di questo ente da parte dei dipendenti regionali, in particolare dei lavoratori che contribuiscono a far vivere l'ente stesso.
Noi ci sentiamo in qualche modo in contrasto con i principi che vengono enunciati, nel momento in cui questi principi, a volte anche un po' troppo retorici, non sono sostenuti dai percorsi e dagli strumenti che vengono individuati, che noi riteniamo sbagliati; anzi, sovente gli strumenti non vengono neppure individuati.
L'ente pubblico regionale che deve proporsi, dopo due anni di discussione, di partorire una legge equa, una legge che risponda alle aspettative dei dipendenti regionali e anche alle esigenze in qualche modo di un'efficienza dell'ente amministrativo, deve prioritariamente porsi alcuni problemi. Intanto c'era già stata una denuncia da diverse autorità anche giudiziarie, rispetto alla necessità che gli enti pubblici debbano adeguarsi in modo assolutamente prioritario alle norme di sicurezza, ai sensi della legge 626, rispetto ai lavoratori, ma anche agli ospiti, a tutti i cittadini - e questo fa riferimento al prioritario punto A "Il soddisfacimento dei bisogni del cittadino" - che ritengono di rientrare a contribuire e poter essere a conoscenza del funzionamento di un ente pubblico.
La Regione su questo non è un esempio di modello positivo: un mese fa in quest'aula si è tenuto un convegno sull'assistenza, sono state invitate diverse associazioni ed alcuni rappresentanti erano portatori di handicap.
Ci siamo ritrovati nella difficoltà di non poter accogliere portatori di handicap perché quest'aula era sostanzialmente inagibile e quindi non permetteva l'accesso normale a persone con problemi dal punto di vista fisico.
Rispetto a questo aspetto che mi sentivo di citare in questo contesto ritengo che tutti i criteri di trasparenza e di economicità che si intendono assorbire con la presentazione di questo disegno di legge siano assolutamente falsi, perché questa proposta di legge propone, invece, degli incentivi sostanziali ai consulenti esterni e ai dirigenti, mentre dall'altra parte non si propone un adeguamento, nonostante le centinaia e centinaia di milioni spesi per la ristrutturazione di questa aula, per renderla accessibile ai portatori di handicap.
Credo che questo sia uno degli aspetti in cui un ente come la Regione dovrebbe proporsi di essere un esempio per tutti. Purtroppo non lo è.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie Presidente. Bisogna dire che per quanto riguarda l'impegno del nostro gruppo nei confronti di questa legge, stiamo sviluppando per la prima volta in modo - speriamo - adeguato i nostri argomenti nei confronti di questa legge. La cosa è in parte obbligata: sono passati due anni dalla prima presentazione di questa legge, ancora con l'altro Assessore, quindi si potrebbe presupporre che due anni di discussione siano tanti e si potrebbe anche non comprendere come mai si debba continuare a discutere di questo problema.
Viceversa, la cosa è molto semplice perché, sempre che sia così, ci troviamo forse per la prima volta di fronte ad un disegno di legge che viene proposto alla nostra discussione senza ulteriori cambiamenti di indirizzo da parte dei proponenti.
In questi due anni non è stato così; che una legge del personale sia difficile lo sappiamo bene, forse non lo sapeva questo governo. I colleghi che come me hanno avuto l'incarico di occuparsi dei problemi regionali nella scorsa legislatura, sanno che anche nella scorsa legislatura la legge sul personale aveva avuto due Assessori di riferimento, e con entrambe le gestioni i problemi non mancavano. E chi contrastava in una prima fase si è trovato ad essere contrastato nella seconda, con uno scambio delle parti al quale il Gruppo di Rifondazione Comunista in parte assistette ed in parte partecipò ad adiuvandum all'ultima battaglia.
Noi iniziamo una battaglia adesso, perché in questi due anni ci siamo trovati di fronte ad un iter difficile da seguire. Inizialmente, infatti, è stato proposto un percorso, vi era un testo di legge, ma nel corso di questi due anni la maggioranza, per un motivo o per l'altro, ha operato improvvise inversioni di marcia: per malumori diffusi, per proteste delle Organizzazioni Sindacali, per difficoltà di rapporti con i Gruppi - non col nostro, anzi, più volte il nostro Gruppo si è trovato di fronte a svolte del percorso improvvise (sospensioni, ritorni improvvisi in Commissione nuovamente sospensioni, riunioni con i Sindacati). Di fronte a tali cambiamenti siamo rimasti un tantino interdetti, perché questi hanno prodotto in noi la sensazione di trovarci di fronte ad una incapacità di governo, dal punto di vista della maturità con la quale un Governo assume un provvedimento, sì difficile, ma che una volta assunto va portato a conclusione. Ci siamo trovati più volte in difficoltà da scarti improvvisi.
Per questo motivo, ad un certo punto, ci siamo un po' ritirati dalla discussione, nel senso che non sapevamo mai se il giorno dopo sarebbe successo qualcosa e il più delle volte succedeva qualcosa.
Adesso, come ho precisato all'inizio dell'intervento, forse ci troviamo di fronte ad una legge; l'Assessore Burzi e il Presidente Picchioni hanno detto che la legge è questa, che non ci sono particolari emendamenti della maggioranza (oltre a quelli presentati). Il pacco è lì e procediamo.
Per la prima volta, allora, procediamo anche noi da certosini, passin passetto, ad esporre le nostre ragioni, sperando che tutto questo abbia poi una fine, che non ci sia di nuovo, a metà strada, un colpo di fulmine che cambia le carte in tavola. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Burzi.



BURZI Angelo, Assessore al personale e sua organizzazione

La Giunta è contraria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea per dichiarazione di voto.



PAPANDREA Rocco

Abbiamo già detto che avremmo voluto un recepimento più ampio del decreto legge 29, in modo da poter avere una legge che, anche se semplice permettesse almeno l'adempimento di una serie di aspetti che sono legati all'applicazione dei contratti. Altre Regioni lo hanno fatto e pensavamo che, arrivando fuori tempo massimo rispetto all'elaborazione di una legge organica, avremmo dovuto fare la stessa cosa. Noi abbiamo suggerito tale impostazione da molto tempo e speriamo che il parlare di questa legge tramite gli emendamenti possa far capire quanto pensiamo si debba fare.
Secondo noi la legge ha dei difensori non forti e il fatto di essere arrivati all'ultimo momento con emendamenti della Giunta, dopo due anni (non dopo due giorni), è un segno; la maggioranza, nelle ultime sedute di Commissione, ha presentato consistenti emendamenti, che sono venuti perch ci sono delle pressioni, delle lobby a cui si è adeguata anche la maggioranza stessa. E questo non facilita quell'efficienza che il decreto 29 voleva introdurre. Non lo aiuta, va nella direzione opposta.
Noi ci siamo trovati, soprattutto nella discussione finale della legge di fronte ad una sorta di continua pressione, a volte a livello personale a volte a livello di Commissione e di Gruppi, da parte di alcuni settori del personale che vedevano, nel modo in cui la legge si veniva a definire svilire il proprio ruolo. Oppure riscontravano dei privilegi intollerabili per alcuni e, a questo punto, legittimavano un comportamento di generalizzazione di tali privilegi.
Considero utile, allora, ricordare il quadro di riferimento, che doveva andare esattamente nella direzione opposta, di farla finita con la storia del rapporto tra i dipendenti pubblici e le leggi che di volta in volta si sono fatte rispetto a questo problema; ci ricorda quello che dovrebbe essere il tipo di legislazione e dei lavori che facciamo.
Oggi, per integrare questi aspetti, dovremmo considerare anche quello che è avvenuto, in modo da renderlo effettivo rispetto al momento in cui viviamo, quindi non solo astrattamente, ma concretamente rispetto al fatto che ci troviamo nel luglio 1997 e che in questi anni sono avvenuti dei fatti e sono state emanate delle leggi e delle norme di cui non possiamo assolutamente dimenticarci se vogliamo legiferare realmente. Non dobbiamo cioè, fare una legge che va ristrutturata ampiamente fin dalle fondamenta non appena viene varata. Facciamo un atto ipocrita e noi, come Rifondazione Comunista, a questo gioco ipocrita non ci prestiamo.
Denuncio, quindi, questo fatto e successivamente evidenzierò altri aspetti di ipocrisia, anche in relazione alle soluzioni che ci vengono prospettate, le quali, secondo noi, contrastano con questo decreto legislativo, così come altri aspetti della normativa che ricordiamo negli articoli.
Comunque noi voteremo a favore; invitiamo gli altri Consiglieri a riflettere su questi emendamenti e a votarli giudicandoli uno ad uno per quello che c'è scritto in essi.



PRESIDENTE

Pongo dunque in votazione tale emendamento per appello nominale mediante votazione elettronica.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 43 votanti 42 hanno risposto SI' 4 Consiglieri hanno risposto NO 26 Consiglieri si sono astenuti 12 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'emendamento è respinto.
3) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti: art. 1, comma 1, dopo le parole "con l'obiettivo", aggiungere le parole "di mantenere distinte le funzioni di indirizzo politico da quelle di gestione".
La parola al Consigliere Papandrea per l'illustrazione.



PAPANDREA Rocco

In questo caso intendiamo aumentare l'efficienza, perché vogliamo ricordare com'è questa legge: tra l'altro, visto che c'è qualcuno tra il pubblico, può darsi che sia utile ricordarlo.
Questa legge, ad esempio, incrementa il numero dei livelli di direzione. Si era detto di superare i due livelli di dirigenza, però noi da una parte, apparentemente, superiamo i livelli di dirigenza, dall'altra intensifichiamo il numero dei livelli di direzione.
Infatti, in questa legge c'è il livello "coordinatori", il livello "direttori generali", un livello "direttori di settore", poi c'è un altro livello di direzione ed inoltre c'è qualcuno che è dirigente senza avere nessun'altra specifica: non so bene se arriviamo a cinque o sei livelli di dirigenza.
Io non sono convinto che questo abbia a che fare con l'efficienza, non credo che negli uffici una struttura a cascata di questo genere serva ad aumentare l'efficienza.
Sono convinto di no, anzi sono convinto che questo serva piuttosto a creare malumori, tanto più che questo quadro si accompagna con condizioni che a volte sono di disparità notevole tra i dirigenti, disparità salariali e di funzioni.
Abbiamo dei dirigenti che devono assumersi con la firma la responsabilità dei provvedimenti che varano e magari hanno qualcuno che sta sopra di loro che non si prende questa briga; però, dal punto di vista del premio, cioè del modo in cui viene considerato, il valore di quest'ultimo è molto più alto.
Per cui, quando si disegna una struttura piramidale così complessa occorre valutare questi aspetti. Non è detto che chi dovrà lavorare lavori poi con lo spirito di stimolare l'efficienza auspicata, perché in qualche modo si sentirà vittima di "ingiustizia".
Può essere giusto o meno, ma non verrà messo nelle condizioni di lavorare nel modo migliore per raggiungere lo scopo.
Anche altri aspetti della legge, soprattutto negli articoli finali innescano analogo meccanismo. La legge, inizialmente (sempre volendo stimolare l'efficienza) non aveva l'intento di rispondere a tutti; a un certo punto, però, ha teso a farlo. E dovendo andare incontro, in qualche modo, anche ad aspirazioni legittime da parte del personale - un personale che vedeva la proposta di legge così come era stata elaborata e i meccanismi che metteva in moto per i quadri dirigenziali - si è detto "Va beh, però anche quelli che sono nei settori più bassi, con un milione trecentomila, un milione quattrocentomila al mese, hanno bisogno di qualche soluzione". Una soluzione che è difficile da un punto di vista legislativo e quindi ce ne liberiamo non affrontando la situazione. Bisogna invece capire perché hanno salari così bassi e se si può fare qualcosa.
Un'altra soluzione è quella di introdurre dei meccanismi per cui possano fare degli avanzamenti di carriera, o di livello, senza avere realmente un arricchimento dal punto di vista professionale, introducendo dei meccanismi che con l'efficienza hanno poco a che fare. Queste dinamiche ci sono, incidono e in qualche modo fan sì che un dipendente, essendo inquadrato in un certo livello, non necessariamente è disposto a lavorare come prima e il collega o la collega che si trova al suo fianco e che non ha avuto queste possibilità dice "perché io no? Perché io devo fare il mio dovere quando non sono stato in alcun modo premiato e la mia posizione non è migliorata con questa legge?".
Quando si parla di efficienza noi guardiamo al modo in cui questa legge è stata fatta. L'errore principale sta proprio nella stratificazione eccessiva, ma anche nel modo in cui ha cercato di rispondere a pressioni del personale. Quello dell'efficienza quindi non è un criterio reale.
Con il nostro emendamento ricordiamo questa esigenza e nello stesso tempo sottolineiamo come la legge contrasti l'esigenza che l'emendamento richiama.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Con gli emendamenti che il Gruppo regionale della Rifondazione comunista ha presentato all'art. 1 del progetto di legge sull'organizzazione dell'Ente Regione e dei dipendenti si vuole dimostrare che questo è in forte contraddizione con il nuovo ruolo istituzionale che la legge Bassanini, attraverso le deleghe, attribuisce alle Regioni italiane.
L'art. 1, come già detto, è sbagliato e lacunoso perché non riconosce ai dipendenti pubblici della Regione, specie ai bassi e medi livelli, la loro giusta aspirazione di riqualificazione professionale ed una più corretta ed equa retribuzione, specie se la raffrontiamo al grave costo della vita di oggi. Questo articolo è profondamente errato, iniquo e penalizzante.
La legge sul personale è certamente delicata e complessa, per rappresenta anche una cartina di tornasole dell'attività politica legislativa e amministrativa della maggioranza di centro-destra e dell'esecutivo che in questi due anni ha governato la Regione Piemonte. Non accettare come maggioranza, attraverso l'Assessore competente, di sospendere la discussione e ritirare il testo per una più incisiva discussione in Commissione è un fatto di grave debolezza amministrativa e di incapacità di governo.
Attraverso questo emendamento all'art. 1 noi cerchiamo di migliorare l'attuale difficile situazione del personale della nostra Regione che merita ben altro trattamento e riconoscimento per la sua dedizione e il proficuo lavoro svolto.
Io credo che questa sia una cosa dovuta a questi lavoratori che ovviamente sono penalizzati perché la Giunta regionale non è in grado di comprendere che con la Bassanini la Regione avrà dei compiti molto più importanti e quindi si deve assolutamente qualificare il personale.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Questo è uno degli emendamenti più importanti, proprio perché troppo spesso gli enti amministrativi dove lavorano gli organi politici rischiano di diventare un tutt'uno in cui coloro che hanno competenze amministrative si mischiano a coloro che hanno competenze politiche. Noi viviamo in uno Stato in cui spesso si fa riferimento al fatto che la burocrazia ha innescato dei meccanismi viziosi in cui la politica viene effettuata in realtà dai funzionari e non dai politici. Abbiamo troppo la tendenza a realizzare una politica tecnica e non invece una politica in termini di progettualità che è compito dei politici. Proprio perché qui siamo tutti politici e ci troviamo ad analizzare invece una questione prettamente amministrativa, che deve rispondere non solo alle esigenze della politica amministrativa, ma anche alle esigenze di efficienza nel rispetto dei bisogni dei cittadini, credo sia importante sottolineare che l'obiettivo fondamentale, come proponiamo nell'emendamento, è quello di mantenere distinte le funzioni di indirizzo politico da quelle della gestione.
Questo emendamento va nella direzione di riqualificare il sistema politico attuato finora in modo troppo burocratico e troppo legato agli aspetti amministrativi. La modalità di programmazione e di strategia politica deve essere distinta dalla modalità della gestione che invece spetta agli organi amministrativi, ai funzionari e ai dirigenti che più direttamente devono rispondere alle competenze e agli indirizzi che ricevono dall'organo politico.
Noi invitiamo tutti i Consiglieri ed anche l'Assessore a considerare con attenzione questo obiettivo, secondo noi prioritario, che proponiamo proprio per la realizzazione di uno dei principi fondamentali che vengono enunciati da quel famoso art. 1 che noi riteniamo tuttora in contraddizione rispetto all'intera articolazione ed attuazione di questo disegno di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Questo emendamento propone di mettere al primo punto dei principi quello di mantenere distinte le funzioni politiche dalle funzioni di gestione. Questa proposta è in sintonia con una delle modifiche importanti che i decreti Bassanini hanno introdotto nella Pubblica Amministrazione perché sappiamo che i decreti Bassanini hanno ampliato in modo molto rilevante i compiti dei pubblici funzionari, in modo veramente eccezionale rispetto ai passi avanti che erano stati fatti in passato.
Ad esempio, nei confronti di tutta la materia degli appalti dove, da tempo, lo spostamento del momento decisionale è avvenuto in direzione della responsabilità dei dirigenti nella esecuzione di gare d'appalto. Un tempo se ricordate, in ogni Comune l'Assessore presiedeva la gara d'appalto, si sedeva insieme ai funzionari in un'aula alla presenza di tutti i componenti degli uffici preposti e in sede pubblica, davanti ai concorrenti l'Assessore apriva le buste che gli venivano passate da un pubblico funzionario. L'Assessore apriva le buste e il funzionario leggeva l'offerta; al termine di questo iter l'Assessore firmava tutto quanto, cioè le gare erano gestite dalla Pubblica Amministrazione che aveva, come ultimo garante e anche come esecutore di una decisione, l'Assessore competente.
Questo aspetto, già prima della legge Bassanini, era stato corretto nella direzione di fare in modo che l'esecuzione di una scelta politico amministrativa (effettuare una gara e spendere dei soldi per acquistare beni o servizi o eseguire opere) venisse spostata a valle, a livello di funzionari. Ma la legge Bassanini fa molto di più, recide altri punti che sono anche molto delicati, e penso debbano anche essere verificati poi nella prassi, come quelli del rilascio delle autorizzazioni edilizie.
Questa materia ben più complessa per una certa inevitabile discrezionalità è stata delegata ai funzionari. Questa è una modificazione veramente grossa del modo d'essere della pubblica amministrazione. Mentre in una gara d'appalto l'esito di una gara raramente è soggetto a discussione - qualche volta succede anche nella gara, ma raramente, se è una gara al massimo ribasso di solito lo si individua con certezza e quindi è un atto puramente esecutivo - non altrettanto si può dire della congruenza di una richiesta edilizia nei confronti delle norme del Piano regolatore. Sappiamo che in questo caso l'elemento di interpretazione e di discrezionalità esiste quasi sempre o comunque esiste molto molto sovente. La legge Bassanini addirittura toglie qualsiasi responsabilità di tipo politico, anche al rilascio di una concessione nella quale è incorporata una parte non piccola di interpretazione delle norme e da questa parte non piccola si può poi risalire ad un orientamento politico: maglie strette maglie larghe interpretazioni restrittive o estensive; queste vengono consegnate ai pubblici funzionari.
Pertanto l'emendamento chiede di dividere, nettamente, le due responsabilità; rientra nella nostra volontà fare un riferimento, anche specifico, ai nuovi compiti che la Regione è chiamata a svolgere in conseguenze dei decreti Bassanini.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Burzi.



BURZI Angelo, Assessore al personale e sua organizzazione

La Giunta è contraria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea per dichiarazione di voto.



PAPANDREA Rocco

Proseguo il mio discorso sull'aspetto di efficienza che l'emendamento richiama. Noi vogliamo l'efficienza, però questa Regione, per esempio al vertice della sua struttura - indipendentemente dal dirci che ci stiamo ampliando le competenze, abbiamo obiettivi da sviluppare nei prossimi cinque anni perché ci sono delle priorità, siamo stati inseriti in un programma europeo per cui la Regione Piemonte è un esempio, diventa una Regione pilota - decide di istituire il maggior numero di manager in Italia, 42 direttori generali; forse si scenderà ancora un pochino, ma pensate quando si era deciso di istituirne 65! Poiché alcune figure non hanno avuto una loro collocazione, si è deciso, per esempio sulla comunicazione, di togliere dalla struttura regionale determinate competenze e di darle in appalto, creando strutture ad hoc, agenzie varie. Si decide di istituire delle agenzie nel campo della sanità, del turismo, ma che rapporto hanno queste agenzie con la struttura? Fanno cose complementari, fanno cose in più o si sovrappongono? Si deve discutere di queste cose! Queste cose hanno a che fare con il problema dell'organizzazione di questa Regione! Questa moltiplicazione avviene in vari modi, tra l'altro con il fatto che, nonostante le direzioni occulte di cui non discutiamo, rimaniamo con il lavoro che la minoranza ha fatto, di denuncia, di limitazione. Ripeto, la Regione conta il maggior numero di figure di direttori generali "presi" dall'esterno, mi pare che la Lombardia si sia fermata al 15%, noi siamo i primi della classe e arriviamo al 20% e anche in questo caso non spieghiamo il perché. Proporrò, quando se ne discuterà, un emendamento che sopprima la percentuale, ma definisca perch si fa ricorso a figure esterne.
Siamo anche la Regione che concede ai futuri direttori generali di più in termini di appannaggio.
L'appannaggio ritorna, si vede che la Regione Piemonte a queste figure ha intenzione di far fare qualcosa di fantasmagorico, di caricarle di un tipo di attività tale da giustificare la loro presenza. Dato che non è spiegato, si creano delle strutture sanitarie per poi fare l'agenzia sulla sanità: cosa faranno, dal punto di vista della programmazione, quei direttori? Avranno più compiti, ne avranno meno? Sono cose che con l'efficienza della Regione hanno poco a che fare e fanno sì che noi elaboriamo una proposta di legge sulla struttura che è inefficiente, cioè che non affronta i problemi. E' anche per questo motivo che continuiamo con il nostro lavoro di intervento per tentare di qualificare diversamente la legge, cercando di descrivere il numero di cose da svolgere in modo più preciso e in modo che non ci sia questo quadro di riferimento che noi non abbiamo finora trovato.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento per appello nominale, mediante procedimento elettronico.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI' 4 Consiglieri hanno risposto NO 28 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri L'emendamento è respinto.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Chiedo di poter disporre dell'esito della votazione perché avrei un commento da fare: già la votazione precedente aveva dato un certo risultato; vorrei una conferma dalla votazione appena terminata.
Approfitto per sollevare la questione delle Commissioni; mi è stato appena chiesto di non convocare la VI Commissione la prossima settimana - e a questo mi atterrò: ne ho già parlato anche con la Vicepresidente - perch dovremmo proseguire con i lavori di Consiglio.
Mi informano adesso che il Presidente Grasso ha convocato la propria Commissione su un atto legislativo da approvare; anch'io, in VI Commissione, avrei un atto legislativo urgente, approvato di recente dalla Giunta, da approvare.
Chiedo al collega Grasso se intende disdire la Commissione.



PRESIDENTE

No, lo chieda a me: tutte le Commissioni vengono disdette perch naturalmente, sono prevalenti i lavori d'aula.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,55)



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