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Dettaglio seduta n.153 del 15/07/97 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellion, D'Ambrosio, Manica Mancuso e Scanderebech.


Argomento:

b) Lettura di una lettera dell'On. Panattoni, in riferimento all'ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale sulla sede della Authority per le telecomunicazioni


PRESIDENTE

Intendo dare notizia al Consiglio di una lettera pervenutami dall'On.
Giorgio Panattoni.
Tale lettera recita:



PRESIDENTE

"Caro Presidente con riferimento all'ordine del giorno n. 545 avente per oggetto la sede della Autorità delle Telecomunicazioni a Torino è opportuna qualche delucidazione su come sono andate le cose e su quanto la maggioranza intende proporre nella discussione in aula del provvedimento di legge.
Gli emendamenti presentati sull'argomento erano tre, nell'ordine (che è stato anche quello di discussione): emendamento La Macchia, che fissava la sede a Napoli emendamento Panattoni, che fissava la sede a Torino emendamento Merlo ed altri, che parimenti fissava la sede a Torino.
Il primo emendamento è stato ritirato. Di conseguenza è stato ritirato anche il secondo, ma con un preciso invito al Governo di definire nella legge la griglia dei valori da utilizzare per la definizione della sede della Autorità, onde evitare scelte arbitrarie o frutto di pressioni politiche. E' stato in tal senso preannunciato un ordine del giorno in aula.
L'emendamento Merlo ed altri non è stato invece ritirato, con la conseguenza di andare al voto in sede di Commissione. In quella sede ovviamente i sostenitori di Torino erano in nettissima minoranza, e quindi l'emendamento, come previsto, è stato bocciato.
Quali sono i commenti a quanto accaduto.
La legge non è la sede per indicare la sede dell'Autorità, mentre il Parlamento deve correttamente esprimersi sui criteri che il Governo deve seguire per tale scelta. L'aver portato al voto, con esito negativo, la scelta di Torino costituisce un precedente dannoso per la candidatura essendo essa stata bocciata in sede autorevole e con un voto palese.
Probabilmente sarebbe stato meglio evitarlo.
Detto questo, la maggioranza ripresenterà in aula l'ordine del giorno per impegnare il Governo sui criteri di scelta.
In ogni caso il relativo clamore suscitato da quanto accaduto (e utilizzato ovviamente in senso inverso dai sostenitori della candidatura di Napoli), ha consentito di riaccendere i riflettori sul problema, che ci vedrà naturalmente impegnati in ogni utile circostanza. L'ordine del giorno votato dal nostro Consiglio regionale è pertanto molto utile e tempestivo.
Con preghiera di diffusione, grazie".


Argomento: Presidi socio-assistenziali pubblici e privati

Esame progetto di legge n. 305: "Promozione della rete di strutture socio assistenziali destinate a persone disabili" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo il punto 6) all'o.d.g che prevede il proseguimento dell'esame del progetto di legge n. 305.
Eravamo arrivati all'art. 2.
La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Eravamo arrivati al momento in cui il Presidente Ghigo aveva richiesto una sospensione. Gradiremmo che il Presidente Ghigo ne illustrasse il motivo.



(Ulteriori commenti del Consigliere Chiezzi fuori microfono)



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, in merito alla sua affermazione di poco fa, devo precisare che né lei né io sapevamo che si trattasse dell'ultimo giorno utile per l'approvazione della legge, affinché la stessa potesse entrare in funzione nel 1997. Certo, l'Assessore ne era al corrente sapeva, tant'è vero che è stato presentato un emendamento che dilaziona tutto al 1998.
L'urgenza era determinata dalla questione "data".
La parola al Presidente della Giunta regionale, Ghigo.
GHIGO, Presidente della Giunta regionale Avendo nella seduta precedente richiesto la sospensione della discussione sul progetto di legge n. 305 per l'insorgere di un'incomprensione con un componente della maggioranza relativamente alla formulazione di alcuni emendamenti, posso annunciare che nel corso di questi giorni si è addivenuti all'accettazione di alcuni emendamenti presentati dal Consigliere Rubatto, il quale ha dichiarato di ritirare i rimanenti e, naturalmente, di discutere qui in aula quelli che la Giunta ha deciso di accettare.
Pertanto chiederei di riprendere la discussione sul progetto di legge n. 305 in modo da poterlo approvare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Ringrazio il Presidente Ghigo; non dubito delle sue affermazioni, ma gradirei la presenza del Consigliere Rubatto ad ulteriore conferma della nuova situazione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.
BORTOLIN Voglio solo fare osservare al Consiglio, ma anche all'Assessore e al Presidente della Giunta, che in Commissione ci siamo trovati di fronte alla necessità di discutere e di approvare un disegno di legge urgente - lo sapevamo - importante ed atteso. Abbiamo quindi dato la precedenza alla discussione del Piano sanitario. Ci dunque siamo trovati in aula a discutere dello stesso disegno di legge con la nuova sottolineatura, da parte della Giunta, dell'urgenza del provvedimento. Però, di fronte all'atteggiamento assai particolare di un membro della maggioranza, ne è stata sospesa la discussione. Vorremmo davvero sapere - approvato o non approvato oggi - che fine farà il provvedimento agli effetti dell'attuazione, e se sia lecito e comprensibile, relativamente non tanto al Consiglio regionale, quanto alla popolazione piemontese e ai soggetti che attendono questa legge con molto interesse, aspettativa ed ansia, un tale comportamento da parte della maggioranza o comunque di un Consigliere che autorevolmente ne fa parte.
Il dibattito sulla riforma dello stato sociale attira assai l'attenzione della cittadinanza: ci chiediamo se sia lecito, su questioni di carattere sociale, un comportamento così poco qualificante di parte del Consiglio regionale.
Stigmatizzando in tal modo il comportamento della maggioranza, ma anche di parte del Consiglio regionale, dichiariamo che mai più, signor Presidente della Giunta e signor Assessore, accetteremo corsie preferenziali per provvedimenti che vengono enunciati come urgenti e straordinari - per i quali la colpa della loro non approvazione ricadrebbe sull'opposizione - ma che vengono poi, in modo così sommesso, ma certamente efficace, bocciati dalla stessa maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Ghigo.
GHIGO, Presidente della Giunta regionale E' indubbio che le considerazioni della Consigliera Bortolin non possono che essere condivise. Devo però fare una premessa: immagino - ma questa non deve essere presa come scusa né, tanto meno, come una giustificazione - che il Consigliere Rubatto non fosse così a conoscenza dell'ordine dei lavori e non immaginasse che immediatamente, alla ripresa del Consiglio, si sarebbe trattato il provvedimento n. 305.
Immagino che la sua assenza sia dovuta unicamente a disattenzione rispetto all'o.d.g.; non c'è alcuna altra motivazione: l'accordo sul provvedimento è stato raggiunto la scorsa settimana e ne abbiamo parlato ancora stamattina. Penso che la momentanea assenza del Consigliere sia imputabile - ma non giustificabile - a disattenzione. (Oltretutto mi dicono che sta arrivando).
Pur "incassando" la legittima critica della collega nei confronti del comportamento della maggioranza, penso che per l'importanza del provvedimento varrebbe la pena, nel momento in cui il Consigliere Rubatto arrivasse, intraprendere la discussione del provvedimento, dando interpretazione di pura disattenzione a quanto successo.



PRESIDENTE

Consigliera Bortolin, le annuncio che il Consigliere Rubatto sta arrivando e che fino all'art. 4 non ci sono emendamenti dello stesso Consigliere.
Riprendiamo l'esame degli emendamenti all'art. 2.
10 bis) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti: - all'art. 2, comma secondo dopo le parole "gruppi appartamento" aggiungere le parole "con capacità minima di 8 posti letto e massima di 10".
La parola alla Consigliera Simonetti per l'illustrazione.
SIMONETTI In Commissione avevamo già affrontato questa legge e ascoltato con interesse le consultazioni degli Enti consultati. Enti che hanno espresso parere favorevole ad una legge che, anche se a nostro parere è ancora molto, molto inadeguata relativamente ai finanziamenti che propone risponde in modo più o meno preciso alle aspettative che si levano dal tessuto sociale e dal territorio rispetto all'esigenza di strutture socio assistenziali destinate ai disabili.
In particolare, però, abbiamo ripreso nei nostri pochi emendamenti alcune delle questioni sottolineate in particolare dalle più grandi associazioni rappresentative del territorio e delle persone disabili portatori di handicap.
Il riferimento al numero dei posti-letto vuole essere una precisazione rispetto ad una normativa che sulla questione appare sempre molto generica e assai imprecisa. Il riferimento ad otto/dieci posti-letto in qualche modo dà garanzia di tutela a strutture non di grandi dimensioni o che non riescono, rispetto alla loro organizzazione anche funzionale, a sostenere il disabile ed i problemi che questi si porta dietro dal punto di vista organizzativo, umano, ma anche nei suoi rapporti sociali e di organizzazione della propria autonomia e vita. La nostra proposta ci sembrava una garanzia; sappiamo che tali garanzie, a livello generale rientrano già in normative regionali, ma c'è parso opportuno un riferimento esplicito.
Ovviamente, ci attendiamo dall'Assessore Goglio una risposta positiva vista l'esigenza, a nostro parere, di precisare con maggiore attenzione la necessità di un'umanizzazione delle strutture in campo socio-assistenziale e in particolare per i soggetti portatori di handicap e disagi, che ovviamente, come tutti sappiamo, hanno ancora molti problemi nelle forme di integrazione anche di tipo abitativo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Goglio.
GOGLIO, Assessore all'assistenza e servizi Grazie, Presidente.
La Giunta non accetta l'emendamento. Trattandosi di normali alloggi dove vengono attuati progetti che tentano di ricreare l'ambiente familiare si ritiene che il numero dei soggetti ospitati non possa superare il numero di sei. Di questo argomento si era già discusso anche in Commissione, e si era ritenuto che sei fosse il numero ideale per queste strutture.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 10 bis).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli, 27 voti contrari e 12 astensioni.
Consigliere Rubatto, gli emendamenti relativi agli artt. 2, 3 e 4, li mantiene o li ritira? RUBATTO Chiedo scusa per il mio ritardo.
Ho avuto un incontro con l'Assessore Goglio, pertanto ritiro gli emendamenti ancora da discutere dei 50 presentati.
Ho invece presentato tre emendamenti che ritengo di porre in discussione.



PRESIDENTE

ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 31 astensioni 5 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 voti favorevoli 31 astensioni 5 L'art. 3 è approvato.
ART. 4 11) Emendamento presentato dal Consigliere Rubatto: il comma 1 dell'art. 4 è così modificato: 1. "I criteri per l'assegnazione dei contributi di cui all'art. 2 e le modalità di presentazione delle domande sono individuati con deliberazione della Giunta regionale previo parere della Commissione consiliare competente, da adottarsi entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge. I suddetti criteri terranno conto degli obiettivi del Piano regionale socio-assistenziale e del fabbisogno rilevato sul territorio".
La parola al Consigliere Rubatto per l'illustrazione.
RUBATTO Chiedo la modificazione del comma 1 dell'art. 4 nella seguente formulazione: "I criteri per l'assegnazione dei contributi di cui all'art. 2 e le modalità di presentazione delle domande sono individuati con deliberazione della Giunta regionale sottoposta al parere della Commissione consiliare competente, da adottarsi entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge. I suddetti criteri terranno conto - e questo è quanto abbiamo inserito - dei programmi inseriti nel Piano regionale socio-assistenziale e del fabbisogno rilevato sul territorio".
Secondo noi è un comma che perfeziona il progetto di legge e che inserito, può dare nuovi impulsi ad iniziative in favore dei soggetti per cui viene varata questa legge.



PRESIDENTE

Sull'emendamento al comma 1 dell'art. 4 mi permetto di apportare la seguente correzione formale: "I criteri per l'assegnazione dei contributi di cui all'art. 2 e le modalità di presentazione delle domande sono individuati con deliberazione della Giunta regionale...", più che "sottoposta al parere", "previo parere".
La parola all'Assessore Goglio.
GOGLIO, Assessore all'assistenza e servizi La Giunta accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Bortolin; ne ha facoltà.
BORTOLIN Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorremmo sapere su quali basi la Giunta accoglie la seconda parte dell'emendamento. Il fatto che i criteri per l'assegnazione siano sottoposti al parere della Commissione ci trova assolutamente d'accordo.
Non comprendiamo però il motivo, la ratio per cui si debba accettare che anziché di obiettivi (che sono in realtà quelli che detta la programmazione, non solo socio-assistenziale, ma la programmazione in genere detta, indica obiettivi), si debba parlare di programmi. Non capisco perché si debba accettare questa dicitura.
Inoltre, si parla di "programmi inseriti nel Piano regionale socio assistenziale": vorremmo capire che significato ha questo emendamento, una volta accolto nel testo di legge, e come poi si raccorda con il Piano socio assistenziale che abbiamo ancora in fase di discussione.
Se così è - Assessore - la preghiamo però di essere coerente presentando tutti gli emendamenti necessari: se accetta la parola "programmi" anziché la parola "obiettivi", occorre modificare il disegno di legge sulla programmazione che lei ha presentato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Goglio.
GOGLIO, Assessore all'assistenza e servizi Certo, sarebbe più opportuno inserire la parola "obiettivi" anzich "programmi". In effetti, gli obiettivi si traducono poi in programmi, ma è senz'altro più corretto dal punto di vista dell'italiano.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione l'emendamento così modificato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 37 voti favorevoli e 4 astensioni.
12) Emendamento presentato dai Consiglieri Gallarini, Ghiglia, Cotto Vaglio e Montabone: la lettera a), comma 3, dell'art. 4 è così modificata: "a) titolo comprovante la proprietà o la disponibilità d'uso almeno ventennale dell'area o dell'immobile oggetto dell'intervento".
La parola all'Assessore Goglio.
GOGLIO, Assessore all'assistenza e servizi La Giunta accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.
BORTOLIN Ci fa piacere che l'Assessore accolga l'emendamento presentato dalla maggioranza: identica osservazione avevamo mosso in Commissione, ma l'Assessore l'aveva in parte respinta, forse in attesa di meditare sulla proposta. Pertanto voteremo a favore.



PRESIDENTE

Pongo dunque in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 36 voti favorevoli e 5 astensioni.
13) Emendamento presentato dal Consigliere Rubatto: all'art. 4 è aggiunto il seguente comma 7: "7. L'Assessore regionale all'assistenza riferisce annualmente alla Commissione consiliare competente in merito all'attuazione della legge".
La parola all'Assessore Goglio.
GOGLIO, Assessore all'assistenza e servizi La Giunta accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Si proceda pertanto alla votazione dell'art. 4 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 36 astensioni 5 L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione dell'art. 5 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 36 astensioni 5 L'art. 5 è approvato.
ART. 6 14) Emendamento presentato dal Consigliere Rubatto: al comma 4, le parole "L'atto di concessione" sono sostituite con le parole "il decreto di concessione".
Il Consigliere Rubatto ritiene superflua l'illustrazione.
La parola all'Assessore Goglio.
GOGLIO, Assessore all'assistenza e servizi La Giunta accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Bortolin; ne ha facoltà.
BORTOLIN Prego l'Assessore di spiegarci, accogliendo questo emendamento, la differenza procedurale che la Giunta si troverà di fronte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Goglio.
GOGLIO, Assessore all'assistenza e servizi Poteva andare bene anche "l'atto di concessione", ma "decreto di concessione" ci sembra suoni meglio in italiano e che sia più corretto.
L'abbiamo accolto per questa ragione.



(Commenti della Consigliera Bortolin)



PRESIDENTE

GOGLIO, Assessore all'assistenza e servizi



PRESIDENTE

Non riteniamo sia determinante al fine della legge.



PRESIDENTE

Consigliera Bortolin non è soddisfatta? BORTOLIN No, assolutamente no, Presidente. Chiedo davvero di essere, da questo punto di vista, correttamente informata circa la differenza tra atto e decreto. L'Assessore ci spieghi l'iter di un decreto rispetto ad un atto che l'Assessorato compie normalmente. A mio avviso, anche relativamente ai tempi, c'è una differenza sostanziale. Assessore, mi consenta: non so io a doverlo spiegare a lei, ma lei, caso mai, a me e al Consiglio.
GOGLIO, Assessore all'assistenza e servizi Ho consultato adesso i miei funzionari: mi dicono che decreto e atto hanno lo stesso significato.



PRESIDENTE

Consigliere Saitta, vuol dare lei un "lume alle genti"? SAITTA Non sono appassionato di musica e quindi non so se "suona" meglio "decreto" rispetto ad "atto" di concessione, però mi pare si tratti di provvedimenti diversi: l'atto di concessione è una cosa, il decreto un'altra. D'altronde, se viene proposto l'emendamento, ci deve essere una motivazione; è quindi opportuna una spiegazione, al di là del fatto che un termine "suoni" meglio in italiano!



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Peano; ne ha facoltà.
PEANO Intervengo a sostegno dell'Assessore, se mi è consentito.
L'atto di concessione, in questo caso, è riferito al provvedimento che rilascia la struttura dell'Assessorato e non all'atto di concessione del Comune. Viene quindi mutato in decreto perché ultimativo, successivo alla fase istruttoria e alla deliberazione: è il decreto di concessione che rilascia il Presidente della Giunta regionale con tutti gli atti inseriti.
Questa è la sostanza che mi sono permesso di chiarire e chiedo scusa all'Assessore.
GOGLIO, Assessore all'assistenza e servizi E' esatto quanto ha detto il Consigliere Peano. Infatti, al comma 1 dell'art. 6 si dice: "E' disposta con decreto del Presidente della Giunta regionale". Noi assegniamo con deliberazione e concediamo i soldi con decreto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Rubatto.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 29 voti favorevoli e 12 astensioni.
Si proceda pertanto alla votazione dell'art. 6 così emendato per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 36 astensioni 5 L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 36 astensioni 5 L'art. 7 è approvato.
ART. 8 15) Emendamento presentato dai Consiglieri Gallarini, Vaglio, Cotto Montabone e Ghiglia: il comma 1 è così modificato: 1. "Le strutture immobiliari di cui all'art. 2, comma 1, per le quali vengono concessi i contributi, sono soggette al vincolo di destinazione d'uso socio-assistenziale della durata di anni 20".
La parola all'Assessore Goglio.
GOGLIO, Assessore all'assistenza e servizi Si tratta di un emendamento discusso in Commissione; non ricordo più da chi fosse stato suggerito, comunque, lo abbiamo accolto.



PRESIDENTE

Lo pongo dunque in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 36 voti favorevoli e 4 astensioni.
16) Emendamento presentato dai Consiglieri Gallarini, Vaglio, Cotto Montabone e Ghiglia: il comma 3 dell'art. 8 è così modificato: "3. La Giunta regionale, su richiesta motivata del soggetto interessato può autorizzare il mutamento di destinazione d'uso dell'immobile, previa restituzione del contributo percepito e il pagamento di una somma pari all'1,5% dell'importo complessivo del contributo medesimo per ciascun anno mancante al raggiungimento dei venti anni di vincolo di cui al comma 1".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 35 voti favorevoli e 3 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 8 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 35 astensioni 3 L'art. 8 è approvato.
ART. 9 17) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti: punto b) sostituire la cifra 2 miliardi con la cifra 700 milioni punto c) sostituire la cifra 1,3 miliardi con la cifra 3 miliardi punto d) sostituire la cifra 700 milioni con la cifra 300 milioni .
La parola alla Consigliera Simonetti per l'illustrazione.
SIMONETTI Si tratta di un emendamento che a nostro parere vuole tentare, anche dal punto di vista finanziario, di dare un'ipotesi di percorso diversa.
Si sottolinea l'importanza di prestare un po' più di attenzione rispetto ad alcune strutture piuttosto che ad altre. Noi abbiamo presentato questi tre emendamenti che modificano le cifre delle disposizioni finanziarie, lasciando comunque invariata la cifra complessiva, che è di 8 miliardi, perché riteniamo che il punto c), cioè in particolare l'attivazione dei gruppi di appartamento per disabili intellettivi contributi a soggetti pubblici, ecc., ma che in particolare vuole fare riferimento ai contributi dati ai gruppi di appartamento, quindi è una particolare struttura che si rivolge ai disabili, con una particolare forma organizzativa, è un'organizzazione dinamica di tipo diverso - da un lato e - dall'altro - incrementa anche il contributo ai soggetti pubblici per la realizzazione di RAF diurne.
Su questo punto vorremmo avere una risposta credibile da parte dell'Assessore, rispetto ad un percorso di tipo diverso che noi andiamo con questo emendamento, ad individuare.
Riteniamo che i gruppi di appartamento vadano incentivati il più possibile, per cui se, da un lato, il Piano socio-assistenziale e anche questa proposta di legge può in qualche modo sbloccare e trovare un percorso di potenziamento di questo tipo di strutture, dall'altro è anche vero che le risorse finanziarie che la Regione decide di destinare alle strutture dei disabili devono anche andare in quella direzione, quindi verso la direzione dei gruppi di appartamento, in modo sostanzioso.
Riteniamo quindi di inserire nei gruppi di appartamento, non 1 miliardo e 300 milioni, che ci sembra - rispetto agli 8 complessivi - una cifra esigua, ma l'inserimento di 3 miliardi.
Nello stesso modo proponiamo di inserire e modificare i 2 miliardi per le RAF e le RAF diurne a soggetti privati con 700 milioni e di sostituire i contributi a soggetti privati per gruppi di appartamento da 700 a 300 milioni.
Questo non per delegittimare un privato che può essere anche in parte un privato sociale, no profit, o comunque che può essere qualitativamente anche di supporto all'azione pubblica, ma per dare la possibilità alle strutture pubbliche, in particolare ai gruppi di appartamento, di essere supportate da finanziamenti che ne consentano effettivamente il potenziamento. Altrimenti, si tratta di parole o programmi che stanno sulla carta, ma che poi non si traducono in termini finanziari e significa che non si traducono anche in termini di progetti di tipo politico.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Goglio.
GOGLIO, Assessore all'assistenza e servizi Grazie, Presidente. La Giunta non accoglie l'emendamento, perché l'art.
9, al comma 3, prevede che possano essere effettuate variazioni compensative sui capitoli, che potranno avvenire solo dopo aver esaminato le richieste pervenute. Vincolano, cioè, i capitoli e noi non vogliamo vincolarli.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 24 contrari e 17 astensioni.
18) Emendamento presentato dall'Assessore Goglio: all'art. 9 "Disposizioni finanziarie" tutti i riferimenti dell'anno 1997 vengono modificati in "1998".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione dell'art. 9 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, secondo comma, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 voti favorevoli 35 astensioni 3 L'art. 9 è approvato.
Si proceda con le dichiarazioni di voto sull'intero testo della legge.
Ha chiesto la parola la Consigliera Bortolin; ne ha facoltà.
BORTOLIN Grazie, solo per una brevissima dichiarazione di voto. Nella discussione di carattere generale che abbiamo fatto brevemente su questa legge, abbiamo sottolineato l'importanza e abbiamo chiesto, come raccomandazione all'Assessore e alla Giunta, seppure certamente 8 miliardi non sono pochi, ma comunque rispetto alla necessità di posti per rispondere ai bisogni dei cittadini disabili della nostra regione, abbiamo chiesto appunto l'attenzione affinché venissero erogati stanziamenti sufficienti per gli anni successivi, fino a raggiungere la copertura dei posti mancanti.
Sottolineiamo inoltre la necessità di agire, tant'è che abbiamo approvato gli articoli, con il privato perché anche il privato metta in campo capitali finalizzati appunto a queste strutture e servizi per i disabili.
Adesso ci troviamo a votare la stessa legge, che però viene attuata con un anno esatto di ritardo, perché imputiamo l'importo, e certamente per mancanza di tempo abbiamo perso il treno in questo caso, per l'anno finanziario 1998.
Esprimiamo rammarico, perché solo per una questione interna alla maggioranza i cittadini piemontesi perderanno una grossa opportunità, ma rivolgiamo anche una domanda all'Assessore e alla Giunta: che cosa se ne farà degli 8 miliardi che non vengono utilizzati per i disabili? Quale utilizzo è stato previsto? E allora noi chiediamo - e concludo - che questi soldi siano comunque destinati a persone disabili e sia data urgente e ampia informazione al Consiglio regionale.
Il nostro voto rimane favorevole, ma con questo grave appunto e anche grande disappunto da parte del nostro Gruppo consiliare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.
MORO Grazie Presidente. Sta per essere approvato questo importante progetto di legge "Promozione della rete di strutture socio-assistenziali destinate a persone disabili per il Piemonte"; un disegno di legge nato male perch all'inizio della discussione non era presente la relatrice, poi è seguita l'aspra polemica del Consigliere Rubatto al provvedimento, che aveva determinato la sospensione della discussione da parte del Presidente della Giunta.
Questa è certamente una tematica delicata e sentita nel campo sanitario e socio-assistenziale ed è mirata a dare delle positive soluzioni al problema verso persone malate ed handicappate, particolarmente sfortunate e quindi assolutamente bisognose di aiuto non solo morale, ma anche di strutture socio-assistenziali ben mirate che a nostro avviso, però, possono avere delle specificità sia positive che negative.
Come Gruppo di Rifondazione comunista riteniamo che siano pochi gli otto miliardi stanziati per una serie di progetti che prevedono realizzazioni socio-assistenziali, progetti che sono stati varati dall'Assessorato, perché intanto sono progetti e richieste nate da esigenze dei familiari o dalle associazioni del volontariato, che appunto hanno ben chiaro il problema.
Però occorre, a nostro avviso, un più serio intervento della Regione soprattutto verso i gruppi di appartamento, che riteniamo i più utili ed idonei per le giuste esigenze dei disabili piemontesi. In quest'ottica noi riteniamo, però, che ci dovrebbe essere una diversa politica di governo regionale verso il socio-assistenziale.
Occorrerebbe una sensibilità maggiore al delicato problema, più incisività e maggiori finanziamenti da parte dell'esecutivo di questa Regione.
Questo disegno di legge che sta per essere approvato e che è stato licenziato all'unanimità dalla IV Commissione ha sicuramente alcuni aspetti positivi, però vi sono anche delle incertezze nella difficile situazione sanitaria e dei servizi domiciliari semiresidenziali dei disabili piemontesi, i cui problemi, comunque, sono ancora lontani dall'essere positivamente risolti.
E' in ogni caso un primo passo che riteniamo importante e lo rimarchiamo con la nostra astensione all'insieme di questa legge che, nel complesso, consideriamo abbastanza mirata. Tutto il progetto è mirato perché è stato indicato prevalentemente dai familiari e dalle associazioni.
Riteniamo quindi importante avere e dare la nostra astensione anche se ripeto, gli stanziamenti sono decisamente insufficienti e noi avevamo proposto alcune altre realizzazioni di progetti. Comunque diamo la nostra astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.
PEANO Volevo intervenire intanto per riconfermare il nostro voto favorevole che avevamo già espresso in sede di dibattito sulla legge la volta scorsa.
Volevo soffermarmi su due osservazioni; una l'ha già annunciata la collega Bortolin quando ha parlato delle disposizioni finanziare.
Noi riportiamo al 1998 quanto era previsto per il 1997.
La Consigliera ha chiesto all'Assessore di dire come i fondi previsti per quest'anno saranno trasferiti al prossimo anno e come saranno quest'anno in qualche modo mantenuti nei programmi socio-assistenziali. Una proposta potrebbe essere la legge n. 73, quella che abbiamo approvato qualche mese fa e che ha in corso la fase istruttoria e i progetti che sono stati presentati; sicuramente ha delle necessità ulteriori rispetto a quelle che erano previste in bilancio.
Un'altra osservazione che vorrei fare, che riguarda l'art. 4 e l'emendamento presentato dal collega Rubatto che abbiamo oggi approvato, è che abbiamo inserito "previo parere della Commissione competente" per quanto riguarda i criteri per l'assegnazione dei contributi. E' un interessante emendamento, perché mentre prima era previsto soltanto "sentire la Commissione" in questo caso si dice "previo parere"; ciò vuol dire che sarà la Commissione competente che dovrà in qualche modo entro i 60 giorni, quando l'Assessorato avrà predisposto i criteri, assumerli e farli propri ed eventualmente modificarli. La Commissione assume oggi un ruolo molto più importante.
Due aspetti che ritengo estremamente importanti, perché modificano in modo sostanziale la stessa legge: il primo è quello che riguarda il parere della Commissione e il secondo è quello che riguarda le disposizioni finanziarie. Su questo aspetteremmo dall'Assessore una dichiarazione in merito: capire come saranno destinati questi otto miliardi a disposizione del bilancio di quest'anno.
Chiederemmo la garanzia che venissero mantenuti comunque nei programmi socio-assistenziali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grasso.
GRASSO Volevo intanto riferire che la relazione in aula c'è stata, l'ho svolta io su incarico della relatrice Casari che non era presente. Pertanto questo compito è stato svolto.
Per quanto riguarda il finanziamento degli otto miliardi probabilmente la possibilità di addivenire ad una prenotazione di spesa per l'anno '98 c'è certamente. E' probabile che si possa, con una variazione di bilancio già attivare finanziamenti per l'anno in corso, qualora la Giunta lo ritenga necessario ed indispensabile. I tempi tecnici sono tali per cui bisogna comunque attivare i procedimenti per richiedere i finanziamenti; il giorno in più o il giorno in meno non ritengo sposti i termini del problema.
Siamo favorevoli a questo progetto della Giunta. Devo anche dire che questo è stato un caso abbastanza inusuale; c'è stata l'approvazione non a maggioranza ma addirittura all'unanimità in Commissione, cosa che si configura e viene a determinarsi pochissime volte. E' un fatto importante che ha stabilito comunque una disponibilità ad accettare il privato nell'aspetto assistenziale. Questa legge finanzia sia interventi nel settore pubblico sia nel settore privato, quindi questa nuova accettazione del pubblico e anche del privato a sostegno dell'attività assistenziale è comunque rilevante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rubatto.
RUBATTO Voglio solo annunciare il voto favorevole a questa legge, la n. 305 che finalmente interviene in favore dei disabili con un impegno finanziario notevole. Però vorrei soltanto raccomandare all'Assessore, ringraziandolo prima di tutto per aver accolto alcuni emendamenti del mio gruppo, che se venissero reperiti ulteriori fondi per potenziare questa legge questi venissero inseriti in una prossima legge.
Secondo me, come avevo già previsto in alcuni miei emendamenti che poi ho ritirato, per potenziare le strutture per disabili nella nostra Regione i miliardi non solo dovrebbero essere otto, ma molti di più. Penso che l'Assessore sia al corrente di questo e spero che in futuro proponga l'aumento di tale cifra.



PRESIDENTE

Si proceda infine alla votazione per appello nominale con votazione elettronica.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI' 34 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale - Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Proseguimento esame progetto di legge n. 42: "Norme sull'organizzazione degli uffici e sull'ordinamento del personale regionale"


PRESIDENTE

Riprendiamo il punto 5) all'o.d.g.: "Esame progetto di legge n. 42" E' aperta la discussione generale.
La parola al Consigliere Foco.
FOCO Questo provvedimento giunge in aula - come è già stato detto - dopo un lungo lavoro: la Commissione competente ha lavorato per quasi due anni.
Ritengo il lavoro svolto sicuramente utile e importante, non è stata una perdita di tempo, come qualcuno può pensare.
Certamente - non vorrei farmi trascinare su questo terreno - sarebbe facile fare dell'ironia.
Il progetto di legge fu presentato in Commissione all'avvio di questa legislatura; già allora si concordavano i tempi, bisognava vedere se si riusciva a licenziarlo prima del Natale dello stesso anno o utilizzare dei tempi supplementari, ovvero il periodo tra Natale e Capodanno. Qualcuno di noi aveva tremato all'idea di rinunciare alle settimane bianche per discutere il provvedimento.
Dico questo solo per dichiarare che tale fase - a mio parere - è stata superata.
Il provvedimento è finalmente giunto in aula, e c'è, almeno da parte del mio Gruppo, la volontà di affrontare un'ulteriore, necessaria, utile discussione per approfondire ancora alcuni aspetti. Lo stesso relatore ricordava alcuni nodi, ma è in questo modo che la Commissione si è lasciata. Però questa volta ci auguriamo tutti che entro la fine di questo mese il provvedimento venga varato dal Consiglio.
E' stato un lavoro lungo, ma anche utile, proficuo, perché il testo che stiamo esaminando - penso con serenità da parte di tutti - è diverso da quello giunto la prima volta in Commissione.
E' stato profondamente modificato, trasformato, vorrei anche ricordare che per non confondere le varie fasi, i funzionari, in sede di I Commissione, hanno utilizzato copertine di diversi colori a seconda delle stesure: abbiamo avuto l'edizione gialla, quella azzurra, quella verde quella bianca, ecc.
Ripeto, è stato un lavoro lungo, perché effettivamente - e nessuno di noi lo nasconde - ci troviamo di fronte ad un provvedimento estremamente importante. Non solo importante perché riguarda il personale di tutto l'Ente Regione nel suo insieme, ma perché su questo provvedimento si sono scontrate anche varie tesi - e non poteva avvenire diversamente - di come ed in che modo intendiamo la funzione, il ruolo della Regione.
Quindi, è vero che c'erano e che permangono diversi punti di vista. Non vorrei che fosse un elemento marginale quello, per esempio, del numero dei Direttori regionali, che è stato e resta un elemento di non poco scontro perché sta alla base di come si concepisce la Regione. Quindi, non solo un'applicazione pedissequa o rituale di leggi dello Stato - che non vi sto a citare: le abbiamo citate e ricordate tante volte - ma come riorganizzare uffici e macchina regionale, come intendere protagonismo e presenza della Regione nella nostra realtà sociale ed economica e come diventare interlocutore per il cittadino.
Quindi, non una Regione che eroga solo servizi, ma che è in grado di interloquire con la realtà; Regione che via via dovrebbe abbandonare quell'aspetto gestionale che l'ha avvicinata e l'avvicina - non perché sia dequalificante, per carità! - al ruolo degli Enti locali comunali e provinciali ed elevare il proprio ruolo di ente programmatore, che legifera, che coordina.
Già dalle prime battute della legge, dal primo articolo, ci siamo chiesti come fosse possibile iniziare a discutere della riorganizzazione del personale e degli uffici, senza che il Consiglio regionale avesse discusso in termini chiari e precisi il problema delle deleghe, del decentramento sul territorio.
Personalmente ritengo - e non la voglio "fare lunga" perché ne abbiamo discusso a lungo in Commissione ed è stato motivo di "stop" dei lavori che questo sia ancora uno dei nodi importanti che verrà sciolto a seconda di come noi - uso il "noi" perché su questi aspetti dovrà decidere il Consiglio regionale, su proposta della Giunta - vorremo articolare la nostra Regione.
Ritengo che quando lo avremo varato, avremo comunque un provvedimento monco, che dovrà essere rivisto e rivisitato. E guardate che questo - lo dico l'ultima volta - non è un aspetto secondario; ne deriva la concezione di come vogliamo siano le Regioni. Nel momento in cui rivendichiamo protagonismo ed autonomia nei confronti dello Stato centrale non possiamo diventare noi un ulteriore ostacolo o organismo di burocratizzazione invece di rappresentare una migliore articolazione dello Stato sul territorio.
Ecco dunque una delle parole sancta sanctorum, delle quali abbiamo parlato in varie occasioni: "sburocratizzazione della macchina regionale".
Ritengo si sia abusato di questa dizione: nella realtà, nell'articolato non si trovano tutti gli elementi necessari per - diciamo così - bypassare tali questioni: sono nodi, anche questi, rimasti da sciogliere.
Arriviamo ad un altro dei punti nodali. Anche in questo caso apparentemente, si è rischiato uno scontro nominalistico, numerico: quello sul numero delle Direzioni regionali. Come sempre, tra il dire e il fare c'è sempre un bel distacco; nel momento in cui si vuole che la macchina organizzativa della Regione risponda e sia competitiva a tutti i livelli con la macchina privata - mi rendo conto di usare degli stilemi: anche il privato in molti casi non funziona - quando l'ambizione è di avere come riferimento il privato e quindi si fanno riferimenti alla possibilità - che a livello di principio ritengo non debba essere preclusa - di un'osmosi, di uno scambio, in modo che il dirigente pubblico possa passare, ovviamente per libera scelta, non attraverso licenziamento, a fare il manager nel privato, allo stesso modo deve esserci la possibilità, nel rispetto di tutti i dettami della legge - parliamo di personale di ruolo, di corretto meccanismo delle convenzioni, degli incarichi - parliamo di personale del privato che mantenendo la sua configurazione passa al settore pubblico.
Mi chiedo come sia pensabile avere manager ad alto livello, quando si è ragionato più sull'esistente che su quello al quale si mirava. Il difetto iniziale da cui siamo partiti - e, come sappiamo, i peccati originali sono quelli più difficili da eliminare, perché permangono - è stato fare il ragionamento opposto: siamo partiti prendendo in eccessiva considerazione l'esistente.
Mi avvio alla conclusione, nel senso che questo è un aspetto estremamente importante.
Noi dovevamo - e quindi riprendo da dove son partito - avere un disegno di che cosa volevamo e di che cosa pensavamo. Era quindi necessario avere alle spalle un'impostazione, e non degli slogan su che cos'è la Regione, su cosa vogliamo che sia, ecc.. Non è sufficiente parlare di "sburocratizzazione" (o utilizzare un altro termine che in questo momento non mi viene in mente), e pensare di aver risolto il problema, perché se analizziamo poi concretamente la proposta, che è stata presentata quasi si intravedevano nomi e cognomi, ma forse eravamo troppo adagiati sull'esistente.
Occorre - e i lavori del Consiglio possono essere d'aiuto - fare ancora uno sforzo in questa direzione, se è vero che crediamo in quello che ho detto prima, cioè se non vogliamo solo una ristrutturazione a livello nominalistico, ma costruire una macchina che funziona, che è in grado di reggere l'aspetto di progettualità, di rapporto con i cittadini, di managerialità, di trasparenza, ecc.
Ritengo dunque che il dibattito in Consiglio regionale, che mi auguro ampio ed esaustivo, possa effettivamente, una volta per tutte, risolvere questi nodi.
A mio parere i lavori della Commissione sono serviti ad evidenziarli ma non a risolverli; uno sforzo è stato fatto, ma ritengo che sia ancora possibile trovare una soluzione, se insieme abbiamo davvero questa capacità di coniugare le cose che enunciamo con la vera volontà politica di realizzarle.
Delegificare: questa è l'altra parola che non ritrovavo, anche se risuonava, nella mia memoria.
Sburocratizzare e delegificare. Può darsi che mi sbagli e che la mia memoria mi tradisca, ma il termine delegificare significa fare in modo che non tutto sia normato in maniera così stretta e in una gabbia tale da non riuscire a venirne fuori. E' un concetto che può essere particolarmente valido per il discorso del personale, ma personalmente ritengo che debba essere applicata in maniera più ampia.
Nel momento in cui si vuole passare dal momento gestionale a quello di programmazione, la Regione ha bisogno, con forza, di andare nella direzione della delegificazione, per certi aspetti, o dei testi unici.
Il Consiglio, fino adesso, è riuscito a fare uno solo testo unico importante e fondamentale, che è quello sull'artigianato. Ritengo che su quel testo, il contributo venuto da parte delle opposizioni e delle minoranze sia stato fondamentale, per non dire che era il testo-guida sul quale si è lavorato.
Chiudo l'intervento, sollevando un problema che mi sta particolarmente a cuore e che, seppure codificato, ha bisogno di una chiarificazione sin dai primi articoli e non arrivare - se la memoria mi aiuta - all'art. 40 o 41, dove finalmente viene enunciato in modo definitivo.
Mi riferisco all'autonomia del Consiglio regionale, non vista come momento di duplicazione o di appesantimento dei passaggi, ma come ruolo e funzione vera del Consiglio regionale.
Per carità, il problema non è solo questo, ma sovente una serie di nodi che non vengono sciolti in Commissione, ce li ritroviamo in Consiglio anche perché le Commissioni o la struttura complessiva del Consiglio non rende facile e non aiuta il lavoro del Consigliere.
Noi abbiamo davvero bisogno non di avere due contropoteri, ma occorre che il legislativo abbia la possibilità di offrire gli strumenti adeguati ai Consiglieri che intendono operare e lavorare per offrire un utile contributo al lavoro dell'esecutivo, e ciò al di là della funzione e dell'autonomia demandate ai Gruppi.
Erano queste le osservazioni disordinate che volevo fare; sugli altri argomenti non affrontati, interverranno i colleghi successivamente.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Foco.
Avendo utilizzato anche i tempi di alcuni suoi colleghi, lei ha almeno potuto svolgere un intervento quasi completo.
La parola al Consigliere Saitta.
SAITTA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ci rendiamo perfettamente conto delle attese che questo provvedimento sta creando all'interno della struttura e credo che molti di noi abbiano avuto modo di registrare come queste attese siano forti e ci sia una sollecitazione, affinché il provvedimento venga approvato in tempi ragionevoli, brevi.
Tuttavia, almeno per quanto ci, riguarda non ci esimeremo dall'esprimere un'opinione anche abbastanza puntuale, soprattutto nella discussione dell'articolato, per entrare nel merito più di quanto abbiamo fatto nella Commissione.
In questo intervento, mi limiterò a fare una valutazione di tipo generale, proprio perché si tratta di una discussione generale, cercando di ripercorrere brevemente l'iter di questo disegno di legge, per sottolinearne i limiti.
La prima considerazione non può che essere quella secondo cui questa proposta di riorganizzazione - e il Capogruppo Gallarini lo sa, oltre che evidentemente il Presidente Ghigo - è il banco di prova della Giunta Ghigo.
Infatti, le proposte più significative, le leggi più importanti sinora approvate dal Consiglio erano proposte della passata Giunta di centro sinistra, in qualche maniera ritoccate, risistemate (penso a quella sull'artigianato o a quella sulla caccia, ma anche allo stesso art. 17) cioè, laddove c'è stata un'eredità del passato o un contributo del centro sinistra si è avuto un qualche risultato.
Questa, invece, è una proposta originale della Giunta nero-azzurra di centro-destra. Questo è il banco di prova della Giunta Ghigo, non soltanto perché è consistente, ma perché su questo provvedimento sono avvenute parecchie enunciazioni di carattere politico sin dal momento dell'insediamento della Giunta, addirittura ancora prima delle elezioni.
Ricordo, ma credo sia inutile - lo ricordo più che altro a me stesso come il programma del governo Ghigo su questo problema fosse estremamente esplicito. Parlava della necessità di una Regione moderna, di un ruolo della Pubblica Amministrazione moderna; parlava di deleghe e di trasferimento di competenze e mezzi; responsabilizzazione dei soggetti sburocratizzazione e quelle questioni prima citate dal collega. Cioè riteneva, la Giunta Ghigo, necessario - cosa anche da parte nostra condivisibile - assegnare un nuovo ruolo all'Ente Regione parlando di sburocratizzazione, delegificazione e soprattutto facendo riferimento agli altri livelli di governo. Questo fu l'annuncio di una necessità forte da parte della Giunta Ghigo; non per nulla questo problema occupava una parte rilevante del programma.
Subito dopo la Giunta Ghigo si mise al lavoro e assegnò delle consulenze (200 milioni di consulenze) per disegnare questa nuova struttura organizzativa (forse erano più di 200 milioni, ma io ricordo questa cifra).
Venne fatto questo lavoro e man mano che il lavoro andava avanti veniva pubblicizzato. Io ricordo, anche perché parliamo sempre di immagine, che questa è stata subito una particolarità della Giunta Ghigo. Ancora prima della presentazione del progetto di riorganizzazione, la Giunta Ghigo iniziò una lunga peregrinazione per la provincia, parlando di una nuova cultura amministrativa della Regione Piemonte, dove la Giunta regionale quasi come una compagnia teatrale, batteva le piazze delle città più importanti della provincia per annunciare un grande evento: la nascita della nuova organizzazione del personale.
Venne presentata una magnifica pubblicazione, molto bella dal punto di vista dell'immagine: il progetto di riorganizzazione della Regione Piemonte. Molto bello - dicevo - perché risponde ai requisiti costanti caratterizzanti della maggioranza: immagine, titoli, slogan. Non per nulla in questa pubblicazione in diverse pagine si diceva che "occorre una Regione con meno dirigenti; una Regione con maggiore responsabilità e maggiore identità di ruolo"; si diceva di "assegnare competenze agli Enti locali"; si parlava di "Regione leggera". Per la verità, quando venne annunciato questo, dissi: "Bene, ci siamo, finalmente il progetto Ferraris citavo - sarà realizzato, perché contiene le stesse cose".
Nel frattempo continuava la grande azione di informazione che creava l'attesa per questo avvenimento. Ne avevano parlato molto anche i giornali ricordo il seminario dei dirigenti della Regione Piemonte alla Reggia di Venaria sulla comunicazione interna. Ho ancora gli atti, non so però quali sono stati i risultati, che cosa ha provocato quel seminario nella Regione Piemonte, nel senso che la comunicazione tra i dirigenti mi sembra la stessa comunicazione del passato, cioè un'organizzazione per settori molto rigida, un po' per feudi. Non ha provocato nessun effetto, ma anche qui veniva annunciata una nuova organizzazione.
Poi abbiamo avuto il documento dei consulenti, un documento per la verità molto sintetico per i 200 milioni, ma non vuol dire nulla: si possono dire anche molte cose in poco spazio. Ricordo però anche i tanti comunicati stampa, i grandi annunci del Presidente Ghigo; in modo particolare ricordo un tema ricorrente, che mi pare il più significativo: la Regione Piemonte da istituzione burocratica a istituzione di mercato.
Non sto a leggerlo, perché oggi dovremmo avere questa concretizzazione oggi passiamo al mercato. Approvando questa legge noi introduciamo questa ondata liberista all'interno dell'organizzazione regionale; cancelliamo gli automatismi; rendiamo l'amministrazione efficiente, aumentando il numero dei dirigenti, creando i coordinatori e introducendo dei meccanismi di carattere automatico che erano tradizione di un vecchio modo di intendere e di intendere soprattutto la contrattazione con il Sindacato.
Questo è il quadro che abbiamo di fronte.
Cosa c'è nel disegno di legge n. 42 di queste grandi intuizioni, da noi condivise, in termini di obiettivi finali? Credo che ci sia poco o niente, ma questa non mi pare che sia un'affermazione che appartenga soltanto a un gruppo sparuto della minoranza; credo che tutti quanti ci rendiamo conto come da quegli obiettivi siamo distanti, parecchio distanti.
In questo primo banco di prova della Giunta di centro-destra emerge con chiarezza l'incapacità della Giunta Ghigo e della sfilacciata - io dico maggioranza che la sostiene (sfilacciata anche per la vicenda della Juventus, evidentemente) di definire una strategia globale dell'istituto regionale. Questo continua a mancare, perché il rilancio dell'Ente non è solo un fatto di organizzazione del personale, è un problema politico complessivo dell'intera Giunta, dell'intera maggioranza! E non è soltanto un problema - per il rilancio dell'Ente - quello di fare circolare, in milioni di posti, la bandiera del Piemonte e lo slogan "Spirito europeo"! Questo non è rilancio dell'Ente! Questa è un'altra cosa questa è promozione, promozione di un prodotto che ancora non esiste! Mi sembra un modo per dire "esiste la Regione", ma per fare che cosa? Questo è il grande problema che non è stato neppure risolto dal disegno di legge n.
42.
In sostanza, la Giunta Ghigo ha percepito al momento della sua formazione la necessità di procedere verso una direzione innovativa. L'ha percepita, ha avuto questa sensibilità e credo sia stata anche premiata dal punto di vista elettorale questa maggioranza perché ha percepito questo fatto. Ma col tempo, dopo due anni, credo che risulti evidente come la Giunta Ghigo non ha avuto la capacità di definire una strategia globale regionale. Non ha cioè la capacità politica di trasformare un enunciato uno slogan, in un atto di governo: questo è il problema vero. Non per nulla ripete soltanto slogan! Guardate che l'enunciazione dei problemi tutti sono capaci a farla; il politico ha un altro compito, quello di risolvere i problemi, quello di raggiungere l'obiettivo che ha enunciato. Sotto questo aspetto noi siamo notevolmente distanti. Non per nulla abbiamo assistito in questi mesi ad una Giunta che non solo non ha la capacità di risolvere questo grande problema, cioè l'assegnazione di un ruolo moderno alla Regione, ma ha anche dimostrato di non avere al suo interno un rigore, su un problema quale quello del personale, capace di costruire un modello organizzativo coerente. Questo è il vero problema, al di là della questione delle direzioni.
Quando non c'è un principio di fondo che sia la bussola per decidere sulle scelte da fare, tutte le scelte sono ammissibili! I settimi livello senza titolo di studio, che hanno 4 anni di servizio e così via: tutte sono legittime! Quando manca la definizione precisa di una linea coerente, tutti i dipendenti hanno la legittimità di porre il loro problema alla pari di altri problemi che sono stati risolti. Non per nulla abbiamo assistito in questi mesi, proprio per questa mancanza di riferimento forte, ad uno spettacolo deprimente - deprimente! - di amministratori regionali di maggioranza in balìa delle spinte rivendicative più disparate e quindi di una maggioranza impegnata più che a ridisegnare la Regione, snella ed efficiente, a comporre le complesse alchimie per accontentare Tizio, per accontentare Caio, un gruppo di dipendenti o altro.
Con questo grande risultato poi: quello di assegnare uno spazio, che non c'era in passato, a dipendenti esterni di fiducia. Bisogna vedere che cosa vorrà dire, che cosa capiterà, ma questo c'è.
Allora, dopo questa riflessione o sottolineatura, il nostro è un giudizio negativo perché abbiamo sempre pensato che l'organizzazione del personale, la dotazione organica, non deve essere il risultato della situazione esistente, ma il risultato di un nuovo disegno della Regione e un nuovo disegno organizzativo regionale non può non considerare che il ruolo della Regione è cambiato a partire dalla legge n. 142 ed è cambiato soprattutto con la Legge Bassanini. Quindi approverete - approverete, lo dico alla maggioranza - un progetto che è già vecchio, un progetto che è già in contrasto con la Bassanini ed è in contrasto, lo era già prima, con la legge n. 142; è un progetto sorpassato! Bisogna di nuovo rimettere le mani.
Invito quindi la Giunta a riflettere se è proprio opportuno andare avanti in questo senso; se non è opportuno assumere qualche provvedimento al limite di applicazione del contratto, anziché approvare un progetto che è già vecchio, che è già superato, che dovremo modificare con lo svantaggio che susciteremo ancora una volta delle attese e delle aspettative che probabilmente dopo bisognerà ridimensionare, perché delle competenze andranno trasferite, perché del personale dalla Regione dovrà andare agli Enti locali. E' questo l'obiettivo di fondo.
Il Presidente Ghigo, con grande chiarezza, un giorno alla Commissione Statuto ha detto: "C'è il problema delle deleghe, è vero, ma il personale della Regione, il Sindacato non ne vuole sapere di trasferimenti, così come ci ha detto che non ne vuole sapere per alcuni motivi di carattere contrattuale". Diceva giustamente che c'è il rischio che i dipendenti della Regione restino in Regione e le Province, per esercitare le deleghe aumentino il numero dei dipendenti.
Questa è un'operazione, sul piano della Pubblica Amministrazione totalmente negativa. Bisogna avere il coraggio, e credo che la Giunta avrebbe dovuto cogliere questa occasione nel rapporto con il Sindacato, di incominciare ad avviare una trattativa seria, per pensare ad un modo per decentrare alcuni compiti e alcune funzioni, e anche di trasferimento del personale.
Questo è il problema vero, perché fino a quando noi non renderemo la Regione snella, la burocrazia ci sarà, e io credo che anche questo modello organizzativo, anziché diminuire la burocrazia, l'aumenterà.
Lo dico agli Assessori, al neo-Assessore, che queste cose ha iniziato a masticarle in questi giorni: Assessore, guardi che con 41 dirigenti, 13 coordinatori, vuol dire che vi troverete di fronte una Regione ingestibile perché i 13 coordinatori sono anche dei direttori regionali, quindi oltre al compito di direttori regionali dovranno svolgere anche il compito di coordinamento.
Ma voi pensate che sia così semplice per un direttore regionale cercare di coordinare altri colleghi dello stesso livello? Ma questa è una follia sul piano organizzativo! Ma è proprio serio, è proprio giusto dire che il rapporto tra dirigenti e numero dei dipendenti in Regione è un rapporto corretto? Non c'è una parola? 313 dirigenti, 3350 dipendenti? Io non so se questo può reggere.
Io non ho mai detto che bisogna "tagliare dei posti", evidentemente perché i diritti dei dipendenti sono diritti importanti, che vanno mantenuti, ma un obiettivo bisogna porselo; alcuni posti debbono andare in esaurimento, vanno ridotti.
Avrei compreso un ragionamento, e in questo senso la Regione non ha svolto il suo ruolo, che diceva: "oggi è questa la situazione, ma in prospettiva, tra quattro, cinque, sei anni questo è l'obiettivo.
Incominciamo a mettere a posto la situazione attuale, ma pian piano raggiungiamo questo obiettivo". Questo è realismo.
Invece, cosa è capitato (e mi avvio alla conclusione)? E' capitato che il Sindacato non ha avuto una controparte di carattere politico assolutamente. Ha avuto, in certi momenti, l'accoglimento completo e totale delle richieste sindacali e mi sembra un fatto positivo per il Sindacato ma noi non dobbiamo giudicare se il Sindacato ha vinto o ha perso. Noi dobbiamo giudicare se la Regione ha vinto o ha perso e a noi pare che la Regione non abbia vinto, abbia lasciato le cose così come sono.
In conclusione, il nostro giudizio su questo progetto è riassunto in tre parole: è un progetto vecchio, superfluo e pericoloso.
Questo è il nostro giudizio e lo dimostreremo con la presentazione di emendamenti durante la discussione dell'articolato, perché evidentemente siamo interessati non a costruire un luogo dove ci sono tanti "ragazzi della Via Pal" - perché questo è l'obiettivo - tanti generali, ma ci interessa costruire una Regione efficiente e per fare questo occorre avere la forza e la capacità, se si ha la capacità e la forza, ogni tanto, di non guardare i personaggi che potrebbero avere il vantaggio di un ridisegno della Regione, ma fare un ragionamento indipendentemente dalle figure, che mi sembra il ragionamento più corretto e serio che si possa fare.



PRESIDENTE

Mi è pervenuta in questo momento una notizia di cui vorrei rendervi edotti: hanno assassinato, a Miami, lo stilista Gianni Versace.
Proseguiamo con gli interventi.
La parola al Consigliere Dutto.
DUTTO Grazie, Presidente. Questo provvedimento di ristrutturazione e riorganizzazione del personale era sicuramente un provvedimento necessario per questa Regione. Faccio notare che, contrariamente, per fortuna, a molti altri campi, siamo praticamente gli ultimi; se non arriviamo proprio per ultimi, siamo forse i penultimi, nel senso che ormai tutte le Regioni avevano provveduto a questa riorganizzazione da tempo.
Qualche volta, ad arrivare ultimi si possono avere dei vantaggi, si pu anche arrivare con un risultato migliore. Ma sicuramente in questo caso non mi sembra che ciò sia accaduto. Io ho un giornale del 1995 in cui la Giunta annunciava questo provvedimento, col titolo clamoroso: "Sburocrazia".
Sembrava che fosse cosa fatta; da allora sono passati due anni, sono passati due anni secondo me inutilmente. Questo tempo non è infatti passato alla ricerca di novità, cioè alla ricerca di adattare questo provvedimento alla situazione politica in continua evoluzione.
Il provvedimento che oggi approviamo è, di fatto, già superato. Già superato dall'evoluzione della situazione politica, già superato dal provvedimento Bassanini, e con una lacuna da parte della Giunta, perché a mio avviso si doveva partire prima da un altro lato: da una riorganizzazione ad uno scalino superiore, cioè dalla riorganizzazione delle deleghe.
Il punto di partenza di questo provvedimento, cioè - ma qui il discorso diventa più generale - doveva essere: quali sono o, meglio, quali saranno le competenze regionali. Allora, a partire da quali saranno le competenze regionali, si doveva arrivare a studiare quali saranno i compiti esecutivi della Regione, cioè quali gli atti che la Regione deve porre in essere. Di qui si doveva arrivare ad un organico, ad un mansionario, al calcolo dei tempi di lavoro e solo a quel punto dare un'organizzazione specifica agli uffici e alle strutture, dopodiché costruire quella struttura piramidale che emerge dagli allegati a questo decreto, ma che è stata costruita in modo completamente opposto: è stata costruita in modo rovesciato.
Si è partiti, cioè, da un obiettivo ben diverso da quello che è stato scritto e da quello che doveva essere. Si è partiti con l'obiettivo di piazzare una cinquantina di manager nell'ambito regionale; dovevano essere se non sbaglio, all'inizio del provvedimento, 60, poi sono scesi a 45, mi sembra che adesso siamo al livello di 41 (potrei ancora sbagliare di qualche unità).
Il punto di partenza del provvedimento è stato questo, cioè è stato l'apice, la punta della piramide.
Deciso quanti manager, quanto direttori regionali, come sono stati chiamati, dovevano esserci, si è cominciato a costruire la piramide al rovescio. Siccome questa cosa stava scontentando un po' tutti e stava diventando pericolosa, nella discesa si è cercato di dare un equilibrio elargendo promozioni a pioggia. Secondo gli articoli di transizione di questa legge, che prevedono una serie di concorsi interni - qualcuno esclusivamente interno e qualcuno aperto anche ad esterni - verrebbe promossa più della metà del personale dipendente della Regione. Partendo da questi due principi, cioè piazzando i 40 supermanager, in parte assunti dall'interno e in parte dall'esterno, elargendo poi tutte queste promozioni a pioggia si è cercato di accontentare tutti. Dopodiché si è costruita al rovescio questa piramide, cercando di fare quadrare tutto il resto, cioè quella struttura da cui, invece, si doveva partire e non arrivare. Qui sono saltati fuori difetti clamorosi; il numero di manager, secondo me, è un'esagerazione assurda: non li troviamo in nessuna industria privata, o meglio, possiamo trovarli in industrie tipo la Fiat, ma nessuna società con 3.000 dipendenti ha 50 supermanager, ne hanno 4 o 5. Nessuna società con 3.000 dipendenti ha 313 dirigenti, può averne al massimo una trentina e forse sarebbero già troppi. E poi di lì si continua, ma non vado oltre.
Torno sulla prima questione, quella della retribuzione, perché se i dipendenti pubblici, questo è palese ed è un punto su cui concordo anch'io sono sottopagati, in linea generale sono sottopagati a parità di qualifiche e di funzioni nei confronti dei dipendenti del privato, questi supermanager verrebbero invece strapagati. Torniamo al discorso iniziale; se effettivamente si considerassero 4 o 5 supermanager, si potrebbe anche pensare che retribuzioni sui 200/250 milioni come quelle annunciate siano in un certo senso eque. Ma se siamo sul livello di 40 supermanager, dei 40 direttori regionali! Secondo me questo poteva essere il numero totale dei dirigenti della struttura regionale. Inoltre si crea un salto sperequativo in questo caso, un'ingiustizia fra questi 40 e i dirigenti di uno scalino immediatamente inferiore, che mi sembra siano pagati sui 60 milioni annui.
Vediamo, a livello del personale, cosa è successo dopo, perché ho appena detto che per pareggiare in qualche modo lo scontento che nasce da questa manovra si è cercato di accontentare un po' tutti. Si è cercato un accordo con le rappresentanze sindacali e soprattutto si sono cercati accordi con singoli gruppi di dipendenti e dopo tutti questi accordi il risultato è stato quello che ho detto, cioè le promozioni a pioggia. Una pioggia tale di promozioni scontenterà quel 40-45% di personale che non verrà promosso e si sentirà completamente demotivato e tagliato fuori; ma non è che quelli che saranno promossi risulteranno poi così contenti perché apparirà come una manovra praticamente normale.
A margine di tutto questo si innesta ancora un'altra questione; dalla nuova pianta organica e sulla base delle norme transitorie che prevedono dei concorsi verranno ancora assunte nuove persone. D'accordo che il personale alle dipendenze della Regione Piemonte è poca cosa se confrontato ai dipendenti di regioni quali il Lazio o la Sicilia, ma pensiamo a casa nostra.
Vorrei che prima di fare questi concorsi venisse dimostrato a cosa servirà il nuovo personale, perché ricordiamoci che qui stiamo spendendo denaro pubblico e non lo stiamo spendendo in una delibera isolata che quest'anno si fa e l'anno prossimo non si farà più; una volta assunte queste persone resteranno in servizio sicuramente fino alla pensione per cui noi impegniamo delle risorse finanziarie non solo per quest'anno o l'anno prossimo, ma per un arco di tempo di una trentina o una quarantina d'anni.
Queste sono le cose più lampanti che emergono, a mio avviso, da questa ristrutturazione e qui devo ritornare al discorso iniziale, perché alla fine di tutto questo la ristrutturazione è stata fatta con gli occhi rivolti all'indietro, cioè sulla base della situazione attuale. Si è praticamente voluto dare una forma diversa, cambiare l'immagine, ma quello che c'è dietro di sicuro non cambia ed è qui il punto più grave di questo provvedimento, perché, torno a ripetere, a questo punto non aveva più senso fare un provvedimento del genere: dovevamo attendere perlomeno l'applicazione della Bassanini, dovevamo prima attivare tutto il sistema di delega agli altri enti, dopodiché si poteva, partendo dal basso e non dall'alto come è stato fatto, ristrutturare tutta l'organizzazione degli uffici e del personale.
Io sono convinto che questo provvedimento sarà immediatamente superato per cui questi due anni sono già passati inutilmente, ma continuiamo a perdere del tempo, perché non appena questo provvedimento entrerà in vigore avremo bisogno di un nuovo provvedimento che lo sostituisca, in quanto saranno mutate le questioni di base, cioè quelle questioni di cui non si è tenuto conto e non saranno sicuramente i grandi manager che potranno salvare la situazione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.
COTTO 39 sedute dedicate dalla I Commissione all'esame del disegno di legge n. 42. Il tempo trascorso dall'ottobre 1995 al giugno 1997 hanno permesso di approfondire e discutere, in modo analitico, ogni articolo e i vari allegati, tenendo conto delle osservazioni emerse durante le consultazioni e delle memorie presentate dalle organizzazioni sindacali.
Il dibattito del Consiglio permetterà di capire ancora di più - se riusciremo ad evitare il gioco delle parti - se gli obiettivi della riforma, tesi all'attuazione del decentramento delle funzioni, nonché a migliorare l'efficienza del sistema organizzativo regionale, sono raggiungibili.
Il cittadino viene posto al centro dell'attività dell'amministrazione almeno si spera che possa essere posto al centro dell'attività dell'amministrazione e non solo con l'istituzione dello sportello del cittadino.
Perché è scritto nella relazione "uno dei criteri di organizzazione previsto dalla legge n. 29/93, e che viene recepito dal presente disegno di legge, è quello del collegamento dell'attività delle strutture attraverso il dovere di comunicazione esterna ed interna".
Infatti sono convinta che la comunicazione gioca un ruolo fondamentale per l'attivazione dei processi di cambiamento strategico e riorganizzativo nel senso che essa è necessaria per indurre modificazioni nelle conoscenze nelle capacità e negli atteggiamenti delle persone.
Fra comunicazione e cambiamento organizzativo esistono significative correlazioni.
La dinamica dei rapporti all'interno di qualsiasi gruppo sociale mobilita le risorse, attiva gli scambi e promuove trasformazioni la cui velocità e importanza sono direttamente proporzionali alla ricchezza delle comunicazioni.
Ogni comunicazione orientata al cambiamento di atteggiamenti e di modi di operare è interpretata dai destinatari come una promessa.
Per attuare il cambiamento occorrono risorse qualitativamente selezionati, disposte ad investire capacità e tempo per diffondere la cultura del cambiamento, per divulgare la cultura del servizio al cittadino, per contrastare la cultura degli interessi che contraddistingue alcune figure della struttura. Sarà necessario, per prima cosa, agire sulla cultura interna, operando una profonda azione di cambiamento dei sistemi delle prassi, delle regole, dei valori del sistema di relazioni.
Più l'azione sarà sviluppata nella parte bassa dell'organizzazione maggiore sarà la possibilità di successo.
E' interesse dell'amministrazione regionale valorizzare queste risorse ridefinire il sistema premiante in senso più equo e sostenere adeguati investimenti nella formazione, che è soprattutto comunicazione in quanta destinata a modificare oltre che le conoscenze e le capacità, anche gli atteggiamenti e dunque i comportamenti a livello di singoli e di gruppi.
Nelle relazione leggiamo: "Prende corpo una riforma che non si limita a centrare l'attenzione sulla pubblica amministrazione con l'obiettivo di permettere la sopravvivenza delle strutture e dei diritti acquisiti dai singoli funzionari, ma si presta particolare attenzione all'utente con le sue aspettative, con le sue esigenze".
Si creano in tal modo le condizioni per attuare un profondo cambiamento. Un cambiamento che consiste nel passaggio della pubblica amministrazione da istituzione burocratica ad istituzione di mercato che eroga servizi e funzioni in risposta alla specifica domanda. Si vuole passare da una pubblica amministrazione, che produce atti, ad una che eroga servizi e funzioni orientatati all'efficacia dell'intervento pubblico. Si vuole privilegiare la logica di funzioni e di servizio rispetto a quella burocratica; si vuole orientare la pubblica amministrazione verso il soddisfacimento dei bisogni nella sua globalità.
Ma riusciranno i dirigenti, che sono tra i protagonisti di questo processo, a passare da un tipo di controllo burocratico al controllo "manageriale"? Ci auguriamo di sì. Speriamo di non dover incontrare ancora in futuro, cittadini, in questo caso cittadini datori di lavoro che non riescono ad assumere un ex detenuto nonostante tutti gli "incoraggiamenti" di chi opera a fianco degli istituti penitenziari perché la Regione Piemonte comunica: "Oggetto: comunicazione relativa a richiesta di contributo ai sensi della L.R. n. 28/93.
A seguito dell'istruttoria condotta... si comunica la non ammissibilità della suddetta domanda in quanto è risultata sprovvista della visura della Camera di Commercio".
Non sto a sottolineare le conseguenza, il dramma vissuto dai cittadini.
Riceveremo lettere come questa che mi permetto di leggere nei passaggi più significativi: "Ho dovuto attendere a scrivere perché la malattia e le terapie hanno messo freno alla mia volontà di fare, di agire di muovermi.
Accetto e mi accetto, ma non rassegnata. Chiedo aiuto perché non ho più tempo e forze per battermi, per insistere, per petulare. Perché a volte si rischia anche di passare per petulanti a forza di insistere. Questo non dovrebbe succedere quando ciò che si chiede è il giusto ed il dovuto soprattutto quando non si chiede a proprio beneficio.
Il fatto.
In data 7 dicembre 1995, con rogito notaio..., è ufficialmente nata l'organizzazione di volontariato oncologico "Progetto vita" dopo che già da un anno operava come lega Tumori.
In data 10 gennaio 1996, in qualità di Presidente, inoltravo domanda alla Regione di iscrizione ai Registri, unitamente alla compia dello Statuto già approvato e registrato.
Secondo indicazioni telefoniche lo Statuto fu modificato, dietro richieste, ancora qualche rettifica. (Mai che a nessuno di questi funzionari, dottori, fosse venuto in mente che forse uno scritto sarebbe stato, oltre che più esplicativo, anche più documentabile).
Di tutta questa faccenda mi rammaricano più cose: Per primo, il fatto che l'organizzazione "Progetto vita", che opera nei reparti di oncologia dell'ospedale Civile di Asti da due anni, continui ad essere ignorata in Regione. L'Organizzazione che ha progetti da realizzare non può chiedere sovvenzioni, non può stipulare convenzioni, non ha posto nel B.U.R.
E' muta perché si sono dimenticati di darle la parola.
Ha fatto più in fretta il cancro a riaggredirmi che loro a sistemare una faccenda così semplice!" Ogni cittadino, utente, cliente ha i suoi bisogni. Se non siamo in grado di riconoscerli, egli avrà una percezione negativa del servizio e dell'amministrazione.
Dare al cittadino informazioni e consigli adeguati, proiettare una buona immagine del servizio erogato sono aspetti ambedue importanti.
Per fortuna molti dipendenti, a tutti i livelli, dimostrano un impegno personale ed una idonea preparazione nell'assolvere il ruolo assegnato.
Purtroppo, però, non fanno notizia, come chi riesce a non rispondere al telefono, a nascondersi alle richieste dei Sindaci dei nostri Comuni, a dare nel complesso un'immagine negativa e distorta anche del lavoro che svolge.
Un impulso decisivo allo sviluppo delle comunicazioni nelle strutture pubbliche è venuto con l'istituzione degli URP (Uffici per le relazioni con il pubblico). Mi auguro che siano presto istituiti, potenziati ai vari livelli in Regione.
Il comportamento del personale e l'orientamento favorevole o sfavorevole del pubblico sono fattori determinanti del successo di qualsiasi organizzazione pubblica o privata e dell'eccellenza dei suoi prodotti. E' importante avere la consapevolezza che parlare di riorganizzazione del personale significa fornire servizi migliori al cittadino.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Cotto.
La parola alla Consigliera Spagnuolo.
SPAGNUOLO Grazie, signor Presidente e signori Consiglieri.
Mentre ascoltavo i diversi interventi precedenti, pensavo che la discussione e l'esame del provvedimento, ma soprattutto del problema sotteso allo stesso, sono oggettivamente molto difficili per una serie di ragioni, alcune delle quali dipese dall'operato di maggioranza ed opposizione, altre da fattori e da normative che non dipendono da noi, ma che esistono e con le quali dobbiamo fare i conti. Altre ragioni di difficoltà nell'affrontare la materia sono dipese da una cultura che nel frattempo è cambiata così come il momento politico, con il quale, ci piaccia o meno, dobbiamo fare i conti.
E' stato ricordato anche abbastanza dettagliatamente nel quadro di presentazione della legge in aula, l'iter del provvedimento in Commissione.
Qualcuno ha anche voluto quantificare il numero delle sedute: 39.
Personalmente credo si debba ricordare che le 39 sedute sono state anche frutto di difficoltà e problematiche non risolte, ma che noi abbiamo sottolineato fin dai primissimi momenti dell'esame del provvedimento.
Provvedimento che certamente risponde ad una reale esigenza: l'attuazione del decreto n. 29 e delle attuazioni di carattere contrattuale che sono e restano sul tappeto. Il disegno di legge n. 42 contiene tutta una serie di elementi di difficoltà, sui quali torneremo sia in sede di discussione di carattere generale sia in sede di presentazione degli emendamenti e di lettura dell'articolato.
Si tratta di un provvedimento che, preso di per sé, sarebbe stato criticabile anche due anni fa, più o meno quando si è cominciato a lavorare sul tema: ma è elemento di straordinaria perplessità e criticità il fatto che venga esaminato, praticamente, a metà del 1997. Nel frattempo, tutte quelle questioni di carattere legislativo nazionale, di cultura ed anche di carattere politico, che ci fanno ragionare a fondo su ciò che è e deve essere, oggi, il federalismo, si sono sempre più approfondite.
E' evidente che oggi, nel momento in cui il disegno di legge è stato presentato con tanta determinazione dalla Giunta regionale, come uno dei banchi di prova dell'esecutivo, le riflessioni su come procedere e gli aspetti critici si rivelano con più evidenza.
Per un Ente come la Regione, che, nonostante siano passati 25 anni, sta ricercando faticosamente una sua affermazione ed un suo ruolo, è evidente che obiettivi di funzionalità, trasparenza, modernità, esigenza di comunicazione, rapporto con il cittadino, siano di per se stessi condivisibili.
Voglio però ricordare che una delle ragioni delle tante sedute e dell'attività serrata della Commissione sono legate al fatto che via via venivano poste questioni di carattere nodale. Questioni che in parte non sono ancora state risolte ed altre che sono invece state affrontate: è stata la stessa Giunta a chiedere degli aggiornamenti per definire tutta una serie di rapporti importanti.
La prima grande questione che deve essere richiamata in quest'aula è indubbiamente quella delle deleghe. E' molto difficile pensare che si possa redarre un disegno di legge di riordino del personale della Regione Piemonte senza dire qual è il prospetto delle deleghe e dell'organizzazione decentrata e federalista della Regione in Piemonte.
E' questo un elemento che non si è affrontato e che non si può nemmeno affrontare, per relazionem, rispetto a provvedimenti presentati in altre Commissioni. Se ci fosse un prospetto di normative inerenti alle deleghe per esempio all'esame di una qualche Commissione, si potrebbero confrontare alcune delle ipotesi di modello che si propongono. Avviene invece che questo testo, peraltro così analitico in questa sua presentazione, si scontra da un lato con l'ignoto, non essendoci alcun disegno di decentramento delle funzioni sul territorio, dall'altro viene a calarsi in un momento nel quale la Bicamerale sta decidendo di destinare nuovi pacchetti di funzioni alle Regioni e ci troviamo dunque nella situazione di dover metter mano ad altre grandi riforme. Penso a quella dello Statuto, su cui si sta lavorando, ma anche a tante altre leggi nazionali: c'è un articolatissimo disegno di carattere istituzionale che viene ad incidere sul provvedimento, che lo rende di per sé superato. Il dettaglio analitico di tutta una serie di declaratorie che avrebbe potuto andar ben o meno un anno fa, oggi, indubbiamente, rischia di essere assolutamente superato nel momento stesso in cui viene proposto.
Esistono dunque elementi di impianto istituzionale, legislativo, di raccordo con programmazioni che non sono - casualmente - in itinere, che indubbiamente rendono questo provvedimento non aderente a ciò che potrebbe essere, invece, un moderno disegno e progetto di governo della Regione anche attraverso le proprie strutture. Questa la prima delle critiche, la prima delle osservazioni, la prima delle difficoltà.
Esistono poi i problemi del personale; il personale della Regione Piemonte, dirigenti e non, ha propri diritti, che devono essere salvaguardati; ha proprie esigenze di risposta contrattuale che non pu tardare e che deve essere affrontata. Non vorrei assolutamente far parte del coro di coloro che disegnano questa Regione come un ente di persone assenti, impreparate, che non rispondono. Do invece atto che esiste tutta una realtà che ha lavorato per costruire questa Regione, che lavora, che s'impegna, che è disponibile, che è attenta e sensibile, e che tante volte guarda oltre a ciò che noi possiamo o dovremmo vedere.
Ci sono anche tanti episodi di burocrazia, ci sono tanti episodi di lungaggine amministrativa che non sono tollerabili. In parte questo dipende dall'inefficienza del singolo o delle strutture, in larga misura per dipende da una grande questione che noi non abbiamo risolto: la commistione che esiste tra la funzione legislativa e programmatoria, che dovrebbe essere la nostra, e la funzione invece di amministrazione che per la Regione dovrebbe essere dell'alta amministrazione, ma moltissimi dirigenti sono ancora chiamati a fare la piccola amministrazione l'amministrazioncina, che invece molto bene sarebbe fatta se ci fosse un impianto di decentramento di funzioni, che è essenziale. L'Assessore all'ambiente, Cavallera, ci diceva l'altro giorno che il suo Assessorato sta lavorando meglio da quando sono state decentrate tutta una serie di questioni. E' evidente, allora, che nell'esaminare una questione così complessa si devono guardare anche le motivazioni di fondo che fanno sì che delle strutture, anche valide, diventino delle strutture molto sovente anche gravemente inefficienti. Dobbiamo quindi fare lo sforzo di tenere distinti questi piani.
Proprio in considerazione di queste grandi questioni questo disegno di legge arriva in un momento completamente sbagliato. A prescindere dal fatto che sia buono o meno, arriva in un momento sbagliato, perché arriva in un momento nel quale si parla di deleghe, di trasferimento di nuove competenze, si delinea l'esigenza di un decentramento territoriale, ci sono i decreti Bassanini, c'è tutta una serie di questioni che a prescindere da noi ci sono! E che con questo provvedimento non possono essere normate nella maniera più corretta, anche se questa cosa fosse buona per tanti altri aspetti.
Questa proposta poi - mi avvio alla conclusione - stride molto su un aspetto che è assolutamente eclatante (ma poi valuteremo tante altre questioni di merito) ed è il numero dei dirigenti. Mi sembra cioè impossibile pensare che noi arriviamo ad avere un numero così elevato di personale dirigente a fronte del numero complessivo del personale e in mancanza del progetto di carattere generale di decentramento sul territorio. Nessuno potrà dire che i politici della Regione sono più efficienti dei dirigenti della Regione, perché se i politici della Regione fanno una cosa così burocratica non ci lamentiamo poi che ci sono anche delle realtà di burocrazia dentro la Regione e dentro i suoi dirigenti.
Pensare cioè che noi diciamo al Piemonte, ai cittadini dei paesini più sperduti della nostra Regione, che facciamo un dirigente ogni dieci unità è una cosa che chiunque può venire qui a criticarci! Siamo noi dei burocrati a quel punto! Peggio ancora uno ogni sei, come mi stanno suggerendo.
GALLARINI Ne abbiamo trovati uno ogni 5, però! SPAGNUOLO Ma sì, per carità, collega Gallarini. Io non parto mai da oggi, nel senso che io ho detto che questa Regione da 25 anni stenta a trovare il suo decollo e ho anche detto che nell'arco di questi 25 anni la Regione ha confuso pesantemente il livello legislativo con il livello amministrativo.
Allora è chiaro che, magari burocrati sarebbero lo stesso, ma indubbiamente lo sono molto di più perché esiste questo tipo di problema! Oggi noi abbiamo chiesto alla stragrande maggioranza dei nostri dirigenti di non fare ciò per cui la Regione è stata istituita e nemmeno noi lo facciamo anche per tutta una serie ulteriore di problemi che nel corso della discussione metteremo in evidenza.
La questione del numero dei dirigenti secondo me mortifica anche i dirigenti veri, perché poi è evidente che nel momento in cui tutti sono dirigenti nessuno davvero viene messo nelle condizioni di dirigere e si metteranno sullo stesso piano dirigenti che la formazione la possono fare e dirigenti che invece di formazione avrebbero bisogno! Questi sono problemi che io sono disposta a dire che non nascono oggi perché la Regione ha avuto tutta una serie di problemi grandissimi di decollo che ancora non ha risolto, tant'è che probabilmente alla fine del mese di luglio faremo una seduta per chiedere noi il federalismo e per fare tutta una serie di critiche anche necessarie alla Bicamerale. Se noi non fossimo in questa situazione probabilmente parleremmo già di decollo della Regione che invece non è avvenuto per niente.
Qui poi c'è una grande difformità, e concludo davvero. C'è la grande difformità di presentare questo modello come un modello di ammodernamento di mercato, di sburocratizzazione, poi lo leggi e sommessamente ti accorgi che queste parole sono usate troppo! Anche le grandi questioni - in proposito ringrazio il collega Foco dell'autonomia funzionale e contabile del Consiglio e del costruire le assemblee come Parlamenti, rappresentano un'occasione che probabilmente non viene colta completamente.
E' stato presentato a tutti un pacchetto di emendamenti; da una prima lettura mi sembrano emendamenti di sostanza, importanti, per cui dovremo esprimerci, al di là di questi primi dubbi, anche sulla base poi di una illustrazione e delle motivazioni per le quali a quegli emendamenti si è arrivati.
In sostanza, è un progetto che, così com'è, è proprio fuori tempo, nel senso che ci sono delle grandi cose che influiscono e che devono essere ancora normate ed è un progetto che deve essere rivisto perch oggettivamente parlare di modernità e leggere questo tipo di progetto stride un po'. I problemi non nascono oggi, ma non sono neanche stati risolti oggi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.
PAPANDREA A questa discussione sta approdando quello che è un vero e proprio fallimento della Giunta Ghigo perché il provvedimento che stiamo discutendo oggi (luglio 1997) era stato annunciato come la madre di tutte le leggi da parte di questa Giunta due anni fa. Noi ricordiamo bene l'illustrazione del programma della Giunta Ghigo: l'architrave di tutto stava in un nuovo modo di governare e in una legge che avrebbe permesso di impostare questo nuovo modo di governare. Si disse che senza questa legge non avrebbe potuto realizzarsi questo nuovo modo di governare, non si poteva governare, allora delle due l'una: o in questi due anni non si è governato oppure questa legge non era questa cosa fantastica che ci veniva presentata. E' probabile che siano vere tutte e due le cose, cioè non si è governato o si è governato decisamente male e questa legge non è neanche la panacea per tutti i mali.
Questi due anni li abbiamo trascorsi discutendone, e seriamente, ma non per un ostruzionismo della minoranza perché noi abbiamo sempre voluto discutere e approfondire queste tematiche (ricordo che erano due le proposte di legge che abbiamo esaminato contestualmente), ma il protrarsi del tempo è stato più che altro dovuto a lunghe pause di interruzione (delle 39 sedute di Commissione alcune sono state molto ravvicinate, altre con lunghe pause) che si concludevano con la presentazione di pacchi di emendamenti da parte della maggioranza. Anche la minoranza in certi momenti ha presentato degli emendamenti, però li ha anche ritirati; pacchi di emendamenti della maggioranza che sono venuti fino alle ultime riunioni di Commissione. Prima di questi emendamenti che sono stati presentati in aula abbiamo assistito, nelle ultime riunioni di Commissione, ad un gioco delle parti tra la maggioranza e la Giunta: c'erano i Consiglieri di maggioranza che presentavano emendamenti e non di poco conto. Quindi i tempi lunghi sono dovuti anche a questo e quegli emendamenti, così come gli emendamenti presentati oggi, testimoniano un fatto: che anche dentro la maggioranza non c'è convinzione rispetto a questo progetto, non c'è omogeneità.
Se ci sono dei dubbi da parte della maggioranza, figuratevi da parte nostra, che fin dall'inizio avevamo proposto un'altra impostazione! Ma ci significa che vogliamo discuterne seriamente, anche d'ora in poi, come abbiamo fatto in passato.
Tra l'altro, nella discussione abbiamo apportato delle modifiche, e in effetti il testo originale che ho di fronte non è uguale a quello giunto in Consiglio, anche se ne rimane l'impostazione; persino la relazione introduttiva attuale riprende ampie parti di quella originaria: l'altro giorno le ho confrontate e le ho trovate molto simili.
Mi fa sorridere leggere che i criteri a cui ci si vuole riferire sono di trasparenza, efficienza ed economicità. Nel caso specifico, rischiamo addirittura di fare dei miracoli. Infatti, nel testo originario della relazione si diceva: "Per quanto riguarda i costi riferiti alla dirigenza la nuova configurazione di regime, nel caso in cui le posizioni extracontrattuali siano coperte da personale interno, comporta una riduzione di spesa di circa 7-8 miliardi rispetto a quella attualmente sostenuta".
Successivamente il risparmio si è ridotto a soli 2 miliardi, tuttavia non riesco ugualmente a capire questo miracolo.
Queste figure avranno un consistente aumento (si tratta di centinaia di milioni all'anno); all'epoca erano una cinquantina, adesso sono forse 65 come numero massimo e mi pare siano ridotte a 42 effettive. Però, ripeto non sono ancora riuscito a capire come, aumentando in misura notevole (circa 4 miliardi e mezzo) la spesa annua per gli stipendi, alla fine la spesa si riduca di 2 miliardi (prima erano 7-8).
Questo è un miracolo. Se questa è l'economicità, va bene.
Probabilmente, se avessimo nominato direttori generali tutti i 350 dirigenti, seguendo questa logica avremmo risparmiato molto di più.
Si parla tanto di trasparenza: è qui che occorre la trasparenza! Pensate che nel testo originale - anche questo l'abbiamo fatto modificare - per indicare il numero dei direttori generali regionali, c'era scritto: "Punto 3) dell'art. 10. Il numero delle direzioni generali non pu essere il triplo di quello che si determina dalla somma dei componenti della Giunta, incrementato di 2".
Alla faccia della trasparenza e della chiarezza di comunicazione! Si può scrivere un numero! Non siamo stati noi della minoranza a scrivere queste cose, ma i campioni della comunicazione si sono presentati con questa formula e noi nella discussione, gli abbiamo imposto - ridicolizzando anche un pochino questi fatti - di mettere un numero, di indicare quanti sono i direttori altrimenti la gente non capisce.
Analogo sforzo lo abbiamo fatto su altri aspetti, ma evidenzio quelli che ritengo più importanti, non certo gli unici. Tuttavia il difetto di trasparenza più grosso è un altro.
Come dicevo prima, il disegno di legge è stato sì modificato, ma ne è rimasta l'impostazione originaria, ed è su questa impostazione che manca la trasparenza, in quanto si è voluta fare una proposta di ristrutturazione del tutto astrusa, del tutto estraniata dalla realtà.
Nel frattempo - lo hanno già ricordato altri - sono avvenuti fatti importanti, tra cui i decreti Bassanini, poi diventati legge, che modificano tutto il contesto.
Ad esempio, le deleghe alle Province avremmo dovuto darle noi, non era un provvedimento che doveva arrivare dall'alto.
All'epoca ci è stato detto (ma sto parlando di oltre un anno e mezzo fa): "Diamo la priorità a questo provvedimento, abbiamo talmente fretta per cui lo mandiamo avanti; le deleghe arriveranno entro il marzo del 96 e i due provvedimenti andranno...".
Le deleghe sono state bloccate per volontà politica, non per chissà quale miracolo. Questa Giunta ha deciso di varare un provvedimento sul personale senza quello sulle deleghe, ma non perché c'erano problemi di tempi; questo argomento poteva valere nella primavera del '96, dopo vi è stata un'esplicita volontà politica di fare il provvedimento di legge senza avere il riferimento di questa struttura e senza sapere in quale contesto questa struttura agiva.
Se trasferiamo le deleghe alle Province, emergono quegli aspetti che ricordava anche la Consigliera Spagnuolo, cioè se siamo più un Ente di programmazione o più un Ente di gestione, per cui si chiarifica anche il tipo di struttura di cui abbiamo bisogno.
Quel provvedimento doveva dunque andare avanti; l'averlo fatto attendere è una volontà di mascherare, di non fare in modo trasparente questa proposta.
Pensate, ad esempio, all'agricoltura; pensate alle modifiche che sono state apportate là dove sono state attuate le deleghe e quali modifiche pu portare tutto ciò all'interno della nostra Regione. Non averlo fatto ripeto - non è incidentale: è una volontà politica.
Se teniamo conto di questi aspetti e delle novità di cui parlavano è ancora più evidente che stiamo varando una legge astratta dalla realtà.
Poiché comprendiamo - e l'abbiamo detto più volte - le aspettative del personale di questa Regione circa l'applicazione della legge 29 aspettative legittime e quanto mai serie, già molto tempo fa avevo personalmente proposto, a nome del Gruppo, un provvedimento agile, che permettesse se non di ridisegnare il quadro della Regione, almeno di andare incontro a quelle aspettative.
Anche per questo motivo oggi non accettiamo ricatti che ci dicano: "Ci sono le aspettative, quindi non dovete disturbare più di tanto, fate la vostra discussione tranquilla".
Per quello che ho detto e per le cose che ancora dirò, il provvedimento in esame, a mio parere, è estremamente negativo e in questo dibattito bisognerà cercare di modificarlo ulteriormente.
La logica di questa ristrutturazione del personale non è la funzione che questa struttura dovrà avere, perché non si sa ancora bene quale sia il tipo di caratteristiche, ecc.
Qual è la logica? Si è partiti dall'alto, e infatti il primo emendamento che volevo presentare inizialmente proponeva di cambiare il titolo del disegno di legge: anziché chiamarla legge sul personale, era meglio definirla legge sui dirigenti; in questo modo si sarebbe chiarito meglio quello di cui si voleva parlare.
Tuttavia si è partiti da questo, e con che logica? Alcuni lo ricordavano: il numero. Ma da dove deriva il numero? E' un piccolo mistero.
Il numero, che prima era di 65, poi è calato; nella stessa relazione c'è scritto 50, poi è spesso cambiato, senza capire quale fosse la sua vera origine.
Io ho cercato di darmi una spiegazione da solo, perché questa spiegazione manca.
Se voi ricordate, all'inizio di questa legislatura c'era una certa sfiducia da parte della nuova maggioranza nei confronti della struttura esistente: la si vedeva un po' ostile, plasmata dalle esperienze precedenti, in qualche modo ostaggio della minoranza, vicina alla minoranza. Per cui si è pensato di introdurre delle dosi massicce di cambiamento.
Da qui nasce il meccanismo per cui il 20% dei nuovi direttori generali deve essere assunto dall'esterno. Ciò avviene non perché ce ne sia bisogno questo lo capirebbero tutti: se delle figure mancano, si vanno anche a prendere dall'esterno, si assumono anche dall'esterno - ma indipendentemente da una qualsiasi motivazione.
Si fissa un numero, il 20%, e la spiegazione qual è? Essendoci una certa sfiducia all'epoca, soprattutto nei confronti della dirigenza così come si era determinata, è meglio avere uomini di fiducia, che possiamo sceglierci all'esterno.
Probabilmente, anche all'interno della struttura esistevano dei dirigenti da premiare: alcuni perché avevano fiutato il vento giusto e si erano schierati in tempo con la nuova maggioranza, altri invece indipendentemente da maggioranza o minoranza, avevano le caratteristiche per essere premiati.
Alla fine il numero è risultato alto, ed è un numero che non ha alcun riscontro, non solo con la realtà, non solo con l'operatività, ma neanche con quello che hanno fatto le altre Regioni. Noi ci troviamo ad avere un numero decisamente più alto di quello, per esempio, della Regione Lombardia, che, per abitanti, per compiti, per numero di dipendenti, è nettamente superiore alla nostra. Non parliamo delle altre Regioni.
Quindi, su questo punto, credo che una spiegazione razionale può essere quella che dicevo io, a meno che non me ne diano un'altra, ma finora resta un mistero. Questa logica, che era presente e molto personalizzata nell'individuazione delle strutture, era presente per esempio nella deroga Garrone, che è stata cancellata, ma che c'era. E' bene sapere che c'era: si prevedeva di poter assumere una determinata figura, quindi si pensava: "si è fatta la legge, si mette l'articolo di legge per cui quella figura si pu assumere". E lo stesso vale per alcuni dirigenti interni.
Quindi ci sono le deroghe; è chiaro che avendo fatto queste deroghe non si è poi potuto reggere molto sugli altri; cominciando dall'alto, non si può reggere tutto con questo tipo di impostazione.
Ripetiamo allora una struttura di questo genere, in cui, una volta individuato il numero, si è detto: "ci devono essere i coordinatori". I coordinatori dovevano essere 14-15; è chiaro che se uno è coordinatore deve avere qualcuno da coordinare, quindi per ogni coordinatore ci vogliono almeno due direttori generali. I direttori generali regionali devono anche loro avere un minimo di struttura, però è nata così, dall'alto, e poi pian piano gli si è messo il resto intorno.
Ritengo che questa struttura non vada, quindi noi interverremo e cercheremo di cancellare questa situazione e di riportarla ad una maggiore adesione alla realtà.
Ripeto, la cosa migliore sarebbe quella che noi avevamo proposto già tempo fa, di stralciare alcuni punti e di rinviare ad un momento successivo la definizione vera della struttura, fare cioè un provvedimento che permetta di rispondere alle prospettive ed alle aspettative legittime del personale, che ha due aspetti: un aspetto materiale, che è importante e a cui una legge leggera, una legge ponte permetterebbe di rispondere. L'altro aspetto che molti sottolineano è quello dell'incertezza, che non può essere risolto con una leggina, ma d'altro canto questa legge nasce morta, perch dovrà essere modificata, quindi oltre che errata nasce anche morta e non permette di rispondere, quindi comunque dovremo reintervenire.
Sarebbe meglio fare un provvedimento più limitato, che risponda almeno ad uno dei problemi, e sul resto rinviare, inserendo il quadro di cui parlavo prima.
Alcune altre questioni: per il modo in cui è avvenuta la discussione della legge, ovviamente vi sono stati degli scontenti. Un dipendente regionale che si trova di fronte a questa prospettiva, con le condizioni in cui lavora un dipendente regionale (alcuni dicono "quelli che lavorano", ma io presumo che lavorino), che spesso è sottopagato, quando sente queste prospettive è chiaro che innesca delle proteste e delle pressioni.
L'atteggiamento della Giunta, su questo, è stato errato, perché ha teso ad accogliere e a legittimare tutte le pressioni esistenti.
Esiste una controparte, che è la RLU (i Rappresentanti dei Lavoratori Eletti); con quella controparte bisognava confrontarsi, tenendo anche conto degli altri, ma quella era la controparte naturale, non ce n'erano altre.
Invece, la maggioranza e la Giunta hanno raccolto tutte le spinte esistenti, facendo, tra l'altro, l'opposto di quello che sostengono.
Andare verso una privatizzazione del rapporto di lavoro vuol dire che il contratto prevale sulle leggi, e questo vuol dire che per un dipendente privato il rapporto di lavoro è determinato dal contratto, mentre in Regione il rapporto di lavoro, finche il contratto non diventa legge, non vale. Quindi ci sono le leggi, allora la privatizzazione è una delegificazione. Noi, invece di andare verso una privatizzazione, siamo andati verso una legificazione, perché l'articolo 50 prevede tutte legificazioni, che potevano essere in qualche modo rinviate alla trattativa sindacale.
Dobbiamo avere chiaro, dunque che sono stati fatti dei proclami e poi si è operato in modo diverso.
Voglio essere chiaro: come Rifondazione Comunista, nonostante il giudizio che ho dato adesso, ci confronteremo su questi articoli dopo il passaggio degli articoli riguardanti i dirigenti, perché se passano le deroghe a livello dei direttori generali, non si può accettare che sui livelli più bassi dei lavoratori si sia rigidi e si mostrino i muscoli.
Credo che questo sia inaccettabile.
Allora, o la legge ha una sua coerenza, e allora si può discutere di questa coerenza, ma se la legge dall'inizio manca di coerenza, noi ne terremo conto.
Se vediamo che continua, da parte della maggioranza, il rincorrere, noi siamo bravi, rincorriamo probabilmente più degli altri, ma in questo ci deve essere una chiarezza e il nostro comportamento sarà in parte determinato dal voto che avverrà sugli articoli che riguardano le direzioni regionali e le deroghe previste.
Ultima questione: c'è un altro aspetto che corre dentro la filosofia di questa legge, cioè un'ammirazione notevole verso il privato. Si dice che si deve andare verso il modello privato.
Io consiglio a tutti la lettura di questo libro ("Il processo"), che si basa soprattutto sulla citazione degli atti del processo che hanno avuto Romiti e Mattioli. Leggendo quello che dicono i dirigenti, tale ammirazione per il privato ci lascia perplessi.
Faccio un paio di citazioni, per esempio, sulla chiarezza, si parla molto di tangenti e di questi aspetti.
Riguardo a Romiti, un suo stretto collaboratore - Garuzzo - dai giudici dice: "Non ricordo un progetto industriale scaturito dall'iniziativa del dottor Romiti, mentre ho riscontrato che alcune sue affermazioni, espresse come proprie, sono il portato di idee di preposti ai vari settori industriali o mie".
Ma le cose più interessanti sono quelle, per esempio, dette da Ghidella, il quale dice che esisteva un tesoretto... Dice: "Per valutare il mio rendimento e il premio conseguente, al di là degli utili ufficiali Romiti a tu per tu considerava gli utili di Fiat Auto che non apparivano nei bilanci" - quindi, compito dei dirigenti era anche quello di non far apparire gli utili dei bilanci - "perché 'drenati'. Dopo qualche giorno Auteri mi comunicava di recarmi presso un notaio a Zurigo" - e dice anche quale notaio è e dove si trova - per riscuotere l'assegno per le mie spettanze non ufficiali: dai 30 ai 100 milioni".
Questo è il modo di governare.
Ancora una citazione, sempre di Ghidella e poi termino; dice: "Un settore per arricchire la Fiat Auto" - questo è significativo perch riguarda anche noi governanti - era la contribuzione statale per le ricerche tecnologiche. Qui, semplicemente, si gonfiavano le spese e le ore di applicazione da parte della Fiat Auto e si lucravano somme che coprivano abbondantemente il costo della ricerca. Anzi, si traevano dei buoni guadagni. Questa partita era seguita da Montanaro e da Belliazzi.
Normalmente erano gonfiate le ore. Nessuno riuscirà a controllare le ore effettive. Se il Ministero fosse venuto a controllare se ne sarebbe accorto. Ora è impossibile, già allora era assai difficile. Era la legge che era stata studiata per dare dei soldi a ufo." Questo è il commento che fa un dirigente, non sono parole di Rocco Papandrea, però prenderli ad esempio e presentarli sul palmo della mano come esempio da imitare, a me preoccupa.



PRESIDENTE

Non si può fare di ogni erba un fascio. Grazie, Consigliere Papandrea.
La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Sarò brevissimo, perché mi riconosco molto in alcuni interventi e quindi non ne ripeterò i concetti. In particolare mi riferisco a quelli dei colleghi Saitta e Papandrea che hanno toccato, secondo me, i punti centrali di questa legge. Credo, per sintetizzare, che manchi un progetto di cosa può essere la Regione nei confronti dell'utenza, o degli amministrati, i cittadini in senso lato. Non si è partiti da cosa dobbiamo fare per modellare una struttura atta a conseguire quegli obiettivi, ma si è fatto il contrario. Come ricordava Saitta, in origine forse il modello c'era, un modello magari non condivisibile, liberista, di regione leggera decentramento, responsabilizzazione, competizione; forse anche Ghigo non sapeva ancora bene cosa volesse dire, ma era un'idea, un progetto senz'altro legato a qualche scuola di pensiero. Questo prodotto è un'altra cosa; non so a quali modelli si ispiri, forse alla burocrazia sovietica.
Nessuna modellazione su un progetto, ma un'auto-referenzialità rivolta come diceva il collega Dutto, al passato. Il passato lo conosciamo in genere, non complessivamente; un quadro dirigente dove è scarseggiato il senso dello stato e delle istituzioni e dove è primeggiata la subordinazione politica, perché questo è il passato di una cooptazione dentro la struttura generale per selezione politica. Può piacere o meno, ma è stato così con tutti i partiti che hanno amministrato la Regione Piemonte e credo che anche i dirigenti che molto premono, giustamente, perché questa legge che comunque considerano non ottimale passi, siano i primi a dover non essere soddisfatti che non venga messo al centro anche un ruolo di funzionari della Regione legati all'istituzione, ai doveri dell'istituzione e non ai voleri del politico di turno.
Credo invece che con questa legge si rimanga ancora al passato e il rapporto con il sindacato credo non sia stato sbagliato; come diceva il collega Dutto in un passaggio del suo intervento, la Giunta ha incontrato il sindacato, ha fatto bene, ma in questo percorso sono state accettate nel sindacato non le parti e i contributi migliori, che potevano andare nella direzione precedente, ma i lati più corporativi, più deleteri che pure l'organizzazione sindacale modellata in questa storia e in questa cultura rappresenta nella storia e nella cultura della Regione Piemonte. Io non ho altro da aggiungere, perché entreremo poi nel merito delle varie questioni cercando di migliorare il provvedimento, ma il giudizio finale è di delusione, di un'occasione mancata e anche di un'occasione storica, perch siamo in una fase in cui il dibattito nazionale e locale è incentrato su queste cose, su come trasformare la pubblica amministrazione, lo Stato, le Province e le Regioni per diventare uno stato più moderno. Allora credo che quando il Presidente Ghigo o chi per esso andrà a confrontarsi con Bassanini, con lo Stato, sui temi che conosciamo, sul federalismo, sulla rivendicazione di un certo tipo di Stato, con questo modello, che in parte riguarda comunque anche l'organizzazione della nostra Regione, non avrà molti argomenti per contrastare e richiedere ciò che crediamo utile per la modernizzazione del nostro Stato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola.
DEORSOLA Grazie Presidente. E' già intervenuta su questo disegno di legge la Consigliera Cotto, il cui intervento condividiamo totalmente e desidero solo aggiungere qualche osservazione di quadro complessivo. Questo provvedimento raggiunge l'aula dopo due anni e più, cioè un tempo oggettivamente eccessivo, ma questo tempo eccessivo non deve suonare come critica agli Assessori che si sono succeduti nella delega, che anzi hanno svolto con grande impegno il loro compito. Queste difficoltà vanno viste nel quadro normativo, che è un quadro in evoluzione; questa circostanza è già stata richiamata da molti colleghi che mi hanno preceduto, un quadro in evoluzione che non permette di arrivare ad una proposta che sia totalmente condivisibile. Anche chi vuole, come vuole sicuramente la maggioranza e la Giunta, proporre una ristrutturazione, una riforma, un assestamento secondo certi principi, oggi non ha oggettivamente i dati di riferimento normativi per fare tale proposta.
Questo disegno di legge sarà verosimilmente, come uscirà dalle votazioni che si succederanno nei prossimi giorni, una legge possibile.
Credo debba essere questa la constatazione che ci farà essere favorevoli alle proposte, non solo di questo disegno di legge, ma anche agli emendamenti che eventualmente verranno proposti anche da esponenti della maggioranza.
La constatazione di fondo è la seguente: non è la legge che avremmo voluto, perché la legge che noi avremmo voluto non è oggettivamente possibile realizzarla.
Si pone, quindi, il problema di attendere che questi nuovi provvedimenti siano regime, ma questo significherebbe ulteriori attese: abbiamo di fronte una situazione della dirigenza, dei dipendenti tutti che non può continuare ad andare avanti in questo modo. Abbiamo bisogno di recepire alcuni principi ispiratori del disegno di legge n. 29, non è possibile rinviarli ulteriormente.
Il dirigente deve poter svolgere alcuni ruoli che gli sono propri, mi riferisco anche alla Presidenza delle gare che io non presiedo più da tempo per quanto riguarda l'Ufficio di Presidenza.
Noi siamo favorevoli - ripeto - ad un provvedimento il più possibile vicino a quelle che sono le nostre aspettative, ma ci rendiamo conto che queste aspettative verranno in gran parte disattese, proprio per il limite oggettivo normativo.
L'augurio è che sia possibile, in tempi sufficientemente brevi, portare a compimento questo disegno di legge e che sia possibile realizzare, nella nostra legislatura - nel quinquennio che ci vede interpreti - una nuova legge tenendo conto di quelle che sono le nuove indicazioni, l'esigenza di una riforma in senso federalista e di una riforma che, oggettivamente possa qualificare l'istituto regionale come un momento di legiferazione e non come un momento di amministrazione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FOCO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.
GHIGLIA Sono contento che ci sia lei, Consigliere Foco, Vicepresidente del Consiglio, e non il Presidente Picchioni perché altrimenti lo avrei tranquillizzato sul fatto che non doveva iniziare a scampanellare cinque minuti prima del tempo a mia disposizione, anche perché sarò molto breve.
Sono un po' in imbarazzo a parlare di questa legge perché non so se si tratti di una legge tecnica o politica e non so se questo pomeriggio abbiamo seguito tutti una linea di coerenza o di impostazione. Questa legge è stata circa due anni in Commissione, ma non è stata due anni in Commissione perché era stata dimenticata o si era dimenticata da sola in qualche cassetto, è stata due anni in Commissione perché, legittimamente la minoranza o meglio i Sindacati e la minoranza, a fasi alterne, ognuno con i propri intendimenti e i propri fini, hanno continuato a bloccarla, a discuterla, a ridiscuterla, tentare di modificarla.
Quindi non si può avere la moglie ubriaca e la botte piena, cioè accusare di lungaggini un procedimento legislativo quando si è i legittimi artefici della lungaggine.
Non si può accusare la Giunta anche di questa ennesima nefandezza, cioè dell'aver ritardato l'iter di questa legge.
Devo aggiungere anche che due anni fa il Ministro Bassanini non era ancora "nato", non era neanche stato concepito in quanto il "papà", cioè il Presidente Prodi, non era Presidente! Quindi il dire che i "Bassanini" debbono o potrebbero sconvolgere un disegno di legge che è stato in Commissione due anni e che potrebbe essere approvato è doppiamente sbagliato, a mio modestissimo parere.
Primo, perché se ogni legge di questa Regione dovesse tener conto della nascita di un Governo o dei cambiamenti di posizione o di strategia di un Governo, nessuno Regione sarebbe mai in grado di legiferare.
Secondo, perché alcuni decreti attuativi della legge Bassanini sono stati prorogati come termini e quindi sono in fieri e quindi sono in gran parte ancora "nella testa" del Ministro, delle Commissioni parlamentari: non c'è, quindi, una logica per la quale noi ci dobbiamo bloccare.
Terzo, che mi sembra altrettanto importante. La Bicamerale ha prodotto una disastrosa bozza di nuova Costituzione, soprattutto per quanto riguarda un finto impianto di stampo federale che incontrerà le maggiori resistenze anche all'interno del Parlamento. Parimenti le Regioni ogni giorno trasversalmente, continuano a chiedere una maggiore autonomia, un maggior potere decisionale, chiediamo, come Regioni, in qualche modo di poter essere attori e protagonisti delle leggi, dei cambiamenti, delle cose che vogliamo fare, senza aspettare che il "papà", cioè il Governo, ci imponga dei mutamenti di rotta.
Questi sono tre motivi per cui certe esagerazioni contro la Giunta e contro la maggioranza - che porta una legge vecchia, obsoleta, disastrosa inutile, vecchia, nata morta - mi sembrano argomenti che possono contrastare questi tesi che sono tesi tanto legittime quanto prettamente politiche, ma tutto è opinabile.
Sentivo delle citazioni da un libro sul processo Romiti e Mattioli anche se non mi appassiona quel tipo di letteratura - perché con tali citazioni si tendeva a spiegare o a contrastare il cosiddetto "privato" che entrerebbe nel settore pubblico attraverso questa legge di riforma che non è solo legge di riforma della dirigenza.
Ancora una volta, se volessimo essere coerenti con delle impostazioni di principio, e soprattutto se non avessimo spesso la tendenza a "cambiare giacca" secondo le convenienze in base al vecchio "faro" della doppia verità, dovremmo andare ad analizzare la bellissima deliberazione - votata dal centro-sinistra; anche dal nostro Gruppo, ma dal centro-sinistra quindi PDS, ecc. - sulla dirigenza e sul personale redatta dal Comune di Torino. Il "privato", ovvero la possibilità di assumere dirigenti e quanti altri anche all'esterno, con il benestare dei sindacati, è addirittura del 100%. Quindi, domani stesso, il Sindaco Castellani potrebbe decidere di sostituire tutti i dirigenti del Comune di Torino, facendo completamente a meno della dirigenza interna, indipendentemente da meriti, capacità e funzioni, e "pigliarseli" tutti dall'esterno senza che i sindacati muovano una foglia.
In Regione, su questo cardine, su questo principio che potremmo chiamare di liberismo se proprio vogliamo usare un termine, anche se improprio, c'è stato sin dall'inizio uno scatenamento, per cui si è deciso comunque, di limitare la quantità.
Tutto ciò, sinceramente, mi sembra irrazionale: si prende dall'esterno ciò che serve. Credo che nessuno sia tanto miope e folle da voler "uccidere" il pubblico; quando si parla di dirigenti è naturale la responsabilità di scegliere dall'esterno per coprire eventuali carenze mancanze. Non si tratta certo di scegliere all'esterno per l'impostazione ideologica secondo la quale "privato è bello" e "nel pubblico non funziona mai nulla".
Dunque, anche questo concetto di privato viene usato secondo le convenienze, il che è assolutamente non accettabile.
Altra cosa che mi ha un po' sconcertato è stato il sostenere che la legge risentirebbe delle pressioni di varie categorie o, addirittura pronuncio sicuramente quasi una bestemmia per qualcuno - di qualche corporazione di lavoratori (per me la parola "corporazione non ha accezione negativa, ma questo discorso lo facciamo un'altra volta), poiché bisognava ascoltare le RSU. Come sarebbe a dire? E' stato giusto, legittimo, e direi incontestabile, il fatto di ascoltare i lavoratori! Grazie al cielo, in Italia, uno dei cardini dello Stato è l'indipendenza della Magistratura l'altro è la libertà di iscriversi o meno ai sindacati, così come l'iscriversi o meno ai partiti politici. Occorre quindi ascoltare tutti i lavoratori, non soltanto quelli rappresentati dai sindacati. Criticare il fatto che la Giunta avrebbe accolto le esigenze, le rivendicazioni, le richieste legittime di un gran numero di lavoratori che non si sentivano rappresentati dalle RSU è quasi una condanna! Per fortuna, non siamo ancora al partito unico, al sindacato unico: c'è ancora un pizzico di libertà. Nonostante il fatto che al governo nazionale i comunisti siano una forza importante, determinante e spesso bloccante non siamo ancora a questo livello, e quindi c'è anche la libertà addirittura, per qualcuno, di non riconoscersi nelle posizioni della "triplice" - ma questo, l'ho detto così, perché mi sembrava giusto.
Per concludere - ho detto che non avrei abusato della vostra pazienza visto che quella generale è sempre una discussione di carattere politico: entreremo successivamente nel merito degli emendamenti e degli articoli di legge, se sarà il caso - quella che è venuta fuori a me sembra una legge discreta, sia per il tempo in cui è stato pensata sia per come è arrivata alla fine del proprio iter: l'impostazione iniziale non è stata stravolta.
E' stata modificata con buon senso, con l'apporto di tutti, ed anche con qualche - non voglio usare il termine "ricatto" - forzatura da parte di chi, in alcuni momenti diceva: "Beh, se si porta avanti la legge così, si potrebbero presentare alcune migliaia di emendamenti. E non si è trattato di ricatto, ma del porre fortemente delle questioni. E' successo anche questo nel ritardo e nei lunghi tempi di questa legge.
E' comunque, tutto sommato, una legge discreta, di cui questa Regione ha bisogno per iniziare a cambiare almeno qualcosa, per iniziare a rivendicare anche una certa legittima indipendenza da quello che è il governo centrale, senza aspettare sempre, nelle istanze di federalismo, di indipendenza che tutti avanziamo, che qualcun altro arrivi a dirci quel che dobbiamo fare.
E' inoltre una legge di riforma che assegna delle responsabilità precise, che finalmente sono anche revocabili. Finalmente, non avremo più se questa legge verrà approvata nel suo impianto generale - qualche tiranno senza volto, di cui ha parlato qualcuno, ma avremo dei responsabili diretti, a cui si potranno anche imputare, in base ai "Bassanini" e non solo, delle responsabilità. Non sarà sempre e solo la politica a pagare il fio degli errori: chi avrà responsabilità apicali sarà anche investito in prima persona di queste responsabilità.
Già questo è un passo avanti enorme, rispetto al passato anche recente in cui, alla fine, la responsabilità era sempre della politica.
Ben venga questa legge, con tutte le sue tare; consideriamo anche che una legge non è un tabù. Visto che teoricamente una maggioranza dovrebbe governare - "teoricamente" perché qua non accade mai, nel senso che non ci sono gli strumenti per farlo - anche questa, come tutte le leggi, non è un tabù, non è un totem, non è nulla di intoccabile e di inossidabile. Si verificherà, in corso d'opera, quanto dovrà essere modificato. Niente, a mio avviso, deve essere meno immodificabile di una legge che regola la funzionalità di una Regione; se partissimo da questo presupposto compiremmo un errore clamoroso. Faremmo di una legge di funzionalità, che per sua stessa natura deve essere modificata in base alle esigenze, ai mutamenti, a quanto avviene nella società e alle competenze che ci possono o meno essere affidate, una pessima legge.
La legge non ha quest'impostazione, quindi, una ha sicuramente il nostro pieno consenso e pieno appoggio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.
MONTABONE Grazie, Presidente. La riorganizzazione del personale è sempre stato un momento difficile, per tutte le maggioranze. Ricordo, collega Saitta, lo sfogo del nostro collega Ferraris, nella scorsa legislatura, con una maggioranza difficile, per cercare di portare la riorganizzazione del personale a compimento prima della fine della legislatura. E molto spesso la riorganizzazione del personale, non è momento difficile per motivi ideologici e cioè non è difficile a seconda della maglia che si porta addosso in quel momento.
Ricordo con assoluta precisione che la riorganizzazione del personale fu bloccata da un Consigliere che portava la stessa maglia del Consigliere Ferraris; ma non solo: continua a portarla anche adesso, essendosi presentato nelle stesse liste di questa Regione. E mi riferisco all'ex Assessore ed allora Consigliera Bergoglio.
Quindi, se da una parte si dice che qui vestiamo la maglia solo per affinità calcistica - credo che l'abbia detto il Consigliere Saitta - nero azzurra (probabilmente bisognerebbe dire azzurro-nera), dall'altra io dico che anche le maglie rosse che vestite voi, probabilmente, non troverebbero distinzioni ideologiche su questo tema, ma posizioni differenziate a seconda dei Consiglieri che hanno più o meno esperienza in questo settore.
Le critiche sulla riorganizzazione del personale, dunque, e tutti i difetti che vi si possono trovare (in questa come in altre riorganizzazioni) vengono da molto lontano.
E' già stato detto da alcuni colleghi che le motivazione delle non organizzazioni del personale non si possono certo imputare al momento preciso in cui si cerca di porgli rimedio, ma ripeto - vengono da molto lontano.
Ricordo, per esempio, alcune affermazioni dell'allora Presidente Brizio, prima ancora Assessore al personale, che affermava che, in un certo momento storico della Regione Piemonte, molti o quasi tutti i dipendenti erano passati di livello soltanto perché lo si riteneva l'unico modo per dare loro una giusta retribuzione, in quanto non c'erano altre possibilità.
Oggi si denuncia un fatto vero. Il Consigliere Dutto affermava che nessuna azienda privata ha più di 300 dirigenti a fronte di 3.000 dipendenti: è un fatto vero. E devo dire che nel momento in cui questa maggioranza, in particolare il governo Ghigo annunciò la volontà di riorganizzare il personale - e si fece in termini di comunicazione e di immagine, anche con quel depliant che il Consigliere Saitta sfogliava prima probabilmente c'era la volontà di concepire la riorganizzazione del personale come la si concepisce in una industria privata.
Cosi non è; così non è possibile fare in un Ente pubblico, in un'istituzione come Regione.
Questa legge è stata definita in vari modi; qualcuno l'ha definita una legge possibile, e io concordo con costoro. Io la voglio definire come una legge dovuta, oltre che possibile, una legge dovuta a tutto il personale che da anni aspetta una riforma.
E vorrei dire che dovrebbe essere anche una legge di riforma, ma che purtroppo è fatta da un Ente, dalla Regione che ancora deve riformare nella psicologia e nella filosofia, se stessa.
Mi spiego meglio: in quest'ultima legislatura siamo stati eletti con un sistema elettorale diverso da quelli precedenti; un sistema elettorale che voleva dare, attraverso un'indicazione del Presidente designato, una maggiore autorità ed una conseguente maggiore responsabilità al Presidente e alla sua Giunta rispetto ai provvedimenti che si dovevano assumere.
Oggi ci ritroviamo con un Presidente che dovrebbe avere quei poteri, ma che di fatto non li, ha perché - lo ripeto ora, ma l'ho già ripetuto altre volte - vengono bloccati da un Regolamento estremamente vecchio, che non permette di portare avanti le leggi senza un - magari giusto - compromesso un consociativismo, in termini positivi, al quale noi dobbiamo assolutamente stare, se vogliamo che quella legge (dovuta e di minima riforma) vada in porto.
Qualcuno ha detto: "Questa legge di riforma del personale non tiene conto delle altre riforme in atto nel Paese, non tiene conto dei decreti Bassanini, non tiene conto di quanto la Bicamerale in questo momento sta ancora prospettando, non tiene conto delle deleghe che dovrebbero andare agli Enti locali da parte delle Regioni".
Ebbene, la mia poca esperienza di amministratore di Ente locale e poi di legislatore regionale mi fa dire che non è mai avvenuto che una riforma del personale tenesse conto delle riforme che non si sa ancora come verranno fatte. Non è pensabile! Oggi non ci troviamo nella fattispecie di un aumento di personale regionale; ci ritroviamo nella fattispecie per cui ci troveremo con lo stesso personale o con un numero di personale ridotto, che comunque non possiamo mandare via.
Infatti - come ha detto il Presidente Ghigo qualche tempo fa in Commissione, forse non in quella del personale, ma nella Commissione Statuto - le forze sindacali sono assolutamente contrarie ad eventuali spostamenti di personale dalla Regione agli altri Enti locali con l'attuazione delle deleghe che, giustamente, tutti dicono debbano essere trasferite.
E allora come è pensabile che una Regione sia talmente riformista da proiettarsi ancor oltre le riforme che non sono ancora state fatte e che non si sa come verranno fatte? Parlo delle riforme che scendono dal Governo verso le Regioni, e successivamente delle riforme che la Regione dovrà fare rispetto alle deleghe che dovrà trasferire agli Enti locali.
Qualcuno ha detto: "Quali saranno le competenze regionali?". Tutti noi (o molti di noi) auspichiamo - l'abbiamo detto più di una volta - che le competenze regionali siano prevalentemente quelle legislative.
E ciò per dar modo agli Enti locali di amministrare attraverso quelle deleghe.
La proprietà legislativa di una Regione, però, non può essere compensata da una terza Camera a livello nazionale che veda coinvolti contemporaneamente gli Enti legislativi regionali e le Amministrazioni locali (e quindi per esse soltanto i Sindaci delle grandi città), facendo una confusione assoluta fra quella che è l'attività amministrativa e quella legislativa.
E allora: come dovremmo ragionare in previsione di questo? Certo, manca la riforma, e tenendo conto delle deleghe non si può adesso fare questo discorso.
Probabilmente, a riforme avvenute, occorrerà una nuova riorganizzazione per organizzare il personale in modo diverso.
Questo disegno di legge - dicevo prima - partì con molto entusiasmo e anche con la vocazione di sburocratizzare la Regione stessa.
Devo dire che forse in parte questa legge, possibile e dovuta, lo farà certo non come si sarebbe voluto operare. Bisogna però anche dire, allora che quando si vuole sburocratizzare bisogna sempre tener conto che da un'altra parte magari c'è chi vuole che la burocrazia continui ad esistere.
Bisogna trovare il giusto compromesso fra la sburocratizzazione e chi vuole che la burocrazia continui ad esistere.
Ebbene, io ho difeso e difendo, non con grande entusiasmo, questa legge; la difendo come una legge possibile, ho detto prima una legge dovuta, una legge di riforma fatta da una Regione che non si è ancora autoriformata, anche nella nostra stessa mentalità di Consiglieri regionali, e che è partita con delle regole rigide. Consigliere Papandrea è partita con delle regole rigide questa riforma! E via via quelle regole frutto di compromessi, sono diventate meno rigide, fino a diventare dovrei usare una parola che non dico - molto elastiche. Faccio un solo esempio per tutti: si fece allora un chiarimento su quelle che erano le due regole fisse che si dovevano tenere in considerazione nell'ambito della riforma, cioè quelle dei titoli di studio e degli anni di anzianità.
PAPANDREA Ad eccezione di Garrone! MONTABONE Siccome è stato citato un nome che non cito io, qualcuno fece una battaglia perché le regole fossero fisse sia per chi veniva dall'esterno sia per chi era all'interno.
CAVALIERE Chi erano? MONTABONE Molti fecero questo, anche molti Consiglieri. Poi si arrivò ad un compromesso: si tennero sui titoli di studio le regole fisse dall'esterno e si arrivò invece alle regole non fisse all'interno. Per motivazioni più che valide: l'assenza del titolo di studio è compensata dall'esperienza diretta di anni di lavoro e di fatica in questa Regione. Lo "svaccamento"! Ecco la parola che volevo dire prima!



PRESIDENTE

Per favore, Consigliere Montabone.
MONTABONE Fa bene a richiamarmi Presidente, perché era impensabile che lei mi lasciasse passare questo termine.
Ebbene, io credo che dovremo lavorare ancora in questi giorni. Alcuni emendamenti sono stati presentati dall'Assessore, oggi; noi li valuteremo a fondo e cercheremo di dare il nostro apporto a questa legge che non è la legge migliore che potevamo fare, ma è la legge possibile e dovuta che dovevamo fare.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.
GALLARINI Ho già avuto modo di intervenire la scorsa seduta, illustrando la relazione introduttiva, farò quindi solo alcune considerazioni sulla base del dibattito che si è svolto oggi.
Vorrei fare delle considerazioni su alcune affermazioni che sono state fatte oggi, in particolare quelle del Consigliere Saitta il quale, a proposito di questa vicenda, è subentrato in I Commissione ad un certo punto del percorso. Il percorso era iniziato e tutti qui dentro, in un modo o nell'altro, abbiamo l'onestà intellettuale per ricordare quale fu il percorso. La maggioranza - lo hanno già ricordato i Consiglieri Deorsola Ghiglia e Montabone, mi scuso con coloro che ho dimenticato - iniziò in un certo modo, con quel battage di cui parlava Saitta che forse fu inopportuno. Io ebbi modo di dire la volta scorsa che il prodotto fu confezionato in modo acerbo e la Giunta scelse anche dei consulenti che erano acerbi rispetto al Consiglio, visto dalla parte dell'opposizione perché vorrei citare la Regione Calabria, che è dello stesso segno di maggioranza della Regione Piemonte, che scelse come consulente Sabino Cassese: in tre mesi l'opposizione consentì che quel disegno di legge arrivasse in porto. Non voglio fare altre considerazioni, penso che ognuno di noi abbia l'intelligenza per capire come i percorsi possono essere di un certo tipo o di un altro.
La Giunta scelse quelle consulenze; all'atto in cui arrivò il prodotto in Consiglio e in I Commissione iniziò un lavoro legittimo dal punto di vista politico, tendente a costringere l'Amministrazione a trovare un accordo col Sindacato che inizialmente era stato volutamente escluso dalla Giunta all'interno di quelle consulenze. Avremmo anche potuto ricomprenderlo, ma fu fatta quella scelta.
Dopodiché, per arrivare ai due aggettivi citati da Montabone, per adesso io mi fermerei al "possibile", realismo vuole che i provvedimenti affinché abbiano delle gambe, occorre far sì che siano possibili e che possano percorrere il loro percorso perché altrimenti restano affermazioni restano slogan - ognuno può classificarli come ritiene - ma sicuramente non arriveranno mai ad essere legge.
E' vero che sono trascorsi venti mesi, ma è anche vero che in questo periodo ci furono quattro mesi di interruzione, chiesti dall'opposizione e se non li avesse chiesti l'opposizione, forse quatto no, ma due sì, li avremmo chiesti noi, per le elezioni politiche del 1996. Ci furono ben 4 mesi di interruzione, dopodiché io penso che sia piuttosto ingeneroso anche se in politica la generosità non è mai un elemento da considerare che da un lato si pesti in una direzione affinché i percorsi siano di un certo tipo, si allunghino, si arrivi non dico a patteggiamenti, ma comunque ad una trattativa che c'è stata, legittima, ha cercato di contemperare i vari interessi, le varie presenze in campo all'interno della Regione, e poi si rinfacci praticamente questa perdita di tempo dicendo: "Si arriva dopo due anni!".
Certo, qualcuno l'ha ricordato prima, all'inizio si diceva se sarebbe stato o meno possibile portare in porto la legge per Natale, ovviamente del 1995, e probabilmente, pur non essendo dei novizi, ci credevamo anche, non pensavamo che poi ci sarebbe stato tutto questo iter che comunque c'è stato. Ora, grazie a Dio, è arrivato alla conclusione.
Mi piace cogliere un'affermazione che ha fatto Papandrea (non so se gli è sfuggita o se l'ha fatta coscientemente) che secondo me è un riconoscimento a questo disegno di legge, ha detto sostanzialmente: "l'impalcatura, l'impianto è lo stesso di prima". Questo, secondo me, è un grosso pregio.
In questi venti lunghissimi mesi, ci sono state decine e decine, forse centinaia, di ore di trattativa con il Presidente, l'Assessore, l'intera Giunta ed anche l'Ufficio di Presidenza perché non è stato come bere un bicchiere d'acqua fresca concepire il fatto che si dovesse, dopo 25 anni sdoppiare fra Giunta e Consiglio e far sì che ci fosse l'autonomia: non è così in tutte le Regioni. Questa è stata una scelta politica che ha comportato dei percorsi e dei necessari compromessi.
A me fa piacere l'affermazione di Papandrea perché è una considerazione che deve farci essere meno pessimisti per quanto riguarda il futuro rispetto ai decreti, in parte legge, Bassanini che per la verità prevedono dei tempi lunghi, i famosi tre anni; non parliamo poi della Bicamerale: lì non solo non sappiamo ancora quali saranno i tempi, non sappiamo neanche che cosa sarà di quel che uscirà dalla Bicamerale ed entrerà in Parlamento non abbiamo alcuna idea, secondo me, del fatto che esca un giorno dal Parlamento ed esca in un certo modo, perché la dinamica e i processi in atto sono tali, anche di disaggregazione e di riaggregazione dal punto di vista politico e partitico, che non sappiamo assolutamente che cosa avverrà. Quindi, penso proprio che non avremmo potuto in alcun modo (questa sì sarebbe stata follia) adeguare un disegno di legge a qualcosa che non c'è, a delle normative che si può ipotizzare siano di un certo tipo. Penso che realisticamente, non è questione di colore delle maglie, con un minimo di buonsenso e saggezza nessuno avrebbe potuto orientarsi in base a questi parametri.
Quindi, il fatto che l'architrave abbia retto e sia fondato su una dirigenza che comprime la dirigenza precedente del 35% - l'ho già letto in relazione - non è da sottovalutare, perché all'inizio i convegni che io ho fatto, e ne fu fatto uno in Consiglio regionale dall'opposizione unita puntavano soprattutto ad un obiettivo. Si dice: qui ci sarà la falcidia della dirigenza, perché in allora i dirigenti in servizio erano circa 400 oggi sono circa 330 e il disegno di legge ne prevede 313, quindi l'esubero è morbido, è leggero, è facilmente assorbibile nel giro di pochi mesi anche per il pensionamento naturale che c'è stato in questi anni e che ci sarà nei prossimi mesi. Ma all'inizio, una delle obiezioni era questa adesso si viene a dire, alla fine del percorso, che siamo ancora uno a dieci. Certo che siamo ancora uno a dieci, si partiva da 1 a 5 virgola qualcosa e siamo arrivati a uno a dieci. Ma l'accusa che ci veniva fatta era che quell'uno a dieci fosse un obiettivo troppo ambizioso che tagliasse troppa dirigenza, che mettesse una parte della dirigenza negli scantinati ecc., ecc., perché questa Assemblea ha vissuto tutto questo disegno di legge dall'inizio fino ad oggi.
Penso proprio che il riformismo e il gradualismo di cui parliamo significhi percorrere delle tappe attraverso dei gradini successivi, perch altrimenti l'altra strada è solo quella di fare delle rivoluzioni, ma penso proprio che da tempo questo paese abbia imboccato, qualunque sia il colore delle maglie, strade di natura diversa. Questo, sul fatto del rapporto uno a dieci.
Sul fatto della formazione, si è detto che questa Giunta, questa maggioranza hanno sbandierato incontri, formazione, ecc.. Invece, c'è stato un risultato che forse è sfuggito alla stragrande maggioranza. Sul bilancio, l'Assessore Burzi ha la fortuna di poter agire in questo periodo avendo degli interlocutori responsabili per ogni Assessorato, cioè ogni Assessorato si è dato un responsabile per quanto riguarda il bilancio, in seguito a quei convegni ad esempio che erano stati fatti. Questo è un risultato, anziché avere una miriade di interlocutori molte volte uguale a Babele di interlocutori - provare per credere. Molti qui dentro hanno esperienze amministrative perché poi la Regione non è un tassello isolato non è un ciottolo di luna; in Regione, nei Comuni, nelle Province, dove molti di noi hanno vissuto esperienza amministrativa, l'andazzo grosso modo è lo stesso. Non è che non ci siano professionalità, non è che non ci siano persone capaci; semplicemente non c'è coordinamento, non c'è dialogo, si va avanti a compartimenti stagni.
Quindi, Saitta, anche quella conferenza dei coordinatori che tu hai definito follia, i 13 che coordinano i 45, i 13 essendo parte, tra l'altro dei 45, secondo me questa è una delle cose più importanti, anzi è sicuramente la più importante, così come dal punto di vista politico quella scomposizione di autonomia fra Giunta e Consiglio, il coordinamento è uno dei fatti più importanti, perché - la collega Cotto si è dilungata anche in qualche esperienza di un certo tipo - non si vuole generalizzare, ma penso che chi ha vissuto all'interno della Regione una esperienza amministrativa lunga o breve, sa che la difficoltà più grande è che due stanze non comunicano quando sono separate da una tramezza. Quello che si fa in una stanza non si sa assolutamente nell'altra stanza contigua e adiacente.
Allora, non significa che all'interno di una stanza c'è un dirigente incapace; c'è un dirigente molte volte capace e attivo, però dall'altra parte le condizioni sono analoghe e non si dialoga.
E allora non vedo soluzione se non attraverso una conferenza di coordinatori, che non vuole essere la contro-Giunta, come è stato detto in sede di discussione in I Commissione, ma semplicemente vuole essere un momento di coordinamento e di sintesi affinché il Presidente abbia un interlocutore interfaccia, che presiede la conferenza dei coordinatori, che ci sembra un momento indispensabile affinché quanto si sta facendo all'interno della Regione si possa integrare. Si possa passare, quindi, da una struttura a compartimenti stagni, che non dialoga, ad una struttura che è costretta nei primi tempi a dialogare. In questo modo si educa al dialogo, quindi si spera in una trasformazione.
Ultima cosa: il miracolo di cui parlava Papandrea. Mi limito ai punti essenziali, ovviamente non voglio fare una ripetizione della relazione che abbiamo fatto come introduzione del disegno di legge. I due miliardi non sono un miracolo - Papandrea - lo abbiamo spiegato. I funzionari sono venuti in Commissione almeno due volte a spiegare esattamente in modo matematico, quasi algebrico, come quei due miliardi siano due miliardi veri. Sono pochi, all'inizio ci si prefiggeva di risparmiarne almeno otto o dieci; direi che la finalità della riorganizzazione non deve essere e non è mai stata quella di risparmiare quattrini, ma quella di servire meglio il cittadino, attraverso anche quello sportello che per la prima volta è stato introdotto ed è stato concepito quando Bassanini - l'hanno ricordato - non c'era ancora.
Bassanini ha ripreso questo concetto. Queste primogeniture nessuno le vuole rivendicare, ma ci sono, sono in legge, grazie a Dio si arriva a due anni dopo, ma lo sportello del cittadino e il fatto che il tutto debba ruotare attorno al concetto di una comunicazione e di un terminale rivolto all'utente, questi ci sono dall'inizio e sono rimasti e Papandrea lo ha anche riconosciuto e penso sia un riconoscimento non sospetto...



(Interruzioni)



PRESIDENTE

GALLARINI



PRESIDENTE

Scusate, bisogna pure aggrapparsi a qualcosa di positivo che è venuto anche da Rifondazione Comunista! Il risparmio è reale; tu chiedi com'è possibile che, avendo aumentato la pianta organica, avendo aumentato le retribuzioni, si possano risparmiare dei quattrini? Ciò è possibile attraverso quella compressione della dirigenza di cui parlavamo prima. Passando da 540 dirigenti a 313...



PRESIDENTE

PAPANDREA



PRESIDENTE

Quello è avvenuto comunque in modo naturale...



PRESIDENTE

GALLARINI



PRESIDENTE

No, non è avvenuto in modo naturale. Abbiamo detto che c'è ancora un esubero, l'Assessore avrà i dati aggiornati, penso di una ventina di dirigenti o qualcosa del genere. Il fatto stesso di avere introdotto l'abbiamo già detto, ma penso valga la pena sottolinearlo - una retribuzione che è proporzionata rispetto ai rendimenti raggiunti, anche questo è un concetto importante.
Venendo ai tre aggettivi che Saitta ha usato chiudendo il suo intervento, dicendo: "è vecchio, superfluo e pericoloso", io mi sento di dire che non è vecchio, nella misura in cui oggi si invecchia da una settimana all'altra - Saitta - perché viviamo tempi in cui in una settimana avviene quello che prima non avveniva in vent'anni. Questo in politica, in tecnologia, in informatica, su Marte, e così via. Ovviamente l'Assemblea regionale e la Pubblica Amministrazione non sono un tassello fuori dal mondo, quindi, arrivando venti mesi dopo, ovviamente una parte di vecchio c'è. Ritengo però che questa parte di vecchio potrà essere sfrondata dopo una sperimentazione, attraverso le deleghe, attraverso una sfondatura, una ricalibratura, tutto quello che si vuole, ma non si può concepire un disegno di legge in tempo reale, per impedire che sia vecchio all'atto in cui arriva in porto.
Superfluo: questo aggettivo vorrei fosse ascoltato dai 3000 dipendenti della Regione. Oggi ce n'è qualcuno, ma sono troppo pochi per fare da diffusore rispetto a questo aggettivo. Non è assolutamente superfluo; è stato detto da Montabone e da altri che è dovuto. Andatelo a raccontare ai dipendenti che è superfluo; molta gente è ferma ad un certo livello da 10 15 o 20 anni, quasi fosse un ergastolo a quel livello.
Vogliamo inserire una motivazione che consenta uno sbocco di entusiasmo e di prospettiva rispetto a questa staticità? Non è superfluo questo, così come non è superfluo il fatto della dirigenza.
Pericoloso: mi rifiuto di commentarlo, perché non sono riuscito ad individuare delle ragioni, immagino di natura veniale, perché di natura più grave penso non se ne possano vedere, in base alle quali penso che sarebbe pericoloso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Burzi.
BURZI, Assessore al personale e sua organizzazione Grazie Presidente. Non sarà il mio un intervento di replica soprattutto perché negli interventi che si sono succeduti sia di minoranza che di maggioranza mi pare di potere dire che le componenti, pur legittime più aspre di polemica emerse abbiano trovato negli ultimi tre o quattro interventi della maggioranza ampia e argomentata risposta. Per cui per questa parte il mio non potrebbe che essere un intervento a ripetizione di argomentazioni già dette.
Alcuni dei temi sollecitati in parte dagli interventi che hanno aperto la sessione del pomeriggio da parte della minoranza, ne voglio citare due non per escludere, ma perché sono quelli che più mi hanno colpito, il primo del Vicepresidente Foco e alcune considerazioni fatte dalla collega Spagnuolo, sono tesi, perché credo non connotino unicamente la minoranza attuale ma che anche in altre sedi - in questo momento mi piace ricordare alcune sessioni della Commissione Statuto - sono state ampiamente dibattute e quindi senza voler sottolineare gli aspetti polemici che l'ente Regione sia in parte fallimentare rispetto al mandato di chi la disegnò nell'essere organo di indirizzo e pianificazione di altre amministrazioni, non è argomento nuovo, perché è dal 1971 che questo esito non si fu in grado nelle legislature che si sono succedute, di esaurire e quindi credo che non sia - ahimè - per ora merito di questa legislatura e di questa maggioranza averlo esaurito, ma certamente non unica colpa di questa maggioranza politica non essere riuscita in ciò che nelle intere legislature che ci hanno preceduto non fu possibile esaurire.
Faccio ancora un commento, poi passo a quella che è - come ha detto correttamente la collega Spagnuolo - la presentazione degli emendamenti alcuni dei quali sono ponderosi; devo dire che mi piace molto la definizione che è emersa da alcuni interventi della maggioranza di "legge possibile", aggiungerei l'unica possibile, tenuto conto delle regole in corso e dei rapporti esistenti in questa parte di legislatura; "legge dovuta" e in questo credo che tutti coloro che operano nell'ambito del Consiglio regionale non possano che riconoscersi. Non credo affatto che il fatto che non sia la miglior legge del mondo, ammettendo che ne esista una sia peraltro da trascurare rispetto alle potenzialità che lo strumento, per quello che almeno sono venuto apprendendo nel corso di questi due mesi di lavoro come Assessore in aggiunta agli anni precedentemente svolti come Capogruppo e Consigliere, tolga potenzialità rispetto all'esercizio che dello strumento verrà fatto.
Spiego e concludo questa parte per arrivare alla parte più di merito: siamo ricchi in Italia di esempi anche brillanti di legislazione, buona parte di queste brillanti costruzioni legislative hanno poi avuto il dono di non essere seguite da un'applicazione o da una richiesta di applicazione che non solo le ha vanificate, ma io continuo a dire sia stato uno dei motivi più chiari del distacco ormai molto difficilmente recuperabile tra cittadini e istituzioni.
A chi ha citato - mi permetto un commento all'intervento di Saitta - la non rispondenza dell'attuale dettato legislativo con la Bassanini e con la legge n. 142 mi permetto di ricordare che noi abbiamo uno Statuto ampiamente obsoleto per una lunga serie di leggi verso cui i Consigli regionali sono inadempienti, che il dettato della riforma Bicamerale uscito è assolutamente contraddittorio con la 142 e con la futura applicazione della Bassanini se e quando i decreti attuativi, come altri hanno ricordato, ne consentiranno, nonostante le pressioni del Ministro Bassanini, l'applicazione.
E lo dico con tranquillità perché ritengo la legge Bassanini un buon esempio; non certo ottimo, ma un buon esempio.
Passiamo agli emendamenti, alcuni dei quali già discussi in sede di Commissione e altri totalmente nuovi. I primi due all'art. 14 e all'art. 15 devono essere esaminati insieme, perché il 14 è una conseguenza come modifica abrogativa di quanto sostenuto nell'art. 15. Qui c'è un esempio di tesi politica; se stessimo facendo un dibattito sulla migliore legge del personale possibile, e non è certamente la sede, io probabilmente come Consigliere regionale o come uomo politico potrei sostenere - perché questa potrebbe essere la mia posizione se non facessi il Consigliere regionale e l'Assessore in questo momento - che c'è piena legittimità oggi rispetto a ciò che il D.L. 29/93 della legge Amato sosteneva. Sosteneva la tesi che si può benissimo essere dirigenti interni ed esterni senza necessariamente avere titolarità dei titoli di studio; c'è ricchissima bibliografia in materia, appartiene alle ali più evolute - a mio sommesso avviso - del pensiero liberale, ma non è la tesi che questa maggioranza ha ritenuto di esprimere nell'ambito dell'articolato. E questo ha ricchi, fondati motivati e condivisi motivi.
Siccome alcuni di noi sono presidenzialisti e non si sono dimenticati di esserlo anche nel tentativo di applicazione della legge, l'art. 15 tenta, con il consenso della Giunta regionale e della maggioranza, di modificare in tal senso l'impianto legislativo che era in Commissione.
Quindi fondamentalmente l'art. 15, e di conseguenza il 14, nel comma 1 sottolinea l'aspetto di validità del ruolo di controllo giuridico amministrativo e dice, avvalendosi di apposite strutture, e sta parlando di una struttura della Presidenza della Giunta, di procedere ai controlli preventivi di legittimità delle proposte di deliberazione. E' soltanto una specifica di un ruolo già precedentemente previsto.
Il comma 2 specifica che quando cessano le conseguenze da lì previste cessa l'incarico di Direttore, non solamente l'incarico, quindi è una componente tecnica; prevede al comma 4 bis, oggi diventato 5, che i Responsabili di Settore istituiti nell'ambito della struttura del gabinetto della Presidenza della Giunta possano anche essere assunti con contratto di diritto privato, a tempo determinato in analogia a quanto previsto dall'art. 26 che è quello che specifica tutti i criteri di idoneità e dall'art. 29 comma 2 che è quanto specifica la parte attinente al contratto privatistico in alternativa a quanto previsto dall'art. 29 comma 1 per il contratto collettivo nazionale di lavoro.
Infine, nell'ultimo articolo specifica o formalizza la proposta di creare una struttura a sostegno della Presidenza della Giunta, specificando che per essa i criteri di recepimento della stessa in numero massimo di tre sono basati su professionalità e rapporti fiduciari, null'altro requisito andando a richiedere, e specificando che la modalità di utilizzo di tali persone e i rapporti di esse con le strutture, che sono a un livello diverso specificato nell'impianto legislativo, saranno regolati da apposito disciplinare.
L'art. 14, che in realtà lo precede, è stato necessario modificarlo per quanto attiene al comma 3 altrimenti avrebbe avuto una dizione contraddittoria con quanto previsto dall'art. 15 L'art.. 22 è già stato proposto ai Commissari in sede di I Commissione ed ha avuto una larga distribuzione, quindi lo considererei noto. Ad adiuvandum ripeto che è una più completa definizione delle attribuzioni del dirigente come da più parti era stato richiesto.
PAPANDREA Volevo chiedere, all'art. 14, comma due, se l'allegato C) è un errore di stampa.
BURZI, Assessore al personale e sua organizzazione L'allegato C) che qui si cita non è l'allegato C) delle unità operative organiche, che nel corso delle discussioni è stato tolto, ma è l'attuale allegato C), allegato al testo della presente legge.
Ripeto, l'art. 22 è una rispecifica sia sostanziale che formale delle attribuzioni del dirigente.
L'art. 25, come emendamento di nuova formulazione, è a conferma dell'importanza che si attiene in questo impianto di legge alla conferenza dei direttori con funzioni di coordinamento e si specifica anche una modalità di gestione della stessa e recita: "Il comma due è sostituito dal seguente comma due: 2. La Conferenza è presieduta dal Capo di Gabinetto (individua quindi una specifica delega e non una delega nell'ambito di quelle possibili del Presidente della Giunta) ed ha il compito di esprimere pareri e formulare proposte agli organi di direzione politica in merito all'organizzazione complessiva degli uffici ed alla istituzione delle strutture temporanee per la realizzazione di specifici progetti ai sensi dell'art. 12. Il Presidente convoca periodicamente la Conferenza e cura l'esecuzione delle decisioni assunte".
Anche l'art. 26 è nuovo come emendamento, specifica meglio e risolve le fasi di affidamento e revoca della funzione di direttore generale. E' stato praticamente desunto da formulazioni oggi in vigore, per esempio tra le altre quelle dell'Emilia Romagna, e risolve anche un possibile contenzioso tra dirigenza della Regione ed Ente previdenziale competente.
Quindi specifica nel primo comma cosa succede al momento del conferimento dell'incarico di direttore e recita: "9. Il conferimento dell'incarico di direttore regionale a dirigenti regionali determina la risoluzione di diritto del rapporto di lavoro esiste a tempo indeterminato con effetto dalla data stessa di stipulazione del contratto previsto al comma 8. Il direttore competente, tra l'altro, in materia di personale, salvo che nel caso di licenziamento per giusta causa dispone la riassunzione del dirigente qualora quest'ultimo ne faccia richiesta entro i trenta giorni successivi alla data di cessazione del contratto a tempo determinato. Il contratto stipulato con il dirigente riassunto tiene conto dell'anzianità complessivamente maturata dal medesimo nella pubblica amministrazione nella pubblica amministrazione e della posizione giuridica in godimento al momento della risoluzione di diritto del rapporto di lavoro".
Successivamente c'è da aggiungere un secondo comma che diventa il comma 9 bis che recita: "9 bis. Dalla data di risoluzione di diritto del rapporto di lavoro a tempo indeterminato di cui al comma nove è reso indisponibile, per la durata dell'incarico di direttore regionale e per i successivi trenta giorni, un numero di posti nella dotazione organica dirigenziale corrispondente a quello dei dirigenti regionali incaricati".
L'art. 34 è il conseguente art. 36 sono già stati presentati in sede di Commissione, ancorché il testo qui presentato ai Commissari è un po' diverso da quello presentato in sede di Commissione.
Per quanto attiene l'art. 34 sui responsabili delle unità operative organiche, di strutture flessibili, di posizioni tecnico professionali, e per quanto attiene all'art. 36 sulla disciplina del rapporto di lavoro rispetto al testo precedente sposta concetti da un articolo all'altro perché si riteneva che fossero più compatibili con la titolarità dell'articolo.
L'art. 34 recita: "1. In attesa che venga definita la categoria dei quadri, di cui all'art.
36, comma quattro (che disciplina il rapporto di lavoro) viene provvisoriamente riconosciuta, escluso ogni effetto sul trattamento economico e giuridico, a personale di ottava qualifica funzionale a cui è affidato uno dei seguenti incarichi: a) responsabilità di unità operativa organica b) responsabilità di struttura flessibile c) svolgimento di attività di carattere professionale di cui all'art. 30 della legge regionale 7 giugno 1989, n. 34.
2. I titolari degli incarichi di cui al comma 1 lettera a), e b) organizzano e sono responsabili dell'attività di competenza dell'unità operativa organica o del progetto. A tal fine impartiscono direttive e formulano indirizzi specifici ai collaboratori e coadiuvano il dirigente per la risoluzione dei problemi di razionalizzazione e semplificazione delle procedure con proposte di suggerimenti".
L'art. 36 recepisce nella nuova formulazione una parte di testo che era precedentemente esplicitata nell'art. 34 ciò avviene aggiungendo dopo il comma tre il comma quattro che recita: "4. La Regione riconosce la categoria dei quadri prevista dall'art. 2095 del Codice Civile. Il numero delle posizioni direttive cui attribuire la qualifica di quadro, il trattamento giuridico ed economico sono determinati secondo le disposizioni del Contratto collettivo nazionale di lavoro." L'art. 49, sull'applicazione agli enti dipendenti dalla Regione, è già stato presentato in Commissione.
E' stato aggiunto un comma sei che recita: "6. Per la prima copertura dei posti vacanti della dotazione organica ridefinita ai sensi del comma 2, gli Enti (allude agli enti strumentali e dipendenti dalla Regione, comprese le agenzie territoriali della casa) hanno facoltà di prevedere modalità concorsuali e requisiti di ammissione in analogia a quanto previsto dall'art. 50" e il successivo che è la norma transitoria.
L'art. 50 qui emendato e anche questo presentato ai membri della Commissione risolve con due emendamenti due conseguenze tecniche: una che nel testo rilasciato dalla Commissione poteva essere possibile, nell'ambito della fase transitoria per il succedersi dei concorsi e dei tempi applicativi, che ad un dipendente fosse possibile partecipare con successo a due ipotesi concorsuali e quindi ottenere due avanzamenti di carriera.
Dall'altra parte recepisce nel comma 8 un paio di emendamenti che specificano meglio le anzianità richieste per l'accesso, nella prima applicazione ai concorsi. Tale emendamento recita: "8 (...) Ai concorsi sono ammessi a partecipare i dipendenti regionali inquadrati nell'ottava qualifica funzionale in possesso del diploma di laurea e dell'anzianità di servizio di almeno cinque anni nell'ottava e settima qualifica cumulativamente considerate.". Questa è la parte emendante.
All'art. 51 vi sono abrogazioni di norme e quindi specifica una riformulazione di una componente se non sbaglio attinente alla lettera l) della lunga elencazione precedentemente prevista, in cui un comma, il quinto che nella precedente formulazione era stato abrogato, in questo, in funzione degli emendamenti precedentemente presentati, va da essere invece, abrogato.


Argomento: Nomine

Nomine


PRESIDENTE

Passiamo pertanto al punto 53) all'o.d.g.: "Nomine".
Si proceda alla distribuzione delle schede per le seguenti nomine: I.R.R.S.A.E - Istituti Regionali di Ricerca, Sperimentazione e di Aggiornamenti Educativi - (Art. 289 D.lgs. n.297/94) - Consiglio Direttivo.
Nomina di 3 rappresentanti.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Redi Sante Di Pol, Maria Luisa Viglietta e Massimo Negarville, quest'ultimo in rappresentanza delle minoranze ai sensi del combinato disposto dell'art.
9, comma 7, legge regionale n. 39/95 e dell'art. 72 del Regolamento.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.30)



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