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Dettaglio seduta n.144 del 17/06/97 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Domandiamo scusa a tutti i Consiglieri per il ritardo; avete perfettamente ragione, ma sapete che per poter essere più spediti in aula c'è spesso bisogno di fare dei percorsi un po' viziosi fuori.
In merito al punto 5) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bortolin, Cavallera, Farassino Foco, Griffini e Peano.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame legge regionale approvata dal Consiglio regionale il 26/11/1996 e rinviata dal Governo relativa a: "Modifica degli artt. 17, 40 e 77 della L.R. 5/12/1977, n. 56 'Tutela ed uso del suolo'" (seguito)


PRESIDENTE

In merito alla legge regionale approvata dal Consiglio regionale il 26/11/1996 e rinviata dal Governo relativa a: "Modifica degli artt. 17, 40 e 77 della L.R. 5/12/1977, n. 56 'Tutela ed uso del suolo'", di cui al punto 6) all'o.d.g., il Presidente della Giunta intende fare una comunicazione al Consiglio; ne ha facoltà.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Riprendo l'intervento in chiusura dei lavori di ieri sulla modifica dell'art. 17 della L.R. n. 56/77 per ripuntualizzare alcuni aspetti che mi auguro siano propedeutici ad uno svolgimento diverso dei nostri lavori rispetto a quello di questi giorni. Penso che tutti, almeno dalle istanze e dalle considerazioni che sono state colte in questi giorni di dibattito convengano (quando dico tutti naturalmente mi riferisco al Consiglio nella sua interezza) sul "nocciolo duro" di questo provvedimento che rappresenta una necessità, sentita da tutti, che risponde all'esigenza di semplificazione e di snellimento delle procedure. Questo è un elemento nei confronti del quale - perlomeno ho avuto questa impressione - credo tutti si riconoscano e voglio anche aggiungere che questo è sicuramente l'elemento portante dal punto di vista della proposta di carattere politico che la Giunta ha voluto dare a questo provvedimento, e lo riconfermo.
Noi vogliamo inserire, con questo provvedimento, un ulteriore tassello che ci permetta di delegificare, attraverso uno snellimento delle procedure, nell'ambito del Piano territoriale, che è già in Consiglio e che noi riteniamo possa entrare in vigore prima delle modifiche di cui stiamo discutendo.
Noi intendiamo sostenere e promuovere uno sviluppo ordinato del territorio, perché riteniamo che il nostro territorio si debba sviluppare e non vogliamo assolutamente sostenere, come ci è stato imputato da qualche Consigliere, una cementificazione indiscriminata del nostro territorio.
Voglio anche aggiungere, siccome anche questo è stato elemento di dibattito, che l'approvazione dell'art. 17, nei modi e nei termini che mi sono permesso di proporvi, non vuole rappresentare un "cavallo di Troia" per superare l'impianto più generale della legge urbanistica, quella che va sotto il nome di legge Astengo, n. 56 del 1977. Esiste un ordine del giorno approvato dal Consiglio che impegna la Giunta a proporre, entro il 30 giugno, il nuovo testo di legge urbanistica; probabilmente questo termine non potrà tassativamente essere rispettato, comunque l'impegno da parte della Giunta è di agire in tempi brevi, in relazione naturalmente ai lavori del Consiglio, portando prima in Commissione e poi in aula la modifica della L.R. n. 56/77. Non è quindi volontà di questa Giunta quella di superare la revisione dell'impianto generale della L.R. n. 56/77 attraverso l'art. 17. Questo era un punto che ci è stato ampiamente sottolineato.
A fronte di queste considerazioni, semplici, ma al contempo sostanziali, rispetto al provvedimento che fino ad oggi si è discusso, con il pieno consenso della maggioranza intendo formulare una proposta che possa trovare il più ampio consenso da parte del Consiglio e chiedo chiaramente, a fronte di queste puntualizzazioni, che il Consiglio mi fornisca questa possibilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Signor Presidente, non intendiamo ostacolare questa volontà da parte del Presidente della Giunta di approfondire le questioni che sono emerse in questi giorni di dibattito, anzi vogliamo dare qualche suggerimento per favorire questo lavoro di composizione che ci pare importante altrimenti ci troviamo in una situazione di grande difficoltà. L'ha detto ieri il Presidente Picchioni: otto mesi per esaminare tutti gli emendamenti; vuol dire che l'attività del Consiglio sarebbe bloccata.
Il Presidente, al di là di questi aspetti, ha fatto notare come alcune osservazioni, alcuni giudizi, alcune considerazioni emerse nel dibattito non sono prive di fondamento e intende avviare un'utile azione di approfondimento. Ha fatto anche un collegamento alla necessità di una nuova legge urbanistica. Questo riferimento è importante perché permette di uscire dall'angustia di questo dibattito relativo ad un fatto puramente procedurale, una sorta di burocrazia dell'urbanistica. Il riferimento alla nuova legge urbanistica è dunque importante, però io vorrei smorzare gli entusiasmi di chi pensa che nel giro di poco tempo questo Consiglio sarà in grado di approvare una nuova legge urbanistica. Bisogna essere molto realisti, anche perché non si è voluto seguire un metodo che modestamente noi avevamo suggerito all'inizio di questa legislatura, che è ancora valido e quindi lo ripeto. La nuova legge urbanistica non nasce per la decisione di una maggioranza; la nuova legge urbanistica è un fatto non soltanto legislativo, ma anche culturale, quindi è un fatto complesso. Avevamo detto che una nuova legge urbanistica nasce con un metodo scandito, cioè una definizione innanzitutto degli obiettivi che si vogliono raggiungere con la nuova legge; l'individuazione di un gruppo di urbanisti e giuristi per trasformare gli obiettivi in articolato e poi avviare il dibattito. Qui invece si è seguita una strada che, secondo me, non porterà a grandi risultati, cioè quella di affidare ad un gruppo la preparazione di una nuova legge senza aver definito gli obiettivi. Questo è il vero problema.
Per cui i tempi saranno lunghi e questo pessimismo da parte nostra sul fatto che i tempi saranno lunghi ci ha indotto a sostenere la modifica all'art. 17 così come è stata proposta, cioè di incominciare pian piano a smontare questa legge dirigistica, così come ci ha indotto anche a fare una modifica all'art. 15, in sostanza, perché i tempi della legge urbanistica saranno molto lunghi. Difficilmente questa maggioranza riuscirà concretamente ad approvare una nuova legge urbanistica, anche perché è in corso un dibattito a livello nazionale attorno alla legge urbanistica nazionale. Il riferimento è comunque importante perché i problemi contenuti nell'art. 17 possono costituire l'anticipazione perlomeno di qualche obiettivo di fondo sul quale siamo d'accordo e il Presidente credo che non possa non tenerne conto. Sicuramente ne terrà conto perché diverse volte è intervenuto sul fatto che è necessaria una nuova legge, ma pensando oggi alla modifica dell'art. 17 non possiamo che porre come elemento centrale delle modifiche e delle mediazioni la questione della centralità dell'autonomia comunale nella gestione del territorio.
Questo è un argomento fondamentale che è stato un po' trascurato e sottovalutato, perfino sbeffeggiato in certi momenti durante il dibattito pensando che gli amministratori locali una volta che avranno questa responsabilità non saranno in grado di gestirla bene. Questo non è assolutamente vero! Io di questo ne sono perfettamente convinto, ma oltre ad essere una convinzione, questo è il percorso anche di carattere politico diffuso su tutto il territorio nazionale: la centralità dell'autonomia locale e una riduzione forte del centralismo regionale nella gestione dell'urbanistica, dove la Regione ha soltanto il compito di definire le grandi strategie urbanistiche, le grandi infrastrutture che poi vanno precisate meglio con i Piani provinciali. Il compito è esclusivamente quello, non è un fatto scontato, perché le tentazioni di mantenere un potere ci sono sempre e sono sempre forti. Quindi, mi pare importante riconfermare questo fatto nel momento in cui si pensa ad una composizione delle diverse posizioni: centralità dell'autonomia comunale e responsabilizzazione degli amministratori comunali.
Che cosa e in che maniera può essere trovata una composizione alle questioni emerse? I Gruppi di Rifondazione Comunista e Verdi hanno sostanzialmente detto: "Attenzione, i Comuni, gli amministratori sicuramente favoriscono l'espansione, ecc." e poi hanno parlato di cementificazione esprimendo delle preoccupazioni. Secondo noi, questo non è vero, però occorre dare una risposta più precisa e puntuale di quanto è stato fatto finora e secondo un ragionamento ragionato ed informato attorno ad alcuni dati. Innanzitutto occorre esaminare la situazione dei Piani Regolatori oggi in Piemonte.
E' stato posto il problema delle capacità insediative e della popolazione residente. Il collega Cavaliere ha affermato che la capacità insediativa consente già di per sé una grande crescita residenziale.
Bisogna ragionare se questo dato è vero o se è soltanto un'invenzione da ostruzionismo, perché se la capacità insediativa è ancora tale, non possiamo non tenere conto di questo fatto. E soprattutto se la popolazione è X e la capacità insediativa è X + Y bisogna capire per quale motivo il Comune non ha raggiunto X + Y. Se non lo ha raggiunto è perché ci sono delle difficoltà di carattere normativo, di strumentazione che va modificato. Cioè, in sostanza quando si decide di ricorrere ad una variante non si fa per due motivi: primo, per modificare le norme in modo da snellire; secondo, perché è stata esaurita la capacità insediativa. Allora nel momento in cui si pensa ad una composizione non si può non ritenere che è indispensabile un atteggiamento flessibile nei confronti di chi ha già raggiunto la capacità insediativa e quindi ha bisogno di crescere, che non è un fatto negativo, e una procedura diversa perché quella capacità insediativa non l'ha raggiunta. Mi pare una flessibilità utile e necessaria.
L'art. 17, oltre a garantire questa flessibilità, dovrà rimuovere gli ostacoli per cui gli obiettivi di capacità insediativa fissati nel Piano Regolatore non sono stati raggiunti. Allora, credo che la variante all'art.
17, così com'è stata strutturata e con eventuali accorgimenti, dovrà consentire di rimuovere alcuni ostacoli soprattutto relativi a quegli impedimenti che impediscono il recupero del patrimonio edilizio esistente altro grande problema, altro elemento di fondo quando si discuterà di una legge urbanistica, cioè il recupero del patrimonio edilizio esistente.
Sono questi i suggerimenti che noi ci sentiamo di dare al Presidente sui quali chiediamo che si lavori sulla base di informazioni puntuali e precise che gli uffici possono dare. Se si procede in questo senso, noi riusciamo a fare due operazioni: primo, eliminare i dubbi e le preoccupazioni di Verdi e Rifondazione Comunista; secondo, riusciamo a fare un provvedimento forse molto più modulato rispetto alla realtà esistente quindi riusciamo a dare risposta ad un'esigenza di crescita e soprattutto diamo agli amministratori uno strumento per rispondere in termini veloci alle necessità che pone il mercato. Secondo me, è un fatto fondamentale con il quale occorre fare i conti, perché è un problema centrale.
Se il lavoro che compirà il Presidente si riferirà anche a questi elementi, che noi riteniamo essenziali, daremo tutto il contributo anche per trovare una composizione. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Grazie, Presidente. Noi abbiamo ascoltato con attenzione quanto affermato ieri pomeriggio dal Presidente. Non vogliamo essere e considerarci gli unici custodi dell'ambiente: siamo ben lieti se la difesa del territorio e dell'ambiente in generale diventerà e costituirà un punto di arrivo della maturità civile del nostro Paese.
Siamo sempre stati d'accordo a modificare gli ostacoli burocratici dei Comuni. Quindi, da questo punto di vista l'origine del provvedimento aveva ed ha una ragione anche se siamo convinti che una materia come le politiche territoriali non possa essere affrontata in modo particolare. La L.R. n.
56/77 è complessa, la sua riforma deve avvenire in maniera complessiva. Ma se i motivi sono quelli che ancora oggi il Presidente ha richiamato, cioè la delegificazione, lo snellimento delle procedure dei Comuni, allora bisogna modificare questo provvedimento senza contribuire ad una maggiore espansione edilizia rispetto a quella già prevista.
Se nella nostra regione si prevede un'espansione demografica fino a 5 milioni e mezzo di abitanti contro i 4 milioni e mezzo attuali (dati che come l'Assessore Botta ricordava nella relazione di presentazione della legge di modifica dell'art. 17, rappresentano comunque un decremento tendenziale), così come stimano gli attuali Piani Regolatori, approvati in quasi tutti i Comuni della nostra regione, che noi pensiamo sovradimensionati - e qui, collega Riba, andrebbe valutato, come si approfondiva in altra sede, se questo vale per tutte le aree della nostra regione, però credo che lei facesse riferimento ai dati di approfondimento che chiedeva anche il collega Saitta - allora crediamo che non ci debba essere alcuna ragione affinché si permetta, attraverso un provvedimento che chiede una delegificazione, di procedere ad ulteriori ampliamenti di questa capacità insediativa. Questo è il problema posto. Quindi, un conto è un provvedimento di questa natura che al di là della normale dialettica ci potrà vedere contrari o favorevoli; altro, è un provvedimento che dice una cosa, ma ne vuole fare un'altra. L'eventualità di questo indirizzo continuerà a vedere la nostra totale e più netta opposizione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Grazie, Presidente. Abbiamo votato favorevolmente questo provvedimento in Commissione, ma in tutta la fase ampia ed approfondita che è intervenuta e che è avvenuta successivamente anche in quest'aula siamo stati attenti e siamo sensibili alle istanze di governo dello sviluppo che sono state poste da più parti e che ci vedono appunto sensibili ed attenti.
In sostanza, siamo favorevoli allo sviluppo del Piemonte anche in questo campo, ma crediamo che la Regione in questa materia abbia delle competenze specifiche e debba esercitare queste sue competenze nel campo della pianificazione urbanistica responsabilizzando non soltanto i Comuni ma prima di tutto responsabilizzando se stessa nel governo dello sviluppo.
Abbiamo seguito con grande attenzione i punti che ha voluto enunciare il Presidente della Giunta, dopo questi giorni di approfondimento della materia in aula e fuori da quest'aula, e ribadiamo l'esigenza primaria ispiratrice del provvedimento di modificazione dell'art. 17 che è appunto quella di snellire le procedure, un'esigenza giusta, un'esigenza di semplificazione e noi auspichiamo che il testo dell'art. 17 sia un testo che risponda prioritariamente a questa esigenza di fondo che ha ispirato questa modificazione: lo snellimento delle procedure. Non vogliamo che vengano inserite proditoriamente o inavvertitamente o magari volutamente una serie di norme o di parametri che, di fatto, consentono degli sviluppi indiscriminati, perché lo sviluppo del territorio deve essere governato.
Chiediamo che si vada avanti rapidamente nell'esame trasparente della modificazione dell'art. 17. Non so se l'Assessore competente non abbia valutato, eventualmente insieme al Presidente della Giunta, l'opportunità di anticipare queste modificazioni della L.R. n. 56/77, che è fondamentale per la Regione Piemonte e le sue competenze, con un dibattito d'aula. Se ci fosse un dibattito d'aula chiaro e trasparente sui principi di modificazione della L.R. n. 56/77 che possa essere, da parte della maggioranza e da parte dell'opposizione, un contributo anche alla Giunta di quello che è il clima politico e anche la filosofia urbanistica che in qualche modo guida quelle forze del Consiglio regionale, questo potrebbe essere utile sia alla Giunta, sia a quella Commissione di esperti che sono insediati e che in qualche modo dovranno collaborare alla stesura e alle modificazioni della L.R. n. 56/77. Quello che è importante nell'illustrazione che abbiamo sentito da parte del Presidente della Giunta, è che ci si muova con delle caratteristiche di flessibilità.
Probabilmente si è giunti in quest'aula senza avere i dati certi di quelle che sono le caratteristiche di insediamento e di sviluppo ulteriore che i Piani Regolatori consentono. E probabilmente questo dato deve essere aggiunto per potersi poi attestare rispetto ad esso e appunto muoverci con delle caratteristiche di flessibilità rispetto alla capacità insediativa esistente. Quindi, con una volontà di applicazione rigorosa dell'art. 17 senza inseguire in questa fase quanto meno delle tentazioni di modificazione di altri articoli della legge urbanistica, noi siamo disponibili al confronto che il Presidente della Giunta, nel suo intervento, ha richiamato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Il Presidente della Giunta, nel suo intervento, ha ripreso giustamente la finalità, che era stata annunciata, del provvedimento che stiamo discutendo. La finalità - ha detto il Presidente Ghigo, così almeno gli è stato detto - era quella di snellire le procedure.
Bene, noi, insieme al Gruppo dei Verdi, discutendo una quarantina dei 1.500 emendamenti presentati, abbiamo portato chiarezza su questo tema. E' un elemento indiscutibile, perché dalla discussione è emerso con evidenza che questo provvedimento non aveva al centro lo snellimento della procedura, ma aveva al centro l'aumento della cubatura che i Comuni potevano aggiungere alla cubatura già ridondante prevista dai loro Piani Regolatori attraverso l'approvazione di una variante, senza alcun controllo. Questo elemento non era chiaro. Io non so se sia stata carpita la buona fede di qualcuno; di certo ho ancora bene in mente l'espressione, non so più né quando né dove ma ho in mente l'espressione di stupore, di preoccupazione del Presidente Ghigo quando si è accorto, non so se in quest'aula, durante un intervento o altrove, che si trattava di un provvedimento che avrebbe aumentato la popolazione del Piemonte di 300/400/450 mila abitanti. Questo, colleghi era un elemento nascosto, probabilmente nascosto anche alla Giunta, non espresso, un provvedimento venduto come altra cosa rispetto a quello che era.
Siamo felici di aver fatto chiarezza su questo punto e aderiamo alla proposizione del Presidente Ghigo di snellire le procedure, su questo non c'è divisione. C'è l'incongruità di questo provvedimento, che parla d'altro. Se il Presidente Ghigo, con molto buonsenso, resosi conto della natura del provvedimento, più che degli argomenti che stiamo portando a livello molecolare, di migliaia di argomenti, si è reso conto di questo noi aderiamo al tentativo di trasformare questo articolo di modifica della legge urbanistica in un tentativo di snellire le procedure senza alcun danno ambientale, senza alcuna possibilità di superare in modo indiscriminato delle possibilità di edificazione in modo uniforme su tutto il territorio.
Cosa proponiamo, come Gruppo, per sciogliere i nostri nodi? Intanto che il Presidente Ghigo esplori - cosa che l'Assessore non ha mai voluto fare in questo anno - la possibilità che esiste di definire in positivo le varianti di competenza comunale. Questo è un lavoro che non è mai stato fatto, l'abbiamo richiesto tante volte, è un lavoro da fare perch senz'altro porta chiarezza e definisce chiaramente quali siano i contenuti di una variazione urbanistica che nascono e muoiono in un Comune e che non hanno bisogno di visioni e verifiche a livello superiore. Faccia questa verifica e produca una serie di proposte aperte da discutere sulle caratteristiche e i contenuti di queste varianti.
Inoltre il Presidente Ghigo non avrà una posizione ostruzionistica da parte del nostro Gruppo se lavorerà per consentire flessibilità nell'adozione di varianti agli strumenti urbanistici all'interno della capacità insediativa esistente dei Piani Regolatori. Queste varianti non mutano i pesi insediativi nei vari Comuni del Piemonte e sono varianti sulle quali noi conserviamo un'opposizione di merito a tutte queste procedure. Opposizione che riteniamo abbia anche qualche contenuto giuridico - ci attrezzeremo per contrastarla nelle sedi competenti - e quindi verificheremo accordi o disaccordi, ma dentro quella flessibilità non si vìolano norme di rispetto fondamentale del territorio che, violando le quali, generano da parte del nostro Gruppo un'opposizione fortissima.
Inoltre, verifichi il Presidente Ghigo la situazione attuale dal punto di vista quantitativo, cosa anche questa che avevamo chiesto all'Assessore Botta e non abbiamo mai ottenuto. Si proceda ad un'istruttoria, penso anche rapida - gli uffici dispongono di tutti questi dati - nella quale si verifichi anche per classi di Comuni, da 1.000 a 2.000 abitanti, quale sia la situazione prevista dai loro Piani Regolatori, quindi quale sia la popolazione di questi Comuni al Censimento 1991 e quale sia la possibilità che prevedono i Piani Regolatori di incremento di popolazione in modo da poter determinare quali siano i Comuni che hanno Piani Regolatori esauriti cioè che non possono più muoversi, quali siano i Comuni che invece dispongono di Piani Regolatori che possono triplicare la propria popolazione, o raddoppiarla o aumentarla del 50% e così via. Questo affinché noi possiamo avere su tutto il Piemonte la situazione delle quantità e verificare se ci sono Comuni e di quali dimensioni che hanno esaurito il loro Piano Regolatore e confrontarsi su eventuali proposte. In cosa consista, per esempio, per questi Comuni la possibilità di un incremento quantitativo o meno. Possiamo consentire o dividerci, ma ciò ci consente - come diceva anche il collega Saitta e condivido questo approccio ammesso e non concesso che occorra anche avere una flessibilità di tipo quantitativo, di valutare, situazione per situazione, non su tutto il Piemonte.
Il Presidente Ghigo deve verificare se in ogni caso non sia più utile per il suo governo che il Piano territoriale venga immediatamente discusso e votato in quest'aula come atto di responsabilità primaria in ordine ad un'incombenza fondamentale della Regione Piemonte che non abbiamo ancora assunto e che avrebbe un valore politico.
Verifichi, inoltre, la possibilità di proporre un impegno preciso a quest'aula in ordine ad una discussione sui fondamentali della nuova legge urbanistica richiedendo magari una relazione a questo Consiglio su cosa è successo - non ne sappiamo nulla - degli incarichi dati e gestiti dall'Assessore Botta.
Se il Presidente Ghigo si impegna su questa strada ed interrompe un confronto che riteniamo nuoccia a tutto il Piemonte, nuoccia alla nostra istituzione, noi immediatamente sospenderemo la pratica di opposizione molecolare che, come vedete, purtroppo, siamo ancora costretti a tenere in vita. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Credo, signori Presidenti, che per ragionare su un tema così importante sia estremamente necessario che ciascuno di noi eviti di dirsi paladino dell'una o delle altre parti. Qui non ci sono né cementificatori incalliti né sentinelle ambientali, ci sono legislatori regionali che tendono ciascuno con la propria filosofia, a snellire - mi sembra che da tutte le parti sia venuta questa voce - quelle che sono le norme burocratiche che impediscono lo sviluppo della nostra Regione. Se si parte da questa considerazione e se non ci si trincera dietro soltanto all'essere da una parte tutori dell'ambiente accusando altri di essere cementificatori, io credo che si possa raggiungere un accordo proficuo per i cittadini e per il territorio regionale piemontese. Una cosa sola voglio ribadire: noi dobbiamo essere in questo momento profondamente convinti che la Regione debba assolutamente delegare ai Comuni quella che è la materia territoriale comunale, e alle Province quelle che sono, attraverso i Piani Territoriali Provinciali, le logiche urbanistiche sovracomunali. Dobbiamo essere profondamente convinti che in questo momento la Regione deve affidare queste deleghe agli Enti locali. Se siamo convinti di ciò dobbiamo smettere di immaginare che gli amministratori degli Enti locali, i Sindaci in testa siano cementificatori delle aree ancora libere del nostro Piemonte. Faccio un esempio per tutti. Sarebbe utile che nella discussione generale, che avverrà nuovamente in quest'aula sulla modifica dell'art. 17, avere le percentuali dei territori che sono stati resi edificabili dagli ultimi Piani Regolatori. Credo che analizzando questi dati ci troveremmo davanti ad una sorpresa enorme di territori inseriti nel Piano Regolatore come aree edificabili che non sono state edificate, questo perché il mercato non ha avuto questa esigenza. Qualcuno ha ragione nel sostenere che nel momento in cui dice che le percentuali di ampliamento, di cubatura che siano l'1% o l'8% sono oggi un falso problema e come falso problema io do come indicazione al Presidente della Giunta la massima libertà nel decidere rispetto a questa materia. I nostri Comuni non hanno avuto costruzioni neanche per il 30% delle aree che erano inserite nel Piano Regolatore come edificabili, e allora è un falso problema, ci cerca semplicemente di difendere quelle che sono le libere scelte e le autonomie degli Enti locali rispetto a questa materia, laddove non vadano ad incidere su piani che sono di livello sovracomunale.
Ringrazio il Presidente Ghigo che ha voluto fare un'azione ulteriore per cercare di far smettere la legittima farsa che si stava svolgendo in quest'aula consiliare, perché le riunioni che si sono svolte nei giorni scorsi in Consiglio regionale non credo facciano bene né alla maggioranza né alla minoranza. Io mi sarei vergognato se ci fossero stati tanti spettatori presenti ai nostri dibattiti di questi giorni perché sento di non aver svolto appieno la mia funzione di legislatore regionale.
Allora, ribadita la forte volontà che le autonomie locali possono svolgere appieno e in assoluta libertà la loro funzione senza paletti burocratici che impediscano loro di gestire il territorio come credono, su tutto il resto si può ragionare, e questo è il momento in cui bisogna cominciare a farlo: per il bene del Piemonte, del suo territorio e dei suoi cittadini.
Un'altra cosa importante è stata ribadita nella comunicazione del Presidente Ghigo: non è pensabile che la L.R. n. 56/77 trovi la soluzione soltanto nella modifica dell'art. 17 della legge stessa. L'impegno della Giunta, del Presidente, dell'Assessore, deve essere quello di riscrivere interamente una nuova legge urbanistica; sarebbe difficilissimo cercare di modificare pezzo per pezzo la L.R. n. 56/77, che va detto con assoluta chiarezza ha fatto crescere una coscienza anche negli amministratori locali, che certamente in questo momento non svolgono più la loro funzione di amministratori locali come la svolgevano trent'anni fa. La L.R. n. 56/77 ha sensibilizzato rispetto ad alcuni problemi le Amministrazioni locali.
Non a caso nel dibattito di questi giorni qualcuno ha ricordato i danni provocati dall'alluvione nelle vicinanze dei corsi fluviali. Mi piacerebbe sapere quanti di questi danni sono stati arrecati a costruzioni recenti. Io vi dico che la maggior parte delle costruzioni che hanno avuto danni sono state realizzate in epoche durante le quali noi, io e molti di voi, non eravamo ancora nati. Quindi non si possono attribuire agli amministratori di oggi, che sono stati anche sensibilizzati dalla L.R. n. 56/77, danni che altri - non per speculazioni, ma perché non avevano questa sensibilizzazione - non potevano prevedere. Altrimenti sarebbe veramente da mettere in discussione addirittura dove sono stati posizionati i centri storici delle più grandi città del Piemonte. Ad Asti e Alessandria i centri storici sono stati allagati, e questo non è certo dovuto agli amministratori di oggi, ma neanche alla cattiva fede degli amministratori di ieri. Il fatto è che allora c'era meno sensibilità e meno preveggenza rispetto a questi problemi.
Concludo dicendo che questo sforzo che il Presidente Ghigo farà è assolutamente necessario, perché mi è parso di capire anche dagli interventi dei colleghi della minoranza che non c'è grande discordanza tra l'una e l'altra parte (forse tra l'una e l'altra filosofia, ma non tra l'una e l'altra parte). Qui non si vuole togliere nulla a quelle che sono le competenze delle Province, ma dando le competenze alle Province noi non dobbiamo nel modo più assoluto togliere delle competenze che sono dei Comuni. Si trovi la mediazione rispetto a questa fase, è possibile, si era già quasi trovata indicando quali erano le varianti parziali e quelle strutturali di livello sovracomunale.
Io credo che anche questo sia un punto di vicinanza che con la buona volontà di tutti e in particolare con il lavoro che potrà svolgere prossimamente il Presidente Ghigo possa far sì che si arrivi in aula magari difendendo le proprie filosofie, accedendo però ad un miglioramento della legge urbanistica che non può essere conservata come tale, ma deve essere riscritta interamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Questo lungo dibattito, che forse è apparso sovradimensionato rispetto alla "modesta" modifica, nella quantità, di un articolo della legge urbanistica, è un dibattito che non andrà sicuramente perduto perché in qualche maniera ha anticipato l'inevitabile dibattito sull'inevitabile modifica strutturale della L.R. n. 56/77, realizzando che tutti i Gruppi del Consiglio regionale avvertono questa esigenza.
Ognuno sarebbe tentato di proseguire, anche in questa rapidissima riunione, con l'esposizione di alcune idee, che tutti quanti abbiamo. Per esempio, noi riteniamo che la vecchia L.R. n. 56/77 abbia avuto il merito immenso di introdurre una condizione di forte legalità, che era un elemento indispensabile. Adesso abbiamo bisogno di badare alla qualità delle realizzazioni, alle città belle, ai paesaggi qualificanti, al recupero dei centri storici, alle opere di abbellimento, cioè deve aprirsi una nuova fase che sfrutti le realizzazioni della precedente e si prefigga nuovi obiettivi.
Da questo punto di vista leggo il dibattito e anche il cortocircuito di posizioni che c'è stato a proposito di questa modifica dell'art. 17 come l'esposizione delle preoccupazioni, dei timori e anche degli indirizzi che ognuno intendeva proporre rispetto ad una modifica più generale della legge urbanistica, perché prese singolarmente le posizioni hanno momenti di condivisione. Per esempio, sullo snellimento, sulla sburocratizzazione sull'attribuzione di autonome responsabilità ai Comuni, sul riconoscimento che essi sono Enti investiti di sovranità popolare; sul fatto che poi vige di più la cultura magari socializzata di un territorio che non le norme strettamente prescrittive; sul fatto ancora che ci sono tutti i Piani Regolatori. Oggi abbiamo scoperto che avremmo una capacità insediativa di un milione di persone in più in Piemonte: c'è da dire "bravi noi", anzi "bravi loro", perché se tutti la utilizzassero sarebbe un disastro a questo punto. Meno male che interviene stranamente - ed è proprio per me imbarazzante dirlo - il mercato a frenare l'operazione, per cui non si fa più niente, perché il cavallo del mercato non beve più. Questi sono problemi che offrono opportunità di riflessione per tutti, a destra e a sinistra, di fronte all'incedere delle cose, della realtà.
Prendo anche atto in questo senso che una discussione che è stata per noi quasi estenuante e ha, tutto sommato, costituito un elemento forte di contrapposizioni, quella che riguardava gli indici di incremento, di cubature possibili, possa trovare in una riflessione molto più razionale una composizione, non credo generale, sulla presa d'atto che non tutto il territorio è uguale, che non tutte le domande sono uguali, che ci sono luoghi di stagnazione dove addirittura bisognerebbe ridurre razionalmente per non consentire delle cose inopportune urbanisticamente ed altri dove invece per fortuna c'è ancora un po' di sviluppo che pone nuove domande.
Sta venendo fuori una questione che vorrei benevolmente evidenziare all'Assessore Botta: quando ha proposto questo provvedimento ha dato magari non era nelle sue intenzioni (ho sentito l'intervento di Montabone l'ha detto molte volte Gallarini, il Presidente si è speso su questo), la sensazione che si trattasse di proporre, contestualmente ad un elemento di sana deregulation, un elemento invece di liberalizzazione che poteva essere fortemente antitetico rispetto alle esigenze di un'urbanistica di tipo diverso che cura la qualità, gestisce saggiamente i parametri della libertà di comportamento, non si affida puramente alla cieca logica dei numeri degli indici, ma invece ragiona situazione per situazione.
Da questo punto di vista la partita era di forte contrapposizione, non lo escludo. Noi che abbiamo dato una disponibilità e avevamo votato un provvedimento in risposta ad una sacrosanta e generalizzata attesa e sollecitazione dei Comuni per poter fare delle cose minime, non intendevamo assolutamente avallare, là dove poi di fatto fosse stato introdotto, un provvedimento di ampia destrutturazione, di ampia deregulation da questo punto di vista.
Un'altra cosa voglio dire: noi non siamo dei "pasdaran" delle deleghe! Non è con un semplice, meccanico trasferimento di poteri dall'uno all'altro degli Enti, che si crea l'armonia, altrimenti restiamo anche noi in qualche modo vittime di uno schematismo. La logica della minoranza potrebbe essere quella di dire: "non date le deleghe, siete troppo reticenti"; mi pare che addirittura ci sia una posizione ideologica nel non dare le deleghe, questo sia detto ad onore dell'oggettività per poter anticipare una discussione di merito.
Detto questo, la richiesta di quanti ci dicevano: "non va bene il controllo alla Regione, però passate alle Province", francamente l'oggetto è sempre quello! E' giusto che le Province abbiano, e devono avere, il controllo della compatibilità con i Piani sovracomunali, ma questo è assolutamente obiettivo.
Preso atto che abbiamo fatto avanzare un ragionamento che ha trovato se non una convergenza generale, dei punti di intesa sulla procedura aderiamo all'ipotesi di lavoro, con convinzione, proseguendo nel merito attraverso un tavolo di ragionamenti per i quali i contenuti sono ancora molti da mettere a punto; il Presidente della Giunta, nella sua rappresentatività, si faccia carico di procedere, di qui in avanti, a comporre gli elementi di identificazione delle varianti che attualmente riteniamo di anticipare come modifica della L.R. n. 56/77. Voglio anche dire, per non avere altre sorprese, che non è che abbiamo risolto tutto per cui adesso decidiamo solo come formalizzare un'intesa; abbiamo deciso un metodo al quale attribuiamo una significativa portata. Detto questo, il Presidente, per usargli un eufemismo che gli si addice, non è che ha risolto il problema: ha preso la bicicletta e, visto che è un competente pedalerà per risolvere questo tipo di problema. L'appuntamento con l'Assessore, con la Giunta, con la maggioranza è un po' più significativo e l'attesa è sulla variante generale o sull'aggiornamento della L.R. n.
56/77, sul quale anticipiamo che sicuramente entreranno in campo delle culture, degli orientamenti, delle idee - non dico delle ideologie perch non è così - diverse sulla gestione, utilizzazione, conservazione e valorizzazione del territorio. Ritengo quindi di dover sollecitare la mia area politica, il mio Gruppo, ad attendere con fiducia la proposta che ci verrà fatta, ma mettendo assieme le idee per una proposta che ci consenta a questo punto di ragionare su idee che sono state organizzate, perché se c'è stato un difetto in tutto questo è che abbiamo ragionato su una proposta che era stata avanzata come un fatto sostanzialmente tecnico e poi tutta l'implicanza politica ci ha richiesto di faticare significativamente ed arrivare ad un confronto politico difficile per poter riprendere il lavoro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Innanzitutto, come Gruppo, esprimiamo appoggio all'iniziativa illustrata dal Presidente, relativamente all'esperimento di un tentativo teso ad individuare e trovare poi consenso su una via di uscita rispetto alla posizione di stallo nella quale ci siamo tacciati sotto certi aspetti qualcuno alla riunione dei Capigruppo ha usato il termine "incartato" penso che renda abbastanza l'idea. Al di là di questo tentativo, che noi siamo convinti riuscirà, e riuscirà nell'ambito di quella cornice che alla riunione dei Capigruppo, prima, e in aula, dopo, è stata definita, cioè una cornice politica, non dei paletti. Il Presidente ha carta bianca, il Presidente che però è stato anche il Presidente del disegno di legge iniziale, uscito dalla Giunta e che ancora oggi giace in aula, è ovvio che questo non lo potrà dimenticare, ha sicuramente le carte in mano per arrivare ad una soluzione che trovi all'interno del Consiglio non solo una via di uscita rispetto alla posizione di stallo, ma che consenta anche di raccogliere un consenso che, dal punto di vista politico-istituzionale, sia la premessa a quel discorso - che io condivido - fatto da Saitta inizialmente e poi ripreso da altri interventi; discorso squisitamente politico sull'estrema necessità che la L.R. n. 56/77, che la maggioranza attraverso l'Assessore Botta, ma, si è detto, il Consiglio tutto, si accingono a riformare profondamente.
Non entro nel merito, non ne sarei in grado, sono i colleghi Grasso e Galli, senza sottovalutare gli altri, che avranno competenze specifiche su queste questioni, che avranno modo, all'atto in cui ci accingeremo a discutere nel merito della L.R. n. 56/77, di fare delle proposte, di assumere degli atteggiamenti che consentano di aggiornare quella legge che va profondamente riformata. E' datata 1977, siamo nel 1997 e nei primi diciotto anni di questi vent'anni sono successe cose evolutive; negli ultimi due o tre anni di questi vent'anni sono successe cose stravolgenti sono successi terremoti dai quali non è possibile prescindere all'atto in cui ci si accinge a mettere mano ad uno strumento che dovrebbe essere lo strumento principe nel governo dello sviluppo urbanistico della nostra regione nei prossimi anni. Basterebbe questa considerazione unitamente ad altre che sono state fatte, anche dai colleghi Riba e da qualche altro relativamente al fatto che nell'accingerci a mettere mano alla L.R. n.
56/77 non si può prescindere da quello che è avvenuto in questi vent'anni nella nostra regione e non si può prescindere dal fatto che mentre in allora la L.R. n. 56/77 nacque per incanalare uno sviluppo urbanistico selvaggio in regole che consentissero una razionalizzazione degli interventi, io direi che oggi lo scopo concettuale del mettere mano alla L.R. n. 56/77 è di altra natura. Deve, prima di tutto, partire da quell'autonomia nei confronti dei Comuni che, se non altro, è stata data e riconosciuta dal sistema elettorale introdotto negli ultimi anni attraverso il quale i Sindaci vengono eletti direttamente, chi al primo turno, chi al secondo, nell'ambito dei vari Comuni. Basterebbe questo a responsabilizzare maggiormente questi primi cittadini e le loro Giunte e le loro maggioranze, che non vengono più calibrate all'interno delle segreterie dei partiti e delle sacrestie dei partiti, come molte volte quasi sempre - avveniva in passato, ma ognuno si espone con il proprio nome e programma rispetto all'elettorato, che vota al primo o al secondo turno in capo al Sindaco queste responsabilità. Questa è una prima considerazione e basterebbe già da sola ad Ascrivere (con la A maiuscola) questa autonomia in capo ai Comuni, autonomia della quale stiamo parlando tra l'altro anche a proposito dell'art. 17.
L'altro punto cardinale che deve essere osservato all'atto in cui ci si accinge a mettere mano alla L.R. n. 56/77 è il fatto che oggi, mai come oggi, esiste Comune e Comune, mercato e mercato e quindi una legge urbanistica non deve tanto essere dirigistica per andare a dirigere lo sviluppo urbanistico della nostra regione, ma deve essere in grado, per andare nella direzione dello sviluppo di cui parlava anche Carla Spagnuolo nel suo intervento, di andare a cogliere la domanda e dare risposte alla domanda laddove la domanda esiste, e vi sono zone del Piemonte in cui la domanda esiste ed è forte, ma altre zone, come Torino, in modo emblematico che sta per diventare un contenitore vuoto. Negli ultimi due o tre anni a Torino il mercato ha portato i prezzi in discesa verticale; siamo ad un mezzo, un terzo rispetto alle cifre di tre-quattro anni fa e questo è un dato del quale dobbiamo tenere conto. E' una città che si sta svuotando, a livello mondiale è in atto il fenomeno dell'esodo rispetto ai grandi centri verso le periferie e a Torino addirittura l'esodo avviene saltando la prima cintura di Moncalieri e di tutti gli altri Comuni attorno a Torino e va direttamente alla seconda cintura. Questi sono fenomeni che esaltano lo spopolamento; è il fatto che certe residenze, certe zone urbanistiche non sono più appetibili, non per fare un caso di zona - guardo anche Racchelli ma se ci spostiamo un attimo in alcune zone del Piemonte, tipo quelle del Lago Maggiore, lì ormai un'autostrada ha portato, a 25 minuti da Milano una domanda fortissima di residenze di seconde case e molte volte anche di prime case, perché oggi molta gente ha il lavoro a Milano e poi viene in periferia perché impiega molto meno tempo a percorrere 40/50 km di autostrada che non attraversare la città di Milano; viene quindi a risiedere in Piemonte e poi gravita pendolarmente su Milano.
Sono questi i fenomeni dei quali dobbiamo assolutamente tenere conto anzi sono fenomeni in atto ormai da qualche anno e noi, nel momento in cui ci accingiamo a mettere mano alla L.R. n. 56/77, siamo già in ritardo nell'atto in cui ci accingiamo a discutere o a impostare il primo articolo della L.R. n. 56/77, figuriamoci se i tempi - mi auguro che non sia così fossero quelli proporzionati, come diceva il Presidente Picchioni l'altro giorno, che "navighiamo ad una velocità di crociera di dieci emendamenti ogni due giorni". Se il calibro per misurare il tempo che il Consiglio regionale nel suo complesso impiegherà a riformare la L.R. n. 56/77 fosse quello dedicato all'art. 17 della L.R. n. 56/77 - che vuole essere solo un tassello estrapolato che sotto certi aspetti sperimenta anche la disponibilità e la filosofia per andare incontro ad obiettivi politici del 1997, che sono necessariamente diversi e stravolgenti rispetto a quelli del 1977 - se così fosse ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli perch probabilmente questa legislatura, e non so se anche la prossima, basteranno a portare in porto un disegno così ambizioso, ma assolutamente indispensabile se vogliamo parlare di sviluppo non solo in termini teorici.
Parlare di sviluppo significa cogliere le opportunità quando i treni passano e non invece fare da spettatori; fare letteratura e cenacoli intorno ai fenomeni che avvengono e non essere in grado di costruire delle risposte efficaci, incisive e tempestive rispetto ai finestrini dei treni che si affacciano mentre passano e il passaggio dura pochi secondi.
Fatte queste considerazioni, non voglio assolutamente entrare nel merito - non sarei neanche in grado, lo faranno i colleghi che seguiranno l'iter della modifica della L.R. n. 56/77 - esprimo soltanto il consenso del nostro Gruppo al percorso ipotizzato dal Presidente relativamente a questo tentativo. Siamo convinti che il tentativo riuscirà e che non snaturerà l'impostazione dell'art. 17.
Generalmente cerco sempre di cogliere le positività anche nelle negatività più macroscopiche: se una qualche positività può essere colta da tutti in questi giorni di dibattito direi che è il fatto di come, dopo una lunga posizione di stallo durata mesi - in aula ci siamo da pochi giorni ma lo stallo è iniziato in Commissione, nei corridoi, nei vari "pourparler" su queste modifiche all'art. 17; l'osservazione del Commissario di governo era su aspetti meramente notarili e burocratici per i quali bastavano trenta minuti di discussione per risolverli - oggi in quest'aula al di là di sterili contrapposizioni che si possono definire in vari modi finalmente si apre un dibattito, quindi direi che la giornata di oggi non è stata negativa, tutt'altro. L'indicazione prospettata dal Presidente ha suscitato un dibattito che sicuramente è propedeutico rispetto a quanto ci si accinge a fare all'interno della modifica della L.R. n. 56/77.
Mi auguro che in tempi brevissimi - ci siamo già logorati abbastanza certo le maggioranze si logorano maggiormente in questi confronti rispetto alle minoranze che forse neanche si logorano sotto certi aspetti - ci siano le condizioni per uscire, con un compromesso che non stravolga l'impostazione iniziale e consenta di riconoscere quell'autonomia, come diceva il Consigliere Saitta, che è uno dei cardini ai quali ci dobbiamo ispirare in modo minuscolo, ancora oggi, sull'art. 17, ma in modo maiuscolo nella revisione della L.R. n. 56/77.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rosso.



ROSSO Roberto

Noi non siamo ancora intervenuti sulla questione dell'art. 17: proprio per questo gradirei che il Presidente Ghigo fosse in aula ad ascoltare quello che la Lega ha da dire.



PRESIDENTE

Prego il Presidente Ghigo di rientrare in aula.



(Il Presidente della Giunta, Ghigo rientra in aula)



ROSSO Roberto

Ringrazio il Presidente della Giunta per la presenza.
Tutto questo gran discutere sull'art. 17 secondo noi è un gran pasticcio che è stato gestito male fin dall'inizio perché nessuno ha voluto ricordare che una legge era già stata approvata e aveva avuto il voto favorevole di tutta la maggioranza e di parte del centro-sinistra. Su questa legge che era stata migliorata, in un primo tempo noi ci eravamo astenuti perché condividevamo l'impostazione di deleghe verso i Comuni, ma erano emersi alcuni aspetti negativi - e su questo concordiamo con molti dei Gruppi dell'opposizione - sugli indici di cubatura, sulle varianti che i Comuni possono fare in maniera autonoma, sugli indici da ritoccare specialmente per le grandi città. Anche quando si dice che la Regione non ha ancora adottato un Piano Territoriale Regionale, magari qualcuno nasconde il fatto che anche le Province non ne hanno ancora adottato uno.
Però una legge, nonostante tutto il dibattito, era stata approvata dopodiché - a seguito del ricorso di Rifondazione Comunista e Verdi - il Commissario di Governo l'ha rimandata indietro. Ebbene, per noi questa legge è stata approvata, per questo non abbiamo partecipato al voto sugli emendamenti. Non perché non li condividessimo, ma perché ci aspettavamo in un Consiglio maturo e pronto a ricevere le grandi deleghe, che dovrebbero portare questo Piemonte in un'Italia federale, una risposta più compatta.
E' troppo facile dire: "Caro Commissario, tu che vegli, visto che non ci piacciono queste cose rivediamole tutte". Questo però non è avvenuto. Tutti hanno colto l'occasione per rimettere tutto in discussione: i Popolari e il PDS, che avevano votato il provvedimento, hanno cominciato ad esprimere alcuni dubbi, condivisibili, però - combinazione! - dopo la prima approvazione. Le Province hanno colto l'occasione per verificare se c'era la possibilità di ritagliarsi una fettina di potere. Il Gruppo dei Verdi e quello di Rifondazione hanno colto l'occasione per ritornare alla carica.
Ebbene, questo non fa altro che produrre sei mesi di discussione senza risultati che si traducono in una grossa perdita di tempo per il Piemonte.
Ora, finalmente, il Presidente Ghigo fa quello che avrebbe dovuto fare fin dall'inizio, fin dalla prima stesura e cioè quello di sentire tutte le componenti di questo Consiglio per verificare qual è la modifica che potrebbe andare bene a tutto il Consiglio. Capirlo però dopo sei mesi secondo noi non è una grande indicazione di miglioramento e spero che per il futuro la maggioranza capisca che con il sistema che abbiamo in questo Consiglio regionale, cioè con il fatto che non esiste un voto di fiducia tutti i provvedimenti importanti non possono essere solo frutto dell'intelligenza di una Giunta, ma devono essere mediati con le forze presenti in questo consiglio, pena - lo abbiamo visto diverse volte - una grande opposizione che arriva fino all'ostruzionismo.
Avendo visto tutto quello che è capitato, dalle riunioni dei Capigruppo, di maggioranza e di minoranza, da incontri più o meno riservati, dico che dobbiamo ancora maturare molto come Consiglio regionale perché se dobbiamo impostare in questo modo anche la discussione sulle grandi deleghe che - pare - dovrebbero arrivare da Roma, non ne usciremo più! Pensate che cosa sarà quando in quest'aula si dovrà discutere della legge elettorale regionale. Ci vorranno cinquant'anni molto probabilmente ma noi dobbiamo dare un segnale ai cittadini! Una legge deve essere discussa in maniera approfondita una volta, dopodiché se viene approvata deve essere quella per diversi anni, perché dobbiamo anche dare un senso di sicurezza ai cittadini che in questo momento invece vivono in un senso totale di incertezza per le norme che regolano lo Stato e la Regione.
Dobbiamo dimostrare di essere in grado di gestire un Piemonte inserito in uno Stato federale. Ebbene, sei mesi di "tira e molla" in questo modo non testimoniano sicuramente a nostro favore.
Accogliamo anche noi l'iniziativa del Presidente Ghigo, sperando che questa sia l'ultima volta che si mettono interessi di partito davanti agli interessi dei Piemontesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rubatto.



RUBATTO Pierluigi

Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta, il cammino presentato dal Presidente della Giunta per risolvere le problematiche relative all'approvazione più velocemente possibile dell'art.
17 mi trova perfettamente d'accordo.
Dico "perfettamente d'accordo" perché è assolutamente necessario trovare una soluzione affinché il Consiglio possa riprendere l'esame dei vari importanti provvedimenti ora fermi.
In questi giorni di dibattito abbiamo potuto notare la compattezza della maggioranza che ha saputo dare prova di massima coesione e di grande unione di intendimenti sulla proposta presentata dall'Assessore all'urbanistica che intendo ringraziare per la sua correttezza e capacità.
D'altro canto, abbiamo potuto notare la mancanza di unità nell'opposizione.
In tale situazione ben venga l'impegno del Presidente della Giunta nella speranza che a questo impegno si aggiunga anche quello di tutti noi affinché si possa uscire da questa situazione di stallo. Dobbiamo approvare questa legge urbanistica; dobbiamo dare la possibilità al Consiglio di poter operare per il bene della nostra Regione, dei nostri concittadini ai quali noi tutti, ostruzionisti o non ostruzionisti, non abbiamo certo, a parere mio, presentato una bella immagine di questo Consiglio.
Mi auguro, quindi, signor Presidente della Giunta, che ella con l'impegno di sempre possa portare in aula l'accordo che auspichiamo il più rapido possibile.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

L'urbanistica è una materia affascinante quando la si conosce, però è conosciuta da pochi addetti ai lavori. La maggioranza dei cittadini non partecipa alla redazione dei Piani Regolatori Generali; tante volte anche quando vengono pubblicati, non è solita fare osservazioni, salvo poi a lamentarsi se la scuola è stata costruita in una zona non idonea, se l'ospedale è disturbato da un traffico intenso, se la vista di brutti palazzi non può essere migliorata attraverso graziosi appartamenti.
La discussione intorno all'art. 17 è quindi un'occasione per fare una riflessione attenta su tutta la materia ed io voglio cogliere il lato positivo di questa discussione che si trascina da tantissimo tempo: mesi mesi e mesi. E' un'occasione anche per i cittadini di porsi determinate domande e di chiedere a noi e agli altri amministratori determinate risposte.
Voglio tentare di sottolineare i punti che hanno trovato nelle varie dichiarazioni il consenso di tutti, cioè trovare i punti su cui tutti siamo d'accordo. Ovvero: l'art. 17 come snellimento delle procedure, nessuno si è dichiarato contrario allo snellimento delle procedure. Tutti sono d'accordo nel ribadire l'autonomia agli Enti locali. Chi è più vicino ai bisogni ne rappresenta meglio le aspettative e riesce meglio a dare risposte immediate. Siamo tutti d'accordo a considerare l'art. 17 una fase transitoria per arrivare alla modifica della L.R. n. 56/77. D'accordo tutti che l'ambiente deve essere tutelato, e di questo prendeva atto anche il Consigliere Cavaliere; così come tutti sono d'accordo al recupero del patrimonio esistente.
Queste cose le voglio ribadire perché mi sembra giusto sottolineare i punti su cui c'è l'accordo dopo la discussione, ma probabilmente l'accordo c'era già anche all'inizio.
Quali sono, invece, i punti del disaccordo? Riguardano la capacità insediativa. La capacità insediativa viene messa in discussione, qualcuno già per come è nata, per come non viene riconosciuta; altri dicono che la capacità insediativa deve essere all'interno delle previsioni del Piano Regolatore Comunale; altri no e che necessita di un piccolo aumento fissato attraverso parametri ben definiti, perché - lo ricordava il Consigliere Saitta - non si può generalizzare completamente: c'è chi ha ancora capacità insediativa, c'è chi invece questa non ce l'ha più. Ci sono esigenze di piccoli Comuni che non possono essere disattese.
Il Consigliere Chiezzi dice che bisogna definire in modo puntuale le varianti parziali all'interno dell'art. 17. Se qualche Consigliere non è stato molto attento si può chiedere perché non è stato fatto - penso che questa sia stata una delle prime richieste che è venuta fuori. Non è stato fatto perché forse non è facile farlo. In Commissione è stato discusso questo problema, sono state elencate le difficoltà a fare questo, sono state chieste anche delle proposte per evitare di dimenticare delle varianti parziali che poi invece, per alcuni Comuni, sono molto importanti.
Partendo dai punti che trovano la condivisione di tutti, confermo di condividere il percorso indicato dal Presidente Ghigo.
Ci auguriamo che questo dibattito favorisca la soluzione del problema.
Siamo certi che il Presidente troverà presto la soluzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Grazie, signor Presidente. Vorrei condividere l'ottimismo, più la volontà dell'ottimismo che l'ottimismo della volontà - io sono un pessimista schopenhaueriano e cosmico - che è stato espresso da alcuni colleghi, più della maggioranza che della minoranza, rispetto alla fine di quella che è stata definita, se non sbaglio da Montabone, "una farsa legittima, ma pur sempre una farsa". Una farsa non è legittima o illegittima; si prende per quello che è, è una pièce teatrale, è un'opera da guardare, è un modo per passare il tempo (devo dire che ne conosco di più piacevoli e produttivi, ma credo che anche tutti i cittadini piemontesi ne conoscano di più piacevoli e produttivi), ma non ha questa caratteristica di essere legittima o illegittima. Io per adesso non sono così ottimista - nonostante la grande disponibilità dimostrata dal Presidente della Giunta ad accollarsi in prima persona l'onere di condurre avanti l'ennesimo, ci auguriamo non sfiancante, tentativo di mediazione che peraltro è stato lo stesso impegno profuso in questi lunghi mesi dall'Assessore Botta e da alcuni plenipotenziari nominati in corso d'opera per giungere ad un risultato positivo - perché non mi è sembrato di cogliere dei segnali di particolare apertura o disponibilità. Forse io non riesco ad interpretare nella maniera corretta, con il dizionario alla mano linguaggi più o meno politichesi, più o meno critici, più o meno confusi.
Le cose che riesco a capire sono i messaggi diretti, sono le motivazioni che spingono alcuni colleghi, legittimamente, a proseguire su un discorso ostruzionistico iniziato, portato avanti e non ancora concluso. E' vero che è importante questo passo del Presidente della Giunta, però non vorrei che questo passo venisse interpretato non come una volontà di mediazione, ma come un'ipotesi di cedimento. Perché noi siamo assolutamente favorevoli, lo siamo stati con garbo e tranquillità, disponibilità, in questi mesi, ad ogni ipotesi di mediazione; siamo ovviamente contrari ad ogni ipotesi di cedimento, di snaturamento rispetto all'impostazione di una modifica che è anche un'impostazione culturale, che è anche - vivaddio - un'impostazione politica, che non è soltanto un'impostazione tecnica o meccanica. Perch una Giunta che fa una modifica di questo tipo, dando solo un'impostazione tecnica o meccanica farebbe passare una cosa per un'altra. Io ho profondo rispetto per la coscienza ambientalista, ho profondo rispetto per le battaglie politiche anche dure; credo però che le battaglie politiche dure e durissime non debbano avere come obiettivo - mai! - quello di paralizzare l'attività di un'assemblea democratica. Perché vanno bene anche le centinaia di emendamenti, vanno bene anche le centinaia di ore passate a discutere e a ripetere le stesse cose, magari a ripetere un compitino scritto perché non si sa cos'altro dire, magari cercando di scambiare qualche battuta con i colleghi anche per guadagnare qualche secondo, per vincere la stanchezza, anche per vincere la monotonia di un dibattito che per quanto interessante, non è che ci entusiasmi così tanto da avere degli spazi di manovra goliardica e ludica tale da esaltarci. Quello che ci sembra eccessivo in questa battaglia politica è, da parte di alcuni, non una posizione netta e decisa di un "no" globale all'impostazione culturale e politica che la Giunta ha voluto dare al provvedimento, perché questo lo comprendiamo ed accettiamo. E' legittimo, è politicamente ed ideologicamente legittimo. Quello che non ci piace è il linguaggio del "dico e non dico", dello "scarciofamento", del "ma sì, proviamo a discutere ancora un pezzo, poi vediamo", dell'incompiuto. C'è questo eterno divenire che compare nei discorsi di qualcuno e questo eterno divenire è la classica concezione dialettica della storia e, in questo caso, anche una concezione dialettica (più che dialettica mi sembra un po' a spirale) dell'art. 17 che è pur sempre l'articolo di una legge. Allora, questo art. 17 prima o poi lo approviamo o no? Perché io preferisco chi mi dice: "No, io non lo approvo, perché sono contrario a che i Comuni", ed è ideologicamente legittimo, "alla faccia del principio di sussidiarietà, alla faccia del fatto che i Sindaci vengano eletti direttamente dal popolo e quindi in prima persona vengano chiamati a pagare delle loro azioni, che quindi sia il primo caso in Italia di responsabilità politica diretta, alla faccia di qualsiasi possibilità di mediazione, di aggiustamento, ecc., io non lo voglio perché ritengo ci voglia un centralismo politico nelle scelte urbanistiche, come un'altra serie di scelte che possono essere sanitarie piuttosto che dei trasporti, piuttosto che di tante altre cose". Quello che non mi piace è questo discorso anche arrogantemente provocatorio di chi continua a firmare fogli e fogli per dare un segnale, chissà di che? Non di risultato politico, non di convinzione ideologica, non di convinzione culturale, ma di volontà paralizzante nei confronti di un'attività e di un'impostazione della maggioranza. E' questo il clima che non mi piace e per cui io, pur essendo stato disponibile in tutte le estenuanti innumerevoli ed innumerate, perché ci mancava solo più che ci mettessimo a contarle, riunioni di maggioranza e di minoranza che tutti insieme appassionatamente abbiamo fatto, sono un pochino meno ottimista degli altri colleghi, anche se sono sempre disponibile a discutere, a mediare, a ritornare, a rifare e a giocare a questo rimpiattino molto meno divertente di quello vero. Anche perché - è già stato detto dal collega Rosso e da altri - questo mi sembra un ostruzionismo di ritorno, quasi inconscio. Nel senso che l'art. 17 era già stato approvato in quest'aula, non aveva sollevato particolari pruderie, non aveva sollevato particolari scandali nessuno aveva fatto barricate puntando i cannoni contro le colate di cemento che potenzialmente si sarebbero riversate a riempire le valli del Piemonte, i fiumi, i piloni in mezzo al Po e i tralicci in mezzo alla montagna, nessuno aveva sollevato alcuna osservazione! Poi c'è stata la "fortuna" che il Commissario di Governo - organo sempre più inutile, sempre più burocratico, sempre più autoreferenziale sempre più bastante e soprattutto servente ed utile solo a se stesso - ha bocciato il provvedimento, così qualcuno ha detto: "Oh, mi sono accorto che c'è un tentativo di cementificazione, adesso faccio qualcosa per paralizzare quella che è un'attività amministrativa".
La mediazione va benissimo - io sono uno che la persegue - però credo che almeno in politica ci debbano essere delle legittime prese di posizione, un legittimo scambio dialettico su quello che tutti noi pensiamo. La politica dell'agreement, dell'andare d'accordo per forza, del "cerchiamo una soluzione perché dobbiamo a tutti i costi diventare amici" non credo sia una politica normale.
Dobbiamo cercare delle soluzioni per il bene comune, dobbiamo trovare delle mediazioni corrette per arrivare ad una conclusione, non dobbiamo volerci bene a tutti i costi, anche se umanamente ci vogliamo tutti bene.
Quindi anche lo stile, assolutamente soft, credo che non si addica a quello che deve essere anche, per fortuna, un dibattito politico.
Pertanto, fra le richieste c'era, per esempio, lo diceva prima la collega Cotto, l'elencazione delle varianti parziali.
Ricordo che il Maresciallo Rommel, combattente nella guerra d'Africa conosceva a memoria la tavola dei logaritmi. Però di Rommel ve n'è stato uno solo. Citare tutte le varianti parziali, non dico significhi conoscere la tavola dei logaritmi, però mi sembra una questione un po' aleatoria, nel senso che chi è un po' più addentro - sicuramente ci sono tanti colleghi molto più addentro di me - a queste cose sa benissimo che questa elencazione è assai complicata, salvo poi fornire un'interpretazione restrittiva o estensiva: quello che poi non c'è, vale lo stesso o non vale più? C'è una serie di problemi sempre in fieri e in divenire.
Mi auguro, concludendo questo intervento pessimistico, che da parte di tutta la minoranza ci sia anche lo stesso senso di responsabilità e di grande disponibilità dimostrata dall'Assessore Botta e dal Presidente, ma che ci sia anche una decisione che non porti a danneggiare non tanto e non solo un provvedimento della Giunta in sé - che potrebbe anche non interessarci - quanto a bloccare i lavori del Consiglio regionale del Piemonte, che di cose da fare, importanti, forse più importanti di questa ne ha tante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Desidero, a nome del nostro Gruppo, dare l'adesione convinta alla proposta che il Presidente Ghigo ha individuato come modalità di lavoro per proseguire nell'esame del disegno di legge che l'Assessore Botta aveva, con efficacia, presentato tempo fa.
Il Presidente Ghigo, anche a nome dell'Assessore, della Giunta, della maggioranza, ha ben individuato quali sono gli obiettivi che si propone il provvedimento in esame. Tali obiettivi sono: modificare la procedura per le varianti non strutturali, andare verso lo snellimento della burocrazia che è uno dei cardini sui quali si fonda questa maggioranza; dare autonomia e responsabilità ai Comuni per la gestione del territorio in un ambito che oggi ha una valenza ancora limitata, ma che noi pensiamo possa essere in prospettiva più ampia.
Chiarito che è questo l'intendimento del provvedimento, l'iter apportando pochi aggiustamenti, può essere sufficientemente rapido perch l'esigenza che hanno i Comuni di disporre di queste possibilità è un'esigenza ampiamente sentita.
Penso che anche la tanto contrastata possibilità di ulteriore incremento edificatorio per i Comuni vada ricompresa nella ovvia accezione che questo incremento deve essere possibile solo in presenza di un utilizzo ampio delle possibilità già esistenti, perché se così non fosse sarebbero diversi gli intendimenti del provvedimento, ma questo - lo abbiamo già detto - non era intendimento né dell'Assessore né del Presidente, né della Giunta, né della maggioranza.
Con questo chiarimento credo che anche quella possibilità - non voglio fare un riferimento puntuale, ma sapete il punto a cui mi riferisco - possa essere vista in una prospettiva diversa. Perciò non un'ulteriore indiscriminata possibilità, ma una possibilità mirata su reali esigenze che possono esserci nei Comuni.
Si potrebbe anche ipotizzare, come contributo alla discussione, pur non facendo di questo una questione senza la quale non si può andare avanti un'elencazione ordinatoria, non tassativa, di quelle che sono le varianti parziali e minori, questo ai fini di una migliore comprensione del testo.
Credo che in definitiva il tentativo del Presidente Ghigo debba essere appoggiato e in questo senso c'è tutta la nostra disponibilità.


Argomento:

Presentazione da parte del Consigliere Chiezzi di una questione preliminare in merito alla prosecuzione dei lavori consiliari


PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo per una questione preliminare. Domani e dopodomani sono state convocate riunioni della IV Commissione di amplissima consultazione con enti, associazioni ed organismi interessati al Piano socio assistenziale; domani sono convocati "pezzi" interi della provincia di Torino. Si tratta di una consultazione importantissima. Dato che dobbiamo decidere come proseguire i nostri lavori, noi chiediamo che ci sia una decisione che permetta a tutti i Consiglieri di partecipare a queste consultazioni sul Piano socio-assistenziale. Se decideremo di lavorare in aula, prego il Presidente del Consiglio di invitare il Presidente della Commissione competente a sospendere questi lavori o viceversa di mantenere queste consultazioni e di sospendere il Consiglio; ecco, di non fare le due cose sovrapposte.



PRESIDENTE

Queste cose possiamo discuterle fra poco nella Conferenza dei Capigruppo visto che il problema è stato posto, perché naturalmente questo attiene a tutto il percorso complessivo della discussione della legge.
Domandiamo ancora scusa per i ritardi. I Capigruppo sono convocati ancora una volta in Sala A).


Argomento:

Interrogazioni ed interpellanze (annunzio)


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni e interpellanze pervenuti all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,20)



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