Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.143 del 16/06/97 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 5) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellingeri, Bortolin, Foco Griffini, Peano, Riggio e Vaglio.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Esame legge regionale approvata dal Consiglio regionale il 26/11/1996 e rinviata dal Governo relativa a: "Modifica degli artt. 17, 40 e 77 della L.R. 5/12/1977, n. 56 'Tutela ed uso del suolo'" (seguito)


PRESIDENTE

Prosegue l'esame degli emendamenti all'art. 1 della legge regionale approvata dal Consiglio regionale il 26/11/1996 e rinviata dal Governo relativa a: "Modifica degli artt. 17, 40 e 77 della L.R. 5/12/1977, n. 56 'Tutela ed uso del suolo'", di cui al punto 6) all'o.d.g.
1/28) Emendamento presentato dai Consiglieri Cavaliere, Moro e Papandrea: al comma primo, dopo le parole "il Piano Regolatore Generale è sottoposto a revisione periodica ogni...", le parole "dieci anni" sono sostituite dalle parole "quarantuno mesi".
La parola al Consigliere Cavaliere per l'illustrazione.



(Il Consigliere Cavaliere esibisce sul proprio banco un mattone recante la scritta: "ART. 17")



CAVALIERE Pasquale

Ho letto su La Stampa di sabato 14 giugno u.s. che continuano le "grandi manifestazioni di massa" a favore 17. Sono inoltre pervenuti cento fax dai Sindaci. Mi sono recato dall'Assessore Botta e ho potuto rilevare che in realtà si tratta di cinque o sei fax (di cui uno collettivo). Tra questi, vi è quello pervenuto dall'Associazione Monviso Solidale rappresentante di cinquantadue Comuni. Ho consultato a caso uno di questi Comuni, ma non ne sapeva niente. Potete notare dunque che questa campagna si fonda innanzitutto su qualcosa di non vero, nel senso che questa presa di posizione e comunque quando i Comuni si pronunciano a favore dell'art.
17 non lo fanno per chiedere l'espansione edilizia, ma per chiedere che siano ridotte le lungaggini burocratiche. E' un'altra esigenza che non tutti conoscono. Del resto, abbiamo visto quali sono i difensori dei Comuni. Ad esempio, leggo che l'ex Assessore regionale Cantore predecessore dell'Assessore Angeleri, ci chiede di approvare con urgenza l'art. 17, sostenendo che non lo si approva perché non si vogliono aiutare i piccoli Comuni.
A questo punto vorrei però elencarvi le posizioni contrarie all'approvazione dell'art. 17, così come è comprovabile nero su bianco da documenti.
Sono contrari all'approvazione dell'art. 17: la Provincia di Asti, la Provincia di Biella, la Provincia di Novara, la Provincia di Torino, le Comunità montane Val Formazza, Val Chisone e Germanasca, il Comune di Trofarello ed altri Comuni, l'Istituto Nazionale di Urbanistica - Sezione Piemonte e Valle d'Aosta, l'Ordine degli architetti della provincia di Torino, la Federazione interregionale degli Ordini degli ingegneri, la Federazione regionale della Coldiretti del Piemonte, la Federazione nazionale degli Agricoltori del Piemonte, la Confederazione Italiana Agricoltori, oltre alle scontate - come direbbe l'Assessore Botta opposizioni della Lega Ambiente, di Italia Nostra, di Pro Natura e delle altre maggiori Associazioni ambientaliste del Piemonte.
A questo punto credo che sia importante che io vi legga la presa di posizione della Coldiretti del Piemonte contro l'approvazione dell'art. 17 della legge urbanistica: "Con la sostituzione di un solo articolo si vorrebbe attribuire ai Comuni la piena potestà di variare il Piano Regolatore, senza più nessun controllo da parte dell'Autorità regionale, evitando il lungo iter degli uffici preposti per snellire la procedura.
La modifica proposta, che consiste nel sostituire l'art. 17 della L.R.
n. 56/77, viene di fatto a stravolgere la pianificazione comunale permettendo piccoli, ma significativi cambiamenti delle 'carte in tavola'.
Se da un lato si legge (nella relazione di accompagnamento) che fino ad oggi le 'varianti non varianti' sono state annullate nel 50% dei casi, da parte della Regione cui competeva l'esercizio del controllo di legittimità c'è da chiedersi perché, domani, queste variante potranno essere riproposte senza più nessun controllo, ed essere legittime.
Non si tratta quindi di accelerazione delle procedure, bensì di eludere il controllo superiore per fare quello che si vuole.
Proprio così, perché la formulazione letterale dell'art. 17 di oggi (per questo tipo di varianti) è identica a quella di ieri; la grande differenza è data dal mancato controllo regionale.
Allora, se prima da parte dei Comuni si interpretava un po' a piacimento e la Regione annullava, domani si interpreterà ancora di più secondo necessità, non essendoci più controllo.
Sarà necessario che l'Assessore all'urbanistica sia un ex magistrato perché spesso si potrà incorrere in reati perseguibili dalla legge penale in materia di abuso di ufficio e di interessi privati.
Tra l'altro, neppure con circolare regionale sui limiti discrezionali dei Piani Esecutivi Convenzionati si è posto freno ad un cattivo costume che proponeva il PEC con contenuti volumetrici e parametri edificatori differenti dal Piano Regolatore, senza porsi come variante.
Così, con il PEC, si è costruito il doppio del consentito dal PRGC.
Ai coltivatori si chiedono lunghe anticamere per le autorizzazioni degli Uffici Superiori in ordine alle Concessioni Edilizie, agli altri cittadini si varia celermente il PRGC da agricolo a residenziale per consentire l'investimento economico.
Allora è chiaro, proteggere significa, ancora una volta, congelare lo sviluppo agricolo, mentre favorire la ripresa economica significa, oggi più che mai, cambiare la destinazione agricola per gli operatori degli altri settori.
Sarebbe necessario che la L.R. n. 56/77 venisse riletta criticamente verificando tra principi e realtà quanto sia stata applicata e disattesa.
Questa verifica non andrebbe condotta dai professori universitari perché essi sono altrettanto lontani dalla realtà che si vive quotidianamente in ogni comunità locale. I loro occhi vedrebbero soltanto quanti prati e campi ci sono ancora, e non capirebbero quanto danno la crescita delle città ha provocato sul razionale svolgimento dell'attività agricola, che da sempre consente all'ambiente di vivere.
Se ci ricordiamo delle recenti alluvioni, e se ci ricordiamo di quanto è stato detto e scritto, tra queste parole è sempre emerso che la crescita urbana, con l'aumento delle aree coperte ed impermeabilizzate, ha sconvolto i normali regimi di deflusso delle acque meteoriche e superficiali. Tutta l'acqua della 'città' si riversa sui campi, producendo i primi danni all'ambiente naturale circostante".
Questa è la posizione della Coldiretti del Piemonte, contraria al provvedimento di modifica dell'art. 17, così come è stato proposto dalla Giunta e votato in Commissione ed in Consiglio la volta precedente. E' una posizione abbastanza chiara, non di ambientalisti scatenati, ma di consapevoli usufruitori del territorio della nostra Regione, per poter gestire un comparto economico delicato come quello presente nella nostra Regione.
Sarebbe importante tenere conto di questa posizione chiara ed ineludibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Continua con maggiore determinazione e volontà politica la nostra illustrazione degli emendamenti alla L.R. n. 56/77, art. 17, ancora più convinti del fatto che la nostra iniziativa rappresenta una battaglia di progresso civile e di prospettiva ambientale e di futuro per lo sviluppo del Piemonte.
Come ha detto il collega Cavaliere, molti amministratori comunali piemontesi e di alcune Province - più informati e documentati dell'iniziativa politica delle opposizioni in Regione contro l'assurdo provvedimento urbanistico, mirato alla logica assurda della cementazione e dell'abusivismo edilizio del passato - concordano sull'opportunità politica e legislativa di impedire le facili varianti edilizie e i Piani Regolatori e di dare alla Regione un ruolo di controllo, seppur minimo, contro la speculazione selvaggia del territorio.
E' già stato ampiamente sottolineato e ribadito che il Gruppo di Rifondazione Comunista si opporrà con tutti i mezzi giuridici e di regolamento a disposizione contro il grave e pericoloso provvedimento urbanistico, suffragati anche dalle motivazioni chiare della bocciatura del provvedimento da parte del Commissario di Governo.
La maggioranza di centro-destra, che da due anni con affanno governa il Piemonte, non pensa dopo due giorni di impegnative discussioni sui pericoli gravi di invivibilità e di degrado della qualità della vita nei paesi e nelle città piemontesi, derivanti dall'approvazione eventuale del provvedimento, di accogliere le gravi preoccupazioni sui parametri e su tutta la logica perversa della cementazione? Credo che avrebbe dovuto e dovrebbe interessarsi di questa nostra documentazione; soprattutto dovrebbe prendere atto del fatto che un eventuale provvedimento continuerebbe a provocare gravi danni ambientali alla nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Ancora oggi ci troviamo a discutere di questa modifica legislativa dell'art. 17; da parte del Gruppo di Rifondazione Comunista la critica a questo provvedimento è forte.
Avevamo già fatto riferimento al parere del Commissario di Governo sulla modifica legislativa proposta dalla Giunta regionale. Teniamo a sottolineare l'importanza di queste osservazioni, perché riteniamo siano il nodo fondamentale su cui ci troviamo a discutere. Infatti, in riferimento alla L.R. n. 56/77 di tutela ed uso del suolo, si rileva il fatto che vengono escluse dall'approvazione regionale le varianti che non incidono sull'impianto strutturale e sull'organizzazione funzionale generale del territorio comunale. Questo non risulta invece in linea con i successivi articoli, che prevedono il necessario concorso della volontà del Comune e della Regione nelle scelte urbanistiche.
Ed è proprio questa la questione che teniamo a sottolineare, nel tentativo di sensibilizzare la Giunta nei confronti di un elemento di tale importanza, e cioè sul come la Regione deve essere impegnata e coinvolta nelle scelte strategiche delle politiche urbanistiche.
La tutela e l'uso dal suolo, previsti dalla L.R. n. 56/77, richiedono necessariamente un adeguamento in termini molto più ampi e strategici. Le scelte urbanistiche e le scelte che vengono realizzate dai vari Enti locali in materia di territorio devono rispondere ad un'esigenza reale dei cittadini; devono rispondere ad una domanda di tutela ambientale, di tutela del territorio, il quale deve essere articolato e deve adeguarsi a scelte ben precise, senza essere in balìa ed abbandonato a se stesso rispetto ai gruppi di potere o alle pressioni che i gruppi di potere possono esercitare, in particolare sui piccoli Comuni.
La modifica legislativa dell'art. 17 della L.R. n. 56/77, nonostante venga sbandierata da questa Giunta come una semplificazione burocratica, in realtà può determinare dei seri e dei gravi danni per il nostro territorio lasciandolo in balìa di scelte di mercato che non soddisfano i bisogni reali dei cittadini, che non sono adeguate rispetto ad una tutela ambientale, ad una tutela ed uso del suolo, ma danno un libero spazio ad un'attività e ad una politica assolutamente di speculazione cementizia, non rispondente in alcun modo alle scelte reali che questa Giunta dovrebbe compiere.
Tale modifica legislativa si colloca dunque in un vuoto assoluto - e a questo proposito ci preme fare delle riflessioni - di programmazione di questa Giunta regionale. Questa Giunta ha dimostrato di non avere programmi, di non avere idee, di non saper predisporre dei piani di intervento strategici per lo sviluppo di questa Regione: ha dimostrato invece, la sua capacità di continuare a procedere alla deregolamentazione delle leggi precedentemente esistenti, in mancanza di piani importanti e di strategie di sviluppo.
Questa modifica, infatti, si colloca nell'assenza totale di un Piano territoriale che noi, come Gruppo di Rifondazione Comunista, avevamo sollecitato anche alla discussione prioritaria e precedente all'art. 17; su questo c'è stata una risposta assolutamente negativa da parte di coloro che in questa Regione hanno responsabilità di governo.
Ci troviamo quindi in un'assoluta carenza di legislazione, di programmazione e, in particolare, la Giunta apre ai piccoli Comuni, e in modo spropositato, le responsabilità che dovrebbe assumere lei stessa, non attivando nel contempo misure di controllo rispetto a come il territorio poi potrà essere in balìa dei gruppi privati o di coloro che sono interessati in particolar modo ad interventi di tipo cementizio o comunque di speculazione nell'ambito del territorio. Ma mi riservo di continuare il mio intervento alla prossima occasione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che il Consigliere Cavaliere abbia fatto bene a richiamare la consultazione, anche perché in due anni che sono Consigliere credo sia stata la consultazione che ha visto la maggior partecipazione di consultati, in particolare di Enti locali. E' stata una consultazione che si è svolta in varie giornate e che io ho seguito. Ricordo che in questa consultazione - che non era virtuale come molte delle notizie che leggiamo su La Stampa in merito alle pressioni esistenti rispetto al dibattito che svolgiamo - erano venute fuori le posizioni degli Enti locali, posizioni non univoche, ma che rispondevano a diverse impostazioni. Alcune erano anche favorevoli alla proposta di legge della Giunta. Chi ha seguito quelle consultazioni ricorderà invece che la maggioranza degli intervenuti, e anche molte delle memorie scritte e consegnate, erano contrarie ed anche chi coglieva, chi interloquiva con la proposta, esponeva e metteva in luce un elemento (la lentezza delle procedure burocratiche), ma non chiedeva alla Regione di annullare i suoi compiti di programmazione. Quello che si chiedeva era un diverso modo di procedere, una capacità di approvare, in tempi ragionevoli, non tanto le varianti al Piano Regolatore, quanto il Piano Regolatore medesimo.
La proposta è costruita con abilità perché promette di snellire, ci dà questo tipo di impressione e su questo si vuole anche influenzare l'opinione pubblica. Oltre ai Comuni che ricordava il Consigliere Cavaliere ce ne sono molti altri che sono intervenuti oralmente, sviluppando considerazioni che erano del tipo che ricordavo poc'anzi: cioè si chiedeva di poter avere delle certezze da parte dei Comuni rispetto alle procedure sui tempi, ma allo stesso tempo si chiedeva di non venir meno ad un'azione di controllo, da parte della Regione, di capacità di programmazione, ma di controllo rispetto al territorio perché non venisse devastato da nuove fasi di speculazione edilizia. Cosa che magari non avverrà improvvisamente ed in modo generalizzato, ma a cui questo tipo di provvedimento apre la porta.
Questo provvedimento apre la porta ad un intervento di questo genere e ad un'impostazione più generale, come ricordava prima la Consigliera Simonetti, e cioè che il miglior modo per accelerare le procedure è l'eliminazione delle procedure stesse. Se si eliminano le regole e le procedure, non c'è più un problema di tempi, cioè si fa più in fretta.
Abbiamo però verificato come, insieme al fare in fretta, si fa spesso male.
Ho detto questo perché non tutti i Consiglieri all'epoca hanno seguito il tipo di discussione, in quanto non tutti facevano parte delle Commissioni competenti. La maggioranza delle Province, ma molto di più se si considerano gli abitanti e la quantità di Comuni che ci sono in quelle Province, hanno detto di no, ma, anche a livello dei Comuni, la maggioranza di quelli che sono intervenuti qui hanno avuto un'impostazione simile. Tra l'altro, sono Comuni di notevoli dimensioni, come Venaria, Moncalieri Grugliasco, Collegno, cioè Comuni che hanno un peso anche rispetto alla quantità di popolazione residente.
Le considerazioni fatte dal Consigliere Cavaliere valgono più per i piccoli e medi Comuni che non per i grandi, perché spesso qui si dice che sui piccoli Comuni si può transigere, però il rapporto che metteva in luce l'intervento della Coldiretti rispetto al problema dell'agricoltura si coglie di più nei piccoli Comuni, che non in quelli capoluogo di Provincia.
Anche alla luce di questi interventi, del come appunto danneggi l'agricoltura (credo danneggi spesso l'agricoltura di qualità), dobbiamo tenere conto che anche quello è difesa degli interessi economici di questa Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in quest'aula vedo che è stato esposto un pannello di legno con sopra affisse le due tavole che costituiscono la documentazione cartografica del Piano Territoriale Regionale, provvedimento che è iscritto all'o.d.g. dei nostri lavori e che in modo stupefacente e anche forse autolesionistico, la maggioranza che sostiene il governo regionale si ostina a non voler discutere.
Penso che su questa omissione di discussione sul Piano Territoriale Regionale ci potrebbe essere un forte interesse da parte di tutta la comunità piemontese e forse anche da parte di qualche organismo superiore di controllo. Risulta incomprensibile il motivo per il quale la maggioranza vuole impegnare il Consiglio in una discussione su materia - Assessore Majorino - governata dall'atto di pianificazione territoriale regionale che voi rifiutate di discutere preliminarmente e precedentemente. Questa è una cosa inaudita. E' un modo di agire vergognoso dal punto di vista della correttezza istituzionale! L'abuso d'ufficio è un reato che si tenta di escludere dai comportamenti della Pubblica Amministrazione, ma questa omissione d'atti d'ufficio perpetrata da voi tutti con tanta convinzione e tanta arroganza non mi pare debba essere ritenuta del tutto esente da provvedimenti giurisdizionali di controllo sul vostro operato. Perché la Regione Piemonte è inadempiente - e voi siete il soggetto inadempiente nell'applicazione di una legge: omette l'applicazione di una legge e la sta omettendo in questa situazione nella quale, in Consiglio regionale, è iscritta all'o.d.g. la discussione sul Piano territoriale. Dato che la materia su cui voi invece, in modo prioritario, chiedete l'impegno del Consiglio regionale è materia governata dall'altra, logica vorrebbe che si preordinasse un ordine della discussione coerente con i rapporti che intercorrono tra il Piano Territoriale Regionale e la legislazione urbanistica che interessa la pianificazione comunale.
Voi sovvertite questa sequenza logica e fate violenza alla legge regionale. Ve lo posso dimostrare leggendo i contenuti del Piano territoriale, cioè i contenuti di quel Piano, che è atteso e vi ostinate a non discutere prima di questa legge. "Il Piano territoriale" - dice la L.R.
n. 56/77, art. 5 - "può definire direttamente i vincoli e gli interventi che si rendono necessari valutando gli effetti ambientali e socio-economici che la realizzazione di tali interventi può complessivamente determinare".
Qui è presente una previsione specifica di intervento del Piano Territoriale Regionale all'interno della pianificazione urbanistica intervento che viene chiaramente eluso, reso ininfluente ed anche impraticabile dalla modifica che voi proponete in base alla quale, senza alcuna ragione esplicita, voi permettete ai Comuni, senza alcun controllo regionale, di ampliare la propria capacità insediativa in modo macroscopico. Inoltre, il Piano Territoriale Regionale fornisce indicazioni territoriali e normative da seguire, precisare ed introdurre nella formazione e adeguamento degli strumenti urbanistici e dei piani e programmi di settore.



PRESIDENTE

La Giunta è contraria a tale emendamento.
Per dichiarazione di voto ha chiesto di intervenire il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Ovviamente il Gruppo di Rifondazione Comunista è favorevole all'emendamento perché, tra gli altri motivi, vi è un nesso esplicito e funzionale tra la modifica all'art. 17 della legge, riguardante la formazione delle varianti al Piano Regolatore, e gli articoli che prevedono le competenze del Piano Territoriale Regionale. Tra queste competenze vi è quella di dare indicazione, di cui alla lettera b), comma terzo, dell'art.
5, "quando si effettuano" - leggo testualmente - "adeguamenti degli strumenti urbanistici e dei piani e programmi di settore". Gli adeguamenti degli strumenti urbanistici sono le varianti. La nostra legge definisce che le varianti ai Piani Regolatori devono avere delle indicazioni nelle loro scelte di comportamento a partire dal Piano Territoriale Regionale.
Viceversa, una modifica alla normativa, così come voi proponete, esclude qualsiasi valutazione di questo genere, perché in assenza del Piano Territoriale Regionale i Comuni possono comunque, al di là delle indicazioni che sono contenute sul Piano, ma che voi non rendete agenti incrementare la propria capacità insediativa di una certa percentuale.
Sempre al comma terzo, il Piano territoriale recita "fornisce indicazioni per il coordinamento dei programmi relativi ai più rilevanti interventi territoriali dell'amministrazione delle aziende pubbliche nel rispetto delle competenze statali definite dal DPR n. 616 del 24/7/1977, ed il Piano territoriale definisce le porzioni di territorio da sottoporre a particolare disciplina ai fini della tutela delle risorse primarie della difesa del suolo, dal dissesto idrogeologico, della prevenzione e difesa dall'inquinamento definendo, nel rispetto delle competenze statali, i criteri di salvaguardia". La L.R. n. 56 è datata 1977; vent'anni sono tanti e sono mutate anche certe situazioni, ma una serietà di impianto, una trascrizione degna del livello culturale di chi l'ebbe promossa (l'arch.
Astengo) viene a questo punto violentata da un comportamento legislativo che ne fa straccio. Comportamento legislativo che viene assunto un po' come in alcune zone dove si mandano avanti gli abusivi, le truppe cammellate di solito si mandano avanti perché i proprietari terrieri dietro hanno già comprato tutte le aree e vogliono i cambiamenti di destinazione d'uso - che incominciano a rosicchiare il territorio nella speranza che i proprietari terrieri, rosicchia e rosicchia, alla fine ottengano una bella variante. In questo caso, c'è un altro tentativo che parte dalla giusta sofferenza che molte Amministrazioni comunali hanno nel vedere approvati, in termine di tempo compatibile con la legge prevista, gli strumenti. L'Assessore Botta è gemello stretto di molti Assessori che l'hanno preceduto e magari anche più convinto di loro: lascia gli uffici nello stato di inefficienza (ammesso che l'abbia trovato in uno stato di inefficienza, ma adesso lo è) e allora si mandano avanti i Comuni facendoli prima aspettare artatamente, prima si tengono i Comuni all'addiaccio, i Piani non si esaminano, si fa passare del tempo, si genera il malumore e alla fine si dice "Poveri Comuni salviamoli, diamo loro queste varianti", però questi Comuni qualche dose di abusivismo l'hanno avuta. Non è che siano tutti innocenti, perché per quanto riguarda i tempi quelli della Regione sono troppo lunghi, ma non è che i tempi dei Comuni siano troppo brevi perché il tempo che ha a disposizione un Comune per redigere il Piano Regolatore è di 180 giorni; in media i Comuni hanno impiegato 505 giorni, ma su questo argomento mi soffermerò successivamente. Quindi non strumentalizziamo troppo i Comuni!



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, su tale emendamento.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 votanti 35 hanno risposto SI' 5 Consiglieri hanno risposto NO 25 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri L'emendamento è respinto.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, posso sapere qual è il numero legale di oggi pomeriggio?



PRESIDENTE

Il numero legale è 29.



CHIEZZI Giuseppe

Quindi verifico che i voti contrari non sono 29. Noi non garantiamo i numeri in aula per quanto riguarda il nostro Gruppo se la maggioranza non è di 29.



PRESIDENTE

Prosegue l'esame degli emendamenti.
1/29) Emendamento presentato dai Consiglieri Cavaliere, Moro e Papandrea: al comma primo, dopo le parole "il Piano Regolatore Generale è sottoposto a revisione periodica ogni...", le parole "dieci anni" sono sostituite dalle parole "quarantadue mesi".
La parola al Consigliere Cavaliere per l'illustrazione.



CAVALIERE Pasquale

Vedo che l'Assessore Angeleri si allontana. Evidentemente non gli interessano i problemi del territorio! Alle considerazioni precedenti, in cui ho elencato tutti i soggetti contrari all'approvazione dell'art. 17 (più tardi ne leggerò le motivazioni), vorrei provare a quantificare, in termini di cubature di cemento, di abitazioni e di abitanti, cosa significherebbe l'approvazione di questa modifica della legge urbanistica da parte del Consiglio.
I Comuni piemontesi con meno di 10 mila abitanti, su 1.209 Comuni complessivi, sono 1.148, di cui la metà sotto i 5 mila. Nei Piani Regolatori di tutti questi Comuni abbiamo una capacità insediativa prevista dai vari Piani Regolatori che, se tramutata in strumento urbanistico porterebbe la capacità abitativa nella nostra regione a 5 milioni e mezzo di abitanti.
Gli incrementi previsti dalla modifica dell'art. 17, così come determinati nel testo odierno, comporterebbero per i Comuni al di sotto dei 10 mila abitanti - cioè la maggior parte - un aumento di 16 milioni di metri cubi. L'aumento previsto per i Comuni fra i 10 e i 20 mila abitanti consisterebbe in altri 2 milioni e mezzo di metri cubi e 7 milioni e mezzo di metri cubi per i Comuni superiori ai 20 mila abitanti. Quindi, con l'approvazione di questo provvedimento, si avrebbe una cementificazione nella nostra regione di 26 milioni di metri cubi, pari a 300 mila nuovi abitanti, pari a 100 mila villette a schiera. Questi numeri non sono casuali, ma hanno un'implicazione sul territorio devastante ed incredibile.
Non è possibile considerare questi 26 milioni di metri cubi di cementificazione come uno snellimento delle procedure burocratiche nel rapporto tra i Comuni e la Regione. Dovremo tenerne conto quando voteremo questo provvedimento.
Collega Galli, in questo caso non si tratta di snellire le procedure ma di snellire la possibilità di edificare 26 milioni di metri cubi di cemento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Riprendo le argomentazioni precedenti anche perché gli emendamenti hanno caratteristiche simili e come ho già detto varie volte sono caratterizzati da due aspetti: reintrodurre elementi di programmazione che vengono cancellati dalla legge e, in secondo luogo, cercare di far emergere con argomentazioni i motivi della nostra insistenza in questa battaglia.
Ricordavo prima gli effetti delle consultazioni. Se fossero state ascoltate attentamente e se si fosse lavorato rispetto alle indicazioni emerse, probabilmente la legge avrebbe potuto andare avanti, perché tali indicazioni andavano nella stessa direzione quando chiedevano una semplificazione e non un intervento generico e di abrogazione da parte della Regione del proprio ruolo di programmazione, e corrispondevano in parte alle argomentazioni del Commissario di Governo nel respingere la versione originale della legge. Chiedevano programmazione e che la Regione individuasse gli elementi e le tipologie di strumenti urbanistici che potevano appunto non passare più al vaglio della Regione, in quanto la stessa con l'atto legislativo descriveva concretamente quali essi erano.
Credo che già allora si fosse colta la preoccupazione emersa da parte di alcuni dei Comuni più significativi della Regione, Comuni che probabilmente nel passato hanno pagato lo scotto della mancanza di programmazione e di controllo, in presenza dei quali oggi ci troveremmo ad un altro livello.
Credo quindi che sia importante ribadire che l'esigenza di avere da parte nostra un mantenimento della programmazione si esprima in questi emendamenti con la proposta di accorciare i tempi di revisione dell'atto di programmazione fondamentale dei Comuni, atto che chiediamo essere sottoposto al controllo della Regione, anche se temiamo che proseguendo su questa strada si rischia di arrivare alla sua eliminazione.
Concludo su questo tipo di argomentazioni e ne sollevo altre. Pensavo alle villette a schiera prima che ne parlasse il Consigliere Cavaliere.
Alcuni giorni fa ad Amsterdam ho partecipato ad un'iniziativa che rivendica nei confronti dell'Unione Europea un atteggiamento diverso rispetto ai problemi occupazionali, finora la Cenerentola all'interno dei problemi economici di cui l'Unione stessa si fa carico, e lì villette a schiera non ne ho viste. Esistono dei luoghi nel mondo in cui questo tipo di edilizia non viene considerata, mentre invece sono stato colpito dalla quantità di recupero che viene fatto in questi Comuni, cioè tutto il centro storico che è molto vasto, vede un tipo di edilizia non nuova; tendenzialmente quasi tutto quello che si vede sono vecchie case recuperate, e recuperate con intelligenza.
L'esempio di questi Paesi abbastanza vicini al nostro potrebbe essere preso come punto di riferimento rispetto a questo tipo di politica. Ci troviamo di fronte ad una capacità di intervento e ad una politica di tipo urbanistico sicuramente molto più rispettose dell'ambiente, nel senso ampio, anche di come storicamente si è venuto a determinare: recuperano il loro patrimonio, lavorando a tale scopo.
Sicuramente quella città era alquanto diversa da molti dei centri storici in cui siamo abituati a vivere noi, e mi è parso che la qualità della vita che traspariva - anche se vi ho soggiornato solo due giorni fosse decisamente migliore di quella che siamo abituati ad incontrare nel nostro Paese.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Le osservazioni fatte poc'anzi dal Consigliere Papandrea danno l'idea di come si intenda lo sviluppo in un territorio (il Consigliere Papandrea ha fatto l'esempio di Amsterdam, che è una regione particolare dell'Europa settentrionale), sviluppo inteso diversamente anche dal punto di vista delle costruzioni, della tutela e dell'utilizzo del territorio stesso.
In particolare, vorrei sottolineare che, di fronte ad un'esigenza forte di burocratizzazione e di snellezza, la Giunta regionale, che precedentemente si era vantata di introdurre nel suo programma elementi forti di sburocratizzazione del personale, delle pratiche e degli iter, in realtà ha prodotto una deregolamentazione in tutti i settori in cui si è trovata a cimentarsi, togliendo vincoli e limiti che le leggi proponevano senza tenere conto che questi erano un elemento di garanzia. E con l'eliminazione di questi limiti pensa di aver risolto il problema della sburocratizzazione.
In realtà, non abbiamo assistito ad alcun provvedimento che abbia preso in esame, per esempio, la sburocratizzazione degli iter delle leggi urbanistiche, quindi dei Piani Regolatori territoriali o delle varianti. Ci siamo invece trovati di fronte ad un'esigenza che i Comuni, in particolare quelli più piccoli, hanno proposto alla Giunta regionale, quindi all'organo competente più alto, la cui risposta è stata uno svuotamento, nei suoi termini più importanti, della legge di riferimento dell'urbanistica.
In sostanza, la modifica dell'art. 17 tende a svuotare di contenuto una legge che, anche se in modo magari inadeguato, mirava ad una tutela e ad un utilizzo diverso del territorio.
E' necessario quindi provare ad iniziare a discutere. Come Gruppo di Rifondazione Comunista riteniamo di doverci confrontare anche rispetto alle politiche che si vogliono attuare sul territorio. Il confronto però diventa inutile ed inesistente quando di fronte ci troviamo il vuoto, perché di vuoto si tratta.
Abbiamo denunciato e continuiamo a denunciare questo vuoto, questa inesistenza di programmazione, la quale invece risulta fondamentale per poter raggiungere quell'obiettivo che la Giunta si vuole proporre, cioè la sburocratizzazione delle pratiche. Occorre avviare un maggior dialogo con le comunità locali, che spesso ne denunciano la mancanza nei rapporti tra Regione e Comuni.
Ci troviamo dunque di fronte a questa incredibile contraddizione. Da un lato, la Giunta regionale non utilizza gli strumenti per poter attuare il dialogo con la comunità locale, a partire dai Sindaci e dalle Province dall'altro, introduce delle modifiche legislative che aprono a tutto spiano il campo ai gruppi di pressione di potere, in particolare quelli privati.
Così facendo, però, non risolve il problema del dialogo che si propone di attuare nei confronti degli Enti locali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Nella discussione sugli emendamenti al provvedimento edilizio (L.R. n.
56/77, art. 17) si è sempre definita grave e pericolosa la volontà politica della maggioranza di consentire ai Comuni, anche attraverso i Sindaci interessati per clientele elettorali all'abuso edilizio, una cementazione selvaggia, per poter procedere, senza alcun controllo sui Piani Regolatori per la verità, redatti dagli stessi Enti locali - alla politica dell'abusivismo edilizio che in passato, come è già stato detto, ha arrecato gravissimi danni ambientali.
Riflettendo su quelle politiche urbanistiche, perpetrate su tutto il territorio piemontese, in particolare su interessanti zone turistiche montane e collinari, e che hanno drammaticamente prodotto guasti ambientali notevoli, è d'obbligo pensare che oggi necessiti una politica regionale diversa, più severa e limitativa in materia edilizia ed urbanistica per tutto il Piemonte, contrariamente a quanto invece emerge da questo iniquo provvedimento. Il centro-destra che governa la Regione Piemonte da due anni cerca invece l'eventuale facile consenso elettorale, mascherando la verità con la necessità di accelerare le pratiche edilizie dei Comuni, slegandole dalla burocrazia della Regione.
Vi è stata una chiara bocciatura dal Commissario di Governo, che dovrebbe far riflettere: se ripresentato, il provvedimento potrebbe avere lo stesso risultato.
Inoltre, mi pare poco serio mascherare la volontà di aiutare l'abusivismo edilizio dei Comuni parlando di sburocratizzazione delle pratiche edilizie. Con eccessiva autosufficienza, mascherata da grave indifferenza e non partecipazione alle discussioni, si evita qualsiasi confronto su queste tematiche, che invece sono decisive e determinanti.
Già la scorsa settimana si diceva che su tutta la questione edilizia si sono formate maggioranze e minoranze. Essendo questa una tematica di grande importanza anche per le future Amministrazioni, per le future consultazioni elettorali di prossima scadenza autunnale, l'argomento è di grande delicatezza. E se veramente, come Giunta regionale, volete aiutare i Comuni a migliorare la propria edificabilità, allora dovete preparare una diversa e corretta politica urbanistica regionale, certamente non questa.
Su questo emendamento avete dimostrato di essere assolutamente incapaci a governare, a partire dal rispetto dei Piani Regolatori e dai rigorosi controlli regionali in materia urbanistica. Non intervenire su questa materia significa essere assolutamente incapaci di governare il Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto.



CHIEZZI Giuseppe

L'esigenza di rendere i Comuni capaci di adeguare i propri strumenti urbanistici in tempo compatibile con le trasformazioni che si richiede avvengano sul territorio, non è un'esigenza che viene contrastata dal mio Gruppo in via di principio, anzi tutt'altro.
Noi siamo ben favorevoli che in questo specifico settore dei tempi di attuazione la legge urbanistica venga rispettata. Semmai, occorrerebbe indagare, ma su lungo tutto l'iter della formazione dello strumento urbanistico, come mai i tempi siano così diversi da quelli scritti sulle leggi, in particolare sulla L.R. n. 56/77, e quelli che vengono attuati da parte delle Amministrazioni comunali.
Allora cominciamo proprio dal Comune. I Comuni che si lamentano dei tempi di approvazione della Regione vediamo come in media si comportano nel rispetto dei tempi della L.R. n. 56/77. E allora vediamo che il tempo di adozione del progetto preliminare in media è stato di 505 giorni contro i 180 previsti dalla legge urbanistica. Quindi è un tempo spropositato.
E' da qui che bisogna iniziare a discutere, perché il ritardo del Comune, Presidente, dal punto di vista del cittadino, quindi della sofferenza sociale di non poter agire sul proprio territorio, il cittadino non è che distingua i tempi a seconda che siano tempi del Comune o della Regione; il cittadino attende una modificazione che può essere sia legata al proprio interesse specifico sia ad interessi diffusi (la realizzazione di un servizio). Il cittadino, nei confronti dell'urbanistica, verifica in quanto tempo si attua una certa trasformazione.
Allora, cari colleghi, noi partiamo già con il piede sbagliato, perch la primissima decisione del Comune di adottare il progetto preliminare del Piano Regolatore dura già due o tre volte quello che dovrebbe durare. E questo vuol dire che tutti i tempi successivi si aggiungono ad un tempo che già ha superato i 390 giorni, che sono i tempi complessivi che prevede la legge urbanistica, di adozione del Piano Regolatore definitivo. Perché poi il tempo di adozione del progetto preliminare a progetto definitivo diventa di 340 giorni invece di 180. Per trasmettere alla Regione questa documentazione ci si mette 170 giorni. In totale, i Comuni quanto tempo perdono in più rispetto a quelli previsti dalla legge regionale nell'adottare il proprio Piano Regolatore definitivo? Ci mettono in media 1.015 giorni, quando, in base alla legge, dovrebbero metterci 390 giorni.
Ci sono quasi 700 giorni di ritardo, di pura e semplice responsabilità del Comune. Non c'è dietro alcun vincolo, alcun impedimento, alcuna super visione, alcuna costrizione di organi superiori. Ditelo ai vostri Comuni ditelo che ci mettono - quelli che si lamentano - in media 1.015 giorni a fare quello che la legge gli dà la possibilità di fare in 390 giorni. Certo che dopo 1.015 giorni arriva ancora la Regione e la Regione ci mette del suo. Però, ci mette del suo in una situazione in cui è già stata violata la legge. Con la dichiarazione di voto andremo avanti su questi ritardi.
Posso fare adesso la dichiarazione di voto? Bene. Siamo a 1.015 giorni e arriva la Regione. La Regione, in media, tra protocollare le pratiche e la verifica ed istruttoria, quindi l'esame preliminare degli uffici, ci mette 254 giorni. In media il CUR ci mette 221 giorni e poi per scrivere il provvedimento impiega 75 giorni. In totale, la Regione, di norma, impiega 550 giorni, quando dovrebbe impiegarne 210. Quindi la Regione, in media tarda di 340 giorni il proprio iter, quindi un anno, quando il Comune ne ha persi già oltre il dovuto, quasi due.
Allora, questi elementi vanno valutati per non fare della facile demagogia. La Pubblica Amministrazione ha tempi di attuazione, di previsioni urbanistiche, che sono le più delicate, le più attese assolutamente inadeguati e al di fuori di quanto previsto dalle leggi perché siamo in presenza circa di tre anni in più di attesa, di cui due per colpa del Comune - in più - e uno per colpa della Regione - in più. Intanto c'è da fare un esame di queste due disparità di tempi nei quali si realizza la formazione urbanistica, perché il Comune ha pieni poteri, non ha alcunché che lo limiti. C'è da dire che probabilmente tutto il ritardo in capo all'iter dell'approvazione da parte comunale è "ritardo politico", non è ritardo tecnico.
L'urbanistica - come sappiamo - è la materia sulla quale si formano e si disfano le maggioranze dei Comuni, è la materia sulla quale per lo più un Sindaco vince o perde le elezioni. E' materia politicamente molto rilevante, è materia che regola e compensa e indirizza - se l'Assessore Leo potesse poi ascoltare - degli interessi economici, li colpisce o li privilegia, quindi è materia difficile.
E' inutile pensare che l'urbanistica sia decisione semplice legata solo alla disponibilità finanziaria o alla capacità tecnica di un ufficio o di un apparato. L'urbanistica è materia politica per eccellenza e tra le materie politiche è quella che più direttamente fa crescere o impedisce l'attuazione di previsioni che generano o non generano ricchezza.
L'urbanistica sotterra, nel suolo dei Comuni, dei gettoni d'oro. Un terreno agricolo, se irriguo, orticolo, frutteto, pascolo, quello che volete, vale mille lire; se diventa un terreno edificabile vale come minimo dieci volte tanto. Chi è che decide questo, chi è che sotterra sotto quei terreni i gettoni d'oro che poi il proprietario va a prendere? E' il Comune, è l'urbanistica, è la politica, pertanto non c'è da stupirsi se un Comune, per decidere che un campo di grano diventa un centro direzionale ci mette due anni in più del dovuto! Non c'è da stupirsi perché è decisione complessa.
Il tempo a mia disposizione è scaduto, proseguirò successivamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere per dichiarazione di voto.



CAVALIERE Pasquale

Sono favorevole all'emendamento. Io vorrei segnalare all'aula che sabato, anzi venerdì, l'Assessore Botta non ha ricevuto cento fax, ma sei.
Desidero rendere noto ai colleghi giunti in ritardo che non esistono cento fax: c'è un fax dell'Associazione Monviso Solidale che raggruppa cinquantadue Comuni. Quindi un solo fax, a nome dei cinquantadue Comuni non interpellati.
Pertanto, sono giunti oltre a questo fax dell'Associazione Monviso solidale altri quattro o cinque fax di altri Comuni. Volevo però dire all'Assessore Botta che esistono anche delibere, già approntate dai Comuni.
Ne ho qui una (ho preso solo un foglio perché la documentazione sulla variante è molto ampia) di un Comune composto da meno di 10 mila abitanti che prevede un incremento di più di 2 mila abitanti. Tale deliberazione il Comune sta aspettando che la Regione approvi questa modifica all'art.
17, hanno lasciato una parte in bianco - recita: "Sono comunque competenza del Consiglio comunale, senza che ci costituisca variante al Piano Regolatore, atti di indirizzo e provvedimenti di scopo assunti in attuazione del programma amministrativo di cui all'articolo..." - questa parte è lasciata in bianco - "della legge".



CAVALIERE Pasquale

BOTTA, Assessore all'urbanistica



CAVALIERE Pasquale

Dipende da lei, Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

No, non dipende da me, dipende dal fatto che questo Comune - poi le dirò che Comune è - non ha problemi di tempi, di lungaggini, non vuole "aggiustare" lo strumento urbanistico per dei problemi, vuole semplicemente effettuare una grande, immotivata ed assurda espansione edilizia e sottrarsi al giudizio della L.R. n. 56/77 e dei criteri della Regione. Già in passato questo Comune quando ha presentato questa delibera gli sono stati dimezzati gli indici, le edificazioni, in questo modo sono sicuri che questo non avverrà più. Il problema che abbiamo sul tappeto non è di affrontare le lungaggini, ecc., ma di fare una cementificazione completa.
Tale cementificazione consisterebbe in 26 milioni di metri cubi di cemento nel giro di tre mesi sarebbe possibile, una volta approvata la modifica dell'art. 17, costruire 100 mila villette a schiera. La L.R. n. 56/77 non impedisce tali realizzazioni, ma gli strumenti urbanistici dovrebbero considerarle in un'organizzazione del territorio, dando per esempio un giudizio di merito, complessivo della collocazione di questo cemento "spalmato" sul territorio.
Con l'approvazione della modifica dell'art. 17 la Regione si sottrarrebbe completamente a questo giudizio, giudizio che - ripeto - non mette in forse, non mette in discussione, non impedisce, ma comunque in qualche modo cerca di coordinare.
Per questi motivi invito i Consiglieri a votare l'emendamento.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, su tale emendamento.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 33 votanti 31 hanno risposto NO 30 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'emendamento è respinto.


Argomento: Università

Presentazione da parte del Consigliere Chiezzi di una questione preliminare in merito all'anticipazione dell'esame della proposta di deliberazione n. 463 relativa all'assistenza scolastica


PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo per porre una questione preliminare. Mentre noi stiamo conducendo un confronto - non so per quanto tempo ancora, a noi dispiace assumere tale atteggiamento perché ci sono o c'erano le condizioni per riuscire a correggere una discussione in altri termini - sulla modifica all'art. 17 della L.R. n. 56/77, segnalo al Presidente del Consiglio che fuori di qui ci sono problemi che attendono nostre soluzioni di fronte ai quali, almeno come Gruppo, noi non ci sentiamo di non dare subito una risposta. Io ne sollevo uno relativo al fatto che così continuando le cose per colpa della Giunta regionale - quindi un confronto senza alcun criterio che non sia quello del muro contro muro - quest'anno le borse di studio agli universitari non saranno erogate. Noi chiediamo che si ponga rimedio a questo giochetto che avete messo in atto in quest'aula. Quindi, la questione preliminare è quella di sospendere un attimo questo nostro assurdo confronto che è il punto...



CHIEZZI Giuseppe

MAJORINO, Vicepresidente della Giunta regionale



CHIEZZI Giuseppe

Che si chiama ostruzionismo, non assurdo confronto.



CHIEZZI Giuseppe

No, è un vostro ostruzionismo, non è nostro. Lo sa benissimo Vicepresidente Majorino, che è vostra responsabilità e non nostra. Noi ci limitiamo a prendere atto di una situazione, niente di più.
La questione preliminare è quella di sospendere questo confronto e di esaminare urgentemente la deliberazione dell'Assessore Leo, che deve essere discussa e adottata da questo Consiglio per poter dare modo agli studenti di non patire questo confronto.
Pertanto chiedo che si sospenda questa discussione e che venga posta in votazione la deliberazione dell'Assessore Leo, che riguarda i criteri per l'applicazione dei fondi all'Ente al diritto allo studio, fra i quali ci sono le urgentissime borse di studio che rischiano di essere vanificate.
Come Gruppo non ci facciamo carico di questa responsabilità, pertanto poniamo una questione preliminare. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Ancora una volta sono stupito della strumentalizzazione da parte del Consigliere Chiezzi, nel senso che apprezzo che non voglia sentirsi responsabile del fatto che un importante provvedimento come quello delle borse di studio non possa essere discusso, ma credo...



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, non è possibile che in momenti in cui si trattano questioni preliminari si debba parlare in questo modo. Il Presidente della Giunta sta rispondendo, abbiate pazienza! Non sono giochetti! Deve essere un momento politico di riguardo alla Presidenza.
Prego, Presidente Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Mi rendo conto che il Gruppo di Rifondazione Comunista non voglia sentirsi responsabile, ma questo non volersi sentire responsabile di un provvedimento come quello relativo alle borse di studio dovrebbe invece demandare a questo Gruppo la responsabilità dell'impasse che il Consiglio regionale sta vivendo per la discussione di un articolo molto importante sul quale voglio ricordare che la maggioranza ha dimostrato ampia disponibilità a prendere in istanza e comprendere le considerazioni dell'opposizione, per cui credo che sia il caso di rimettere in chiaro le posizioni.
In questo momento sono i Gruppi Rifondazione Comunista e Verdi che stanno facendo ostruzionismo su un provvedimento che legittimamente la maggioranza ha deciso di assumere e sul quale ha dimostrato ampia disponibilità di discussione e - voglio sottolineare - anche ampia disponibilità di recepire in parte, perché credo che questo faccia parte della discussione democratica dei provvedimenti che una maggioranza legittimata dal voto dei cittadini piemontesi, ha il dovere di assumere.
Oltretutto questa maggioranza dimostra, a differenza di altre maggioranze di essere molto più sensibile alle istanze dell'opposizione di quanto avviene in altri luoghi ed in altre situazioni.
Pertanto, io rigetto completamente il tipo di responsabilità che il Consigliere Chiezzi vuole demandare a questa Giunta nonostante - lo dico con forza e con chiarezza - ritenga che, se il Consiglio lo considerasse opportuno, tale provvedimento potrebbe eventualmente essere discusso al di fuori del programma dei lavori e non con una sospensione.
Quindi, se il Consiglio ritiene che questo provvedimento sia così importante, sarà discusso al termine dei lavori previsti dall'o.d.g. del Consiglio regionale. Questa è la proposta che mi permetto di sottoporre, ma non sicuramente in relazione alla sospensione richiesta dal Consigliere Chiezzi, perché la responsabilità del fatto che in quest'aula si passeranno giorni e giorni a discutere dell'art. 17 non è della maggioranza, ma è dei Gruppi Rifondazione Comunista e Verdi.



PRESIDENTE

Al termine dei lavori significherebbe al termine dei lavori di venerdì prossimo? E' questa l'interpretazione che posso dare?



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Questa sicuramente è un'interpretazione, ma potrebbe anche essere diversa: il provvedimento potrebbe essere esaminato nell'intervallo di colazione o alla fine di una seduta di questa settimana.



PRESIDENTE

La questione preliminare è stata sollevata in Consiglio per l'ordine dei lavori ed è stata recepita dall'assemblea rispetto al proponente che ha votato l'ordine dei lavori come stiamo attualmente svolgendo.
Se c'è la possibilità di venire incontro alle esigenze, che io non voglio assolutamente giudicare, ma sono certamente delle esigenze che portano ad un'emergenza del Consiglio e per via degli emendamenti e per via della discussione e per via dei tempi previsti, noi potremmo, lasciando ancora ai plenipotenziari più o meno occulti di perseguire il loro lavoro domani mattina alle ore 9,30 svolgere una convocazione speciale dei Capigruppo, in modo che si possa venire incontro a quelle che possono essere delle esigenze particolari e si possa venire incontro alla possibile non dico probabile - revisione dell'ordine dei lavori in merito alle cose che sono state sollevate e alle esigenze che sono state espresse da parte dei Gruppi di minoranza.
Per cui proporrei di proseguire nell'ordine dei lavori come abbiamo formalizzato la scorsa settimana e di convocare la Conferenza dei Capigruppo per domani mattina alle ore 9,30.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Se ben capisco, lei sta sostenendo che, avendo al punto 6) del nostro o.d.g. la prosecuzione dell'esame della legge regionale, noi siamo anche oggi all'interno delle scelte compiute nel corso del precedente Consiglio regionale quando, in base ad una richiesta del nostro Gruppo di invertire alcuni punti all'o.d.g., si fermò questa richiesta con un'interpretazione del Regolamento che non condivido, che contesto e che ricontesto oggi perché mi accorgo solo ora di essere all'interno di una procedura che vìola palesemente i diritti dei Consiglieri.
Capisco che non si può cambiare nulla perché la volta scorsa il Consiglio ha votato una questione preliminare in base alla quale il Consiglio stesso decideva che l'o.d.g. era quello così formulato nella convocazione ed era immodificabile, però, signor Presidente, mi permetto sommessamente in ritardo - chiedo scusa, ero in congedo - di sollevare una questione sull'interpretazione che è stata data, perché mi pare che sia lesiva dei diritti di tutti noi, nel senso che è l'art. 51 che regola l'o.d.g. e regola i diritti dei Consiglieri di modificare lo stesso spiegando come si può fare. L'art. 51 dice che se nessuno contesta è tacitamente approvato. Inoltre dice che anche successivamente l'o.d.g. pu essere modificato e cosa bisogna fare per posporre successivamente all'approvazione tacita per entrare ancora con modifiche che possono sopravvenire. Questo art. 51, a mio modo di vedere, è la carta fondamentale dei nostri diritti e doveri nei confronti dell'o.d.g., della sua conferma della sua modifica in tutto o in parte nel corso dei lavori. E questa libertà non può essere conculcata da altre decisioni.
Viceversa, l'art. 63 che avete approvato parla di tre cose, e di due in modo preciso. Parla di questione pregiudiziale e di questione sospensiva, e dice chiaramente che entrambe richiedono la sospensione o addirittura l'aggiornamento di un provvedimento. E anche in questo caso spiega come si fa per presentare la questione pregiudiziale e quella sospensiva. Per all'ultimo comma, dice che in qualsiasi momento un Consigliere si pu alzare e presentare una questione preliminare, che non è in alcun modo definita. Evidentemente abbiamo scritto questa norma per non impedire, in presenza di fatti nuovi o di nuove idee che possono nascere, che un Consigliere si alzi e svolga le proprie osservazioni.
E' una questione preliminare veramente molto generica e indeterminata perché non era possibile incardinarla in qualcosa, in quanto già l'art. 51 regolava gli o.d.g., poi alla pregiudiziale e alla sospensiva si è aggiunta la questione preliminare.
Io sostengo che con una questione preliminare così come definita dall'art. 63 non si possa impedire il libero svolgersi, durante tutta la seduta, di quanto previsto dall'art. 51 sui diritti dei colleghi Consiglieri di discutere e variare l'o.d.g. Se così fosse, l'art. 51 verrebbe violato dall'ultimo comma dell'art. 63, che parla di una norma assolutamente preliminare.
Tenevo a dire questo al Presidente, non perché sia questione che sollevo strumentalmente per rimettere in discussione una vicenda, ma la sollevo - e chiederei magari che di questa vicenda venisse interessata la Commissione Regolamento - perché mi sembra un po' discutibile che l'ultimo comma dell'art. 63 impedisca l'applicazione dell'art. 51, che invece ritengo debba continuare a regolare i nostri lavori.
Nessun Consigliere può impedire l'applicazione dell'art. 51 utilizzando la questione preliminare: mi sembra una violazione dei diritti.
Non lo dico per questo momento pratico, lo dico con molta convinzione perché si esamini la prassi che abbiamo utilizzato.
Invece, per quanto riguarda la questione preliminare, chiedo che venga messa ai voti, perché la questione preliminare, Presidente Ghigo, prima o poi, dovrà fare capolino nei nostri lavori.
La questione preliminare del Consigliere Gallarini - sulla quale siete inchiodati - obbliga anche questa seduta di Consiglio, e fino a venerdì, a non trattare altro che l'art. 17: questa condizione può essere mutata solo da una decisione. La decisione è - di nuovo - una questione preliminare sull'ordine dei lavori, che dice: "Attenzione, ho cambiato idea".
Allora, questa questione preliminare il mio Gruppo la solleva oggi perché ogni giorno che passa vuol dire mettere in difficoltà l'attuazione delle borse di studio.
Questo provvedimento - adesso tolgo gli accenti polemici, parlo più come responsabile della VI Commissione - è già arrivato in Commissione con un po' di ritardo; l'Assessore è venuto, ha spiegato, la discussione è durata una settimana; ultimamente ha dovuto introdurre altri emendamenti che sono giunti in aula, anche questi con un certo affanno, quindi direi che i tempi a rischio sono già largamente superati. Arrivare a venerdì significa aumentare di gran lunga i tempi a rischio, per cui chiedo che tale questione preliminare venga affrontata e si risolva il problema dell'Ente al diritto allo studio oggi, e non venerdì: due giorni di discussione per noi sono nulla, ma per l'Assessore Leo che deve gestire questa partita forse rappresentano il limite oltrepassato il quale succedono grossi guai.



PRESIDENTE

La ringrazio per le sue osservazioni e per la sua problematica interpretazione - la sua come la mia - dell'art. 63 rispetto 51. Speriamo che il de iure condendo ci porti più luce domani, voglio dire nel prossimo futuro.
Vorrei ancora ribadire la proposta che, nell'ambito della Conferenza dei Capigruppo di domani mattina, queste questioni possano essere dibattute. Ovviamente la questione preliminare può essere messa all'attenzione del Consiglio in ogni seduta, perché ci possono essere delle emergenze, come lei stesso un momento fa ha suggerito; per cui se potessimo rinviare a domani mattina alle ore 9,30 la questione dell'ordine dei lavori, con il problema che lei ha sollevato, credo che faremmo un lavoro più costruttivo.



(Commenti del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Comunque ripropongo la sua questione all'assemblea, per cui possiamo metterla ai voti; naturalmente ci possono essere dichiarazioni di voto sulla questione preliminare.
La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

Per quanto ci riguarda, abbiamo ascoltato le dichiarazioni del Presidente Ghigo e quindi ci attestiamo su questa posizione, per cui se verrà messa in votazione una preliminare di questo tipo, saremo contrari.



PRESIDENTE

Ricordo che può intervenire un Consigliere a favore e uno contro.
La parola al Consigliere Angeli.



ANGELI Mario

Capisco l'esigenza di arrivare in fondo a questa discussione, per sarei favorevole a votare le cose più importanti, quelle che sono urgenti prima di andare avanti nella discussione.



PRESIDENTE

Altre dichiarazioni? La parola alla Consigliera Suino.



SUINO Marisa

Intervengo solo per dichiarare che, come Gruppo PDS, saremmo assolutamente favorevoli e disponibili a considerare l'importanza che la delibera, alla quale ha fatto riferimento il collega Chiezzi, riveste.
Quindi, anche dando un segnale che riconferma la disponibilità che già abbiamo manifestato nel merito in Commissione, c'è la disponibilità da parte nostra a considerare questa eccezionalità.
Dopodiché vi può essere altrettanta disponibilità a rivedere nella sede propria le condizioni assunte in precedenza e che ci hanno peraltro visto contrari.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Credo che la richiesta del collega Chiezzi sia ragionevole, anche perché nell'interpretazione data vi è un conflitto tra i due articoli del Regolamento. In questo senso, credo che sarebbe opportuna un'esplicazione di questi due articoli da parte del Presidente della Commissione Regolamento, cioè da parte del vestale del Regolamento, dell'autorità massima, di quello che più di tutti conosce le implicazioni delle varie norme e "normine", e che sempre ci aiuta a disbrigare i momenti più delicati del nostro Consiglio.
A questo proposito, dunque, propongo di sentire il Presidente della Commissione Regolamento.



PRESIDENTE

Adesso, però, stiamo discutendo la questione preliminare, che non riguarda l'anticipazione di un punto all'o.d.g. rispetto alla discussione dell'art. 17.
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Presidente, io sono contrario a questa preliminare per come è stata formulata.
C'è una valutazione su una questione che il collega Chiezzi ritiene importante. Tuttavia, esaminando l'o.d.g., noto che ci sono questioni altrettanto importanti, per cui se si dovesse fare una valutazione, questa non dovrebbe essere soltanto quella di un singolo collega, ma dovrebbe essere molto più globale, cosa che tra l'altro abbiamo fatto.
A tale proposito, cito due delibere che credo interessino tutti quanti.
Una è la proposta di deliberazione n. 446 sui programmi di edilizia residenziale agevolata per il quadriennio 1992/1995, che attende di essere approvata, e anche qui ci sono dei tempi alquanto ristretti. L'altra, che ritengo ugualmente importante, per i tempi lunghi che sono stati utilizzati, è quella relativa all'approvazione del Piano Territoriale Ovest Ticino.
Come dicevo, si tratta di due questioni che mi sembrano altrettanto importanti quanto quella posta dal collega Chiezzi. Vista la quantità di questioni importanti che sono all'o.d.g., ritengo sia più utile mantenere l'o.d.g. così come è stato deciso ed approvato anche attraverso un accordo raggiunto nella riunione dei Capigruppo.



(Intervento fuori microfono del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Consigliere, il Presidente, lei sa, è il corpo mistico della Giunta per cui ha parlato il Presidente, Consigliere Chiezzi. Lei sa benissimo che il Presidente è organo esterno ed anche interno.



CHIEZZI Giuseppe

Io parlo come Presidente della VI Commissione. Mi sono rivolto in modo specifico all'Assessore Leo, con il quale penso di aver dato una gestione dell'ordine dei lavori attenta ai problemi che l'Assessore Leo mi ha sollevato. Io qui, non strumentalmente, ho sollevato il problema delle borse di studio che mi sembra di aver capito sia problema urgentissimo, ma come Presidente della VI Commissione, io devo capire se i provvedimenti della Giunta regionale urgenti vengono sostenuti solo dal Presidente della VI Commissione o anche dall'Assessore, perché nella gestione di Commissione io devo capire quanta urgenza c'è dietro le urgenze che mi vengono sottoposte. Dato che l'Assessore Leo mi ha sottoposto un'estrema urgenza e io l'ho ripresa qui, gradirei, come Presidente della VI Commissione, per non dover fare di testa mia le prossime volte, ma per entrare in sintonia con le esigenze della Giunta, avere una parola. Se vado troppo in fretta sui provvedimenti della Giunta, l'Assessore Leo lo dica, così rallento subito.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Prendo la parola come Vicepresidente della VI Commissione. Mi pare che il Presidente Ghigo e, subito dopo, il Presidente Picchioni siano stati molto chiari. Domani mattina alle 9,30 si svolgerà la riunione dei Capigruppo e in quella sede faremo presente tutte le cose e concorderemo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente. Vorrei solo far rilevare, senza alcuna animosità che non si può, mentre si sta discutendo un provvedimento, continuare ad alzare la mano e avere la possibilità di intervenire per contrapporre tutta una serie di questioni che vanno ben al di là della semplice questione preliminare per cui il Capogruppo Chiezzi ha avuto la parola la prima volta. Altrimenti si dà modo, non solo da parte dell'opposizione di Rifondazione Comunista, di dilazionare i tempi dei nostri lavori, quindi perdere ulteriore tempo nei confronti di quei problemi sicuramente più importanti, rispetto ad alcuni emendamenti, tipo i "quarantacinque mesi più un giorno", presentati ostruzionisticamente dal suo Gruppo e dal Gruppo dei Verdi. In questo modo danneggiamo anche la dignità dei lavori di questo Consiglio. Anzi, noi che siamo qui ad ascoltare con pazienza, anche se con scarso interesse, le ripetizioni verbali e le invenzioni sempre meno fantasiose di chi sta tentando, soltanto perché favorito da un Regolamento che mostra veramente i segni dell'usura del tempo, tutte queste motivazioni sempre più stanche, sempre più banali, non dobbiamo essere anche offesi nella nostra sensibilità da chi finge addirittura di ergersi a paladino di una causa che, peraltro, ha contribuito anche in Commissione a portare avanti per un numero eccessivo di ore con motivazioni, anche in quella sede, abbastanza banali, proprio di chi il provvedimento non l'aveva letto.
Credo, Presidente, che ci vorrebbe un minimo di rigore nell'interpretazione del Regolamento medesimo, perché se ognuno di noi decide di alzare la mano e porre qualunque questione in qualunque momento della discussione, non vanno avanti i nostri lavori però non viene neanche assicurata la...



PRESIDENTE

Ma la questione incidentale può sempre essere sollevata, purtroppo non abbiamo...



GHIGLIA Agostino

Sì, ma non mi risulta che si possa dare tre volte la parola. La questione sospensiva o pregiudiziale può essere presentata prima dell'inizio della discussione ed eravamo in discussione. Di quella preliminare, c'è scritto sul Regolamento, Presidente: la questione preliminare non è fissata, però si parla una volta, non tre.



PRESIDENTE

Va bene.
La parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore alla cultura ed istruzione

Solo per togliere ogni equivoco di fronte al Consiglio regionale; l'ha già detto la Consigliera Cotto, ma perché il Consiglio lo sappia, è vero la vicenda delle borse di studio è urgentissima ed è flagrante perch rischia di non fare arrivare agli studenti le borse di studio per proseguire i lavori. Vieppiù, dopo che questa Giunta regionale, con l'approvazione totale della Commissione, ha varato una norma che rende sensibile il diritto allo studio, avendo elevato le borse di studio a L.
6.250.000, ed è anche la prima Regione d'Italia che si è attestata. Questo ha suscitato molte attese, devo dire che in Commissione il provvedimento è uscito migliorato, emendato, sono state raccolte anche tutte le esigenze degli studenti; ora sarebbe devastante dover rifare tutto questo lavoro che i colleghi della Commissione conoscono bene. Mi pare che la proposta del Presidente Ghigo, che la collega Cotto ha formalizzato, è che domani i Capigruppo affrontino una serie di questioni urgenti, fra le quali mi permetto di sollecitare questa come prima, saldi sia la questione di metodo sia la correttezza sia il luogo decisionale giusto sia il luogo dove si vedono le priorità e le sensibilità, ma anche una questione sostanziale come hanno ricordato i colleghi, anche la collega Suino, una questione vitale.
Ho voluto dire questo perché domani i Capigruppo siano pienamente consapevoli; lo sono per carità, ma ho voluto sottolineare l'importanza dell'argomento.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione la questione preliminare, cioè l'anticipazione dell'esame della proposta di deliberazione n. 463 alla discussione ed approvazione dell'art. 17.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 9 voti favorevoli, 28 contrari e 2 astensioni.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Esame legge regionale approvata dal Consiglio regionale il 26/11/1996 e rinviata dal Governo relativa a: "Modifica degli artt. 17, 40 e 77 della L.R. 5/12/1977, n. 56 'Tutela ed uso del suolo'" (seguito)


PRESIDENTE

Prosegue l'esame degli emendamenti all'art. 1 della legge regionale approvata dal Consiglio regionale il 26/11/1996 e rinviata dal Governo relativa a: "Modifica degli artt. 17, 40 e 77 della L.R. 5/12/1977, n. 56 'Tutela ed uso del suolo'".
1/30) Emendamento presentato dai Consiglieri Cavaliere, Moro e Papandrea: al comma primo, dopo le parole "il Piano Regolatore Generale è sottoposto a revisione periodica ogni...", le parole "dieci anni" sono sostituite dalle parole "quarantatré mesi".
La parola al Consigliere Cavaliere per l'illustrazione.



CAVALIERE Pasquale

Grazie, Presidente. Stavo ribadendo, in un intervento precedente, le posizioni contrarie all'approvazione dell'art. 17. Voglio rammentare che sono giunti, nella giornata di giovedì, trecentocinquanta fax di Comuni contrari all'art. 17. Dovevo comunicarlo, mi è stato chiesto di comunicarlo ed analogamente devo comunicare la posizione contraria all'art. 17 della Provincia di Asti, della Provincia di Biella, della Provincia di Novara della Provincia di Torino, delle Comunità montane Val Chisone, Val Germanasca e Val Formazza, del Comune di Trofarello, dell'Istituto Nazionale di Urbanistica - Sezione Piemonte e Valle d'Aosta, dell'Ordine degli architetti della provincia di Torino, dell'Ordine interregionale degli ingegneri, della Federazione regionale della Coldiretti, della Federazione nazionale agricoltori del Piemonte, della Confederazione italiana agricoltori, oltre alla Lega Ambiente del Piemonte, Italia nostra Pro Natura, WWF, ecc.
Quindi i trecentocinquanta fax più questi hanno discusso sull'argomento. Ad esempio, l'Ordine degli ingegneri del Piemonte e della Valle d'Aosta - certo interessati all'evoluzione che deve avere necessariamente la normativa urbanistica sia a livello regionale sia a livello nazionale - auspicano che la riforma sia coordinata ed omogenea rispetto a tutti gli strumenti vigenti, urbanistici, edilizi ed igienico sanitari, così da non creare contrasti normativi e difficoltà operative.
Inoltre, la riforma, indispensabile affinché la pianificazione urbanistica stia al passo con i tempi e quindi non solo rispecchi i modelli culturali attuali, ma sia aperta a quelli prevedibili in futuro, deve rispondere alla richiesta di flessibilità degli strumenti urbanistici, ma non costituire la base di un'anarchia urbanistica che possa, a tutti gli effetti, corrispondere ad un'inesistente pianificazione territoriale.
Non stiamo parlando dell'associazione degli indiani metropolitani, ma dell'Ordine degli ingegneri del Piemonte e Valle d'Aosta che sostengono che questa modifica non porterebbe ad un aggiornamento della normativa urbanistica, ma verso una gestione anarchica del territorio.
Questa è la realtà che emerge dalla modifica dell'art. 17, così come ci viene proposto dalla Giunta.
Voglio ricordare ai colleghi che la modifica in esame potrebbe consentire ai Comuni, nei prossimi tre mesi, di "gettare" sulla nostra Regione 26 milioni di metri cubi di cemento.
Assessore Leo, cosa ne pensa di questo?


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Intervengo per informare i membri della VI Commissione consiliare che alle ore 15,30, presso l'aula consiliare - penso sia cambiata l'aula in quanto oggi è convocato il Consiglio - si discuterà la proposta della deliberazione della Giunta regionale sulle direttive di carattere regionale per la promozione di una cultura ed educazione di pace per la cooperazione e la solidarietà internazionale.
L'informazione è pervenuta tramite una lettera del Presidente Picchioni che ci prega di voler partecipare all'incontro.
Pertanto segnalo a tutti i colleghi della VI Commissione che il Presidente Picchioni ci invita a partecipare all'incontro che, mi sembra si tenga in Sala Viglione.
Pertanto chiedo una breve sospensione del Consiglio.



PRESIDENTE

No, Consigliere Chiezzi, non sospendiamo il Consiglio. Lei sa benissimo che i lavori del Consiglio sono prevalenti rispetto a qualunque altro impegno.
Siccome il calendario dei lavori è compito mio - teoricamente viene stilato dai Capigruppo - può considerare la lettera superata, non per quanto concerne la partecipazione dei Consiglieri, ma per quanto concerne la nostra disponibilità.



CHIEZZI Giuseppe

Presidente, le chiedo una sospensione mirata, di dieci minuti, per permettere ai membri della VI Commissione di porgere il proprio saluto...



PRESIDENTE

No, non è possibile sospendere i lavori del Consiglio. Tutti sono liberi di andare e tutti sono liberi di rimanere in aula.
Consigliere Chiezzi, grazie per questo supplemento di informazione.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Esame legge regionale approvata dal Consiglio regionale il 26/11/1996 e rinviata dal Governo relativa a: "Modifica degli artt. 17, 40 e 77 della L.R. 5/12/1977, n. 56 'Tutela ed uso del suolo'" (seguito)


PRESIDENTE

Prosegue l'esame dell'emendamento n. 1/30) relativo alla legge regionale approvata dal Consiglio regionale il 26/11/1996 e rinviata dal Governo relativa a: "Modifica degli artt. 17, 40 e 77 della L.R. 5/12/1977 n. 56 'Tutela ed uso del suolo'".
La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Mi riallaccio ad una parte del dibattito che si è svolto precedentemente sulla questione pregiudiziale.
Presidente, diventa difficile parlare con questo brusìo. Mi riferisco al presunto ostruzionismo che noi conduciamo. Ho citato alcune volte la lettera del Commissario di Governo ed ho ricordato come già la prima volta ci era stato detto - quando il provvedimento era venuto in aula - che noi facevamo ostruzionismo. Noi avevamo risposto di prestare attenzione perch noi stavamo semplicemente sollevando una serie di problemi che sono veri e che rischiavano di farvi perdere del tempo successivamente.
Ho già detto che anche il provvedimento attuale ha le stesse caratteristiche - non voglio ripeterlo - però gli elementi di genericità che vengono denunciati dalla lettera del Commissario di Governo rimangono.
Bisogna, quindi, prestare attenzione: ci sono molti modi di fare ostruzionismo: uno di questi è anche intasare i lavori dell'aula con dei provvedimenti che non stanno in piedi e che quindi vengono respinti.
Formalmente si varano delle leggi, ma di fatto ciò non avviene ed impedisco che ne vengono varate altre.
Inoltre questo provvedimento della Giunta, come altri, si caratterizza per essere un provvedimento formalmente di legge, ma sostanzialmente di delegificazione: Non ci troviamo di fronte ad una revisione e ad una proposta di legge nuova, ma al fatto che viene tolto un pezzo di legge. Non è il primo - lo dicevo già prima - e non sarà l'ultimo perché ci sono già ordini del giorno che ci richiamano ad andare oltre. Quindi tutta questa opera di legificazione della Giunta in realtà è poi un'eliminazione delle leggi. Semmai chi fa un'operazione di legificazione siamo noi che cerchiamo di difendere la legificazione esistente e che con gli emendamenti chiediamo programmazione. Quindi, credo che sia una falsa accusa quella che ci viene rivolta e se si va alla sostanza dei fatti e non alla forma con cui il dibattito sta andando avanti ci troveremo di fronte al fenomeno opposto.
Inoltre, spesso sentiamo un certo fastidio - secondo me immotivato per il fatto che, come è stato detto nei confronti del dibattito svoltosi in VI Commissione - non ero presente quindi non conosco lo specifico - si è approfondito fin troppo. E' una cosa che ci sentiamo dire e ho notato come spesso in quest'aula i provvedimenti più corposi passano con un solo intervento. Invece, secondo noi, approfondire i provvedimenti dovrebbe essere parte integrante del nostro modo di operare e non bisogna avere fastidio per chi non fa il passacarte nei confronti della lavoro della Giunta. Credo che tutte le volte che si è operato noi abbiamo contribuito dove è stato possibile con l'insieme delle componenti del Consiglio.
Credo che in tutti i provvedimenti che hanno avuto questa caratteristica si è potuto notare come il dibattito sia servito; il problema è quando il dibattito avviene tra sordi, come sta avvenendo oggi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Grazie, Presidente. Continua con grande coerenza politica la discussione sugli emendamenti all'assurdo provvedimento urbanistico della L.R. n. 56/77, art. 17, però con scarsa sensibilità della maggioranza ad intervenire.
Oltre a molti amministratori di Comuni e Province che si sono pronunciati (Asti, Biella, Torino, ecc.) e alle Organizzazioni agricole provinciali, anche illustri docenti universitari ed esperti in materia urbanistica ritengono grave e dannoso il provvedimento urbanistico, tant'è che ne hanno anche illustrato le motivazioni.
Tutta l'ampia analisi e le severe critiche formulate in materia edilizia dimostrano senza ombra di dubbio l'iniquità e la gravità della proposta legislativa urbanistica elaborata dalla Giunta.
Il tentativo ridicolo poi di annullare o vanificare i Piani Regolatori dei Comuni con varianti di comodo per dare piena attuazione alla cementazione, a dare incremento finanziario a gruppi privati che sono com'è noto, dediti a speculazioni edilizie su tutto il territorio per ottenere facili consensi elettorali, credo si stia vanificando con la presa d'atto della correttezza e serietà della proposta politica che noi stiamo dichiarando da giorni, che è una proposta di controllo edilizio sull'abusivismo per evitare danni urbanistici ed ambientali gravi che nel passato hanno dato dei drammatici danni ambientali e di vivibilità nei nostri paesi e nelle nostre città.
Credo che potremmo parlare anche ore ed ore, giorni e giorni, per questa tematica non può essere così inascoltata e soprattutto non pu essere così disattesa.
Invito infine la maggioranza e l'Assessore competente ad intervenire almeno qualche volta nel corso della discussione dei nostri emendamenti perché penso che la tematica richieda alcune risposte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere per dichiarazione di voto.



CAVALIERE Pasquale

Grazie, Presidente. Poco fa parlavamo dei contrari all'art. 17 Assessore Leo, e del fatto che non è vero che esistono cento fax, così come dichiarato alla stampa dall'Assessore Botta: i fax sono sei, di cui uno, in rappresentanza di cinquantadue Comuni, che non sono stati interpellati, da parte di un rappresentante del Polo della zona del Cuneese - vero, collega Riba? Altri Comuni parzialmente interpellati dal sottoscritto hanno risposto di non sapere alcunché, quindi non è vero che vi sia questa posizione da parte dei Comuni. E' vero invece che l'Associazione Industriali e le bettoniere aspettano con il motore acceso l'approvazione dell'art. 17. Questo sì che è vero! Voi vedete questo simbolico mattone contro l'art. 17 che è qui in rappresentanza di altri 300 milioni di mattoni che nei prossimi tre mesi senza colpo ferire, potrebbero essere posti uno sull'altro in maggior parte per la costruzione di villette a schiera.
Assessore Angeleri, lei ha poco da sorridere, perché la gestione del territorio che sta facendo la Giunta, di cui lei è componente, fa parte di una continuità di rappresentazioni, infatti il suo predecessore al turismo ex Assessore Cantore, ora dal Comune di Torino ci dice che la richiesta di dare maggiore autonomia ai Comuni è dell'ANCI, ma a Palazzo Civico evidentemente il PDS ha paura di incrinare i rapporti con i Verdi e Rifondazione Comunista con buona pace degli interessi del cittadino interessi del cittadino rappresentati da Daniele Cantore, predecessore dell'Assessore Angeleri nella competenza turistica. Non sto dando valutazioni negative o positive, ma si tratta di una sequenza coerente anche nei programmi, Assessore Angeleri, che lei ben rappresenta con buona pace dell'Assessore Leo che crede che nelle politiche territoriali non ci siano implicazioni con la cultura. Invece la cultura ha un'implicazione con il territorio.
Signor Presidente, so che gli Stati Generali stanno lavorando ad un atlante del nostro territorio, che attualmente non esiste; esiste soltanto una descrizione millimetrica, palmo a palmo, per illustrare com'è fatto e cosa c'è sul nostro territorio. Ebbene, se passa l'art. 17, dovremo fare uno di quegli atlanti che si possono modificare ogni tre mesi, perché il territorio è in continua evoluzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Volevo soltanto riferire al Presidente ed ai colleghi che sono preoccupato in quanto la settimana si è aperta senza che il week-end abbia portato consiglio. Siamo ad inizio di settimana e ad inizio di seduta: non avendo la Giunta avanzato proposte, devo presumere che la settimana proseguirà sulla base dell'impostazione che trovo confermata. D'altra parte, ciò incomincia a diventare quasi inevitabile, date le notizie che circolano su questo confronto, al quale noi del PDS partecipiamo con molto senso di responsabilità istituzionale.
Le cronache di questi nostri lavori vengono presentate nei termini quali quelli che si è permesso di usare un Sindaco. E do brevemente lettura di un testo apparso su un autorevole giornale di un'area del Piemonte: "Il Presidente dell'assemblea che raggruppa cinquantadue Comuni che fanno parte del Consorzio Monviso Solidale, Andrea Brunetto (Sindaco di Caramagna), ha presentato nei giorni scorsi al Presidente della Giunta regionale Enzo Ghigo, al Presidente del Consiglio regionale del Piemonte Rolando Picchioni, all'Assessore all'urbanistica Franco Maria Botta, ecc.
una vibrata protesta e richiesta perentoria dei cinquantadue Comuni dell'Associazione del Monviso Solidale..." - che avrebbe dovuto fare altri lavori sulla questione dell'assistenza, ma ad ogni modo va bene "...contro questa situazione di tempi lunghi".
Il tutto viene poi ulteriormente chiarito da una presa di posizione di un collega di Forza Italia, il quale scrive quanto segue: "E' puramente strumentale la posizione della sinistra, che non recepisce le richieste dei suoi stessi Sindaci..." - i quali, interpellati sono caduti dalle nuvole, perché non ne sapevano nulla (parlo di quelli del Consorzio del Monviso) - "...e che registra al suo interno ben quattro posizioni, tutte diverse tra loro".
Desidero precisare che i Popolari non si chiamano "sinistra", ma "centro del centro-sinistra". Queste però sono delle sottogliezze che magari possono sfuggire: per me va bene anche così.
"Se l'ostruzionismo non cesserà..." - minaccia il collega Toselli "...mi vedrò costretto a portare gli amministratori della Granda a Palazzo Lascaris". E adesso aspetto tutti i duecentocinquanta amministratori della Granda a Palazzo Lascaris. Perché se il senso di responsabilità che si dimostra viene utilizzato dal Presidente Brunetti - che normalmente è un personaggio pacato al punto da essere da trentacinque anni Sindaco del suo Comune - per mettersi nella condizione di rappresentare i Sindaci del PDS i Sindaci dei Popolari in questa vibrata protesta, è chiaro che il tempo sta veramente disgregando la situazione. Nessuno ha dato alcun incarico a Brunetti, nel modo più tassativo, tanto meno Brunetti stava pensando a queste cose.
Ma se proprio abbiamo bisogno di far vedere questa protesta dei Sindaci colleghi della maggioranza - per l'interesse superiore della Regione posso anche andare contro gli interessi del mio Gruppo, seppure entro limiti accettabili. A questo punto, è nostro dovere fare in modo che i Sindaci vengano qui e si possa spiegare loro che avevamo proposto un progetto di intesa organizzato su: approvazione del Piano territoriale contenimento dal 2 al 6% degli incrementi residenziali e pronunciamento delle Province sulla compatibilità con i Piani sovracomunali.
Sono sicuro che questa posizione è talmente solida e talmente difendibile da rendere per noi doveroso poterla spiegare, senza lasciare che sia manipolata a fini propagandistici. Comincio veramente a pensare che il nostro oggettivo interesse sia quello di fare in modo che la situazione si evolva e arrivino i duecentocinquanta Sindaci della Granda e magari tutti i Sindaci del Piemonte. Così spiegheremo se siamo noi della sinistra ad avere le idee confuse o se invece sono quelli del Polo che, non avendo un adeguato senso di orientamento, prima hanno condiviso l'opportunità di queste proposte e poi hanno scelto un'altra strada, e adesso la situazione registra lo stallo causato da questa scelta. A questo punto, occorre che ci possa spiegare.
Chiedo al Presidente di farsi interprete presso le agenzie di stampa e radiotelevisive - spero che ci sarà un comunicato radiotelevisivo - di quali sono effettivamente le posizioni. Io del Presidente del Consiglio regionale mi fido istituzionalmente e personalmente, però rivolgo questa sollecitazione.
Mi sono astenuto dal far circolare certe notizie e mi si darà atto che per quanto riguarda il mio partito, il senso di rispetto del comportamento istituzionale è arrivato al punto da non fare alcun comunicato. Adesso per chiediamo giustizia.



PRESIDENTE

Innanzitutto ringrazio la presenza dell'unico giornalista che ha seguito i nostri lavori perché, quando si discute di argomenti importanti non si ha l'attenzione che generalmente si rivolge a tematiche superflue o di diversa amenità o umanità.
Inoltre, non mi sento - Consigliere Riba - di essere il prodotto oggettivo delle vostre diverse soggettività, perché su questo percorso sono state date letture diverse da parte dei diversi Gruppi politici: al massimo potrei fare un collage dei vari pareri espressi.
Mi sento di condividere in larga parte - ma è una mia opinione: in larga parte, non in tutto - quanto il Consigliere Riba ha detto. Mi sento anche di dire che lo sforzo della maggioranza - e riprendo quanto ha detto poco fa il Presidente della Giunta - è stato certamente generoso, non tanto riguardo al merito, quanto alla procedura seguita dal Presidente. A fronte di un'apertura generosa nei confronti delle istanze legittime - o meno, non lo voglio giudicare qui - della minoranza, egli desiderava ci fosse perlomeno la partecipazione unitaria della maggioranza rispetto al percorso che era stato indicato. Ciò non è stato possibile, per cui su questo dobbiamo prendere atto che forse siamo tutti colpevoli o tutti responsabili.
Consigliere Riba e Presidente del Gruppo PDS, le volevo dire che mi sono astenuto da qualunque dichiarazione, perché credo che questo sia il mio più assoluto dovere istituzionale: né dare letture, né dare interpretazioni. Mi auguro che la notte porti consiglio e che domani alla Conferenza dei Capigruppo qualcosa possa materializzarsi rispetto alle tante voci che si sentono e rispetto ai tanti propositi che ognuno crede di poter mettere in campo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico sull'emendamento n. 1/30).
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 votanti 38 hanno risposto SI' 4 Consiglieri hanno risposto NO 31 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri L'emendamento è respinto.
1/31) Emendamento presentato dai Consiglieri Cavaliere, Moro e Papandrea: al comma primo, dopo le parole "il Piano Regolatore Generale è sottoposto a revisione periodica ogni...", le parole "dieci anni" sono sostituite dalle parole "quarantaquattro mesi".
La parola al Consigliere Cavaliere per l'illustrazione.



CAVALIERE Pasquale

Stavo cercando di darvi degli ordini di grandezza e adesso, aiutato dall'ing. Scanderebech, sono riuscito a quantificare il numero esatto. Se noi approvassimo questo art. 17 avremmo la possibilità, nei prossimi mesi che 26 milioni di metri cubi di realizzazioni edilizie si riversino sul nostro territorio. Questi 26 milioni di metri cubi equivalgono a 12 miliardi di questi mattoni - prima ho sbagliato la cifra, ho sbagliato a non rivolgermi prima all'ing. Scanderebech! Cioè 12 di questi simili al mattone realizzato dall'artista Nespolo. E allora, voi capite che uno dieci, cento di questi possono essere un'opera d'arte e noi possiamo fare delle mostre e pagare un miliardo perché vengano fatti vedere uno, due dieci di questi; 12 miliardi di questi che andrebbero a costituire 100 mila villette a schiera, che andrebbero a veder insediare circa 300 mila abitanti in più di quelli attuali in nuove realizzazioni edilizie. Vedete qualcuno potrebbe anche convincerci che ci saranno 300 mila abitanti in più nel nostro Piemonte; qualcuno che la smettesse di impedire agli immigrati extracomunitari di venire in Piemonte, perché l'unico modo per cui vi sia un incremento di 300 mila persone è dato dall'immigrazione extracomunitaria, caro collega Ghiglia. Non sto dando un giudizio di merito, sto solo dicendo che l'unico motivo per cui ci possa essere in Piemonte un incremento di 300 mila abitanti è dato dalla possibilità per 300 mila immigrati extracomunitari di venire in Piemonte...



(Intervento fuori microfono del Consigliere Ghiglia)



CAVALIERE Pasquale

Non è probabile che 300 mila cittadini degli Stati Uniti o del Canada chiedano di poter risiedere nel territorio della nostra regione, mentre è molto probabile che possano chiederlo 300 mila cittadini extracomunitari, i quali peraltro dubito che possano permettersi la villetta a schiera della collina torinese (S. Mauro, Gassino, ecc.). Se non pensiamo che sia possibile che si insedino nella nostra regione nei prossimi due o tre anni 300 mila immigrati extracomunitari, non credo e non vedo dove ci debba essere lo sviluppo edilizio, posto che nel nostro territorio, cioè nella nostra regione, esiste una capacità abitativa già molto superiore Presidente, faccio anche la dichiarazione di voto - agli abitanti. Abbiamo cioè patrimonio edilizio esistente di gran lunga superiore alle necessità.
E allora non si spiega come mai noi non attiviamo politiche edilizie atte a recuperare questo patrimonio abitativo. Questo dovremmo fare. Allora modifichiamo l'art. 17 per permettere questo; diciamo: "nessuna espansione edilizia" - collega Galli - e permettiamo che senza aspettare due, tre quattro, cinque, sei anni si possa recuperare con strumenti veloci incentivati, perché quando due anni fa abbiamo fatto il Piano di edilizia sovvenzionata ed agevolata in aula si è ridotto il recupero conservativo.
E' aumentata la nuova costruzione, quando finalmente era stato fatto un piano che prevedeva solo il 25% di nuova costruzione, lo si è riportato al 35% riducendo dal 40 al 30% il recupero conservativo. Queste sono le politiche che vanno contro il buonsenso, contro le reali dinamiche abitative. Allora, questi 12 miliardi e mezzo di mattoni saranno uno scempio sul nostro territorio. Vorrei che si riflettesse sul fatto che l'industria potrebbe utilizzare i 12 miliardi di mattoni - nel recupero conservativo c'è più materiale che nella nuova costruzione, c'è più lavoro per nuove costruzioni.
Le posizioni dei Comuni più saggi, più attenti alle politiche del proprio territorio vanno in questa direzione, mentre le posizioni dei Comuni che invece chiedono di portare avanti, così com'è, la modifica dell'art. 17, non sono sagge. Tra l'altro, associazioni abbastanza autorevoli, tutte le associazioni dei coltivatori, ci chiedono di smettere di consumare suolo inutilmente: il consumo di suolo è diventato intollerabile nella nostra regione.
Credo che questo provvedimento debba essere ritirato - trovo l'opinione favorevole della collega Simonetti. Non so cosa ne pensa il collega Salerno in merito; il ritiro del provvedimento potrebbe essere opportuno per la salvaguardia del nostro territorio: il consumo di territorio è arrivato ormai a livelli intollerabili.
Per questa ragione chiedo che venga votato l'emendamento.



MINERVINI MARTA



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Ovviamente sono anch'io d'accordo, come diceva il Consigliere Cavaliere, sulla necessità di ritirare questa proposta di modifica legislativa. Nel caso contrario, la Regione, tra un po' di tempo, non sarà in grado di sopperire alla degenerazione del territorio che tale provvedimento comporterà.
Questa proposta di modifica legislativa, seppur all'inizio può trovare il parere favorevole di alcuni piccoli Comuni che si potranno sentire legittimati ad approvare direttamente alcuni provvedimenti relativi all'urbanistica, senza il parere congiunto della Regione, in seguito porterà ad una forma di degenerazione. Per cui queste limitazioni, che di fatto non esisteranno più, determineranno anche un'incapacità evidente e conseguente della Giunta regionale di attuare qualsiasi forma di controllo sul territorio. Controllo, in particolare, su una politica che per natura deve appartenere al governo regionale, cioè la politica in materia di urbanistica e di territorio. Rispetto a questa situazione la Giunta regionale non potrà che rendersi conto e prendere atto di una degenerazione e di un sottoporsi continuo dei Sindaci, in particolare dei Comuni piccoli alla pressione dei grandi gruppi economico-finanziari che premeranno il più possibile per poter attuare le loro politiche di speculazione cementizie.
Si può anche decidere di interpretare questa modifica legislativa diversamente, però è un'interpretazione falsa in quanto di sicuro non risponde né ad una semplificazione procedurale né ad una forma minima di sburocratizzazione.
La modifica legislativa in esame in qualche modo pone anche dei limiti di legittimità ed è per questo che abbiamo fatto ricorso al Consiglio di Stato perché non è un caso che la stessa modifica legislativa - presentata dalla Giunta - abbia ottenuto un parere negativo dal Commissario di Governo per la genericità dei criteri adottati e per l'inadeguatezza della proposta di modifica rispetto ad altri articoli della stessa legge e ad altri articoli di leggi successive.
Questa proposta di modifica, nonostante abbia un limite oggettivo di legittimità - ritengo opportuno che la Giunta continui anche a riflettere sulla sensibilità, sull'opportunità di poter continuare questo tipo di dibattito - non ha trovato sostanzialmente il parere favorevole di tutti i Comuni. Il fatto stesso che il Consigliere Cavaliere in alcuni suoi interventi dichiarava come siano pervenuti tantissimi fax rispetto al parere negativo di molti Sindaci a questa proposta di legge, significa che evidentemente i tempi sono maturi per far sì che i cosiddetti lacci e lacciuoli che la Giunta intende togliere con queste modifiche legislative non sono in realtà quello che i Sindaci stessi vogliono.
I Sindaci, soprattutto dei piccoli Comuni, richiedono assolutamente una semplificazione delle norme, una progettazione da parte della Regione affinché quest'ultima stabilisca la cornice ed i Comuni possano collocare anche il loro intervento in un contesto più specifico e più definito.
Pertanto i Comuni chiedono programmazione, chiedono che il contesto dove essi operano sia più certo, abbia delle normative più snelle, ma anche più adeguate rispetto all'esigenza e ai tempi di oggi. Chiedono che le norme non vengano semplificate solo da un punto di vista legislativo e tecnico, con il rischio che possono diventare il punto di esplosione più forte per future intromissioni del privato nel territorio, in particolare nel patrimonio pubblico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Dalla continua ed attenta analisi politica dei vari emendamenti presentati dalle opposizioni, emerge chiaramente e continuamente il grave dissesto territoriale, ambientale e urbanistico del passato che si pensa non abbia a ripetersi.
Non sensibilizzarsi come maggioranza regionale, come Giunta, su questa materia edilizia delicata, è grave e preoccupante. Il non intervenire nella discussione, come stanno facendo la Giunta e la maggioranza, non è corretto sul piano del confronto, delle proposte e delle idee. L'elemento politico grave della pericolosità del provvedimento - è già stato detto a iosa consiste nel dare libertà assoluta ai Comuni a continuare nell'abuso edilizio selvaggio e nella più assurda cementazione, come appunto ho citato avveniva nel passato.
Non pensa la maggioranza che continuare ad essere sorda e disattenta e disattendere su questa tematica delicata non giovi negativamente al confronto e alle soluzioni positive possibili nel solo ed esclusivo interesse del Piemonte? Comunque ricorreremo al Commissario di Governo per l'illegittimità del testo di legge perché il provvedimento edilizio, così come elaborato, sarà certamente e nuovamente bocciato e quindi si darà ancora ampia e provata incapacità politica a governare il Piemonte nel prosieguo della legislatura.
Sulla tematica che stiamo discutendo si giocheranno gli assetti di maggioranza e minoranza nei Comuni piemontesi nelle varie tornate elettorali, a partire da quella del prossimo autunno.
Credo che non sia possibile non intervenire in questa logica di freno a questa assurda impostazione che il provvedimento intende adottare. Per cui sollecito ancora la maggioranza ad interessarsi a questa tematica e a cercare di intervenire, perlomeno a dare delle controdeduzioni, e a cercare qualche argomentazione possibile. Un disinteresse del genere a mio avviso non giova alla democrazia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

I nostri emendamenti, che intendono introdurre la volontà di rafforzare la capacità di programmazione della Regione sugli aspetti abitativi che riguardano il territorio, hanno a che fare anche con le questioni sollevate dal Consigliere Cavaliere.
Sia a Torino che nelle zone limitrofe si è già edificato molto soprattutto villette a schiera che vengono costruite abbondantemente. Poi si scopre che molte di queste rimangono invendute per mesi, mentre i prezzi man mano diminuiscono. Questa è la prova materiale dell'assenza di una forte domanda, che ha due ragioni: una di natura demografica, l'altra di natura economica.
Questo argomento dovrebbe essere approfondito in una situazione di crisi economica come l'attuale. I giovani non riescono a trovare un lavoro stabile in quanto i contratti di lavoro sono a tempo determinato, sono incerti e mal retribuiti. Quindi è chiaro che non solo tendono a non sposarsi, a non avere figli, ma soprattutto non investiranno in una casa in quanto le condizioni attuali del mercato del lavoro non lo permettono.
Credo che la gente abbia diritto ad un lavoro stabile e sicuro, per purtroppo non è così. Sentiamo dire che non dobbiamo essere attaccati al lavoro, che non possiamo pensare di avere il lavoro a vita, che dobbiamo essere disponibili a spostarci, ad andare dove c'è il lavoro e si rimprovera, soprattutto a coloro che hanno già accumulato un certo numero di anni di lavoro, di avere una mentalità conservatrice (io non credo che si tratti di mentalità conservatrice perché difendere un diritto non è espressione di tale mentalità), che non sono moderni, che devono rispondere alle esigenze del lavoro moderno (anche se poi non si tratta di lavoro moderno, bensì di padroni moderni che spesso riciclano politiche antiche).
Quindi se la fabbrica chiude i lavoratori devono essere disposti a trasferirsi a Taranto o a Genova, come sta succedendo in questi giorni ai dipendenti della Motori Avio che vengono messi in mobilità e si chiede il loro trasferimento da un settore ad un altro, e una delle possibilità è quella di andare a lavorare a Lecce. Però se un lavoratore ha acquistato un alloggio o la villetta a schiera a Torino o nelle zone limitrofe avrà una difficoltà in più: dovrà vendere l'alloggio cercando di realizzare bene.
Quindi, considerando anche questi aspetti, una politica che punta alla costruzione di nuove case in modo indiscriminato secondo me è un errore. Se poi questa legge dà la possibilità di costruire senza una programmazione o senza un'intesa con altri Comuni succederà che, oltre alle case invendute che già ci sono, ci troveremo con una moltiplicazione di questo fenomeno.
Non vorrei che tra un po' di tempo insieme al provvedimento della rottamazione delle auto ci sarà anche il provvedimento della rottamazione delle case, per cui chi abbandona una vecchia casa sarà incentivato a comprarne una nuova non perché c'è la necessità, ma perché nel frattempo ne sono state costruite altre e non si potrà rovinare un settore economico.
Noi, con i nostri atti legislativi, abbiamo favorito tutto questo.
Facevo questi esempi perché ritengo che l'assenza di programmazione sia qualcosa di complesso e quando emaniamo certi provvedimenti dobbiamo pensare con un'ottica più globale.
Pertanto dobbiamo renderai conto se questo provvedimento si inserisce in una dinamica reale della società oppure no. Ripeto, noi pensiamo che questo inserimento in una dinamica della società non ci sia ed è uno dei motivi per cui continuiamo a presentare emendamenti che sottolineano invece un'esigenza di programmazione e di coordinamento delle politiche della Regione.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, su tale emendamento.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 39 votanti 37 hanno risposto SI' 3 Consiglieri hanno risposto NO 29 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri L'emendamento è respinto.
1/32) Emendamento presentato dai Consiglieri Cavaliere, Moro e Papandrea: al comma primo, dopo le parole "il Piano Regolatore Generale è sottoposto a revisione periodica ogni...", le parole "dieci anni" sono sostituite dalle parole "quarantacinque mesi".
La parola al Consigliere Cavaliere per l'illustrazione.



CAVALIERE Pasquale

Volevo proseguire, approfittando che il collega Ghiglia è ancora in aula, sul problema dell'urbanistica in relazione ai fenomeni dell'immigrazione, in particolare dai Paesi o dalle aree geografiche povere. Le proteste, i disagi che vengono vissuti da zone della nostra città, quali Porta Palazzo, S. Salvario, ecc., evidenziano il fatto che le immigrazioni - quelle povere, non quelle che provengono dalla Svizzera piuttosto che dagli Stati Uniti o dal Canada - si inseriscono nelle aree degradate della città. I forti insediamenti di extracomunitari nella nostra città non avvengono di norma nella collina e nella zona Crocetta. Perch questo non avviene?



(Commenti del Consigliere Salerno)



CAVALIERE Pasquale

Collega Salerno, ti invito a confutare questo ragionamento, perché è un ragionamento molto serio.
Come dicevo, gli insediamenti avvengono in maggior parte nelle aree degradate. A Porta Palazzo, sette-otto anni fa, i primi insediamenti di extracomunitari sono avvenuti in zone, in palazzi e case fatiscenti, non più abitate; in stragrande maggioranza erano interi palazzi non più abitati da piemontesi, italiani, ecc. - ma questo vale anche oggi per S. Salvario e le altre zone - che, invece di essere restaurati e recuperati, perch mancavano completamente le politiche di recupero urbanistico, venivano affittati dai proprietari, collettivi o singoli, da coloro che, in quel preciso momento storico, si potevano permettere di affittare edifici ed alloggi degradati a chi accettava di abitare in un alloggio doveva pioveva all'interno, ecc.
E chi, in questo momento, accetta di pagare 300/400/500 mila lire per andare ad abitare in una stanza di 20 metri quadrati, con i muri scrostati e dove piove all'interno? In questo momento accetta di abitare in queste condizioni l'immigrato extracomunitario, che non ha altre alternative abitative, E dove sono queste case, dove sono in maggior parte queste stanze di 20 metri quadrati? Nelle aree di Porta Palazzo, nelle aree di S.
Salvario, in altre aree urbane della città non recuperate.
Il recupero urbano permette che questi fenomeni non si verifichino.



PRESIDENTE

Consigliere, fa anche la dichiarazione di voto?



CAVALIERE Pasquale

No, termino qui il mio intervento. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Signor Presidente, nella discussione di oggi pomeriggio sugli emendamenti relativi all'iniquo provvedimento legislativo della L.R. n.
56/77, art. 17, in atto già da alcune ore, credevo ci fosse stata una diversa posizione politica della maggioranza di centro-destra o perlomeno un ripensamento di giudizio. Invece, si continua la discussione con la più ottusa linea di indifferenza assoluta, al di là delle proprie posizioni.
Se veramente non si interviene per ridurre i rischi ambientali e di speculazione edilizia della L.R. n. 56/77, le ipotesi ventilate di cementificazione selvaggia per i Comuni piemontesi purtroppo diventeranno un'amara realtà, con gravissime ed inimmaginabili conseguenze per il futuro delle città e dei paesi di pianura e di collina del nostro Piemonte.
Parlando con molti amministratori locali ed anche di Comuni di altre Province, che aspettano con ansia questo provvedimento, ho rilevato che solo pochi Sindaci sperano di assecondare le varie richieste edilizie speculative pericolose senza i controlli dei Piani Regolatori della Regione. Spero proprio in una riflessione della Giunta e della maggioranza affinché non si consenta di continuare nella vecchia politica speculativa che ha causato danni irreparabili all'ambiente urbano negli anni passati.
Credo veramente che ci debba essere un ripensamento, e non solo perch domani si riuniranno i Capigruppo, ma perché questa è una tematica decisiva per lo sviluppo e soprattutto per la vivibilità nelle nostre città. Chiedo ancora un ripensamento; comunque sia, chiedo che si discuta e non che ci sia questa arrogante disattenzione nei confronti di una tematica così decisiva ed importante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Riprendo in parte il discorso che facevo prima e le ulteriori considerazioni svolte rispetto alla dinamica abitativa e alla possibilità di collocazione sul mercato delle nuove abitazioni. Riteniamo che queste non esistano e che questo provvedimento non riesca a cogliere una dinamica di fatto, ma rischi di creare problemi seri sia dal punto di vista dell'impatto con il territorio che hanno questo tipo di scelte sia di natura economica.
Come veniva ricordato prima, il tipo di domanda che proviene da cittadini non italiani non si rivolge a case con questa tipologia nuova e moderna. Ad esempio, in Toscana, molte case sono state vendute a stranieri prima a inglesi poi a tedeschi e ad americani, ma in genere si tratta di abitazioni vecchie che vengono ristrutturate. Un fenomeno di questo genere è cominciato da un certo tempo anche nelle Langhe: i primi a riscoprire questi territori sono stati proprio gli svizzeri, i tedeschi e gli austriaci.
Ha ragione il Consigliere Cavaliere a ricordare come una politica che riguardi anche i centri storici, di recupero e valorizzazione dei centri storici, tende a migliorare quegli aspetti di qualità dei centri storici medesimi e della vita per cui fa sì che i problemi legati al degrado di quelle aree, che fa sì che le persone con più difficoltà economiche si concentrano in quelle zone, rendendole dei veri e propri ghetti, creano questi problemi. Mentre, anche da questo punto di vista, una politica diversa sulle città, sulle abitazioni, va nella direzione opposta. E' chiaro che, se a fronte di una domanda che non esiste di costruzione, si dà la possibilità...



PRESIDENTE

Consigliere, lei ha finito il tempo.



PAPANDREA Rocco

No, perché lei non ha azzerato il tempo... Ho controllato, ho incominciato a parlare intorno ai due minuti, le garantisco. Forse ha azzerato per Moro, ma mi ha lasciato il tempo di Moro che era di due minuti e mezzo.
Credo che il favorire la costruzione di abitazioni nuove inevitabilmente, proprio perché il tipo di domanda carente che esiste globalmente, perché la popolazione non cresce, tende a far sì che quelle vecchie non si recuperino, si abbandonino, e creino quelle situazioni di ghetto che si stanno diffondendo, per esempio, nella nostra città o nella prima periferia di Torino. Determinate zone vengono abbandonate, non si punta ad un recupero, però poi trovano lo stesso qualcuno che paga un affitto e sono quelle zone che creano delle tensioni, dei problemi e così via, e magari ci troviamo a discuterne qui. E' anche per questo motivo che noi pensiamo che un'attenta politica di programmazione dovrebbe portarci ad evitare questo tipo di provvedimento e a farne uno diverso. Penso che, nel provvedimento di intervento sulla L.R. n. 56/77, laddove volessimo introdurre delle varianti che non passino al vaglio della Regione, dovremmo introdurre quegli elementi per spiegare che tipo di interventi si devono fare; la discussione che stiamo facendo adesso, cioè che scelte fare puntare su un recupero, su un miglioramento della situazione esistente diventa fondamentale.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Papandrea. Per la precisione però voglio dirle che io avevo azzerato, ma siccome Moro aveva parlato meno, va bene così.
Grazie.
La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Stavo sfogliando le finalità della L.R. n. 56/77 su cui oggi ci troviamo a discutere per la modifica dell'art. 17. Ed è interessante leggere che, tra le finalità, vi è inizialmente il compito assegnato alla Regione, in quanto tale, delle funzioni in materia di pianificazione del territorio. Ed è interessante perché oggi ci troviamo a discutere nonostante ci siano i pannelli che ci indicano le zone utilizzate nell'ambito del Piano territoriale, di una modifica di una legge che tutela il suolo, senza essere stati coinvolti tuttora in un dibattito sul Piano territoriale, che invece si colloca assolutamente in modo prioritario rispetto a questo tipo di impostazione. Le finalità della L.R. n. 56/77 sono molto chiare e specifiche; si dice: "La Regione esercita le proprie funzioni in materia di pianificazione del territorio, disciplinando la tutela e il controllo dell'uso del suolo e gli interventi di conservazione e trasformazione del territorio, con le seguenti finalità: la crescita della sensibilità e della cultura urbanistica nelle comunità locali la conoscenza del territorio e degli insediamenti in tutti i suoi aspetti, fisici e storici, sociali ed economici la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio naturale in genere e in particolar modo dei beni ambientali e culturali la piena e razionale utilizzazione delle risorse con particolare riferimento alle aree agricole, al patrimonio insediativo ed infrastrutturale esistente, evitando ogni immotivato consumo del suolo".
Solo leggendo i primi quattro punti delle finalità della L.R. n. 56/77 ci si trova a confrontarsi con delle contraddizioni che sono più che esplicite, perché le stesse indicazioni attraverso le quali la legge indica come prioritaria la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio naturale in genere (ambientale e culturale) e il diffondersi anche di una cultura del territorio nell'ambito delle comunità locali, presuppongono un coinvolgimento vero dell'Ente Regione nell'ambito della pianificazione.
Infatti, nelle stesse finalità, la Regione viene indicata nella prima riga come "Ente di programmazione importante" e come "Ente che deve svolgere prima di tutto, un intervento di pianificazione territoriale". In questo contesto deve collocarsi l'insieme delle finalità che la legge stessa propone. In questo contesto, invece, cioè nel contesto che oggi la Giunta regionale ci propone, le finalità stesse della L.R. n. 56/77 non sono osservate, perché non abbiamo un Piano regionale di sviluppo, non abbiamo discusso il Piano Territoriale Regionale, ma ci troviamo nonostante tutto a discutere sulla modifica di una legge le cui finalità presuppongono tutt'altro contesto. Quindi, oltre che la non condivisione nei contenuti di questa proposta di modifica legislativa, trovo che questa va a far esplodere un insieme di contraddizioni che, proprio dal punto di vista della legittimità, io trovo assolutamente incoerenti rispetto al progetto e allo sviluppo che questa L.R. n. 56/77 si propone di realizzare. Se poi andiamo avanti con la lettura dei punti indicati tra le finalità della L.R.
n. 56/77 troviamo "il superamento degli squilibri territoriali attraverso il controllo qualitativo e quantitativo degli insediamenti abitativi e produttivi, della rete infrastrutturale e dei trasporti e degli impianti e delle attrezzature di interesse pubblico, una diffusa ed equilibrata dotazione e distribuzione dei servizi sociali e pubblici, il conseguimento dell'interesse pubblico generale, la partecipazione democratica al processo decisionale e gestionale dell'uso, l'attuazione di una responsabile gestione dei processi di trasformazione del territorio, la programmazione a livello locale e regionale, la periodica verifica, l'assestamento, ecc.".
Utilizzerei - se lo permettono i miei colleghi - anche i cinque minuti della dichiarazione di voto, perché questi punti indicati nelle finalità della L.R. n. 56/77 non vengono legati in alcun modo dalle indicazioni che la Giunta regionale ci propone per presentare questa modifica. Come riesce cioè, la Giunta regionale, dopo questa modifica della L.R. n. 56/77, a garantire, a farsi da garante per l'attuazione e per dare gli strumenti affinché i Comuni possano attuare concretamente i punti indicati nell'art.
1: "Finalità della L.R. n. 56/77"? Credo che questo tipo di modifica per il fatto che va a svuotare il senso del ruolo e della programmazione regionale e il senso del ruolo dei Comuni, non può essere attuata, se non da un punto di vista utopico.
Non sarà conseguito in alcun modo, perlomeno non nella totalità e nello spirito della legge, l'interesse pubblico che, invece, la legge si presuppone di realizzare. Aprendo questa porta poi dovranno lasciarsi aperte tutte le altre: iniziando a svuotare di contenuti e di limiti una legge di questo tipo, poi andranno a svuotarsi tutti i contenuti che la materia urbanistica presuppone anche, e soprattutto, rispetto al ruolo dei Sindaci e quindi dei Comuni.
La Giunta finora si è dimostrata praticamente assente rispetto a questo dibattito - io non partecipo alla Commissione competente. Mi aspettavo dall'Assessore, nell'arco dei quattro giorni dall'inizio della discussione di questa modifica di legge, una risposta o comunque una valutazione sulle considerazioni che dai vari Consiglieri sono pervenute. Considerazioni che potranno essere considerate anche banali o ripetitive, ma che comunque presuppongono un interesse verso il patrimonio e la tutela del territorio.
Interesse pubblico che non credo sia strumentale, ma che ribadisce l'importanza di contenuti che noi riteniamo importanti proprio dal punto di vista politico, ma anche dal punto di vista culturale e civile; le osservazioni che noi, come Gruppo di Rifondazione Comunista, intendiamo proporre vanno nella direzione di un nuovo modo di intendere il concetto di sviluppo della nostra Regione.
L'urbanistica è una questione fondamentale, non può essere vista in modo staccato dal mondo dei trasporti e dei servizi, dal modo di organizzare il territorio e di conseguenza i cittadini.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere per dichiarazione di voto.



CAVALIERE Pasquale

Nel mio intervento precedente dicevo che vi sono grandi implicazioni tra problemi sociali, come ad esempio l'immigrazione extracomunitaria nelle grandi aree urbane e l'urbanistica. Il non aver recuperato per tempo grandi parti dei centri, come quello di Torino, ha favorito i fenomeni di disgregazione che conosciamo: si sono addensati nelle aree degradate fasce di povertà rappresentate dagli immigrati extracomunitari, perché solo loro accettavano di abitare in zone e in case degradate. Se non fossero state degradate alcune zone questa presenza si sarebbe plasmata in maniera diversa, tra l'altro il recupero conservativo di tante case avrebbe permesso anche di avere sul mercato molte più abitazioni calmierate. Questo è un fenomeno che si ripete ciclicamente: già negli anni '60 - in parte le stesse zone, ma anche altre - l'immigrazione causò gli stessi problemi.
Esiste questo forte nesso, questa forte problematica, quindi la necessità di mettere mano a questi processi con politiche lungimiranti anche dal punto di vista urbanistico. E' per questo che non possiamo accettare che si passi sopra a tutto ciò con un provvedimento che permette semplicemente come ha dimostrato il collega Scanderebech, di consumare 12 miliardi e mezzo di questi mattoni che concretamente nei prossimi tre mesi potrebbero piovere sul territorio della nostra Regione. Questo non è accettabile! Collega Salerno, il ragionamento che ho fatto prima sugli insediamenti vorrei che lo confutasse, se pensa che sia astruso.
Volevo anche ricordare, agli organi di informazione, anche a quelli presenti, che non è vero che sono giunti all'Assessore Botta centinaia di fax di Comuni che chiedono l'approvazione della modifica dell'art. 17. Ne sono giunti sei, di cui uno collettivo a nome dell'Associazione Comuni del Monviso che raggruppa cinquantadue Comuni che non sono stati sentiti.
Quindi i fax che chiedono l'approvazione di questo strumento urbanistico sono sei. Mentre sono giunti a noi trecentocinquanta fax, di altrettanti Comuni, che chiedono la non approvazione di questa modifica della L.R. n.
56/77.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, su tale emendamento.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 votanti 34 hanno risposto SI' 4 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri si sono astenuti 6 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri L'emendamento è respinto.
1/32/1) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea Simonetti e Cavaliere: al comma primo, le parole "dieci anni" sono sostituite dalle parole "quarantacinque mesi ed un giorno".
La parola al Consigliere Papandrea per l'illustrazione.



SALERNO Roberto

Aspetti che prendo appunti!



PAPANDREA Rocco

Prenda pure appunti, collega Salerno, tanto non è che il mio intervento possa cambiare. Finora abbiamo sempre illustrato i nostri emendamenti, il cui leit motiv è sempre un'esigenza di programmazione che non riscontriamo in questo provvedimento.
Vogliamo ribadire con insistenza che fin dall'inizio di questi lavori avevamo proposto che questa seduta di Consiglio venisse organizzata in modo da permettere una capacità di programmazione, inserendo come punto precedente a questo la discussione sul Piano territoriale, il che avrebbe appunto permesso un inserimento della discussione sulle varianti in un quadro generale di riferimento e di programmazione. Però questa volontà da parte della Giunta non c'è in quanto secondo noi la Giunta smonta delle leggi. E' evidente che se questa è la sua filosofia e la sua politica non ha bisogno di strumenti di programmazione. Se da una parte il mercato si regola da solo e dall'altro tutto ciò che lo intralcia è qualcosa di negativo, è chiaro che non c'è bisogno di piani di programmazione n specifici né di settore né più generali.
Come abbiamo ricordato più volte, in questa Regione ci troviamo in una situazione in cui il Piano regionale di sviluppo ci dovrebbe essere, c'è tutta una serie di leggi che prevede il Piano regionale di sviluppo.
Abbiamo fatto il DOCUP senza Piano regionale di sviluppo, cosa che esprime la filosofia della Giunta sulla necessità di non intervento né sulle questioni economiche né su altri aspetti. C'è questa fiducia che il mondo degli affari in qualche modo riesca a regolarsi da solo, mentre noi partiamo da una visione opposta.
Noi pensiamo che ci sia bisogno di programmazione, di regole e di controllo proprio perché in passato abbiamo verificato come un'assenza di politica di programmazione abbia portato a gravi dissesti sul territorio.
Abbiamo di fronte ai nostri occhi gli scempi compiuti negli anni del grande boom edilizio, che ora paghiamo. Oltretutto, il dramma è che si tratta di decisioni che prendiamo in un determinato momento, ma che poi manifestano i loro effetti molto più a lunga scadenza e le conseguenze spesso durano decenni. Questa è una di quelle situazioni che per le sue dimensione rischia di avere effetti di questo genere.
Oggi sono state citate quantità di metri cubi e miliardi di mattoni.
Anche se non conosco con precisione tutti i numeri, siamo però di fronte a provvedimenti di questo genere. Se pensiamo che per quanto riguarda i piccoli Comuni si parla di varianti fino all'8% che possono non passare sotto il controllo della Regione, ci rendiamo conto che per quanto riguarda circa 1.100 Comuni del nostro territorio (la stragrande maggioranza del territorio) si tratta di una quantità ingente. Poi man mano la percentuale decresce per gli altri territori, però globalmente siamo di fronte ad un mutamento di una portata sconvolgente e ad una situazione che non è assolutamente giustificabile.
Se nel provvedimento in questione introduciamo delle norme che precisano che, in un determinato Comune, a fronte di una crescente pressione della domanda abitativa e al fatto che aumenta la popolazione, si possono fare delle varianti, questo avrebbe un senso. Invece qui si dice che tutti i Comuni, contemporaneamente e indipendentemente dalla dinamica demografica, possono attuare questi provvedimenti. L'inconveniente è che ci potrebbe essere un uso pericoloso di questo provvedimento, non da parte della generalità dei Comuni, ma sicuramente da parte di alcuni di essi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Grazie, Presidente. Nella continua illustrazione degli emendamenti alla legge regionale urbanistica si è affermato, e giustamente ribadito, il pericolo dei gravi abusi edilizi ed urbanistici che potrebbero danneggiare notevolmente il territorio piemontese minacciato dall'approvazione del provvedimento in discussione.
Penso non si possa sottovalutare, come fa la maggioranza, la tematica urbanistica in relazione ai gravissimi danni ambientali e di vivibilità perpetrati con la pericolosa politica della nuova cementazione edilizia del passato.
Tale politica urbanistica negativa che la Giunta regionale tenta di privilegiare attraverso l'approvazione di questo provvedimento urbanistico iniquo è un fatto politico grave e pericoloso.
La nostra è un'azione politica di civiltà e di progresso per sottolineare la delicatissima ed importantissima materia soprattutto per il futuro del Piemonte per evitare ai giovani, ai pensionati e a tutta la popolazione piemontese il peggioramento della qualità della vita che questo provvedimento urbanistico (L.R. n. 56/77, art. 17) darebbe al nostro Piemonte.
Come Gruppo speriamo in un radicale cambiamento di linea urbanistica della Giunta, in un più serio controllo regionale sui parametri, sulle già facili varianti ai Piani Regolatori, cioè proponiamo una diversa e qualificante linea di governo regionale dell'urbanistica e ci auguriamo che i ripetuti effetti negativi e degradanti sul territorio piemontese, che abbiamo più volte ribadito e che potrebbero verificarsi con l'approvazione del provvedimento di legge, non abbiano mai più a verificarsi, come invece si sono gravemente ripetuti nel passato.
La linea di questo provvedimento è molto grave e pericolosa e noi ci auguriamo, soprattutto per i giovani e anche per i non giovani, non abbia ad essere approvata, in quanto, diversamente, avrebbe delle conseguenze ambientali e soprattutto di vivibilità molto negative per il futuro del Piemonte, regione cerniera verso l'Europa.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Grazie, Presidente. Vorrei riprendere l'intervento che ho svolto precedentemente con alcune considerazioni sui contenuti della L.R. n.
56/77, in particolare considerando come la stessa individui i soggetti della pianificazione del territorio. L'art. 2 individua come soggetti della pianificazione innanzitutto la Regione in forza dell'art. 117 della Costituzione, in seguito le Province, poi i Comuni singoli o riuniti in Consorzio e le Comunità montane. Rispetto a questo livello in qualche modo viene subito individuata l'importanza di programmazione che la Regione assume nell'ambito e nel contesto della pianificazione territoriale.
Vengono poi individuati degli strumenti e dei livelli di pianificazione territoriale; inoltre vengono individuati, in modo ancora più definito rispetto a quanto da noi sollecitato, i contenuti del Piano territoriale che in questa legge assume un aspetto fondamentale. Non esiste alcun altro riferimento, se non questo. Invece ci troviamo in un Consiglio regionale che dovrebbe avere un livello di competenza legislativa qualitativamente alto, a dover discutere di una modifica della L.R. n. 56/77 che individua il Piano territoriale come uno strumento fondamentale di partenza per acquisire la materia dell'urbanista, nella totale assenza di discussione sul Piano regionale stesso.
Inoltre, vengono individuati dei processi di pianificazione del territorio. In particolare, a me preme sottolineare come viene individuato il Piano Territoriale Regionale, la cui discussione viene superata da quella sull'art. 17; questo strumento viene individuato in coordinamento con gli indirizzi di sviluppo economici e sociali del Piemonte, che sostanzialmente e formalmente non esistono, perché non abbiamo un Piano regionale di sviluppo.
L'unico programma di sviluppo per la nostra Regione fornito da questa Giunta (e questo ci dà anche l'idea dell'alta qualità di programmazione a cui il Piemonte sarà sottoposto nei prossimi tre anni) è una bozza di qualche pagina, con più immagini fotografate che non dati, progetti e proposte. Questo ci lascia alquanto preoccupati rispetto al futuro della Regione Piemonte: la mancanza di qualsiasi atto di programmazione.
Quindi, questo atto ed il proseguire nella sregolamentazione di leggi in mancanza, ripeto, di atti importanti - dà ancora di più l'immagine di come questa Giunta non sia assolutamente all'altezza di governare una Regione complicata e diversificata come il Piemonte.
Viene individuato il Piano Territoriale Regionale, con contenuti in atti di programmazione regionale (ancora inesistente), laddove questi siano vigenti (e questo non è il caso della nostra Regione). Si definiscono gli indirizzi generali e settoriali di pianificazione del territorio della Regione, provvedendo al riordino organico dei piani, dei programmi e dei progetti regionali di settore, nonché delle direttive e degli atti programmatici formulati dal Consiglio regionale aventi rilevanza territoriali.
Questo è uno dei nodi della legge n. 56/77: l'art. 1 individua le finalità, mentre all'art. 5 vengono individuati i contenuti del Piano Territoriale Regionale. Ciò dà l'idea di come questa discussione sia assolutamente fuori luogo ed inopportuna, in assenza di documenti di tale importanza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

L'Assessore Botta sta aspettando altri fax. Volevo ancora precisare che molte associazioni - come, ad esempio, la Confederazione Italiana Agricoltori - si sono opposte a questo provvedimento.



(Commenti del Consigliere Toselli)



CAVALIERE Pasquale

Collega Toselli, prima parlavo della Coldiretti, questa è la Confederazione Italiana Agricoltori (CIA).
La CIA sostiene che la proposta della Giunta regionale, vincolando una parte delle varianti dei Piani Regolatori Comunali considerati non strutturali dal controllo della Regione, di fatto comporta un alleggerimento burocratico nell'approvazione delle varianti di Piano.
Quindi indirizza gli amministratori locali a liberarsi, nel processo di pianificazione, da quelli che finora sono stati considerati nient'altro che lacci e lacciuoli burocratici imposti dai controllori regionali, i quali guardano dall'alto, anziché accompagnare, al di fuori di un rapporto gerarchico, gli Enti locali nel processo di pianificazione.
Vista in questa ottica la proposta può avere - loro dicono - dei risvolti positivi. Tuttavia, si impongono alcune considerazioni. I valori fissati per circoscrivere le varianti non strutturali andrebbero modulati maggiormente. Per esempio, qui si parla delle percentuali insite nella proposta originaria del provvedimento, e che erano del 5-10%.
A tale proposito, la CIA chiede: se l'obiettivo, come dichiarato nelle intenzioni dei presentatori della modifica, è quello di permettere ai Comuni di adeguare i propri Piani Regolatori in tempi accettabili alle mutate esigenze locali ed economiche, si ritiene davvero che una maggiore delegificazione vada nella direzione di risolvere il problema delle lungaggini burocratiche (che continueranno comunque ad esistere)? E qui emerge nuovamente il problema della scarsa flessibilità degli strumenti urbanistici, legato alla durata dei Piani Regolatori, lunga rispetto ai tempi decisionali sempre più rapidi imposti da questa società.
Ma tale problema può essere risolto alleggerendo delle sue responsabilità uno dei due interlocutori istituzionali del Piano o piuttosto reimpostando i rapporti tra i vari livelli istituzionali del processo di pianificazione, in modo che questi evolvano verso forme di decisione meno piramidali e più consensuali, e quindi più efficaci e rapide? In altre parole, non siamo certi che una maggiore deregulation favorirà un rapporto meno gerarchico e più orizzontale di maggiore cooperazione fra gli Enti, che è forse uno degli ostacoli maggiori alla rapidità ed efficacia del processo di pianificazione in generale e di approvazione delle varianti di Piani in particolare? Sembra, quindi, di poter affermare che il vero problema sta nel modo in cui l'attuale legge è stata applicata, piuttosto che nei suoi contenuti e nell'insterilirsi del confronto istituzionale in un rigido quanto inutile da un punto di vista decisionale, controllo burocratico-amministrativo.



PRESIDENTE

Consigliere Cavaliere, sta facendo anche la dichiarazione di voto?



CAVALIERE Pasquale

Sì, Signor Presidente, ma quando esco dal tema, mi riprenda.



PRESIDENTE

La devo riprendere quando lei è in tema, visto che ha avuto un accenno di autocritica.



CAVALIERE Pasquale

Rilevo che il Vicepresidente non ha più avuto modo di riprendermi quindi mi sono applicato. Nel senso che ieri ho utilizzato la giornata per approfondire l'argomento, e ho fatto visita a diverse zone dove sono state edificate delle villette a schiera.
La volta scorsa molti colleghi non hanno seguito con attenzione, ma il problema che ponevo era questo: come si fa - e ditemi se questo non è un paradosso della Giunta di centro-destra - a riunirsi in una bellissima villa liberty e decidere in quella bellissima villa liberty di fare le villette a schiera? E' questo il paradosso che io ponevo... Su questo l'Assessore Goglio è stato fermissimo nel dire cos'era. Ho terminato il mio intervento.



PRESIDENTE

Grazie, anche per l'economia dei tempi.
La parola al Consigliere Galli.



GALLI Daniele

Presidente e colleghi, volevo intervenire soltanto per chiedere una spiegazione. Ho sentito l'intervento dei colleghi, ma se lo raffronto a quello che era il tema dell'emendamento, non riesco a capire come mai doveva essere posta una nuova tempistica per l'approvazione del Piano. E' stato un intervento che ha spaziato in mille rivoli, però non ha spiegato come mai devono variare la tempistica relativa a quell'articolo. Si parlava di quaranta mesi e un giorno, ma nessuno ha spiegato perché devono essere quaranta mesi e un giorno. Per essere formali, per sentirmi quasi preso in giro su certi atteggiamenti che, io mi reputo di maggioranza, quindi penso di essere anche la persona che magari... Capisco che Cavaliere possa anche insistere su alcune cose in senso piacevole e scherzoso, però non reputo si possa sempre andare avanti in questi termini.
Chiedo che i signori che intervengono sugli emendamenti rimangano in tema e specifichino esattamente perché deve essere posto quaranta mesi e un giorno. Questo è l'emendamento.



PRESIDENTE

Voi avete modo di rispondere nell'emendamento in cui si parla di quarantacinque mesi e due giorni! Lo so che ci sono 24 ore in più, per adesso passiamo alle votazioni.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, su tale emendamento.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 34 votanti 33 hanno risposto SI' 4 Consiglieri hanno risposto NO 26 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere L'emendamento è respinto.
1/32/2) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea Simonetti e Cavaliere: al comma primo, le parole "dieci anni" sono sostituite dalle parole "quarantacinque mesi e due giorni".
La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

In effetti, l'obiezione del collega Galli è seria e fondata. Io credo collega Galli, che la questione sia presto detta: regolare è diverso da non regolare e il Piano Regolatore serve a regolare. Fin qui credo che siamo tutti d'accordo. Che il Polo abbia in antipatia ogni forma di regola è altrettanto palese negli atti amministrativi e legislativi che mette in campo. Credo però che a questo punto, se si introduce questa modifica bisogna ridurre i tempi di esistenza del Piano Regolatore, perché così il Piano Regolatore potrà essere formato in maniera più responsabile, tanto da non prevedere incrementi residenziali che potevano essere previsti in epoca antica, perché il fenomeno è quello che vede, soprattutto negli anni '70, a fine anni '70, delle previsioni di Piano Regolatore molto espansive. Vero collega Miglietti? Negli anno '70 i Piani Regolatori venivano fatti, poi venivano fatte anche altre cose, come ad esempio il Municipio di Collegno dove venivano decisi i Piani Regolatori... E' stata fatta recentemente dall'Assessore Leo una mostra sulla "utopia socialista", sull'utopia urbanistica nel periodo stalinista, anni '30/'50. Abbiamo speso un altro miliardo mentre bastava andare a Collegno gratuitamente, il Municipio di Collegno...



PRESIDENTE

Guardi che non è stata questa la spesa.



CAVALIERE Pasquale

Sì, Presidente, un miliardo. Ne abbiamo parlato con l'Assessore Leo anzi è stato più di un miliardo perché poi, per far apparire bene la cosa l'Assessore Leo ha aggiunto dei convegni, perché Leo applica in amministrazione il concetto evangelico del porgere l'altra guancia. Quando riceve un'offesa, cioè un'interrogazione, lui porge l'altra delibera.
Quindi, la delibera in oggetto - in proposito abbiamo presentato un'interrogazione - alla fine è costata più di un miliardo. Mentre bastava andare a Collegno, dove i predecessori del Sindaco Miglietti sono andati a copiare un edificio nella Germania dell'est, e hanno costruito il Municipio uguale e identico, ma, per la sciagura dei cittadini di Collegno, hanno copiato anche le case popolari!



MONTABONE Renato

Anche perché il Municipio lo aveva costruito Hitler e le case popolari anche.



CAVALIERE Pasquale

No, il Municipio è stato copiato. L'Assessore Leo non lo sapeva altrimenti non avrebbe speso un miliardo...



PRESIDENTE

Lei lo sa che a Collegno c'è un campo di cricket, lo sport più elitario del mondo. Vede come cambiano i costumi e anche le classi sociali!



CAVALIERE Pasquale

Questo è per i burocrati di partito. La dacia a Bardonecchia e quindi... Collega Galli, il dire di ridurre i tempi di realizzazione del Piano Regolatore serve a regolare di più.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Consigliere Cavaliere, credo che si trattasse di edifici costruiti in epoca stalinista, non in epoca socialista - credo si debba intendere in modo diverso, alcuni di noi lo intendono in modo diverso.
Rispetto al Consigliere Galli - in parte ha già risposto il Consigliere Cavaliere - sottolineo che, come avete potuto notare, abbiamo già presentato parecchi emendamenti che prevedevano anche dei tempi più brevi ma finora non è stato accolto nessun emendamento. Se fosse stato accolto un solo emendamento con periodo più breve, a questo punto non discuteremmo più questi. Ovviamente noi puntavamo anche ad una programmazione più breve - lo abbiamo detto ripetutamente. Noi tendiamo, all'interno di uno smantellamento di regole, a rafforzare, ovvero, laddove questa legge smantella, rafforziamo gli elementi di programmazione che, invece, con varianti e variantine si tende ad eliminare. Elementi di programmazione soprattutto su un aspetto serio, come quello del territorio. L'intervento sul territorio quando ha aspetti negativi perdurano nel tempo e si aggravano: si costruiscono delle cose, quelle tendono a restare e poi quando vengono abbandonate restano lo stesso (pensiamo a tutti gli edifici in rovina). E' vero che non sono più abitati, ma l'effetto negativo di questi edifici sul territorio rimane e rimane sulla vivibilità dei cittadini.
Questo spiega il motivo per cui abbiamo presentato molti emendamenti.
Abbiamo introdotto l'elemento dei giorni per far sì che ci sia una riflessione, forse la riflessione dei mesi non era sufficiente.
Introducendo i giorni speriamo che a forza di introdurre degli argomenti ci possa essere una valutazione di questi nostri argomenti che non credo siano del tutto campati per aria: speriamo che vengano presi in considerazione e si possa finalmente giungere ad un provvedimento diverso. Noi abbiamo spiegato che se l'intervento avesse avuto altre caratteristiche, ovvero il ruolo della programmazione che la Regione riveste, si poteva anche venir meno a funzioni di controllo. Noi abbiamo detto che sulle varianti, qualora si fosse seguita la strada non di scelte generiche, legate all'abitazione alle percentuali, ma di descrizione delle tipologie, potevamo assumere un atteggiamento diverso. Se in un Comune c'è l'improvvisa esigenza di rispondere ad una domanda abitativa concreta, non astratta, non generica ma motivata, si può pensare di intervenire in un determinato modo. Questo tipo di provvedimento, all'interno di determinati limiti, può non passare al vaglio della Regione; pensavamo dovesse essere questo il tipo di intervento.
L'intervento del Consigliere Cavaliere era in qualche modo in sintonia con l'ordine del giorno perché le considerazioni fatte dalla CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) avevano le stesse caratteristiche.
Già il Consigliere Moro ha ricordato che se il provvedimento mantiene queste caratteristiche noi lo segnaleremo nuovamente al Commissario di Governo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Grazie, signor Presidente, credo che nessuno della maggioranza del Consiglio regionale possa disconoscere che la discussione sulla modifica dell'art. 17 della L.R. n. 56/77, rimarca, sottolinea che si tratta di un provvedimento legislativo sbagliato e pericoloso. Vi saranno, se la legge verrà approvata, effetti molto negativi e degradanti per il territorio.
Infatti, le varianti edilizie permetteranno ai Comuni di continuare nell'abusivismo e nella cementazione.
Questo è stato già detto e ripetuto. Il degrado ambientale prolifererà sempre di più e vi saranno, ovviamente, dei gravi danni. Il provvedimento sia nei contenuti sia nella forma è indecente ed illegale. Penso che vi sarà ancora l'intervento drastico del Commissario di Governo, del resto lo ha già ampiamente dimostrato con la bocciatura precedente che annullava il provvedimento.
Mi chiedo come mai la maggioranza non programmi in materia edilizia e non entri in una logica diversa, cioè quella di impedire ai Comuni, o quanto meno di limitare ai Comuni, quelle assurde varianti, di modifica ai Piani che saranno sicuramente - ed è impossibile non condividerne i contenuti - deleterie e gravissime per il prossimo futuro, per la vita della gente, per i giovani, per coloro che dovranno proseguire nella vita di questa regione.
Come si può pensare di procedere con nuove costruzioni, con interessi di edilizia privati specifici, quindi con quello che nel passato ha significato grosse speculazioni, soprattutto grossi danni; la maggioranza deve correggere questi guasti che hanno determinato dei disastri.
Quindi il controllo regionale sulle varianti deve essere preciso, deve dare delle garanzie di salvaguardia dell'ambiente e del territorio, il che purtroppo oggi è compromesso da questo provvedimento. Invece si dà ai Comuni la possibilità di evitare i controlli e di procedere nelle probabili speculazioni, continuando in quell'opera di degrado che - come ho già detto prima - ha creato dei gravi guasti.
E' evidente che il Commissario di Governo vanificherà la legittimità del provvedimento e sicuramente lo bloccherà nuovamente, evidenziando ulteriormente l'incapacità politica di governare di questa maggioranza che se reiteresse tale provvedimento, risulterebbe comunque ridicola nei confronti del resto del Paese. E' questa una tematica importante - non lo voglio più ribadire - che ha determinato e determinerà le maggioranze e le minoranze nelle varie tornate elettorali del prossimo autunno. E quindi non può essere disattesa così come sta avvenendo.
Rimarco ancora che bisognerà che la maggioranza ne prenda atto e che convenga sul fatto che sia i parametri e sia le varianti, così come vengono proposte da questo provvedimento, sono comunque inique e pericolose.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, su tale emendamento.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 votanti 35 ha risposto SI' 1 Consigliere hanno risposto NO 30 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri L'emendamento è respinto.
1/32/3) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea Simonetti e Cavaliere: al comma primo, le parole "dieci anni" sono sostituite dalle parole "quarantacinque mesi e tre giorni".
La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Signor Presidente, si potrebbe mettere il conta-fax man mano che arrivano, come avviene nelle trasmissioni di beneficenza? In questo modo l'Assessore Botta potrebbe avere il numero esatto delle telefonate e dei telegrammi.



(Commenti del Consigliere Ghiglia)



CAVALIERE Pasquale

Collega Ghiglia, se i telegrammi sono come i fax... Ricordo che i cento fax dichiarati su La Stampa di sabato 14 giugno in realtà sono sei: un fax è di un rappresentante di un'Associazione a nome di cinquantadue Comuni mai sentiti, i quali nella loro gran parte interpellati hanno detto che non ne sapevano nulla; altri quattro o cinque fax sono in effetti di Comuni amministrati da Sindaci politicamente molto vicini all'Assessore Botta.



(Commenti in aula)



CAVALIERE Pasquale

Personalmente, ho interpellato il Comune di Barge, il quale non ne sapeva nulla.



(Commenti del Consigliere Toselli)



CAVALIERE Pasquale

Il Consigliere Toselli dice che questo è un provvedimento federalista.
So che il collega Toselli è il più grande difensore del federalismo infatti è l'unico amministratore del Piemonte che ha avuto il coraggio di contrastare le egemonie del nord-est: è andato a Venezia e ha difeso gli artigiani saluzzesi contro gli artigiani veneziani. Di questo bisogna dargli atto, pertanto non metto in dubbio la sua fedeltà federalista.
Dovete sapere che le autorità veneziane non hanno presenziato alla manifestazione guidata dal collega Toselli a Venezia, e questa è una chiara dimostrazione del fatto che hanno paura che gli artigiani saluzzesi vogliano restaurare la Fenice al posto dei veneziani. Il collega Toselli si è opposto a questa operazione ed è, credo, uno dei pochi in Italia ad aver avuto il coraggio di sfidare l'economia del nord-est.



PRESIDENTE

Lo diremo a De Rita agli Stati Generali.



CAVALIERE Pasquale

Questo mi pare un filone giusto. E' la terra di Del Noce: tutti i rappresentanti di quella terra hanno i germi di quella sapienza, di quella filosofia. Ma, al di là di questo, il collega Toselli è indubbiamente un convinto federalista, e lo leggiamo in tutte le sue prese di posizione.



PRESIDENTE

Se vuole approfittare del fatto che il tempo a sua disposizione è terminato, ne approfitti pure! La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in questo intervento vorrei sollevare una questione riguardante in particolare gli elaborati e l'efficacia dei Piani territoriali.
Gli artt. 6, 7 e 8 della L.R. n. 56/77 introducono il discorso del processo di pianificazione del territorio che viene realizzato in seguito alle valutazioni e ai progetti programmatici della Regione, quindi dell'organo preposto come soggetto di programmazione. Vengono individuati gli strumenti della pianificazione territoriale, considerando tutti i contenuti dell'attuazione dei programmi e dei piani settoriali.
In particolare, nell'ambito della pianificazione territoriale viene individuato uno degli elementi più importanti, che è la valorizzazione dell'ambiente e della sua integrità, tenendo conto anche di come lo strumento urbanistico e territoriale incide direttamente sul territorio.
Rispetto a questo tipo di valutazioni, anche tutti i fax che sono a noi pervenuti danno l'idea di come il territorio sia maturo non a forme di speculazione come si vuole far credere; da un lato, a forme di speculazioni perché è molto facile che i Sindaci e le singole comunità locali siano soggette alle pressioni dei gruppi economici, finanziari, in particolare industriali e le case di costruzione, ma, dall'altro, in particolare è maturo per dare attuazione nel territorio a quella programmazione che non c'è.
Quindi ci troviamo sempre a discutere e ci troviamo di fronte a Comuni che spesso e volentieri criticano l'Ente regionale, in particolare, per la competenza ed il ruolo che ricopre in questo governo regionale, la Giunta stessa, per lo scarso ruolo che l'Ente Regione ha con la singola comunità e con il territorio. L'abbiamo visto in diverse materie, lo vediamo per esempio anche nelle materie che riguardano la sanità e l'assistenza: il ruolo della programmazione regionale non ha alcun tipo di rapporto con le comunità locali. Cioè le indicazioni che vengono fatte pervenire dai singoli Sindaci, dalla Conferenza dei Sindaci, ecc., non hanno alcun tipo di influenza se non assolutamente sommaria e di nulla valenza sulle decisioni che poi andranno ad influire sul territorio da parte della Giunta regionale. Quindi, nonostante non esistano dei progetti veri di programmazione, la Giunta si ostina a non iniziare nemmeno un percorso che porti ad un confronto con il territorio e con le comunità locali. E non dimentichiamo che gli Enti locali più piccoli, i Comuni, sono poi quelli che amministrano direttamente determinate funzioni; penso in particolare ad alcune mansioni riguardanti ovviamente i Piani Regolatori, ma anche le funzioni socio-assistenziali ed altre, quindi sono gli Enti locali più direttamente a contatto con i cittadini.
Non ribadire o non iniziare un percorso di colloquio con gli Enti locali, e quindi con le comunità e, di seguito, anche con i cittadini iniziando un percorso anche di valutazione e di consultazione territoriale affinché la programmazione regionale possa diventare lo strumento di attuazione dell'esigenza del territorio, mi sembra assolutamente ridicolo.
E' paradossalmente pericoloso trovarsi a discutere di modifiche che vogliono snellire gli iter burocratici per i Comuni stessi, che non sono poi le esigenze - io ritengo - che i Comuni hanno e che hanno dimostrato di avere in questi anni con i colloqui che le stesse Commissioni consiliari si sono trovate a dover dibattere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

La parte del dibattito precedente - il federalismo e le regole - sono questioni importanti, anche se il problema delle regole spesso nel nostro dibattito vede assenti dei soggetti che nelle regole incidono. Noi parliamo cioè senza tenere conto che le regole vengono sempre più trasferite verso l'alto e non verso il basso; rischiamo cioè di volere un decentramento ed un federalismo mentre ci troviamo di fronte al fatto che le regole vengono trasferite altrove. Pare che vogliano vietare il bollito, che è una tradizione culturale della nostra regione; sembra cioè che l'Unione Europea interverrà perché, per la vicenda della "mucca pazza", quella carne non pu più essere commercializzata. Questo danneggerà il Piemonte anche se, da quanto ci è stato garantito, non è stato usato quel tipo di mangime che ha creato il problema. Noi verremo danneggiati da questo tipo di Ente che non rende conto...



PRESIDENTE

Adesso però non parli della mucca pazza, per cortesia...



PAPANDREA Rocco

Facevo l'esempio concreto delle regole... I nostri Governi hanno deciso di trasferire una serie di meccanismi che prima venivano legificati ad un livello più basso e si sono trasferiti più in alto. Volevo introdurre un altro elemento perché, sempre sull'argomento carni e mucche, abbiamo delle contraddizioni (qui c'è un rapporto con il discorso della delegificazione) perché poche settimane fa un altro Ente a cui sono stati trasferiti i poteri, l'Organizzazione Mondiale del Commercio, i Paesi dell'OCSE, di cui noi facciamo parte, ha stabilito che su una serie di contenziosi avrebbe deciso il direttorio dell'Organizzazione Mondiale del Commercio. Allora mentre vietano il bollito (sembra che vieteranno il commercio della testina), hanno deciso, e questa è una decisione grave già presa, che si commerciano le carni estrogene, perché gli Stati Uniti hanno fatto causa all'Europa e l'hanno vinta. Sembrerebbe quindi che quelli che tutelano la salute dei cittadini italiani ed europei non tutelino la salute dei cittadini italiani ed europei, ma facciano delle pratiche di concorrenza sleale. Abbiamo queste contraddizioni folli per cui, per tutelare i cittadini, creiamo un danno concreto ad un pezzo dell'economia del Piemonte, che è quella che si basa anche su un determinato tipo di consumo di carne, ma, nello stesso tempo, sempre per tutelare il commercio permettiamo il commercio di certe carni che sono pericolose perché (sono stati fatti studi su questo terreno) possono provocare il cancro. Pensiamo per esempio, che non in tutto il mondo l'amianto, il metallo che si usa per coibentare le vetture dei treni, è vietato; ci sono dei Paesi che ritengono che l'amianto serva nelle costruzioni. Se adesso ci sarà una causa da parte di qualche Paese che continua a pensare che l'amianto non è nocivo e la vince, come l'hanno vinta gli Stati Uniti sul terreno degli estrogeni, noi rischiamo che, per lo stesso meccanismo per cui è stato deciso che si commerceranno nei nostri Paesi queste carni, si dovrà reintrodurre l'amianto. Questo ha a che fare sia con le costruzioni sia con lo smantellamento delle regole che noi combattiamo, perché la logica dell'Organizzazione Mondiale del Commercio è esattamente questa: le regole fanno male e vanno abolite. Però, queste regole che fanno male spesso sono tutt'altro che dannose, anzi, nel caso specifico, servono proprio a salvaguardare la salute dei cittadini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Nella lunga discussione sull'urbanistica di oggi, anche quella dei giorni scorsi, emerge sempre più chiaramente l'iniquità del progetto di L.R. n. 56/77 e la sua pericolosità.
Si è ripetutamente parlato di varianti edilizie che permetteranno nuovamente abusi edilizi nei Comuni piemontesi, e quindi altri drammi guasti ambientali ed urbani per il territorio piemontese.
Credo non si debba scherzare su questi abusi edilizi, sui gravi danni urbani che sono stati denunciati, perpetrati con la politica della cementazione del passato, e poi tacere come fa la maggioranza in questo dibattito.
Nel passato da tutte le forze politiche si è preteso e voluto che venissero realizzati i Piani Regolatori come strumento prezioso per sanare guasti ambientali ed urbanistici riconosciuti tali da tutti, ed ora si vuole con il provvedimento in esame tornare al passato per distruggere il poco di costruttivo realizzato.
A me pare una grande contraddizione. Non è più possibile continuare a fare questi scempi ambientali, occorre quindi una diversa linea politica regionale urbanistica di controllo, di controllo severo rispetto a quanto è stato qui denunciato e che mi pare sia articolato ed esteso su tutto il territorio piemontese.
Ecco perché il nostro Gruppo è impegnato a combattere questa battaglia di civiltà e di cultura urbanistica per il futuro e per il bene del Piemonte e, ovviamente, non intende con questo essere tacciato di ostruzionismo, ma sensibilizzare la maggioranza che sempre più miope ed incapace non intende intervenire, senza minimamente preoccuparsi dei contenuti e, soprattutto, della delicatezza della materia.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, su tale emendamento.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 30 votanti 27 hanno risposto NO 25 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri L'emendamento è respinto.
1/32/4) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea Simonetti e Cavaliere: al comma primo, le parole "dieci anni" sono sostituite dalle parole "quarantacinque mesi e quattro giorni".
La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Voglio aggiornare i colleghi sugli ultimi fax pervenuti al sottoscritto.
Tali fax recitano: "Non voglio l'art. 17", firmato: Giovanni; "Abbasso l'art. 17", firmato: Giuseppina; "No alla modifica dell'art. 17", firmato: Mariolino; "Basta mattoni, anche quelli di Nespolo", firmato: Maria "Basta", firmato: Giuseppe.
Questi sono gli ultimi fax pervenuti alla nostra segreteria. Mi stanno chiedendo se sono veri, rispondo di sì, hanno la data, l'ora, tutto insomma, tutti possono inviare dei fax.
Presidente, le segnalo che è anche difficile con tutte queste interruzioni...



PRESIDENTE

E' difficile andare avanti con tutti i fax che lei ci legge. Vada avanti, prego.



CAVALIERE Pasquale

Sarebbe la stessa cosa se l'Assessore Botta leggesse i suoi. Anche i fax dell'Assessore Botta sarebbero come i miei, firmati da Giuseppe, Maria Mariolino, nel senso scritti da amministratori della Valle di Susa, dal Sindaco di Giaveno.
Ci ha scritto il Sindaco di Giaveno, Osvaldo Napoli, indipendente di Forza Italia, fratello dell'ex onorevole Vito Napoli. Pensate è l'unico deputato che si dichiarò contro lo scioglimento per mafia dei Comuni della Calabria. L'unico che disse che era una vergogna, fu Vito Napoli; il fratello, Osvaldo Napoli, Sindaco di Giaveno, dice che l'art. 17 è da applicare subito, insomma, del resto abbiamo, Osvaldo Napoli, Cantore tutti ci chiedono di approvare l'art. 17, sono persone della nuova politica piemontese che hanno a cuore l'imprenditoria, i cittadini piemontesi, noi non dobbiamo fare altro che prenderne atto, e cercare di rispondere a queste sollecitazioni.
La questione che volevo approfondire era la relazione tra la politica culturale del nostro Ente, Assessore Leo, e la modifica dell'art. 17. Ci sono profonde relazioni, nel senso che in un territorio, degradato urbanisticamente, ci sarà bisogno di un certo tipo di interventi culturali: questo è il problema. Nel senso che in una zona di campagna con le villette a schiera bisognerà fare un certo tipo di intervento culturale, in un'altra zona bisognerà farne di un altro. Credo che lei, Assessore, dovrebbe dirci come si configurerebbe il nostro intervento culturale in un territorio ulteriormente urbanizzato rispetto all'attuale: questo lo dobbiamo sapere.
Noi andiamo a modificare l'art. 17, costruiamo città con più case: cosa facciamo poi con la cultura, Assessore Leo? La facciamo come la facciamo adesso, facciamo la Mostra sull'architettura sovietica dell'utopia staniliana degli anni '30/'50? O l'utopia staliniana diventa la realtà attuale dell'Assessore Botta? Ho visitato quella mostra e non ho usato i biglietti gratuiti che mi ha dato l'Assessore Leo. Ho pagato il biglietto e ho visitato quei palazzi questo per non dover dire: "Mi manda il collega Leo".



PRESIDENTE

Mi manda Picone.



CAVALIERE Pasquale

Altrimenti poi dovrei chiedere i biglietti per la partita al Presidente Picchioni: se si comincia così, non ci si ferma più.



PRESIDENTE

E' vero: è una serialità pericolosa.
Consigliere Cavaliere, fa una dichiarazione di voto?



CAVALIERE Pasquale

E' una discesa pericolosa, che ci porta in Tribuna vip. Sì, faccio anche la dichiarazione di voto. Come dicevo, ho visitato la mostra, che è costata 1 miliardo e 100 milioni, quindi era giusto visitarla.



PRESIDENTE

Ogni volta che ne parla, aggiunge sempre 100 milioni. Prima era un miliardo.



CAVALIERE Pasquale

Ho detto un miliardo e più, ora l'ho quantificato. Per dimostrare che la mostra interessava a qualcuno, quando ci si è resi conto che non interessava a nessuno, si è fatto un interessante dibattito. In effetti era un dibattito di valore, molto bello: si poteva fare solo il dibattito ed evitare la mostra da un miliardo. Un dibattito da 100 milioni è un po' caro, però ne valeva la pena.
Per ritornare all'argomento iniziale, altrimenti vengo accusato di essere fuori tema, la mostra era composta da disegni che mostravano delle opere non realizzate. Questa è utopia - termine che deriva dal greco - e significa non ciò che non può mai essere, ma ciò che non è. Quindi l'utopia non è una cosa che non potrà mai essere, ma una cosa che non è adesso.
Con la modifica dell'art. 17 l'utopia diventa concretezza e quelle opere faraoniche e mirabili possono essere nel nostro territorio una cosa molto concreta.
Non so se l'Assessore Leo ha voluto anticipare i tempi, cioè fare quella mostra per "rifocillare" la nostra posizione. E' possibile che sia così e che in realtà abbia aiutato - come fa ogni tanto - l'opposizione ad opporsi a questo provvedimento? Può darsi invece che sia stato del tutto incidentale. Questo non lo so e non posso entrare nella mentalità politica dell'Assessore Leo, perché è difficile entrarvi.
Però, di fatto, abbiamo avuto in modo reale un'anticipazione di quel che può essere. E questo l'abbiamo tutti potuto riscontrare de visu almeno tutti coloro che sono andati alla mostra. Forse il collega Viglietta non è andato alla mostra, ma ha mandato il Consigliere Toselli e si è fatto raccontare. Non si sa cosa ne sia venuto fuori: sarà venuta fuori Le Cupole, ma anche quella è utopia cuneese.



PRESIDENTE

Mi pare che la sua dichiarazione di voto non sia compresa, comunque esiste.



CAVALIERE Pasquale

Sui giorni, c'entra come...



PRESIDENTE

Abbiamo capito. Soprattutto abbiamo capito quello che lei non ha detto.
La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Prima il Consigliere Cavaliere ha detto "era una strana compagnia quella che approvava l'art. 17", riferendosi a chi diceva di non sciogliere i Comuni per mafia in Calabria.
Non credo di essere un mafioso, Consigliere Cavaliere. Vorrei dirti che qui non ci sono mafiosi e quindi totalmente ci troviamo ad approvare lo stesso l'art. 17, così come ci viene proposto dall'Assessore Botta. Vorrei soltanto che prendessi un po' più sul serio questa istituzione, facendo pure la tua demagogia e la tua resistenza, però ricordandoti un principio che ci aveva tutti trascinato nell'approvare questo nuovo sistema politico: chi vince, governa.
Cerca di far governare chi ha vinto e non - con queste stupidità - di portare avanti per delle settimane un provvedimento che, alla fine, sarà comunque un'espressione di governo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Sicuramente chi vince, governa: sinora è andata così. Ribadiamo che se governare significa eliminare il corpo legislativo che esiste, questo non è un governo: è un non governo, è uno smantellamento delle regole. Semmai governa chi cerca di mantenere in piedi un minimo di regole e non chi le smantella. Non mi pareva di aver colto accuse, neanche velate, di contiguità con la mafia, bensì con personaggi di un'altra fase della storia politica.
Non credo che il rapporto tra cultura e turismo (questo provvedimento l'abbiamo già affrontato in altri momenti) sia privo di significato. Non credo che l'Assessore Leo volesse dare una veste culturale al suo provvedimento, ma credo che le cose abbiano un nesso.
Dietro quello che si intravede nella politica di questa Giunta, c'è un aspetto interessante, cioè il tentativo di spostare l'asse prevalente dell'economia piemontese, basata sull'industria, individuando altri settori che possano permettere alla nostra Regione di contrastare il declino industriale, puntando su settori quali il turismo. Per lanciare il turismo occorre una politica culturale ad ampio spettro, che parta da una valorizzazione della storia del territorio in senso lato.
A nostro avviso, la tradizione è anche cultura, per cui, ad esempio, la tradizione enogastronomica della nostra Regione può diventare un elemento che favorisce il turismo. Analogo discorso può valere per quanto riguarda la valorizzazione del patrimonio artistico del Piemonte e del patrimonio dei vecchi paesi, con quanto vi è rimasto.
Anche per questo motivo, noi ci opponiamo al provvedimento. E tra l'altro si può pensare ad una politica culturale che valorizza questi aspetti. Pensiamo al Giubileo di Roma. Si può cogliere l'occasione ed utilizzare una parte della tradizione della nostra Regione - la Sindone per far conoscere altri aspetti del Piemonte, approfittare del fatto che comunque avremo milioni di persone che verranno dall'estero nel nostro Paese, per cercare di valorizzare questo simbolo della cristianità che è conosciuto e sicuramente sarà di richiamo; si può fare in modo che oltre a questo vengano conosciuti una serie di costruzioni significative (l'Abbazia della Valle di Susa, per esempio), organizzando una serie di percorsi per valorizzare questo tipo di patrimonio. E' chiaro che se i turisti verranno e troveranno dei cantieri che costruiscono le famigerate villette a schiera nei pressi di questi luoghi, verranno una volta e non torneranno più. Se invece troveranno un tipo di politica che tende a valorizzare il patrimonio esistente e punta alla ristrutturazione e al miglioramento del patrimonio esistente, credo possa essere effettivamente, perché non è un'occasione ipotetica, è un'occasione concreta che avremo di fronte nei prossimi tre anni, un momento in cui ci sarà un'immagine del Piemonte che non è conosciuta, che verrà verificata di persona e che potrà diventare l'elemento che consoliderà il fatto che il turismo non diventi più un fatto occasionale, ma diventi un fatto permanente, che si manifesta magari non con la stessa entità, ma che avrà sia dei ritorni, ma anche il passa-parola che può aver dato il fatto di aver visitato la nostra regione e una serie di suoi luoghi significativi. Questo può portare al lancio effettivo del turismo. Secondo me, può servire molto più di molte campagne promozionali.
Però, se noi facciamo dei provvedimenti che fanno a pugni, da tutti i punti di vista, con questo, commettiamo un errore profondo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Grazie, Presidente. E' certamente materia delicatissima ed importante quella relativa alla L.R. n. 56/77 che oggi stiamo discutendo e che ovviamente stiamo illustrando con gli emendamenti proposti dal Gruppo di Rifondazione Comunista e quello del Gruppo dei Verdi. Il provvedimento della Giunta regionale, è stato ampiamente e ripetutamente detto, è grave nonostante l'ampia discussione avvenuta nell'apposita Commissione consiliare, però volevo dire e ribadire che la gravità politica del provvedimento sta nella volontà di dare carta bianca ai Comuni per cambiare i Piani Regolatori senza il dovuto controllo della Regione che - è bello ribadire - è, a mio avviso, necessario. Gli Enti locali quindi possono fare o accettare varianti su strutture e aree urbane adiacenti anche con molta disinvoltura e pericolosità e quindi possono fare e disfare quanto di positivo era stato, purtroppo, in minima parte fatto. Non si tiene quindi conto dei compiti istituzionali dovuti dalla legge n. 142/90 alle Province in collegamento ai Piani territoriali, come riferimento alle varie problematiche, come, per esempio, l'Alta Velocità. La materia urbanistica poi è fondamentale, come è già stato detto molte volte oggi, ma anche nella seduta consiliare della settimana scorsa, per la formazione delle maggioranze o minoranze nei Comuni e questo avverrà soprattutto nella prossima tornata elettorale autunnale che vedrà molti Comuni importanti del Piemonte, tra i quali quello di Alessandria e di Acqui. Come dicevo, la materia urbanistica è fondamentale anche perché vi sono delle controversie sulle quali si giocano gli assetti politici presenti e futuri, quindi non è materia di poco conto, anzi è una materia decisiva e fondamentale. Si poteva quindi discutere con la maggioranza, anche per equilibri diversi sarebbe impensabile, è già stato detto dal nostro Capogruppo, che una metropoli come Torino avesse un incremento di 20 mila abitanti, sarebbe pericolosissimo, oppure una città media di 10 mila abitanti avesse un incremento edilizio di 800 abitanti. Sarebbero problemi molto gravi che non possono non essere tenuti in considerazione.
Come Gruppo comunista siamo molto preoccupati, e lo dimostriamo, ed anche perplessi perché questo provvedimento non aiuta affatto le problematiche urbanistiche, anzi le avversa e le impoverisce. E' una legiferazione indecente, questo provvedimento, perché consente, come ho già detto, di continuare nella vecchia politica della cementazione, della speculazione edilizia che ha causato, ed è già stato ampiamente detto enormi ed irreparabili danni ambientali nel recente passato.
Faccio anche la dichiarazione di voto, quindi mi addentro nella tematica e vorrei essere ascoltato, visto che io non disturbo mai. Il provvedimento di legge non va assolutamente nella direzione di rendere i 1.209 Comuni piemontesi nella condizione ideale di migliorare la propria viabilità urbana ed ambientale, anzi, a mio avviso, li penalizzerà e quindi necessiterebbe veramente di una diversa politica urbanistica regionale, di un'inversione dell'attuale volontà politica con una drastica riduzione dei parametri in stretta correlazione con la popolazione residente.
Rifondazione Comunista non vuole fare un ostruzionismo preconcetto e strumentale; i moltissimi emendamenti servono solo per richiamare l'attenzione della maggioranza di centro-destra, che attualmente non è molto interessata, sui rischi peggiorativi della nuova legge e cercare quindi di attenuare i danni che sicuramente saranno molto gravi. E' una battaglia politica non contro i Comuni, come è già stato sottolineato, ma per migliorare l'attività urbanistica e per fermare quell'attività speculativa che creerebbe solo dei vantaggi finanziari a privati e per migliorare, invece, la vivibilità e la qualità della vita dei centri urbani piemontesi che non sono stati ancora risollevati dai gravi danni ambientali ed urbani delle precedenti politiche. Quindi, noi faremo ricorso a tutte le possibilità, agli strumenti regolamentari ed istituzionali atti ad impedire che questi gravi danni edilizi abbiano a perpetrarsi nei Comuni piemontesi.
Ricorreremo, come è già stato detto, al Commissario di Governo nuovamente per la legittimità del provvedimento, che riteniamo non conforme a quanto invece la stessa bocciatura richiedeva.
Invitiamo la maggioranza a riflettere maggiormente su questa materia e a non strumentalizzare per fini elettorali il provvedimento che, invece, è necessario correggere, ma a prendere atto dei seri rischi che un'eventuale approvazione del provvedimento creerebbe nei centri urbani e territoriali di tutto il Piemonte, per arrivare finalmente ad una più equa e corretta legge urbanistica di salvaguardia dell'ambiente e delle città. Credo che questa sia una battaglia importante a cui noi diamo un'importanza notevole sia sul piano politico che sul piano della nostra attività, e che rimarchiamo con vigore essere decisiva per gli assetti territoriali e urbanistici del Piemonte verso il 2000. Facciamo quindi una battaglia di principio su questa legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere per dichiarazione di voto.



CAVALIERE Pasquale

Innanzitutto volevo rispondere al collega Salerno che solo lui ha capito ciò che ha detto. Nel senso che il mio richiamo era teso ad osservare un vecchio sistema politico relativo a provvedimenti di una certa natura. Credo che in questo posso avere il consenso del collega Salerno nel senso che il collega Salerno ha fatto la campagna elettorale con lo slogan "Votate Salerno (non il socialista)"; non vorrei però che facesse la stessa cosa con l'art. 17: "Votate l'art. 17 (non il socialista)", perch di questo si tratta.
Era questo il senso dell'intervento, non quello che ha capito il Consigliere Salerno.
Comunque, rendo noto al Consiglio che continuano a pervenirmi fax telefonate di appoggio, stavano arrivando dieci pullman, ma l'acquazzone di poche ore fa li ha bloccati in Corso Vercelli, quindi la manifestazione è stata rinviata.
I consulenti dell'Assessore Botta, del Vicepresidente Deorsola - che argomenta sempre con arguzia tutte le questioni giuridiche più complicate a dire il vero quando mi imbatto in qualche problema giuridico e mi trovo a dovermi confrontare con quelli come l'avv. Deorsola mi sento un po' come Renzo dei Promessi sposi, nel senso che non si sa poi a chi vada il provvedimento, per chi debba essere sbrigata la matassa...



DEORSOLA Sergio

E' per questo che ti porti il consulente di Italia Nostra.



CAVALIERE Pasquale

Di Lega Ambienta, Deorsola, c'è una profonda differenza.
Dicevo, il consulente dell'Assessore Botta, a differenza di quello del Consigliere Cavaliere, è stato chi, nel bene e nel male, ha stabilito delle scelte urbanistiche nella città di Torino, e anche di una certa natura.
Voglio ricordare a tutti l'operazione della "Città Satellite", Sindona ecc., che fu presentata proprio da Picco al circolo de La Stampa nel 1974 con una conferenza stampa, grande speculazione che poi naufragò con tutti gli addentellati. Questa, purtroppo, è storia recente del nostro Paese quindi trovare coloro che hanno fatto quell'operazione per disegnare il futuro urbanistico della nostra regione lo trovo un pochino imbarazzante.



PRESIDENTE

Prima di passare alla votazione, desidero solamente ricordare all'assemblea che oggi, in circa cinque ore, abbiamo esaminato e respinto comunque votato, otto emendamenti.
Desidero anche affermare che questo tono, abbastanza lassista, nella gestione del Consiglio per quanto concerne anche la materia delle argomentazioni portate, è dovuto ad una giornata che riteniamo, auspichiamo di passaggio.
Mi auguro che le forze politiche, che sono le più attente alla soluzione di questi problemi, trovino nel contempo una soluzione che nella giornata di domani potrebbe appalesarsi sotto una forma che, come Presidente, posso auspicare condivisibile da tutta l'assemblea.
Con questo desidero altresì affermare la mia profonda preoccupazione per i lavori del Consiglio, per la stagnazione in cui noi siamo tutti quanti coinvolti, per i provvedimenti che, essendo anche stati sollecitati rimangono al palo in quanto noi non abbiamo la disponibilità temporale per poterli esaminare.
Per cui il discorso che rivolgo a tutta la minoranza è quello di trovare le compatibilità necessarie affinché questo provvedimento possa andare in porto, naturalmente nel rispetto più possibile compatibile delle singole opzioni e delle singole scelte di campo.
Però crediamo che nella giornata di domani quello che è stato un rito di passaggio, oggi si è consumato così, ringraziamo anche tutti i Consiglieri che hanno voluto allietarlo, perlomeno alleviarlo, con le loro osservazioni, deve domani trovare uno sbocco - che deve essere il più operativo possibile - altrimenti l'istituzione muore. L'istituzione muore anche invertendo le parti, facendo sì che la maggioranza domani diventi minoranza e facendo sì che i provvedimenti, che oggi vengono esaminati domani possano trovare una reazione uguale e contraria da parte di coloro che oggi siedono sui banchi della maggioranza.
Faccio un appello ai Capigruppo, alla Giunta per una disponibilità che sia dialettica, flessibile, perché, ovviamente, se i provvedimenti, gli emendamenti si susseguono, come si sono succeduti oggi, evidentemente il pronostico parla di cinque o sei mesi di discussione unicamente su questa legge.
D'altra parte - voglio che siate seri in questo momento, per cortesia l'esame regolamentare permetterebbe alla Presidenza di trovare delle soluzioni che possono essere draconiane. Però queste soluzioni sono apparentemente draconiane, riproporrebbero la stessa precarietà di quanto oggi noi verifichiamo nell'esame in questi emendamenti, e poi naturalmente non scioglierebbero il nodo politico perché, con tutto rispetto a quelle che possono essere norme regolamentari, il nodo politico esiste. Il nodo politico esiste, al di là di quelle che possono essere le esasperazioni dialettiche. Ad esempio, non accetto, Consigliere Moro, che lei continui a parlare di questo provvedimento come di un provvedimento indecente. Il provvedimento non è indecente, è una filosofia che accompagna un provvedimento che può essere accettata o non accettata, però è una filosofia - il Consigliere Cavaliere la può contestare - che ha anche un suo supporto popolare, determinato non so se dagli uomini del fax oppure meno.
Ho voluto fare questa dichiarazione perché mi dovrò assentare - ma l'orario di chiusura stabilito è per le ore 19 - e poi pongo in votazione questo emendamento.
Per cui, senza sopravalutare, ma senza nemmeno sottovalutare la questione, dopo quattro giorni di ostruzionismo, dobbiamo arrivare ad una puntualizzazione delle rispettive responsabilità, cosa che faremo domani nella Conferenza dei Capigruppo convocata alle ore 9,30, per verificare se questo è nient'altro che un fatto tattico-strumentale, oppure se in questa legge vogliamo maggiormente aggravare le istituzioni che noi tutti abbiamo il dovere di rappresentare nei confronti dei cittadini.
La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Sulle opportune, anche se non tutte condivisibili, osservazioni del Presidente, voglio ribadire la profonda contrarietà al provvedimento così come è stato proposto.
Noi non abbiamo mai inficiato la necessità di un diverso rapporto tra i Comuni e la Regione in ordine all'approvazione degli strumenti urbanistici in genere. Il provvedimento, così come è stato proposto e trasformato, si configura come un'altra cosa, di diversa natura e di diversa entità, che produce modificazioni evidenti nel territorio della nostra Regione.
Il nostro tentativo di mettere questo al centro del ragionamento, a fronte di dichiarazioni del Presidente della Giunta regionale che afferma che non voleva essere questo l'intento del provvedimento, sino a questo momento non è riuscito, nel senso che si è continuato a sostenere che è un provvedimento finalizzato a ridurre gli intralci burocratici dei Comuni, e non ciò che è in realtà.
Noi ci siamo resi disponibili a ragionare, tant'è che non è stato nostro il diniego al dialogo, alla cosiddetta mediazione. La mediazione è venuta meno quando si è evidenziata la natura e le motivazioni reali del provvedimento. Non ci sottraiamo alla possibilità di ragionare sulla necessità di un rapporto diverso tra Regioni e Comuni per l'approvazione degli strumenti urbanistici, anche perché non credo che si sia mai rappresentata nel nostro atteggiamento istituzionale la volontà di svilire le istituzioni. Anzi, questo atteggiamento di netta, di grande opposizione al provvedimento in discussione è per noi un grande riconoscimento del valore istituzionale. Altro sarebbe il non riconoscere il ruolo istituzionale di quest'aula: la usiamo nel suo senso più alto e più rispettoso del vedere esprimere le scelte da farsi.
Siamo in presenza di un provvedimento molto combattuto nella società perché abbiamo due concezioni nettamente opposte che si confrontano.
Nonostante l'alluvione, i dissesti e tutto quello che è successo nella nostra regione, abbiamo alcuni amministratori (comunali, regionali e provinciali) che intendono l'urbanistica in maniera espansiva e speculativa per il territorio, e altri che ritengono invece necessaria una svolta sul territorio. Queste sono le due opzioni che si confrontano nella società piemontese, e non solo in questo momento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Le osservazioni svolte prima dal Presidente ci inducono - come detto dal Consigliere Cavaliere - a fare una prima riflessione in preparazione all'incontro di domani, ed è opportuno che sia una riflessione pubblica perché credo che questi ragionamenti debbano essere trasparenti.
Giustamente il collega Cavaliere ha posto delle questioni di fondo ritengo che la verifica per cercare di mediare queste posizioni di fondo debba essere di carattere politico, quindi debba svolgersi in una sede istituzionale.
Il collega Cavaliere pone un problema che risponde ad una logica, credo condivisa anche da parte dei proponenti del provvedimento. Con questo provvedimento si tratta di rispondere alle esigenze che pone l'economia alle Amministrazioni comunali in termini di modifica degli strumenti urbanistici; oggi il problema è come cambiare i Piani Regolatori e non più di come farli.
Il collega sottolinea in modo più marcato un'esigenza condivisa, che è quella che questo sviluppo deve essere compatibile con la tutela ambientale: questo mi sembra il ragionamento di fondo.
In sede di discussione in Commissione sono stati compiuti sforzi notevoli per dare questo tipo di garanzie, ovvero come rendere compatibile questa possibilità di sviluppo edilizio per rispondere alle esigenze che pone l'economia, che pone il mercato con la tutela ambientale.
Probabilmente non siamo riusciti a dare queste garanzie.
Allora, se bisogna pensare ad una soluzione per uscire da questa situazione di pantano in cui ci troviamo, questo problema va posto al centro. Cioè, siamo in grado di precisare meglio alcune questioni che rispondono, più di quanto è stato fatto nel provvedimento, a questa esigenza del collega Cavaliere, ma anche da parte di Rifondazione Comunista? Il problema reale è questo, ma occorre partire da alcune constatazioni.
E' chiaro che la polemica dell'opposizione drammatizza forse più del necessario alcuni fatti. Il controllo del territorio o la funzione svolta dalla Regione in questi anni non ha certo consentito una tutela ambientale anche se l'ha fatto la Regione. Assolutamente! Non credo che le nostre città siano delle belle città. C'è sì un problema urbanistico, ma c'è anche un problema di qualità edilizia.
Allora, se si drammatizza questo fatto, siamo in errore, perch obiettivamente il trasferimento di alcune competenze alle Amministrazioni comunali non provoca immediatamente il peggioramento: credo che peggio di così non si possa andare! Siamo d'accordo sul fatto (e questo è l'altro problema) che occorre dare, perché lo prevedono le leggi - ma credo che questo risponda ad un principio abbastanza diffuso - un senso alle autonomie locali in termini di competenza sul problema del territorio. Cioè, non si può demonizzare il fatto di responsabilizzare gli amministratori comunali.
A mio parere, se sulle questioni di fondo (lo sviluppo compatibile con la tutela ambientale, la responsabilizzazione degli amministratori, ecc.) c'è una volontà di procedere in questo senso, senza magnificare la situazione passata, che non è magnifica, probabilmente è possibile trovare un punto di incontro. Badate bene: il problema di un percorso normale di questo provvedimento non si risolve (lo dico per chi si illude) attraverso una modifica dei parametri.
Non credo che questa sia la soluzione, perché il Consigliere Cavaliere ha posto delle esigenze diverse, che lui non ha approfondito, perché non era in Commissione, che ha posto il collega Chiezzi, che era quella di precisare prima quali sono le varianti parziali. Poi, per motivi diversi a me pare la più logica - abbiamo scelto un'altra strada; è questo lo spazio possibile. Se non c'è questo spazio e questa volontà attorno a queste questioni politiche di fondo, credo che la riunione dei Capigruppo di domani sarà una riunione inutile. Suggerirei al Presidente, che domani presiederà la riunione, di porre innanzitutto queste questioni di fondo.
Una volta definite tali questioni, credo che la possibilità della definizione di un percorso accelerato sarà conseguente, ma non si possono demonizzare gli amministratori comunali come i soggetti, gli attori principali della speculazione edilizia. Questo assolutamente da parte di tutti, perché non è serio, non è corretto. Spero ci siano stati degli "scivolamenti" su alcuni toni usati. Se su questo c'è una comune volontà politica, allora possiamo pensare a soluzioni, ma se non c'è, credo non ci sia altra strada possibile che quella di continuare per mesi in questa situazione che obiettivamente non è simpatica, ma non c'è altro percorso possibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Sarò breve. Non intervengo nel merito del dibattito perché è già stato sviluppato; io mi rendo conto che probabilmente ha ragione il collega Saitta, cioè che nel corso del dibattito per alimentare le questioni magari si estremizzano anche certe posizioni. Questo lo condivido, però vorrei ricordare che, fin dall'inizio, come Rifondazione Comunista, ho dato una disponibilità a discutere e non credo sia responsabilità nostra se non si è giunti al livello che sin dal primo giorno era possibile ottenere. Ci auguriamo che domani, nel corso dei lavori della Conferenza dei Capigruppo si possa riprendere quel filo che noi abbiamo dato la disponibilità, da sempre, a riprendere. Credo vada discusso questo e forse valga anche la pena di fare una riflessione più in generale sul nostro modo di lavorare questo lo credo anch'io perché nessuno di noi intende svilire il ruolo di questa assemblea, tutt'altro. Noi domani verremo alla riunione con lo scopo di cercare di superare questo momento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Brevemente, Presidente, perché io ritengo che dopo questa sua riflessione estremamente opportuna, che non era rivolta necessariamente soltanto ai banchi della minoranza, anche qualche esponente di maggioranza debba dire la sua. Sono convinto che, al di là della forma che si è in questi giorni usata, quella dell'ostruzionismo, legittima, per non arrivare alla votazione di un provvedimento che tutti, visto da una parte o dall'altra, ritengono di estrema importanza, sia utile un minimo di riflessione anche pubblica, al di là di quanto poi nelle segrete stanze i Capigruppo domani mattina potranno fare.
Io sono convinto che, oltre a quanto richiamava il collega Saitta prima, un'altra cosa vada sottolineata in questo momento, cioè, oltre alla non criminalizzazione dei responsabili degli Enti locali, quella di responsabilizzare gli Enti locali rispetto a questa materia. Noi sappiamo che i responsabili della tutela del suolo sono primariamente i Sindaci, già oggi, però forse non hanno gli strumenti da parte loro per tutelare lo stesso suolo. Quindi, quando in questo momento cerchiamo, attraverso le modifiche dell'art. 17, di sburocratizzare, è stato richiamato da parte delle minoranze in questi giorni mille volte che questa non era la soluzione ai problemi degli Enti locali, noi riteniamo non soltanto porre in capo agli Enti locali quello che è il potere di assumere certe decisioni, ma anche la responsabilità di assumere delle decisioni che, in qualche caso, potrebbero essere anche risolutive rispetto alla tutela del suolo successivamente. Quindi, quando si parla di parametri, di percentuali, credo che non si debbano intendere quelle percentuali necessariamente al massimo, ma "fino a", laddove c'è l'esigenza che avvengano "fino a", e quindi qui è la responsabilizzazione del rappresentante, del Sindaco, dell'Amministrazione comunale di intervenire "fino a... anche niente", o "fino anche a meno uno".
Credo che questo potrebbe essere oggetto di riflessione domani mattina nella riunione dei Capigruppo, per fare in modo di non ritrovarci in quest'aula domani mattina a perdere esclusivamente del tempo. Se noi troviamo, nella riunione di domani mattina, quei punti di contatto che ciascuno di noi ha, probabilmente possiamo marciare speditamente facendo un servizio maggiore alla popolazione del Piemonte e non solo, come qualcuno intende, alle Amministrazioni locali.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Mi permetto di svolgere alcune considerazioni sull'appello fatto dal Presidente del Consiglio e raccogliere o sottolineare alcune considerazioni fatte dai Consiglieri intervenuti in merito alla comunicazione del Presidente del Consiglio.
Dichiaro fin da adesso la disponibilità da parte della Giunta, nella riunione dei Capigruppo di domani mattina, di trovare un percorso. Devo però anche dire con chiarezza - e in questo mi trovo d'accordo con il Consigliere Saitta - che questo percorso deve avere un parallelismo con la legittima posizione del governo di questa Regione, perché un aspetto che voglio sottolineare in questa occasione è che noi siamo il governo della Regione Piemonte e abbiamo il compito e il dovere di governare questa Regione attraverso atti legislativi importanti come l'art. 17.
Questo provvedimento ha visto un dibattito molto acceso che noi abbiamo raccolto e abbiamo dichiarato la disponibilità ad accogliere alcune istanze che ci venivano poste su questo articolato da parte di Rifondazione Comunista, ma è indubbio che con poca responsabilità l'opposizione abbia in un certo senso il desiderio di strumentalizzare questa situazione a fini di carattere politico.
Rimango piuttosto perplesso di fronte a certe dichiarazioni del Consigliere Cavaliere, soprattutto proiettate a difendere lo sviluppo indiscriminato che questo provvedimento eserciterebbe sul territorio. I paladini e i cavalieri della Tavola Rotonda fanno parte di un'altra epoca proprio grazie al grande lavoro che il suo movimento ha fatto negli anni passati, la sensibilità sul problema dell'ambiente è ormai un fatto culturale che appartiene a tutti, non appartiene solo più ai Verdi. Io ritengo di avere una sensibilità sulle tematiche ambientali che non è forse così approfondita come quella che ha lei, ma indubbiamente è una sensibilità che ritengo sufficiente per evitare quei disastri che sono successi in questi anni, dal punto di vista dell'edilizia, sul territorio piemontese. Perciò questo ergersi ad unici paladini in difesa dell'ambiente secondo me non dovrebbe neanche più essere necessario perché, sempre ritornando alle considerazioni fatte dal Consigliere Saitta, probabilmente c'è un difetto di comunicazione, a me tanto cara, perché questo provvedimento contiene già molti elementi di controllo che garantiscono in maniera quasi certa che non si possono verificare le cose che lei in questi giorni, attraverso tutti i suoi interventi, ha tentato di configurare.
Pertanto, ci deve essere, da parte del Consigliere Cavaliere e da parte del Gruppo di Rifondazione Comunista, la volontà ad approfondire e capire che questo è un provvedimento che legittima i Sindaci e li responsabilizza non li mette nella situazione di fare disastri, come voi continuate a sostenere.
Prima sosteniamo che siamo contro la responsabilità dei Sindaci e poi vogliamo inserire il controllo delle Province. Obiettivamente c'è in questo percorso, che è frutto di una mediazione di carattere politico, una contraddizione di fondo.
Credo che i Sindaci abbiano tutte le caratteristiche, le professionalità e le capacità per gestire, in senso ordinato, lo sviluppo del territorio. Togliendo loro quello che viene da più parti indicato come l'elemento di grande criticità, cioè il rapporto eccessivamente burocratico con l'ente superiore che è la Regione, i Sindaci potrebbero assumere quei provvedimenti che sarebbero utili per i cittadini che loro rappresentano.
Il Gruppo di Rifondazione Comunista e il Gruppo dei Verdi devono comprendere fino in fondo lo spirito di questo provvedimento.
Non è uno spirito - e mi riferisco al Consigliere Cavaliere - per dare agli amici degli amici la possibilità di costruire le villette a schiera perché se vogliamo sintetizzare il contenuto di tanti suoi interventi Consigliere Cavaliere, si può evincere questo. Non è quello lo spirito del provvedimento, ma di delegare a persone, che noi riteniamo abbiano tutte le caratteristiche per gestire in maniera corretta lo sviluppo del loro territorio, certe indicazioni e certe regole.
C'è la necessità di specificare meglio quali sono queste regole? Si è detto che con un ordine del giorno questo è possibile farlo.
Sulla modifica dei parametri o degli indici sono d'accordo con il Consigliere Saitta che non si risolve il problema.
E' indubbio che quello che deve cambiare è l'approccio a questo tipo di problema. Se lei, Consigliere Cavaliere, continua a rimanere sulla posizione che questo provvedimento serve semplicemente a cementificare il Piemonte, è ovvio che staremo qui il tempo necessario per arrivare alla conclusione del provvedimento.
Comunque la maggioranza, a differenza di quello che lei può pensare Consigliere Cavaliere, su questo provvedimento è determinata. Dobbiamo stare qui quattro mesi? Staremo su questo provvedimento quattro mesi! In modo che si capisca che il provvedimento in esame, dal punto di vista politico, dal punto di vista concettuale, dal punto di vista filosofico noi lo vogliamo. Ma non per dare la possibilità di costruire le villette a schiera agli amici degli amici - come lei, Consigliere Cavaliere ha detto ma per rendere più fluente e più responsabilizzata la gestione del territorio della nostra Regione.



PRESIDENTE

Rendo noto al Consiglio che la Conferenza dei Capigruppo, convocata domani, 17 giugno, alle ore 9,30, è spostata alle ore 10.
Credo che la maggioranza abbia interesse a riunirsi, in modo che alle ore 10 ci possa essere anche una valutazione complessiva, se non conclusiva, rispetto alle argomentazioni portate in questo Consiglio.
Pertanto la convocazione del Consiglio è rinviata dalle ore 9 alle ore 10. Preghiamo gli uffici del Consiglio di avvertire i Capigruppo assenti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico sull'emendamento n. 1/32/4).
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI' 4 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri L'emendamento è respinto.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19)



< torna indietro