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Dettaglio seduta n.14 del 03/10/95 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari dell'11, 13, 25 e 31 luglio 1995 si intendono approvati.
Comunico inoltre che sono stati distribuiti ai Consiglieri, prima dell'inizio della seduta odierna, i processi verbali delle adunanze consiliari del 19 settembre 1995, i quali verranno posti in votazione nel corso della prossima seduta.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interpellanza n. 10 dei Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti relativa all'Ospedale Maria Vittoria di Torino


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 10 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Moro Papandrea e Simonetti.
Risponde l'Assessore D'Ambrosio.
D'AMBROSIO, Assessore alla sanità Le interrogazioni ed interpellanze sull'Ospedale Maria Vittoria, in verità, sono più di una; io preferirei andare per ordine, ma se volete le accorpiamo.
SIMONETTI Andiamo pure per ordine.
D'AMBROSIO, Assessore alla sanità L'interpellanza n. 10 chiede quali interventi di adeguamento della struttura sono attualmente in atto e con quali tempi andranno a compimento inoltre, interpella la Giunta regionale se intenda destinare rapidamente le risorse necessarie per la ristrutturazione del nosocomio e se intenda risolvere la questione della centrale termica Birago di Vische strettamente collegata all'Ospedale Maria Vittoria, in quanto, nel momento in cui si potrà disporre di posti letto al Birago di Vische, migliorerà di molto la situazione di affollamento dell'altra struttura.
La situazione dell'Ospedale Maria Vittoria penso sia nota a tutti: a fronte di un bacino di utenza di circa 350.000 persone, i posti letto sono 320; tuttavia, quello che è più grave, è che si tratta di un ospedale nel quale, per molto tempo, c'è stata una vera e propria anarchia dal punto di vista gestionale. Tutto ciò è avvenuto - mi permetto di dirlo all'assemblea, non certo ai colleghi di Rifondazione Comunista - perché la gestione è stata sempre partitica, quel tipo di gestione - mi permetto di ricordarlo - che in tutta Italia, ma soprattutto in Piemonte, ha dilapidato risorse economiche ed umane notevolissime.
Per quanto riguarda i finanziamenti in atto per il Maria Vittoria, con deliberazione della Giunta regionale del 16/11/1993, sono stati attribuiti all'ex USSL TO IV, oggi Azienda n. 3, L. 3.500.000.000, per il completamento della rianimazione, l'ampliamento del DEA e la ristrutturazione di alcuni reparti. Il Direttore generale supplente dott.ssa Flecchia, ci ha assicurato che entro sette-otto mesi saranno ristrutturati (e quindi se ne potrà usufruire) i reparti di pediatria e medicina, rispettivamente con altri otto e dieci posti letto.
Successivamente, con deliberazione della Giunta regionale del 5/8/1994 sono stati attribuiti i fondi destinati alle emergenze strutturali degli ospedali della città di Torino; per quanto riguarda il Maria Vittoria, sono stati attribuiti in conto capitale L. 4.100.000.000 per il rifacimento del Pronto Soccorso, il completamento della rianimazione, la messa a norma delle sale operatorie, la realizzazione dell'unità di terapia intensiva coronarica, nonché le attrezzature per l'unità di terapia intensiva coronarica, per le sale operatorie di oculistica, di ostetricia, di urologia, di ortopedia, di otorino e di chirurgia plastica. Inoltre nell'art. 20 della famosa legge n. 67/88, per il Maria Vittoria sono previste nel primo triennio L. 10.500.000.000 che, in realtà permetterebbero una ristrutturazione pressoché completa.
Per quanto riguarda la situazione dell'iter progettuale della ristrutturazione della centrale termica del Birago di Vische, debbo dire che la storia del Birago è anch'essa lunga; inizia, in realtà, nel 1984 quando viene approvato un progetto generale di L. 13.250.000.000. Nel 1987 viene approvato un primo lotto funzionale e funzionante, per un importo totale di L. 6.911.000.000; l'inizio dei lavori data 1989, quindi sono passati sei anni. Questo primo lotto è pressoché ultimato; mancano - questa è la richiesta pervenutaci nel settembre scorso - L. 1.500.000.000 per terminare la centrale termica e per le attrezzature. La Giunta si impegna a reperire questa somma, anche perché, una volta ultimata, la struttura del primo lotto darà la possibilità di disporre di 76 posti letto (12 di day hospital, il resto per lungodegenza), permettendo di trasferivi i 20 posti di neurologia del Maria Vittoria; si avrà così un incremento di posti letto nell'ospedale.
Per quanto riguarda l'iter e la definizione dell'edilizia sanitaria in Piemonte, è intenzione mia e del collega Assessore Gallarini presentare in Giunta lunedì prossimo un progetto di ricognizione ed esame delle pratiche in materia di edilizia sanitaria relative agli anni 1985/1994, giacenti presso l'Assessorato alla sanità, nonché di controllo di quanto è stato ultimato e quanto deve ancora esserlo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.
SIMONETTI Rispetto alle domande poste, c'è una certa soddisfazione; il problema è la garanzia dei tempi. Lei, Assessore, ha detto che sono state stanziate L.
4.100.000.000 per il rifacimento del Pronto Soccorso, delle sale operatorie, ecc., ma il problema - ripeto - sono i tempi.
Parlando della centrale termica di Birago di Vische, lei ha detto che il problema, sorto nel 1984, si è poi protratto fino al 1989. Se non sbaglio, questa centrale termica è stata presa come punto di riferimento per sopperire ad una mancanza di posti letto dei quali aveva necessità l'Ospedale Maria Vittoria; è dunque ora necessario che entri in funzione immediatamente. In base a quello che lei mi ha detto, le disponibilità ci sono; bisogna vedere se queste si protrarranno nel tempo oppure se ci saranno subito, cioè io credo che la garanzia dei tempi sia la cosa essenziale per portare avanti il progetto che lei dice essere presente.
Approfitto di questa occasione per evidenziare altre situazioni, per esempio quella degli Ospedali Valdesi. Sembra che l'Ospedale Maria Vittoria, per sopperire alla mancanza di posti letto, abbia iniziato delle forme di convenzionamento con queste strutture. Vorrei capire se tali forme di convenzionamento con queste strutture servono e se hanno avuto efficacia; gradirei inoltre avere i dati relativi al numero dei ricoverati che provengono dall'Ospedale Maria Vittoria e che sono stati lì ricoverati.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 17 dei Consiglieri Masaracchio e Mancuso relativa alle deprecabili condizioni igienico-sanitarie dell'obitorio ed annessi dell'Ospedale S. Biagio di Domodossola


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 17, presentata dai Consiglieri Masaracchio e Mancuso, alla quale risponde ancora l'Assessore D'Ambrosio.
D'AMBROSIO, Assessore alla sanità Riprenderemo in seguito il discorso con la Consigliera Simonetti in merito ai posti letto che siamo riusciti a reperire per supplire alle deficienze dell'Ospedale Maria Vittoria.
L'interrogazione dei Consiglieri Masaracchio e Mancuso riguarda le deprecabili condizioni igieniche dell'obitorio e delle sale mortuarie dell'Ospedale S. Biagio di Domodossola. Il fatto increscioso risale al giugno scorso, quando sono deceduti quattro giovani (di Trecate) ed una cittadina francese; pare che in tale occasione vi siano state delle deficienze dal punto di vista igienico nella sala settoria e nelle quattro sale mortuarie di cui è dotato l'Ospedale di Domodossola.
Sono stato personalmente a Domodossola e, in tutta sincerità, debbo dire che la situazione non è così deprecabile come viene presentata dall'interrogazione. E' indubbiamente una struttura vecchia, che va rimodernata, ma vi assicuro che, nel luglio scorso, sia la sala settoria che le quattro sale mortuarie (dotate anche di tre celle frigorifere) sono state tinteggiate e, cosa ancora più importante, sono stati posti degli aspiratori d'aria nella camera mortuaria ed è stato potenziato l'impianto di aspirazione e ricambio dell'aria nei locali della sala autoptica.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Masaracchio, che interviene in qualità di Consigliere interrogante dai banchi del Consiglio.
MASARACCHIO E' tutto possibile, quando si passa da una condizione all'altra. Tra l'altro, ne approfitto per dire che non mancano le riunioni politiche in seno alle quali, magari per essere più o meno graditi al proprio uditorio si afferma che questa Giunta è così freneticamente inconsistente da avere un Assessore come il sottoscritto che interroga se stesso. Ciò dimenticando che nelle lungaggini politiche (se lungaggini sono state) che ci hanno portato alla formazione della Giunta è accaduto anche che chi ha una certa attenzione verso i problemi della comunità non aspetta tempo per vedere di persona come regolare le cose. E ci sta accadendo di vederne tante, di cose da regolare! Forse per la discrezione che ci caratterizza, abbiamo anche detto a noi stessi che il tanto che si verifica nell'Amministrazione non deve essere addebitato del tutto ai politici: quanto meno abbiamo questa capacità di capire come stanno le cose.
Per quanto riguarda l'interrogazione in questione, la risposta del collega Assessore altro non è stata che una constatazione del fatto che dopo quello che è accaduto, quanto meno il pavimento dell'obitorio è stato pulito, credo che sia stato anche lustrato. Le formiche possono anche essere state portate sul corpo martoriato di quei giovani dalla scarpata della strada in cui si trovavano dopo l'incidente (tra l'altro per quell'incidente era stata fatta anche un'altra interrogazione, perché di morti lì ce ne sono stati tanti e qualcuno deve pur capire che le strade in ogni caso, non debbono essere fatte in maniera tale che poi l'avventatezza o la sventura facciano correre quei rischi); tuttavia, i dirigenti dell'Ospedale - anch'io come Assessore mi sono recato sul posto hanno lamentato il fatto che, per soli 3 o 4 milioni, non si attrezza quella camera mortuaria come si dovrebbe.
E' vero che si tratta di un piccolo ospedale (non è un'Azienda ospedaliera), per cui quella è una struttura non adeguata, ma è anche vero che in quella zona non mancano gli incidenti e capita spesso che i deceduti debbano essere collocati ove possibile, anche in locali adiacenti; non di rado, capita che quelli che sono già nella bara debbono stare nel cortile magari sotto il sole cocente, offrendo uno spettacolo immorale, quanto meno agli occhi dei familiari (della mamma, del papà, della fidanzata). Bisogna anche capire queste cose! Gli aspetti morali non sono soltanto di natura etica, sono anche di natura direttamente viscerale, sebbene io ritenga che i sentimenti dei genitori non siano soltanto sentimenti viscerali.
Quella condizione ci riporta a ribadire il concetto che la legge che ha riformato la sanità prevede - e se n'è fatta menzione nel dibattito - che le strutture pedemontane debbano e possano avere un'organizzazione sanitaria diversa, magari creando una tripolarità o una bipolarità ospedaliera. Si era detto che, in ogni caso, si sarebbe provveduto; adesso io mi chiedo quale sarà la soluzione rispetto a Verbania, Domodossola e Omegna, perché quando è accaduto il grande incidente in una sola volta sei persone sono scomparse dalla realtà della vita e buttate lì.
Quindi, caro collega Assessore, la lettura della presa d'atto di come stanno le cose, perché tutto il resto è impossibile farlo da qui a domani può dare adito anche ad una risposta per la quale possiamo dire: "Benissimo, non siamo soddisfatti, ma ne prendiamo atto". In ogni caso, io credo che da qui a poco non bisognerà soprassedere a taluni aspetti della nostra sanità in questo momento così delicato e avremo anche modo di denunciare altre deficienze piuttosto pesanti.


Argomento: Sistema informativo regionale

Interpellanza n. 29 dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea relativa alla richiesta di chiarimenti su iniziative del Presidente della Giunta regionale in ordine alle strutture informatiche regionali e al rapporto Regione-CSI


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 29 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Papandrea, cui risponde il Presidente della Giunta, on. Ghigo.
GHIGO, Presidente della Giunta regionale I Consiglieri Chiezzi e Papandrea hanno presentato questa interpellanza in relazione, credo, alle notizie apparse sui giornali nel mese di luglio a seguito di una mia affermazione a proposito del CSI che aveva suscitato una polemica giornalistica da parte anche del Presidente del CSI, il Sottosegretario Zanetti.
La mia affermazione era di carattere generale, nel senso che per quanto concerne gli aspetti relativi al settore informatico a livello regionale io mi ero permesso di esprimere un concetto di carattere generale che aveva il significato di particolare attenzione e di valutazione generale su un servizio che non necessariamente doveva essere fornito in senso monopolistico dal CSI. Avevo espresso la mia opinione che consisteva nella considerazione - ripeto - di carattere generale che un servizio che la Regione deve acquisire deve avere principalmente due caratteristiche: la prima, imprescindibile, che deve essere fornito al giusto prezzo di mercato; la seconda, altrettanto imprescindibile, che questo servizio deve essere, dal punto di vista tecnologico, innovativo, nel senso che deve essere un prodotto sul mercato.
Tutto questo era successo nel mese di luglio e nello stesso mese di luglio e nei successivi mesi di agosto e settembre si è approfondito in maniera dettagliata il rapporto con il CSI. Abbiamo avuto degli incontri con i responsabili del CSI nella persona del dottor Rovaris e abbiamo intrapreso ad oggi un rapporto di collaborazione e di fiducia, salvo restando che in questi incontri io ho avuto modo di esprimere ai responsabili del CSI la totale disponibilità da parte della Regione e il fatto che non esiste alcun tipo di pregiudiziale nei confronti di questo ente strumentale in relazione a due aspetti che però continuo a ritenere ineluttabili, cioè che il CSI ci deve fornire dei servizi ad un costo di mercato e tecnologicamente nel mercato.
Questo da parte del CSI mi è stato garantito, non abbiamo ancora intrapreso alcuna particolare valutazione su quelli che sono i progetti di informatizzazione della Regione, ma in sostanza l'atteggiamento che la Giunta ha assunto nei confronti del CSI, dopo questo primo scambio di opinioni attraverso i mezzi di informazione che avevano trasferito cose poi non completamente esatte, è oggi di collaborazione e di consultazione nell'ambito di alcuni progetti che la Giunta sta portando avanti. C'è un coinvolgimento del CSI e l'assoluta disponibilità da parte loro a fornire una collaborazione.
Rimane comunque il fatto assolutamente certo che nel momento in cui la Regione dovrà fare degli appalti per assegnare dei lavori nel settore informatico il CSI sarà sicuramente un interlocutore, ma sarà un interlocutore che dovrà, secondo le regole dell'appalto, "guadagnarsi" la fornitura con quei due principi che, come ripeto e sottolineo, ritengo ineluttabili: prezzo di mercato e valore tecnologico del prodotto.
Nell'interpellanza si fa ancora riferimento a due aspetti.
Il primo è relativo alle risposte che il prof. Giuliano Amato avrebbe dovuto fornire rispetto ad una sollecitazione da noi evidenziatagli rispetto al discorso dell'antitrust. Ho qui la lettera che ho inviato al prof. Amato che posso fornire in copia agli interpellanti in modo che possano verificare il tipo di considerazioni che ho chiesto di dirimere al prof. Amato, però ad oggi non ho ancora ricevuto risposta da parte di questo ente antitrust che deve fornire tali risposte.
L'altro aspetto sottolineato nell'interpellanza dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea è di sapere quali sono gli altri poli informatici piemontesi ai quali noi facciamo riferimento o rispetto ai quali abbiamo particolari pensieri. Devo dire che onestamente non ce n'è nessuno, nel senso che noi abbiamo ripreso questo rapporto con il CSI e allo stato attuale delle cose anche perché non siamo ancora entrati in merito ai progetti in senso specifico a livello di informatizzazione, non abbiamo contatti con nessuno se non con il CSI.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, che dire? Il Presidente Ghigo fa qualche passo indietro rispetto alla superficiale iniziativa presa a luglio, però lo fa in modo ancora parzialmente incompleto e contraddittorio.
La situazione rimane questa: il Presidente Ghigo ai primi di luglio con irruenza e senza alcuna meditazione, rilascia dichiarazioni molto nette alla stampa che evidentemente derivano da qualche fatto o qualche informazione di cui il Presidente era a conoscenza e che lo induceva ad esprimere chiaramente delle opinioni che presupponevano la recisione dei rapporti con il CSI o comunque una critica pesantissima nei confronti dei rapporti che la Regione Piemonte aveva tenuto nei confronti del CSI.
Ora, l'affermazione c'è stata, la posizione del Presidente è stata presa; possiamo anche dire, a scusante di un comportamento di questo genere, che una sorta di superficialità di comportamento era insita nei primi giorni di governo, tutto quel che si vuole, ma senz'altro se il Presidente Ghigo ha detto queste cose, qualche motivo l'avrà avuto: per pensare le cose che qui - ecco la contraddizione - ha ancora ripetuto, sia pure in forma indiretta, perché qui il Presidente Ghigo ha ripetuto che la Regione Piemonte deve acquisire questi beni e servizi al giusto prezzo e con tecnologie innovative. Affermazione che, detta in questa sede e a rimorchio di quella presa di posizione, induce a pensare che il Presidente Ghigo ritiene che questo, nei rapporti Regione-CSI, non sia accaduto o non sia sempre accaduto o almeno una volta non sia accaduto. E allora probabilmente, viene da pensare che nell'opinione del Presidente Ghigo allora e oggi (sia pure, oggi, in forma attenuata) ci sia questo pensiero che può essere un'informazione o una conoscenza di dati di fatto.
Su questo punto penso che ombre non dobbiamo lasciarne. A me dà fastidio sentire dire qui in forma indiretta che: "Eh! Sì, sì. I lavori si possono anche prendere, ma bisogna dargli al giusto prezzo, non bisogna pagarli di più e le cose devono essere innovative".
Allora: affermazioni di questo genere o non vengono fatte, o, se vengono fatte, bisognerebbe andare fino in fondo e dire: "Se questo è successo"; perché se è successo si giustificano; ma se non è successo è una pura intenzione di comportamento corretto, che può essere fatto su qualunque cosa.
Ma che così non sia di certo lo dimostra l'iniziativa concreta che il Presidente Ghigo, sempre con irruenza, ha preso l'indomani o il giorno precedente queste sue dichiarazioni contro il CSI, che è la lettera scritta ad Amato. Una lettera che solleva il problema del monopolio e dell'antitrust nei confronti di un rapporto regolato da legge che la Regione Piemonte ha con il CSI. E' una misura spropositata. Perché indagare e richiedere al Presidente Amato se non si configurino situazioni di monopolio, quando la Regione Piemonte ha una legge che regola questi rapporti? E allora vedete che l'intrigo non è del tutto disciolto e forse i dubbi del Presidente Ghigo non sono stati tutti disciolti.



PRESIDENTE

Allora non sono dubbi irruenti.
CHIEZZI Difatti ho detto che il Presidente Ghigo con irruenza ha preso una posizione; oggi fa qualche passo indietro; e ho detto: ma questi passi indietro sono parziali e anche contraddittori perché non sono risolti nel nocciolo che è quello del rapporto Regione Piemonte-CSI.
Invito adesso il Presidente a stare con i piedi per terra, nel senso: mi pare di capire che il rapporto finalmente è intervenuto in forma organica, che la Regione Piemonte ha ripreso i rapporti con il CSI di conoscenza e di informazione e forse qualche incomprensione o non conoscenza di dati di fatto il governo attuale l'ha acquisito.
Ritengo che questa debba essere la strada da seguire nel rispetto della legge. Tenga presente, Presidente Ghigo, l'ultimo riferimento: "Ma, da affermazioni di questo genere, chi può trarne vantaggio?". Sicuramente qualcuno; qualcuno che ne trae vantaggio dalla rimessa in discussione in modo tanto grossolano del rapporto fra Regione Piemonte e CSI esiste, al di là delle sue intenzioni.
Per questo, in forma anche ipotetica, le chiedevamo quale lobby, a suo giudizio, poteva essere avvantaggiata da questo suo comportamento perch al di là della sua volontà, agire in un sistema di mercato contro il CSI vuol dire obiettivamente portare delle situazioni di privilegio o di attenzione in altre direzioni.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Interpellanza n. 22 dei Consiglieri Chiezzi e Moro relativa alla campagna pubblicitaria e promozionale della Regione "100 Cantine per il Piemonte"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interpellanza n. 22, presentata dai Consiglieri Chiezzi e Moro, alla quale risponde l'Assessore Angeleri.
ANGELERI, Assessore al turismo Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'iniziativa "100 Cantine per il Piemonte", oggetto dell'interpellanza, si inserisce in un più ampio progetto di promozione denominato "Turismo di qualità" che la precedente Amministrazione aveva avviato con il coordinamento e con il supporto tecnico-operativo delle Aziende di Promozione Turistica.
La campagna promozionale è nata con lo scopo di promozionare dal punto di vista turistico un bacino la cui connotazione specifica è relativa alla cultura del vino, non ha quindi voluto essere una promozione ai prodotti vinicoli della zona, in quanto questa attività è svolta dagli uffici regionali con competenze nel campo dell'agricoltura.
Nel complesso le aziende interessate, in quanto facenti parte dell'Associazione Movimento per il Turismo del Vino, sono state oltre cento, di cui tredici hanno la loro sede nell'Alto Monferrato.
Tuttavia il fine della pagina pubblicitaria, comparsa sui principali quotidiani nazionali, era quello di suscitare l'interesse alla visita di un intero territorio per il tramite dell'informazione fornita dal numero verde, appositamente attivato, affiancato da un'azione di mailing che ha inviato oltre cinquantamila opuscoli delle cento Cantine ai richiedenti, e alla veicolazione di trentamila copie con una rivista tipicamente enogastronomica.
L'opuscolo illustrava dieci itinerari, di cui uno riferito all'Alto Monferrato-Gavi, uno all'Alto Monferrato-Acqui Terme ed uno all'area dell'Ovadese in presenza di tredici aziende di produzione aderenti al Movimento per il Turismo del Vino.
Fatte queste debite premesse si precisa che la cartina pubblicata nella pagina pubblicitaria, escludente in una prima fase la segnalazione di alcune zone di produzione vinicola, quali l'Acquese, l'Ovadese e Gavi, di dimensioni molto ridotte e contenente sintetiche informazioni, non è nata con lo scopo di essere strumento di viaggio, ma con il fine di posizionare un territorio nell'immaginario collettivo, caratterizzato per lo più con l'identificazione delle Langhe e del Monferrato quali zone tipiche e note nella produzione vinicola piemontese.
Si fa inoltre presente che in un secondo tempo sono state inserite nella cartina per completamento d'informazione indicazioni relative all'intero territorio dell'Alto Monferrato, vale a dire Gavi, Ovada e Acqui Terme.
Inoltre si precisa che l'iniziativa è stata coordinata dall'Assessorato al turismo con il supporto tecnico-operativo dell'Azienda di Promozione Turistica delle Langhe e del Roero, che si è avvalsa dello Studio Turcati per gli aspetti creativi.
Il costo complessivo dell'iniziativa è stato di L. 250.000.000.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.
MORO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intendo rispondere all'Assessore per illustrare ancora i contenuti dell'interpellanza che ho presentato perché mi ritengo non del tutto soddisfatto della risposta.
L'interpellanza era relativa alla campagna pubblicitaria denominata "100 Cantine per il Piemonte" promossa dalla Giunta e che, secondo me, ha poi avuto dei risvolti scandalosi ed incredibili.
Desidero sottolineare con rammarico che nella pubblicizzazione vinicola piemontese, attraverso una dettagliata cartina geografica che l'Assessore ha ricordato, si dimenticava clamorosamente (così almeno intendo immaginare l'accaduto) una vasta e vocata zona vitivinicola del Piemonte sud, con gravissimi danni economici per le numerose imprese del settore, per gli agricoltori, per le cantine sociali e per l'indotto vitivinicolo di pregiati DOC quali: il Dolcetto di Asti, il Barbera del Monferrato, il Brachetto di Acqui, il Dolcetto di Ovada, il Dolcetto del Monferrato, il Cortese del Monferrato, i vini dei Colli Tortonesi ed il famosissimo Cortese di Gavi.
Sono stati dimenticati ben sette vini DOC, il maggiore del Piemonte, ed anche escluse zone come l'Ovadese e l'Acquese che sono le più importanti della regione per quantità di raccolta delle uve.
Tra l'altro, sempre in questa tematica, desidero ricordare che il Comune di Morsasco, dopo avere presentato ben cinque anni fa la specifica documentazione inerente il riconoscimento del DOC, a tutt'oggi non ha ancora avuto alcuna risposta. Questo è un fatto di estrema scortesia e scorrettezza.
Nella presente interpellanza chiedevo chiaramente per quanto riguarda tale pubblicizzazione (cinquantamila opuscoli) quali siano stati i costi finanziari sostenuti dall'Ente Regione, e se tale iniziativa sia stata gestita direttamente dall'Assessorato o tramite agenzia privata, anche perché la predetta pubblicizzazione è stata quattro volte inserita per un'intera pagina su importanti quotidiani nazionali quali la Repubblica, La Stampa, Il Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore per un totale di sedici pagine con l'esclusione della Provincia di Alessandria, ed anche su importanti mensili quali Il Gambero Rosso e Barolo e C.
Desidero anche ricordare che il Brachetto di Acqui, escluso da questa pubblicizzazione, sta per ottenere il riconoscimento di Denominazione di Origine Controllata garantita.
Questa grave ingiustizia ha ovviamente indignato i produttori, le Associazioni, i Comuni, tant'è che il Comune di Acqui ha indetto un'azione legale, che prevedo sarà presto imitata anche da altri Comuni.
Al momento della presentazione dell'interpellanza, che risale a luglio credevo sinceramente che la questione si sarebbe risolta con il buon senso e la competenza. Oggi però sono molto pessimista, perché a distanza di pochi mesi dal caso delle "100 Cantine per il Piemonte" si aggiunge un'altra clamorosa e grave dimenticanza da parte della Giunta: quella dell'esclusione dall'Enoteca regionale di Acqui Terme e dall'itinerario gastronomico-turistico delle enoteche piemontesi, inserite in un pieghevole tascabile e divulgato su scala interregionale, quindi su una scala importantissima. Non comprendo le ragioni economiche ed amministrative che hanno determinato tale incredibile atteggiamento della Giunta.
Credo infine che non vi dovrebbero essere in Piemonte zone più privilegiate a discapito di altre svantaggiate, altrimenti continueremo nella vergogna che già traspare dalle vicende drammatiche e lontane dalla soluzione positiva delle alluvioni del Piemonte sud.


Argomento: Informazione - Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interpellanza n. 33 dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea relativa alla prevista sospensione della pubblicazione del notiziario "Edilizia pubblica e partecipazione" edito da ATC di Torino (rinvio)


PRESIDENTE

In merito all'interpellanza n. 33, ha chiesto la parola l'Assessore Majorino; ne ha facoltà.
MAJORINO, Assessore all'edilizia residenziale Sono d'accordo con gli interpellanti e risponderò sicuramente nel corso della prossima seduta. Questo vale anche per l'interrogazione, presentata dai medesimi Consiglieri, in ordine alla quale avrò elementi di riscontro per rispondere la prossima settimana.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 21 dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea relativa all'intossicazione alimentare nelle scuole dell'infanzia del Comune di Torino


PRESIDENTE

La seduta consiliare pubblica riprende.
Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 21, presentata dai Consiglieri Chiezzi e Papandrea, alla quale rispondono gli Assessori D'Ambrosio e Cavallera.
La parola all'Assessore D'Ambrosio.
D'AMBROSIO, Assessore alla sanità Il Piemonte, prima Regione d'Italia, con DGR n. 108-33771 dell'aprile 1994, aveva predisposto un programma di controllo ufficiale degli alimenti non di origine animale e delle bevande, promuovendone inoltre l'osservanza.
In particolare, per quanto concerne la ristorazione collettiva, veniva stabilita la priorità, da parte degli organi di vigilanza, dei prelievi di alimenti di maggior diffusione, specialmente se preparati a distanza di tempo dal consumo, nonché dei piatti che richiedono manipolazione dopo la cottura, quali roast beef, bolliti e arrosti, dei piatti ai quali si aggiungono salse o altri componenti facilmente deteriorabili, quali insalate di vario tipo e carni con salse, ed, infine, dei piatti a base di uovo.
In conclusione, i campioni analizzati furono 10.547; i dati più significativi riguardavano i 2.329 campioni di preparati gastronomici (insalata russa, vitello tonnato, ecc.) con una percentuale di non regolamentari del 5% e di 2.800 campioni di prodotti di pasticceria con una percentuale di non regolarità pari al 3,5%.
Con nota prot. n. 1910/48/766 del 20/3/1995 si ribadiva la validità per l'anno in corso, del programma di cui alla citata deliberazione di Giunta, sottolineando, come priorità, l'intensificazione delle attività ispettive relative alla ristorazione in ambito scolastico.
Successivamente, con nota prot. n. 2558/48/766 del 14 aprile u.s.
veniva inviato ai principali soggetti interessati un protocollo di intervento relativo alla ristorazione collettiva. Tale protocollo elaborato da un gruppo di lavoro operante presso l'Assessorato alla sanità detta norme che, se rispettate, dovrebbero ridurre notevolmente la situazione a rischio.
Il problema della salubrità degli alimenti è e resta comunque legato in larga misura al comportamento del personale di cucina. E' dunque in questo settore che può estrinsecarsi quel ruolo di programmazione e di incentivo alla formazione che compete all'Ente Regione che in passato, bisogna ricordarlo, è stato trascurato.
Questa Giunta si impegna quindi ad investire con programmi precisi nel settore dell'educazione alla salute, a promuovere corsi specializzati per alimentaristi, del resto già autonomamente attivati in alcune UU.SS.LL.
sperando di poter adeguare gli organici delle Aziende sanitarie.
In questo modo, compendiando lo stimolo al controllo da parte delle UU.SS.LL. con gli opportuni incentivi alla formazione del personale operante nei servizi di ristorazione, da parte della Regione si potrà contribuire a ridurre il rischio del ripetersi degli incresciosi episodi ricordati dai Consiglieri Chiezzi e Papandrea.
Per quanto riguarda invece lo Statuto dell'ARPA e relativamente alla richiesta di sapere se il Presidente della Giunta regionale ne ha predisposto il decreto di costituzione, risponderà l'Assessore Cavallera.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.
CAVALLERA, Assessore all'ambiente L'interpellanza prevede un'ultima domanda, che chiede se il Presidente della Giunta regionale ha predisposto il decreto di costituzione dell'ARPA.
Potremmo rispondere, molto semplicemente, che la Giunta regionale, al mese di agosto, ha deliberato lo Statuto dell'ARPA. Approfitto però del fatto di avere la parola per qualche ulteriore considerazione.
Dopo il provvedimento di avvio della costituzione dell'ARPA è stata anche deliberata dalla Giunta regionale, nel corso del mese di settembre l'approvazione dei criteri per il rapporto di lavoro del Direttore generale dell'ARPA e dello staff dirigenziale. Com'è noto, la legge prevede l'individuazione e la nomina di questo personaggio attraverso una serie di procedure specifiche e collegate con le più generali disposizioni relative alle nomine e ai criteri che sono - ritengo - oggetto di valutazione da parte della Commissione Nomine.
Comunque, il provvedimento fondamentale per l'avvio effettivo dell'ARPA sarà quello discusso nelle prossime sedute da parte della Giunta regionale relativamente alla ricognizione del personale.
La questione del personale, dei locali, delle attrezzature e la fondamentale questione delle risorse finanziarie condizionerà senz'altro la partenza reale e di buon livello di questa nuova struttura.
Sicuramente, il fatto che a livello nazionale siano solamente quattro o cinque le Regioni pronte a decollare, potrebbe, a mio avviso, creare qualche problema.
Nel programma della Giunta è stato inserito come punto prioritario il discorso dell'ARPA, che stiamo seguendo pur tra mille difficoltà, per dare attuazione a questo obiettivo programmatico.
Le difficoltà originano anche da questioni di ordine sindacale attinenti alla specificità dell'aspetto normativo del personale della sanità. Anche queste vicende, oggettivamente, si ripercuotono in questa fase di avvio.
Personalmente, ho ritenuto di aggiungere questa indicazione per dire che vi è un forte impegno della Giunta per realizzare, nei tempi previsti 1/1/1996 - l'avvio dell'Agenzia Regionale della Protezione Ambiente.
A mio giudizio personale, enucleando i controlli ambientali dal comparto della sanità, avremo senz'altro modo di agire con maggiore incisività, anche per colmare quelle lacune cui faceva riferimento, molto obiettivamente, il collega D'Ambrosio nella sua precedente risposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.
PAPANDREA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, parlo per esperienza diretta in quanto i miei figli frequentavano una delle scuole coinvolte nel primo episodio di questo genere; nuovamente a giugno si è verificato l'ennesimo grave episodio su tale questione.
L'esperienza ci dimostra che spesso in questo settore, che è molto delicato, operano dei "banditi", gente che ha avvelenato più volte i bambini, poi si trasferisce in un'altra ditta, cambia ragione sociale, e partecipa nuovamente alle gare d'appalto.
Sappiamo che la Regione non ha grosse competenze in merito, non è la Regione che gestisce gli appalti - tra l'altro il problema sta proprio qui però la Regione ha competenze rispetto ai controlli. Attualmente ci troviamo di fronte a persone con la caratteristica di cui sopra e che se ne fregano della salute dei bambini, l'importante è realizzare profitti.
Credo che occorra intensificare i controlli e anche la qualificazione del personale, anche se poi può succedere che quel personale non va a lavorare nelle ditte che forniscono il servizio di refezione scolastica.
Occorre una normativa che permetta un controllo nelle scuole, soprattutto nei punti di cottura, una normativa che regoli il personale che lavora presso queste ditte affinché sia adeguato al tipo di servizio che fornisce.
Noi possiamo anche occuparci della formazione, ma se poi queste persone non trovano posto di lavoro in queste ditte ciò non serve a nulla.
Tra l'altro il coordinamento genitori, che denunciava preventivamente la possibilità di questi episodi che poi si sono verificati, suggerisce giustamente, un'inversione di tendenza, cioè un ritorno ai centri di cottura pubblici in cui sia possibile il controllo.
Anche se non è nostra competenza diretta credo che, nel momento in cui abbiamo rapporto con l'amministrazione locale, l'amministrazione dei Comuni, si possano suggerire queste ipotesi.
I Comuni hanno tagliato i costi sui pasti dei bambini, ma il risparmio ottenuto è stato vanificato dai costi dell'ospedalizzazione dei bambini intossicati.
Pertanto questa visione dell'Amministrazione di tagliare i costi risulta miope.


Argomento: Istituti Pubblici di Assistenza e beneficenza - II. PP. A. B. - Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione n. 95 del Consigliere Cavaliere relativa agli alloggi ex IPAB


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 95 presentata dal Consigliere Cavaliere.
Risponde l'Assessore Goglio.
GOGLIO, Assessore all'assistenza Con l'interrogazione in oggetto si vuole sostanzialmente conoscere quanti e quali immobili di proprietà, ex IPAB ed enti consimili, siano dati in locazione a terzi, chi siano i conduttori e l'entità economica dei singoli contratti.
A questo riguardo va preliminarmente precisato che la Regione esercita le proprie funzioni amministrative di sorveglianza, autorizzazione vigilanza e tutela sulle IPAB tuttora dotate di personalità giuridica pubblica e sulle ex IPAB che hanno ottenuto il riconoscimento alla personalità giuridica di diritto privato in forza delle L.R. 19/3/1991, n.
10.
Sulle prime esercita le funzioni amministrative di sorveglianza autorizzazione e controllo nelle forme di cui all'art. 33 della L.R. n.
62/95, mentre le funzioni di vigilanza e tutela vengono svolte dai Comitati regionali di controllo, oppure dalle UU.SS.LL. all'uopo delegate in virtù dell'art. 34 della citata L.R. n. 62/95.
Spettano pertanto istituzionalmente alla Giunta regionale i provvedimenti autorizzativi su alienazioni e trasformazioni d'uso degli immobili e sulla costituzione di diritti reali sugli stessi sull'istituzione, ampliamento e modifica delle piante organiche del personale; sullo sviluppo di destinazione d'uso di beni immobili, sugli acquisti di immobili e sull'accettazione di donazioni, eredità e legati nonché su ogni altra funzione prevista dalla legge 17/7/1890, n. 6972.
Spettano peraltro al Comitato regionale di controllo, in virtù de terzo e quarto comma dell'art. 1 del DPR n. 9/72, le funzioni di tutela e vigilanza di cui ai Capi IV e V della legge n. 6972/1890, tra cui rientra il controllo di legittimità sugli atti deliberativi nelle forme e nei modi di cui alla L.R. n. 40 del 22/9/1994.
Considerato pertanto che l'unico controllo a cui sono sottoposte le deliberazioni con cui vengono approvati i contratti di locazione è quello preventivo di legittimità da parte del Co.Re.Co., obbligatorio se il contratto supera i nove anni ed eventuale se non li supera, ex art. 27 della L.R. n. 40/92, questo Assessorato non è in possesso dei dati richiesti in quanto non titolato ad averli trattandosi di materia non rientrante tra le funzioni istituzionali dello stesso.
Si ricorda inoltre come caratteristica del regime delle IPAB sia l'intrecciarsi di una disciplina pubblicistica con una permeanza di elementi privatistici, da cui deriva una larga autonomia incentrata sul rispetto della volontà dei fondatori, sulle tavole di fondazione e sugli statuti, ed una supervisione pubblica in sede di vigilanza e tutela. La stessa Corte Costituzionale ha garantito la volontà ed il rispetto delle tavole di fondazione rendendo possibile la privatizzazione degli enti.
Per quanto riguarda invece le ex IPAB che hanno ottenuto il riconoscimento della personalità giuridica di diritto privato, le funzioni amministrative della Regione si riducono a quelle previste dalle norme di cui al Capo II del Libro I del Codice Civile, norme tutte che non contemplano alcun controllo preventivo di legittimità o di merito sull'utilizzo del patrimonio immobiliare, né prevedono la comunicazione degli avvenuti contratti all'autorità regionale.
Pertanto anche in questo caso questo Assessorato non può soddisfare la richiesta in quanto, come per le IPAB, incompetente istituzionalmente in materia.
Si fa inoltre presente come nel territorio regionale operino circa 950 IPAB, ne siano state privatizzate circa 180 e come siano consultabili i singoli fascicoli contenenti i dati in possesso relativi agli Statuti, ai Consigli di amministrazione al patrimonio ed al personale, presso il Servizio IPAB.
Si resta a disposizione per ogni eventuale richiesta in ordine alle competenze proprie di questo servizio.
Abbiamo redatto l'elenco generale delle IPAB piemontesi; è a disposizione per chi lo desidera. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Grazie, Assessore, per la risposta, che però non mi soddisfa. Erano questioni che conoscevamo, sia come sono regolamentate le IPAB e anche quali sono le nostre competenze. Credo che sia, e fosse, una scelta politica quella di richiedere alle IPAB l'elenco degli immobili in locazione. Potrebbe non rientrare nelle specifiche prerogative del nostro Ente, ma la richiesta credo che si sarebbe potuta esprimere.
Provo una certa difficoltà: presentiamo delle interrogazioni e vengono utilizzate per dare delle consulenze. Allora, quasi quasi, non presentiamo più queste interrogazioni, altrimenti si danno troppe consulenze.
Nella fattispecie sono state date un paio di consulenze, mi pare nella Giunta del 7 settembre, per una ricognizione sugli immobili della Regione cioè per sapere quanti e quali sono gli immobili della Regione.
Io, che sono un nuovo Consigliere, sono andato a cercare cosa avevamo a disposizione, come Ente, e ho trovato un libretto che recita: "Immobili a disposizione della Regione Piemonte, anno 1994. Proprietà, affitto comodato, concessione e costi a cura dell'Assessorato al bilancio, finanze programmazione economica, personale, organizzazione e patrimonio". Vorrei sapere con quale criterio si danno delle consulenze per raccogliere informazioni che sono già a disposizione, come è logico che sia, dei nostri uffici ed Assessorati competenti. Grazie.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Racchelli, Rossi e Rosso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Richiesta procedura d'urgenza per il progetto di legge n. 21: "Norme in materia edilizia" e connessa proposta di deliberazione n. 37


PRESIDENTE

C'è la richiesta, da parte dei Consiglieri Saitta, Angeli, Manica Rubatto e Peano, di applicazione dell'art. 76 (Dichiarazione d'urgenza) e dell'art. 77, comma secondo, secondo periodo, del Regolamento interno per l'esame del progetto di legge n. 21: "Norme in materia edilizia" e connessa proposta di deliberazione n. 37.
Su questi provvedimenti i presentatori richiedono l'applicazione dell'art. 77 del Regolamento interno, vale a dire la dichiarazione d'urgenza, cioè la riduzione della metà dei termini previsti per l'esame in Commissione.
Il Regolamento recita in proposito: "Il Consiglio regionale, alla fine della seduta nella quale è stata presentata la richiesta, delibera per alzata di mano, dopo aver ascoltato un oratore per Gruppo".
La parola al Consigliere Saitta.
SAITTA La richiesta di urgenza deriva esclusivamente dalla necessità di dare una risposta immediata alle esigenze degli amministratori comunali.
La precedente Giunta regionale si era già posta il problema relativo al Regolamento edilizio tipo.
Credo che i Consiglieri sappiano che sono depositati in Regione centinaia di regolamenti edilizi, che non sono più esaminati, con grande difficoltà per tutti gli Enti locali. Questa situazione deriva dal fatto che la Giunta aveva scelto di deliberare un Regolamento edilizio tipo, in modo che i Consigli comunali potessero adottare quello schema e questo regolamento veniva subito approvato con la semplice approvazione del Consiglio comunale, anziché seguire l'iter solito previsto dalla legge n.
56. Noi abbiamo chiesto la procedura d'urgenza per recuperare il lavoro che è stato fatto allora dall'Amministrazione regionale e soprattutto per ridurre i tempi delle consultazioni.
Le consultazioni sono già avvenute, quindi i provvedimenti per i quali si chiede la procedura d'urgenza sono le norme in materia di edilizia praticamente le gambe legislative al Regolamento edilizio tipo, che invece è oggetto di deliberazione.
Mi pare che le motivazioni ci siano tutte e occorrerebbe, credo, che il Consiglio si esprimesse in questo senso. Sarebbe una risposta veramente utile in termini di sburocratizzazione dell'Amministrazione regionale.



PRESIDENTE

Mi pare che la richiesta sia la dichiarazione d'urgenza, per cui la decurtazione dei termini previsti dal Regolamento e secondariamente l'utilizzazione del materiale istruttorio già a mani della Commissione.
La parola all'Assessore Botta.
BOTTA, Assessore all'urbanistica Su questa proposta esprimo il parere negativo della Giunta. Intanto avremmo dovuto parlarne nell'ambito della discussione relativa al Regolamento edilizio tipo. In ogni caso, poiché gli uffici dell'Assessorato stanno predisponendo un nuovo testo, chiederò in Commissione che questo progetto non venga discusso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera, che interviene in qualità di Consigliere.
CAVALLERA E' stata in qualche modo richiamata la passata procedura di un certo provvedimento e allora ritengo, soprattutto a beneficio dei colleghi anche nuovi, visto che il Consiglio si è rinnovato parecchio in questa tornata di fare qualche puntualizzazione. Sono totalmente d'accordo con il collega Botta per la proposta avanzata dalla Giunta, quindi quanto mi accingo a dire riguarda il periodo pregresso.
Dobbiamo adottare una strategia per arrivare al più presto alla decisione di approvare il Regolamento edilizio tipo. Prima valutazione: siamo d'accordo su questa impostazione. Ovviamente, essendo stato il presentatore a suo tempo di una proposta di questo genere, sono di questa idea; quindi credo che al più presto si debba arrivare ad una discussione in Commissione.
Devo richiamare l'attenzione, in questa sede, sul fatto che nel passato il provvedimento aveva subìto una fermata perché erano stati approvati il condono edilizio ed una serie di normative che imponevano la revisione del documento.
Poiché tutti abbiamo la volontà di fare presto, credo che non si possa che essere d'accordo su una procedura veloce nell'ambito della Commissione avendo però a monte il massimo di approfondimento sul provvedimento in sede tecnica. La volontà politica di disporre del provvedimento sul Regolamento edilizio per colmare una lacuna storica della nostra Regione è importantissima, occorre tuttavia confezionare un provvedimento preciso ed aggiornato alla luce di tutte quelle normative che, in questa materia edilizia e regolamentare, di sicurezza, di qualità dei materiali e anche sanitaria vengono prodotte a iosa con decreti legge, leggi, decreti legislativi, decreti ministeriali e cosi via.
In sostanza, penso che quella della Giunta sia una proposta obbligata diversamente, correremmo il rischio di esserci dati dei tempi per discutere un qualche cosa che invece, fermo restando la strategia, deve soprattutto essere aggiornato alle normative regolamentari del momento. E' chiaro che l'impostazione di questo provvedimento, che in qualche modo mi sembra venga accettata dai colleghi proponenti, può alla fine creare delle facilitazioni: quando avremo il Regolamento edilizio tipo sarà sufficiente una semplice deliberazione del Consiglio comunale per accettarlo.
Si tratta, quindi, di avviare un lavoro istruttorio di approfondimento soprattutto dando un ampio spazio ai tecnici regionali, con una procedura più breve possibile di Commissione e di Consiglio per approvarlo. Tuttavia come diceva l'Assessore Botta - credo che sia fondamentale che questo lavoro di revisione, che era già stato avviato negli ultimi mesi della legislatura dalla precedente Giunta e che ritengo possa essere completato in tempi abbastanza brevi, venga considerato come necessario, facendo scattare l'impegno di tutti i Gruppi per farlo veicolare velocemente tra la Commissione e il Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.
PAPANDREA Siamo favorevoli alla richiesta che è stata avanzata, però ci sembra che la Giunta risponda in modo generico. Infatti, da una parte dice "stop" ad un'iniziativa, dall'altra dice "sì, è urgente"; tra l'altro, ricorda che tale lavoro è già stato avviato nella fase precedente (e sono qui presenti alcune persone che vi hanno lavorato), ma non ci sa dire i tempi; dice che è urgente, ma non ci sa indicare concretamente i tempi dell'urgenza.
Comunque - ripeto - siamo favorevoli alla proposta che è stata avanzata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pichetto.
PICHETTO Sono d'accordo con la proposta dell'Assessore Botta di rinviare l'esame del Regolamento tipo, in quanto personalmente lo ritengo importante, ma non così urgente. Se fossero stati urgenti, non avremmo avuto i Comuni fermi con i Regolamenti degli anni '50, poi disapplicati dal fatto di avere le norme di attuazione dei Piani regolatori che in parte si inserivano o sopperivano ai Regolamenti.
Certo, ritengo importante arrivare a questa forma di Regolamento che permetterebbe, in particolare ad una serie di piccoli Comuni, di adeguarsi senza la procedura di approvazione regionale; tuttavia, se la Giunta predisporrà un proprio progetto di Regolamento tipo o se riterrà comunque di ricalcare lo schema di quello preparato dalla Giunta precedente, che in fondo è presentato adesso dai Consiglieri Saitta e Ferraris, sarà utile che l'Assessorato si soffermi a riflettere anche sulla legge n. 56, almeno su ciò che è già possibile togliere dalla legge n. 56, riportandolo ad una sede regolamentare e non legislativa.
Quindi, d'accordo, anche come Gruppo, al rinvio e dichiaro il voto contrario alla richiesta di procedura d'urgenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mancuso.
MANCUSO In qualità di Presidente della Commissione che si occupa di questi argomenti, intervengo per dire che nell'ultima riunione, tenutasi non più tardi di qualche giorno fa, avevamo accolto la proposta dei Gruppi dell'opposizione di accelerare i tempi per affrontare l'esame di questi disegni di legge. Avevamo però fatto presente - senza aver ancora avuto un pronunciamento da parte della Giunta, che oggi c'è - che esisteva la volontà di presentare una proposta che fosse espressione della Giunta.
Tenendo in considerazione le valutazioni portate adesso dal collega Cavallera (anche in virtù della memoria storica che ha potuto far valere nel suo intervento) e non dimenticando il fatto che circa 2/3 dei Consiglieri sono neo eletti, questa materia, che è complessa e molto tecnica, richiede un approfondimento per lo meno da parte dei membri della II Commissione, primo fra tutti del Presidente.
Alla luce di tutti questi elementi, abbiamo ritenuto di iscrivere comunque l'argomento nell'o.d.g. della Commissione che si terrà dopodomani semplicemente per calendarizzare o comunque organizzare i lavori a proposito di questi due provvedimenti.
Anch'io ritengo che non sussistano gli estremi per concedere la procedura d'urgenza, non foss'altro per ottemperare alla possibilità di rivedere tutta la normativa nazionale e regionale e quindi fare un po' lo stato dell'arte ad oggi, in modo da procedere nel migliore dei modi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Saitta ne ha facoltà.
SAITTA Prima ho esposto le mie motivazioni ed ora intendo svolgere una dichiarazione di voto perché, signor Presidente e colleghi Consiglieri sono esterrefatto della posizione della Giunta, espressa prima dall'Assessore Botta e dai successivi interventi. Mi stupisco soprattutto che, da parte del Presidente della Giunta regionale, non ci sia un'attenzione particolare verso questa richiesta, che è la prima vera occasione per sburocratizzare la Regione.
Voglio ricordare al Presidente Ghigo e agli altri Consiglieri neo eletti che le procedure normali - io le ho lette - per giungere ad un Regolamento edilizio tipo, anche avendo volontà e desiderio di farlo in fretta, comportano tempi lunghissimi.
La precedente Giunta regionale diede l'incarico per la formulazione di un Regolamento edilizio tipo e delle norme ad esso collegate nel 1990; il lavoro fu fatto dopo due anni; iniziò quindi il lavoro all'interno della Giunta, che soltanto dopo un anno lo approvò; il tutto approdò in Commissione, ma non si riuscì a portarlo a completamento a causa della scadenza della legislatura. Questi sono i tempi - io credo - normali, di cui ogni Consigliere regionale deve tenere conto.
Inoltre, quella espressa dal collega Botta mi sembra tanto una posizione dettata dal fatto che si tratta di una proposta della minoranza per cui non viene accettata.
Ricordo che questa fu una proposta deliberata e adottata da molti Consiglieri che sono qui presenti e che hanno responsabilità non irrilevanti nell'organizzazione politica della Regione.
E poi c'è un altro fatto. Noi abbiamo chiesto la procedura d'urgenza principalmente per un fatto formale; in realtà, nella Commissione non ci sono altre proposte di legge, quindi se questa posizione prevarrà, la Commissione non dovrà esaminare nulla. La Commissione non ha niente da fare, perché l'unica proposta di legge giacente non può essere esaminata in quanto la Giunta non è pronta con il suo Regolamento edilizio tipo. E quindi è solo per un fatto puramente formale di appartenenza che non si vuole dare una risposta concreta alle Amministrazioni comunali.
Questo Regolamento edilizio non ha un contenuto di carattere ideologico di maggioranza o di minoranza. E' vero quello che diceva il collega Cavallera: il Regolamento deve essere in qualche maniera rivisto, perch c'è il discorso del "contorno", ma questo è un lavoro che può essere fatto all'interno della Commissione.
Iniziamo subito il lavoro della Commissione su quel testo: non abbiamo la necessità, noi e chi l'ha firmato, di mettervi la firma. E' un testo del Consiglio regionale, è patrimonio dell'Amministrazione regionale: si lavori su quel testo, che è l'unico. Non si può assumere una posizione per cui fin quando non c'è un Regolamento edilizio tipo della Giunta, resta tutto così com'è e non si esamina neppure la proposta.
Concludo con un'altra considerazione. Noi, su questo, non saremo tranquilli, saremo molto duri nei confronti della Regione. Invito il Presidente Ghigo a rifletterci per un attimo. Io credo che ci sia un momento di mediazione, quindi lo invito a lavorare su quel testo, al limite ad aggiornarlo, con la collaborazione degli Assessori interessati; per prima di decidere di rinviare e non esaminare un documento, io starei ben attento.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica per dichiarazione di voto.
MANICA Condivido gran parte dell'intervento testé svolto dal Consigliere Saitta, in quanto la questione presenta tre ordini di problemi, già evidenziati in Commissione.
Un primo ordine di problemi riguarda i lavori della Commissione.
Oggettivamente, se non per alcune interrogazioni da esaminare, la Commissione non è certamente oberata né di deliberazioni né di altri disegni di legge che abbiano un'urgenza.
Una seconda questione riguarda l'importanza che ha questo argomento e i tempi per la sua istruzione, che già il Consigliere Saitta ricordava, per arrivare ad un esame definitivo in Consiglio.
La terza considerazione, che non può lasciarci indifferenti, è la situazione in cui versano le Amministrazioni comunali nella nostra regione.
Noi sappiamo che gran parte delle Amministrazioni comunali in ordine a questa problematica hanno situazioni di blocco che creano problemi sia ai cittadini singoli per il rilascio di licenze anche relativamente a problemi di "ordinaria quotidianità", sia gli operatori economici in settori diversi.
Queste tre ragioni, a mio avviso, dovrebbero far operare un elemento di riflessione - e in questo senso anch'io chiedo che ciò avvenga - affinch la risposta non sia una facile risposta negativa, così come è stata data dall'Assessore, ma permetta che il lavoro in Commissione possa essere gestito fin da adesso con la massima disponibilità e la più grande apertura ad un confronto su una questione che non può essere appannaggio di maggioranze o di minoranze, in quanto riguarda importanti collettività ed Enti locali della nostra regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galli per dichiarazione di voto.
GALLI Volevo puntualizzare che attualmente i grossi problemi dell'edilizia derivano dalla L.R. n. 56, non tanto dai Regolamenti edilizi, perché i Regolamenti edilizi sono molteplici e molti sono addirittura anteguerra.
Pertanto, se - come ho sentito - una procedura normale sulla discussione del Regolamento edilizio può servire ad ottimizzarlo in funzione di una revisione della L.R. n. 56, tutto sommato l'auspicherei.



PRESIDENTE

Non essendoci altre richieste di parola, pongo in votazione la proposta di procedura d'urgenza prevista dall'art. 77 del Regolamento interno.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 23 voti favorevoli, 25 contrari ed 1 astensione.


Argomento: Informazione

Comunicazioni della Giunta regionale in merito alla situazione RAI in Piemonte (risposta alle interpellanze n. 103, n. 111 e n. 131 e all'interrogazione n. 152)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 4) all'o.d.g. relativo alla situazione RAI in Piemonte e che comprende anche la risposta alle interpellanze n. 103, n.
111 e n. 131, nonché all'interrogazione n. 152.
A seguito delle notizie comparse nei giorni scorsi sulla stampa cittadina relative al rischio di ridimensionamento del Centro della produzione TV e radio della RAI di Torino, mi sono fatto parte diligente nell'interpellare le persone interessate, cioè coloro che hanno una responsabilità precipua nella produzione degli studi radiotelevisivi di Torino.
Credo che la sensibilità e l'attenzione che questo Consiglio attraverso i suoi precedenti Presidenti, ha sempre dimostrato nei confronti delle istituzioni piemontesi radiotelevisive non possano che essere riprese, con tutta la forza necessaria, proprio perché sotto il profilo produttivo non si abbiano delle perdite, non solamente di lavoro, ma anche di grande professionalità tecniche ed umane.
SPAGNUOLO Presidente, non si sente niente, c'è un brusìo enorme.



PRESIDENTE

Allora, ripeto. Le notizie della scorsa settimana relative alla situazione della TV e della RAI a Torino, al rischio del ridimensionamento del Centro di produzione di Torino e alla vendita di alcuni immobili hanno preoccupato l'Ufficio di Presidenza, tant'è che ci siamo fatti parte diligente nell'interpellare il Direttore di sede, il Direttore di produzione ed il Caporedattore dei Servizi giornalistici.
Questo era un fatto dovuto. Dovuto dalla sensibilità che questa assemblea, anche negli anni scorsi, ha sempre dimostrato nei confronti delle istituzioni piemontesi radiotelevisive; dovuto, perché la perdita di qualunque posto di lavoro, di qualunque insediamento produttivo e di qualunque struttura operativa della RAI torinese può portare a quel ridimensionamento che noi abbiamo sempre cercato di combattere e di evitare in ogni modo e in ogni situazione.
Abbiamo avuto delle note informative, che sono state passate al Presidente della Giunta, il quale, a sua volta, si è fatto in parecchie occasioni parte diligente nei confronti dei massimi dirigenti della RAI.
Io non voglio assolutamente intrattenere il Consiglio su questi problemi; ho passato le mie note informative al Presidente della Giunta il quale svolgerà fra breve una comunicazione al Consiglio per quanto gli compete e per quanto è a conoscenza.
Posso solamente dire che stamani il Caporedattore dei Servizi giornalistici della RAI, Mario Berardi, ha comunicato che il telegiornale del Piemonte delle ore 19,30 passerà entro breve dagli attuali 16 minuti ad un arco temporale di 20 minuti; rimarranno immutati i telegiornali regionali delle ore 14 e 22,45. Ha inoltre confermato che il programma "Ambiente Italia" resta nel palinsesto del sabato alle ore 14,50 (quindi in una fascia oraria di tutto rispetto), mentre il telegiornale scientifico "Leonardo", che ha una cadenza settimanale, direi pentaliera, di cinque giornate, da lunedì a venerdì, purtroppo è stato inserito nella fascia mattutina delle ore 11,30.
Sembra che nei prossimi giorni, dalle 15 alle 15,30 di ogni giorno, le sedi di Roma, Milano, Napoli e Torino dovranno contribuire alla redazione di un programma nazionale della TGR. Qui a Torino i servizi si riferiscono soprattutto all'appuntamento tematico di scienza ed ambiente.
Per quanto concerne la question time (che come sapete era un problema già affrontato nella scorsa legislatura) la Direzione generale della RAI di Roma, attraverso il suo dirigente Iseppi, ha detto che è nelle sue intenzioni di verificare la fattibilità di questo appuntamento (question time significherebbe riprendere in diretta dalla sede regionale mezz'ora o tre quarti d'ora di comunicazioni e di interpellanze, dal Consiglio alla Giunta, naturalmente con le relative risposte). Il Dirigente del settore Iseppi, ha detto che la RAI sarebbe d'accordo di prendere in considerazione questa proposta, sempre che accanto alla Regione Piemonte ci siano anche altre Regioni interessate alla questione, proprio per evitare che ci sia solamente una specificazione piemontese dell'iniziativa. Pertanto, stiamo verificando con gli altri Consigli regionali d'Italia qual è la possibilità di mettere in pista tale iniziativa. Ovviamente le cose non sono così facili come potrebbero sembrare; peraltro, sarebbero anche gratuite, nel senso che la trasmissione non comporterebbe alcun costo per il Consiglio regionale. In questo momento, in cui si dà una grande attenzione alle notizie locali, al vissuto locale, alla politica locale, credo che si potrebbe cogliere - è il caso di dire - l'attimo fuggente, per formalizzare una proposta di questo genere che sarebbe, secondo me, estremamente positiva per la divulgazione non solo dei nostri lavori, ma soprattutto della Regione Piemonte in tutti gli aspetti che non sempre sono conosciuti e che spesso sono anche molto problematici.
Prego ora il Presidente della Giunta di dare lettura delle note che ha preparato per la nostra assemblea.
GHIGO, Presidente della Giunta regionale Signor Presidente del Consiglio, colleghi Consiglieri, apprendo in questo momento con soddisfazione il fatto che il tempo dedicato ai telegiornali regionali è aumentato e mi permetto di sottolineare che auspico che i telegiornali regionali possano, attraverso questo tempo maggiore a loro disposizione, interessarsi di più alle Province esterne a quella di Torino, e in questo senso io, nei miei contatti, mi sono mosso perché ritengo che un servizio come quello della RAI sull'informazione regionale debba essere esteso a tutto il territorio, visto e considerato che l'illuminazione sembra finalmente aver raggiunto quelle zone che erano escluse dal segnale del TG3 Piemonte ed erano invece servite, per questioni geografiche, dal TG3 Lombardia.
Sottolineo quindi l'assoluta necessità che la redazione regionale della RAI prenda in seria considerazione l'opportunità di dare un'informazione più diversificata a livello provinciale. C'è la prospettiva di un centro di riversamento a Novara ed uno a Cuneo: credo che questa sia una strada da percorrere perché è assolutamente importante che il servizio regionale dia ovviamente tutto il risalto e l'importanza a quello che succede nella città di Torino e nella Provincia di Torino, ma che dia anche lo spazio alle province esterne di essere presenti, di informare i loro cittadini di quello che avviene.
Venendo ora al merito della risposta alle interpellanze n. 103 dei Consiglieri Marengo e Cavaliere, e n. 111 e n. 131 dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea, espongo quanto segue.
Il governo regionale è certamente informato e rivolge la massima attenzione ad ogni migliore impegno sui problemi della presenza RAI a Torino. Le tematiche evidenziate nelle interpellanze non sono certamente nuove. Molte pagine sono state scritte e molte altre intendiamo scriverne speriamo positive - nell'ambito di un più complessivo lavoro teso a valorizzare il ruolo ed il lavoro collaborativo della RAI, quale componente essenziale del sistema radiotelevisivo italiano pubblico-privato.
Prima di rispondere nel merito ai quesiti dei signori Consiglieri voglio disegnare in sintesi, ma con estrema chiarezza, i piani sui quali si svolge il nostro lavoro: un piano di prospettiva, che si collega al ruolo assunto dalla televisione - ma non solo da questa - nella società multimediale e che richiede scelte politiche, anche in parte delle Regioni, conseguenti e certo coraggiose per dare regole senza imbrigliare, estese a tutto l'orizzonte delle telecomunicazioni un piano di informazione, soggetto in questa nostra epoca ad una vera e propria rivoluzione, dalla quale risulterà un'architettura - mondiale e nazionale, ma anche locale - del tutto nuova e nella quale peraltro la televisione, almeno quella tradizionale non interattiva, avrà un ruolo meno netto di quello presente e comunque più contenuto rispetto all'artificioso ruolo assegnatogli in Italia dalla contingente polemica politica un piano di economia o di ricaduta economica e tecnologica, rispetto al quale assume robusta importanza la questione della presenza RAI in Piemonte un piano culturale rispetto al quale mi limito a sottolineare, per la parte di Torino, l'importanza di doverose e sostanziose sinergie fra strutture RAI (compreso il Museo della Radio e della Televisione) e soggetti culturali, come il Museo del Cinema, o istituzionali, come la Regione, la Provincia ed il Comune di Torino.
Proprio per l'intrinseco alto livello, i temi sono stati da me affrontati, fin dalle prime settimane di insediamento del governo, nel corso di un primo colloquio con il Presidente della RAI, Letizia Moratti che ha complessivamente dimostrato concreto interesse per la problematica rappresentata.
Il confronto sta proseguendo in queste settimane: da un lato nell'ambito della Conferenza dei Presidenti anche per dare più peso all'intervento regionale, dall'altro lato, e per temi più legati al Piemonte, con il Consigliere di amministrazione RAI, Mauro Miccio, presente fra l'altro alla convention dei dirigenti regionali del 21 ottobre.
Sui singoli problemi, anche alla luce delle informazioni e delle situazioni di fatto registrate in occasione di incontri posti in essere durante la scorsa legislatura, la Presidenza si è fatta carico di una preventiva ricognizione delle diverse situazioni, in larga misura rammentate nelle interpellanze. Per estrema sintesi: Centro di produzione.
Un dato di qualche conforto è rappresentato dalla tenuta dei livelli occupazionali rispetto al 1994: l'occupazione è rimasta stabile a circa 450 unità, livello che verosimilmente non può essere ulteriormente impoverito poiché la quantità delle produzioni costringe in qualche momento ad utilizzare le strutture con doppi turni di lavoro. Lavorano a pieno ritmo sia gli studi televisivi sia quelli radiofonici. In particolare, per quanto riguarda la TV, lo studio TV1 sarà quasi interamente occupato per la trasmissione scientifica "Viaggio nel cosmo", di Piero Angela; lo studio TV2 ospiterà una serie di programmi per ragazzi; il TV4 ospita i TG regionali ed il quotidiano scientifico "Leonardo" (scusatemi, in proposito una leggera digressione: proprio sul telegiornale scientifico "Leonardo" in qualità di parlamentare, insieme all'onorevole Novelli, io mi ero attivato e credo che il nostro impegno abbia portato a qualche frutto perché il telegiornale "Leonardo" è stato confermato qui in Piemonte); il TV6 è utilizzato per trasmissioni scientifiche, durante le pause la squadra di ripresa sarà comunque utilizzata per trasmissioni dirette.
Nella produzione di radiofonia, le ore di impiego tecnico per il 1995 sono stimate in circa trentamila, di poco inferiori al livello dello scorso anno.
Esiste per il Centro una prospettiva di valorizzazione con l'inserimento di nuove "intelligenze" professionali e, dal punto di vista tecnico, con l'adozione di tecnologie digitali per gli studi radio e TV.
Il problema sarà oggetto di prioritaria verifica con la RAI.
Dismissioni immobiliari.
In realtà per quanto riguarda la consistenza immobiliare nella città di Torino la RAI, dopo aver venduto l'immobile di Via Bertola sede SIPRA ed i locali di Via Oropa che ospitavano l'autoparco, ha in programma la vendita dei locali in Via Arsenale n. 41 già sede ERI (gli ultimi dipendenti ERI sono ospitati in altre sedi torinesi).
E' verosimilmente probabile il passaggio all'Università di un immobile utilizzato in Via Verdi n. 31; si tratta di locali con esclusivo minimo interesse storico avendo ospitato le fasi di nascita della radiofonia.
E' ipotizzata la vendita dei locali in Via Verdi n. 14, angolo Via Rossini, ritenuti dall'Azienda esiziali rispetto alle necessità del Centro di produzione e del settore giornalistico.
E' stata richiesta una valutazione di prezzo della sede di Via Verdi n.
16 ove ha sede il Centro di produzione, in vista - mi si assicura - del passaggio gestionale ad apposita immobiliare, non già per vendita. Come dire che la RAI vuol sapere quanto possiede, ma non intende cedere ad altri. Su questo chiederemo ulteriori garanzie.
E' sempre in predicato il futuro del grattacielo di Via Cernaia. Il grosso ostacolo per la vendita è relativo al noto vincolo di destinazione in favore del Comune di Torino.
Struttura alta frequenza.
Si occupa della gestione della rete di impianti di trasmissione ripetizione.
Nel piano triennale RAI - che peraltro rammento essere stato oggetto di critiche da parte della Commissione di vigilanza - c'è un progetto di trasferimento ad apposita società con capitale interamente o a maggioranza RAI.
Il meccanismo interno all'Azienda prevede comunque un parere dell'azionista IRI. Se tale parere sarà favorevole, dovrà essere richiesta una modifica della convenzione con il Ministero delle Poste che ad oggi obbliga la concessionaria a disporre in prima persona degli impianti di trasmissione.
Il problema è oggetto di scontro vivace con le Organizzazioni sindacali che richiedono il blocco di ogni decisione in attesa che il Parlamento approvi la nuova legge.
In realtà la questione è di primaria importanza perché il settore trasmissione coinvolge il futuro delle telecomunicazioni, dal satellite alle reti che dovranno operare per tutti i soggetti pubblici e privati che fanno informazione, compresa l'eventuale futura rete federalista, nel più corretto pluralismo.
Collegato alla sorte dell'Alta Frequenza è il futuro del Centro ricerche. Attualmente occupa circa settanta persone ed è all'avanguardia nello specifico settore della diffusione televisiva. E' opinione diffusa che tale Centro non possa essere dismesso, quindi distaccato dal citato settore Alta Frequenza e, non dimentichiamo, dalle strutture del Centro elaborazione dati che conta circa 160 addetti e altri 100 occupati nell'indotto. In tal senso ci muoveremo nei confronti della RAI.
Orchestra.
Risolta in modo positivo l'annosa questione dell'orchestra e coro RAI con la creazione del complesso di valenza nazionale, un problema contingente si è creato nelle scorse settimane con l'accordo per trasferire nel nuovo salone del Lingotto la serie di concerti della stagione sinfonica. Come ricordano anche le interpellanze il costo per la RAI è di 700 milioni, a fronte di una valutazione imperniata sulla sostanza della nuova e prestigiosa sede che obiettivamente permette prestazioni non compatibili con la ridotta capienza dell'Auditorium, peraltro ancora utilizzato e utilizzabile specie per concerti da registrare e diffondere su supporto magnetico, dischi e CD. Anche su tale scelta, decisa dai vertici aziendali romani, la Regione intende sollecitare riflessioni e chiarimenti.
Infine... Al di là e al di sopra delle singole questioni di ambito piemontese, rispetto alle quali peraltro intendiamo porre in atto in tempi brevissimi un raccordo di dialogo e di riflessione con le diverse componenti aziendali (da quella direzionale a quella sindacale che negli ultimi tempi ha posto in atto rinnovati momenti di mobilitazione, a quella giornalistica che vorremmo più attenta alle concrete iniziative dell'Ente Regione), esistono ed hanno valore alcune problematiche di prospettiva alle quali ho fatto prima cenno.
In particolare i Consiglieri Chiezzi e Papandrea si riferiscono ad interventi in sedi istituzionali nazionali e alla necessità di un'elaborazione progettuale per lo sviluppo radiotelevisivo della regione e più complessivamente per il comparto delle telecomunicazioni. Le due cose non possono essere disgiunte.
In realtà questione nodale del rapporto fra le Regioni e il sistema radiotelevisivo si può definire l'ipotizzata rete federalista.
Sull'argomento stiamo ricercando la via di una definizione, ma anche perché, se da un lato può riguardare il futuro di una rete RAI, dall'altro coinvolge indirettamente il ruolo dell'emittenza privata locale per l'utilizzo delle sue produzioni a livello regionale. Abbiamo avviato un tavolo comune di elaborazione in ambito di Conferenza dei Presidenti ed a questo tavolo il Piemonte ha iniziato a portare il proprio contributo di elaborazione culturale, pronta a successive e più profonde indicazioni che possano rivelarsi utili alla definizione dell'architettura radiotelevisiva alle soglie del terzo millennio.
Sulla questione delle telecomunicazioni, il compito travalica certo il ruolo istituzionale della Regione. Non potremo comunque essere assenti anche per un insieme di altri problemi e cito fra tutti la questione Olivetti. Ma proprio la statura del problema impone una più ampia riflessione ed elaborazione che potranno essere oggetto di future indicazioni e determinazioni da parte del governo piemontese.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente, per la sua articolata risposta alle interpellanze.
La parola alla Consigliera Spagnuolo.
SPAGNUOLO Grazie, Presidente.
Voglio ricordare al Presidente della Giunta, che non l'ha citata, che anche il nostro Gruppo ha presentato su questa questione un'interrogazione in quanto ritiene che su tale tema valga nuovamente, alla ripresa di questa tornata legislativa, un approfondimento in quest'aula.
Ringrazio sia il Presidente Picchioni sia il Presidente Ghigo per tutte le puntualizzazioni che hanno voluto portare e per taluni elementi di novità positivi. Per esempio, l'allungamento del tempo dedicato ai telegiornali del Piemonte (19,30-19,55) è certamente un elemento positivo.
Ci auguriamo di poterlo coprire al meglio con le informazioni che riguardano la Regione Piemonte.
Tuttavia, nonostante questo elemento positivo, credo che permangano degli argomenti di grande preoccupazione: permangono perché con la RAI è molto difficile raggiungere delle certezze in generale. Non voglio dilungarmi troppo, desidero soltanto toccare alcuni punti lasciando, ai colleghi che interverranno, altre puntualizzazioni.
E' positivo - chiedo l'attenzione del Presidente su questo perché è un aspetto molto delicato - che il telegiornale prenda più tempo. Però devo dirle, per testimonianza anche personale, che purtroppo continuano ad esserci in Piemonte vaste zone a cui non arriva il segnale. Noi possiamo fare di tutto, possiamo lavorare perché i telegiornali RAI esprimano anche quelle forme di decentramento (quindi non torinocentriche) che anche lei auspicava, però noi in realtà vediamo che continua ad esserci - poi non lamentiamoci - un'influenza culturale lombarda. Devo dirle che nella provincia di Asti il TG3 sovente è quello della Lombardia. Ho qui un ordine del giorno del Comune di Novi Ligure che chiede al Presidente del Consiglio regionale, al Presidente della Giunta regionale, al Presidente del Comitato regionale del Servizio radiotelevisivo, che la direzione della RAI in TV provveda, senza alcun indugio, al completamento della rete di emittenza nazionale su tutto il territorio regionale.
In alcune zone del Canavese il segnale non è quello del Piemonte. Per cui questa questione, sulla quale il Consiglio regionale e le Giunte precedenti si sono anche impegnati, continua ad essere una questione aperta che è importantissima per la Regione Piemonte. Noi possiamo parlare di federalismo di una rete piemontese, pur sottolineando le questioni delle emittenze private che sono importanti. Già a suo tempo le Conferenze dei Presidenti sia di Giunta che di Consiglio avevano messo in evidenza che tali questioni vanno riprese, però se il segnale è quello lombardo i problemi sono gravi e soprattutto la popolazione piemontese sente pesantemente questa influenza.
Voglio citare un'altra questione: le non certezze sul Centro ricerche.
Nel dibattito sulla qualificazione e sull'alta tecnologia che abbiamo affrontato per Olivetti ed Alenia, mi ero permessa di richiamare le problematiche della RAI. Anche in questo caso, credo ci debba essere una forte vigilanza da parte nostra, affinché questo patrimonio, che è torinese e piemontese e che rappresenta una delle alte qualificazioni nazionali in questo campo, non ci venga sottratto.
Nell'interrogazione presentata ho, in maniera contingente, richiamato la problematica dei 150-160 addetti del Centro di calcolo elettronico aziendale, che è una struttura tecnicamente all'avanguardia. Anche su questa vengono ventilate problematiche forti di ridimensionamento, se non di completo smantellamento.
Su questo le Organizzazioni sindacali, con le quali ho avuto dei contatti, non sono riuscite ad avere un incontro nazionale per avere risposte certe dall'azienda.
Quindi, c'è un elemento di carattere generale che coinvolge il rapporto della Giunta e del Consiglio regionale con la RAI, per la quale abbiamo avuto incontri di tutti i tipi, ma ci troviamo sempre di fronte ad un ritorno di non certezze.
"Leonardo" è stato salvaguardato, anche se la fascia oraria non è delle più consone, però esiste. "Piemonte Italia" è stato confermato dopo una battaglia portata avanti anche dalla Regione Piemonte, ma abbiamo troppi elementi di non certezza.
La questione immobiliare continua ad essere importante ed è una "questione spia" perché può essere giusto che la RAI chieda qual è l'entità del suo patrimonio immobiliare, però credo che sia anche molto importante vigilare, perché diventa una spia molto importante delle intenzioni che possono essere positive di razionalizzazione, ma che possono anche essere di smantellamento.
Tutto questo non possiamo permettercelo, per cui dopo avere sentito il dibattito da parte di altri colleghi, dobbiamo esprimerci nuovamente con un atto formale del Consiglio regionale affinché su questa questione riapra con forza un dialogo, come già è stato fatto, sia nelle Conferenze dei Presidenti, sia direttamente con la responsabilità nazionale della RAI perché è un patrimonio che vogliamo assolutamente difendere con grande determinazione.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.
GHIGO, Presidente della Giunta regionale Volevo solo scusarmi con la Consigliera Spagnuolo per non aver citato la sua interrogazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.
CHIEZZI Grazie, Presidente. Al Presidente Ghigo vorrei far giungere, se possibile, tutta la spinta che il Consiglio regionale ha espresso da molti anni a questa parte nei confronti della difesa e rafforzamento del patrimonio RAI in Torino.
Lei si sarà documentato, quindi saprà che il Consiglio regionale ha discusso del tema RAI in varie forme, sia attraverso impegni diretti della Giunta, sia attraverso le Presidenze del Consiglio pro tempore e dei Capigruppo.
Abbiamo lavorato molto, ma dobbiamo dire, cari colleghi, che la nostra azione di contrasto nei confronti di una volontà mai dichiarata, ma praticata nei fatti, di depotenziamento del ruolo della RAI a Torino ha avuto scarsi effetti. Questo dobbiamo dirlo.
Ricordo interventi e riunioni in Sala Viglione alla presenza dei massimi vertici della RAI e dell'IRI, di promesse ripetute, ma la storia della RAI in questi ultimi anni è caratterizzata da un depotenziamento continuo.
Dobbiamo riflettere su questo fatto e leggere le informazioni che la RAI continua a darci in modo spezzettato, non organico e colposamente insufficiente, se non dolosamente insufficiente.
Sono informazioni che ancora oggi lasciano aperti molti punti interrogativi e molti dubbi. Vorrei sottolinearne alcuni.
Il primo, il più macroscopico, è relativo al Centro elaborazione dati della RAI, il CEA. Su questo ho partecipato anche ad un'assemblea.
Presidente Ghigo, lei sa che il grosso delle attività si svolge all'interno del palazzo di Via Cernaia. Il servizio di elaborazione dati della RAI è un servizio economicamente efficiente, cioè non si tratta di un carrozzone o di un'area governata da lobby o da partiti. Si tratta di un servizio capace ed efficiente, che consente alla RAI numerose economie. E' un servizio che se venisse staccato dalla RAI e dato in appalto o sotto forma di società collegate, sicuramente costerebbe di più.
La informo, Presidente - queste sono le informazioni che vengono rese note - che sembra che la decisione in ordine allo smantellamento del Centro di calcolo elettronico aziendale sia in stato più che avanzato; cioè sia una decisione già presa che verrà discussa e decisa il 16 ottobre nell'ambito di un Consiglio di amministrazione.
Se le cose andranno in questa direzione, la RAI perde un servizio economico, a vantaggio di gruppi privati. Si parla di una lotta in atto probabilmente già conclusa a favore di uno dei due contendenti - tra il gruppo IBM da una parte e il gruppo Olivetti dall'altra per impossessarsi di questo patrimonio, che è pubblico e della RAI, e che in particolare riguarda le reti dedicate alle telecomunicazioni, che fanno molto gola a soggetti esterni alla RAI stessa.
La domanda che le pongo, con la speranza che lei la ponga a chi di dovere, è: a chi giova lo smantellamento del Centro elaborazione dati? Questa domanda è sorretta dall'altra questione che lei ha sollevato, ma messa un po' di sbieco, quando ha parlato delle dismissioni immobiliari e ha detto: "Via Cernaia è in predicato per il noto vincolo posto dal Comune di Torino". E' chiaro che se diamo per scontata la possibilità che il palazzo della RAI venga dismesso dalla stessa, uniamo la possibilità concreta di smantellare il Centro elaborazione dati al fatto che lo si vuole consegnare ad un'attività privata.
Il Centro elaborazione dati vuol dire abbonamenti, per le banche significa un giro d'affari notevole che può fare comodo e può essere appetibile da banche site in altre località italiane. Il Centro elaborazione dati per noi significa economia, lavoro, giro d'affari, volume d'affari. Se abbiamo intenzione di stopparlo, dobbiamo dire chiaramente insieme al Comune di Torino che il Centro di produzione RAI e il palazzo della RAI non si toccano, e non possono essere toccati perché c'è un vincolo preciso del Comune di Torino, che aveva dato la possibilità, in contrasto, in deroga alle norme urbanistiche, di costruire questo grattacielo in Via Cernaia.
Quindi, su questo Centro elaborazione dati si gioca una grossa partita una partita che per essere contrastata, esige, insieme ad altre, un nostro impegno di carattere eccezionale e straordinario.
Personalmente, ritengo che l'ennesimo ordine del giorno che potremmo discutere e votare in questo Consiglio non sia sufficiente - mi rivolgo sia al Presidente della Giunta sia al Presidente del Consiglio - per fermare questa operazione di smantellamento: occorrono atti di carattere eccezionale. Necessita senz'altro un rapporto con la Commissione di vigilanza; bisogna trovare il modo di entrare in rapporto diretto con il Consiglio di amministrazione. Forse, una Regione forte e decisa lo pu fare: chiediamo chiarezza. Tenete conto che anche sullo smantellamento del Centro elaborazione dati non c'è nulla di ufficiale; ma nei documenti della programmazione - guardate caso - viene espulso ogni riferimento a questo Centro elaborazione dati. La sicurezza data per certa è che questa sia un'operazione già conclusa a favore di uno dei due contendenti.
L'altro elemento, sulle dismissioni e sul depotenziamento RAI. Stupisce che la RAI possa scrivere che il palazzo di Via Verdi - che intende mettere in vendita - è di minimo interesse storico. La RAI dovrebbe fare cultura! Che il proprietario di un palazzo di quel genere, sito nel centro di Torino, sede storica delle trasmissioni RAI e con qualche valore architettonico di pregio - non ne abbiamo tantissimi - dica "minimo valore di interesse storico", è deprimente e preoccupante per tutti noi.
Teniamo presente - accanto a questo - che si tratta della sede in cui si possono ancora svolgere attività radiofoniche, e che chiusa e venduta questa sede a Torino, attività radiofoniche non ne avremo assolutamente più.
Queste le due osservazioni a supporto di un ragionamento che faranno anche altri - così come la Consigliera Carla Spagnuolo. Attenzione: è sempre la solita minestra. La RAI tenta di smantellare Centri di produzione relativi allo spettacolo, all'intrattenimento. Salviamo "Leonardo" salviamo il TG3, ma stiamo diventando marginali. La RAI porta avanti questa sua idea da lunghissimo tempo; ci dà dei contentini, ma prosegue un ridimensionamento netto su scala nazionale. Contrastiamo questo ridimensionamento e facciamo del Centro elaborazione dati - che è giro d'affari e quindi possiamo avere anche degli alleati nell'ambito dall'economia piemontese a trattenere qui questo centro - uno dei punti importanti, assieme agli altri, che faremo, per un'iniziativa nostra eccezionale. Chiediamo un incontro con il Consiglio di amministrazione; è possibile avere un incontro dei vertici regionali con il Consiglio di amministrazione, presente la Commissione di vigilanza? Facciamo qualcosa sennò, petalo per petalo, la RAI, silenziosamente, continua a confinare la nostra Regione in termini molto periferici rispetto al cuore delle attività della RAI. Grazie.



PRESIDENTE

Mi permetto di "intromettermi" in queste comunicazioni bilaterali, con i dati che ho a mie mani.
Ore di impegno tecnico nel periodo gennaio-settembre 1994 e 1995: Radiouno - nel 1994: 558 ore; nel 1995: 1.102 ore Radiodue - nel 1994: 4.686 ore; nel 1995 - qui c'è una grossa caduta 2.474 ore Radiotre - nel 1994: 4.312 ore; nel 1995: 5.394 Varie - nel 1994: 2.411 ore; nel 1995: 3.813 GR - nel 1994: 9.298 ore; nel 1995: 8.700.
Le sollecitazioni del Consigliere Chiezzi mi portano ad integrare ancora alcune notizie, che non sono solamente legate alla programmazione di "Leonardo" e di programmi scientifici.
Sulla prima rete sono già state realizzate due fiction ("Caso Graziosi" e "Caso Braibanti").
E' in corso di lavorazione il terzo "processo" sul "Caso Fenaroli".
Da ottobre a febbraio saranno realizzati altri tre originali televisivi: "Caso Sutter", "Caso Vulcano" e "Caso Bebawi".
L'inizio delle trasmissioni dei sei processi è previsto per il mese di gennaio, Rete Uno, prima serata.
Rete Due. Da ottobre a maggio saranno registrate 37 puntate del programma per ragazzi "Disney Club".
Il 30 novembre lo studio ospiterà un'edizione speciale di "Leonardo" dedicata al viaggio dell'uomo nello spazio, con collegamenti diretti con la navicella spaziale sovietica MIR.
Nel periodo dal 15 al 30 settembre - grossa novità: ritorna la prosa in TV - è stata registrata la commedia "Care conoscenze e cattive memorie" protagonisti Tieri-Lojodice, che sarà trasmessa da Raidue nel quadro dei programmi artistico - culturale - musicali definiti dalla Direzione artistica diretta da Pippo Baudo.
Di Raitre abbiamo già parlato prima; come ha detto il Presidente Ghigo: "Ambiente Italia" e "Leonardo".
Come potete vedere, in effetti, gli studi di Torino hanno oggi una movimentazione che in passato era difficile riscontrare.
Siccome le interpellanze parlano anche di alcune pubblicazioni editoriali che starebbero per morire, teniamo presente che, all'interno delle attività del Museo della Radio e Televisione RAI-Torino, sono state assicurate le seguenti presenze aziendali con programmi TV: Raiuno: "Grandi mostre live" Videosapere: "Media mente" Raiuno: "Super Quark" Raiuno: "Papaveri e papere" Videosapere: "Parlato semplice".
Inoltre, sono state preparate delle trasmissioni, in particolare dal Salone del Libro di Torino e Radio-Expo e da Prix Italia di Bologna. Le pubblicazioni editoriali sono riferite oggi a "Elettronica e telecomunicazioni" e alle edizioni della Nuova ERI.
C'è inoltre un'infinità di partecipazioni a mostre, collaborazioni consulenze ed iniziative promozionali. Questo per dare un quadro d'insieme più completo e per dire che la RAI di Torino, con il suo Centro di produzione, ha attivato una serie di iniziative che credo sia utile che i Consiglieri possano e debbano conoscere, pur tenendo presenti tutte le gravi preoccupazioni sul Centro elettronico di cui ha parlato il Consigliere Chiezzi.
Scusate l'interruzione, ma era al mio livello avere queste comunicazioni per cui ho ritenuto opportuno renderne edotto il Consiglio.
La parola al Consigliere Cavaliere.
CAVALIERE Grazie, Presidente.
Personalmente, non credo che il problema sia di verificare, stabilire o capire se, in maniera che si potrebbe anche definire contingente, vi sia o non vi sia una produzione maggiore, un maggiore fervore produttivo. Questo può anche essere e positivamente lo valutiamo e lo verifichiamo. Il problema è di capire se le potenzialità tecnologiche che vi erano e vi sono nell'insediamento piemontese sono adeguate a quella che è la scommessa tecnologica del futuro e se riescono a ritagliarsi quegli spazi di mercato di capacità, ecc., che potenzialmente parevano avere e che quindi ritirandosi non riescono più ad esprimere e far sviluppare produttivamente occupazionalmente e culturalmente.
Il problema è questo: dobbiamo capire se accanto ad un lassismo aziendale o ad un "lascismo" aziendale nella realtà piemontese, che si è scorto a partire da alcuni anni, si è aggiunto, negli ultimi anni, anche un clima - e mi riferisco ai continui attacchi al sistema radiotelevisivo pubblico, a tutto il dibattito che c'è stato nel nostro Paese - che sta portando di fatto ad un ridimensionamento complessivo; ridimensionamento che avviene in diverse misure.
Mentre vi è un forte richiamo al carattere federativo dei programmi della produzione, di fatto si sta assistendo ad una gestione "romana" centralizzata, di tutta una certa questione che non riguarda solo l'aspetto produttivo.
Pertanto la tendenza pare essere questa, al di là che possa aumentare la produzione radiofonica, tenendo conto che questa si tiene negli uffici di Via Verdi, la sede storica che richiamava prima il Consigliere Chiezzi.
Quindi capire anche se gli edifici di Via Verdi verranno dismessi e con quali conseguenze.
Questi sono i problemi generali sui quali il Presidente della Giunta e il Presidente del Consiglio devono sentirsi investiti più che nel passato perché vediamo sciogliersi negativamente alcuni nodi, alcune riserve e su questo vorremo vedere un impegno maggiore.
Credo sia opportuno racchiudere queste considerazioni in un ordine del giorno che potremo votare in questa seduta o mettere all'o.d.g. della prossima.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Farassino.
FARASSINO Intervengo anch'io per esprimere le mie preoccupazioni sulle voci inerenti lo smantellamento della RAI.
Qualcosa di vero sicuramente c'è: c'è questa volontà di smantellamento.
Non tanto per un odio verso la città di Torino, che molti altissimi dirigenti RAI nutrono (atteggiamenti assurdi che io non sono mai riuscito a capire, tanto è vero che una volta litigai ferocemente con un direttore RAI alla sede di Napoli, perché sosteneva che quando si recava a Torino per lavoro andava a dormire a Milano perché Torino è una città triste). A parte queste cose che sappiamo tutti essere inspiegabili, c'è una diminuzione di lavoro, diminuzione di produzione e si tende, ovviamente dal Centro di Roma, a privilegiare le sedi RAI di Roma, Milano e Napoli; questo lo sappiamo da sempre.
Vorrei invece fare un accorato invito all'esecutivo affinché - al di là di quelli che sono stati i discorsi sul telegiornale che spero vengano potenziati - continuino le produzioni culturali che sono ormai una tradizione per Torino. Torino aveva addirittura tutto il culturale, mentre Milano si occupava della rivista e Roma faceva altre cose. Per esempio produzioni culturali, tipo Videosapere (da sei anni a Torino, quindi funziona), dobbiamo avere la certezza di poterle mantenere in questa città.
A Torino abbiamo l'organizzazione, ma mancano le strutture, quindi la strada da battere è quella di assicurare a Torino le strutture per continuare la produzione piemontese.
Mi fa molto piacere che ci siano in cantiere delle produzioni, ma senza una direzione o vicedirezione è chiaro che queste cose possono anche cambiare da un momento all'altro, pertanto si deve andare verso la direzione di poter mantenere strutture, direzioni, tenere in mano quelle cose che permettono alla produzione di andare avanti. Non possiamo sicuramente chiudere la RAI a Torino. Pare che in Via Verdi n. 31 abbiano già deciso di vendere...



PRESIDENTE

Sottolineo che Via Verdi n. 31 non verrà venduta in maniera assoluta anche perché è uno stabile vincolato dalla Sovrintendenza.
FARASSINO Mi fa piacere questa affermazione.



PRESIDENTE

Sono messi in vendita gli edifici di Via Arsenale n. 41 e di Via Verdi n. 14, che attualmente sono adibiti a magazzino di materiale di scena.
La parola al Consigliere Marengo.
MARENGO Grazie, Presidente, mi pare che le informazioni puntuali fornite sia dal Presidente Picchioni sia dal Presidente Ghigo siano giuste e puntuali ma non risolvono il problema che abbiamo di fronte.
Voglio ulteriormente sottolineare l'importanza strategica della RAI a Torino, importanza strategica sia rispetto alla comunicazione sia rispetto all'informazione. Le strutture della RAI, a partire dal Centro ricerche devono essere organicamente integrate con le altre strutture di alta tecnologia che abbiamo a Torino, dall'Alenia, all'Oxelt, al Centro ricerche della Telecom, e - in rapporto alle stesse questioni che stiamo affrontando in questi giorni - alla Olivetti.
Nel sottolineare questo, noi abbiamo bisogno che la presenza della RAI e delle sue strutture non solo non venga depotenziata, ma semmai venga potenziata. Penso ad un'altra importante struttura che troverà nei prossimi mesi la sua costruzione a Torino, il Multimedia Park. Utilizzando ingenti finanziamenti, da parte dell'Unione Europea, si costruirà questo centro questo parco tecnologico che mi pare si impoverirebbe se noi non riuscissimo a mantenere una presenza di questa natura a Torino. Credo per questa la questione politica che ritengo vada sottolineata dal Consiglio regionale perché credo che essa risponda anche ai quesiti che poneva da ultimo il Consigliere Farassino nel suo intervento - che abbiamo bisogno di una scelta di fondo, cioè della riforma della RAI in senso regionalista.
Credo che se non si percorre fino in fondo la strada dell'autonomia regionale, delle strutture della RAI, non riusciremo a mantenere la struttura, la produzione, le direzioni e gli stessi programmi che sono stati richiamati nell'introduzione.
La questione dell'autonomia regionale delle strutture della RAI è la questione politica sulla quale questo Consiglio regionale deve decidere quali iniziative intraprendere. Propongo alla Presidenza della Giunta e alla Presidenza del Consiglio di promuovere un incontro con il Ministro delle Poste e delle Telecomunicazioni, con il Consiglio di amministrazione della RAI e con la Commissione di vigilanza della RAI, in modo che si possa affrontare questa questione politica. Per questo dico sì al Ministro ed alla Commissione parlamentare di vigilanza, perché credo che la questione politica che dobbiamo affermare in questo incontro sia quella dell'autonomia regionale - come sottolineavo prima - altrimenti corriamo il rischio di avere soltanto delle promesse.
Incontri con la stessa Presidente Moratti ce ne sono stati, mi pare anche a Torino, oltre che a Roma, ma alle promesse non hanno poi seguito i fatti. Invece abbiamo bisogno di affrontare la questione in modo radicale e credo che questo sia l'unico modo per affrontarla.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.
BURZI A conclusione del dibattito - il collega Marengo mi ha letteralmente rubato buona parte delle cose che volevo dire - intendo fare due considerazioni: la prima è che nella maggior parte degli interventi, a mio parere, c'è un forte grado di condivisione dei problemi al di là delle parti politiche che ciascuno degli intervenuti rappresenta all'interno del Consiglio. In funzione di ciò suggerirei - proprio come modalità tecnica che i Capigruppo si incarichino di formulare un ordine del giorno che potrebbe venire discusso nella prossima riunione dei Capigruppo, venerdì, e se, come credo in questo caso, sia possibile trovare una convergenza ampia sui contenuti e sugli obiettivi. Tale ordine del giorno venga poi semplicemente votato nel corso della prossima riunione del Consiglio.
In aggiunta a ciò che ha detto nelle sue conclusioni il Consigliere Marengo credo che sia da richiedere al Presidente Ghigo un urgente incontro con la Commissione di vigilanza, oltre che con il Ministro di competenza alla presenza appunto del Consiglio di amministrazione della RAI. Questo credo che possa essere uno degli argomenti della prossima Conferenza dei Capigruppo.



PRESIDENTE

Possiamo ritenere chiuso l'ordine degli interventi.
Se perverranno ordini del giorno al tavolo della Presidenza saranno ovviamente posti in votazione.
La proposta del Consigliere Marengo la trasmetterò al Presidente della Giunta, ma c'è il Vicepresidente Majorino che senz'altro l'avrà raccolta.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Comunico che i testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno prevenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,40)



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