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Dettaglio seduta n.138 del 10/06/97 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Domandiamo scusa a tutti i Consiglieri per il protrarsi delle discussioni dei Capigruppo.
In merito al punto 5) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cavallera, Mancuso e Viglietta.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Sull'ordine dei lavori, in particolare in merito alla legge regionale approvata dal Consiglio regionale il 26/11/1996 e rinviata dal Governo relativa a: "Modifica degli artt. 17, 40 e 77 della L.R. 5/12/1977, n. 56 'Tutela ed uso del suolo'" - Richiesta di inversione punti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Prosegue ora l'esame della legge regionale approvata dal Consiglio regionale il 26/11/1996 e rinviata dal Governo relativa a: "Modifica degli artt. 17, 40 e 77 della L.R. 5/12/1977, n. 56 'Tutela ed uso del suolo'" di cui al punto 6) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Poiché siamo arrivati alla discussione dell'o.d.g. così conformato chiedo di poter intervenire, anche per presentare delle proposte - che penso debbano essere consegnate a questo punto - di inversione di punti all'o.d.g., prima che questo venga definitivamente approvato.



PRESIDENTE

Relatore del disegno di legge è il Consigliere Deorsola, che mi pare abbia già svolto la relazione.
Con la proposta di inversione dei punti all'o.d.g., ai sensi dell'art.
51, commi secondo e terzo, del Regolamento interno del Consiglio regionale in relazione alla convocazione del Consiglio per i giorni 10, 11 e 12 giugno, alle ore 9,30 e 14,30, si chiede la seguente inversione: il punto 57) è inserito all'o.d.g. prima del punto 6).
Sull'inversione, a norma di Regolamento, è previsto un intervento a favore e uno contro; poi si procederà alla votazione.



RIBA Lido

Presidente, chiedo di intervenire sull'ordine dei lavori.



PRESIDENTE

Prego.



RIBA Lido

Come dicevano gli anziani dalle mie parti, "Ogni tanto, se non c'è nessuno che parla, parlo io". Nel senso che abbiamo lavorato per una settimana, poi si avvia la discussione e nessuno racconta niente a nessuno.
Naturalmente le notizie avranno avuto una loro divulgazione, ma in ogni caso ritengo doveroso, se le mi consente, in pochissimi minuti, fare il punto della situazione.
Abbiamo lavorato per molti mesi sulla preparazione di un testo di legge di modifica della L.R. n. 56/77, la quale necessiterebbe di altre modifiche, che però non sono state proposte. Questo è un limite per la minoranza; per quanto ci riguarda, prendo formale impegno di rimediare nei tempi tecnici più rapidi possibili per fare una proposta organica. Nel frattempo, bisogna dare corso agli adempimenti dei Comuni con delle varianti alle quali è stato dato - e da noi accettato - il titolo di varianti non sostanziali, quindi agibili con semplice deliberazione del Comune.
Ho preso atto positivamente delle affermazioni del Presidente della Giunta - non uso il termine accoglimento, perché non mi si confà - circa l'intenzione di non utilizzare questo provvedimento per introdurre elementi di deregulation, di liberalizzazioni che non sono strettamente necessarie.
Tuttavia mi pare giusto riferire al Consiglio del grande lavoro svolto per la ricerca di un'intesa che io stesso avevo proposto; non si trattava di una questione privata, ma di un lavoro di cui ci siamo fatti carico collegialmente come minoranza. Non dite poi che la minoranza è divisa perché credo che abbia titolo ad esserlo; caso mai è la maggioranza che dovrebbe essere unita! L'orientamento che vi avevamo proposto - e ci tengo a dire che esprimeva largamente le posizioni dei Gruppi della minoranza, ad eccezione del Partito Popolare - era quello di addivenire ad una proposta per noi votabile, per altri comunque oggetto di una posizione non ostruzionistica che riguardava l'attribuzione di compiti alle Province nei termini considerati congrui, accettabili dall'arch. Picco, consulente della Giunta.
Si trattava di attribuire alle cubature ipotizzabili degli indici che rispettassero il criterio di non pervenire a forme di deregulation; anche questa seconda condizione era stata considerata congrua a tutti i livelli tecnici.
Un'ulteriore proposta era di anticipare la discussione sul Piano territoriale, perché aveva una sua ragion d'essere in quanto documento di riferimento.
Forse avrò capito male quanto è stato detto nella riunione dei Capigruppo, ma se così è - scusate l'affermazione - temo che i membri della maggioranza abbiano qualche difficoltà di comprensione al loro interno, e lo dico non per enfatizzare particolarmente questo fatto, ma con la convinzione di dare un contributo positivo ai lavori del Consiglio che vivono una gravissima impasse. Ad ogni modo, prima di decidere cosa si fa adesso, ritengo doveroso prendere atto del lavoro che si è portato avanti per molto tempo.
Se adesso, a fronte di tutto questo, la risposta della maggioranza è: "Ci siamo riuniti, abbiamo deciso, grazie, non se ne fa niente ricominciamo da capo come se niente fosse, vi abbiamo invitati a perdere tempo", o ci dite che vi abbiamo proposto delle idee che non stanno né in cielo né in terra - ma lo dovete dire qui, perché prima avevate considerato assolutamente sensate e utili le nostre proposte metodologiche e in alcuni casi anche di contenuto - oppure dite che tra di voi avete una situazione di divaricazione e di incomprensione tale che l'unico minimo comune denominatore diventa lo scontro con l'opposizione di centro-sinistra.
Questo può anche essere un argomento, ma per quanto riguarda il mio Gruppo non possiamo accettare che venga negato il lavoro svolto in questi mesi perché allora significa che è delegittimato ogni tipo di lavoro, di sforzo e di elaborazione che noi facciamo.
Noi abbiamo lavorato affinché emergesse la centralità dell'interesse del Piemonte, e non di questo o di quel Gruppo, di questa o di quella posizione individuale. Dopodiché, quello che vi chiediamo con convinzione e riteniamo di averne tutti i titoli e che ci sia dovuto - è di spiegarci che cosa si intende fare di tutta quella discussione, di tutti quegli approdi ai quali eravamo pervenuti. E se ci spiegate anche che cosa succede all'interno dei vostri Gruppi, forse ciò ci faciliterà a comprendere almeno quello che sta avvenendo finora, perché sulla base delle conclusione della riunione di maggioranza che avete portato avanti è indecifrabile.
Poi il collega Gallarini ci spiegherà che è tutto regolare, e non pu che dire così, lo so bene. Gallarini è una persona seria e da me stimata ma il problema rimane ugualmente: sei mesi di discussione, sette-otto giornate di riunioni, impegni, proposte, cose acquisite, valorizzate anche come contributi utili e poi, alla fine, subentra la posizione "Dobbiamo cambiare tutto, non se ne fa niente".
Noi non ci stiamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Gallarini.



GALLARINI Pierluigi

In effetti penso che ci si debba scusare tutti rispetto al Consiglio e ai Consiglieri che hanno dovuto in qualche modo passare la giornata, visto che è stato un susseguirsi di riunioni di Capigruppo e di maggioranza.
Giunti a questo punto è necessario svolgere alcune considerazioni di fondo.
Quanto detto dal Consigliere Riba è vero in parte, nel senso che da molti mesi in effetti siamo "incagliati" sull'art. 17, ma è altrettanto vero che soltanto dalla settimana scorsa è iniziato un percorso, prima di natura informale, attraverso la riunione dei Capigruppo con alcune consulenze tecniche occasionali - alle quali anche il Consigliere Riba ha fatto riferimento - e poi in quest'ultima settimana si erano ipotizzati dei tempi. Nel frattempo si è lavorato, e si è lavorato molto; il Consigliere Riba è uno di quelli che si è impegnato molto, ma non è stato il solo molti Consiglieri singoli e Gruppi hanno partecipato con dialettica attiva su questa vicenda soprattutto in questi ultimi giorni. E' anche vero che ogni tassello, che nel frattempo veniva inserito nel mosaico, veniva posto nel tentativo di migliorare il provvedimento e di raggiungere l'obiettivo di giungere in tempi relativamente brevi all'approvazione del provvedimento.
Si tratta di un provvedimento che da molti mesi è stato accantonato prima perché si pensava che la risposta costruita dalla Giunta non fosse in grado di ottemperare alle richieste del Commissario del Governo che aveva bocciato la legge in precedenza, poi perché si pensava che, in vista della tornata amministrativa che coinvolgeva soprattutto Torino, iniziare e forzare su quel percorso potesse costituire ostacolo rispetto alla dialettica futura tra le forze politiche nell'ambito del Consiglio.
Ora quella tornata amministrativa è lontana, dalla settimana scorsa si sono stretti i tempi. Io non faccio affermazioni, Consigliere Riba relativamente al fatto che la minoranza è divisa e la maggioranza è unita.
La maggioranza certo è unita nel voler raggiungere il voto su questo provvedimento, che lungo il percorso ha trovato anche paternità diverse rispetto a quella della stretta maggioranza. Provvedimento proposto inizialmente dalla Giunta, ma cammin facendo ha trovato il contributo, in Commissione prima e in aula dopo, di altri Gruppi politici e consiliari.
Ripeto, è un provvedimento che sicuramente la maggioranza - e su questo è unita - vuole portare assolutamente in porto. Neppure affermo che la minoranza e divisa, registro alcune posizioni che la giornata di oggi ha esaltato sotto certi aspetti. La maggioranza si è trovata a rincorrere determinate posizioni che, di volta in volta, erano diversificate. Nascono richieste, nascono ipotesi, un Gruppo, in modo, per la verità, non chiarissimo dice: "potremmo limitare la discussione a due, tre, quattro mezze giornate se le cose venissero impostate in questo modo".
Questa è la posizione di un Gruppo della minoranza. L'altro Gruppo non dice nulla, molte volte sollecitato non si esprime o tende a frapporre ostacoli ad un chiarimento definitivo che consenta di individuare un percorso che sia certo. Non si è mai discusso, da questa mattina a questa sera, sul fatto che sono necessarie più sedute di Consiglio; si è data anche la disponibilità, ad un certo punto della discussione, di invertire i punti all'o.d.g., discutendo prima il Piano territoriale.
Siamo d'accordo nel discutere prima il Piano territoriale, nel senso che questo è la cornice all'interno della quale sicuramente si cala meglio la modifica all'art. 17, però vogliamo sapere se, votata questa cornice l'art. 17, a tempi certi, è garanzia di approvazione.
Non abbiamo mai posto vincoli di altro tipo che non fossero quelli di un percorso ragionevolmente certo, di un percorso che desse la ragionevole certezza, non alla maggioranza, ma al Consiglio e a quei piemontesi ai quali si riferiva il Consigliere Riba nel suo intervento, di riuscire a portare in porto questo provvedimento.
Questo purtroppo, nonostante gli sforzi compiuti, non siamo riusciti ad ottenerlo. Si è anche cercato di mediare con una componente per raggiungere un compromesso, certo dignitoso, che consentisse di non snaturare il provvedimento.
Il Presidente e l'Assessore delegato hanno incontrato le Province hanno incontrato il Presidente dell'URPP, ipotizzando dei percorsi. Ma guarda caso, ogni volta che il provvedimento arrivava ad un millimetro dal traguardo veniva rimesso in discussione da altre componenti dell'opposizione. Fino ad arrivare sostanzialmente oggi ad una posizione del tipo: se si ipotizzano alcuni percorsi che vanno a modificare gli indici che sono stati costruiti e votati, non solo dalla maggioranza, ma anche da una parte ben più ampia della stretta maggioranza nel Consiglio regionale che licenziò questa legge prima che venisse rinviata dal Commissario del Governo, bene, altrimenti vi è la presentazione di emendamenti e quindi ostruzionismo, se così li vogliamo definire.
Ovviamente, rispettiamo le posizioni di tutti i Gruppi politici - ogni posizione, infatti, è legittima e va rispettata dal punto di vista politico riteniamo giusto, però, mettere in evidenza le difficoltà inenarrabili di fronte alle quali ci siamo trovati.
Noi siamo contrari - ne approfitto per esprimere la voce "contraria" che il Regolamento prevede rispetto a quella favorevole espressa poc'anzi dal Consigliere Chiezzi - al fatto che, alla fine di questa lunga e tortuosa giornata, si inizi il percorso sull'art. 17 così come ipotizzato.
Infatti, nonostante i grossi sforzi che riteniamo di aver fatto come Gruppo e che riconosciamo agli altri, non siamo approdati ad un punto di sintesi che fosse espressione, se non di unanimità, di compromesso tale da consentire al Consiglio di votare questa "benedetta" modifica all'art. 17.
Responsabilmente, come maggioranza, abbiamo dedicato al tema in questione l'ultima nostra riunione, che per la verità non è durata moltissimo, e abbiamo convenuto che occorra iniziare un percorso definito ed impostato sulle proposte avanzate dalla maggioranza in questo periodo.
Se il Consiglio lo chiederà, l'Assessore sarà ovviamente disponibile ad illustrare la base di partenza di tale proposta, ivi compresi gli emendamenti che andranno ad arricchire o comunque ad integrare il testo base.
A fronte della posizione di vicolo cieco in cui ci troviamo - se insegui una componente perdi di strada l'altra e se ne insegui un'altra ancora ti ritrovi a posizioni che ti riportano allo stallo e al punto di partenza - riteniamo che questa debba essere la proposta della maggioranza con cui riprendere i lavori del Consiglio sull'art. 17.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Mi sembra che la giornata odierna, dal punto di vista istituzionale politico sia davvero da registrare come non positiva, per ragioni sia di merito sia di metodo politico.
La Giunta ha presentato tempo fa - tale percorso è già stato ricostruito da altri colleghi - un provvedimento importante per il Piemonte; un provvedimento che, come tutti quelli che toccano il territorio, richiede approfondimenti, attenzioni e senso di responsabilità veramente particolari. Credo di dover ricordare alla Giunta e al suo Presidente che il nostro Gruppo, rispetto al provvedimento in questione, ha tenuto da sempre un atteggiamento di esame di merito, di confronto aperto e di coerenza. Infatti, il Gruppo del Patto dei Democratici ha espresso in Commissione voto favorevole al provvedimento, pur essendo evidenti problemi ancora aperti, anche molto importanti. Quando si toccano - ripeto normative di carattere urbanistico-territoriale le attenzioni, le prudenze i tempi non sono mai troppi; non sono provvedimenti che si licenziano o che si modificano una volta all'anno. Atti che ineriscono così profondamente al territorio, devono essere pensati e ripensati; inoltre, occorre anche tenere conto di approcci diversi di carattere politico, economico e culturale, che nelle diverse riunioni di oggi sono stati più volte richiamati.
Mi sembra di poter dire, rivolgendomi al Consigliere Gallarini, che anche l'opposizione, rispetto ad un provvedimento che non è suo proprio, ha dimostrato ampio senso di responsabilità e che si sono cercate tutte le strade per colmare le differenze di vedute.
A questo punto, però, mi sembrano opportune delle riflessioni di metodo politico. Alla sottoscritta e al nostro Gruppo è sembrato che si sia arrivati ad un passo da un'approvazione migliorativa di un provvedimento estremamente importante che - certamente non ci stupisce - richiede fasi sempre più di miglioramento e di approfondimento, ma che non si sia voluti andare sulla strada alla quale le opposizioni hanno collaborato pur nelle loro differenze - che sono molte - dimostrando disponibilità notevoli.
Mi sembra doveroso dare atto alla Giunta e alla maggioranza di aver lavorato fino ad un certo punto, ma anche di aver poi interrotto, in maniera che non ci è comprensibile, un percorso che invece, a mio avviso visti anche gli atteggiamenti che abbiamo registrato da parte del Gruppo dei Popolari, avrebbe potuto portare ad un'approvazione più aderente e più vicina alle varie posizioni del Consiglio.
In materia di territorio non ci si muove a colpi di maggioranza! Se alla fine del dibattito registreremo che i miglioramenti che avevamo individuato non saranno intervenuti, ciò sarà da addebitare ad una responsabilità di conduzione del dibattito da parte della maggioranza, che richiameremo in tutte le sedi. Questo per quanto riguarda il merito - e ci torneremo quando discuteremo l'articolo che ha prodotto le maggiori riflessioni. Ma attenzione: c'è un altro problema, di carattere politico.
Se, paga ventilare ostruzionismi, da qualunque parte essi vengano, è strada facilissima, nonché divertente da intraprendere, ostruzionismo che farà pendere l'attenzione della Giunta e della maggioranza in relazione al Gruppo che lo metterà in atto.
Mi sembra molto strano che alla fine di giornate di approfondimento, di disponibilità da parte di alcuni Gruppi a ritirare forti apporti dialettici e critici, non si sia voluto andare fino in fondo e che si sia privilegiato andare in aula in uno scontro che non si sa quale percorso potrà avere. Ci si è attestati sul minimo denominatore, anziché tendere a raccogliere le notevolissime disponibilità che le opposizioni nel loro insieme avevano dato, seppure con qualche problema ancora aperto che il nostro Gruppo ritiene avrebbe potuto essere comunque affrontato e risolto in una logica più politica, che non di merito.
Esiste anche un problema di metodo politico - ripeto - perché in questo momento la maggioranza sta dicendo alle opposizioni "fate ostruzionismo: risolverete i vostri problemi".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Parlo anch'io perché la giornata di oggi, che non è ancora conclusa visto che stiamo ancora dibattendo, in realtà - continuando la discussione non la vedo come una giornata del tutto negativa. Certamente, il nodo del confronto politico non è stato ancora sciolto, però rendiamoci conto che la materia che ha interessato questo aspro confronto è la materia fondamentale sulla quale si formano e si disfanno le maggioranze nei Comuni. Nei Comuni le maggioranze si formano su questo tipo di problema: sull'urbanistica sull'assetto del territorio, sulle scelte di sviluppo. Quindi sarebbe anche un po' infantile pensare che iniziare un confronto che vuole giungere ad una composizione delle differenti valutazioni, tali da permettere comunque al Consiglio di funzionare, sia cosa semplice. Non è cosa semplice perch nel caso specifico la proposta, nata da parte della Giunta regionale, è proprio quella di proporre una modifica della legge che governa il territorio per dare modo ai Comuni, senza alcun controllo regionale, di svilupparsi ulteriormente in termini edilizi. Capite che questa è la classica materia, fondamentale, nell'assetto delle maggioranze nei Comuni: si giocano le elezioni su questi temi, in ogni Comune! Quindi è materia non facile; è materia molto controversa perché in questi lunghi anni di applicazione della L.R. n. 56/77 abbiamo visto che il tema dello sviluppo edilizio, come uno o "il motore" dello sviluppo e del progresso dei Comuni ha avuto prassi di attuazione, dichiarazioni di intenti ed elaborazioni culturali, che si sono svolte in questi anni e che hanno trasformato anche l'approccio delle forze politiche su questa materia.
La legge Astengo, con tutti i difetti che taluni possono addebitarle, è una legge che vedeva i primi Piani Regolatori immaginare il futuro dei propri Comuni in termini di fortissimi incrementi di carattere edilizio (incrementi sulla carta). Alcuni di questi primi Piani Regolatori decuplicavano la possibilità di insediare abitanti rispetto a quelli già insediati. Con il passare degli anni dobbiamo dire, con tutti i limiti e tutte le cautele, che questo tipo di visione dello sviluppo del Comune oggi forse non esiste più da nessuna parte. Oggi i Piani Regolatori prevedono sì ancora incrementi, e dal punto di vista del mio Gruppo anche incrementi troppo rilevanti, ma non decuplicano più nella loro intenzione programmatica la popolazione di un Comune.
Siamo però dentro questo tema: lo sviluppo di un Comune in che modo pu essere concatenato con uno sviluppo edilizio, a quali condizioni questo debba avvenire e con quali rapporti con l'ambiente, con quali rapporti con i servizi? E' il tema fondamentale. Questo tema fondamentale ci siamo trovati a discuterlo sulla base di una proposta che diceva, agli albori che è possibile un discreto, rilevante incremento edilizio della popolazione attraverso decisioni del Comune che non passino attraverso alcun vaglio superiore, attraverso quindi alcun vaglio della Regione. E' stata una proposta che ha avuto una prima discussione e una prima modificazione proprio su questo aspetto: sulla rilevanza politica economica e sociale della possibilità di incrementare ulteriormente senza filtri e senza coerenze con piani di livello sovracomunale.
In queste ultime settimane, dopo le elezioni, ci siamo impegnati a valutare questo insieme ad altri, ma soprattutto questo merito e cioè quale sia il punto di equilibrio, non per dare un assenso, ma un punto di equilibrio condiviso da quest'aula per permettere un confronto su un provvedimento. Confronto che abbia uno sbocco in termini di tempo compatibili con lo svolgimento di tutte le altre attività che la Regione deve svolgere. Questo confronto è avvenuto soprattutto nella giornata di oggi, ma era già stato preannunciato nelle giornate precedenti, sul problema di trovare non un punto di vista comune, ma un punto di vista che rendesse questa possibilità, che volete dare ai Comuni, di ampliare la capacità di edificare sul proprio territorio, una misurazione che sia considerata non dico accettabile, ma comunque tale da poter essere messa ai voti in tempi rapidi. Con la possibilità quindi, sia pure con un contrasto di opinioni che per quanto riguarda il mio Gruppo rimane tutto intero, di avere un confronto democratico, in un'aula nata per deliberare e per legiferare, al fine di poter trovare un punto di equilibrio che permetta ad un Gruppo come il nostro di dire un secco "no" ad un provvedimento di questo genere di espansione edilizia dei Comuni al di fuori di ogni controllo, ma di non vedere un provvedimento di espansione edilizia così disastroso come ci sembra che i numeri oggi consegnati a quest'aula impongano.
Su questo la dialettica mi sembra ci sia stata. Avevo capito che un punto di equilibrio si poteva trovare riducendo queste possibilità dei Comuni di incrementare, ma non annullandole, tant'è che il mio Gruppo, se questa ipotesi andasse in porto, voterà contro perché ritiene molto negativo che il Comune di Torino possa, senza alcun vaglio, incrementare di 20.000 abitanti la propria popolazione. E' meno negativo che incrementarlo di 30.000, e di questo responsabilmente prendiamo atto, per cui ci acconciamo ad un voto contrario. Ci sembrava veramente troppo che un Comune di 10.000 abitanti potesse incrementare di 800 abitanti la propria popolazione senza rendere conto a nessuno, nè ai Comuni vicini né alla Provincia né alla Regione. Si giunge ad un accordo in cui questa cifra viene resa, dal nostro punto di vista, meno devastante di un equilibrio di un Comune. E' un punto di accordo che non fa portare a casa a Rifondazione Comunista null'altro che avere, dal proprio punto di vista, ridotto possibili danni! Non siamo soddisfatti, dovesse andare a finire così; siamo talmente insoddisfatti che lo diremo, voteremo contro e faremo una bella discussione su questo, però voteremo! Voteremo nei termini in cui una discussione di questo calibro e così importante si può svolgere: sarà la mezza giornata, saranno le due mezze giornate o i due giorni, ma è un ordine di grandezza di questo tipo.
Non capisco come mai questo discorso si sia interrotto. Adesso su questo punto di equilibrio probabilmente nessuno è soddisfatto al 100%, ma io sollevo la questione che è un punto di equilibrio che consentirà ai Comuni del Piemonte di incrementare la propria capacità edificatoria senza alcun controllo, in una misura che mi sembra non irrilevante e non invisibile! Allora, vogliamo buttare a mare questa possibilità? Questo punto di incontro? Questa linea di apertura, che noi non condividiamo, ma che pensiamo di poter votare caratterizzando il nostro voto contrario, ai Comuni? Perché si vuole incrementare ancora di più, oltre a questo punto la possibilità edificatoria dei Comuni e, in vista di ottenere un obiettivo maggiore, innescare, tornare indietro nel confronto politico, al punto, ad esempio, di dare modo al nostro Gruppo di dire che eravamo d'accordo su una linea di compromesso che prevedesse, invece che 30 mila abitanti per il Comune di Torino, solo 20 mila (la decenza avrebbe voluto dire 10 mila); ci costringete a fare una battaglia contro i 30 mila e contro gli 800 sui 10 mila abitanti e contro i mille sui 20 mila abitanti. A chi giova questo? Giova forse a chi vuole che quest'aula non lavori; non lavori vuol dire non lavori discutendo e portando argomenti e rispettando gli argomenti degli altri.
Per il Gruppo di Rifondazione Comunista penso che il rispetto degli argomenti degli altri sia quello di giungere, dopo una discussione, a votare un incremento edilizio che riteniamo assolutamente disastroso per i Comuni, ma a votarlo. Io auspico ancora, perché mi sembra che la giornata non sia finita, che questo punto di equilibrio avvenga con l'inversione dei punti all'o.d.g., fatto politicamente rilevante, che politicamente può dare qualche elemento di sostanza meno negativo a questa intenzione vostra di consegnare ai Comuni uno sviluppo edilizio, senza alcun controllo. Non so se era necessaria questa ulteriore dichiarazione a verbale, esplicita, da parte del mio Gruppo, che si era atteggiato in modo molto rigido. Io purtroppo ho consegnato degli emendamenti, stando alle cose prima di questa trattativa, che mi sembrava fosse andata avanti, ma sono emendamenti consegnati burocraticamente ad un'aula che mi sembrava prendesse una strada che spero possa, viceversa, ancora essere corretta nell'interesse di tutti per sbloccare - per la maggioranza - una situazione bloccata e - per la minoranza, almeno per la mia - per aver cercato molto parzialmente di limitare dei danni.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Chiezzi. Speriamo che il suo intervento sia di buon auspicio per il prosieguo dei lavori, per le considerazioni che lei ha fatto e che possono essere fatte proprie dal Consiglio.
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Signor Presidente, credo che se dovessimo attenerci all'o.d.g. dovremmo esprimerci sull'inversione dell'o.d.g. Mi pare questo il tema. Tuttavia credo che, essendo entrati nel merito della discussione della modifica all'art. 17, sia opportuno, come hanno fatto gli altri colleghi, esprimere le proprie opinioni.
Constato che il tempo impiegato per tentare una soluzione sia stato un tempo che non ha dato grandi risultati, perché si ripropone pari pari uno schema che si era già riproposto al momento dell'approvazione della legge n. 105, di modifica dell'art. 17. Ricordo che c'era uno schema abbastanza classico; da una parte, chi riteneva in qualche maniera di semplificare le procedure affinché i Comuni potessero modificare i Piani Regolatori, perch oggi una risposta ai problemi del territorio è possibile darla attraverso le varianti ai Piani Regolatori, e, dall'altra parte, una posizione più di stampo dirigista, che riteneva che tutti gli atti urbanistici, anche i più elementari, come le varianti parziali, dovessero essere soggetti al controllo della Regione. Quindi lo schema è identico. Abbiamo confrontato queste posizioni e definito una posizione, che è quella contenuta nel disegno di legge; ricordo anche il dibattito che ci fu allora, perché non era soltanto una modifica all'art. 17, ma anche agli artt. 20 e 21. Ricordo che anche i parametri che definivano le varianti strutturali erano molto più alti.
Ci fu dunque questo confronto e fu un confronto abbastanza utile. Si giunse ad un testo, cercando di far conciliare le esigenze delle Amministrazioni comunali con l'esigenza di evitare che saltasse completamente la strumentazione urbanistica. Questo risultato fu ottenuto.
Il lavoro che abbiamo fatto recentemente è stato un lavoro teso a puntualizzare ancora meglio il contenuto delle varianti parziali. Abbiamo cioè svolto un compito utile e abbiamo risposto ai rilievi del Commissario del Governo. Il Commissario del Governo ci ha detto: "Sono possibili delle procedure interne all'Amministrazione comunale, ma soltanto a certe condizioni". La risposta che abbiamo dato in Commissione è stata questa: "quali sono le condizioni?". Ci è stato risposto: "le varianti che hanno interesse di tipo comunale". Poi è stato aggiunto qualche suggerimento anche da parte di altri colleghi e si è detto: "varianti soltanto nelle zone contigue alla zona urbanizzata". Poi ci sono tutti gli altri parametri che preesistevano prima, cioè il rapporto con i servizi, cioè tutti elementi che in qualche maniera consentono di utilizzare questo strumento con grande cautela e grande prudenza. In ogni caso, continuo a sottolineare che non bisogna avere questo timore, che pervade molti colleghi soprattutto i colleghi di Rifondazione Comunista, i quali pensano che, una volta prevista questa possibilità di crescita, i Comuni incominciano a cementificare da tutte le parti il giorno successivo all'approvazione della variazione. Noto che questa posizione è una posizione non condivisibile. Se ci si domanda: "questa proposta consente lo sviluppo edilizio?", io rispondo: "sì, lo deve consentire, ma questo non è un fatto negativo".
"Consente la solidificazione?". E' un altra cosa, perché i parametri bisogna leggerli - collega Chiezzi - tutti assieme, nel senso che i rapporti standard, i servizi, ecc., sono tutti garantiti dalla L.R. n.
56/77.
Credo che, per come è stata strutturata, la norma consente anche alcune tutele di carattere ambientale; vengono tutte ripetute, sono state ancora precisate, non soltanto le norme di tutela nazionale, provinciale e regionale, ma anche le norme di tutela preesistenti nel Piano Regolatore.
Quindi, tutto questo esiste.
In conclusione, ritengo che questa vicenda debba concludersi e noi abbiamo assunto l'iniziativa di presentazione di alcuni emendamenti soltanto per testimoniare una coerenza rispetto ad un voto che abbiamo dato alcuni mesi fa. Quello è un risultato sofferto, ma positivo. Intendiamo confermarlo, non vogliamo fare alcun ricatto od ostruzione, ma soltanto testimoniare coerenza con un voto che avevamo espresso. Soltanto questo significato, quindi lo destineremo e lo destineremo con forza. Ci pare anche di richiamare chi ha assunto una posizione favorevole al proprio dovere di coerenza. Se poi si ritiene che sia cambiato qualcosa in questi mesi, ci venga dimostrato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Non ricordo più quale collega, nel corso di una delle innumerevoli riunioni, non ricordo più se di maggioranza o di minoranza o di tutti quanti, ha detto: "stiamo cercando di capire se c'è la strada del bosco".
Con questo provvedimento, la strada sicuramente ci sarà, però mi pare che non ci sarà più il bosco. Nel senso che la richiesta - e su questo dobbiamo chiarirci - dei Comuni non è quella di avere strumenti di modifica più veloci, ma di avere strumenti di modifica dei propri strumenti urbanistici più veloci, per fare un'espansione edilizia. Questo mi pare evidente. Del resto basta girare per il Piemonte e scorgere, giorno dopo giorno, come aree, colline, prati, territorio, sono da un giorno all'altro divorati dalla nuova era delle villette a schiera, nuovo modello a cui tutti prima o poi possiamo, dobbiamo e vogliamo accedere: la villetta a schiera, nuovo condominio frazionato e frazionabile. Questo è del tutto evidente perch non ci sono, o sono delle eccezioni, Comuni che vogliono degli strumenti veloci per aggiustare le varianti del passato, i Piani Regolatori sbagliati, fare un grande recupero conservativo dei centri storici, perch ogni Comune del Piemonte ha dei centri storici che nella stragrande maggioranza sono abbandonati o non recuperati e non utilizzati. Soprattutto siamo in presenza di un patrimonio edilizio bene al di sopra delle nostre esigenze: questa è una realtà che tutti dobbiamo fotografare, anche in considerazione di una diminuzione della crescita della popolazione, anzi di un decremento. Se ciò è vero, credo che la posizione del collega Saitta serva a mettere in chiaro le cose e cioè che questo provvedimento va nella direzione di facilitare un'espansione edilizia nel nostro territorio un'espansione edilizia che noi crediamo non necessaria e anzi distruttiva per la nostra Regione.
Se così è e se la maggioranza non ha avuto il coraggio di chiamare le cose con il loro nome e dire quello che si intende fare - è vero che rispetto al primo testo è stata stralciata la questione dei parametri - è anche vero, Assessore Botta, che sarebbe stato proprio difficile dimostrare che nelle città c'è troppo verde! Sostenere che noi dovessimo modificare i parametri dei servizi per dire che "nelle città c'è troppo verde mettiamone di meno" era una tesi che non stava in piedi. Nonostante da parte del mio Gruppo si sia cercato di entrare nel merito del provvedimento mi pare che nelle settimane passate, ma soprattutto nella giornata di oggi sia emersa l'estrema politicità della questione. La questione per la maggioranza (e anche per altre forze politiche) ha un'estrema importanza politica: dare un segnale di un certo tipo.
Se così stanno le cose, prendiamo atto che non si è voluti entrare nel merito del provvedimento, e crediamo che questo provvedimento sarà in tutte le sue accezioni profondamente dannoso per il territorio. Il problema non è dello sviluppo possibile, dello sviluppo auspicabile, è che siamo di fronte ad un'opera di divorazione del territorio che occorre in qualche modo regolare.
Non possiamo fare altro che registrare queste posizioni e dire che diventa importante, a questo punto, aprire un dibattito nella nostra Regione su questo aspetto, perché pensiamo effettivamente che si vada verso un grave rischio, non solo, verso un grave atto di cementificazione del territorio.
Discutiamo queste posizioni in questo Consiglio e nella nostra Regione.
Credo anche che a questo punto sia bene che la maggioranza, e tutto il Consiglio, mettano mano alla riforma della legge urbanistica generale.
Credo che sia venuto il momento di mettere mano a tutta la legge urbanistica.
Noi non ci dichiariamo più disponibili, evidentemente, ad andare dietro a queste battaglie politiche che tendono soprattutto ad avere lo scalpo di una legge come la n. 56/77.
Voglio dire un'ultima cosa, perché si è molto dibattuto sulla questione dei Comuni: non possiamo tenere i Comuni sotto tutela. Non si può sostenere che quando i Comuni vogliono fare un'espansione edilizia devono poterlo fare e non debbono essere sotto tutela, mentre quando i Comuni non vogliono l'Alta Velocità devono essere sotto tutela. Questo è un problema abbastanza importante, perché i Comuni della Valle di Susa, che non vogliono una certa cosa, non li si fa decidere, non li si fa contare; ai Comuni che invece vanno in una direzione ideologica di un certo tipo bisogna dare mano libera, perché così si vuole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vindigni.



VINDIGNI Marcello

Signor Presidente e cari colleghi, c'è un detto francese che dice: "Quand le batiment va, tout va".
In realtà, se noi consideriamo la situazione del settore dell'edilizia nella nostra Regione vediamo che questo comparto registra la sofferenza generale del sistema economico regionale, che si trascina ormai da una quindicina d'anni. Ne avevo parlato in altre occasioni: la produzione di ricchezza per abitante nella nostra Regione, nel giro di quindici anni, ha subìto una caduta radicale, tant'è che siamo passati dal quarto al nono posto nella graduatoria nazionale. Questa caduta di produzione, di conseguenza questa caduta di ricchezza, ha ridotto la capacità di consumo e il settore delle costruzioni ne ha risentito.
Per alcuni aspetti la Regione con la propria politica, per esempio a favore dell'edilizia pubblica, ha contribuito a tenere in piedi questo settore e a dare anche del respiro.
La discussione che stiamo affrontando questa sera per alcuni aspetti potrebbe essere letta come una sorta di tempesta in un bicchiere d'acqua come se noi paventassimo delle preoccupazioni eccessive rispetto a quello che concretamente il mercato chiederà e quindi quello che concretamente i Comuni dovranno poi realizzare per consentire alla domanda di poter trovare un'adeguata offerta. A me pare, invece, di dover sottolineare il valore politico nella discussione che si è sviluppata in questi mesi, prima in Commissione e poi in Consiglio. Un valore politico che - mi sia consentito come Consigliere di nuova nomina - mi ha permesso di valutare e ragionare positivamente su procedure che possono apparire macchinose, poco comprensibili agli occhi dell'opinione pubblica, ma che puntano, attraverso il dialogo e il confronto, anche attraverso la capacità di mettere in discussione delle posizioni che possono apparire rigide, alla ricerca di un punto di equilibrio nell'interesse generale della comunità regionale.
Questa ricerca di un punto d'incontro sul quale realizzare se non il massimo di convergenza, il minimo di dissenso, o comunque dissensi fisiologici in una corretta logica consiliare, è avvenuta via via che prendeva maggiormente coscienza fra di noi l'importanza di essere dotati di una legge urbanistica regionale generale, di conseguenza il valore limitativo di questo provvedimento prendeva forma man mano che da parte di tutti noi ci si rendeva conto della necessità di dover disporre quanto prima di una nuova legge urbanistica. Nello stesso tempo, il dibattito in atto in Parlamento, che ha trovato ancora un'eco ed una sistematizzazione nel recente convegno dell'INU e dell'ANCI, che si è tenuto la settimana scorsa a Gubbio, rileva come anche a livello parlamentare è in atto uno sforzo, diciamo pure una ricerca del massimo dei punti di incontro per avere una nuova legge urbanistica nazionale.
La discussione sulla legge urbanistica regionale che stiamo facendo fra di noi non deve dunque essere caricata di valori eccessivi, di valori palingenetici, ma deve tenere conto del fatto che questa è solo una tappa che si inscrive in un momento caratterizzato da una depressione dell'economia regionale da cui deriva una domanda relativamente limitata solo in alcune parti del territorio questa domanda è vivace - e del fatto che anche le conclusioni a cui arriverà il Parlamento condizioneranno il modo stesso di concepire l'urbanistica e l'approccio alla legislazione urbanistica.
Allora a me pare che la discussione fatta in questi mesi, che pu apparire contraddittoria, tormentata, e che ha visto - non ho alcuna difficoltà a riconoscerlo - anche un atteggiamento intelligente nella sua cautela e nella sua attenzione da parte dell'Assessore e per esso da tutta la Giunta, rappresenta un punto politico importante.
Pur non avendo partecipato negli ultimi giorni alle discussioni che si sono succedute, da quello che mi è stato riferito, la cornice all'interno della quale si voleva collocare il provvedimento che saremo chiamati a discutere aveva ed ha - almeno, ha se sarà poi realizzata - un suo indubbio valore tecnico e politico e ha fornito, ad un provvedimento che era nato come provvedimento episodico, casuale, che nasceva da spinte localistiche e particolari, una precisa collocazione all'interno di una politica regionale degna di questo nome.
Perché, qual era il quadro che si profilava? Quello di dire: "Costituiamo un assetto di territorio regionale ben definito che trovi nel Piano territoriale la sua conformazione". Piano territoriale - l'ho detto in Commissione - che a mio parere ha comunque dei limiti, perché, ponendo dei vincoli, in qualche modo garantisce una parte del Consiglio; Piano territoriale che, con le proiezioni che deriveranno dalla partecipazione regionale ai processi di pianificazione aperti a livello comunitario su stimolo della Comunità Europea (attraverso la partecipazione attiva al programma per la creazione di uno schema territoriale europeo, progetto Interreg 2C), probabilmente porterà ad integrare e a completare i limiti che l'attuale Piano territoriale che ci prepariamo a discutere ha.
E' un Piano più rivolto a tutelare il territorio che a considerarlo come un elemento che può favorire, con la sua qualità, la capacità competitiva della nostra Regione. Ma tant'è, questo Piano territoriale garantisce una parte di questo Consiglio, dà un punto di riferimento all'interno del quale sia le Province che i Comuni possono collocare la loro attività di controllo, la loro attività di pianificazione.
Da lì l'intelligenza di accogliere il passaggio del Piano territoriale come prioritario rispetto all'approvazione della modifica dell'art. 17.
Il secondo punto che mi pare altrettanto intelligente è il fatto di riconoscere il ruolo delle Province, ruolo che nasce da una corretta applicazione della legge n. 142 e da una corretta applicazione della L.R.
n. 56/77. Ciò, però, dicendo loro: "Attenzione, dovete esercitare la vostra attività di controllo all'interno di una politica che preveda l'esistenza di strumenti di governo sovracomunale" - e qui per il momento abbiamo il PTR - "nel momento in cui sarete dotati dei Piani territoriale provinciali avrete la cornice nella quale operare".
In ultimo, voglio rilevare il riconoscimento del ruolo che i Comuni possono esercitare nella gestione di fasi di transizione della politica urbanistica, cioè quando uno strumento urbanistico sta per concludere la sua capacità edificatoria, per evitare le lungaggini di approvazione del nuovo strumento urbanistico (che comunque in sede di legislazione nazionale e regionale dovranno essere affrontate), si dà la possibilità di fare delle varianti che gestiscano l'emergenza e che, in quanto tali (cioè come varianti che gestiscono situazioni di emergenza e particolari) devono avere dei limiti. Tuttavia i limiti nell'individuare le percentuali rispetto alla popolazione residente, che devono caratterizzare le varianti ammissibili devono essere dei semplici limiti, non stravolgere nella loro dimensione una corretta concezione urbanistica.
Nell'avviarmi alla conclusione, dico che in queste ore, in cui pareva che il Consiglio non lavorasse, in realtà si lavorava alla ricerca di un'intesa, per raggiungere un punto di equilibrio che poteva tornare diciamolo pure - a vantaggio e ad onore di questo Consiglio, perché si dava la possibilità di trasformare quello che poteva apparire (e che come tale era stato letto) come un intervento straordinario localistico, particolare che stravolgeva la legge urbanistica, in una politica complessiva che trovava, attraverso uno sforzo congiunto della Giunta e del Consiglio, la sua coerenza nella capacità di ascolto della realtà esterna. Quindi i tre elementi di cui parlavo prima, a mio parere, rappresentavano veramente un punto di incontro di alto valore politico.
Concludo, Presidente, con questa domanda: perché mettere in discussione questo punto di incontro? E' una domanda che giro a tutti voi, sperando che ancora questa sera ci sia la possibilità di ritornare in maniera più savia sul percorso che è stato fatto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



(Il Gruppo del PDS accenna ad abbandonare l'aula)



RIBA Lido

Chiedo scusa per il mio Gruppo, ma ci dobbiamo assentare per un impegno precedente.



PRESIDENTE

Però, scusate, si era detto che non si sarebbe fatta seduta notturna e che al massimo si sarebbe arrivati alle ore 19/19,30: non si era parlato delle 18,30. Anche se non si procede con delle votazioni, aspettate ancora un quarto d'ora!



GHIGLIA Agostino

Presidente, io non ho bisogno della presenza del PDS: parlo lo stesso!



(Commenti in aula)



GHIGLIA Agostino

Se non hanno piacere di ascoltare le interessantissime cose che devo dire, non è un problema!



RIBA Lido

Al massimo le facciamo registrare e poi le ascoltiamo!



GHIGLIA Agostino

Ma sai, io sono sempre così franco e diretto che non credo ci sia bisogno di interpretazioni o di dietrologie.
Io, invece, mi sento in una filastrocca piemontese, della quale fornisco la traduzione sia per gli uffici che per rispettare il regolamento delle nostre sedute: "La storia è bella, fa piacere raccontarla", nel senso che ognuno qui ha esposto una propria legittima tesi politica, ma assolutamente non tecnica: tra l'altro, qualcuno si è anche dimenticato di dire se a favore o contro l'inversione dei punti all'o.d.g.
Noi siamo contro l'inversione dei punti all'o.d.g., e quindi per procedere sui lavori relativi all'art. 17. Finalmente, dopo tre mesi quest'aula lavora: cioè io sostengo esattamente le tesi opposte che in parte sono state espresse. Finalmente dopo tre mesi di impasse, di trattative defatiganti che però poi non hanno, purtroppo, potuto sortire dei risultati soddisfacenti, quest'aula lavora e probabilmente riesce a lavorare. Non lavora soltanto nei corridoi o nelle riunioni settoriali, ma lavora, palesemente e pubblicamente, e pubblicamente e palesemente si esprime di fronte a tutti. Quindi di fronte a tutto il Consiglio regionale di fronte ai mezzi di informazione - che oggi non ci sono, ma nei prossimi giorni ci saranno - di fronte, quindi, a quelli che sono poi i destinatari dei lavori di questo Consiglio: tutti i cittadini del Piemonte.
Perché ho iniziato il mio intervento con la filastrocca piemontese? Perché ognuno questa sera ha dato la propria interpretazione della storia attraverso la quale si è giunti questa sera alla decisione di procedere all'esame dell'art. 17.
Qualcuno ha anche omesso di ricordare o si è dimenticato di ricordare che tanti mesi orsono l'art. 17 venne approvato senza la presentazione di centinaia di emendamenti. Venne approvato in maniera sicuramente più rigida, tant'è che poi il Commissario del Governo ebbe qualcosa da ridire e lo respinse, ma venne approvato senza particolari clamori. Poi, ad un certo punto - forse perché qualcuno ha cominciato anche a leggere il provvedimento - qualche Provincia si è svegliata e ha letto attentamente la modifica all'art. 17. A questo punto le Province si sono domandate quale atteggiamento assumere, visto che la linea Bassanini è quella di non conferire loro molte deleghe; in qualche modo hanno temuto di rimanere senza lavoro.
Qualche Provincia ha cominciato a scrivere per chiedere delle modifiche, anche sostanziali, a questo provvedimento. Con molto senso di responsabilità il Presidente della Giunta e l'Assessore Botta hanno promosso degli incontri con le Province e si scopre che le Province chiedevano una sorta di neocentralismo. Qui parliamo tutti di federalismo la Bicamerale lo prende come bozza per i lavori del Parlamento, quando per si tratta del principio di sussidiarietà, che sta alla base del federalismo stesso, ognuno vuole tenersi le proprie prerogative di comando e di accentramento del potere, per cui il federalismo va bene purché lo si applichi all'Ente che sta sopra. Quindi alle Regioni sta bene il federalismo se lo applica lo Stato; alle Province sta bene il federalismo se lo applica alle Regioni, però poi non sono disposte ad applicarlo ai Comuni i quali vorrebbero che invece il federalismo fosse applicato da tutti sia in scala ascendente sia in scala discendente.
Non dimentichiamo che i Sindaci vengono eletti direttamente dal popolo quindi è anche giusto che abbiano delle responsabilità dirette, anche se inserite in un contesto e con dei paletti che sono contenuti in questa modifica dell'art. 17 e in tutta la L.R. n. 56/77. E' giusto che in politica prevalgano due principi: quello della sussidiarietà - visto che ormai tutti lo portiamo avanti, salvo poi contestarlo ogni volta che ci fa comodo - e il principio della responsabilità di chi poi viene eletto per la gestione di un territorio. Ma qualcuno si sveglia in ritardo e dice: "No questo provvedimento non va più bene così com'è perché noi abbiamo bisogno di mantenere qualche prerogativa e vogliamo magari sostituire un neocentralismo, anche se su scala ridotta, ad un presunto passato centralismo regionale".
Questa è la chiave di lettura politica, ma visto che ognuno ha detto la sua, anch'io do la mia chiave di lettura a questa battaglia politica, non battaglia tecnica.
Sono state chieste alla Giunta regionale, all'Assessore all'urbanistica, settimane di riflessione, emendamenti che poi in parte sono anche stati accolti, perché erano anche emendamenti di buonsenso emendamenti che tra l'altro coinvolgono le Province, fissavano dei paletti ulteriori alla possibilità che qualche Sindaco cementificatore decidesse improvvisamente di prendere tutti i giardini pubblici, anche le aree attrezzate per i cani, come potrebbe succedere per Torino, ed edificarvi dei grattacieli, ma anche con queste garanzie non è ancora sufficiente.
Allora ogni settimana si chiedeva una settimana di approfondimento, di riflessione, di pensiero perché si doveva andare a sviscerare tutto ciò che non si era ritenuto di sviscerare nei mesi passati, impedendo, quindi, al Consiglio regionale di lavorare a pieno ritmo.
Sinceramente non credo in questa concezione della democrazia. Non credo che l'accettazione della democrazia sia quella per cui una maggioranza o accetta tutto ciò che la minoranza propone, oppure si arriva allo scontro.
Non credo che la democrazia debba essere l'imposizione da parte delle minoranze. La democrazia è quando, dopo un dibattito, lungo, serio articolato ed approfondito che su questo punto specifico c'è stato qualcuno, alla fine di tutto, ha anche il potere di decidere, non in base ad una semplice impostazione di principio, ma in base ad una giusta mediazione e ad una responsabilità verso coloro i quali lo hanno eleggendolo, spinto e legittimato ad assumersi delle responsabilità.
Sembra quasi che invece talvolta questo concetto, che dovrebbe essere basilare, venga stravolto. O la maggioranza, la Giunta accetta tutto quello che propone l'opposizione, altrimenti si arriva, per forza, al muro contro muro. Quindi ai chili di emendamenti presentati e allo scontro.
Questa è una concezione che io non ritengo propria nel nostro percorso politico.
Voglio anche ricordare - visto che in quest'aula spesso si parla di regole - che tre settimane fa il Governo Prodi ha posto la fiducia su quattrocento emendamenti, a fronte di una Camera dei Deputati di 630 persone. Qui, ogni volta che c'è da discutere un provvedimento, per 60 miseri, nel senso di pochi, Consiglieri si presentano mille emendamenti e poi si pretende che le leggi della democrazia e della legittimazione popolare in qualche modo vengano rispettate. Se poi non si è in grado di sostenere i provvedimenti si accusa la maggioranza di incapacità.
Personalmente, invece, sono contento che oggi si sia arrivati ad un chiarimento; credo che con molto garbo e senso di responsabilità ed equità la Giunta, il Presidente e l'Assessore all'urbanistica abbiano fatto di tutto per venire incontro alle esigenze di tutti.
Vorrei ricordare, però, che democrazia non significa accettare tutto ma portare avanti iniziative legittime per le quali la maggioranza è stata indirizzata a fare dai propri elettori.



PRESIDENTE

L'inversione dei punti all'o.d.g. verrà discussa domani mattina (il Consigliere Chiezzi è contento, poiché la pausa di riflessione da lui invocata potrà essere spesa utilmente).
Domani mattina l'ordine dei lavori sarà il seguente: risposta dell'Assessore Cavallera all'interrogazione relativa alla Cava di Codana (richiesta con procedura d'urgenza) e successivamente si procederà, ai sensi del Regolamento, alla richiesta del Consigliere Chiezzi di inversione dei punti all'o.d.g.


Argomento: Referendum abrogativo e consultivo

Iscrizione all'o.d.g. ed esame ordine del giorno n. 516 relativo ai referendum regionali del 15/6/1997


PRESIDENTE

Propongo ora di iscrivere all'o.d.g. l'ordine del giorno n. 516 relativo ai referendum regionali del 15/6/1997, a firma del Consigliere Cavaliere.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' iscritto all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
Passiamo quindi ad esaminare il documento testé iscritto, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte che nei mesi scorsi ha promosso assieme ad altre Regioni la richiesta di alcuni referendum popolari su temi diversi considerato che domenica prossima i cittadini saranno chiamati a pronunciarsi su sette quesiti referendari di cui uno promosso anche dalla Regione Piemonte invita tutti gli elettori piemontesi ad esercitare, al di là del merito dei quesiti, il loro diritto di voto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 36 voti favorevoli e 1 astensione (non hanno partecipato alla votazione 4 Consiglieri).
L'ordine del giorno n. 510 relativo alla difesa dell'istituto del referendum e dei diritti costituzionali dei cittadini, di cui al punto 55) all'.d.g., a firma del Consigliere Cavaliere, si intende superato.


Argomento:

Interrogazioni ed interpellanze (annunzio)


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19)



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