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Dettaglio seduta n.130 del 13/05/97 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 5) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Angeli, Bellingeri, Bortolin Cavallera, Farassino e Marengo.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La discussione relativa al punto 7) all'o.d.g. inizierà mercoledì prossimo, secondo quanto richiesto da parte di alcuni Capigruppo. Mercoledì della prossima settimana ci sarà dunque una riunione di Consiglio per indisponibilità dell'Assessore Botta ad essere presente prima. In tale occasione riprenderemo l'esame della legge relativa alla modifica dell'art.
17 della L.R. n. 56/77.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame progetto di legge n. 286: "Sospensione dell'obbligo di redigere il Programma Pluriennale di Attuazione" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del progetto di legge n. 286, di cui al punto 15) all'o.d.g.
Ero assente, ma mi pare che questa mattina l'Assessore Grasso abbia già relazionato; mi suggeriscono che è stata iniziata la discussione generale nella quale è intervenuto il Consigliere Chiezzi.
Il Consigliere Chiezzi chiede la parola; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Io non ho parlato in discussione generale. Sentita la discussione, ho chiesto all'Assessore i motivi di questa urgenza che, sulla base di quanto scritto in legge e nella relazione, pare non sussistano, perché sino a luglio di quest'anno è ancora in vigore la possibilità di non redigere il Programma Pluriennale di Attuazione. Quindi ho chiesto il motivo di questa urgenza, addirittura sconvolgendo l'o.d.g.; inoltre avevo chiesto chiarimenti in merito alla modifica della legge urbanistica, visto che viene citata. Poiché si dice: "Proroghiamo, in attesa della legge urbanistica", avevo chiesto all'Assessore di dire qualche parola anche su questa attesa.
Si trattava di una richiesta preliminare che avevo fatto e alla quale non ho ancora avuto risposta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica

Mi sono state chieste le ragioni per le quali ho chiesto l'anticipo della discussione rispetto ad altri argomenti - peraltro, come è noto al Consigliere Chiezzi, c'è una certa diversità di opinioni sulla modifica dell'art. 17. E' vero, la scadenza è a luglio, però come il Consiglio sa il provvedimento deve andare all'approvazione del Commissario del Governo, per cui, per non trovarci come al solito nell'urgenza, avevo chiesto che il Consiglio, con un leggero anticipo, come già avvenuto in Commissione esaminasse e si pronunciasse sul progetto di legge. Tale provvedimento come ha già ricordato questa mattina il relatore Consigliere Grasso, deriva dalla necessità di intervenire, per la seconda volta e con un atto forzatamente non definitivo, sulle conseguenze di decisioni assunte dallo Stato con tecniche legislative - a nostro giudizio - non ineccepibili.
Il Consigliere Grasso l'ha già ricordato. Il complesso intreccio di norme statali e regionali che regolano l'obbligo di dotarsi del Programma Pluriennale di Attuazione potrebbe infatti, in mancanza di intervento correttivo da parte della Regione, creare delle difficoltà amministrative nei Comuni con popolazione superiore ai 10 mila abitanti, e anche determinare, dal prossimo 26 luglio, data in cui verrà a scadere la L.R.
3/7/1996, n. 43, un blocco nel rilascio delle concessioni edilizie.
Queste incertezze, che sono già state rilevate, derivano dalle reiterazioni, protratte per oltre due anni, del famoso decreto legge contenente "Misure urgenti per il rilancio economico ed occupazionale dei lavori pubblici e dell'edilizia privata" e, oggi, dalla loro mancata conversione e dall'impossibilità di reiterarli per la presa di posizione della Corte Costituzionale nei confronti dell'abitudine del Governo della reiterazione dei decreti legge.
Quindi, mi ripeto, ma le ragioni sono quelle già enunciate dal Consigliere Grasso. Nella successione dei decreti l'istituto del Programma Pluriennale di Attuazione è stato prima "abrogato" dal 26/7/1994 al 26/1/1995 (tre reiterazioni); "sospeso", per un termine sempre variabile nei successivi sei decreti, con scadenza ultima al 15/3/1996; quindi "ripristinato" in anticipo a partire dal 25/1/1996; infine confermato con obbligo per le Regioni, entro un anno dalla futura conversione del decreto di aggiornare la propria legislazione in materia ed oggi, decaduto l'ultimo decreto legge, rivive per i Comuni con popolazione superiore ai 10 mila abitanti l'obbligo di predisporlo, stabilito dalla legge 25/3/1982, n. 94.
Ancora in pendenza delle prime controverse indicazioni, la Regione Piemonte era dunque intervenuta, con la legge 3/7/1996, n. 43, sospendendo l'obbligo di redigere il Programma Pluriennale di Attuazione per dodici mesi, e comunque fino alla data di entrata in vigore della legislazione regionale di attuazione dei definitivi indirizzi stabiliti dalla conversione in legge del decreto, prevedendo, evidentemente con un certo ottimismo, che in questo lasso di tempo lo Stato avrebbe emanato disposizioni definitive, o almeno non contraddittorie, che avrebbero consentito ai Comuni di operare secondo quel principio di certezza del diritto che è proprio dei principi costituzionali della nostra Repubblica.
In realtà, in seguito all'intervento della Corte Costituzionale, il Governo non ha più ripresentato il decreto e ha invece presentato un disegno di legge che è tuttora pendente in Commissione Lavori Pubblici presso la Commissione parlamentare.
Ciò detto, per rispondere alla richiesta del Consigliere Chiezzi, in riferimento alla riforma generale della L.R. n. 56/77, comunico che questa è in itinere e la Giunta intende varare il disegno di legge entro il 30 giugno, così come richiesto dal Consiglio in sede di approvazione di un ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questo provvedimento viene proposto dalla Giunta regionale probabilmente con un certo compiacimento perché è una Giunta che finora si è caratterizzata per iniziative, anche proprie, autonome, di smantellamento di una prassi amministrativa basata sulla programmazione, quando non smantellamento di fastidio o comunque di scarsa convinzione. Può darsi quindi che sia un provvedimento che la Giunta regionale assume in piena tranquillità, anzi con qualche convinzione.
Viceversa non è questo l'atteggiamento del Gruppo che rappresento perché ci troviamo in una situazione nella quale la qualità del governo della Pubblica Amministrazione sta degradando rapidamente proprio a causa di una prassi decisionale sempre più slegata da un progetto di intervento da finalità di carattere generale. Lo vediamo in tutte le leggi che sono state approvate in questi ultimi anni e anche nello stesso modo di procedere della legge finanziaria, prassi ormai data per acquisita e consolidata nell'iniziativa del Governo statale. Ma a ben vedere questa prassi ha dei momenti aberranti, perché condannare l'amministrazione di uno Stato ad un provvedimento che ha un respiro annuale e che comprende in s provvedimenti di carattere strategico fino a piccole modifiche di dettaglio nelle condizioni di esercizio di un'attività economica o di un'attività di interesse pubblico, è già un mostro di strumento, però siamo in questa situazione.
Le responsabilità di questo disegno di legge, quindi, io non affermo che siano tutte nelle mani dell'attuale Giunta regionale, dico che probabilmente con gioia l'attuale Giunta regionale prende questo provvedimento, ma non mi sembra che si possa spingere la polemica e il contrasto fino a dire che questa Giunta regionale in modo discrezionale svincolata da qualsiasi situazione a lei esterna, voglia soffocare questo strumento di programmazione. Non giungo a dire questo, dico però che secondo me siete ben felici di farlo. Siete circondati però da una situazione alla quale dovete fare fronte con questo provvedimento.
Quello che manca nella presentazione di questa legge e che è mancato anche nella relazione è proprio un elemento di critica ad una situazione sulla quale voi invece siete distesi a pancia in giù, tranquilli come pochi! Il Gruppo di Rifondazione Comunista invece solleva un problema di contrasto ad una situazione sulla quale voi viceversa vi adagiate, di un contrasto perché richiediamo che ci siano strumenti di programmazione e il Programma Pluriennale di Attuazione è uno strumento importante di governo per i nostri Comuni. Se questo strumento deve essere modificato, si dovrebbe richiedere con forza la messa a punto di strumenti di governo e di programmazione nazionali e predisporre, per quanto riguarda la nostra attività di governo, i nostri strumenti di programmazione, cosa che viceversa non c'è: questo elemento di critica nella legge e fatti amministrativi che non vedono ancora la luce da parte vostra con i piani e con la nuova legge urbanistica di programmazione da approvare.
In un tentativo però, almeno su questo provvedimento, di confronto e di opposizione civile tra maggioranza ed opposizione, il mio Gruppo, pur essendo contrario a questo provvedimento per le ragioni che ho cercato di esporre, richiede che di fronte ad una situazione così preoccupante di assenza di strumenti importanti di governo ci siano delle proposte che non eludano il problema una volta per tutte. Non so se mi spiego: siamo in mora; i Comuni hanno questa difficoltà; lo Stato non legifera; noi stessi chissà quando legifereremo e cosa potremo fare in assenza di una legge statale; è una situazione di sofferenza: quello che il Gruppo di Rifondazione Comunista chiede è che perlomeno questa situazione di sofferenza, dovuta a carenze che partono dallo Stato e giungono fin qui non sia elusa per troppo tempo, anzi sia rimarcata a distanze di tempo non troppo lontane.
Voi qui proponete che non se ne parli proprio più di questa questione e a partire da luglio, quando scadevano i termini della legge precedente andate fino al dicembre 1998. Allora il Gruppo di Rifondazione Comunista che pure si opporrà a questa legge, chiede nell'interesse di tutti che la questione rimanga, viceversa, all'o.d.g. e che il termine di durata di questo provvedimento sia molto più ridotto nel tempo.
Abbiamo presentato un emendamento con il quale sostanzialmente diciamo che a dicembre di quest'anno torneremo a parlare di questo problema e vedremo cosa è stato fatto, cosa non è stato fatto, perché senza una programmazione degli interventi non c'è governo serio della cosa pubblica.
Non c'è governo capace di contrastare la crisi, di promuovere elementi di sviluppo, senza la programmazione! Ne abbiamo bisogno come l'aria e allora se ne abbiamo bisogno come l'aria, fate un provvedimento che proroghi solo fino al 31 dicembre di quest'anno questa situazione e a quella data ci si rivede. Viceversa, la vostra indicazione è quella del 31/12/1998! Mi pare esagerato.
Spero di aver convinto la maggioranza e il resto dei colleghi che è meglio per tutti non abbandonare una questione di questo calibro, ma tenerla sotto i nostri occhi con provvedimenti se necessario ripetuti, ma che pongano di fronte a noi la responsabilità di questo vuoto legislativo che è gravissimo! In questo modo, Presidente, ho già illustrato anche l'emendamento che chiede di spostare al 31 dicembre di quest'anno la scadenza della validità di questa proroga.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola in sede di dibattito generale ha facoltà di replicare l'Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica

Devo ricordare al Consigliere Chiezzi, in questo dialogo che sembra essere una sorta di ping-pong tra l'Assessore e il Gruppo di Rifondazione Comunista, che la Giunta aveva addirittura proposto nessun termine; lo sospendeva proprio in attesa delle determinazioni a livello nazionale su questo argomento. Abbiamo accolto un emendamento che stabilisce la data al 31/12/1998. Nulla vieta che, qualora nel frattempo dovesse sopravvenire l'auspicata determinazione da parte del Parlamento nazionale, non ci si possa ritornare sopra, senza per questo tornare a dicembre, come richiede il Consigliere Chiezzi, con un'ulteriore proposta di legge e quindi anche con i tempi lunghi che questo comporta. Anche perché i Comuni, come è già stato rilevato prima dal relatore Grasso e dal sottoscritto, tendente la sospensione dell'obbligo di redigere il Programma Pluriennale di Attuazione, non hanno predisposto questo strumento proprio per l'incertezza normativa nazionale. La Regione, quindi, tende a dare un po' di ossigeno a questi Comuni obbligati e, come ho già detto, nulla vieta di ritornare su questo, qualora finalmente il Parlamento perverrà ad una decisione.
La legge è composta di due articoli che si sottopongono all'approvazione del Consiglio a questo scopo e precisa: al primo comma dell'art. 1 la decisione di sospendere fino al 31/12/1998 l'obbligo di redigere il PPA; al secondo comma dell'art. 1 la conferma della natura facoltativa dell'approvazione del Programma Pluriennale di Attuazione; al terzo comma dell'art. 1 tutte le possibilità conferite al Comune sull'uso e sulla sorte cui destinare il PPA vigente, cioè per prevenire tutte le interpretazioni non coerenti con l'impostazione assunta dalla Regione. E infine, all'art. 2 l'abrogazione della precedente legge regionale che, come è stato detto, prevedeva fino al 26/7/1997 l'obbligo del PPA.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Signor Presidente e colleghi, nell'intervento di questa mattina - poco ascoltato perché eravamo in pochi - ho avuto modo di esprimere la mia opinione favorevole a questa giusta proposta della Giunta, condivisa in Commissione e costruita anche in Commissione, perché, ha ragione l'Assessore Botta, non era indicata alcuna data; soltanto in Commissione dopo un ampio dibattito, è stata stabilita quella data che mi sembra dare sufficienti garanzie a tutte le forze politiche per consentire di ritornare a discutere su questo argomento.
Sono nettamente contrario ad anticipare i tempi, così come propone il collega di Rifondazione Comunista, perché le motivazioni che apporta secondo me sono in controtendenza. Così come non condivido le sue opinioni sulla proposta in generale su questo documento, nel senso che sottende un giudizio enorme, notevole, sovradimensionato sul ruolo del PPA nella gestione del territorio. Il PPA non ha mai avuto e non ha il ruolo che gli si vuole assegnare. La mancanza di questo strumento che si è ridotto ad essere uno strumento soltanto di carattere formale non provocherà sicuramente una caduta della programmazione degli interventi sul territorio, perché continua a valere il Piano Regolatore, perché continua a valere la L.R. n. 56/77.
Io credo che chi conosce le Amministrazioni comunali sa che non esiste il caso di un intervento richiesto che non sia stato inserito nel PPA. Per cui il PPA è soltanto uno strumento di carattere formale. Inviterei chi ha questa visione antica della programmazione territoriale di tenere conto di due elementi: il primo è che le tendenze di intervento sul territorio sono ormai prevalentemente tendenze di ristrutturazione o di recupero, che non richiedono interventi come il PPA, ma sicuramente interventi molto più agili. Secondo, inviterei a tenere conto dello studio fatto dal Politecnico di Torino, citato nel dibattito per sostenere che la L.R. n. 56/77 va bene.
Quello studio dimostra che il PPA è uno strumento completamente inutile. Lo dico per evidenziare una contraddizione ed anche per sottolineare che una forza di opposizione come la nostra, quando si schiera a favore di questo documento non si schiera a favore di un intervento di destrutturazione della programmazione territoriale, ma di un intervento a favore di una migliore, più seria, più agile e più flessibile gestione del territorio per evitare di compiere soltanto interventi formali che mettono a posto la coscienza, ma che nella realtà non producono effetti nella gestione del territorio.



PRESIDENTE

E' stato presentato un emendamento da parte del Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Ne potrei presentare quattrocento; non lo faccio, però il problema esiste, nel senso che la proroga di un anno e mezzo è un po' pesante. In una situazione transitoria le proroghe legislative siano almeno rapportate all'anno solare. Pertanto, ho preparato un secondo emendamento di proroga sino al 30/6/1998, oltre un anno di tempo, almeno per avere una scadenza di un anno in cui, se non accade nulla, a livello della legiferazione statale comunque questo Consiglio ridiscuterà la questione.
Assessore, accetta il secondo emendamento?



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica

Questo palleggiarsi sul calendario non esclude che si ritorni sull'argomento, indipendentemente dal 31 giugno al 31/12/1998. Questo, come ha ricordato il Consigliere Saitta, si è concordato in Commissione, con una larga maggioranza da parte di tutti i Gruppi consiliari; non mi sembra neanche ragionevole perché alla fine se vogliamo ritornarci si pu ritornare, il Consigliere può presentare delle proposte in questo senso; se il Parlamento si esprimerà in tempi rapidi ci torneremo anche prima di quest'anno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vindigni.



VINDIGNI Marcello

Devo dire che il nostro Gruppo si asterrà. L'argomento era stato oggetto di discussione in Commissione, era stata ipotizzata anche la data del 30/6/1998, come probabilmente ricorderà lo stesso Assessore. Ci asterremo raccomandando però all'Assessore di accelerare al massimo la presentazione della proposta di legge di revisione generale della L.R. n.
56/77, così come peraltro si è impegnato a fare. L'Assessore si era impegnato financo a fare una comunicazione sullo stato di avanzamento dei lavori nel mese di aprile. Tra l'altro, il termine per la consegna delle proposte di revisione della L.R. n. 56/77 da parte del gruppo di tecnici incaricati mi pare imminente. Probabilmente, la revisione generale della L.R. n. 56/77 consentirebbe di affrontare in maniera organica tutta una serie di questioni che vengono affrontate con singoli provvedimenti di legge appesantendo, obiettivamente, i lavori del Consiglio.
Quindi annuncio l'astensione del nostro Gruppo sull'emendamento illustrato dal Consigliere Chiezzi, chiedendo all'Assessore di accelerare al massimo i tempi di presentazione della proposta di legge di revisione della L.R. n. 56/77. Sicuramente la proposta di legge di revisione della L.R. n. 56/77 consentirà di fare un dibattito generale sullo stato urbanistico della nostra Regione, tenendo conto dell'evoluzione del quadro legislativo nazionale - che sull'argomento mi pare sia in atto - e questo consentirà anche di rivedere tutti i provvedimenti collaterali alla L.R. n.
56/77, tra cui inseriamo anche questo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, possiamo passare all'esame del relativo articolato.
ART. 1 1) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti: al comma primo, il numero 1998 è sostituito con 1997.
Come richiesto, pongo in votazione per appello nominale tale emendamento.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI' 5 Consiglieri hanno risposto NO 30 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri L'emendamento è respinto.
2) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti: al comma primo, sostituire il termine "31 dicembre" con il termine "30/6/1998".
Pongo in votazione per appello nominale tale emendamento.
L'esito dal votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI' 5 Consiglieri hanno risposto NO 31 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri L'emendamento è respinto.
Si proceda alla votazione dell'art. 1 per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 31 voti contrari 4 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 voti favorevoli 31 voti contrari 4 L'art. 2 è approvato.
Si proceda infine alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI' 36 Consiglieri hanno risposto NO 5 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Esame progetto di legge n. 282: "Provvedimenti relativi agli eventi alluvionali anni 1994/1996. Autorizzazione prestazioni straordinarie 1997"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il progetto di legge n. 282, di cui al punto 10) all'o.d.g.
E' relatore il Consigliere Deorsola, al momento assente. Diamo per letta la sua relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri, recita: "Gli eventi alluvionali verificatisi nel novembre 1994 hanno richiesto nel corso degli anni 1995 e 1996, oltre ad interventi diretti da parte dello Stato, Regioni ed Enti locali, per fare fronte alle prime necessità anche un'attività di programmazione ed esecuzione di interventi strutturali per il ripristino delle opere danneggiate. Inoltre, nel corso del 1996, si sono susseguiti sul territorio piemontese altri eventi alluvionali di rilevante gravità, quali l'alluvione avvenuta nel mese di luglio nella Provincia del Verbano Cusio Ossola e nel mese di ottobre nel territorio del Cuneese, che hanno comportato un aggravio di lavoro per gli uffici già chiamati ad operare per le stesse attività. Questi interventi continuano a rendersi necessari anche per tutto il 1997.
Tali operazioni hanno comportato prestazioni lavorative oltre l'orario d'obbligo, a cui si è fatto fronte istituendo un apposito stanziamento con L.R. 23/3/1995 n. 41, in conformità a quanto previsto dall'art. 9 del decreto legge 24/11/1994 n. 646, convertito in legge 21/1/1995, n. 22.
Tuttora si ritengono necessarie tali prestazioni, protraendosi per tutto il 1997 l'attività di programmazione, di esame dei progetti volti al finanziamento degli interventi di riparazione danni ed alla concessione degli aiuti alle aziende agricole, anche in attuazione delle disposizioni che sono state reiterate e che protraggono lo stato di calamità (legge 25/9/1996 n. 496 e legge 31/12/1996 n. 677).
Si rende necessario autorizzare per il 1997 prestazioni straordinarie in eccedenza a quelle retribuibili a norma del contratto di lavoro, sia nelle strutture direttamente impegnate sul territorio e in quelle che prestano attività di supporto alle predette strutture, sia infine in quelle del Consiglio regionale per l'accresciuta attività legislativa, allo scopo di fare fronte al maggior carico di lavoro che ne è derivato.
L'art. 1 del presente disegno di legge prevede l'autorizzazione di prestazioni straordinarie che saranno rese nel corso del 1997 dai dipendenti impegnati sia nelle attività di ripristino delle opere danneggiate dagli eventi alluvionali del novembre 1994, dei mesi di luglio e ottobre 1996, sia in quelle rese in attività di supporto alle prime. Lo stanziamento di L. 600 milioni di cui all'art. 2 risulta sufficiente a garantire la liquidazione delle prestazioni straordinarie di cui all'art.
1, compresi gli oneri riflessi.
La I Commissione consiliare nella seduta del 27 marzo scorso ha licenziato a maggioranza il disegno di legge, che viene rimesso all'aula per la sollecita approvazione".
In Commissione hanno votato a favore i Gruppi di Forza Italia, Alleanza Nazionale, CCD, PDS e Rifondazione Comunista; si è astenuto il Gruppo Partito Popolare Italiano.
Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 voti favorevoli 40 astensioni 3 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 voti favorevoli 40 astensioni 3 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 voti favorevoli 40 astensioni 3 L'art. 3 è approvato.
Passiamo alle dichiarazioni di voto sull'intero testo della legge.
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

L'ha già detto lei, Presidente, che il nostro voto in Commissione è stato di astensione; evidentemente non perché non venga assunto il provvedimento per le prestazioni straordinarie del 1997, ma la motivazione che è stata indicata all'art. 1 del progetto di legge mi pare non completamente coerente con le necessità per cui si ricorre allo straordinario. Viene detto che vengono autorizzati gli straordinari a causa degli eventi alluvionali del novembre 1994, luglio 1996 ed ottobre 1996.
Come ho già detto in Commissione, verrebbe da dire: "Meno male che c'è un'alluvione all'anno, perché abbiamo un aggancio al quale poterci legare per procedere ad autorizzare le prestazioni straordinarie del 1997!".
Per la verità, il provvedimento è condivisibile, però la motivazione mi pare veramente priva di senso, anche perché con questa motivazione si giustificano gli straordinari delle segreterie degli Assessori e dei Gruppi consiliari.
Io credo che occorra fare uno sforzo, se possibile, per descrivere bene la situazione e fare un provvedimento coerente, che non contenga elementi così contraddittori.
Il motivo dell'astensione è soltanto questo; ho dei dubbi anche sulla legittimità - lo voglio esprimere chiaramente - quindi d'accordo sulle finalità del provvedimento, ma contrarietà su come è stato costruito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

In Commissione abbiamo votato a favore di questo provvedimento e lo faremo anche in questa sede, pur condividendo le considerazioni del Consigliere Saitta. Effettivamente, la motivazione non è ineccepibile trattandosi di eventi alluvionali relativamente vecchi; però riteniamo che vada incontro ad un tipo di esigenza che è presente nel personale, che è quella di ottenere il pagamento dello straordinario.
Il problema è come lo straordinario viene poi concretamente pagato; su questo ci vorrebbe una maggiore attenzione da parte di chi applicherà questo provvedimento. Infatti, ci troviamo di fronte ad una situazione strana, in cui si fanno molti più straordinari di quelli che poi vengono retribuiti, malgrado questi non sempre abbiano un carattere di reale obbligatorietà.
Ci sono dei dipendenti, come quelli che seguono i nostri lavori in aula, che spesso sono costretti ad effettuare straordinario perché noi glielo imponiamo, ma poi non sono tra quelli che usufruiscono di questo tipo di elargizione.
Svolgo la dichiarazione di voto per dire che sul problema bisogna riflettere realmente; è un problema serio che bisognerà valutare attentamente, per non creare tensioni. Poiché l'elargizione non è strettamente collegata al fenomeno alluvionale di cui si parla nei provvedimenti, occorrerà tenere conto delle reali esigenze di straordinarietà e non semplicemente andare incontro, un po' a pioggia, alle esigenze di alcuni lavoratori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Mi è parso di capire, Presidente, dalle dichiarazioni dei colleghi Saitta e Papandrea, che il provvedimento non poggerebbe sugli appunti che dichiara; ciò sia in ordine al fatto che non verrebbero pagati straordinari per la motivazione richiamata in delibera sia per il fatto che verrebbero privilegiate alcune categorie di dipendenti rispetto ad altre.
A questo punto, credo sia opportuno chiedere all'Assessore al personale chiarificazione di ciò; vorrei sapere innanzitutto se sono fondate queste dichiarazioni e come si spiega questo fatto.
Dal momento che sono state fatte queste dichiarazioni, mi parrebbe proprio opportuno.



PRESIDENTE

Siamo in dichiarazione di voto: rispettiamo la forma e la sostanza del nostro lavoro. L'Assessore risponderà in un'altra o alla prossima occasione; semmai prenderà la parola subito dopo per dare la risposta al Consigliere Cavaliere.
Non essendovi altre dichiarazioni di voto, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI' 40 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Sull'ordine dei lavori, in particolare sulla presa d'atto delle dimissioni dell'Assessore Viglietta (art. 35 dello Statuto della Regione Piemonte)


PRESIDENTE

Per quanto concerne la richiesta del Consigliere Cavaliere, in merito alla presa d'atto delle dimissioni dell'Assessore Viglietta, devo dire che questa mattina ho comunicato che il provvedimento veniva ritirato in attesa che la Giunta integri nelle prossime settimane l'Assessore dimissionario per cui si farà un provvedimento abbinato.



CAVALIERE Pasquale

Quindi non prendiamo atto?



PRESIDENTE

Non prendiamo atto.
Per quanto concerne poi l'Assessore Gallarini, nei prossimi provvedimenti le darà le risposte che ha richiesto.



CAVALIERE Pasquale

Per le dimissioni di Gallarini?



PRESIDENTE

Si attenga all'o.d.g. e procediamo.


Argomento: Assestamento di bilancio

Esame progetto di legge n. 263: "Seconda integrazione alla L.R. 19/11/1996 n. 85 'Assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1996 di Enti strumentali della Regione (Ente per il diritto allo studio universitario ed Enti di gestione di Aree protette)'"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 263, di cui al punto 11) all'o.d.g.
Relatrice è la Consigliera Ferrero, che ha facoltà di intervenire.



FERRERO Caterina, relatrice

Dò per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Illustre Presidente, egregi Consiglieri, in ottemperanza alla norma di cui alla L.R. 29/12/1981, n. 55 'Norme di contabilità regionale', il presente disegno di legge integra la L.R. 19/11/1996 n. 85 'Assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1996 di Enti strumentali della Regione (Ente per il diritto allo studio universitario ed Enti di gestione di Aree protette)' ed approva gli assestamenti ai bilanci di previsione per l'esercizio finanziario 1996 di Enti di gestione di Aree protette che hanno presentato il documento finanziario al Servizio Bilanci successivamente all'approvazione da parte della Regione dei precedenti disegni di legge.
La I Commissione consiliare, nella seduta del 30 gennaio scorso, ha licenziato a maggioranza il disegno di legge, che viene rimesso all'aula per la sollecita approvazione".



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 28 voti contrari 11 astensioni 2 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 28 voti contrari 11 astensioni 2 L'art. 2 è approvato.
Si proceda infine alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI' 28 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Bilanci preventivi

Esame progetto di legge n. 309: "Seconda integrazione alla L.R. 20/1/1997 n. 12 (Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1997)"


PRESIDENTE

Passiamo quindi all'esame del progetto di legge n. 309, di cui al punto 12) all'o.d.g..
Relatore è il Consigliere Pichetto, che ha facoltà di intervenire.



PICHETTO FRATIN Gilberto, relatore

Dò per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Illustre Presidente, egregi Consiglieri, in ottemperanza alla norma di cui alla L.R. 29/12/1981 n. 55 'Norme di contabilità regionale', il presente disegno di legge integra la legge del bilancio di previsione per l'anno finanziario 1997 'Seconda integrazione alla L.R. 20/1/1997 n. 12 (Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1997)' ed approva il bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1997 del Parco naturale di Stupinigi che ha presentato il documento finanziario al Servizio Bilanci successivamente all'approvazione da parte della Regione dei precedenti disegni di legge.
La I Commissione consiliare, nella seduta dell'8 maggio scorso, ha licenziato a maggioranza il disegno di legge, che viene rimesso all'aula per la sollecita approvazione".



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 26 astensioni 14 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 26 astensioni 14 L'art. 2 è approvato.
Si proceda infine alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI' 29 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Patrimonio culturale regionale (linguistico, etnologico, folcloristico, storia locale) - Attivita' di promozione

Esame progetto di legge n. 69: "Modifiche ed integrazioni alla L.R. 10/4/1990 n. 26 'Tutela, valorizzazione e promozione della conoscenza dell'originale patrimonio linguistico del Piemonte'"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 69, di cui al punto 13) all'o.d.g.
Su questo argomento il Consigliere Dutto richiede di poter effettuare l'intervento in parte in lingua piemontese. Quanto sopra, in deroga a quanto stabilito dalla Conferenza dei Capigruppo del 18/6/1990, punto a) ed osservando il punto b) della medesima. La deliberazione del 19/6/1990 dice testualmente: "La Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari, nella seduta del 18 giugno u.s., dopo aver esaminato la documentazione prodotta dalla Provincia di Torino e dalla Regione Sardegna, che da tempo hanno affrontato il problema di cui all'oggetto, in particolare i Regolamenti parlamentari, i disposti della legge n. 89/1913 e successive sentenze della Cassazione sulla redazione degli atti pubblici, ha raggiunto la seguente intesa: 'Durante le sedute consiliari sono consentiti interventi in lingua non italiana esclusivamente con questa prassi: a) i Consiglieri non possono svolgere interventi in lingua non italiana quando la discussione verte su provvedimenti amministrativo-legislativi cioè deliberazioni o leggi o atti statutari b) negli altri casi è consentito in via eccezionale il ricorso alla lingua non italiana solo se quanti intendono parlare depositano preventivamente presso la Presidenza dell'assemblea in tempo utile per la riproduzione in più copie sia l'intervento scritto in altra lingua sia la relativa traduzione in lingua italiana, firmata ed asseverata per conformità all'originale, con la precisazione che l'intervento deve essere letto e non è tollerata alcuna variazione del testo'".
Il Consigliere Dutto domanda di soprassedere all'interpretazione del punto a) e di rifarsi al punto b). Siccome la richiesta è arrivata in questi ultimi minuti, non possiamo assolutamente convocare l'Ufficio di Presidenza per una determinazione in merito. Possiamo rinviare la discussione di questa legge alla giornata successiva e per il momento soprassedere.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Mi permetto di dire che non sono d'accordo al rinvio di questa legge solo perché qualcuno vuole intervenire in piemontese. Non la ritengo una motivazione... Ho capito, Presidente, avevano solo da richiederlo nei tempi e nei modi consentiti dalla legge e consentibili all'Ufficio di Presidenza per riunirsi ed eventualmente l'Ufficio di Presidenza avrebbe potuto concederlo. Non capisco perché dobbiamo rinviarla; a questo punto chiedo che la proposta di rinvio sia messa in votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dutto.



DUTTO Claudio

Anche noi non siamo d'accordo sulla proposta di rinvio, non ci sembra una ragione sufficientemente motivata. Pensavo che la richiesta, vista la tipologia del provvedimento che stiamo votando, fosse più che accettabile.
Se qualche Consigliere ha qualcosa in contrario, può liberamente dirlo; a questo punto, proporrei di esprimerci con una votazione per alzata di mano.
Se la maggioranza non sarà favorevole, rinuncerò all'intervento: lo farò in italiano.



PRESIDENTE

Non vogliamo entrare nel merito della discussione, vogliamo solamente dire che, siccome l'Ufficio di Presidenza non ha potuto riunirsi per derogare eventualmente da quanto assunto il giorno 19/6/1990, domandiamo la possibilità di poterci esprimere sulla richiesta che lei ha fatto e pertanto fare la determinazione conseguente. Per questo vi domando se questa legge può essere esaminata domani.
La parola al Consigliere Rosso.



ROSSO Roberto

Visto che oggi vi sono state tante richieste, abbiamo anche invertito l'o.d.g., non vuole rappresentare una questione pregiudiziale il fatto di svolgere un breve intervento in lingua piemontese. Il Consigliere Dutto ha chiesto se poteva esserci questa possibilità; se i tempi si allungano visto che questa legge ha avuto un iter particolarmente accidentato e finalmente arriviamo oggi ad esaminarla, possiamo soprassedere all'intervento in piemontese.
Secondo me è ben più importante che vada in discussione la legge oggi rispetto alla possibilità di svolgere l'intervento in piemontese, anche se non vedo che problema ci sarebbe a far esprimere il Consiglio per sentire un minuto di intervento in piemontese. Non è assolutamente un problema ripeto, piuttosto evitiamo l'intervento in piemontese. Io richiedo di esaminare oggi la legge.



PRESIDENTE

Su questa legge hanno espresso voto favorevole i Gruppi Lega Nord per l'indipendenza della Padania, Alleanza Nazionale, CCD, Federalisti e Forza Italia; si è astenuto il Gruppo PDS; non ha partecipato al voto il Gruppo Rifondazione Comunista.
La parola al Consigliere Rosso.



ROSSO Roberto

Presidente, posso fare una domanda? E' obbligatorio che sia l'Ufficio di Presidenza ad esprimersi o può esprimersi anche il Consiglio?



PRESIDENTE

L'Ufficio di Presidenza.



ROSSO Roberto

Allora ritiriamo la richiesta. Noi pensavamo che il Consiglio potesse esprimersi. In tal caso sarebbe stata una cosa risolvibile subito. Se dobbiamo ancora posticipare l'esame di questa legge piuttosto evitiamo. Al limite lo richiederemo in anticipo su altri provvedimenti, se sarà necessario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Rispetto alla richiesta del Consigliere Rosso, se non vi è nessuno contrario in Consiglio, non vedo perché non possa esprimersi in piemontese.



PRESIDENTE

La cosa è più delicata di quanto sembri. Il 19/6/1990 la Presidente Spagnuolo prima di dimettere una cosa di questo genere si è consultata con i sacri testi della Patria e la Costituzione, per cui non è una cosa da prendere sottogamba.
Adesso io non voglio assolutamente né enfatizzare né drammatizzare il fatto, che non merita di essere enfatizzato né drammatizzato. Dico solamente che per dare un parere compiuto su una richiesta di questo genere noi abbiamo bisogno di riunire l'Ufficio di Presidenza e questo comporta ovviamente, la dilazione di un giorno.
Il Presidente del Gruppo della Padania preferisce relazionare sulla legge e passare all'esame della legge stessa.



ROSSO Roberto, relatore

Anche sperando che, se dovesse passare questa legge, non ci siano più questi problemi in futuro o non sia necessario convocare gli Stati Generali per parlare in piemontese.
Riconoscendo che la lingua piemontese e le lingue locali quali: l'occitano, il franco-provenzale e il walser sono un patrimonio linguistico del Piemonte e la loro tutela e promozione una questione centrale per la formazione e lo sviluppo culturale di quanti vivono in questa Regione, come testimoni di una cultura storica espressa attraverso i secoli, nel contesto europeo premettendo che la politica linguistica è una funzione pubblica che compete alla Regione ed agli Enti locali che devono svolgerla direttamente ed attraverso gli organi scolastici, sarà la Regione stessa che dovrà intervenire nell'attività culturale con azioni di impulso, di promozione e di sostegno considerando inoltre che: il Consiglio d'Europa con la risoluzione n. 192 del 16/3/1988 ha emanato le norme per la valorizzazione delle lingue minoritarie europee, con il conseguente obbligo per gli Stati membri ad adeguarsi il Consiglio regionale del Piemonte con propria legge n. 26/90 ha definito le linee guida per la tutela, la valorizzazione e la promozione della conoscenza dell'originale patrimonio linguistico del Piemonte dopo oltre cinque anni dall'attuazione tale legge non ha prodotto gli effetti sperati, non avendo contribuito in alcun modo ad estendere soprattutto nelle scuole, la conoscenza scritta e parlata della lingua piemontese e di altre lingue locali quali: l'occitano, il franco-provenzale e il walser riteniamo urgente ed indifferibile la presentazione del seguente progetto di legge con il preciso scopo di integrare le carenze della legge n. 26/90 in relazione alla diffusione dell'originale patrimonio linguistico e culturale regionale e, nel contempo, riteniamo ormai necessaria un'azione convinta nei riguardi della scuola di ogni ordine e grado, un'azione che richieda, innanzitutto da parte degli insegnanti, un'attenzione particolare alla ricchezza della lingua, della letteratura e della cultura piemontese nel contesto della storia specifica del Piemonte, vissuta nella realtà storica millenaria dell'Europa.
Con l'art. 1 si vuole favorire in modo più corposo l'informazione giornalistica e radiotelevisiva per quanto attiene ai fatti ed agli avvenimenti che riguardano la nostra Regione e, d'intesa con le emittenti pubbliche e private, si intende proporre la messa in onda di specifiche trasmissioni culturali e di informazione anche in lingua piemontese.
Proprio in considerazione dell'importanza del patrimonio linguistico e culturale piemontese, con l'art. 2 del presente progetto di legge si invita la Regione ad attivarsi per l'istituzione di una Cattedra Universitaria di Lingua, Letteratura e Cultura piemontese (vedasi allegati 1 e 2) e per l'istituzione di borse di studio e premi annuali per tesi di laurea che riguardano la storia e la cultura e la lingua piemontese, l'occitano, il franco-provenzale e il walser.
Con l'art. 3 del progetto di legge si suggerisce di realizzare corsi di formazione ed aggiornamento diretti agli insegnanti con la finalità di provvedere ad un'effettiva conoscenza del patrimonio linguistico e culturale e di istituire, d'intesa con il Provveditorato agli Studi l'insegnamento facoltativo nelle scuole materne, elementari e medie della Lingua, della Letteratura e della Storia piemontese con nozioni di cultura locale (vedasi allegati 3 e 4); con particolare riguardo alle peculiarità locali di ogni provincia. Parimenti si invita la Regione a raccogliere la documentazione derivante dalle ricerche effettuate ai sensi dell'art. 4 della legge L.R. n. 26/90 o ricevuta in conformità all'art. 10 della citata legge e a depositare la stessa presso la Biblioteca del Consiglio regionale.
L'attuazione di detti corsi nelle scuole di ogni ordine e grado del Piemonte darebbe l'effettiva possibilità di mantenere vitale la Lingua, la Letteratura e la Storia piemontese e, contemporaneamente, offrirebbe l'occasione di non perdere un patrimonio di inestimabile ed insostituibile valore, creatosi attraverso secoli e secoli di storia, che, in caso contrario, verrebbe inesorabilmente ridimensionato, se non completamente perduto.
Io sono il primo firmatario di questa legge, eppure non so parlare correntemente in piemontese e non lo so neanche scrivere; eppure sono piemontese e mi ha spinto proprio questa mia ignoranza a presentare questa legge, perché non ci si deve mai vergognare della propria storia e della propria cultura. Purtroppo troppi genitori in Piemonte, offuscati dall'Italia che avanzava, hanno rinunciato a trasmettere la propria cultura ai propri figli. E' forse ora di guardarsi un attimino alle spalle e cercare di rivalutare la nostra storia ed insegnarla ai nostri figli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Questo provvedimento ha qualche implicanza di ordine culturale generale e anche politico e necessita di qualche considerazione da parte del Consiglio regionale, pur essendo la materia stata ampiamente discussa in sede di Commissione e in sede di confronti politici.
E' elemento di ricchezza per una comunità conservare, mantenere valorizzare e divulgare i propri elementi di identità tra i quali strutturalmente, la lingua e la storia.
Da questo punto di vista, in una situazione di omologazione delle forme espressive alle quali noi cittadini italiani abbiamo posto pochissima attenzione, probabilmente una considerazione di ordine generale rispetto ai nostri interessi diventa opportuna.
Lei, Presidente, ha partecipato con la delegazione al recente viaggio in Argentina e sarà stato sorpreso di constatare - come anche il Presidente Ghigo e gli altri membri - che per un Paese dove la metà delle persone sono di origine italiana, l'italiano è ormai una lingua pressoché sconosciuta se non per alcuni immigrati che ne fanno elemento della loro identità, ma non è più né una lingua veicolare né parlata dai giovani: parlano tutti inglese.
In alcune località parlavano anche piemontese, ma sono poche. Questi elementi sono da tenere profondamente distinti da tutti gli atti di sciovinismo, di rivendicazione di identità politiche. Se mi sfiorasse l'idea - naturalmente mi sfiora, ma la tengo come elemento laterale - che attraverso questa proposta si vogliono precostituire elementi di valorizzazione di identità padane o di sovrastrutture politiche, sarei profondamente contrario. Mi consentano i colleghi della Lega, io distinguo tra quello che pensate e quello che c'è scritto su questo documento, so bene che voi avete dei pensieri che vanno oltre, rispetto ai quali non vi seguo. Nel documento, invece, ci sono scritti i termini di valorizzazione della cultura e delle lingue che costituiscono il dato storico dell'identità piemontese: elemento che riguarda il patrimonio di questa regione. Tra l'altro, il provvedimento in esame ne ha sicuramente un altro a monte per gli interventi a favore delle comunità piemontesi nel mondo sul quale ci stiamo impegnando abbastanza, anche se magari non sufficientemente.
Non ho partecipato a questo specifico lavoro della Commissione pertanto avanzo ora delle sottolineature che avrei dovuto avanzare in Commissione.
Nel provvedimento in esame ci sono delle sgrammaticature culturali non ratificabili laddove si dice "ed informazione anche in lingua piemontese e nelle lingue locali quali: l'occitano, il franco-provenzale e il walser".
Innanzitutto se dite che l'occitano, il franco-provenzale o il walser sono delle lingue locali, qui ne nasce una scomunica a carico di tutto il Consiglio regionale. Queste lingue citate sono tutto fuorché lingue locali caso mai la lingua locale è il piemontese, che è la lingua che si parla in Piemonte. Quelle citate sono lingue internazionali, sono lingue parlate in altri Stati, l'occitano è molto simile al catalano. Non sono lingue locali e non si possono chiamare locali, è più corretto definirle lingue storiche parlate in Piemonte.
Toglierei dal documento le parole "i quali", perché sta a significare che ve ne sono delle altre: non possiamo avere un elemento di confusione così clamoroso rispetto agli elementi della nostra identità. La nostra identità è del tutto certa: ci sono una settantina di variazioni di piemontese, vedremo poi quale adottare. In Argentina, a S. Francisco, il nostro ospite, che ha tenuto il suo discorso in lingua piemontese ad un certo punto ha usato delle espressioni - pur essendo io un discreto conoscitore del piemontese - linguistiche che riuscivo a collegare solo idiomaticamente: "nietu" per dire nipoti non lo avevo mai sentito; mi sono informato e mi hanno detto che arcaicamente si diceva in un'area di confine tra l'occitano e il piemontese.
Ritorno ora al documento in esame. Dove parliamo di Cattedra di storia cultura , lingua piemontese e lingue storicamente parlate in Piemonte inseriamo "lingue storicamente parlate in Piemonte: occitano, walser e franco-provenzale", perché quelle sono, non se ne possono inventare altre.
In questa versione mi sembrerebbe un elemento che esclude - perché io lo voglio escludere - quell'elemento di concessione ad un'intenzione politico partitica padana e nello stesso tempo però utilizza positivamente questa operazione legislativa per migliorare, perfezionare e riaffermare una volontà del Piemonte di tutelare le sue radici, la sua identità, il suo patrimonio linguistico. Ben sapendo, Presidente, che quando una lingua diventa storicamente morta, si spendono patrimoni ingenti per ricostituirla, come si fa con il sanscrito, come si fa, disperatamente, con il greco. I grecisti ci spiegano che siccome c'era scritto che le pecore dicevano "ve, ve", vuole dire che il "ve" significava "be", ma se ci dobbiamo affidare alla memoria animale per reinterpretare la fonetica della lingua, tanto vale che, potendo, la affidiamo a qualche mezzo un po' più rigoroso dal punto di vista scientifico, dato che la legge va in questa direzione. Se si apportano queste variazioni, lo consideriamo un atto opportuno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vaglio, che interviene in qualità di Consigliere.



VAGLIO Roberto

Innanzitutto ringrazio i colleghi che hanno voluto comprendere l'importanza di questo testo presentato dalla Lega Nord. Intervengo per sottolineare le sviste che già segnalava il collega Riba sugli artt. 1, 2 e 3 quando ci si riferisce all'occitano, al franco-provenzale e al walser.
Ritengo sia opportuno un emendamento che definisca lingue storicamente parlate da minoranze etnico-culturali, l'occitano, il franco-provenzale e il walser, in tutti e tre gli articoli.
Devo dire, fra l'altro, che questo testo di legge arriva opportunamente in un momento in cui da più parti nella nostra Regione si fanno veramente solide le occasioni di rilancio, di promozione delle lingue tradizionali delle minoranze etnico-linguistiche. Ricordo solamente un grande convegno di altissimo profilo svoltosi giovedì scorso a Quincinetto; un convegno nel corso del Salone internazionale della montagna sulle minoranze locali e sull'identità; le iniziative degli Stati Generali del Piemonte assieme agli altri Enti locali, Province e Comunità montane, che su questa rinascita dell'identità locale puntano per il rilancio socio-economico di zone svantaggiate in cui le minoranze linguistiche, le minoranze etnico culturali sono presenti, vive e direi estremamente vivaci.
E' un momento opportuno - dicevo - ed è un momento in cui l'interesse per queste realtà culturali è trasversale e fortemente motivato.
Ritengo pertanto di poter annunciare - ovviamente fermo restando da parte dei proponenti l'accoglimento di questi piccoli emendamenti che sono più che altro delle puntualizzazioni - con grande soddisfazione, il voto favorevole del mio Gruppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galli.



GALLI Daniele

Signor Presidente e colleghi, intervengo per annunciare il mio voto favorevole a questa legge, di cui sono firmatario. L'avevo sottoscritta quando appartenevo ancora al Gruppo della Lega Nord; mantengo la mia firma perché la condivido appieno, come penso la condivida il Gruppo a cui ora appartengo.
Reputo la ricerca delle nostre origini, la capacità di riconoscere quelle che sono le nostre tradizioni un valore essenziale, un valore che va a giudicare la maturità di una società e la sua capacità di sapersi rivolgere al proprio passato, comprendendolo ed amandolo per quello che pu dare come conoscenza e come tradizione.
Il collega Riba giustamente citava le esperienze vissute in terra argentina, dove ci siamo trovati di fronte ad un piemontese abbastanza arcaico, il che ci ha fatto enormemente piacere, ma ci ha anche messo molte volte in difficoltà, non conoscendolo in maniera approfondita. Tra l'altro io appartengo ad una zona del Piemonte che non parla il piemontese; il nostro è un dialetto più vicino al lombardo, però sono contento di aver firmato questa legge e di darle il voto favorevole.
Penso sia, come riconosciuto dalla CEE con la risoluzione n. 192 del 1988, un atto dovuto alla nostra tradizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

Anche noi annunciamo il voto favorevole a questa proposta di legge opportuna e necessaria che la Lega Nord ha presentato in questa occasione.
Molti sono i pensieri che mi sono venuti in mente quando, qualche attimo fa, il collega Riba, con il suo ottimo intervento, ricordava i tempi lontani di questa legge o ricordava la visita in Argentina. Là si parla ancora un piemontese arcaico, ma puro, quello che cinquant'anni fa fu patrimonio di quanti emigrarono in Argentina: è rimasto quel piemontese di allora, puro, non modificato, non come quello che parlano i nostri piemontesi, che ormai l'hanno dimenticato.
Poi il mio pensiero andava a quando ero bambino, a quando andavo a scuola negli anni lontani. Ricordo lo sforzo degli insegnanti di allora per aiutarci a scrivere in italiano, ma soprattutto a pensare in italiano e a non tradurre in italiano il piemontese che parlavamo quotidianamente. E rammento gli sforzi che furono fatti anche per avvicinare i nostri parenti i nostri genitori, coloro con cui vivevamo per aiutarci a crescere e a cambiare il nostro modo di pensare e di scrivere. Fu uno sforzo di allora oggi mi è parso di ritornare a quei tempi passati.
Sono quindi contento che ci sia questa proposta di legge, che ci sia la volontà di riportare un patrimonio importante per tutti i piemontesi, di ricordarlo a tutti quanti noi e di farlo tornare elemento essenziale nelle nostre scuole. Sarà difficile per i nostri giovani che oggi non ricordano più il passato, che non hanno memoria storica, ma sarà importante riuscire a ricondurre loro veramente, anche attraverso questo patrimonio, quello che è il ricordo storico di un qualcosa di importante.
Il collega Riba ha giustamente posto in evidenza le lacune di questa legge, soprattutto ha voluto evidenziare che l'occitano, il franco provenzale e il walser non sono lingue locali, ma di ampio respiro, ben più importanti del nostro piemontese. In questi giorni che abbiamo presentato collega Vaglio - il grande progetto degli Espaci occitani, abbiamo visto quanto l'area occitana si espanda non soltanto in questo nostro Piemonte ma in tutta la Francia e fino alla Spagna, e quanto sia grande. E' quindi opportuno modificare questa legge con gli emendamenti che sono stati proposti e togliere il termine "locali", che riterrei non opportuno in questa proposta.
Per il resto e per parte nostra, l'approvazione alla legge e il ringraziamento a quanti l'hanno presentata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Il Gruppo di Rifondazione Comunista, a proposito di un'attività di aggiornamento della legge n. 26 che tutela e valorizza la promozione della conoscenza dell'originale patrimonio linguistico del Piemonte, non ha un atteggiamento di contrarietà di principio. Un'attività legislativa che arricchisca la capacità della collettività piemontese di conoscere le proprie lingue, il proprio patrimonio linguistico e che faciliti anche la possibilità di tenere in vita, di utilizzare in certe forme e in certi modi questo patrimonio, al fine di unire una comunità e quindi di farla crescere nella conoscenza più precisa di tutte le proprie radici, non può che vedere un consenso di fondo.
Però, di certo, la struttura di pensiero dei firmatari di questa legge e del movimento politico che rappresenta non mi sembra proprio che abbia questa spinta culturale e ideale. Mi sembra che i presentatori di questo aggiornamento, viceversa, vedano la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio della lingua piemontese e delle altre lingue in modo molto chiuso, molto esclusivo, perché su queste materie non si possono dimenticare le posizioni politiche di partenza che generano poi singoli atti. E noi, sulle posizioni politiche della Lega Nord, secessionista e tutto il resto, siamo molto distanti.
Fatta questa considerazione per chiarire la posizione del Gruppo svolgo solo un'osservazione su un punto di questa leggina che, dal nostro punto di vista, ha anche altri elementi di cattiva lingua, per come è scritta e per i concetti che esprime, ma sui quali non interveniamo.
Ce n'è uno, però, che merita la nostra attenzione (non so quanto sia stato colto sino adesso nel dibattito). La legge non parla solo di attività culturali e di promozione di una conoscenza, ma anche - stranamente - di informazione giornalistica da parte di emittenti televisive pubbliche.
Signor Presidente, l'informazione giornalistica da parte delle emittenti pubbliche, quindi i telegiornali, penso non debba esserci alcun dubbio che deve essere effettuata in lingua italiana. Così come non vi è dubbio che la nostra attività, quando è di informazione propedeutica ad un atto amministrativo o di leggi o di deliberazioni, debba essere fatta in italiano, ma solo per un approccio razionale ad un'attività di governo: per capirsi. Qui gli interventi in lingua piemontese dovrebbero avere la traduzione simultanea. E' solo per capirsi, non per qualche forma di ostruzione.
Io sono un po' preoccupato che in questa legge si dica che l'informazione giornalistica possa essere fatta in piemontese, tout court da parte di emittenti pubbliche, cioè che si apra la strada alla possibilità che ci sia un telegiornale in lingua piemontese, quindi un telegiornale, l'informazione pubblica, capito solo da una parte della popolazione! L'informazione è cosa preziosa e allora, quando si fa informazione, deve essere per tutti! E se c'è un'informazione fatta in una lingua, contestualmente deve esserci la traduzione per consentire a tutti i cittadini italiani di conoscerla. Per consentire questo, occorre parlare in italiano.
Viceversa, all'art. 1, colleghi, vi sono formulazioni anche sfilacciate, mal disposte, in cui però si dice chiaramente che l'informazione giornalistica e radiotelevisiva, d'intesa con le emittenti pubbliche e private, può essere fatta anche in lingua piemontese e nelle lingue locali. Questo è un elemento stonato, a mio modo di vedere.
L'attività televisiva in lingua piemontese di carattere culturale ricreativo, di qualsivoglia passatempo, è un discorso che non ci vede n preoccupati né contrari, ma l'attività giornalistica, l'attività di informazione è cosa più delicata.
Ho voluto segnalare ai colleghi questa perplessità.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Nel 1990 è stato compiuto un profondo passo culturale in avanti allorquando è stata varata la legge di tutela, valorizzazione e promozione della conoscenza dell'originale patrimonio linguistico del Piemonte.
Questa legge parla di possibilità di conoscenza dell'originale patrimonio linguistico del Piemonte; ha dato quindi la possibilità, con tutta una serie di interventi, alle tradizioni e proprio alla lingua piemontese di poter essere conosciute dall'intera popolazione piemontese e non solo piemontese.
La proposta di legge che stiamo esaminando in questo momento è qualcosa di diverso: a mio avviso, non è una modifica della legge n. 26 del 1990. La struttura di questo provvedimento rappresenta e determina un'impostazione separatista della legge precedente. Io sto pensando concretamente all'attuazione dell'art. 1. Questo articolo, in realtà, non dà la possibilità ai piemontesi o a quant'altri di conoscere il patrimonio linguistico piemontese, ma fa sì che i giornalisti conoscano il piemontese altrimenti non possono svolgere questo servizio, nel senso che non c'è soltanto il problema dell'informazione televisiva che si riceve, ma anche di chi dà informazione. C'è quindi una limitazione ed è per questo che ho parlato di gestione, in questo momento, un po' separatista, perché o sono un giornalista che lavora in un'emittente pubblica o in un'emittente privata che sa il piemontese oppure non posso dare informazione. Mi sembra che questo rappresenti un salto di qualità, e non voglio dire che sia positivo in sé, ma è un aspetto intrinsecamente diverso dai principi che hanno ispirato la legge n. 26.
Chiedo quindi ai presentatori di questa legge di ragionare sull'attuazione perché in questo io non vedo assolutamente una piccola questione, Presidente! Noi faremo prossimamente (l'abbiamo calendarizzato) un dibattito sui problemi dell'informazione; allora io chiederò in quella sede se nell'Ordine dei giornalisti - è una questione concreta - per l'attuazione di questa legge noi dovremo prevedere una parte a sé di giornalisti che conoscano il piemontese. O noi diciamo che questa legge la approviamo tanto per approvarla perché mi sembrava che fosse entrata in un pacchetto di rapporti positivi che si voleva avere con la Lega (non c'è niente di male per chi l'ha fatto, non è un problema, però entrava in un pacchetto d'intesa di quel tipo); se invece questa legge viene applicata seriamente allora io mi chiedo se la RAI prevederà che ci sia una serie di giornalisti che sappiano parlare il piemontese per dare questa informazione e così le emittenti locali. O se per esempio altre emittenti nazionali (penso a Telemontecarlo o Canale 5) predisporranno un Albo di giornalisti che sanno parlare il piemontese, perché già io, per esempio, non potrei fare questa attività poiché non so parlare bene il piemontese.
Voglio dire che questa è una legge che nella sua gestione, in questa parte, dà più diritti ai cittadini che devono ricevere un tipo di informazione perché la possono ricevere anche in piemontese, ma vincola l'attività professionale di coloro che devono dare questa informazione eventualmente. Ecco perché, secondo me, questa è una legge che non è assolutamente una modifica della legge precedente! Questa è una legge che introduce nella sua gestione ed operatività delle conseguenze che a mio avviso, per alcune parti, sono incostituzionali, perché oggi la nostra Costituzione non prevede che ci debbano essere persone che esercitano delle attività di carattere professionale, come l'attività di giornalista, e che devono essere, per poterla esercitare, a conoscenza di un dialetto o, per esempio, dell'occitano. Questo articolo, a mio avviso, fa ragionare prima di tutto su questa questione. Io ho approvato la legge di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e, in linea di principio sono anche d'accordo che ci sia un ulteriore approfondimento in questa direzione, ma questo mi sembra un problema, se noi non facciamo dell'accademia, ma facciamo delle leggi che poi debbono e possono essere approvate.
L'altra questione che mi ha un po' stupita è l'art. 2. L'art. 2, al punto 2), dice: "Dopo il comma secondo dell'art. 4 della legge è aggiunto il seguente comma: 'La Regione Piemonte, tramite l'Assessorato alla cultura, favorisce attraverso i competenti organi universitari l'istituzione di una Cattedra di storia'". Io non ho mai visto una legge in cui si scriva: "La Regione, tramite l'Assessorato alla cultura...
attraverso i competenti organi universitari favorisce l'istituzione di una Cattedra...". La Regione favorisce l'istituzione di una Cattedra di storia della cultura e della lingua piemontese. Non sono questioni del tutto irrilevanti, perché ci possono poi essere delle osservazioni sul perché un articolo è stato strutturato in questo modo, perché la Regione potrebbe...
E poi, cosa vuol dire "la Regione favorisce l'istituzione di una Cattedra di storia"? Come fa a stare in piedi un articolo di questo tipo? O la Regione ha una competenza e legifera in relazione alle sue competenze, ma se non è una sua competenza perché la competenza è di un altro organo, cioè del Ministero, questo articolo in linguaggio corrente si dice "ciucco" e mi sembra che non stia in piedi. Come fa la Regione ad istituire una cosa di cui non ha competenza? Se si dicesse: "Favorisce a livelli nazionali..." ma qui è chiaro che la Regione non ha competenza, allora questa è un'attività politica, non può essere una legge. E questa è una seconda osservazione che ritengo un po' sostanziosa, perché questa è una relazione non è un testo di legge.
Faccio queste osservazioni perché la legge possa essere approvata.
Vorrei dire ai firmatari che faccio queste osservazioni perché mi sembra ci sia un problema rispetto ai giornalisti, un problema vero. Mi sembra ci sia un problema all'art. 2, perché tale articolo non sta in piedi, nel senso che non è un articolo di legge. Come si fa a scrivere in una legge che la Regione deve favorire una cosa che non è sua competenza fare? Mi sembra un programma politico, ma non mi pare possa stare in una legge.
L'art. 3 stabilisce che "la Regione realizza, d'intesa con i competenti Provveditorati agli Studi, nell'ambito dell'istituzione scolastica, corsi di formazione e di aggiornamento diretti ad insegnanti di ogni ordine e grado, al fine di provvedere ad un'effettiva conoscenza del patrimonio linguistico...". Anche questo, permettetemi, mi sembra un orientamento programmatico, ma non mi pare possa essere scritto in una legge.
Allora, mi permetto di suggerire che, se questa legge è fatta per essere attuata, prima di essere votata deve essere rivista, perché c'è un problema grosso di categoria. Se io non conosco il piemontese, non posso fare informazione. Come li facciamo i telegiornali? Se si presenta una legge di questo tipo, se viene approvata a larga maggioranza, vuol dire che lo si vuole fare, quindi il problema c'è.
Inoltre, mi pare che anche l'art. 2 debba essere rivisto, perché se noi non abbiamo competenza, possiamo fare una relazione, ma non parlare dell'istituzione di un corso universitario. Tramite chi? Cosa facciamo? La legge dice che dobbiamo scrivere al Ministro? Cosa vuol dire? Quindi, pur approvando l'orientamento, mi sembra debba essere rivisto questo articolo perché così com'è è una cosa a metà tra i buoni intenti, un progetto non realizzabile ed un problema programmatico.
Sono quindi d'accordo sulla parte che riguarda l'istituzione di un corso universitario, ma allora bisogna scriverlo in maniera diversa.
Riguardo all'art. 1, invece, mi pare che si stiano creando dei problemi ad un Ordine, quello dei giornalisti. Altra cosa completamente diversa è fare delle trasmissioni in piemontese, degli interventi anche ampi, di carattere culturale; si potrebbe prevedere, ad esempio, che le emittenti anche pubbliche, facciano "x" tempo alla settimana di informazione in piemontese o in occitano. E allora lì si sceglierà chi lo può fare. Il TG scientifico non lo fanno tutti i giornalisti, lo fanno coloro che hanno particolari competenze al riguardo. Le trasmissioni di carattere scientifico oppure quelle di carattere politico le fanno i giornalisti competenti su queste materie. Qui mi sembra si apra un problema oggettivo.
Mi sono permessa di fare queste osservazioni alla luce del fatto - lo voglio dire nuovamente a chi ha presentato il testo - che occorre un percorso che porti ad una maggiore conoscenza delle nostre radici, ma anche della nostra espressività. Sono favorevole, ma mi sembra che alcune cose debbano essere riviste.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Signor Presidente, a parte che mi metterei sul mercato, perché ho una buona conoscenza del piemontese, quindi sono disponibile anche come giornalista a fare traduzioni per giornali, Enti e chiunque sia disposto a contribuire adeguatamente alla mia pensione, essendo bilingue (italo piemontese) con una buona conoscenza anche di vari dialetti locali, da quello di Nizza Monferrato a quello torinese a quello di Acqui Terme! Anche il mio Gruppo ha votato a favore in Commissione; probabilmente quando sono stato assente a causa della campagna elettorale tendenzialmente l'ho anche espresso io; noi siamo favorevoli a questa legge. Chiederei però che questa legge tornasse in Commissione, perché gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto mi hanno convinto del fatto che in questi tre articoli (tra l'altro faccio rilevare che nell'art. 1 manca anche il verbo, quindi un punto b) che non capisco bene cosa significhi letteralmente, perché non c'è un verbo di riferimento, ci sono solo congiunzioni) ci sono varie incongruenze che devono essere superate e che non sono superate dalla relazione. Quindi la relazione non spiega bene la legge e mentre prima eravamo così disposti a votarla, perché come principio siamo assolutamente favorevoli alla salvaguardia del patrimonio linguistico, storico e culturale del Piemonte, in termini di fatto questa correzione di legge è una pessima correzione.
Diceva prima il Consigliere Peano, ricordando la sua infanzia, che i suoi maestri facevano di tutto affinché i bambini si sforzassero a non pensare in piemontese per scrivere in italiano. Probabilmente nella riscrittura dell'articolato c'è ancora stata questa vecchia pecca d'origine; si è pensato in piemontese e si è poi tradotto in italiano. E' per questo che sono venute fuori delle grosse incongruenze nell'articolato.
Io non voglio irridere alla modifica della legge, sulla quale sono d'accordo anche in termini di principio, però purtroppo è mal formulata.
Lascia spazio a troppe interpretazioni diverse: una legge deve avere i caratteri delle generalità, ma non può avere i caratteri dell'indeterminatezza. Questa è una legge indeterminata. In molti punti non si capisce bene cosa si vuole fare; per esempio, se noi leggiamo l'art. 1 non troviamo il verbo: "L'informazione giornalistica e radiotelevisiva e d'intesa con le emittenti pubbliche e private, l'attuazione di trasmissioni culturali e di informazione anche in lingua piemontese, nelle lingue locali quali", cosa vuole dire questa cosa? Io posso interpretare...



ROSSO Roberto

E' un testo integrato.



GHIGLIA Agostino

Ma questa è una lettera b).



ROSSO Roberto

Perché c'è un titolo che dice "La Regione favorisce...", dopodiché vai a leggere la lettera b).



GHIGLIA Agostino

Non mi sta bene lo stesso, perché si dice "la Regione favorisce"; prima di tutto, semmai, "la Regione promuove". Non possiamo andare a chiedere alla RAI "favorendo" di fare delle trasmissioni in piemontese, perché la RAI risponde di no.
Allora cerchiamo di fare delle cose più determinate, usando anche i verbi appropriati, perché l'italiano, a differenza dei vari dialetti piemontesi, è una lingua molto determinata e i suoi termini hanno dei significati estremamente precisi; se vogliamo fare una legge che non sia solo di facciata e non sia solo un contentino portato avanti da un Gruppo politico, ma vogliamo fare una legge seria, la riportiamo in Commissione senza intenti dilatori; per me, se il Presidente della Commissione Cultura è disponibile, si può a mettere al più presto all'o.d.g. l'argomento e trattarlo fra una settimana o fra due o tre giorni. La si riporta in italiano corretto e corrente e si capisce almeno bene cosa si vota.
Ci sono anche altre cose che non mi tornano più rispetto a quello che era lo spirito originario per il quale noi eravamo disponibili a dare un voto favorevole: questo spirito originario è stato tradito, quasi freudianamente, dall'intervento del Consigliere Rosso, quando dice "speriamo che con l'approvazione di questa legge domani non ci siano problemi ad intervenire in piemontese in quest'aula"; non c'entra nulla, se l'intento è veramente quello e non si tratta solo di una battuta, io a questa legge vado addirittura contro.
Pur essendo io piemontese da generazioni e generazioni e generazioni, e potendo sfidare molti sul terreno della conoscenza della lingua, del dialetto, della storia e delle tradizioni del Piemonte, vedo questa legge come un grimaldello per tentativi politici che con il patrimonio, la storia e la cultura del Piemonte non hanno niente a che vedere, ma che sono appunto, esclusivamente tentativi politici che si rifanno a tesi che, per carità, non sono state ribadite in quest'aula, ma tesi che qualche leader nazionale ogni tanto cita, cioè deliri secessionistici, ecc.
Se questo è l'intento già non mi piace più, ma io la voglio prendere come una battuta; ma se è una battuta e se vogliamo che l'intento sia quello vero, cioè della relazione introduttiva, cioè che ci sia una reale rivalutazione della storia, della cultura e della lingua piemontese, allora scriviamolo in modo corretto, perché, ad esempio, il fatto di "realizzare" questo è all'art. 3 - "d'intesa con i Provveditorati agli Studi... corsi di formazione ed aggiornamento diretti agli insegnanti di ogni ordine e grado al fine di provvedere ad un'effettiva conoscenza del patrimonio linguistico", attenzione, va a toccare un problema un po' delicato, un po' fuori dalle nostre possibilità. Come facciamo noi a realizzare corsi di formazione per insegnanti di ogni ordine e grado! Vuol dire dalla scuola materna fino al liceo! A parte che non possiamo per legge - e lo so - per se li promuoviamo è un conto, se li favoriamo vuol dire un'altra cosa e se li realizziamo vuol dire una cosa che tra l'altro non possiamo fare. E allora anche su questo, oltre che sul merito intrinseco, esiste un'impossibilità fattuale e diventa un mero atto politico. Io l'atto politico non lo voto.
Io voglio votare una legge che ha come intento la valorizzazione del patrimonio, delle tradizioni, della cultura e della lingua: non voglio votare un atto politico della Lega Nord per l'indipendenza della Padania.
Questo se lo fanno loro: fanno il volantino e non fanno la legge. Dando tutta la disponibilità che abbiamo dimostrato in Commissione, vogliamo dare una disponibilità sulle cose serie, non sui proclami. Di proclami ognuno si fa i suoi.
La stessa cosa è sulla lettera b), sempre all'art. 3: "istituisce".
Forse, colleghi, è stata anche una nostra leggerezza, mia prima di tutto come componente della VI Commissione e Capogruppo, di essere stato assente quando alla fine questa legge è stata licenziata con queste incongruenze che la rendono, a mio avviso, oggi, assolutamente inapprovabile in quanto irrealizzabile, in quanto bocciabile.
Noi non possiamo prendere la strada di votare delle dichiarazioni di intenti camuffate da leggi, noi dobbiamo votare delle leggi.
Per cui, con tutta la disponibilità per quello che ho detto prima - e lo ribadisco ancora una volta perché poi non ci siano infingimenti - per la valorizzazione della cultura, del patrimonio e della lingua piemontese e quant'altro, noi chiediamo che questa proposta torni in Commissione affinché vengano precisati i termini, i verbi, e venga assicurato anche un minimo di rispetto della lingua nazionale che qui è un po' strafalcionata e ha subìto qualche scivolone in corso d'opera.
Un'ultima cosa e concludo, Presidente: proporremmo anche un modifica in Commissione, perché in Commissione io avevo detto che va benissimo questo tipo di legge, però si vorrebbero fare anche dei corsi facoltativi - ci mancherebbe altro - nelle scuole. Rilevo solo che in molte scuole elementari della città di Torino non c'è l'insegnante di inglese, perch non ci sono i soldi per pagarlo e c'è l'obbligo ormai dell'insegnamento della seconda lingua. Non siamo disposti, come Alleanza Nazionale, a spendere una sola lira per corsi di piemontese, ancorché facoltativi finché tutte le scuole piemontesi elementari non saranno dotate di insegnanti di lingua inglese che insegnino ai figli di chi li ha, io non posso dire ai nostri figli, magari ai miei nipoti, prima la lingua per entrare in Europa, poi la lingua per mantenere vive le tradizioni, poi lo spirito di identità comunitaria del Piemonte. Per queste motivazioni chiedo il rinvio in Commissione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini, che interviene in qualità di Consigliere.



PRESIDENTE

GALLARINI



PRESIDENTE

Già il Consigliere Galli, che fra l'altro è firmatario della legge, ha espresso il parere del Gruppo. Volevo solo rimarcare la nostra convinzione sul provvedimento in esame, avendo ascoltato con molta attenzione la discussione svolta ed avendo partecipato a quella pattuizione politica - se così la si vuole definire - in base alla quale in sede di bilancio si concordò di stanziare un miliardo su un certo capitolo affinché fosse non una legge nuda, ma una legge finanziata e che potesse essere operativa seppure per uno spezzone di impostazione progettuale - già nel 1997.
Ribadiamo questa nostra convinzione. Non sto a sottolineare i passaggi degli interventi che mi sono piaciuti, cito soltanto quello del Consigliere Peano che dal punto di vista sentimentale mi ha colpito. Io e il Consigliere Peano siamo quasi coetanei, dal punto di vista sentimentale mi è piaciuto molto quando ha detto che le insegnanti si davano da fare affinché i bambini si sforzassero di pensare già in italiano e non in dialetto e tradurre il pensiero in lingua italiana. Mi è parso molto genuino e molto fresco questo concetto.
Ribadita la sostanza, ribadito il fatto che sullo stanziamento siamo d'accordo, io non so se valga la pena seguire quanto detto dal Consigliere Ghiglia relativamente al fatto di tornare in Commissione. Il progetto di legge è stato licenziato dalla Commissione, il Presidente Picchioni ha ricordato i Gruppi che hanno espresso parere favorevole, pertanto non penso sia il caso di ripetere un passaggio in Commissione.
Sia la Consigliera Spagnuolo sia il Consigliere Ghiglia hanno messo in evidenza, con passaggi concreti, la necessità di affinare, dal punto di vista formale, il testo della legge. Penso che uno dei rischi che noi corriamo, e lo corriamo spesso, soprattutto sui progetti di legge, ma anche sui disegni di legge, è che siano eterogenei nella loro formulazione. Si sente la necessità di un linguaggio comune, che consenta al cittadino quando legge un testo di legge emanato dal Consiglio regionale del Piemonte, di individuare immediatamente la matrice, ci sia insomma un linguaggio caratteristico; anche questa sarebbe una personalizzazione che sicuramente connoterebbe la nostra Regione e la nostra assemblea.
Ritornando al testo di legge, sono d'accordo sulla necessità di un emendamento, perché alcuni verbi citati dal Consigliere Ghiglia e alcuni passi citati dalla Consigliera Spagnuolo dimostrano come ci sia la necessità di affinare un certo linguaggio.
Noi, come Gruppo, ravvisiamo questa opportunità e nella sostanza ribadiamo quanto già espresso dal Consigliere Galli, firmatario della legge, che ha specificato che quando l'ha firmata apparteneva ad un certo Gruppo, ora appartiene al Gruppo di Forza Italia, ma noi facciamo propria questa proposta di legge che va nella direzione di arricchire e di valorizzare culturalmente il nostro patrimonio.
Probabilmente per la mia generazione sono stati i nostri figli a sottolinearci, ad inculcarci questa nuova sensibilità nei confronti di ci che ci ha preceduto. Quindi sensibilità verso la riscoperta dell'architettura d'epoca, una sensibilità alla riscoperta dell'ambiente delle tradizioni, dei linguaggi e delle ricchezze che vogliamo disseppellire per poterne godere. Mi permetto di sottolineare l'esigenza di un affinamento di questo tipo che può essere fatto nella forma più snella possibile, senza ritorni in Commissione, se questi vengono interpretati dai proponenti come tentativi dilatori.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore alla cultura

Consegno all'assemblea la relazione sulla legge n. 26 del 1990; per comodità risparmio la lettura, ma ci sono molte cose interessanti che sono state realizzate.
Concordo, è stata una scelta politica quella di presentare una legge più forte, comunque con un contenuto economico molto più ponderoso, non mi sottraggo certo a questo impegno. Quindi da parte dell'Assessorato c'è tutto l'appoggio a questa legge.
Mi permetto di dire - lo avevo già detto in Commissione - che alcuni passaggi non sono di facile gestione da parte dell'Assessorato, proprio per evitare che la legge non venga approvata dal Commissario del Governo.
Concordo con il Consigliere Ghiglia sul fatto che, con la disponibilità dei funzionari dell'Ufficio legislativo del Consiglio e anche dei funzionari dell'Assessorato, potremmo realizzare un testo di più facile gestione.
Sulla legge delle scuole materne, che è stata anch'essa una legge consiliare, anch'essa molto importante, abbiamo infatti approvato una serie di modifiche tecniche che la rendono più gestibile. Potremmo, se siete d'accordo, fornire un appoggio tecnico, senza modificare alcun contenuto politico, affinché la legge sia immediatamente gestibile e non abbia poi nella burocrazia, difetti di interpretazione, difficoltà, lungaggini blocchi da parte del Commissario del Governo.
Sono intervenuto per offrire la disponibilità a dare a tutto il Consiglio il comparato di quanto è stato realizzato finora, in modo che abbiate sotto gli occhi la situazione oggettiva, come ci si è orientati.
Questa è un'offerta di disponibilità; ovviamente, essendo Assessore, mi rimetto al Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rosso.



ROSSO Roberto

Capisco alcune perplessità, magari da parte di chi non è membro della VI Commissione e quindi non ha potuto seguire l'iter complicatissimo di questa proposta di legge, ma assicuro che i membri della VI Commissione l'hanno avuta in mano per più di un anno; inoltre è stata rinviata diverse volte, in attesa di emendamenti costruttivi.
Ricordo che in occasione dell'approvazione del bilancio parlai di questa legge e dissi: "La Lega vorrebbe che questa legge non rimanesse una sua proposta, ma diventasse una proposta del Consiglio, della maggior parte possibile dei componenti del Consiglio". Dissi anche: "La mia richiesta è quella di esaminare concretamente questa legge; forse l'altra volta non ci siamo capiti o forse non si considerava importante, però siamo in attesa degli emendamenti e delle osservazioni di tutti i Gruppi, di tutti i Consiglieri, che saranno ben accolti". Tali emendamenti e tali osservazioni sono giunti in VI Commissione, sono stati esaminati e la legge è stata approvata in Commissione.
Si è detto che questa legge è separatista, padana, e via dicendo. Con questa legge io e il mio Gruppo intendiamo portare avanti un discorso di cultura, sicuramente distante da quello che può essere il discorso di politica nazionale sulla Padania, perché il piemontese non è il padano quindi è tutto un altro discorso.
Io ho sempre detto che non ci sarebbero mai state strumentalizzazioni da parte della Lega su questa legge e che ci interessava unicamente la rivalutazione del patrimonio culturale e linguistico del Piemonte.
Dopodiché il Consigliere Riba ha fatto delle osservazioni molto intelligenti, che purtroppo erano sì già state fatte in Commissione, ma in effetti non era stata fatta una buona proposta.
Voglio solo spiegare perché era stato inserito il termine "locali"; non perché siano locali rispetto al mondo, bensì locali rispetto al territorio piemontese, cioè localizzate in zone molto particolari. Forse effettivamente, non si sarebbe capito, quindi l'emendamento presentato dal Gruppo del PDS è accettato dai firmatari della proposta.
Dopodiché è stato sollevato il problema relativamente alla dicitura "tramite l'Assessorato alla cultura", rispetto al favorire una Cattedra di piemontese, ecc. Non c'è problema; in Commissione noi avevamo individuato il discorso dell'Assessorato, possiamo tranquillamente accettare che sia cancellato e che rimanga "la Regione Piemonte favorisce...". Queste sono le modifiche che, secondo me, si possono fare subito. Dopodiché, visto che questa legge è stata in Commissione per tanto tempo e diverse volte è stata richiesta la collaborazione di tutti, tenuto conto che è arrivata in porto ed è stata licenziata, non vedo perché non possiamo metterla in votazione votando anche gli emendamenti che sono stati presentati.
Infine, la questione dell'Ordine dei giornalisti. Innanzitutto ci sono state delle consultazioni alle quali l'Ordine dei giornalisti era presente con il suo Vicepresidente, il quale si è detto integralmente favorevole a questa proposta di legge. Quindi direi che non ci sono problemi.
Addirittura, i Provveditorati agli Studi - ricordo in particolare la lettera del Provveditore agli Studi di Torino - si dichiarano a disposizione, anzi sono contenti e favorevoli al discorso che li riguarda per la formazione dei professori (art. 3).
Con ciò voglio dire che questa legge ha avuto un iter molto lungo e non vedo perché debba ritornare in Commissione.



PRESIDENTE

Consigliere Rosso, se l'assemblea permette, farei un'opera di mediazione. Alcune osservazioni hanno certamente una rilevanza tecnico giuridica che meritano un approfondimento. Poiché oggi è la giornata del rinvio, non rinviamo la legge in Commissione, la rinviamo a domani pomeriggio; nel frattempo, domani mattina, grazie anche all'Ufficio legislativo e all'Ufficio dell'Assessorato, si possono mettere a punto quelle correzioni che sono necessarie e domani pomeriggio proseguiamo nell'esame della legge.
Possiamo essere d'accordo? Consigliere Rosso, è d'accordo?



ROSSO Roberto

Io sono d'accordo. Faccio l'ultimo invito: se ci sono degli emendamenti...



PRESIDENTE

Sì, infatti domani mattina ne verranno formalizzati altri.



ROSSO Roberto

Certo è che si è cercato di rinviare in tutti i modi questa legge e mi dispiace che la Consigliera Spagnuolo non ci sia più, perché non vorrei che da questo intervento globale venga stravolta la legge. Se la Consigliera Spagnuolo mi dice: "Io sono d'accordo con i contenuti", ma poi l'art. 1 non va bene, l'art. 2 non va bene, il 3 non va bene: non ce ne sono altri quindi...



PRESIDENTE

Comunque, poiché certi termini sono stati denunciati come impropri dal punto di vista giuridico e sono presenti già nella vecchia legge, mi pare che queste obiezioni debbano cadere (prima di tutto).
Secondo: il problema informazione che è stato sollevato - lo devo dire proprio facendo riferimento alla vecchia legge - non esiste, intanto perch la vecchia legge lo prevede e secondariamente, se il piemontese è riconosciuto come lingua - ed è stato riconosciuto dall'Unione Europea come tale - ha diritto all'accesso all'informazione e alla trasmissione di tutto ciò che il piemontese desidera fare. Ci sono delle analogie grandissime evidenti, palesi; faccio solamente l'esempio della lingua ladina. La lingua ladina in Alto Adige è una minuscola rappresentanza linguistica che ha accesso ai canali istituzionali del Servizio di Stato.
Per cui non è un problema che oggi si deve porre in questi termini. Domani mattina perfezioneremo il testo in quelle parti che sono incongrue oppure sono improprie (ringraziamo l'Assessore Leo e l'Ufficio legislativo).
I nostri lavori sono terminati; riprende-remo domani mattina alle ore 9,30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,05)



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