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Dettaglio seduta n.13 del 26/09/95 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che sono stati distribuiti i processi verbali delle adunanze consiliari dell'11, 13, 25 e 31 luglio 1995 e che saranno posti in votazione nel corso della prossima seduta.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 5 dei Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti relativa al rischio di inquinamento ambientale da eventuale realizzazione del Centro Trattamento Rifiuti Industriali da parte della Soc. Ramoco


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 5, presentata dai Consiglieri Chiezzi, Moro Papandrea e Simonetti, alla quale risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente. Nelle scorse settimane era stata preparata una traccia, ma gli eventi aggiornano la situazione per cui provvederò a rispondere integrando la traccia predisposta dagli uffici.
Ci troviamo di fronte ad una situazione abbastanza classica per quanto riguarda i rapporti tra il Piemonte e la Liguria, cioè i nostri vicini di casa localizzano impianti aventi un rilevante impatto ambientale sul versante padano; probabilmente avranno problemi sul versante tirrenico. Il caso classico è l'ACNA, certamente il caso più emblematico intorno al quale stiamo lavorando ancora in queste settimane, perché dobbiamo rilasciare un parere ai sensi delle procedure VIA; anche qui, seppure il proponente è un privato, ci troviamo in una situazione analoga. Ad Isola del Cantone, che è l'ultimo Comune della Liguria al confine con il Piemonte, vi è una richiesta di insediamento di un impianto di trattamento rifiuti industriali e subito sono sorte le preoccupazioni degli amministratori locali e delle popolazioni perché, come è noto a molti Consiglieri, gli acquedotti della Valle Scrivia si approvvigionano proprio da questo corso d'acqua e decine di migliaia di abitanti sono interessati al mantenimento della qualità di questa risorsa idrica, che peraltro è già in qualche modo condizionata dalle attività che storicamente si sono insediate nella Valle Scrivia, sia nel tratto ligure sia nel tratto piemontese, ma soprattutto nel tratto ligure. Ecco allora giustificate le prese di posizione al momento dell'avvio della procedura VIA che avevano registrato prese di posizioni contrarie anche da parte della Giunta regionale, che in data 28/12/1993 aveva chiesto di essere coinvolta in questa procedura. Anche chi mi ha preceduto nella responsabilità assessorile è intervenuto diverse volte nel corso del 1994. Ricordo, per esempio, che il 4 agosto l'Assessore Marino aveva avuto un contatto anche con la Regione Liguria in questo senso. E' poi pervenuta la valutazione di impatto ambientale positiva da parte della Commissione ministeriale proprio a cavallo del rinnovo del Consiglio regionale ed è pertanto scattata una serie di iniziative delle quali siamo qui a dare conto.
Ho ritenuto necessario questo accenno iniziale per inquadrare la situazione anche da un punto di vista storico. Ecco allora le iniziative della Giunta regionale, ovviamente d'accordo con i colleghi Consiglieri soprattutto quelli della zona, per incontrare la Regione Liguria, in particolare l'Assessore regionale all'ambiente. Si sono svolti infatti già due volte recentemente nella scorsa settimana, proprio al fine di dare corso alle attese degli Enti locali. L'impegno della Giunta regionale è anche quello di avere la possibilità di partecipare al processo autorizzativo che - come i colleghi sanno - fa seguito al giudizio positivo del VIA e compete, nel caso specifico, alla Regione Liguria e alle Regioni in generale. Tale giudizio, oltre a tenere conto degli elementi di tipo ambientale, deve valutare tutte le implicazioni dal punto di vista territoriale, urbanistico, trasportistico, ecc., proprio quello, cioè, che è l'essenza del ruolo della Regione e degli Enti locali.
Nel corso dell'ultimo incontro con il collega della Regione Liguria Alonzo, accompagnato anche dai funzionari dell'Assessorato, abbiamo avuto modo di cogliere un atteggiamento che definirei abbastanza critico su questo insediamento. Questo può essere un fatto che ci rende moderatamente fiduciosi, anche se voi sapete che ci sono dei precedenti in questa materia che fanno rimandare il giudizio a quando gli atti saranno compiuti. Per la verità la Regione Liguria, in particolare la precedente Giunta regionale aveva già dato un giudizio abbastanza interlocutorio che tendeva al negativo proprio nell'ambito della procedura VIA, tant'è che molti si aspettavano una non approvazione da parte della Commissione VIA nazionale.
Mi sembra che per la Regione Liguria questi aspetti negativi che sono portati avanti dalle Amministrazioni locali (l'aveva già fatto anche il Comune di Novi, qui abbiamo il collega Angeli che all'epoca era il Sindaco della città) siano all'ordine del giorno della discussione. Vi è infatti un insediamento che va ad ubicarsi su un terrazzo a poche decine di metri dallo strapiombo al fondo del quale scorre il fiume, vi è la ferrovia che avanza dubbi circa le distanze minime, rispetto al binario più vicino, vi sono difficoltà di accesso circa il collegamento con la strada statale ed eventualmente con l'autostrada.
Abbiamo avuto modo di concordare con la controparte ligure la possibilità per la Provincia di Alessandria e per il Comune di Novi Ligure di presenziare proprio come parte attiva alla conferenza che si svolgerà domani a Genova. Questo è un fatto positivo e devo dire che in questi primi incontri che abbiamo avuto con il collega della Liguria si è anche ipotizzato un rapporto un po' più costruttivo rispetto al passato.
Ovviamente, se son rose fioriranno! Nel caso particolare dobbiamo registrare questa disponibilità. Da parte nostra abbiamo fornito (anche se non ve n'era bisogno perché erano già documentati in sede locale) ogni e qualsiasi informazione.
Il Sindaco di Novi e l'Assessore all'ambiente della Provincia di Alessandria domani saranno presenti a Genova; giungono notizie anche di una fattiva presenza da parte degli abitanti della Valle proprio per manifestare il loro disappunto: noi siamo solidali con coloro che manifestano questa preoccupazione.
Quindi, la risposta al momento non può che finire qui dal punto di vista delle informazioni.
Mi sia consentito di ribadire un forte impegno da parte della Giunta regionale attuale che, per questo caso, segue quanto era già stato impostato in precedenza così come per il caso ACNA e per tutti quei casi che malauguratamente dovessero in qualche modo interessare le nostre risorse idriche che sono in condominio - usiamo questo termine - tra noi e la Regione Liguria che ci sta a monte.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo per ricordare che la Valle Scrivia, in questa fase, sta attraversando una drammatica situazione economica ed occupazionale: ormai si sta avviando verso un degrado industriale pauroso; se si aggiungesse anche un degrado ambientale sarebbe davvero una tragedia per quella valle! Oltretutto bisognerebbe - lo dico con un rimarco politico notevole che la Giunta regionale si rendesse conto che noi ci troviamo, nella zona limitrofa piemontese, ad avere la Liguria su due fronti, cosa che sta veramente determinando delle situazioni drammatiche.
Il primo è quello ormai noto dell'ACNA di Cengio, che ha anche drammaticamente denominato una valle, la Valle Bormida, come "la valle del cancro".
Ora abbiamo questo insediamento della Società Ramoco a Isola del Cantone, quindi proprio a livello della provincia di Alessandria, e quindi del Piemonte, dove ci troviamo in presenza di un Sindaco che, per qualche centinaia di milioni, concede la possibilità - cosa abbastanza grave - di uno scarico ambientale, e di un Ministero che ha dato il benestare a questa operazione. Cerchiamo di intervenire seriamente, altrimenti la vallata farà una brutta fine. La gente è arrabbiata. In questi giorni sono stato in Valle Scrivia, dove la gente ovviamente non aspetta solo delle parole, ma vuole dei fatti.
Non la faccio lunga, desidero appunto impegnare l'Assessore Cavallera che ovviamente è al corrente, come questo Consiglio regionale, che se in quella valle dovesse purtroppo concretizzarsi questo insediamento, sarebbe la fine.
La Valle Scrivia è decisamente importantissima per il nostro Piemonte quindi occorrono non parole, ma fatti. L'Assessore intervenga soprattutto in tempi brevi: meglio - se fosse possibile - un incontro fra le due Regioni per salvaguardare il Piemonte.
Infine, ricordo che la Cerester, società lombarda, intende aprire a Pontecurone una discarica; quindi anche noi potremmo veramente a breve termine diventare la pattumiera del nord Italia. Intervenite finché è possibile. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Moro.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n. 8 dei Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti relativa al grave inquinamento del suolo nell'area dell'ex pozzo TR 24 AGIP di Trecate


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interpellanza n. 8 presentata dai Consiglieri Chiezzi Moro, Papandrea e Simonetti.
Risponde l'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Con riferimento all'interpellanza n. 8 dei Consiglieri regionali Pino Chiezzi, Francesco Moro, Rocco Papandrea e Laura Simonetti, circa l'incidente al pozzo AGIP di Trecate, si forniscono le seguenti notizie.
Il giorno 28/2/1994 il pozzo petrolifero denominato "Trecate 24" ubicato a circa 2 chilometri a nord del paese di Trecate e gestito dall'AGIP S.p.A., è entrato in eruzione incontrollata con flussi di petrolio greggio, gas ed acqua che hanno invaso ed inquinato una vasta zona circostante, causando danni a terreni e manufatti.
L'esplosione è stata controllata alle ore 3 del 2/3/1994 approssimativamente trentasei ore dopo il suo accadere. Durante il corso dell'esplosione è fuoriuscita una quantità di greggio stimata in 15.000 metri cubi per una superficie coinvolta pari a circa 1.500 ettari.
Il 2/3/1994, con decreto, la Prefettura di Novara ha autorizzato l'AGIP ad occupare i terreni nei Comuni di Trecate e Romentino per i primi interventi urgenti di bonifica.
In data 4/3/1994 il Prefetto di Novara ha ordinato all'AGIP di eseguire, entro il 5/4/1994, tutti i necessari interventi per la bonifica degli immobili (terreni e fabbricati) interessati dal fenomeno eruttivo.
Nella prima fase di emergenza l'AGIP è intervenuta con autobotti aspiranti per il recupero del greggio conferendo nel periodo marzo-aprile al Centro Olio AGIP circa 8.000 tonnellate.
Il Consorzio d'Irrigazione Est-Sesia, allertato nella serata del 28/2/1994, ha provveduto con i tecnici dell'AGIP all'isolamento idraulico dell'intera zona contaminata ed alla protezione degli scaricatori delle risaie (pozzi perdenti).
La bonifica del reticolo idrografico è consistita prioritariamente nella pulizia del Diramatore Vigevano e della roggia ex colatore fognario di Trecate.
Gli interventi sull'abitato di Trecate sono iniziati sulla SS n. 11 per circa 6 chilometri mediante spandimento di materiale oleo-assorbente e lavaggio finale con relativo recupero del refluo. L'operazione si è conclusa nell'ambito di 84 ore dal 2/3/1994.
L'abitato di Trecate è stato interessato da opere di pulizia e bonifica, effettuate prioritariamente per l'area nord-occidentale, da cinque società di servizio.
Dopo gli interventi di emergenza, effettuati dall'AGIP sulla base di ordinanze prefettizie per scongiurare rischi immediati per la popolazione si è reso necessario procedere all'approntamento di un piano di risanamento definitivo dell'area inquinata attraverso opere di monitoraggio (in continuo) e di bonifica.
Detti interventi, concertati presso la Prefettura di Novara nel corso di una riunione tenutasi l'11/3/1994, venivano riassunti in un protocollo d'intesa tra la Prefettura di Novara, il Ministero dell'Ambiente, la Regione Piemonte, la Provincia di Novara, il Parco del Ticino, i Comuni di Trecate, Romentino, Cerano, Sozzago e le Associazioni agricole.
Il protocollo prevedeva, fra l'altro, l'approvazione del piano di monitoraggio proposto dall'AGIP da parte della Provincia di Novara, dei quattro Comuni e del Parco del Ticino.
Tale piano, valutato preventivamente da Regione Piemonte e Ministero dell'Ambiente, è stato approvato il 20/4/1994 nel corso di una Conferenza dei servizi ai sensi dell'art. 14 della legge n. 241/90.
Ai fini della bonifica, l'area inquinata è stata suddivisa in tre zone caratterizzate da differenti gradi di inquinamento, basati sulla prima campagna di campionamento (screening).
La suddivisione per tipologia di intervento, effettuata dall'AGIP all'inizio di aprile e trasmessa a tutti gli enti coinvolti il 7/4/1994 prevedeva: la zona 1 caratterizzata da meno di 50 mg/kg di idrocarburi totali con un'estensione di circa 800/1.000 ettari la zona 2 caratterizzata da una quantità specifica di idrocarburi totali da 50 a 10.000 mg/kg con estensione di circa 500 ettari la zona 3, ovviamente più inquinata, che supera i 10.000 mg/kg di circa 40 ettari.
Questo tipo di zonizzazione è stato definito in funzione dei risultati analitici e di esperienze precedenti.
Per la zona 1 è stata prevista la restituzione dei terreni alle pratiche agricole nell'arco di una stagione senza interventi specifici di bonifica.
Per la zona 2 è stata proposta la coltivazione di specie secche, non destinate al consumo, con apporto di nutrienti sotto forma di fertilizzanti.
Per la zona 3 è stato previsto lo scotico dei suoli ed il loro trattamento in biopile.
Su tale zonizzazione non vi è stato accordo tecnico con la Regione, in quanto la zona 2 veniva ad avere valori troppo ampi.
In data 8/4/1994 l'AGIP ha trasmesso il "Piano di bonifica - Linee guida", che è stato discusso e valutato dal Ministero dell'Ambiente, dalla Regione, dalla Provincia di Novara e dai Comuni di Trecate e Romentino, dai Laboratori di sanità pubblica di Novara, Torino e Grugliasco, dall'IPLA e dall'ENEA.
Da detta riunione è scaturita la nota della Regione Piemonte n.
5435/RIF del 29/4/1994, contenente le osservazioni relative al documento AGIP.
In data 29/4/1994 l'AGIP, recependo parzialmente le prescrizioni generali e le richieste di emendamenti, ha trasmesso il "Progetto preliminare di bonifica"; questo elaborato è stato nuovamente discusso e valutato nella riunione del 12/5/1994 presso la Regione Piemonte Assessorato ambiente, presenti il Ministero dell'Ambiente, il Comune di Trecate, l'IPLA, l'ENEA ed alcuni rappresentanti delle Associazioni ambientaliste, invitati dal mio predecessore dell'epoca, Assessore Fulcheri.
Da tale riunione è emerso un progetto ancora carente, ma considerato che l'ulteriore rinvio avrebbe ritardato l'aggiudicazione dei lavori da parte dell'AGIP e quindi l'esecuzione delle urgenti pratiche agricole necessarie per restituire nei giusti tempi i terreni della zona 1 alla coltura, la Giunta regionale, con deliberazione del 16/5/1994 ha preso atto del progetto suddetto e ha subordinato la redazione di quello esecutivo alle determinazioni allegate alla stessa.
Il progetto esecutivo di bonifica del 25/7/1994, discusso e valutato nella riunione del 29/8/1994, si è rivelato ancora un piano preliminare non contenendo dati tecnici sufficienti per una valutazione dettagliata delle attività da realizzare per la bonifica del sito, e quindi il Presidente della Giunta regionale, con propria ordinanza n. 8012 dell'8/9/1994, ne ha richiesto i dati di completamento.
Successivamente, la Giunta regionale, con deliberazione n. 187-39333 del 17/10/1994 ha preso atto della prima fase del Progetto di bonifica integrato con i dati richiesti il 19/9/1994, limitandone però la validità al 20/1/1995 e prescrivendo fra l'altro: che gli obiettivi di qualità della bonifica devono essere quelli indicati dal "protocollo" con il limite finale dell'area per i suoli non superiore ai valori previsti dalla normativa olandese - MOEN '88 - compresi gli IPA e quindi ai valori di fondo del terreno non interessato dall'evento: mentre per le acque i limiti devono tendere a quelli previsti dalla normativa italiana applicabile di proseguire gli interventi di asporto del terreno (per il trattamento ex-situ) nelle zone a più alta concentrazione, non limitandole alle aree proposte, ma secondo le nuove suddivisioni areali di effettuare entro il 10/11/1994 le necessarie verifiche (idrocarburi totali più IPA e metaboliti) sui terreni da restituire all'uso agricolo per le operazioni autunnali, fornendo un'adeguata indicazione cartografica alla Regione ed ai Comuni interessati di concordare, con la struttura tecnico-scientifica indicata dalla Regione, la nuova suddivisione collegata ai vari interventi di bonifica di presentare entro il 20/1/1995 alla Regione, in base ai risultati ottenuti da questa prima fase di bonifica, una proposta per il prosieguo delle operazioni.
La Giunta regionale, con deliberazione n. 125-39735 del 2/11/1994, ha ritenuto di stipulare convenzioni con l'Università di Torino, Dipartimento di Chimica analitica, Dipartimento di valorizzazione e protezione delle risorse agro-forestali e con l'IPLA, impegnando la somma di L. 520.000.000 (da rimborsarsi da parte dell'AGIP responsabile del danno) per provvedere alla verifica delle operazioni previste dal Piano di bonifica non essendo la stessa riconducibile alle normali attività di controllo svolte dagli enti competenti, a causa dell'eccezionalità dell'incidente in questione.
Il giorno 21/11/1994 il Presidente della Giunta regionale ha convocato una riunione della struttura tecnico-scientifica per richiedere alla Società AGIP la redazione di una mappa con la definizione delle aree da riabilitare alle pratiche agricole usuali.
In data 5/12/1994 sono stati invitati i Sindaci di Trecate e Romentino ad autorizzare, con specifiche ordinanze, la ripresa delle attività sulla base della cartografia redatta, con riserva da parte della Regione Piemonte di proseguire su tutti i terreni interessati e su quelli circostanti attività di monitoraggio, controllo e ricerca scientifica.
L'AGIP, recependo le indicazioni della struttura tecnico-scientifica ha trasmesso la seconda fase del Progetto di bonifica contenente la documentazione sullo stato di avanzamento delle operazioni di bonifica sull'area inquinata ed il programma delle attività previste fino al 20/6/1995.
In data 16/1/1995 presso l'Assessorato alla tutela ambientale della Regione Piemonte, la struttura tecnico-scientifica ha concordato l'elaborazione della cartografia, su base catastale, tenendo conto delle informazioni assunte presso il Consorzio d'Irrigazione Est Sesia e degli ulteriori risultati analitici resisi disponibili dalla quarta campagna di monitoraggio, nonché degli ulteriori valori riscontrati dal campionamento integrativo effettuato a seguito dell'Ordine di Servizio n. 2. Nello stesso giorno la Provincia di Novara, i Comuni di Trecate e Romentino, la Prefettura di Novara, il Laboratorio di sanità pubblica n. 52 unitamente all'IPLA e all'Università degli Studi di Torino, hanno discusso e valutato nella Conferenza dei servizi, il programma di attività previste fino al 20/6/1995.
Sulla base dei risultati analitici resisi disponibili dalla quarta campagna di monitoraggio, nonché degli ulteriori valori riscontrati dal campionamento integrativo effettuato a seguito dell'Ordine di Servizio n.
2, la Società AGIP ha redatto la mappa con la definizione delle aree da riabilitare alle pratiche agricole usuali. Tale mappa ha permesso ai Sindaci dei Comuni di Trecate e di Romentino di autorizzare con specifiche ordinanze la ripresa delle attività agricole usuali su tali ulteriori aree con la riserva da parte della Regione Piemonte di proseguire su tutti i terreni interessati e su quelli circostanti l'attività di monitoraggio controllo e ricerca scientifica. E' quindi chiaro che le aree non ancora "liberate" non saranno, anche per quest'anno, disponibili per le coltivazioni.
Il Comune di Romentino nella suddetta Conferenza dei servizi ha evidenziato il mancato ripristino ambientale nelle aree già restituite alle attività agricole e la non comunicazione ai proprietari del provvedimento di vincolo.
Nella stessa sede è stato altresì rilevato che devono essere ancora ultimate alcune opere intraprese nelle fasi iniziali della bonifica e che per le aree "liberate", qualora le coltivazioni previste non siano quelle originali a riso, gli agricoltori dovranno essere rimborsati.
La Giunta regionale, vista la necessità di arrivare al più presto a liberare le aree che rientrano nei limiti di bonifica richiesti per permettere l'avvio delle operazioni di coltivazione, con deliberazione n.
107-42679 del 23/1/1995 ha autorizzato la seconda fase del Progetto di bonifica, contenente il programma delle attività previste fino al 20/6/1995.
E' stato adottato recentemente l'atto deliberativo di impegno di spesa per la prosecuzione delle attività di controllo della seconda fase del progetto di bonifica relativa al periodo 1995/1996 con la richiesta di rimborso all'AGIP, cui competono questi oneri.
In data 1/6/1995 l'AGIP ha presentato all'Assessorato alla tutela ambientale della Regione Piemonte una relazione sui risultati ottenuti nella seconda fase ed il programma delle attività per il prosieguo della bonifica. Nella relazione suindicata l'AGIP ha evidenziato il riscontro di concentrazioni anomale di idrocarburi nei terreni (circa 13 ettari) già sottoposti a decoticamento, vale a dire quelli più contaminati; è quindi stata programmata un'indagine per accertare la diffusione dell'inquinamento nel sottosuolo. Tale indagine consiste in una serie di campionamenti a diverse profondità, effettuate mediante campionatore "Geoprobe", e nella realizzazione di n. 2 pozzetti realizzati a carotaggio. Nella risposta che è agli atti si dice che tale indagine "è attualmente in corso", ma nella realtà è già stata completata, sarò quindi in grado in futuro di comunicare le conclusioni di questa indagine. La fase attuale dell'indagine è finalizzata alla preparazione di un piano per gli interventi di bonifica del sottosuolo eventualmente necessari.
E' inoltre previsto da parte dell'AGIP lo sviluppo di opportune metodologie di intervento per la bonifica del sottosuolo nel caso in cui i risultati delle indagini ne mostrino la necessità. Purtroppo la necessità è stata dimostrata perché sono emerse tracce di percolazione negli strati più profondi, quindi è stato programmato nei prossimi giorni un ulteriore incontro con tutti i soggetti e l'AGIP, proprio al fine di mettere a punto ulteriori interventi di monitoraggio e di bonifica, perché la condizione che veniva indicata nei mesi scorsi come da approfondire, tanto che si era avviata questa ulteriore campagna di monitoraggio, ha dato luogo al rilevamento di queste tracce di percolamento. E' necessario a questo punto per ragioni prudenziali, non solo nella zona 3, quella maggiormente interessata dall'evento, ma anche nelle altre zone via via interessate riprendere (questa è anche un'iniziativa da parte del sottoscritto) gli accertamenti nel sottosuolo per avere la massima tranquillità perché se qualche dubbio vi era per la zona più inquinata, quella che era stata decoticata, a questo punto dobbiamo avere al più presto ulteriori dati anche per le altre zone.
Le metodologie di intervento per la bonifica sono basate essenzialmente su tecniche che vengono definite di Bioventing e Bioslurping, e costituiscono un approccio attualmente ritenuto di grande interesse ed efficacia per la bonifica in situ di terreni contaminati al di sotto degli strati superficiali. Mi hanno informato che ci sono già state delle occasioni di utilizzo di queste tecniche.
Con deliberazione n. 28-47397 del 27/6/1995, la Giunta regionale ha autorizzato l'attuazione della terza fase del progetto di bonifica contenente il programma delle attività limitato al 20/1/1996 che prevede la prosecuzione di tutte le attività di bonifica nei terreni dell'area non ancora liberata, a seguito della DGR n. 107-42679 del 23/1/1995, ed il completamento e messa in marcia delle due biopile.
Occorre evidenziare che quanto fino qui esposto rappresenta lo stato di fatto a tutt'oggi (ossia qualche settimana fa, perché vi è sempre qualche sfasatura tra la redazione della risposta e la sua esposizione in aula). Ci si riserva comunque una valutazione conclusiva sull'esito della bonifica che potrà avvenire soltanto a completamento delle opere previste ancora da effettuare e a seguito di una campagna di verifiche, che è già stata ipotizzata e verrà eseguita al più presto, cui seguirà il collaudo finale.
Ritengo di avere in qualche modo illustrato qual è stato nel tempo l'impegno della Giunta regionale che proprio dal Consiglio - ricordo - era stata sollecitata ad assumere in toto la regia di questa operazione di bonifica e soprattutto il rapporto con l'AGIP che è responsabile di questo inquinamento. Devo anche dire che proprio per non far mancare l'apporto fondamentale dei consulenti che devono affiancare l'AGIP nella sua azione e per poter controllare tutte le documentazioni prodotte dall'AGIP stesso o al limite integrare, verificare le certificazioni dei laboratori, è prevista anche la proroga del rapporto di collaborazione con le Facoltà universitarie che prima ho citato e anche con l'IPLA. In questo senso ho già presentato le deliberazioni che la Giunta adotterà nei prossimi giorni.
E' una situazione complessa che dovrà a mio avviso ancora essere monitorata per molto tempo.
Chiedo scusa al Consiglio se ho voluto esporre dall'inizio tutta la questione, ma vi sono molti Consiglieri regionali nuovi e quindi era giusto che fossero informati complessivamente dello stato dell'arte.



PRESIDENTE

Ha ora la parola il Consigliere Chiezzi, che si atterrà - mi auguro ai limiti stabiliti dal Regolamento.



CHIEZZI Giuseppe

Mi atterrò ai limiti che il Presidente riterrà di pormi rispetto ad una relazione di ventidue minuti da parte dell'Assessore.
L'Assessore pare abbastanza soddisfatto: ha letto una relazione con dei dati e non li ha commentati. Come risposta all'Assessore devo dire che sono del tutto insoddisfatto di quanto ha detto. Sulla base dei dati di fatto che ho memorizzato, così come si può fare recependo una relazione di ventidue minuti letta alla svelta, la sostanza dei problemi è che a un anno e mezzo - grosso modo - dall'esplosione del pozzo siamo ben lontani da alcuni traguardi che ci eravamo posti per un obiettivo di tempo ben minore.
Addirittura, forse, dei rimborsi devono ancora essere dati, come dice il Sindaco di Romentino, ma soprattutto - mi rivolgo anche all'attenzione dei colleghi che provengono da quella provincia - non siamo in grado di restituire i terreni bonificati all'agricoltura, non siamo in grado neppure di rimuovere grossolani elementi d'inquinamento. Questo è il dato di fatto: siamo ancora in emergenza.
Questo non è ammissibile. Se l'AGIP, che è destinataria e soggetto principale della bonifica, estraesse il petrolio nel modo in cui ha proceduto alla bonifica di questi terreni, probabilmente il petrolio estratto non sarebbe economico.
Secondo me, il difetto sta nel manico, e il manico è il rapporto tra la Regione Piemonte e l'AGIP. Non è più tollerabile mantenere un rapporto in questi termini. Quindi, la fiducia all'AGIP, a mio modo di vedere, va revocata seccamente.
Ricordiamo che l'AGIP il giorno dopo lo scoppio del petrolio - chi era in Prefettura a Novara con me l'ha sentito dire - era una società supercerta dei propri mezzi al punto da dire che uno scoppio di questo genere si verificava con una probabilità di 10 alla meno 4, cioè uno ogni diecimila. Un pozzo ogni diecimila poteva fare questa fine. In Pianura Padana non ci sono diecimila pozzi, e il pozzo è scoppiato ugualmente! Successivamente l'AGIP ha detto: "Faccio tutto io, sono un'azienda capace di risolvere il problema della bonifica". Questo non è accettabile e l'interpellanza che ho presentato - che era nella testa anche di molti altri ed era segnalata dalle Associazioni ambientaliste - pone il seguente problema: "A che punto siamo? I terreni sono bonificati? Le falde profonde e le falde d'acqua sono inquinate o meno?". Adesso sappiamo che, " passin passetto", il gigante ENEL, che pensa ancora ad estrarre petrolio e non a bonificare dai danni provocati, va avanti presentando progetti e progettini. Ci ha messo sei mesi per presentare un progetto giudicato "decente" dalla Regione Piemonte, perché presentava un progetto e noi non lo consideravamo sufficiente, lo integrava e non era sufficiente nemmeno questo. Arrivava l'esecutivo e lo autorizzavate parzialmente vista l'urgenza.
Assessore, dalla sua relazione tutto questo non emerge. Lei presenta una relazione con dei dati tecnici, dicendo: "E' successo questo, adesso c'è un nuovo ciclo di monitoraggio, abbiamo scoperto che le falde profonde sono inquinate, e adesso troveremo il modo, secondo quanto dirà l'ENEL, di procedere ad una bonifica". Ma il nocciolo del problema posto dall'interpellanza era: "C'è pericolo? Quale tipo di inquinamento esiste nei suoli e nelle falde? Gli acquedotti e il regime delle acque come appaiono oggi dal punto di vista dell'inquinamento? Cosa intendete fare per rimuovere le situazioni di pericolo?". Sembra che tutto sia andato per il meglio e che la strada che state seguendo sia l'unica possibile.
Nel mio intervento, invece, propongo di cambiare strada, cioè di non lasciare l'AGIP procedere così: "Tanto pagherà la mano pubblica quel tanto che farà, ma me la prendo comoda", perché noi in questo modo subiamo l'inquinamento.
Già allora erano state sollevate da parte di alcuni, anche dal sottoscritto, delle perplessità sull'opportunità di continuare a cavare petrolio in quella zona. Smettiamo di cavare petrolio! A me sembra che quella della moratoria da proporre all'AGIP sia un'ipotesi seria: attingere da un prezioso serbatoio di petrolio di prima qualità risorse che, nel futuro dell'Italia, potranno rivelarsi ben più preziose che essere estratte in questo momento. L'AGIP prima sistemi i danni che ha provocato e si accertino le reali condizioni, anche in via autonoma, recidendo questo cordone ed attivando direttamente ricerche della Regione Piemonte che tranquillizzino i cittadini; quindi, ricerche paralelle e in contraddittorio rispetto a quelle dell'AGIP.
Si portino a termine le operazioni di bonifica, non in tempi biblici economicamente inaccettabili da qualsiasi azienda, anche dall'AGIP stessa.
Terminate tali operazioni si può ridiscutere se continuare a cavare il prezioso petrolio di cui non c'è bisogno, perché nel 1995 non c'è l'assoluto bisogno di cavare petrolio.
Viceversa, vedo una sudditanza totale ed assoluta verso il gigante economico AGIP che fa, pone e dispone a dispetto della Regione Piemonte e in barba alle necessità precise dei cittadini, che non sono per nulla tranquillizzati.
In quale misura avete accertato i danni permanenti al suolo e alle falde? Quali danni comportano alle acque e al suolo e quali interventi volete portare avanti? Concludo nella completa insoddisfazione; non si può continuare con questa delega all'AGIP, che si è dimostrata incapace di un'azione di bonifica, in conseguenza di un danno da essa provocato.
Questo è assolutamente inaccettabile. Si dica con voce ferma all'AGIP che la priorità assoluta nel rapporto con la Regione Piemonte è mettere in campo un'azione definitiva e chiara di bonifica ai costi necessari, e non accettare le dilazioni che mi sembra che l'AGIP continui a mettere in campo.
Presidente, se mi consente, vorrei un chiarimento. Poco fa girava in quest'aula una signorina con una videocamera. Siccome non sono a conoscenza ed è la prima volta che la vedo, volevo sapere di cosa si tratta e anche con quali criteri veniamo ripresi; cioè se per esempio c'è un criterio di scelta dei visi!



PRESIDENTE

L'Ufficio di Presidenza non è al corrente, non abbiamo introdotto alcuna innovazione.



CHIEZZI Giuseppe

Pregherei anche di riprendere il Gruppo di Rifondazione Comunista, nel caso non l'avesse fatto!



PRESIDENTE

La parola ancora all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Ricordo a tutti i colleghi che sulla vicenda AGIP c'è stato un accordo di programma con tutti gli Enti locali e il Ministero. E' giusto che ognuno abbia le proprie opinioni, e su queste non entro nel merito, tuttavia da un punto di vista pratico si erano divisi i compiti, affidando alla regia dell'Amministrazione provinciale il monitoraggio. Quindi, non è vero che esiste solo il monitoraggio da parte dell'AGIP, esistono alcuni canali di monitoraggio che operano tra loro in parallelo: quello dell'AGIP, quello delle istituzioni preposte che sono i laboratori, e quello straordinario elaborato attraverso i dipartimenti universitari. Questo solo per gli atti.
E' chiaro che in ordine all'evolversi futuro e al passato si può dare il giudizio che si ritiene. Posso solo assicurare i colleghi che, per quanto mi riguarda, in futuro, farò di tutto affinché queste operazioni di modifica vengano accelerate al massimo. Faccio presente che vi sono azioni legali ed iniziative tali per cui ogni danno di qualsiasi natura deve alla fine essere accollato all'AGIP.
Gli impegni sono stati presi, le questioni sono state precisate. Fra alcuni mesi mi auguro di poter riferire qualche risultato più concreto.


Argomento: Organizzazione turistica

Interpellanza n. 9 dei Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti relativa all'iniziativa turistica "10 Castelli del Canavese"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 9, presentata dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti, alla quale risponde l'Assessore Angeleri.



ANGELERI Antonello, Assessore al turismo

L'iniziativa promozionale "10 Castelli del Canavese", oggetto dell'interpellanza, si inserisce in un più ampio progetto di promozione denominato "Turismo di qualità", avviato già in precedenza con il coordinamento della Regione e con il supporto tecnico-operativo delle Aziende.
Nel caso specifico si precisa, anche tenendo conto delle richieste informazioni fornite in merito dalla competente Azienda di promozione turistica, che: l'iniziativa si inserisce in un progetto di promozione che si avvale del supporto tecnico-operativo delle Aziende di promozione turistica, nello specifico dell'Azienda di promozione turistica del Canavese, che mira a riqualificare l'offerta turistica piemontese da un punto di vista qualitativo. Nel caso specifico l'iniziativa promuove un circuito di visita a dieci castelli con servizio di visita guidata, di adeguata segnaletica di avvicinamento e la pubblicazione di materiale informativo relativo alla campagna di alto livello, oltre ad un'operazione di sensibilizzazione sul territorio nei confronti della popolazione residente. Il progetto ha costituito peraltro - è bene sottolinearlo - la naturale evoluzione del Laboratorio di accoglienza attivato nel Canavese nel 1994, allo scopo di migliorare la qualità dei servizi turistici su tale iniziativa il servizio informativo è stato curato dall'APT del Canavese, tramite l'attivazione di un numero verde di proprietà, dal 1993, della SADA Viaggi di Ivrea, la cui titolare è il Commissario della locale APT, signora Camilla Sada, che per l'occasione l'ha messo a disposizione gratuitamente e limitatamente per l'iniziativa "10 Castelli" cioè per il solo mese di maggio, sabato e domenica compresi. Tale numero verde si è limitato a fornire informazioni limitatamente al progetto "10 Castelli". Ha preso inoltre prenotazioni per gruppi di visita che sono state comunicate ai diversi castelli e quindi programmate e pianificate dall'Azienda di Promozione Turistica del Canavese. E' al proposito opportuno precisare che, pur essendo stata ben pubblicizzata e presentata agli operatori della zona l'iniziativa in oggetto, nessun altro operatore turistico del Canavese ha prestato la propria disponibilità all'Azienda di Promozione Turistica per concorrere alla sua organizzazione. Si segnala che riguardo alla gestione del numero verde è stato richiesto all'Azienda di Promozione Turistica di fornire ulteriori approfondimenti. Se emergeranno sovrapposizioni di interessi l'Amministrazione regionale assumerà gli opportuni provvedimenti relativamente alla mancata disponibilità di visita nella giornata dell'1 maggio presso il Castello di Pavone, si precisa che tutto il materiale informativo distribuito e presentato al pubblico prima dell'attivazione della campagna, e durante, riportava informazioni sulle disponibilità dei castelli alla visita e ai relativi orari, compresa l'informazione della non disponibilità di visita del Castello di Pavone nella giornata dell'1 maggio.
Probabilmente, chi ha segnalato agli interpellanti questa situazione non ha prestato sufficiente attenzione nel visionare il materiale informativo ed illustrativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Non siamo soddisfatti della risposta dell'Assessore, in particolare su due punti, che illustrerò.
Apprezziamo l'iniziativa, sicuramente interessante; ho personalmente visitato nove dei dieci castelli: non ho potuto visitare il decimo perch non solo non è stato possibile l'1 maggio, ma perché normalmente è visitabile solo recandosi contemporaneamente al ristorante: era quindi accessibile soltanto ai clienti del ristorante. Non ci sembra corretto che in un'iniziativa pubblicizzata con denaro pubblico - della Regione - ci siano evidenti interessi privati; a nostro avviso occorreva controllare meglio.
Tra l'altro, segnalo che problemi simili si sono avuti anche al Castello di Rivara, dove contemporaneamente era allestita una mostra: chi andava a visitare il castello scopriva, una volta comprato il biglietto d'ingresso, che la parte comprendente la mostra rendeva non visitabile parte del castello.
Ritengo positive iniziative del genere; occorre però controllarne meglio la gestione.
Per quanto riguarda l'altro aspetto segnalato nell'interpellanza, a noi sembra abbastanza evidente la presenza di un conflitto d'interesse: l'attuale Commissario - prima Presidente - dell'APT è contemporaneamente proprietario dell'Agenzia turistica, il cui numero compare a larghe lettere sui depliant. Faccio presente che gli stessi operatori della zona si sono lamentati di questo tipo di atteggiamento. Che ci sia la stessa persona a ricoprire le due cariche ci sembra perlomeno strano. Se non altro il problema è superato almeno di fatto; se però si ripeteranno, come spero iniziative di questo genere, occorrerà maggiore oculatezza.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Farassino, Leo e Rossi.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Richiesta di chiarimenti da parte del Consigliere Cavaliere circa le modalità di risposta alle interrogazioni ed interpellanze


PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Cavaliere; ne ha facoltà.



CAVALIERE Pasquale

In merito alle interrogazioni ed interpellanze, volevo meglio comprendere se lei, Presidente, in qualche modo le regola anche in base alla datazione, sollecitando le risposte della Giunta, oppure se questo istituto è a completa discrezione di voi tutti.



PRESIDENTE

Certamente no; credo che la Giunta risponda sulla base di un ordine cronologico - mi auguro sia così e mi pare sia sempre stato così - oppure sulla disponibilità della risposta che possono fornire i singoli Assessori.
Per quanto concerne l'Ufficio di Presidenza - e pertanto anche il sottoscritto - di fronte alla sua puntualizzazione mi farò parte diligente per verificare la corretta applicazione della procedura.



CAVALIERE Pasquale

Continuano le verifiche...



PRESIDENTE

Siamo all'inizio. Alla fine, probabilmente, le verifiche non saranno più necessarie.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordini del giorno in merito alla situazione Olivetti


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g., che prevede l'esame degli ordini del giorno in merito alla situazione Olivetti, comunico che sono stati presentati i seguenti ordini del giorno: n. 34 a firma dei Consiglieri Marengo, Ferraris, Spagnuolo, Cavaliere e Rubatto n. 35 a firma dei Consiglieri Rosso, Dutto, Bellingeri, Galli e Farassino n. 36 a firma dei Consiglieri Burzi, Montabone, Ghiglia, Deorsola e Vaglio n. 37 a firma dei Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti.
La parola all'Assessore Masaracchio per una comunicazione.



MASARACCHIO Antonino, Assessore al lavoro

Dato che il Consiglio regionale ad Ivrea ha ampiamente dibattuto il problema e ci eravamo dati appuntamento in questo Consiglio per dare ampio spazio alla parte politica dei Consiglieri dei vari Gruppi di ritornare sull'argomento per aprire il ventaglio di tutte le problematiche politiche che investono la responsabilità della Regione Piemonte, c'era parso - ecco perché non c'è stata la dichiarazione preliminare per una nostra comunicazione - di attendere, nel pieno di una unitarietà di intenti attraverso il risultato del dibattito consiliare - le opportune risoluzioni che anche la Giunta avrebbe preso in nome di tutto il Consiglio regionale.
La questione delle varie problematiche, dei punti critici del mondo produttivo della Regione Piemonte, nell'ambito del trend positivo che c'era parso di aver potuto registrare, non è una questione che riguarda direttamente il governo della Regione, in quanto tutti sanno che il governo della Regione può relativamente influire fino a quando non si saranno stabiliti i rapporti fra le responsabilità del governo della Regione e le responsabilità centrali del Governo della nazione.
Noi ci troviamo di fronte ad una non politica dello Stato, di questo Governo nell'ambito della finanziaria, che ci attendiamo utili al mantenimento dei punti forti e qualificanti del mondo imprenditoriale italiano, che in Piemonte ha riscontri molto positivi, quali l'Alenia quali la Olivetti ed altri settori minori, ma ugualmente importanti.
Non sappiamo con precisione quali potrebbero essere i nostri apporti positivi entrando nel vivo, nello specifico e nel merito della situazione.
Per quanto riguarda la politica della Regione posso ripuntualizzare che l'Assessorato all'industria, e quindi anche per quello che sono le deleghe del lavoro e della formazione professionale, sta avviando tutte le opportunità che consentano all'Amministrazione regionale di attivare degli strumenti a creare non delle alternative produttive, ma quanto meno una politica alternativa compatibile con le nostre possibilità di intervento.
Un intervento diretto agli investimenti sarebbe molto dimensionato per le competenze specifiche che noi abbiamo, ma un intervento indiretto, per tutto ciò che può essere attivato attraverso la Comunità europea, è possibile e quindi bisogna attivarlo. Porto ad esempio il Distretto tecnologico di Ivrea, che ha dato già i suoi primi risultati positivi.
Occorrerebbe, all'interno del Distretto tecnologico di Ivrea, per non perdere il potenziale dell'alto livello produttivo che risulterebbe dallo smantellamento dell'Olivetti, attingere anche dall'azienda nei termini di una programmazione che andrà verificata in Consiglio regionale.
Mi rendo conto che tutto questo è ben poca cosa. Tant'è che ho sollecitato gli uffici dell'Assessorato ad approntare un ordine del giorno che poteva essere l'ordine del giorno della Giunta, ma, leggendolo, gli scarsi termini di lettura di ciò che è la realtà non trovano corrispondenza con i termini politici attesi in questo momento così delicato.
Ecco la ragione per la quale ci era sembrato di attenderci dal dibattito consiliare tutto ciò che può condurre ad una unitarietà di intenti, giacché la Giunta, così come ha dimostrato con il Consiglio regionale aperto in Ivrea, è disponibile ad accogliere quello che ci pare sia l'interesse dell'intera Regione, fosse anche filtrato e mediato dalle diverse coloriture di questo Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo, per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 34.



MARENGO Luciano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nell'ordine del giorno presentato dai Gruppi consiliari dell'area di centro-sinistra cerchiamo di dire - viene evidenziato anche in alcuni punti dell'ordine del giorno presentato dagli esponenti della Lega Nord, mentre è assente nell'ordine del giorno presentato dalla maggioranza - che l'esplosione del caso Olivetti mette in luce due questioni di fondo. La prima è il rischio concreto dell'esclusione dell'industria italiana dai settori industriali strategici a livello internazionale.
La seconda questione di fondo che emerge è che la ristrutturazione industriale, finanziaria in atto, non solo per ciò che riguarda l'Olivetti ma in generale nel Paese, il ruolo che ha svolto e che svolge Mediobanca mettono in seria discussione il pluralismo industriale e finanziario.
Tant'è che occorrerebbe chiedersi se esiste ancora un pluralismo industriale e finanziario e se le prospettive garantiscono che questo pluralismo industriale finanziario esisterà ancora nel nostro Paese.
Infatti siamo di fronte allo smantellamento sostanziale delle partecipazioni statali; abbiamo visto l'iniziativa cosiddetta "super Gemina" nel settore della chimica; siamo oggi alla scelta di Mediobanca su Olivetti, che sostanzialmente configura un altro potere industriale economico e finanziario nel nostro Paese. In sostanza, siamo di fronte ad una ristrutturazione e ad una forte concentrazione economica e di potere.
Certamente le decisioni industriali competono alle aziende, ma il problema non è di interferire nelle scelte aziendali; secondo me il problema è che la politica, il Governo nazionale, il Parlamento, ma anche questa assemblea regionale e la Giunta regionale, debbono dire la loro rispetto a tali questioni di quadro e non rispetto alle scelte specifiche che stanno all'interno dell'azienda e che dovranno essere valutate dalle aziende stesse, anche in accordo con le parti sociali (Organizzazioni sindacali e lavoratori).
La politica, le istituzioni hanno il dovere di sapere, ad esempio, cosa farà Mediobanca di questo grande potere; di conoscere quale rapporto c'è tra questa concentrazione di potere, il ruolo di Mediobanca e la privatizzazione, operazione che mi pare abbia subìto ieri alcuni interventi del Governo. Personalmente vedo la privatizzazione dell'ENEL, ma anche la privatizzazione più generale che è alle porte delle grandi società di servizio (ENEL, STET, ENI Energia, ecc.) come un grande pericolo, qualora questo potere venisse usato per acquisirne il controllo.
Credo, invece, che questa fase di ristrutturazione debba essere l'occasione per il rilancio delle aziende dei settori strategici, per definire regole di mercato e di politica industriale, una seria politica industriale che in questo Paese non c'è mai stata, e non solo da parte di quest'ultimo Governo.
L'unica politica industriale alla quale abbiamo assistito era fondata su due scelte. Quella nei confronti delle grandi imprese prevedeva finanziamenti senza alcun controllo e alcuna finalità. Negli anni tra il 1980 e il 1987 in Piemonte sono arrivate centinaia di miliardi; il 66% di questi fondi è confluito in due aziende, l'Olivetti e la FIAT, senza che questo abbia creato nuovi posti di lavoro o determinato un rilancio (tant'è che assistiamo oggi alla crisi dell'Olivetti, mentre la FIAT in questa fase vive una situazione diversa). Quindi, nei confronti delle grandi aziende vi era questa scelta, che non era di politica industriale, ma un semplice finanziamento.
La politica attuata nei confronti delle piccole e medie imprese è stata quella di sorvolare sull'evasione fiscale e il lavoro nero, perché questo era il modo per aiutarle. Oggi, però, questa politica non regge più: non la chiedono i piccoli e neanche i grandi imprenditori. Oggi occorre un progetto di politica industriale in grado di rilanciare una qualità di sistema, instaurando innanzitutto un rapporto diverso tra imprese grandi e imprese piccole e medie. Come ben sapete, oggi la sub-fornitura è attraversata da grandi problemi rispetto ai non pagamenti da parte delle grandi aziende nei confronti delle piccole, cosa che crea difficoltà rispetto ad una possibilità di rilancio occupazionale.
In sostanza, abbiamo bisogno di una seria politica industriale, che serva da fondamento per un pluralismo economico vero ed accresca la competitività dei prodotti, basata sulla qualità e non sul monopolio.
Peraltro, credo che non sia possibile riuscire ad affermare il monopolio nel mercato globale; abbiamo bisogno, invece, che nel mercato globale ci sia una grande competitività, ma fondata sulla qualità delle produzioni e dei prodotti.
Queste riflessioni di carattere generale da me svolte in modo succinto e me ne scuso - sono tutte presenti nel caso Olivetti. Credo che vadano verificate nel confronto che noi chiediamo nell'ordine del giorno - sul quale peraltro mi pare ci fosse l'accordo già dichiarato dal Presidente della Giunta - con il Presidente del Consiglio Dini, confronto che credo vada accelerato il più possibile.
I punti di merito da affrontare sono due: un progetto di politica industriale e la difesa dei posti di lavoro. Tali questioni sono inscindibili, in quanto non esiste un serio progetto di politica industriale se non si difendono i posti di lavoro. Non è pensabile che per un'azienda come l'Olivetti o l'Alenia (come per altre imprese, ma cito queste perché operano in settori strategici e ad alta tecnologia) si possa parlare di futuro produttivo partendo con la dispersione delle professionalità e delle capacità esistenti all'interno delle aziende.
Questo non è credibile.
E' per questo motivo che i tagli dei posti di lavoro vanno combattuti.
Oltre che per un problema di solidarietà e per un problema sociale che riguarda i livelli occupazionali e di reddito in questa nostra regione vanno anche combattuti per rendere credibile un progetto ed una politica industriale. Tanto più nella situazione piemontese, dove è necessaria una diversificazione del tessuto produttivo, che invece si impoverisce continuamente.
Siamo in una fase nella quale c'è un rilancio - è vero - della produzione nella nostra regione; ciò vale però per alcune aree e per alcuni settori, mentre altri sono fortemente in crisi. Ritroviamo, quindi, una grande diversificazione nella ripresa produttiva, con dei settori trainanti ed altri fortemente in crisi. Olivetti ed Alenia sono un esempio, ma si possono citare la Viberti, la Morteo di Alessandria, ecc., e da questo punto di vista l'elenco delle situazioni che sono non solo precarie, ma rischiano di andare ad una paralisi completa, potrebbe essere molto lungo.
La deindustrializzazione degli anni '90 ha lasciato segni in intere aree, e non è ancora superata. A me pare, dunque, che ci sia bisogno di costruire un progetto di rilancio dello sviluppo in modo integrato tra politica industriale ed altri settori, dal turismo all'agricoltura, alle infrastrutture (ad esempio, in un'area come il Canavese); da questo punto di vista è necessario che i finanziamenti dell'Unione Europea (Regolamento n. 2081, Obiettivo 2) vengano utilizzati in questa direzione.
Per riassumere, abbiamo bisogno di affrontare le due questioni nel rapporto inscindibile di cui parlavo prima: i problemi dell'occupazione e i problemi della politica industriale.
Io credo - e questo viene detto in termini molto chiari nell'ordine del giorno - che non ci sia difesa dei livelli occupazionali nel gruppo Olivetti se non si procede a scelte analoghe a quelle di altre grandi aziende europee; penso in primo luogo alle riduzioni d'orario attuate dalla Volkswagen, soluzione che pare l'unica strada possibile di fronte a problemi strutturali della natura di quelli che investono l'Olivetti.
Gli altri punti importanti del documento sono il progetto industriale di cui parlavo prima, ed una politica industriale di infrastrutture a sostegno dei settori strategici. Questi sono i problemi sui quali il Consiglio deve pronunciarsi, e comunque questo è l'impegno che noi chiediamo alla Giunta e alla delegazione che dovrà incontrare - ripeto, in tempi molto rapidi - il Presidente del Consiglio; credo che tale questione vada affrontata proprio in questi giorni nei quali si discute la legge finanziaria. Nella legge finanziaria dovrà infatti essere posto il problema degli investimenti, della politica industriale e del sostegno all'occupazione.
Infine, io chiedo - perché è strettamente in rapporto con la discussione che svolgiamo oggi - all'Assessore all'industria e al lavoro (che è oberato di deleghe, quindi capisco che sia preso da molti impegni sui quali misurarsi e confrontarsi, ma ritengo che queste che discutiamo oggi siano le priorità per l'Assessore all'industria e al lavoro) di riferire in VII Commissione, nella Commissione consiliare che affronta questi problemi, al più presto, qual è il suo programma di intervento rispetto a queste questioni, in che modo si intendono utilizzare e a che punto stiamo con le domande di progetti presentati per l'utilizzo dei fondi strutturali del Regolamento n. 2081.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Marengo.
La parola al Consigliere Rosso.



ROSSO Roberto

Signor Presidente e signori Consiglieri, nella popolazione di Ivrea e del Canavese è diffuso un profondo disagio economico e sociale derivante soprattutto dalla preoccupazione, o dalla vera e propria paura, di un futuro più che mai incerto, nel momento in cui viene meno la sicurezza che all'occupazione ed all'economia in generale apporta un colosso industriale quale l'Olivetti.
Dalle recenti notizie apparse sul quotidiano La Stampa emerge che l'ing. De Benedetti crede nell'uscita dalla crisi, ci crede e ci tiene a farlo sapere non solo a parole, ma anche con fatti concreti, quali impegni finanziari personali e addirittura con la propria e costante presenza ad Ivrea "a tempo pieno" - dice - come nel 1978, a fare il lavoro di Presidente e Amministratore delegato. Tale ottimismo non è tuttavia condiviso, tanto che perfino l'API, l'Associazione che raggruppa oltre duemila piccole e medie industrie, con circa 50.000 dipendenti, è fortemente preoccupata e lo sostiene apertamente. Questa sfiducia degli imprenditori nella grande industria non può essere che il sintomo dell'estrema debolezza e difficoltà in cui si dibatte l'azienda, quasi si sia venuta a trovare ormai all'ultima spiaggia. Agli industriali che non credono alle strategie di risanamento del gruppo si aggiungono le voci di altri diretti protagonisti della vicenda che travaglia l'Olivetti, come i sindacati. Essi hanno dovuto sottoscrivere ben quattro piani di ristrutturazione a partire dal 1990, piani che avrebbero dovuto portare un risanamento dell'azienda ed invece sono solo costanti lacrime e sacrifici.
Tali piani, ammesso che fossero realizzabili, non hanno comunque ottenuto i risultati auspicati. Come faranno i rappresentanti dei lavoratori ad avere fiducia in chi manca ai suoi precisi impegni per ben quattro volte in così breve periodo di tempo, di fronte ad una situazione di perenne ristrutturazione? Sembra di assistere alla medesima puntata di una telenovela.
I lavoratori: essi hanno duramente pagato in termini di occupazione e di mobilità, ma soprattutto con la costante paura di perdere le fonti di sostentamento per se stessi e per la propria famiglia. Essi sanno che l'Olivetti, già leader del mercato italiano ed una delle prime aziende nel mondo, forte di 19.000 dipendenti nel Canavese nel 1970, è stata ridotta a 7.000 nel 1994, sui quali si vuole nuovamente incidere pesantemente. I lavoratori sanno che l'Olivetti era il fiore all'occhiello dell'industria canavesana. Di padre in figlio si è tramandato l'orgoglio di poter dire: "Io sono un dipendente dell'Olivetti", il che voleva significare serietà professionalità e anche trattamenti economici e sociali di cui poche zone d'Italia potevano vantarsi. Essi sanno che la strategia dell'azienda e la sua missione, caratterizzate da un forte impegno industriale qualificato e di alta precisione, è andata poco a poco indebolendosi per privilegiare una concezione meramente finanziaria dove contano di più i giochi legati alla speculazione in borsa, agli acquisti o alla dismissione di aziende senza preoccupazione del capitale umano e tecnologico che esse rappresentano. La fabbrica passa in sottordine, tutt'al più può servire per ottenere fondi agevolati a fondo perduto dallo Stato o dall'Unione Europea, fondi che poi non sempre vengono investiti per ottenere patrimonio industriale di processo o di prodotto.
I lavoratori sanno che nel mercato dell'informatica è in corso da sempre una grossa battaglia economica fra colossi mondiali e che in tale battaglia soccombono le aziende che sono meno forti in termini di organizzazione, di capacità manageriali, di idee, e queste sono caratteristiche che non credo manchino ai quadri ed ai dipendenti dell'Olivetti.
Evidentemente, se il capitano della nave solo oggi, dopo ben diciassette anni, si decide, bontà sua, a ritornare sulla plancia di comando, vuol dire che la nave stessa è andata alla deriva, in un mare reso burrascoso dalla concorrenza.
I lavoratori sanno e sono mortificati e dispiaciuti perché non si ritengono secondi alla Epson, alla IBM, alla Hewlett Packard, alla Compaq che hanno saputo purtroppo sopravanzare l'azienda nostrana. Essi sanno e tacciono, come è tipico del popolo piemontese, ma non possono credere a chi ha portato l'Olivetti ad avere: 1) una sproporzione fra personale operativo e dirigenza, con conseguenze in termini di efficacia e di efficienza e, di riflesso, alti costi fissi di struttura 2) una rete di distribuzione non adeguata all'evolversi del prodotto e rimasta ancorata in termini di operatività alla necessità della grande clientela, quali lo Stato e le grandi imprese, quando ormai è risaputo che l'informatica viene venduta nei self-service e nei supermercati 3) una qualità totale solo di facciata, mentre nella realtà la fabbrica opera senza mezzi adeguati e senza i principi di responsabilizzazione e coinvolgimento fino all'ultimo fornitore ed operaio 4) un complesso disorganizzato nelle procedure aziendali, che costituiscono il sistema nervoso dell'azienda e attraverso le quali passano i processi di decisione, di responsabilità, di controllo, di autorità e la cui mancanza comporta solamente caos e confusione 5) una perdita di capacità tecnica costruttiva e di progettazione tale da portare su La Stampa del 17/9/1995, Giovanni De Witt, Presidente del Consorzio regionale per la formazione professionale, ad affermare che l'Olivetti è diventata un'assemblatrice di prodotti di altri, senza il controllo e il possesso di una delle tecnologie essenziali 6) mancanza di capacità di utilizzare il filone dell'esportazione, in un momento in cui la svalutazione della lire creava una situazione di grande privilegio sui mercati esteri, situazione sfruttata da molte aziende italiane, com'è universalmente riconosciuto.
Alla preoccupazione degli imprenditori API, dei sindacati e dei lavoratori si unisce quella ugualmente palpabile della popolazione in generale, perché è risaputo che l'Olivetti, assorbendo il personale delle aziende Diatto, Rossari e Varzi, Montefibre è diventata l'unica industria della zona, processo che ha favorito la creazione di una monocultura che ha fortemente influenzato il Canavesano nel suo complesso, sino al punto da renderlo quasi totalmente dipendente. Tutto il mondo economico della zona ha ruotato intorno a tale faro; lo spegnersi di esso significa coinvolgimento nella grave crisi anche di altri settori apparentemente lontani, come ad esempio attività commerciali ed alberghiere, liberi professionisti ed artigiani.
La dipendenza da monocoltura, poi, non ha certamente favorito il nascere di altre attività industriali o di servizi, che diversificassero il rischio a cui ci troviamo ora di fronte. La crisi deve essere affrontata e risolta con la dovuta fermezza e serietà e l'Olivetti, che ha sempre beneficiato della posizione dominante, deve responsabilmente essere la prima a farsi carico non solo dei propri problemi aziendali, ma anche di quelli che si riflettono sul territorio e sulla popolazione ivi residente.
I Consiglieri di maggioranza della Regione Piemonte a metà settembre si sono riuniti in una sontuosa dimora, fra le fresche frasche della Mandria per una verifica di programma e per concordare le iniziative da intraprendere nei mesi a venire. Mi auguro vivamente che sia stato affrontato nella giusta misura il negativo momento dell'Olivetti e il drammatico problema dell'occupazione nell'area canavesana.
Il Piemonte non può vedere indebolito un colosso quale l'Olivetti, in cui il denaro pubblico è già stato versato in abbondanza! Ben venga, dunque, la Commissione d'inchiesta voluta da alcuni parlamentari, per verificare se le risorse pubbliche assegnate al gruppo Olivetti siano state utilizzate secondo la destinazione per la quale erano state a suo tempo erogate. Noi, come Regione Piemonte, non possiamo tollerare la deindustrializzazione del nostro territorio; anche se in altre zone d'Italia i costi della produzione possono essere inferiori, non si pu favorire l'occupazione a scapito della nostra: lo stabilimento di Scarmagno non può essere portato a Marcianise! Questa crisi crea la possibilità di individuare soluzioni che non possiamo perdere.
I programmi che dovrebbero favorire l'occupazione sono importanti, ma sono solo parole al vento, se nell'esame dei singoli obiettivi che si devono raggiungere ci trovano inerti e passivi spettatori.
L'ing. De Benedetti non può e non deve essere unico arbitro della situazione, quando i costi sociali che propone sono così elevati.
Egli troverà collaborazione, se individuerà proposte concrete e coinvolgerà nell'opera di rilancio dell'Olivetti tutte quelle forze che oggi egli utilizza, sia come risorse umane sia come risorse finanziarie.
Noi della Lega Nord abbiamo cominciato ad individuare alcuni punti, che sottoponiamo con un ordine del giorno a questa assemblea. Chiediamo quindi di: 1) promuovere la creazione di parchi tecnologici ed aree attrezzate, in modo che il Canavese possa fungere da laboratorio per nuovi processi e per nuovi prodotti, utilizzando la già formata cultura e le infrastrutture industriali locali. Ciò, usufruendo, anche, degli stabilimenti non più utilizzati dalla Olivetti 2) favorire l'integrazione fra le piccole e medie aziende di altre province piemontesi e di quelle locali, ad esempio il Biellese con il tessile, il Canavese con l'automazione, il Cuneese con l'agricoltura utilizzando ad esempio l'informatica applicata all'irrigazione computerizzata 3) sostenere il potenziamento dell'artigianato e del turismo locale 4) potenziare il sistema ferroviario canavesano.
Inoltre invitiamo la Giunta regionale a richiedere al management Olivetti un serio e dettagliato piano triennale economico-finanziario del Gruppo, al fine di verificare la chiarezza degli obiettivi, prima di procedere ad interventi di supporto sia regionale che nazionale.
Ho letto gli altri ordini del giorno presentati dalla maggioranza e dal centro-sinistra; ritengo che quello presentato dai Consiglieri Marengo Ferraris, Spagnuolo ed altri sia compatibile con il nostro. Chiedo quindi che i due documenti vengano uniti in un unico ordine del giorno.
Concludo affermando che la Lega Nord sarà particolarmente attenta, sia in fase di critica costruttiva sia in fase di verifica della validità e regolarità delle azioni intraprese, al fine di ottenere quel tipo di risultato che la popolazione dell'area canavesana si attende da tutti noi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ci troviamo di fronte ad un ennesimo caso perché già all'inizio dei lavori del Consiglio ci siamo trovati di fronte ad una situazione analoga. Ricordiamo che erano venuti i lavoratori dell'Alenia; ed ora il caso Olivetti dimostra come, nonostante sia stata superata la fase di crisi più grave, la nostra regione continui a trovarsi di fronte ad un serio processo di deindustrializzazione che colpisce i settori tecnologicamente più avanzati (il che rende questo fenomeno più grave) e ad un aggravamento di una crisi occupazionale che già si presentava gravissima.
Nel caso dell'Olivetti - lo ricordavano già altri - non siamo all'inizio di una vicenda: siamo già al quinto processo di ristrutturazione che ha portato ad un ridimensionamento enorme di questo gruppo, una riduzione enorme di posti di lavoro.
Tra l'altro, in tutti questi anni non è che lo Stato e le istituzioni siano stati a guardare, perché i vari processi di ristrutturazione sono stati favoriti, finanziati, aiutati da fondi statali, fondi europei e, a volte, anche da interventi regionali che avevano come obiettivo principale quello di accompagnare con strumenti morbidi l'espulsione di lavoratori.
E' sempre mancata una politica che cercasse di invertire la tendenza: il fatto che ci troviamo alla quinta crisi dimostra come queste politiche di riduzione dei costi, tutto a carico dei lavoratori, non siano state efficaci. E, purtroppo, ci troviamo di fronte ad una riproposizione della stessa medicina: una medicina che, nonostante per cinque volte si sia dimostrata inefficace, viene di nuovo riproposta.
Per di più questa volta, per quanto riguarda il settore informatico dell'Olivetti, ci troviamo di fronte ad una riduzione tale che rischia di far sì che in futuro lo stesso settore possa sopravvivere; il rischio che si corre è che questo importante settore tenda a scomparire oppure venga ceduto con un ruolo subordinato rispetto ad altre aziende, con un ruolo sicuramente minore di quello che ha avuto finora.
Occorre rompere con questo tipo di politica: occorre un'inversione di questo tipo di politica. Da una parte dobbiamo intervenire per cercare di frenare questo processo di deindustrializzazione e cercare di mantenere nella nostra regione settori tecnologicamente avanzati.
Tra l'altro, io continuo ad avere contatti quasi quotidiani con i lavoratori dell'Alenia, vado spesso davanti ai loro cancelli perch continuano le loro iniziative di lotta. La situazione all'Alenia è drammaticissima. Il fatto che non ne parliamo più o che i lavoratori non siano più venuti in Consiglio non significa che le cose si siano risolte in qualche modo. No, la situazione resta drammatica. Il rischio che tra pochi giorni parta quel processo di ristrutturazione, che noi stessi abbiamo criticato, dicendo che andava frenato e modificato, potrebbe concretizzarsi con la chiusura dello stabilimento di Corso Marche.
Ora abbiamo il caso dell'Olivetti. Non possiamo semplicemente limitarci a dire: "Siamo intervenuti una volta, quindi ora basta". Dobbiamo cercare di avere una maggiore efficacia nel nostro tipo di intervento, sollecitare con più forza l'intervento del Governo centrale rispetto a quanto abbiamo fatto finora, altrimenti stiamo a guardare e abdichiamo al nostro ruolo.
Per quanto riguarda gli altri ordini del giorno presentati, noi condividiamo sostanzialmente il documento che è stato introdotto dal collega Marengo e da altri Consiglieri; pensiamo che possa essere integrato con il nostro, proprio perché c'è questa attenzione, che non troviamo per negli altri ordini del giorno, al problema dell'occupazione.
Credo che a questo riguardo - come dicevo all'inizio - non è sufficiente avere una politica per favorire il rilancio delle industrie, ma occorre una politica per favorire il rilancio dell'occupazione, che è un problema che va al di là dell'Olivetti e dell'Alenia. In questa regione la disoccupazione è elevatissima: è la regione del nord che ha il maggior numero di disoccupati. Occorre una politica specifica su questo. Crediamo che le indicazioni contenute nel nostro ordine del giorno (riduzione d'orario) e quelle contenute nell'ordine del giorno del centro-sinistra (che si riferisce al caso della Volkswagen) siano indicazioni utili. Credo che d'ora in poi non sia più possibile fornire soldi alle aziende se non vengono introdotti precisi vincoli occupazionali e se non si accompagna con una politica che favorisce processi come quelli accennati sopra, altrimenti rischiamo di fare esclusivamente parole, ma di non avere un'efficacia reale.
Infine, nel nostro ordine del giorno (questo non è contenuto negli altri documenti, ma noi crediamo che per arrivare ad un'integrazione ci sia necessario) esprimiamo innanzitutto solidarietà nei confronti dei lavoratori colpiti da questi provvedimenti, perché trovarsi nella situazione che dall'oggi al domani sei senza posto di lavoro è drammatico e non si può solo stare a guardare come se fosse un accessorio di un processo industriale di ristrutturazione, è un qualcosa di drammatico che colpisce famiglie, che poi ha ricadute anche più generali e fa sì che la vivibilità nella nostra regione sia sempre più difficile.
Credo che da una parte ci sia l'esigenza di esprimere una solidarietà verso quelli che pagano di più questo tipo di processi; dall'altra dobbiamo chiedere che ci sia il ritiro dei provvedimenti. Non si può andare ad un confronto e sollecitare un intervento del Governo, se poi abbiamo le posizioni che ha espresso De Benedetti e la direzione dell'Olivetti: "Il piano è questo e non si discute", se non sul come applicarlo. Il ritiro di questo piano è una delle pregiudiziali per poter andare ad un confronto serio sia sulle politiche industriali, ma anche sul come impedire questa ennesima tragedia occupazionale nella nostra regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intanto credo che sia opportuno ringraziare la Presidenza del Consiglio e tutti coloro che si sono attivati perché sia avvenuto il Consiglio aperto di Ivrea, perch nonostante fossi tra quelli che inizialmente avevano dei dubbi sull'opportunità di cogliere una procedura così inusuale, col senno di un poi ancorché recente non posso che condividere chi questa scelta ha auspicato e ha attivamente lavorato perché diventasse effettiva. Perché? Perché al di là della testimonianza diretta, presente e sincera di essere partecipi di quello che è la punta di un problema che ha connotati davvero drammatici, alcuni degli interventi che si sono succeduti ad Ivrea meritano di essere ripresi per quelle meditazioni che il ruolo del Consiglio regionale del Piemonte, se vorrà, potrà fare proprie ed eventualmente tradurre in iniziative.
Riprendo alcuni dei punti che sono stati toccati dai colleghi che mi hanno preceduto. E' evidente, come diceva il collega Marengo, che è indispensabile che esista una seria politica industriale. Credo che sia facile convenire che il nostro Paese ha talora peccato - e questa fase non mi pare che sia un'eccezione - di definire con chiarezza che cosa appartenga a strategia e che cosa appartenga a tattica. Il dire che le componenti professionali nel mondo dell'aeronautica, della meccanica fine dell'elettronica siano un patrimonio piemontese è evidentemente facile; lo sono come tante altre componenti appartenenti al mondo delle professioni che nella nostra Regione nel corso del tempo hanno messo radici e poi forse per nostra incuria, per incapacità di pianificare in senso strategico, hanno portato altrove quegli effetti di sviluppo e quegli effetti di incremento occupazionale che poi tutti, anche in questo caso auspichiamo.
Non vedo la indispensabile connessione, il meccanicismo che connette politica industriale a difesa dei livelli occupazionali; per arrivarci credo che sia indispensabile esaminare alcune specificità della situazione piemontese, del caso Olivetti in particolare, da cui poi derivarne delle conseguenze.
Apro e chiudo una parentesi: è evidentemente altrettanto interessante esaminare la polemica che in questi giorni, direi non ultimissimi, ha riempito i giornali sui conglomerati finanziari. E pur non avendo difficoltà a dire che personalmente trovo lo strumento del conglomerato sorpassato tecnicisticamente e forse non così trasparente, nel senso che non permetterebbe di individuare chi controlla e che cosa. E' peraltro già un impegno assunto dal Presidente Ghigo incontrare con efficacia ed efficienza il Governo Dini, onde procedere alla chiarificazione anche, ci si augura, di alcuni di questi aspetti, ma temo che rimarrà una speranza per gran parte delusa. Rimanendo invece nelle specificità locali e nelle competenze della nostra Regione, ritorniamo all'Olivetti.
Qui non bisogna dimenticare - prima di arrivare a suggerire nell'ambito delle nostre possibilità delle cure, delle azioni - alcune cose che sono di tutta evidenza e che, a me pare, proprio nella giornata di Ivrea sono state ulteriormente evidenziate. Ricordo due interventi in maniera particolare quello del Sindaco Maggia e quello dell'ex Ministro Giugni; con dispiacere perché toccavano un problema drammatico. Non ci si può compiacere di vedere riaffermate delle tesi in cui si crede, in un momento in cui alcune famiglie rischiano concretamente delle crisi derivanti dalla perdita di posti di lavoro, ma mi ha fatto effetto sentire dalla voce di Gino Giugni una tesi che noi sosteniamo da anni in genere e per il caso Olivetti in particolare.
E' di tutta evidenza che il sistema degli ammortizzatori sociali utilizzato come cura strategica e non come tampone all'interno di un processo strategico, si rivela totalmente inefficace e direi che il caso di Ivrea è di una lampanza eccezionale: l'ex Ministro Giugni ha ricordato, e in qualche misura il collega Papandrea l'ha ripreso un attimo fa, che siamo al quinto processo di ristrutturazione. Lo dice il termine stesso. Non credo che questa situazione sia facilmente accettabile da un azionista privato dell'azienda o da un dipendente.
Ma noi non dobbiamo dimenticare di essere Consiglieri del Consiglio regionale piemontese, quindi coinvolti tutt'altro che super partes nel processo legislativo, ma non attori nel processo che vede le parti oggi confrontarsi. Non possiamo dimenticare che è compromessa la credibilità di chi oggi propone un quinto processo di ristrutturazione, essendosi fulminato a 3.000 miliardi negli ultimi due anni e mezzo, avendo chiesto 2.500 miliardi fondamentalmente di denaro pubblico a fronte di un'azienda che ha 800 miliardi di capitale netto, essendo stato assente per sua scelta dalla gestione di un'azienda che occupava - lo ricordava il Consigliere Rosso - 19.000 posti di lavoro soltanto dieci-quindici anni fa e che oggi è ridotta a 7.000 posti. Credo che, una volta che la politica industriale abbia definito se il polo elettronico sia o meno strategico nell'ambito della nostra politica nazionale, sia indispensabile sapere se è così logico che venga chiamato a gestirlo chi, francamente a me pare, presti il fianco a chiarissime crisi di inadeguatezza manageriale. Bisogna che queste cose vengano dette. Io sono ben lieto che un azionista torni ad occuparsi della propria azienda se sta gestendo capitali propri: qui stiamo parlando di interessi che possono essere, e sono probabilmente, di livello nazionale se riconfermiamo la strategicità del polo, ma stiamo parlando di ingenti capitali pubblici, di un patrimonio tecnologico che, nel caso in cui venisse riconfermata la strategicità del polo elettronico, verrebbe ad essere violentemente depauperato.
Cosa voglio dire? Voglio dire che è il momento di riflettere seriamente: quando si dice politica industriale seria non posso che convenirne. Quando si dice: attenzione ai conglomerati non posso che convenire che massima debba essere la trasparenza, e qui mi è facile condividere con chi, come noi, e non soltanto da ora, sostiene che sia il tessuto della piccola e media azienda quello su cui costruire uno sviluppo serio e duraturo e non su quello della grande azienda. Non mi ha fatto piacere, ma non posso non ricordare che l'ex Ministro Giugni, con un certo rammarico, ha detto di aver firmato, nel giugno di due anni fa, un accordo che considerava strategico e definitivo con la stessa azienda che oggi è in una crisi ben maggiore di quella che attraversava allora.
Qual è il ruolo della Regione? Certamente auspicare ogni intervento presso il Governo Dini, perché chiarifichi il più possibile - o collabori ad un processo di chiarimento, cui certamente la Regione non deve rimanere assente - quale debba essere la strategia per i poli tecnologici importanti che la nostra regione ha prodotto e che oggi ha patrimonio per continuare ad avere. Vedo l'equivalenza, per il problema occupazionale dei lavoratori con il polo dell'Alenia, ma non vedo con così chiara certezza l'equivalente strategicità dei poli: un polo tecnologico aeronautico di meccanica fine è davvero patrimonio insostituibile per la nostra regione. Non sono personalmente così convinto che lo sia altrettanto un polo elettronico, ma non è importante che ne sia convinto il Consigliere Burzi o una parte del Consiglio regionale piemontese, è importante che venga definita una politica seria industriale a livello nazionale. Qualora venga definita la strategia, credo che debba essere chiaramente individuato chi condurrà questa strategia, vista l'entità dei capitali coinvolti e il fatto che i capitali sono essenzialmente gestiti da un consorzio di banche di natura pubblica, e che vengano identificate le linee di sviluppo. E qui torno a quanto ha detto - e in qualche modo ha ripreso il nostro ordine del giorno l'Assessore Masaracchio: noi crediamo che difendere il patrimonio dello sviluppo e quindi dell'occupazione, certamente del Canavese, ma non soltanto del Canavese, sia oggi, seriamente, utilizzare lo strumento dei Fondi europei per generare quella diversificazione che diventi efficacia nei fatti e non soltanto nelle parole. Se noi continueremo a difendere la forma dei posti di lavoro come è stato fatto negli ultimi anni, ne sono con rammarico, politicamente insoddisfatto. Verifico che il modello, come noi sosteniamo da tempo, è totalmente inadeguato e non soltanto ad Ivrea: sono terrorizzato per le conseguenze che a livello umano ciò produce, ma è ora di cambiare velocemente rotta e ricreare le strutture di base per cui uno sviluppo serio e competitivo possa ripartire. Non sarà certamente nel porre pregiudiziali contro gli esuberi, perché sappiamo tutti benissimo che fra le parti poi ci sarà una contrattazione; quello che io temo è che l'aumento di capitale a stento basti a pagare, se le cifre che a me sono note sono quelle vere, l'indebitamento e gli esuberi, perché questa è la realtà che molti di noi, se fanno i conti, dovrebbero affrontare.
Allora, se vogliamo davvero produrre sviluppo, riflettiamo su quelle che sono le vere origini della crisi: un sistema inadeguato in cui il ruolo degli ammortizzatori sta giocando e ha giocato un ruolo strategico e quindi di per sé inefficace; un management probabilmente nel complesso inadeguato e i risultati degli ultimi anni lo dimostrano; delle premesse di sviluppo che non tengono conto del diritto al lavoro e al posto di lavoro.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Ritengo che sia stato molto importante svolgere la seduta del Consiglio regionale ad Ivrea, seduta alla quale io avevo dato, signor Presidente del Consiglio, un significato non simbolico, ma l'ho considerata l'inizio di una battaglia forte - questo era il mio intendimento - della Regione Piemonte per la problematica Olivetti nel suo complesso. Gli interventi di illustrazione dei documenti che sono stati svolti sono stati tutti positivi, però al loro interno segnano delle differenze. Differenze che attengono sì alle questioni della Olivetti e delle politiche industriali che il caso Olivetti evidentemente sollecita, ma mi sembra di poter dire avendo cercato di ascoltare con grande attenzione gli interventi, che si sono profilate fino a questo momento delle differenze soprattutto in relazione all'opinione sul ruolo della Regione Piemonte rispetto a questa vicenda.
Poiché l'esame di alcune problematiche è già stato fatto, vorrei prevalentemente soffermarmi sulla questione del ruolo della Regione Piemonte. Da qui l'invito, che io intendo fare e che il documento che ho sottoscritto fa, evidentemente a tutto il Consiglio regionale, ma con maggiore forza all'esecutivo, perché in una battaglia molto complessa la Regione Piemonte sviluppi tutto il suo potenziale di forza politica ed istituzionale. E' una battaglia molto complessa che noi ci auguriamo in tutti i modi non debba essere perdente.
E' vera una delle frasi che è contenuta nell'ordine del giorno a firma dei Consiglieri della maggioranza, cioè che "la politica non pu sostituirsi all'attività dell'impresa". Questo è evidente, tuttavia mi auguro che nella politica non si cominci a ragionare troppo sovente con i canoni esclusivi dell'impresa. Questo è il problema che io avverto ed è su questo unico problema che, dopo gli interventi esaurienti che ci sono stati, sento di dover sollecitare l'attenzione del Consiglio regionale. Mi preoccuperei molto se alla politica si collegassero troppo sovente e in situazioni drammatiche senza ritorno i criteri esclusivi dell'impresa.
La questione Olivetti è una questione di natura occupazionale drammatica (il Consigliere Papandrea ha usato questa espressione). Dobbiamo considerare che per la zona di Ivrea, per l'Eporediese, con questo ulteriore salasso di carattere occupazionale si rischia di voltare in maniera definitiva una grande pagina, anche culturale, del modo di fare impresa ed occupazione. Di questo noi ci dobbiamo preoccupare, pensando che la questione dell'Olivetti e dell'occupazione in generale nell'Eporediese non interessa soltanto quell'area del Piemonte, ma è una questione che coinvolge tutto il Piemonte! Se infatti ci sarà un depauperamento di quella portata per quanto riguarda l'Olivetti, a cui aggiungiamo la questione dell'Alenia e magari altre questioni che dovessero ritornare in ballo sempre riferite ai comparti ad alta tecnologia - penso ai dibattiti svolti in quest'aula sugli impieghi altamente tecnologici rispetto ad alcuni settori della RAI - possiamo davvero dire che la questione Olivetti riguarda l'immagine Piemonte e il ruolo complessivo del Piemonte. Ed è rispetto ad uno scenario così generale che noi abbiamo detto che, su questa questione, non ci dobbiamo risparmiare, a prescindere dai ruoli, che indubbiamente possono essere ruoli della Regione - Assessore - di carattere politico, perché poi le Regioni in materia di politica industriale non hanno competenze specifiche, ma questo non significa che noi non abbiamo delle competenze di carattere politico che a pieno campo, con determinazione, dobbiamo esercitare. Le dobbiamo esercitare non tanto nei confronti della politica d'impresa, quanto nei confronti del Governo nazionale che deve decidere, certo, una politica industriale nel campo dell'informatica, ma noi dobbiamo far capire con forza al Governo che il Piemonte non accetta delle riduzioni, degli ulteriori sacrifici, delle situazioni che diventano poi irreversibili perché, se non facciamo cadere questa pregiudiziale occupazionale, ci troveremo in una situazione che avrà delle caratteristiche di irreversibilità.
Credo che anche la grande pagina culturale che l'Olivetti ha rappresentato non solo in Piemonte, ma nell'intero Paese, sia questione sulla quale dovremo tornare, non trattandola a mio avviso come una questione di ordinaria amministrazione, legata semplicemente a politiche di impresa più o meno moderne, più o meno efficienti. A questo proposito voglio ricordare la parte finale dell'intervento svolto ad Ivrea dal suo Sindaco, che ha citato una frase di Camillo Olivetti, il quale in maniera lungimirante diceva: "Facciamo in modo che le innovazioni tecnologiche non avvengano a danno dei lavoratori, che non debbano esserci delle espulsioni a causa delle innovazioni tecnologiche".
Qui si sta cercando - in questo senso mi è dispiaciuto l'atteggiamento tenuto ad Ivrea da parte del responsabile dell'Olivetti che è intervenuto il dottor Arona - di dare per scontato che quella sia l'unica strada. Noi dobbiamo chiedere che questa pregiudiziale venga ritirata, dobbiamo chiedere una politica al Governo nel campo dell'informatica, ma soprattutto dobbiamo esercitare il nostro potenziale, di una grande Regione, che non vuole trovarsi sostanzialmente nel campo industriale in una sorta di monocultura di ritorno. Se assistiamo a quanto sta capitando all'Olivetti e lasciamo non dico andare avanti, ma non esercitiamo tutta la nostra determinazione e tutto il nostro potenziale di carattere politico, e se a questo aggiungiamo l'Alenia e gli altri comparti che via via andranno ad impoverire il Piemonte, ci troveremo davvero in una sorta di monocultura industriale di ritorno.
Il nostro documento chiede sostanzialmente due cose. In primo luogo che questo rapporto con il Governo sia forte, che la nostra Regione si faccia sentire e noi non entriamo in logiche che sono invece dell'impresa.
Noi dobbiamo difendere l'occupazione e difendere la qualificazione del tessuto produttivo della nostra regione.
Chiedo che la Regione pensi - certo è complesso e difficile - ad un piano di rilancio per l'Eporediese. In una serie di ordini del giorno cominciano ad esserci elementi di dettaglio e di puntualizzazione su quello che potrebbe essere un piano vivo. In questo senso credo che dobbiamo far capire qual è la nostra determinazione.
Concludo dicendo che anche l'elemento rapidità diventa un elemento politico molto importante, perché dobbiamo evitare che per iniziativa personale ci possano essere dei depauperamenti di carattere tecnologico, di qualificazioni professionali e tecnologiche che rappresentano un patrimonio per l'impresa che, anche in questo caso, non è facilmente recuperabile.
Quindi, chiedo questa determinazione alla Giunta, in quanto abbiamo dato un significato politico e non solo simbolico al Consiglio che lei Presidente, ha voluto convocare ad Ivrea.



PRESIDENTE

E' stata sollevata dal Consigliere Rosso l'esigenza di convergere sull'ordine del giorno presentato dai Gruppi PDS, Patto dei Democratici e Pensionati. Questa operazione richiederebbe un assemblaggio, a meno che qualcuno dei presentatori non ritiri il proprio ordine del giorno. C'è stata anche una convergenza da parte del Gruppo di Rifondazione Comunista.
Per l'economia dei nostri lavori, se si volessero unificare gli ordini del giorno, credo che questo dovrebbe già avere inizio da subito, proprio per evitare che alla fine dell'illustrazione dei medesimi si perda ulteriore tempo.
La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Desidero ringraziare il Presidente del Consiglio e il Presidente della Giunta per la sensibilità che hanno dimostrato nel convocare un Consiglio regionale aperto ad Ivrea.
Credo infatti che il Consiglio regionale debba avvicinarsi ai cittadini, e credo che anche i gesti simbolici abbiano la loro importanza perché il gesto simbolico degli esponenti politici è già di per sé un atto politico. Quindi, un atto di interesse, di forte partecipazione con le situazioni che vedono coinvolte, anche in questo caso, migliaia di lavoratori.
Detto questo, prendo atto che, anche da parte della sinistra o di una parte della sinistra, si comincia a cambiare un po' idea su quello che è stato l'assistenzialismo degli ultimi anni, troppi anni, nei confronti della grande industria.
Abbiamo sentito addirittura il Sindaco di Ivrea, dottor Maggia, e, con toni sostanzialmente analoghi, anche gli esponenti del PDS, criticare la politica di investimento assistenziale a pioggia.
Questa politica ha rivelato tutto il suo fallimento ed è un bene che se ne siano accorti anche coloro che in passato - lo dico senza polemica e con assoluta cognizione di causa - ne sono stati i primi sostenitori.
Per troppi anni si è finto di dimenticare o forse si è voluto non capire a tutti i costi che le politiche puramente assistenziali non pagavano a lungo termine, che gli interventi tampone potevano essere solo degli interventi tampone, come diceva il collega Burzi, degli interventi placebo sulla situazione contingente immediata, ma che non erano interventi strategici e non potevano diventare tali in quanto, anche se erano atti dovuti, sottraevano risorse per la creazione di nuova occupazione e di nuovi posti di lavoro.
Secondo me è un dato importante che oggi le forze politiche trasversalmente riconoscano che la politica puramente assistenziale non paga, anzi distrugge. E' una politica assistenziale che ha favorito esclusivamente la grande industria che, negli anni passati, ha puntualmente incamerato gli utili e socializzato le perdite, preso i soldi dallo Stato e costruito all'estero, chiesto i contributi delle Regioni e dell'Unione Europea per poi andare a costruire in Sudamerica piuttosto che in Marocco o nelle fabbriche dismesse della Russia ex Unione Sovietica.
Questo è stato l'aiuto che lo Stato ha dato gratuitamente alla grande industria, commettendo un errore fondamentale: quello di non chiedere una contropartita, perché se era doveroso che lo Stato intervenisse nei confronti delle grandi industrie, che assicuravano anche da un punto di vista quantitativo un enorme carico occupazionale, sarebbe stato giusto parimenti che lo Stato e le istituzioni si impegnassero a chiedere alla grande industria la riconversione sul territorio delle loro aziende che si stavano dismettendo per i processi non solo di deindustrializzazione, ma anche di trasformazione industriale.
Invece no, i soldi sono stati dati quasi a fondo perduto, perché non si è chiesto alcun impegno. In Piemonte abbiamo vissuto per anni la tragedia dei lavoratori che vedevano chiudere le loro aziende in Piemonte e contemporaneamente vedevano aprire gli stabilimenti in Polonia, dove un operaio costa un decimo rispetto all'Italia.
Anche su questo certi sindacati, negli anni passati, non hanno fatto la loro parte, perché forse non se ne sono accorti o perché forse l'unica cosa che contava era riuscire ad ottenere un risultato minimalistico, cioè l'intervento assistenziale e non di portare a casa un risultato di strategia, un risultato non solo di mantenimento ma anche di incremento dei posti di lavoro.
Questo non è stato fatto negli anni passati, anzi anche parte di coloro che oggi sostengono finalmente le nostre tesi, cioè le tesi antiassistenziali come progetto strategico, avallavano le tesi e i progetti di aiuto alle grandi industrie.
L'Olivetti sta vivendo già da qualche anno ciò che ha vissuto la FIAT in parte. Non so se ricordate quando la FIAT produceva soltanto la Regata e la Tipo, mentre tutte le altre industrie europee e statunitensi producevano macchine tecnologicamente avanzate di dieci anni. Mancava totalmente qualsiasi prospettiva d'innovazione nel campo tecnologico. L'unica cosa che queste industrie riuscivano a fare era chiedere i soldi allo Stato. La stessa cosa è avvenuta per l'Olivetti. Se andate da un qualunque venditore di computer oggi, a differenza di quello che accadeva dieci anni fa, vi consiglia qualsiasi marca tranne la marca Olivetti, perché non c'è stata pianificazione, perché l'ing. De Benedetti anziché fare l'industriale e preoccuparsi di gestire la propria industria, si è preoccupato di andare in Belgio, in Francia o altrove a tentare improbabili scalate finanziarie salvo poi non riuscirci mai, e a dilapidare quelle risorse che, invece quella stessa industria avrebbe potuto produrre.
Questo è un connubio che in Italia non è mai stato denunciato abbastanza: gli industriali, in Italia, non sono industriali e gli editori non sono editori. In Italia sono tutti finanzieri; se va bene, guadagnano loro, se va male, "tanto paga lo Stato" e c'è chi ci pensa.
Dobbiamo assolutamente uscire da questa logica perdente, logica che non paga nessuno. La logica assistenziale, oltre a non essere un progetto strategico, ricade poi su figli, nipoti, mogli, fratelli di coloro i quali ricevono l'aiuto. Dunque, progetto assistenziale come progetto momentaneo come progetto tampone.
Come Alleanza Nazionale siamo stati i primi a presentare in Parlamento alcune interpellanze sull'uso che l'Olivetti, l'ing. De Benedetti - anche se egli era lontano da Ivrea, come ha anche dichiarato: "Ritornerò a Ivrea"; "Dovevi starci" gli potremmo ribattere! - ha fatto dei soldi dello Stato per la creazione dell'occupazione. Speriamo che, prima o poi risponda. Sembra che l'unica cosa che finora l'ing. De Benedetti ha fatto per lo Stato sia stato il fornire miliardi e miliardi di computer stampanti e macchine da scrivere che giacciono inutilizzati - oltre ad essere al centro di procedimenti giudiziari - nei meandri dei Ministeri o nei magazzini degli Enti pubblici. Questo è quanto l'ing. De Benedetti ha dato in cambio di quanto gli è stato dato.
Adesso siamo di fronte all'ennesimo progetto di ristrutturazione e si viene a chiedere di nuovo che lo Stato intervenga. Una persona, cioè, che non fa l'industriale, nel momento in cui fallisce in quella che dovrebbe essere la sua attività primaria, chiede nuovamente allo Stato di intervenire. E' pazzesco! E' veramente pazzesco! E' la quinta volta! Una volta può capitare; due volte dovrebbe già capitare meno; se capita cinque volte, evidentemente vuol dire che l'ing. De Benedetti non è all'altezza o ha altro di cui occuparsi. Occuparsi di industria gli riesce male; pazienza se pagasse personalmente, ma in realtà pagano i lavoratori - ai quali esprimiamo la nostra solidarietà, ovviamente - tanto, poi, gli errori li pagano i lavoratori! In Italia, il principio di deresponsabilità è principio comune, soprattutto ai grandi gruppi industriali. Quello stesso principio di non responsabilità condiviso in passato da molte forze politiche.
Per concludere, nel dare il voto favorevole di Alleanza Nazionale all'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Burzi, Montabone ed altri avanziamo una proposta, pur essendo consci che l'assemblea regionale non ha poteri; il Presidente della Giunta, il Presidente del Consiglio, il Consiglio stesso, possono unicamente tentare interventi di mediazione nei confronti del Governo. Ma si tratta pur sempre di un'impresa privata: non illudiamo i lavoratori su quanto la Regione, effettivamente, potrà fare. E' brutto fare dei velleitarismi quando si parla di posti di lavoro! Abbiamo una proposta concreta, già formalizzata anche alla Commissione industria da Alleanza Nazionale: chiederemmo che l'ing. De Benedetti venda tutte le proprie testate giornalistiche. L'ing. De Benedetti è proprietario di sette testate giornalistiche, valutate sul mercato 700/800 miliardi; con denaro proprio, l'ing. De Benedetti potrebbe ricapitalizzare la propria attività industriale e cercare, una volta tanto, di risolvere da solo i propri problemi, senza disinteressarsene per lunghi periodi, tentando poi di scaricarli, come avviene anche questa volta, sui lavoratori, sulla società e sulle istituzioni.
Se interventi tampone ci devono essere, se interventi assistenziali di questo tipo verranno decisi dallo Stato - non dalla Regione, perché la Regione non può disporre di questi poteri - noi vorremmo che almeno fossero subordinati ad una cosa che non farebbe che bene alla società di Ivrea: alle dimissioni dell'ing. De Benedetti.



PRESIDENTE

E' stato presentato un ordine del giorno congiunto sulla base di un assemblaggio degli ordini del giorno del Gruppo PDS e colleghi, del Gruppo Lega Nord e del Gruppo di Rifondazione Comunista, che provvederemo a distribuire. Se il Consiglio riterrà se ne debba dare lettura, lo faremo alla fine della discussione generale.
La parola al Consigliere Bertoli.



BERTOLI Gian Pietro

Grazie, Presidente.
Con il Consiglio regionale aperto tenutosi ad Ivrea sui problemi Olivetti, la Regione ha voluto accendere le luci della ribalta su alcune importanti questioni. Intanto, mantenere in Piemonte, in Italia, lo strategico settore dell'informatica; il ruolo della Regione dovrà essere attento alla situazione ed alla sua evoluzione e sollecito nei confronti delle parti, per garantire il massimo delle prospettive di opportunità per l'Olivetti piemontese. Ma un ruolo preminente spetta alla capacità dell'azienda, dal Presidente ai dipendenti, ai sindacati ed al Governo.
Tutti sanno che questa volta non si può sbagliare.
La seconda questione è un importante problema di libertà: l'indipendenza nell'informare. La nuova galassia finanziaria, che ricomprende ed in qualche modo avvolge le maggiori e minori testate giornalistiche del Paese, non può non preoccupare chi ha a cuore un libero aperto, non condizionato dibattito tra pluralità di voci, soprattutto giornalistiche.
C'è poi un'altra importante questione etico-morale d'attualità (mi rivolgo soprattutto a coloro della stessa opinione del Consigliere Burzi): fino a che punto il liberismo può spingersi senza urtare - lo dico citando Kant - "la legge morale che è dentro di me" e disgregare una delle fondanti dello Stato moderno, l'etica, contraddicendo fondamentalmente il patto costituzionale della nostra Repubblica? Sicuramente, tali importanti questioni ci riguardano tutti, ma personalmente voglio puntare la mia attenzione sugli aspetti delle politiche concretamente regionali, che concernono la nostra attività più pragmatica, guardando non soltanto all'Olivetti, ma all'intero Canavese. Il Canavese è stato per due secoli una delle aree più industrializzate del Piemonte. Il Comune di cui sono stato Sindaco ha ancora oggi i tempi scanditi - dicono - dal suono della fabbrica; ma il martello delle successive crisi - negli anni '60 è stato completamente distrutto il settore tessile, negli anni '80 quello dello stampaggio a caldo, negli anni '90 quello dell'indotto auto, e ora quello dell'informatica - ha imposto una mutazione che rischia di essere traumatica: la popolazione invecchia il numero dei pensionati aumenta. Si sta disperdendo quel patrimonio di professionalità, di operosità organizzata intorno al ciclo della fabbrica necessaria per la qualità della produzione industriale. Uno dei limiti nel nostro territorio è, in parte, la qualità dell'imprenditoria locale, che operando per tanta parte nell'indotto, ha poca autonomia da FIAT ed Olivetti, e nessuna capacità di muoversi sul mercato internazionale.
Quindi, non hanno saputo trarre giovamento dalla coniugazione favorevole data dalla ripresa internazionale, e anche nazionale da una parte, e svalutazione dall'altra. Il Distretto tecnologico che opera nel Canavese deve essere orientato anche in questa direzione. E' necessario che offra servizi all'impresa e anche qualificazione.
Il problema di un polo di formazione scientifica intorno all'Olivetti è all'ordine del giorno, non è sufficiente il biennio di formazione post diploma. Questo biennio post scuola media superiore deve essere irrobustito, magari anche con formazione universitaria.
Il Canavese, inoltre, ha delle potenzialità turistiche; abbiamo ascoltato, nell'intervento precedente, l'iniziativa di visita dei dieci Castelli canavesani, ma non soltanto, tale zona ha delle montagne meravigliose, il Parco nazionale del Gran Paradiso, il complesso lacuale morenico, ma mancano le professionalità turistiche, agricole ed artigianali, proprio per la monocultura industriale che ha caratterizzato quest'area. Anche le infrastrutture sono carenti, pensiamo alla Torino Ivrea - Aosta, che, in senso letterale, è una tradotta perché gestita dai militari; invece, la Valle d'Aosta è stata per secoli un luogo di transito privilegiato verso il centro Europa.
Credo che uno sforzo in questa direzione dovrebbe essere fatto al fine di ipotizzare un futuro collegamento dell'Italia con il nord Europa anche lungo questo solco vallivo.
Per quanto riguarda la ferrovia canavesana, sottolineo che si tratta di una vera e propria tortura, è sempre interrotta; il tempo di percorrenza fra Torino e Pont è lo stesso che si impiegava ai tempi della sua istituzione. Il materiale rotabile risale agli anni '60, a trazione diesel.
Il nodo stradale di Ivrea è un groviglio, anche qui sono necessari degli interventi. La statale n. 460, che penetra nel cuore del Canavese, la Torino-Rivarolo, è una statale che ha le caratteristiche degli anni '50 attraversa ancora i centri abitati, in particolare quelli grossi di Rivarolo e Cuorgné.
Insomma, con questo Consiglio regionale aperto tenutosi ad Ivrea, che è la capitale storica del Canavese, noi abbiamo acceso la luce su un importante panorama, illuminando una parte della regione e constatando che ci sono innumerevoli problemi. Adesso non spegniamo questa luce e facciamoci carico dei problemi esistenti per affrontarli e risolverli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Signor Presidente, uscendo dalla liturgia dei dibattiti intorno agli ordini del giorno, credo si debba esprimere con chiarezza una sensazione che abbiamo avuto partecipando al Consiglio regionale di Ivrea. Ha fatto bene il Presidente a convocare il Consiglio ad Ivrea, era una richiesta diffusa, ma la sensazione che abbiamo avuto è di un Consiglio in cui la posizione della Regione non è stata espressa; si è deciso di assumere, da parte del Presidente della Giunta regionale, una posizione di attesa: "Sono venuto per ascoltare, registrerò le posizioni e poi vi dirò come la penso".
Quindi, ci saremmo aspettati, pareva una cosa logica, che questo avvio di dibattito iniziasse con una comunicazione del Presidente della Giunta regionale su questa vicenda. Volevamo sapere, dopo aver ascoltato qual era la posizione sull'Olivetti, una presa di posizione della Giunta, del governo della Regione. Abbiamo sentito una posizione molto generica da parte dell'Assessore all'industria, il quale sostanzialmente ha detto che la Regione non aveva competenze particolari e si vedrà compatibilmente il da farsi; insomma un discorso nel quale non è emersa alcuna posizione.
Mi sarei anche aspettato che dopo il Consiglio regionale ad Ivrea, che è stato utile convocare, la Giunta, l'Assessore, il Presidente della Giunta assumessero nei giorni successivi una posizione, indipendentemente dalla convocazione del Consiglio regionale. Si discutono delle cose per assumere delle posizioni, non soltanto per confrontarsi poi in Consiglio regionale.
Ha dimostrato di avere più autorevolezza politica il Sindaco di Ivrea di quanta ne abbia dimostrata il Presidente della Giunta, Ghigo. In quell'assemblea la posizione del Sindaco di Ivrea è stata chiara, un presa di posizione politica non soltanto in quel momento, ma anche nei giorni successivi. Mentre nei giorni successivi non è stata assunta alcuna posizione da parte del governo della Regione, che continua ad essere assente.
I diversi documenti presentati, per forza di cose, sono generici indicano delle posizioni, ma quello che sarebbe stato utile nei giorni immediatamente successivi era una presa di posizione forte: si potrebbe specificare cosa significa forte, ma al limite impariamo dal Sindaco di Ivrea se non siamo in grado di assumerne una autonoma. Trovo paradossale che nella vicenda dell'Olivetti manchi la Regione come interlocutore, come elemento presente negli incontri al Governo. Non ci si rende conto del fatto che - richiamato anche dal collega Burzi, indipendentemente dalle posizioni che ha assunto - il problema dell'Olivetti è un problema della Regione Piemonte, non solo un problema di Ivrea. Dico, quindi, al collega Bertoli che non è soltanto un problema del Canavese, ma, ripeto, è un problema della Regione Piemonte, è un caso Piemonte che dovrebbe essere preso con forza, con vigore da parte del governo regionale e rappresentato al Governo. Dopodiché possiamo fare tutte le analisi retrospettive sulla politica industriale, ma sta di fatto che l'attore politico più significativo, il governo della Regione, non ha assunto alcuna posizione.
Non solo non ha assunto posizione, ma non ha espresso neppure una valutazione, non ha neppure cercato di interpretare i fatti, ha lasciato questa interpretazione alle singole posizioni della maggioranza.
Il collega Burzi ha espresso una posizione, molte delle considerazioni sono condivisibili; il collega Ghiglia ne ha espressa un'altra, posizioni diverse che non indicano una presa di posizione chiara. Che cosa fare? E' questo il tema della discussione di oggi: se la discussione del Consiglio regionale di oggi non si conclude su un accordo complessivo, sul cosa fare i documenti hanno pochissima importanza. Se su questa vicenda ci fosse una presa di posizione univoca di tutto il Consiglio regionale daremmo una prova di intelligenza politica al resto della collettività piemontese. Se invece, le posizioni sono quelle emerse retrospettive, su cosa ha fatto l'Olivetti, sulla politica industriale, credo che saranno inutili per i lavoratori e non daremo nessun tipo di contributo. L'invito che rivolgo a tutti i Gruppi è di rivedere le singole posizioni per giungere ad una posizione unica del Consiglio regionale. Credo che la prima considerazione sia quella di un giudizio sulla vicenda dell'Olivetti, un giudizio che non può essere generico, dicendo: "Bisogna mantenere i posti di lavoro a tutti i costi". Questo non è un giudizio significativo; credo che nei nostri ragionamenti si debba introdurre il fatto che l'industria informatica da alcuni anni è in profonda crisi, anche se si tratta di un processo di ristrutturazione a livello mondiale che limita fortemente le possibilità di attività delle aziende minori. Questo è un fatto chiaro, evidente, emerso anche nel dibattito svolto in allora ad Ivrea.
Tale fenomeno è in atto da tempo ed aveva già costituito lo sfondo dei precedenti piani industriali dell'Olivetti; tuttavia, il problema non è stato affrontato con il necessario approfondimento e con la costanza manageriale, ma troppo spesso con proposte solo organizzative e di compressione, senza costruire vere strategie di sviluppo. Su questo concordo; obiettivamente lo scenario è sempre lo stesso, iniziative nuove non ne vengono proposte, si vuole ripercorrere la stessa, identica strada del passato.
Qual è l'esigenza che abbiamo dal punto di vista politico (e questo è un problema politico)? Quella di garantire una presenza strategica nazionale delle strutture di informatica, indipendentemente dall'Olivetti.
Gli amici di Ivrea avevano detto: "Il polo dell'informatica deve essere nel Canavese", ma il problema è questo: una presenza strategica nel settore dell'informatica. Questo è il problema attuale, e non credo che ciò che è stato detto finora da parte dell'Olivetti circa la sua trasformazione in azienda di telecomunicazioni rappresenti una soluzione, in quanto si tratta di un problema politico di una presenza strategica nel settore dell'informatica.
Credo che occorra fare qualche riflessione anche su questa posizione espressa soltanto su articoli di giornali, anche se mi pare che il disimpegno nel settore della ricerca tecnologica da parte dell'Olivetti sia emerso anche nell'intervento svolto dal dottor Arona ad Ivrea. Questo è un fatto grave e io credo che la Regione Piemonte abbia il diritto e il dovere di richiedere, così come ha fatto il Governo, una precisa strategia industriale da parte dell'Olivetti, perché questa in fondo è l'unica maniera per evitare che si ripercorrano strade già fatte.
Ciò che noto dopo quanto è successo nel Canavese, nell'Olivetti, è che il sindacato, le forze politiche, le istituzioni forse non hanno sufficientemente vigilato sugli accordi che sono stati fatti, altrimenti non ci troveremmo in questa situazione. Credo che la Regione Piemonte possa essere l'elemento in grado di consentire una maggiore vigilanza, dando forza agli enti territoriali affinché un accordo, un piano di strategia industriale abbia degli effetti positivi e non negativi, collegandosi ad un'esigenza di recupero industriale. Anche perché la questione di sparire dal settore del personal computer, per le informazioni che ho, non mi convince in quanto non tutte le altre aziende stanno assumendo un atteggiamento simile.
C'è poi il problema del Canavese, richiamato diverse volte. I Sindaci del Canavese, con grande tempestività, si sono convocati ed hanno costituito un Comitato di crisi. Io credo che sia dovere della Regione sostenere fino in fondo questo Comitato, che non può essere solo un fatto di carattere spontaneo. La Regione, in questo settore, nel rapporto con gli enti, ha delle competenze; forse non sono di politica industriale, ma la Regione ha delle competenze sul piano territoriale, della formazione professionale e nella creazione di un ambiente utile per lo sviluppo delle imprese. Gli strumenti sono tanti, l'Assessore all'industria non ne ha voluto indicare nessuno - non so se per essere breve - ma qui c'è un fatto importante: aiutare il Canavese a superare le sue difficoltà.
Ma al di là di questa vicenda, cioè della presenza della Regione in termini di sostegno ai Sindaci - che è cosa importante, non possiamo lasciarli soli - c'è la necessità di essere presenti come attori nella politica nazionale relativamente al polo informatico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Già prima del Consiglio tenutosi ad Ivrea non si è mancato di sottolineare il carattere di eccezionalità di una sessione straordinaria come quella, né si può mancare oggi di cogliere il significato di forte testimonianza, di attenzione e di grave preoccupazione con cui le istituzioni regionali, in particolare il Consiglio regionale, seguono il caso Olivetti.
Ma, accanto al valore emblematico della scelta tempestiva, e condivisa peraltro, di una tale inedita iniziativa, credo che non si possa non valutare positivamente la portata innovativa e propositiva del ruolo che il nostro Consiglio intende interpretare, ponendosi come uno degli interlocutori più sensibili ed incisivi nel contribuire ad individuare soluzioni adeguate a far fronte alla grave crisi in cui versano alcune delle più significative realtà produttive piemontesi. Un ruolo, questo, cui non può sottrarsi non solo per la considerazione, di per sé decisiva, che sono a rischio migliaia di posti di lavoro, ma anche perché i processi di ristrutturazione in atto investono direttamente quei settori tecnologicamente più avanzati, le cui potenzialità in termini di rilancio e sviluppo economico per la nostra regione sono note a tutti.
Ma, al di là di questa sommaria ed inquietante constatazione, il caso Olivetti ha una sua specificità, che desta un'inquietudine ancora maggiore.
Non si può non rilevare, infatti (e ad Ivrea è stato sottolineato da più parti, in particolare dal Sindaco), come negli ultimi vent'anni si sia assistito nel Canavese al progressivo smantellamento, dovuto a ragioni sia congiunturali che strutturali, dell'impostazione che Adriano Olivetti aveva dato alla sua attività imprenditoriale, un'attività illuminata dall'umanesimo cristiano ed imperniata su una concezione dell'organizzazione e della gestione della fabbrica come centro di irradiazione economico, culturale e politico.
Ed è, per questa ragione, comprensibile il sempre più accentuato deficit di credibilità aziendale che oggi investe il gruppo di Ivrea, così come paiono fondati i timori per cui l'annunciato piano aziendale possa nella sostanza, risolversi in mere operazioni di ricapitalizzazione finanziaria ed in consistenti riduzioni dei livelli occupazionali, con soppressione di competenze qualificate e sacrificio di risorse umane, in un'area - è bene ricordarlo - già duramente penalizzata, che registra un tasso di disoccupazione tra i più elevati del Piemonte.
Certo, una seria valutazione del problema non può non tenere conto delle crescenti difficoltà delle nostre imprese a sostenere le grandi sfide imposte da una competizione internazionale sempre più agguerrita, in modo particolare nei settori cruciali dell'informatica e delle telecomunicazioni. Ma questa consapevolezza non deve tradursi in miopi strategie aziendali, mirate a recuperare produttività e competitività attraverso elevatissimi ed intollerabili costi sociali. Occorrono, al contrario, ben individuate e lungimiranti scelte imprenditoriali che prevedano puntali e verificabili piani di intervento tali da assicurare prospettive concrete di rilancio dell'impresa.
L'altro giorno, al Centro congressi "La Serra" di Ivrea, suonava viva la voce di chi da anni lamenta la riduzione dei posti di lavoro di fronte a piani che non si realizzano mai.
D'altra parte, il rilevante interesse pubblico che suscita la crisi dell'Olivetti deve condurre all'assunzione di precise responsabilità ad opera degli Enti pubblici di ogni livello, per creare, ciascuno nell'ambito delle proprie competenze - come è stato ricordato ad Ivrea - quelle condizioni "perché l'impresa sia oggetto di sviluppo sociale, quindi operi in un ambiente strutturalmente favorevole, che determini risposte immediate in termini di opportunità di sviluppo e di servizi efficienti, che aumentino la competitività dell'impresa, non la limitino".
Sotto questo profilo, si può ipotizzare l'adozione di tutta una serie di interventi mirati che vanno dalla destinazione di fondi per l'innovazione, al potenziamento delle istituzioni di funzione superiore alla valorizzazione dei centri di ricerca universitari, senza perdere di vista peraltro l'indifferibile necessità di dotare il Canavese di adeguate opere infrastrutturali. In particolare, il Consigliere Saitta prima si chiedeva che cosa può fare la Regione. Io ricordo come, negli anni passati l'Assessore Cerchio, proprio in quest'aula, lamentava le non competenze dell'Assessore regionale al lavoro. Abbiamo scarsissime competenze, ma oggi forse abbiamo un nodo da risolvere rispetto ad alcune aree deindustrializzate. In particolare, bisogna fare molta attenzione a quelle possibilità che oggi le politiche comunitarie ci possono dare, nei confronti dell'industria, ma soprattutto nei confronti della riconversione industriale che possiamo ottenere nelle zone a grande rischio. Queste sono solo alcune delle possibili risposte nel medio e lungo periodo, oltre a tutte le azioni di supporto e di sostegno, di solidarietà che si possono fare e che altri hanno già richiamato, nei confronti di Sindaci ed altri ma si rischia ancora una volta, se si supporta soltanto o se si lascia solidarietà, di non risolvere mai a fondo il problema, anzi di non risolverlo proprio mai. Oggi ci troviamo di fronte ad un'emergenza e l'obiettivo prioritario resta, accanto alla tutela delle legittime aspettative dei dipendenti dell'Olivetti, la necessità di evitare la dispersione dell'ingente patrimonio professionale ed umano, fatto di intelligenze, di tecnologie e di competenze che qualificano la terra eporediese come area di alta tecnologia. C'è il rischio che quegli operai quei lavoratori che perdono il lavoro oggi perdano anche le loro esperienze e le loro capacità di lavoro.
A questo punto è fondata la pretesa energicamente sostenuta nella seduta di Ivrea che il Canavesano continui a rimanere la sede del polo informatico del nostro Paese. Del resto, il territorio della provincia di Torino, in cui vennero localizzate le funzioni direzionali e le principali linee produttive dell'Olivetti, risultava e risulta ancora positivamente plasmato da quel grande progetto industriale di Adriano Olivetti, capace di coniugare veramente, al di là della retorica, le ragioni del capitalismo con le esigenze della solidarietà.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Grazie, Presidente. Il caso Olivetti ha evidentemente delle gravi conseguenze occupazionali che rischiano di cancellare un'intera area produttiva quale quella del Canavese, un'area che ha già visto un drastico ridimensionamento di altre sue particolarità industriali, quali il tessile e lo stampaggio. Ma ci sono altre implicazioni che negativamente rendono per il nostro tessuto industriale nazionale emblematica la vicenda dell'Olivetti. Non possiamo, infatti, non considerare il contesto generale economico entro il quale stanno maturando le dinamiche su cui oggi ragioniamo. Mentre si ridimensionano importanti realtà industriali, prende corpo una concentrazione finanziaria - economica - produttiva, la quale sta di fatto annullando la dialettica industriale che aveva caratterizzato la nostra realtà nazionale. E, forse, non è nemmeno un caso che la cosiddetta ristrutturazione Olivetti avverrà proprio in rapporto, perlomeno finanziario, con questa concentrazione.
Non possiamo non considerare con preoccupazione questo fenomeno che stravolge le caratteristiche economiche del nostro Paese, che vedeva dei poli produttivi dinamici ed anche una particolare imprenditorialità pubblica, che certo ha fatto molto discutere, ma che ha anche rappresentato le fasi salienti dell'industrializzazione. Il monopolio finanziario che si sta costituendo rischia, come abbiamo osservato, di annullare le realtà produttive autonome (e a ben vedere anche la crisi Alenia potrebbe ricondursi a questa dinamica), ma è anche un pericolo per le situazioni produttive attualmente inserite in questo contesto. Infatti, a differenza dei vecchi monopoli industriali, che a ragione del loro gigantismo avevano la necessità di essere concorrenti sul proprio e nel proprio prodotto l'attuale si fonda su presupposti e caratteristiche prettamente finanziarie che relativizzano l'aspetto produttivo. Dunque, mentre le dinamiche descritte rappresentano un problema nazionale, anche con grandi implicazioni politiche, le conseguenze industriali, che già mostrano un costo intollerabile per l'Olivetti, potrebbero rappresentare conseguenze anche più gravi in relazione al gruppo automobilistico.
Per queste ragioni non possiamo, come realtà istituzionali del Piemonte, non appoggiare l'azione dei sindacati tesa a preservare la presenza produttiva dell'Olivetti nel Canavese e promuovere un'energica iniziativa nei confronti del Governo. Nel dire questo mi si conceda un'ulteriore, ma fondamentale considerazione, che mi viene suggerita da un intervento che la scorsa settimana l'ex Presidente del Consiglio Berlusconi, ha tenuto in relazione al Governo Dini. Ebbene, Berlusconi ha detto che siamo deboli nel confronto con l'Europa a causa di un Governo "mingherlino". Nel fare le debite ulteriori proporzioni e in analogia vedo un difficile confronto tra la nostra Regione e il Governo centrale, proprio sui problemi gravi che stiamo discutendo, perché ritengo che ci presentiamo a questo confronto con un governo di una Giunta regionale troppo "mingherlino".



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Non essendovi altri iscritti a parlare, ha la parola il Presidente della Giunta regionale, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, signori Consiglieri, volevo fare alcune considerazioni e innanzitutto rispondere al Consigliere Saitta, il quale ha lamentato da parte della figura del Presidente e della Giunta una mancanza di azioni in questi giorni. Bisogna però non sempre confondere ad uso e consumo atteggiamenti di correttezza con atteggiamenti di debolezza o di non volontà di intervento. Mi risulta che nella Conferenza dei Capigruppo quando abbiamo accolto la proposta del Consigliere Ferraris di convocare un Consiglio aperto nella città di Ivrea per affrontare il problema Olivetti si fosse anche detto che questo Consiglio si sarebbe svolto nell'ottica di ascoltare le istanze delle parti sociali che venivano portate in quel consesso e che, nella seduta successiva del Consiglio, il Consiglio e la Giunta avrebbero, insieme, deciso che tipo di iniziativa assumere.
Allora: se il Presidente della Giunta, nonostante di incontri ne abbia avuti, non è apparso sui giornali, questo va interpretato come un fatto di rispetto e non di debolezza. Questo ci tenevo a sottolinearlo.
Per quanto concerne le considerazioni fatte nei vari ordini del giorno (poi uno è stato unificato, e credo che a questo punto sarà presentato quello della maggioranza), io ho raccolto molti elementi utili e ritengo soprattutto necessario affrontare il problema su due piani diversi.
C'è il piano di tipo strategico del rapporto e della voce che la Regione Piemonte deve alzare nei confronti del Governo centrale, per far sì che un importante comparto strategico come quello nel settore dei computer non vada perso e posso anche dire che ho avuto rassicurazioni da parte dell'Olivetti che il settore dei computer rimarrà a Scarmagno e che di conseguenza verrà implementato e sviluppato.
Noi chiediamo - ed io ho chiesto non a nome della Giunta, ma di tutto il Consiglio - un incontro al Presidente Dini. A questo punto, siccome ne avevo chiesto uno precedente per l'Alenia, credo che nel momento in cui verremo convocati, avremo la possibilità di sottolineare quella che è la posizione della Regione Piemonte, che è una posizione forte nei confronti di questi due temi che rischiano di depauperare, dal punto di vista propositivo, intellettuale ed innovativo, la nostra Regione in due settori che riteniamo assolutamente strategici. Di conseguenza raccolgo, ancora una volta, l'invito che mi viene dall'ordine del giorno dell'opposizione, nel quale mi si chiede e si chiede alla Giunta di ottenere questo incontro con il Presidente del Consiglio, Dini, per andare da lui a rappresentare questi problemi.
L'altro aspetto, invece, è quello contingente al problema che ci riguarda più da vicino, che è quello occupazionale nella nostra Regione e nella zona specifica del Canavese. Sono state dette delle cose che, come ho detto prima, in parte condivido; si sono ipotizzate delle soluzioni, mi permetto di sottolinearne solo una che è quella relativa alla riduzione degli orari di lavoro. In questo caso ci troviamo di fronte ad una situazione diversa da quella della Volkswagen, nel senso che nella Volkswagen la riduzione dell'orario di lavoro è avvenuta nel settore produttivo. Per quanto sono a conoscenza, la riduzione che l'Olivetti propone riguarda soprattutto il settore dirigenziale e dei quadri aziendali, ai quali chiedere una riduzione di lavoro mi sembra obiettivamente per certi versi una strada poco percorribile. Per quanto concerne l'aspetto produttivo, che mi risulta essere in parte percentuale molto basso, questa è un'iniziativa che obiettivamente potremo tentare di percorrere. L'atteggiamento che la Giunta assumerà nei confronti di questa situazione dell'Olivetti sarà un atteggiamento molto deciso, molto duro.
Noi non possiamo permettere che queste decisioni depauperino in maniera così palese, evidente e drammatica il livello occupazionale.
C'è però una considerazione che è stata fatta molto bene nell'intervento del Consigliere Burzi - che chiaramente condivido nella sua totalità - e che poi è stata ripresa dalla Consigliera Spagnuolo, quando ha sottolineato la differenza tra gli interventi politici e gli interventi sull'attività dell'impresa. Chiaramente io sostengo che le due cose debbano essere molto distinte. Noi, in realtà, come politici dobbiamo mettere gli imprenditori nelle condizioni di operare e dare loro delle regole per operare. Trovo anche abbastanza strumentale che oggi vengano messe in evidenza delle responsabilità del passato che, forse, sono di altri e sicuramente non nostre: noi ci presentiamo sulla scena politica oggi e oggi tentiamo chiaramente di dare delle risposte. Come dare delle risposte? Non ho idea di come si svolgerà la trattativa sindacale per la richiesta che l'Olivetti ha avanzato. Voglio solo dirvi che l'azienda sostiene che in realtà dei 5.000 posti 2.600/2.700 sono all'estero, circa 1.000 sono in altre regioni dell'Italia (non che la cosa non ci debba riguardare, perch abbiamo detto che ci riguarda il sistema complessivo) e 1.000 nel Canavese.
Di questi 1.000 circa 200 fanno parte di quell'accordo di mobilità sul quale probabilmente le forze sindacali non hanno vigilato come avrebbero dovuto. In sostanza, mi dicono che il saldo negativo dovrebbe essere all'incirca di 800 persone. Cosa comunque gravissima e che noi dobbiamo tentare di far sì che avvenga o non avvenga del tutto, o avvenga in maniera molto limitata. Come Regione Piemonte abbiamo due compiti ben specifici: uno è quello di innalzare con forza nei confronti del Governo centrale, che ha le competenze per intervenire, la nostra posizione e la nostra preoccupazione; l'altro, quello di effettuare degli interventi, come quelli chiaramente segnalati, per esempio, dal Consigliere Marengo. C'è l'Obiettivo 2, c'è il Regolamento n. 2081, il Consigliere Marengo ha chiesto all'Assessore Masaracchio di relazionare in Commissione sulla situazione dell'acquisizione di questi fondi comunitari, lo faremo e in quella direzione noi vorremo impegnarci come Giunta regionale. Dobbiamo trovare delle opportunità di sviluppo in quella zona che possano rappresentare una valvola di assorbimento di questa crisi, in quanto allo stato attuale obiettivamente non abbiamo elementi per sapere come possa determinarsi, però abbiamo il compito specifico di progettare e di prospettare una sola azione che ci permetta di metterci nella situazione come Regione, attraverso gli strumenti che abbiamo, di tentare di creare se non altro qualche forma di sviluppo alternativo nell'ambito delle strutture delle medie e piccole imprese. Voi citavate anche il turismo. Ecco sono tutti aspetti che indubbiamente dobbiamo tentare di sviluppare perch questo è il nostro compito specifico; l'altro, come ho già detto, è quello di alzare la voce - se così posso usare questo termine - nei confronti del Governo centrale perché sia sensibilizzato in maniera particolare e chiara nei confronti di questa realtà.
Io ho anche avuto rassicurazioni - non so se questo possa fare piacere a qualcuno o meno, ognuno avrà le proprie opinioni personali - da parte dell'ing. De Benedetti in merito al suo rientro in azienda e che la fase di ristrutturazione sarà gestita da lui personalmente. Questa è una notizia già apparsa sui giornali, ma che ci tenevo a trasferirvi perché l'ho sentita dalla sua viva voce. Di conseguenza, credo che l'atteggiamento della Regione, per concludere in senso specifico, sarebbe stato quello di presentare un unico ordine del giorno, ma non abbiamo trovato un accordo sulla questione. La mia speranza, nel rispetto delle considerazioni che si erano fatte ad Ivrea e nella riunione dei Capigruppo, era che dal Consiglio emergesse un ordine del giorno unico perché credo che su questi problemi maggioranza ed opposizione dovrebbero trovarsi in maniera più completa.
Così non è avvenuto, presenteremo due ordini del giorno, indubbiamente tutti e due con dei contenuti estremamente positivi, estremamente validi ma chiaramente con una visione dal punto di vista politico generale leggermente diversa. Nell'occasione dell'incontro con Dini avremo la possibilità di esprimere le nostre due posizioni. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente Ghigo, per il suo intervento, per le sue osservazioni e riflessioni.
Possiamo passare alla votazione dell'ordine del giorno. Mi pare che non sia stato possibile unificare i diversi ordini del giorno, non so se sono stati fatti dei tentativi in tal senso. Non mi pareva - questo è il mio pensiero soggettivo - che le posizioni fossero così distanti.
Possiamo sospendere, oppure procedere, per tentare di unificare gli ordini del giorno, in modo da raccogliere l'invito del Consigliere Saitta e dare più forza all'ordine del giorno del Consiglio. Mi rimetto all'assemblea.



MARENGO Luciano

Penso che si possa procedere alla votazione.



PRESIDENTE

Il Consigliere Marengo ha detto che si deve procedere alla votazione bisogna che le parti siano d'accordo, non è una questione di maggioranza o minoranza. Avete già verificato? Benissimo. Era solamente un mio scrupolo.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 38, firmato dai Consiglieri Marengo, Chiezzi, Rosso, Spagnuolo, Rubatto, Ferraris e Cavaliere, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte di fronte al nuovo processo di ristrutturazione finanziaria dell'Olivetti ed all'annunciato ulteriore taglio di 5.000 posti di lavoro dopo quelli già avvenuti negli ultimi anni esprime piena solidarietà ai lavoratori e la netta opposizione a ristrutturazioni industriali fondate unicamente sulla riduzione dei posti di lavoro; per questo il ritiro dei provvedimenti della direzione Olivetti è la condizione per un confronto reale esprime forte preoccupazione rispetto al rischio concreto dell'esclusione dell'industria italiana dai settori strategici e ad alto contenuto di innovazione tecnologica a livello internazionale.
Per questi motivi il Consiglio regionale del Piemonte condividendo le preoccupazioni, le prese di posizione e le iniziative degli amministratori locali, della Diocesi di Ivrea, delle Organizzazioni sindacali dei lavoratori impegna la Giunta regionale a chiedere immediatamente un incontro con il Presidente del Consiglio, Dini, al quale dovrà partecipare una delegazione del Consiglio regionale, unitamente alle Amministrazioni della Provincia di Torino e dei Comuni di Torino ed Ivrea, per affrontare le seguenti questioni: a) la necessità di dotare il nostro Paese di una reale politica industriale fondata sulle innovazioni tecnologiche e sulla qualità della produzione e dei prodotti. Si pone quindi per l'Olivetti l'esigenza di un serio progetto industriale al quale è strettamente legato il vincolo dei livelli occupazionali; infatti l'espulsione di personale dall'azienda, pur riducendo i costi aziendali nell'immediato, con la perdita delle esperienze e professionalità presenti nell'azienda, metterebbe in discussione il futuro produttivo del Gruppo Olivetti.
b) Occorre quindi trovare altre soluzioni per salvaguardare le professionalità esistenti sull'esempio di ciò che è avvenuto in altre aziende europee, come la Volkswagen, attraverso la riduzione dell'orario di lavoro.
c) In Piemonte ci sono le potenzialità, la cultura industriale, le capacità tecniche di ricerca e di formazione per rilanciare lo sviluppo delle produzioni ad alta tecnologia in settori strategici a livello internazionale (informatica, aeronautica e spaziale) e per questo va impedita la riduzione produttiva ed occupazionale di aziende come l'Alenia e l'Olivetti.
Il Consiglio regionale del Piemonte, inoltre impegna la Giunta regionale a definire un progetto di sviluppo per il rilancio economico e sociale dell'area canavesana duramente colpita dai processi di deindustrializzazione avvenuti in questi anni, fondato su: a) lo sviluppo di parchi tecnologici ed aree attrezzate, in modo che il Canavese possa fungere da laboratorio per nuovi processi e per nuovi prodotti, utilizzando la già formata cultura e le infrastrutture industriali locali. Ciò, usufruendo anche degli stabilimenti non più utilizzati dall'Olivetti b) l'integrazione fra le piccole e medie aziende di altre province piemontesi e di quelle locali, ad esempio il Biellese con il tessile, il Canavese con l'automazione, il Cuneese con l'agricoltura, utilizzando ad esempio l'informatica applicata all'irrigazione computerizzata c) il potenziamento dell'artigianato, del turismo locale e delle infrastrutture".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 24 voti favorevoli e 27 astensioni.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 36, a firma dei Consiglieri Burzi, Montabone, Ghiglia, Deorsola e Vaglio, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che la comunicazione del Gruppo Olivetti di voler procedere ad un piano industriale di ristrutturazione prevede il licenziamento di circa 5.000 dipendenti che la grave crisi aziendale riguarda in particolare il settore dei personal computer che la perdita di attività inerenti l'informatica riduce il potenziale tecnologico del Piemonte considerato che il piano sopra citato prevede in particolare il licenziamento di 1.000 unità lavorative nell'Eporediese, che vanno ad aggiungersi ad una situazione occupazionale locale e piemontese - vedi caso Alenia ed altri già fortemente critica che l'attuale situazione dell'azienda dimostra obiettivamente che gli interventi di parte pubblica, ampiamente utilizzati nel caso Olivetti, non si sono dimostrati strumenti efficaci a risolvere i problemi dell'impresa e che analoghi strumenti, senza finalità strategiche, erogate ad altre aziende si sono rivelate altrettanto inefficaci che la riduzione e/o la chiusura di attività nel settore informatico elettronico e meccanico riducono ulteriormente il potenziale tecnologico del Piemonte che l'assemblea regionale, ed in generale la politica, non deve sostituirsi all'attività dell'impresa che le attività imprenditoriali, la ricerca e le risorse professionali e scientifiche presenti in Piemonte costituiscono una realtà tecnologica ed industriale nel settore aeronautico-spaziale, informatico, biotecnologico e meccanico invita il Governo a predisporre prontamente efficaci iniziative di carattere infrastrutturale, fiscale e legislativo tali da creare le condizioni che favoriscano l'insediamento di nuove imprese ed accrescano la competitività di quelle presenti il Governo a prendere atto che la realtà tecnologica del Piemonte è una ricchezza del Paese e pertanto a potenziarla finalizzando gli investimenti nell'ambito di un progetto strategico crede che solo accrescendo la competitività del sistema produttivo si possa dare vita ad un aumento stabile dell'occupazione impegna il Presidente e la Giunta ad attuare prontamente tutti gli atti di pertinenza dell'Ente Regione con particolare riferimento ai fondi comunitari dell'Unione Europea, che possano favorire lo sviluppo e la diversificazione di tutte le attività produttive agevolando così la soluzione del caso Olivetti".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 29 voti favorevoli, 4 contrari e 21 astensioni.
Gli ordini del giorno n. 34, n. 35 e n. 37 si intendono ritirati.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 38: "Ratifica, ai sensi dell'art. 40 dello Statuto, della DGR n. 200-532 dell'1/8/1995 'Programma di edilizia residenziale agevolata per il quadriennio 1992/1995, formulato ai sensi della legge 17/2/1992, n. 179'"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 38, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La II Commissione ha licenziato il provvedimento nella giornata di oggi.
La parola al Consigliere Mancuso.



MANCUSO Gianni

Grazie, Presidente. Poche note per introdurre l'argomento all'attenzione dei colleghi.
Il Ministero dei Lavori Pubblici in data 13/4/1995 attribuiva alla Regione Piemonte i fondi relativi all'art. 4 bis della legge n. 637/83 destinati alla programmazione in edilizia agevolata da formulare entro il 14/8/1995; conseguentemente a tale scadenza, che non rispettata avrebbe determinato la sostituzione della Regione nella programmazione, è stata assunta la deliberazione n. 200-532 dell'1/8/1995 da parte della Giunta con i poteri del Consiglio.
Le risorse programmate con la deliberazione citata ammontano complessivamente a L. 181,5 miliardi, di cui 169,5 provenienti dalle economie di gestione del piano decennale per l'edilizia (legge n. 457/78 e leggi n. 25/80 e n. 94/82), 771 milioni dai fondi della legge n. 179/92 e 11,1 miliardi dalle economie di gestione dei bandi buono casa 1983/1985.
La programmazione effettuata ha dovuto tenere conto delle innovazioni introdotte dalla legge n. 171/92, dalla deliberazione CIPE del 14/3/1994 e dal DM 5/8/1994 relativo alla determinazione dell'attività dei contributi per ciascuna tipologia di intervento.
In particolare la deliberazione CIPE ha normato le seguenti tipologie di intervento: recupero/risanamento di parti comuni; formazione di programmi integrati; locazione con patto di futura vendita per particolari categorie sociali; nuove costruzioni.
La tipologia relativa al recupero, ritenuto ormai prioritario al fine della tutela del patrimonio edilizio delle nostre città, è stata obbligatoriamente vincolata dalla deliberazione CIPE ad una percentuale minima pari al 15% del finanziamento complessivo.
Le innovazioni sopra citate relative alla deliberazione CIPE e alle leggi di settore sono già state in larga parte affrontate con la deliberazione n. 879 - CR 12428 adottata dal Consiglio relativa ai programmi di edilizia sovvenzionata in data 20/9/1994.
A seguito delle audizioni con le Associazioni di categoria interessate e del dibattito svoltosi in II Commissione consiliare, la Giunta regionale non trascurando la portata innovativa della deliberazione CIPE del 16/3/1994, ha ritenuto di modificare parzialmente la proposta di riparto dei fondi da destinare all'edilizia agevolata, al fine di renderla più incisiva.
La modifica è caratterizzata in particolare dall'aumento della percentuale destinata alla formazione dei programmi integrati che dal 5 passa al 15% ed è estesa a tutto il territorio regionale, stante il carattere sperimentale innovativo che, come noto, consente l'intervento ad una pluralità di operatori e conseguentemente tutte le tipologie edilizie.
Si è mantenuta una percentuale pari al 25% da destinare al recupero del patrimonio edilizio esistente a fronte del tetto minimo del 15% previsto dal CIPE in quanto si è ritenuto corretto privilegiare, unitamente ai programmi integrati, il recupero del patrimonio edilizio esistente.
In tal senso è stata altresì ridotta la percentuale per le nuove costruzioni dal 30% al 26% anche in funzione della possibilità di realizzare nuove costruzioni all'interno delle altre tipologie di intervento relative alla locazione permanente e alla locazione con patto di futura vendita, rispettivamente previste al 20% e al 70% con un complessivo incremento del 4% a favore della locazione.
Tale scelta tende a favorire la mobilità abitativa derivante da recenti studi sulle caratteristiche del mercato del lavoro.
Particolarmente significativa, sotto il profilo sperimentale, è la destinazione del 2% inserita per la realizzazione di interventi da destinare alla soluzione di problemi abitativi di particolari categorie sociali come previsto dall'art. 4 della legge n. 179/92 e dalla stessa deliberazione CIPE, individuati per questo programma nei malati di AIDS e nei destinatari di progetti riabilitativi dei servizi psichiatrici delle UU.SS.LL.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cavaliere; ne ha facoltà.



CAVALIERE Pasquale

Signor Presidente, dopo il confuso esame che abbiamo fatto in alcune Commissioni convocate un po' frettolosamente, abbiamo difficoltà a confrontarci, ad esprimere un parere favorevole su questo deliberato proprio per il tipo di ragionamento che ha portato all'attuale proposta di deliberazione. E' bene che i colleghi Consiglieri che non hanno partecipato alla discussione in Commissione sappiano che siamo partiti con una proposta di deliberazione della Giunta alla quale la Giunta stessa ha apportato subitaneamente una serie di emendamenti che hanno stravolto, io direi quasi completamente, le ragioni, le motivazioni, la filosofia del provvedimento quegli stessi elementi che erano stati presentati dalla Giunta. In particolare, mi preme sottolineare che ciò che illustrava prima il collega Mancuso si poggiava su un certo equilibrio (andrebbe approfondito meglio questo aspetto, ma per brevità uso il termine "equilibrio"), tra l'impegno (la programmazione che verteva in genere sul recupero conservativo degli stabili per produrre nuova abitazione) nel recupero del patrimonio esistente e quello nella nuova costruzione. Si poteva e si può fare di più ma questa filosofia, questo approccio al problema era giustificato da una maturazione, anche dentro il mercato, in un certo senso, di questo concetto.
Ora, il dibattito confuso che vi è stato in Commissione ha portato ad un capovolgimento completo di questi concetti, per cui in definitiva, a fronte di un circa 40-45% tra i vari istituti di nuova costruzione, con questo deliberato andremo ad una programmazione di più del 55% di nuova costruzione e a fronte di un circa 35% di recupero conservativo andremo sotto il 25%, all'incirca il 20% di vero recupero conservativo. Questi sono gli stravolgimenti sostanziali che ha subìto l'impostazione originaria: non solo il recupero del patrimonio è stato ridimensionato, ma sono stati ridimensionati qualitativamente le modalità, gli interventi e le caratteristiche.
Queste sono le motivazioni per cui io presento, ma raccolgo anche le proposte che alcuni Commissari hanno fatto questa mattina in Commissione una serie di emendamenti volti a recuperare, almeno in parte, un principio un pezzo di recupero conservativo che meglio risponderebbe ai problemi che abbiamo di fronte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Signor Presidente, intervengo per esprimere a nome del Gruppo dei Popolari la posizione su questa importante deliberazione che purtroppo non abbiamo avuto il tempo di approfondire in modo opportuno, perch l'organizzazione dei lavori della Commissione, per diversi motivi, non ha permesso di dedicarvi maggiore attenzione come sarebbe stato necessario.
Prendo atto che l'Assessore Majorino ha seguito con attenzione i lavori della Commissione, ma avremmo preferito, ancorché discutere delle percentuali che rappresentano la parte essenziale della deliberazione, fare qualche riflessione più attenta sul funzionamento dell'edilizia agevolata negli anni passati. Per cui, questa discussione con proposte diverse, con modifiche che sono state apportate, è stata sì importante, ma continuo sempre ad avere il dubbio che le decisioni che abbiamo assunto, sia la maggioranza che la minoranza, corrispondano concretamente alla capacità della struttura regionale di dare corso alle decisioni stesse.
Bisogna riconoscere che la Giunta ha modificato in modo consistente la deliberazione che aveva assunto nel mese di agosto, dopo la consultazione con gli operatori. Alcune di queste variazioni sono condivisibili, continua però a restare il problema testé sollevato dal collega Cavaliere, cioè quello del rapporto tra il recupero del patrimonio esistente e la nuova costruzione. Lo abbiamo già detto in Commissione, lo ripetiamo in aula: noi riteniamo il recupero uno degli elementi centrali di questo piano; il recupero deve essere l'obiettivo prevalente che la Regione dovrà avere anche nei prossimi anni.
Questa deliberazione è ancora incerta sul modificare la strada rispetto al passato. Credo che sia condiviso da tutti il fatto che non è più opportuno, non è più necessario occupare altro terreno libero per l'edilizia, c'è la necessità invece di recuperare il patrimonio edilizio esistente. Probabilmente occorre più coraggio, coraggio che forse non si è avuto, ma questa deve essere la linea di tendenza rispetto alle prossime decisioni che dovremo assumere: più recupero rispetto al nuovo e più programmi integrati. Rispetto a questi ultimi c'è stata un'utile modifica della deliberazione, ma rilevo come la decisione di assegnare più quote ai programmi integrati in base alla legge n. 179 "Botta-Ferrarini" sia un'indicazione che difficilmente - spero di no - potrà trovare una completa applicazione, proprio per una carenza legislativa regionale in ordine ai programmi integrati. Mi è stato riferito che la deliberazione fu presentata due volte e in entrambe le occasioni fu cassata dal Commissario del Governo, quindi occorre legiferare in questo senso.
Per quanto riguarda la questione dei buoni casa, riferisco una sensazione che ho avuto in sede di Commissione circa le difficoltà di questo strumento per una serie di procedure molto complesse che determinano una grande lentezza nell'assegnazione di questi buoni. Probabilmente Assessore, queste decisioni, qualunque esse fossero, dovevano essere accompagnate da una ricognizione sul piano organizzativo della struttura.
Ritengo che alcuni cambiamenti di tendenza debbano essere supportati da un potenziamento della struttura. I funzionari ci hanno parlato delle difficoltà che vivono perché stanno gestendo il piano precedente dell'edilizia sovvenzionata. Credo quindi che occorra potenziare la struttura perché probabilmente qualcosa non funziona, non tanto per un'incapacità dei funzionari, quanto perché le questioni sono complesse.
Quando si indice un bando, soprattutto per i buoni casa, si mettono in moto dei meccanismi (istruttoria delle pratiche, sopralluoghi per l'edilizia agevolata) che comportano un grandissimo impegno di tempo, per cui bisogna intervenire per dare gambe alle decisioni che la Giunta ha assunto. In ogni caso restiamo del parere che bisognava potenziare maggiormente il recupero rispetto alla nuova edilizia.
Il voto del Gruppo dei Popolari sarà un voto di astensione nei confronti di questa deliberazione; si tratta di un voto di attenzione, con l'impegno che ci assumiamo di verificare strada facendo se queste indicazioni corrispondono realmente alla domanda esistente e se realmente la Giunta intende modificare negli atti successivi la propria posizione potenziando maggiormente il recupero edilizio.
Il voto di astensione è anche determinato dal fatto che è stata accolta da parte della Commissione una proposta di emendamento. Questa proposta è stata accolta ed è per noi un fatto importante.
Abbiamo introdotto nella deliberazione che almeno il 5% di alloggi programmabili per ogni tipologia edilizia siano riservati a giovani coppie che intendono contrarre matrimonio.
Abbiamo voluto fare questa proposta per anticipare il contenuto di un disegno di legge presentato dal Gruppo Popolare per la tutela e la valorizzazione della famiglia. La richiesta, fortunatamente accolta, è una richiesta non tecnica; anche per le caratteristiche con cui è stata formulata, ha un significato di alto valore politico, perché il nostro obiettivo è quello di ridurre le difficoltà di carattere economico che inducono i giovani a non contrarre matrimonio.
Le difficoltà economiche sono tante, anche per una crisi occupazionale sempre più diffusa. Probabilmente un aiuto di questo tipo può favorire anche il matrimonio e la nascita di nuove famiglie, sottolineando che per noi la famiglia è un valore importante.
Questa non è una proposta settoriale, e sull'argomento ritorneremo al momento della discussione della deliberazione sulla famiglia. La famiglia non ha necessità di interventi settoriali. Questo è ancora un intervento settoriale utile, ma credo che ci sia la necessità, a livello politico nazionale e regionale, di una ricomposizione degli interventi relativi alla famiglia, che abbiano come destinataria la famiglia e non i singoli componenti.
La nostra proposta va proprio in questa direzione, per cui siamo lieti che il Consiglio regionale e la Commissione l'abbiano voluta fare propria.
Sul resto della deliberazione restano alcune valutazioni che, in realtà, sono riferite soltanto al rapporto tra il recupero e il nuovo.
Bisogna veramente soffermarsi maggiormente sugli strumenti nuovi della legge n. 179, quella sui programmi integrati e sui piani di recupero.
Mi rendo conto che probabilmente non c'è una cultura diffusa riguardo questa forma di intervento, ma ritengo che, se sufficientemente sollecitata un'attenzione da parte della Regione verso gli operatori privati, le imprese e le Amministrazioni locali, il programma integrato è uno strumento di grandissima utilità, perché evita la nascita di edifici comunque collocati, ponendosi un problema di raccordo con il contorno, e soprattutto mettendo in moto investimenti da parte dei privati che mi paiono utili.
L'intervento per l'edilizia residenziale pubblica non può essere affidato soltanto ad un intervento pubblico. Bisogna mettere in moto risorse anche da parte dei privati, i quali devono avere giustamente il loro profitto, il loro vantaggio.
Il programma integrato è lo strumento che, secondo me, può affrontare correttamente ed in modo chiaro, senza sotterfugi, un problema che esiste sempre negli interventi edilizi, che è un rapporto tra il pubblico e il privato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vindigni.



VINDIGNI Marcello

L'utilizzo delle risorse assegnate alla Regione dal Ministero dei Lavori Pubblici per la concessione di contributi in conto capitale - questa è un'assoluta novità - agli operatori che intendono realizzare interventi di edilizia agevolata sarebbe stata un'occasione importante per dare al sistema Piemonte la possibilità di cimentarsi con la questione complessa delle trasformazioni urbane. Sono trasformazioni che sovente si accompagnano a fenomeni di deindustrializzazione, come quello di cui abbiamo parlato nel dibattito sull'Olivetti, e che si portano dietro rilevanti e pesanti fenomeni di natura economica e sociale.
Basta questa considerazione per sottolineare la novità con la quale si deve affrontare il problema della casa oggi in Piemonte, vale a dire una regione nella quale le trasformazioni urbane, in particolare connesse ai fenomeni della deindustrializzazione, cominciano ad essere oggetto di attenzione da parte dei Comuni nella predisposizione dei loro strumenti urbanistici.
La possibilità di cimentarsi su questi temi è tanto più significativa perché le risorse che devono essere programmate e ripartite non sono trascurabili; si tratta di 181 miliardi di contributo in conto capitale che possono consentire la realizzazione di alcune migliaia di alloggi.
Il cimento è reso ancora più stimolante dai nuovi strumenti operativi offerti dalla più recente legislazione. Ne faceva già cenno il collega Saitta e ci pare che ormai si stanno definendo questi strumenti a seconda dell'ambito in cui si interviene: ambiti caratterizzati da presenza di edilizia pubblica e dallo strumento principe, che è il programma di recupero urbano, oppure ambiti caratterizzati da trasformazioni edilizie che riguardano zone di periferia, complessi industriali obsoleti su cui si interverrà sempre di più con lo strumento del piano di riqualificazione urbana, che progressivamente assorbirà i progetti integrati della legge n.
179 e della legge n. 203.
Questa sarebbe stata l'occasione non solo per affrontare i problemi nuovi e l'utilizzo degli strumenti nuovi, ma anche per consolidare una scelta che, negli anni passati, era stata fatta a favore del recupero edilizio. Vale a dire una scelta attenta a non impegnare ulteriormente quote di suolo, che è una risorsa rara, con quello che ne consegue anche in termini di costi di urbanizzazione.
A monte di questa deliberazione avrebbe potuto esserci un aggiornamento dell'analisi della domanda abitativa, in modo da adeguare l'offerta conseguente, che dipende dalle nostre scelte politiche, alle nuove tendenze della domanda abitativa.
Dopo l'intenso e serrato lavoro in Commissione, dobbiamo constatare che questa occasione si può considerare almeno in parte sprecata. Il recupero edilizio è assolutamente minoritario, perché gli alloggi oggetto di recupero potranno variare fra il 30-35% del totale, e purtroppo dobbiamo constatare che l'atto presentato all'approvazione del Consiglio è un arretramento rispetto alla deliberazione a suo tempo approvata dalla Giunta. Continua la linea degli interventi a pioggia; interventi di nuova costruzione generica sono ancora una quota consistente, e in ciò dobbiamo registrare la sollecitazione di un sistema di imprese che non ha ancora colto l'importanza dei nuovi strumenti, non solo per rispondere alla domanda locale, ma anche per essere competitivi su un quadro regionale molto più ampio.
Per cui ancora una volta abbiamo visto prevalere la logica della difesa delle nicchie, dell'interesse di breve respiro, mentre i nuovi strumenti sono guardati con timore e solo la nostra iniziativa ha consentito un certo incremento delle risorse destinate - appunto - a questi nuovi strumenti.
Certo, qualche segnale interessante è venuto fuori; intanto è stato meglio definito il carattere del cosiddetto "buono casa", in passato una sorta di premio, di lotteria, appannaggio di alcuni fortunati, per diventare uno strumento per avviare il risanamento di interi stabili compresi quelli con una proprietà fortemente frazionata. Tale buono casa tale contributo viene infatti concesso con carattere prioritario per quegli stabili nei quali almeno il 70% delle famiglie chiedono di poter risanare l'immobile nel quale abitano. E' stata inoltre introdotta una percentuale di risorse di salvaguardia per i cosiddetti casi speciali ed è stata assegnata una quota significativa per la locazione permanente, in maniera tale da poter rispondere ad una domanda abitativa in un settore, quello della locazione, che tuttora è parecchio vivace.
Tuttavia, il giudizio che ne ricaviamo è di inadeguatezza inadeguatezza che è ancora più negativa in quanto, in questo modo, la Regione lascia il passo sulle questioni strategiche ai Ministeri e al Governo.
Cosa intendo dire? Se noi non ci impegniamo sui progetti complessi quali appunto i progetti integrati, lanciando una sfida al mondo delle imprese, al mondo degli operatori del Piemonte, e attrezzandoci per tale sfida a partire dalle strutture regionali preposte all'attuazione di questo programma, inevitabilmente questa sfida sarà lanciata dalle strutture centrali, quindi dal Ministero dei Lavori Pubblici, che si è trattenuto una quota importante delle risorse che avrebbero dovuto essere destinate al Piemonte.
Infatti, è vero che sono assegnati 181 miliardi, ma è altrettanto vero che abbiamo dovuto cedere una quota di circa 52 miliardi per iniziative ministeriali che, in buona misura, riguardano il finanziamento dei programmi di riqualificazione urbana che saranno direttamente presentati al Ministero.
La Regione, che rivendica le sue prerogative, che rivendica il ruolo di controllare le risorse che le spettano, al momento buono cede il passo.
Questa è stata un'occasione in cui abbiamo ceduto il passo: "avete" ceduto il passo alle scelte di tipo centralistico.
C'è da augurarsi che la Giunta sappia aggiornare rapidamente la propria politica nel settore, anche per dare segnali ai Comuni e alle imprese anche se l'esperienza di questi giorni - lo dico molto francamente - non lascia ben sperare.
Personalmente mi auguro che l'incremento delle risorse destinate ai progetti integrati non resti sulla carta e che non ci si trovi, tra qualche mese, a dover constatare che tali risorse sono state inutilizzate. Occorre che su tale opportunità si lavori - ormai il quadro conoscitivo e legislativo è parecchio ampio, proprio grazie al lavoro svolto dal CER e dal Ministero dei Lavori Pubblici - che si sollecitino rapidamente i Comuni affinché predispongano gli strumenti e avanzino delle proposte. In questo senso, il provvedimento sul quale abbiamo lavorato è caratterizzato da elementi positivi - che ho messo in evidenza - ma anche, purtroppo, da incertezze, ritardi e timori.
Pertanto, il voto che possiamo dare non può che essere di astensione con la speranza che futuri provvedimenti possano rispondere alle attese che ho prima enunciato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galli.



GALLI Daniele

Grazie, signor Presidente.
E' comprensibile che la ripartizione dei fondi destinati alla Regione Piemonte da leggi nazionali datate e fortemente condizionanti mal si rapporta con le giuste esigenze di sussidiarietà che attualmente emergono a tutti i livelli amministrativi.
Pertanto, pur poco condividendo alcune scelte, ugualmente daremo parere favorevole, augurandoci che in sede di regolamentazione dei disposti in approvazione si tenga conto dei seguenti suggerimenti, che ci auguriamo vengano adottati.
Un punto qualificante che riteniamo sia stato trascurato nel dibattito sia in Commissione sia in Consiglio, relativo al programma relativo all'edilizia agevolata, è la ricerca della qualità. L'edilizia agevolata residenziale deve essere edilizia anche di qualità; per qualità si intende oltre alla sana struttura, una tipologia di costruzione il più possibile conforme o similare a quella dei luoghi in cui si deve insediare. In primis, il problema della ghettizzazione nasce anche dalla non assimilabilità della maggior parte di detta edilizia, rispetto al territorio in cui è inserita.
Si raccomanda quindi alla Giunta di istituire delle Commissioni comunali allo scopo di interagire con gli uffici regionali, al fine di selezionare e finanziare esclusivamente interventi conformi alla tipologia dei luoghi.
Altro punto: si raccomanda il congruo finanziamento e la ripartizione dei fondi alle attività da realizzarsi presso le Comunità montane e in tutte le zone del territorio piemontese, considerate depresse o deindustrializzate.
Inoltre, con riferimento ai buoni casa, destinati attualmente esclusivamente alla sola ristrutturazione edilizia, riteniamo che detta tendenza debba in futuro essere modificata. Dette sovvenzioni dovranno essere, a nostro giudizio, fortemente potenziate, con la possibilità di estendere la partecipazione ai predetti buoni a tutti i proprietari con reddito compatibile d'immobile, che si assoggettino ad una convenzione con il loro Comune di residenza.
Ciò al fine di incoraggiare l'iniziativa privata e l'utilizzo del risparmio finalizzato a risolvere uno dei problemi primari - la casa - e non l'ulteriore conferimento a vari buoni statali destinati, a nostro giudizio, con buona probabilità, ad essere consolidati o inflazionati.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
La deliberazione è purtroppo in sintonia con la situazione in cui versa il settore della casa. Tale settore è caratterizzato da una situazione di provvisorietà, di emergenza e di urgenza, ed insieme da una grande inosservanza dei termini di legge, dei programmi e dall'incapacità di realizzare tali programmi.
La deliberazione in discussione ha avuto gli stessi connotati: presentata in fretta, discussa rapidamente, è - come dicevo in Commissione per come è stata esposta la prima volta in Commissione, molto vicina ai modi con cui, in questi anni, il Consiglio regionale e gli Assessori di turno hanno presentato deliberazioni di questo genere. Deliberazione dunque, e con essa la sua presentazione, caratterizzata da una serie molto ricca di analisi tecniche e da una macroscopica afasia politica. E' passata una settimana - o qualche giorno - e si è tornati oggi alla discussione in Commissione. Devo dire che - l'Assessore evidentemente in questo lasso di tempo avrà forse memorizzato la necessità di apparire dal punto di vista delle scelte politiche un po' di più di quanto non avesse fatto in precedenza, cioè nulla - qualche microscopica decisione politica è stata presa. Microscopica decisione politica appoggiata alle scelte, dal nostro punto di vista, peggiori del passato. Sono microscopiche cose che hanno peggiorato ulteriormente quella scelta continuista, contenuta nella deliberazione, che è quella di appoggiarsi al mercato e alle situazioni di interessi economici legati ai costruttori di tutte le famiglie, oggi agenti sul territorio, che chiedono evidentemente spazio per costruire sul nuovo più di quanto non siano disponibili a svolgere impegno per recuperare.
Uno dei noccioli è il seguente: noi riteniamo che oggi le città non abbiano bisogno di nuovi pezzetti di periferia - e questa deliberazione tenderà a realizzare nuovi pezzetti di brutte periferie accanto a quelle che già esistono - ma di una politica, a livello centrale, a livello regionale, che indichi chiaramente il recupero urbano come la strada maestra di cui l'Italia e i cittadini hanno bisogno. Questo non viene fatto, voi avete modificato piccoli numeri nella direzione di costruire ancora, un po' più di prima, brutte periferie, secondo la vecchia logica.
Quello che manca nel settore della casa è una politica generale che parta dal Ministero centrale e giunga fino alle Regioni: politica di cui questa Regione si è disinteressata per anni. I nodi da sciogliere sono da ricercarsi nell'uso dei suoli, che impedisce delle trasformazioni a quelle scelte strutturali in favore dell'affitto, in favore dell'edilizia pubblica, in favore degli interventi, anche integrati se diventassero una cosa seria, cosa di cui ho molti dubbi.
Ci sono alcuni aspetti peggiorativi di questa deliberazione, che per esempio non interviene nel risanamento delle parti comuni, che è un fatto importante, e che non interviene nel settore della messa a norma degli edifici.
Caro Assessore, vogliamo rendere noto il numero dei feriti e dei morti ogni anno per incidenti domestici e il numero di quanti di questi sono dovuti all'assenza del rispetto della normativa? Voi con questa deliberazione non prendete in considerazione questa fattispecie che, viceversa, è importantissima.
Inoltre, dal punto di vista politico, voi avete evitato di individuare ad esempio nella proprietà indivisa, quell'elemento strutturale, economico all'interno del comparto delle costruzioni come elemento che pu individuare un nuovo modo d'essere dell'economia delle costruzioni. La proprietà indivisa è uno dei pilastri attorno al quale si potrebbe costruire una svolta seria nel settore edilizio, una svolta di carattere produttivo con dei risvolti sociali importanti; messi alla prova da un emendamento presentato in Commissione immediatamente avete reagito male, il DNA evidentemente ha avuto la sua reazione e avete individuato, con un'agevolazione, un indirizzo chiaro verso la cooperazione della proprietà indivisa, un settore di mercato nuovo che viene viceversa confinato sempre di più da quei settori di mercato di carattere ordinario, speculativo tradizionale che oggi occupano gran parte del settore edilizio.
Questi sono i motivi principali - non mi dilungo oltre - per i quali non ci sembra possibile fare altro che dire un chiaro e netto "no" a questa deliberazione che peggiora la precedente per i motivi che ho anzidetto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeli.



ANGELI Mario

Questa deliberazione è stata analizzata in Commissione un po' a tappe forzate. Abbiamo tutti il torto di non avere avuto il tempo di poter guardare in modo approfondito i contenuti politici verso i quali si voleva andare, soffermandoci esclusivamente sulle percentuali. Percentuali nude e crude con le quali si giunge a dire: il 25% è destinato al recupero del patrimonio edilizio esistente; il risanamento delle parti comuni lo facciamo sparire; la formazione e la realizzazione dei programmi integrati lo aumentiamo di una percentuale e troviamo le soluzioni per alcune esigenze che esistono e che sono un vecchio modo di ripartire a pioggia questi fondi.
Capisco l'esigenza di fare presto, ma dall'altra parte non riesco ad esprimere fino in fondo il desiderio di poter difendere il territorio, di non depauperarlo ulteriormente.
Cerco di spiegarmi. Costruendo dei cubi nelle zone periferiche della città non andiamo certo a rivedere quella che è la nostra tradizione, una tradizione di centri storici del Piemonte in cui si potrebbero benissimo fare delle edilizie integrate trovando soluzioni diverse per recuperare dei patrimoni che sono inutilizzati e saranno inutilizzabili per anni.
Probabilmente tutti noi abbiamo presente l'esigenza della nostra zona della nostra realtà politica ed abitativa e quindi vediamo le cose in modo distorto. Credo che sia necessario, per conto del Consiglio regionale avere un'analisi più approfondita delle necessità del Piemonte, delle nostre città e dei nostri paesi.
Dopo aver provveduto ad un'analisi più approfondita, attivando eventualmente i Comuni e i nostri tecnici regionali, si dovrebbe giungere ad un risultato diverso rispetto a quello a cui siamo pervenuti oggi. La tentazione di votare contrariamente sarebbe forte per il Gruppo del Patto dei Democratici, ma ci asterremo in quanto lo sforzo fatto nell'accettare i vari emendamenti è stato notevole da parte di tutti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera, che interviene in qualità di Consigliere.



CAVALLERA Ugo

Desidero intervenire per fornire qualche precisazione, per una conoscenza più approfondita, sul contesto nel quale si colloca questa deliberazione. Innanzitutto sottolineo che in questi giorni sto passando il "testimone" del coordinamento degli Assessorati regionali alla casa ad altri colleghi, quindi devo dare conto, anche in questa sede, del lavoro che si è fatto da parte delle Regioni negli scorsi anni.
Noi stiamo discutendo appunto dell'impiego delle risorse che provengono dalle famose giacenze, non c'è nulla di nuovo in questa definizione.
Risorse che appunto si producono per ragioni fisiologiche, che si sono prodotte nel corso dei vari bienni e che ovviamente, a differenza delle altre agevolazioni, sono utilizzabili in termini di una tantum in conto capitale.
Come Regione Piemonte, insieme ad altre due o tre Regioni, disponiamo già del decreto di messa a disposizione da parte del Ministero di queste risorse, tant'è che ammontano a 188 miliardi, e stiamo qui discutendo come utilizzarle per il meglio, ovviamente con tutte le proposte che possono emergere e che privilegino il recupero anziché la nuova costruzione e politiche varie.
Ritengo che questo debba essere sottolineato, anche e soprattutto a riconoscimento dell'attività svolta dalla struttura che ha provveduto ad una "certosinica" opera di rendicontazione che ha consentito di annoverare la Regione Piemonte nell'ambito delle Regioni adempienti. Questa partita della casa, questa partita soprattutto dell'edilizia agevolata è una partita che deve operare e deve essere vista sotto la massima trasparenza.
E' questo il motivo di una serie di iniziative e di prescrizioni legislative che nel corso degli anni scorsi sono andate avanti ed hanno costretto le Regioni a determinati adempimenti (se non vado errato, l'art.
24 prevedeva, entro una certa data, delle rendicontazioni da parte delle Regioni, a fronte delle quali si potevano poi utilizzare le risorse delle giacenze).
Non dimentichiamo, inoltre, la battaglia condotta in questi anni. In pratica, dalla Finanziaria 1993 lo Stato non ha più versato alle Regioni il controvalore delle quote che, a loro volta, le Regioni devono dare agli istituti di credito per coprire le agevolazioni dei bienni precedenti. Il sistema, in questi anni, ha di fatto funzionato solamente grazie all'opera di anticipazione in termini di cassa da parte delle Regioni nei confronti del sistema bancario; le Regioni in questi due o tre anni hanno fatto una battaglia molto incisiva nei confronti dello Stato, battaglia che al momento non è sfociata in un grande risultato.
Tuttavia, attraverso un'utilizzazione integrata dei fondi Gescal - che per certa parte sono giacenti alla Cassa Depositi e Prestiti proprio perch l'edilizia sovvenzionata, che è l'altro comparto importante dell'edilizia residenziale pubblica, ha dei tempi di spesa di un certo tipo - si poteva prevedere di utilizzare queste risorse in termini di girofondi; ciò per far sì che le Regioni potessero essere in qualche modo rimborsate di quanto avevano anticipato al sistema bancario per le agevolazioni relative all'edilizia agevolata e, di conseguenza, avere risorse disponibili (le cosiddette giacenze) per iniziative e programmi di questo genere.
Resta il fatto che, durante l'iter parlamentare dei vari provvedimenti tra cui il DL n. 398, poi convertito nella legge n. 493, è emersa tutta una serie di contrattazioni tra i rappresentanti delle Regioni e il Governo con la Commissione parlamentare fungente da arbitro; le soluzioni trovate hanno - ahimé - in qualche modo ricentralizzato una parte di queste risorse (è prevista anche una serie di accantonamenti per quanto riguarda maggiori oneri e così via), liberando e quindi rendendo disponibile solamente la parte netta e non tutto l'ammontare delle giacenze.
A questo punto, però, se si tiene conto del quadro in cui abbiamo operato (quadro che sostanzialmente vedeva lo Stato che tendeva ad espropriare, ad assorbire, a fagocitare di fatto queste risorse), se teniamo conto delle difficoltà di cassa, ecc., vediamo che la Regione Piemonte, così come mi sembra l'Umbria ed altre tre o quattro Regioni, ha invece condotto un'azione che ha consentito di poter utilizzare al più presto le risorse disponibili.
Credo che tutto sommato si debba dare atto che nel complesso vi è stata non è tanto in gioco la persona singola, perché contano gli atti e contano i risultati - un'azione (parlo nel campo dell'edilizia agevolata) da parte delle Regioni tesa a cercare di evitare tagli o comunque impedimenti sostanziali all'utilizzazione di queste risorse.
E' ancora aperto il discorso circa la validità di agevolazioni di questo tipo da un punto di vista del mercato delle costruzioni, da un punto di vista sociale, socio-economico e così via, ma credo che non sia adesso il caso di incamminarsi su questa strada.
E' in discussione una deliberazione di tipo programmatico-operativo e quindi giustamente il dibattito si è incentrato su questo. Ritenevo tuttavia di dover fare questa precisazione per mettere in risalto l'opera svolta dal sistema Regione in questa materia nei mesi e negli anni precedenti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Majorino..



MAJORINO Gaetano, Assessore all'edilizia residenziale

In merito alla deliberazione proposta dalla Giunta, devo innanzitutto far rilevare che, come certamente ricordano i colleghi che erano in Commissione, fin dalla sua presentazione nel corso della prima seduta ebbi a dire che c'era la disponibilità di apportare, come sono state apportate modifiche alla prima stesura, in esito a quello che sarebbe stato il dibattito in Commissione e anche in esito alle consultazioni che c'erano state. In definitiva, il cuore delle censure mosse alla deliberazione in questione consiste nell'affermazione: "Poco è stato fatto, poco è stato proposto, poco è stato deliberato dalla Giunta, poco sostiene la Giunta anche nella versione definitiva della deliberazione per quanto riguarda il recupero del patrimonio esistente e poco per quanto riguarda la formazione e la realizzazione dei programmi integrati".
Desidero far presente che, rispetto alla prima stesura, c'è stato come d'altro canto è stato ammesso - un riconoscimento in positivo, sia pure parziale e ridotto, di quanto è stato elaborato dopo le consultazioni e dopo il dibattito in Commissione. Il discorso sarà arido, ma il punto d'arrivo (non dico qualificante) dell'intero dibattito è rappresentato non solo, ma anche, dalle percentuali in definitiva emerse e sostenute.
A questo riguardo, le voci particolarmente contestate sotto il profilo del "poco si è fatto" sono il recupero del patrimonio edilizio e la realizzazione dei programmi integrati, per un totale che ammonta al 40%. Si è tentato di dimostrare che tutto ciò non basta, però la percentuale complessiva del 40% per le due voci è una realtà.
Non si è messo nel debito risalto il fatto che l'Assessore, a nome della Giunta, e la Giunta hanno preso in considerazione il problema sollevato sia in Commissione che nelle consultazioni, cioè a dire allorquando è stato messo in evidenza che poco era stato prospettato e che poco si prospettava per le locazioni, che si è giunti ad una percentuale che non sarà massiccia, ma che comunque la si può definire quanto meno soddisfacente, passando dal 16% al 20% per quanto riguarda la locazione permanente e mantenendo il 7% per la locazione con patto di futura vendita.
Mi pare inoltre che sia stato espresso un giudizio positivo per quanto riguarda i buoni casa in quella parte; sì, d'accordo, Consigliere Saitta le strutture andranno rinforzate affinché non diventi una lunga e peregrina storia, un lungo e peregrino itinerario il tempo che decorre fra l'inizio e la conclusione dei buoni casa, però mi pare che per i buoni casa sia stata data una più corretta e tecnica definizione, anche in quella parte in cui si è previsto che per i condomini - sono poi quelli che contano - solo il 70% degli utenti può consentire di utilizzare i buoni casa anziché arrivare a quello che è stato definito, sotto questo profilo, un "buono casa selvaggio". In questa maniera si è dato un segnale di voler agire, come era doveroso, nell'ambito delle più recenti leggi nazionali.
Penso di poter ascrivere non dico a merito, ma sicuramente a dato positivo, e nonostante le censure mosse su quei punti che ho detto da parte di alcuni colleghi appartenenti all'opposizione, l'astensione, il fatto cioè che venga manifestata un'astensione che - spero di non sbagliare interpreto come una fiducia, magari con riserva, data alla Giunta sull'incandescente ed importante terreno dell'edilizia sovvenzionata.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI



PRESIDENTE

Comunico che sono stati presentati numerosi emendamenti da parte del Consigliere Cavaliere e che in questo momento devono essere fotocopiati.
La seduta non è interrotta.
Nel frattempo, in questi due o tre minuti di tempo che abbiamo a disposizione, possiamo iscrivere all'o.d.g. alcuni provvedimenti; per l'iscrizione occorrono 31 voti.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo pertanto di iscrivere all'o.d.g. i seguenti provvedimenti: progetto di legge n. 20: "Contributi agli Enti locali per il finanziamento di interventi di lotta alle zanzare".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata con 43 voti favorevoli e 4 astensioni.
Progetto di legge n. 34: "Interventi straordinari per consentire la realizzazione degli interventi di edilizia sanitaria inseriti nel piano straordinario previsto dall'art. 20 della legge n. 67/88".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 48 Consiglieri presenti.
Nel frattempo è stata presentata una proposta di ordine del giorno da parte di vari Gruppi, avente per oggetto: "Revisione del concordato fiscale". Occorrono 40 voti per essere iscritto all'o.d.g.
Chiedo al Consiglio se possiamo metterlo in votazione.
Mi viene fatto presente che ancora i Consiglieri non lo conoscono quindi lo iscriveremo all'o.d.g. in sede di Conferenza dei Capigruppo. Era solamente un tentativo per occupare un "tempo morto".


Argomento: Personale del servizio sanitario - Formazione professionale

Esame proposta di deliberazione n. 34: "Piano dei corsi per operatori sanitari. Anno scolastico 1995/1996"


PRESIDENTE

Esaminiamo la proposta di deliberazione n. 34, di cui al punto 17) all'o.d.g.
L'Assessore D'Ambrosio ha presentato il seguente emendamento: considerato che l'Azienda sanitaria USL 2 ha rinunciato all'effettuazione del primo anno di corso nelle scuole per Infermieri professionali, si propone di sostituire nell'Allegato A Scuole infermieri professionali: "Gradenigo n. 20 posti" in luogo di "USL 2 n. 20 posti".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 47 voti favorevoli e 4 astensioni.
Pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 47 voti favorevoli e 4 astensioni.


Argomento:

Richiesta inversione punti all'o.d.g.


PRESIDENTE

I Consiglieri sono d'accordo a passare al punto 18) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 40: "Conto consuntivo del Consiglio regionale per l'anno 1994"? No. Quindi attendiamo pazientemente.



(Interruzioni)



PRESIDENTE

L'o.d.g. non lo fa il Consigliere Chiezzi, però se siamo tutti d'accordo si può benissimo passare...



CHIEZZI Giuseppe

Stiamo discutendo una deliberazione, allora si continui l'esame della deliberazione.



PRESIDENTE

Quale deliberazione stiamo discutendo?



MAJORINO Gaetano, Vicepresidente della Giunta regionale

La deliberazione sull'edilizia.



(Interruzioni del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

No, Consigliere Chiezzi. Lei non può stabilire le regole quando ha interesse e poi ricordarsene quando non ha interesse. Lo doveva dire prima.
Noi abbiamo detto che non sospendevamo i lavori, che prendevamo in esame altre deliberazioni, se c'era il consenso di tutti. Però adesso, siccome viene eccepito da parte di un Gruppo politico che si potrebbe passare all'esame di altre deliberazioni o di altre leggi, io le devo mettere per forza di cose ai voti, con tutto il rispetto per la sua posizione.



(Interruzione del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Non è un cambiamento: è solamente un by-passaggio di una deliberazione che, in questo momento, ha bisogno di una sospensiva tecnica per fare fotocopiare gli emendamenti del Consigliere Cavaliere, per cui possiamo occupare questo tempo ed utilizzarlo per il passaggio agli altri punti all'o.d.g.



(Interruzione del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Possiamo chiedere un'inversione dell'o.d.g. e passare all'esame del progetto di legge n. 20: "Contributi agli Enti locali per il finanziamento di interventi di lotta alle zanzare"? Chi è favorevole a tale inversione dell'o.d.g. (ai sensi dell'art. 51 comma secondo, del Regolamento interno) è pregato di alzare la mano.
L'inversione dell'o.d.g. è approvata con 47 voti favorevoli e 4 astensioni.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame progetto di legge n. 20: "Contributi agli Enti locali per il finanziamento di interventi di lotta alle zanzare"


PRESIDENTE

Esaminiamo quindi il progetto di legge n. 20.
Relatore è il Consigliere Ferraris, che ha facoltà di intervenire.



FERRARIS Paolo, relatore

Dò per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: L'evoluzione del livello di vita, il desiderio di benessere e lo sviluppo del turismo hanno fatto sì che il fastidio provocato dalle zanzare sia diventato difficilmente sopportabile. Il fastidio non esaurisce l'azione nociva delle zanzare tant'è che alcuni tipi di esse sono importanti per la trasmissione di malattie infettive nell'uomo, quali l'epatite B e C ('Trattato delle Malattie infettive' del Prof. P. Gioannini con la collaborazione di Bassetti, Cariti, Cruciani e Lucchini - Torino 1993) e per la diffusione di microparassiti del cane e del gatto, come la dirofilaria immunitis.
Tutto ciò ha provocato in Italia e in Europa l'intensificarsi della lotta a tale insetto.
Le iniziative più organiche si sono sviluppate in Francia dove, a partire dal 1960, si sono creati quattro Enti Interdipartimentali di Dezanzarizzazione (EID); in Italia, a partire dal 1990, la Regione Emilia Romagna ha promosso iniziative nell'area del Delta del Po e nell'area di Bologna; in Toscana sono da anni in atto interventi lungo la costa tirrenica; in Piemonte è stata attuata una sperimentazione dal Parco naturale dei Laghi di Avigliana che ha prodotto eccellenti risultati; sulla base di queste esperienze è possibile fondare le iniziative previste dal presente progetto di legge.
L'intensificarsi della lotta ha consentito di mettere a punto strategie sempre più precise, che mirano a colpire l'insetto allo stato larvale con maggiore efficacia di risultati e minori costi e ad un passaggio progressivo dalle tecniche chimiche a quelle biologiche con la riduzione praticamente a zero dell'impatto ambientale.
Una brevissima e sintetica descrizione delle modalità di sviluppo delle zanzare e dei metodi di lotta consentirà di valutare meglio le iniziative previste dal progetto di legge.
1. Le zanzare.
La zanzara è un insetto che appartiene all'ordine dei Ditteri - poich come dice il nome, ha due sole ali adatte al volo - e alla famiglia dei Culicidi. L'apparato boccale ha degli stiletti atti a pungere e succhiare ma mentre i maschi si cibano solo di succhi vegetali, le femmine hanno bisogno di un pasto di sangue per deporre le uova. Quando la femmina punge inietta della saliva prima di succhiare il sangue, per evitare che coaguli.
Proprio questa sostanza è responsabile del fastidioso prurito e dell'arrossamento della pelle. Le uova vengono deposte in modo da formare una piccola zattera sulla superficie di acqua ferma pulita o putrida o in vicinanza di essa, a seconda della specie. Il ciclo biologico prosegue con quattro stadi larvali e la pupa, da cui uscirà l'insetto adulto (sfarfallamento).
In Italia vivono alcune decine di Culicidi diversi; di questi solo alcuni generi pungono l'uomo e gli animali. I più comuni sono i generi Aedes (diffusi nelle aree rurali), Culex (diffusi nelle aree urbane) e Anopheles (responsabili della malaria) che, a loro volta, si suddividono in varie specie (Aedes caspius, vexans e detritus; Culex pipiens, modestus ecc.).
Queste varie specie hanno abitudini ed ambienti di vita diversi e quindi non reagiscono allo stesso modo ai trattamenti di disinfestazione.
Per esempio l'inquinamento delle acque dovuto alle industrie, all'uso di anticrittogamici e pesticidi ed al fenomeno di inurbamento degli ultimi decenni, ha favorito enormemente la diffusione di Culex pipiens, che depone le uova persino nelle acque putride delle fogne. Parallelamente l'inquinamento ha provocato la morìa dei predatori naturali, come pesci e libellule, aumentando ancor più lo sviluppo delle zanzare.
2. Metodi di lotta.
L'eliminazione totale delle zanzare nocive è irrealizzabile e sarebbe anche dannoso per l'equilibrio dell'ecosistema. Ricordiamo per esempio che le tanto amate rondini sono formidabili divoratrici di Culicidi. Pertanto l'obiettivo è ottenere una consistente riduzione dell'infestazione, fino ad un livello di buona convivenza con l'uomo.
Gli stadi di sviluppo contro cui è possibile intervenire con successo sono quelli di larva e insetto adulto, anche se i metodi di lotta alle zanzare, affermatisi ormai da diversi anni, sono fondamentalmente mirati al controllo delle popolazioni larvali.
A) Lotta chimica.
Si basa sull'utilizzo di insetticidi che generalmente colpiscono le zanzare adulte. Questo metodo presenta degli svantaggi di tipo ecologico ed economico e viene utilizzato ormai solo in casi limite, quando sfavorevoli eventi meteorologici abbiano aumentato enormemente la proliferazione.
B) Lotta biologica.
Si rivolge a frenare lo sviluppo delle larve, mediante insetticidi di origine biologica o l'introduzione di predatori. La lotta alle larve permette infatti di ottenere ottimi risultati in termine di riduzione del livello di infestazione, perché si agisce: prima della diffusione delle zanzare nell'ambiente in luoghi mirati con costi ragionevoli con un ridottissimo impatto ambientale.
La recente disponibilità anche nel nostro Paese di formulati a base di Bacillus thuringensis israelensis (Bti), un batterio attivo in modo altamente selettivo nei confronti delle larve dei Culicidi e pressoch innocuo per la fauna acquatica, nonché per gli altri animali e l'uomo, ha dato ulteriore impulso alla diffusione della lotta larvicida. Dovrebbero giungere a breve anche in Italia prodotti a base di Bacillus sphaericus che hanno dato ottimi risultati. Tra i predatori più efficaci di larve citiamo i pesci adatti alle risaie del genere Gambusia, varie specie di libellule e le rondini. Inoltre sono allo studio nuovi preparati a base di funghi e nematodi, che fanno ben sperare per un futuro utilizzo.
C) Lotta psicologica.
Questa lotta si base su un'azione di informazione e sensibilizzazione della popolazione e degli Enti pubblici, affinché tutti si sentano partecipi e contribuiscano al successo degli interventi. I metodi di informazione possono andare dalla distribuzione di opuscoli e pubblicazione di articoli sulla stampa locale, a conferenze e filmati. L'obiettivo è anche ottenere un aiuto nella lotta fisica.
D) Lotta fisica.
La lotta fisica ha grande importanza nel quadro di intervento generale e richiede la collaborazione dei Comuni e della popolazione. Essa riguarda tutte le azioni che combattono l'inquinamento, prevengono la formazione dei focolai ed agevolano i tecnici nella fase operativa. Si tratta per esempio di effettuare opere di sfalcio e manutenzione di sponde, canali e fossati la copertura di pozzi e vasche, la manutenzione della rete idrica e fognaria, la pulizia di grondaie intasate, il prosciugamento di pozze inutili e così via.
3. Il progetto di legge.
Il progetto di legge è costituito da dieci articoli e sulla base delle esperienze finora maturate punta alla lotta in particolare delle larve preferisce i metodi di lotta biologica, favorisce l'azione degli Enti locali coadiuvati dai cittadini e dagli operatori economici, in particolare agricoltori.
L'art. 1 individua le finalità della legge dando priorità alla tutela della salute e al miglioramento della qualità della vita.
L'art. 2 prevede che gli interventi siano rivolti alla lotta agli adulti e alle larve dei Culicidi, ma favorisce anche, come essenziale strumento di preparazione ad un'efficace lotta, la mappatura dell'area di intervento, la realizzazione di reti di monitoraggio e di archivi di dati l'informazione dell'opinione pubblica, la sperimentazione di nuove tecniche, l'acquisto di strumenti. Il costo di questi interventi non pu superare il 40% perché i progetti devono essere essenzialmente di lotta.
I soggetti beneficiari dei contributi regionali sono, come previsto dall'art. 3, gli Enti locali singoli od associati e le aree da privilegiare nella lotta sono quelle di pianura, di collina e lacuali.
L'art. 4 prevede il meccanismo di presentazione delle domande che deve essere effettuato entro il 15 settembre dell'anno che precede l'intervento in modo da consentire l'avvio dello stesso a partire dal mese di marzo.
Le domande devono essere corredate di relazione descrittiva dell'intervento, di individuazione delle località di lotta, di preventivo di elenco dei prodotti usati, del parere obbligatorio, rilasciato entro quindici giorni dai Servizi di igiene pubblica competenti territorialmente sulla validità del progetto.
L'art. 5 prevede che i contributi concessi non superino il 50 dell'importo del progetto.
I progetti ammessi verranno ordinati in graduatoria secondo una serie di punteggi relativi ai costi dell'intervento, al coinvolgimento di operatori privati, ad iniziative svolte in modo associato dai beneficiari alla prevalenza della lotta naturale e biologica.
L'art. 6 prevede le modalità di erogazione dei contributi che sono certe e rapide, prevede la responsabilità dei soggetti beneficiari e introduce controlli snelli svolti anche a campione.
I contributi, come indicato dall'art. 7, possono essere revocati per gravi inadempienze.
L'art. 8 prevede che la Regione predisponga un capitolato di oneri per aiutare i Comuni nella scelta degli operatori e che organizzi corsi di formazione per il personale delle UU.SS.LL.
Lo stanziamento previsto per il 1995, che avvierà la lotta nel 1996, è di 1.000 milioni. Sulla base di valori standard che l'esperienza ci consegna e della compartecipazione degli Enti locali è possibile prevedere una lotta distribuita su 1.000 km quadrati. Le esperienze francesi indicano che occorre intervenire su meno del 10% di un territorio, nelle aree dove esistono le condizioni più favorevoli di diffusione delle zanzare.
Sulla base di tutto ciò ed estendendo nel 1996 le iniziative, è prevedibile che con la spesa da parte della Regione di un miliardo all'anno sia possibile coprire gli interventi di lotta su una parte significativa del territorio regionale interessato".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, gradirei ricevere la relazione.
Comincio a fare qualche considerazione di carattere generale su questo zanzaricidio promosso con così tanta urgenza da un Consigliere che pare conosca bene un ambiente sito nel territorio piemontese infestato dalle zanzare.
Intanto esprimo un certo stupore per la velocità con la quale il Consiglio regionale del Piemonte si occupa di zanzare. Per carità, è un problema anche questo. Zanzare, zecche, calabroni: siamo attorniati da insetti fastidiosi per l'uomo; semplicemente rilevo il fatto che fra tutti gli insetti, combinazione ci occupiamo di un insetto che dà fastidio in una zona a cui si riferisce un nostro collega Consigliere. E' la fretta che stupisce, non il provvedimento, ed è anche la fretta con la quale lei Presidente del Consiglio, costringe tutti noi ad occuparci di zanzare dopo esserci occupati dell'Olivetti.
Fatta questa premessa di carattere molto generale - chissà come mai queste zanzare sono state così veloci ad approdare fin qui e pungere metaforicamente tutti i Consiglieri! - devo dire che ho letto la relazione e dando una lettura superficiale rilevo delle incongruenze. Devo confessare che è stata una lettura superficiale, mentre avrei voluto prepararmi meglio su questo testo, comunque il Consiglio ha deciso di discuterlo adesso, lo farò per quanto possibile.
Perché le zanzare? Questo tipo di intervento si dice che sia rivolto allo sterminio delle larve e degli insetti adulti. E le zanzare bambine? Come pensate di poter avviare uno sterminio in fase fetale? Oppure in fase adulta? Mentre quelle che stanno in mezzo le salvate tutte? Si ammazzano solo larve e adulti.
Leggendo queste cose mi mettevo un po' a ridere e mi chiedevo: "Ma cos'è questa legge che discrimina l'uccisione in questo modo? E' possibile che solo gli adulti vengano uccisi? E' importante che la zanzara sia adulta o bambina?". Mi sembra di no.
Leggendo queste cose e vedendo che nell'art. 2 si parla della lotta adulticida o larvicida (non sono io che dico queste cose, ma c'è da mettersi a ridere), mi chiedo: "Perché non si parla della lotta bambinocida?". No! Salviamo i bambini.
Leggendo questa legge, per come è conformata, mi sono detto: "Forse è meglio meditare un poco". Poi ci sono altre cose che mi piacerebbe capire perché la legge prevede, in generale, un privilegio di certe lotte cosiddette biologiche e nella relazione si citano lotte biologiche semiconsolidate, il Bacillus thuringensis israelensis; poi si dice: "Attenzione che però è in arrivo un altro bacillo: il Bacillus sphaericus" e poi ancora: "Comunque ci sono anche le rondini che mangiano le zanzare".
L'idea è senz'altro lodevole, perché le zanzare in certe zone del Piemonte danno ve ramente fastidio e bisogna pensare di fare qualcosa. Io semplicemente mi sono chiesto se siano queste le cose da fare, anche perch non mi sembra, da una lettura superficiale di questa legge, che l'uso dell'insetticida venga tassativamente escluso da questo finanziamento che viceversa, mi sembra dire: "Preferiamo il Bacillus sphaericus, però c'è anche la situazione dell'insetticida di tipo tradizionale". Allora il discorso qui si amplia perché un intervento in campo naturale sappiamo dove comincia, ma non sappiamo dove finisce.
Bacilli sferici e quant'altro: siamo sicuri che l'introduzione di questa lotta alla zanzara sia consolidata in altri Paesi magari da anni e venga usata senza problemi? Non so se in questi pochi minuti, con l'urgenza e con il fatto che bisogna assolutamente occuparsi di zanzare, sia questo il modo di procedere. Per cui, invito i colleghi a riflettere se non sia il caso di dare modo a tutti di leggere il testo della legge della lotta adulticida e larvicida e quant'altro. Queste le perplessità che esprimo a nome del Gruppo.



PRESIDENTE

Abbiamo dato un'occasione per la sua curiosità causidica e anche scientifica di potersi esprimere "con gran sfolgoro", come dice qualcuno.
Comunque, è sempre un piacere, lei deve ringraziarmi per le opportunità che le dò.



CHIEZZI Giuseppe

Cento di queste volte!



PRESIDENTE

Se non vi sono altre richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 37 astensioni 4 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 37 astensioni 4 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 37 astensioni 4 L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 37 astensioni 4 L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 37 astensioni 4 L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 37 astensioni 4 L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 37 astensioni 4 L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 37 astensioni 4 L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 37 astensioni 4 L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 37 astensioni 4 L'art. 10 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI' 45 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 38: "Ratifica, ai sensi dell'art. 40 dello Statuto, della DGR n. 200-532 dell'1/8/1995 'Programma di edilizia residenziale agevolata per il quadriennio 1992/1995, formulato ai sensi della legge 17/2/1992, n. 179'" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame della proposta di deliberazione n. 38 con la votazione degli emendamenti.
1) Emendamento presentato dal Consigliere Cavaliere: alla pag. 1, allegato 2, dopo la nona riga, aggiungere: "e nuove famiglie di fatto composte da giovani".
La parola all'Assessore Majorino.



MAJORINO Gaetano, Assessore all'edilizia residenziale.

Se ne è già parlato questa mattina in Commissione. La questione è stata sollevata, se non vado errato, dallo stesso proponente dell'emendamento, il Consigliere Saitta, allorquando suggeriva la quota del 5% pro giovani coppie. Si è parlato di giovani coppie in attesa di contrarre matrimonio ma ci si è chiesto come si possa nel concreto verificarlo.
Si è quindi precisato "giovani coppie prossime a contrarre matrimonio" in sede di bandi verrà normato nel senso di pretendere, quanto meno, le pubblicazioni del matrimonio e poi di verificare con qualche meccanismo l'effettività del matrimonio.
L'estensione a convivenze di mero fatto non è un problema da sottovalutare; ai fini della certezza del diritto non si può consentire l'accesso a queste convivenze di mero fatto, o future ipotetiche convivenze di mero fatto, perché rimarrebbe ingestibile nella concretezza. Questa è la ragione fondamentale: impossibilità di gestione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Brevemente, solo per far capire l'emendamento, il quale non è in contrasto con l'elemento introdotto dall'emendamento del Consigliere Saitta, che propone di fatto di favorire i giovani e anche chi intende costituire una famiglia, quindi implicitamente favorire l'istituzione matrimoniale.
Ma con quel tipo di emendamento si rischia, paradossalmente, di favorire il divorzio, nel senso che avendo una certa priorità presentando le pubblicazioni si rischia in qualche modo di forzare il matrimonio.
Aggiungendo invece anche questo dato, non in alternativa, si favorisce chi con difficoltà in questo momento intende contrarre matrimonio, ma anche i nuovi nuclei familiari di fatto, che sono peraltro già molto rigidamente normati dal Codice Civile (bisogna dimostrare la convivenza, ecc.). Mi pare quindi abbastanza ovvio che per favorire i giovani che vogliono costituire una famiglia bisogna introdurre tutti e due gli aspetti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglietti.



MIGLIETTI Franco

Grazie, Presidente. Se c'è bisogno di una certificazione per le convivenze di fatto, dobbiamo codificarle. Almeno codifichiamo quelle che hanno un figlio. Io non voglio codificarle in termini assoluti, ma se questo può creare confusione - io sono d'accordo con l'emendamento presentato dal Consigliere Cavaliere, quindi di considerare tutte le famiglie - ammettiamo almeno le famiglie di fatto che hanno un figlio, per cortesia.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Cavaliere.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 17 voti favorevoli e 31 contrari.
2) Emendamento presentato dal Consigliere Cavaliere: alla pagina 1, allegato 2, abrogare le righe 12 e 13: "il punto 2 lettera b), viene soppresso e la lettera c) diventa lettera b)".
La parola al Consigliere Cavaliere per l'illustrazione.



CAVALIERE Pasquale

Per essere sintetico illustro la filosofia di tutti gli emendamenti che ho presentato.
Tendono, questi emendamenti, a reintrodurre la parte riferita ai risanamenti di parti comuni e a recuperare la percentuale e l'impegno previsto dalla Giunta rispetto al recupero del patrimonio edilizio, nel senso che riprende gli elementi proposti dal deliberato originario della Giunta. Questi emendamenti hanno come logica conseguenza, reintroducendo quegli elementi che erano stati eliminati, da un lato la riattribuzione del 35% della percentuale del programma al recupero del patrimonio più il risanamento delle parti comuni, dall'altro la riduzione al 10% (la Giunta l'aveva previsto al 5% nella prima ipotesi ed ora invece al 15%) per quanto riguarda i programmi integrati e la riduzione dal 20 al 15% della locazione permanente che era stata prevista precedentemente dalla Giunta al 16%.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Majorino.



MAJORINO Gaetano, Assessore all'edilizia residenziale

Per quanto riguarda il primo emendamento, cioè quello relativo alle parti comuni, sono state eliminate dall'intervento le parti comuni, sia per fare spazio ad interventi di maggiore ritenuta importanza sia perché in tal senso c'era - è il caso di dire - il perfetto accordo dei consultati; anche in Commissione avevo colto che altri Consiglieri di opposizione avevano fatto propria questa scelta dei consultati che a sua volta la Giunta aveva fatto propria in quella che possiamo chiamare la seconda stesura. Sul piano legislativo era previsto anche questo intervento, ma abbiamo ritenuto, non essendo obbligatorio un minimo per questo tipo di intervento, di eliminarlo e portare quel 5% delle parti comuni, non gradite ai consultati e ad altri ad altre voci di intervento più importanti, ritenute prioritarie.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento testé discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 6 voti favorevoli, 30 contrari e 11 astensioni.
3) Emendamento presentato dal Consigliere Cavaliere: alla pagina 2, allegato 2, abrogare le righe 10 e 11: "viene abrogata la lettera b) e le successive lettere c), d), e) e vengono rideterminate in b), c), d)".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 6 voti favorevoli, 30 contrari e 11 astensioni.
4) Emendamento presentato dal Consigliere Cavaliere: alla pagina 2, allegato 2, abrogare le righe 12, 13, 14: "alla lettera d) - ex e) - dopo la parola 'favorire' sono eliminate le parole 'all'interno dei piani di recupero urbano'".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 5 voti favorevoli, 30 contrari e 12 astensioni.
5) Emendamento presentato dal Consigliere Cavaliere: alla pagina 3, allegato 2, abrogare le righe 8, 9, 10: "la lettera 'b) realizzazione di opere di risanamento di parti comuni' è soppressa e quindi le lettere c) e d) vengono ridenominate rispettivamente b) e c)".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 5 voti favorevoli, 31 contrari e 12 astensioni.
6) Emendamento presentato dal Consigliere Cavaliere: alla pagina 4, allegato 2, abrogare le righe 5, 6, 7, 8: "alla lettera a), nei criteri di priorità: - per imprese e cooperative dopo 'interventi nei centri storici' aggiungere 'interventi in aree industriali dismesse o di trasformazione'".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 5 voti favorevoli, 31 contrari e 12 astensioni.
7) Emendamento presentato dal Consigliere Cavaliere: alla pagina 4, allegato 2, abrogare le righe 19, 20, 21: "la lettera 'b) realizzazione di opere di risanamento di parti comuni' è soppressa e quindi le lettere c), d), e), f), g) vengono rispettivamente ridenominate b), c), d), e), f)".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 5 voti favorevoli, 31 contrari e 12 astensioni.
8) Emendamento presentato dal Consigliere Cavaliere: nella tabella b) della pagina 5 dell'allegato 2 viene abrogato "interventi in aree industriali dismesse o di trasformazione"; (sia per imprese che per cooperative).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 31 contrari e 6 astensioni.
9) Emendamento presentato dal Consigliere Cavaliere: alla pagina 8, allegato 2, lettera a), sostituire "25%" con "35%".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 31 contrari e 6 astensioni.
10) Emendamento presentato dal Consigliere Cavaliere: alla pagina 8, allegato 2, lettera b), sostituire "15%" con "10%".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 42 contrari e 7 astensioni.
11) Emendamento presentato dal Consigliere Cavaliere: alla pagina 8, allegato 2, lettera c), sostituire "20%" con "15%".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 42 contrari e 7 astensioni.
12) Emendamento presentato dal Consigliere Cavaliere: alla pagina 9, allegato 2, al punto 1 aggiungere: "1 bis) risanamento parti comuni di immobili, p. 3.3.1. b) deliberazione CIPE del 16/3/1994".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 28 contrari e 8 astensioni.
13) Emendamento presentato dal Consigliere Cavaliere: alla pagina 9, allegato 2, nella casella: "% stabilita dal Consiglio regionale del Piemonte", sostituire "25%" con "35%" e dopo "912 alloggi" aggiungere "di cui il 5% per risanamento parti comuni equivalenti a L.
170.318.096.895 = L. 8.515.904.845 = 340 alloggi".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 28 contrari e 7 astensioni.
Pongo ora in votazione la deliberazione, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 31 voti favorevoli, 4 contrari e 11 astensioni.


Argomento: Edilizia sanitaria e ospedaliera

Esame progetto di legge n. 34: "Interventi straordinari per consentire la realizzazione degli interventi di edilizia sanitaria inseriti nel piano straordinario previsto dall'art. 20 della legge n. 67/88"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 34, precedentemente iscritto all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Grasso.



GRASSO Luciano, relatore

La pratica è passata velocemente in Commissione ed è stata prontamente portata in Consiglio regionale, e di questo devo dare atto al Presidente.
L'art. 20 della legge n. 67/88 autorizza l'esecuzione di programmi pluriennali d'intervento in materia di ristrutturazione, ammodernamento tecnologico ed altri interventi nel settore di edilizia sanitaria.
Il finanziamento dei programmi è in funzione di progetti esecutivi di lotti a cui la legge richiede il requisito di lotti funzionali e funzionanti.
Nella delega data alle Regioni si richiede che qualora venga presentato un progetto, questo debba essere un progetto funzionale con una necessaria copertura finanziaria.
Visto che esistono nei nostri programmi dei progetti che per diventare lotti funzionali e funzionanti devono coprire due trienni, si rende necessario, per poter presentare tali progetti, approvarli e mandarli avanti, prefinanziare con l'istituto di credito il secondo triennio, in modo che il progetto presentato al CROP sia funzionale.
Il disegno di legge finanzia l'operazione bancaria di prefinanziamento anche se potrebbe non essere necessaria, visto che la costruzione dell'opera normalmente impiega un periodo di tempo abbastanza lungo.
Pertanto, mentre si spendono i soldi del primo triennio potrebbero arrivare i finanziamenti per finanziare il secondo triennio.
Il presente disegno di legge vuole scongiurare tale eventualità agevolando il perfezionamento della disponibilità dei finanziamenti recati dal secondo triennio di cui all'art. 20 della legge n. 67/88, mediante rapporto con istituti di credito a tasso di interesse concordato, che non può essere in ogni caso superiore al tasso di riferimento autorizzato per gli investimenti di cui all'art. 20 della legge n. 67/88, diminuito di tre punti.
Il ricorso a tale operazione è tuttavia ipotetico, potendo intervenire un positivo riscontro ministeriale sulla disponibilità dei fondi del secondo triennio, prima che l'utilizzo effettivo si renda necessario in funzione del procedere delle opere di intervento. Si fa comunque salva la necessità di assicurare la copertura finanziaria dei lotti funzionali e funzionanti, al fine di non perdere i finanziamenti statali come ipotizzato dal DL n. 100/95.
In Commissione il disegno di legge è stato approvato all'unanimità con la sola astensione del Gruppo di Rifondazione Comunista. Quindi, c'è stata un'ampia convergenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

Da parte nostra, il voto è favorevole al disegno di legge come già ci eravamo espressi in Commissione.
Abbiamo chiesto soltanto al Presidente e ai membri della Commissione stessa, che è composta da Consiglieri che per la prima volta si affacciano al problema della sanità, la possibilità di conoscere in una prossima seduta lo stato di fatto dall'art. 20 della legge n. 67. Quindi, capire a che punto siamo, quanti progetti abbiamo finanziato, quante RSA oggi sono in corso d'opera, e soprattutto capire da parte della programmazione sanitaria dove si sta andando, verso quali ospedali si stanno pensando possibili interventi, e soprattutto quale sarà il progetto di rete ospedaliera che l'Assessorato alla sanità vorrà mettere in atto nei prossimi anni.
Ricordo al Consiglio che nell'ultima seduta della precedente legislatura, con la legge n. 64, avevamo approvato alcuni indirizzi programmatici sulla sanità nei quali avevamo inserito alcune priorità per quanto riguardava gli ospedali del nostro Piemonte, ospedali sui quali ritenevamo si dovesse investire nei prossimi anni.
Relativamente alle priorità, ricordo al Consiglio che si trattava di quattro ospedali, messi in ordine alfabetico per non fare disparità: Alba Biella, Mondovì e Vittorio Valletta di Torino.
Occorre quindi capire dove si sta andando con questa ipotesi. La legge di oggi si riallaccia alla precedente legge, quindi nulla dovrebbe essere cambiato; avremmo però bisogno che all'interno della Commissione ci fosse un confronto con l'Assessore per capire in quale direzione stia andando la sanità piemontese in questo periodo, quale sia la programmazione sanitaria futura e quali gli indirizzi che si intendono dare.
Credo, Assessore, che sarebbe importante - visto che la maggioranza dei Consiglieri è cambiata e l'art. 20 della legge n. 67 ha avuto un iter lunghissimo e, dal 1988 ad oggi, tanti "su e giù" dal punto di vista normativo - riuscire a capire a che punto siamo, quante RSA abbiamo finanziato: qual è il quadro della situazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Annuncio al Consiglio che porterò in Commissione non solo tutto quanto è stato fatto e ci proponiamo di fare, ma che farò anche avere a tutti i Consiglieri esauriente documentazione.
Per quanto riguarda le priorità mi permetto di dire che quelle indicate i quattro ospedali - vanno riviste perché, a mio avviso, non sono priorità obiettive, ma, forse, di un determinato modo di fare politica. Mi riservo dunque di comunicare il nostro intendimento per quanto riguarda la programmazione in genere e il Piano socio-sanitario che è in itinere.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 voti favorevoli 38 astensioni 4.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 voti favorevoli 38 astensioni 4 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 voti favorevoli 38 astensioni 4 L'art. 3 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 50 hanno risposto SI' 46 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Mi rimetto all'assemblea per quanto riguarda la prosecuzione e l'ordine dei lavori. Devo notificare che esiste la necessità di approvare il disegno di legge n. 32, urgente, sull'impiego dei detenuti in semilibertà o messi al lavoro all'esterno per lavori socialmente utili a protezione dell'ambiente, e la proposta di deliberazione n. 36. Inoltre, occorrerebbe provvedere all'esame della proposta di deliberazione n. 23.
La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Mi sembra che quelli enunciati siano argomenti rilevanti e che quindi non dovrebbero essere trattati in coda di seduta. Mezz'ora di tempo non consente certo di poter esprimere posizioni esaurienti su tematiche che con tutto rispetto per la legge sulle zanzare, richiedono un approfondimento.
Se esiste una qualche urgenza su un particolare provvedimento procediamo pure, ma penso che la proposta di deliberazione n. 23 richieda un livello di approfondimento diverso.



PRESIDENTE

La proposta avanzata, sostanzialmente, propone di esaminare ed eventualmente approvare il disegno di legge sui detenuti e rinviare alla prossima seduta la proposta di deliberazione n. 23 sugli aiuti agli extracomunitari.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame progetto di legge n. 32: "L.R. 23/3/1995, n. 45 'Impiego di detenuti in semilibertà o ammessi al lavoro all'esterno per lavori socialmente utili a protezione dell'ambiente' - Modifica comma quarto dell'art. 3"


PRESIDENTE

Esaminiamo dunque il progetto di legge n. 32, di cui al punto 10) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Grasso, che ha facoltà di intervenire.



GRASSO Luciano, relatore

Dò per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Per una compiuta individuazione dei soggetti cui spetta, in base alla normativa vigente, revocare ai detenuti la partecipazione a progetti di reinserimento nella società, si propone la modifica del comma quarto dell'art. 3, L.R. 23/3/1995, n. 45 nel modo seguente: '4. La Magistratura di sorveglianza e l'amministrazione penitenziaria nell'ambito delle proprie specifiche competenze, dispongono in qualsiasi momento la cessazione dell'attività lavorativa del detenuto, qualora questi abbia manifestato una condotta incompatibile con le finalità del progetto'.
La modifica infatti esplicita che i soggetti competenti sono la Magistratura di sorveglianza e l'amministrazione penitenziaria".



PRESIDENTE

Non essendovi interventi, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 51 hanno risposto SI' 51 Consiglieri L'articolo unico e quindi l'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame proposta di deliberazione n. 36: "L.R. 23/3/1995, n. 45 'Impiego di detenuti in semilibertà o ammessi al lavoro all'esterno per lavori socialmente utili a protezione dell'ambiente' - Approvazione regolamento di attuazione"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 36, di cui al punto 11) all'o.d.g.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 51 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'immediata esecutività della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 51 Consiglieri presenti.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale della seduta in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,30)



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