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Dettaglio seduta n.124 del 26/03/97 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 5) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellingeri, Cavallera, Dutto Mancuso, Montabone, Racchelli, Rossi e Vaglio.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

Relazione della Commissione speciale per la revisione dello Statuto della Regione Piemonte al Consiglio regionale - Esame ordini del giorno n. 481 e n. 485


PRESIDENTE

Riprendiamo i lavori con la relazione del Presidente della Commissione speciale per la revisione dello Statuto della Regione Piemonte, di cui al punto 7) all'o.d.g.
La parola al Presidente della Commissione, Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Signor Presidente e colleghi, considero questa un'occasione che soltanto un'attenta regia poteva determinare; in questo caso dovrei dire che è casuale il fatto che il dibattito sulla revisione dello Statuto avvenga a soli due giorni dalla discussione in Commissione che ha evidenziato elementi di riflessione, vari problemi e motivi di incaglio politico.
Personalmente considero che la Commissione Statuto...



GHIGLIA Agostino

Mozione d'ordine.
Per la dignità del dibattito, in quanto la riforma dello Statuto è uno degli atti fondamentali della nostra vita politica, chiedo che lo stesso si svolga alla presenza del Presidente della Giunta e di un numero considerevolmente dignitoso di Consiglieri ed Assessori.



BURZI Angelo

Mi ha tolto la parola, come al solito.



PRESIDENTE

Prego i Consiglieri di prendere posto.
Il Presidente Ghigo raggiungerà l'aula quanto prima.
Consigliere Burzi, prosegua nella sua esposizione.



BURZI Angelo

Riprendo esattamente da dove il collega Ghiglia mi ha interrotto.
Considero non sfortunata questa occasione, che ci dà - senza che in ci ci sia stata una regia - l'opportunità di discutere della prima fase della Commissione Statuto dopo due giorni che credo abbiano indotto molti a riflettere.
Molti dei temi su cui la riflessione potrebbe vertere possono essere oggetto dell'attività della Commissione per la revisione dello Statuto quindi mi pare che anche questa fase di dibattito sia estremamente utile.
E' stata distribuita a tutti i colleghi una relazione tecnica che è stata rilasciata all'unanimità due lunedì fa dai Gruppi che compongono la Commissione. Mi permetto di fare sinceri complimenti agli uffici che l'hanno redatta, a tutti gli organi dirigenti della Presidenza del Consiglio che si sono attivati e agli uffici delle altre due Commissioni con i quali è stato utile, e in certi casi necessario, trovare una collaborazione.
Quindi, la parte tecnica della relazione è già a mani di tutti i Gruppi, aggiungerò soltanto due brevi parole di commento concordate con i colleghi che fanno parte della Commissione.
Mi pare che ci siano due o tre punti da sottolineare. Quando nel giugno 1996 la Commissione venne istituita dopo un dibattito, pur intravvedendosi già alcuni elementi di turbolenza istituzionale, nessuno pensava certamente non io - che saremmo entrati in una fase - per usare un aggettivo che oggi il Presidente ha già usato due volte - schizofrenica in termini di riforme.
Credo che non sia inutile ricordare che partendo dal giugno scorso c'è stata la proposta dei disegni di legge Bassanini, oggi leggi dello Stato.
Le parti politiche hanno opinioni diverse; in ogni caso, mi pare sia facile convenire che rappresentano comunque un passo forte, il primo anche, al di là del giudizio, in termini di federalismo possibile, di regionalismo accentuato.
Nello stesso momento c'è stata anche una forte attività delle Regioni in termini di interazione istituzionale. Credo che non sia inopportuno ricordare la fase dei dodici referendum abrogativi che coincideva, anche questa, con l'estate 1996. Si è continuato con le proposte di riforma della nostra Costituzione, sia quelle rimaste all'atto di proposta (alludo al Titolo V presentato dalla Conferenza dei Presidenti dei Consigli) che quelle diventate leggi, per essere più precisi proposte di legge della Regione come alimento della Bicamerale che nel frattempo era stata istituita con apposita legge (la n. 1 del 1997). Alludo anche alla proposta di legge dei Presidenti delle Giunte, del Cinsedo, che modifica come obiettivo la parte seconda della nostra Costituzione.
Quindi c'era e c'è un complesso quadro evolutivo istituzionale in cui la Commissione si è mossa, trovando difficoltà nel comprendere quale fosse la direzione più utile della sua azione, volendo da un lato comprendere se e in che misura era utile, indispensabile e necessario modificare la nostra Carta Costituzionale; d'altra parte, non nascondendosi la necessità di tenere d'occhio, attento, le riforme che nel frattempo potevano essere in altra sede decise che avrebbero avuto necessità di una ricaduta in ambito regionale.
Un altro commento che credo non debba sfuggire è che, pur avendo già detto in premessa che i lavori di questa Commissione hanno trovato la collaborazione degli uffici e della dirigenza del Presidente del Consiglio si è verificata puntualmente una sovrapposizione di aree di interesse con l'VIII Commissione consiliare permanente, competente in materia di Affari Istituzionali, che ha generato dei lavori congiunti, utili, sinergici, ma certamente presenta un momento di riflessione. Credo che il Consiglio nel momento opportuno vorrà riflettere su questo aspetto della sovrapposizione di aree di lavoro. Così pure non è sfuggita ad alcuno dei componenti la Commissione la contiguità nell'ambito dello Statuto, tra mondo dello Statuto vero e proprio e mondo del Regolamento, e di necessità quindi della contiguità dei lavori tra la Commissione di Revisione dello Statuto e l'analoga, fissata per Statuto, Commissione del Regolamento.
Qual era l'obiettivo della Commissione? Verificare - dicevo - la necessità, la possibilità, l'opportunità di riforme. Credo che su questo al di là delle scelte politiche che volutamente né nella relazione né in questo intervento vengono evidenziate, ci sia stata una concordia di opinioni da parte dei Commissari e conseguentemente dei Gruppi sul fatto che c'è ampia materia, già a Costituzione invariata, di possibilità di modifiche.
Sia nella relazione che poi negli allegati abbiamo inteso dividere queste riforme in tre categorie: quelle necessarie, quelle giuridicamente possibili e quelle politicamente possibili.
Quelle necessarie dipendono evidentemente dal quadro normativo e dall'obsolescenza giuridica che nel frattempo in questi venticinque anni si sono verificate e sono notevoli, notevolissime - gli allegato lo possono testimoniare, poi ne farò un velocissimo cenno.
C'è poi un'ampia elencazione delle riforme giuridicamente possibili anche a Costituzione variata, e così pure, sempre in un'attenta contiguità con i lavori della Bicamerale o di chi comunque in altra sede si occupa di argomenti contigui, quelle politicamente possibili.
Nell'ambito delle riforme necessarie vi è certamente la necessità di riflettere sugli organi delle Regioni e sulle loro funzioni. Le cito senza volerle esaurire: la necessità di adeguamento dello Statuto al nuovo sistema elettorale; il ruolo del Consiglio regionale come organo legislativo, di controllo, di indirizzo politico e di programmazione; il ruolo della Giunta come organo di governo, una ridisciplina quasi, dalle basi della sfiducia costruttiva, una ridefinizione delle funzioni degli Assessori e delle deleghe ai Consiglieri; il concetto di responsabilità dei Consiglieri regionali e delle loro attività ispettive e di controllo ad esempio nell'area degli Enti strumentali. Un'altra grande area è quella della previsione di un quadro legislativo organico per la distribuzione e l'attribuzione di funzioni e competenze agli Enti locali che anche qui ha visto una comunione di visioni, e le discussioni che nella parte conclusiva della mattinata si sono svolte attorno all'art. 17 attengono in qualche misura alla stessa area, cioè il rapporto tra Regione ed Enti locali. A questo proposito si sono svolti parecchi seminari, oltre ai lavori veri e propri della Commissione che sono puntualmente citati, anche come atti nella relazione tecnica (alludo a quello di Vinadio sui concetti di federalismo; al seminario con le sezioni degli Enti locali e in ultimo, al seminario congiunto con l'VIII Commissione sul decreto Bassanini), che sono tutti spunti di riflessione, da un lato sul non risolto rapporto di deleghe fra Regione ed Enti locali, come previsto dal dettato istitutivo dall'altro, in un momento in cui comunque le deleghe fra Stato centrale Regione, Provincie ed Enti sono continuamente oggetto di dibattito non soltanto come gioco di ruolo, ma come effettiva esigenza che l'amministratore corretto, attento, si deve porre per svolgere il suo lavoro in un quadro amministrativamente molto complesso, ripeto, al di là del ruolo politico che ciascuno di noi ricopre.
Emerge, per esempio, come riforma giuridicamente possibile, quella di inserire nell'ambito dello Statuto un nucleo indefettibile di competenze proprie dei Comuni e delle Province, che è una possibilità su cui eventualmente in un momento successivo si potrà ragionare.
Nell'ambito delle riforme possibili, sempre non volendole esaurire in un'elencazione arida, ma soltanto per citarle, c'è tutta la parte che attiene alla logica della Presidenza del Consiglio, dell'Ufficio di Presidenza. E' utile qui aggiungere che nell'ambito della Presidenza del Consiglio tutti gli Statuti delle altre Regioni con cui abbiamo comparato i lavori della nostra Commissione, siano essi già in fase propositiva o di dibattito presso i Consigli regionali, hanno una previsione fondante dell'introduzione della Presidenza del Consiglio come organo della Regione.
C'è ampia letteratura che sostiene che ciò debba avvenire previa variazione della Costituzione, ma esistono tesi altrettanto argomentate che lo renderebbero già possibile a Costituzione esistente. Così pure competenze ruoli e definizione dell'Ufficio di Presidenza che ad alcune parti, durante il dibattito, è parso non essere totalmente risolto nell'ambito del dettato attuale del nostro Statuto.
Un punto altrettanto importante e su cui c'è stata concordia nel ritenerlo non risolto è quello della qualità della produzione legislativa sia in termini di compatibilità che in termini di fattibilità. Anche su questo, quindi, una fase successiva della Commissione Statuto stessa potrebbe a mio avviso, dovrebbe anzi e non solo a mio avviso, avere spazio di riflessione.
Infine, giusto per citarne simbolicamente una ad elencazione di tutte quelle che sono emerse, quelle fattibili a Costituzione invariata, più chiaramente rispetto ad altre emerge la necessità di meglio definire i rapporti tra Regione e Comunità Europea. Le ragioni sono evidenti: al momento dell'istituzione delle Regioni, non solo le Regioni, ma la Comunità stessa erano veramente ai primi passi; ventisei anni dopo le realtà sono estremamente diverse sia in termini di realtà economico-sociale, ma anche e soprattutto in termini di rapporti di diritto. Su questo argomento, oltre alle discussioni in Commissione, oltre ai commenti nell'ambito delle relazioni dei componenti della Commissione tecnica di supporto, c'è stato un interessantissimo seminario proprio sui rapporti tra Regione e Comunità Europea, che ha fatto emergere possibilità su cui credo la Commissione potrà utilmente riflettere in una seconda fase.
Tra queste la più utile credo possa essere, sempre a titolo di suggerimento, una proposta che preveda una norma di scorrimento, ossia una clausola di adeguamento automatico delle norme comunitarie immediatamente applicabili, senza dilazionarne i tempi di applicabilità, secondo le procedure oggi normalmente in vigore per l'adeguamento in termini di sistema legislativo regionale alle leggi di ordine superiore. Così pure la programmazione regionale potrebbe o forse dovrebbe porsi obiettivi finalizzati alla cooperazione della Regione con i territori comunitari, con la definizione di un Piano di sviluppo regionale in un'ottica di integrazione europea.
E' parso a molti che il sottolineare con più chiarezza una vocazione europeista dello Statuto sia una possibilità su cui la Commissione e il Consiglio potrebbero, in una fase successiva, riflettere.
Mi fermo qui per dire che la Commissione, oltre ad aver utilmente lavorato nell'ambito di un periodo - e l'ho detto all'inizio costituzionalmente confuso, ha confermato che esiste la necessità di adeguare parte dello Statuto per obsolescenza; esiste un'ampia possibilità di lavorare alla costituzione esistente e di dare suggerimenti de jure condendo.
Credo che sia una delle risposte, tra l'altro anche la più politicamente nobile, per difendere il ruolo della Regione in un modo non politico, ma di attenzione verso un Ente che, probabilmente, non ha risposto interamente al dettato del legislatore della fine degli anni '60.
Certamente buona parte della Costituzione che la istituiva come Ente è rimasta irrisolta, e credo che oggi, in questo momento, uno dei modi più significativi di essere amministratore regionale sia quello di non farsi sfuggire l'occasione di fare della riforma dello Statuto non solo un fatto politico, ma un fatto di definizione della vocazione della Regione per il Terzo Millennio.



PRESIDENTE

Grazie al Presidente Burzi, anche per il suo lavoro, e grazie ai collaboratori che l'hanno accompagnato in questa sua prima tappa della revisione dello Statuto.
La parola alla Consigliera Minervini.



MINERVINI Marta

Il primo compito affrontato dalle Regioni appena istituite nel giugno del 1970 fu quello di darsi uno Statuto che ne disciplinasse il funzionamento e l'organizzazione interna. Si trattava, in allora, di un'assoluta novità, poiché solo in epoca relativamente recente la legge n.
142 del 1990 ha riconosciuto tale potestà anche a Comuni e Province.
La stesura e l'approvazione dello Statuto rappresentò un momento costituente per le neonate Regioni: esse seppero allora cogliere l'occasione per affermare il loro ruolo istituzionale e politico, inserendo negli Statuti contenuti programmatici e non limitandosi alla mera definizione dell'organizzazione interna. Oltre alla parte programmatica quasi un preambolo contenuto nella prima parte degli Statuti, fu anche introdotto un forte richiamo ai temi della programmazione e della partecipazione, costituendo - con riferimento all'epoca in cui furono redatti - un momento di riflessione notevolmente avanzato su questi temi.
Un discorso a parte riguarda però l'uso effettivo che di tali strumenti fu fatto e l'effetto, quasi nullo, che in concreto essi ebbero sull'attività delle Regioni.
Anche nella definizione delle forme di governo e di elezione degli esecutivi, gli Statuti innovarono notevolmente rispetto alla normativa vigente e alla prassi amministrativa, introducendo elementi avanzati quali quello di collegare strettamente il Presidente della Giunta al suo esecutivo e al programma di governo, e di superare il voto segreto per l'elezione dell'esecutivo.
Se facciamo mente locale a quella che è stata l'esperienza regionale in questi oltre venticinque anni di vita della Regione, dobbiamo constatare che vi fu una fase di vivace regionalismo, che coincise con l'emanazione del DPR n. 616 ma che poi gli anni '80 hanno segnato una fase di compressione e di riduzione del ruolo delle Regioni, mentre sul fronte delle autonomie locali agli inizi degli anni '90 interviene qualcosa di estremamente significativo ed importante: l'emanazione della legge n. 142 del 1990 che dà maggiore autonomia a Province e Comuni, definendone assetti istituzionali innovativi. Il nuovo ruolo fu ulteriormente rafforzato dalla riforma che ha introdotto per Comuni e Province l'elezione diretta del Sindaco e del Presidente.
Subito dopo l'approvazione della leggen. 142, si verificano sul fronte regionale due fatti significativi che fanno intravedere una riscossa delle Regioni, decise a rivendicare il proprio ruolo utilizzando tutti gli strumenti che la Costituzione prevede: sono dei primi anni '90, infatti, le iniziative delle Regioni per l'abrogazione di alcuni Ministeri che apparivano in contrasto con l'autonomia e le competenze regionali e la presentazione da parte di numerosi Consigli regionali al Parlamento di proposte di legge per modificare profondamente il titolo V della Costituzione, rovesciando il criterio di assegnazione delle competenze (non più poche materie residuali, ma l'affermazione e la traduzione nei fatti del principio "tutto ciò che non è dello Stato è delle Regioni") e rivendicando una più vasta autonomia organizzativa, decisionale e finanziaria delle Regioni stesse.
All'origine di questa "riscossa" delle Regioni non c'è soltanto l'insofferenza del ceto politico e burocratico regionale per la tenaglia sempre più stretta in cui si trovano schiacciate le Regioni: fra poteri nazionali accentrati, del Governo, dei Ministeri e del Parlamento, da un lato, e più forti poteri amministrativi e politici di Comuni e Province dall'altro. C'è qualcosa di più e di più profondo, che non riguarda soltanto la realtà italiana. Si affaccia, infatti, in questi anni, a livello europeo, un nuovo tema che ha forte rilevanza istituzionale e non soltanto economica e sociale: quello della competizione nel mercato unico europeo fra sistemi economici di dimensione locale e regionale.
I referendum e le proposte di modifica costituzionale hanno comunque costituito un chiaro segnale della volontà delle Regioni di conquistarsi un ruolo nuovo che va al di là dell'originario disegno del legislatore costituzionale, verso un regionalismo "forte", di ispirazione federalista.
Ed è questa, in uno scenario che non è più soltanto nazionale, la prospettiva aperta per la seconda metà degli anni '90.
Questa prima fase di lavoro della Commissione per la riforma dello Statuto ha permesso proprio di verificare come lo Statuto piemontese seppur molto avanzato quando fu approvato, presenta però ormai norme superate e non più rispondenti a quanto si sta muovendo nel panorama istituzionale del nostro Paese.
Pensiamo solo a quanto altro è avvenuto negli ultimi anni: oltre alla legge n. 142, che ha rinnovato profondamente il sistema delle autonomie locali, seguita dalla legge per l'elezione diretta dei Sindaci e dei Presidenti delle Province, e a quella sull'elezione del Parlamento, che hanno profondamente modificato, anche a seguito dei referendum, la legislazione elettorale in senso maggioritario, sono stati definiti i principi che devono ispirare l'azione amministrativa (quali la trasparenza la separazione e la distinzione tra compiti dei politici e responsabilità dei dirigenti), mentre il collegamento con l'Unione Europea diventa sempre più condizione per qualsiasi attività e il potenziamento degli esecutivi diventa urgente e necessario per permettere la governabilità delle istituzioni.
Per non parlare della profonda innovazione che la recentissima legge Bassanini dovrebbe apportare a tutto il sistema istituzionale del nostro Paese, introducendo di fatto una forma di federalismo amministrativo avanzato, compatibilmente - è ovvio - con i vincoli costituzionali, ma già prefigurando quelle che potranno essere le modifiche costituzionali di cui si sta occupando la Bicamerale.
A fronte di tutto questo, noi ci ritroviamo con uno Statuto che risente troppo del periodo in cui fu scritto, quando vigevano sistemi elettorali rigidamente proporzionali e si tendeva ad esaltare il ruolo delle assemblee regionali riconoscendo loro non solo funzioni legislative, ma anche amministrative. E' quindi importante procedere ad un suo aggiornamento, non solo per recepire quelle innovazioni legislative che hanno reso superate certe norme, ma anche per disegnare, nei limiti del possibile, un modello di Regione diverso, rispondente alle innovazioni istituzionali che si stanno verificando, pur tra molte difficoltà, nel nostro Paese.
E' evidente che dobbiamo tenere presenti i limiti che ci vengono dalla Carta Costituzionale, su cui sta lavorando la Bicamerale che dovrebbe permettere un suo adeguamento. Ma anche in attesa delle modifiche costituzionali e quindi a Costituzione invariata, penso che si possa procedere ad una revisione dello Statuto. E' in tal senso che si è mossa la Commissione in questa prima fase di lavoro, anche con l'aiuto valido e prezioso degli esperti, che hanno valutato e suggerito innovazioni e modifiche introducibili fin da ora.
Credo che il nostro dibattito oggi debba proprio soffermarsi su cosa possiamo fare in questo momento per adeguare lo Statuto alle mutate situazioni istituzionali e dare alla Commissione delle linee guida su cui muoversi per formulare delle proposte testuali innovative. Faccio qualche esempio: dobbiamo tenere conto della sempre più pressante richiesta che viene dalle autonomie locali, che non accettano più di essere soggetti passivi delle modifiche istituzionali, ma vogliono essere protagoniste insieme alle Regioni.
Riteniamo che sia giunto il momento di dare un rilievo statutario grande al nostro rapporto con le autonomie locali? Pensiamo che sia giusto che sia opportuno introdurre nel nostro Statuto una qualche forma di Camera regionale degli Enti locali, almeno con funzioni consultive? Vogliamo cercare di definire nuovi rapporti tra gli organi regionali che tengano conto anche delle innovazioni introdotte dalla nuova legge elettorale regionale, che prefigura quasi un'elezione diretta o almeno, proprio per tenere conto dei vincoli costituzionali, una designazione del Presidente della Regione da parte del corpo elettorale? A questi e ad altri punti che sono sottolineati dalla relazione dobbiamo oggi dare risposta per permettere alla Commissione di continuare nei suoi lavori, che mi sembrano estremamente utili, anche per fornire un contributo della nostra Regione al dibattito sulle riforme istituzionali in corso nel nostro Paese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia. Può parlare anche da lì. No? C'era una commistione troppo evidente, ho capito.



GHIGLIA Agostino

Favorevole alle mediazioni sempre, alle commistioni mai. Siamo in campagna elettorale, siamo tutti avversari, non ci sono coalizioni che tengono.
Non entrerò tecnicamente nel merito, come ha fatto in parte la Consigliera Minervini. Devo estendere il mio ringraziamento personale a quanto è stato fatto, oltre che dal Presidente della Commissione Statuto anche dagli uffici che hanno sempre seguito con grande attenzione le nostre discussioni - che in questa prima parte si sono anche limitate abbastanza ad una lettura dello Statuto e nelle quali ci siamo solo scambiati qualche idea assolutamente non operativa - e ci hanno costantemente fornito la documentazione necessaria per prepararci ad un compito che oggi sembra quasi sottovalutato, e vorrei anche dire svalutato, dalla scarsità dei Consiglieri presenti, soprattutto di maggioranza. Direi che è il compito forse più importante che ci dovremmo trovare a svolgere nei prossimi anni.
So che ci sarà un ordine del giorno, che sta già girando: dubito che in sei mesi riusciremo ad affrontare compiutamente, e magari a risolvere anche solo parte dei punti che il Presidente Burzi con il suo ordine del giorno ha posto alla nostra attenzione, anche se era giusto sottolinearli perché sono i punti e le linee guida sulle quali ci dobbiamo muovere.
Questo è il ruolo per eccellenza di un'assemblea regionale. Avviene in un momento anche poco opportuno: siamo in campagna elettorale e quindi tutti un po' distratti. Tuttavia, il nostro ruolo fondamentale è quello di legislatori - regionali, ma legislatori - e non c'è legge più importante e fondamentale dello Statuto della Regione Piemonte, per cui credo che nei prossimi mesi il nostro impegno, anche se oggi c'è un po' di disattenzione dovrà essere molto più fattivo ed attivo.
Nel dire questo, aggiungo anche che probabilmente la Commissione Statuto, che si perpetuerà nei prossimi sei mesi e poi forse anche per altri sei - comunque l'essenziale è riuscire a lavorare - sarebbe meglio che venisse ridotta numericamente, perché in realtà, essendo sempre tanti alla fine siamo sempre pochi; come dire, troppi costituenti, nessun costituente. E alla fine - lo dico facendo autocritica e lo pongo all'attenzione del Presidente del Consiglio e della Commissione - rischia di passare come Commissione cuscinetto, per non usare un termine peggiore mentre è una Commissione di un'importanza enorme, non solo per la tanta e sempre rivendicata autonomia del Consiglio regionale, non solo e non tanto perché la necessità di adeguare uno Statuto dopo venticinque anni è un'opera di primaria importanza, non solo e non tanto perché in questo Statuto noi dovremmo fare delle vere e proprie rivoluzioni, tenendo anche conto di quello che accade a livello nazionale, ma essendo quindi anche in grado di seguire passo passo il lavoro, se ci sarà e se sarà portato a compimento, del legislatore nazionale. Quindi l'impegno di questa Commissione non deve essere un impegno della "Commissione che lascia il tempo che trova", ma deve essere "l'impegno" o uno dei primi impegni di questo Consiglio regionale in una Commissione che deve aumentare la sua importanza, perché adesso siamo partiti dalla conoscenza, per quanto si spera che qualcuno lo Statuto della Regione Piemonte dopo essere stato eletto l'abbia almeno letto; dalla conoscenza dobbiamo passare alla fase operativa e la fase operativa ha bisogno di impegno, attenzione e costanza e non ha bisogno di troppi Consiglieri scambievoli che vanno una volta per uno essendosi persi le puntate precedenti.
In questo senso invito ad una revisione di questa Commissione e anche della sua calendarizzazione, compatibilmente con tutti i lavori ordinari della nostra assemblea, in un orario anche di eccellenza. Il lavoro di questa Commissione è estremamente importante e necessita di molta concentrazione, per trasferire la nostra esperienza sul dato legislativo e approfondire le questioni. E' una dimostrazione del fatto che anche i Consiglieri regionali del Piemonte sanno fare e proporre qualcosa allo Stato, magari di diverso e rivoluzionario; siamo sempre qui a ricordare di essere i legislatori regionali, il Parlamento regionale, vogliamo la Camera delle Regioni, mentre in realtà non siamo in grado o non abbiamo la volontà di partecipare attivamente ad un processo che non può essere svolto solo dai funzionari. Questi hanno fatto un lavoro egregio, ma dobbiamo dimostrare di saperlo portare avanti anche noi, con proposte estremamente concrete e puntuali.
Ci sono delle esigenze, già ricordate dal Presidente Burzi e dalla collega Minervini; sono esigenze di adeguamento alle nuove leggi, alle leggi nazionali ed internazionali che si sono susseguite nel corso degli anni. Tuttavia, esistono anche delle emergenze, che sono non solo e non tanto di adeguamento ai decreti Bassanini, ma soprattutto di vero adattamento ad un nuovo ruolo che assumiamo anche a Costituzione invariata per il semplice fatto che i Bassanini entreranno in vigore. E' quindi un ruolo nuovo, che ci deve dare maggiore responsabilità e ci deve spingere a lavorare in maniera approfondita all'interno della Commissione Statuto su questo tema con una certa celerità. Ciò per non rischiare di cadere - e concludo - in quello che era il timore che io espressi il giorno dell'insediamento della Commissione, ovvero di essere una Commissione superata, dove il legislatore nazionale faceva, dove tutti facevano, dove noi leggevamo lo Statuto e alla fine gli altri decidevano, per poi scoprire di avere perso sei mesi unicamente a leggere lo Statuto della Regione Piemonte.
Quindi la parte operativa, anche se è più pesante e richiede un maggiore approfondimento, deve essere affrontata con maggiore impegno e celerità - mi metto io per primo come colpevole - nonché con maggiori proposte e proposizioni da parte dei Gruppi politici. E noi di Alleanza Nazionale ci impegniamo fin da oggi su questo terreno.
Credo che verrà presentato un ordine del giorno, per il quale preannuncio fin d'ora, salvo altri interventi del collega Salerno, il voto favorevole del nostro Gruppo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ghiglia, anche per i suoi suggerimenti, che per saranno trasferiti nella Conferenza dei Capigruppo sia per quanto concerne la composizione della Commissione sia per quanto concerne l'orario di eccellenza cui lei ha fatto cenno.
La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

In un momento storico-politico di particolare rilievo e di estrema delicatezza democratica ed istituzionale del Paese, credo sia di grande attualità discutere della revisione dello Statuto della Regione Piemonte e rendere l'Ente più attuale e rappresentativo delle esigenze delle popolazioni piemontesi.
Le finalità politiche proposte con la costituzione di un'apposita Commissione speciale erano l'elaborazione di un nuovo testo che rimarcasse le tematiche del federalismo regionale e delle autonomie locali in relazione ad un più incisivo decentramento amministrativo centrale verso la periferia dello Stato. Esigenze istituzionali molto sentite e dibattute nelle istituzioni democratiche tra i cittadini, specie oggi, dove la società civile e contemporanea è in continuo fermento e trasformazione.
L'Ente Regione oggi non è solo organo legislativo e di controllo, ma è riferimento politico certo nella gravissima crisi economica, produttiva ed occupazionale, nelle vertenze sindacali e nelle calamità naturali, nella difesa dei diritti civili e politici delle popolazioni.
Quindi oggi la Regione è coinvolta in un ruolo molto più complesso. Il sistema elettorale regionale attuale, in attesa delle risultanze della Bicamerale, passa dal sistema di elezione di tipo proporzionale puro, ad uno di tipo elettorale misto (proporzionale e maggioritario), con premio al maggioritario elettorale. Questo, a mio avviso, è un tipo di elezione criticabile, perché non tiene conto del voto popolare che è proporzionale al risultato politico raggiunto, ma premia i partiti più forti e quindi dà alle maggioranze un peso sicuramente superiore a quello che invece hanno acquisito nel testo elettorale.
In base alla legge n. 142/90 è previsto giustamente l'istituto della sfiducia costruttiva, che è un principio politico democratico importante e di salvaguardia del potere popolare sovrano ed innovativo rispetto al passato. Nel nuovo Statuto, però, devono essere rivisti i rapporti politico istituzionali tra la Giunta regionale ed il Consiglio, anche alla luce del rafforzamento politico dell'esecutivo, così come è previsto dalla legge n.
142. Così pure vanno giustamente rivisti i rapporti politico-amministrativi tra la Regione, le Province, i Comuni e le Comunità montane, sempre in rapporto al decentramento amministrativo.
Lo stesso discorso delle deleghe deve essere applicato con l'obiettivo di creare un sistema regionale corretto, superando la concezione tesa ad affermare un ruolo di particolare accentramento nelle definizioni strategiche della Regione rispetto alle Province e ai Comuni, intesi come soggetti periferici importanti dalla stessa Regione. Solo che spesso non avviene, come è avvenuto per esempio in alcune discussioni di leggi regionali.
Importantissima è anche la possibilità di inserire nel nuovo Statuto una norma che preveda l'adeguamento automatico alla legislazione comunitaria, ovvero nei rapporti tra Regione e Comunità Europea, tenendo conto anche della sentenza della Corte Costituzionale sulla proposta di referendum presentata dalle Regioni. Insomma, i temi politici attuali impongono una decisa modernità dell'Ente Regione e del suo sistema organizzativo e democratico.
Io penso che, così come è stato elaborato, il documento vada assolutamente migliorato e reso più attuale, perché la tematica che riguarda la riforma, l'ordinamento, l'organizzazione, il governo e le elezioni, più di tutto il sistema complesso che deve dirigere l'Ente Regione va assolutamente modernizzata e resa attuale anche per l'importanza che ha il Piemonte, che è una regione a cerniera con l'Europa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Presidente e colleghi, abbiamo sottoscritto un ordine del giorno che io definisco puramente tecnico, nel senso che prevede una proroga dei lavori della Commissione.
Credo di dover esprimere qualche considerazione in ordine a questo processo che è stato avviato, dicendo innanzitutto che c'è parecchio scetticismo da parte nostra, non tanto nei confronti del Presidente della Commissione, quanto sulle modalità con le quali la Commissione pensa di andare avanti. Lo scetticismo non riguarda il numero dei componenti della Commissione; semmai al Consigliere Ghiglia posso dire che se c'è un rilievo da fare è sul numero complessivo delle Commissioni.
Il numero delle Commissioni è eccessivo, e la questione dell'eccellenza o meno della posizione e calendarizzazione della Commissione Statuto non è risolvibile proprio perché le Commissioni sono tante e diventa difficile conciliare gli orari. Se il Consigliere Ghiglia ritiene di dover creare una posizione di eccellenza, credo che il suo lavoro come Capogruppo di maggioranza sia quello di impegnarsi affinché - come aveva richiesto la minoranza - il numero delle Commissioni venga ridotto e vengano ridotte anche alcune sovrapposizioni che attualmente esistono, ad esempio tra i lavori della Commissione Statuto e il lavoro dell'VIII Commissione (in effetti, questo si è verificato).
Seconda considerazione. Credo che questo dibattito, un po' stanco e disattento, sia anche indice di uno scetticismo, non soltanto da parte nostra, ma complessivo, perché si è intrapresa la modifica dello Statuto in un momento in cui si sapeva - ma poi i tempi sono stati accelerati - della volontà di modificare la seconda parte della Costituzione, in un momento in cui è sopraggiunto qualche elemento di maturazione in ordine all'obiettivo della costruzione di uno Stato in senso federale.
Ci sono elementi più certi rispetto al passato, sono avvenute alcune maturazioni e sicuramente è difficile - anche perché diventa difficile scindersi quando si discute di questi problemi - modificare lo Statuto per adeguarlo soltanto alle leggi esistenti o per tenere conto del dibattito in corso sulla Costituzione variata; obiettivamente diventa un'operazione difficile. Se si modifica lo Statuto soltanto per adeguarlo alle leggi esistenti (legge n. 142 ed altre che sono state citate), questo sarebbe un fatto puramente tecnico; se si vuole invece un'azione politica, è chiaro che la nostra mente va alla modifica costituzionale, per cui tutti i suggerimenti e i contributi che possiamo dare sono in qualche maniera coerenti con un'idea che abbiamo di federalismo, per forza di cose.
Pertanto si rischia, nel momento in cui il dibattito arriverà in Commissione, di pensare alla revisione dello Statuto sulla base delle nostre diverse concezioni di federalismo.
Mi chiedo se non sia forse utile, non dico sospendere, ma fermarsi un attimo a constatare se c'è qualche elemento più certo sul quale costruire una revisione dello Statuto. Tale revisione è un fatto importante, non è soltanto un adeguamento alle leggi o la modifica di alcune regole datate (penso alle maggioranze estremamente qualificate nate negli anni '70).
Non sono così convinto che oggi la Commissione sia nelle condizioni per continuare un lavoro politico utile, ma questa è la posizione di un Gruppo se poi ci sarà da lavorare il contributo verrà dato.
Rammento quanto detto dalla collega Minervini. Il rapporto tra Regione ed autonomie è diventato un elemento certo nel dibattito, come è diventato un elemento certo il fatto che la Regione - lo ripetiamo - debba avere un ruolo prevalentemente legislativo e di programmazione. Con quale coerenza possiamo fare delle affermazioni simili, se poi nella gestione concreta negli atti che compiamo, il nostro atteggiamento è diverso? Il collega Burzi nel testo originario ha scritto che le buone regole sono una buona politica, ma ciò è indicativo del fatto che le regole non sono sufficienti. Noi cadiamo in grande contraddizione, perché anche quel poco spazio - ma in realtà non è poco - che può essere utilizzato per incominciare subito a svolgere un'azione legislativa come assemblea, pu essere dedicato per dare un maggiore peso alle autonomie locali. Questo secondo me, è il contributo che possiamo dare coerentemente ad un disegno di costruzione del nuovo Stato federale.
Credo pure che ci sia un tema di approfondimento politico sul quale prepararsi: il rapporto generale con le autonomie. Qui si oscilla tra posizioni di grande opportunismo e posizioni di costruzione di un progetto teorico. Personalmente sono dell'opinione che la costruzione di un nuovo Stato federale non possa che avere come attore principale la Regione. Ma perché ciò avvenga, è indispensabile che il ruolo importante che hanno assunto i Comuni venga inserito in questo disegno: non si tratta soltanto di costruire una Camera delle Regioni mista ad una Camera delle autonomie locali. Questo è soltanto un modo per ratificare una posizione esistente che non è la migliore perché non esiste soltanto un centralismo statale, ma anche un centralismo regionale; ci sono delle autonomie dei Comuni che funzionano ed altre no.
Questo vuole richiamare soprattutto ad una riflessione più coerente perché se le nostre riflessioni sono puramente teoriche credo che la disattenzione in aula sia normale, anche se vengono svolti degli interventi come hanno fatto il Consigliere Ghiglia ed altri colleghi - finalizzati a rilevare l'importanza della Commissione Statuto. Ma la disattenzione e la distrazione con le quali si segue questo dibattito indicano che probabilmente la strada intrapresa non è la più corretta. Bisogna riflettere.
In ogni caso, siamo d'accordo nel prolungare i lavori della Commissione, ma credo che qualche definizione più concreta sulle modalità per proseguire i lavori sia indispensabile, altrimenti si rischia di compiere degli atti formali che in qualche maniera ci possono mettere a posto la coscienza, ma che in realtà non danno alcun serio contributo, così come questa assemblea non è riuscita a dare un "grande" contributo al lavoro della Commissione Bicamerale. Per essere molto franchi e sinceri, il contributo più utile al lavoro della Commissione Bicamerale è stato compiuto con la presentazione della proposta da parte dei Presidenti delle Giunte regionali - da noi condivisa - relativa alla seconda parte della Costituzione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Gallarini, che interviene in qualità di Consigliere.



GALLARINI Pierluigi

Signor Presidente e Consiglieri, vorrei fare alcune considerazioni politiche a nome del mio Gruppo, che ha apprezzato ed apprezza il lavoro svolto dal Presidente della Commissione, Burzi.
La partecipazione e il clima in cui si svolge il dibattito - che altri hanno considerato come stanco - dimostrano come le Regioni rivendicano il federalismo e l'autonomia, ma non ha torto chi sostiene che le Regioni così come sono oggi, sono molto più adatte ad erogare contributi alle Pro Loco, alle bande musicali e quant'altro, anziché assurgere al ruolo di programmazione al quale ambiscono. Però un conto è ambire e un conto è avere l'autorevolezza e la maturità per conquistare il ruolo rivendicato.
Giustamente il collega Ghiglia ed altri hanno ricordato come tale questione rappresenti il pilastro portante rispetto al futuro delle istituzioni. Ma se l'importanza di questo dibattito la si giudica alla luce del grado e dell'entusiasmo della partecipazione, penso proprio che ci sia da essere più che scettici, come diceva il collega Saitta.
E' vero quel che diceva il collega Burzi, introducendo il lavoro svolto in questi mesi (inserendo quindi una premessa all'ordine del giorno, che è stato firmato in modo ampio e diffuso all'interno del Consiglio) relativamente al fatto che all'epoca in cui nacque questa esigenza all'interno del Consiglio c'erano aspettative ed un clima di fiducia venuti probabilmente meno nel corso di questi ultimi mesi. La sfiducia è cresciuta non solo sotto l'aspetto della confusione, ma anche sotto l'aspetto della disillusione rispetto ad ambizioni, entusiasmi ed aspettative che, nel corso di questi mesi, hanno dato vita ad una sovrapposizione articolata di più mani per arrivare a scrivere alcune cose (facendo molte volte anche a gara a chi scrive prima, senza badare alla qualità e al filo conduttore di una bussola che deve orientare nei confronti di una rivendicazione autorevole di salto di qualità per quanto concerne l'istituzione Regione).
Nonostante tutto questo, riteniamo che l'ordine del giorno sia condivisibile. Come Gruppo lo approveremo perché crediamo che nel corso di questi mesi non si debba solo aspettare - come diceva il collega Saitta che da Roma arrivi ancora qualcosa (quindi stare in apnea fino a quando arriverà qualche altra indicazione rispetto a quanto già si muove), ma occorra fare la nostra parte. Tutto ciò ovviamente a Costituzione vigente così come è stato ribadito, nel senso che, oggi come oggi, non possiamo assolutamente sapere quali saranno gli approdi a cui arriverà la Bicamerale intorno a queste questioni, ma il Presidente Burzi parlava di riforme necessarie, giuridicamente possibili e politicamente possibili. Io penso che a Costituzione invariata noi dobbiamo, soprattutto sull'ultima parte cioè il politicamente possibile, cercare di avere delle idee, delle proposizioni che consentano - questo sì - di alzare i contenuti che questo dibattito nella forma non propone come esaltanti.
Abbiamo visto anche l'ordine del giorno presentato dal Gruppo di Rifondazione Comunista, che praticamente suggerisce di lasciare le cose come stanno, quanto meno nella prima parte, mentre per quanto riguarda la seconda parte è molto riduttivo.
Forse dal punto di vista del realismo non è che sia adeguato al 100 ma noi riteniamo che, nonostante le considerazioni di carattere negativo che facevamo in premessa, si debba comunque avere l'ambizione di non fermarsi ad una minuteria di bassa proposizione, ma occorra, sempre nell'ambito di quelle conquiste di cui parlavamo, sforzarsi perché dalla Commissione e dal Consiglio regionale scaturisca una proposta che sia la più autorevole possibile e abbia dei contenuti i più elevati possibili.
Ribadisco quindi, con queste considerazioni molto sintetiche l'appoggio a favore di questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Come ha ricordato il Consigliere Gallarini, il nostro Gruppo ha presentato un proprio ordine del giorno, non aderendo - non so se siamo gli unici, ma probabilmente siamo pochi - all'ordine del giorno presentato dal Consigliere Burzi, che abbiamo avuto la possibilità di discutere in sede di Commissione, dove già avevamo annunciato la nostra non adesione al documento. In ogni caso, non credo che il nostro sia un documento minimale anche se è ovviamente stringato, perché parte da alcune valutazioni ben precise.
Nel corso di questi mesi, in Commissione e anche oggi in aula, abbiamo sentito spesso usare termini come "superato" e "obsoleto" nei confronti dello Statuto. Questa è una considerazione che non ci trova d'accordo. E non è un caso, secondo me, che nel dibattito si faccia continuamente riferimento a questo, ma poi in concreto non si prenda nessuna parte dello Statuto per dire: "Questo è un punto obsoleto". Mancano sempre gli esempi pratici, se ne parla in termini generali e generici. Ma se una cosa non funziona, bisogna individuarla e capire perché non funziona.
Non ritengo che il problema dell'obsolescenza sia dovuto a chissà quali fatti. E' vero che nello Statuto - anche noi lo riconosciamo - ci sono parti superate, ma pensiamo che nella sua impostazione generale mantenga la sua validità. E' ovvio che ventisette anni si fanno sentire e fanno sì che ci siano dei pezzi di Statuto che sono stati superati, ma questo punto è anche oggetto dell'ordine del giorno.
Comunque, nella sua impostazione generale noi riteniamo che lo Statuto non sia così obsoleto e quindi non pensiamo che si debba aprire una nuova fase costituente all'interno della Regione, a meno che - ma questo è un quadro che non conosciamo, che è possibile, forse probabile, ma assolutamente non certo, soprattutto nei suoi aspetti concreti - i lavori della Bicamerale non mutino il quadro di fondo. Allora ci si troverà a dover intervenire perché ci saranno dei punti di riferimento mutati che obbligheranno ad adeguarvisi. Però fino a che questo non c'è e non si conoscono i contenuti di queste possibili modifiche, rischiamo di fare un lavoro - come in parte è stato quello della Commissione - molto astratto.
Le cose su cui si può migliorare lo Statuto sono indubbiamente molte.
Quando io dico che non è obsoleto e superato nella sua sostanza non vuol dire che non può essere modificato e migliorato a seconda dei punti di vista di ognuno di noi; si può variare il corpo di quello Statuto migliorandolo, e su questo ognuno di noi la pensa in modo diverso. Questa però, è una valutazione politica finale, perché noi pensiamo che nella sua impostazione generale, nella sua vocazione quello Statuto mantenga una sua validità. Ripeto, ciò non vuol dire comunque che lo Statuto non abbia parti che sono state superate dal corso dei tempi, da evoluzioni concrete, anche di natura legislativa, con cui ci si deve confrontare. Su quella parte noi siamo d'accordo che si agisca.
Già al momento in cui si è costituita la Commissione, ritenevamo eccessivo per quel compito istituire una Commissione, e continuiamo a mantenere questa impostazione.
Prima di concludere, faccio ancora due considerazioni.
La prima: ogni tanto si rischia di fare confusione tra Statuto e Regolamento. E' ovvio che uno discende dall'altro, ma sul Regolamento è più facile intervenire, è più contingente che non lo Statuto, che invece è più generale.
La seconda considerazione riguarda il rapporto tra lo Statuto e l'Europa. Ed è un argomento che viene usato spesso. Io sono preoccupato di un intervento sullo Statuto in rapporto all'Europa per due ragioni. La prima: il quadro europeo è un quadro che muta, che non è fisso, quindi attenzione ad inserire degli elementi in un quadro che è tutt'altro che definito.
La seconda: al di là della nostra impostazione sull'Europa, è indubbio che il funzionamento concreto dell'Europa è molto poco democratico, per non dire antidemocratico; è un funzionamento molto centralizzato. Il dubbio è che si voglia modificare lo Statuto riducendo gli elementi di democrazia il ruolo delle assemblee elettive ed accentuare gli aspetti di efficienza perché in fondo l'Europa funziona bene. Ma non è un caso che quando parliamo dell'Europa quasi mai parliamo del Parlamento europeo, parliamo quasi sempre delle Commissioni. Il riferimento con il Parlamento non esiste! Ed è un problema, perché io credo che accettare un quadro europeo con queste caratteristiche in uno Statuto sia negativo perché - lo ripeto l'Europa, così com'è oggi, è una struttura non democratica: l'unica struttura europea legittimata dal popolo, il Parlamento europeo, non conta nulla! Noi pensiamo che il rapporto statutario con l'Europa debba avvenire semmai in un momento in cui anche la legittimità democratica delle istituzioni europee sia diversa da quella che è oggi. In ogni caso credo che avremo l'esigenza di questo mutamento, anche se - ripeto - è problematico rapportarsi all'Europa così com'è. Poi è necessario, essendoci i Trattati, riconoscerli e confrontarli; questa indubbiamente è una necessità che abbiamo, però non è la stessa cosa che inserire nello Statuto un riferimento a questo quadro. Un conto è riconoscere i vari rapporti bilaterali o multilaterali tra lo Stato italiano e le istituzioni internazionali come l'Unione Europea; altro conto è inserire nello Statuto elementi di questo tipo.
Concludo sul proseguimento dei lavori della Commissione.
Noi pensiamo che il proseguimento dei lavori a questo punto debba anche portare ad un risultato, e date le condizioni che dicevo prima di un quadro esterno ancora mutevole (sapremo tra alcuni mesi quali saranno le conclusioni della Bicamerale), riteniamo che per il momento sarebbe necessario fare almeno quella parte di lavori di "restauro" dello Statuto per adeguarlo alla realtà e alle modifiche legislative. Per questo, per secondo noi non è detto che lo strumento debba essere di nuovo una Commissione speciale. Già in passato sono emersi collegamenti con l'VIII Commissione, pensiamo quindi che un lavoro di questo tipo, se si fa una scelta di questo genere, possa anche essere affidato alle Commissioni esistenti, all'VIII in particolare. Nell'ordine del giorno non lo specifichiamo perché vogliamo lasciare aperto questo aspetto; non parliamo neanche di proseguimento della vita della Commissione Statuto, lasciando la cosa aperta, però pensiamo che una riflessione su tutto questo sarebbe utile per capire come proseguire e quale ambito deve avere. Con un ambito di revisione più generale si rischia di andare di nuovo incontro a tempi lunghissimi, senza poi avere un quadro preciso, mentre invece ritengo che almeno questa parte di lavoro che può dare dei risultati debba essere decisa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galli.



GALLI Daniele

Intervengo a titolo personale, in quanto per il Gruppo è già intervenuto il mio Capogruppo.
Io volevo ringraziare essenzialmente il Presidente della Commissione Statuto per il lavoro da lui svolto; lo condivido appieno e reputo che dal suo lavoro possano nascere degli spunti molto interessanti. Uno dei più interessanti è lo spunto a livello europeo che reputo, in realtà, una formazione estremamente democratica.
Io continuo a scorrere - e mi riferisco a quello che diceva il collega Papandrea - gli atti della Comunità Europea che mi arrivano così come penso arrivino anche a lui. Su questo aggiornamento, leggo del Comitato delle Regioni e di quanto si proponeva la CEE rispetto agli Enti regionali; non vedo niente di antidemocratico in questo, anzi vedo una fattiva volontà a livello CEE di incrementare il peso delle Regioni al di là degli Stati membri, in forma costruttiva e in forma determinante, per la nuova politica europea.
Invito dunque il Consiglio della Regione Piemonte ad agire in questo senso, cioè ad attivarsi per una propria politica europea molto più accentuata di quella svolta attualmente.
Reputo, inoltre, che la Commissione Statuto debba avere una seconda fase redigente, la più completa e la più ampia possibile, perché non ritengo che i tempi certi della politica italiana ci consentano di fermarci e di aspettare un qualcosa che potrebbe finire in un neocentralismo, che si tende a mascherare come soluzione federalista, e che in realtà non è nient'altro che un decentramento. E io non voglio che quella che era l'ambizione mia personale e di altri colleghi, che avevano preso chiaramente posizione rispetto al federalismo, finisca, senza aver proposto niente sia a livello regionale che a livello nazionale e a livello europeo per farci subire un nuovo centralismo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglietti.



MIGLIETTI Franco

Mi permetto di chiedere scusa all'assemblea se in questo intervento sarò disorganico, probabilmente piuttosto impreparato e qualche volta incoerente.



(Commenti ironici in aula)



MIGLIETTI Franco

Parlo ugualmente, dato che ne ho la facoltà e il diritto inalienabile che mi viene da un sistema democratico, permettendomi di fare le giuste premesse.
Signor Presidente e cari colleghi, dopo gli interventi che ho sentito mi sono sorti molti dubbi, che partono da questa considerazione: credo che tutti i Consiglieri regionali, anche quelli di fresca nomina, sapessero a priori, già prima di costituire la Commissione Statuto, quale sarebbe stato lo scenario che ci saremmo trovati sotto gli occhi. Una Regione così concepita - cercherò di descriverla: 22.000 miliardi di bilancio, di cui 10.500 miliardi di partite di giro; dei rimanenti 11.500 miliardi, 6.850 miliardi imputati alla sanità (di cui vorrò poi capire per quanto riusciamo ad incidere, essendo gestiti direttamente e giustamente dai Direttori delle UU.SS.LL. e delle Aziende ospedaliere); circa 3.000 miliardi, forse qualcosa in più, poniamo 4.000 miliardi, sono i proventi derivanti dalla Comunità Europea, e quindi i cofinanziamenti. Totale disponibilità autonoma della Regione: 600 miliardi per quanto riguarda il conto capitale; 300 miliardi per quanto riguarda la spesa corrente, di cui 185 miliardi del personale, 3.500 addetti, compresi i Co.Re.Co. provinciali e compagnia bella, a fronte di 58.500 dipendenti per il solo sistema sanitario piemontese. Sottolineo: per il solo sistema sanitario piemontese, 58.500 dipendenti.
Credo di aver descritto chiaramente che cos'è oggi la Regione Piemonte senza - come tutte le Regioni - alcuna possibilità di autonomia impositiva se non la tassa sulla benzina e l'addizionale sul metano, dove abbiamo una certa, ma non totale, discrezionalità.
Questo è lo scenario cui ci trovavamo di fronte prima di costituire la Commissione Statuto. Abbiamo costituito la Commissione, perché ritenevamo comunque di doverlo fare, indipendentemente dallo scenario che ho descritto, che è quello reale delle competenze in alcune materie, che erano quelle assegnate alle Regioni a Statuto ordinario da parte dello Stato.
La riforma che sta andando avanti sta cambiando esattamente tutto lo scenario; vi sarà - io mi auguro che finisca così - la Bicamerale, la quale definirà i compiti dello Stato sotto il profilo legislativo, e tutta la risulta sarà di competenza delle Regioni. Tutto ciò cambierà totalmente lo scenario, ma questo lo sapevamo già prima di costituire la Commissione Statuto.
Pertanto, perché si è costituita allora la Commissione Statuto (mi chiedo)? Pur con i limiti che ci siamo autoimposti, non abbiamo detto che la Commissione Statuto era costituita per modificare lo Statuto; nella delibera, tutti d'accordo - se non erro è stata votata all'unanimità abbiamo detto che avrebbe dovuto individuare quelle parti a Costituzione invariata, tenendo conto in prospettiva di quello che stava avvenendo a livello nazionale. Credo che allora la discussione sulla Bicamerale fosse soltanto in embrione; si criticavano le Bicamerali passate; qualche Gruppo qualche componente politica del nostro Parlamento italiano prospettava la Costituente, ecc. Oggi invece il quadro è un po' più definito, in quanto abbiamo un punto di riferimento relativamente ai compiti che il Parlamento italiano ha deciso di affidare alla Bicamerale.
Ritengo che tutto il Consiglio regionale, con i suoi rappresentanti nella Commissione Statuto, abbia svolto in modo assolutamente degno il compito che gli è stato affidato, ovvero di individuare, tramite le relazioni degli esperti e quelle dei nostri uffici - e anche qui mi compiaccio, perché ho letto con interesse relazioni di un livello non indifferente, per cui ringrazio anche i nostri uffici - i punti che a Costituzione invariata potevano essere presi in considerazione all'interno del nostro Statuto. Vi sono anche alcune leggi che, essendo lo Statuto del 1971, non erano ancora sopravvenute, cioè la n. 142 e successive modifiche il DL n. 29 e la legge n. 241.
Si è individuato il percorso esaurendo il compito fin qui portato avanti da questa Commissione, che era quello di renderci edotti; qui ve ne è una testimonianza, questi sono tutti documenti prodotti dalla Commissione, dove avremmo avuto la possibilità e avremmo potuto, nella seconda parte del mandato, esaurire il nostro compito apportando le modifiche a quegli articoli che sono stati individuati. Ritengo che fin qui il compito sia stato esaurito; sarebbe un peccato mandare agli archivi un lavoro così compiutamente svolto, perché il compito è stato modellato su ciò che avevamo alle mani e cioè una Regione con le caratteristiche precedentemente descritte.
Credo che questo compito debba essere esaurito, ma non nella Commissione Statuto come Commissione speciale. Nell'VIII Commissione? Non lo so, non voglio esprimere giudizi in merito. Invito il Consiglio regionale, intanto ringraziando il Presidente e la Vicepresidente della Commissione, almeno a non vanificare tutto il lavoro che è stato fatto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Dopo l'illustrazione del Consigliere Papandrea, il quale ha illustrato il suo ordine del giorno, trovo doveroso ribadire la non approvazione dell'ordine del giorno di Rifondazione Comunista, perché lo riteniamo contro la logica per la quale si è istituita la Commissione Statuto.
Non è per modificare lo Statuto sulla base dell'evoluzione della legislazione vigente, ma perché si ritiene necessario revisionare lo Statuto anche a legislazione invariata, proprio perché ci si è accorti che alcuni funzionamenti degli organi della Regione meritano un'evoluzione normativa, soprattutto perché ci sono state delle aperture, non già per un fatto di modifica della Costituzione potenziale con la Bicamerale, ma con il decreto Bassanini.
Ricordo che il prof. Pizzetti, nel suo intervento in questa sala ha ribadito un concetto fondamentale, quello del federalismo amministrativo il principio per il quale chi fa le leggi le amministra e quindi dà luogo da parte dello Stato alla grande massa di organi che sono la cosiddetta amministrazione periferica dello Stato. Se si rompe questo principio, non solo chi fa le leggi non le amministra, ma anzi il delegante alle Regioni le amministra in vece sua.
Questo è un passo importante, ma credo che sia stato colto molto superficialmente: in realtà vuol dire che le Regioni saranno investite di funzioni e di una parte di sovranità trasferita dallo Stato, che impongono assolutamente che questa Commissione si faccia carico di una revisione generale degli organi, del funzionamento e delle prerogative che la Regione e i suoi organi devono avere.
Per cui l'ordine del giorno di Rifondazione Comunista lo troviamo non in linea, proprio per una necessità, come ho detto a legislazione invariata, di rivedere le funzioni e l'operatività. Ribadiamo il nostro "no" e l'approvazione al prosieguo dei lavori e alla finestra aperta della Commissione Statuto.



PRESIDENTE

Anch'io voglio dire due parole, perché credo che innanzitutto il Presidente Burzi, la Vicepresidente Spagnuolo e i rappresentanti della Commissione meritino assolutamente tutto il nostro apprezzamento per il lavoro che hanno svolto e per l'impostazione metodologica che hanno seguito.
Vorrei dire, proprio per togliere i dubbi che possono anche appartenermi in questo momento, che l'indice dei temi, cioè la perlustrazione del territorio, non soltanto dal punto di vista geopolitico ma anche sociologico, è stato indicato dalla stessa Commissione e pertanto su questi temi si è potuto elaborare uno schema di lavoro sul quale accentrare successivamente, nella seconda fase, l'attenzione della Commissione statutaria.
Non voglio parlare dei fatti tecnici, che riprenderemo nella Conferenza dei Capigruppo - la riduzione della Commissione e tutta quanta la composizione numerica - però mi permetto di dire, soprattutto all'amico Saitta, riprendendo anche quanto hanno detto i Consiglieri Ghiglia, Salerno e Miglietti, che il problema di un approccio minimalista a questa legge - e questo è anche un po' l'oggetto dell'ordine del giorno del Consigliere Chiezzi - è un approccio che può essere rispettato, però non è assolutamente coerente ed è palesemente in contraddizione con il largo spettro di individuazione dei temi che potrebbero essere domani l'oggetto di una nuova revisione statutaria. Questo significa una cosa molto semplice: o questi temi sono assolutamente ridondanti, oppure sono superflui, oppure inaccessibili ad una riforma statutaria. Comunque, si tratta di mie semplici valutazioni. Invece voglio dire che, al di là della storicizzazione della legge, che è nata in una particolare congiuntura politica.... Consigliere Chiezzi, se mi ascolta un attimino...



CHIEZZI Giuseppe

Stavo decidendo se regalarle la matita rossa e blu.



PRESIDENTE

Posso essere Presidente del Consiglio e parlare di queste cose? Posso fare una riflessione? Non ne faccio tante! Potrei fare una riflessione anche utile per il prosieguo dei lavori. Ma se volete che taccia, io taccio!



CHIEZZI Giuseppe

Dare giudizi...



PRESIDENTE

Non dò giudizi. E' un'offesa dire che è un approccio minimalista? La relazione del prof. Mario Dogliani - che non appartiene né alla mia forza politica né a quelle della maggioranza, e credo che possa essere questo l'oggetto dell'attenzione del Consiglio - sul problema della partecipazione spero che lei l'abbia letta, anzi ne sono certo - pone una riflessione calzante, quando dice che "l'alternativa è, oggi, se surrogare la debolezza dei partiti con un rafforzamento delle istituzioni e in particolare del Presidente della Giunta, accentuando i tratti maggioritari del sistema e favorendo un dialogo diretto tra Presidente e cittadino singolo, fra Presidente e cittadinanza, oppure se mantenere un atteggiamento in favore dei confronti e del modello organizzato per corpi intermedi". In questo senso mi riferivo alla storicizzazione del nostro Statuto, per cui all'indomani del fascismo, si inaugura la possibilità di avere la massima partecipazione possibile da parte dei partiti, proprio come correttivo democratico ad una rappresentanza politica che prima era assolutamente monocratica.
Signori, questo è un fatto fondamentale, altro che aspettare che la Bicamerale ci dia la Costituzione variata, perché qui il processo è completamente diverso! Significa che dobbiamo o ripercorrere la strada dei partiti, delle Organizzazioni sindacali, dei corpi intermedi, del partecipazionismo, delle degenerazioni del sistema, oppure dire che il problema al centro della nostra attenzione è quello per cui, oggi attraverso il sistema maggioritario, interviene un rapporto diverso; e qui entra in campo uno dei punti fondamentali, Consigliere Papandrea, quello della partecipazione e quello del rapporto diretto fra il cittadino e il Presidente. Questo è un problema, ma voglio dare un'indicazione, non aprire una polemica.
Ritorno ancora al prof. Dogliani e sul problema di come gli interessi possano essere più o meno decifrati, una delle cose che più mi ha colpito: nel primo caso, la partecipazione al problema di comunicazione - quante volte si è parlato di comunicazione in questo Consiglio! Nel secondo caso se vale sempre il problema del rapporto con i corpi intermedi, è necessario che ci sia sempre questa rappresentanza intermedia di negoziazione politica tra interessi più o meno stabilizzati, soprattutto partendo dalla decifrazione del territorio. E la decifrazione del territorio - altro argomento che riguarda il nostro Statuto - non è la decifrazione di un territorio geofisico o geopolitico, che potrebbe anche cambiare con il mutamento dei confini: è il principio della programmazione che si innesta sul territorio, e pertanto non un residuo di volontà impotenti o di vaniloqui politico-programmatici. Ma una possibilità per la Regione di costruirsi, sull'esempio francese, come coagulo dell'intelligenza tecnica del sapere burocratico, nel più alto e nobile significato del termine.
Questi sono fatti importanti, ma non ininfluenti rispetto alla decisione che questo Consiglio dovrà prendere e rispetto a quello che si giudica oggi, non a quello che si giudica domani. Al di là del fatto che io, sul Cinsedo, posso dire delle cose opinabili, perché quando ieri ho sentito il Presidente del Senato dire che la Camera delle Regioni non ci sarà e quando vedo che alcune Regioni d'Italia dicono che oggi si deve inserire, accanto al Consiglio regionale, anche la Camera delle autonomie con tutto il problema delle interferenze che potrà generare, credo che proprio oggi, se ci deve essere un fatto molto preciso - senza parlare dell'art. 3 della legge n. 142, delle deleghe, che è un problema rilevantissimo - solamente partendo da un presupposto politico-culturale di questo termine, noi dobbiamo non solamente recuperare il tempo di ieri, ma dare un'accelerazione ai nostri lavori.
Per questo, senza usare la matita rossa e blu, mi dispiace di dare questa impressione, soprattutto a lei, Consigliere Chiezzi...



CHIEZZI Giuseppe

Le dirò che gliela regaleremo, perché lei la usi...



PRESIDENTE

La ringrazio! Ma partiamo da questo fatto, perché noi siamo oggi in una posizione più o meno atona; si tratta di problemi enormi, e mi piacerebbe che queste relazioni - ve ne sono quattro o cinque che sono particolari venissero lette, commentate, come si faceva nei vecchi cenobi, quando gli altri mangiavano e uno leggeva - non faccio né pedagogia né altro - per capire qual è la portata epocale del nostro lavoro.
Credo allora che, al di là di tutte le valutazioni che si possono dare questo discorso debba essere ripreso ed accelerato, sia pure contenuto in certi termini, cercando però di risolvere alcuni punti nodali che proprio le leggi n. 142, n. 241 e n. 43 del 1995, per l'elezione del Presidente della Regione, ci pongono. Non dico altro.
Passiamo dunque all'esame degli ordini del giorno presentati in materia.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 481 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti, il cui testo recita: "Premesso che durante i lavori della Commissione speciale per lo Statuto sono emerse posizioni variegate in merito alla necessità o meno di un'ampia revisione dello Statuto della Regione Piemonte non è sinora emerso che lo Statuto rappresenti uno strumento inadeguato per l'attività del Consiglio regionale piemontese è piuttosto emerso che in alcune sue parti lo Statuto è superato oppure non è adeguato alla legislatura vigente ribadito che si ritiene l'attuale Statuto ed in particolare la sua prima parte un valido strumento per guidare l'azione della Regione Piemonte si impegna il Consiglio regionale del Piemonte: a deliberare il prosieguo dei lavori con il preciso compito di modificare le parti dello Statuto solamente laddove ciò sia reso necessario dall'evoluzione della vigente legislazione".
La parola al Consigliere Saitta per dichiarazione di voto.



SAITTA Antonino

Il percorso che propone Rifondazione Comunista mi pare molto realista perché secondo me registra la distanza tra alcune dichiarazioni di fondo di principio, espresse poco fa da lei, Presidente, di grande interesse e il ruolo concreto che una Commissione regionale in questa Regione, in questo momento, in questo Piemonte è in grado di svolgere in ordine agli importanti temi che lei ha affrontato e che sicuramente dovranno essere affrontati come elementi di riferimento per la revisione della Costituzione italiana. E' in discussione l'impianto che deve essere dato all'articolazione democratica del nostro Paese. E questo diventa un elemento fondamentale.
Io non credo - anche perché è stato fatto un richiamo poco fa da lei Presidente - che possa esistere qualcosa di diverso dalla democrazia dei partiti, degli organi intermedi e dei partiti riformati. Di questo sono convinto; sarà perché credo ancora nei partiti e sono enormemente preoccupato per qualcosa di diverso, come i movimenti, le lobby o una democrazia di carattere virtuale. Sono anche preoccupato del fatto che una concezione degli organi istituzionali in cui abbia il predominio e un peso maggiore - come sta avvenendo negli Enti locali e come probabilmente avverrà anche nelle Regioni, ma io spero di no - il capo dell'Amministrazione comunale o regionale. Ciò è estremamente negativo nei confronti della democrazia, perché tende a deresponsabilizzare enormemente gli organi collegiali.
Guardate cosa sta capitando nei Consigli comunali: sono stati svuotati.
Guardate come si stanno formando le liste: il Consiglio comunale non è l'organo centrale. Questo è il problema vero, per cui quando sento alcuni riferimenti ad un potere più forte conferito al capo dell'esecutivo, penso ad una riduzione e ad uno svantaggio enorme per il ruolo dell'organo legislativo. Credo invece che un ruolo forte sia da assegnare agli organi collegiali, al potere legislativo e al potere esecutivo.
Riguardo ai Comuni, ha senso l'accentramento di tutto il potere nelle mani del Sindaco e che gli Assessori siano ridotti a meri collaboratori? Ha senso che ci sia una spoliticizzazione del ruolo degli Assessori? Io non credo. L'esperienza dei Comuni dimostra che l'attuale situazione è un pericoloso virus per la democrazia. E allora queste considerazioni possono essere utili, più che per la Commissione - personalmente non credo che lo sia - come elemento del confronto politico che dovrà essere sviluppato profondamente nella Bicamerale. In questo senso i partiti esistenti potranno dare un contributo.
Questo anche per dire che sono indeciso nella scelta tra un percorso di tipo realistico, quello indicato dal collega Chiezzi e gli altri colleghi di Rifondazione Comunista, e tra uno più articolato, più ampio che però non vedo emergere nella Regione. Tuttavia, il tentativo deve essere compiuto per questo motivo, mi astengo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'ordine del giorno n.
481, di cui ho dato testé lettura.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 5 voti favorevoli, 7 contrari e 30 astensioni.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 485 presentato dai Consiglieri Burzi, Gallarini, Ghiglia, Deorsola, Casari, Riba, Saitta Angeli, Picchioni e Cotto, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che la revisione dello Statuto rappresenta un momento in cui i valori e le tradizioni politiche devono trovare la loro reductio ad unum rilevato che riscrivere lo Statuto è un'occasione di crescita della Regione come istituzione e come realtà politica che non può essere configurata come mero adeguamento formale considerato che costituzionalmente e politicamente i valori si traducono in regole che l'accordo sui valori rimane sterile se non si traduce in regole e quindi, per procedere ad una riscrittura è necessario individuare gli insiemi di regole su cui convenire. Tali regole sono: 1) le regole del funzionamento degli organi della Regione 2) le regole dell'intervento della Regione in campo economico 3) le regole dell'intervento della Regione in campo sociale 4) le regole dei rapporti con gli Enti locali 5) le regole dei rapporti con lo Stato centrale 6) le regole dei rapporti con l'Unione Europea tenuto conto di quanto definito nell'ambito della relazione della Presidenza della Commissione speciale per la revisione dello Statuto della Regione Piemonte e di quanto emerso nel corso del dibattito consiliare ravvisata l'opportunità di un'utile continuazione dei lavori della Commissione, anche a Costituzione invariata vista la deliberazione istitutiva della Commissione speciale per la revisione dello Statuto della Regione Piemonte dà mandato alla Commissione speciale per la revisione dello Statuto della Regione Piemonte di proseguire nei propri lavori per quanto riguarda la fase redigente dello Statuto stesso, presentando in merito al Consiglio regionale le sue proposte entro il 31/12/1997".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 39 voti favorevoli e 3 astensioni.


Argomento: Opere pubbliche - Trasporti su gomma - Trasporti su ferro

Esame progetto di legge n. 186: "Proposta di legge al Parlamento: 'Autorizzazione di spesa per la realizzazione e l'ammodernamento dei collegamenti internazionali autostradali (Asti-Cuneo-Nizza) e ferroviari (Fossano-Cuneo-Ventimiglia)'" - Esame ordini del giorno n. 417, n. 483 e n. 484 (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame degli emendamenti relativi all'art. 1 del progetto di legge n. 186, di cui al punto 6) all'o.d.g.
16) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Moro: al comma primo, aggiungere dopo le parole "....all'esecuzione delle opere ed alla concessione dei contributi appresso indicati": "XVI L. 20 miliardi per la variante di Gozzano".
17) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Moro: al comma primo, aggiungere dopo le parole "....all'esecuzione delle opere ed alla concessione dei contributi appresso indicati": "XVI L. 40 miliardi per il potenziamento della linea ferroviaria Genova Ovada".
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Si tratta di due emendamenti che si riferiscono alla lettera del 29/9/1996. L'illustrazione è già avvenuta in precedenza, cambia solo l'oggetto della richiesta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Devo precisare, con riferimento a tutti gli emendamenti che riguardavano la partita dell'inserimento di spese per l'organizzazione ferroviaria, che abbiamo inserito in una modifica del testo della legge (che poi verrà sottoposta all'esame con gli emendamenti successivi) le tratte che hanno attinenza, afferenza e contiguità con il corridoio che segue il percorso Asti-Cuneo-Nizza. In questo senso, viene inserita l'elettrificazione del tratto Alba-Bra-Cavallermaggiore, che faceva parte di una richiesta che poi è stata inserita nella legge, il raddoppio del tratto Fossano-Cuneo e l'elettrificazione del tratto fino a Ventimiglia.
Per quanto riguarda le altre opere proposte con gli emendamenti del Gruppo Rifondazione Comunista è stato predisposto un ordine del giorno, a firma del sottoscritto e dei colleghi Chiezzi e Cavaliere, con il quale il Consiglio regionale fa proprie le richieste formulate dalla Giunta al Ministero dei Trasporti per l'inserimento nella delibera CIPE ed impegna la Giunta ad attivarsi per la realizzazione dei finanziamenti richiesti.
Pertanto, il parere sull'emendamento non è positivo in quanto le istanze proposte sono accolte negli emendamenti relativi alle ferrovie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

In relazione a quanto detto dal collega Riba, noi non illustreremo più i nostri emendamenti. Siamo parzialissimamente soddisfatti che almeno un paio delle nostre proposte siano state inserite nella legge. Siamo inoltre soddisfatti dell'ordine del giorno che riprende la nostra indicazione di premere per i finanziamenti regionali.
Abbiamo accorpato i residui emendamenti in maxi emendamenti e non chiediamo più che le votazioni avvengano per appello nominale.



PRESIDENTE

Pongo in votazione gli emendamenti congiunti n. 16) e n. 17).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono respinti con 3 voti favorevoli, 40 contrari e 2 astensioni.
18) Emendamento presentato dai Consiglieri Casoni, Riba, Toselli, Cotto e Peano: l'art. 1 è sostituito dal seguente: "1. In aggiunta alle opere che le Amministrazioni interessate finanziano a carico degli stanziamenti dei loro stati di previsione, è autorizzata la spesa complessiva di L. 1.550 miliardi per provvedere, a cura delle Amministrazioni medesime, all'esecuzione delle opere ed alla concessione dei contributi indicati agli artt. 2, 3, 4, 5 e 6".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 40 voti favorevoli e 3 contrari.
19) Emendamento presentato dai Consiglieri Casoni, Riba, Toselli, Cotto e Peano: dopo l'art. 1 è aggiunto il seguente: "Art. 2 1. Nell'ambito dello stanziamento indicato all'art. 1 è destinata la somma di L. 870 miliardi a favore dell'Ente Nazionale per le Strade (ANAS) per la realizzazione delle seguenti opere facenti parte del collegamento autostradale Cuneo nord-Nizza ovest: Cuneo nord - svincolo Borgo S.
Dalmazzo - strada statale n. 20 (Roccavione) - Vinadio - imbocco traforo Mercantour".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 40 voti favorevoli e 3 contrari.
I tre emendamenti presentati dai Consiglieri Cavaliere, Chiezzi e Moro sono considerati superati dall'approvazione del nuovo art. 2.
20) Emendamento presentato dai Consiglieri Casoni, Riba, Toselli, Cotto e Peano: dopo l'art. 1 è aggiunto il seguente: "Art. 3 1. Nell'ambito dello stanziamento indicato all'art. 1 è destinata la somma di L. 80 miliardi a favore dell'ANAS per l'esecuzione di opere di miglioramento della strada statale n. 21 del valico Maddalena-Larche".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti.
21) Emendamento presentato dal Consigliere Cavaliere: all'art. 1, sostituire così la lettera c): "c) contributo di L. 450 miliardi per il collegamento autostradale Asti Marene-Cuneo e per l'anello di circonvallazione Ovest, Borgo S. Dalmazzo Ronchi".
Il Consigliere Riba intende intervenire. Prego.



RIBA Lido

Volevo dire che questo emendamento è compreso nell'articolo laddove si prevedono 870 miliardi per la realizzazione delle opere da Cuneo nord fino a Borgo S. Dalmazzo, che in gergo è definita circonvallazione Ovest.



PRESIDENTE

Pertanto l'emendamento è precluso dall'articolo che prevede proprio quanto indicato dal Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

La prego di rileggerlo.



PRESIDENTE

Certo. "1. Nell'ambito dello stanziamento indicato all'art. 1 è destinata la somma di L. 870 miliardi a favore dell'Ente Nazionale per le strade (ANAS) per la realizzazione delle seguenti opere facenti parte del collegamento autostradale Cuneo nord-Nizza ovest: Cuneo nord - svincolo Borgo S. Dalmazzo; strada statale n. 20 (Roccavione) - Vinadio - imbocco traforo Mercantour".



CAVALIERE Pasquale

Era diverso da quanto avevamo pattuito con il proponente, comunque va bene.



PRESIDENTE

Procediamo con due subemendamenti presentati dai Consiglieri Chiezzi e Moro: art. 1, comma primo, sostituire alla lettera c) dopo le parole "....del collegamento" la parola "autostrada" con la parola "superstrada...." art. 1, comma primo, aggiungere alla lettera c) dopo le parole "....del collegamento" le parole "o con superstrada....".
Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Consigliere Cavaliere; ne ha facoltà.



CAVALIERE Pasquale

Questo era quanto previsto dal decreto ministeriale che considerava Asti-Marene superstrada e il tratto autostradale Massimini-Cuneo. Bisogna quindi semplicemente dire quello che è.



PRESIDENTE

La ringrazio per il chiarimento, ma questa è una proposta del Consigliere Chiezzi che devo porre in votazione.
Pongo dunque in votazione i due subemendamenti.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono respinti con 4 voti favorevoli, 36 contrari e 2 astensioni.
22) Emendamento presentato dai Consiglieri Casoni, Riba, Toselli, Cotto e Peano: dopo l'art. 1 è aggiunto il seguente: "Art. 4 1. Nell'ambito dello stanziamento indicato all'art. 1 è destinata la somma di L. 450 miliardi quale contributo per il collegamento autostradale Asti Marene e A6-Cuneo-nord".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 36 voti favorevoli e 4 contrari.
23) Emendamento presentato dai Consiglieri Casoni, Riba, Toselli, Cotto e Peano: dopo l'art. 1 è aggiunto il seguente: "Art. 5 1. Nell'ambito dello stanziamento indicato all'art. 1 è destinata la somma di L. 90 miliardi a favore delle Ferrovie dello Stato - Società di Trasporti e Servizi per Azioni (FS S.p.A.) per il raddoppio dei binari tra Fossano e Cuneo e per opere di elettrificazione ed ammodernamento della linea ferroviaria Cuneo-Ventimiglia nonché per l'elettrificazione della linea Alba-Bra-Cavallermaggiore".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
24) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Moro: all'art. 1, comma primo, sostituire alla lettera e), dopo la parola "lire" il numero "60" con il numero "54" dopo le parole "....Comune di Cuneo" la frase "....e L. 30 miliardi a favore della Comunità montana della Valle Stura...." con la frase "e L. 24 miliardi a favore delle otto Comunità montane di Cuneo in proporzione all'estensione territoriale....".
25) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi, Papandrea e Simonetti: all'art. 1, comma primo, aggiungere dopo la lettera e): "f) L. 60 miliardi, di cui 20 miliardi a favore dell'Amministrazione provinciale di Torino, 10 miliardi al Comune di Torino e 30 miliardi alle tredici Comunità montane della Provincia di Torino in proporzione all'estensione territoriale per interventi finalizzati a promuovere lo sviluppo delle aree interessate".
26) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Papandrea: all'art. 1, comma primo, aggiungere dopo la lettera e): "g) L. 33 miliardi, di cui 20 miliardi a favore dell'Amministrazione provinciale di Novara, 10 miliardi al Comune di Novara e 3 miliardi per la Comunità montana di Novara per interventi finalizzati a promuovere lo sviluppo delle aree interessate".
27) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Simonetti: all'art. 1, comma primo, aggiungere dopo la lettera e): "h) L. 60 miliardi, di cui 20 miliardi a favore dell'Amministrazione provinciale di Verbania, 10 miliardi al Comune di Verbania e 30 miliardi a favore delle dieci Comunità montane del Verbano Cusio Ossola in proporzione all'estensione territoriale per interventi finalizzati a promuovere lo sviluppo delle aree interessate".
28) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Moro: all'art. 1, comma primo, aggiungere dopo la lettera e): "i) L. 33 miliardi, di cui 20 miliardi a favore dell'Amministrazione provinciale di Vercelli, 10 miliardi al Comune di Vercelli e 3 miliardi per la Comunità montana di Vercelli per interventi finalizzati a promuovere lo sviluppo delle aree interessate".
29) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Simonetti: all'art. 1, comma primo, aggiungere dopo la lettera e): "l) L. 51 miliardi, di cui 20 miliardi a favore dell'Amministrazione provinciale di Biella, 10 miliardi al Comune di Biella e 21 miliardi alle sette Comunità montane di Biella in proporzione all'estensione territoriale per interventi finalizzati a promuovere lo sviluppo delle aree interessate".
30) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Moro: all'art. 1, comma primo, aggiungere dopo la lettera e): "m) L. 33 miliardi, di cui 20 miliardi a favore dell'Amministrazione provinciale di Asti, 10 miliardi al Comune di Asti e 3 miliardi a favore della Comunità montana di Asti per interventi finalizzati a promuovere lo sviluppo delle aree interessate".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono respinti con 4 voti favorevoli e 36 contrari.
31) Emendamento presentato dai Consiglieri Casoni, Riba, Toselli, Cotto e Peano: dopo l'art. 1 è aggiunto il seguente: "Art. 6 1. Nell'ambito dello stanziamento indicato all'art. 1 è destinata la somma di L. 60 miliardi, di cui 20 miliardi a favore dell'Amministrazione provinciale di Cuneo, 10 miliardi a favore del Comune di Cuneo e 30 miliardi a favore della Comunità montana della Valle Stura, per interventi finalizzati a promuovere lo sviluppo delle aree interessate dal percorso autostradale Cuneo nord - Nizza ovest".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 36 voti favorevoli e 5 astensioni.
32) Emendamento presentato dai Consiglieri Chiezzi e Moro: art. 2, aggiungere il comma secondo (che diventerà art. 7): "Sui pedaggi dovuti dall'utenza per la trita autostradale Asti-Cuneo, la società gestore di tale infrastruttura deve riversare il 3% delle tariffe alle Amministrazioni provinciali di Asti e di Cuneo, proporzionatamente al territorio attraversato dalla tratta autostradale delle due province".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli e 36 contrari.
ART. 7 (ex art. 2) - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 36 astensioni 5 L'art. 7 è approvato.
ART. 8 (ex art. 3) - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 36 voti contrari 5 L'art. 8 è approvato.
ART. 9 (ex art. 4) - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art. 44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 voti favorevoli 36 voti contrari 5 L'art. 9 è approvato.
Si proceda infine alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI' 37 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri La legge è approvata.
L'ordine del giorno n. 417 connesso a tale progetto di legge è superato.
Ha chiesto la parola il Consigliere Riba; ne ha facoltà.



RIBA Lido

Intervengo solo per chiedere, come relatore, l'invio del documento al ramo del Parlamento della Camera.



PRESIDENTE

Ci sono ancora due ordini del giorno collegati alla legge; il primo documento n. 483, a firma dei Consiglieri Riba, Angeli e Chiezzi, così recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte a conclusione del dibattito svolto per l'approvazione della 'Proposta di legge di iniziativa regionale al Parlamento' per lo stanziamento dei finanziamenti statali occorrenti per la realizzazione del percorso autostradale Asti-Cuneo-Nizza e per il potenziamento dell'adiacente linea ferroviaria richiamata la lettera prot. n. 12-278 datata 12/9/1996 con cui il Presidente della Giunta regionale ha comunicato al Ministro dei Trasporti l'elenco delle opere di ristrutturazione e potenziamento delle ferrovie regionali di particolare rilievo ed urgenza per l'economia piemontese, da finanziare con i fondi CIPE rilevata l'importanza fondamentale e prioritaria del sistema ferroviario nel quadro della modernizzazione delle infrastrutture di collegamento e trasporto ed in particolare la necessità di disporre di un sistema trasportistico capace di realizzare un forte trasferimento del traffico merci e passeggeri interno ed internazionale, dalla gomma alla rotaia richiamate al riguardo anche le posizioni del Ministro dei Trasporti espresse nelle recenti informazioni ai Presidenti delle Giunte regionali fa propria la richiesta al Governo di finanziamento delle opere ferroviarie di cui all'elenco allegato già segnalata nella lettera del Presidente della Giunta regionale del 12/9/1996 impegna la Giunta ad attivarsi urgentemente presso gli organismi governativi e le FS S.p.A.
per l'attuazione del predetto programma di investimenti".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
Il secondo documento è l'ordine del giorno n. 484, firmato dei Consiglieri Chiezzi, Cavaliere e Saitta, che così recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte anche in riferimento al disegno di legge n. 186 'Autorizzazione di spesa per la realizzazione e l'ammodernamento dei collegamenti internazionali autostradali (Asti-Cuneo-Nizza) e ferroviari (Fossano-Cuneo-Ventimiglia)' approvato dal Consiglio regionale in data 27/3/1997 invita il Governo italiano ad una verifica del sistema concessionario delle società autostradali piemontesi e dei piani finanziari delle stesse al fine di: 1) dare trasparenza al settore 2) rendere coerenti gli interventi delle singole società autostradali con i programmi regionali e nazionali di settore 3) riconsiderare l'attuazione degli impegni convenzionali assunti 4) razionalizzare il sistema tangenziale autostradale metropolitano torinese".
La parola al Consigliere Cavaliere per l'illustrazione.



CAVALIERE Pasquale

L'illustrazione non è necessaria, perché è molto chiaro; volevo solo conoscere l'orientamento dell'Assessore ed eventualmente riservarmi di intervenire.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e comunicazioni

Per quanto abbia captato attraverso la lettura veloce dell'ordine del giorno, ho riscontrato che quanto asserito dalle argomentazioni fa parte di tutte le problematiche che di tempo in tempo sono sostenute nei confronti di chi dovrà dirci come razionalizzare, potenziare, investire nel territorio piemontese per avere una struttura della viabilità che sia compatibile con i presupposti che ci prefiguriamo nell'ambito dello sviluppo dell'economia. Quindi, niente di più e niente di meno. Siamo d'accordo.



PRESIDENTE

La Giunta ha espresso il parere favorevole all'ordine del giorno in questione.
Lo pongo dunque in votazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
Signori, tanti auguri, buona Pasqua e grazie per il lavoro fatto assieme.
Sono disdette le convocazioni delle Commissioni, in particolare quella della sanità, la IV, la VI e la VII; probabilmente la VII sarà convocata giovedì 3 aprile a mezzogiorno. Ci vediamo il 2 aprile p.v.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17,05)



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